Voce ai giovani

Page 1

Anno 38 - 6 Dicembre 2014 - Numero 49

Settimanale indipendente di informazione

euro 0,50

di Lucia De Cicco

Riscontri positivi per la Colletta alimentare nonostante la crisi. Abbiamo intervistato i volontari Amedeo e Orlando TUMORI COSENZA

STORIA E DINTORNI

QUESTIONE DI RADICI

Salute Donna e Andros, tutta la vita che c’è per dar voce al dolore

La pace, il sogno infinito che passa da Gioacchino

L’albero di Natale che viene dalla Sila

Al Mariano Santo una campagna itinerante promossa da Novartis

L’abate Da Fiore che profetizzava un’epoca di libertà sulla Terra

di Pietro De Leo

Donato al Papa dalla Provincia di Catanzaro


II

sabato 6 dicembre 2014

www.telethon.it/piazze Telethon torna nelle piazze

Un cuore di cioccolata Torna a dicembre la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi della Fondazione Telethon, da oltre vent’anni impegnata a finanziare e sviluppare la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare. Sabato e domenica 13 e 14 dicembre, grazie a centinaia di volontari Telethon, in circa 2000 piazze italiane sarà possibile, con una donazione minima di 10 euro, ricevere un maxi cuore di cioccolato e sostenere la ricerca Telethon. In Calabria ci saranno banchetti a Cosenza, Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia e nei comuni delle province. È possibile trovare la piazza più vicina sul sito www.telethon.it/piazze . I cuori di cioccolato sono inoltre in distribuzione presso le filiali Bnl, partner Telethon. Filo conduttore delle iniziative di dicembre è la campagna “La nostra maratona è #ognigiorno” dal messaggio lanciato da tutti i protagonisti di Telethon, malati, famiglie, ricercatori, donatori. Il cuore di cioccolato Fondente o al latte, il cuore di cioccolato da 210 grammi è stato prodotto per Telethon da Caffarel in un’elegante confezione regalo. “Io sostengo la ricerca con tutto il cuore” è il messaggio che si legge sulla scatola mentre all’interno vi è il racconto, ricco di speranza, di una madre con un figlio colpito da una malattia rara. La maratona televisiva Dall’8 al 14 dicembre si terrà la venticinquesima edizione della maratona televisiva in collaborazione con la Rai. L’edizione di quest’anno vedrà un palinsesto ricco di spazi di approfondimento all’interno dei programmi Rai, in televisione, in radio, sul web e attraverso i canali social e avrà il suo momento principale nel Charity show in prima serata su Rai Uno venerdì 12 dicembre affidato alla conduzione di Fabrizio Frizzi, Flavio Insinna, Massimo Giletti e Cristina Parodi. Nel corso della settimana di intrattenimento televisivo sarà attivo il “numeratore”, strumento che in tempo reale permetterà di visualizzare i fondi raccolti grazie alle donazioni degli italiani che telefoneranno o invieranno sms al numero solidale 45501. L’edizione 2013 della staffetta televisiva ha permesso di raccogliere 30.500.000 euro. Per fare una donazione Il numero solidale 45501 sarà attivo dal 1° al 16 dicembre 2014. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari personali Tim, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile, CoopVoce e Noverca. Sarà di 2 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Twt, TeleTu e ClaudItalia di 5/10 euro per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, Infostrada e Fastweb. Inoltre dal 26 novembre al 31 dicembre verrà attivato il Numero Verde CartaSi 800.11.33.77 per le donazioni con Carta di Credito. Queste modalità speciali si aggiungono a quelle attive tutto l’anno per sostenere Telethon con una donazione singola (http://www.telethon.it/donation), richiedendo un regalo o una bomboniera solidale (http://www.telethon.it/shop-solidale) oppure con una donazione regolare (http://www.adottailfuturo.it).

Sabato e domenica 13 e 14 dicembre ci saranno banchetti a Cosenza, Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia e nei comuni delle province

La ricerca finanziata e sviluppata da Telethon Dalla sua fondazione Telethon ha investito in ricerca oltre 420 milioni di euro, ha finanziato 2.532 progetti con 1.547 ricercatori coinvolti e 450 malattie studiate. Ad oggi grazie a Telethon sono state messe a punto terapie per alcune malattie rare prima considerate incurabili (ADA-Scid, leucodistrofia metacromatica e sindrome di Wiskott Aldrich) e molti bambini arrivano in Italia da tutto il mondo per beneficiare della terapia genica che rappresenta per loro l’unica speranza di cura. Secondo un’indagine condotta dall’agenzia Thomson Reuters, che ha analizzato le pubblicazioni scientifiche prodotte dal 2001 al 2014 dalle istituzioni leader di ricerca nel mondo, Telethon supera centri quali Harward, Stanford e Yale negli Stati Uniti, per numero di citazioni delle pubblicazioni, indicatore internazionale di qualità della ricerca prodotta. Per approfondimenti - Per conoscere le storie della campagna #OGNIGIORNO: http://www.telethon.it/ognigiorno - Per conoscere le piazze dove trovare i cuori di cioccolato http://www.telethon.it/piazze (link attivo dal 1° dicembre). - Per informazioni www.telethon.it Per seguire le iniziative di Telethon: facebook.com/Telethon.Italia @Telethonitalia youtube.com/user/Telethonitalia

Il Premio “Città amica del camminare”

A gambe levate La direzione generale per lo sviluppo sostenibile, il Clima e l’Energia del ministero dell’Ambiente e l’associazione Federtrek - Escursionismo e Ambiente hanno promosso la seconda edizione del premio “Città amica del camminare”, iniziativa volta a valorizzare i Comuni che hanno realizzato iniziative a favore della mobilità pedonale quale forma di spostamento integrata con sistemi di mobilità sostenibile e intermodale. Tramite il Bando sono stati istituiti dei premi, alla cui assegnazione potranno partecipare tutti i Comuni italiani con popolazione pari o superiore a 30.000 abitanti e che nel corso dell’anno 2013 abbiano portato a termine concrete azioni per diffondere la modalità del camminare in città quale alternativa all’uso dell’automobile. Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro il 17 dicembre 2014. Le domande che perverranno saranno valutate da una Commissione composta da 3 membri designati dal Ministero, da Federtrek e da un organismo indipendente esterno di comprovata esperienza e competenza. I Premi saranno assegnati nel corso di un evento la cui data e luogo saranno definiti e resi noti successivamente. fonte: Ministero dell’Ambiente


sabato 6 dicembre 2014

III

Pillole di fede

Riscontri positivi per la Colletta alimentare 2014 nonostante la crisi

Storie di carcere e di rinascita di Lucia De Cicco

Anche quest’anno la consueta Giornata della raccolta delle derrate per gli enti caritativi laici e cristiani ha dato i suoi riscontri positivi anche in piena emergenza. Conosciamo tutti i tagli dell’ Ue al Banco alimentare, tanto che in giugno si è proposta e realizzata una colletta straordinaria. In tanti hanno contribuito all’attività del Banco alimentare Calabria. Questi i dati: ammontano a 150 mila chilogrammi le derrate alimentari raccolte in Calabria a conclusione della XVII giornata della Colletta. Il calo rispetto all’anno scorso c’è ed è pari circa al 5%. Il dato finale del 2012 era stato di 157.299 kg e aveva già registrato una flessione rispetto all’anno precedente di quasi 13mila kg di derrate alimentari. In particolare, riferisce una nota del Banco alimentare, nella giornata di sabato scorso, davanti ai supermercati, sono stati raccolti 66.128 kg di derrate alimentari a Cosenza e provincia, 42mila nel Reggino, 20mila e cinquecento kg nel Catanzarese, 12.093 kg nel Vibonese e 10 mila kg nel Crotonese. Di certo la situazione non è felice, il peso della crisi non solo economica ma, soprattutto, politica non fa sbilanciare di tanto le persone, che comunque accedono ai supermercati con difficoltà e ne escono con carrelli della spesa semivuoti. Ormai, si compra lo stretto necessario e aiutare di meno chi c’è prossimo e in difficoltà di certo non favorisce la raccolta annuale della Colletta alimentare. Tuttavia, gli enti che ne fanno richiesta ogni anno aumentano e non sono solo laici o cattolici ma anche Cristiani come il gruppo associazione Bethel che si trova nella sua sede principale presso via Popilia a Cosenza e che presta opera anche all’interno del carcere della stessa città. Questi fratelli di Bethel, così si appellano tra di loro, hanno dato un valido contributo alla Giornata di raccolta. Ho deciso di dare voce alle loro storie difficili, fatte di disastri personali, ma anche di cattivi incontri, di lutti che non sempre si riescono a risolvere con tranquillità, droga, spaccio, rapina di banche, sono avvenimenti che si possono trovare alle spalle di molti di loro. Abbiamo intervistato Amedeo Pellegrino e Orlando Porco, che fanno missione attiva anche all’interno delle carceri, sono del resto gli incarichi che la Chiesa evangelica richiede a chi si converte alla religione protestante. Amedeo Pellegrino ha perso la sua famiglia perché il suo comportamento all’interno della casa era di grande irresponsabilità, oltre ai soventi atti di adulterio, che commetteva verso sua moglie. Ma non era solo questo il problema, avendo buone possibilità economiche, aveva la tendenza a fidarsi di chi in apparenza sembrava avvicinarsi in buona fede, ma non sapeva poi discernere chi lo avvicinasse solo per chiedergli dei soldi oppure per aiuto sincero. «Facciamo delle cose che sono definiti peccati davanti al Signore perché abbiamo non conoscenza del testo sacro, la Bibbia. Non conoscendo cosa Dio e Cristo dicono in questi testi, è facile addossare a Dio ogni responsabilità, quando le cose precipitano. Perdere tutto, dalla famiglia agli amici o meglio scoprire che nel momento del bisogno essi non sono tali, ci porta a una grande depressione e al disprezzo delle cose Sacre. Ho cercato aiuto in quelli che credevo fossero i miei veri amici ma non trovai nessuno disposto ad aiutarmi e ad ascoltarmi. Fu così che avvertii dentro di me una forza nuova, come se fosse Cristo a parlarmi. Io ero finito davvero in guai seri con un forte calo della mia salute mentale tanto da dover passare un periodo della mia vita in luogo per curarmi».

