Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Anno XIV- n°4 - Settembre/Ottobre 2016

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Ortanova. Alla presenza di un pubblico attento e particolarmente interessato, domenica, 18 settembre 2016, è calato il sipario sulla decima edizione della “Settimana della cultura”, la kermesse culturale che, nata nel lontano 2007, ha visto di anno in anno crescere il consenso da paerte delle popolazioni dei “Reali Siti”, fino a raggiungere oggi (settembre 2016) ragguardevoli livelli di qualità, sotto la regia di Annito Di Pietro, presidente dell’Associazione “L’Ortese” e d’intesa con l’ Amministrazione comunale di Ortanova. Articolata in un mix equilibrato di pregevoli eventi (riguardanti l’arte, la musica, lo spettacolo, lo sport, la narrativa, la poesia e la saggistica), la “ Settimana della cultura” si è così snodata, per ben sette giorni (12-18 settembre 2016), in una serie di interessanti sequenze, tutte incentrate nell’idea della cultura quale strumento aperto e dinamico, in grado di elaborare effettive proposte alternative di rinnovamento. In questa direzione, infatti, la cultura non può limitare il suo compito ad un’azione “consolatoria” fine a se stessa, ma, perché abbia una sua vitalità, deve saper incidere non solo sulle strutture economiche e sociali, ma anche e soprattutto sul modo di essere della gente del territorio. In quest’ humus trovano sostanza e fondamento i due eventi raggruppati nella serata di domenica: parlo del dibattito svoltosi tra i sindaci dei “Reali Siti” (con l’assenza emblematica di quello di Carapelle, in tutt’altre faccende affaccendato) e di Ascoli Satriano, oltre che del presidente del Consiglio dell’ “Unione” (Pasquale Ruscitto) e di alcuni “costituenti” della prima ora dell’ “ente sovracomunale” (Franco Luce di Stornarella e Alfonso Maria Palomba di Carapelle); parlo del premio “Carolina Pugliese”, seguito al convegno accennato. Due appuntamenti di particolare valenza culturale, segnati entrambi dalla volontà del team degli organizzatori di riaccendere, da un lato, i riflettori sulle ragioni del galleggiamento attuale

dell’“Unione”, che ha fatto registrare negli ultimi tempi un deciso raffreddamento dell’entusiasmo iniziale, al punto che è lecito parlare di una lenta agonia dell’“ente sovracomunale”, soffocato oggi dall’immobilismo e dall’inerzia, oltre che afflitto da una perniciosa “sindrome del tirare a campare”, inconcludente e insignificante. Va detto, però, a dispetto dell’inerzia degli ultimi anni, che il primo obiettivo perseguito da Annito Di Pietro e dal team dei suoi collaboratori si può considerare raggiunto, perché Il dibattito - moderato dall’ottimo Duilio Paiano, giornalista e scrittore, e alimentato dalla pregevole relazione della prof.ssa Nunzia Roccotelli sugli aspetti giuridici ed amministrativi delle “Unioni” è servito a far riflettere gli intervenuti sull’urgenza di mettere finalmente mano allo Statuto - ormai superato dalla normativa succedutasi nel tempo – e soprattutto di dare nuova linfa all’ “Unione”, che di certo è un’opportunità per il territorio e non certo una deminutio dell’autonomia dei singoli Comuni. L’altro elemento (secondo obiettivo) introiettato dai partecipanti durante il dibattito riposa sulla necessità improcrastinabile da tutti i sindaci condivisa - di aprire l’“Unione” anche ad Ascoli Satriano,

che deve diventare un interlocutore privilegiato per i “Reali Siti” sul terreno di un’ efficace “alleanza strategica”, orientata alla valorizzazione del territorio in termini di turismo archeologico e culturale in senso lato. Ordona (con il suo immenso patrimonio archeologico) e Ascoli (con il suo parco pensato come sistema integrato tra natura, archeologia e tempo libero) potrebbero davvero costituire un binomio formidabile, oltre che un volano importante ai fini dello sviluppo del territorio, perché la cultura è strettamente collegata all’economia ed essa, se intelligentemente veicolata, può diventare risorsa, investimento e crescita per un intero comprensorio. Orbene, dalle parole dei sindaci intervenuti è emersa in modo chiaro la volontà di proseguire il viaggio intrapreso nel dicembre del 2008, anche se saranno i fatti dei prossimi mesi a dire se domenica sera (18 settembre 2016) si sono ancora una volta dette parole al vento o se c’è davvero l’intesa sulla decisione di cambiare strada, perché ormai si è giunti ad un bivio: o l’“Unione”, infatti, decide di mettere in campo un’efficace azione trasformatrice della sua funzione sul territorio, con l’inderogabile apertura al diveniente, oppure è destinata


a scivolare verso il deserto di un’opaca esistenza politico-amministrativa, se non addirittura verso la sua totale nullificazione. Così anche per Franco Luce ed Alfonso Maria Palomba, intervenuti nel dibattito nella fase finale quali testimoni del segmento iniziale del cammino dell’“Unione”. Da controcanto, poi, ha funzionato l’altro evento, quello della premiazione di sei personalità del territorio (“Reali Siti” più Ascoli Satriano, per ora uniti solo in una virtuale “alleanza”, che aspetta di tradursi in atti amministrativi), che si sono distinte nei vari campi della cultura e delle professionalità militanti e che provano in modo inequivocabile come il nostro comprensorio abbia intelligenze, risorse e capacità tali da favorire il decollo del territorio in termini di crescita sociale e di sviluppo economico. Hanno così ottenuto il trofeo “Carolina Pugliese”: Anna Maria Cardillo (Ortanova), architetto; Antonio Ventriglio (Carapelle), psichiatra; Maria Solomita (Stornara), insegnante; Potito Quercia (Stornarella), docente universitario; Annie Ninchi (Ordona), alla memoria, annunciatrice dei primi tempi della Rai TV; don Antonio Silba (Ascoli Satriano), vigile custode dell’Archivio storico diocesano. Due eventi particolarmente significativi, due semi di futuro all’interno di uno scenario di iniziative importanti, orientate a disseminare sul territorio, riuscendoci in pieno, una sorta di “effervescenza culturale”, alla quale ormai Annito di Pietro e il suo staff di collaboratori hanno abituato le

popolazioni dei “5 Reali Siti” e di Ascoli Satriano anche. Sono stati presentati, durante la settimana, ben 5 libri: per la poesia, Ospiti di infinito di Franco Luce di Stornarella (a cura della prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere - 12 settembre) e Poesie e racconti tra i giochi del cuore di Rocchina Morgese di Ortanova (a cura del prof. Franco Bellino dell’Università di Bari - 14 settembre); per la narrativa, Come un aquilone di Duilio Paiano (a cura del prof. Alfonso Maria Palomba - 13 settembre); per la saggistica, Anna Matera. La passione e l’intelligenza di una donna socialista di Michele Galante (a cura del direttore de “Lo sguardo sui 5 Reali Siti”, Michele Campanaro - 16 settembre) e Geostoria della lingua italiana di Trifone

Gargano, docente dell’Università di Foggia (a cura della prof.ssa Paola Grillo - 17 settembre). Il 15 settembre, invece, è stato interamente dedicato alla pittura e alla fotografia, con l’esposizione di opere di Concetta Russo, di Daniele Ficarelli, di Alfredo Ingino e dell’artista carapellese Riccardo Faccilongo. Non è mancato, poi, lo spazio per la musica, dal concerto della soprano Nadia Divittorio (tenutosi, il 13 settembre, presso la chiesa dell’Addolorata di Ortanova sulle scenografie della VideoArt di Miguel Gomez) al bel canto di Rossella Tarateta (14 settembre) e allo spettacolo “Mady in Italy” di domenica, 18 settembre 2016, tenutosi al termine di tutte le iniziative programmate. Anche lo sport ha trovato accoglienza nell’ambito della “Settimana della cultura”, con la premiazione di giovani atleti distintisi nella varie attività, così come hanno suscitato grande interesse alcuni sceneggiatori di casa nostra e alcuni registi impegnati sul versante del cinema, doverosamente premiati per il loro impegno professionale. Un vero successo, dunque, per l’Associazione “L’Ortese” e per il suo vulcanico presidente, Annito Di Pietro, oltre che per l’amministrazione comunale, che ha patrocinato l’intera manifestazione, costantemente presidiata dagli assessori Nicola Maffione e Antonio Attino, oltre che dal sindaco relativamente alla serata di domenica 18 settembre 2016.


