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Internet: servizi innovativi e rivoluzione sociale il Web e il suo utilizzo. ⊸ Comprendere testi, grafica, suoni e immagini nel Web. ⊸ Utilizzare i motori di ricerca. ⊸ Utilizzare come farsi trovare sul Web. ⊸ Comprendere Comprendere sociali del Web: social network, rivoluzione smart. ⊸ Approfondire lai risvolti Smart Revolution delle BIG 4 dell’informatica. ⊸ Capire che cosa cosiddetta si intende per Internet of Things. ⊸ Guardare al futuro. ⊸
Obiettivi del capitolo
Chi ha qualcosa da dire? Come discusso nei precedenti capitoli, da oltre vent’anni i computer di moltissime realtà, come le università, le scuole, le aziende, le ONG, le ONLUS e le multinazionali, sono stati collegati tra loro e con altri dispositivi, detti dispositivi “smart” (smartphone, tablet ecc.), per permettere agli utenti di utilizzare strumenti in rete, scambiarsi contenuti, file o, semplicemente, condividere informazioni sui principali social network. Abbiamo anche visto che, negli anni, queste reti sono entrate a far parte di Internet, accedendo a un network di dimensioni planetarie, proprio come le città sono collegate tra loro da autostrade. Ultimamente, a questo network hanno avuto accesso milioni di dispositivi “domestici” formando un vero e proprio universo comunicativo e informazionale in cui le applicazioni di Intelligenza Artificiale hanno permesso lo sviluppo di servizi futuristici di connessione (Internet of Things) e città intelligenti. Sappiamo, inoltre, che Internet offre molteplici servizi, tra i quali, ancora oggi, uno dei più importanti è il World Wide Web, o semplicemente Web. Navigando sul Web si possono visitare università, aziende, musei, ministeri, incontrare altre persone collegate in Rete tramite i social network, trovare informazioni su qualsiasi argomento, fare acquisti, guardare film o serie TV in streaming, fare download di immagini, giochi e software. La sua natura composita ma confidenziale fa del Web una realtà molto complessa. Vi si possono trovare documenti molto particolari, in grado di ospitare contenuti prodotti praticamente con qualunque mezzo digitale conosciuto, oppure scritti come il più tradizionale dei testi. Le sue smisurate possibilità comunicative, unite alla relativa semplicità di utilizzo e produzione, ne hanno fatto qualcosa di molto complesso tecnicamente ma ancora di più concettualmente. Mentre si presenta come un insieme infinito di testi più o meno facilmente raggiungibili, che veicolano informazioni di ogni livello d’interesse e di profondità, il Web nasconde dietro la sua comune facciata di accessibilità un potente mezzo di trasformazione della nostra realtà informativa e sociale.
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216 Capitolo 9 Da quando esiste il Web, gli altri mezzi di comunicazione si sono profondamente modificati mettendo spesso in discussione la possibilità stessa di continuare a esistere. La televisione, per esempio, non ha possibilità di competere con il Web nella rapidità d’informazione e nell’aggiornamento delle notizie, e con il passare del tempo e delle generazioni sta perdendo importanza anche nella capacità d’intrattenimento. I quotidiani hanno dovuto abbandonare il bianco e nero e riempirsi d’immagini, rendendosi simili alle pagine Web, mentre in origine avveniva il contrario e, soprattutto, hanno investito sulla loro “anima” Web, creando delle vere e proprie testate digitali parallele. Il telefono, che aveva già visto ridimensionata la sua importanza nella comunicazione cellulare, ha perso il primato di mezzo di comunicazione personale domestico; ognuno di noi, ormai, è collegato 24 ore su 24, tramite i servizi a banda larga a costi contenuti, alle persone e ai servizi che più ci interessano tramite protocolli di comunicazione che si appoggiano al Web. Questo scenario di innovazione esponenziale ha portato a nuovi equilibri anche dal punto di vista del business; aziende che fino a qualche anno prima erano sconosciute (YouTube, Facebook, TikTok) hanno sfruttato il Web e Internet per offrire servizi innovativi e scalare la via del successo. Altre aziende, più strutturate in servizi e prodotti innovativi, hanno creato il proprio impero, come Apple e le cosiddette Big Four della tecnologia. Bisogna poi considerare la rapidità con la quale i tradizionali mezzi di reperimento delle informazioni – elenchi telefonici, enciclopedie, indirizzari, mappe e cartine, vocabolari – sono stati “convertiti” in pagine Web. Il tutto accade contemporaneamente alla facilità con la quale il Web si apre come mezzo espressivo a qualsiasi utente, che ha potenzialmente davanti a sé il pubblico mondiale. Ora che c’è la possibilità di farlo, bisogna chiedersi che cosa abbiamo davvero da dire che sia utile agli altri.
9.1 La rete Internet e il World Wide Web Una rete è costituita da due o più com puter, tablet, smartphone o altri disposi tivi collegati tra loro in modo da poter comunicare l’uno con l’altro (così come descritto nel Capitolo 8); per esempio, ogni volta che si usa il telefono, si guarda la televisione o si accende la luce, si entra in contatto con delle reti. La più grande rete esistente al mondo è Internet, che oggi collega non solo i PC ma anche telefoni, televisori o impianti elettrici (vedi Paragrafo 9.8). Ogni dispositivo connesso a questa rete è quindi in grado di comunicare con qualsiasi altro che sia collegato, in qualsiasi modo esso lo sia (via cavo, wireless, bluetooth ecc). Inter net presenta un vasto numero di servizi informati vi, ma il World Wide Web, o semplicemente Web (o anche WWW o W3) è di gran lunga il più conosciuto. Il Web è il nucleo di ciò che secondo molti è, a tutti gli effetti, un’autostrada elettronica su cui viaggiano terabyte di dati. Oltre ai siti che ospitano contenuti statici, social network, gruppi di discussione, video, sono già presenti, per esem pio, programmi televisivi in streaming 4K e una serie di nuovi contenuti interattivi.
i progetti di ricerca avanzata) del Ministero della Di fesa statunitense avviò un progetto che prevedeva la creazione di una rete di computer allo scopo di favorire lo scambio e la condivisione di programmi e dati. Il primo collegamento fu effettuato tra due computer dell’Università della California (UCLA) e dello SRI (Stanford Research Institute) nel novembre del 1969. Questa piccola rete del Ministero della Difesa americano, sviluppata dalla Bolt Beranek e Newman (BBN), fu il precursore di Internet, la rete più grande del mondo, che continua a crescere a ritmi vertiginosi di giorno in giorno. Internet ha un’organizzazione molto elastica: infatti, a differen za delle associazioni commerciali, non è gestita da alcuna istituzione politica, cuturale o economica, ma soltanto da un gruppo di volontari conosciuto come ISOC (Internet Society, società di Internet). La rete è così vasta che può essere paragonata a una nube elettronica che circonda la Terra. Visti i ritmi di crescita che la caratterizzano, fornire delle cifre precise sulle sue dimensioni è praticamente impossibile, ma si calcola che vi siano miliardi di utenti collegati in Rete da ogni parte del mondo. Per i prossimi decenni, dunque, sarà sufficiente dire che oggi Internet è più grande di ieri e che domani lo sarà ancora di più.
Internet
Il World Wide Web
Negli anni Sessanta i computer cominciarono a ri vestire un ruolo fondamentale nei principali istituti universitari ed enti di ricerca americani. L’agenzia ARPA (Advance Research Projects Agency, agenzia per
Il World Wide Web è uno dei più recenti e, co munque, il più utilizzato servizio di Internet; la sua semplicità d’uso, unita all’aspetto accattivan te e alla varietà dei contenuti, ne ha decretato in breve tempo il successo. In sostanza, il Web è
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Figura 9.1 Internet come mezzo di scambio dati e comunicazione tra due nodi.
costituito da documenti localizzati su dispositivi diversi, collegati fra loro e consultabili per mezzo di programmi detti browser. L’insieme dei docu menti o pagine Web gestiti da un’organizzazione o da un singolo autore, memorizzati su uno o più dispositivi, viene chiamato sito Web. Accedendo a un sito Web con un browser, si inizia, di soli to, consultando un documento di default detto home page. In genere, una home page, visualiz zata in una finestra del browser, presenta il nome o il logo dell’organizzazione o del singolo indivi duo che è responsabile intellettuale ed editoriale del sito Web, come, per esempio, la home page della Internet Society o la home page della Mc Graw-Hill Education (Italy) (Figura 9.2).
presente sullo stesso computer o su qualsiasi altro computer della Rete. Attivando con il mouse uno di questi link, si salta quindi a un’altra pagina e così facendo si può virtualmente girare il mondo, annullando in un certo senso qualsiasi distanza geo grafica! A rendere le cose ancora più interessanti è il fatto che molti link non rimandano a semplici do cumenti, ma sempre più spesso permettono di ve dere video, contenuti multimediali, ascoltare brani musicali o vivere un’esperienza di realtà virtuale.
Internet e Web sono la stessa cosa? Il World Wide Web ha raggiunto un tale successo che molte persone credono che coincida “virtual
Che cos’è una pagina Web Una pagina Web è un documento elettronico che può contenere una serie di testi, immagini, contenuti audio-video, menu e collegamenti di vario tipo. Alcuni di questi og getti sono evidenziati attraverso ar tifici grafici. Come abbiamo detto, il Web è una rete costituita da miliardi di do cumenti interconnessi, dove i colle gamenti, detti link ipertestuali o semplicemente link, sono le parole, i pulsanti, le icone e le immagini evi denziate. Ogni link, dunque, contie ne l’indirizzo di un altro documento
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Figura 9.2 Home page del sito della McGraw-Hill Education (Italy) S.r.l. Fonte: https://www.mheducation.it/
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mente” con Internet. In realtà non è così: Inter net è la rete vera e propria, connessa fisicamen te, su cui sono disponibili molti altri servizi oltre al Web, come, per esempio, la posta elettronica (e-mail), il trasferimento remoto di file (FTP), tutti antecedenti al Web e accessibili sia separatamen te sia attraverso il browser. Il Web, invece, come detto, è “solo” un servizio di Internet.