Abbiamo intervistato Amedeo Pellegrino e Orlando Porco, che fanno missione attiva anche all’interno delle carceri

Gli evangelici di Bethel: il primo a destra è Amedeo Pellegrino; il secondo a sinistra Orlando Porco

Incominciò un percorso di devozione verso il culto dei Santi, ma neppure loro poterono aiutarlo, oggi ci dice: «Mi accorsi leggendo i testi in seguito al mio incontro con Bethel, che nel testo biblico è vietato farsi immagini di santi adorarli e prostrarsi ed è anche per ciò che periamo». Conversione avuta sei anni fa, oggi frequenta Bethel con il pastore Giovannini. Ha riavuto indietro tutta la sua vita familiare e lavorativa e non ha necessità di cercare altrove ciò che è dentro di noi la pace di Cristo Gesù. «Sono riuscito a portate anche mia moglie tra gli Evangelici. Il Signore, infatti, ci dice che chi crede avrà pace nella propria casa ed ho dato la mia vita interamente a Dio. Con Bethel l’Incontro è nato attraverso la frase di Cristo: sono la via, verità e vita. Illuminandomi sul cammino che dovevo compiere. Gli Evangelici credono nel Dio vivente e risorto che è Gesù e se si crede, lo Spirito Santo, puntualmente ci avviserà su ciò che è giusto compiere oppure no». Per gli Evangelici è al centro la liturgia: atti degli apostoli, salmi, evangelo e vecchio testamento, nulla è scisso. «Le scritture sono rilevate a tutti i figli di Dio. Le persone non ascoltano la voce di Dio perché ne hanno anche paura, si nascondono davanti a Lui se hanno peccato. Le persone, nessuna di essa cerca Dio, ma è Lui che cerca le persone, solo che essendo prese da troppe cose non riescono a fermarsi mai e, a volte, non sanno dove corrono. Se non ci fermiamo saremmo sempre nel tormento, mentre al contrario la nostra anima andrà nella direzione giusta e nonostante il libero arbitrio». Come si diventa pastore? «Sono compiti, che sono assegnati direttamente dal Signore, sacerdoti e re e diventiamo ambasciatori di Cristo anche per noi semplici evangelizzatori, serviamo il nostro Dio come servi di Dio, che però non ci chiama più servi ma suoi figli. Dio è amore e meraviglia tesoro di chiunque lo cerca». Oggi come stai vivendo questa Giornata della Colletta alimentare? «Secondo la meraviglia del Signore e secondo il compito da Lui assegnatomi, sono cinque anni che seguo la Colletta e mi piace assolvere a questo compito anche per il fatto che posso parlarne come sto facendo oggi con te». Orlando Porco è un ex giocatore di hockey sul ghiaccio e pattinatore, con tante gare importanti nel suo trascorso sportivo. Oggi svolge con il Pastore Giovannini di Bethel volontariato all’interno delle carceri di Cosenza, ci dice: «Siamo forniti di una tessera che ci permette di accedere al carcere e svolgiamo diverse attività, alcune delle quali sono dirette ai colloqui personali con i detenuti, cercando di incoraggiarli all’ascolto verso tematiche della vita. Il luogo delle riunioni è il teatro che si trova all’interno della struttura. Con il cappellano del carcere i rapporti sono buoni e spesso ci fa visita. Nel periodo di Natale organizzeremo un qualcosa con la nostra corale Gospel, con anche testimonianze, e stiamo preparando un gruppo con i bambini, figli di questi carcerati, e vederli fare delle attività può rappresentare un grande incoraggiamento per i loro padri". Insomma una colletta che ha registrato anche la presenza dei bambini del catechismo di Castrolibero, parrocchia Santa Famiglia, quella che si è svolta presso l’Eurospin di Cosenza, capeggiati dalla catechista e professoressa di religione presso l’Alberghiero di Cosenza, Renata La Neve. E strana combinazione, dopo tanti anni di insegnamento nelle scuole, poi quello avvenuto per un periodo più o meno lungo, nella casa circondariale di Paola, ci dice: "Esperienza molto forte che lascia il segno. Si entra con un carico anche di riserve e si esce arricchiti perché nel carcere c’è una grande attesa dell’ascolto della Parola di Dio».


IV

sabato 6 dicembre 2014

Storia e dintorni La visita che papa Francesco nei giorni scorsi ha compiuto ad Istanbul - l’antica Costantinopoli richiama eventi decisivi della Storia universale, segnati da scismi e crociate con gli effetti deleteri che hanno determinato nel corso dei secoli e tuttora permangono

La pace, un sogno infinito di Pietro De Leo

10 La pace nei conflitti tra Papato e Impero e lo Scisma d’Oriente. La visita che papa Francesco nei giorni scorsi ha compiuto ad Istanbul - l’antica Costantinopoli - richiama eventi decisivi della storia universale, segnati da scismi e crociate con gli effetti deleteri che hanno determinato nel corso dei secoli e tuttora permangono. Il fallito tentativo ottoniano di restaurare la supremazia imperiale segnò, infatti, l’inizio di un periodo di ascesa della figura del papa, destinata a prevalere su quella imperiale. La funzione provvidenziale dell’imperatore fu indicata nel governo della cristianità, ma senza autonomia rispetto al magistero pontificio e, inoltre, priva di prerogative di carattere sacrale. Un’ulteriore limitazione al potere imperiale venne costituita dalla progressiva affermazione del concetto di “corpo mistico della Chiesa”, antitetico alla sciagurata dimensione temporale, che registrava una grande crisi della Chiesa Romana, contesa da papi e antipapi nonostante le regole e le leggi antisimoniache. Nel contempo la Chiesa Romana veniva contestata anche dal patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, il quale. nel 1054 scontrandosi con papa Leone IX per l’indipendenza della chiesa Greca fu da questi scomunicato, ma forte dell’appoggio del suo popolo, sancì la separazione della Chiesa d’Oriente da quella di Roma nel sinodo da lui convocato, con effetti concreti che riguardavano le diocesi dell’Italia meridionale soggette alla chiesa bizantina. Altro che pace ! Umberto da Silvacandida (m.1061ca.), intanto, nell’Adversus simoniacos, sottolineava la necessità che tutti gli elementi che compongono la Chiesa, siano essi principi, ecclesiastici o fedeli, partecipino dello Spirito Santo in eguale misura per promuovere la pace nel mondo in un momento di duro scontro fra papato ed impero, che vedeva fronteggiarsi Enrico IV (1056 -1106) e Gregorio VII (1073 -1085). Asceso al soglio di Pietro, Gregorio VII intraprese, a partire dal Dictatus papae, quella la riforma che porta il suo nome, mentre i Normanni discesi in Italia, contrastati prima e protetti poi dal papato, non mancarono di dare il loro contributo. Dopo aver estromesso, infatti, i Bizantini dal Salento e della Puglia, riuscirono non solo a fermare gli Arabi, ma invadendo la Sicilia perfino a cacciarli. Coraggioso ed ostinato nel reprimere l’investitura laica, la simonia e il concubinato del clero, Gregorio VII non esitò di scomunicare i potenti, compreso stesso l’imperatore Enrico IV deposto il 22 febbraio 1076 e poi riabilitato grazie alla mediazione di due abili donne mediatrici :Matilde di Canossa, marchesa di Toscana e e della cugina Adelaide di Torino, madre della moglie di Enrico IV. La potestas pontificia fu indicata come l’unica autorità, sia per quanto concerne l’ordine spirituale, sia nelle questioni mondane, ridimensionando il ruolo del principe secondo il paragone del rapporto tra sole e la luna - metafora di tale teoria. Spettava a lui governare “la pace”. Per Alessandro di Telese (sec. XII), pace e giustizia, sono un binomio essenziale di gestione cristiana del regno: hanno, perciò, un carattere coattivo, che deriva dalla definizione di pace come vincolo e della giustizia come censura. L’aspra polemica che vide i sostenitori dell’autorità papale - fra cui si annoverano Anselmo di Lucca, Bonizone di Sutri e Manegoldo di Lautenbach - contrapporsi ai pubblicisti di parte imperiale, culminò poi nel celebre Concordato di Worms (1122), che comunque non sarebbe riuscito a chiudere la contesa e a stabilire la pace.

Il fallito tentativo ottoniano di restaurare la supremazia imperiale segnò l’inizio di un periodo di ascesa della figura del papa, destinata a prevalere su quella imperiale

La cristianità impegnata nelle Crociate

Ugo di Fleury († 1119ca.) nel De regia potestate et sacerdotali dignitate sostenne, invece, in polemica con Gregorio VII che è compito precipuo del re salvaguardare, proteggere e promuovere la pace all’interno della società e della chiesa E per questo esortò sia il papa che l’imperatore a cercare la via della pace e dell’unità sulla strada indicata da Cristo nel Vangelo.

