“L’intesa sulla banda larga raggiunta fra il Ministero dello Sviluppo Economico e la Regione Puglia è un passo importante per la crescita del territorio.” Lo dichiara il sottosegretario Ivan Scalfarotto “Oltre ad essere di vitale importanza per le imprese e lo sviluppo locale”prosegue il sottosegretario “l’intervento, che ha una portata iniziale di 120 milioni di euro, contribuirà a colmare il digital divide anche per i cittadini, che potranno partecipare a pieno titolo ai cambiamenti e alle innovazioni che il potenziamento telematico metterà a disposizione.” “Si conferma così” dice l’esponente Pd “un punto qualificante dell’impegno del Governo italiano nell’ambito dell’Agenda Digitale europea, con interventi sostenuti dalla mano pubblica in tutte quelle aree nelle quali l’investimento dei privati non avrebbe le caratteristiche di redditività richieste dal mercato.” “Sono lieto” conclude Scalfarotto “che anche questo accordo dimostri come sia largamente infondata l’idea di un affievolirsi o addirittura di un interrompersi della collaborazione fra il governo nazionale e quello della Regione Puglia. A parte le più o meno felici esternazioni di alcuni, questa collaborazione è più che mai operativa e feconda.” Fin qui il comunicato stampa del deputato e sottosegretario foggiano, anche se a nostro parere le esternazioni del presidente Emiliano sono giustificate, ma il cittadino comune si chiede cosa è la banda larga? Entro il 2016, la regione Puglia sarà una delle più avanzate realtà italiane con soluzioni tecnologiche di nuova generazione grazie alla connettività con banda ultralarga che sarà realizzata con la posa di nuove infrastrutture in fibra ottica in 148 comuni, oltre i Capoluogo di provincia già coperti dal servizio, per favorire il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. Grazie a questo importante progetto, l’88% del territorio regionale sarà raggiunto dalla rete NGAN (Next Generation Access Network) ad altissime prestazioni. La diffusione estesa della Banda Ultralarga sul territorio regionale permette e migliora l’erogazione di servizi on-line per i cittadini e le imprese, la diffusione dell’in-
formazione, la condivisione ed accessibilità del patrimonio regionale, l'inclusione dei cittadini nella vita amministrativa regionale, l’adozione di nuove tecnologie a supporto dell’innovazione e del cambiamento nel campo sociale, sanitario ed economico. Le attività di realizzazione del Programma di interventi per lo sviluppo della Banda Ultra Larga (BUL) nella Regione Puglia si inquadrano nel Progetto Strategico per la BUL approvato dalla commissione Europea (Decisione (2012)9833) e sono previste
nell’ambito dell’Accordo di Programma siglato tra il MISE e la Regione Puglia e disciplinate da una Convenzione operativa. L’infrastruttura BUL raggiungerà 148 Comuni pugliesi, 547 istituti scolastici e sedi della Pubblica istruzione, 113 sedi di Pubblica Amministrazione Centrale (Istituti di ricerca, Sedi INPS, Ministeri, ecc.), 278 sedi Pubblica Amministrazione Locale (Comuni, Comunità Montane, Consorzi, Enti a struttura associativa, Polizia Municipale, Province, ecc.), 42 sedi di strutture ed enti sanitari (ospedali, Asl, ecc.), 185 sedi delle Forze Armate. L’intervento si rivolge quindi a circa 2,7 milioni di abitanti, attraverso la posa di oltre 5 mila chilometri di fibra ottica. I comuni interessati potranno contare su un’infrastruttura a banda larga che potrà consentire connettività ad almeno 30 Mbps. I Comuni oggetto dell'intervento sono stati individuati dopo una consultazione pubblica per recepire le esigenze degli interessati, tra quelli
nelle cosiddette Aree Bianche, cioè nei quali il mercato non ritiene di dover investire direttamente perché non economicamente interessante. Attraverso la collaborazione con Unioncamere, è stato elaborato un modello socio economico che ha prodotto un indicatore complesso in grado di valutare, sulla base di alcuni fattori, l'attrattività del territorio e massimizzare così l'investimento. Questo progetto sarà completato entro giugno 2016, mentre il completamento della copertura dell’intero territorio sarà oggetto di nuovi interventi regionali. Tutto procedeva nel verso giusto per una nuova istruttoria di Accordo di Programma finalizzato allo sviluppo della Banda ultralarga sul territorio nazionale, quando l’approvazione venne rinviata per la decisione e la ferma opposizione della Regione Puglia alla sottrazione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc, l’ex Fas) destinate alla banda ultralarga nelle Regioni del Sud, favorendo come è di prassi dall’Unità d’Italia le regioni del nord.. Un danno che per la Puglia vale 639 milioni di euro. La situazione attentamente seguita dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, partecipando alla Conferenza Stato-Regioni ha prodotto ottimi risultati. Finalmente a tranquillizzare tutti puntuale la conferenza stampa del premier Renzi che durante la presentazione del piano sulla banda larga, il premier ha detto che, entro il 2020, l'Italia ha come obiettivo la copertura totale a 30mega. Inoltre ha sottoliento: “Qui abbiamo i sindaci che rappresentano i territori che per primi usufruiranno di un progetto che Enel insieme ad alcune importanti aziende private andranno a realizzare in 224 città. Il tema è banda larga ovunque”. Sulla banda larga “c’è un fondo dello Stato con 4,9mld del Cipe, 3,5 già stanziati, di cui 2,2 già andati ad aree che non sono di interesse di mercato”. E ha spiegato: “L’Italia ha come obiettivo da qui al 2020 coprire il 100% a 30 mega bps mentre l’obiettivo è arrivare al 50% di abbonamenti che arrivino a 100 mega bps”. Tra le prime città che usufruiranno del servizio c’è il capoluogo regionale pugliese, sperando che quello Dauno non sia l’ultimo.
Dopo la permanenza all’Expo di Milano per lunghi sei mesi (dal 28 aprile al 5 novembre 2015) e l’esposizione negli spazi prestigiosi del Palacongressi di Firenze, nell’ambito del Salone internazionale di Archeologia “TourismA” (20-22 febbraio 2016), il “trapezophoros” con grifoni e cerva (325300 a.C.) è ritornato alla ribalta nazionale, grazie ad un evento che si è celebrato, sabato 2 aprile 2016, alle ore 11, nella concattedrale di Ascoli Sariano e che ha richiamato una moltitudine di gente, proveniente anche dai paesi limitrofi, oltre a tante scolaresche della Capitanata e a molte personalità regionali e nazionali. Ospite d’onore è stato Alberto Angela (Parigi, 1962), giornalista e scrittore, autore e conduttore di programmi televisivi di notevole popolarità: al noto divulgatore scientifico, infatti, l’amministrazione comunale di Ascoli Satriano ha inteso conferire l’onorificenza dei “Grifoni d’oro” (istituita a far data dal 2010), non solo per mettere in rilievo l’importante ruolo di sensibilizzazione che egli sistematicamente svolge ai fini della conoscenza dell’immenso patrimonio culturale e archeologico mondiale, ma anche per rimarcare l’attenzione rivolta o che vorrà rivolgere alla storia di Ascoli Satriano (cfr. Ulisse: il piacere della scoperta del 10 ottobre 2015). Sul tema della cultura quale volano per la crescita del territorio ascolano hanno insistito, in apertura, Biagio Gallo (assessore alla cultura), Savino Danaro (sindaco) e Giuseppe d’Arcangelo (presidente del Centro culturale polivalente), che, da un lato, hanno testimoniato in modo appassionato il loro impegno nella direzione della valorizzazione del patrimonio storicoarcheologico di Ascoli Satriano, dall’altro hanno dimostrato in modo palese come il progetto possa essere realizzato solo sulla base di una sinergia sempre più contaminante tra la volontà politica, la partecipazione degli uomini di cultura e la sensibilità della gente comune, ormai sempre più consapevole e responsabile. Ad Ascoli mi pare di poter dire che questa “santa alleanza” si è decisamente costituita e che la strada tracciata (cfr. il Polo museale civico diocesano, la villa tardo-antica di Faragola, il Parco archeologico dei Dauni e tutto il resto) non potrà non avere ricadute positive sul futuro della città in termini culturali ed economici ad un tempo. Una “bella” lezione di creatività, di progettualità e di fiducia nel futuro è, infatti, quella che proviene da Ascoli Satriano, in grado di stimolare anche i governanti dell’«Unione», perché prendano consapevolezza che, rispetto al patrimonio archeologico di Ordona, il letargo della politica e il deserto delle idee non sono forieri di cambiamento, ma spingono solo verso l’impaludamento e l’immobilismo, come è oggi sotto gli occhi di tutti. Una “bella” lezione, dunque, di ope-
rosità politico-amministrativa quella di sabato 2 aprile, impreziosita dall’intervista ad Alberto Angela condotta da Piero Pruneti, direttore della rivista “Archeologia viva”, una delle testate più accreditate in Europa per quanto riguarda i beni artistici e storici. Ne è seguita un’interessante e affascinante conversazione, durante la quale il noto divulgatore scientifico di fama nazionale ha contagiato con il suo entusiasmo gli astanti, particolarmente attenti a cogliere tutte le implicazioni della “narrazione” di Alberto Angela, intessuta di racconti professionali, di aneddoti personali e di confessioni umane, non disgiunte dalla “rappresentazione” della sua passione profonda per la divulgazione scientifica. Su quest’ultimo aspetto Alberto Angela si è soffermato in modo particolare, nella persuasione che la gente debba sapere e comprendere quello che possiede, perché, come nel caso di Ascoli, possa tenersi stretta la fortuna di vivere in una città ricca di storia e di bellezze archeologiche: di qui il suo appello alle nuove generazioni - rappresentate dai tanti studenti presenti - perché sappiano far tesoro della storia del passato della loro terra e sappiano trovare in se stessi la capacità di trasformare in realtà i loro sogni, proprio come è capitato all’illustre ospite. In questa direzione si è espresso anche il vescovo, mons. Luigi Renna, da qualche mese insediatosi nella Diocesi Ascoli-Cerignola, che, sull’esempio di quanto è capitato ad Alberto Angela, ha esortato i giovani a seguire sempre con entusiasmo le proprie “vocazioni”, quelle autentiche, quelle capaci, per dirla con Natalia Ginzburg (Le piccole virtù, Torino, Einaudi, 1963), di «divorare tutto quanto è futile e provvisorio». Infine, dopo il momento goliardico della consegna di una feluca bianca e di un quadretto parodiante il “trapezophoros” (una Venere al posto della cerva tra i due grifoni) all’ospite da parte della Consorteria Goliardica Ausculana, ecco la premiazione ufficiale: la
consegna, cioè, ad Alberto Angela della massima onorificenza di Ascoli, quella dei “Grifoni d’oro” che, se da un lato “celebra” l’opera del noto divulgatore scientifico, dall’altro esalta l’impegno di un’amministrazione comunale che è capace di volare in alto e che, pur non abbandonando mai la dimensione dell’attenzione da rivolgere alla soluzione dei problemi concreti della gente, è da anni orientata a pensare «ciò che non c’è ancora» e ad immaginare scenari possibili nell’interesse della collettività di oggi e di domani. Onore al merito. Vorrei, però, poter riconoscere un giorno lo stesso merito anche ai governanti dell’«Unione», quando avranno compreso come lo «stare insieme» sia non una deminutio della propria autonomia, ma un punto di forza per tutti e soprattutto quando avranno dimostrato il coraggio di saper investire sulla cultura, intesa non come intrattenimento, come purtroppo accade oggi, ma come qualcosa di più profondo, come una forza operosa che, recuperando il suo ruolo primigenio, spinga nella direzione dell’«invenzione» di un futuro possibile, a partire dalla valorizzazione delle risorse locali e delle potenzialità della zona di riferimento, considerata come un sistema complesso di valori culturali, sociali, produttivi, ambientali, artistici ed urbanistici. In tale visione Ordona e le sue risorse archeologiche potrebbero davvero rappresentare il punto d’appoggio archimedeo per il rilancio del territorio, così come è accaduto ad Ascoli Satriano. In attesa di tempi migliori, però, per ora resta in campo solo l’idea lanciata da Annito Di Pietro, presidente dell’Associazione culturale “l’Ortese”, che, nell’ambito della «Settimana della cultura» (7-13 dicembre 2015) di Orta Nova, ha sostenuto a gran voce la necessità di aprire le porte dei «Reali Siti» anche ad Ascoli Satriano: Herdonia e Ausculum potrebbero, infatti, costituire un binomio formidabile per il rilancio del territorio in termini culturali e turistici. Questa, però, è un’altra storia.