Il browser Per utilizzare il Web è necessario un software di navigazione chiamato browser. Negli anni scor si questo settore è stato soggetto a una rapida evoluzione, propiziata anche dall’agguerrita con correnza tra le case produttrici (in particolare tra Microsoft, Apple e Netscape) e causa di recipro che incompatibilità. Attualmente il panorama si è stabilizzato e per fortuna quasi tutti i prodotti di sponibili (gran parte dei quali sono gratuiti per gli utenti finali) adottano e implementano gli stan dard tecnici promossi da W3C, l’organismo garan te degli standard Web (http://www.w3c.org). Il browser attualmente più diffuso è senza dub bio Microsoft Edge, incluso di serie nei sistemi operativi Windows; ma non mancano valide al ternative come Firefox, Chrome di Google e Safari di Apple. Ciascuno i questi programmi presenta una serie di funzioni comuni per l’accesso al Web: • consente di inserire l’indirizzo del documento da caricare/visualizzare (noto come URL, Uniform Resource Locator) o di raggiungerlo atti vando i link ipertestuali presenti sul proprio schermo, che possono essere zone attive, paro le sottolineate, pulsanti, immagini o icone; • permette la visualizzazione dei documenti Web sullo schermo del proprio computer; • consente di sfogliare e navigare, avanti e indie tro, le pagine già visitate; • permette di copiare il documento e visualizzar lo in un programma di videoscrittura; • consente di stampare il documento visualizzato; • rende possibile il trasferimento (downloading) di file con testi, grafica, filmati, animazioni, suo ni e programmi da altri computer al nostro. Alcuni browser offrono anche funzionalità aggiun tive, o sono corredati di moduli che consentono di inviare e ricevere posta elettronica e di usu fruire di altri servizi Internet, come lo streaming video on demand, la musica ecc.
Gli indirizzi Internet (Uniform Resource Locator, URL) Attivando i link ipertestuali per passare da una pa gina all’altra del Web, compariranno sullo scher
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http://www.uniroma1.it http://sbnonline.sbn.it/zgw/homeit.html http://www.mhhe.com/catalogs http://www.amazon.com/ http://www.microsoft.com/ms.htm http://search.msn.com/ http://www.unitedmedia.com/comics/dilibert/ http://www.liberliber.it/home/index.asp http://www.ncsa.uiuc.edu/ Figura 9.3 Alcuni esempi di URL.
mo degli indirizzi simili a quelli elencati nella Fi gura 9.3. Quando si punta il cursore su un link, l’indirizzo a cui è collegato viene visualizzato nel la barra di stato e con un semplice clic si può rag giungere quel sito. Evidentemente, in questo caso non occorre conoscere gli indirizzi dei siti Web da consultare, in quanto per spostarsi bastano i link. Se invece si vuole raggiungere un sito di rettamente, si deve digitare l’indirizzo, cioè l’URL corrispondente, nel campo del browser dedicato agli indirizzi (di solito posizionato in alto). Questi indirizzi, che compaiono ormai su tutti i giornali e le riviste, fungono in sostanza da “puntatori” di documenti, film, fotografie ecc. sparsi nei disposi tivi di tutto il mondo.
Il formato di un URL Ogni pagina Web è dotata di un indirizzo URL uni voco; inoltre, al suo interno ci possono essere degli elementi, come, per esempio, un grafico o un riqua dro, con un indirizzo proprio, leggermente diverso da quello della pagina che li ospita. Un URL è costi tuito da una serie di elementi che comprendono il nome del server (cioè il computer su cui si trovano le risorse e che offre il servizio) e il percorso del file. Nell’URL http://www.tei-c.org/P$X/SG.html#SG13, per esempio, si possono distinguere: • http (hypertext transfer protocol), ovvero il protocollo alla base del World Wide Web, dove per protocollo si intende un insieme di convenzioni e regole che consente ai compu ter di comunicare tra loro. Dal momento che il Web non è l’unico servizio Internet esistente, è possibile trovare indirizzi che iniziano con ftp (file transfer protocol), telnet, news (Usenet newsgroups) o altro. In ogni caso, il protocollo è sempre seguito dai due punti; • il nome del dominio, nell’esempio www. tei-c.org, preceduto dalla doppia barra; si trat ta del nome assegnato a un computer perma nentemente collegato a Internet. Nell’esempio, www indica l’elaboratore che contiene il file
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da visualizzare, tei-c è il nome dell’organizza zione responsabile del sito e org identifica il tipo di organizzazione cui fa riferimento il sito, ovvero il dominio di primo livello. Alcuni anni fa era uso comune, per i siti che si trovavano negli Stati Uniti, riservare alcune desinenze che, ora, sono in uso in tutto il mondo; nello specifico, oltre a org (riservato a organizzazioni non commerciali), ci sono edu (università ed enti di ricerca), gov (enti governativi), mil (enti militari), net (enti che gestiscono la rete tele matica), com (aziende e organizzazioni com merciali) e tv (emittenti televisive). I siti Web di altre nazioni, inoltre, possono avere la desi nenza relativa alla nazione stessa, per esempio: it (Italia), de (Germania), uk (Regno Unito), jp (Giappone) ecc. Ci sono domini di primo livello anche per il business (biz), per la registrazione di individui (name), per l’indusria aeronautica (aereo), per le cooperative (coop), per i musei (museum), per i professionisti (pro) e per usi diversi (info) (per informazioni sui domini di primo livello si visiti il sito www.icann.org); • il percorso del file, cioè/P4X/SG.html, il quale indica che il documento SG.html è me morizzato in una cartella chiamata P4X; • l’identificatore del frammento, nell’esem pio #SG13, che indica il nome di una parte specifica del documento. Una volta acquisita familiarità con questo sistema di indirizzamento, risulterà tutto molto sempli ce. Spesso, per esempio, per raggiungere il sito di un’azienda basta digitare il nome del dominio inserendovi il nome dell’azienda stessa, come nel caso di www.apple.com oppure www.uniba.it. Oppure, ancora più semplicemente, se si utilizza il browser Chrome si può digitare il solo nome dell’azienda o del termine che si vuole cercare, utilizzando il browser come campo di ricerca di Google.
9.2 Il Web: come funziona e a che cosa serve Quando ci si connette al Web per la prima volta, non si può che rimanere stupiti della varietà di informazioni disponibili. Ma come si è arrivati a questo?
La storia del Web Il Web è nato nel 1989 da un’idea di Tim Ber ners-Lee, un ricercatore del CERN (il laboratorio europeo di fisica delle particelle con sede a Gi nevra), con l’obiettivo di promuovere la collabo
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razione tra gli scienziati coinvolti nei progetti di ricerca di fisica delle particelle. Berners-Lee ela borò i tre standard tecnici che rendono possibi le l’esistenza del Web. Il primo, detto HTTP, è il protocollo usato dai computer per comunicare sul Web. Grazie a questo protocollo, infatti, i pro grammi con cui l’utente accede alle pagine Web (browser, o in generale client Web) possono inte ragire con i programmi che ne gestiscono l’archi viazione e lo smistamento (i server Web). Il secon do, HTML (Hypertext Markup Language), indica lo speciale formato che deve avere un documento per essere inserito sul Web. Il terzo, URL (Uniform Resource Locator), soddisfa l’esigenza di assegnare a ogni documento un indirizzo univoco in modo da poterlo rintracciare facilmente sul Web. Un anno importantissimo nella storia del Web è il 1993, quando Marc Andreesen ed Eric Bina dell’NCSA (National Center for Supercomputer Applications), dell’Università dell’Illinois, sviluppa rono il browser Mosaic, il primo programma che consentiva di visualizzare le pagine Web in moda lità grafica, con i colori, i vari tipi di carattere, le fotografie e i disegni che le caratterizzano. Mosaic fu distribuito gratuitamente e in pochi mesi con tribuì alla crescita esponenziale dei primi utenti del Web. Nel 1998 lo stesso Tim Berners-Lee ha fondato il W3C (World Wide Web Consortium). Il W3C è un ente senza fini di lucro in cui coope rano aziende, altre organizzazioni, singoli esperti e ricercatori al fine di sviluppare le tecnologie su cui si basa il Web, mantenendone al contempo il carattere di standard aperti e pubblicamente di sponibili. In questo modo si cerca di garantire an che per il futuro la natura di tecnologia di comu nicazione aperta e libera da vincoli di monopolio (tecnici, economici e politici) che ha caratterizza to Internet sin dalle sue origini.
I protocolli Quando si usa il computer o Internet si viene introdotti in un mondo retto da numerose regole e vincoli tecnici, che di solito sfuggono all’attenzione dell’utente. Tuttavia, come le persone che partecipano a una riunione devono attenersi a determinate regole di condotta per evitare che si crei confusione, così devono fare anche gli utenti dei sistemi informatici. In informatica le regole comuni per lo scambio di informazioni vengono chiamate protocolli, termine che una volta indicava “gli usi e le norme che regolano le formalità, il diritto di precedenza e il cerimoniale diplomatico”. Questa definizione si adatta perfettamente anche al contesto informatico.
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Come si crea un sito Web Sul Web esistono ormai decine di milioni di siti e ogni giorno ne vengono creati di nuovi a una ve locità strabiliante. Il linguaggio HTML è alla por tata di tutti, e la creazione di una semplice pagina Web è talmente facile che può farlo chiunque. Inoltre, oggi sono disponibili numerosi strumenti di editing che rendono piuttosto semplice anche la realizzazione di siti Web di una certa comples sità, pur senza avere un’approfondita conoscenza della programmazione. La complessità cresce se si intende elaborare un sito con numerose pagine multimediali e servizi interattivi, attività che richiede notevoli capacità e conoscenze tecniche (oltre a un certo impegno finanziario). Proprio per questo le grandi aziende tendono a rivolgersi a uno o più esperti (webmaster) che si occupano del loro sito, in collaborazio ne con programmatori, architetti dell’informazio ne, designer grafici e altri professionisti del settore, mentre le piccole aziende e i singoli individui, in genere, realizzano il proprio sito da soli, con un risultato inevitabilmente più elementare. Naturalmente, una volta che il sito sia stato cre ato, è necessario che venga pubblicato, cioè inse rito nella memoria di un compuer che disponga di un server Web e che sia collegato in modo permanente (e con connessioni ad alta velocità) alla rete Internet. Ma anche questo aspetto ormai non rappresenta più un ostacolo insormontabile. Infatti, pagando una modesta quota mensile o ac cettando che il sito veicoli informazioni pubblici tarie, è possibile far ospitare il proprio sito da un fornitore di servizi Internet.
