2 minute read
Schei
from Tempo lontano
105
e altro ma il ciò non mancava mai.
Advertisement
Non so se a Vicenza si usa ancora, magari con minor frequenza di un tempo, o non si usa affatto. A Biella il neh è sempre più raro. Forse questi intercalari sono usati ancora da qualcuno non più giovane, magari solo qualche volta. Ad ogni modo preferisco mille volte il ciò alle bestemmie o altri intercalari usati nel passato e nel presente.
Radici, 2
Molti anni fa scrivevo di quando ci conoscevamo tutti, specialmente nei piccoli paesi. Non osservare le regole della comunità era una vergogna e la maggioranza delle persone le osservava. I foresti erano rari e inizialmente guardati con sospetto, ma una volta conosciuti meglio se non si comportavano male venivano ben accolti, magari restando oggetto di curioso interesse.
Naturalmente non mancavano pettegolezzi e malelingue ma nemmeno l’aiuto reciproco. Ci si conosceva, talvolta anche troppo. Non dubito che questo sia ancora attuale in piccoli centri, ma in generale è diverso. Sicuramente è diverso in questo periodo di pandemia, contagi, mascherine, quarantene, confinamento. Ma anche prima.
Per i pettegolezzi ci sono programmi televisivi, reti internet (social), ecc. e non necessita spettegolare con la vicina di casa (passatempo prevalentemente femminile), Anche per sentire parlare di sport (passatempo prevalentemente maschile) basta accendere il televisore.
I piccoli negozi sotto casa tendono a sparire sostituiti da supermercati fai-da-te, compreso il pagamento. Come
106
“banca chiacchiere” restano le parrucchiere e i barbieri, forse.
Un tempo i bambini erano una scusa per parlarne con qualcuno: ora sono una rarità o non ci sono e se ci sono passano più tempo a scuola, dalla nonna, in casa a guardare la tv o al computer che in cortile.
Una volta le porte di casa raramente erano chiuse a chiave se non di notte. Non penso che succeda ancora quando nel paese ci sono o possono esserci persone del tutto sconosciute, con altre radici, altre abitudini, altri usi, altre regole o nessuna regola.
Dicono che dovremmo accoglierle e favorirne l’integrazione, ma se non condividono niente dei nostri valori, del nostro modo di vivere, se non vogliono integrarsi magari solo per conservare le loro radici, allora cercare di conoscerli, comprenderli, accoglierli è tempo sprecato.
Naturalmente, come è stato osservato, “dipende dai posti e dalle situazioni ma l’aiuto tra vicini per fortuna esiste ancora”. Ma quasi sempre è così proprio a motivo delle radici comuni, del comune pensare e del contare sul reciproco aiuto.
Nel paese dei miei genitori e dei miei nonni, dove sono stato sfollato in tempo di guerra, mi trovavo come a casa mia, conoscevo moltissimi e moltissimi mi conoscevano: nessuna o quasi diffidenza reciproca. Nella mia città natale con amici di gioco, compagni di scuola, colleghi di lavoro era la stessa o migliore cosa. Anche durante il servizio militare con i commilitoni era più o meno lo stesso con trentini, ladini, piemontesi, toscani; un po’ diverso, ma non molto, con i sudtirolesi. Con vicini e colleghi d’Ufficio poi