11 Le crociate: guerra santa per una giusta pace. Altro nodo cruciale per decifrare la “pace” è senza dubbio il periodo delle Crociate: quella lunga serie di nove guerre, intraprese per liberare la Terra santa occupata dai Saraceni. Secondo Bernoldo di Costanza, papa Urbano II, già nel concilio di Piacenza, incalzato da Alessio Commeno, imperatore d’Oriente, aveva fatto riferimento esplicito all’aiuto da portare ai cristiani d’Oriente. A tale scopo nel successivo concilio di Clermont (1095) al grido di Deus vult (“Dio lo vuole”), indisse un pellegrinaggio armato di massa a Gerusalemme. La croce rossa con la quale i pellegrini decorarono i loro mantelli indicava che erano pronti a versare il loro sangue per ottenerne la liberazione. Il papa sperava così di ristabilire anche la riconciliazione tra la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente, concordi nella lotta contro i musulmani. La reazione del popolo fu incontrollata: molti partirono immediatamente, male armati e poco equipaggiati sotto la fragile guida di Pietro l’eremita. Quella che poi fu definita “la crociata dei pezzenti” si concluse con il massacro delle forze cristiane ad opera dei musulmani presso Nicea, che oltre a mancare completamente l’obiettivo della Terra Santa, degenerò nei primi pogrom contro gli Ebrei presso le coste dalmate, aggravando la pace tra popoli ed etnie. La caduta di Edessa in mano turca il 24 dicembre 1144, una delle più importanti e più antiche città cristiane dell’Oriente, indusse papa Eugenio III il 1° dicembre 1145 a chiedere a Luigi VII re di Francia


sabato 6 dicembre 2014

Storia e dintorni

tiche assegnate a Venezia, dando inizio all’Impero latino di Costantinopoli. Miniatura raffigurante il patriarca Ignazio I

Gioacchino da Fiore Sotto, Federico II

la convocazione di una nuova crociata, assicurando ai partecipanti il perdono di tutti i peccati; la protezione ecclesiastica delle loro famiglie e dei loro beni; e a quanti sarebbero morti la “pace eterna” con l’indulgenza plenaria. La certezza del “Dio con noi” induceva un sacro spirito bellico nella società.: una relazione obnubilata dalla luce della fede, sopratutto in quei milites Christi che lo avrebbero fatto presto per mestiere, con analoghi riflessi nel mondo musulmano, dove si esortava tutti a combattere per Allah - dio della pace - “come egli lo merita”. Col sostegno del Re di Francia e dell’imperatore germanico Corrado III l’esercito dei crociati si mosse contro i turchi. Ma presto logorati dall’ostilità dei bizantini, disgregati da discordie interne, decimati da epidemie, i crociati furono sterminati presso Damasco nel 1148. Fu allora che Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) , in risposta alla difficoltà per un cristiano di conciliare la guerra non difensiva con la parola di Dio principio di pace, teorizzò, la teoria del malicidio: chi uccide un uomo intrinsecamente cattivo, quale è chi si oppone a Cristo, non uccide in realtà un uomo, ma il male che è in lui. Egli, dunque, non è un omicida bensì un “malicida”. Andò meglio con la terza crociata (1189-1192), detta anche la “crociata dei Re”, concordi nel dover riconquistare Gerusalemme e quanto perduto della Terra Santa ad opera del Saladino. Vi parteciparono Federico Barbarossa, che morì in Anatolia. Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra. Grazie agli sforzi di Riccardo d’Inghilterra, fu ottenuto almeno un risultato positivo, la riconquista di San Giovanni d’Acri, che divenne la nuova capitale del Regno. Dopo la battaglia di Arsuf fu siglata col Saladino la pace di Ramla del 1192, che aprì un periodo, indicato successivamente tempo di “pace in riarmo”

12. La pace “in riarmo” in età normanno-sveva : se non ora quando? Dopo la battaglia di Arsuf fu siglata col Saladino la pace di Ramla del 1192, che aprì - alle soglie del sec. XIII - un periodo, letto poi come tempo di “pace in riarmo”: quello del pontificato di Innocenzo III, papa dal 1198 al1216. Innocenzo III proclamò subito la Quarta crociata contro i musulmani ritenendo necessaria la liberazione di Gerusalemme. In realtà i crociati non arrivarono mai in Terra Santa, ma riuscirono a spartirsi le principali piazzeforti commerciali in Morea e alcune isole adria-

La funzione provvidenziale dell’imperatore fu indicata nel governo della cristianità, ma senza autonomia rispetto al magistero pontificio e, inoltre, priva di prerogative di carattere sacrale

A bandire la crociata in Sicilia il papa inviò Gioacchino da Fiore (11301202), il monaco che abbandonato l’ordine cistercense, si era rintanato sulle montagne calabresi della Sila per dedicarsi alla contemplazione, ma nel contempo era assai apprezzato alla corte normanno-sveva, in particolatre della regina Costanza d’Altavilla, moglie di Enrico VI di Svevia e madre di Federico II. L’abate florense “di spirito profetico dotato”, mediante la tripartizione delle età del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, modificò la visione della storia trasmessa dalla filosofia agostiniana alla teologia medievale, e intese lo sviluppo degli avvenimenti non più come una parabola che si sarebbe conclusa con il ritorno di Cristo (“parusìa”), bensì come un’evoluzione che sarebbe sfociata in un’epoca di libertà e di pace sulla terra, un’era improntata alla contemplazione di Dio e caratterizzata da una radicale trasformazione del ruolo della gerarchia ecclesiale, dalla rinnovata funzione sacrale dei sacramenti e dalla più appropriata visione dei precetti biblici. L’avvento della “vera pace”, dopo il contemptus mundi che il papa aveva già delineato nel De miseria humane conditionis. «Ma quando tutto ciò sarà cessato, - scrisse nella Concordia - verrà il tempo della consolazione», che per lui era il tempo ormai prossimo dello Spirito: «Questo abbiamo cercato fin dall’inizio dell’opera, e ora vi siamo giunti... questo è il tempo della Chiesa, durante il quale deve cominciare la pienezza dei tempi... allora, poi subito dopo darà fiato alla sua tromba il settimo angelo e... si compiranno tutti i sacri misteri che sono stati scritti e verrà il tempo della pace su tutta la terra». Un’utopia che guardava al futuro, in un presente ancora traumatico e bellicoso. Basti pensare al conflitto tra Federico II e i papi Innocenzo III, Onorio III (1216 1227); Gregorio IX (1227 - 1241) e Innocenzo IV (1243 - 1254), oltre ai dissensi che emersero all’interno della Chiesa come crociate contro gli albigesi e contro i catari, invocate paradossalmente in nome del “Dio dell’amore e della pace”, come scrisse Innocenzo III al re Filippo Augusto, ordinando di sterminare gli Albigesi, per i quali - invece non c’erano guerre giuste e consideravano assassino anche il soldato che uccideva obbedendo a un ordine venuto dall’alto invitavano a non confondere la pace di Dio, con la pace del Papa. Salimbene de Adam (1221-1288), nella sua Cronaca ricorda il movimento della Pace sorto nel 1233, pochi anni dopo la morte dell’abate florense: erano monaci mendicanti che andavano di città in città e riconciliavano con la parola predicata nemici di vecchia data, liberavano prigionieri ed esortavano le comunità pacificate alla lotta contro gli avversari comuni, gli eretici appunto, che si bruciavano in gran numero e Federico II in seconda istanza, contro le cui rivendicazioni di potere si schierarono compatti tutti i comuni che parteggiavano per la Chiesa. In seguito al sostanziale fallimento del tentativo messo in atto dagli Hohenstaufen per consolidare la struttura istituzionale dell’impero e trasformarlo in una forma stabile di amministrazione statale, si assiste ad un progressivo declino dell’autorità imperiale, a vantaggio di nuove entità politico-istituzionali: le nascenti realtà comunali italiane e tedesche e le grandi monarchie di Francia ed Inghilterra. Si affermò allora all’interno e all’esterno dei regni nazionali, un caratteristico processo di concentrazione del potere e di monopolizzazione dell’impiego legittimo della violenza. Tale movimento era protesto a circoscrivere il cerchio di ostilità agli aventi diritto alla guerra, avvalorando il bisogno di pace e di tranquillità in un grave momento della vita socio-economica. continua...

V


VI

sabato 6 dicembre 2014

Le vie del Signore... L'associazione ricevuta in udienza da Papa Francesco

I volontari si sono riuniti da tutta Italia per questo evento importante, pervenuti da Roma, Milano, Genova, Firenze e provincia di Reggio Calabria

L'associazione Angeli Bianchi onlus, è stata accolta in udienza generale, presso piazza San Pietro, da papa Francesco, rappresentando la città di Reggio Calabria, insieme ad altre realtà solidali di tutto il mondo. Una grande emozione che ha avvolto i volontari dell'associazione che con l'occasione, si sono riuniti da tutta Italia per quest'evento importante, angeli bianchi pervenuti da Roma, Milano, Genova, Firenze e provincia di Reggio Calabria; un folto gruppo di 50 volontari tra adulti e anche bambini. Ma i progetti non finiscono, il presidente Albanese Maurizio, prima della partenza, ha firmato un protocollo d'intesa con l'importante associazione teatrale reggina Proskenion, fondata nel lontano 1989 da una compagnia di attori, ed ora capitanata dal bravissimo Vincenzo Mercurio. Nel 1999 ha fondato e diretto il progetto "Clown in corsia", presso gli ospedali riuniti di Reggio Calabria, divisione di Pediatria portando per la prima volta in Calabria l'esperienza della clown terapia in collaborazione con il Gesundheth Institute di Patch Adams e Clown One Italia. Nell'anno 2010 ha diretto un corso di formazione sotto l'egida del Ministero delle Pari opportunità per clown terapia. Ed ora si ritrovano Angeli Bianchi e Proskenion a collaborare per il bene dei bimbi in degenza, anche nel progetto, realizzato da Albanese Maurizio col supporto di tutti i volontari e il primario del reparto di chirurgia pediatrica dott. Mariano Barbalace e tutto lo splendido staff, Un Angelo In Corsia, che grazie alla fiducia della direzione del Policlinico " Madonna della Consolazione" si sta svolgendo da ottobre 2013. Nel periodo natalizio li vedrà ancora impegnati in vari stand presso il centro commerciale di Porto Bolaro in località san Leo di Reggio Calabria, a cui vanno i più sinceri ringraziamenti da parte del direttivo di Angeli Bianchi onlus, e l'appuntamento è a partire da sabato 6 dicembre, per tutte le info: Angeli Bianchi onlus 0965.022592, fax: 0965.022036, assoangelibianchi@hotmail.it

Angeli bianchi in Vaticano Un folto gruppo di 50 persone tra adulti e anche bambini

La solidarietà non va mai in vacanza, e per chiunque ha bisogno, Angeli Bianchi è sempre presente, basta visitare il sito ufficiale www.angelibianchi.it per seguire le nostre iniziative; ricordando che sono attivi gli sportelli di consulenza gratuita legale (mercoledi mattina presso stanza 309 Policlinico), caf e psicologica (anche su appuntamento).

