Voce ai giovani

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Anno 37 - 22 Giugno 2013 - Numero 25

Settimanale indipendente di informazione

euro 0,50

Inaugurato a Trepidò il Museo dell’Acqua e dell’energia Nuovo punto di riferimanto per il turismo sostenibile in Sila C’È ACQUA E ACQUA

PAGINE E PAGINE

In città non drena più come una volta

Suoni e colori di Acri cantati in dialetto per i bambini

di Franco Bartucci

Meeting all’Unical per mostrare le ultime novità sul drenaggio urbano

“Mi racconti una storia?” per riscoprire il centro storico e la lettura


II

sabato 22 giugno 2013

Innovazioni dalla terra La ricerca al servizio della valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti: convegno a Vibo Valentia

Operazione

“cose nostre”

Il contributo della ricerca alla valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti tradizionali. È questo il tema al centro del convegno che si terrà venerdì 5 luglio a Vibo Valentia. L’evento giunge a conclusione della ricerca “Elaborazione di bevande alcoliche o analcoliche derivate da uve autoctone, erbe aromatiche ed agrumi coltivabili in Calabria, con aggiunta di bioflavonoidi e polifenoli estratti da succhi di agrumi e vinacce esauste”. Il progetto è realizzato con il contributo della Regione Calabria secondo: “Azione 2 - Laboratori pubblici di ricerca mission oriented interfiliera. Azione 3 - Sostegno alla domanda di innovazione nel settore agroalimentare dell’Accordo di Programma quadro (Apq) in materia di Ricerca scientifica e Innovazione tecnologica nella regione Calabria - I Atto integrativo”. Al tavolo dei relatori siederanno importanti esperti del settore e non solo. Sebastiano Giovanni Caffo, Ceo del Gruppo Caffo che ha sostenuto questo progetto, analizzerà il valore della ricerca per l’innovazione e la valorizzazione del territorio; Roberto Zironi, ordinario Industrie agrarie Università di Udine, che illustrerà i risultati della ricerca nella realizzazioni e nuovi orizzonti produttivi e le nuove opportunità di impiego di officinali calabresi; Luigi Odello del Centro studi assaggiatori, parlerà dell’analisi sensoriale al servizio della ricerca per la caratterizzazione e la comunicazione dei prodotti; Piergiorgio Comuzzo, dottore di ricerca dell’Università degli studi di Udine interverrà in merito alla caratterizzazione aromatica di vinacce e distillati di vitigni autoctoni calabresi; Francesco De Gaetano, ricercatore Università degli Studi di Udine, parlerà della caratterizzazione delle piante officinali; l’esperto tecnologo agrumario, Vincenzo Lombardo, tratterà il tema “Il recupero dei bioflavonoidi: un aiuto alla salute, un sostegno per l’ambiente”; l’architetto Giovanna Zerbo, racconterà un percorso esperienziale per valorizzare il territorio e le sue produzioni tradizionali. Le conclusioni saranno affidate all’onorevole Mario Caligiuri, assessore alla Ricerca e Innovazione della Regione Calabria. A moderare il dibattito sarà Massimo Tigani Salva, editore di Local Genius. L’apertura dei lavori è prevista alle ore 15.00 con i saluti di: Giuseppe Giovanni Caffo, presidente Gruppo Caffo, Nicola D’agostino, sindaco di Vibo Valentia, Michele Lico, presidente Camera di commercio Vibo Valentia, Antonio Gentile, presidente Confindustria Vibo Valentia, Alberto Statti, presidente Confagricoltura Calabria, Maria Teresa Russo, professore associato Dipartimento di Agraria - Università mediterranea di Reggio Calabria, Polo di innovazione filiere agroalimentari di qualità.

L’evento giunge a conclusione della ricerca sulla elaborazione di bevande alcoliche o analcoliche derivate da uve autoctone, erbe aromatiche ed agrumi coltivabili in Calabria

Presso il Museo archeologico della Sibaritide

Amare il prodotto per conoscere il tutto Promuovere il territorio non attraverso i prodotti delle singole aziende, ma mediante una comunicazione che valorizzi la Calabria nella sua interezza e porti alla reale conoscenza della nostra regione. Le eccellenze delle realtà imprenditoriali calabresi perdono la loro qualità commerciale ed assumono un valore identitario marchiandosi con il brand “ILoveSudit”. Una dichiarazione d’amore e d’intenti perseguita dal gruppo di comunicazione e marketing Jureka che sta sradicando i luoghi comuni, quelli che frenano lo sviluppo della nostra terra. Nel corso della conferenza stampa è stato esposto il progetto “ILoveSudit”, un format totalmente integrato con le tecnologie della rete e radicalmente inserito nella cultura del “fare”, propria di Jureka. Il percorso che ha portato a questa data inizia nel 2012, quando Jureka, unitamente ad alcune realtà imprenditoriali, ha tenuto il 1° JurekaIncontri. L’idea nasce dall’esigenza di comunicare la Calabria ed i calabresi, fuori dai soliti stereotipi. Siamo convinti che per farlo sia necessario il coinvolgimento e la partecipazione di tutti, dall’operaio all’impiegato, dal professionista al titolare di azienda. JurekaIncontri nasce con lo scopo di avviare un dibattito aperto a tutti i contributi e senza la solita “scaletta” preordinata. Questo il motivo per cui i temi di volta in volta proposti corrispondono ad uno scardinamento dei proverbi: la nostra è una provocazione che ha lo scopo di stimolare punti di vista “differenti”. JurekaIncontri è un format rivoluzionario, che non può prescindere dall’erranza, infatti da più di otto mesi, i luoghi e i partecipanti sono sempre differenti, ma il messaggio rimane il medesimo: comunicare la Calabria a 360°. L’iterazione, l’impegno, la costanza e la perseveranza sono elementi basilari del gruppo Jureka, che non si stanca di diffondere il verbo di “ILoveSudit”.


sabato 22 giugno 2013

Ma non è roba da musei... Inaugurato a Trepidò in territorio del comune di Cotronei, il Museo dell’Acqua e dell’energia

Taglio del nastro elettrizzante e bagnato

Crescono nel Parco nazionale della Sila le strutture museali. È stato inaugurato con il taglio del nastro ad opera del presidente del Parco nazionale della Sila, Sonia Ferrari, e del sindaco di Cotronei, Nicola Belcastro, il Museo dell’acqua e dell’energia di Trepidò, nella Sila Piccola, che costituirà la struttura di riferimento di un nuovo Centro visite e di accoglienza del Parco nazionale della Sila, dopo quelli di “Cupone” e “Garcea”. Una cerimonia sobria condivisa con il presidente della Provincia di Crotone e presidente della Comunità del Parco, Stanislao Zurlo, con il direttore del Parco, Michele Laudati, ed alcuni sindaci e loro delegati dei Comuni rientranti nell’area del Parco della Sila, che in questi giorni è sotto osservazione per la candidatura di riconoscimento come riserva della biosfera nell’ambito del programma Mab (Man and biosphere) dell’Unesco. Dopo i musei di Albi, Cupone (Camigliatello Silano), Longobucco, Monaco (Taverna di Catanzaro) e Zagarise, arriva il Museo di Trepidò, in territorio del Comune di Cotronei, che nasce grazie ad un intervento di riqualificazione ambientale di un’area e di recupero edilizio di un vecchio immobile di proprietà del Comune di Cotronei, concessi in comodato d’uso all’ente Parco, il quale vi ha investito oltre novecentomila euro. Nel nuovo museo i temi trattati offrono ai visitatori, attraverso l’utilizzo di una tecnologia multimediale e interattiva, una panoramica dei paesi del parco, di flora e fauna delle sue aree protette, dei prodotti artigianali ed enogastronomici, delle sue ricchezze idriche - laghi e fiumi -e infine dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabile (fotovoltaico, solare-termico, biomassa). La panoramica del museo si conclude con un approfondimento sull’uso plurimo delle acque ed in particolare sull’utilizzo idroelettrico dei laghi. In questo contesto non si può che sottolineare la caratteristica che a circa due chilometri di distanza da questo nuovo Centro visita si trova la diga del lago Ampollino che si presenta nella sua bellezza ambientale ed imponenza visiva. Parole di grande soddisfazione vengono espresse dal presidente del Parco, Sonia Ferrari, che parla di una crescita dell’offerta di conoscenza del patrimonio ambientale, naturale, culturale del Parco stesso, soprattutto aperto al mondo dei giovani e in particolare della scuola; mentre per il sindaco di Cotronei, Nicola Belcastro, con l’inaugurazione della struttura museale e del territorio circostante che fungerà da centro di accoglienza viene a costituirsi una porta ideale di accesso al Parco, per quanto riguarda il territorio provinciale crotonese, segno della costanza e determinazione nel volere l’opera, che potrà essere fonte di crescita economica del territorio mettendo in gioco un rapporto di collaborazione tra pubblico e privato. Parole che vengono condivise dal presidente della Provincia di Crotone e presidente della Comunità del Parco, Stanislao Zurlo, che parla di superamento di un gap per dare di più ad un territorio che

I temi trattati offrono ai visitatori, attraverso tecnologie multimediali e interattive, una panoramica dei paesi del Parco, di flora e fauna delle sue aree protette, dei prodotti artigianali e gastronomici, delle sue ricchezze idriche e dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabile

deve soltanto crescere utilizzando al meglio le sue specificità e bellezze naturali; mentre il direttore del Parco, Michele Laudati, ha ricordato il passato, il presente ed il futuro di quell’area rilevando meriti nei confronti di persone ed amministrazioni comunali che hanno tenuto fermo il loro obiettivo di valorizzazione di quell’area che ha trovato nell’ente Parco nazionale della Sila il punto fermo per un giusto investimento sociale, culturale e ambientale. Per realizzare le strutture museali il Parco nazionale della Sila ha investito finora oltre tre milioni di euro e questo fa ben sperare nel riconoscimento dell’Unesco quale Patrimonio mondiale dell’Umanità per gli effetti della “riserva della biosfera”. Tutte le comunità rientranti nell’area del Parco nazionale della Sila debbono essere consapevoli di tale importante candidatura quale occasione di valorizzazione delle attività economiche in grado di generare reddito, nonché sostenibilità sociale, ambientale e culturale. Franco Bartucci

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sabato 22 giugno 2013

C’è acqua e acqua Meeting internazionale all’Unical per illustrare le ultime novità sul drenaggio urbano

Non drena più come una volta

Si è svolto un meeting internazionale all’Unical sulle ultime novità nel drenaggio urbano delle acque. "Le ultime novità nel drenaggio urbano: servizi di gestione sostenibile per il ciclo acqua-energia", su questo tema si è svolta, nell’aula magna dell’Università della Calabria, una giornata internazionale di studio, giunta all’ottava edizione, organizzata da Patrizia Piro, del dipartimento d’Ingegneria civile, coadiuvata dagli ingegneri, Marco Carbone e Giuseppina Garofalo, nell’ambito delle attività del progetto Pon 01_02543/F2, al quale hanno aderito e collaborato le seguenti aziende partner: Gianluca Zecca spa Servizi Progetti Appalti; S.M.&S.srl; Sering Ingegneria srl; Espislon - Italia. Le reti di drenaggio urbano costituiscono, oggi, sistemi complessi in grado di determinare interferenze con altre tipologie di sistemi ed ambienti. Considerato che il carico idraulico, che insiste su di essi, è controllato sostanzialmente dalle aree del tessuto urbano, principalmente costituite da coperture degli edifici e aree asfaltate adibite al traffico, interventi su queste sono riconosciuti da molti esperti del settore come la soluzione ottimale per una gestione integrata e sostenibile del ciclo acqua-energia in ambiente urbano. L’evento rappresenta ormai un appuntamento importante per la stessa Università in quanto innovativo e di carattere internazionale per effetto che riesce ad attrarre figure e protagonisti del drenaggio urbano internzionale. Il workshop, che si è aperto con un intervento introduttivo di Patrizia Piro, del laboratorio di Idraulica urbana del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università della Calabria, è proseguito con i saluti del rettore, Giovanni Latorre, di Paolo Veltri, direttore del dipartimento di Ingegneria civile, di Giuseppe Frega, presidente del Centro studi Acquedotti e Fognature, di Menotti Imbrogno, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Cosenza, di Alessandra Vercillo, della Epsilon Italia srl; mentre tra i relatori scientifici di caratura mondiale intervenuti nella discussione sono da segnalare tra gli altri i professori: Jiri Marsalek, del National Water Research Institute Burlington (Canada), John J. Sansalone, dell’Università della Florida (Usa), e Patrizia Piro (Università della Calabria). Gli interventi registratisi nel corso dei lavori hanno mostrato varie soluzioni sostenibili atte a mitigare l’inquinamento delle acque meteoriche, enfatizzando i numerosi benefici di un approccio sostenibile come ad esempio la salvaguardia della biodiversità ed il risparmio energetico. Sono state illustrate poswsibili soluzioni tecnologiche sostenibili, quali tetti verdi, pavimentazioni filtranti etc. sottolineandone i molteplici benefici in ambiente urbano. Un evento che ha consentito, attraverso opportuni interventi, una diretta comparazione con le ditte leader del settore, sostenitori peraltro del progetto Pon di cui sopra, le quali hanno proposto soluzioni tecnologiche di assoluta novità.

