PARTE I Le
dimensioni dell’antropologia
Capitolo 1 Che cos’è l’antropologia Capitolo 2 La cultura Capitolo 3 Panoramica delle teorie antropologiche
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Che cos’è l’antropologia
In questo capitolo 1.1
La diversità umana
1.2
Adattamento, variazione e mutamento
1.3 Le discipline antropologiche 1.3.1 Antropologia culturale 1.3.2 Antropologia archeologica 1.3.3 Antropologia biologica o fisica 1.3.4 Antropologia linguistica 1.4 Antropologia e altre discipline accademiche 1.4.1 Antropologia culturale e sociologia 1.4.2 Antropologia e psicologia 1.5
Il metodo scientifico 1.5.1 Teorie, associazioni e spiegazioni 1.5.2 Il valore e le limitazioni della scienza
1.1 LA DIVERSITÀ UMANA Gli antropologi studiano gli esseri umani appartenenti a ogni tempo e a ogni luogo, ovunque essi si trovino o vivano, si siano trovati o abbiano vissuto – nel Kenya settentrionale, in un caffè in Turchia o in un centro commerciale di una città europea. L’antropologia è l’esplorazione della diversità umana nel tempo e soprattutto nello spazio. Questa disciplina studia quindi la condizione umana nel suo aspetto globale: passato, presente e futuro; biologia, società, linguaggio e cultura. Di particolare interesse è la diversità che si origina dal fenomeno dell’adattabilità umana. Gli esseri umani sono tra gli animali più adattabili al mondo. Gli abitanti delle Ande del Sudamerica si svegliano in villaggi situati a quasi 5000 metri sopra il livello del mare e si inerpicano per altri 450 metri circa per lavorare nelle miniere di stagno. Gli indige-
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ni che vivono nel deserto australiano adorano gli animali e discutono di filosofia. Gli abitanti dei Tropici sopravvivono alla malaria. Gli uomini hanno camminato sulla superficie della Luna. Il modello della nave spaziale Enterprise custodito presso lo Smithsonian Institution di Washington è il simbolo del desiderio di “esplorare strani, nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”. Il desiderio di conoscere l’ignoto, di controllare ciò che sfugge al controllo, di creare ordine dal caos trova espressione in ogni popolo della terra. Creatività, adattabilità e flessibilità sono attributi umani elementari: la diversità umana costituisce l’argomento principale dell’antropologia. Gli studenti sono spesso sorpresi dall’estensione del campo dell’antropologia. L’antropologia è una scienza specificatamente comparativa e olistica. L’olismo si riferisce allo studio della condizione umana considerata nel suo insieme: passato, presente e futuro; biologia, società, linguaggio e cultura. La maggior parte delle persone crede che gli antropologi si dedichino allo studio dei fossili e delle culture preindustriali non occidentali, e in effetti alcuni studiosi di antropologia sono impegnati in queste attività, ma l’antropologia è assai più complessa dello studio delle popolazioni preindustriali: è un campo di indagine comparativo che prende in esame tutte le società, semplici e complesse. Le altre scienze sociali tendono a concentrarsi su una sola società, spesso una nazione industriale come l’Italia o gli Stati Uniti, mentre l’antropologia offre una prospettiva transculturale unica, mettendo costantemente a confronto le tradizioni di diverse società. Gli esseri umani condividono la vita sociale, ossia la vita organizzata in gruppi, con altri animali, tra cui babbuini, lupi e persino formiche. Ciò nonostante, la cultura è un tratto caratteristico unico della specie umana. Le culture sono l’insieme di tradizioni e costumi, trasmessi attraverso forme di insegnamen-
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to, che formano e guidano le credenze, le visioni del mondo e il comportamento degli individui in società. I bambini apprendono tali tradizioni crescendo in una specifica società, mediante un processo denominato inculturazione. Nelle tradizioni culturali rientrano costumi e opinioni, sviluppati nel corso delle generazioni, su quelli che sono i comportamenti propri e impropri. Queste tradizioni rispondono a domande quali: come dovremmo fare le cose? Come è possibile dare un significato al mondo? Come siamo in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato? Che cosa è giusto e che cosa è sbagliato? Una cultura crea una certa coerenza e omogeneità nei comportamenti e nel modo di pensare degli individui che vivono in seno a una determinata società. L’elemento più importante delle tradizioni culturali è la loro trasmissione attraverso l’insegnamento piuttosto che mediante l’eredità biologica. Pur non essendo biologica in sé, la cultura si basa comunque su alcune caratteristiche proprie della biologia umana. Per oltre un milione di anni, gli esseri umani hanno mostrato di possedere almeno alcune delle capacità biologiche da cui dipende lo sviluppo della cultura: la capacità di apprendere, di pensare simbolicamente, di utilizzare il linguaggio e di impiegare strumenti e altri prodotti per l’organizzazione della vita e l’adattamento all’ambiente. L’antropologia confronta e valuta i principali interrogativi alla base
Panoramica Esplorando la diversità umana biologica e culturale sia nel tempo sia nello spazio, l’antropologia si confronta con gli interrogativi alla base dell’esistenza e della sopravvivenza degli esseri umani: come si è originato l’uomo, come è cambiato il genere Homo, come cambia anche oggi. Quella antropologica è una scienza olistica, che studia la condizione umana nel suo insieme: passato, presente e futuro; biologia, società, linguaggio e cultura. La cultura costituisce un aspetto cruciale dell’adattabilità e del successo dell’uomo. Essa racchiude le tradizioni e i costumi di singoli gruppi umani – trasmessi attraverso l’insegnamento – che determinano il comportamento, le credenze e la visione del mondo di coloro che appartengono a tali gruppi. Le forze culturali modellano e modificano costantemente la biologia e il comportamento degli esseri umani. L’antropologia culturale esamina la diversità culturale del presente e del passato recente. Gli antropologi fisici studiano i reperti fossili, la genetica e la crescita corporea, nonché i primati. L’antropologia è correlata a molte altre discipline, appartenenti sia alle scienze naturali (per esempio la biologia) sia alle scienze sociali (per esempio la sociologia).
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dell’esistenza umana, esplorando la diversità umana a livello biologico e culturale nel tempo e nello spazio. Esaminando antiche ossa e utensili, è possibile dipanare i misteri delle origini dell’uomo. Quando i nostri progenitori si sono separati da quegli antenati che discendevano dalle scimmie? Dove e quando ha avuto origine l’Homo sapiens? Come si è modificata la nostra specie? Che cosa siamo oggi e dove stiamo andando? In che modo i cambiamenti culturali e sociali hanno influenzato il mutamento biologico? È da oltre un milione di anni che il genere a cui apparteniamo, Homo, è in continuo mutamento: gli esseri umani non smettono infatti di adattarsi e di modificarsi sia biologicamente sia culturalmente.