Terminati i lavori di riqualificazione del largo Gesuitico Sono da poco terminati i lavori riqualificazione di largo Gesuitico e lo spazio ha assunto quello del “salotto buono ortese”. Panchine moderne, alberi ed una bellissima fontana. L’opera di riqualificazione ha dato una bellezza di centralità della facciata del Palazzo Gesuitico, sicuramente la prossima estate lo spazio diventerà un teatro all’aperto che potrà ospitare spettacoli ed incontri culturali.
Papa Francesco telefona a Fratel Costantino De Bellis “Vai avanti e non aver timore degli ostacoli, ho letto il tuo libro”
Carapelle - Ultimi lavori per l’Auditorium
Buone nuove per l’Auditorium di Carapelle, la struttura fu realizzato dalla precedente amministrazione guidata da Alfonso Maria Palomba, ed ha una capienza di 400 posti a sedere. Buone nuove vengono dalla Determina n. 65 dell’8 aprile scorso, a firma dell’ing. Michele Bruno, del Comune di Carapelle, di affidare la pratica inerente alla segnalazione certificato di inizi attività ai fini della sicurezza antincendio ai seni dell’art. 4 del D.P.R. 01/08/2011 agli ingg. Ferdinando Conticelli e Salvatore Maffione. Con questa ultima formalità l’Auditorium sarà aperto al pubblico. Fermato un mezzo pesante con rifiuti pericolosi, diretto all’Inceneritore Eta di Borgo Tressanti Gli attivisti del comitato che si oppone all’Inceneritore del Gruppo Eta in località Paglia avevano denunciato negli scorsi mesi il via vai sospetto di mezzi pesanti nei pressi dell’inceneritore del Gruppo Marcegaglia, ma nella giornata di lunedì il Nucleo Investigativo della Polizia Ambientale e Forestale di Foggia, ha bloccato una motrice carica di rifiuti pericolosi con la presenza di presunti campi di radiazioni ionizzanti, rifiuti non compatibili con quelli ammessi per lo smaltimento presso l’impianto. Il mezzo è stato sequestrato e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria, che ora indagherà sulle attività dell’impianto, che sarebbe ancora in fase di collaudo, ma che secondo le denunce degli attivisti, sarebbe già attivo da tempo. Questa situazione inoltre aprirebbe nuovi scenari a riguardo delle attività dell’impianto, e molti contrari alla realizzazione dell’impianto, già sperano che vengano presi provvedimenti, dando un seguito alle numerose denunce di residenti e attivisti
Qualche mese fa l’incontro in Vaticano con Papa Francesco, ora una telefonata dallo stesso Santo Padre, per augurare buona Pasqua e buon cammino spirituale, questo il bilancio degli ultimi mesi per Fratel Costantino De Bellis, il prelato di origine stornarese alla guida dell’Associazione Europea Amici di San Rocco. Grande emozione e gratitudine sono stati espressi da Fratel Costantino, di seguito vi riportiamo quanto comunicato telefonicamente da Papa Francesco nei confronti del prelato stornarese: “Caro fratel Costantino vai avanti nel tuo apostolato e non aver timore degli ostacoli che incontrerai nel tuo cammino, più sono grandi le difficoltà e lì che il Signore risorto sarà con te e la tua opera. So che sei apprezzato da molti vescovi e sacerdoti che ti sono vicini e di ciò mi rallegro. Apprezzo anche il vostro servizio agli ultimi ai più poveri con la mensa e le opere di carità che fate nella chiesa di San Rocco a Roma e nel Terzo mondo. Ho letto il tuo bel libro su La vita del santo pellegrino, è bello il titolo che gli hai dato “San Rocco un santo per amico”. La Pasqua di Gesù ci dona la bellezza della Santità. Auguri buon cammino e Santa Pasqua”. Carapelle - L’Etylium, chiuderà a mezzanotte per “disturbo alla quiete pubblica” Fa discutere molto quello che è successo a Carapelle, il Comune ha emanato un’ordinanza ad hoc per regolare gli orari di chiusura del noto America Bar Etylium limitando l’esercizio commerciale a restare aperto fino alle ore 24:00 (compreso anche il sabato e/o festivi, ndR). Nell’ordinanza si legge che: “A fronte del disagio e del pregiudizio arrecato alla quiete pubblica, con riferimento ai residenti di via Garibaldi e zone limitrofe, di determinare una fascia oraria di lavoro dalle 06:00 alle 24:00, al fine di eliminare accertate situazioni di disturbo alla quiete pubblica e pericolo alla pubblica incolumità”. L’esercizio commerciale è stato già soggetto di altre notifiche e azioni mirate alla sospensione dell’attività per tutelare la sicurezza pubblica e la salute dei cittadini. Forse tante sono state le lamentele dei vicini oppure come si legge su alcuni commenti su Facebook si tratta davvero di un ”paese corrotto” o
di qualcuno che vuole fare sporca concorrenza? Intanto su Facebook è stato lanciato l’hashtag #iostoconetylium a sostegno del giovane titolare Emilio Lannunziata. Nei commenti molti giovani hanno espresso la loro solidarietà e suggerito alcune idee quali petizioni o raccolte firme per contrastare quella che ritengono un’ingiustizia. Magari, come proposto in un commento, l’Happy Hour pomeridiano potrebbe rivelarsi un espediente per ovviare ai problemi che l’ordinanza rischia di causare, data la chiusura anticipata a mezzanotte di un locale preposto principalmente alla vita notturna. Carapelle - Maltrattamenti ad una 20enne macedone. Arrestati marito e suoceri Ancora una brutta storia di violenza sulle donne, sfortunata protagonista una 20enne macedone residente a Carapelle, vittima delle persecuzioni del marito e dei suoceri. Si tratta di Demir Isenovski, di 20 anni, e dei suoceri della vittima Tereza Arif e Dzubrijel Isenovsk, rispettivamente di 40 e 37 anni. La giovane avrebbe riferito alle forze dell’ordine di essere stata più volte picchiata e frustrata con cavi elettrici, altre volte sarebbe stata colpita con bottiglie e con una antenna di una televisione. Episodi spesso frequenti, tanto da aver indotto la giovane donna a scappare lo scorso 23 Gennaio, rifugiandosi in un bar e chiedendo aiuto alle forze dell’ordine, che al termine delle indagini hanno tratto in arresto i tre familiari. La vittima ha denunciato come le persecuzioni andassero avanti da circa tre anni, con i suoceri che avrebbero sottratto denaro e cellulare alla giovane, costringendola a vivere senza contatti con l’esterno. Per gli arrestati l’accusa è di sequestro di persona, lesioni e maltrattamenti in famiglia Lutto L’editore Annito Di Pietro, il direttore Michele Campanaro e la redazione tutta sono vicini al dolore del collega ed amico Antonio Ciociola e all’intera famiglia per la dipartita della cara Annamaria. *** È venuta mancare Cira Maffulli, al dolore del fratello Antonio e della cognata Rosa Gatta si associano Annito Di Pietro e l’intera redazione. *** La dott.ssa Rosangela Giannatempo e i figli annunciano affranti la dipartita del marito e padre il dott. Diego Facchini. L’editore Annito Di Pietro, il direttore Michele Campanaro e la redazione tutta si associano al dolore della cara Rosangela, dei figli e dei parenti tutti. *** È salita al cielo Lucia Festa ved. Caricane, Annito Di Pietro e l’intera redazione sono vicini al dolore dei figli e delle figlie, dei generi, dei nipoti e dei parenti tutti.
