Introduzione: alcune nozioni di base
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CONCETTI CHIAVE 1. La natura della geografia e il ruolo della geografia umana.
2. Sette osservazioni geografiche fondamentali e i concetti che stanno alla base di esse.
3. Il concetto di regione e le caratteristiche delle regioni.
©Gumpanat/Shutterstock
Si definisce in questo capitolo la geografia umana come sapere che condivide criticamente modi di ragionare e metodi di indagine con le altre scienze sociali, e accentua però rispetto a quelle l’attenzione a come i fenomeni sociali indagati interferiscono con lo spazio o addirittura creano nuove spazialità. Si considerano poi alcuni concetti base, mediante i quali affrontare lo studio dello spazio, mostrando come in essi siano o possano essere messe all’opera le diverse concezioni di spazio: assoluto, relativo, relazionale. Un concetto classico della geografia come quello di “regione” è discusso introducendo la doverosa distinzione fra le diverse versioni di essa: regione formale, funzionale, percettiva.
Per cominciare La geografia è spesso considerata la scienza dello spazio, ossia la disciplina che si occupa dell’utilizzo dello spazio terrestre. In effetti, il termine “geografia” significa letteralmente “descrizione della Terra”, ma in realtà questo compito spetta a quasi tutte le scienze. La geografia potrebbe essere meglio definita come il sapere che ha come interrogativo di partenza il motivo per cui i fenomeni – fisici e umani – differiscono da luogo a luogo sulla superficie terrestre. Non è tuttavia necessario parlare in termini così astratti. Quasi in ogni atto della
nostra vita non possiamo evitare le implicazioni della geografia nella nostra quotidianità. La nostra conoscenza della città e del quartiere in cui viviamo o dell’università che frequentiamo è una conoscenza di natura essenzialmente geografica, in quanto si basa sulla nostra consapevolezza dell’ubicazione delle cose, dei loro rapporti spaziali e del contenuto mutevole delle varie aree e luoghi che frequentiamo. Svolgiamo le nostre attività abituali in luoghi particolari e viviamo la nostra routine quotidiana entro uno spazio geografico definito, seguendo percorsi logici di connessione fra i vari luoghi, ma per la cui scelta intervengono anche il valore, positivo
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o negativo, attribuito ai luoghi dalla società di appartenenza e dai nostri gusti personali. Come la geografia è importante nella nostra vita personale, così lo è su più ampia scala. Le decisioni assunte dalle aziende circa l’ubicazione degli stabilimenti produttivi o dei magazzini in relazione alle vie di trasporto e ai mercati si basano sullo spazio, e altrettanto quelle di coloro che decidono dove collocare centri commerciali, parchi e scuole elementari. Su scala ancora più ampia, i giudizi riguardo la proiezione del potere nazionale o la richiesta e il riconoscimento di sfere di influenza e di interesse tra paesi rivali sono correlate alle implicazioni in termini di area geografica e di distanza – per quanto, come vedremo, quest’ultima si possa intendere in modo anche molto diverso a seconda dei fenomeni esaminati. La geografia, dunque, concerne lo spazio e ciò che in esso agisce. Pensiamo ai luoghi e con essi ci relazioniamo non soltanto in funzione di dove sono situati ma, soprattutto, dei fenomeni che li riguardano o che pensiamo li possano riguardare. Il riferimento a un luogo o a un’area geografica di solito evoca delle immagini relative alla sua natura fisica o alle
attività praticate dall’uomo in quel luogo, e spesso suggerisce correlazioni fra quegli elementi fisici e quelle attività umane. Le parole “Alto Adige”, “montagne” e “sciare” potrebbero costituire un semplice esempio. Il contenuto di un’area geografica, cioè, presenta aspetti sia fisici sia culturali e la geografia mira spesso a indagare entrambi [Figura 1.1].
1.1 Geografia e geografia umana Molti geografi scelgono di identificare particolari classi di fenomeni (piuttosto che particolari aree della superficie terrestre) per studi specialistici: essi possono concentrarsi su uno o pochi aspetti dell’ambiente fisico, oppure delle popolazioni e società umane. La geografia fisica rivolge la sua attenzione al versante fisico del rapporto uomo-ambiente: si interessa delle forme fisiche della Terra e della loro distribuzione, di condizioni atmosferiche e modelli climatici, della combinazione dei suoli o dei tipi di vegetazione e consimili. L’altra branca sistematica della geografia – che rappresenta l’argomento di questo libro – è la geografia umana.
Mutevole valore dei quadri ambientali [Figura 1.1] L’Alpe di Siusi (Alto Adige) con vista verso sud-est sulle cime dolomitiche del Sassolungo e del Sassopiatto. L’Alpe è un esempio adatto a illustrare la variabile interazione fra ambiente fisico e attività umana. Esteso altopiano di quota quasi ovunque superiore ai 1700 m, e dunque occupato dalla neve per buona parte dell’anno, è stato a lungo utilizzato soprattutto per le risorse che offre in estate, vale a dire come pascolo nel quadro del sistema dell’alpeggio; da qualche decennio prevale in esso il ruolo di palestra per gli sport invernali. Gli utilizzi dell’altipiano, in successione oppure coesistenti, danno comunque l’idea di come uno stesso ambiente fisico possa assumere un valore ben diverso in funzione della società che lo ingloba nel proprio spazio di relazione.
Interrogare l’immagine Perché questa immagine ci istruisce sul “mutevole valore dei quadri ambientali”?
©Enrico Squarcina, Valeria Pecorelli
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Introduzione: alcune nozioni di base
1.1.1 La geografia umana La geografia umana si occupa del mondo come esso è e come potrebbe essere. Il suo ambito specifico di interesse è quello degli esseri umani: dove si trovano, quali sono le loro caratteristiche, in che modo interagiscono nello spazio, quali tipi di paesaggi antropici costruiscono nei paesaggi naturali che occupano. Nella geografia umana confluiscono tutti gli interessi e gli ambiti della geografia che non sono direttamente connessi con l’ambiente fisico. Il contenuto della geografia umana offre la possibilità di integrare tutte le scienze sociali, in quanto conferisce a tali scienze il necessario punto di vista spaziale e sistematico di cui altrimenti sarebbero spesso deficitarie. Per esempio, gli economisti si occupano in genere di tendenze e modelli nel tempo, più raramente nello spazio, così come la psicologia di rado considera l’interazione tra spazio e comportamento. Nel contempo, la geografia umana attinge ad altre scienze sociali nelle analisi identificate con i suoi sottosettori, quali geografia politica, economica, culturale, sociale. La geografia umana giova mirabilmente agli obiettivi di un’educazione alla socialità. Ci aiuta a capire il mondo in cui viviamo e le vicende che riguardano popoli e paesi diversi dal nostro. Chiarisce i contrasti fra società e culture, e fra i paesaggi umani che esse hanno creato nelle varie regioni della Terra. I suoi modelli e le sue spiegazioni sulle interrelazioni fra i vari elementi dello spazio terrestre ci assicurano una visione più chiara dei sistemi economici, sociali e politici all’interno dei quali viviamo e operiamo. Le sue analisi di tali sistemi spaziali ci rendono maggiormente consapevoli delle realtà e delle prospettive della nostra società in un mondo sempre più interconnesso e competitivo. Lo studio della geografia umana, dunque, può servire a renderci cittadini meglio informati, meglio capaci di capire le questioni che le nostre comunità e i nostri paesi sono chiamati ad affrontare, e meglio preparati per contribuire alla soluzione di esse.