A che cosa servono i siti Web Esistono tante ragioni per usare il Web quante sono le persone che vi navigano. Grazie al Web è infatti possibile fornire informazioni sui propri prodotti, condividere i risultati di una ricerca, scambiarsi messaggi di posta elettronica, conoscere le ultime notizie, ottenere informazioni sulla situazione me teorologica o sull’andamento dei mercati finanziari, fare una ricerca, cercare un lavoro, conversare con altre persone, portare avanti un progetto politico o sociale, trattare affari, seguire un corso o sempli cemente esprimere se stessi. Per dare un’idea della vastità e varietà di servizi che si possono trovare sul Web, nella Figura 9.4 riportiamo una mappa di Bari. Ma è possibile anche visualizzare altre zone oppure quartieri specifici; addirittura creare un percorso cittadino per andare da una via a un’altra. Queste operazioni si possono fare per tutte le cit tà d’Italia e di moltissimi altri Paesi del mondo e, senza sforzo, si potrà anche acquistare il biglietto di
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Figura 9.4 Cartina di Bari.
un treno o di un aereo, prenotare la visita a un mu seo, riservare una camera di albergo o un tavolo nei migliori ristoranti della città meta del nostro viaggio.
Le pagine personali e i Blog Uno dei fenomeni più interessanti che è emerso sin dalle origini del Web è la proliferazione di pa gine Web personali, in cui moltissimi utenti espri mono le proprie idee, opinioni, passioni e senti menti, un po’ come avviene con i diari personali. Negli ultimi anni il fenomeno delle pubblicazio ni personali ha avuto un’evoluzione fenomenale sia dal punto di vista quantitativo sia soprattutto da quello qualitativo. Questo grazie alla diffusione dei cosiddetti Weblog (o Blog), veri e propri diari interattivi on line, gestiti da appositi software, sui quali uno o più utenti possono inserire testi e im magini con estrema semplicità e ovunque si tro vino. Il Blog diventa in questo modo uno spazio in cui un individuo o una comunità esprime idee e punti di vista, discute, si racconta, cogliendo spunto dall’attualità o da una lettura, dalla visita a un museo o dall’acquisto di un prodotto su cui si esprimono giudizi e valutazioni (Figura 9.5). Le migliaia di Blog attualmente esistenti (la Blogsfera) costituiscono dunque una ricchissima fonte di notizie e conoscenza diffusa, non di rado più puntuale e completa di quella fornita da siti più istituzionali. Naturalmente, il lettore non deve mai dimenticare che un Blog è il prodotto intellettuale
Figura 9.5 Il blog di Alessandro Pagano. Fonte: https:// alessandropagano.net/blog/
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di un punto di vista particolare, che va accolto con il dovuto spirito critico.
9.3 La multimedialità in rete Che vi sembri attualmente possi bile o no, Internet è destinata a diventare in breve tempo molto più ricca e utile di quanto non lo sia mai stata la TV. Già ora offre grafica, suoni, animazioni, film e realtà virtuale, che pure non sono niente rispetto a quello che verrà. L’idea alla base è quella di far convergere la trasmissione di audio, video e dati su un’unica rete. Diamo qui uno sguardo a que ste tecnologie, che verranno riprese in seguito in modo più approfondito.
La larghezza di banda e il Web Per visualizzare un documento sullo schermo del proprio computer, esso deve essere prima trasferi to dal computer in cui è memorizzato al proprio. Il processo di trasferimento di testi è molto velo ce, mentre quando si tratta di film, animazioni e suoni i tempi sono molto più lunghi a causa della dimensione dei file che li contengono. La capacità di trasferimento dei dati, che in informatica viene chiamata larghezza di banda (vedi Capitolo 8), costituisce uno dei principali problemi del Web. Si pensi, per analogia, alla differenza tra una strada sterrata a una sola corsia e un’autostrada a quattro corsie: mentre per trasferire un testo è sufficiente una banda passante limitata (paragona bile alla strada sterrata), il trasferimento di suoni e immagini richiede una banda passante molto am pia (simile all’autostrada) (Figura 9.6).
Lo streaming Come accennato in precedenza, la compressione permette di accelerare il processo di trasferimento dei file riducendone le dimensioni. Un’altra modalità di trasferimento ottimizzato consiste nello streaming che evita all’utente di dover attendere l’intera
trasmissione di un file prima di poter accedere alle informazioni che esso contiene. Lo streaming, infatti, consente di visualizzare i primi dati ricevuti simulta neamente alla ricezione in background dei restanti. Lo streaming è, tecnicamente, una tecnologia innovativa di comunicazione che definisce la tra smissione di un flusso di dati audio/video da una sorgente verso una o più destinazioni tramite colle gamenti di rete. I dati vengono riprodotti sui siste mi di destinazione nel momento in cui vi giungo no, perciò non è necessario aspettare il caricamento di tutto il file per iniziarne la riproduzione. Le tipologie di streaming più diffuse sono due: lo streaming on demand e lo streaming live. Nello streaming on demand il video e l’audio, e quindi i dati, sono inizialmente compressi in modo da per mettere una trasmissione più veloce e ottimizza ta, vengono poi memorizzati su un server di strea ming che, a sua volta, invia i dati previa richiesta dell’utente. La visualizzazione dei contenuti av viene con decompressione in tempo reale tramite appositi codec (programmi codificatori-decodifi catori) installati sul PC, dove sono riprodotti con un lieve ritardo, a seconda della velocità di col legamento. Esempi di software per streaming on demand sono Real Video e Real Audio, Windows Media Player, QuickTime, Adobe Flash Video. Lo streaming live, invece, definisce un tipo di trasmissioni molto simili a quelle televisive. I vi deo vengono trasmessi utilizzando alcune specifi che tecniche di compressione, con l’obiettivo, an che in questo caso, di migliorare e ottimizzare la trasmissione. La trasmissione avviene utilizzando il protocollo RTSP (Real Time Streaming Protocol).
Audio e video sul Web Grazie all’introduzione delle tecnologie di streaming, già oggi in rete è possibile sintonizzarsi su trasmis sioni radiofoniche e televisive, ascoltare programmi in diretta o richiamare dagli archivi quelli già tra smessi. Si può inoltre fornire la descrizione verbale di un tour virtuale o di un prodotto, far ascoltare un album in anteprima e altro ancora (Figura 9.7).
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Banda passante stretta
Banda passante ampia
Figura 9.6 Larghezza di banda.
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Figura 9.7 La televisione sul Web.
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I video sono una delle applicazioni che si stanno diffondendo più rapidamente in Internet. Per le aziende dotate di reti interne con costose con nessioni ad alta velocità, i video on line sono già una realtà. Per il grande pubblico, invece, l’uso di questa risorsa è ancora limitato: con la larghezza di banda messa a disposizione dalle connessioni remote via modem, infatti, le immagini risultano piccole, confuse e discontinue. La qualità migliora sensibilmente se si hanno a disposizione connessioni di rete a banda larga (vedi Capitolo 8), che si vanno sempre più diffon dendo. Esistono oggi tantissimi provider, a livel lo nazionale e internazionale, i quali forniscono una vasta gamma di trasmissioni in streaming che vanno dallo sport al cinema, fino ai veri e propri palinsesti televisivi.
I contenuti multimediali interattivi e il 3D Accanto alla trasmissione di contenuti audio-video “tradizionali”, la rete si va sempre più arricchen do di contenuti multimediali interattivi. Grazie a tecnologie quali il formato HTML5 e ai relativi software di visualizzazione, è possibile visua lizzare e utilizzare sul proprio computer giochi, film interattivi, corsi e dispense con esperimenti ed esercizi, rappresentazioni di oggetti e ambienti in tre dimensioni da esplorare, e persino opere di arte digitale. Il sito di National Geographic ha realizzato una serie di dispense interattive e, in quella dedicata ai vulcani, mediante il mouse si possono scorrere le varie sezioni dei contenuti testuali e grafici, ac cedere a definizioni e approfondimenti, e persino costruire un vulcano virtuale selezionando le ca ratteristiche geologiche e morfologiche che esso potrebbe avere, per poi simularne un’eruzione. Come per le tecnologie di streaming, è neces sario scaricare e installare sul proprio computer degli appositi software che in genere si integrano direttamente con il proprio browser Web.
Il telefono in rete Grazie alla tecnologia Voice Over IP (vedi Pa ragrafo 8.16) è oggi possibile effettuare comuni cazioni telefoniche attraverso Internet senza al cun costo aggiuntivo. Le soluzioni più semplici richiedono solo l’uso di un software adeguato (il più noto è Skype), insieme a una scheda audio, un microfono e degli altoparlanti. In questo caso la chiamata può avvenire solo da PC a PC. Ma diversi operatori offrono a pagamento soluzio ni più complesse, che permettono di effettuare
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collegamenti da PC a telefono e viceversa, o per sino di sostituire l’intera rete di comunicazione telefonica dedicata con la telefonia via Internet. Queste soluzioni, rivolte soprattutto alle aziende, permettono di abbattere in modo consistente i costi per la telefonia.