Verona-Intitolata a Mario Frasca un’aula briefing di Palazzo Carli

Il Comando delle Forze Operative Terrestri ha ricordato il Caporal Maggiore Capo Mario Frasca nel giorno del quinto anniversario della scomparsa, intitolandogli una aula briefing sita all’interno della sede storica di Palazzo Carli in Verona. La cerimonia è stata preceduta da una messa di suffragio celebrata nella Cappella della caserma “Dalla Bona”. Presenti alla commemorazione il Sottosegretario alla Difesa On. Domenico Rossi, il Comandante delle Forze Operative Terrestri, Generale di Corpo d’Armata Alberto Primicerj, il Prefetto di Verona dott. Salvatore Mario Mulas, l’Assessore Antonio Lella del Comune di Verona, in rappresentanza del Sindaco Flavio Tosi, il Consigliere Comunale Antonio Aghilar, rappresentante del Comune di Ort a Nova, Associazioni e numerosi amici e colleghi. Il Caporal Maggiore Capo Mario Frasca, nato a Foggia il 22/01/1979 é cresciuto nella cittadina di Orta Nova (FG), è stato in servizio a Verona dal 22 aprile 2004, prima presso il Reparto Comando delle Foter e, successivamente, al Comando delle Forze Operative Terrestri. È deceduto in Afghanistan il 23 settembre 2011. Stornarella e Orta Nova festeggiano San Pio da Pietrelcina A Stornarella oltre alle manifestazioni religiose ci sono state ben tre giornate di eventi con i concerti di Bobby Solo e dei Wolf, band foggiana che si è distinta nella trasmissione televisiva della Rai “The Voice”. Si sono svolti spettacoli pirotecnici e il Raduno delle Auto e Moto d’Epoca, mentre in Villa Comunale l’Endas Foggia e l’Associazione Mondo Musica hanno organizzato “Endas in Sella”, una giornata dedicata ai diversamente abili, l’evento è stato organizzato dall’Associazione di Volontariato Croce S. Francesco e B.V.M. della Stella. Ad Orta Nova presso la parrocchia B.M.V. di Lourdes il gruppo di Preghiera San Pio da Pietralcina ha organizzato un ricco programma religioso con il triduo di preparazione e celebrazioni eucaristiche, una fiaccolata e un concerto bandistico. Orta Nova - Al via il tesseramento per l’Associazione Cinofila Da qualche mese l’Associazione Cinofila Orta Nova ha inaugurato in Via Tommaso Fiore una nuova area dedicata all’addestramento

dei cani ed alle attività della stessa, che si rivolgono alla Pet-therapy, alla disabilità ed alla cinofilia. L’associazione per raggiungere i propri obiettivi deve sostenere degli sforzi ulteriori rispetto a quelli enormi che già ha sostenuto, ed è quindi alla ricerca di sostegno da parte di aziende e privati per un eventuale sponsorizzazione, oltre alla ricerca di nuovi volontari attraverso il tesseramento già partito negli scorsi giorni. Per ulteriori informazioni è possibile contattare l’associazione ai seguenti recapiti 327/7176680, 391/7565253. Carapelle, successo per la Prima Edizione della Sagra della Pizza di Grano Arso

Si è svolta domenica 2 Ottobre a Carapelle la 1ª Sagra della Pizza di Grano Arso, l’evento è stato organizzato dal Panificio Non Solo Pane con il Patrocinio della Provincia di Foggia, presente con il vice presidente Rosario Cusmai. Assenti i membri dell’Amministrazione comunale carapellese, mentre erano presenti i consiglieri comunali Umberto Di Michele, Saverio Sardella; e Nino Parrella. La sagra è nata per valorizzare un prodotto tipico del Tavoliere, la farina di grano arso, realizzata con i chicchi di grano rimasti a terra dopo la bruciatura del terreno, una tradizione tipica del nostro territorio a cui questo evento ha voluto rendere omaggio Stornarella, addio a Vittorio Colia, ex consigliere provinciale È venuto a mancare all’eta’ di 80 anni l’ex consigliere provinciale Vittorio Colia, nonché padre del sindaco di Stornarella Massimo. Vittorio Colia è stato consigliere provinciale dal 1998 al 2008 con le amministrazioni Stallone e Pellegrino, nel 2008 gli subentrò il figlio Massimo eletto con l’Italia dei Valori nel consiglio guidato dal presidente Pepe. L’editore Annito Di Pietro, il Direttore Michele Campanaro e la redazione tutta sono vicini al dolore della famiglia Colia per la perdita del caro e stimato Vittorio. Orta Nova, a breve pronta la Tangenziale Nord-Est Partiranno a breve i lavori per ultimare la tangenziale nord-est che collegherà la SP 81 (Orta Nova-Carapelle) con la SP 80, che collega la città capofila dei Reali Siti dallo scalo ferroviario. La decisione è stata assunta dalla Giunta Comunale con la delibera 196

del 27 Settembre scorso. I lavori saranno finanziati con fondi comunali per un importo pari a 520.000¤, e con fondi regionali per un importo di 240.000¤, per un totale di 760.000¤. Un opera che servirà a decongestionare il traffico cittadino. L’incarico relativo alla progettazione è stato affidato all’Ing. Antonio Tobia Di Tonno, per ultimare i lavori già avviati con il 1° lotto che collega il tratto tra via De Gasperi e la strada poderale La Palata, ed il 2°lotto che attraversa il canale di bonifica. Un opera strategica che congiungerà così la SP81 con la nuova zona industriale, con i lavori di urbanizzazione che ormai sono in via di ultimazione. Alla Festa dei Nonni, ospiti I Camaleonti

Ancora un evento ben riuscito quello della Pro Loco di Orta Nova, l’associazione guidata dal presidente Carlo Gaeta, che in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, in occasione della Giornata Nazionale dei Nonni ha ospitatoil concerto dei Camaleonti. La band milanese nota per alcuni grandi classici degli anni ’60, dalla celebre “Applausi” a “L’Ora dell’amore”, versione italiana della splendida “Homburg” dei Procol Harum, un ritorno ad Orta Nova dopo cinque anni dall’ultima volta in cui si sono esibiti nella serata conclusiva della Festa Patronale. Lutto È venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Ripalta Di Nicola ved. Maggio. L’Editore e la Redazione tutta si stringono intorno al dolore del figlio Giuseppe. *** L’Editore Anni Di Pietro, il Direttore Michele Campanaro e la redazione tutta sono vicini al dolore di Don Donato Allegretti per la perdita del caro padre.


C’è da scommetterci: domenica 7 agosto scorso, rimarrà a lungo una data scolpita nell’animo dei fedeli non solo ortesi, legati al culto della Beata Vergine Maria dell’Altomare. Sfiorata appena quest’anno, la “storica polemica” concernente l’Antica Immagine della Madonna. Sottratta da decenni alla vista dei fedeli e, custodita - secondo voci mai accertate - sul retro di una copia fotografica; in occasione dell’imminente riapertura della Vecchia Chiesa di Corso Aldo Moro dedicata al culto della Vergine, che stando ad indiscrezioni dovrebbe avvenire al termine di lavori già in corso nel prossimo autunno, l’Antica Immagine della Madonna donata da Marietta Balsamo alla comunità ortese, dovrebbe infatti qui fare ritorno trovando definitiva collocazione. A tenere banco, è stata invece l’ufficializzazione del Gemellaggio tra Orta Nova e Lavello, attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa siglato dai Sindaci Gerardo Tarantino e Sabino Altobello. Si rinsalda in tal modo un legame secolare di amicizia tra le due città, unite non solo dalla devozione per la Madonna del Mare, ma anche dal culto per la Madonna dell’Incoronata; con i fedeli di Lavello che giungendo in pellegrinaggio presso il Santuario, sostano ad Orta Nova la notte che precede l’ultimo sabato di aprile, trovando da sempre accoglienza e ristoro. Un importante impulso per la concretizzazione di questo Gemellaggio, è derivato dal lavoro svolto dalla Pro Loco di Orta Nova che, come spiega ai nostri microfoni il Presidente Carlo Gaeta:”Da tre anni, ha dato nuovo impulso a questa antica consuetudine dell’accoglienza dei fedeli provenienti dal piccolo centro potentino, in cammino verso il Santuario dell’Incoronata; predisponendo per l’occasione strutture destinate al ristoro, bagni chimici ed un’area sorvegliata riservata ai mezzi in sosta.” Ma grande è stato anche lo sforzo compiuto dall’Amministrazione Tarantino, che grazie al lavoro svolto dall’Assessore Alessandro Paglialonga; ha posto in essere tutte quelle sinergie, necessarie al raggiungimento di questo significativo traguardo. In particolare va ricordato come già in passato fosse stato portato avanti un tentativo di Gemellaggio da parte dell’Amministrazione Moscarella; con la Città di Monselice nel padovano, sotto l’egida delle tante affinità di carattere storico-medievale risalenti all’epopea federiciana, purtroppo non andato a buon fine. Tornando agli eventi che hanno scandito la data del 7 agosto scorso, non sono affatto passate sottotono le parole pronunciate da Sua Eccellenza Mons. Luigi Renna, Vescovo della Diocesi di Cerignola - Ascoli Satriano, durante la Santa Messa officiata dal piccolo altare appositamente allestito appena fuori dalla Chiesa dell’Altomare, di via Ponticello. Durante l’omelia rivolta ai fedeli, ritornando sull’intervento tenuto poche ore prima, nel quale il Primo Cittadino di Orta Nova Gerardo Tarantino aveva fortemente stigmatizzato il grave episodio vandalico compiuto la notte precedente, della deturpazione ad opera di ignoti con olio di scarto industriale del manto sintetico appena impian-