Dopo la canonizzazione di San Nicola Saggio da Longobardi

I ringraziamenti del postulatore Padre Ottavio Laino, postulatore generale dell'Ordine dei minimi di San Francesco di Paola, che si è occupato del processo di canonizzazione di San Nicola Saggio da Longobardi, conclusosi con la proclamazione ad opera di papa Francesco, avvenuta in piazza San Pietro, domenica 23 novembre, ha indirizzato ai confratelli del I Ordine, alle Consorelle del II Ordine, ai Fratelli e Sorelle del III Ordine ed ai devoti tutti di San Nicola Saggio da Longobardi, una lettera di ringraziamento per la devota partecipazione all'evento ricordando che ha coinciso con il 225° anniversario della nascita del Venerabile Padre Bernardo Maria Clausi (1789-2014). Una lettera che si apre anzitutto con un pensiero di ringraziamento al Padre Generale dell'Ordine, padre Francesco Marinelli, a coloro che hanno partecipato, per vari motivi, spiritualmente all'incontro pur dimorando lontano, come alle Consorelle Claustrali e di tanti altri impediti da motivi di salute e che hanno offerto il loro dolore al Signore per il gran dono di un nuovo santo riconosciuto e consegnato alla Chiesa, all'Ordine, alla Calabria ed al mondo intero. Nella lettera padre Ottavio Laino ricorda i momenti trascorsi, insieme agli altri postulatori, con papa Francesco, prima della cerimonia della Canonizzazione, ed al quale, oltre alla consegna del libretto di presentazione della vita di San Nicola Saggio, scritto di suo pugno, gli sono state rivolte delle parole di riconoscenza sottolineandogli che il nuovo santo calabrese sarà di Suo gradimen-

to in quanto già tre secoli addietro incarnava nelle sue catechesi e nel suo magistero sia la povertà che il significato ed il valore delle periferie sapendole raggiungere; mentre stimolanti sono state le parole del Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi: "SappiateLo valorizzare….". Nel frattempo dichiara di essere già al lavoro per altre cause dei Beati, Venerabili e Servi di Dio appartenenti all'Ordine dei Minimi per i quali ci sono tanti segni e tra questi cita il Venerabile Padre Bernardo Maria Clausi che lo scorso 26 novembre è stato ricordato il 225° anniversario della nascita (1789-2014) avvenuta a San Sisto dei Valdesi (Comune di San Vincenzo La Costa); mentre il prossimo 11 dicembre ricorre il 27° del riconoscimento dell'eroicità delle virtù, da parte di San Giovanni Paolo II, con il decreto nell'Anno Mariano 1987. La lettera del postulatore generale dell'Ordine dei minimi, padre Ottavio Laino, termina con la raccomandazione di pregare e far pregare perché possa continuare la serie della glorificazione degli altri Minimi fioriti nella triplice Famiglia del Paolano Penitente e che sono: il Beato Nicola Barrè, il Beato Gaspare de Bon, la Venerabile Suor Filomena, la Serva di Dio Suor Diomira, nonchè per un incremento di vocazioni. Franco Bartucci


sabato 6 dicembre 2014

Questione di radici

Basilica minore il 23 dicembre

L’albero di Natale che viene dalla Sila

Tagliata la pianta che la Provincia di Catanzaro dona al Santo padre per l’accensione del 19 dicembre a Piazza San Pietro Quest’anno l’albero di Natale in piazza San Pietro è calabrese. È stata infatti, la Provincia di Catanzaro a donare l’albero al Santo Padre come auspicio di speranza per un futuro di crescita e pace. La Provincia, rappresentata dal suo presidente, Vincenzo Bruno, in collaborazione con Calabria Verde (Agenzia regionale cui è affidato il patrimonio boschivo), si è fatta carico del taglio di un maestoso abete bianco e del suo trasporto fino a piazza San Pietro dove sarà installato ed illuminato la sera del 19 dicembre. L’abete bianco - di proprietà del demanio regionale - dell’altezza di 25,5 metri e del peso di 80 quintali, è stato tagliato «senza arrecare danno» al bosco in cui era cresciuto, vale a dire in località Passo dell’Abate nel Comune di Fabrizia. Le operazioni sono state condotte da una nutrita squadra dell’Agenzia regionale “Calabria verde”, coordinata dall’ingegnere Alfredo Allevato, con la preziosa collaborazione del Corpo forestale dello Stato, alla presenza del sindaco di Fabrizia, Antonio Salvatore Minniti, e della dottoressa Rosetta Alberto, dirigente del settore Piani per lo sviluppo locale della Provincia di Catanzaro. La comunità donante curerà il momento conviviale presentando e omaggiando il Santo Padre sia di un dono frutto della maestria dei propri artigiani che dei prodotti tipici che costituiscono le eccellenze del suo territorio, unitamente all’intrattenimento, in piazza San Pietro, ad opera di artisti locali. L’evento avrà una grande portata popolare e mediatica e rappresenterà un momento unico ed eccezionale anche per la diffusione e la promozione dei prodotti locali tipici del territorio calabrese, delle sue eccellenze e del suo territorio. I particolari saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella sede della Provincia di Catanzaro martedì 16 dicembre.

I particolari saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella sede della Provincia di Catanzaro martedì 16 dicembre

Papa Francesco “eleverà” la Cattedrale di Cassano

La cattedrale di Cassano all’Jonio sarà elevata al rango di Basilica minore. Il 23 dicembre la lettura del decreto, in concomitanza con un’ordinazione sacerdotale. Lo ha reso noto il vescovo, monsignor Nunzio Galantino, aprendo in diocesi l’Anno della vita consacrata. La notizia è stata ufficializzata sabato sera, in occasione delle celebrazioni per l’apertura anche in diocesi dell’Anno della vita consacrata, presiedute dal vescovo, monsignor Nunzio Galantino. È stato proprio il presule, in coda alla sua omelia, a dare notizia della decisione di Sua Santità Francesco, spiegando che del relativo decreto sarà data lettura il 23 dicembre, in concomitanza con l’ordinazione sacerdotale di Rocco Lategano (che sarà preceduta il 9 dicembre dall’ordinazione diaconale di Nicola Mobilio e seguita, il 30, da quella presbiterale di Carlo Russo). «È questo un altro segno dell’attenzione e dell’amore che il Papa nutre per la nostra terra», ha commentato monsignor Galantino, invitando a pregare per il Pontefice. L’annuncio è stato accolto da applausi e commozione e tutta la diocesi si prepara adesso al grande giorno: il titolo di Basilica minore (nel recente passato assegnato anche alla chiesa castrovillarese di San Giuliano) è un riconoscimento onorifico che il pontefice dà ad edifici religiosi cattolici di particolare importanza, allo scopo di rafforzare il legame che unisce una singola chiesa al vescovo di Roma e per evidenziarne anche il rilievo in ambito territoriale. In tutto, il mondo, ad oggi, si fregiano del titolo di Basilica minore poco più di 1.600 chiese, 550 dei quali in Italia. Un numero adesso destinato a crescere, con l’ingresso in famiglia della Cattedrale cassanese.

Gli auguri del sindaco di Cosenza

Sara Guglielmelli sul podio dello Zecchino d’oro «Con lo spirito del gioco si può coltivare il proprio talento anche in tenerissima età. Questo è ciò che ha trasmesso la piccola Sara Guglielmelli con la sua ottima partecipazione all’ultima edizione dello Zecchino d’oro conclusasi sabato scorso». Lo dichiara il sindaco Mario Occhiuto relativamente alla bimba residente a Castrolibero, nell’area urbana del capoluogo bruzio, aggiungendo: «Sara è la vincitrice del riconoscimento dello Zecchino d’argento e, inoltre, si è piazzata al terzo posto della finale, con grande soddisfazione di tutti noi. Una voce cosentina che è riuscita a conquistare il podio della storica manifestazione canora e a cui auguro - conclude il primo cittadino - di vivere sempre con gioia questa sua passione, raggiungendo i traguardi che più desidera».

VII


VIII

sabato 6 dicembre 2014

Raccontare senza paura Il pallavolista Giacomo Sintini ha incontrato gli studenti del corso di laurea in Scienze motorie dsell’università Magna Graecia di Catanzaro

Dal buio alla luce Storia di un atleta “Forza e coraggio”: sono le doti di un grande uomo ed un grande atleta, Giacomo Sintini, pallavolista oggi in forza alla Callipo Sport, che, dopo aver vinto la sua battaglia contro il cancro, ed essere ritornato a vincere anche nel suo sport, vuole ora lasciare un messaggio di speranza a quanti si trovano ad affrontare momenti difficili per questa malattia, e attraverso l’Associazione che porta il suo nome raccogliere fondi per la ricerca su leucemie e linfomi e per l’assistenza in campo onco-ematologico. È stato un momento dalle forti emozioni quello che si è tenuto nell’Aula Magna del Campus dell’Università Magna Graecia di Catanzaro quando Giacomo Sintini, incontrando gli studenti del Corso di laurea in Scienze Motorie e Sportive dell’Ateneo, ha raccontato la sua storia umana e sportiva e letto pagine, dense di commozione, tratte dal suo libro “Forza e Coraggio”, che ripercorre i momenti della malattia ma anche la forte determinazione a combattere, a non lasciarsi andare, ad avere coraggio, a trovare nella fede, nella famiglia, nella figlia, la forza per andare avanti nonostante la grande sofferenza. Il professor Antonio Ammendolia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro ha moderato l’incontro, presentando agli studenti, la storia sportiva ed umana di Giacomo “Jack” Sintini, che dal buio è riuscito a tornare alla luce, dopo che nel giugno 2011 gli era stato diagnosticato un linfoma maligno. «Avevo 32 anni - ha spiegato Giacomo Sintini- ero nel pieno della vita e della mia carriera agonistica. Ho dovuto sottopormi a sette cicli di chemioterapia e successivamente all’autotrapianto di midollo osseo. Se oggi sono vivo lo devo a molti fattori, uno dei quali è la grande capacità dei medici che mi hanno curato. La medicina sta facendo progressi enormi nella cura di questa malattia grazie alla ricerca». Nel momento della diagnosi, Giacomo inizia la sua lotta per la vita per non farsi rubare tutto dalla malattia. La combatte con gli strumenti che gli ha dato lo sport: la capacità di fare squadra con i medici e con la famiglia e una forza e una determinazione incrollabili. Riesce a guarire, e rientra a far parte del mondo della pallavolo in una delle squadre più forti al mondo. Poco prima della finale scudetto il palleggiatore titolare si infortuna: arriva nuovamente il momento di Giacomo Sintini che conduce la squadra alla vittoria, nella partita decisiva, due anni dopo la diagnosi del cancro. «Il tornare a giocare a pallavolo - ha proseguito Giacomo Sintini dopo l’esperienza che ho avuto, dopo le chemioterapie, dopo il trapianto del midollo osseo, per me è diventato un modo per portare questo messaggio di speranza alle tante persone che affrontano il cancro, ma anche alle persone che sono vicine ai malati, ai familiari, ai medici agli infermieri, ai volontari. Il messaggio di speranza è che da queste malattie si può guarire, si può tornare come prima, si può tornare a fare quello che si faceva prima, anche meglio di prima, si può tornare ad una vita nuova, con nuovi obiettivi, con nuove aspirazioni, riuscendo a tirare fuori da un’esperienza negativa nuove opportunità. Io sto cercando di fare questo insieme con la mia famiglia, con il libro, con l’Associazione Giacomo Sintini, raccogliendo soldi per la ricerca, confortando le persone che soffrono, cercando di portare un po’ di assistenza, soprattutto raccontare senza paura cosa è stato il cancro per noi, tutto quello che abbiamo vissuto, le paure, i momenti difficili, i pianti, le debolezze che ci hanno colpito. Tutti hanno paura. Tutti hanno paura di non farcela. Tutti hanno paura di una malattia come il cancro, ma affrontarla insieme agli altri, cercando di trovare tanti stimoli per combatterla, è importantissimo».