1.2 ADATTAMENTO, VARIAZIONE E MUTAMENTO Il concetto di adattamento si riferisce ai processi mediante i quali gli organismi riescono a superare con successo gli stress e le forze avverse che agiscono nell’ambiente in cui si trovano, come per esempio i problemi legati al clima e alla topografia, ossia alle caratteristiche fisiche della superficie terrestre. Come si modificano gli organismi per riuscire a vivere in determinati ambienti, come climi caldi e secchi o ad altitudini estreme? Come altri animali, anche gli esseri umani sfruttano mezzi di adattamento biologici. Gli uomini sono tuttavia gli unici a disporre anche di mezzi di adattamento culturali. I territori montuosi presentano difficoltà specifiche, legate in particolare all’altitudine e alla mancanza di ossigeno. Provate a considerare quattro mezzi (di cui uno culturale e tre biologici) con cui gli esseri umani possono sopravvivere e adattarsi a ridotte quantità di ossigeno ad alta quota. L’adattamento culturale (tecnologico, in questo caso) può essere rappresentato dalla cabina pressurizzata di un aereo dotata di maschere di ossigeno. Tre sono invece i modi in cui è possibile adattarsi biologicamente ad altitudini elevate: adattamento genetico, adattamento fisiologico a lungo termine e adattamento fisiologico a breve termine. In primo luogo, le popolazioni originarie di zone situate ad alta quota, come le Ande peruviane e i monti dell’Himalaya di Tibet e Nepal, sembrano avere acquisito determinati vantaggi genetici per vivere a tali altitudini estreme. È probabile che la tendenza delle popolazioni andine a sviluppare polmoni e cassa toracica voluminosi abbia una base genetica. In secondo luogo, indipendentemente dal patrimonio genetico di cui sono dotati, gli individui che crescono e vivono ad alta quota acquisiscono una maggiore efficien-
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za a livello fisiologico rispetto a persone geneticamente simili ma che risiedono a livello del mare. Questo fatto illustra l’adattamento fisiologico a lungo termine nel corso della crescita e della maturazione dell’organismo. Inoltre, gli esseri umani hanno sviluppato anche la capacità di un adattamento fisiologico a breve termine, persino immediato. Per questo motivo, quando gli abitanti delle pianure arrivano ad alta quota, la loro respirazione si fa più frequente e aumenta anche la frequenza del battito cardiaco. L’iperventilazione porta a un aumento della quantità di ossigeno nei polmoni e nelle arterie, mentre con l’aumento del battito cardiaco il sangue è in grado di raggiungere i tessuti molto più rapidamente. Tutte queste diverse risorse adattative, sia culturali sia biologiche, mirano a un unico obiettivo: mantenere una riserva adeguata di ossigeno a disposizione dell’organismo. Con il progredire della storia umana, i mezzi di adattamento sociali e culturali hanno acquisito un’importanza sempre maggiore. Nel corso di tale processo, gli esseri umani hanno sviluppato svariati modi per sopravvivere nei diversi ambienti da essi occupati nel tempo e nello spazio. La velocità di cambiamento e adattamento culturale ha subito un’accelerazione, in particolare negli ultimi 10.000 anni. Per milioni di anni, la caccia e raccolta di alimenti commestibili presenti in natura sono state l’unica base di sussistenza degli esseri umani. Tuttavia sono occorse solo poche migliaia di anni perché la produzione alimentare (conseguente alla coltivazione di piante e all’addomesticamento di animali), originatasi circa 12.000-10.000 anni fa, sostituisse la caccia e la raccolta nella maggior parte delle aree abitate del pianeta. Tra il 6000 e il 5000 a.C. sorsero le prime civiltà: società estese, potenti e complesse, come l’antico Egitto, che conquistarono e governarono vaste aree geografiche. In tempi molto più recenti, la diffusione della produzione industriale ha influenzato profondamente la vita umana. Nel corso della storia dell’uomo, le principali innovazioni si sono diffuse soppiantando quelle precedenti. Ogni rivoluzione economica ha avuto ripercussioni sociali e culturali. L’economia globale contemporanea e le moderne comunicazioni collegano tutte le persone che vivono nel mondo moderno, direttamente o indirettamente, a un sistema che si estende su scala planetaria. Gli esseri umani si trovano a dover affrontare forze generate da sistemi progressivamente più ampi: regione, nazione, mondo. Lo studio di questi adattamenti contemporanei crea nuove sfide e nuove frontiere per l’antropologia: “Le culture dei popoli del mondo devono essere costantemente riscoperte via via che tali popoli le reinven-
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tano, modificando le circostanze storiche” (Marcus e Fisher 1986, p. 24).
1.3 LE DISCIPLINE ANTROPOLOGICHE Nel mondo accademico, l’antropologia – ovvero lo studio dell’uomo – si differenzia a seconda delle tradizioni accademiche nazionali. Negli Stati Uniti si è soliti suddividere “l’antropologia generale” in quattro principali sottodiscipline: l’antropologia culturale, quella archeologica, quella biologica e l’antropologia linguistica. In Europa e in Italia la distinzione più usuale è quella fra l’antropologia culturale e l’antropologia fisica (biologica). In molti casi, l’antropologia culturale viene denominata etnologia e, oggi più raramente, antropologia sociale. Ci sono ragioni storiche per l’inclusione delle quattro sottodiscipline, a cui si è fatto riferimento a inizio del paragrafo, in una singola disciplina, quale è l’approccio tipico per esempio in Nord America. L’origine dell’antropologia come campo scientifico, e dell’antropologia americana in particolare, può essere tracciata a ritroso fino al XIX secolo. I primi antropologi americani erano focalizzati soprattutto intorno alla storia e alle culture dei nativi del Nord America. L’interesse per le origini e la diversità dei nativi americani ha unito studi sui costumi, sulla vita sociale, sulla lingua e anche sui tratti fisici. Gli antropologi si pongono ancora domande simili a queste: “Da dove vengono i nativi americani?”, “Quante ondate di migrazione li hanno portati nel Nuovo Mondo?”, “Quali sono i legami linguistici, culturali e biologici tra i nativi americani e tra loro e le popolazioni asiatiche?”. Ci sono anche ragioni logiche per questa inclusione. Le risposte ad alcune domande chiave della disciplina antropologica spesso richiedono una comprensione sia della biologia degli esseri umani sia della loro cultura, sia del passato sia del presente. Ogni sottodisciplina considera la variazione nel tempo e nello spazio (cioè, in aree geografiche diverse). Gli antropologi culturali e gli antropologi archeologi studiano (tra molti altri argomenti) i cambiamenti nella vita sociale e nei costumi. Gli antropologi archeologi hanno utilizzato gli studi sulle società attive e sugli schemi di comportamento per immaginare come possa essere stata la vita in passato. Gli antropologi biologi esaminano i cambiamenti evolutivi sotto l’aspetto della forma fisica, per esempio i cambiamenti anatomici che potrebbero essere stati associati all’origine dell’uso dei manufatti o della lingua. Gli an-
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tropologi linguisti possono ricostruire le basi delle lingue antiche studiando quelle moderne. Gli antropologi condividono alcuni presupposti basilari, tra cui quello forse più importante è il concetto che non è possibile pervenire a conclusioni uniche e definitive sulla “natura umana” a partire dallo studio di una singola nazione, società o tradizione culturale, laddove è invece essenziale un approccio comparativo e transculturale.
