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0,50 + 0,50 Voce ai giovani numero 48 - Anno 13 - Sabato 29 Novembre 2014Copia omaggio se distribuita al di fuori delle edicole
settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa
CALABRIA
Voce ai giovani Defibrillatore di strada a Catanzaro: un sospiro di sollievo www. mezzoeuro.it
Lunedì il decimo rapporto di Mediocrati
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Sabato 29 Novembre 2014
Mezzoeuro La politica secondo i Matteo
Anche da noi sta arrivando Salvini
Matteo Salvini, leader incontrastato della Lega Nord, quello che ha resuscitato a colpi di concretezza il logo del partito rendendolo vivile e praticabile anche al di fuori dei confini padani, ha confermato che il nuovo soggetto politico che presenterà al Sud è ormai “pronto” e che vi sarà il suo cognome nel simbolo. «Siamo sostanzialmente pronti - ha detto tra l’altro - mancano ancora alcune pratiche burocratiche: entro la settimana prossima presenteremo il Nel corso dell’analisi del voto regionale Berlusconi soggetto che si presenterà al Sud dove non c’è la si sarebbe lasciato scappare che in Calabria nulla Lega. Sarà una struttura snella, senza burocrazia. si può addebitare al duo Santelli-Ferro. Tutt’altro Chiederemo una pre-adesione al progetto: non vosemmai. Hanno agito e operato in evidente stato gliamo fare la “ricicleria”, non vogliamo gente di fuoco amico, combattendo una guerra impari che vuole ricollocarsi». dentro e fuori lo schieramento. Semmai, questo è Fin qui i proclami da conferenza stampa ma v’è trapelato, Berlusconi avrebbe usato parole durisdi più nel non detto di Salvini. In verità il leader sime contro Galati e Foti (vicini a Fitto) così codel Carroccio è da un po’ che ha subdorato che è me ormai avrebbe chiuso nel cassetto ogni possiarrivato il tempo di sdoganare quello che una volbile rientro nei giochi della famiglia Gentile. Per ta si faceva chiamare movimento padano. Lontani sempre. i tempi di Belsito e della Mauro e lontanissimi Anche in politica, se la logica non tradisce alquelli di Umberto Bossi e del figlio Renzo. Oggi l’improvviso, i fatti hanno una loro consequenSalvini, tanto per intenderci, ha fatto il pieno in zialità. Nei mesi scorsi Matteo Salvini ha tenuto Emilia, è stato l’unico a non venire coperto da fidegli incontri in Calabria (o a proposito di schi a Roma Tor Sapienza, è stato tra i pochi toCalabria) con volti noti dell’imprenditoria e deltem nazionali che a Lamezia, nel corso del suo ulla società civile. Oggetto del contendere l’ingrestimo incontro, non ha dovuto dribblare fuori la so nella scena politica calabrese e meridionale del porta dell’hotel uova o celerini. soggetto che ha in mente Salvini. Che non si chiaMatteo Salvini, per farla breve, è ormai merà Lega Nord, ovviamente. Che sarà federato Mezzoeuro lanciatissimo nel suo progetto di ramicon Forza Italia e con quello che Berlusconi rificazione su tutto il territorio nazionatiene sia il meglio di Forza Italia in Calabria. E Fondato da Franco Martelli le, Mezzogiorno compreso ovviamenche soprattutto deve tirare fuori dalla società cite e Calabria in testa. Già, proprio la Ediratio vile calabrese volti, idee e quattrini in grado di editore Calabria. L’assist che gli ha fornito spingere un movimento meridionalista sulla sceSilvio Berlusconi nel corso della prena con tutta la forza di propulsione che è in graDirettore responsabile sentazione dell’ultimo libro di Bruno do di sprigionare il progetto nazionale di Salvini. Domenico Martelli Vespa non è frutto di una crisi estemChe non parla più da un pezzo di terroni. Né, tutporanea di identità. Il Cavaliere sta gioto sommato, di Roma ladrona. Ma di lotta alla buRegistrazione cando su due tavoli, uno si vede e l’alrocrazia, agli sprechi, ai volti grigi della partitoTribunale di Cosenza tro no. Quello, per così dire, trasparencrazia, alle clientele, all’euro della Bce, all’accon°639 te è tutto proteso a limitare e conteneglienza clandestina a scapito di quei pochi posti del 30/09/1999 re la dirompente opa che ha lanciato di lavoro che ci sono ancora da qualche parte al Fitto in giro per l’Italia. Il deputato puSud. Redazione gliese, forte dei suoi colonnelli sparsi Berlusconi, dal canto suo, ha capito l’antifona da e amministrazione dappertutto, vuole il controllo comvia O. Blandi, scf furbo indomito che è. E lascia fare, gli conviene. 