Nato in sordina più di due lustri fa, il Raduno delle macchine e delle moto d’epoca di Carapelle è negli anni cresciuto, ampliandosi a mo’ di cerchi concentrici, al punto da suscitare in progress sempre più larghi consensi non solo tra gli “appassionati” di auto e di motori, ma anche tra la gente comune. Eccoci così giunti all’11ª edizione (2016), già definita nei suoi articolati contenuti e pronta nella sua organizzazione logistica, grazie all’impegno meticoloso e continuo dell’inossidabile Andrea Rossiello che, di concerto con il presidente del Club Auto Moto Storiche di Stornarella, Angelo Costa e in collaborazione con il Circolo culturale “Il Salto”, presieduto dal consigliere comunale Umberto Di Michele, è riuscito, per domenica 24 aprile 2016 (dalle ore 8.30 alle ore14.00) a mettere in campo tutta una serie di significative iniziative, tali da trasformare la manifestazione di sempre in un vero e proprio evento di ragguardevole spessore. Si “gioca”, infatti, la manifestazione in parola su tre importanti versanti (spettacolo, cultura ed enogastronomia) che si intersecano e si rincorrono tra loro come volute di una spirale che, per quanto si allontanino dal centro, ad esso sono sempre tenacemente legate: il risultato è un rilevante mix di memorie, riflessioni e sentimenti, sapientemente condensato nello slogan riportato sul manifesto, che testualmente recita: Ricordare e riflettere divertendo e divertendoci. Sul piano del divertissement, infatti, lo spettacolo è assicurato, perché parteciperanno alla manifestazione di Carapelle e, quindi, saranno esposte in bella mostra sulla piazza Giovanni Paolo II macchine importanti - presenti nel registro dei veicoli storici, gestito dall’ASI (Automotoclub Storico Italiano ASI) - collocate per “nascita” tra gli anni trenta e gli anni settanta (cfr. la Citroen della foto datata novembre 1934), che “raccontano”, per così dire, un “pezzo” della storia e del costume del nostro Paese. Per questa via la manifestazione si colora anche di una dimensione culturale, che diventa ancora più evidente e pregnante nella seconda parte della mattinata, quando ci sarà, lungo la via Damiano Ciano, un’interessante performance dei rappresentanti del “Club Lampeggiante bluOnlus” (con sede a Roma), presieduto da Luigi Altavilla, che daranno vita ad un’operazione simulata di inseguimento per la via del paese, sotto la vigilanza anche della Misericordia di Orta Nova, grazie alla disponibilità del segretario Gaetano Volpe. Principio di legalità, senso civico, responsabilità personale e cittadinanza consapevole diventeranno così, in questa seconda parte della manifestazione e nella prospettiva indicata, connotazioni importanti e significative per dare senso e contenuto a tutto l’evento, attraverso il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole presenti e l’impegno dei loro docenti a riprendere in aula i temi che riterranno più utili alla crescita dei loro allievi. Accanto alle due fasi evidenziate, infine,
non può essere sottaciuta quella che può essere definita la sequenza clou della mattinata, articolata in due momenti ben distinti: l’angolo aperitivo per gli adulti con formaggi, salumi e pizzette, offerti dal caseificio Iadarola e dal panificio Argenio di Foggia e accompagnati dal vino dell’azienda Borgo Turrito di Luca Scapola; l’angolo leccornìe per bambini tenuto dall’azienda La Torre di Foggia. L’uno e l’altro allestiti sotto la sapiente regia della dott.ssa Ilenia Diana, presidente dell’associazione “Onlyfood”, che si occupa della valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche della Capitanata. Non è mancata, poi, all’evento, per quanto riguarda la comunicazione, la proficua
collaborazione del dott. Angelo De Luca, giornalista e scrittore, oltre che del consigliere comunale Sergio Clemente sempre disponibile a promuovere iniziative miranti alla valorizzazione del territorio. Un tema, quest’ultimo, che dovrebbe impegnare tutte le amministrazioni - di qualunque colore politico e di qualunque estrazione ideologica - nella ricerca delle modalità di connubio tra cultura ed enogastronomia, le sole in grado oggi di attivare concretamente processi di crescita territoriale in termini di sviluppo sociale ed economico ad un tempo. In tutto questo riposa la novità dell’11ª edizione del Raduno di auto e moto d’epoca, targata Andrea Rossiello. Buon divertimento a tutti.
La direzione della sede ha ritenuto anche per questo anno accademico 2015/16 di programmare l’incontro presso l’Oasi di Betania per domenica 24 aprile prossimo. Una valida alternativa alla vita caotica e spesso stressante imposta, soprattutto agli abitanti delle grandi città, dalla civiltà moderna. Il programma della giornata riproduce quello degli anni precedenti: mattina ore 9,30 convegno, poi Santa Messa e pranzo; nel pomeriggio alcuni momenti dedicati alla musica e all’intrattenimento. Il primo obiettivo è quello di sperimentare prudenti e meditate innovazioni che siano nello spirito e nella lettera del nostro statuto. È servito molto, difatti, il patrimonio di abilità e di conoscenze riportato dai presidenti, docenti e associati negli incontri precedenti, tramite la loro partecipazione a titolo individuale o rappresentativo del ruolo di coinvolgimento. Ancora una volta ci si polarizzerà soprattutto sulle aspettative, con le notizie accertate e con l’esperienza di chi ha già intrapreso un commino nella scuola o nel mondo del lavoro. Ciascuno di noi gradualmente e coscientemente assume il ruolo di protagonista nel processo di insegnamento e apprendimento. I nostri iscritti provengono da situazioni molto differenziate per le loro esperienze personali
e culturali. Soprattutto in una Università come la nostra, l’insegnamento deve continuamente essere adeguato alla situazione oggettiva dei discenti, che spesso presentano aspetti molto diversi. Come possiamo stabilire una meta valida per tutti? Sappiamo quanto sia importante impostare correttamente un piano di lavoro, che punti alla strutturazione di un sapere di base per costruire nel futuro un sapere solido e ben radicato; la parola futuro può costituire un nucleo di aggregazione per numerose tematiche confluenti, che vedano l’intervento nella discussione, nell’informazione e nell’incontro. Parliamo dell’incontro personale con l’uomo che vive i bisogni fondamentali dell’esistenza sotto l’aspetto materiale (nutrizione, medicina della d.ssa Imma Roggia), sotto il profilo sociale (organizzazione in comunità) e spirituale, la ricerca del divino: “L’uomo nella cultura contemporanea” di Don Donato Allegretti. Non una generica esperienza religiosa e morale, non l’affronto frammentario di vari problemi più o meno attinenti al fatto religioso o la discussione dei cosiddetti fatti di attualità, ma la ricerca del senso religioso inteso come dimensione innata nella natura dell’uomo e documentata dalla storia universale dei popoli.
Dopo il trasferimento di don Felice a Roma, l’incarico di Rettore del Santuario dell’Incoronata è stato affidato al giovane ma non inesperto don Ugo Rega, 38 anni, che torna così nella sua terra. Infatti don Ugo è nato proprio qui, ha frequentato la scuola del Borgo Incoronata prima di fare l’esperienza che gli ha cambiato la vita, così come raccontato da lui stesso: “Dopo il liceo, nel 1997, ho iniziato il volontariato con i disabili nella congregazione di don Orione a Pescara. C’è stato così il cambio della vita, ne ho parlato con il prete che era lì e ho iniziato gli studi di filosofia e così mi sono ritrovato in seminario. È stata una cosa naturale, senza forzature. Ho scoperto che essere prete non vuol dire solo messa e liturgia ma anche fare le cose in modo semplice”. Proprio la semplicità è alla base dell’operato del nuovo rettore del santuario dell’Incoronata che ha deciso di andare così incontro alla realtà popolare del luogo. Vissuto all’ombra del Santuario, vive la liturgia della Chiesa senza ingessature, con serenità, stando vicino al popolo: “In occasione dell’ingresso come parroco ho detto alla gente di non avere grandi competenze liturgiche, quello che so di avere è un buon cuore e questo cuore io lo metto a disposizione delle persone”. Per don Ugo quest’anno è la prima volta che coordina gli appuntamenti per il pellegrinaggio dell’ultimo sabato di aprile al santuario. Tra le novità introdotte quest’anno ci sono: la presenza,
durante le settimane di preparazione all’evento, non dei vescovi ma dei parroci delle chiese e poi il momento della vestizione della statua della Madonna che avverrà mercoledì 27 aprile davanti all’altare principale dopo un breve tragitto della statua all’esterno del santuario. Durante la messa, come tutti gli anni, ci sarà l’incoronazione.
Per il prossimo anno sarà realizzato un corso di specialistica con il pneumologo dott. Antonio De Angelis. Creare, inoltre, la consapevolezza che ogni uomo è parte integrante dell’ambiente in cui vive, non spettatore estraneo, cui è consentito in nome del progresso di farne l’uso più vantaggioso dal punto di vista economico. Socializzare, quindi, comunicare e agire sull’ambiente e le situazioni in cui ciascuno di noi si trova. Parliamo del corso di Ambiente, Territorio e Protezione civile, tema di grande attualità. Come si può notare molti di questi temi ritornano ciclicamente a progressivi livelli di approfondimento, in considerazione della loro importanza.