1.2 Concetti geografici essenziali Per il geografo, lo spazio può essere inteso in senso sia assoluto sia relativo. Lo spazio assoluto è – come recita il suo stesso nome – absolutus, cioè “sciolto”, indipendente dalla natura dei fenomeni che consideriamo operanti in esso: esso è sempre uguale a se stesso e matematicamente determinabile. È lo spazio di Euclide e della fisica classica, di Galileo e
Newton. Esso è ancora fondamentale per la redazione di carte di tipo tradizionale e per la spiegazione di fenomeni di ordine fisico-ambientale, nonché di fenomeni umani propri di civiltà preindustriali (o tutt’al più tipici della prima rivoluzione industriale). Lo spazio relativo, al contrario, varia le sue proprietà in funzione dei fenomeni che dal nostro particolare punto di vista scientifico consideriamo operanti. In tale ottica, in geografia umana esso può essere visto come un prodotto sociale, dipendente dalle attività e dalle interrelazioni tra di esse. Inoltre, poiché attività e interrelazioni sono in continuo cambiamento, anche lo spazio relativo muta col passare del tempo. È bene sapere che alcuni studiosi considerano insufficiente la nozione di spazio relativo, e chiamano in causa quella di spazio relazionale, che sottintende una concezione di esso ancora più “malferma” e malleabile, in dipendenza dalla natura dei fenomeni studiati. Con questa necessaria premessa metodologica, possiamo ora esaminare alcune proposizioni tradizionalmente connesse con il concetto di spazio. Da esse emergerà l’importanza dello spazio sia nella sua versione assoluta, sia nella sua versione relativa o relazionale. Le proposizioni che esamineremo sono le seguenti. • I luoghi hanno un’ubicazione, una direzione e una distanza in relazione ad altri luoghi. • Un luogo ha una dimensione: può essere grande o piccolo. La scala è importante. • Un luogo possiede sia una struttura fisica sia un contenuto culturale. • Le caratteristiche dei luoghi si sviluppano e variano nel corso del tempo. • Gli elementi di un luogo sono in correlazione con altri luoghi. • Il contenuto dei luoghi è strutturato e spiegabile. • I luoghi possono essere raggruppati in unità definibili regioni, in base alle loro somiglianze e differenze.
1.2.1 Ubicazione, direzione e distanza L’ubicazione, la direzione e la distanza rappresentano i modi in cui comunemente possiamo valutare lo spazio che ci circonda e identifichiamo la nostra posizione in relazione ad altri elementi o luoghi di interesse.
1.2.1.1 L’ubicazione L’ubicazione dei luoghi e dei fenomeni costituisce il punto di partenza di qualsiasi nostro
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CAPITOLO 1 personale movimento e azione all’interno dello spazio nella vita quotidiana. Pensiamo e facciamo riferimento all’ubicazione in almeno due sensi diversi: assoluto e relativo. L’ubicazione assoluta consiste nell’identificazione del luogo sulla base di un sistema preciso e riconosciuto di coordinate; per questo motivo, talvolta l’ubicazione assoluta viene anche definita ubicazione matematica. Esistono molteplici sistemi riconosciuti per localizzare le posizioni. Uno di essi è il reticolato geografico di meridiani e paralleli, tramite il quale è possibile descrivere precisamente l’ubicazione assoluta di qualsiasi punto in termini di gradi, minuti e secondi di longitudine e latitudine [Figura 1.2]. Spesso vengono utilizzati anche altri sistemi di coordinate. Il sistema UTM (Universal Transverse Mercator), per esempio, basato su una serie di 60 fusi longitudinali, trova vasto impiego nelle applicazioni del sistema informativo geografico (GIS) e, opportunamente modificato nei simboli grafici, come sistema militare di riferimento su reticolo chilometrico. L’ubicazione assoluta è unica per ciascun luogo descritto, è indipendente da qualsiasi altra caratteristica od osservazione riguardo a quel luogo; essa assume ovvio valore nella descrizione legale dei luoghi, nella misurazione della distanza che separa i luoghi o nella ricerca delle direzioni tra luoghi sulla superficie terrestre. Tuttavia, quando i geografi – o gli agenti immobiliari! – asseriscono che “l’ubicazione conta”, non intendono di solito l’ubicazione assoluta, ma l’ubicazione relativa, ossia la posizione di un luogo in relazione a quella di altri luoghi o attività [Figura 1.3]. L’ubicazione relativa esprime l’interconnessione e l’interdipendenza spaziale e può avere implicazioni sociali (caratterizzazione del quartiere) ed economiche (valutazione del suolo disponibile per utilizzazioni). Sul piano immediato e personale, pensiamo all’ubicazione della biblioteca del dipartimento non in termini di indirizzo o di numero di stanza, ma del luogo in cui è situata rispetto alle nostre aule, alla mensa oppure a un altro punto di riferimento. Su scala più ampia, l’ubicazione relativa ci dice che gli individui, le cose e i luoghi esistono non in un vuoto spaziale, ma in un mondo di caratteristiche fisiche e culturali diverse a seconda del luogo. Per esempio in termini assoluti possiamo dire che la città di Milano è ubicata a latitudine 45° 28´ N e longitudine 9° 10´ E (circa). Tuttavia otteniamo una visione migliore del significato della sua ubicazione se facciamo riferimento alle sue relazioni spaziali: alla sua
posizione al confine fra alta Pianura Padana (asciutta) e bassa Pianura Padana (ricca di acque superficiali), o alla sua posizione strategica rispetto a una serie di itinerari fra il Nordeuropea e il Mediterraneo e a una direttrice pedealpina est-ovest. All’interno di Milano, per esempio, acquisiamo consapevolezza dell’ubicazione del Parco Sempione o del quartiere Città Studi non soltanto tramite il riferimento agli indirizzi o agli isolati in cui sono situati, ma tramite i loro rapporti spaziali e funzionali con i modelli complessivi di utilizzo del territorio, delle attività e della popolazione della città.