tato proprio nella rotonda di via Ponticello; mons. Renna ha invitato tutti gli abitanti a sentirsi custodi del “bene comune”. In particolare, il prelato si è poi rivolto alle frange criminali che incancreniscono il tessuto locale, invitandole al pentimento sincero ed alla conversione. Parole forti, accolte con grande favore da tutta la comunità ortese esasperata dai tanti episodi criminali, che sempre più frequentemente vedono questo territorio protagonista. Furti negli appartamenti, rapine negli esercizi commerciali, intimidazioni ed un’attività di spaccio pressoché alla luce del giorno, preoccupano infatti non poco gli abitanti del luogo, insieme ad una “forzata convivenza” con cittadini provenienti dalle più svariate etnie mondiali, che dimorano liberamente nelle campagne locali e bivaccano indisturbati per strada; spesso in barba alle più elementari norme di pulizia, decoro e rispetto del sentimento comune del pudore. Il programma degli eventi in onore della Vergine, è poi proseguito con la tradizionale Processione del carro a forma di barca allestito per accogliere il quadro della Madonna dell’Altomare, attraverso le vie del rione parrocchiale. Anche quest’anno ad essere portata in processione non l’Immagine Antica donata da Marietta Balsamo bensì, una copia fatta realizzare nel passato. Ciò ha - seppur velatamente - inevitabilmente, riacceso i riflettori sulla vecchia polemica legata alla presunta scomparsa dell’Antica Immagine. Ma non è passata neppure inosservata “la sosta” in via Zampari, per lo scoprimento di una lapide commemorativa donata dal Comune, a ricordo della Veggente. Non pochi fedeli presenti al momento della cerimonia, memori delle parole di Papa Francesco che in una celebre omelia tenuta a Santa Marta lo scorso 18 aprile, esorta a non seguire cartomanti e presunti veggenti; leggendo nell’episodio una sorta di “inchino”, si sono chiesti se non sarebbe stato magari il caso di differire semplicemente l’iniziativa ad un momento successivo. Queste - in ogni modo - le parole del Santo Padre, sull’argomento: “… Chi segue Gesù non sbaglia! Eh, Padre, si, ma le cose sono difficili… Tante volte io

non vedo chiaro cosa fare… mi hanno detto che là c’era una veggente e sono andato là; sono andato dal cartomante, che mi ha girato le carte… - Se fai questo, tu non segui Gesù! Segui un altro che ti dà un’altra strada, diversa. Lui davanti indica il cammino. Non c’è un altro che possa indicare il cammino. Gesù ci ha avvisato: Verranno altri che diranno: il cammino del Messia è questo, questo… Non Ascoltate! Non seguite loro. Il cammino sono Io! Gesù è porta e anche cammino. Se seguiremo Lui, non sbaglieremo.” Certo non va dimenticato che proprio il rapporto tra Marietta Balsamo e la Chiesa locale non è mai stato semplice, anzi per lo più costellato da forti attriti. La stessa donazione della Vecchia Chiesa di Corso Aldo Moro, fatta edificare nel 1945 da Marietta per ospitare degnamente l’Immagine della Madonna, non viene “immediatamente” accettata dalla Curia di Cerignola; che anzi si affretta a prenderne le dovute distanze insieme al fenomeno pseudo - religioso (o ritenuto tale), che tanto faceva parlare di Orta Nova. Rimane tuttavia innegabile l’opera di sincera devozione portata avanti da Marietta nei confronti della Vergine dell’Altomare, che ancora oggi come nel passato richiama ad Orta Nova un numero elevato di devoti, provenienti da ogni parte del mondo. Per questo, riteniamo che debba essere a lei dedicata una sezione del nascente Museo Contadino che ne racconti la vita e le opere; per non perdere la memoria storica degli accadimenti che ruotano attorno a questa figura. In conclusione emerge un giudizio nel complesso positivo, espresso dalla comunità ortese in relazione alla Festa della Madonna dell’Altomare 2016. Molto apprezzata, in particolare, la cura che il Parroco don Donato Allegretti ha voluto dedicare all’evento, non ricorrendo a celebrazioni o riti al fine di suscitare mera curiosità momentanea; bensì sottolineando la “semplicità di Maria” e della sua comunità, che nella normalità e ordinarietà manifesta la sua forza attrattiva di speranza, con una messa celebrata all’aperto, nella luce di Cristo. Perché come Cristo ha vinto le tenebre, allo stesso modo noi, in comunione con Lui, possiamo farci portatori di un messaggio di conversione nell’agire quotidiano, verso i nostri fratelli.


Con il mese di luglio 2016, esattamente venerdì 8, abbiamo rinnovato l’annuale appuntamento con la cerimonia di chiusura dell’anno accademico presso il Centro Diurno per Anziani “Mons. Michele Ventrella” in via Kennedy - Orta Nova. Ci siamo ritrovati per condividere un tempo di riflessione su quanto realizzato e una piacevole serata con docenti, iscritti e amici. È intervenuto per i saluti iniziali il Vicepresidente dell’Unitre Annito Di Pietro, che si è soffermato sul lavoro svolto in questo anno accademico, è intervenuto il Sindaco Lino Tarantino, che ha comunicato i progetti dell’Amministrazione comunale e l’attenta vicinanza alle associazioni di volontariato presenti sul territorio, tra cui la nostra Sede. Dopo l’intervento dell’assessore Antonella Di Staso, la Presidente dell’Unitre Rina Di Giorgio Cavaliere ha concluso i lavori del convegno con l’augurio che, nello spirito della solidarietà, si possa continuare a profondere cultura e aggiornamento per il territorio. Al termine autorità e ospiti si sono recati nella sala attigua dove era stata allestita la mostra dei lavori: ricamo, chiacchierino, arte presepiale. L’Unitre è sempre attiva, per aprire nuove vie culturali e nuovi itinerari anche nell’importante settore dell’igiene alimentare: la corretta alimentazione e l’attenzione alla pulizia e alla qualità del cibo riveste un ruolo primario nel nostro benessere fisico e intellettivo. A Stornara

domenica 7 agosto, per il terzo anno si è conclusa la premiazione dei vincitori del “Concorso oli e.v.o. stornaresi” con la degustazione di specialità tipiche del luogo, promossa dal nostro Referente Giulio Ciccone. Dopo il saluto delle autorità presenti, per la nostra sede è intervenuto il Referente Franco Luce, si sono avvicendati i docenti universitari: Carlo Russo e Giuseppe Lopriore. Per la consegna degli attestati ai concorrenti e la premiazione dei produttori vincitori sono state coinvolte alcune delle autorità presenti. L’intrattenimento musicale è stato affidato al gruppo musicale “Sometimes Duo”. Altro impegno dell’Unitre nel dialogo interreligioso attiene al convegno di domenica 17 agosto sul Beato Giacomo Di Stefano di Accadia, di cui allego la relazione del nostro Coordinatore Luigi Zelano, che tanto profonde per il paese e per la realizzazione dei corsi. Su invito di P. Carlos Josè Garcia, Parroco di Accadia, l'Unitre Sezione di Accadia ha organizzato un Convegno sul Beato Giacomo Di Stefano di Accadia vissuto nel 1600 e figlio dei Baroni del luogo, che rinunziò agli agi di una vita nobile per farsi sacerdote nell'Ordine dei Teatini. Visse come un Santo e morì in concetto di santità passando quasi tutta la sua vita in giro per l'Europa e l'Asia come Missionario portando la sua opera evangelizzatrice per il mondo. Era Asceta, contemplativo, educatore, scrittore, poliglotta.

Nei suoi brevi rientri ad Accadia aiutò molto i suoi concittadini specialmente nel periodo della peste quando morirono molte persone ed egli portava la Confessione e la Comunione agli ammalati. In queste occasioni egli testimoniò di avere anche avuto delle Visioni della B. Vergine del Carmelo che si venera nel Santuario del Monte Crispignano. Morì a Messina dove è sepolto. Ad Accadia nel Santuario di Crispignano dove avvenne la prima Apparizione alla fine del XIII secolo si venera la Madonna del Carmelo, il 21 di Agosto del 1927 vi fu la celebrazione della Incoronazione per cui oltre al 16 di Luglio i festeggiamenti in onore della Santa Vergine del Carmine avvengono il 21 di Agosto di ogni anno ed ogni 5 anni si porta in processione dal Santuario ad Accadia la Statua della S. Vergine. La cadenza ordinaria è l'anno venturo (2017), però eccezionalmente nell'ambito del Giubileo Straordinario della Misericordia proclamato dal S. Padre Papa Francesco, il Parroco di Accadia ha deciso anche quest'anno di fare scendere dal Santuario la Statua della Madonna del Carmelo. Nell'ambito di questi festeggiamenti il Parroco ha invitato noi della UNITRE ad organizzare questo Convegno, che si è tenuto il giorno 16 Agosto 2016 nella Chiesa di S. Vito e S. Antonio ad Accadia con grande affluenza di pubblico. Relatore è stato il bravissimo prof. Vincenzo Civitavecchia, che ha fatto una ricerca approfondita e promettendo di partecipare ad un prossimo Convegno l'anno venturo per evidenziare ulteriormente le qualità di questo nostro illustre conterraneo.