Nell’attuale temperie storica, caratterizzata dalla totale “assenza” di ogni riferimento valoriale e da una grossolana filosofia materialista dell’hic et nunc, non è infrequente che il complesso “pianeta salute” cada sotto i riflettori della televisione e delle cronache giornalistiche per i suoi sprechi, per i suoi episodi di malasanità o per i tanti fenomeni di inquinamento corruttivo che l’attraversano. Non tutto, però, è opaco ed umbratile, perché fortunatamente ci sono anche aree di positività e di eccellenza, che meritano di essere ricordate all’opinione pubblica. E’ il caso della struttura di via Paolo Telesforo 56 a Foggia (tel. 0881.613239), denominata “Studi medici specialistici Kos II Centro Padre Pio” e affidata al coordinamento del dr. Carmine Piro - campano di nascita ma foggiano di adozione - un eccellente specialista in Cefalee dell’adulto e dell’età evolutiva, Terapia del dolore, Anestesia e Rianimazione, operante, oltre che a Foggia, anche a San Giuseppe Vesuviano e a Napoli presso Villa Germana, in viale Maria Cristina di Savoia 26. Per sapere di più circa la struttura di via Paolo Telesforo 56 - al cui interno si respira un’aria di serenità, di cordialità e di efficienza operativa - abbiamo rivolto al dr. Carmine Piro alcune domande, orientate a meglio definire i servizi offerti all’utenza. D. Qual è la strategia messa in campo dal Centro Padre Pio per affermare la sua presenza sul territorio? R. Credo che il Centro polispecialistico di cui parliamo abbia tutte le carte in regola per poter essere definito una bella “isola felice”, avendo al suo interno professionalità mediche di alto profilo, strumentazioni all’avanguardia, ottimi servizi diagnostici e laboratori di qualità. Tutto questo - accanto al patrimonio delle esperienze e delle competenze specifiche dei singoli medici - permette di affermare che qui sono rispettate tutte le dimensioni che connotano la qualità dell’assistenza sanitaria, dalla sicurezza all’efficacia, dall’efficienza alla tempestività, dall’equità all’ assistenza centrata sul paziente. Su quest’ultimo aspetto insistiamo in modo particolare, perché riteniamo che l’“alleanza empatica” con l’utente sia per noi una sorta di punto d’appoggio archimedeo per interventi mirati e risolutivi delle varie patologie. È fondamentale, infatti, per il recupero delle condizioni di salute messe a dura prova da una malattia, che gli operatori sanitari sappiano comunicare nel modo opportuno con i pazienti, sappiano coinvolgerli nelle decisioni terapeutiche che li riguardano, sappiano capire gli utenti, comprendere le loro richieste e dare assicurazioni sia a loro che al contesto familiare. Su questo piano si
gioca una partita davvero importante. D. Perché, dr. Piro, un paziente dovrebbe rivolgersi alla struttura da Lei diretta e non ad un’altra delle tante presenti nel panorama sanitario foggiano? R. Io non mi permetto di giudicare le altre strutture, perché preferisco parlare delle cose di casa mia. Nel Centro Padre Pio tutti i medici, oltre alla mission derivante dal giuramento di Ippocrate che li obbliga a curare sempre e comunque il paziente, hanno, per così dire, un altro compito di pari importanza, quello di “accompagnare” gli utenti nel loro percorso di malattia e di suggerire le vie più efficaci per il recupero della guarigione. Per ottenere tale risultato il Centro polispecialistico di via Paolo Telesforo è attrezzato perché tutti i vari specialisti seguano un preciso protocollo interno, incentrato a) sull’inderogabilità di procedere - prima di ogni altro intervento - ad un inquadramento diagnostico puntuale e coerente, orientato ad un corretto management della patologia; b) sulla necessità di far ricorso a consulenze interdisciplinari, nell’ottica dell’ottimizzazione dell’approccio terapeutico; c) sull’opportunità di favorire, in caso di necessità, l’accesso a strutture di eccellenze. Una triangolazione di regole importante per una corretta gestione della malattia e per i singoli pazienti che siamo in grado di seguire, per così dire, dalla nascita fino all’età più avanzata. D. Può dirci in sintesi, dr. Piro, quali siano i principi - guida del Centro da lei coordinato? R. Credo di poter dire che due sono gli assi portanti della struttura, la qualità delle prestazioni mediche e il clima di condivisione e di fiducia che in essa si
respira, in uno con la soddisfazione dell’utente, che qui si sente come a casa. Per noi il gradimento del paziente diventa un’importante unità di misura non solo delle cure, ma anche e soprattutto del nostro impegno professionale. D. Tra le tante dimensioni del suo profilo professionale Lei, dr. Piro, risulta essere uno specialista in Cefalee dell’adulto e dell’età evolutiva. Senza entrare nel merito della complessa tematica di tutte le sindromi dolorose che si registrano a livello della testa, vuole parlarcene e soprattutto quali consigli darebbe a chi soffre di una simile patologia? R. In primis ricordo che l’emicrania, che è un tipo di cefalea primaria (senza, cioè, una causa nota), è una malattia di per sé, una vera e propria patologia ad alta complessità e, per questa ragione, non può essere affrontata né risolta sulla base del “fai da te”, ma solo ricorrendo ad uno specialista del settore. Secondo l’OMS, infatti, l’emicrania è tra le prime venti problematiche sanitarie in grado di determinare un sensibile peggioramento della qualità della vita di chi soffre tale sindrome dolorosa, a causa delle sue caratteristiche invalidanti. Per curare effettivamente un mal di testa, dopo il primo contatto con il paziente incentrato sull’informazione partecipata, è indispensabile procedere con la massima precisione dapprima alla diagnosi della tipologia del “mal di testa”, in modo da evidenziare gli aspetti neurofisiologici e psicopatologici e solo successivamente percorrere la via dell’approccio terapeutico mirato, non monotematico ma prevalentemente aperto ad interventi di tipo non farmacologico e soprattutto orientato ad agire sui meccanismi di neuromodulazione. Qui finisce il nostro “viaggio” all’interno del Centro Padre Pio di via Telesforo a Foggia, dove credo si possa dire che la customer satisfaction sia un obiettivo primario per coloro che in esso operano, avendo tutto il personale medico (e non) interiorizzato il convincimento che, se è decisiva in ambito sanitario la competenza professionale, è altrettanto significativo il clima di fiducia che intercorre tra curati e curanti, il tipo di relazione, cioè, che si instaura in ciascun momento del percorso assistenziale. In altri termini, per dirla con il nostro intervistato, dr. Carmine Piro, una struttura medico-sanitaria, che voglia essere accogliente e, per così dire, “a misura di paziente”, non può trascurare tre elementi fondamentali: a) l’umanizzazione del servizio e del contesto; b) la personalizzazione dell’assistenza; c) il diritto del paziente all’informazione.
Lo scorso 30 marzo presso l’auditorium comunale di Stornara si è tenuto un incontro sulle “nuove sfide genitoriali”. Un tema di attualità per la nostra società che riguarda la discussione di famiglia e i diritti dei bambini. Si è fatta chiarezza sul tanto dibattuto Ddl Crinnà e si è messo in luce il significato della stepchild adoption: "Non è una forma di adozione legittimitante ma è solamente la tutela di un diritto superiore di un minore ad avere la bigenitorialità, quindi si tutela una situazione in cui egli è già inserito." dice la psicologa del tribunale dei minorenni di Roma. L’organizzatore dell’evento, Giuseppe Maffia, puntualizza: “I minori hanno bisogno di più attenzione. Dobbiamo cercare di capire quali sono i diritti ai quali vengono meno e quelli che acquisiscono. I diritti anche dei minori immigrati, minori di famiglie come quelle monogenitoriali ed omogenitoriali." Patrocinato dal comune
Ancora una esplosione ai danni di un bancomat nei Reali Siti, a farne le spese nei giorni scorsi quello della Banca Popolare dell’Emilia di Ordona. Fortunatamente il colpo è fallito, la cassaforte infatti ha resistito ed i banditi hanno desistito. Gli inquirenti ora valuteranno le immagini raccolte dalle telecamere dell’istituto, si tratta dell’ennesimo at-
di Stornara, l’evento ha visto la presenza di tantissimi professionisti di alto livello come, l’Avv. Maria Emilia de Martinis, Presidente della Camera Minorile di Capitanata; Rosi Paparella,
Garante Regionale dei Diritti del Minore; Rosalbina Perricone, Presidente Unicef Foggia; Antonella Sciancalepore, Psicologa giuridico forense presso il Tribunale dei Minorenni di Roma.
tentato dinamitardo a danno degli istituti di credito e di quelli postali, tanto da costringere negli ultimi mesi gli Uffici Postali a non erogare credito negli orari di chiusura. A farne le spese qualche settimana fà un istituto bancario a Cara-
pelle ed un altro a Stornara, qualche mese fà fu il bancomat dell’Ufficio Postale di Stornarella a farne le spese. Una tecnica divenuta comune o frutto sempre degli stessi malviventi? Agli inquirenti il compito di fornire le risposte.