Interventi su coperture degli edifici e aree asfaltate sono riconosciuti da molti esperti del settore come la soluzione ottimale per una gestione integrata e sostenibile del ciclo acqua-energia

La lezione sui sistemi di drenaggio urbano del professor Jiri Marsalek all’Unical Nell’ambito del master di II Livello “Esperto in gestione integrata e sostenibile del ciclo acqua-energia nei sistemi di drenaggio urbano”, il professor Jiri Marsalek (Canada Centre for Inland waters) ha incentrato la sua lezione sul drenaggio urbano sostenibile e in particolare sulle più comuni misure di gestione quali le Best management practices (Bmps) e il Low impact development (Lid). Partendo dal concetto secondo cui la crescente urbanizzazione e la sempre maggiore domanda di servizi idrici, dovuta al proliferare della popolazione, hanno comportato lo sconvolgimento del ciclo idrologico naturale a livello locale e globale, Marsalek ha focalizzato la sua attenzione sull’impatto che tale cambiamento può avere sull’ambiente: aumento del fenomeno di run-off (scorrimento superficiale); diminuzione dell’evapotraspirazione e dell’infiltrazione superficiale e profonda; trasporto di inquinanti associato a tale deflusso. Nella prima parte della lezione Marsalek ha descritto i diversi tipi di impatto che l’urbanizzazione ha sull’ambiente - impatto di tipo fisico, chimico, micro-biologico e combinato - e gli effetti che il loro manifestarsi nell’atmosfera, nelle acque superficiali e sotterranee, nel terreno e nell’ambiente biotico, producono sull’ambiente. Soluzioni a questi problemi sono ricavate da diversi approcci per la gestione delle acque in ambiente urbano: approcci che nel tempo si sono evoluti passando da un metodo razionale, che stimava un singolo parametro, a modelli di tipo integrato che prevedono la realizzazione di sistemi perfettamente inseriti all’interno del tessuto urbano. L’insieme di queste tipologie di interventi finalizzati al ripristino delle condizioni naturali di drenaggio e al controllo del carico inquinante sono oggi identificate dalla letteratura anglosassone con il termine Bmp e dalla letteratura americana con il termine Lid.


sabato 22 giugno 2013

C’è acqua e acqua

35mila euro assegnati a studenti svantaggiati

Unical, ventitrè borse per la vita

Attualmente sono usate sia le Bmp che le Lid ma, in realtà, queste ultime sono un sottoinsieme delle prime; per dimostrare le differenze tra i due tipi di approccio Marsalek ha proposto, nella seconda parte della lezione, degli esempi per metterli a confronto, indicando per ciascuno i vantaggi e gli svantaggi ma sopratutto i benefici che si possono ottenere dal loro utilizzo. Nello specifico sono stati illustrati gli stagni per le acque meteoriche (Stormwater Ponds), come esempio di Bmp, mentre i sistemi di raccolta dell’acqua piovana (painwater harvesting) -sistema di gestione di origine antichissima- e i tetti verdi (green roof), come esempio del Lid. In conclusione la scelta, il dimensionamento e l’applicabilità dell’uno o dell’altro approccio, che hanno entrambi l’obiettivo di mitigare i cambiamenti quali-quantitativi delle acque meteoriche urbane conseguenti al nuovo uso del suolo, sono intimamente legate alle caratteristiche di qualità che si vogliono raggiungere e alla natura e localizzazione del sito stesso, ma la migliore progettazione è quella che combina le misure di entrambe le categorie. Franco Bartucci

Il professor Marsalek con gli allievi del master

S’è svolta, nell’aula magna dell’Unical, la cerimonia di consegna di 23 borse di studio erogate nell’ambito del concorso istituito dalla Fondazione Intesa Sanpaolo onlus, in collaborazione con l’Università della Calabria, per studenti universitari in particolari condizioni di svantaggio fisico, psichico, sociale ed economico. I contributi erogati, per un totale di 35mila euro, sono stati assegnati da una apposita commissione, formata dai dottori Santolla, Auricchio e Massara, che ha valutato le 166 domande pervenute in base ad una serie di parametri che hanno considerato con attenzione le diverse situazioni di disagio. Gli studenti che hanno concorso all’iniziativa, inoltre, hanno dovuto dimostrare di aver conseguito almeno 20 crediti per ogni anno d’iscrizione e di non aver ricevuto altre borse di studio erogate nell’ambito della normativa in materia di diritto allo studio. Alla cerimonia di premiazione ha partecipato il rettore dell’Università della Calabria, Giovanni Latorre ed i rappresentanti della Fondazione Intesa Sanpaolo onlus. Questi gli studenti premiati: Gioia Raffaella Avolio Francesco Iiritano Emanuela Barbalaco Emanuela Lanzo Marco Basile Emanuela Teresa Lucifero Agazio Biondi Daniele Mancuso Valentina Caldesi Domenico Rosario Maruca Sabrina Capano Valentina Munno Anna Felicia Cavallaro Marika Napoli Elena Cosentino Valentina Rizzo Melania Cristiano Vanessa Ruffo Ilenia Dambrosio Valentina Sirto Santina Gagliano Lory Candida Gallo Benedetta

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sabato 22 giugno 2013

Al via in Calabria e Basilicata

Obiettivo “mare sicuro”

Il personale della Guardia costiera sarà ogni giorno presente lungo le spiagge e in mare impegnato a prevenire e reprimere gli eventuali comportamenti contrari alla disciplina di sicurezza

Il 24 giugno prenderà il via l’operazione della Guardia costiera denominata “Mare sicuro 2013” che, come ogni anno, mira a garantire il sicuro svolgimento della stagione balneare ed una corretta fruizione delle spiagge e del mare. L’operazione, - spiega una nota della direzione marittima di Reggio - disposta a livello nazionale dal Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto, nelle regioni Calabria e Basilicata tirrenica verrà coordinata dalla Direzione marittima di Reggio Calabria e vedrà la partecipazione di tutte le capitanerie di porto della zona marittima. 250 uomini impiegati, 39 mezzi navali, 31 comandi, questi i numeri dell’attività operativa che vedrà il personale della Guardia costiera ogni giorno presente lungo le spiagge e in mare, presso gli stabilimenti balneari e nelle strutture dedicate alla nautica da diporto, nelle aree marine protette, impegnato a prevenire e reprimere gli eventuali comportamenti contrari alla disciplina di sicurezza della navigazione e della balneazione, allo scopo di impedire ogni condotta imprudente in mare e lungo le coste allo scopo di evitare incidenti e favorire una sicura e libera fruizione dei litorali. Tali obiettivi sono strettamente connessi alla tutela e protezione dell’ambiente marino e costiero e delle risorse ittiche, attività che la Guardia costiera svolge come prioritaria per l’intero arco dell’anno e che nel periodo estivo viene ulteriormente perseguita con sempre maggiore sforzo operativo in considerazione del noto incremento delle criticità connesse con la depurazione nonché delle condotte illecite in danno dell’ambiente marino. L’operazione, che si svolge sui litorali della Calabria e della Basilicata (parte tirrenica), pari a 847 chilometri di coste, prevede, altresì, l’impiego di pattuglie del nucleo operativo difesa mare per verifiche sulle strutture balneari e in genere sulle concessioni demaniali rilasciate dalle amministrazioni comunali, così da garantire l’utilizzo collettivo del bene spiaggia e, nel contempo, favorire il rispetto della legalità. In particolare, i controlli sono finalizzati a verificare che i titolari degli stabilimenti balneari abbiano realizzato le opere secondo i progetti approvati e non occupino una area maggiore rispetto a quella concessa a scapito della spiaggia libera riservata alla libera fruizione dei cittadini.

Tra le novità più rilevanti si evidenzia la valorizzazione della figura dell’assistente bagnante

Le attività operative sono state precedute da un’intensa attività di prevenzione e informazione durante la quale si sono tenuti incontri con il comparto balneare, finalizzati a divulgare le significative iniziative intraprese dalla Guardia costiera per la prossima stagione balneare con il supporto delle istituzioni calabresi. In particolare, si è dato risalto all’utilizzo dell’utenza di emergenza “1530” e sono stati presentati gli aggiornamenti della disciplina della sicurezza balneare, realizzata in modo uniforme su base regionale. Tra le novità più rilevanti si evidenzia la valorizzazione della figura dell’assistente bagnante, alla quale verrà dedicata una giornata di approfondimenti operativi, con incontro presso la sede della direzione marittima di Reggio Calabria con i rappresentanti del settore. È stata poi confermata la metodologia dell’autoverifica (check list), effettuata a cura dei singoli operatori turistici e la divulgazione, di depliant informativi a favore dei bagnanti e, da quest’anno, anche per i diportisti. Tutto ciò al fine di far risaltare sempre più il concetto “dell’agire responsabile” in capo ai bagnanti e diportisti in sosta e in transito. Nell’ambito dell’attività preparatoria sono stati, altresì, svolti una serie di incontri presso istituti scolastici al fine di diffondere tra i giovani studenti la cultura del mare e le regole per una fruizione sicura e rispettosa dell’ambiente delle spiagge. Oltre 10.000 gli studenti calabresi coinvolti nel progetto,che hanno partecipato con entusiasmo e interesse alle “lezioni di sicurezza in mare”. Da lunedì 24 giugno, l’operazione “mare sicuro 2013” entra così nel pieno della fase esecutiva allo scopo di rafforzare il dispositivo di sicurezza e prevenire e reprimere i comportamenti contrari alla disciplina della sicurezza della navigazione e della balneazione. Le attività operative prevedono missioni svolte utilizzando il metodo del pattugliamento mare - terra, con l’ausilio di tutti i mezzi navali a disposizione e delle autovetture di servizio. La scelta delle aree di pattugliamento è stata preceduta da un approfondita analisi sulle caratteristiche del litorale e dalla identificazione delle “aree calde” caratterizzata da maggiore presenza di bagnanti e traffico diportistico. Infine, per qualsiasi problema a mare e sulle spiagge si richiama la necessità di utilizzare il numero telefonico di emergenza 1530 (telefonata gratuita).


sabato 22 giugno 2013

Giornalismo in dizione Il saggio finale di giornalisti calabresi di Francesco Fotia

Si è svolto lunedì, presso il Salone degli Specchi della Provincia di Cosenza, il saggio che ha suggellato il corso di dizione per i giornalisti cosentini, organizzato dal Circolo della stampa di Cosenza “Maria Rosaria Sessa”, promosso dall’assessorato alle Politiche giovanili, in collaborazione con la cooperativa “Teatro in note”. Il corso, dal titolo “Le parole allo specchio”, ha avuto inizio nel novembre scorso, ed è stato aperto a tutti i giornalisti, pubblicisti e professionisti, della carta stampata, della radio e della televisione, che lavorano nella provincia cosentina. A dirigere, in qualità di insegnante, è stata l’attrice e regista teatrale Vera Segreti, che si è avvalsa della preziosa collaborazione di Valentina De Filippis. Quattro mesi per imparare a parlare correttamente la lingua italiana, attraverso un duro lavoro, che ha richiesto l’assidua frequentazione dei corsi da parte dei giornalisti, nonché un costante studio delle regole spiegate nel corso delle lezioni. L’importanza di parlare correttamente è andata sempre crescendo da quando, anche grazie alla rete, sono state abbattute tutte le barriere della comunicazione e il risultato conseguito dai professionisti dell’informazione calabrese è stato proprio l’oggetto del saggio, organizzato come una sorta di conferenza sul giornalismo, sull’informazione e sulla società - leggi piaga del lavoro precario.