Le città di Orta Nova e Andria sono ormai, di fatto, spiritualmente gemellate. A fare da ponte per il congiungimento delle due località è l’insigne reliquia della Sacra Spina venerata nella chiesa cattedrale andriese, e che la comunità ortese ha avuto l’onore di ospitare dal 10 al 15 settembre 2016. I rapporti di fede tra Andria e Orta Nova, però, iniziano ben cento anni fa, allorquando la giovane Maria D’Agostino si reca in pellegrinaggio al santuario della Madonna dell’Alto Mare, per l’appunto ad Andria, ed acquista il famoso quadro. Qui inizia tutta la storia che quasi ognuno di noi conosce, o che può approfondire su alcune pubblicazioni. Il 2016 ha poi rappresentato un anno propizio, infatti se nella nostra diocesi ha fatto solenne ingresso il nuovo vescovo, Mons. Luigi Renna, di Minervino Murge, diocesi di Andria, anche in quest’ultima ha iniziato il suo ministero pastorale il nuovo vescovo che, guarda caso, è di Cerignola: Mons. Luigi Mansi. Dunque un Luigi abbiamo dato e un Luigi abbiamo ricevuto! Ma sicuramente quest’anno va ricordato anche perché essendo coinciso il Venerdì Santo con la data del 25 marzo, giorno in cui la chiesa

ricorda l’Annunciazione del Signore, si è ripetuto ancora una volta il prodigio. Tale fenomeno che si verifica, come già detto, solo quando i due giorni coincidono consiste in un ravvivamento della Spina che si palesa in vari modi, tra cui la comparsa di una gemma rossa sulla punta che sembrerebbe sangue. La corona di spine di Gesù fu conservata da Luigi IX re di Francia nella Sainte Chapelle di Parigi, inaugurata nel 1248 per tale scopo; una spina, nel 1308, fu donata da Beatrice d’Angiò, figlia di Carlo II re di Napoli, la quale avendo sposato Bertrando del Balzo, duca di Andria, aveva voluto dare un segno di benevolenza alla città. Il calendario degli appuntamenti per l’accoglienza e l’ospitalità della preziosa reliquia è stato abbastanza ricco. Come già detto la Sacra Spina è arrivata ad Orta Nova sabato 10 settembre alle 17.30 sul sagrato della chiesa parrocchiale della B.V.M. dell’Alto Mare e poi in processione è giunta presso quella del SS. Crocifisso dove è seguita la S. Messa solenne officiata da S.E. Mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano. Domenica 11 dopo la S. Messa vespertina c’è stata, nel salone della parrocchia SS. Cro-

cifisso, una conferenza alla quale sono intervenuti don Giovanni Massaro, Vicario Generale della diocesi di Andria, don Gianni Agresti, Arcidiacono del Capitolo Cattedrale di Andria, e il dott. Antonio Riezzo, ematologo, i quali hanno illustrato la reliquia e il sacro prodigio. Mercoledì 14, festa dell’Esaltazione della S. Croce e anche della parrocchia del SS. Crocifisso si è svolta la processione con l’insigne Reliquia ed il simulacro di Gesù Crocifisso. Il giorno successivo, giovedì 15, al mattino la Sacra Spina ha lasciato Orta Nova per rientrare nella cattedrale di Andria, dove il prossimo prodigio si attenderà nel 2157. *Storico, studioso di storia del territorio e storia dell’Arte


Carissimi fedeli tutti, mentre vi scrivo non posso non volgere con voi il pensiero che si fa preghiera ai nostri fratelli e sorelle vittime del terremoto che ha colpito il Centro Italia: chiediamo fede e consolazione davanti a quel mistero, la morte, che solo il Signore può illuminare. La nostra carità si concretizzerà nei seguenti modi: - per tutta la diocesi, domenica 18 settembre si è svolta la colletta obbligatoria a favore delle zone colpite dal sisma; - per Cerignola sono state devolute - per il medesimo scopo - dalla Deputazione Feste Patronali le offerte per i fuochi pirotecnici, annullati per quest’anno, e la raccolta che, durante la novena in onore di Maria SS. di Ripalta, nostra Patrona, effettuata nel Giorno della Carità. Colgo l’occasione per comunicarvi le nomine relative ad alcuni parroci e vicari parrocchiali. A queste, premetto la nomina di don Gerardo Rauseo che, con il mio beneplacito, è stato designato dalla Conferenza Episcopale Pugliese Padre spirituale nel Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Molfetta. Queste le altre nomine: Mons. Carmine Ladogana è nominato Parroco della Parrocchia Sant’Antonio da Padova in Cerignola; - Don Carmine Vietri è nominato Parroco della Parrocchia San Trifone Martire in Cerignola; - Don Claudio Barboni è nominato Parroco della Parrocchia Beata Vergine Maria del Rosario in Carapelle; - Don Angelo Mercaldi è nominato Parroco della Parrocchia Nostra Signora di Lourdes in Bor-

Ottima la campagna vitivinicola 2016, con +15% di produzione grazie ad un andamento stagionale in genere favorevole fino ad oggi, caratterizzato da un buon germogliamento, una fioritura abbondante che, per alcune varietà, ha risentito delle basse temperature minime di inizio maggio, condizionando la successiva allegagione. In ossequio ai modelli greci, il grande Orazio ne cantava le virtù attraverso le sue indimenticabili odi. Il vino è un elemento essenziale della nostra cucina, che ci accompagna da migliaia di anni, per non dire milioni se pensiamo alla taverne lungo la via Traiana e all’Appia. Sicuramente i vini del Basso Tavoliere non hanno nulla da invidiare ai “colleghi” più celebrati. Vini di qualità differenti, i cui profumi, colori e sapori, raccontano la storia di un territorio. Il vino Orta Nova ha la DOC riconosciuta dal 1984. Essa si riferisce ad un vino prodotto nell’intero territorio comunale di Orta Nova e Ordona e parte dei territori dei comuni di Ascoli Satriano, Carapelle, Foggia e Manfredonia. L’Orta Nova è vinificato con uva Sangiovese, per almeno il 60%; il rimanente 40% può essere provenire da uve dei vitigni Uva di Troia, Montepulciano, Lambrusco Maestri e Trebbiano toscano, che possono concorrervi da sole o congiuntamente con la limitazione del 10% per Lambrusco Maestri e Trebbiano toscano. Sono ammesse solo due preparazioni:

go La Moschella (Cerignola); - Don Saverio Grieco è nominato Parroco della Parrocchia Beata Vergine Maria Assunta in Cielo in Cerignola; - Don Ilario Kitambala è nominato Parroco della Parrocchia Santa Lucia Vergine e Martire in Ascoli Satriano; - Don Antonio Aghilar è nominato Parroco della Parrocchia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in Rocchetta Sant’Antonio; - Don Michele de Nittis è nominato Parroco delle Parrocchie della Purificazione della Beata Vergine Maria in Candela e di Sant’Andrea Apostolo in Borgo Farascuso (Candela); - Don Silvio Pellegrino è nominato Co-parroco della Parrocchia Santa Maria del Principio in San Leone Ve-

scovo in Ordona; - Don Gianluca Casanova è nominato Vicario parrocchiale della Parrocchia San Pietro Apostolo in Cerignola. Inoltre, ho nominato Parroco della Parrocchia San Potito Martire e Vicario parrocchiale della stessa, rispettivamente Fra’ Pasquale Gallo ofm e Fra’ Antonio Cofano ofm, destinati a questo ministero da Fra’ Alessandro Mastromatteo, Padre Provinciale dell’Ordine dei Frati Minori. A Fra’ Michele Centola ofm e a Fra’ Armando Gravina ofm giunga il nostro sincero “Grazie” per il bene profuso nella Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano. Ho nominato Vicario parrocchiale della Parrocchia Cristo Re in Cerignola il Rev. Don Fabio Dalessandro sdb, in sostituzione del Rev. Don Rino Carignano sdb, al quale va la nostra gratitudine per il servizio reso alla parrocchia e all’oratorio salesiano. Don Giuseppe Russo completerà gli studi per il conseguimento del Dottorato nella Pontificia Università Urbaniana in Roma e per il servizio della docenza nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Interdiocesano di Foggia, mentre Don Giuseppe Ciarcello completerà la Licenza in Teologia Liturgica nel Pontificio Ateneo “Sant’Anselmo” di Roma. I reverendi Don Potito Gallo e Don Vincenzo Patano assumono la funzione di Parroci emeriti - rispettivamente - delle Parrocchie di Santa Lucia Vergine e Martire in Ascoli Satriano e della Beata Vergine Maria del Rosario in Carapelle. + Luigi Renna Vescovo