Siamo ormai tutti consapevoli che quando si parla di patrimonio culturale da custodire, da valorizzare e da promuovere, perchè elemento primario di identità di un determinato gruppo territoriale, ci stiamo riferendo alle “lingue dialettali”, essendo queste il distintivo che ci caratterizza come appartenenti ad un certo luogo, a certi usi e costumi, ad una certa storia. I dialetti, come osservava Pier Paolo Pasolini, sono vere e proprie «lingue [...] qualche volta più ricche e complesse delle lingue dette nazionali», e non “sono morti”, anzi manifestano sempre più una rinnovata vitalità ed un'energia nuova, essendosi andato diffondendo nel tempo un atteggiamento di crescente apprezzamento e valorizzazione di essi, intesi nella loro essenza di lingua materna, espressione del cuore e dell'anima, parte intima del naturale tessuto espressivo di ciascuno e quidi voce viva ed autentica di un comunità. Basti pensare al contributo apportato in tal senso da studiosi ed intellettuali quali il linguista Tullio De Mauro e lo scrittore e romanziere Andrea Camilleri, per citarne solo qualcuno. In questa scia si colloca tutta l'opera dello studioso prof. Riccardo Sgaramella, cerignolano fin nel profondo, il quale ha aggiunto ai suoi già numerosi studi e pubblicazioni dialettali, l'opera che è forse il loro supremo coronamento (a oggi!) di tutto il suo percorso: “La Divina Commedia nel Dialetto di Cerignola”, traduzione integrale del capolavoro del sommo Poeta nella lingua dei padri, atto d'amore verso la propria terra, la propria storia ma anche e di più verso le nuove generazioni, cui si consegna e si affida un patrimonio culturale ricchissimo che altrimenti andrebbe irrimediabilmente disperso. Operazione titanica sotto ogni punto di vista, unica nel suo genere se facciamo riferimento alla regione Puglia, considerando che traslitterazioni della Commedia nelle lingue dialettali sono presenti, a partire dal XVII secolo, in molte regioni italiane. La presentazione di quest'opera, annunciata nello scorso 2015, con una serata dedicata alla lettura e declamazione del V canto dell’Inferno, nella sala convegni del Polo Museale Civico di Cerignola, ubicato nell’ex sede dell’Opera Pia Monte Fornari, sul Piano San Rocco, detto “Delle Fosse”, è avvenuta ufficialmente il 7 marzo scorso, a partire dalle 18 e 30 nella stessa sede. L'evento ha richiamato studiosi, cultori ed appassionati di lingue dialettali non solo del posto, ma anche dei paesi limitrofi per il vivo interesse che una così importante, rara ed impegnativa impresa possa originare. Presenti una folta delegazione della Facoltà di Lettere dell'Università di Foggia a testimoniare l'interesse che l'opera ha suscitato
nel mondo accademico e gran parte dei poeti dialettali del territorio, per lo più “anposdini”, capeggiati dall’infaticabile Delegato Regionale A.N.PO.S.DI. della Puglia Annito Di Pietro. In una sala gremitissima oltre ogni ordine di posti, accanto all'Autore, sono intervenuti il sindaco di Cerignola, avv. Franco Metta, l'assessore alla cultura, dott.ssa Giuliana Colucci ed il dott. Mimmo Staltari, presidente dell'A.N.PO.S.DI., l'Associazione nazionale dei poeti e degli scrittori dialettali che, fin dal 1952, si occupa di preservare tutelare e valorizzare tutti i dialetti d'Italia e le lingue minoritarie, associazione di cui l'Autore è valentissimo ed attivo socio da molti anni. Dopo il saluto e l' apprezzamento da parte dei rappresentanti dell'Amministrazione Comunale presenti per un'opera di così elevata importanza, è intervenuto il dott. Staltari, il quale ha espresso il lodevole giudizio di merito relativo all'opera in oggetto, ma anche a tutto il lungo percorso di ricerca e di studio che ha visto il professor Sgaramella sempre in prima linea. Esponendo poi all'uditorio le finalità e l'operato dell'Associazione, che dirige da più di dieci anni, si è soffermato sul nuovo costruttivo clima che avvolge la questione delle lingue dialettali non solo in Italia ma anche a livello europeo. Ha dichiarato, infatti, che finalmente molte sono le Regioni Italiane che hanno legiferato in ordine alla salvaguardia del proprio patrimonio culturale linguistico ed ha posto l'accento sul DDL S. n. 2121 del Senato
della Repubblica (2 novembre 2015) che apre a risvolti ancor più positivi e pratici in ordine alla questione delle lingue locali, recitando che “[...] Non si può comprendere la cultura italiana se non a partire dalla storia degli enti che costituiscono la Repubblica. Di questa storia i sistemi linguistici locali rappresentano una delle principali manifestazioni. Ecco perché proponiamo di tutelare e valorizzare i dialetti, nella loro espressione orale e nel loro utilizzo letterario[...]. Occorre, in particolare, sostenere le iniziative di studio e ricerca sul nostro patrimonio letterario dialettale [...]”. Dopo personali dichiarazioni ed opinioni in merito all'argomento, si è entrati nel cuore della serata: l'opera “La Divina Commedia nel Dialetto di Cerignola”. Relatore l'ottimo professore Rino Caputo, ordinario di Letteratura Italiana presso il Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali e dello Spettacolo e il Corso di Laurea Magistrale in Letteratura italiana, filologia moderna e linguistica del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Roma “Tor Vergata”. Studioso di Dante e membro della Dante Society of America, per la quale ha svolto lezioni e seminari, oltre che in vari atenei italiani, nelle università di tutto il mondo, ha al suo attivo numerosissime pubblicazioni saggi e volumi sull'argomento. Egli ha introdotto il suo pensiero evidenziando con netta convinzione e indiscussa competenza la validità dell'esperimento, che si fonda su studi precedenti del prof. Sgaramella, come attento studioso ed autore
di opere quali “Il Dialetto di Cerignola” e il “Dizionario etimologico-comparato del gergo di Cerignola” in cui ha analizzato le derivazioni di molti termini dialettali sia dalle lingue antiche (greco, latino) che da quelle moderne (francese, spagnolo) e la contaminazione che spesso è intercorsa fra essi nel corso del tempo. L'opera presentata, a suo dire, ha una piena legittimazione rispetto ad ogni punto di vista: lavoro svolto con l'umiltà di chi si pone di fronte al “capolavoro della letteratura italiana” con lo spirito di misurare se stesso esplorando ed utilizzando tutte le potenzialità della lingua e della cultura dei padri. Il prof. Caputo spiega come la lingua che Dante usa nella Commedia sia nuova ed estremamente varia avendo alla base il dialetto fiorentino, accolto in tutti i suoi aspetti, quello letterario e quello della vita quotidiana, con termini popolari, gergali e talvolta osceni, ma anche voci dialettali provenienti da altri luoghi d’Italia, e quando le parole e le espressioni esistenti non bastano, il Poeta ne crea delle nuove a proprio uso e consumo. Oltre ad un’altra caratteristica, apparentemente in contrasto: l’economicità: infatti spesso il Poeta usa una sola parola o poche parole per dire molte cose, sfruttando fino in fondo l’aspetto polisemico, la molteplicità dei significati che le parole portano con sé. A tutto questo ha dovuto far fronte il professor Sgaramella, trovando il modo di superare,
di volta in volta, le sempre nuove difficoltà ed ostacoli che gli si presentavano nella continua preoccupazione di essere aderente al testo dantesco, di rispettarne le rime, il ritmo e tensione lirica presente nell'opera. L'Autore, nel suo intervento, ha evidenziato che l'opera gli è costata ben quattro anni di intense ed impegnative fatiche sia per la mole in sé del capolavoro dantesco sia per le caratteristiche intrinseche che una simile impresa ha comportato. L'uso di tutti gli stili: passaggi dal tono comico a quello grottesco a quello lirico a quello drammatico, la moltitudine delle similitudini, nelle quali Dante è un vero maestro: ne sono state affrontate ben centosessantacinque nell’Inferno, centottantatrè nel Purgatorio, duecentoventitrè nel Paradiso, insieme a tutte le altre numerose figure retoriche presenti nel testo. “Fronteggiare la terzina incatenata dantesca, ha poi continuato Sgaramella, lungo tutti i quattordicimiladuecentoventitrè versi della Commedia, rispettare l'endecasillabo, centrare le rime, restare il più possibile fedele al testo, domare i neologismi, i virtuosismi, le aferesi, le apocopi e gli arbitrii verbali del Sommo non è stata certo una passeggiata”. Di rincalzo il prof. Caputo ha lodato il felice sforzo del prof. Sgaramella nel non tradire la ritmica con la scelta accurata di termini a volte anche obsoleti, ma con una carica espressiva indubbia che hanno, nel corso
Il linguaggio dei poeti e il confronto tra le espressioni poetiche delle diverse parti del mondo. “Disegnare , dipingere, scrivere e inventare versi.. sono attività che noi bambini amiamo molto, perché aiutano ad esprimere meglio i nostri sentimenti e ci permettono di volare con la fantasia.” Per questo, nella nostra scuola, non mancano progetti e ini-
ziative legati all’arte e alla creatività. In occasione della “Giornata mondiale della poesia” i piccoli poeti in erba del 2° Circolo, hanno partecipato alla Rete scuole associate Unesco, presso il museo Civico di Foggia, in collaborazione di due personaggi dell’arte: Michele Dell’Anno e Giustina Ruggiero. Sono venuti fuori veri e propri capolavori, percorsi narrati e cantati
della serata, interessato, evocato ricordi, fatto sorridere e divertito la foltissima platea. Infatti, il relatore e l'autore hanno più volte sapientemente duettato. Il primo, con un'accorta regìa, ha dato di volta in volta il “la” al secondo che ha letto, con toni appassionati, alcuni fra i passi più famosi della Divina Commedia e cioé stralci del I, III e V canto dell'Inferno, del VI del Purgatorio e del XXXIII del Paradiso. Declamazioni interrotte di tanto in tanto da uno dei due protagonisti per evidenziare un felicissimo passaggio, un ostacolo sormontato nel modo più sapiente, o per porre l'accento sulla derivazione di termini dialettali andati in disuso: momenti sottolineati fragorosamente dagli applausi e dal puro godimento degli astanti. Serata quindi di grande spessore culturale e sociale in cui si è posto un altro punto fermo sul recupero e la valorizzazione di una lingua dialettale precisa “il cerignolano”, cui si consegna un volume dalla veste grafica di raffinata eleganza e completo sotto ogni aspetto contenutistico, potendolo sicuramente considerare oltre ciò che è in sé, anche un prezioso insostituibile vocabolario nato dall'amore per la prima lingua appresa: quella materna; “Tutto può cambiare, ma non la lingua che ci portiamo dentro, anzi che ci contiene dentro di sé come un mondo più esclusivo e definitivo del ventre materno” come afferma Italo Calvino.
con immagini e musica dal vivo, acrostici, haiku, poesie e filastrocche che riguardano il proprio nome, la primavera, la paura, la pace,l’amicizia,il sorriso, il mondo. Tanti gli obiettivi raggiunti: sviluppo delle potenzialità creative , acquisizione della capacità di osservare e descrivere, rappresentare la realtà, utilizzare il linguaggio visivo. Di grande valenza educativa è stata l’intervista al poeta ortese Nicola Di Stasio che ha dedicato ai bambini, una delle sue poesie “Dolce vita” tratta dal libro “Le dogane del cuore”. L’autore attraverso metafore e iterazioni, illumina il messaggio, lo rende più incisivo e lo trasferisce nell’intimo del lettore... e così che gli alunni delle classi quinte, insieme alle loro insegnanti: Rossella Pignatiello, Lucia Tocco, Gina Vero e Maria Vece, elevano sensazioni ed emozioni, in produzioni grafiche, dando spazio alla creatività.