9.4 Cercare informazioni sul Web: l’informazione strutturata Non tutta l’informazione presente sul Web ha la caratteristica di essere diffu sa nel contenuto degli innumerevoli documenti che popolano la Rete. Sono numerose infatti le fonti di informazione strutturata proveniente da banche dati, cataloghi bibliotecari, repertori bi bliografici e archivi. Spesso queste fonti informati ve hanno avuto e hanno un’esistenza indipenden te dal Web, ma hanno trovato in questo nuovo ambiente un efficace medium di diffusione.
L’informazione strutturata Il Web è un mezzo formidabile per diffondere in formazione. Per questa ragione molti dei produt tori di fonti informative hanno deciso di affiancar lo ai tradizionali supporti con cui distribuivano i loro prodotti. Di norma, l’informazione presente in questo genere di fonti è dotata di una precisa struttura, che ne rende più semplice ed efficiente la ricerca e la consultazione. Si pensi, per esempio, a un catalogo di bibliote ca. Esso contiene descrizioni precise e rigorose di libri e altri generi di pubblicazioni editoriali. Tali descrizioni presentano un insieme di caratteristi che pertinenti a ciascun oggetto editoriale limita to e determinato a priori: titolo, nome dell’autore, editore e così via. Chiunque usi un catalogo bi bliotecario sa che cosa può aspettarsi di trovare: per esempio, non ci verrebbe in mente di chiede re attraverso il catalogo quali libri contengano la parola “amore”. La natura strutturata di queste informazioni ne consente l’archiviazione e il trattamento median te i database, una particolare classe di applicazio ni software che consentono di gestire miliardi di descrizioni (record) articolate in elementi discre ti (campi). Con le dovute competenze tecniche è possibile collegare i sistemi di database al Web. Grazie a queste interfacce è stato possibile pub blicare in Rete fonti di informazione strutturata di grandissima utilità e valore, che vanno dai ca taloghi di numerosissime biblioteche del mondo alle banche dati legislative, dagli elenchi telefo
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nici agli spogli di riviste scientifiche, dalle grandi banche dati finanziarie ed economiche alle notizie prodotte dalle agenzie giornalistiche. Gran parte di queste risorse sono liberamente accessibili; al tre, invece, per il valore che rivestono in diversi ambiti professionali (si pensi ai corpus giuridici o ai dati degli analisti finanziari) sono a pagamento.
L’informazione bibliografica e i cataloghi on line La ricerca di informazioni bibliografiche è una delle attività più comuni per chiunque debba svolgere un lavoro intellettuale. L’inserimento in Rete dei cataloghi elettronici di numerosissime biblioteche di tutto il mondo ha reso quest’attivi tà semplice e veloce. Un catalogo accessibile via Internet è denominato OPAC (Online Public Access Catalog). Gli OPAC attualmente disponibili sono migliaia e vi si trovano quelli delle maggiori biblioteche del mondo, come la Library of Congress, la British Library, la Bibliothèque Nationale di Parigi. In am bito italiano, oltre a quelli delle maggiori bibliote che statali e universitarie, va ricordato il catalogo unico nazionale SBN, che raccoglie in un unico database le notizie bibliografiche di numerosissi me biblioteche grandi e piccole. In linea di massima, le interfacce degli OPAC sono piuttosto simili e consentono di effettuare ricerche usando come chiavi le principali infor mazioni presenti in una normale scheda catalo grafica: autore, titolo, soggetto. Alcuni forniscono anche altre chiavi o filtri di ricerca, quali data o luogo di pubblicazione, editore, classificazione, codice ISBN. Il risultato di una ricerca consiste in un elenco delle notizie bibliografiche trovate, da cui si può passare a consultare una scheda più dettagliata per ciascuna di esse. Alcune bibliote che permettono anche di richiedere il prestito dei volumi direttamente via Web. Una struttura simile si ritrova anche in al tre risorse bibliografiche, come i cataloghi delle case editrici, anche questi ormai presenti in gran numero sul Web. In tale caso spesso è possibile acquistare direttamente in Rete il libro cercato, attraverso i servizi di commercio elettronico messi a disposizione dalla stessa casa editrice o da una delle grandi librerie on line.
Archivi e banche dati Su Internet sono disponibili anche i repertori (e talvolta i documenti digitalizzati) di importan ti archivi pubblici e privati. Per esempio, il sito della Camera dei deputati permette di effettuare
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ricerche sulle descrizioni dei fondi e di accede re al contenuto del suo importantissimo Archivio storico. E non mancano i servizi di spoglio delle riviste scientifiche, che consentono ai ricercatori di consultare la letteratura recente su un dato ar gomento e in alcuni casi ordinare in copia (digita le o cartacea) gli articoli di loro interesse. Un altro genere di informazione strutturata di sponibile on line è quella che proviene dalle ban che dati specialistiche. Ve ne sono numerose e di diverso tema: dalle banche dati giuridiche pubbli cate dalle istituzioni giudiziarie, a quelle econo miche prodotte da centri studi e aziende. A titolo di esempio citiamo il sito Italgiure, realizzato dal Centro di Documentazione della Corte di Cassa zione, che rende disponibile un gran numero di archivi (per un totale di più di qualche milione di documenti) tra cui i principali sono quelli norma tivi (legislazione statale, regionale e comunitaria) e quelli della giurisprudenza della Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti e delle sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia. In molti casi la consultazione di queste banche dati è a pagamento, come avviene per il servizio banche dati messo a disposizione dal Il Sole 24 Ore, dove sono disponibili informazioni di interes se economico e finanziario.
La ricerca di numeri di telefono Per finire, ricordiamo che sul Web è possibile con sultare gli elenchi del telefono di numerose nazio ni. Per l’Italia un servizio di questo genere è for nito dal sito Pronto.it: si tratta di un database che permette la ricerca diretta (dal nome dell’abbona to al numero di telefono e all’indirizzo) e inversa (dal numero di telefono al nome dell’abbonato) su tutti gli elenchi telefonici italiani. Simile è il sito Paginebianche.it realizzato dalla Seat, titolare del la pubblicazione degli elenchi telefonici cartacei. La stessa Seat ovviamente mette a disposizione un servizio di ricerca “per categorie” di indirizzi e numeri di telefono di aziende ed enti. Si tratta della versione Web delle familiari pagine gialle, il cui sito è raggiungibile all’indirizzo http://www. paginegialle.it.
9.5 Cercare informazioni sul Web: i motori di ricerca Che cos’è un motore di ricerca? Questo nome è in realtà l’identificatore di diverse risorse software che agisco no nel Web in maniera più o meno visibile. Le
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parti fondamentali di un motore di ricerca sono due: un crawler e un query processor. Il crawler è quel programma che, in maniera invisibile per l’utente, passa in rassegna tutti i siti presenti nel Web, spostandosi di collegamento in collegamen to, evitando di censire due volte la stessa pagina ma registrandone gli eventuali aggiornamenti. In quest’attività il crawler memorizza come parole chiave della pagina i link che portano a essa, il ti tolo della pagina e il testo contenuto. La parole molto comuni, gli articoli e altre particelle gram maticali sono ignorati. Molti motori di ricerca, come, per esempio, Google, hanno brevettato una loro particolare funzione che assegna un valore alle pagine trova te a seconda delle parole chiave contenute e del numero dei link che puntano alle pagine che le contiene; questo valore determinerà la pertinenza della pagina alla ricerca scelta dall’utente. La ricerca viene svolta dall’utente attraverso il query processor, o interfaccia, che permettendo di inserire in appositi spazi le parole chiave che ci interessano fa passare in rassegna tutte le pa gine indicizzate dal crawler, alla ricerca delle più pertinenti per le parole chiave che abbiamo inse rito. Dopo aver accettato le nostre parole chiave, il motore di ricerca risponde in tempi generalmente brevissimi con un lungo elenco di link, ordinati secondo il suo criterio di pertinenza, a pagine che contengono la/le parole chiave inserite. L’elenco è in genere composto dal link alla pagina, da uno o più brani di testo contenenti le parole chiave richieste e dall’indirizzo (URL) completo della pa gina. A questo punto basterà cliccare sul link per visualizzare la pagina trovata per noi dal motore di ricerca.
Raffinare la ricerca Le ricerche effettuate in questo modo, però, hanno un evidente difetto: sono basate sulla corrisponden za tipografica tra la/le parole chiave inserite e quel le trovate, senza alcuna valutazione del significato delle stesse. Sarà quasi impossibile che inserendo una sola parola essa corrisponderà nella ricerca ef fettuata sul Web proprio a ciò che c’interessa, senza omonimìe o pagine inutili; in quel caso, o avremo la pazienza di sfogliare il lunghissimo elenco di risulta ti o dovremo migliorare i criteri della nostra ricerca. In genere tutti i motori di ricerca hanno, nella loro home page, link a pagine di aiuto o spiega zioni per l’utilizzo di funzioni di ricerca avanza te. Daremo ora delle indicazioni generiche, ma è sempre il caso di andarle a verificare nel motore di ricerca in uso. Nello spazio lasciato all’inserimento delle parole chiave, si possono inserire degli operatori logici che
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migliorano sensibilmente la produzione di risultati validi. In genere i principali operatori sono sei. 1. AND: digitando parolax AND parolay il motore di ricerca troverà pagine nelle quali i due termi ni parolax e parolay sono contemporaneamente presenti. 2. OR: immettendo parolax OR parolay si avranno pagine nelle quali ci saranno o parolax o parolay. 3. NOT: inserendo parolax AND NOT parolay i ri sultati includeranno pagine nelle quali è pre sente il primo termine ma mai il secondo. 4. " " (doppie virgolette alte): scrivendo "parolax parolay" verranno trovate pagine contenenti esat tamente l’espressione racchiusa tra le virgolette. 5. NEAR: la dicitura parolax NEAR parolay gene rerà un elenco di link a pagine che contengono parolax e, nelle immediate vicinanze, parolay (come AND ma calcolando la vicinanza tra le espressioni da cercare). 6. * (asterisco): immettere parolax* farà cercare pa gine che contengono espressioni che iniziano con la sequenza di caratteri parolax. Oltre a questi operatori, molti motori di ricerca permettono di trovare a richiesta solo alcuni tipi di file (come i DOC o i PDF), oppure le pagine nate dopo o prima di una certa data, di cercare una spe cifica URL e così via. Va anche ricordato che esistono nel Web, grazie al lavoro di molti appassionati, motori di ricerca spe cifici per argomenti anche piuttosto particolari, che risultano molto più efficienti di quelli generici. Un buon consiglio è usare un motore di ricerca generico innanzitutto per vedere se ne esiste nella Rete uno dedicato all’argomento della nostra ricerca, poi usare quest’ultimo. Oltre a ciò, esistono anche i cosiddetti meta-motori, ossia siti che passano la vostra richiesta di ricerca a più motori di ricerca contemporanea mente e vi presentano i risultati come un’unica lista.