1.2.1.2 La direzione La direzione è il secondo concetto spaziale universalmente noto e utilizzato. Come l’ubicazione, la direzione ha più di un significato e può essere espressa in termini assoluti o relativi. La direzione assoluta si basa sui punti cardinali del nord, sud, est e ovest. Essi appaiono in modo uniforme e indipendente in tutte le culture, essendo derivati dai “fatti” della natura: il sorgere e il tramontare del sole per l’est e l’ovest, la posizione nel cielo del sole a mezzogiorno e di alcune stelle fisse per il nord e il sud. Spesso, inoltre, facciamo uso di direzioni relative o relazionali. Negli Stati Uniti, per esempio, si va “avanti a ovest” e “indietro a est”; ci si preoccupa del conflitto nel “Vicino Oriente” o della concorrenza economica da
[Figura 1.2] La latitudine e la longitudine di Hong Kong è 22° 15´ N e 114° 10´ E (leggi 22 gradi e 15 minuti nord; 114 gradi e 10 minuti est). La circonferenza della Terra è stata suddivisa in 360°; ciascun grado è suddiviso in 60 minuti e ciascun minuto è formato da 60 secondi di latitudine o longitudine. Quali sono le coordinate geografiche di Hanoi? 300 miglia 300 km
a 21°N
C I N A 25° Tropico del Cancro
VIETNAM
HONG KONG
Hanoi
20°N LAOS
105°E
Mare meridionale cinese Hainan Island
110°
115°
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parte dei “paesi dell’Estremo Oriente”. Questi riferimenti direzionali sono culturalmente fondati e variabili per ubicazione, nonostante si basino sui punti cardinali. Il Vicino e l’Estremo Oriente, in realtà, indicano parti dell’Asia dalla prospettiva dell’Europa; ma questi termini sono utilizzati anche nelle Americhe per ragioni di uso e costume, benché per raggiungere (per esempio) l’“Estremo Oriente” dalla California, dalla Columbia Britannica o dal Cile, normalmente si viaggi verso ovest attraverso il Pacifico. Per molti americani, “indietro a est” e “avanti a ovest” sono retaggi delle rotte migratorie delle prime generazioni che, essendo native della parte orientale del Paese, a tali direzioni facevano riferimento. Quanto alle espressioni “su a nord” e “giù a sud”, nella generalità del mondo occidentale, esse trovano origine nella consuetudine di collocare il nord nella parte superiore e il sud nella parte inferiore delle carte geografiche (laddove, per esempio, nelle mappe arabe medievali avveniva il contrario).
1.2.1.3 La distanza La distanza associa l’ubicazione e la direzione in un concetto di uso comune, che tuttavia per i geografi assume un doppio significato. Come i due concetti spaziali affini sopra menzionati, la distanza può essere considerata in senso sia assoluto sia relativo. La distanza assoluta si riferisce alla separazione spaziale tra due punti sulla superficie terrestre, misurata secondo unità standard convenzionali, come i chilometri (per luoghi molto lontani) e i metri (per punti più vicini). La distanza relativa trasforma queste misurazioni lineari in altre unità più significative per il rapporto spaziale in questione. Dovendo organizzare i nostri acquisti, sapere che due centri commerciali in concorrenza sono quasi equidistanti in chilometri dalla nostra abitazione risulterà probabilmente meno importante del sapere che, a causa delle condizioni della strada o della congestione del traffico, uno è a 5 minuti e l’altro a 15. Infatti, la maggior parte della gente, nelle sue attività quotidiane, pensa alla distanza in termini di tempo piuttosto che in termini lineari: il centro è a 20 minuti di autobus, la biblioteca è a 5 minuti a piedi. Sicuramente entra in gioco anche la fatica: un percorso di 10 minuti in salita è percepito come molto più lungo di un percorso di uguale durata ma in piano. Talvolta a trasformare le distanze, piuttosto che il tempo, sono questioni di tipo economico: una destinazione urbana potrebbe essere stimata a 10 euro di taxi di distanza, informazione in grado di
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Introduzione: alcune nozioni di base
Ubicazione relativa [Figura 1.3] La realtà dell’ubicazione relativa sul globo terrestre può essere molto diversa dalle impressioni che ci formiamo tramite le carte geografiche in piano. La posizione della Russia rispetto al Nordamerica, vista dalla prospettiva polare, evidenzia che una corretta visione dell’ubicazione relativa è importante per comprendere le connessioni e interazioni spaziali tra due aree geografiche del mondo.
Interrogare l’immagine In che senso questa carta illustra il concetto di ubicazione relativa?
influenzare la nostra decisione di compiere o meno il viaggio oppure la scelta del mezzo di trasporto da utilizzare. Da studenti universitari, sapete già che le stanze e gli appartamenti sono tanto meno costosi quanto più distano dall’università. Spesso la trasformazione della distanza lineare è di natura psicologica. Il tragitto attraverso un quartiere sconosciuto o pericoloso, da soli a piedi a notte fonda, sembra molto più lungo di una passeggiata della stessa distanza in pieno giorno attraverso un territorio familiare e non ostile. Il viaggio verso una nuova destinazione compiuto per la prima volta spesso sembra molto più lungo del viaggio di ritorno lungo lo stesso tragitto. I rapporti di distanza, la loro misurazione e il loro significato per l’interazione spaziale umana sono fondamentali per la nostra comprensione della geografia umana. Saranno trattati in dettaglio nel Capitolo 2, ma si farà continuo riferimento a essi nel corso di questo libro.