Di Cesare Maldini sulla panchina del Foggia conservo un ricordo indelebile. Da ragazzo abitavo nei pressi dello stadio, ed ero solito rincasare, all’ora di pranzo, prendendo la circolar “11”, che fermava in via Lamarmora, a due passi dallo stadio. Normalmente, la corsa delle 14 era vuota o quasi. Quel giorno, però, alla fermata di viale XIV maggio, all’altezza dell’Hotel Cicolella, improvvisamente l'autobus si riempì. Salirono tutti i giocatori del Foggia, accompagnati dall’allenatore, Cesare Maldini. La comitiva non era propriamente allegra, anzi sul bus si addensò una tensione che si poteva tagliare a fette. Nessuno parlava. Non ci volle molto a capire che l’insolito mezzo di trasporto per lo stadio ero stato scelto, dopo la drastica decisione di Maldini di togliere ai giocatori le chiavi delle loro automobili. Il Foggia non andava benissimo, in quel campionato di serie B, e i rapporti tra lo spogliatoio ed il tecnico non era idilliaci. Quella tensione palpabile era il segno che si erano definitivamente incrinati. Chiamato dal presidente Fesce, l’ex capitano milanista era arrivato sulla panchina rossonera l’anno prima, per sostituire Lauro Toneatto, che aveva dato tantissimo al Foggia. Per Maldini si trattò dell’esordio in panchina: prima di venire a Foggia era stato al Milan, come allenatore in seconda di Nereo Rocco. Nel campionato 1974-75 non se l’era cavata proprio male, portando la squadra al settimo posto. La piazza voleva però di più, non a torto. Visto l’organico dei satanelli, i tifosi agognavano il riscatto dopo la retrocessione patita nel campionato 1973-74. Agli ordini di Maldini, nel campionato 1975-76, c’è gente del calibro di Pirazzini, Lodetti, Delneri, Bor-
don, Bruschini, Colla, Di Giovanni, Memo. Le cose precipitano quando il Foggia perde due partite consecutive, a Genova con il Genoa, e ad Avellino. Brucia particolarmente la sconfitta di Avellino: il Foggia è abulico, poco combattivo. Si capisce che qualcosa non va. Le cronache ricordano che ad un certo punto del match Maldini si sedette sconsolato in panchina, un gesto di resa che prendeva atto forse di una rottura ormai non più sanabile con lo spogliatoio. Fu esonerato due giorni dopo e la panchina venne affidata all’allenatore in seconda, Roberto Balestri. Si disse che a licenziare Maldini era stata la squadra. La domenica dopo il Foggia giocava in casa con il Brescia, e non riuscì ad andare oltre uno striminzito pareggio. Al termine
dell’incontro i tifosi inscenarono sul piazzale dello Zaccheria uno delle più dure manifestazioni di protesta che si siano mai viste, all’indirizzo di Gianni Pirazzini, accusato di aver fomentato lo spogliatoio contro Cesare Maldini. Il capitano fu costretto a lasciare lo stadio da una porta secondaria. Ho rievocato l'episodio che ho raccontato all'inizio con Pirazzini qualche anno fa. Confermò i difficilissimi rapporto tra la squadra e il mister, ma respinse l'accusa di essere stato lui a capeggiare la fronda. "Mi sono preso delle responsabilità che non erano le mie, e comunque, come capitano, il mio sforzo doveva essere quello di ricucire i rapporti tra la dirigenza e i giocatori." Piano piano tirò la calma. Il Foggia di Balestri inanellò un filotto di 4 vittorie consecutive che portò il Foggia in zona promozione: i satanelli vinsero il campionato a pari merito con il Genoa di Gigi Simoni e il Catanzaro di Gianni De Marzio. Balestri fu bravo nel riportare la serenità nello spogliatoio e nell'interpretare per partite decisive durante lo sprint finale. Ma dietro quella promozione c’è anche tanto merito di Cesare Maldini, che dallo Zaccheria cominciò una carriera di allenatore ricca di successi e soddisfazioni. È stato un buon allenatore, ma un uomo, un calciatore ed uno sportivo ancora più grande. Commentando la sua morte, Peppino Baldassarre, opinionista, storico rossoner e supertifoso, rivela un particolare interessante: "L'ultima volta lo incontrai a Bergamo, Atalanta-Foggia 11, era l'autunno del 1993. Parlò bene di Foggia ed anche se non ci crederete elogiò Gianni Pirazzini dicendomi di salutarlo, cosa che feci regolarmente."
Ho imparato ad amare il mondo e la geografia attraverso la copertina del mio sussidiario delle scuole elementari. Una splendida verde valle prealpina con, al centro, un minuscolo borgo di cui non ricordo più il nome. Poi l’amore si conclamò col libro di geografia delle scuole medie, materia nelle quali, insieme al disegno, eccellevo. Fui talmente avvinto da quella passione per la geografia da realizzarne uno, con la mia prima macchina da scrivere portatile (la mitica Olympia bianca che finii per regalare all’amico Matteo Rinaldi, l’ex calciatore), un libro di una settantina di pagine stampato in ben… una copia. Farei di tutto per ritrovare quel caro ricordo di gioventù ma so che, “grazie” ad una parente ingrata, non sarà più possibile rivederlo e sfogliarlo, anche se fino al 2002 esisteva ancora. Faccio questa premessa, perché ritengo che molti conoscano l’Italia anche per merito di certi artisti che ne hanno celebrato angoli suggestivi e meno noti ritagliando piccole finestre sulle loro opere pittoriche, attraverso le quali hanno incastonato paesaggi, chiese e borghi. Messi da parte questi agrodolci ricordi, chiarisco che da tempo volevo offrire il presente contributo a ‘Lettere Meridiane’ ma, come spesso accade, molto del mio materiale d’archivio, per ragioni diverse, non sempre riesco a renderlo immediatamente pubblico. Giova, a questo punto, il collegamento all’interessante articolo di Bianca Tragni, a proposito dell’affresco rappresentante il Miracolo del toro sul Monte Gargano, con suggestive immagini di Siponto e di Monte Sant’Angelo, apparso sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” e opportunamente ripreso da Geppe Inserra su LM. Detto dell’antica città di Siponto, vi sottopongo con piacere un altro caratteristico angolo della provincia di Foggia mediaticamente quasi inedito -, immortalato in un dipinto del sec. XVI da un grande artista lombardo, Ambrogio da Fossano, noto come Bergognone, la cui opera si estrinsecò tra il 1481 e il 1522. Il dipinto che vi propongo è comunemente intitolato ‘La Madonna col figlio’ (e in taluni casi anche ‘La Madonna col bambino dormiente’) ma, in realtà, l’opera ha un titolo diverso, cioè ‘La Madonna del velo’, ed è un dipinto a tempera e olio su tavola (60x40 cm) realizzato tra il 14951515 circa, che si conserva nella Pinacoteca di Brera a Milano. Da quanto risulta dalle ricerche che ho svolto in questi mesi, nessuno - soprattutto a livello locale, ma anche a livello nazionale
- ne ha mai parlato, in riferimento allo sfondo dell’opera dove si intravedono benissimo l’Isola di San Nicola di Tremiti e l’Abbazia di Santa Maria a Mare. “Bergognone - scrive Mimma De Maio - si inserisce nel Rinascimento italiano con delle caratteristiche tutte sue che gli derivano dall’amicizia col Foppa e dagli influssi
fiamminghi. Fu molto attivo in Lombardia e tra Bergamo, Milano e Brescia sono conservate opere di primo piano che ci danno la statura pittorica dell'artista.” Più interessante la citazione che ricavo dalla Treccani on line, che, insieme a V. Foppa, considera l’artista lombardo “il maggiore rappresentante della pittura in Lombardia prima dell'avvento di Leonardo da Vinci, del quale peraltro sentì l'influsso nell'ultimo periodo della sua vita”. Bergognone produsse un gran numero di Madonne col bambino, a conferma di un tema particolarmente caro all’autore che, su commissione, avrebbe anche realizzato varie copie di uno stesso dipinto. Caratteristica comune a molti dei suoi quadri di ambientazione religiosa sono proprio gli sfondi ove si aprono finestre che, generalmente, offrono tipici paesaggi lombardi. Non però in questo caso ove lo sfondo, come detto, rappresenta uno scorcio con l’Isola di San Nicola di Tremiti e l’Abbazia di Santa Maria a Mare. Qui il link alla voce del quadro in questione, presente su Wikipedia, dove, però, non viene citata l’Isola di San Nicola. Resta il mistero di come e perché il Bergognone abbia realizzato questo quadro che, per evidenti ragioni, doveva aver dipinto portandosi sul luogo, cioè alle Tremiti.