1.3.1 Antropologia
culturale
L’antropologia culturale è lo studio della società e della cultura umane, la disciplina che descrive, analizza, interpreta e spiega le somiglianze e le differenze sociali e culturali. Per studiare e interpretare la diversità culturale, questo settore dell’antropologia adotta un duplice approccio: quello etnografico (basato sui riscontri diretti e sul lavoro sul campo o fieldwork) e quello etnologico (basato sui confronti transculturali). L’etnografia offre il resoconto relativo a una comunità, una società o una cultura specifica. Nella fase di raccolta dei dati etnografici, l’etnografo reperisce informazioni che in seguito organizza, descrive, analizza e interpreta allo scopo di costruire e presentare il contesto esaminato, sotto forma di volume, articolo o filmato. Tradizionalmente gli etnografi vivono in piccole comunità e studiano comportamenti, credenze, usi e costumi, vita sociale, attività economiche, politica e religione locali. Che tipo di esperienza rappresenta l’etnografia per gli stessi etnografi? La prospettiva antropologica derivata dal lavoro sul campo e dalla raccolta di dati etnografici spesso risulta radicalmente diversa da quella economica o della scienza politica. Questi settori si concentrano sulle organizzazioni e sulle linee di condotta nazionali e ufficiali, e spesso anche su gruppi elitari. I gruppi tradizionalmente studiati dagli antropologi erano in genere piuttosto poveri e privi di potere economico, come accade oggi per buona parte dei popoli del mondo. Gli etnografi spesso osservano pratiche discriminatorie nei confronti di tali popoli, che si trovano ad affrontare carestie, penuria alimentare e altri aspetti legati all’indigenza. Gli studiosi di scienze politiche tendono a studiare programmi sviluppati poi a livello nazionale, mentre gli antropologi scoprono il modo in cui tali programmi sono applicati a livello locale. Le culture non sono isolate. Come ebbe modo di notare uno dei più importanti antropologi del Novecento, Franz Boas (1940/1966), i contatti tra gruppi vicini sono sempre esistiti, coprendo anche aree molto estese. “Le popolazioni umane costruiscono le
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loro culture non in uno stato di isolamento, ma interagendo le une con le altre” (Wolf 1982/1990, p. 27). Gli abitanti di paesi e villaggi prendono parte sempre in misura maggiore agli eventi regionali, nazionali e persino mondiali. Il contatto con forze esterne avviene attraverso i mass media, i fenomeni migratori e i moderni sistemi di trasporto. Città e nazioni invadono sempre più le comunità locali con l’arrivo di turisti, agenti di sviluppo, ufficiali del governo e funzionari governativi e religiosi, oltre che candidati politici. Tali collegamenti costituiscono componenti di primo piano della politica, dell’economia e dell’informazione a livello regionale, nazionale e internazionale. Questi sistemi sempre più ampi influenzano gli individui e i luoghi tradizionalmente studiati dagli antropologi. Lo studio di tali collegamenti e sistemi fa parte della materia di cui si occupa la moderna antropologia. Benché in molte tradizioni di studio nazionali i termini antropologia culturale ed etnologia tendano a sovrapporsi nel significato, con una preferenza per la prima denominazione, è bene definire quale sia l’ambito degli studi etnologici. L’etnologia si propone di esaminare, interpretare, analizzare e confrontare i risultati etnografici, ossia i dati raccolti in diverse società. Tali dati vengono impiegati per individuare somiglianze e differenze e per giungere a generalizzazioni sulla società e sulla cultura. Andando oltre il particolare e spingendosi verso un ambito più generale, gli etnologi cercano di identificare e spiegare differenze e analogie culturali, verificare ipotesi e formulare teorie in grado di migliorare la nostra comprensione del funzionamento dei sistemi sociali e culturali (vedi Paragrafo 1.5). I dati utilizzati per le attività di comparazione dagli etnologi non derivano solo dall’etnografia, bensì anche da altri settori secondari, in particolare quello dell’archeologia e della storia, nel momento in cui forniscono informazioni utili a ricostruire i sistemi sociali del passato.
1.3.2 Antropologia
archeologica
L’antropologia archeologica (o, più semplicemente, archeologia) ricostruisce, descrive e interpreta il comportamento umano e i modelli culturali attraverso i resti materiali. Nei luoghi dove le persone vivono o hanno vissuto, gli archeologi trovano artefatti, suppellettili, materiali che gli esseri umani hanno prodotto, usato o modificato, quali strumenti, armi, edifici e anche i resti di scarto come i rifiuti. I resti vegetali e animali e la spazzatura raccontano storie circa il consumo e le attività umane. I grani selvatici e da coltura presentano caratteristiche diverse, che
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te suggerisce, per esempio, sistemi di commercio già attivi a quell’epoca. Somiglianze nella produzione e nella decorazione tra differenti siti geografici possono essere la prova delle connessioni culturali. Gruppi con frammenti vasellari simili possono condividere una storia e potrebbero avere antenati culturali in comune: forse li avevano scambiati tra loro o appartenevano allo stesso sistema politico. Molti archeologi studiano la paleoecologia. L’ecologia è lo studio delle interrelazioni tra gli esseri viventi in un dato ambiente. Gli organismi e l’ambiente, insieme, costituiscono un ecosistema, basato su scambi e flussi. L’ecologia umana studia gli ecosistemi che includono persone, concentrandosi sui modi in cui lo sfruttamento umano “della natura influenza ed è influenzato dalle organizzazioni sociali e dai valori culturali” (Bennett 1969, pp. 10-11). La paleoecologia “osserva” gli ecosistemi del passato. Oltre a ricostruire i modelli ecologici, gli archeologi possono dedurre le trasformazioni culturali osservando per esempio le modifiche nella dimensione e nella tipologia dei siti geografici e la distanza tra loro. Una città si sviluppa in una regione dove piccoli insediamenti, villaggi e borghi esistevano da qualche
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permettono agli archeologi di distinguere tra la raccolta e la coltivazione di piante. Le ossa animali rivelano l’età e il sesso degli animali macellati, fornendo altre informazioni utili nel determinare se le specie siano selvatiche o addomesticate. Analizzando tali dati, gli archeologi rispondono a diverse domande sulle economie antiche: “Il gruppo ha ricavato la carne dalla caccia, o lo ha fatto addomesticando e allevando animali, uccidendo solo quelli di una certa età e sesso?”; “Il cibo di origine vegetale è arrivato da piante selvatiche o da semina?”; “Gli abitanti producevano, commerciavano o compravano oggetti particolari?”; “Le materie prime erano disponibili localmente? Se non lo erano, da dove provenivano?”. Da informazioni come queste, gli archeologi ricostruiscono i modelli di produzione, commercio e consumo. Gli archeologi hanno trascorso molto tempo studiando per esempio vasi e frammenti di terracotta. I cocci sono più durevoli rispetto a molti altri artefatti, come quelli tessili e di legno. La quantità di frammenti di ceramica consente stime sulla dimensione e sulla densità della popolazione. La scoperta che i vasai utilizzavano materiali non disponibili localmen-
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Il sito archeologico di Harappa, uno dei siti di un’antica civiltà fluviale indù, risalente a circa 4800 anni fa.