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1.2.2 Scala I geografi si occupano di scala, sebbene il termine possa essere utilizzato in diversi modi. Possiamo, per esempio, studiare un problema – come la popolazione o l’agricoltura – su scala locale, regionale o mondiale. In tal caso si fa puramente riferimento alle dimensioni dell’unità oggetto di studio. Tecnicamente, la scala suggerisce il rapporto matematico tra le dimensioni di un’area geografica su una carta e le dimensioni effettive dell’area rappresentata sulla superficie terrestre. In questo senso, la scala è una caratteristica di tutte le carte geografiche ed è essenziale per cogliere il significato di quanto su di esse è rappresentato in termini di superficie. La scala, in entrambi i sensi del termine, determina il livello di generalizzazione rappresentato. L’indagine geografica può essere estesa o ristretta; essa viene effettuata su molte scale di diverse dimensioni. Ipotizzando che l’oggetto di studio sia il clima, la ricerca e la generalizzazione incentrate sui climi del mondo differiranno per livello e tipologia dallo studio dei microclimi di una città. Avere ben presenti le implicazioni della scala è fondamentale: nel lavoro geografico, concetti, relazioni tra fenomeni e possibilità di conoscenza che hanno significato su una scala possono risultare inapplicabili su un’altra scala. Per esempio, lo studio dei modelli agricoli mondiali può riferirsi ai vari regimi climatici, alle modalità dell’organizzazione socio-agraria, alle preferenze alimentari legate alla cultura, ai livelli di sviluppo economico e ai modelli di commercio mondiale. Alcune di queste relazioni su larga scala possono risultare tuttavia di scarso interesse nello studio dei modelli di coltivazione all’interno di singole micro regioni dove la topografia, le condizioni del suolo, la dimensione delle aziende agricole, i rapporti di produzione o persino le preferenze personali di gestione sono le variabili che possono assumere la massima valenza esplicativa.
1.2.3 Le caratteristiche fisiche e culturali Tutti i luoghi hanno attributi fisici e culturali che li contraddistinguono gli uni dagli altri, conferendo loro caratterizzazione, potenzialità e significato. I geografi si interessano dell’identificazione e dell’analisi dettagliata di queste peculiarità, e tradizionalmente si dedicano in modo specifico a individuare le connessioni fra le componenti fisiche e culturali di un’area geografica: l’interfaccia fra essere umano e ambiente.
Le caratteristiche fisiche connotano aspetti naturali del luogo, come il clima e il suolo, la presenza o l’assenza di fonti idriche e risorse minerarie, le caratteristiche del terreno e simili. Tali caratteristiche del paesaggio naturale rappresentano il contesto all’interno del quale si svolge l’azione umana. Essi rappresentano – ma non impongono – il modo di vivere degli individui. La base di risorse, per esempio, è fisicamente determinata, benché il modo in cui esse sono considerate e utilizzate sia culturalmente condizionato. Le circostanze ambientali hanno un impatto diretto sul potenziale e sulla solidità dell’agricoltura (sebbene anche in questo campo il loro ruolo tenda a decrescere); indirettamente possono incidere su variabili come la struttura dell’occupazione, i flussi commerciali, la distribuzione della popolazione e i regimi alimentari nazionali. L’ambiente fisico presenta allo stesso tempo vantaggi e svantaggi, ai quali gli esseri umani devono far fronte. Così, il pericolo di eruzioni vulcaniche nelle regioni vesuviana ed etnea, di tifoni nella Cina centrale o di alluvioni monsoniche in Bangladesh deve essere tenuto in conto al pari della prosperità dell’agricoltura dovuta alle condizioni favorevoli di terreno, suolo e umidità di queste regioni o macroregioni. L’uomo, occupando un dato luogo, allo stesso tempo ne altera le condizioni ambientali. L’esistenza delle varie Agenzie Nazionali per la protezione ambientale ci ricorda che sono gli esseri umani gli agenti attivi e spesso dannosi nella continua interazione tra mondo culturale e mondo fisico [Figura 1.4]. Di fatto, ogni attività umana lascia l’impronta sul suolo, sull’acqua, sulla vegetazione, sulla vita animale e sulle altre risorse di un’area geografica, nonché sull’atmosfera comune a tutto lo spazio terrestre. L’impatto degli esseri umani è stato tanto a lungo e universalmente esercitato che sostanzialmente non esiste più alcun paesaggio naturale. La manifestazione dell’attività umana è costituita dal paesaggio culturale; anch’esso esiste su scale e livelli di visibilità differenti. Le differenze nelle pratiche agricole e nell’uso del suolo del Messico e della California meridionale appaiono chiare nella Figura 1.5, mentre le insegne, le strutture e gli abitanti di Chinatown a Los Angeles, per esempio, lasciano un’impronta minore, circoscritta all’interno del più ampio paesaggio culturale dell’area metropolitana stessa.
1.2.4 Le interrelazioni fra luoghi I concetti di ubicazione e distanza relativa che abbiamo introdotto nei paragrafi precedenti
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Introduzione: alcune nozioni di base conducono direttamente a una realtà spaziale fondamentale: i luoghi interagiscono fra loro in modi strutturati e comprensibili. Per descrivere i processi e i modelli che assume tale interazione spaziale, ai concetti di ubicazione e distanza i geografi aggiungono quello di accessibilità e di connettività. Per affrontare il problema dell’interazione spaziale, Tobler molti anni fa, ritenne di formulare quella che chiamò “la prima legge della geografia”, la quale recita che “ogni cosa è correlata a ogni altra cosa, ma le cose vicine sono più correlate tra loro di quelle lontane”. In base a questa legge, perciò, l’interazione tra i luoghi dovrebbe perdere in intensità e frequenza all’aumentare della distanza tra di essi; si tratta di una particolare formulazione dell’idea di decadimento con la distanza (distance decay), che tratteremo nel Capitolo 2. In molti casi tale legge può essere verificata: è più probabile che voi scegliate di andare in un fast-food vicino a casa o in un ristorante quasi identico dall’altra parte della città? Per quanto le decisioni degli esseri umani siano per molti versi imprevedibili e spesso dovute a ragioni oscure, in casi semplici come questi – come nella maggior parte dei casi analoghi – la scelta cadrà sul posto più vicino. La considerazione della distanza comporta la valutazione dell’accessibilità. Quanto pesa superare l’attrito della distanza? In altri termini, quanto è arduo sormontare l’ostacolo della separazione di tempo e spazio fra i luoghi? La distanza isolò l’Estremo Oriente dall’Europa, fino a quando le navi, quindi i treni, infine gli aerei, non ridussero la distanza/ tempo tra i continenti. Tutte le zone delle città antiche e medievali erano accessibili a piedi; si trattava di “città pedonali”, uno status perduto quando con l’industrializzazione le città aumentarono in estensione e numero di abitanti. L’accessibilità tra distretti urbani poté essere mantenuta soltanto tramite lo sviluppo di sistemi di trasporto con mezzi pubblici, i cui itinerari stabili assicuravano maggiore facilità di spostamento tra i punti collegati (a scapito peraltro dei punti non collegati). L’accessibilità, perciò, evoca l’idea di connettività, un concetto più ampio che implica tutti i modi, tangibili e non tangibili, in cui i luoghi sono collegati: dalle linee telefoniche, dalle reti stradali, dalle condutture e dalle fognature; dai liberi percorsi in aperta campagna, dalle trasmissioni radiofoniche e televisive diffuse uniformemente da una centrale. Nel caso di rotte fisse e di flusso canalizzato, le reti – gli schemi di percorsi che collegano i luoghi – determinano l’efficienza di movimento e di collegamento. Nelle attuali società avanzate,
©ImagineStock/Shutterstock [Figura 1.4] Siti come questa discarica si incaricano di ricordarci continuamente del funesto impatto esercitato sull’ambiente dagli uomini, a causa dei rifiuti che producono. Qui le ruspe al lavoro per compattare rifiuti solidi e spargere su essi giornalmente una copertura “sanitaria”.