E poi c’è Google Google è il motore di ricerca più famoso e più utilizzato sul Web. Da solo riesce a soddisfare qua si il 50% delle ricerche mondiali. Al momento in cui scriviamo, ogni mese si fanno 88 miliardi di ricerche su Google, e la loro crescita è esponenzia le: basti pensare che nel 2006 le ricerche mensili erano 2,7 miliardi. Addirittura, oggi si può parlare di era B.G. (Before Google) e P.G. (Post Google), a dimostrazione del ruolo che questo motore di ri cerca ha avuto nel progresso degli ultimi anni. La cosa più innovativa di Google, rispetto agli altri motori di ricerca, è il PageRank, una metodologia che determina “l’importanza” di una pagina Web all’interno del database stesso. I motori di ricer
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ca classici, come abbiamo detto, per indicizzare e posizionare i siti Web nei loro database si limita no a contare le ricorrenze nel testo delle pagine dei termini ricercati dagli utenti. Il PageRank è invece molto più complesso e articolato: non si limita a contare i link ma tiene conto anche della “qualità” dei contenuti e dell’importanza dei siti da cui provengono i link. Per esempio, se il sito della Apple consiglia o cita il sito di un picco lo produttore di software, lo stesso sito acquista agli occhi di Google un valore maggiore rispetto al sito di un concorrente consigliato da un’azienda sconosciuta, e quindi avrà un PageRank più eleva to del concorrente, e un miglior posizionamento nelle pagine di ricerca. Ci sono poi altri fattori che contribuiscono a determinare il PageRank, come l’anzianità del sito, il numero dei visitatori ecc. Oggi Google reperisce e gestisce le informazio ni presenti su Internet grazie a una propria Rete composta da quasi un milione di server: una po tenza di calcolo che nessun’altra azienda al mondo possiede. Google ha nel suo database oltre 8 mi liardi di pagine Web e ogni giorno i suoi utenti ef fettuano 200 milioni di ricerche in oltre 80 lingue.
Quello che non troveremo mai sul Web Va detto esplicitamente che i motori di ricerca, an che quelli che si dichiarano come i più potenti in Internet, hanno dei limiti ben precisi. Vediamo quali. Innanzitutto, la Rete cresce molto rapidamente e i crawler hanno moltissimo lavoro da smaltire. Un nuovo sito sarà censito normalmente dopo diverse settimane dalla sua “nascita” nel Web. Per evita re questi problemi di tempo, le aziende grandi e piccole e i privati possono segnalare direttamente ai crawler la loro presenza, con apposite modalità diverse per ogni motore di ricerca, pagando per la loro tempestiva esistenza negli elenchi generati. Un caso molto banale di pagina introvabile è quella costruita esclusivamente di immagini e ani mazioni: se non c’è alcun testo, nessuna espressione potrà farvela trovare tramite un motore di ricerca! Altri casi di “invisibilità” possono essere voluti: per esempio, dato il funzionamento dei crawler, se una pagina Web non ha link verso altre pagine e nessuna pagina punta a essa, non verrà mai tro vata da nessun motore di ricerca. Oppure alcuni motori di ricerca scelgono di non censire pagine relative ad argomenti particolari o criminali, come la pedofilia – questo genere di siti sono denomina ti Web underground. Un altro caso di pagine introvabili dai motori di ricerca è quello del Web dinamico, cioè di quelle pagine generate momentaneamente da alcuni siti
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per soddisfare richieste degli utenti. È quello che accade, per esempio, con i siti di e-commerce, che presentano pagine di listini o descrizioni di arti coli da acquistare secondo le richieste dei clienti; le pagine in realtà sono generate solo in occasione di quel collegamento, poi al successivo clic non esisteranno più. Infine, molto banalmente, se un sito non è co struito bene, può darsi che sia molto complicato trovarlo con un motore di ricerca. Il fatto che un sito si presenti molto attraente e ricco non è la garanzia che esso sia stato progettato al meglio.
Le directory Questo nome, oltre a ricordare la struttura dei file all’interno del computer, è il nome dato ai catalo ghi di siti forniti da alcune aziende. La più famosa di queste è Yahoo!, che non è affatto un motore di ricerca – per questa funzione il sito di Yahoo! si appoggia a Google – ma il più grande catalogo di siti della Rete insieme ad Altavista. Centina ia di surfer esperti navigano la Rete alla ricerca di siti interessanti sui più svariati argomenti, che vengono valutati, recensiti brevemente e messi in cataloghi ordinati per categorie dalla più generica alla più specifica, per poi passare questo lavoro a Yahoo! come a molti altri cataloghi presenti in Rete. Molto spesso una directory permette di tro vare il sito che desideriamo molto più velocemen te e facilmente di un motore di ricerca.
SEO e SEM: le principali tecniche per farsi trovare SEO è l’acronimo di Search Engine Optimization, ovvero una strategia tesa ad aumentare la quantità e la qualità del traffico verso un sito Web attraver so i risultati organici dei motori di ricerca. Per comprendere il significato di SEO, suddivi diamo il concetto in tre differenti sezioni. 1. Qualità del traffico. Con un buon sito Web si possono attirare tantissimi visitatori, ma la qualità delle visite è molto importante. Se, per esempio, alcuni visitatori approdano su un sito Web perché pensano di trovare contenuti ri guardanti gli smartphone, ma invece trovano contenuti sui giocattoli, abbandoneranno ve locemente quella pagina. Questo per Google non è traffico di qualità e il sito verrà pena lizzato nelle ricerche organiche. Questo è uno dei principali motivi per cui la SEO è molto importante. 2. Quantità di traffico. Se il traffico che arriva su un sito Web è costituito da utenti realmen
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te interessati ai contenuti del sito, allora sarà importante attrarre quanti più utenti possibile. Con le strategie SEO si riesce ad aumentare il numero di visite. 3. Risultati organici. Sui motori di ricerca è possibile pagare per pubblicare annunci che portino gli utenti a visitare il sito Web, mentre il traffico organico è costituito dagli utenti che approdano al sito tramite ricerche “organi che”. Questo vuol dire che il sito Web è stato selezionato dall’utente senza utilizzare la pub blicità a pagamento. In pratica, i motori di ricerca come Google utiliz zano dei bot (semplici programmi di analisi) per eseguire la scansione delle pagine sul Web, pas sando da un sito all’altro, raccogliendo informazio ni e inserendole in un indice. Successivamente, gli algoritmi analizzano le pagine nell’indice, tenen do conto di centinaia di variabili, per determinare l’ordine in cui le pagine dovrebbero apparire nei risultati di ricerca. Gli algoritmi di ricerca sono progettati allo sco po di far emergere pagine pertinenti e autorevoli, in modo da fornire agli utenti un’esperienza di ri cerca efficiente ed efficace. L’ottimizzazione dei contenuti in relazione ai suddetti algoritmi può aiutare un sito Web a posizionarsi più in alto nei risultati di ricerca, infatti, a differenza degli an nunci di ricerca a pagamento, non è possibile pa gare i motori di ricerca per ottenere una migliore posizione nelle classifiche di ricerca organica. I pilastri fondamentali della SEO sono quattro. 1. La Technical SEO (SEO tecnica) si concen tra sul miglioramento della struttura tecnica di un sito Web e mira a migliorare la velocità del sito, l’ottimizzazione per i dispositivi mobi li, la scansione, i dati strutturati, la sicurezza e l’indicizzazione. 2. La SEO on-page (SEO sulla pagina) si basa sull’ottimizzazione delle caratteristiche della pagina Web che aiutano i motori di ricerca a comprendere il contenuto nel contesto (l’otti mizzazione del titolo, i meta tag, il tag alt delle immagini ecc.). 3. Il contenuto è uno dei principali fattori di po sizionamento su Google e, senza un contenuto di spessore che corrisponda correttamente alle necessità dell’utente finale, è molto difficile che un sito possa comparire ai primi posti di una ricerca. 4. La SEO off-page (authority building) si concen tra sul miglioramento dell’affidabilità e dell’au torità di un sito Web agli occhi dei motori di ricerca e dei suoi utenti collegandolo ad altri siti a elevata autorità e pertinenti al contenuto.