Dopo aver vinto la sua battaglia contro il cancro ed essere ritornato a vincere anche nello sport, vuole ora lasciare un messaggio di speranza a quanti si trovano ad affrontare momenti difficili per questa malattia

Unical, boom di tesserati

Rugby fiore all’occhiello Duemila tesserati ed un’attività sportiva, amatoriale ed agonistica, in grandissima crescita, tanto da farne uno dei “fiori all’occhiello” dell’Università della Calabria. Basterebbero queste poche informazioni per “fotografare” l’importanza del Centro sportivo dell’Unical, una realtà con una forte valenza strategica soprattutto in relazione agli obiettivi che l’attuale governance dell’università intende perseguire. Il punto sull’attività del Cus è stato fatto questa mattina nella sala “Arti” del Centro sportivo dove s’è svolta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il rettore, Gino Mirocle Crisci, il presidente del Cus, Arcangelo Francesco Violo e il prorettore del Centro residenziale, Luigino Filice. All’Iniziativa hanno preso parte anche il Maestro federale di tennis Fabio Aloe e Claudio Perruzza, segretario della Federazione Italiana Rugby. «Siamo orgogliosi del Cus - ha spiegato il rettore Crisci -perché è una struttura che consente ai nostri studenti di svolgere quella attività sportiva fondamentale per il benessere psico?fisico ed utilissima per socializzare in un ambiente sano. Faremo di tutto per sviluppare sempre di più questo settore. Mi piace, inoltre, pensare in grande - ha aggiunto il rettore - immaginando squadre dell’Unical che possano competere in campo agonistico ad altissimo livello contribuendo alla promozione di un’ immagine positiva del Campus». Sulla stessa linea il prorettore delegato al centro residenziale, Luigino Filice, che ha posto l’accento sui recenti provvedimenti assunti dall’Unical che permetteranno di sviluppare il talento sportivo degli studenti attraverso un meccanismo meritocratico che avvicina l’ateneo al sistemi premiali di matrice anglosassone. L’attività del Cus è stata illustrata dal presidente, Arcangelo Francesco Violo, che ha evidenziato il forte impulso che è stato dato recentemente all’attività sportiva giovanile. Il Maestro Federale di tennis Fabio Aloe ha, invece, sottolineato l’importanza della socializzazione nell’ambito della pratica sportiva. Ha chiuso l’iniziativa il segretario regionale della Federazione italiana rugby, Claudio Perruzza che, dopo aver ricordato le caratteristiche del rugby come disciplina sportiva fortemente educativa, non ha mancato di complimentarsi per la bellezza e la funzionalità delle strutture sportive del Cus. «Ho potuto verificare - ha spiegato - che le cose all’Unical si fanno seriamente e, dunque, almeno per il rugby, settore di cui mi occupo, auspico che si possa arrivare ad altissimi livelli, diventando un punto di riferimento dell’intero movimento rugbistico regionale. Le premesse, per fare bene, ci sono tutte».


sabato 6 dicembre 2014

IX

Dar voce al dolore Presso la Biblioteca dell'ospedale Mariano Santo di Cosenza, una campagna nazionale itinerante d'informazione realizzata con il contributo di Novartis e promossa dalle associazioni pazienti Salute Donna onlus e Andos (Associazione nazionale donne operate al seno)

Tutta la vita che c’è La manifestazione “Tutta la vita che c’è” - Anche a Cosenza, presso la Biblioteca dell’ospedale Mariano Santo, dove ha sede l’Unità operativa di oncologia medica dell’azienda ospedaliera, è stata promossa la manifestazione “Tutta la vita che c’è”, una campagna nazionale itinerante d’informazione, realizzata con il contributo di Novartis e promossa dalle associazioni pazienti salute Donna onlus e Andos (Associazione nazionale donne operate al seno), avendo come obiettivo quello di dare finalmente voce e ascolto alle esigenze e alle speranze di migliaia di donne “invisibili” con tumore al seno avanzato. In Calabria si registrano ogni anno 1.200 nuovi casi di tumore mammario e sono attualmente circa 8.000-9.000 le donne che convivono con questa malattia. Anche in Calabria sono numerose le donne che combattono con la forma avanzata di tumore al seno e che oggi, grazie ai progressi delle terapie, convivono sempre più a lungo con la malattia e con una migliore qualità di vita. Nel corso della manifestazione le pazienti hanno avuto modo di confrontarsi con gli specialisti locali su tutti gli aspetti della vita quotidiana coinvolti dalla malattia, parlare apertamente della loro condizione, portare le loro testimonianze e condividere le loro esperienze. Una caratteristica dell’incontro è stata quella di aggiungere una foglia all’”Albero della vita” con la scrittura di un pensiero quale supporto alle donne che lottano. All’unità operativa complessa di oncologia medica dell’azienda ospedaliera di Cosenza - PO Mariano Santo afferiscono pazienti provenienti dal percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) esistente da oltre due anni all’interno dell’azienda ospedaliera cittadina. Sono pazienti residenti nell’area provinciale cosentina; mentre un 7-8% provengono dalle provincie limitrofe e da alcune regioni del Sud operati in altre strutture ospedaliere esterne sul territorio nazionale. Nel primo semestre del 2014 sono stati operati circa 85 pazienti provenienti dal Pdta;

200 sono in trattamento, mentre 600 sono quelle che periodicamente ritornano per il follow up. È una struttura nata attorno agli anni ‘80 ma nell’ultimo ventennio è cresciuta ed è stata potenziata con tutta una serie di servizi. Attualmente si dispongono 20 posti letto in degenza ordinaria, 6 poltrone in day hospital e di servizi di radioterapia, genetica, counselling biomolecolare e psiconconcologia (psicologi e assistenti sociali). Il Centro inoltre è dotato di un ambulatorio della prevenzione e uno dedicato al follow up e dispone di un Percorso diagnostico terapeutico interamente dedicato alle donne con tumore femminile. L’adesione alla campagna “Tutta la vita che c’è” è stata data in quanto si coniuga perfettamente con gli obiettivi della Oncologia medica cosentina, la quale da sempre è concentrata, oltre che nell’assistenza e le cure più aggiornate e comprovate scientificamente, anche sulla qualità di vita delle pazienti. L’incontro si è svolto con la partecipazione dei medici: Salvatore Palazzo (primario oncologia medica), Serafino Conforti (responsabile del day service), Sergio Abonante (responsabile della chirurgia senologica), Luigi Marafioti (primario di radioterapia), Angela Piattelli (psicologa), Caterina Manfredi (oncologa), Osvaldo Perfetti (direttore sanitario uscente), nonché numerosi pazienti e loro familiari. È stata una felice occasione in cui si è parlato della qualità della vita e della buona sanità, nonché del rapporto pazienti-familiari e della informazione per una corretta terapia ed alimentazione dei pazienti in trattamento, come pure del rapporto con le associazioni che operano in forma di volontariato all’interno dei reparti. A tal proposito è nato un progetto dedicato alla buona alimentazione nell’ambito del quale si forniscono consigli e consulenza. Franco Bartucci

Anche in Calabria sono numerose le donne che combattono con la forma avanzata di tumore al seno e che oggi, grazie ai progressi delle terapie, convivono sempre più a lungo con la malattia e con una migliore qualità di vita


X

sabato 6 dicembre 2014

Firme emergenti Anna Capolupo al Progetto Bancartis

Progetto Bancartis. Ottava edizione Presentazione dell’opera “Sant’Eufemia-nervi” dell’artista Anna Capolupo Luogo: Presentazione: Orario visite collezione: info:

Collezione preziosa Martedì 9 dicembre 2014, a partire dalle ore 17, presso la sala De Cardona del Centro direzionale di Rende (Cs), si terrà l’annuale Progetto Bancartis indetto da Bcc Mediocrati. Giunto alla sua ottava edizione, il progetto prosegue nell’intento dell’istituzione bancaria di dare vita a una collezione di opere d’arte realizzate da artisti di origine calabrese, che, con il passare del tempo, si trasformi in una testimonianza ricca e viva, di stampo museale, della scena contemporanea regionale. Istituita nel 2007, la collezione Bancartis annovera opere di alcuni degli artisti calabresi più importanti della seconda metà del XX secolo e dell’inizio del XXI, quali Francesco Guerrieri, Cesare Berlingeri e Silvio Vigliaturo, oltre che pregiatissimi oggetti d’artigianato artistico realizzati da maestri la cui fama ha valicato i confini regionali, come l’orefice Gerardo Sacco e il liutaio Vincenzo De Bonis. Quest’anno, sarà la volta della giovane artista Anna Capolupo (Lamezia Terme, 1983, vive e lavora a Firenze), che entra a far parte della collezione di Bcc Mediocrati con l’opera Santa Eufemia (nervi). Capolupo, già protagonista dell’edizione 2013 del progetto espositivo itinerante Young at Art del Maca (Museo Arte Contemporanea Acri) e finalista quest’anno sia al Combat Prize che al Premio Terna, è la prima artista Under 35, nonché la prima donna, a partecipare al Progetto Bancartis, e lo fa presentando un dipinto di grandi dimensioni, in cui uno scorcio del passato industriale dell’area di Sant’Eufemia, nella città natale dell’artista, rivive attraverso una tecnica articolata e ruvida, enormemente evocativa e dal forte impatto visivo. Colori acrilici, tempere, gessi e carboncini si sovrappongono donando vita a strati di materiali diversi - cemento, ferro, terra , che acquisiscono una sensazione di realtà tattile, resa ancor più viva dall’utilizzo del supporto di strati di carta grezza applicati sulla tela, a loro volta strappati e reinseriti nel dipinto in un patchwork che fonde insieme astrazione espressionista e figurazione architettonica. Come già accaduto per molte delle precedenti edizioni, la presentazione dell’opera, oltre che arricchire la collezione Bancartis di una firma emergente di enorme talento, funge da ricca anticipazione per una mostra personale dell’artista, la prima in un’istituzione museale, che si terrà, tra l’aprile e il maggio 2015, al Maca di Acri (Cs).