©NASA [Figura 1.5] Questa immagine della NASA mostra contrastanti paesaggi culturali lungo il confine fra il Messico e la California. Spostando lo sguardo dal Salton Sea (la macchia scura nella parte alta dell’immagine) in direzione sud verso il terreno agricolo che si estende fino al bordo dell’immagine, si può osservare come la regolarità dei campi e i colori vivaci (che rappresentano la vegetazione in fase di crescita) cedano il posto a una marcata frattura, dove sono evidenti campi di forma irregolare e un’agricoltura meno prospera. Al di sopra della frattura c’è l’Imperial Valley della California, al di sotto del confine c’è il Messico.
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CAPITOLO 1 la ricerca di accessibilità e connettività immediate e universali è un fatto consueto e indiscusso. Proliferano le tecnologie e i congegni per ottenerle, come dimostrano i nostri stili di vita. I telefoni cellulari, le e-mail, la connessione a Internet a banda larga e senza cavi, i sistemi di instant messaging e simili hanno cancellato le barriere di tempo e di spazio che un tempo separavano e isolavano gli individui e i gruppi, riducendo al contempo la nostra subordinazione al movimento fisico e alle reti fisse sul territorio. I livelli di accessibilità e connettività, quindi, cambiano in modo palese nel tempo. Tra luoghi collegati esiste inevitabilmente un interscambio. La diffusione spaziale è il processo tramite il quale un’idea o un elemento si diffondono da un centro di origine a punti più distanti, con i quali sono direttamente o indirettamente collegati. La velocità e l’estensione di tale diffusione sono influenzate dalla distanza che separa il centro di origine di una nuova idea, o magari di una nuova tecnologia, e altri luoghi in cui essa viene alla fine adottata. La velocità di diffusione dipende anche dalla densità di popolazione, dai mezzi di comunicazione, dagli ovvi vantaggi dell’innovazione e dall’importanza o dal prestigio del nodo di origine. I concetti relativi alla diffusione saranno approfonditi nel corso del Capitolo 4. I geografi studiano le dinamiche delle relazioni spaziali. Movimento, connessione e interazione fanno parte dei processi economici e sociali che caratterizzano i luoghi e le regioni. Dallo studio geografico di tali relazioni emerge la consapevolezza che l’interazione spaziale è un principio fondamentale di organizzazione della vita umana sulla Terra. È tale consapevolezza che, diventata universale, viene continuamente espressa con il termine globalizzazione. La globalizzazione comporta l’aumento dell’interconnessione fra popoli e società in tutte le parti del mondo, man mano che l’intera gamma di processi sociali, culturali, politici, economici e ambientali diventa internazionale per scala ed effetto. La globalizzazione, favorita dai continui progressi in termini di accessibilità e connettività a livello mondiale, comprende gli altri concetti geografici essenziali di interazione, accessibilità, connettività e diffusione spaziale. Le implicazioni della globalizzazione saranno discusse in maggiore dettaglio negli ultimi capitoli di questo libro.
1.2.5 Il contenuto strutturato dei luoghi Uno dei punti di partenza nella ricerca geografica concerne il modo in cui gli elementi
sono ripartiti su un’area geografica (per esempio, le chiese o i supermercati all’interno di una città). Questo interesse distingue la geografia da altre scienze, fisiche o sociali, e sta alla base di molte domande che i geografi si pongono. Dov’è situato un elemento? In quale modo tale collocazione si relaziona con gli altri elementi? Com’è avvenuta la localizzazione che noi possiamo osservare? Alla base di tali quesiti c’è la convinzione che i fenomeni ricadenti in un’area geografica siano organizzati o strutturati in modo intelligibile. La disposizione degli elementi sulla superficie terrestre prende il nome di distribuzione spaziale e può essere analizzata sulla base degli aspetti comuni a tutte le distribuzioni spaziali: densità, dispersione e modello di distribuzione.
1.2.5.1 La densità La misura del numero o della quantità di qualsivoglia elemento all’interno di una determinata unità areale rappresenta la sua densità. Essa, perciò, non è semplicemente un computo di elementi, ma un computo di elementi in relazione allo spazio nel quale si trovano. Quando la relazione è assoluta, come nel caso della popolazione o delle unità abitative per chilometro quadrato, si parla di densità numerica. Talvolta è più utile rapportare il numero degli elementi a uno specifico tipo di area. La densità fisiologica, per esempio, è la misura del numero di persone per unità di superficie di terreno coltivabile. La densità definita in termini di popolazione verrà discussa nel Capitolo 3. Il numero che rappresenta una densità è un dato di fatto, ma non è necessariamente utile in se stesso. Infatti, le densità sono di solito impiegate come termini di paragone, ossia le une rispetto alle altre. Definire una certa densità elevata o bassa implica un confronto con uno standard noto, con una media o con un’altra area. Si può per esempio dire che la provincia di Verona, con 298 abitanti per chilometro quadrato (dati ISTAT 31.12.2017), ha una densità di popolazione elevata se confrontata con la confinante provincia di Trento (87 abitanti per chilometro quadrato), e una bassa se confrontata con la provincia di Napoli (2630,5 abitanti per chilometro quadrato). 1.2.5.2 La dispersione La dispersione (o, al suo opposto, la concentrazione) rappresenta il livello di diffusione di un fenomeno su un’area; non dà informazioni sul numero di elementi, ma su quanto distanti essi sono. Se gli elementi sono
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vicini in termini spaziali, si dicono accentrati o agglomerati, altrimenti sono dispersi o sparsi [Figura 1.6]. Se l’intera popolazione di un grande comune urbano (un valido esempio è quello di Roma) si concentrasse entro i confini della città compatta, si potrebbe dire che la popolazione è accentrata. Se invece (come effettivamente avviene), la stessa popolazione è diversamente distribuita, e molti abitanti residenti nel comune abitano in realtà in periferie decentrate, occupando una più ampia porzione territoriale del comune stesso, la popolazione risulta più dispersa. In entrambi i casi, la densità di popolazione (ossia il numero di abitanti in relazione all’area del comune) sarebbe la stessa, ma la distribuzione cambierebbe. Poiché la dispersione ha a che fare con la distanza degli elementi l’uno dall’altro; una distribuzione che potrebbe essere definita accentrata (elementi poco distanziati) su una scala di riferimento, potrebbe risultare dispersa (elementi molto distanziati) su un’altra scala.