rosso o rosato. Altro Doc sul territorio è il Rosso Cerignola, questo vino prodotto nel comune di Cerignola, in quelli limitrofi di Stornara e Stornarella, e ad Ascoli Satriano si origina dalla commistione di uve dei vitigni Uva di Troia (in percentuale maggiore) con Negroamaro (tra il 15 e il 30%), Sangiovese, Barbera, Montepulciano, Malbeck e Trebbiano toscano (in percentuale minore). È un vino dal colore rosso intenso, così come il profumo. Il gusto secco e morbido, lo rende perfetto per i secondi piatti a base di carne, e i formaggi“. Non bisogna dimenticare che la popolarità anche internazionale di eccellenze varietali uniche di questi vini espongono il comparto a rischio frodi e speculazioni. Prezioso il lavoro di Ispettorato Centrale Repressione Frodi, Nas, Corpo Forestale, affiancati negli ultimi anni dagli organismi di controllo terzo delle DOP e IGP, relativo ai controlli

in campo, per la verifica del rispetto delle rese per ettaro sia delle uve fresche che di quelle appassite sulla pianta. Possiamo sperare in un risultato economico importante per le imprese viticole del Basso Tavoliere, confermando il momento di grande dinamicità per un comparto agricolo considerato il riferimento per vocazione, capacità di raccontare e promuovere al meglio il territorio, innovazione e grande propensione all’internazionalizzazione. È il risultato di un mix vincente di fattori che partono dalle potenzialità del territorio e delle varietà autoctone, passando per le capacità imprenditoriali dei vitivinicoltori. Per questo è bene stigmatizzare che svendere, attraverso operazioni poco chiare, per pochi euro in più l’immagine e il valore di Doc o Igt affermatesi con grandi sacrifici e sforzi da parte di tutti, porta inevitabilmente a un danno collettivo incalcolabile.


Annie Ninchi, nata a Pesaro il 9 febbraio 1925 da Annibale Ninchi (attore) e da Adriana Scagliola, poco più che diciassettenne, fu, nella sede di Milano,la prima annunciatrice radiofonica dell’Eiar (antesignana della Rai). Bellissima, fu soprannominata l’Angelo del soldato, perché conduceva una trasmissione gior-

naliera di lettura di lettere ai soldati in guerra. Fu anche attrice teatrale. Dal 1949, sempre a Milano, partecipò alla sperimentazione televisiva. Nel 1954 a Roma, con Nicoletta Orsomando, fu tra le primissime annunciatrici della Rai. Fu una donna affascinante ma anche avventurosa: insieme con il conte Caccia-

guerra, che poi sarebbe diventato il marito, fece un raid Pesaro - Bombay in lambretta. Dopo il matrimonio, abbandonò il mondo della Tv e si ritirò a vita privata ad Ordona in provincia di Foggia (1959), dove morì il 12 gennaio 2008. Ordona ancora oggi La ricorda per la sua dolcezza, per la sua sensibilità, per la sua grandezza d’animo, per la sua signorilità e per il suo amore per gli animali.

Laureata in Materie Letterarie, ha cominciato ad insegnare nel 1978, ricoprendo nella scuola ruoli anche di prestigio, come quello di vicaria del dirigente scolastico, a far data dal 2000 ad oggi. Docente attenta ai cambiamenti e multidimensionale, convinta della necessità di qualificare sempre più la propria preparazione, non solo ha continuato a curare nel tempo il suo bagaglio culturale e professionale, frequentando numerosi corsi post lauream, ma anche partecipando ad una miriade di corsi di aggiornamento e di formazione, che hanno in progress arricchito il suo modo di essere insegnante di qualità nella scuola dell’autonomia, grazie anche alle sue

competenze pedagogiche e multimediali. Docente dai molteplici interessi, ha anche saputo dare alla comunità di appartenenza i segni della sua vivacità intellettuale, assumendo la presidenza di numerose associazioni culturali, quali

Progresso (1990-1995), La bottega stornarese dell’arte (1996-2000), Intercultura (2000-2010) e la Voce delle donne, a far data dal 2013: a tutti questi sodalizi, infatti, è riuscita a dare l’impronta della sua poliedrica personalità e della sua raffinata versatilità.


Laureatasi cum laude in Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze, Anna Maria Cardillo oggi svolge l’attività di libero professionista nell’ambito della progettazione architettonica, dell’architettura di interni, del design e, in modo specifico, del gioiello contemporaneo. La sua connaturata versatilità, coniugata ad un’effervescente curiosità intellettuale che la spinge a percorrere sentieri di innovazione continua, è la chiave del suo successo professionale, ben radicato nelle sue esperienze culturali ed artistiche, oltre che nella sua articolata produzione di accessori e di “bijoux contemporanei” che ormai sta facendo il giro del mondo. La molteplicità dei suoi interessi professionali - sostenuti da esperienze didattiche di alto profilo esplicate, in qualità di docente, presso l’Università di Firenze e presso la SISS Puglia nelle sedi di Bari e Foggia, oltre che dalle pregevoli competenze acquisite durante la frequenza del “Master in tecniche scenografiche: La sostanza della appa-

renze”, patrocinato dall’Ordine degli architetti di Roma - depone senza ombra di dubbio a favore di una personalità poliedrica e multiforme, capace di esportare la propria produzione fuori dai confini nazionali e tale da meritare riconoscimenti importanti, come quelli ottenuti durante la mostra itinerante sul gioiello contemporaneo in Giappone

e in Italia (Firenze, Torino, Casalmaggiore, ecc.) o durante la presentazione a Londra della collezione 2013 di accessori femminili e maschili. Una vera e propria risorsa del territorio è Anna Maria Cardillo, vanto della nostra terra per i successi conseguiti nella sua attività produttiva e per la multidimensionalità del suo impegno professionale.

Laureatosi nel 2005 in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Foggia con il massimo dei voti e cum laude e successivamente (2009) specializzatosi, con la più alta valutazione possibile (50/50 e lode), in Psichiatria presso la medesima Università, il dr. Antonio Ventriglio - dopo un cursus studiorum di altissimo livello, sostenuto anche da master, corsi di formazione in Italia e all’estero e da dottorato di ricerca, è oggi dirigente medico in Psichiatria presso l’Asl di Foggia, dopo alcuni anni di impegno professionale spesi a Lucera, a Jesi e nello stesso capoluogo daunio. Per quanto giovane - è nato nel 1981 - ha al suo attivo una produzione scientifica davvero ragguardevole, consistente in una moltitudine di articoli scientifici accolti in riviste nazionali ed internazionali, di capitoli pubblicati in libri internazionali in lingua inglese, di saggi sui più disparati aspetti della psichiatri e delle malattie mentali presenti in numerosi manuali italiani. Accanto alle pubblicazioni, che gli hanno procurato e continuano a procurargli apprezzamenti notevoli tra i com-

ponenti della comunità scientifica internazionale, sono ancora da ricordare le pregevoli relazioni da lui tenute nell’ambito di congressi nazionali ed internazionali, nonché la sua attività di docente presso la Università di Foggia e gli incarichi di prestigio che ricopre a livello di Società Italiana di psichiatria e nella Commissione Ethics and Review della World Psychiatric

Association (WPA). Su questa base il dr. Ventriglio si è assicurato un posto di rilievo nel campo della psichiatria e per questa ragione merita pienamente di essere destinatario del trofeo “Carolina Pugliese”, ponendosi come un medico di grande spessore professionale, oltre che come orgoglio e vanto di Carapelle e dell’intero territorio dei “5 Reali Siti”.


Laureatosi cum laude in Economia e Commercio presso l’Università di Bari, ha in progress ampliato la sua formazione culturale e professionale, arricchendola con importanti specializzazioni (Pedagogia interculturale - Teoria della comunicazione, elementi di didattica - Funzione direttiva e ispettiva nelle scuole di ogni ordine e grado) e conseguendo così gradatamente un ventaglio di competenze davvero pregevole. Vincitore di tre concorsi a cattedra nelle scuole d’istruzione secondaria di 2° grado, nel 1991 ha assunto la funzione di docente di ruolo di matematica applicata, poi di economia aziendale e, infine, si è abilitato all’insegnamento di discipline giuridiche ed economiche. Successivamente, a far data dal 2002, è docente universitario presso la Facoltà di Economia dell’ ateneo barese, dove ha svolto e continua a svolgere una significativa attività didattica e scientifica, ricoprendo anche incarichi particolarmente significativi, come quello di coordinatore accademico Erasmus nei

rapporti internazionali con diverse università spagnole e quello di componente del comitato di redazione e responsabile per il Centro-Sud della principale rivista della Società italiana degli storici economici. Vasta ed articolata è la sua produzione scientifica, molto apprezzata non solo

in Italia ma anche fuori dai confini nazionali. Notevoli anche i riconoscimenti in itinere ottenuti dal prof. Quercia, ai quali questa sera si aggiunge anche il nostro trofeo, quale tributo di stima per un docente che costituisce una vera e propria eccellenza del territorio dei “5 Reali Siti”.