Sala De Cardona, Centro direzionale Bcc Mediocarti Via Alfieri, Rende (Cs) martedì 9 dicembre 2014, dalle ore 17 dal lunedi al venerdi ore 9/13 - 14,30/17 Bcc Mediocrati - tel. 0984841811 ufficio stampa Maca - tel. 0119422568 info@museomaca.it, www.museomaca.it

13 appuntamenti all’insegna del divertimento

Rendano in prosa

Un dipinto della giovane artista calabrese nella collezione di Bcc Mediocrati

Il risultato di una virtuosa sinergia pubblico-privato il cartellone “Rendano in Prosa”. A sostegno dell’evento che, debutterà sul palco del Teatro A. Rendano, giovedì 15 gennaio, anche un gruppo di prestigiosi partner locali: Audizentrum Cosenza; Jonathan hair Stylist; Startec; Simari Gioielli; Rentexoomusic e Igt Cosenza. In programma, 13 appuntamenti all’insegna del divertimento. Prosa, Commedie e tanta musica questi gli ingredienti del cartellone ideato da”Musica & Musica”, l’Associazione culturale “Le Pleiadi”, “GF Management” e la “FRL Eventi”. Un cartellone patrocinato dall’Amministrazione Comunale di Cosenza. Dunque, un gruppo di aziende locali si impegnano a sostenere l’arte e la cultura in città: «La strada che abbiamo intrapreso - spiegano gli organizzatori sta dando ottimi ottimi risultati. Abbiamo allargato la rete ad altri importanti partner privati offriremo così al territorio un progetto di altissima qualità». Il 15 gennaio e 16 gennaio l’esordio, dunque, con la commedia di Peppino De Filippo “La lettera di mammà” interpretata dal figlio Luigi De Filippo. Una lettera-testamento lasciata dalla madre di nobile casata, al giovane baroncino, provoca spassosi equivoci. La commedia fu rappresentata per la prima volta nel 1933 dai fratelli De Filippo al Teatro Sannazaro di Napoli. Protagonisti due nobili spiantati, che cercano di sistemarsi e di scrollarsi di dosso la miseria che li opprime, sposando le due ereditiere. Ora, Luigi De Filippo, la ripropone in una sua personale interpretazione con la sua regia e la sua Compagnia di Teatro di 11 attori. L’Ufficio Stampa Raffaella Salamina - MJA Media and Journalism Agency raffaellasalamina@gmail.com 347/8114566


sabato 6 dicembre 2014

Esplorazione dell’identità personale Lavoro che Carmelita Brunetti orgogliosa della sua appartenenza calabrese svolge in campo pittorico, dove il critico d'arte e l'artista operano in simbiosi

Le radici del futuro lo di Vincenzo Napolil

L’uomo d’oggi è alla ricerca della propria identità intesa come consapevolezza di essere e agire in prima persona e di appartenere a un gruppo sociale, come ha dimostrato H. Tajfel. Nell’ambito letterario, da Kafka a Proust, da Camus a Pirandello, da Gadda a Bechett, la ricerca dell’identità psicologica spinge spesso i protagonisti su una strada che non ha via d’uscita. È da accogliere non solo con largo consenso ma anche con entusiasmo l’esplorazione dell’identità personale e sociale che Carmelita Brunetti, orgogliosa della sua appartenenza calabrese, svolge in campo pittorico, dove il critico d’arte e l’artista operano in simbiosi. Non sempre il bravo critico d’arte è un eccellente pittore e viceversa; Carmelita Brunetti però possiede insieme le doti della pittrice e del critico. Direttrice responsabile della rivista Arte contemporanea News, Brunetti si ferma a riflettere sul bagaglio culturale e artistico dell’età contemporanea e trova la tesi del critico americano Clement Greenberg, grande sostenitore dell’espressionismo astratto, secondo cui la dialettica del mondo artistico si ramifica per un verso nell’avanguardia, che crea il Moderno, e per l’altro verso nella cultura popolare, che crea il Kitsch (ossia l’arte figurativa), che è la forza della tradizione e della conservazione. Le cose, secondo Flavio Caroli, storico dell’arte moderna e contemporanea, stanno diversamente: i suddetti orientamenti creativi alla fine sono complementari per grandezza. La tesi dii Carmelita Brunetti è di altra natura: gli artisti contemporanei di Calabria non sono chiusi come la monade leibniziana ma formano gruppo e finalmente collaborano fra loro. Nel libro Dalla Neoavanguardia all’Arte elettronica in Calabria (Cosenza, Falco Editore), Brunetti stende sessantasei profili di artisti, fra cui spiccano molte donne, che danno lustro alla loro terra di origine. La Calabria, afferma Brunetti, è notevolmente cambiata rispetto al passato; non è più una regione appartata ma aperta, in campo artistico, all’internazionalizzazione. Brunetti in varie occasioni spiega che l’arte è espressione di creatività e come tale permette di scoprire nuovi talenti o di aprire dibattiti importanti alla luce dei più recenti criteri estetici. L’esito della sua opera pittorica, che assorbe il momento decisivo della conoscenza delle correnti d’arte contemporanea, è che rappresenta un protocollo di emozionante creatività. Pittura sorprendente, questa di Carmelita Brunetti, dove trova espressione, nel continuo trascorrere tra realtà e sogno, l’affanno dell’uomo contemporaneo che non conosce più la sicurezza di quello che fa e crede illusoriamente di potere ritrovare la propria identità nella solitudine o nel praticare lo sdoppiamento e la maschera. È un dramma umano e sociale che Brunetti pone all’attenzione generale, tenendo conto che si può e si deve ritrovare il senso perduto di sé riaccendendo in ogni soggetto l’amore per l’umanità e per la natura, senza che nell’animo piombino assieme all’afflizione del presente le paure del domani. In uno dei suoi quadri, tutti d’indubbio valore, sotto un cielo azzurro si ergono robusti tronchi di alberi del monte Dolcedorme dal significato simbolico. Nell’albero dell’identità e in quello dell’abbraccio la finezza raffigurativa si accompagna a valori plastici e a tonalità luminose. La triade che ha come titoli: Abbraccio, Conoscenza, Ribellione genera grandi effetti, tipici di una pittura cui si assegna anche la “funzione terapeutica”. L’altra triade, Esplosione, Metamorfosi, Identità, fa ricorso a forme rigorose e alla tecnica mista, o come Brunetti ama dire polimaterica, e freme di un Sogno (ecco un altro titolo indicativo!) che proietta in avanti la tradizione e trasporta le radici del passato in una sta-

Direttrice responsabile della rivista “Arte contemporanea News” riflette sul bagaglio culturale e artistico dell’età attuale e trova la tesi del critico americano Greenberg, secondo cui la dialettica del mondo artistico si ramifica per un verso nella avanguardia, e per l’altro nella cultura popolare, che crea il kitsch che è la forza della tradizione e della conservazione

L’Abbraccio

Identità

gione migliore e nuova. Quelle che Brunetti definisce radici del futuro non scenderanno nell’humus dell’aridità, poiché esse si espanderanno e di certo irrobustiranno il fusto di una vita preziosa e incalzante. Carmelita Brunetti non cela anche una forte passione antropologica, che innalza verso il culmine il suo stile rotante intorno ai cardini: uomo, territorio, sogno, che sono l’avvincente chiave interpretativa della sua attività pittorica, che è atto di vita, libertà espressiva, prova del suo acuto spirito di osservazione della natura, bisogno di rinnovamento spirituale in una società dove le pressioni e i condizionamenti si fanno sempre più soffocanti. Ricchezza di significati, momenti espressivi, gusto del colore rivelano le qualità artistiche di Carmelita Brunetti, che, per citare un verso dantesco, «solo amore e luce hanno per confine».