La felicità dei due giovani sposi aveva perciò raggiunto l’acme. Il 10 giugno di quello stesso anno, però, Mussolini aveva annunziato ad una folla osannante, convinta dell’imminente vittoria della Germania sulla Francia, l’entrata in guerra dell’Italia. Damiano era stato richiamato alle armi e inviato in Libia mentre Pasquale, impegnato nel Corso di specializzazione, aveva ottenuto il rinvio della chiamata alle armi. Per esigenze belliche, dato che all’esercito servivano medici e infermieri, i corsi universitari erano stati accorciati e i quattro anni regolamentari si erano ridotti a tre, perciò nel giugno del 1942, anche Pasquale era stato inviato in Libia prima a Tobruk, presso l’Ospedale Militare e poi presso un ospedale da campo al seguito della divisione “Folgore”. Con la divisione Folgore” e le truppe corazzate tedesche dell’Afrika Korp comandate dal generale Rommell, Pasquale aveva vissuto l’entusiasmante e travolgente avanzata delle truppe italo tedesche che avevano riconquistato la Cirenaica e,varcato il confine con l’Egitto, si erano spinte fino ad El Alamein, a soli ottanta km dal Cairo e dall’importantissimo Canale di Suez. Nelle lettere scritte in quei mesi, da giugno a novembre del 1942, questo entusiasmo e la certezza della vittoria imminente traspaiono chiaramente. In una di esse Pasquale parla del suo incontro col bersagliere Ciro Del Vento, già decorato per atti di valore e, in un’altra, del suo drammatico incontro con Damiano. Lo aveva raccolto gravemente ferito in un momento di tregua concordata per raccogliere i morti e soccorrere i feriti. Damiano aveva una gamba squarciata da una granata e perdeva sangue a fiotti, segno che l’arteria femorale era stata tranciata. La situazione era insomma drammatica e il ferito poteva morire da un momento all’altro. Il suo collega aveva diagnosticato che non c’era nulla da fare e che era meglio soccorrere un altro ferito meno grave, ma Pasquale aveva voluto tentare l’impossibile. Era riuscito ad afferrare i due tronconi e aveva suturato l’arteria femorale, asportato i frammenti d’osso del femore e accostato per quanto possibile i due tronconi. Poi aveva ripulito, disinfettato e ricucito la ferita. L’osso non si sarebbe saldato correttamente e Damiano sarebbe rimasto zoppo e conosciuto in paese come “Don Damian u’ zupp”. Quando si era ri-
svegliato dall’anestesia, egli aveva saputo da un infermiere del vero miracolo compiuto da Pasquale per salvargli la vita. Perciò, quando Pasquale era tornato a visitarlo lo aveva ringraziato nuovamente per avergli salvato la vita per la seconda volta. “Stavolta l’ho fatto proprio per te” aveva detto Pasquale commosso e i due cognati si erano abbracciati e la pace finalmente era tornata fra loro. L’ultima lettera porta la data del 15 ottobre 1942. Dieci giorni dopo sarebbe scattata la controffensiva inglese, appoggiata da cinquemila cannoni, uomini e mezzi corazzati in rapporto dieci a uno con le truppe italiane. A metà di questa offensiva che avrebbe segnato la sconfitta della truppe italo - tedesche, il 3 novembre 1942, nel corso di un bombardamento da parte di aerei inglesi, era stato centrato in pieno ( oggi errori simili vengono chiamati “effetti collaterali”) l’Ospedale da campo e Pasquale era rimasto ucciso mentre stava in sala operatoria e, con lui erano morti tutti i membri del personale medico e paramedico e i feriti italiani, tedeschi e inglesi. Una mattina di gennaio del 1943, un anziano carabiniere aveva bussato alla porta e ad una tremante Incoronata aveva consegnato un busta spedita dal Mi-
nistero della Guerra, con la quale la si informava che Pasquale era eroicamente morto mentre serviva la Patria. Incoronata era quasi impazzita per il dolore e solo il pensiero del piccolo Francesco le aveva dato la forza di superare quel terribile trauma. Da quel giorno e fino alla sua morte avvenuta nel 1996, Incoronata avrebbe sempre vestito di nero e per tutti, amici, conoscenti e alunni sarebbe stata “la maestra triste”. Damiano era stato rimpatriato con una nave ospedale e dopo la convalescenza era stato dichiarato inabile al servizio militare e messo in congedo. La guerra per lui era finita, ma se ne apriva un’altra che l’avrebbe impegnato per il resto della sua vita: stare vicino a sua sorella e prendersi cura del piccolo Francesco. Pasquale mi ha salvato la vita due volte e la seconda poco tempo prima di morire e questo mi pare un segno del destino” - aveva detto Damiano a sua sorella - “è come se egli mi avesse salvato perché io vegliassi su di te e sul piccolo Francesco e io ti giuro che dedicherò il resto della mia vita per rispettare questo suo tacito invito”. Damiano, infatti, assolse questo compito fino al termine della sua vita, rinunziando a formarsi una famiglia propria e aveva allevato Francesco come se fosse suo figlio e Francesco che aveva solo qualche vago ricordo di suo padre, gli si era affezionato e, pur rivolgendosi a lui come “zi’ Damian”, lo aveva amato come un padre. Il ricordo del padre era tenuto vivo sia dalla madre che dallo zio Damiano e rafforzato dal pellegrinaggio periodico ad El Alamein, dove i tre si recavano per pregare sulla tomba di Pasquale, sepolto nel cimitero che accoglie le spoglie dei caduti italiani ai quali, com’è scritto nella targa marmorea posta all’ingresso del Sacrario, “Mancòvalore”. “Zio Damiano è morto due anni dopo mia madre ed io devo a lui ciò che sono diventato” - aveva detto Francesco con le lacrime agli occhi, terminando il suo racconto. Anche Gaetano era commosso e sua moglie non riusciva a trattenere le lacrime. Alla fine Gaetano aveva detto a Francesco: “Ti ringrazio per la fiducia che hai accordato a me e a mia moglie raccontando la storia tua e della tua famiglia. Ci rivedremo quando verrò a consegnarti lo scrittoio!” I tre si erano abbracciati e quell’abbraccio aveva cementato una forte amicizia che dura tutt’ora. (Fine)
Il Carciofo a tavola La primavera è già cominciata e anche le temperature iniziano a crescere. Ecco il clima ideale che porta in dote dei legumi in passato un pò dimenticati ma ora sempre più apprezzati: le fave. Buone da mangiare fresche e crude le fave possono anche essere essiccate così da rendersi disponibili fino alla successiva stagione invernale. Si trovano ad aprile anche gli asparagi che, entrati in stagione a marzo, resteranno disponibili solo per un breve periodo fino a maggio. Si completa così il cambio di stagione primaverile e - dopo aver perso il radicchio già a marzo - avremo modo di trovare solo fino ad aprile gli ultimi cavoli, spinaci, porri e carciofi da portare in tavola freschi (toccherà aspettare poi l’autunno per ritrovarli ai banchi del supermercato). I carciofi, orgoglio degli ortesi e perché no, tutti i residenti dei Reali Siti. È l’eccellenza de territorio. Il carciofo vanta una storia molto antica: già conosciuto e ricercato come pianta selvatica dagli antichi Greci e Romani, iniziò ad essere coltivato in Sicilia nei primi secoli d.C. e lentamente risalì la nostra penisola nel tardo Medioevo. È così che il carciofo si è diffuso anche in climi più miti, diventando tra i simboli della cucina tradizionale in diverse regioni. Una curiosità: il carciofo è molto apprezzato anche lontano dai fornelli, il suo succo è infatti usato nella cosmesi naturale per tonificare e rivitalizzare la pelle. La parte commestibile del carciofo è in realtà il fiore della pianta, con il cuore (il “cimarolo”) che rappresenta la parte più tenera e quindi ricercata e costosa. Diverse sono le ricette a cui il carciofo si presta bene, cotto in forno o anche fritto (alla giudia). A seconda della scelta, puoi rimuovere
il gambo per intero o in parte mentre, per una cottura più tenera, puoi scartare le foglie esterne e addirittura spuntare quelle interne salvandone solo la parte bianca. Infine, considera se scavare leggermente il centro così da rimuovere il fieno e poi il fondo, oltre che scartare la scorza più dura e fibrosa. Durante
macinato in padella senza aggiungere olio. Sbollentate le lasagne per due minuti in acqua bollente salata. Scolatele passatele in acqua fredda e asciugatele su di un panno pulito. Prendete una pirofila e oliatela per bene. Rivestitela con un primo strato di lasagne e formate il primo strato aggiungendo i carciofi, la salsiccia, il parmigiano grattugiato, la besciamella e la mozzarella fatta a pezzetti. Completate il primo strato ricoprendo con altri fogli di lasagna e procedete in questo modo fino ad esaurimento degli ingredienti. Terminate coprendo la superficie della lasagna solo con besciamella, mozzarella e parmigiano grattugiato. Cuocete in forno a 200 gradi per 30 minuti. Sfornate la lasagna ai carciofi e salsiccia e servitela ai vostri ospiti. Spezzatino ai carciofi Ingredienti per 4 persone: 6 carciofi; 600 gr di spezzatino di vitella; 1/2 bicchiere di vino; 1 cipolla; 1 limone; pinoli; olio extravergine di
la pulitura, può esserti molto utile immergere il carciofo in acqua acidulata, ovvero unita ad esempio a succo di limone, così da evitare l’annerimento delle foglie. Ricorda che comunque, una volta cotto, il carciofo non riesce a conservarsi a lungo. Per omaggiare queta primizia ortese vi consiglio alcune ricette: Lasagna carciofi e salsiccia Ingredienti per 6 persone: 250 gr di lasagne fresche all'uovo; 12 carciofi; 100 gr di parmigiano grattugiato; 4 salsicce macinate; 1/2 bicchiere di vino; 500 ml di besciamella; 1 limone; olio, sale e pepe q.b.; 400 g mozzarelle fiordilatte. La lasagna è una delle classiche ricette tradizionali italiane, questa ricetta consente di prepararla in maniera diversa da quella classica al ragù di carne utilizzando un ripieno di carciofi e salsiccia. Questo il procedimento: Pulite i carciofi e tagliateli a fettine. Man mano che li tagliate, immergeteli in acqua acidulata con succo di limone per non farli annerire. Sgocciolateli e cuoceteli con tre cucchiai di olio in una padella, aggiustando con sale e pepe. Aprite le salsicce e cuocete il
oliva; sale e pepe q.b. Lo spezzatino ai carciofi è una ricetta molto semplice da preparare e di sicura riuscita. Un secondo completo di contorno, per chi ama sia la carne che i carciofi. Ecco il procedimento: Pulite i carciofi eliminando le foglie esterne e più scure, tagliateli in 8 pezzi e immergeteli in una bacinella con acqua e limone in modo tale che non si anneriscano. Portate ad ebollizione una pentola d’acqua salata, immergeteci i carciofi e attendete che il bollore riprenda: a questo punto cuocete per 4-5 minuti e scolate. Tagliate finemente la cipolla, mettetela in un tegame con qualche cucchiaio d’olio e lasciatela appassire. Unite la carne e lasciatela rosolare per bene. Sfumate con il vino e aggiungete mezzo bicchiere di acqua calda o di brodo. Coprite il tegame con il coperchio e lasciate cuocere a fuoco basso fino a che lo spezzatino non diventerà tenero. Aggiungete altra acqua se necessario. A fine cottura, unite i carciofi e i pinoli, lasciando insaporire per qualche minuto. Prima di servire ricordatevi di regolare di sale e aggiungere un filo di olio extravergine d’oliva a freddo.