Il giornalista Gregorio Corigliano

Parliamoci chiaro I corsisti - rivolgendosi al pubblico in perfetta dizione - hanno indossato i panni, di volta in volta, del relatore, del presentatore o del semplice testimone diretto. Ha introdotto Monica Perri, che ha ricordato i momenti trascorsi tra “i banchi” del corso, prima di lasciare spazio ai colleghi. Il saggio è proseguito con le parole di Emily Casciaro, dedicate al valore fondamentale della cronaca, perché i fatti che non sono raccontati, in un certo senso, è come se non fossero mai avvenuti. L’amore per quello che molti considerano il più bel mestiere del mondo è dichiarato apertamente in un breve passo letto da Serafino Caruso, tratto dagli scritti di Oriana Fallaci, che preferì farsi licenziare dal quotidiano in cui lavorava all’inizio della sua carriera, piuttosto che scrivere un articolo in favore di un leader politico (Togliatti), che non ammirava. A seguire il breve dibattito su libertà di stampa e garanzia di altri diritti costituzionalmente garantiti: il diritto alla privacy e alla segretezza; temi che agitano la dialettica politica italiana da non poco tempo. Degno di nota anche il monologo di Matteo Dalena, che tra il serio e il faceto ha toccato le corde della compravendita di articoli di giornale: «se qualcuno mi offre dei soldi al termine della mia intervista - osserva il giovane Dalena - probabilmente significa che qualcuno prima di me li ha accettati». Commovente l’intervento di un’altra giovane, Chantal Castiglione, dedicato a Pippo Fava, giornalista siciliano ucciso dalla mafia nel 1984, e a tutti quei colleghi che hanno perso la vita per la propria passione: per la libertà di raccontare, anche quando farlo ha significato andare incontro alla morte. Una particolare testimonianza diretta è stata invece quella del fotografo Mario Tosti, che visibilmente emozionato ha ripercorso la sua carriera, svelando le origini e l’evoluzione del suo rapporto con la macchina fotografica, la giornalista per eccellenza. In conclusione, sono arrivati i ringraziamenti di Vera Segreti al presidente Oliverio e all’assessore Corigliano, entrambi presenti al Salone degli Specchi. Poche ma sentite parole sono state spese anche da Gregorio Corigliano, presidente del Circolo della stampa di Cosenza, che ha incoraggiato i più giovani, tra i suoi colleghi, a proseguire i rispettivi percorsi professionali, sebbene consapevole delle enormi difficoltà odierne (scarse risorse economiche e l’avvento di internet), ricordando i principi cui deve attenersi un professionista, che deve avere l’istinto, la passione per la scrittura nel sangue, ma soprattutto perseveranza. Infine, Corigliano ha auspicato la nascita di una conferenza regionale sull’informazione, che aiuti professionisti affermati e le nuove generazioni a essere ancora più preparati e competitivi in quello che, oltre a essere il più bello, è anche il più difficile dei mestieri, perché ti entra dentro e non ti abbandona mai: il giornalismo. Al termine della manifestazione, il presidente Mario Oliverio e l’assessore Maria Francesca Corigliano hanno tenuto a complimentarsi con insegnanti e corsisti per il felice risultato raggiunto.

Corso organizzato dal Circolo della stampa di Cosenza “Maria Rosaria Sessa” promosso dall'assessorato alle Politiche giovanili in collaborazione con la cooperativa “Teatro in note”

Vera Segreti

Il presidente Oliverio e l’assessore Corigliano

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sabato 22 giugno 2013

Un mercoledì da pecorelle Il racconto di una giornata del popolo di Dio dal suo “pastore” in Vaticano

Un Evangelo di ammonizione e misericordia insieme di Lucia De Cicco

Da quando è stato eletto Papa Francesco sono in 70mila che mediamente prendono parte alla sua udienza del mercoledì. Un viaggio che inizia la sera del martedì per molti pellegrini e che li porta a Roma, dove sono necessari dei permessi particolari per parcheggiare in Via Gregorio VII, la strada a scorrimento veloce che porta su un lato del colonnato di Piazza San Pietro, nei pressi di Santa Monica, oppure in Vaticano e/o Viale della Conciliazione. Partire in 150 da una piccola parrocchia del Lametino, con esattezza Sambiase, Madonna del Carmine, a cui ci siamo aggregati, in un viaggio che voleva chiudere un anno catechistico, ma che si è trasformato ben presto in una grande festa non solo per i bambini, ma anche per i loro genitori, accompagnatori e anche nonni e il gruppo scout. Un premio, che ha avuto il sapore di un grande consolidamento e senso di appartenenza di una comunità calabrese, che si stringe sempre di più attorno all’immagine di quest’uomo, apostolo della Chiesa di Cristo «preso alla fine del mondo» e che settimanalmente non risparmia ciò che è stata per lungo tempo sopita, una delle anime principali dell’evangelizzazione che è l’ammonizione, oltre alla più importante che è la misericordia. Gli organizzatori del viaggio, Rosetta Pullia, referente delle prenotazioni e contatti con le agenzie, Francesco Persico, capo scout, e gli accompagnatori don Carlo Cittadino e don Carlo Magno, con un seguito di trenta persone, che facevano parte della parrocchia dei Santi 40 Martiri, si sono preoccupati di offrire ai pellegrini le confortevoli necessità, che potessero alleggerire le difficoltà del viaggio. La mattina dell’udienza del 12 giugno alle 7,30 erano già stati distribuiti più di 70mila pass per accedere a piazza San Pietro, che era oltre modo affollata, e la stessa folla si riversava anche su parte di viale della Conciliazione. Le scene che si proponevano del Santo padre, Papa Francesco, amplificate dagli schermi giganti posti ai lati della piazza, tra le colonne del Bernini, non si possono descrivere con facilità. La gente al suo passaggio gli buttava letteralmente i figli tra le mani, che presi dalle guardie di sicurezza erano portati all’abbraccio di Francesco, che passa senza alcuna scorta di sicurezza in mezzo alla folla, che urlante di gioia, acclamandolo, piange e, a volte, "litiga" per giungere alle transenne, nella speranza che il papa si fermi. Questo "popolo di Dio" desideroso di accoglienza e di giustizia, dalla sera del 13 marzo scorso, giorno dell’elezione del 266° pontefice, non può che commuovere, in una situazione, quella italiana di crisi, di valori spirituali ed economici, profonda. La catechesi di Papa Francesco è semplice e diretta al suo popolo. Ed è del popolo di Dio che parla alle folle con inizio alle 10,30 della mattina tra ombrellini colorati, aperti per coprirsi dal sole, che fi-

La parrocchia della Madonna del Carmine di Sambiase in udienza da Papa Francesco

nalmente regala il suo apparire in un’estate, che sembrava tardi ad arrivare. Papa Francesco dopo avere compiuto due giri nella piazza, sale nel baldacchino allestito sul sacrato della Basilica per incominciare la sua catechesi, facendo riferimento alla Lumen gentium e al Catechismo della Chiesa cattolica. Che cosa è per la dottrina cattolica il popolo di Dio? Dalle parole del papa emerge nessun riferimento esclusivo a qualche popolo in particolare: non è un gruppo di elite, quello che è costituito dagli apostoli di Gesù, ma un popolo è tale se tutti sono invitati all’apostolato. Il Battesimo rimane il mezzo più efficace, non c’è nascita che ci rende tali di tale appartenenza, ma è l’acqua e lo Spirito che ci fa diventare parte di questo popolo. Nella seconda parte della catechesi, dopo i saluti alle comunità che erano in udienza e i pellegrini di varia nazionalità, del Brasile, del Portogallo, della Polonia e i pellegrini di lingua araba, il riferimento alla "Giornata mondia-


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Un mercoledì da pecorelle

A sinistra Rosetta Pullia organizzatrice della parrocchia di Sambiase

Paolo II.s le contro lo sfruttamento del lavoro minorile". Un fenomeno che molte volte è associato agli abusi, soprattutto sulle bambine. «Auspico vivamente, legge Papa Francesco, nel silenzio totale della folla, che la Comunità internazionale possa avviare provvedimenti ancora più efficaci per affrontare questa autentica piaga. Tutti i bambini devono poter giocare, studiare, pregare e crescere, nelle proprie famiglie, e questo in un contesto armonico, di amore e di serenità. È un loro diritto e un nostro dovere». Per il gruppo di Sambiase, la giornata prosegue con una messa in Santa Maria in Traspontina e in Basilica, nella visita alla tomba di Pietro e dei papi. Uscire da Roma è stato per nulla semplice, la marea di pellegrini nel viaggio di ritorno, verso le varie destinazioni, determina lunghe file, sono occorse due ore. Quest’onda, che fin dalle prime luci del mattino affolla le strade attorno al Vaticano, lascia la città con un poco di gioia, con qualche lacrima e con un disagio per le file, ma con la speranza che l’Italia possa avere in questo uomo un valido alleato di Dio e che risollevi le sorti del mondo, che forse vede oggi ha necessità dell’azione di due vescovi. Un anno pastorale, questo della "fede", che volge al termine, che ha scosso la Chiesa con le dimissioni del vescovo emerito di Roma e con l’elezione di un papa che ripercorre con più ardore la vicenda missionaria di Giovanni


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Calabresi illustri Nino Martino, l’uomo del popolo di cui... non si sa niente! rise a cura di Oreste Pa

Chi è Nino Martino? Tutto quello che si sa è che di lui non si sa nulla. È la personificazione dell’uomo che non c’è, ma di cui la fantasia popolare ha bisogno per concretizzare i suoi sogni, trasformare in una storia i suoi sogni, gli aneliti di libertà. È il figlio di un paese che non c’è. Chi lo vuole nato in Sila, chi lo immagina nell’Aspromonte, ma per tutti rappresenta la voglia di riscatto per le ingiustizie secolari, il desiderio di vendetta per i torti costretti a subire per un sistema iniquo e perverso. La primavera della sua vita si svolge nel corso del Cinquecento, ma potrebbe collocarsi in un momento qualsiasi del lungo inverno attraversato dal popolo calabrese. Come tutte le ribellioni vivono il loro momento di esaltazione e di gloria nel breve volgere di un mattino, per essere soffocate prontamente dalla ferocia di una repressione che non conosce pietà. Come tutte le tragiche storie dei ribelli, la loro avventura dura poco, è storia di giovani vite che si immolano in nome di un ideale, di una ribellione irrefrenabile.

Il santo brigante Il Cinquecento è uno dei secoli più bui della storia regionale e si registrano movimenti di rivolta, tanto individuali che collettivi. Scrive al proposito Augusto Placanica: Ai primi del secolo XVI, i fratelli Pipino di Seminara, Ercole Ravese di Varapodio, Giovanni Canino nelle montagne di Taverna, operavano scorrerie in proporzioni imponenti; briganti come Marco Berardi, detto "Re Marcone" (già trattato nei numeri 22 e 23 di Voce ai giovani, ndr), si impossesavano di Cotrone, dopo aver debellato la guarnigione spagnola (solo l’intervento di Fabrizio Pignatelli, marchese di Cerchiara, sarebbe riuscito ad annientare i banditi); altri briganti come Nino Martino, detto Cacciadiavolo, o Marcello Scopelliti, scorrevano per il Reggino, devastavano il casale di Ortì ed incendiavano le case dei nobili nel capoluogo. A questi, e a tanti altri banditi del tempo, la debolezza del potere centrale assicurava per un qualche tempo l’impunità, anche grazie a mille omertà e a mille asili garantiti ai fuorbanditi da famiglie e conventi; il potere dello stato, poi, si sfogava in episodi di incredibile ferocia quando riusciva a mettere le mani su questi briganti, alla cui caccia intere squadre si movevano nella regione. È anche di questo periodo una duplicità di atteggiamenti della grande feudalità di Calabria, che da una parte si fondava, o contribuiva a fondare, una larga schiera di conventi di cappuccini, mentre, dall’altra, si presentava o arrendevole o addirittura connivente col brigantaggio.1 Alla violenza dei baroni che non concedevano respiro ai loro sudditi, si rispondeva con altrettanta violenza e ferocia. I banditi o fuoriusciti godevano di vasta protezione sia presso la popolazione che li considerave come vendicatori dei soprusi e delle angarie che erano costretti a subire, sia da parte degli stessi baroni ed ecclesiastici che li usavano per combattersi a vicenda e terrorizzare la popolazione, convincendo che senza la loro presenza essi sarebbero caduti nelle mani di assassini e stupratori. I due momenti più importanti della rivolta calabrese nel Cinquecento sono legati al nome di Marco Berardi, che ebbe un carattere più autenticamente popolare e quella di Tommaso Campanella, che aveva una ambizione politica e chiamava in causa i saraceni a sostegno della lotta di liberazione contro il dominio spagnolo. Sembra che il filosofo, che aveva pagato con lunghi anni di carcere duro il suo tentattivo insurrezionale, nel recarsi in Francia per sfuggire alla persecuzione spagnola, avesse assunto lo pseudonimo di Lucio Berardi, per richiamare alla memoria il nome del protagonista di questo piccolo eroe calabrese che si era reso protagonista del disperato insurrezionale. Secondo Placanica accanto a Campanella militava il figlio di Nino Martino, il quale sarebbe stato uno degli organizzatori della congiura antispagnola. Secondo Placanica Nino Martino è un personaggio aspromontano. In favore di questa tesi milita la circostanza che Luigi Borrello aveva raccolto a Bova dei detti popolari che si richiamavano al brigante: «Afitemu santu Dia mandé canno tin chiazza tu Ninu Martinu!» (Lasciatemi santo Dio altrimenti faccio una Piazza di Nino Martino);