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secolo prima. La quantità di livelli di insediamento (città, villaggio, borghi) in una società è una misura del livello di complessità sociale. Gli edifici offrono indizi sulle caratteristiche politiche e religiose. Templi e piramidi suggeriscono che un’antica società aveva una struttura gerarchica in grado di guidare il lavoro necessario per costruire tali imponenti monumenti. La presenza o assenza di alcune strutture, come le piramidi dell’Antico Egitto e del Messico, rivela le differenze tra i diversi insediamenti. Per esempio, alcune città erano luoghi dove le persone venivano per assistere e partecipare a cerimonie; altre erano siti di sepoltura; altre ancora erano comunità agricole. Gli archeologi, scavando, ricostruiscono anche modelli comportamentali e stili di vita del passato. Questo implica scavare attraverso una successione di livelli in un particolare sito. In una data area, nel tempo, gli insediamenti possono cambiare in forma e scopo, come possono cambiare le connessioni tra gli insediamenti. L’attività di scavo può testimoniare i cambiamenti in campo economico, sociale e politico. Anche se gli archeologi sono noti per lo più per lo studio della preistoria, cioè il periodo prima dell’invenzione della scrittura, studiano anche le culture di popoli parte della storia e persino attualmente viventi. Studiando alcune navi affondate al largo della costa della Florida, gli archeologi sottomarini sono stati in grado di verificare le condizioni sulle navi che hanno trasportato gli schiavi dall’Africa in America e che sono il ceppo originario degli afro-americani. In un progetto di ricerca avviato nel 1973 a Tucson, Arizona, l’archeologo William Rathje ha avviato uno studio a lungo termine delle moderne pratiche di smaltimento della spazzatura. Il valore della “garbologia”, come Rathje l’ha chiamata, è quello di fornire “prove di quello che la gente ha fatto, non quello che pensano di aver fatto, quello che pensano che avrebbero dovuto fare, o cosa l’intervistatore pensa che avrebbero dovuto fare” (Harrison, Rathje, e Hughes 1994, p. 108). Ciò che le persone testimoniano può infatti essere in forte contrasto con il loro reale comportamento, come rivelato dalla garbologia. Per esempio, i garbologi hanno scoperto che i tre quartieri di Tucson che hanno riferito il più basso consumo di birra hanno avuto il più alto numero di lattine di birra scartate per famiglia (Podolefsky e Brown 1992, p. 100)! I risultati delle ricerche garbologiche hanno anche svelato fraintendimenti e preconcetti circa le tipologie e le quantità di spazzatura trovata nelle discariche: anche se la maggior parte delle persone pensava che i contenitori di polistirolo e i pannolini monouso fossero il principale rifiuto prodotto, in realtà erano relativamente insignificanti rispetto
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alla quantità di plastica e soprattutto di carta (Rathje e Murphy 2001; Zimring 2012).
1.3.3 Antropologia o fisica
biologica
L’argomento principale dell’antropologia biologica o antropologia fisica è la diversità umana biologica nel tempo e nello spazio. Il tema principale della variazione biologica raggruppa cinque soggetti di studio nell’ambito dell’antropologia biologica: 1. l’evoluzione umana messa in luce e delineata da reperti fossili (paleoantropologia); 2. la genetica umana; 3. la crescita e lo sviluppo delle popolazioni; 4. la plasticità biologica umana (la capacità del corpo umano di modificarsi per sopravvivere a stress ambientali quali alte e basse temperature e altitudine); 5. la biologia, l’evoluzione, il comportamento e la vita sociale di scimmie e altri primati non umani. Questi campi di interesse collegano l’antropologia ad altri settori di studio: biologia, zoologia, anatomia, fisiologia, medicina e salute pubblica. L’osteologia, ossia lo studio delle ossa, consente agli esperti di paleoarcheologia, che esaminano crani, denti e ossa, di identificare i progenitori umani e di mappare i cambiamenti anatomici nel corso del tempo. Il paleontologo è uno scienziato che si occupa di studiare i fossili, mentre il paleoantropologo è un paleontologo che studia i reperti fossili dell’evoluzione umana. I paleoantropologi collaborano spesso con gli archeologi, che studiano invece i manufatti, alla ricostruzione degli aspetti biologici e culturali dell’evoluzione umana: fossili e utensili vengono infatti spesso rinvenuti insieme. Diversi tipi di utensili offrono informazioni sulle abitudini, gli usi e gli stili di vita degli antenati umani che li utilizzavano. Più di un secolo fa, Charles Darwin si accorse che la varietà esistente all’interno di ogni popolazione consente ad alcuni individui (quelli provvisti delle caratteristiche più favorevoli) di riuscire a sopravvivere e a riprodursi meglio di altri. La genetica, che si sviluppò più tardi, ci illumina sulle cause e la trasmissione di tale varietà la quale, tuttavia, non è ascrivibile ai soli geni. Nell’arco della vita di qualsiasi individuo, anche l’ambiente coopera con l’ereditarietà a determinare specifiche caratteristiche genetiche. Per esempio le persone geneticamente predisposte a raggiungere un’alta statura risulteranno invece più basse se malnutrite durante l’infanzia. Per questo motivo l’antropologia biologica esplora anche l’influenza
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dell’ambiente sullo sviluppo del corpo. Tra i fattori ambientali che contribuiscono a influenzare lo sviluppo corporeo figurano la nutrizione, l’altitudine, la temperatura e la malattia, oltre a una serie di fattori culturali, come gli standard legati ai canoni di bellezza estetici considerati in precedenza. L’antropologia biologica (insieme alla zoologia) include inoltre la primatologia. Tra i primati sono annoverati alcuni dei nostri parenti più prossimi – le grandi scimmie. I primatologi ne studiano appunto biologia, evoluzione, comportamento e vita sociale, spesso negli ambienti naturali in cui vivono. La primatologia è spesso di supporto alla paleoantropologia, poiché il comportamento dei primati può fare luce sul comportamento e la natura degli esseri umani.