Ordinato sacerdote nel lontano 15 ottobre 1944 per mano di Mons. Vittorio Consigliere, don Antonio Silba, molto amato e stimato nella sua comunità (e non solo), per la simplicitas del suo modo di essere, per le sue doti di disponibilità verso tutti, per la sua magnanimità d’animo e per la sua cultura, è stato anche un pregevole insegnante di Materie letterarie presso il Seminario di Ascoli Satriano e di Religione presso diverse scuole medie statali. Accanto alle sue qualità umane e all’eccellenza dei suoi compiti ministeriali, va, però, a lui riconosciuta anche la sua grande “passione” per la cultura, sostanziatasi non solo nella pregevole produzione storica consegnata agli studiosi e tesa a lumeggiare aspetti importanti della sua città natale, ma soprattutto nell’ “opera immane” della sistemazione e della cura dell’immenso patrimonio

documentale, presente nell’Archivio storico diocesano di Ascoli Satriano. Grazie al lavoro compiuto da don Antonio, molti studiosi - soprattutto dei “5 Reali Siti” - hanno avuto la possibilità di condurre con serenità le proprie ricerche, spesso

sotto la sua preziosa guida e la sua grande capacità di individuazione immediata della collocazione dei documenti richiesti. Una vera e propria risorsa don Antonio per l’intero comprensorio e per la Capitanata tutta.


Conosco Riccardo Faccilongo (Lucera,1946) ormai da moltissimi anni ed ho imparato nel tempo ad apprezzare la sua tenacia nell’esplorazione di sentieri pittorici sempre nuovi, alla ricerca di un nuovo segno e di una nuova organizzazione dello spazio, capaci di “raccontare” appieno il suo modo di essere e le sue scelte di vita. Lungo questo appassionante percorso - intessuto di una sorta di caparbia “fedeltà” alla pittura innovativa, funditus intesa come dinamica modalità di approccio alla realtà circostante e a quello che essa comunica a chi sa “leggerla” - è riuscito Riccardo Faccilongo a sperimentare soluzioni artistiche diverse e, nel contempo, a sfrondare la sua pittura di certi effetti di maniera, nell’intento di dare maggiore spazio ai valori concettuali, dopo l’eliminazione del “facile” e del “futile”. Una strada certamente difficile da percorrere fino in fondo, ma credo che il pittore lucerino, trapiantato da decenni a Carapelle, la stia percorrendo con dignità, proprio perché più confacente alla sua maturità di oggi come uomo e come artista. Da qualche lustro, infatti, Riccardo Faccilongo è entrato in una nuova fase del suo itinerario pittorico, avendo acquisito la coscienza che c’è dell’altro “oltre” l’apparenza delle cose, “oltre” il fenomenico, “oltre” il percepito, “oltre” il visibile. Qui è il vero focus della riflessione e, quindi, della rappresentazione dell’ intuizione della vita di Riccardo Faccilongo che - dopo la stagione delle opere segnate dalla raffigurazione naturalistica e dall’interpretazione elegiaca della realtà (Paesaggi, nature morte, mare calmo e in tempesta, oliveti, alberi secchi, barche in secca, ecc.) - è approdato all’astrattismo geometrico, rompendo definitivamente con il figurato e pervenendo così alla “destrutturazione della realtà”, negata fino alla sua eclissi totale dalla tela, con l’obiettivo di esaltare la ricerca della forma pura per il tramite dei colori e delle forme geometriche, proprio come nelle opere di Piet Mondrian. Nelle tele dell’ultimo Faccilongo, infatti, non c’è più alcun riferimento alla realtà, ma in esse trovano accoglienza solo sfere, cilindri e diversi altri elementi geometrici, plasticamente rappresentati nel loro dosato equilibrio cromatico e descrittivo

all’interno dello spazio raffigurato e “godibili” sul piano visivo attraverso l’uso dei colori primari, giallo, blu e rosso. Penso alle tele denominate Elementi nel vortice galattico (50X70), Elementi sul mare (80X40), Senza titolo

(50X70), Situazione - 13 (50X70), Situazione - 16 (55X82), Situazione di caos (60X80), che non solo rimandano l’osservatore ad un’esperienza visiva di notevole effetto, resa “affascinante” proprio dalla “rottura” dei codici pittorici usuali operata dal pittore di Carapelle, ma trasmettono nel contempo al fruitore semi di riflessione circa la drammatica realtà che ci circonda. Da “pittore - poeta delle piccole cose” e da “interprete elegiaco della natura” della prima maniera, per questa via Riccardo Faccilongo diventa “antagonista” rispetto ad una realtà alienata ed alienan-

te, da lui percepita come “estranea”, contradditoria e persino perniciosa, in essa intravedendo pericolosi segnali di un inquietante processo di disumanizzazione dell’uomo. In questa direzione l’artista carapellese diventa il “cantore dei disagi della contemporaneità” e, attraverso le sue tele che non ospitano più l’uomo, ma al suo posto solo “fantasmi di uomo”, invita ognuno di noi ad uscire dal vuoto di senso della propria originale ed irripetibile esistenza e a cercare di dare una direzione di marcia ben precisa alla propria presenza nel mondo. È innegabile, per Riccardo Faccilongo, che l’uomo si trovi oggi a vivere in una realtà demitizzata, senza certezze e prospettive, profondamente modificata dai processi di informatizzazione e di telematizzazione, che hanno in questi anni rivoluzionato il modo di pensare e la stessa convivenza umana, annullando le distanze, offrendo precise indicazioni per la programmazione e sostanzialmente cambiando i ritmi e i sistemi lavorativi. Tutto questo sul terreno delle “possibilità” offerte dalle tecnologie, ma l’artista nel contempo indugia sulla categoria della “decadenza”, cioè dei rischi, che tali radicali mutamenti producono sulla liberazione e sulla maturazione effettiva dell’umanità. Un grido di allarme, dunque, quello di Riccardo Faccilongo, che nelle sue tele non veste di certo i panni del laudator temporis acti rispetto ai progressi della tecnologia e dei processi odierni della “società dell’informazione”, ma veicola semplicemente l’idea di non perdere mai di vista che la macchina deve essere al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio della macchina. E lo fa come sa fare un artista come Riccardo Faccilongo, utilizzando con maestria la sua fertile energia inventiva e la sua abilità grafica e cromatica, sostanziatesi, l’una e l’altra, nelle dodici tele che sono state esposte, presso il palazzo ex gesuitico di Ortanova, per tutta la durata della “Settimana della cultura” (dal 12 al 18 settembre 2016) e che hanno trovato il consenso del pubblico intervenuto, capace di cogliere in toto il senso della pittura dell’artista carapellese, piena di colori e di movimenti, di turbillons materici e di vitali dinamismi.


Una pagina di storia delle plebi garganiche scritta col sangue durante la repressione post-unitaria mentre chiedevano terra e più benessere contro la miseria e lo sfruttamento della borghesia padronale. Circa centocinquant ’anni fa, la nostra terra ha conosciuto il grave fenomeno di una ribellione drammatica, il c.d. brigantaggio. In verità gli storici, forse per descrivere il ribellismo delle plebi meridionali, hanno usato il termine brigantaggio, assimilandolo talvolta ad un fenomeno di pura delinquenza comune. Così non è stato, anche se non si può parlare di un movimento organizzato. Mancano programmi e idee che possano venire incontro alle attese delle plebi meridionali. La Capitanata e il Gargano sono stati al centro di tali eventi. E ciò, si noti, mentre l’Europa viveva la seconda rivoluzione industriale. In Italia, povera di risorse come il carbone e il ferro, il 70% della manodopera era impiegata nell’agricoltura e solo il 18% nell’industria. Il restante era impiegato nel terziario. Dato allarmante: il 90% della popolazione del Sud era analfabeta. L’Europa sostanzialmente industrializzata aveva circa 38.000 km. di ferrovie, mentre in Italia ce n’erano appena 2.000 e per lo più al Nord. Si usciva, dopo il ’61 da un governo borbonico, fondato sulla corruzione e l’arbitrio, e le nuove classi dirigenti della borghesia capitalistica pensavano di fondare lo Stato sul fiscalismo, la corruzione,la camorra, la coscrizione obbligatoria e il piemontesismo. Al Sud la concorrenza dei paesi stranieri gettava l’economia in uno stato di crisi ulteriore. La vita dei contadini, dei terrazzani e dei cafoni diventava sempre più difficile. Il tenore di vita era bassissimo e la questione delle terre demaniali era irrisolta. In questo contesto fu facile innescare processi di grave tensione sociale ed economica, fomentati per lo più dal clero e dal partito borbonico di Francesco II. Alle insurrezioni la borghesia rispose con le fucilazioni e i processi sommari. Furono fucilati 5212 briganti, di cui 1459

erano della Capitanata. E di questi 505 furono passati per le armi, a volte in modo sommario. Circa 120.000 soldati furono impiegati nella repressione negli anni dal ’61 al ’65. Nel nostro territorio l’esplosione fu clamorosa. Sul Gargano, nel Molise e in Lucania le plebi vissero una pagina importante della loro storia. In particolare, al centro degli eventi furono Troia,Cagnano, Vieste, San Marco in Lamis, Mattinata, Monte Sant’Angelo,