1.2.5.3 Il modello di distribuzione La disposizione geometrica degli oggetti nello spazio assume il nome di modello (pattern) di distribuzione. Come la dispersione, anche il modello di distribuzione fa riferimento alla presenza nello spazio, ponendo tuttavia l’accento sulla disposizione degli elementi piuttosto che sulla distanza fra di essi [Figura 1.7]. La distribuzione delle città lungo una ferrovia o delle case lungo una strada può essere considerata lineare. Nel caso in cui gli elementi sono concentrati attorno a un unico nodo, si parla invece di modello accentrato. Infine, un modello casuale appare quello meglio atto a descrivere una distribuzione irregolare e non strutturata. Il sistema cosiddetto di “centuriazione”, col quale si organizzava il territorio agricolo nelle regioni conquistate ex novo nella Roma repubblicana, crea un modello rurale ortogonale ovvero a scacchiera. Infatti esso nella sua forma classica, ancora ben decifrabile
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Introduzione: alcune nozioni di base
Densità e dispersione [Figura 1.6] Densità e dispersione suggeriscono ciascuna qualcosa di diverso riguardo al modo in cui gli elementi sono distribuiti in un’area. La densità è semplicemente il numero di elementi o di ricorrenze di un fenomeno all’interno di un’area definita; essa rimane identica indipendentemente dal modo in cui gli elementi sono distribuiti. La densità delle case per chilometro quadrato, per esempio, è la stessa sia in (a) sia in (b). La dispersione riguarda la vicinanza o la distanza. Le case in (a) sono più disperse di quelle in (b), che sono più accentrate.
Interrogare l’immagine In che modo l’immagine illustra la differenza tra il concetto di densità e quello di dispersione?
specie nella Pianura padana (per esempio nel Veneto centrale, e in un’amplissima fascia a nord della Via Emilia da Fiorenzuola a Cesena), presuppone la suddivisione di tale territorio in quadrati, ciascuno col lato di 710 metri, pari a venti volte un actus (l’actus è una misura ergonomica, pari alla distanza che mediamente un tiro di buoi poteva arare senza fermarsi). Su questo modello si è organizzato fino a tempi recenti gran parte dell’insediamento nelle rispettive aree. Lo schema ortogonale si riscontra anche nella pianta di molte città: di nuovo quelle romane, ma anche quelle imperiali cinesi (orientate secondo i punti cardinali in base al principio geomantico del fengshui), le “terre nuove” o le bastides di fondazione medievale in Italia o in
[Figura 1.7] Il modello descrive l’organizzazione spaziale. Il modello lineare delle città in (a) probabilmente segue il percorso di una strada o di una ferrovia, oppure il corso di un fiume. La città centrale in (b), con le sue vicine periferie, rappresenta un modello centralizzato, mentre i punti in (c) sono distribuiti in modo casuale.
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CAPITOLO 1 Francia, le città delle colonie spagnole d’America, quelle degli Stati Uniti dal ’700 in poi… Il modello esagonale delle aree di mercato dei centri agricoli è un pilastro della teoria delle località centrali, discussa nel Capitolo 10. Tali riferimenti alla geometria dei modelli di distribuzione ci aiutano a visualizzare e a descrivere la disposizione strutturata degli elementi nello spazio.
1.2.6 La somiglianza fra i luoghi e il concetto di regione Le caratteristiche distintive dei luoghi in termini di contenuto e di struttura suggeriscono immediatamente due concetti chiave dal punto di vista geografico. Il primo è che sulla superficie terrestre non possono esistere due luoghi esattamente identici. Non soltanto, infatti, i luoghi hanno ubicazioni assolute diverse, ma – come per i tratti somatici del volto – l’esatta combinazione di caratteristiche fisiche e culturali di un luogo non risulta mai esattamente duplicata. Poiché la geografia è una scienza dello spazio, l’inevitabile unicità di un luogo sembrerebbe imporre problemi di generalizzazione delle informazioni spaziali impossibili da risolvere. Che questo non si verifichi dipende dal secondo concetto: il contenuto fisico e culturale di un’area geografica e le interconnessioni dinamiche fra individui e luoghi evidenziano somiglianze spaziali. Per esempio, un geografo che effettua ricerca sul campo in Francia potrebbe riscontrare che tutti i contadini di una zona usano la stessa particolare tecnica per costruire le recinzioni intorno ai campi. Spesso tali somiglianze sono talmente impressionanti da indurci a concludere che esistono delle regolarità spaziali: ci consentono così di riconoscere e definire le regioni, ossia zone della Terra che mostrano elementi significativi di uniformità interna e di differenza esterna rispetto ai territori circostanti. I luoghi, perciò, presentano sia somiglianze sia differenze rispetto ad altri luoghi e creano modelli di differenze areali e di coerente somiglianza spaziale. Il problema che si pongono lo storico e il geografo è analogo: entrambi, infatti, devono operare generalizzazioni riguardo a oggetti di studio che sono sostanzialmente unici. Lo storico crea periodi storici di riferimento e di studio certamente arbitrari, ma significativi ed efficienti. I “ruggenti anni Venti” e l’“età vittoriana” sono espressioni concise e immediate, le quali indicano specifici intervalli di tempo al loro interno piuttosto complessi ed eterogenei, ma sensibilmente diversi da quelli
che li hanno preceduti o seguiti. La regione rappresenta per il geografo quello che l’età rappresenta per lo storico. È un espediente di generalizzazione delle aree geografiche che consiste nel suddividere in componenti la complessa realtà della superficie terrestre. Nella necessità di generalizzare sia il tempo sia lo spazio, ci concentriamo su elementi chiave comuni o su somiglianze fra le età o le aree geografiche in esame. Sia nel caso della storia sia in quello della geografia, i nomi assegnati ai periodi e ai luoghi servono a identificare l’intervallo di tempo o la regione e a trasmettere al destinatario un messaggio che associa a quel periodo o a quel luogo una serie di caratteristiche che non si intendono casuali, ma strutturali. Abbiamo tutti un’idea complessiva del significato del termine “regione” e lo utilizziamo quotidianamente nei discorsi e nelle azioni. Visitiamo “i centri storici” o “andiamo in centro”; progettiamo di andare in vacanza in “Maremma” o di ritirarci da pensionati nella “Riviera [ligure] di Ponente”, o pensiamo a quali conseguenze potranno avere le condizioni meteorologiche dell’“Europa mediterranea” sui prezzi delle primizie o degli agrumi per l’anno a venire. In ciascuno di questi casi, disponiamo di un’immagine mentale delle aree menzionate e, per ciascuna di esse, abbiamo effettuato un’informale classificazione del luogo per comunicare concetti di spazio, di organizzazione e di contenuto alquanto complessi. Abbiamo applicato il concetto di regione per mettere ordine nell’immensa varietà della superficie terrestre. Le regioni non sono prestabilite in natura più di quanto lo siano le “età” nel corso delle vicende umane. Le regioni sono espedienti artificiali, sintesi spaziali atte a mettere ordine nell’infinita varietà della superficie terrestre. Alla base di esse stanno l’identificazione e la mappatura di distribuzioni spaziali, ossia la ricorrenza sul territorio delle caratteristiche di tipo ambientale, umano e organizzativo in esame. Per esempio, l’ubicazione della popolazione che parla idiomi occitanici oppure ladini in Italia rappresenta una distribuzione che può essere identificata e cartografata. Esistono tante distribuzioni spaziali quanti sono gli elementi di area fisici, culturali o di connettività che si può immaginare di esaminare. Poiché le regioni sono costrutti mentali, può capitare che osservatori diversi che si avvalgono di criteri diversi attribuiscano la stessa identità regionale a unità areali diversamente delimitate [Figura 1.8].