87046 Montalto Uffugo (Cs) plessivo di Forza Italia ma è assai lonCon un colpo solo elimina i Galati e i Gentile daltano dal riuscirvi. Il tavolo che sta sotla scena e con un po’ di vento buono, che Salvini Responsabile to i riflettori, invece, è sempre lo stesconosce, rimpiazza quei consensi che perde con settore economia so e vede in Matteo Renzi il controalun clima da società civile incazzata che da un pezOreste Parise tare ultimo. Berlusconi, in altre parole, zo Forza Italia non sa più intercettare. non ha in mente di rilanciare il centroAnche questo è laboratorio Calabria. Che Alfano Progetto destra per contrastare se non addirittue Gentile se li tenga Renzi con Oliverio, starà pene realizzazione grafica ra sconfiggere Renzi quanto, semmai, l’unico che può bastare per fargli attorno piazza sando il Cav. E con loro Fitto, Galati e Foti. Il gioMaurizio Noto per contenere le velleità interne dei suoi pulita. Se Berlusconi sostanzia e incoraggia Salvini co nuovo sul tavolo da poker di Calabria sarà un ringalluzzendo un centrodestra che ora spariscono dalla scena Fitto e i suoi così come si altro e ci potrebbe essere un altro Matteo a softelefono e fax 0984.934508 come ora è ridotto al lumicino. E qui riduce al lumicino il potere di ricatto futuribile di fiare forte... scatta il progetto federale con Salvini, Alfano. e-mail: mezzoeuro@hotmail.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Un paio di settimane prima che Le telecamere di sicurezza davanti all'abiMedia Service un detenuto di 'ndrangheta svetazione crotonese del sostituto erano state di Francesco Arcidiaco lasse il progetto di attentato ai installate nel 2007, per rimuoverle è stato telefono 0965.644464 danni del sostituto procuratore necessario impiegare due imponenti auto fax 0965.630176 della Dda di Catanzaro gru ma difficilmente potranno essere riutiInternet relations Pierpaolo Bruni, il comitato per lizzate in altri luoghi a rischio considerata N2B Rende l'ordine e la sicurezza pubblica la loro vetustà. Grazie a quelle telecamere istituito presso la prefettura di nel marzo scorso furono immortalati alcuIscritto a: Crotone aveva disposto la rini individui intenti a rubare la vecchia Fiat Unione Stampa Periodica mozione dell'impianto di video Panda di proprietà del padre del magistraItaliana sorveglianza che era stato installato anni prima per motivi di sicurezza to e a parcheggiarla poco dopo a qualche decina di metri di distanza. davanti all'abitazione di Bruni. La circostanza, che era passata sotto si- Nei giorni scorsi, nella stessa zona, si sono verificati diversi episodi di lenzio, è trapelata solo ora che l'allarme per l'incolumità del magistrato danneggiamento contro vetture in sosta e portoni di abitazioni. è diventato altissimo.
Nella prossima settimana verrà presentato il soggetto politico che sarà attivo al Sud con altro simbolo rispetto alla Lega ma con lo stesso spirito ispiratore, non più legato agli slogan vetusti sui terroni. In corso contatti con imprenditori e società civile anche in Calabria Il sorriso sornione, verso l'operazione, di Silvio Berlusconi che non vede l'ora di fare pulizia al proprio interno...
C’è sempre la ‘ndrangheta, non lo dimentichiamo
Un pentito dice che Bruni doveva morire Ma intanto la casa del pm non è più videosorvegliata...