1.3.4 Antropologia
linguistica
Non sappiamo (e probabilmente non sapremo mai) quando i nostri antenati acquisirono l’abilità di parlare, nonostante gli antropologi biologici abbiano considerato l’anatomia del viso per fare ipotesi sull’origine del linguaggio. E i primatologi hanno descritto i sistemi di comunicazione di scimmie e scimmie antropomorfe. Sappiamo che i linguaggi grammaticalmente complessi e ben sviluppati esistono da migliaia di anni. L’antropologia linguistica offre una ulteriore dimostrazione dell’interesse dell’antropologia verso la comparazione, la variazione e il cambiamento. L’antropologia linguistica studia il linguaggio nel suo contesto sociale e culturale, attraverso lo spazio e nel corso del tempo. Alcuni antropologi linguistici fanno supposizioni sulle caratteristiche universali del linguaggio, forse collegate a uniformità nel cervello umano. Altri ricostruiscono linguaggi antichi confrontando i loro discendenti contemporanei e nel far ciò fanno scoperte sulla storia. Altri ancora studiano le differenze linguistiche per scoprire diverse percezioni e caratteristiche di pensiero nelle differenti culture. La linguistica storica considera la variazione nel tempo, per esempio i cambiamenti nei suoni, nella grammatica e nel vocabolario tra il Middle English (parlato approssimativamente tra il 1050 d.C. e il 1550 d.C.) e l’Inglese moderno. La sociolinguistica analizza le relazioni tra i cambiamenti sociali e quelli linguistici. Nessuna lingua è un sistema omogeneo nel quale ognuno parla esattamente come ogni altro individuo. Come usano diversi oratori un linguaggio dato? Come si correlano le caratteristiche linguistiche con i fattori sociali, tra i quali le differenze di classe e sesso (Tannen 1990)? Una ragione della variazione è la geografia, come per quanto riguarda i dia-
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letti e gli accenti regionali. La variazione linguistica è espressa nel bilinguismo dei gruppi etnici. I linguisti e gli antropologi culturali collaborano nello studio dei collegamenti tra il linguaggio e molti altri aspetti della cultura, per esempio come le persone considerano la parentela e come percepiscono e classificano i colori.
1.4 ANTROPOLOGIA E ALTRE DISCIPLINE ACCADEMICHE Come sottolineato in precedenza, una delle principali differenze tra l’antropologia e gli altri settori che si occupano dello studio dei popoli è l’olismo, quella mescolanza unica, tipica di questa disciplina, di prospettive biologiche, sociali, culturali, linguistiche, storiche e contemporanee. Paradossalmente, se da un lato tale elemento contraddistingue l’antropologia, dall’altro l’ampio raggio del campo di studi delle scienze antropologiche le collega a numerose altre discipline. Le tecniche utilizzate per datare fossili e manufatti sono giunte all’antropologia dalla fisica, dalla chimica e dalla geologia. Poiché resti di piante e animali vengono spesso rinvenuti insieme a ossa umane e manufatti, gli antropologi fisici collaborano con esperti di botanica, zoologi e paleontologi. In quanto disciplina che è al contempo scientifica e umanistica, l’antropologia si ricollega a numerosi altri campi del sapere. L’antropologia è una scienza, un “campo di studio o insieme di conoscenze sistematico che ha come obiettivo, attraverso esperimenti, osservazione e deduzioni, l’approdo a spiegazioni affidabili dei fenomeni, con riferimento al mondo fisico e materiale” (Webster’s New World Encyclopedia 1993, p. 937). Nei capitoli seguenti l’antropologia sarà presentata come una scienza umanistica che si dedica alla scoperta, alla descrizione, alla comprensione e alla spiegazione delle somiglianze e delle differenze nel tempo e nello spazio tra gli esseri umani e i loro progenitori. Clyde Kluckhohn (1949/1979) ha descritto l’antropologia come “la scienza delle somiglianze e delle differenze umane” (p. 12), dichiarando la necessità, valida a tutt’oggi, dell’esistenza di tale disciplina: “L’antropologia fornisce una base scientifica per trattare il cruciale dilemma del mondo attuale: come possono popoli d’aspetto diverso, di lingue reciprocamente inintelligibili o di diversi sistemi di vita coesistere pacificamente?” (p. 11). L’antropologia ha creato un ricco patrimonio di conoscenze e informazioni che il presente libro cercherà di delineare in modo sintetico.
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Al di là dei collegamenti con le scienze naturali (geologia, zoologia ecc.) e le scienze sociali (sociologia, psicologia ecc.), l’antropologia intrattiene anche opportuni legami con le scienze umanistiche, che includono lo studio della lingua e delle letterature, la filosofia, la storia, le arti. Queste discipline studiano lingue, testi, filosofie, arti, musica, teatro e cinema e altre forme di espressione creativa. L’etnomusicologia, che si occupa di studiare le forme di espressione musicale nel mondo, è particolarmente vicina all’antropologia. Anche lo studio degli usi e delle tradizioni popolari, lo studio sistematico di miti, favole e leggende provenienti da una varietà di culture, è un campo di studio che ha numerosi punti di contatto con l’antropologia. Si potrebbe in effetti sostenere che l’antropologia è tra le discipline accademiche maggiormente orientate all’approccio umanistico, considerato il suo basilare rispetto per la diversità umana. Gli antropologi prestano ascolto, registrano e rappresentano le voci che scaturiscono da una molteplicità di luoghi e culture; l’antropologia considera utili e importanti le conoscenze locali, le diverse visioni del mondo e le filosofie “degli altri”. In particolare, l’antropologia culturale adotta un punto di vista comparativo e non elitario nei confronti delle forme di espressione creativa, tra cui linguaggio, arte, narrativa, musica e danza, valutati nel loro contesto sociale e culturale.