Roccamandolfi e Vico. Le polemiche sul brigantaggio sono tante. Ma che dire della partecipazione delle donne? I nomi di Nardella, Recchiemuzze, Patetta e Palumbo sono conosciuti. Invece delle brigantesse sappiamo poco o niente. È questo un mondo del tutto inesplorato. Ricordiamo alcuni nomi: Marianna Semeraro, Giovanna Biscotti, Lucia Taronna, Donna Carmela, Angela Greco, Rosa Martinelli, Leonida Azzarone, Mattia Prencipe, Anna Di Bari, Leonarda Armillotta, Filomena Pennacchio, Giovanna Di Maggio, Anna Maria Berardi, Anna Maria Guerrieri, Mafrolla, Medina e Vescera. A Volte le donne erano drude dei briganti, tal’altra anche brigantesse. Spesso erano seviziate, rapate a zero, e persino i peli delle parti pudende venivano tagliati. Dopo, legate agli alberi, erano esposte al pubblico. A Trepuzzi, dodici braccianti donne furono violentate davanti alla madre e poi esposte. Angela Greco fu violentata davanti al marito. A San Marco

in Lamis, come racconta Michele Galante, i mariti, i fratelli vendevano mogli e sorelle per l’oro brigantesco. Ma i briganti, soddisfatti i loro istinti, se ne disfacevano subito per evitare delazioni. A volte le precipitavano vive nelle grave. Così fu per la donna del brigante Nardella. Non mancano, però, casi di briganti romantici, come Romano che scrisse alla sua Lauretta, pochi giorni prima di morire: “… ossequia i tuoi fratelli, e a voi più volte vi stringo al seno”. Qualche scrittore famoso, come Bacchelli, ispirandosi a queste storie vere, ha creato racconti commoventi, come quello del cafone Sciancuglia che uccide in duello il brigante di Tacca del lupo che gli aveva rapito la bellissima moglie di Peschici. Furono anni difficili. Le brigantesse combatterono al fianco dei briganti, come a Vieste. Qui la popolana Leonida Azzarone fu uccisa sul terrazzo dalle guardie nazionali durante uno scontro a fuoco. Stessa sorte per Lucia Taronna di Mattinata e la nostra compaesana Mattia Prencipe. Sul Gargano non ci fu un comune dove questa violenza non lasciasse un segno. Come appariva lo Stato alle plebi, se queste ne conoscevano solo i carabinieri, i bersaglieri e le guardie nazionali? Perché con una politica avveduta non si affrontò la questione delle terre demaniali? Non si costruirono strade, scuole e ospedali? Ha ragione il contadino di Roccamandolfi che si rivolse al giudice con queste parole: “Noi siamo tristi, è vero, ma i galantuomini ci hanno sempre perseguitati”. Sul Gargano, forse per la prima volta, le plebi insorsero per scrivere la loro prima pagina di storia. Giustamente Gramsci, cinquant’anni dopo, dirà che la mancata soluzione della questione contadina rappresenterà per lo Stato italiano uno degli anelli più deboli della struttura sociale. E da ciò è derivata la questione meridionale, che ancora condiziona la vita delle popolazioni garganiche, costrette a cercare lavoro al Nord o all’estero. Le classi dirigenti furono e sono responsabili dei lutti, della violenza e degli eccessi. La cultura non può ignorare tutto questo.


Gli occhi difficilmente non possono nascondere l'emozione di un padre, che nel pomeriggio di venerdì 23 settembre, il giorno di S. Pio da Pietrelcina, ha accompagnato la figlia all'altare. Sono arrivati insieme, a bordo di un Maggiolino cabriolet, la sposa Annalisa Campanaro 32 anni, e papà Michele il nostro Direttore; al seguito cinque damigelle (le cugine Antonella Di Benedetto e Fabiana Castiglione; le amiche Luigia Lacerenza, Floriana Dellatte e Maria Cri-

stina Capizzi) su di un Volkswagen T 2 Pulmino anni ’70. Ad aspettarli, davanti alla chiesa di Gesù e Maria a Foggia amici e parenti. Emozionatissima la mamma, Tiziana. Annalisa Campanaro e Gaetano Caggianiello si sono giurati amore eterno nella barocca chiesa foggiana. Il rito religioso è stato officiato da Fra Gianni Gelato. Testimoni: Roberto Ricci e Valentina Porcelli per la sposa, mentre per lo sposo Clemente Moscato

e Daniele Perdonò. Dopo il rito religioso, sposi parenti e ospiti si sono spostati presso la Sala Ricevimenti “Posta Guevara” in località Giardinetto dove hanno degustato le prelibatezze della cucina di Lucia Di Domenico accompagnate dall’animazione di Manuel Tabasco e Carlo Baldassini. Fervidi e sentiti auguri ai genitori Michele e Tiziana Campanaro e Alessandro e Rosa Caggianiello.


C’era una volta il calcio a Carapelle, una piccola cittadina conosciuta in tutta la Puglia per le gesta della sua squadra di calcio, che con la presidenza di Mariano Tarantino ha scalato le classifiche dalla Terza Categoria ai vertici del campionato di Promozione. Ma oltre alla prima squadra tanti giovani carapellesi hanno giocato a calcio nella Carapellese e nell’Atletico Carapelle, dedicando le proprie domeniche alla passione per il calcio. Con l’approdo in Promozione la formazione rossoblu è stata costretta a cambiare città trasferendosi ad Ordona, fino alla trasformazione dello scorso anno da Polisportiva Carapelle a Sporting Ordona, stessa cosa accaduta quest’anno con la Carapellese che ha trasferito il titolo all’Atletico Orta Nova, dopo aver giocato per due anni ad Ordona. L’ultima società che ha giocato al Di Gioio è stata la Juvenilia Carapelle, che nella scorsa stagione ha giocato nel campionato di Terza Categoria, ma anche la formazione del presidente Nino Parrella ha alzato bandiera bianca. Lo stato di abbandono della struttura carapellese ha costretto in questi ultimi tre anni le varie società ad allontanarsi dalla cittadina di Carapelle, con l’Amministrazione Comunale che non ha manifestato alcun interesse a migliorare la struttura. Diversamente i presidenti Mariano Tarantino e Devis Grieco hanno

trovato accoglienza rispettivamente ad Ordona ed ad Orta Nova, dove le amministrazioni comunali delle due città hanno accolto Sporting Ordona e Atletico Orta Nova con una progettualità che potrebbe a breve portare a dei lavori di miglioramento delle strutture comunali. Ad Ordona infatti a breve partiranno i lavori per la sistemazione degli spogliatoi, della tribuna e della recinzione, per permettere lo svolgimento di eventi calcistici di una certa importanza. Stesso discorso ad Orta Nova, dove l’amministrazione comunale ha fatto richiesta al Credito Sportivo per un finanziamento di circa 100.000¤, che serviranno per

sistemare la tribuna del Fanelli, per la costruzione di una tribuna dedicata agli ospiti, per lavori di sistemazione del parcheggio e per la sistemazione di spogliatoi e del terreno di gioco, oltre a quanto già accaduto in estate con la collaborazione tra Comune e Atletico che ha portato all’omologazione della struttura per la disputa di gare fino al campionato di Eccellenza. Insomma Carapelle si è fatta sfuggire una classe dirigente che Ordona ed Orta Nova hanno accolto a braccia aperte, per sognare quei traguardi che però gli sportivi carapellesi ammireranno con malinconia e tristezza, per ciò che poteva essere e non è stato.


