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Il lavoro c’è se si studiano le cose giuste
liardarie ai paesi da dove provengono in gran parte i migranti. Il fenomeno lo si deve governare con il buon senso e con la dovuta comprensione. Da un lato abbiamo a che fare con persone, uomini, donne, bambini e quindi il senso di umanita deve prevalere. Dall’altro dobbiamo capire che non siamo in grado di accogliere tutti in ogni momento e a qualsiasi condizione. Non certo per egoismo o cattiveria, ma soprattutto perché dopo lo sbarco, dopo l’accoglienza, ci sono un sacco di altre cose che non possiamo dimenticare: c’è la vita da vivere in un altro Paese diverso dal proprio, un lavoro da trovare, un lavoro da imparare, ci sono relazioni sociali e familiari da costruire o da ricostruire. Le porte aperte sempre e comunque ci rasserenano la coscienza, ma scaricano costi e problemi sulla società ed in particolar modo sugli strati più deboli e meno protetti. Non c’è altro da fare: occorre trovare una strada di equilibrio tra tuute le esigenze. Non sarà facile, ma se continuiamo ad usare i migranti come argomento da campagna elettorale, non arriveremo a concludere nulla. E’ compito della politica italiana ed europea trovare una soluzione il più presto possibile. Anche se non ho particolare fiducia. (a.a.)
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