1.4.1 Antropologia e sociologia
culturale
La sociologia è probabilmente la disciplina più vicina all’antropologia, in particolare all’antropologia culturale. Come gli antropologi culturali, i sociologi studiano le società costituite da esseri umani, il loro comportamento sociale, le relazioni sociali e l’organizzazione sociale. Differenze fondamentali tra sociologia e antropologia riflettono le tipologie di società tradizionalmente studiate dalle singole discipline. I sociologi tipicamente hanno studiato le società contemporanee, occidentali, industriali; gli antropologi, per contrasto, si sono concentrati sulle società non industriali e non occidentali. Sociologi e antropologi hanno sviluppato metodi differenti per studiare questi tipi di società. Per studiare nazioni complesse, i sociologi hanno fatto affidamento su indagini e altri strumenti per raccogliere dati quantificabili. I sociologi utilizzano tecniche di campionamento e statistiche al fine di raccogliere e analizzare tali dati, e una formazione di tipo statistico è stata fondamentale in sociologia. Lavorando in società più
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piccole, come un villaggio, gli antropologi possono arrivare a conoscere quasi tutti gli abitanti e hanno meno bisogno di strumenti di campionatura e dati statistici. Tuttavia, poiché gli antropologi oggi stanno lavorando sempre più nelle nazioni moderne, l’uso di campionamenti e statistiche sta diventando maggiormente comune nell’antropologia culturale. Gli etnografi tradizionali studiavano popolazioni di piccole dimensioni e illetterate (prive di sistemi di scrittura), basandosi su metodi appropriati a tale contesto. “L’etnografia è un procedimento di ricerca con il quale l’antropologo osserva da vicino, registra dei fatti e si impegna nella vita quotidiana di un’altra cultura – un’esperienza che va sotto il nome di metodo della ricerca sul campo – e in seguito stende dei resoconti su questa cultura, accentuando i dettagli descrittivi” (Marcus e Fischer 1986/1994, p. 58). Uno dei metodi chiave indicato nella citazione è appunto l’osservazione partecipata, che consiste nel prendere parte agli eventi che si stanno osservando, descrivendo e analizzando. Attualmente sono molte le aree e gli argomenti in cui si verifica una convergenza di antropologia e sociologia. Con la sempre più crescente globalizzazione e interconnessione fra le varie società presenti al mondo, oggi i sociologi svolgono le proprie ricerche nei paesi in via di sviluppo e in altri luoghi che prima gravitavano prevalentemente nell’orbita dell’antropologia. Con la diffusione dell’industrializzazione, molti antropologi lavorano attualmente in nazioni industriali, dove studiano svariati argomenti, tra cui il declino del mondo rurale, la vita nei centri urbani e il ruolo dei mass media nella creazione di modelli culturali.
1.4.2 Antropologia
e psicologia
Come i sociologi, la maggior parte degli psicologi effettua ricerche nell’ambito della propria società di appartenenza. Gli antropologi sanno, però, che le informazioni sulla psicologia “umana” non possono basarsi esclusivamente sulle osservazioni fatte in una sola società. Il confronto interculturale suggerisce che alcuni modelli psicologici possono infatti essere universali; altri si verificano in alcune ma non in tutte le società, mentre altri ancora sono confinati a una o pochissime culture. L’antropologia psicologica studia le somiglianze e le differenze nei tratti e nelle condizioni psicologiche (Chiesa 2017; LeVine 2010; Matsumoto e Juang 2017). Durante gli anni Venti, Trenta e Quaranta, diversi antropologi di spicco, compresi Bronislaw Malinowski (1927) e Margaret Mead (1935/1950; 1928/1961), descrisse-
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Capitolo 1 Che cos’è l’antropologia
ro come specifiche culture creino particolari tipi di personalità negli adulti che a loro volta trasmettono ai figli certi valori, credenze e modelli di comportamento. Gli antropologi hanno fornito le necessarie prospettive interculturali su aspetti di psicologia dello sviluppo e di psicologia cognitiva (Brekhus 2015; Kronenfeld et al. 2011; Shore 1996), su interpretazioni psicoanalitiche (Paolo 1989) e su condizioni psichiatriche (Bures 2016; Khan 2017; Kleinman 1991). Gli antropologi hanno familiarità, per esempio, con una serie di sindromi culturalmente specifiche. Si tratta di schemi di comportamenti insoliti, aberranti o anormali confinati a una singola cultura o a un gruppo di culture correlate (Bures 2016; Khan 2017). Un esempio è il koro, una sindrome culturale dell’Asia orientale caratterizzata da paura e ansia irrazionale che i propri genitali si stiano restringendo o ritirando nell’addome, fino a scomparire o a causare la morte. Una particolare sindrome latinoamericana è, invece, il susto, o la perdita dell’anima, i cui sintomi sono l’estrema tristezza, la letargia e la spossatezza: la vittima tipicamente cade preda del susto dopo aver vissuto una tragedia personale, come la morte di una persona cara. Un’altra sindrome è il malocchio, tipico dei paesi mediterranei: i sintomi, che riguardano principalmente i bambini, includono il sonno irregolare, il pianto, la malattia e la febbre. Anche le culture occidentali hanno sindromi specifiche (per esempio l’anoressia nervosa), alcune delle quali si stanno diffondendo in tutto il mondo per effetto della globalizzazione (Watters 2010).
1.5 IL METODO SCIENTIFICO L’antropologia, ricordate, è una scienza, anche se con un volto molto “umanistico”. Qualsiasi scienza ha come obiettivo quello di elaborare spiegazioni attendibili che possano predire le ricorrenze future. Previsioni accurate sono valide fino a test progettati per smentirle (falsificandole). Le spiegazioni scientifiche fanno affidamento sui dati, che possono provenire da esperimenti, osservazioni e altre procedure sistematiche. Le cause di tipo scientifico sono materiali, fisiche o naturali (per esempio i virus) piuttosto che sovrannaturali (per esempio i fantasmi).