Secondo Placanica Nino Martino è un personaggio d’Aspromonte E per il suo carattere violento si usa dire “hai la nomea di Nino Martino”

per un uomo violento si suole dire: “ekhi ti nnuminàta tu Ninu Martinu” (hai la nomea di Nino Martino).2 Questo lascerebbe supporre che sia stato in qualche modo legato al territorio, poiché le comunicazioni e lo scambio di informazioni erano molto problematiche all’epoca e un personaggio lontano difficilmente si sarebbe radicato nell’animo popolare. Il suo nome appare nella storia di Bernardino di Reggio, il quale accoglie nel convento tutta la comitiva del brigante e provvede al loro sostentamento, dandogli rifugio. Anche il santo uomo è influenzato dalla opinione comune che Nino è un vendicatore dei torti piuttosto che un truce assassino. L’istesso quasi gli occorse nel medesimo Convento di Reggio, ov’essendo Guardiano il sopradetto Bernardino da Reggio, arrivato una sera con una compagnia di trenta persone, un Gentilhuomo nostro divoto per nome il Signor Coleta Mangeri, che haveva il mandato regio contro i fuorusciti nel tempo di Nino Martino loro Capo, che dava il guasto al Territorio al territorio di Reggio, pregò il P. Guardiano di cui era assai famigliare, che desse loro qualche cosa da mangiare, perché erano afflitti, ne veniva ancora la provisione dalla Città. Ordinò subito il Guardiano a Fra Antonino, che portasse del pane, e di quello si trovasse nel Convento. Andato fra Antonino alla Cassa, ne ritrovandosi altro che quattro pani piccioli, li mostrò al Guardiano, il quale confidato molto nell’oratione del buon Religioso, gli dasse, che pregasse il Signore per quel bisogno, e poi benedicesse i pani. Benedetto il pane fu moltiplicato dal Signore in modo, che bastò avvantaggiosamente per quaranta persone.3 Nino Martino diventa protagonista di una vera e propria saga popolare, cantata dai cantastorie nelle fiere. Una ballata è stata raccolta e riproposta da Otello Profazio che ne ha fatto uno dei suoi più noti successi. A fine Ottocento la leggenda di Nino Martino viene riproposta da Vicenzo Padula, che afferma di avere raccolto le testimonianze popolari, secondo le quali egli sarebbe stato un pastore dei Casali di Cosenza, diventato "Santu Martinu". Il nostro popolo racconta cosí la vita di Nino Martino. Era un giovinetto pecoraro cresciuto come selvaggio nella Sila. Dopo sette anni tornò al paese nativo, e trovò i suoi compagni ben vestiti, e lui stracciato. Giocò alla mora, e lo chiamarono selvaggio; andò alla fontana e le fanciulle sorrisero ai suoi compagni, e non a lui. Propose dunque di non tornare piú alle pecore, e andò dal padrone a farsi i conti. Questi gli tirò un calcio in culo, e lo chiamò guercio cane. Nino fremette e rientra in sua casa; non ritrova la madre; esce di nuovo, e va da un suo zio per consigliarsi con lui. Non trova lo zio ma l’archibugio di lui; lo spicca, se lo mette in spalla, e torna ai boschi. Fece per uccidere le pecore, e si pentí; ma uccise i montoni, perché gli parvero che somigliassero al suo padrone. Chi si vò fari surdatu riale Jisse ‘n campagna cu Ninu Martinu;


sabato 22 giugno 2013

Calabresi illustri La sua figura diventa atemporale, emblematica, «posta sul limite dell’esistenza e oscillante tra magia e poesia, tra mito e rituale» come dice Carlo Levi A viveri u li porta alle funtane, Cà appriessu li va l’utru cu lu vinu. Nu li fa jiri vestuti di lana, Ma i vesti tutti di dommaschiu finu; Lu pani jancu nu lu fa mancari, Lu cumpanaggiu nu li veni minu. Si fece cosí una banda di quindici persone e con essi volle visitare il suo antico padrone. Scontaruno pe’strata n’ogliurari - Scarica s’uogliu, ca nua lu volimu, E l’ogliurari si misi a gridari: - Ah! cuanu l’aju ‘mbattata stamatina! Nínu Martinu, ch’è n’omo riali, Ci l’ha pagatu na quarta a carrinu E l’ogliuraru si mise a prejare: - Vinnivi l’uogliu, ed ancora è matinu. E con l’olio va in casa del padrone. Metà dei compagni rimane giú in corte e l’altra sale con lui. Al vederlo il padrone si fece un olio; ma Nino gli disse: Tu sira mi chiamasti guierciu cani, E mo mi chiami lu signuri Ninu? Chistu t’è figliu, e ti ni pu’spisari, Cumu la mamma de Ninu Martinu. A munti Niuru l’avimu a portari, E là ni ci spassamu chiú ca simu; Lu ficatiellu t’avimu a mannari,Ca ti lu stufi tu juovi matinu. Poi, rivoltosi ai compagni, gridò: Porte e finestre ingignate ad untare, Ca ardunu cumu dèdaru de pinu. Arse la casa, poi tolse seco il figlio Agostino, e tornato al bosco prese un fegato di capra, e lo mandò al padrone, come se fosse quello di Agostino. Martino amava quel povero ragazzo che volle brigante al pari di lui. E Agostino crebbe, e fu fedele a Nino, tanto che per salvarlo da un’imboscata ricevette un pallino ad un occhio, che ne accecò. Lo chiamarono il Cecato; ma Nino lo chiamava fratello. Gli dette abiti come i suoi ed un fucile come il suo. Nino era casalese; ma coi suoi compagni venne nel territorio d’Acri. La principessa lo protegga; ma un giorno avendosi preso un cavallo del principe, cominciò ad essere perseguitato, e nell’Ischia di Crati venne a conflitto coi guardiani del principe: Pua quannu fummu a la vatti de Grati, E ognunu ripusari si volia, Sentivi diri: - Sparati, sparati! E vinni na timpesta ‘ncuollu a mia. Cari cumpagni, sumati, sumati; Sunu venuti pe’pigliari a mia. - Eranu tante e tante i schioppettate, Chi nenti pe lu fumu si paria, Una de chille a nu vrazzu m’ha datu Ed aju persa la forza, c’avia. - Schiuppetta mia, chi d’oru si’muntata, Mo’cà si vidi la tua guappería. Aju pigliatu la mera, aju sparatu; Cumu palummi ne cadieru sia. Ma il valore gli fu inutile. Preso dai guardiani del principe, si rivolge a costoro e dice: Chi l’aju fattu allu principi d’Acri? Di che cosa minnitta vo’de mia? Nu mi pigliai né piecure, né capri, Ne mancu vacche de la masseria. Pe’n’affrittu cavallo scontricatu Che a mala pena la sella patia. All’irtu mi donava na pedata, Allu penninu si susía, e cadía. Li fici dire s’u volía pagatu Ma vo’la capu de la vita mia. Giunto in Bisignano, e passando sotto il palazzo del principe, per farsi udire dalla principessa cantò: Cari cumpagni, chiangíti e gridati C’aviti persu chi vi protegia;

1 A. Placanica, Storia della Calabria: dall'antichità ai giorni nostri, Roma 1999, p. 201/2 2 L. Borrello. - Reliquie del dramma sacro in Calabria. Napoli, 1890. 3 Z. Boverio, Zaccaria, Annali de' frati minori cappuccini, 1651, pag. 358. 4 V. Padula, Persone in Calabria, Firenze 1950, p. 152. 5 C. Levi, Prima e dopo le parole: scritti e discorsi sulla letteratura, Roma 2001, p. 29

Aviti persu Martinu vantatu Ch’era lu juru de la compagnia. La principessa s’affacciò e disse: Duv’è chilla galera tanto armata Chi la campagna tremare facia? - Nu su galera, ma varca scasciata, Sugnu vassallu tua, signura mia. - Mò te’stu maccaturu, e stu toccatu Ti ci stuji le lacrime pe’via. - Nu vuogliu maccaturu, né toccatu, Vuogliu la grazia de Vossignuria. - Se t’avissi pigliato lu mia Statu Tricientu scudi spennería pe’tia; Ma t’ha pigliatu lu principi d’Acri Ch’è statu vattiatu in Pagania, A nullu grazia mai illu n’ha datu, vai cumu püorcu in Gucceria. Martino è condannato a morte; ma manda a dire ad Agostino che aspetta da lui per essere salvato; e sicuro di ciò va alla forca. Giunto colà per pigliar tempo finché venisse Agostino si mise a cantare, e disse: Lu vènneri de marzo sugnu natu; Chi fussi muortu in vrazza a mamma mia! E mo chi sogni alli furchi arrivatu Vogliu cuntàri li mie gagliardie. Vacche e jumente n’aju scrapentatu, E fatti carni alla Canatteria; Mille forti muntagne aju schiasciatu Fatti carbuni pe’la forgiaria; E tante ciarre d’uogliu sbullerate Ch’u fietu n’arrivava alla Mantia; Vutti e carracchi e vino aju trivillatu E fattu zancu pe’mmiezzu le vie; Sore e sorelle n’aju sbrigognate L’aju cacciate di la signuria; Na munachella sula era restata, E si la tene lu compagnu miu. Ma non vedendo venire Agostino, s’arrabbia e dice: Vorra saperi che fa lu Cecatu C’un veni cuntra a chini affurca a mia Púrbari e palli ci n’avia lassatu, E na schiuppetta, ch’è ‘guale alla mia Ma vedendolo venire, ripiglia: Vi’vi’ca vene Gustinu mio frate, E duna morte a chi a vo dare a mia. Agostino vestito da monaco, sale sulle forche col pretesto di voler confessare il condannato. Sale sulle forche, uccide il boia, ed aiutato dai compagni libera Martino. Martino tornato libero risolve di mutar vita, e va a confessarsi dal guardiano dei Cappuccini. Ma questi al sentir Martino, s’inchiavistella nella sua cella; sicché un frate terziario va a confessarlo; e gli dà per penitenza: «Ciò che non vuoi per te, non fare agli altri». Nino regala il monaco, e va a ricevere la benedizione della madre. Era tardi, e la madre dormiva. Voleva svegliarla ma si ricordò della penitenza impostagli, e sedette sull’uscio. Passarono i compagni, lo credettero una spia, e gli scaricarono i fucili addosso. Ma qual fu la loro sorpresa nel riconoscere Nino nel morto! Chiamarono la madre, lo portarono nella costei cantina, e lo seppellirono sotto una botte di vino. Ma il morto Nino era divenuto santo; e cosí s’era alzato, e inginocchiatosi dietro la botte, vi versava sempre del vino mercé un sarmento che teneva in bocca. La Giustizia, vedendo la madre a vendere sempre vino, e non comprare mai mosto, andò a frugarle in casa, e trovato Nino, e visto il miracolo lo fe’ santificare.E perciò noi contadini lo chiamiamo il santo dell’abbondanza, ed entrando in casa, o nell’aia, o nel trappeto altrui sogliamo dire: Santu Martinu!4 La figura di Nino Martino diventa atemporale, emblematica, «posta sul limite dell’esistenza e oscillante tra magia e poesia, tra mito e rituale», come dice Carlo Levi5. I briganti come i santi combattono contro la violenza, la prepotenza, la degenerazione dei costumi, i soprusi imposti per legge. In Sila richiama il mito mai tramontato di Marco Berardi, e forse ne canta le gesta sotto mentite spoglie per non incorrere nell’ira dei potenti che avevano dileggiato il suo cadavere e dileggiato la memoria. Quella di Nino Martino è una ribellione alla negazione della dignità umana agli umili, ai contadini, costretti a vivere una vita bruta e sopportare qualsiasi avversità con rassegnazione, poiché il dolore accompagnava il naturale svolgersi della loro misera vita. Si può congetturare che Nino fosse un figlio bastardo del principe di Bisignano, affidato a un pastore per allontanarlo dalla corte, e viene respinto quando tenta di ritornare nel consesso civile. Il suo più fedele compagno diventa Agostino, figlio del Principe, che aveva rapito in tenera età e cresciuto come suo fratello, richiamando alla memoria le storie di solidarietà maschile: Eurialo e Niso, Achille e Patroclo, Oreste e Pilade... La sua forza, il suo coraggio, la fama delle sue imprese gli attirano le simpatie popolari e l’adorazione della stessa principessa, alla quale si rivolge per essere salvato dalla forca. Ma è una figura lontana, poiché l’unica figura femminile della storia è la madre che lo accoglie nel suo grembo per evitargli l’onta dell’oltraggio al cadavere riservato ai briganti e ne custodisce la memoria infondendo forza e coraggio a chi vuole continuare la lotta di suo figlio. Il vino assume il valore sacrale di comunione di libertà. Quello che non riuscì ad ottenere da vivo, lo ottiene da morto, con la sua santificazione a parte di chi lo aveva prima deriso e poi perseguitato.

