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Abbondanza

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Paese natale

Paese natale

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In casa la radio l’avevamo quasi tutti, pochi un giradischi, pochi il telefono, nessuno aveva la TV che si guardava al bar: uno o due canali in bianco e nero. Tutta un’altra cosa dell’odierna abbondanza di auto e bici, di frigo radio iPod televisori telefoni in casa e fuori, di reti canali colori.

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I compagni di classe erano una trentina, forse di più i compagni di gioco, ma gli amici erano una decina: oggi sono pochi i compagni di classe e centinaia gli amici in Facebook.

Per le strade circolavano carri a due ruote e un cavallo, oggi camion con decine di ruote e centinaia di cavalli.

Allora non molti avevano una macchina fotografica, meno ancora una di buona: costavano molto per le disponibilità di allora. Quasi nessuno aveva una cinepresa e non so di nessuno che filmasse, tranne un ricco zio morto cinque anni prima che nascessi. Oggi credo non ci sia quasi nessuno che non abbia filmato almeno una volta col telefonino, molti forse lo fanno quotidianamente, per sé, per inviare il video ad amici, per metterlo in internet.

Gli appassionati sviluppavano e stampavano le loro foto, ma la gente comune si rivolgeva al fotografo col negozio per vendere pellicole, sviluppare negativi e stampare foto. Una foto stampata costava sia per il materiale che per il lavoro, prima di scattarla se non si era ricchi ci si pensava su, si faceva solo se si riteneva che ne valesse la spesa, ma alla fine si scattava.

Essendo parsimoniosi e il rullino di 32 foto, solitamente

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solo dopo un bel po’ di tempo lo si portava al fotografo e si vedeva il risultato, spesso deludente se si voleva una bella foto ma solitamente soddisfacente se ci si accontentava di un buon ricordo. Le foto erano in bianco e nero e quelle piccole costavano meno: poi arrivò il colore, costavano di più, le stampavano più grandi e i difetti erano più evidenti. Così qualcuno passò alle diapositive, i più bravi con buoni risultati gli altri con più delusioni, qualcuno rinunciò alla fotografia.

Le foto che io facevo in un anno (ma non tutti gli anni) ora quasi tutti le fanno in una settimana o magari in un giorno: una nuvola, clic; un fiore, clic; un gatto, clic. Una volta che hai una fotocamera fare una foto non ti costa nulla tranne la fatica di inquadrare e premere un tasto, il più delle volte lasciando alla macchina la scelta di tempo, diaframma e messa a fuoco: non una fatica ma solo il piacere di scegliere l’inquadratura che più piace e, per quanto orribile sia, se piace a te va benissimo.

E puoi vedere subito il risultato, se vuoi. Per vedere le foto belle grandi basta il tablet o il computer che usi per mille altre cose e se non sono venute come pensavi puoi sempre rimediare, magari non del tutto ma abbastanza, o elaborarle secondo fantasia. Anche stamparle non costa poi molto. E così archivi migliaia e migliaia di foto, magari on line.

Sono sulla buona strada anch’io: ho ancora un senso di colpa nel fare una foto in più, ma sicuramente passerà.

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La Rua

Trovo in un sito web vicentino un gran parlare della Rua. Manco da Vicenza da molti anni e non sapevo di questa novità. Sapevo dell’esistenza della Rua ma non ne conoscevo la storia che ora ho trovato in rete. Ne sapevo l’esistenza perché un anno – non so bene quale – se ne parlava e la vidi anche passare per Porta/Corso Padova.

Della cosa s’interessava e ne parlava più di tutti Toni tabacaro (sicuramente aveva un cognome ma non me lo ricordo).

Allora si diceva che la nuova Rua doveva essere più piccola dell’antica che non avevo mai vista né sentita nominare prima di allora: ero troppo giovane per entrambe le cose e non esisteva più. Il motivo per cui doveva essere più piccola – se ben ricordo – non era tanto questione di spesa o peso quanto perché se fosse stata più alta non poteva passare per la strada a causa delle linee aeree del tran coe tirache (filobus) e per Toni tabacaro la strada era quella di Porta/Corso Padova in occasione della Sagra de San Zulian. Naturalmente le due coppie di fili, sui quali scorrevano le rotelle delle tirache (bretelle) per fornire l’energia elettrica al filobus, erano sostenute da cavi che attraversavano tutta la strada ed era quindi impossibile passare con un qualcosa che non fosse più bassa dei fili. Quelli della linea 1 andavano dalla Stazione alla Stanga passando per Corso Palladio e Ponte degli Angeli.

Da allora solo in questi giorni ho letto della Rua. Ai miei tempi tutti sapevamo cos’era una rua (ruota), anche se

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