1.5.1 Teorie, associazioni e spiegazioni Nel loro articolo del 1997 “Science in Anthropology”, Melvin Ember e Carol R. Ember descrivono come gli scienziati si sforzino di migliorare la no-
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stra comprensione del mondo testando le ipotesi. Un’ipotesi è una spiegazione proposta per qualcosa. Finché non è testata, è semplicemente ipotetica. Se il test conferma l’ipotesi, allora quella spiegazione è valida. Una spiegazione mostra come e perché una variabile causi o sia strettamente associata a un’altra variabile che vogliamo spiegare. Un’associazione si riferisce alla covariabilità delle variabili. La covariazione indica che le variabili variano insieme: quando una variabile cambia, anche l’altra cambia. Le teorie forniscono spiegazioni per le associazioni (Ember M. ed Ember C.R. 1997). Cos’è esattamente una teoria? Una teoria è un framework di idee collegate logicamente che ci aiuta a spiegare non solo una ma molte associazioni: in altre parole, le teorie più utili spiegano più casi. Noi generalizziamo quando diciamo che un cambiamento in una certa variabile di solito segue o è solitamente associato a una modifica in un’altra variabile. Una legge è una generalizzazione che si applica e spiega tutti i gradi di un’associazione. Un esempio di legge è l’affermazione “l’acqua gela a 0 °C”. Questa legge sottintende un’associazione uniforme tra due variabili: lo stato dell’acqua (se liquido o ghiaccio) e la temperatura dell’aria. Possiamo confermare la verità dell’affermazione grazie a osservazioni ripetute di fasi di congelamento e per il fatto che l’acqua non si solidifica a temperature più alte. L’esistenza delle leggi rende il mondo un luogo più prevedibile, aiutandoci a capire il passato e a predire il futuro: ieri il ghiaccio si è formato a 0 °C e domani si formerà ancora a 0 °C. Le scienze sociali hanno poche, se non nessuna, leggi “assolute” alla stregua di quella del congelamento dell’acqua. Le “leggi” nelle scienze sociali tendono a essere generalizzazioni imperfette, e le spiegazioni nelle scienze sociali tendono a essere probabili piuttosto che certe. Di solito hanno delle eccezioni e a volte la spiegazione non può essere considerata valida. Significa che queste spiegazioni sono inutili? Per niente. Immaginate una legge che affermi che l’acqua congela a 0 °C gradi per l’83% delle volte. Sebbene non possiamo fare una previsione esatta basata su una tale generalizzazione, ci dice ancora qualcosa di utile, anche se ci sono delle eccezioni. La maggior parte delle volte, prevederemmo correttamente che l’acqua si congelerà. Per prendere un esempio reale dalla scienza sociale, possiamo generalizzare affermando che “il conflitto in un dato gruppo tende ad aumentare quando l’ampiezza della popolazione di quel tale gruppo aumenta.” Anche se questa dichiarazione si applica solo nell’83% dei casi, è ancora utile. Nelle scienze sociali, compresa l’antropologia, le variabili di
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PARTE I Le dimensioni dell’antropologia
Tabella 1.1 Teorie e associazioni: come posso spiegare le associazioni? Associazione
Una relazione sistematica tra le variabili, così che quando una variabile cambia (varia), cambia anche l’altra (covaria). Esempio: quando le temperature scendono, l’acqua solidifica.
Ipotesi
Una spiegazione proposta per un’associazione; deve essere verificata e può essere confermata o meno. Esempio: il conflitto aumenterà insieme alla dimensione della popolazione.
Spiegazione
La ragione per cui esiste una particolare associazione. Esempio: le giraffe con colli più lunghi hanno tassi di sopravvivenza più alti e la loro progenie sopravvive di più piuttosto alle giraffe con colli più corti, perché possono nutrirsi meglio quando il cibo è scarso.
Teoria
Una cornice esplicativa di idee logicamente interconnesse utilizzate per spiegare molteplici fenomeni. Esempio: la teoria evolutiva darwiniana utilizzata per spiegare i colli lunghi di giraffe e altre caratteristiche adattative in diverse specie.
Generalizzazione
Affermazione per cui un cambiamento in una determinata variabile di solito segue o è solitamente associato a una modifica in un’altra variabile. Esempio: quando le società hanno diete a basso contenuto proteico, tendono ad avere più tabù post-partum rispetto a quando la dieta è più ricca di proteine.
Legge
Una generalizzazione che è universalmente valida. Esempio: quando la temperatura raggiunge 0 °C, l’acqua si trasforma da liquido a solido (ghiaccio).
interesse tendono a essere associate soltanto in un modo prevedibile, ma ci sono sempre eccezioni. La Tabella 1.1 riepiloga i termini chiave utilizzati in questo paragrafo: associazione, ipotesi, spiegazione, teoria, generalizzazione e legge.
Un caso studio: spiegare il tabù post-partum Un classico studio interculturale ha rivelato una forte (anche se non al 100%) associazione, o correlazione, tra una restrizione sessuale e un tipo di dieta. Un tradizionale tabù post-partum del sesso (il divieto dei rapporti sessuali tra marito e moglie per un anno o più dopo la nascita di un bambino) tendeva a verificarsi in società dove la dieta era bassa in proteine (Whiting 1964). Questa associazione è stata confermata da dati interculturali (informazioni etnografiche su un campione selezionato in modo casuale in diverse società). Come si potrebbe spiegare perché la variabile dipendente (ciò che deve essere spiegato, in questo caso il tabù del sesso post-partum) è correlata alla variabile predittrice (in questo caso la dieta a basso contenuto proteico)? La probabile spiegazione è che, quando ci sono troppe poche proteine nelle loro diete, i bambini possono svilupparsi meno e quindi morire per una malattia da carenza proteica chiamata kwashiorkor. Se la madre ritarda la successiva gravidanza, può allattare al seno più a lungo il suo bambino, che ottiene così proteine direttamente dalla madre che ne aumentano le probabilità di sopravvivenza. Avere un altro bambino troppo presto, forzando lo svezzamento precoce, mettereb-
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be a repentaglio la sopravvivenza del bambino già nato: il tabù post-partum aumenta così la sopravvivenza infantile. Quando il tabù si istituzionalizza come un’aspettativa culturale, le persone sono più
Comprendere noi stessi Quanto sapremmo del comportamento, del pensiero e dei sentimenti umani se studiassimo solo la società alla quale apparteniamo? Che cosa accadrebbe se l’insieme delle nostre conoscenze fosse basato su analisi di questionari compilati esclusivamente da studenti della nostra Università? Una domanda radicale, ma anche un interrogativo che dovrebbe farci riflettere sulla base di ciò che ci porta a enunciare che cosa sono gli esseri umani. Una ragione primaria del perché l’antropologia ci consente di comprendere noi stessi è proprio la prospettiva transculturale da essa adottata. Una sola cultura non può dirci tutto ciò che è necessario sapere su ciò che significa essere “umani”. In precedenza, abbiamo visto come le forze culturali sono in grado di influenzare la crescita fisica degli individui. Anche la cultura orienta la nostra crescita emozionale e cognitiva, contribuendo a determinare le tipologie delle nostre personalità di adulti. Tra le discipline accademiche, l’antropologia si evidenzia come scienza che si avvale di una prospettiva transculturale. In che modo siamo influenzati dalla televisione? Per rispondere a questa domanda, non è sufficiente studiare l’Italia nel 2012 ma anche altri luoghi, e forse anche altri periodi storici. L’antropologia è specializzata nello studio della variazione umana nel tempo e soprattutto nello spazio.