Sono pochi i frutti e le verdure che in questo mondo globalizzato hanno potuto conservare una stagionalità che possiamo definire “obbligata”, nel senso che non c'è verso di trovarli fuori stagione importati da chissà dove. Il discorso vale per le ciliegie e le albicocche, ma anche per il prodotto di questo mese: i fichi. Testimonianze antichissime ci dicono che forse il fico è stato la prima pianta a essere coltivata dall'uomo nel bacino del Mediterraneo. Sono stati esportati anche in altri continenti, ma il grosso della loro coltivazione resta qui: non è facile farli viaggiare e quindi possiamo mangiarli soltanto quanto maturano. Vale a dire verso fine estate, se si eccettuano quelle varietà di piante che fanno frutti due volte l'anno: a giugno producono i fioroni, fichi molto grandi ma non molto buoni. Ora invece è il momento dei fichi veri, i migliori, più piccoli e dolci. Per il mercato sono coltivati, in frutteti, soprattutto nella nostra regione che divide il 90% di ciò che si trova in vendita con l’Abruzzo. La particolarità di questo frutto e di non marcire subito, ma di disidratarsi lentamente: concentrano la dolcezza e si maneggiano meglio. Il fico è presente ovunque. Tra le vigne, ai margini dell'orto o di un campo molti agricoltori ne hanno qualche pianta. Stiamo naturalmente parlando di fichi freschi, prefetti in accompagnamento con le carni o a fine pasto, ma consigliamo di cimentarsi in confetture o nell'essiccazione.. Questa è la stagione giusta per assaporarne tutto il gusto naturale e anche per prepararli in maniera anche un po’ inusuale. Se siete soliti mangiarli freschi, sbucciati e tagliati in quattro parti, in questo articolo voglio sconvolgere un po’ le vostre abitudini. Sì perché i fichi sono buonissimi per preparare confetture, torte e crostate, ma stanno bene anche con abbinamenti salati. Vi propongo alcune idea: Bocconcini di prosciutto e fichi Questo è un po’ un classico rivisitato. Di solito si prepara la focaccia con prosciutto e fichi, un specialità tipicamente romana. Noi vi proponiamo questo finger

food veloce e molto goloso. Basta dividere una fetta di prosciutto crudo a metà nel senso della lunghezza e avvolgerla intorno ad un fico non troppo grande. Se volete potete anche lasciarlo con la buccia. Confettura di fichi Sciacquate i fichi, eliminate i peduncoli e privateli della buccia. Tagliateli in quarti e teneteli da parte. Procedete sbucciando un limone, aiutandovi con un pelapatate. Tenetene le bucce da parte. Tagliatelo a metà e ricavatene il succo e tenete da parte anch'esso. A questo

punto versate i fichi in una casseruola assieme all’acqua. Aggiungete lo zucchero e le scorze del limone assieme al succo. Cominciate a scaldare ed eliminate la schiuma superficiale aiutandovi con una schiumarola per ottenere un marmellata lucida quando si raffredderà. Continuate a mescolare affinché il composto non si attacchi. Quando il composto avrà raggiunto la temperatura di 104°C (che potete misurare con un termometro da cucina), spegnete il fuoco e lasciate intiepidire. Sulla superficie dovrà formarsi una sottile pellicina che dovrete amalgamare alla confettura. Dopodiché invasate la confettura tiepida nei vasi che avete precedentemente sanificato, aiutandovi con l'apposito imbuto per la confettura e avendo cura di lasciare 1 centimetro di spazio dal bordo. Avvitate bene i tappi sanificati, ma senza stringere eccessivamente e lasciate raffreddare. Con il calore della confettura si creerà il sottovuoto, che permetterà di conservare il prodotto a lungo. Una volta che i barattoli si sa-

ranno raffreddati, verificate se il sottovuoto è avvenuto correttamente: potete premere al centro del tappo e, se non sentirete il classico “click-clack”, il sottovuoto sarà avvenuto. In caso contrario potete far bollire i barattoli in un tegame capiente per circa 30 minuti, con il tappo rivolto verso l'alto e coperti con acqua fino a metà barattolo. Dopodiché dovrete farli asciugare e raffreddare, sempre capovolti. In alternativa, basterà mettere i barattoli in microonde per circa un minuto e mezzo. La vostra confettura di fichi è pronta per essere gustata. Dopo la marmellata ecco la classica ricetta della nonna dei Secchi al naturale Ingredienti: fichi freschi maturi e sani, gherigli di noci o nocciole, un vassoio grande o un graticcio, una retina. Se si preferisce caramellarli leggermente, acqua o liquore limoncello, zucchero di canna cannella: Lavare delicatamente i fichi e tamponarli con un canovaccio pulito. Tagliarli a metà senza staccarli (per creare la coppia) nel senso della lunghezza. Sistemarli sul vassoio rivestito con carta forno o su di un graticcio ed esporli al sole girandoli 2/3 volte a giorno. Coprire il vassoio con una retina per tenere lontani gli insetti. Ritirare in casa i fichi al tramonto del sole per evitare l’umidità della notte che allungherebbe i tempi di essiccazione. Il mattino dopo esporli nuovamente al sole. I fichi saranno pronti dopo circa 2/3 giorni, avranno perso l’umidità, saranno più scuri ed appassiti. A questo punto farcire ogni coppia di fichi con gherigli di noci o nocciole tostate, pezzetti di scorza di limone o cedro se gradita. Chiudere la coppia e sistemarla su di una placca da forno rivestita con carta forno. In forno preriscaldato a 180°C per circa 10/15 minuti giusto il tempo di farli dorare. Per renderli più golosi si possono caramellare leggermente: dopo aver farcito i fichi con nocciole o gherigli di noci, chiuderli e adagiarli sulla placca da forno rivestita con carta forno. In una ciotola aggiungere qualche cucchiaio di acqua o liquore limoncello, sciogliere un cucchiaio di zucchero di canna o semolato e un pizzico di cannella, mescolare bene il tutto. Spennellare la superficie dei fichi abbondantemente e infornare per circa 20 minuti (devono dorarsi) Conservare i fichi ben asciutti in un barattolo di vetro o in sacchetti sottovuoto.


MUSAFIR Rosario Simone Ad est dell’equatore - pp. 134

Musafir, in arabo, vuol dire viaggiatore. L’autore, Rosario Simone e? un giornalista ma e? soprattutto un instancabile viaggiatore zaino in spalla. Il suo viaggio comincia alla fine degli anni Ottanta dalle sponde algerine ed arriva alle soglie del XXI secolo, in Anatolia, passando per la Libia di Gheddafi dove sono ancora evidenti le tracce della colonizzazione italiana; la Siria, paese laico in equilibrio tra crescenti tensioni religiose; l’Iraq, prima e dopo la guerra del Golfo; il Kurdistan, Stato non-Stato. Un diario che è un inno al viaggio e al suo fine più profondo: la conoscenza. Perché Rosario Simone non è un turista, non è un fuggitivo e nemmeno un esiliato: è un narratore che racconta quello che vede e Musafir è anzitutto questo: un diario di viaggio capace di trasmettere immagini vivide agli occhi del lettore. Ma nelle pagine di Simone si coglie tutta la natura dittatoriale e corrotta di governi all’epoca sostenuti dall’Occidente o dall’Unione Sovietica. Con lui viaggiamo anche in Maghreb, alla scoperta delle mille differenze tra Tunisia, Algeria e Marocco, e poi in Turchia, lungo il confine con l’Armenia e con l’Iran. E facciamo anche noi - leggendo - le stesse scoperte dell’autore, ci incantiamo come lui alla vista improvvisa del monte Ararat innevato al termine di una dura strada sterrata. Un libro che aiuta a comprendere le radici di quello che accade oggi nel Mediterraneo. Rosario Simone, ortese di nascita vive da anni in Toscana, dal 1991 lavora nell’industria farmaceutica occupandosi di export. Giornalista de “La Nazione” e del giornale on line une di Abu Dhabi “Al Ain.net”, inoltre collabora con testate svizzere, olandese, statunitense e degli Emirati Arabi.

NOSTALGICO PRESENTE LA VECCHIA DELICETO Michele Campanaro Kyathos Edizioni - pp. 183

Non rappresenta un’operazione di mera archeologia memoriale né un semplice “ritorno” letterario o sentimentale alle radici il libro di Michele Campanaro che, al contrario, contiene in sé la matura consapevolezza che il segreto della vita, per dirla con il filosofo danese Soren Kierkegaard, consiste nel procedere ricordando, nell’andare, cioè, consapevolmente incontro al futuro, senza nulla smarrire né vanificare del passato. In fondo - scrive il filosofo francese Henri Bergson - “Noi siamo il nostro passato… Esso ci segue, tutt’intero, in ogni momento … quello che abbiamo sentito, pensato, voluto sin dalla prima infanzia è là, chino sul presente, che esso sta per assorbire in sé, incalzante alla porta della coscienza”. Su questa linea di pensiero, che richiama alla mente echi di letture pavesiane (cfr. nello specifico La luna e i falò, Torino, Einaudi, 1973, p.9) o suggestioni alla maniera di Sergio Zavoli (Socialista di Dio, Milano, Arnoldo Mondadori,1981, p.15 e pp.20 -21), si colloca Michele Campanaro, giornalista e scrittore di rango - delicetano di nascita, ma foggiano di adozione - che conduce nel libro un’attenta e meticolosa rivisitazione del «piccolo mondo antico» di Deliceto, “raccontato” nella polifonia dei suoi aspetti urbanistici, umani, economici e sociali, con l’intento evidente di veicolare tra le nuove generazioni il valore delle radici che sono alla base dell’“identità” personale e collettiva di oggi, sottolineando come la memoria del «già dato» costituisca, per così dire, la terra sotto i piedi della comunità odierna, grazie alla quale tutti si sentono protetti alle spalle, perché in fondo noi siamo oggi quello che siamo stati e ci avviciniamo al futuro nel solco della continuità delle cose.




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