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Se i motori di ricerca appurano che gli utenti si fidano di un sito Web, saranno più inclini a classificarlo in una posizione più alta nella ri cerca specifica. Affinché una strategia SEO abbia successo, è ne cessaria una combinazione dei quattro pilastri. Il Search Engine Marketing, o SEM, invece, è uno dei modi più efficaci per far crescere un’at tività imprenditoriale in un mercato sempre più competitivo. Ci sono milioni di aziende che com petono per prodotti o servizi molto simili, per cui fare pubblicità on line non è mai stato così impor tante come lo è oggi. Il marketing sui motori di ri cerca è il modo più efficace per acquisire visibilità sul mercato. Il SEM, nello specifico, è una strategia che utiliz za tattiche a pagamento per ottenere visibilità sui motori di ricerca. Invece di utilizzare strategie che aiutano un sito Web a classificarsi in modo organi co (come per la SEO), il SEM utilizza piattaforme pubblicitarie PPC (Pay Per Click, cioè paga ogni vol ta che qualcuno clicca sull’annuncio), come G oogle Ads, per utilizzare i formati di annunci disponibili e raggiungere uno specifico tipo di utenti. Il SEM è una strategia che parte dalla configura zione e ottimizzazione degli annunci a pagamen to, fino ad arrivare alla gestione dell’account per aumentare conversioni e rendimenti. Le strategie di SEM di solito iniziano una cam pagna di marketing on line con una ricerca com pleta di parole chiave e approfondimenti sulla concorrenza, per poi creare campagne pubblicita rie mirate che propongono prodotti/servizi a uno specifico pubblico target. Se spesso con la SEO possono volerci mesi per ottenere risultati concreti, con il SEM si possono generare clic e conversioni in un periodo di tem po molto breve. Sia la SEO sia il SEM sono parti integranti e complementari di una precisa strategia di marke ting on line più ampia che guarda a visibilità, traf fico e conversioni dai motori di ricerca. Utilizzate insieme, le due strategie consentono di: • migliorare la visibilità di un sito Web sui mo tori di ricerca; • indirizzare una maggiore quantità di traffico pertinente e di qualità sul sito; • aiutare ad acquisire una comprensione più pro fonda del pubblico interessato ai contenuti del sito; • scoprire e scegliere parole chiave pertinenti ai contenuti del sito; • avere successo a lungo termine e fornire un so lido ritorno di investimento.
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9.6 Social Network e comunicazione virale Ormai tutti sappiamo che cos’è un social network (o rete sociale), un raggruppamen to di individui collegati tra loro da interessi e lega mi di vario tipo, dalla semplice conoscenza ai rap porti di lavoro ai vincoli familiari. Il fenomeno dei social network, così come li conosciamo oggi, nasce negli Stati Uniti nei primi anni 2000 e, da allora, si è sviluppato attorno a tre grandi settori: • professionale; • amicizia; • relazioni sentimentali. Dal punto di vista strettamente informatico un social network è un sito Web interattivo, che of fre servizi come la creazione di un profilo pubbli co, l’articolazione di una lista di contatti e molto altro, basandosi sulla gestione di basi di dati in modo molto simile a un CMS (Content Management System). Un CMS è un sistema Web di gestione dei contenuti, un software installato su un server Web che struttura contenuti per fornire un servizio via Web. Quando parliamo di contenuti intendiamo: dati, informazioni, conoscenze, in qualsiasi forma (testo, immagine, video, musica, software ecc.). Quando parliamo di struttura intendiamo: impa ginazione, formattazione, architettura, sezioni, ge stione delle modifiche e delle versioni, gerarchia e privilegi dei ruoli. I social network, dal punto di vista metodologi co/organizzativo, hanno dato vita a nuove forme di comunicazione, dette virali, che incoraggia no le persone a passare un messaggio ad altri in dividui, creando così le premesse per una crescita esponenziale della diffusione del messaggio. Come i virus, tali strategie contano sulla rapida molti plicazione così da raggiungere con il messaggio migliaia, se non milioni, di persone. Naturalmente, il prerequisito perché un conte nuto venga condiviso è il fatto che sia di qualità, di interesse collettivo, dirompente, ma non neces sariamente vero e certificato.
9.7 Smart Revolution: la rivoluzione “smart” Con Smart Revolution si intende, la larga diffusione dei dispositivi digitali e i sostanziali cambiamenti sociali, economici e politici accaduti in relazione all’avvento della digitalizzazione di gran parte delle modalità di accesso all’informazione.
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Grazie allo sviluppo di strumenti interattivi, come i tablet e gli smartphone, assistiamo alla prolifera zione di canali d’accesso all’informazione che han no cambiato le modalità in cui avviene la comuni cazione stessa, basti pensare all’utilizzo dei social network per condividere le proprie emozioni (una laurea, una vacanza ecc.) o all’uso di uno smartwa tch per telefonare a un collega. Le app utilizzate sugli smartphone, le video conferenze, gli smartwatch che rilevano i nostri parametri vitali e così via, non sono altro che l’evi denza di una vera e propria “rivoluzione smart” che riguarda l’istruzione, il mondo della cultura, i mezzi di trasporto, la salute, la politica, le città, il sociale, modificando modi e tempi di svago e lavoro. La rivoluzione smart ha già cambiato le nostre abitudini, i nostri gesti, il modo di orientarsi e infor marsi, e ci ha proiettato, in pochi anni, in un futuro inimmaginabile. I dispositivi digitali e anche i wearable (indos sabili) spingono alla necessità di più servizi, più informazione, più dati, più strumenti per vivere in modo moderno e facile. Una rivoluzione di menta lità, dentro la rivoluzione tecnologica. La Smart Revolution, insomma, cambia il rappor to tra le persone, modifica la comunicazione e porta grandi trasformazioni nel mondo sociale e del lavoro. «Il cambiamento avvenuto negli ultimi cinque anni è notevole. Eppure, è molto più lento di quello che vedremo nei prossimi cinque», Hans Vestberg, presidente e amministratore delegato di Ericsson. Nel 2020 si è assistito a un’impennata del traffi co Internet in mobilità fino a 10 volte rispetto a 3 anni fa, passando da 2 a 20 exabyte (miliardi di gigabyte). I dispositivi connessi sono circa 50 miliardi e non sono solo PC, tablet e smartphone. Infatti si sono aggiunti a questi dispositivi indos sabili (smartwatch, smartband, auricolari smart) e dispositivi di domotica. Il 2020 è l’anno in cui è stato lanciato il 5G e nei prossimi anni si prospet ta un’ulteriore espansione dei dispositivi connessi.
Le Big Four dell’informatica Le cosiddette “Big Four Tech Companies” sono le aziende più grandi degli Stati Uniti e quelle che oggi dominano il settore della tecnologia, dell’in formatica e quindi dell’innovazione in generale; in effetti sono cinque se contiamo anche Microsoft oltre ad Amazon, Apple, Google (Alphabet), Face book. Il loro acronimo è FAAMG (Facebook, Apple, Amazon, Microsoft, Google) e insieme valgono più di 5 trilioni di dollari americani. Dalla fine del pri mo decennio di questo secolo, queste cinque mega aziende sono quelle con il maggior valore a livello
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globale, ciascuna di esse ha una capitalizzazione di mercato che va da circa 500 miliardi a oltre 2 tri lioni di dollari, al momento in cui scriviamo. L’ascesa di queste grandi aziende tecnologiche può essere attribuita a molti fattori tra cui globa lizzazione, digitalizzazione e maggiori innovazioni tecnologiche. Alcuni pensano, addirittura, che potrebbe essere difficile ottenere successo nel lavoro o definire i propri affari privati tenendosi al di fuori dell’eco sistema creato da queste società e, quindi, le pre occupazioni per le pratiche monopolistiche hanno portato a indagini antitrust da parte della Commis sione europea, del Dipartimento di giustizia e della Federal Trade Commission negli Stati Uniti. Le Big Four sono state accusate di monopolio anche perché hanno acquisito società concorren ti per annullare possibili svantaggiose modifiche degli equilibri di mercato. Per esempio, Google ha acquisito, tra le altre, due società che offrivano servizi simili ai suoi, come Double Click (una so cietà pubblicitaria) e Waze (un servizio di mappa tura). Amazon, invece, è stata accusata di copiare i prodotti della concorrenza venduti attraverso il proprio sito web. Inoltre, gli esperti hanno messo in dubbio la ge stione dei dati sensibili da parte di queste società e il loro impatto sulla privacy, il mercato finanzia rio e del lavoro, la libertà di parola, la sicurezza nazionale e le forze dell’ordine. Qualunque sia la verità, queste cinque aziende hanno contribuito in maniera pesante alla modifi ca genetica della nostra società. Facebook
Facebook, precedentemente noto come Face Mash, è stato lanciato nel luglio 2003 e fondato da ex studenti dell’Università di Harvard, vale a dire Mark Zuckerberg, Andrew McCollum, Eduar do Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes. Si tratta di un servizio di social networking e pubbli cità che occupa una posizione elevata rispetto ad altri siti di social media come Twitter, WhatsApp, Instagram e YouTube, con 2,7 miliardi di uten ti attivi mensilmente a novembre 2020. A metà 2020 la società conta quasi 40 mila dipendenti e la sua sede si trova a Menlo Park, California. Apple
Apple è una multinazionale fondata nell’aprile del 1976 da Steve Jobs e Steve Wozniak, che al l’epoca avevano rispettivamente 21 e 26 anni. Sia Jobs che Wozniak erano studenti abbandonati dal college appassionati di elettronica. Wozniak era un ingegnere elettronico autodidatta che utiliz zò le sue conoscenze per costruire il primo com puter Apple. Oggi l’azienda vende smartphone,
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server, personal computer, elettronica di consu mo e software. Apple possiede anche negozi al dettaglio, noti come Apple Store, e distribuisce contenuti multimediali. La sede dell’azienda è a Cupertino, in California. L’attuale presidente di Apple è Tim Cook. Amazon
Amazon è una multinazionale con sede negli Stati Uniti. L’azienda è stata fondata nel 1994 da Jeff Bezos come libreria on line, ma ha diversifica to il suo portafoglio per includere la vendita di gioielli, cibo, elettronica, abbigliamento, software, videogiochi e mobili tra gli altri prodotti. Ama zon possiede circa 40 aziende controllate tra cui Audible, Zappos, AbeBooks, Whole Foods Market, AmazonFresh, PillPack, Alexa, Amazon Books e Amazon Studios. Nel luglio 2020, la società conta 1 milione di dipendenti e la sua sede centrale si trova ad Arlington, Virginia e Seattle, Washington. Microsoft
La più “attempata” delle cinque grandi società tec nologiche, Microsoft Corporation, ha fatto il suo debutto nell’acquisizione nel 1983. È iniziata con una società nota per i suoi sviluppatori che hanno realizzato quello che oggi è Microsoft Office. Da allora, la MS Corporation ha acquistato una me dia di sei società all’anno. In tutti questi anni, at traverso le sue acquisizioni e fusioni strategiche di successo, Microsoft ha prevalso e continua ad approfondire il proprio dominio in molti campi tecnologici. Detronizzata da Apple nel 2010, nel 2018 Microsoft ha rivendicato la sua posizione di so cietà quotata in borsa di maggior valore al mon do. Nell’aprile 2019, Microsoft ha superato la ca pitalizzazione di mercato di 1 trilione di dollari, diventando la terza società pubblica statunitense a essere valutata oltre 1 trilione di dollari, dopo Apple e Amazon rispettivamente. Google (Alphabet)
Google è anch’essa una multinazionale con sede in America, nello specifico fornisce prodotti e ser vizi relativi a Internet. Alcuni dei prodotti e ser vizi più importanti di Google includono il cloud computing, il famoso motore di ricerca, sistemi hardware, architetture software e tecnologie per la pubblicità on line. Le sue aziende controllate includono YouTube, Google.org, Google Nest, Google AdMob, Waymo, Google Japan e Double Click. L’azienda è stata fondata da Larry Page e Sergey Brin, entrambi ex studenti della Stanford University. Attualmente Alphabet, la capogruppo di Google, conta circa 120 000 dipendenti a tem po pieno e l’attuale CEO è Sundar Pichai. Google
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è famoso per il suo ambiente di lavoro a misura di dipendente e l’azienda è orgogliosa di attira re alcune delle menti più intelligenti del settore tecnologico.