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propense a rispettarlo ed è meno probabile soccombere a tentazioni momentanee. Le teorie suggeriscono modelli e relazioni, e generano ulteriori ipotesi. Basandosi, per esempio, sulla teoria che il tabù post-partum esista perché riduce la mortalità infantile quando la dieta è bassa in proteine, si potrebbe ipotizzare che un cambiamento nelle condizioni che favoriscono l’esistenza del tabù potrebbe causarne la sua scomparsa. Con l’adozione del controllo delle nascite, per esempio, le famiglie potrebbero distribuire le nascite senza evitare i rapporti sessuali. Il tabù potrebbe anche scomparire se i bambini iniziassero a ricevere integratori proteici, che ridurrebbero la minaccia di kwashiorkor. La Tabella 1.2 riepiloga le fasi principali nell’utilizzo del metodo scientifico. In fase di test di ipotesi, le variabili correlate devono essere chiaramente definite (per esempio l’altezza in centimetri o il peso in chilogrammi, piuttosto che la dimensione corporea) e misurate in modo attendibile. La forza e la significatività dei risultati deve essere valutata utilizzando metodi statistici validi (Bernard 2011; Bernard, Wutich e Ryan 2017). I ricercatori dovrebbero porre sempre attenzione nell’evitare l’errore comune di generalizzare, per esempio citando solo i casi che confermano la loro ipotesi e ignorando quelli che non la confermano. La procedura migliore è la selezione casuale dei casi da osservare e studiare in un ampio campione di società, non tutte le quali probabilmente si adattano all’ipotesi.
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©Nelson Bastidas/Shutterstock
Capitolo 1 Che cos’è l’antropologia
Il ventre prominente di questo bambino è indice di malnutrizione e, in particolare, di un deficit proteico noto con il nome di kwashiorkor, termine utilizzato nell’Africa occidentale che significa “uno-due” e si riferisce alla pratica adottata in alcune società di svezzare un lattante in modo piuttosto brusco alla nascita del secondogenito. Privato del latte materno, il primogenito può sviluppare una cronica carenza di proteine.
Tabella 1.2 Le fasi del metodo scientifico Fai una domanda di ricerca
Perché alcune società hanno tabù post-partum?
Costruisci un’ipotesi
Ritardare il sesso coniugale riduce la mortalità infantile quando le diete sono basse in proteine.
Ipotizza un meccanismo
I bambini assumono più proteine quando sono allattati più a lungo al seno; l’allattamento non è un metodo affidabile di contraccezione.
Ottieni i dati per verificare la tua ipotesi
Utilizzare un campione (casuale) di dati interculturali (dati provenienti da diverse società; tali set di dati sono disponibili per la ricerca di tipo interculturale).
Definisci un metodo di misurazione
Codificare con 1 le società in cui si ha un tabù post-partum di un anno o più lungo ancora, 0 quando non lo si ha; codificare con 1 quando la dieta è bassa in proteine, 0 quando non lo è.
Analizza i dati
Notare schemi ricorrenti nei dati (generalmente i tabù post-partum si riscontrano in società con diete a basso contenuto proteico, mentre le società con diete più proteiche tendono a non avere quei tabù). Utilizzare metodi statistici appropriati per valutare il valore di queste associazioni.
Ricava una conclusione
Nella maggior parte dei casi, l’ipotesi è confermata.
Delinea le conseguenze
Tali tabù tendono a scomparire quando le diete migliorano o nuove tecnologie riproduttive diventano disponibili.
Contribuisci alla teoria più generale
Le pratiche culturali possono avere un valore adattativo potenziando la sopravvivenza della progenie.
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PARTE I Le dimensioni dell’antropologia
1.5.2 Il
valore e le limitazioni della scienza
La scienza è un metodo – un metodo eccellente – di capire il mondo, ma di certo non è l’unica via. Infatti, il lavoro di molti eminenti antropologi ha maggiori similitudini con le discipline umanistiche piuttosto che
con l’approccio strettamente scientifico. Molti antropologi culturali preferiscono analizzare e interpretare gli aspetti culturali, invece che cercare di spiegarli scientificamente. Di conseguenza, gli approcci antropologici sono interpretativi e qualitativi e l’approccio “umanistico” è parimenti considerato in questo libro insieme a quello quantitativo e scientifico.
RIEPILOGO 1
L’antropologia è lo studio olistico e comparativo dell’umanità. Si tratta dell’esplorazione sistematica della diversità umana in termini biologici e culturali. Esaminando le origini e le modifiche intervenute nella biologia e nella cultura umane, l’antropologia offre spiegazioni delle somiglianze e delle differenze riscontrate. L’antropologia si suddivide in antropologia culturale e antropologia fisica e biologica. Queste discipline prendono in considerazione la variazione in termini di tempo e spazio; inoltre esaminano la capacità di adattamento, ossia il processo mediante il quale gli organismi riescono a superare con successo gli stress ambientali.
2 Le forze culturali sono in grado di
modellare la biologia umana, incluse le tipologie fisiche e i canoni estetici. Le società hanno standard specifici di bellezza fisica e hanno anche idee specifiche su quali at-
tività e abilità risultano maggiormente appropriate per individui di genere maschile e femminile.
3 L’antropologia
culturale esplora la diversità culturale del presente e del passato recente. Gli antropologi fisici documentano la diversità umana analizzando reperti fossili, genetica, crescita e sviluppo delle popolazioni, risposte corporee e primati.
4 Aspetti
specifici legati a biologia, società, cultura e linguaggio collegano l’antropologia a molte altre discipline, in particolare a quelle scientifiche e umanistiche. Gli antropologi studiano arte, musica e produzioni culturali in una prospettiva transculturale, sebbene l’interesse principale si concentri sulle espressioni creative della cultura popolare piuttosto che sulle arti elitarie. Gli antropologi esaminano i processi di produzione e gli artefatti nei loro
contesti sociali. I sociologi studiano tradizionalmente le popolazioni urbane e industriali, mentre gli antropologi si concentrano prevalentemente su popolazioni rurali e non industriali. L’antropologia psicologica studia la psicologia umana nel contesto della variazione culturale e sociale.
5 Come
gli scienziati, anche molti antropologi cercano di identificare e spiegare differenze e somiglianze culturali e di formulare teorie sui meccanismi di funzionamento dei sistemi culturali e sociali. Gli scienziati si adoperano per migliorare la comprensione umana attraverso la verifica di ipotesi, cioè delle spiegazioni suggerite per un dato evento. Tali spiegazioni si basano su associazioni e teorie. Un’associazione è una relazione osservata tra variabili. Una teoria ha carattere più generale e suggerisce o implica associazioni, cercando di spiegarle.
SPUNTI DI RIFLESSIONE 1
Quale considerate essere la caratteristica distintiva dell’antropologia: la sua dimensione olistica o la sua prospettiva comparativa? Sapreste identificare altre discipline che offrono un approccio olistico e/o comparativo?
2 In
quali altre aree l’approccio bioculturale dell’antropologia po-
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trebbe gettare luce sulle problematiche o sui dibattiti correnti? La sessualità potrebbe rientrare in una di tali aree?
3 Molte altre discipline si limitano
a considerare solo popolazioni “potenti” ed élite specifiche. In che modo i docenti di tali materie di studio hanno cercato di giusti-
ficare, o di compensare, questa limitazione a un ambito circoscritto?
4 Quali sono alcune delle teorie, in base alla definizione fornita nel presente capitolo, che utilizzate in modo abituale per comprendere il mondo?
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