XI


sabato 22 giugno 2013

Bambini ed ecologia Lo spettacolo di fine anno scolastico organizzato dalla scuola dell'infanzia Bimbiland sita in Castrolibero

Cittadini si diventa da piccoli

nelli di Federica Monta

Il 12 giugno si è tenuto lo spettacolo di fine anno scolastico organizzato dalla scuola dell’infanzia Bimbiland sita in Castrolibero. I protagonisti, naturalmente, sono stati i piccoli alunni della scuola, alle prese con una simpatica, ma importante, manifestazione teatrale. Il tema trattato nello spettacolo è stato infatti quello dell’ambiente, del rispetto che occorre portargli; il tutto, come si addice alla giovane età degli “attori”, è stato rappresentato all’insegna della fantasia e dell’allegria. I protagonisti di “Ecolandia” - questo il nome dello spettacolo - sono personaggi fantastici che guidano i bambini alla conoscenza dell’ambiente che li circonda, e insegnano loro a proteggerlo. La manifestazione è stata preceduta dalla proiezione del filmato di sintesi del progetto di educazione ambientale “Salviamo la natura”, che ha guidato il percorso scolastico di Bimbiland quest’anno. Un anno, appunto, dedicato all’ambiente, all’ecologia, ma anche al tema dei rifiuti e della raccolta differenziata. «Salviamo la natura - ha spiegato Anna Morrone, direttrice della scuola - nasce con l’esigenza, e la speranza, di radicare negli adulti di domani la consapevolezza che l’ambiente in cui noi tutti viviamo è un bene fondamentale, che va tutelato con ogni mezzo. Ciò che abbiamo tenuto a mente, e che guida la nostra esperienza come insegnanti, è che certe pratiche, certe nozioni, certe norme sono meglio recepite e conservate quando apprese in giovanissima età. Il nostro operato, - ha proseguito - a supporto di quello delle famiglie, faro di ogni bambino, mira a fornire ai ragazzi gli strumenti di base per una vita all’insegna della civiltà. Il percorso che abbiamo sviluppato ha voluto quindi sensibilizzare il bambino, anche riguardo la raccolta differenziata; per farlo, li abbiamo impiegati all’utilizzo creativo di materiali riciclati, facendo leva sulla naturale curiosità, e sull’entusiasmo, che si ha a questa età. I bambini hanno utilizzato i laboratori, dedicandosi ad attività che favoriscono l’apprendimento per “immersione”, per “scoperta” e per “costruzione”, più facce della stessa medaglia: quella che li mette in relazione con la realtà circostante, fatta soprattutto dal contatto con la famiglia e con i compagni. Il progetto nasce dalla convinzione che le scuole dell’infanzia abbiano il dovere di spargere, per quanto loro possibile, un seme di saggezza nei loro piccoli cuori. Ci rifacciamo - ha affermato Morrone - agli insegnamenti di Loris Malaguzzi e del centro da lui fondato,

I protagonisti di “Ecolandia” sono personaggi fantastici che guidano i bambini alla conoscenza dell’ambiente e insegnano loro a proteggerlo

A partire dal basso: genitori e bimbi sul palco; la piccola Chanel con altre protagoniste; un momento dello spettacolo

Reggio Children, secondo il quale il bambino non apprende se l’insegnamento non va oltre le semplici nozioni». Seguendo questa linea, a supporto del progetto “Salviamo la natura”, i giovanissimi di Bimbiland hanno svolto numerose attività all’interno e all’esterno della scuola, che li hanno avvicinati all’ecologia. Le passeggiate nel territorio, ribattezzate “caccia al rifiuto”, le camminate, che dalla sede della scuola li ha portati alle isole ecologiche del territorio di Castrolibero, dove sono stati correttamente depositate le buste dei rifiuti. E, ancora, importante e formativa è stata la visita alla Calabra Maceri, per scoprire “che fine fanno i nostri rifiuti?”, che ben si accompagna alla giornata dedicata al Rimuseum “Uso e riuso del rifiuto”. A queste attività di conoscimento, Bimbiland ha affiancato i momenti ludici utili a portare i piccoli a contatto con materiale proveniente dalla raccolta differenziata, proprio per far loro meglio comprendere l’importanza di produrre meno rifiuti. I lavori che ne sono venuti fuori sono stati presentati a conclusione dello spettacolo, nel corso dell’apposita mostra, all’interno della quale, attraverso le immagini registrate nel corso dell’anno, è stato raccontato il percorso che ha portato i bambini a riprodurre, in plastico, il Presepe ecologico e “la cittadella ecologica”, poi donata al sindaco Giovanni Greco, che per l’occasione era presente in sala, per conoscere i cittadini di domani. Tra questi, la piccola Chanel Torchiaro, fresca di “diploma”, che è parsa particolarmente a proprio agio nella parte interpretata, così come con particolare entusiasmo ha partecipato alle attività collettive della classe, dimostrando grande capacità di collaborazione e leadership. Complimenti anche a lei.

XII


sabato 22 giugno 2013

Tra attacchi e parate... I karatekiti di tutta la Calabria arrivano a Castrovillari per il 6° Trofeo dell'amicizia

Mosse amichevoli

a cura etti rm di Ca elita Brun

Il 6° Trofeo dell’amicizia di karate tradizionale si è svolto con molto successo a Castrovillari il 16 giugno scorso, nella palestra comunale, Polisportivo 1° maggio. Le attività sono partite un giorno prima con lo stage di aggiornamento tecnico e di programmazione delle attività per il nuovo anno, tenuto dal maestro Giuseppe Perlati 8° Dan, (di Bologna) responsabile dell’operato dei maestri calabresi. La Gara si è svolta in un clima sereno sotto la direzione dei maestri Giuseppe Perlati 8° Dan da Bologna e del maestro Silvio Campari 6° Dan, allenatore della Nazionale Fikta, da Milano. I due massimi esponenti federali si sono congratulati per l’ottimo livello tecnico dimostrato dai giovani e giovanissimi praticanti calabresi. Questo trofeo ha visto impegnati i karatekiti in gare diverse come quelle del kihon che consiste in tecniche di parata e attacco, kata che consiste in una serie di esercizi di stile costituiti da una serie preordinata di tecniche eseguite contro avversari immaginari, e del kumite, ossia una serie di forme di combattimento fondamentale e controllato che sicuramente rende più forti e intraprendenti nella vita sia i grandi che piccoli atleti. Prima di passare a elencare i nomi dei piccoli campioni piace spiegare il significato di karate che tradotto dal giapponese significa “a mani vuote”, un’arte marziale dunque, nata per difendersi senza le armi. È uno sport che non induce alla violenza, ma alla consapevolezza delle proprie energie fisiche e psichiche, altamente dinamico e permette di utilizzare in modo equilibrato gran parte dei muscoli sviluppando con coordinazione ed agilità le parti destra-sinistra del corpo in eguale misura. Grazie al suo effetto salutare il karate è praticato da uomini donne e bambini. I principi sui quali si ispira questa disciplina sono il carattere, la sincerità, la costanza, il rispetto e l’autocontrollo. Costante allenamento dello spirito, socializzazione,

È uno sport che non induce alla violenza, ma alla consapevolezza delle proprie energie fisiche e psichiche, altamente dinamico; permette di utilizzare in modo equilibrato gran parte dei muscoli sviluppando le parti del corpo in egual misura

conoscenza di se stessi e rispetto verso gli altri. In base a questi principi non poteva non essere organizzato in piena estate un trofeo come questo dedicato all’amicizia, un valore sacro che dobbiamo recuperare e lo possiamo fare incominciando col praticare l’arte marziale. Il karate è un ottimo sport che permette ai bambini di socializzare e contribuisce allo sviluppo della loro personalità quale mezzo pedagogico e scuola di vita. I genitori, presenti durante le gare, non devono preoccuparsi perché la pratica del karate non è pericolosa poiché è autodifesa basata sull’autocontrollo. Molte palestre hanno portato a casa ottimi risultati e fra queste spiccano per la qualità nella prestazione dei ragazzi e nella preparazione gli allievi provenienti dall’associazione Shotokan sport club del maestro Domenico Francomano, 4° Dan, presidente del Comitato regionale Fikta di Francavilla Marittima che si è fatta valere salendo 14 volte sul podio, conquistando 3 primi posti, 5 secondi posti, 3 terzi e 4 quarti posti. Questi i nomi dei vincitori: Stavale Filippo 2°, Mancuso Andrea 4°, Mancuso Antonio 4°, Rugiano Manuel 2°, Perrupato Andrea 3°, Riccio Salvatore 1°, Pesce Lorenzo 2°, Massa Salvatore 2°, Pesce Nicola 1°, Corsino Vincenzo 4°, Amoroso Maria 3°, Gugliotti Miriam 3°, Ferrari Teresa 1°, Montilli Annarita 2°. A dare molte soddisfazioni sono stati anche i ragazzi della scuola del maestro Antonio Ruscelli 4° Dan, di Cassano all’Ionio del Center karate - do. Ecco i nomi dei suoi giovani atleti che portano il trofeo a casa: Trinchi Ludovico 1°,Guarino Luca 2°, Arcidiacono Giuseppe 4°, Braile Valentina 4°, Castelluccio Domenico 2°, Mauro Ylenia 3°, Amelino Thiago 3°, Pagano Oscar 3°, Ruscelli Katia 4°, Golia Leonardo 2°, Perri Antonio 2°, Ruscelli Kevin 1°. A tutti i maestri aderenti alla Fikta della Calabria e a tutti i praticanti di karate tradizionale vanno i complimenti del presidente regionale Domenico Francomano, per gli ottimi risultati conseguiti.