XI


XII

sabato 6 dicembre 2014

Epigrammi sino ai giorni nostri La sua discendenza nobile e di linea matriarcale

Nosside tra sacro e profano

La copertina Sopra, Manuela Fragale e l’autore Rocco Giuseppe Greco

È stato presentato giorni fa presso la sede della Dulcedine Societatis, il nuovo libro di Rocco Giuseppe Greco, che dopo una brigantessa ha come simbolo una poetessa della Locride che nella vita si dedicava alla sacra arte, perché tale era per i Greci, della prostituzione nei pressi del tempio di Venere, il libro ha titolo Il Giardino di Nosside. A introdurre e intervistare l’autore, la giornalista, esperta di comunicazione internazionale, Manuela Fragale. Ma chi era Nosside? Nosside nacque in Magna Grecia, a Locri Epizefiri, e visse tra il IV e il III sec. a.C. Abbiamo poche notizie su Nosside così come sono poche le liriche pervenute fino a noi. Dalla loro lettura emerge evidente l’intenzione di Nosside di emulare Saffo, la più celebre poetessa greca, vissuta a Lesbo tra il VII e il VI sec. a.C. e la sua poesia, un inno alla vita e all’amore. In uno dei suoi epigrammi in tutto dodici quelli giunti fino a noi, ci ha tramandato il nome della madre, Teofili, e della nonna, Clèoca; importante risalto quindi si dà alla linea matrilineare dei rapporti di discendenza (cosa che all’epoca dei Greci, che avevano dominato il territorio non era ruolo così importante) e che ha portato alcuni studiosi ad affermare la presenza di quest’elemento tendente ad avvalorare la possibile esistenza del matriarcato nell’antica pòlis Locrese e dell’importanza del ruolo della donna a Locri Epizefiri. Altri studiosi, invece, pur condividendo le ipotesi riguardanti la preminenza della figura femminile presso i Locresi, hanno considerato questo elemento trattato esclusivamente dall’epigramma stesso, dove, si ricorda l’opera, prettamente femminile, di tessitura come dono per la divinità, realizzato in ambito domestico dalle donne appartenenti alla famiglia di Nosside. Era presente anche il culto della dea Afrodite e si pensa che probabilmente Nosside realizzò un circolo di poetesse. «Nulla è più dolce d’amore...» forse questo è l’ideale della vita della poetessa Nosside appare ben chiaro nell’epigramma nel quale l’identità di vedute, con il pensiero saffico, è più che chiara. Gli epigrammi dell’opera letteraria di Nosside sono solo dodici (l’epi-

Presentato presso la sede della Dulcedine societatis il nuovo libro di Rocco Giuseppe Greco che ha come simbolo una poetessa della Locride che nella vita si dedicava alla sacra arte (perché tale era per i greci) della prostituzione nei pressi del tempio

gramma è un’iscrizione poetica dedicatoria o più spesso funeraria. Più comunemente è inteso come epigramma un componimento poetico di vario carattere che si contraddistingue per la sua brevità e icasticità. Nella letteratura classica l’epigramma, dal greco επι−γραφο (letteralmente: “scrivere su”, “scrivere sopra”, è un’iscrizione funeraria o commemorativa, destinata a essere incisa su materiali durevoli quali la pietra e il bronzo: da questa circostanza deriva il carattere della brevità, conservatosi anche quando l’epigramma divenne un vero e proprio genere letterario in età ellenistica e bizantina trattando temi diversi. In epoca imperiale l’epigramma assunse carattere satirico-fonte web). Gli epigrammi di Nosside sono giunti sino ai giorni nostri grazie alla loro registrazione nella cosiddetta Corona di Meleagro, raccolta di epigrammi di vari autori andata ormai perduta nella sua forma originale, ma che nella sua parte superstite, ha costituito nel Medioevo il nucleo fondante per la realizzazione dell’Antologia Palatina. La giornalista e anche poetessa Manuela Fragale ci ha fatto dilettare anche in alcuni brani tratti dal testo su Nosside che inizia proprio con le parole stesse della poetessa: «Mi drizzai in piedi e vidi seduta all’ombra di un albero tre giovani in compagnia di filosofi (...) uno dei giovani si alzò e cedette a me il suo posto, mi guardò con attenzione e poi mi chiese, dunque chi sei? Sono Nosside (...) I fondatori di Locri furono servi che fuggirono dalla madre Patria assieme a donne di alta nobiltà alle quali si erano uniti durante la guerra, messenica (...) qualcuno parla di una regina fuggita con cento donne (...) anche nella famiglia di Nosside la discendenza da queste donne fondatrici, Evarista». Manuela Fragale pone anche una domanda importante all’autore, che è quella in cui esprime: è pensabile una società matriarcale nella Locride di Nosside? L’Autore risponde: «La discendenza era dal ramo femminile e non maschile come oggi, di certo il ruolo delle donne era importante. Ciò è attestato anche dalla prostituzione sacra che c’era attorno al tempio di Afrodite. La devozione era diretta anche alle divinità femminile e non solo maschile, i templi maggiori, infatti erano di Afrodite, Era Lacinia, che ebbero il sopravvento su quelli maschili, nell’essere adorate». Si precisa che l’opera è di narrativa e come tale ha delle parti riempite dalla fantasia dell’autore, soprattutto, perché non si hanno notizie al riguardo più complete su Nosside, nonostante le ricerche storiografiche elaborate dall’Autore. Quindi, il lavoro fatto dallo stesso in questo testo racchiude la sua ricerca e si amplia con la fantasia strettamente legata però al materiale raccolto per ampliare la storia sul personaggio che si è andato a definire. Lucia De Cicco


sabato 6 dicembre 2014

Ciclo di incontri Al Musmi la manifestazione curata dall’associazione “Gutenberg” Calabria

Sfogliando la Grande guerra La Prima Guerra mondiale come preparazione all’evento bellico che sconvolse il mondo dal 1939 al 1945? Oppure un grande romanzo da rileggere in chiave antropologica? Esistono innumerevoli testi, saggi, e documenti sulla prima guerra mondiale, ma ancora non si è giunti ad una unanime visione d’insieme di quella che fu la Grande Guerra. Un’occasione per riflettere “Sfogliando la Grande Guerra” è stata fornita a studenti ed appassionati nel corso della manifestazione curata dall’associazione Gutenberg Calabria il ciclo di incontri di lettura “Tra i libri”, organizzato con la collaborazione di diverse associazioni culturali del territorio, nell’ambito della quinta edizione del premio letterario della Provincia di Catanzaro “Parole nel Vento”. Nei giorni scorsi al Musmi, al Parco della biodiversità di Catanzaro, Maria Perricelli ed Enza Pettinato dell’associazione Gutenberg Calabria e Mario Saccà dell’associazione “Calabria in Armi” si sono confrontati sul tema partendo dalla lettura di importanti esempi della storiografia sull’argomento: “1914” di Luciano Canfora, e “L’officina della Guerra” di Antonio Gibelli. Come spiega la professoressa Maria Perricelli - introdotta dalla professoressa Vittoria Amantea - Canfora spiega all’inizio del testo che pur volendo dedicare l’opera all’analisi di un singolo anno, il 1914 appunto, questo risulta impossibile giacché la storia è una concatenazione di eventi interconnessi. Perciò Canfora parla di «guerra civile europea», cioè di «un lungo processo che è marcato da interruzioni, ma che non va perso di vista come unico processo». Per Canfora infatti l’anno 1914 è cruciale per la storia europea non solo perché in quell’anno scoppia la prima guerra mondiale, ma perché questa guerra è la premessa del conflitto più terribile della storia dell’umanità, che si apre nel 1939 e si protrae per sei lunghissimi anni lasciando l’Europa in ginocchio.

Lettura “Tra i libri” per scoprire l’evento bellico che sconvolse il mondo

Il testo di Gibelli - introdotto dalla professoressa Enza Pettinato invece, nalizza la portata devastante della prima guerra mondiale sulle persone che la vissero e ne uscirono completamente trasformati. Questa sconvolgente esperienza mutò per sempre le vite di innumerevoli persone, devastate nel corpo e nello spirito e trasformò gli scenari dell’intera società e cultura, inaugurando il secolo degli ‘estremi’. Mario Saccà ha incentrato il suo intervento sulle operazioni militari della “Catanzaro” nella Prima Guerra Mondiale e sul contesto politico in cui si dibatteva l’Italia nel primo ventennio del XX secolo. Saccà, noto studioso delle vicende della “Catanzaro”, è riuscito a rendere noti per la prima volta in Italia - con documenti ufficiali inediti - le generalità dei dodici fanti fucilati. La Brigata viene costituita il 1° marzo 1915: il Comando ed il 141° Reggimento dal Deposito del 48° Fanteria della Brigata Ferrara, centro di mobilitazione Catanzaro Marina con distaccamenti a Crotone, Monteleone e Nicastro; il 142° dal Deposito del 19° Fanteria della Brigata Brescia; centro di mobilitazione Cosenza con distaccamenti a Castrovillari, Rende, Paola, Rossano e Dipignano. Mobilitata nell’imminenza della guerra, fu impiegata da subito nei vari teatri di guerra. Il presidente dell’associazione nata nel 2007 - che si prefigge lo scopo di studiare, valorizzare e diffondere i fatti storici, con particolare riferimento a quelli di carattere militare - si è concentrato sulla sua esperienza su Monte San Michele: la missione della associazione di cercare i segni della partecipazione catanzarese sul territorio viaggiando nelle zone di Guerra, “sfogliandole” come le pagine di un libro.

XIII


XIV

sabato 6 dicembre 2014

Pronti al debutto Reggio, l'Officina dell'arte registra il suo primo sold-out al "Siracusa"

Connubio arte-solidarietà A qualche giorno dal debutto, la compagnia teatrale Officina dell'arte registra il primo sold out della sua stagione artistica. Venduti tutti i biglietti per la prima di domenica 7 dicembre alle ore 20,30, e che vedrà il team di attori capitanati dal maestro Peppe Piromalli, volto noto del teatro reggino, aprire il teatro "Siracusa" con la brillante commedia "I due signori….della signora" per la regia e adattamento di Malaspina, Britti, Piromalli. In platea, insieme al pubblico, i rappresentanti della Fita (Federazione italiana teatro amatori) ideatori del premio "Bronzi di Riace" che esamineranno lo spettacolo per poi decidere a quale compagnia locale andrà il premio messo in palio. Sette appuntamenti, uno al mese sino a maggio, che porteranno in riva allo Stretto artisti locali e non, protagonisti di serate uniche e indimenticabili tra la magia della musica moderna e classica, il cabaret, la commedia. Ad aprire le danze, come detto, saranno gli attori dell'Officina per poi lasciare la scena il 18 Gennaio al musicista Domenico Severino con "Le grandi canzoni italiane" accompagnato sul palco dalle percussioni di Francesco Surace e dalle chitarre di Peppe D'Agostino; il 22 Febbraio sarà la volta del Nuovo Teatro Aquila con "B&B di sabato", commedia brillante il cui adattamento e la regia sono di Roberto Mandica; il 15 Marzo a stregare il pubblico ci penserà l'Orchestra Filarmonica Giovanile con "Non solo Classica", dirigono i Maestri Dario Siclari e Francesco Pepè; Venerdì 17, Sabato 18 e Domenica 19 Aprile alle ore 20.30 torna nella sua città natale dopo il successo dell'anno scorso, l'attore Gennaro Calabrese con il nuovo show "Torno a scuola, un anno dopo" insieme all'attrice Valentina Paoletti e al corpo di ballo Valeria Palmacci e Licia Cricchi; Domenica 24 Maggio chiuderà la rassegna l'Officina dell'Arte con l'esilarante commedia "Tredici a tavola", per la regia e adattamento di Malaspina, Britti, Piromalli. "Abbiamo lavorato tanto per incastonare sette eventi che potessero accontentare un pubblico eterogeneo ma, soprattutto, facessero rivivere il teatro Siracusa - afferma il direttore artistico Piromalli Ovviamente, tutto ciò è stato possibile grazie alla compagnia teatrale che si è impegnata a realizzare un cartellone che sposa il connubio arte -solidarietà. L'Officina, infatti, sostiene la campagna solidale dell'Unicef "100%vacciniamoli tutti", progetto internazionale per aiutare gli otto Paesi dove avvengono oltre un quarto di tutte le morti infantili nel mondo. Doneremo un sorriso ai nostri spettatori e una speranza a tanti bimbi che hanno il sacrosanto diritto di vivere serenamente". In Afghanistan, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Nigeria, Pakistan, Sud Sudan e Yemen circa sei milioni di bambini non sono ancora vaccinati e l'obiettivo di questa importante campagna Unicef è quello di sconfiggere la polio ed estendere al 100% dei bambini le vaccinazioni di routine entro il 2017. Obiettivo che sarà raggiunto anche grazie al piccolo contributo degli attori dell'Officina dell'Arte.