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Introduzione: alcune nozioni di base In ciascun caso, tuttavia, le caratteristiche chiave selezionate per lo studio regionale, se esplicitate, contribuiscono alla comprensione di un argomento o di un problema specifico.
Parola-chiave
1.2.6.1 Tipi di regioni Le regioni possono essere formali, funzionali o percettive. Una regione formale o uniforme è caratterizzata da un’essenziale uniformità di una o di un certo numero di caratteristiche fisiche o culturali, oppure politiche. La vostra Regione (intesa come organismo istituzionale specifico italiano), così come un Land tedesco o un Cantone svizzero, è una regione politica formale precisamente delimitata, all’interno della quale vigono in alcuni settori una legge e un’amministrazione uniformi; negli Stati Uniti, il termine “fascia della Bibbia” (Bible belt) evoca una regione basata su caratteristiche di tipo religioso. Nel corso del libro incontreremo regioni culturali formali (omogenee) all’interno delle quali vi sono caratteristiche standardizzate di lingua, religione, etnicità o economia. La Figura 1.9a e le carte geografiche fisiche e politiche all’interno di questo libro mostrano altri modelli di regione formale. Su qualsiasi base sia definita, la regione formale è l’area geografica più ampia per la quale è possibile effettuare una valida generalizzazione in termini di uniformità delle caratteristiche.
Qualsiasi affermazione attinente a una parte di essa vale anche per le altre. La regione funzionale o nodale, al contrario, può essere visualizzata come un sistema spaziale. Le sue parti sono interdipendenti, e per tutta la sua estensione essa opera come unità dinamica e organizzativa. Una regione funzionale possiede un’unità non in termini di contenuto statico, ma di connettività operativa. Essa presenta un’area centrale nella quale le sue caratteristiche peculiari si manifestano più chiaramente, per perdere rilevanza man mano che ci si sposta verso i margini o la periferia. Al variare di intensità ed estensione del controllo e dell’interazione all’interno dell’area, variano di conseguenza i confini della regione funzionale. Nel contesto italiano, le zone commerciali delle città, le “sfere di influenza” e i territori subordinati alla centralità finanziaria, amministrativa, di vendita all’ingrosso o al dettaglio esercitata dai centri principali di un’area come il Piemonte, poniamo, costituiscono esempi tipici [Figura 1.9b]. Le regioni percettive sono meno rigorosamente strutturate rispetto alle regioni formali e funzionali ideate dai geografi. Dato che riflettono sensazioni e immagini, esse possono risultare più significative nella vita e nelle azioni di coloro i quali le individuano rispetto alle più astratte regioni ideate dai geografi.
I confini regionali sono discutibili [Figura 1.8] Il Middle West degli Stati Uniti visto da diversi geografi professionisti. Il concordare sulla necessità di riconoscere un ordine spaziale e di definire delle unità regionali non implica unanimità nella scelta dei criteri di individuazione dei confini. Tutte le fonti concordano sull’importanza del Middle West come entità regionale nella struttura spaziale degli Stati Uniti e sul suo nucleo centrale, ma si differenziano quanto a delimitazione dei suoi confini.
Interrogare l’immagine Cosa ci insegnano queste immagini riguardo ai confini di una regione?
(a)
(b)
(c)
Fonti: (a) John H. Garland (a cura di), The North American Midwest, 1955, proprietà dell’Autore; (b) John R. Borchert, Jane McGuigan, Geography of the New World (Chicago: Rand McNally, 1961); (c) Otis P. Starkey, J. Lewis Robinson, The Anglo-American Realm (New York: McGraw-Hill, 1969).
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CAPITOLO 1
Parola-chiave
La gente comune ha un’idea chiara della variazione spaziale e adopera il concetto di regione per distinguere fra entità territoriali. Gli individui, singolarmente e collettivamente, concordano circa il luogo in cui vivono. Le aree “vernacolari” locali che essi individuano esistono nelle loro menti e si riflettono nei nomi di carattere regionale utilizzati negli scambi commerciali, dalle squadre sportive o negli slogan pubblicitari. La frequenza dei riferimenti al “Canavese”, al “Polesine” o alla “Ciociaria” (termini che non trovano riscontro
in alcuna partizione territoriale istituzionale) è indice di questo tipo di consenso e di consapevolezza regionali. Tali aree di influenza vernacolare locale riflettono il modo in cui gli individui considerano lo spazio, mantengono i loro legami con esso e interpretano il loro mondo. Su scala diversa, enclavi etniche urbane nelle città degli Stati Uniti (vedi Capitolo 6), come Little Italy o Chinatown, comportano nei loro abitanti identità regionali dello stesso tipo. Quali regioni percettive avete ben chiare nella vostra mente?
Regione formale e regione funzionale [Figura 1.9] (a) Questa carta geografica generalizzata sull’utilizzo del suolo in Australia è composta da regioni formali le cui caratteristiche economiche interne mostrano uniformità essenziali, che le distinguono dai territori adiacenti con diverse condizioni di utilizzo. (b) Interdipendenze non gerarchiche tra i centri della rete urbana del Piemonte: servizi alle famiglie. La carta individua, all’interno del Piemonte inteso come Regione giuridica-istituzionale, una serie di sub-regioni di tipo funzionale, ossia definite non da uniformità territoriali di tipo formale, ma di complementarità funzionali. In questo caso si individuano quei centri che, in virtù del diffondersi di servizi una volta relativamente rari, al momento dell’indagine presentavano, per lo specifico livello funzionale individuato da tali servizi, una capacità di attrazione pari a quella di altri centri vicini.