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XIV

sabato 22 giugno 2013

Grande mosaico musicale Chiacchierata con il Sabatum quartet

“Tessere” di identità calabrese di Francesco Fotia

Il Sabatum Quartet, da tempo, è garanzia di successo in Calabria e di “calabresità” nel resto del mondo. Una band attaccata al territorio, sotto tutti gli aspetti: a partire dal nome, che ricorda il fiume Savuto (chiamato dai latini Sabatus), per finire alla sonorità, passando per l’uso, mai però abusato, del dialetto. Ma Sabatum Quartet è soprattutto una band che tiene a farsi trovare sotto l’etichetta, mai troppo restrittiva, di “World music”, perché in grado di strizzare l’occhio a tutte le peculiari manifestazioni della tipicità delle differenti culture. Una band eterogenea, che trova la sua identità attraverso la sovrapposizione di più elementi musicali e culturali. Proprio da questa impronta nasce il titolo del quinto disco della band, “Tessere”, di cui ci ha raccontato Trieste Marrelli, frontman della band, con cui abbiamo parlato al termine del concerto-anteprima tenuto, la scorsa settimana, al GranCaffé Borromeo: «Il nome dell’album - ci ha spiegato - rimanda proprio all’idea di un prodotto che, come un grande mosaico, prende vita da più tessere. Allo stesso tempo però rimanda anche all’idea della tessitura, del duro lavoro artigianale che sta dietro a una produzione complessa quale può essere quella di un disco, oppure quella della tela di un ragno, alla cui immagine si collega anche alla “taranta”, con tutto il suo carico di sonorità tipicamente meridionale». Ma se la tradizione calabrese è motivo d’ispirazione della band cosentina, la modernità è percepita e vissuta come qualcosa da non rifuggire, ma piuttosto da sposare. «Si può dire - ha svelato Trieste che in un certo senso questo è il nostro disco più etnico; ci abbiamo messo dentro davvero tante cose: idee, strumenti, parole, che tengono l’album sospeso fra tradizione e innovazione, tra calabresità e culture lontane dalla nostra. Musicalmente, questo nostro puzzle è costituito dall’uso di strumenti quali la lira, la chitarra battente e addirittura lo scaccia pensieri. Al loro fianco però abbiamo fatto vive-

Una band attaccata al territorio, sotto tutti gli aspetti: a partire dal nome, che ricorda il fiume Savuto (chiamato dai latini Sabatus), per finire alla sonorità, passando per l’uso, mai però abusato, del dialetto Trieste Marrelli e Sabatum Quartet in concerto Roberto Bozzo in un momento del concerto-anteprima al Grancaffè Borromeo Accanto al titolo la copertina di “Tessere”

1 leggi anche a pag. X-XI di questa stessa testata

re anche sonorità come quelle della batteria, del basso e della chitarra elettrica. Anche i temi trattati rispondono al bisogno impellente di omaggiare la nostra terra e la nostra storia, ma senza dimenticare di guardare a un presente tristemente ricco di note dolenti». Tessere, in effetti, è un continuo gioco di specchi tra ieri e oggi, una giostra fatta di personaggi popolari e di gente comune, di gesta leggendarie e di confronto tra passato e presente. Si incomincia con Nascia e mora, che il frontman definisce come «un omaggio alla passione di Cristo e alla forza universale del suo messaggio, al cui interno abbiamo utilizzato la lingua spagnola. Un brano che nasce dall’accostamento della morte e della rinascita, simboleggiata dal pianto di un neonato, che è sinonimo di vita» Dal sacro al profano nell’arco di pochi secondi, perché a seguire è il turno di Tira nimucu mio, che vede protagonista la mitica figura del brigante soprannominato Re Marcone1. «Si tratta - ci racconta Trieste - di un personaggio, Marco Berardi, che ha probabilmente vissuto dalle parti di Mangone. Nel testo si fa riferimento a una missiva con la quale il brigante, o chi per lui, sfida il re, dicendogli più


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Grande mosaico musicale

o meno così: scrivi quanto vuoi. Tu sei il re, ma qui sono io il re della montagna». L’ascolto prosegue con Speranza e con Cinnarella, delicato racconto sulla nostra Calabria sfruttata, abusata, e che si avvale della preziosa collaborazione della famosa cantante cosentina Rosa Martirano e del delicato violoncello del grande Sandro Meo. Ancora spazio all’attualità, ma anche a un tema senza tempo come il rapporto, il dialogo, tra generazioni, con Un giovane vecchio. A tal proposito il frontman tiene a spiegare come «le più giovani generazioni di oggi, sebbene eredi di una società che non da loro molto spazio, spesso non tendono a considerare il lavoro come mezzo per raggiungere uno scopo. Questo perché sono bombardati da personaggi che sono arrivati al successo solo grazie ai muscoli e alla bellezza o dai cosiddetti opinionisti». Di un altro, assolutamente quotidiano e grave problema parla L’ultima giocata, dalle sonorità reggae, che tratta di quella dipendenza dalle macchinette del videopoker: una vera e propria tragedia moderna, «di cui anche lo stato - afferma Trieste - è corresponsabile, dal momento che pochissimo fa per fermarla».

Un gruppo eterogeneo che trova la sua identità attraverso la sovrapposizione di più elementi musicali e culturali Proprio da questa impronta nasce il titolo del quinto disco della band, “Tessere”

Il disco ci regala poi l’ascolto di Ninnora, dell’immancabile Calabrisella, e di Abballàti abballàti, un pezzo sperimentale, che associa la pizzica salentina con la musica elettronica. A Piccatura è un omaggio a Rosa Balestrieri e all’omonimo film che ricorda Malena di Giuseppe Tornatore. Si prosegue con Pensa sempre a far pensare, Nel silenzio d’estate e Mintace faccia, prima dell’ultima traccia, Sentil’amò, indimenticabile serenata che chiude un disco eccezionale, che il Sabatum Quartet, sentitamente, ha voluto dedicare al giornalista e amico Alessandro Bozzo, prematuramente scomparso. “Tessere” è un’autoproduzione, registrato a Cosenza, con la collaborazione, per il missaggio e il mastering, di Ale Guido e Marco Passerelli. La band presenterà il disco ufficialmente a Pianecrati, il 28 giugno a partire dalle ore 22,00. Ad accompagnare il Sabatum nel corso dei prossimi eventi live sarà Radio Sound, che trasmetterà i concerti in diretta.

Il Sabatum Quartet storia di una band da esportazione Il progetto Sabatum Quartet nasce nel 2005 da una felice idea di Trieste Marrelli, Roberto Bozzo e Antonio Ungaro, ai quali si aggiungerà dopo pochissimo tempo la flautista Rosa Mazzei. Pochi mesi dopo, con l’arrivo di Michele Perone, Arcangelo Magliaro e Cislengo Ungaro, i Sabatum raggiungono il numero di elementi attuale. Gli esordi della band sono da subito un successo: richiesti e acclamati in tutta la Calabria, ricevono chiamate anche per serate in Toscana e a Roma. Al grande riscontro ottenuto anche fuori dai confini regionali, fa seguito l’incisione del primo cd: “Margiu profumato”, che riscuote ottima accoglienza da pubblico e critica. Con il successivo “Esse Q” la band, ormai pronta alla sperimentazione e alla contaminazione, si consacra, raggiungendo, nel corso dell’apposita tournee, addirittura i connazionali emigrati in Argentina. Alle tappe argentine, l’anno successivo si aggiungeranno anche quelle, straordinarie, canadesi, che fanno assurgere il Sabatum Quartet allo status di band rappresentativa della Calabria. E non solo. Nell’agosto del 2009, la band dedica un disco al suo popolo: quello che li segue dappertutto nel corso dei propri concerti; Sabatum Quartet live è un inno alla musica dal vivo e all’energia che si crea nello scambio di emozioni tra pubblico e palcoscenico. La band è sempre più acclamata, acquista nuovi fan e si consacra nel segno della World Music con il disco “Sangue e latte”, che vende 2.000 copie in soli due mesi. L’ultimo lavoro della band, “Tessere”, nasce quindi sotto i migliori auspici ma anche con tante aspettative. Aspettative che non rimarranno deluse.

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Associazione bene comune Calabria La società deve imparare a porre la propria attenzione sulla capacità naturale delle nuove generazioni di anticipare i cambiamenti e di essere protagonisti nelle trasformazioni sociali

La sicurezza sa essere giovane Nascono i Giovani per la Sicurezza, concepiti dall’Associazione bene comune e coordinati da Annarita Le Coche, studentessa della facoltà di Giurisprudenza presso l’Università della Calabria e operante all’interno dell’Ari (Associazione radioamatori italiani) - sezione di Cosenza - per l’organizzazione dell’evento fieristico a livello nazionale nonché operatore per le radiocomunicazioni di emergenza in caso di calamità. Una nuova risorsa per il comparto Sicurezza e Difesa, ma anche un modo fresco e spontaneo di esprimergli la loro gratitudine, attraverso il dinamismo tipico del loro essere, e del quale vogliono oggi interpretarne virtù e disagi, ma, soprattutto, incidere positivamente sulla realtà sociale dei suoi operatori. L’obiettivo, questa volta, non vuole essere quello di avviare i consueti percorsi formativi rivolti ad educare o sensibilizzare i giovani sulle problematiche del nostro tempo, bensì quello di insegnare alla nostra società a non porre attenzione ai giovani solo quando esprimono devianza, puntando i suoi riflettori sui giovani allo sbando o sulla generazione degenerata. Sono proprio tali pregiudizi sociali che contribuiscono fortemente a spingere i giovani sempre di più ad una gioventù forzata. Occorre, invece, un deciso cambio di rotta, una netta inversione di tendenza, nel senso che la società deve imparare a porre la propria

attenzione sulla loro capacità naturale di anticipare i cambiamenti, di rivelarsi protagonisti delle trasformazioni sociali e culturali, insomma, di leggere e di tradurre il nostro tempo nelle sue variegate e molteplici sembianze, tra cui quella della sicurezza sociale. Forse la comunità non ha mai colto fino in fondo quel singolare senso di appartenenza territoriale che caratterizza i giovani di oggi, inteso come appartenenza alla propria città, alla propria nazione, alla propria regione, al proprio comune, anche se molto spesso percepiscono il loro territorio come fonte di pericolo; non a caso, i loro giudizi peggiori giungono proprio in relazione alla sfera della sicurezza e della lotta alla criminalità. Proprio per questo, essi chiedono alle istituzioni maggiore impegno e scelte politiche adeguate, richieste spesso inascoltate. Tale indifferenza li induce, così, a vedere nella politica una fonte di interessi personali piuttosto che un valore di impegno civisvvle di una società democratica, e ciò determina in loro una condizione di isolamento, disorientamento ed incertezza, che li spinge a prendere le distanze da una politica che, nella loro ottica, li rappresenta sempre meno. Ed è per questo che i Giovani oggi mostrano sempre di più una certa inclinazione verso nuove forme di impegno umanitario, tra cui l’impegno per la realizzazione di quel raro bene comune che è la Sicurezza. Da qui la nascita dei Giovani per la Sicurezza, i quali affiancheranno i fedeli Servitori dello Stato nella loro opera di tutela collettiva, e attraverso i quali essi non saranno più una generazione invisibile, bensì una generazione che forma e struttura l’identità sociale. Filomena Falsetta presidente Associazione bene comune

Croce rossa italiana a Catanzaro

Non rimandare a domani se puoi essere leader oggi! Il comitato provinciale di Catanzaro della Croce rossa italiana lancia il workshop formativo/informativo “Giovani leader... oggi! Il presente prima ancora che il futuro”, che si terrà domenica 30 giugno (dalle ore 9:00 alle 18:00) presso i locali dell’Aci siti in Viale dei Normanni in Catanzaro. L’idea di questo specifico corso - sviluppata da Manuel Ciambrone, delegato provincia Area V (Gioventù) - nasce dall’esigenza di rafforzare e perfezionare la visione consolidata delle qualità, degli obiettivi e delle azioni dei giovani leader nell’ambito delle attività di Croce rossa. Tenendo bene in considerazione lo statuto, i regolamenti e gli strumenti di programmazione territoriale che animano l’operosità della Croce rossa, il workshop offrirà spunti di riflessione ed intervento sulle attitudini dei giovani soci attraverso le capacità di comunicazione, gestione organizzativa, motivazione e condivisione. Il workshop ha portata provinciale e si rivolge principalmente ai delegati locali della Gioventù della Croce rossa italiana; è prevista, inoltre, la possibilità di partecipazione di tre volontari per ogni sede Cri, con età compresa tra i 14 e i 35 anni. Un percorso formativo che si propone, dunque, di dare nuova vita a canali di formazione sulle specifiche tematiche della leadership nell’universo giovanile, concetti attualmente non abbastanza valorizzati nonostante si presentino ricchi di crescita positiva per la Croce rossa.s


sabato 22 giugno 2013

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Il mostro da abbattere Nella cornice del Protoconvento francescano di Castrovillari è stata presentata la riedizione del libro di Antonio Bianchi, presidente Camera minorile