L’Officina infatti sostiene la campagna solidale dell’Unicef “100% Vacciniamoli tutti”, progetto internazionale per aiutare gli otto Paesi dove avvengono oltre un quarto di tutte le morti infantili nel mondo

Al Cineteatro Garden di Rende

Giovanni Vernia torna con un nuovo spettacolo Giovedì 11 dicembre alle ore 21.00 al CineTeatro Garden di Rende, Giovanni Vernia torna in teatro con uno spettacolo completamente nuovo. L’artista nato a Genova, da madre siciliana e padre pugliese, ha vissuto oltre 10 anni a Milano, da 3 anni è trapiantato a Roma e non si è fatto mancare una parentesi di un anno a Siena. Un italiano a 360 gradi. E degli italiani ci racconta vizi e virtù in due ore di comicità diretta e brillante. Un One man show attraverso nuovi personaggi, musica, riflessioni su usi,costumi e nuove mode degli italiani. L’artista, raccontandosi, mette in evidenza tutti i paradossi del nostro meraviglioso paese, dal Nord al Sud! Uno spettacolo dalle tante sfaccettature, dalle tante emozioni.


sabato 6 dicembre 2014

XV

Ricerca astratta nella pittura del ‘900 Mostra che proseguirà a Rende sino al 31 dicembre al Maon, Museo d'arte dell'Otto e del Novecento

Dal secondo Futurismo all’arte concreta. E dintorni Proseguirà sino al 31 dicembre al Maon Museo d’arte dell’Otto e del Novecento la mostra “Dal secondo Futurismo all’arte concreta e dintorni”. La linea della ricerca astratta nelle pittura del Novecento si sviluppa certamente del geometrismo scompositivo delle poetiche cubo-futuriste di inizio secolo per orientarsi successivamente verso una sempre maggiore delineazione di un astrattismo puro, razionalista e concretista. Cosi in Italia il Secondo Futurismo, distaccandosi progressivamente dal dinamismo plastico boccioniano ha intrapreso una direzione astratta, con forme elementari e con colori a stesura bidimensionale. La pittura non figurativa ha rappresentato un filone che ha segnato fortemente le poetiche del Secondo Novecento e questa mostra vuole giusto coglierne la genesi e le prime fasi, a partire da quegli artisti che hanno mosso i loro primi passi nell’alveo del Futurismo per poi approdare ad una ricerca radicalemente astratta.La mostra quindi documenta gli sviluppi della cosiddetta Aeropittura verso l’Astrattismo. Il Futurismo aveva proposto una visione della realtà alterata, rappresentata in chiave dinamica e scomposta in forme geometriche, con vettori in tutte le direzioni, con curve e spirali, che lasciavano intravedere schegge di oggetti, di persone, di ambienti. La velocità era la chiave di lettura di ogni cosa, in una visione accelerata e plurima. L’Aeropittura, che caratterizza il Futurismo degli anni Trenta, a differenza di quello degli anni Dieci-Venti, si cimenta nella rappresentazione dinamica dello spazio, ovvero nel senso della dimensione verticale, verso l’alto. Al movimento sul piano cioè di tutto ciò che si muove sul terreno (l’uomo, gli animali, l’automobile, il treno) gli aeropittori sostituiscono il volo aereo, con conseguenti prospettive dall’alto, con ritmi ascensionali. Si parte dai dipinti più schiettamente futuristi come quello di Giacomo Balla, Enrico, Prampolini, Nicolaj Diulgheroff, Ivo Pannaggi, Gerardo Dottori, Tullio Crali, Fortunato Depero, Pino Curtoni, Giulio D’Anna, Tato, Osvaldo Peruzzi, tutte opere degli anni Venti e Trenta Arrivando agli anni Cinquanta si fa strada fra gli artisti, specialmente fra quelli di formazione futurista, l’esigenza di semplificare sempre

Fra gli eventi contestuali si organizzano anche “Rassegna di video” a cura di Rosanna Rago “Concerto musicale” a cura del Conservatorio di Musica “Giacomanto nio” di Cosenza...

di più le forme, riducendole a poligoni regolari, geometrie pure, disegni elementari. La ricerca degli artisti di questo periodo è variamente articolata e dà vita a gruppi e esperienze diverse, che trovano nel Mac (Movimento di arte concreta) un punto di riferimento e di sintesi. Il concetto di arte concreta sta per distacco da ogni realismo ma anche dall’astrattismo lirico e dall’informale irrazionale. Si sostiene, invece, la razionalità e l’autonomia di forme che, non rappresentano nessuna realtà oggettiva ma hanno una loro concretezza di per sé, non significando altro che la loro esistenza materiale e percettiva. Non tutti gli artisti che abbracciano questa idea aderiscono al Mac, fondato nel 1948 da Gillo Dorfles, Attanasio Soldati, Bruno Munari con le adesioni, fra gli altri, di Enrico Bordoni, Ferdinando Chevrier, Mario Nigro, Gianni Bertini, Sono in tanti a mantenere una posizione di contiguità e di punti d’incontro. Questo clima culturale influenza e indirizza altri artisti: da Gualtiero Nativi a Filippo Scroppo, da Albino Galvano a Arturo Carmassi, da Piero Ruggeri a Giulio Turcato. E ancora Dorazio, Crippa, Burri, Barisani, Carrino….. Particolare rilevanza per il Maon, che ambisce a documentare gli artisti calabresi, sarà la presenza in mostra di opere di Antonio Marasco, con Marinetti fin dagli anni Dieci/ Venti e con sviluppi interessanti verso l’Aeropittura, prima, e l’arte concreta, poi; e del pittore reggino Enzo Benedetto, futurista fin dagli anni Venti e prosecutore di quel movimento, seppure in chiave più astratta, con il proclama di Futurismo Oggi. In mostra anche opere astratte del primo Mimmo Rotella e di Francesco Guerrieri fondatore del gruppo Sperimentale P. Fra gli eventi contestuali, per meglio documentare il periodo storico della mostra, si organizzeranno anche: Rassegna di video a cura di Rosanna Rago Concerto musicale a cura del Conservatorio di Musica “S. Giacomantonio” di Cosenza Conferenza sul rapporto fra letteratura-arti visive. Recital-performance di Lindo Nudo del Teatro Rossosimona.

Cerimonia di premiazione a Spezzano Albanese

Premio da Terre lontane

Si è tenuta presso le Terme di Spezzano Albanese Terme, la prima edizione del premio “Terre Lontane” organizzata dalla omonima libera Associazione e che ha registrato una partecipazione al concorso di poesia di oltre 200 poeti, che hanno inviato le loro liriche a una giuria di alcuni personaggi scrittori e poeti e non solo, calabresi, presieduta dal poeta già candidato al premio Nobel per la letteratura, Dante Maffia. Previsti anche dei premi speciali, che sono andati ad alcuni artisti in varie discipline artistiche, che si sono particolarmente distinti per il loro impegno culturale, ne sono stati consegnati ben quindici e tra cui risultano anche due delle vincitrici del concorso di poesia: Anila Dahriu e Caterina Petrone, con opere di un artista di Cassano allo Jonio. Un ulteriore premio è stato assegnato a Vincenzo Licata, poeta siciliano di Realmonte (AG). I premiati per il concorso di poesia: prima classificata Anila Dahriu, seconda classificata Fatime Kulli, terza classificata Caterina Petrone. Sette diplomi di merito. Si legge in una nota del 21 ottobre scorso postata in internet (facebook) da parte del premio Terre Lontane:

«L’associazione “Antonio Diodati”, informa che nell’ambito del Premio di Poesia Terre Lontane, ha voluto assegnare dei Premi Speciali, intitolati alla memoria di Antonio Diodati, Luigi Bruni e Gaetano Tricoci. Si precisa che i premi speciali sono decisi esclusivamente dall’associazione organizzatrice e dal Presidente della Giuria. I suddetti premi speciali, e altri eventuali riconoscimenti che l’Associazione vorrà assegnare, nulla hanno a che vedere con il premio di poesia». Una serata molto ben organizzata iniziata con un duetto madre e figlio in un celebre canto gospel. Poesia anche recitata in lingua madre albanese quella della seconda classificata al concorso di poesia. Con l’esposizione al piano di sotto delle opere dei maestri Rocco Regina e Giuseppe De Franco, entrambi paesaggisti anche se Regina si è cimentato negli ultimi tempi in un salto nel futuro con opere contemporanee di cui ne è nato un catalogo dal titolo Orizzonti in divenire. LdC

...e poi “Conferenza sul rapporto letteratura-arti visive” Recital-performance di Lindo Nudo del Teatro Rossosimona



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.