Interrogare l’immagine A partire dalle due immagini, definire la natura della regione formale e della regione funzionale.
Domodossola
Novara
Torino
Alessandria
(a)
Fonte: (b) Ridisegnata da C. Emanuel, Integrazione e nuove gerarchie di una spazio regionale: la Padania centro-occidentale, in R. Innocenti, R. Paloscia (a cura di), La riqualificazione delle aree metropolitane (Milano, Angeli, 1990) pp. 169-187.
Cuneo
(b)
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Introduzione: alcune nozioni di base
In sintesi La geografia si occupa dello spazio terrestre e del suo contenuto fisico e culturale. Nel corso della sua lunga storia, la geografia è rimasta coerente nel concentrarsi sulle interazioni fra essere umano e ambiente, le interconnessioni fra luoghi e le somiglianze e le differenze nel contenuto fisico e culturale delle varie aree geografiche. Gli interessi collettivi dei geografi si riassumono nei quesiti analitici che essi si pongono in termini di spazio e sistemi. Le risposte a tali quesiti vengono interpretate attraverso i concetti fondamentali di spazio e luogo, ubicazione, distanza, direzione, evoluzione e interazione spaziale e organizzazione regionale. I geografi utilizzano carte geografiche e modelli per astrarre dalla complessa realtà spaziale e isolare le sue componenti per studiarle separatamente. Le carte geografiche costituiscono rappresentazioni imperfette della tridimensionalità della Terra e delle sue parti su una superficie bidimensionale. In queste rappresentazioni, nonostante alcune o tutte le caratteristiche del reticolato geografico risultino distorte, si guadagna in termini di comodità e gestibilità dei dati. Le informazioni spaziali possono essere rappresentate visivamente in vari modi, ciascuno ideato per semplificare e chiarire l’infinita complessità del contenuto spaziale. I geografi impiegano anche modelli verbali e matematici con le stesse finalità di astrazione e analisi. Nel loro studio della superficie terrestre, in quanto spazio occupato e modificato dagli esseri umani, i geografi possono concentrarsi sull’integrazione dei fenomeni fisici e culturali in una specifica zona della Terra (soffermandosi così sulla geografia “regionale”). Possono altresì porre l’accento sulla geografia “sistematica” attraverso lo studio dei sistemi fisici terrestri oppure, come in questa sede, dedicare particolare attenzione all’umanità. Questo è un testo di geografia umana: la sua attenzione è rivolta alle interazioni umane sia con gli ambienti fisici occupati e modificati dagli esseri umani sia con gli ambienti culturali da essi creati. Osserviamo come gli individui percepiscono i paesaggi e le regioni in cui vivono, agiscono al loro interno e fra di essi, li scelgono e li organizzano a seconda dei diversi interessi culturali, politici ed economici delle società umane. Questo testo rientra chiaramente fra quelli di scienze sociali ma, come tutta la geografia, si basa sulla Terra nella sua dimensione fisica in quanto patria degli esseri umani: il testo è dedicato alla geografia umana e, come tale, si occupa del modo in cui tale patria è stata modificata dalle società e dalle culture.
Domande di riepilogo 1. In quali due significati e con quali diverse finalità utilizziamo il termine ubicazione? 2. Descrivete il sito e la situazione della città in cui vivete, lavorate o studiate. 3. Che tipo di trasformazioni della distanza suggerisce il termine distanza relativa? In che termini il concetto di distanza psicologica si collega a quello di distanza relativa? 4. Quali sono gli elementi comuni della distribuzione spaziale? A quali diversi aspetti della disposizione delle cose nello spazio si rivolgono? 5. Quali sono le caratteristiche comuni delle regioni? In che termini regioni formali e funzionali si differenziano per concetto e definizione? Che cos’è una regione percettiva?
Per fare il punto 1. Qual è la natura della geografia e il ruolo della geografia umana? La geografia è una scienza che si occupa di come la fisionomia delle aree geografiche terrestri si differenzia a seconda del luogo. L’attenzione della geografia umana è rivolta verso le variazioni spaziali delle caratteristiche dei popoli e delle culture, su come gli uomini interagiscono nello spazio e utilizzano e alterano i paesaggi naturali che occupano. 2. Quali sono le osservazioni geografiche fondamentali e i concetti che stanno alla base di esse? Le osservazioni geografiche fondamentali riguardano le caratteristiche dei luoghi, le interazioni fra di loro e le interazioni degli esseri umani con essi. I concetti che stanno alla base di tali osservazioni implicano caratteristiche specifiche del luogo come ubicazione, direzione, distanza, dimensioni, scala, caratteristiche fisiche e culturali, interconnessioni, somiglianze e differenze regionali. 3. Qual è il concetto di regione e quali sono le caratteristiche generali delle regioni?
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CAPITOLO 1 Il concetto di regione suggerisce che le caratteristiche fisiche e culturali della superficie terrestre sono razionalmente stabilite da processi comprensibili. Tutte le regioni individuate sono caratterizzate da ubicazione, estensione spaziale, confini definiti e posizione all’interno di una gerarchia di regioni. Le regioni possono essere per loro natura “formali” (uniformi) o “funzionali” (nodali). 4. Perché i geografi utilizzano le carte geografiche e in che modo in esse vengono rappresentate le informazioni spaziali? Le carte geografiche sono gli strumenti che i geografi di solito utilizzano per identificare e delimitare le regioni e per analizzarne il contenuto. Esse rendono possibile lo studio delle aree geografiche e delle loro caratteristiche, che altrimenti, sulla superficie terrestre, apparirebbero troppo estese per poter essere osservate o comprese nella loro interezza. 5. Oltre che con le carte geografiche, in quali altri modi è possibile visualizzare o analizzare i dati spaziali? A livello informale, ciascuno di noi crea le proprie “carte mentali”, che rispecchiano impressioni e informazioni assai personali riguardo all’organizzazione spaziale delle cose (per esempio edifici, strade, caratteristiche del paesaggio). A un livello più formale, i geografi considerano il contenuto di un’area geografica come formante un sistema spaziale al quale è possibile applicare le tecniche di analisi dei sistemi spaziali e la costruzione di modelli.
Approfondimenti online sul sito web del volume • L’evoluzione della disciplina: il Libro di Ruggero
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