Per l’ottavo anno consecutivo, l’Associazione Musicale “Suoni del Sud” la Provincia e il Comune di Foggia hanno ultimato i preparativi del Concorso Nazionale Musicale Umberto Giordano, destinato agli alunni delle Scuole Musicali. Anche quest’anno l’ormai tradizionale manifestazione, giunta all’ottava edizione sarà articolata in Sei sezioni: Solisti (pianoforte, chitarra, strumenti ad arco, strumenti a fiato, strumenti a percussione, Batteria, arpa e fisarmonica), Musica d’Insieme (gruppi strumentali da 2 a 15 elementi), Orchestra (ensemble con minimo 20 elementi a organico differenziato), Coro (minimo 15 elementi per gruppi corali costituiti in qualsiasi ordine) Talent Voice (canto moderno) e Bande Musicali. Dopo il successo delle passate edizioni anche quest'anno viene confermato il Premio dedicato a Gino Sannoner nella sezione Talent Voice - canto moderno indimenticabile sassofonista foggiano, che durante la sua lunga carriera ha avuto l’onore di salire sullo stesso palco di Mia Martini, Perez Prado, Anna Oxa, Fausto Leali e tanti altri grandi nomi della musica internazionale. “Ci sono personaggi”, spiega Lorenzo Ciuffreda, direttore artistico del concorso, “che anche dopo la loro scomparsa continuano a insegnare qualcosa. Gino continua a rappresentare un esempio e un modello da
Classe 1991, Matteo Piarulli ha iniziato ad interessarsi al giornalismo fin dai primi anni del liceo seguendo il giornalino della scuola, approfondendo negli anni successivi il suo interesse per questo campo fino alla scelta di intraprendere la sua carriera universitaria proprio nel settore dell’informazione e del giornalismo. Grazie alla professionalità del nostro Direttore, Michele Campanaro può annoverare nella redazione di questa testata giornalistica il terzo iscritto all’Ordine dei Giornalisti, dopo Gaeta e Beccia anche Matteo ha raggiunto l’ambito riconoscimento professionale. Domanda: Matteo, quando hai cominciato a scrivere i tuoi primi articoli? Risposta: Quando iniziai a frequentare la Guardia Nazionale Ambientale, la responsabile provinciale di Foggia si accorse della mia passione per la scrittura e decise di inserirmi nell’ufficio stampa provinciale e lì ho cominciato a scrivere i comunicati stampa e a seguire sul posto il lavoro della
imitare per tutti gli appassionati di musica”. Il “Premio Gino Sannoner” è aperto a tutti coloro che fanno parte sia di una Scuola Statale, Paritaria, Associazioni, Scuole Musicali private e autodidatti. Potranno partecipare cantanti solisti di qualsiasi nazionalità, divisi per categoria in base all’età, presentando brani editi e/o inediti sia in lingua italiana che straniera ed eseguiti rigorosamente dal vivo. Presidente della Giuria Luca Pitteri musicista e Vocal Coach. La novità di quest’anno è la Sezione
VI Bande Musicali nasce con l'intento di valorizzare i corpi bandistici o orchestra di fiati presenti in ambito nazionale. È aperta a tutte le bande senza limite nel numero dei musicisti che le compongono. Per musicisti professionisti si intendono: insegnanti di Conservatorio o Scuola di musica pareggiata, Scuola ad Indirizzo Musicale, orchestrali di ruolo o con contratto di almeno 12 mesi presso una banda o un'orchestra professionale. Le bande dovranno eseguire un brano d'obbligo e un brano a libera scelta come riportato all'art. 2 Sez. VI. La commissione esprimerà un giudizio, in centesimi, in base ai seguenti parametri: intonazione, qualità del suono, insieme, espressione e dinamica, interpretazione e scelta del programma in base al livello della banda. Il concorso avrà sede a Foggia, al Teatro del Fuoco (Vico Cutino, 6), dal 3 al 6 maggio 2016. La domanda di iscrizione dovrà pervenire all’Associazione Musicale “Suoni del Sud”, Viale Ofanto, 136 a Foggia, entro il 22 aprile 2016 e dovrà essere anticipata via e-mail: concorsogiordano.fg@libero.it Il regolamento completo del concorso è scaricabile dal sito www.concorsomusicaleumbertogiordano.com Per informazioni sarà possibile contattare la segreteria dell’Associazione allo 0881.722706 o al 333.8587858.
polizia ambientale al fine di elaborare le relazioni sul loro operato. D: Porti sempre con te una macchina fotografica. Quanto è utile per il tuo lavoro? R: La fotografia è una mia passione ma fa parte del mio modo di fare informazione. Il giornalismo è una professione che sta cambiando radicalmente, la fotografia non sostituisce l’articolo ma a volte resta più impressa di un articolo. Così ho deciso di unire le mie due passioni, scrittura e fotografia, nell’ottica di un lavoro che
possa gratificarmi. D: L’anno scorso sei entrato nell’albo dei giornalisti, ma solo quest’anno ti è stato notificato e hai ricevuto il tuo tesserino da giornalista pubblicista. Tra poco raggiungerai un altro traguardo. R: Sì, ho intrapreso tre anni fa i miei studi in Journalism and Information, ho partecipato al progetto universitario Erasmus grazie al quale ho potuto fare esperienza di studio e di vita in Germania. Tra un mese conseguirò la laurea all’Università Tor Vergata di Roma e poi ritornerò in Germania dove momentaneamente vivo e lavoro. Continuerò a scrivere per i giornali italiani e a collaborare con quelli tedeschi. Matteo Piarulli nel 2013 ha creato una rubrica online “Zoom Zip Magazine”, scrive su questo giornale e dal 2014 dirige il web di questo periodico. L’Editore Annito Di Pietro, il Direttore Michele Campanaro e l’intera redazione porgono vivissime congratulazioni al neo giornalista e un bocca al lupo per i suoi futuri successi professionali.
STRANIERO Nella chiara luce del sole levante, dai paesi d’oriente si ode il pianto del vivo dolore di chi tutto ha perso. Ecco, stanco muore un altro giorno sulla terra di guerra. Fuggitiva è l’ora al crepuscolo, sulla lunga strada di sabbia segui la stella più grande che brilla a sera. Sulla costa della speranza avvine l’imbarco. Nel buio profondo della notte il vento di mare in tempesta borbotta. Un barcone naufragato alla deriva. Una voce. Un pianto: perché tanto tanto dolore nell’attesa della vita breve? Fratello, il volto tuo non è mio amico. Straniero che vieni dal mare tra le onde lo sguardo tuo si perse nell’età tua più giovane. Giuseppe Maggio PRIMAVERA È di nuovo ritornato Il dolce vento primaverile soffuso e carezzevole. E’ uno sbocciare di nuove vite, di colori delicati o sgargianti, di verdeggianti campi sottomessi ai soffi del vento. Gli occhi si stupiscono, la mente gioisce, affiora la serenità e forse la felicità. Che ne sarà ancora della mia vita? Non ho sciupato nemmeno un minuto Rocchina Morgese
COME IL VENTO TRA LE SPIGHE Bionde spighe e rossi papaveri non solo per il poeta romantico e sentimentale. Se poi c’è il vento primaverile, dolce e accattivante, il tutto è perfetto. Che gioia vederlo impegnato con le sue gote rubizze
accarezzare le messi, coccolarle e scuoterle con energia. I papaveri, come elfi biricchini, ornano, con la corolla rossa e vellutata, l’insieme e si accomunano alle spighe. Con la cupola sempre azzurra e limpida riconosco la compagna del mio amato paese dauno dove l’occhio si perde nell’infinito e si compiace. Rocchina Morgese
Lo scaffale Una storia lunga cinquant’anni di Michele Campanaro
“Una storia lunga cinquant’anni” è l’autobiografia scritta da Giovanni Bizzarro. Una biografia atipica, scritta come un romanzo, ricca di aneddoti che ci riportano all’Italia degli anni ’60, meglio al tran tran quotidiano di Deliceto, un paesino dei Monti della Daunia e Castelnuovo Ne’ Monti in provincia di Reggio Emilia. Il libro di cui vi parlo è un vero e proprio piccolo gioiello, autobiografia degli anni di fanciullezza e gioventù trascorsi a Deliceto e il grande desiderio di Giovanni di diventare barbiere. Il testo breve è il racconto, lineare, diretto e senza inutili fronzoli, di un uomo che, grazie al suo desiderio di realizzare il suo sogno, affronta e convince il padre a finanziarci l’acquisto di una salone da barba. Il libro, infatti, scritto in modo semplice e arricchito da aneddoti, sembra quasi un diario personale, scritto non per amore della scrittura in quanto tale, ma proprio per amore di aver realizzato il sogno della sua vita: un negozio tutto suo e il grande amore per la sua Donatella. I ricordi del primo approccio con il rasoio da barba, l’inizio di una nuova vita nell’Emilia degli anni ’60, gi amici Dino, Raffaele e Piera, il periodo del militare, il ritorno e l’acquisto del negozio, il matrimonio con Donatella celebrato dallo zio Padre Mattia prima a Castenuovo e poi a Deliceto, il ritorno annuale settembrino nel paesino dei Monti della Daunia, la nascita delle figlie. Un capitolo particolare è dedicato alla famiglia
Bizzarro: papà Nicola era il primogenito di 7 figli di cui 6 maschi ed una sola femminuccia; mamma Giovannina secondogenita dei quattro figli di nonno Francesco e nonna Carmela e poi le sorelle Imperatrice, Carmelina e Francesca, ma queste e tante altre sono le immagini che Giovanni trasmette al lettore, nel racconto delle sue pagine di vita vissuta. In tutto questo c’è la particolarità che va evidenziata: il salone da barba diventa cenacolo culturale, luogo di ispirazione per alcuni barbieri-scrittori, come per Giovanni, anche per Giuseppe Cautela un ortese immigrato negli Stati Uniti o per l’altro delicetano Rinaldo Nazzaro.