9.8 Internet of Things (IoT)
©Nils Ackermann/Alamy Stock Photo
Internet of Things (IoT), ovvero Internet delle cose, è una visione. Oggi è già attiva e vengono costantemente sviluppati i suoi paradig mi di organizzazione e gestione; ormai questa vi sione ha preso forma concreta in tutti il mondo. La IoT (Figura 9.8) è un ambiente innovativo in cui oggetti, animali o persone vengono dotati di identificatori univoci e della capacità di trasferire dati su una rete senza la necessità di un’intera zione esplicita tra uomo e uomo o tra uomo e computer. In altre parole potremmo considerarla come un sistema basato su Internet in cui tutto è compreso, tutto è incluso. L’imprenditore britannico Kevin Ashton ha parlato per primo di Internet of Things nel 1999, mentre lavorava alla Auto-ID Labs, riferendosi a una rete globale di oggetti legati all’identificazio ne a radio frequenza (o RFID). Fino a poco tempo fa, infatti, l’IoT è stata più strettamente associata alla relazione macchi na-a-macchina (Machine-to-Machine, M2M) nella produzione di energia, petrolio e gas. Oggi, un soggetto integrato nella IoT può esse re un uomo, un animale o un oggetto artificiale, a cui viene assegnato un indirizzo IP (vedi Capi tolo 8) e che ha la possibilità di trasferire dati su Internet. Pensiamo, per esempio, a una persona diabetica, che monitora il suo livello di zuccheri nel sangue tramite il suo smartwatch e invia i dati costan temente al proprio medico curante. Oppure un animale da fattoria con un transponder “biochip”, che trasmette in tempo reale la sua posizione al fattore o, ancora, un’automobile dotata di senso
Figura 9.8 Internet of Things.
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ri per avvisare il conducente quando la pressione dei pneumatici è bassa. Ogni soggetto integrato nella IoT è univoca mente identificabile attraverso il suo “sistema” integrato (uno smartwatch, uno smartphone, un chip ecc.) ed è in grado di interagire all’interno dell’infrastruttura Internet già esistente. Gli esper ti stimano che la IoT sarà composta da circa 50 miliardi di oggetti entro il 2025. Così come per l’espansione dell’automazione su Internet in una pletora di nuove aree appli cative, la IoT dovrebbe, inoltre, generare grandi quantità di dati da posizioni diverse, con la conse guente necessità di rapida aggregazione dei dati, e un aumento nella necessità di indicizzazione, memorizzazione e trattamento dei dati in modo più efficace. Come ulteriore sviluppo della IoT si fa oggi un gran parlare delle Smart City e dei sistemi di ge stione dell’energia intelligenti.
L’intelligenza artificiale L’intelligenza artificiale (IA) è una branca dell’in formatica ad ampio raggio interessata alla costru zione di sistemi intelligenti in grado di eseguire attività che in genere richiedono intelligenza umana per essere gestite. L’intelligenza artificia le è una scienza interdisciplinare con molteplici approcci, ma i progressi nell’apprendimento au tomatico stanno creando un cambio di paradigma praticamente in ogni settore dell’industria, tecno logica e non. Can machines think? — Alan Turing, 1950 Dal riconoscimento vocale negli smartphone o nei dispositivi domestici alle auto a guida autonoma, l’intelligenza artificiale sta progredendo rapida mente. La fantascienza, accompagnata dalla nostra fantasia, spesso ritrae l’IA come una sorta di robot dalle sembianze umanoidi, ma l’IA può compren dere qualsiasi cosa, dagli algoritmi di ricerca di Google al super-sistema Watson di IBM, ai softwa re per la ricognizione automatica delle immagini e dei video. L’intelligenza artificiale che stiamo utilizzando oggi è anche chiamata “IA stretta” (o IA debole), in quanto è progettata per svolgere compiti pre cisi e ben definiti (per esempio, il riconoscimento facciale, oppure una serie di ricerche su Internet, o anche la guida di un’auto). Tuttavia, l’obiettivo a lungo termine di molti ricercatori del settore è creare un’IA generale (o IA forte). Infatti, mentre l’IA ristretta può lavorare meglio di un cervello umano in compiti specifici, come giocare a scac chi o guidare un’auto, l’IA forte supererebbe di
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Il Computer Watson Watson è un sistema informatico in grado di rispondere alle domande poste in linguaggio naturale, sviluppato nel progetto DeepQA di IBM da un gruppo di ricerca guidato dal ricercatore principale David Ferrucci. Watson prende il nome dal fondatore e primo CEO di IBM, Thomas J. Watson. Il sistema informatico è stato inizialmente sviluppato per rispondere alle domande del quiz show Jeopardy! e, nel 2011, Watson ha gareggiato su Jeopardy! contro i campioni Brad Rutter e Ken Jennings, vincendo il primo premio di $ 1 milione. Nel febbraio 2013, IBM ha annunciato che la prima applicazione commerciale del sistema software Watson sarebbe stata applicata alle decisioni di gestione dell’utilizzo nel trattamento del cancro del polmone al Memorial Sloan Kettering Cancer Center, New York City. Nel 2013, IBM ha affermato che il 90% degli infermieri sul campo che utilizzano Watson ora segue la sua guida.
gran lunga le capacità prettamente cognitive del cervello umano, gestendo processi e compiti cor relati tra loro e a largo spettro. Un po’ di storia
Meno di un decennio dopo aver risolto il dilem ma della macchina di crittografia nazista Enigma e aiutato le forze alleate a vincere la seconda guerra mondiale, il matematico Alan Turing ha cambiato la storia una seconda volta con una semplice do manda: “Le macchine possono pensare?” L’articolo di Turing Computing Machinery and Intelligence (1950) e il successivo Turing Test, stabilirono l’obiettivo e la visione fondamentali dell’intelligenza artificiale. Nel loro libro di testo rivoluzionario Artificial Intelligence: A Modern Approach, gli autori Stuart Russell e Peter Norvig definiscono l’IA come “lo studio di processi correlati che ricevono perce zioni dall’ambiente ed eseguono azioni”. (Russel e Norvig) Norvig e Russell proseguono esplorando quat tro diversi approcci che hanno storicamente defi nito il campo dell’IA: • • • •
pensare umanamente; pensare razionalmente; agire umanamente; agire razionalmente.
Le prime due idee riguardano i processi di pensie ro e il ragionamento, mentre le altre si occupano del comportamento.
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Da che cos’è composta l’IA?