Via dal peccato per eccellenza Lo scorso 15 giugno, nella suggestiva cornice del Protoconvento francescano di Castrovillari è stata presentata la riedizione del libro di Antonio Bianchi, presidente Camera minorile della città, dal titolo Il gusto amaro delle caramelle edizione la Rondine. A relazionare sul testo, la presidente del Centro italiano femminile comunale, Rosalia Vigna, il sindaco della città, Domenico Lo Polito, la psicologa Rosa Cerchiara, la giornalista Lucia De Cicco, dopo la drammatizzazione-denuncia della regista, Rosy Parrotta, con gli attori Carlo Tallarico, nella parte del pedofilo, Martina Daniele e Christian Ventimiglia, nella parte dei bambini vittima di questo terribile crimine, che nel testo è definito, dallo stesso protagonista, «il peccato per eccellenza». Una rappresentazione, che ha creato, davanti ad un pubblico nutrito, non poco turbamento, non tanto per le scene, che sono state con delicatezza trattate, e in cui il pedofilo si racconta nel suo essere consapevole a volere resistere a tale aberrante situazione, ma, soprattutto, perché, per lo stesso è stato un destino inevitabile. Il protagonista è un medico che da piccolo, orfano di madre e con l’assenza del padre, è molestato dallo zio, arrestato, in seguito, per molestie su altri minori. Ciò che tocca nel testo è che il pedofilo non abbia un ben preciso volto, in realtà come ha rilevato la psicologa Cerchiara, questa pare sia una vera e propria malattia mentale, ma che, tuttavia, non si evince e convince completamente nella lettura del romanzo, in cui appaiono personaggi ambigui, come Luca e Federico. Questi due personaggi non hanno mai subito molestie da piccoli a sfondo sessuale ed iniziano questa attività, il primo perché, personaggio meschino, pronto a saltare sul carro del vincente e del potere, non avendo una ben precisa appartenenza sociale, si ritrova ad appartenere a ciò che gli viene davanti e che sia di comodo economicamente, inizia infatti un commercio sulla pedopornografica con l’altro personaggio, senza scrupoli, della storia che è Federico, avvocato di ricca famiglia e che da anni svolge questa terribile attività a scopo lucrativo. Il racconto del protagonista, che rimane senza nome, attraversa tanti altri nomi, invece, non risparmiando nessun ambiente, dalle istituzioni come la scuola e la chiesa, per finire alla famiglia, alla politica e al potere, fino all’organizzazione della pedofilia, come per le sette sataniche. Cade, nel testo, il pregiudizio che indirizza il volto del pedofilo ad ambienti e personaggi circoscritti come la Chiesa e l’abusato in età preadolescenziale e si rafforza l’immagine di un vero e proprio commercio ai danni di famiglie con difficoltà economiche gravi e che porterebbero i loro figli nel giro della prostituzione. Tutto ciò con l’indifferenza generale, in primis delle Istituzioni. Bianchi ha usato parole forti nel dibattito che è seguito alla presentazionerappresentazione, definendosi non turbato, ma indignato per quanto accade nella totale indifferenza sociale sull’argomento e che “costi quel che costi” porterà alla luce della denuncia sociale a sensibilizzare i dormienti su ciò che succede vicino e lontano da noi con il commercio sessuale in paesi in via di sviluppo come la Thailandia. La rappresentazione, che ha tenuto il pubblico in un silenzio e turbamento totale è opera di Rosy Perrotta, associazione teatrale “Corea 2000”, laureata al Dams, nasce come insegnante di danza, prosegue

Ne “Il gusto amaro delle caramelle” protagonista è un medico che da piccolo, orfano di madre e con l’assenza del padre, è molestato dallo zio Ciò che tocca nel testo è che il pedofilo non abbia un ben preciso volto

i suoi studi avvicinandosi alla regia teatrale ed è autrice di testi. Le abbiamo chiesto: Perché tutta la rappresentazione si svolge nella cella d’isolamento in cui è recluso il protagonista? Perché rappresenta la solitudine, il carcere è il luogo della solitudine per eccellenza. Ho deciso di rappresentare il tutto entro quattro mura in cui il protagonista si ritrova, solo così come lo era nella sua casa di origine. La solitudine non solo del pedofilo, ma anche quella dei bambini, che non trovano mezzi per raccontare ciò che succede, perché non lo comprendono fino infondo e che poi lo esprimono attraverso i disegni, in cui rappresentano mostri, la casa, l’uomo nero, il lupo. C’è stata una reciproca collaborazione con l’autore del testo? Solo una consultazione iniziale di conoscenza, ma mi ha dato piena libertà. I relatori della serata e l’autore; da sinistra: Cerchiara, Lo Polito, Vigna, Bianchi, De Cicco Più a sinistra Rosy Perrotta, Antonio Bianchi e Rosalia Vigna

Tratta prevalentemente il teatro sociale? È la prima volta che mi approccio al tema della pedofilia, ma non è la prima volta che mi approccio a tematiche sociali. Ho trattato in altre rappresentazione “l’emarginazione”, come quella dei disabili, delle donne che subiscono violenze, immigrati e anziani. Con uno spettacolo sensoriale, ho trattato il tema della prigionia spirituale e reclusione carceraria, attraverso l’immagine di due donne. Credo che sia importante la denuncia attraverso questo mezzo.


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sabato 22 giugno 2013

Pagine e pagine A proposito della prima immediata lettura del libro “Viaggio fuori dal corpo” di Pepè Parisi

I racconti dell’accaduto (e del caduto) di Giuseppe Aprile

Il “Metastasio” di Scalea vince premio ministeriale

Studenti che si sono “regolati” bene L’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, commentando il primo premio conquistato dalla classe IV D del liceo scientifico “Metastasio” di Scalea nella settima edizione del concorso “Regoliamoci”, promosso dal Ministero della Pubblica istruzione, d’intesa con l’associazione “Libera”, ha sottolineato che «cultura e conoscenza fanno la differenza. Attraverso la scuola, stiamo preparando oggi la Calabria di domani». I ragazzi del liceo scientifico, coordinati dalla docente Maria Gaetana Paolino e con la supervisione del dirigente scolastico Elena Cupello, hanno prodotto - informa una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale - uno spot dal titolo “Non è un azzardo scommettere sulla conoscenza... Mettiamola in gioco”, con il quale si evidenzia come la conoscenza prodotta nella scuola rappresenti un netto discrimine fra legalità e illegalità. Nel porgere gli auguri del presidente Scopelliti, Caligiuri ha aggiunto che «stiamo investendo molto sulla scuola non solo per fornire conoscenze utili per il mercato del lavoro ma anche per tenerli lontani dalla ‘ndrangheta. Non a caso, grazie a un’idea del giudice Nicola Gratteri, abbiamo aumentato il tempo scuola nei comuni ad alta densità criminale. È questa la strada giusta per invertire la rotta in Calabria».

I personaggi visti limitatamente alla evoluzione delle loro striminzite cose fanno emergere un ambiente che sembra finito col passare del tempo

La lettura del libro Viaggio fuori dal corpo di Pepè Parisi mi porta ad esprimere un giudizio sicuramente positivo in quanto mi risultano due elementi immediati di notevole entità. Da una parte sicuramente una vena narrativa di alto tenore, tra Verga e Pirandello. Dall’altra contenuti meravigliosi di vita paesana che restano nel quadro dei miei desideri, delle mie predilezioni, delle storie che rivedo della mia fanciullezza quando il paese era ben altra cosa rispetto all’oggi degenerato e che determina la cancellazione di un passato di povertà e di minime cose, ma sicuramente ricco di valori, di affetti, di sentimenti di amicizia e di rispetto tra persone, amici, parenti, gente di popolo tutta. Una volta il paese era vivo, i lavoratori della terra amavano la loro povertà ed i loro travagli. La società era caratterizzata da significative esperienze umane e sociali. Oggi tutto è caduto - oltre che accaduto! -. I personaggi del libro sono visti limitatamente all’evoluzione delle loro striminzite cose e fanno emergere un ambiente che sembra finito col passare del tempo, senza lasciare tracce che fossero lo sviluppo delle cose e del rapporto con la natura. Tra il ieri e l’oggi noto uno stacco che dimostra come se fosse stato stroncato un ramo dall’albero e, invece di più rigogliosi e conseguenti frutti, la natura s’è divertita a creare la morte del passato senza un domani in conseguenza. Non c’è continuità nella storia di sempre del paese; non c’è evoluzione ne sociale, né individuale. Quello che siamo oggi sembra ben altra cosa e non sembriamo figli di un mondo che ci ha generati. Vedrei, però, più convinzione nel lavoro letterario dove la precisione e la tecnica sono sicuramente espressi con dovizia di fantasia, ma si avverte l’incompletezza propria di chi scrive senza rendersi conto che la sua scrittura debba produrre un lavoro completo, proprio dei grandi narratori come Alvaro, Strati, Seminara, La Cava. Con i mezzi che vengono a galla e di cui è espressione evidente la pagina del libro, si deve andare con maggiore certezza verso l’evidenza della correlazione tra fatti e sentimenti degli accadimenti. Mi viene da esprimere un incoraggiamento a scrivere più ampiamente perché il mondo di cui s’è portatori non merita timidezze o accostamenti leggeri. La ricchezza delle forme e della tecnica narrativa, -mezzo sicuro di analisi, di ricerca e di vigore poetico - sono tali che si ritiene un peccato non utilizzare sempre più approfonditamente la storica ricchezza del nostro passato vissuto; che non tornerà mai più e che non va, quindi, disperso. Le doti richiedono il dovere di insistere anche perché quello che può dire uno, può non saperlo dire adeguatamente e con lo stesso colore, l’altro. In tutti i libri letti - a parte quello sulla vita da dirigente della Coldiretti che è ben altra cosa ed ha il respiro di una puntuale e comunque documentata rievocazione storica e documentaristica- sono dello stesso livello. Medesime qualità di connotazioni letterarie, stessa poesia, stessa finalità, stessa sostenuta tecnica narrativa. Io resto con il desiderio inappagato di ulteriore scrittura narrativa per approfondimenti sul destino dell’uomo e sulle caratteristiche della vita paesana, sicuramente mai sufficientemente definita e, per questo, più suggestiva e bella a vedersi come in un sogno e soprattutto sapendo che essa è stata la bella favola della giovinezza di gente oramai senza più vita e, quindi, senza parola se non quella del suo e nostro tempo. Con stima, affetto e riconoscenza Pepè Aprile con le sue dovute e motivate ulteriori pretese di innamorato del comune mondo i cui resti sono identificabili agli scavi di Locri o al castello di Condojanni. Soltanto ruderi antichi su cui soffia sicuramente il nostro respiro, che richiede più convinta forza per farli rinascere.


sabato 22 giugno 2013

Pagine e pagine “Mi racconti una storia?” Ad Acri si riscopre il centro storico e il piacere della lettura

Suoni e colori “cantati” in dialetto In un mondo dove si scrive sempre di più con una tastiera e sempre meno con una penna, dove si legge dallo schermo di un pc piuttosto che dalle pagine di un buon libro capita che in una calda serata di fine estate un gruppo di Donne riescano “nell’ardua impresa” di far riscoprire il piacere di leggere un libro. Con questo intento martedì scorso la sezione acrese della Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni e affari) con il patrocinio del Comune di Acri la collaborazione del Comitato Pro centro storico hanno presentato al prima edizione di “Mi racconti una storia?” L’iniziativa nasce coinvolgendo anche le scuole primarie e le scuole superiori di I grado con un’attività di ricerca dei ragazzi, guidati dai loro insegnanti, delle vecchie storie, fiabe, favole e filastrocche raccontate in dialetto acrese dalle vecchie generazioni e non solo. Per loro è stato un momento di incontro e di relazione umana con chi, nonni, zii, vicini, adulti amatori delle vecchie storie, ha conservato la memoria orale o scritta e ha voluto ‘cantare’ loro i suoni ed i colori di storie e versi in lingua acrese. Un momento di ascolto, di piacevole incontro e di conoscenza che per un attimo ha distolto i ragazzi dal mondo delle nuove tecnologie e riportato ad assaporare la ‘magia’ dei racconti e a risvegliare la loro fantasia. Durante la manifestazione i tanti partecipanti hanno assistito alla lettura di favole per lo più tratte dai grandi classici e di storie della nostra tradizione, senza dimenticare le opere realizzate da autori in erba. Ogni narrazione ha avuto come scenario naturale i luoghi e gli scorci più belli del rione Padia nel cuore del centro storico acrese. Una narrazione itinerante che ha toccato i luoghi più suggestivi del centro presilano. Il percorso ha avuto inizio dalla gradinata della chiesa di Santa Maria Maggiore di Acri con la narrazione della storia ‘A serva ciota, narrata per l’occasione da Andrea Arciglione, conterraneo con l’amore per la recitazione e la lettura di testi antichi. A seguire, guidati dal sono di flauti magici il pubblico itinerante si è spostato all’ombra della vecchia Torre civica dove l’autore di favole Alessandro Cofone ha narrato la storia di Atrino, il Drago e il colore che non c’era tratta dalla sua prima raccolta di favole “MetreDormi” per Falco editore. I bambini e gli adulti presenti si sono poi divertiti con il riadattamento di un classico come “Cappuccetto rosso” realizzato dall’associazione Tamm (teatro arte musuca multimedia) e dalla messa in scena dei ragazzi delle scuole medie di un classico calabrese come Ciciariello. Il progetto ha voluto, dunque, stimolare i bambini e le loro famiglie alla pratica del raccontare e del leggere e, come sottofondo, di far nascere il desiderio di conservare le storie, le filastrocche e i proverbi, che appartengono alla cultura ed alla storia della Calabria intera.