Molte delle rivoluzionarie tecnologie di intelligen za artificiale si basano su concetti molto comuni, come “elaborazione del linguaggio naturale”, “ap prendimento profondo” e “analisi predittiva”. Si tratta, quindi, di tecnologie all’avanguardia che consentono ai sistemi informatici di comprende re il significato del linguaggio umano, imparare dall’esperienza e fare previsioni, rispettivamente. Le tecnologie eccezionali, come l’IA, rivoluzio nano il modo di pensare e agire, per cui dovreb bero essere comprese nella loro essenza; compren dere il gergo dell’IA è la chiave per facilitare la discussione sulle applicazioni del mondo reale di questa tecnologia. Il mondo dell’IA è composto da alcuni elementi molto ben definiti. 1. Il Machine Learning (ML o apprendimen to automatico) è un’applicazione dell’IA che fornisce ai sistemi informatici la capacità di apprendere e migliorare automaticamente dall’esperienza senza essere stati programma ti esplicitamente. Il ML si concentra sullo svi luppo di algoritmi in grado di analizzare i dati e fare previsioni. Oltre a essere utilizzato per prevedere quali film Netflix potrebbero piace re all’utente, l’apprendimento automatico vie ne applicato, per esempio, al settore sanitario per aiutare la diagnosi delle malattie, l’inter pretazione delle immagini mediche e accelera re lo sviluppo di farmaci. 2. Il Deep Learning (o apprendimento profon do) è un sottoinsieme dell’apprendimento au tomatico che impiega reti neurali artificiali che apprendono elaborando i dati. Le reti neurali artificiali imitano le reti neurali biologiche nel cervello umano. Una forma di Deep Learning è il riconoscimento vocale, che consente all’assi stente vocale nei telefoni di comprendere do mande come “Ehi Siri, che tempo farà oggi?” 3. Le Reti Neurali consentono lo sviluppo di ap plicazioni di Deep Learning, in quanto sistemi informatici modellati sulle connessioni neura li nel cervello umano. L’equivalente artificiale di un neurone umano è un perceptron. Pro prio come i fasci di neuroni creano reti neu rali nel cervello, pile di perceptron creano reti neurali artificiali nei sistemi informatici. Le reti neurali apprendono elaborando esempi di addestramento. 4. Il Cognitive Computing ha lo scopo di imi tare e migliorare l’interazione tra uomo e com puter, in quanto cerca di ricreare il processo di pensiero umano in un modello computerizza to, comprendendo il linguaggio umano e il si gnificato delle immagini. In pratica, il cognitive
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computing e l’intelligenza artificiale si sforzano di dotare i computer di comportamenti simili a quelli umani e capacità di elaborazione delle informazioni. 5. L’Elaborazione del linguaggio naturale (PNL) consente ai computer di interpretare, ri conoscere e produrre il linguaggio e il discorso umano. L’obiettivo finale della PNL è consenti re un’interazione senza soluzione di continuità con gli strumenti tecnologici che usiamo ogni giorno, insegnando loro a comprendere il lin guaggio umano nel contesto e produrre rispo ste logiche. 6. La Computer Vision è un campo fondamen tale dell’IA, che consente ai computer di iden tificare, elaborare e interpretare i dati visivi. Si tratta di una tecnologia che implementa il Deep Learning e l’identificazione di pattern per interpretare il contenuto di un’immagine. Le applicazioni di questa tecnologia hanno già iniziato a rivoluzionare settori come la ricerca e sviluppo e l’assistenza sanitaria. La Computer Vision viene utilizzata per diagnosticare i pa zienti più rapidamente utilizzando la visione artificiale e l’apprendimento automatico per valutare le scansioni a raggi X. Alcune considerazioni
Fin dalla sua nascita, l’intelligenza artificiale è sta ta oggetto di esame da parte degli scienziati e dei non addetti ai lavori. Un tema comune è l’idea che le macchine diventeranno così altamente svilup pate che gli esseri umani non saranno in grado di tenere il passo e decolleranno da sole, ridisegnan dosi a un ritmo esponenziale. Alcuni affermano che le macchine possono vio lare la privacy delle persone e persino essere ar mate. Altri argomenti discutono l’etica dell’intel ligenza artificiale e se i sistemi intelligenti come i robot debbano essere trattati con gli stessi diritti degli esseri umani. Le auto a guida autonoma sono state oggetto di aspre discussioni circa la loro sicurezza e il fatto che, in ogni caso, calcolerebbero sempre le azioni da intraprendere per raggiungere il minor danno possibile, indipendentemente dall’importanza di una singola vita umana. Un altro problema molto dibattuto è relativo al rapporto tra l’intelligenza artificiale e il mondo del lavoro. Ormai tutte le aziende cercano di au tomatizzare determinati processi tramite l’uso di macchine e software intelligenti, è, quindi, con creta la possibilità che molte persone potrebbe ro ritrovarsi senza lavoro nei prossimi anni; per esempio, le auto a guida autonoma possono elimi nare la necessità di tassisti e di autisti di camion o treni.
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Comunque la si guardi, applicando strategicamen te l’intelligenza artificiale a determinati processi, la raccolta di informazioni e l’automazione delle attività avvengono a una velocità e scala altrimen ti inimmaginabili. Analizzando le montagne di dati creati dagli esseri umani, i sistemi di intelligenza artificiale eseguono ricerche intelligenti, interpretando sia testo sia immagini per scoprire modelli in dati complessi e quindi agire su tali apprendimenti. Senza alcun dubbio, l’intelligenza artificiale, sia essa debole o forte, rende obsolete le competenze “umane”, ma, se utilizzata con i giusti criteri, mi gliora a dismisura i servizi e i processi a supporto dei privati e delle aziende, migliorando, quindi, la vita di ognuno e il business.
Le città intelligenti Ultimamente si parla molto di città intelligenti (o Smart Cities), ovvero città che utilizzano la tec nologia per fornire servizi e risolvere i problemi dei cittadini. Una città intelligente è organizzata e strutturata per migliorare i trasporti e l’accessibi lità, i servizi sociali, promuovere la sostenibilità e dare voce ai cittadini. Gli obiettivi principali di una città intelligente sono, tra gli altri, la possibilità di migliorare l’ef ficienza delle politiche, ridurre sprechi e disagi, migliorare la qualità sociale ed economica e massi mizzare l’inclusione sociale. Una curiosità: sebbene il termine “città intelli genti” sia nuovo, l’idea non lo è. Le antiche città romane utilizzavano effettivamente elementi del concetto, come l’utilizzo della tecnologia per ren dere più facile la vita dei propri cittadini. Acque dotti e sistemi di drenaggio dell’acqua sono solo due modi in cui lo hanno fatto. Quello che è cambiato è solo la tecnologia a supporto del concetto di Smart City.
Le case intelligenti Il concetto di casa intelligente si riferisce a una configurazione domestica in cui elettrodomestici e dispositivi possono essere controllati automati camente a distanza da qualsiasi luogo, tramite una connessione Internet utilizzando un dispositivo di rete. I dispositivi in una casa intelligente sono interconnessi tramite sistemi wireless (Wi-Fi), consentendo all’utente di controllare da remoto svariate funzioni, come l’accesso in sicurezza, la temperatura, l’illuminazione e persino l’assistente di casa (Alexa, Google Home ecc). Sempre più elettrodomestici intelligenti utiliz zati nelle “Smart Home” sono dotati di capacità di autoapprendimento in modo che possano impara
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re le abitudini della famiglia e adeguare la tecno logia a supporto. Per esempio, le case intelligenti abilitate con il controllo dell’illuminazione con sentono ai proprietari di casa di ridurre l’uso di elettricità e beneficiare di risparmi sui costi legati all’energia. Alcuni sistemi di automazione dome stica avvisano il proprietario della casa se viene rilevato un movimento quando è lontano, mentre altri possono chiamare le autorità – polizia o vigili del fuoco – in caso di situazioni di pericolo. Inoltre, i proprietari di casa possono controllare la situazione in tempo reale utilizzando un dispo sitivo personale, di solito uno smartphone o un tablet, ricevendo notifiche. Sebbene la casa intelligente offra comodità e ri sparmi sui costi, ci sono ancora delle sfide. I rischi e i bug per la sicurezza continuano ad affliggere gli sviluppatori e gli utenti della tecnologia.
9.9 La singolarità è vicina La teoria della singolarità di Kurzweil La singolarità è vicina è un libro del 2006 sull’intelligenza artificiale e il futuro del l’umanità, scritto da un inventore e futurologo Ray Kurzweil. Kurzweil descrive la sua teoria sull’accelera zione dei rendimenti aziendali che ha portato a un aumento esponenziale delle tecnologie come i computer, la genetica, la nanotecnologia, la ro botica e l’intelligenza artificiale. Kurzweil afferma che questo aumento esponenziale porterà a una singolarità tecnologica intorno al 2045, un punto di non ritorno in cui il progresso sarà così rapido da superare la capacità umana di comprenderlo. Kurzweil prevede che i progressi nella tecno logia trasformeranno irreversibilmente l’umanità in quanto permetteranno l’aumento delle perfor mance mentali e fisiche tramite le alterazioni ge netiche, le nanotecnologie e l’intelligenza artificia le. Una volta che la singolarità sarà raggiunta, nel 2045, Kurzweil afferma che la capacità intellettiva di un computer sarà infinitamente più potente di tutta l’intelligenza umana combinata.
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Figura 9.9 Uno Smart Watch.
Insomma, la tecnologia indossabile comprende abbigliamento e accessori che incorporano com puter e dispositivi elettronici avanzati con ca ratteristiche che cambiano e migliorano molto velocemente. I dispositivi indossabili, come i tracker delle at tività (Figura 9.10), sono un buon esempio di IoT (vedi Paragrafo 9.8), dal momento che sono parte della rete di oggetti fisici o “cose” integrate con elettronica, software, sensori e connettività per consentire lo scambio di dati con un altro sogget to, un operatore o altri dispositivi collegati, senza la necessità dell’intervento umano. Non è difficile immaginare che alcuni disposi tivi indossabili potrebbero svolgere egregiamen te le loro funzioni anche se venissero impiantati sottopelle, oppure che i dispositivi impiantati per scopi medici, come i pace-maker, potrebbero in teragire in tempo reale con i dispositivi riceventi in un ospedale e allertare équipe mediche ancor prima che il problema si manifesti palesemente nel malato. Questo, a oggi, è il futuro “futuribile”, ma sappiamo bene che le previsioni a medio ter mine, quando si parla di innovazione e di tecnolo gia, vengono spesso smentite da una realtà molto diversa.
Chiaramente la teoria della singolarità è solo una previsione, lontana dal rigore scientifico; ma come primo passo verso una certa “singolarità”, già oggi possiamo considerare l’avvento dei di spositivi indossabili (Figura 9.9) come nuovi og getti del desiderio, ancora più degli smartphone (pensiamo agli smartwatch o ai braccialetti di activity tracker).
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Dispositivi indossabili e impiantabili
Figura 9.10 Un fitness tracker.
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⊸ Bibliografia
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Ricordiamo World Wide Web, Apogeo. Per sapere di più sulla storia di Internet segnaliamo l’ormai classico K. Hafner e M. Lyon, La storia del futuro. Le origini di Internet, Feltrinelli. Uno sguardo più generale al fenomeno Internet nella storia della cultura è quello di J.D. Bolter, Lo spazio dello scrivere, Vita e Pensiero, di cui segnaliamo la vasta ed esauriente bibliografia. I documenti “originali” per ricostruire la storia di Internet e del Web sono consultabili all’indirizzo www.isoc.org.
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Due testi molto diversi nell’impostazione ma esaurienti sull’argomento dei motori di ricerca sono R. Marangoni e A. Cucca, Motori di ricerca, Hoepli, e C. Parrini, I motori di ricerca nel caos della rete, Shake. Per la Teoria sulla singolarità, si consiglia La singolarità è vicina, Apogeo. Per Internet of Things è utile leggere L’internet delle cose, Apogeo. Per il resto degli argomenti, basti dire che il Web è certamente il media più autoreferenziale tra tutti, per cui basterà consultare la solita Wikipedia o fare una ricerca su Google per sapere qualunque notizia del presente o del passato di Internet e del Web stesso.
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