Iniziativa della Fidapa che coinvolge le scuole primarie e le superiori di I grado

La Torre civica di Acri

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sabato 22 giugno 2013

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Nuovi concorsi Sabato 22 giugno la consegna dei riconoscimenti

Premio Tiriolo è il momento del podio

La giuria del Premio (da sinistra): Caterina Puccio, Amalia Grande, Angelo Colacino (in rappresentanza del sindaco), Antonio Montuoro, Domenico Colacino, Vincenzo Ursini

La prima edizione del Premio letterario “Città di Tiriolo”, promosso dall’amministrazione comunale, attraverso l’assessorato alla Cultura, e realizzato con la collaborazione dell’Associazione “Teura”, presieduta da Antonio Montuoro, e dell’Accademia dei Bronzi, diretta da Vincenzo Ursini, nonché della locale Pro loco, si avvia a conclusione.

In basso Giuseppe Lucente sindaco di Tiriolo

La consegna dei riconoscimenti ai vincitori è programmata, infatti, per sabato 22 giugno, con inizio alle ore 17, nella sala “Orto Monaci” . La giuria, presieduta dal sindaco Giuseppe Lucente e composta da Amalia Grande, Domenico Colacino, Antonio Montuoro, Vincenzo Ursini e Caterina Puccio, dopo tre riunioni tecniche, nel corso delle quali ha ampiamente discusso non solo sulla qualità degli elaborati, ma anche sulla rispondenza degli stessi ai temi del concorso (storia locale o biografie di calabresi), ha deciso all’unanimità di assegnare il 1° premio (targa del maestro orafo Michele Affidato e pubblicazione gratuita dell’opera a cura delle Edizioni Ursini) allo scrittore Marco Angilletti di Cropani Marina, per l’opera “Al di là dei fuochi: le emozioni di guerra di nonno Peppe”. Ai posti di onore, sono stati classificati, exaequo: Antonella Chiaravalloti di Satriano, con l’opera, “Satriano, scorci di vita vissuta”, Cesare Mulè di Catanzaro, con “Gioacchino da Fiore ai suoi tempi”, Vincenzo Schiavello di Serra San Bruno, con “Bruno di Colonia” e Vincenzo Villella di Lamezia Terme, con l’inedito “Giudecche di Calabria”. Il premio riservato ad un’opera ad indirizzo psico-pedagogico, intitolato alla memoria di Giuseppe Guzzo, è stato invece assegnato a Giuseppina Cristofaro di Girifalco per l’opera “Epilessia e criminalità: Misdea e Musolino”, mentre i due premi speciali messi in palio dall’associazione “Teura” e dalla “Accademia dei Bronzi” sono stati assegnati, rispettivamente a Michela Scalise e Maddalena Barbieri. La prima è stata premiata per l’opera “I Baccanali a Roma (186 a.C.). Il Senatus Consultum de Bacchanalibus” e la seconda per “’U cumparaticu, i ciangiulini tra ‘u faticara e... ‘u spuriara a San Vito sullo Jonio”. Attestati di merito andranno a Vittorio Bonacci, Fiorella Cannatà, Giulietta Comito / Alfred Niedermann, Francesca Manoiero, Marco Gioacchino Mellace e Pierluigi Nicoletti. Il Premio prevedeva anche l’assegnazione di un riconoscimento speciale destinato agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, da assegnare alla migliore ricerca sul territorio. Tale premio è stato assegnato, ex-aequo, alle classi 1ª e 2ª, sezione A, e 2ª sezione B, dell’Istituto Comprensivo “Vincenzo De Filippis”, per i lavori: “Tiriolo”, “Le maschere apotropaiche a Tiriolo” e “La tradizione tessile a Tiriolo”. Docente referente: il professore Giuseppe Cugnetto.

«Tali lavori, - scrive la giuria - pur nella loro linearità e diversificazione, evidenziano uno studio e una ricerca puntuali su aspetti della storia e della tradizione del territorio. Colpisce, in particolare, la volontà dei ragazzi di migliorare le proprie conoscenze e divenire più partecipi del patrimonio storico e culturale del proprio paese». La manifestazione di premiazione si aprirà con i saluti del sindaco Giuseppe Lucente, dell’assessore alla cultura e pubblica istruzione Angelo Colacino e del presidente dell’Associazione "Teura" Montuoro. Amalia Grande relazionerà, invece, sulle scel-te effettuate dalla giuria. Infine, Amalia Rocca al pianoforte e Giuseppe Mazza alla chitarra eseguiranno al-cuni intermezzi musicali, mentre Irene Paonessa leggerà brani delle opere prime classificate.


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sabato 22 giugno 2013

Pillole di fede Maria Caputo dirige il punto informativo della città di Cosenza da quando è partita l’iniziativa dei temporary store. Ma è anche in prima linea nel prestare attenzione ai disagi

L’ascolto non temporaneo tro un nutrito gruppo di operatori professionisti, per le diverse esigenze dell’utenza, e nel passato si è fatto promotore di alcuni sportelli di ascolto del disagio adolescenziale nelle scuole del territorio.

di Lucia De Cicco

Al punto informativo della città di Cosenza, uno dei due e collocato in corso Telesio, c’è una splendida e giovane donna di nome Maria Caputo. L’abbiamo incontrata passeggiando per i negozi temporanei, che da qualche tempo promuove la città di Cosenza. Botteghe del centro storico, in totale ventitre, di artigiani e di tipologia commerciale. Orafi, tessitori, lavorazione della liquirizia e oggettistica varia con l’abbigliamento delle ragazze vintage. Lei, la nostra Maria, dirige il punto informativo, in sostanza dalla nascita dei negozi temporanei, da un anno. Una donna impegnata anche nel sociale con il suo servizio prestato presso il Consultorio familiare della Curia cosentina. Realtà che esiste ormai da qualche anno di cui Pino De Rose ne è il responsabile e a cui è collegata un’associazione no profit. Il consultorio che è affiliato ai Consultori italiani cattolici, pone al cen-

Dà informazioni sulle botteghe di Corso Telesio ed è impegnata nel sociale con il suo servizio prestato presso il Consultorio familiare della Curia

Dottoressa Maria Caputo, che tipo di contratto si applica ai negozi temporanei? Il contratto prevede un periodo dai due a quattro mesi. Anche se adesso la commissione sta cercando di allargare il periodo a sei mesi con un contratto che va da giugno a gennaio. Per dare la possibilità agli artigiani di avere maggiore visibilità. È un anno che esiste, su Corso Telesio, la realtà del temporary store e si è deciso di dare più spazio, dato il successo dell’iniziativa. I primi contratti sono stati piloti e oggi ci troviamo a concretizzare un poco meglio. Il comune mette a disposizione i locali senza onere di affitto per un periodo concordato, facendosi carico di tutte le azioni di pubblicità e di supporto al progetto. Sono previste novità? Le novità saranno il venerdì sera, con degli aperitivi itineranti per tutte le botteghe. I negozi che apriranno alle 17,00 fino alle 21,00, a partire dalle 19,00 offriranno tutti l’aperitivo. Progetto che si protrarrà per la durata dell’estate. Che cosa pensa della sua città, giacché deve comunicare anche delle informazioni importanti a tal proposito? Questa città è una bella realtà e di straordinaria e rara bellezza, la cui storia antichissima si può leggere attraverso i suoi monumenti architettonici e le opere, posta nei secoli dai suoi uomini migliori, come Telesio e Campanella. È una città che merita, tanto e si parla spesso in modo negativo, una sorta di odio amore. Vorrei invece trasmettere un messaggio di positività. Ecco perché è interessante che si dia spazio a questa parte ormai monumentale del centro storico, botteghe che erano abbandonate e chiuse e che possono essere aperte ad un pubblico che voglia riscoprire i prodotti tipici del territorio. Un altro passo importante delle sue attività è stato Moda movie... Il patron è Sante Orrico e mi ha coinvolta con piacere e sono stata, insieme a Paola Orrico, responsabile del workshop. Un aspetto importante quello in cui padre e figlia si occupi dei giovani ed entusiasmano attraverso il loro protagonismo la città, con una manifestazione così bella e importante. Il tema è stato quello di natura e moda (glamour). Ho avuto il piacere di co-presentare la manifestazione finale con Paola Orrico, lo scorso dieci giugno a Teatro Rendano. Ma, vanno ricordati i tanti momenti precedenti che hanno portato alla manifestazione finale, come gli artisti, che hanno dipinto i corpi delle modelle, ecco il riferimento alla natura, che si è ripreso nel convegno, che si è avuto in Sila dal titolo “Life in nature mode”, coordinato da Franco Bartucci. Poi c’è anche una parte spirituale di Maria Caputo... Sì, presto volontariato presso il Consultorio familiare della Curia cosentina, locato in piazza Parrasio. Sono anche socia attiva e presto il mio servizio in segreteria, addetta anche all’accoglienza. Ho molta stima del gruppo che lavora presso la struttura. Esiste da cinque anni ed è una bella realtà, che mi piace sostenere e in cui credo.


sabato 22 giugno 2013

XXIII

Più siamo meglio stiamo Rosalia Vigna è presidente del Centro italiano femminile comunale di Castrovillari

Una vita spesa per i diritti Rosalia Vigna è il presidente del Centro Italiano femminile Comunale di Castrovillari, strutturato in un direttivo e anche in un' assemblea tutta al femminile. Per costituzione nasce nel 2004, quindi giovane. E giovane per formazione, sono tante le giovanissime universitarie che lo costituiscono, malo è anche come idee, poiché oggi non è facile dedicarsi all'associazionismo senza scopi di lucro anche della propria immagine. Mettere il proprio impegno giornaliero e deve essere soprattutto una missione.

Quando entra nell'associazione? Nel 2004, allora presidente era l'assessore alla pubblica istruzione. La mia presidenza risale a quattro anni fa e adesso, il 18 maggio scorso, sono stata rieletta. Quali sono gli obiettivi principali dell'associazione? Soprattutto i diritti delle donne, ma anche i diritti in generale che hanno a che fare con i rapporti umani e la sensibilizzazione delle persone. Indirizzare verso l'amore e il bene comune. Valori, questi, che vanno diminuendo nella società e ciò accade a prescindere dal sesso e dall'etnia. Ci occupiamo anche del mondo dei minori e delle pari opportunità a trecentosessanta gradi.

Rosalia Vigna Sotto, il Cif di Castrovillari

È stata anche in politica, nell'amministrazione della sua città, cosa le è rimasto di questa esperienza? L'esperienza è durata un anno ed io sono stata nominata come tecnico, in qualità di assessore alla pubblica istruzione e alle Pari opportunità e integrazione scolastica dei disabili e degli immigrati. Dal punto di vista amministrativo sono soddisfatta del mio ruolo, anche se è stato in fase finale di legislatura e quindi con non poche difficoltà, sia per la situazione, sia per un fatto economico. I tagli, che sono sopraggiunti hanno determinato una situazione difficile per la gestione delle risorse. Tuttavia è stato un arricchimento, a prescindere dal ruolo, di relazioni e rapporti umani importanti. Petizione a favore del Progetto Donna... lei è tra i promotori... Quest'organo della Regione Calabria nasce nel 1995 per volontà di varie associazioni del territorio e per tante donne in esse coinvolte. Nasce con la legge regionale ventidue, per stimolare le associazioni a concretizzare progetti e poterli finanziare, sulla base di requisiti ben precisi e che poi possano garantire l'accesso alla fruizione di questi finanziamenti. Io qualche hanno fa ho conseguito la nomina, al progetto, per il settore servizi (altri settori sono la comunicazione, scuola, lavoro e cultura). Quest'anno, con il nuovo bilancio, il progetto donna non è stato finanziato per cui sono sospese tutte le attività nei diversi ambiti ed è nata la campagna di raccolta firme per cercare di far capire ai politi, alla gente comune e al mondo dell'associazionismo l'importanza del Progetto donna, cercando di ristabilire questo organo. Lucia De Cicco

Ci occupiamo soprattutto dei diritti delle donne, ma anche dei diritti in generale che hanno a che fare con i rapporti umani e la sensibilizzazione delle persone Ma anche del mondo dei minori e delle pari opportunità a tutto campo



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