n. 12427
La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa
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Sabato 29 Novembre 2014
Nel nome del premier Il brutto di vincere facile
Il mistero di Castrolibero e la “cambiale” Gentile
C'è una gran confusione, forse seriale, persino maliziosa, attorno ai due seggi di Castrolibero che poi hanno provocato il sostanziale sequestro dei plichi di un intero collegio elettorale. Come è noto nessuna proclamazione dei consiglieri regionali è all'orizzonte nelle prossime ore, tutto è sospeso e al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Cosenza ci sono le forze dell'ordine a presidiare la commissione che deve metter ordine. Ma ordine non se ne vede e anzi, grazie al lavoro questo sì furbetto di certa stampa, è il caos a regnare. Molte le sciocchezze apparse sulla stampa a cominciare da un paventato riconteggio di tutte le schede di tutte le sezioni di tutti i comuni. È fantascienza questa. Si sa che in tribunale nessuno è autorizzato a contare e vidimare nessuna scheda, commissione compresa. Sta succedendo invece che fintanto che non si chiudono i verbali delle due sezioni incriminate di Castrolibero non si può procedere alla trasmissione al ministero dei dati definitivi dell'ultimo comune che manca, Castrolibero appunto, e di conseguenza non si possono vidimare tutti gli altri verbali degli altri comuni del Cosentino. Per questa ragione è un intero collegio, quello di Calabria nord, a essere sospeso ma non nel senso che verranno riconteggiate le schede ma nel senso che ancora i verbali non possono essere vidimati. Solo in un secondo momento si passerà alla trasmissione di tutte le carte alla Corte d'Appello di Catanzaro e quindi alla proclamazione. A occhio e croce fra non meno di una decina di giorni. E proprio questo è il punto. Perché tutto questo tempo? Che sta succedendo? Perché far filtrare sulla stam-
Pochi minuti per il presidente del Consiglio dentro le officine del'Ansaldo Breda. Fuori la contestazione della Cgil, che c'è stata. Dentro poche parole, proclami, un tavolo serioso di governo (senza la Lanzetta) e spazio solo al primo ministro che non ha lasciato la scena a nessun altro
Nelle foto: le contestazioni e Renzi con Oliverio e Falcomatà
Non ce la fa neanche questa volta ad arrivare puntuale Matteo Renzi in Calabria ma è questo un dettaglio ormai che non gli addebita nessuno di questi tempi. Ci sono altre tensioni a tenere alta l'adrenalina e a sconfiggere in partenza una noia che non se la può permettere nessuno. La paventata contestazione, che non doveva esserci poi stando a quanto riportava la stampa, invece c'è stata e s'è fatta sentire. Non è andata peggio perché ha funzionato il servizio d'ordine e perché qualcuno avrà pensato che oggi come oggi le uova è meglio risparmiarsele per altre occasioni ma non sono mancati momenti di media se non alta tensione. Renzi arriva scortatissimo e serioso e s'infila direttamente nella pancia delle Officine dell'Ansaldo Breda. È orgoglioso del modellino del trenino che tiene per mano e preferisce andare dritto al sodo. È la cifra che dedica all'appuntamento, del resto, Poche parole e concretezza e va da sé che, in queste condizioni, non ha lasciato che la scena cadesse su altri nemmeno per un istante. La mission del resto era ed è rimasta secca, netta. Dalle Officine come simbolo del manifatturiero d'avanguardia il Sud mostra d'essere essenziale all'intero Paese. Non basta, non potrebbe. Ma Renzi, il Renzi determinato che si fa persino serio dove si fa produzione, va dritto allo slogan che si porta da casa. Se non riparte il Sud non riparte l'Italia, altro che due velocità. Una pacca sulla spalla e un in bocca al lupo sentito al giovane sindaco di Reggio Falcomatà ("ti
pa notizie errate e tendenziose quasi a voler giustificare un ritardo clamoroso, ancorché inevitabile, prima della proclamazione? I due seggi di Castrolibero, sostengono fonti autorevoli che però gradiscono l'anonimato, si potrebbero verbalizzare in mezza giornata ma non avviene e anzi si continua a rimbalzare la palla in calcio d'angolo. Ma che diavolo sta succedendo? A chi giova questo ritardo? Chi ha paura della vidimazione? Ci sono accordi o promesse che rischiano i stare? E a proposito di promesse e accordi da rispettare c'è quello con i Gentile che bussa alla porta. Nella metaforica cartellina con le cose economiche di questo mondo che il governatore avrà consegnato al premier vi è una bustina, preceduta da una telefonata, contenente lo "scambio" dei prigionieri. Oliverio in sostanza ha chiesto e chiederà ancora a Renzi di "pagargli" la cambiale dei Gentile che lui non è in grado di onorare. La famiglia del centrodestra è stata coinvolta in occasione delle primarie del Pd ma oggi il clima s'è fatto difficile e non si intravede la possibilità che Pino Gentile possa fare il presidente del consiglio né, tantomeno, entrare in giunta. Da qui la richiesta di Oliverio al premier: coinvolgi tu il senatore Tonino nel governo nominandolo sottosegretario. Così il cerchio del potere si chiude e ognuno per la sua strada. Staremo a vedere se a Renzi piacerà pagare una cambiale non firmata da lui. Mesi fa in un ritratto sul Corriere il giovanotto di Firenze è stato "dipinto", sin da piccolo, assai attento al denaro e ai conti correnti. Sarebbe sorprendente se cominciasse dalla Calabria a cambiare carattere...
La toccata e fuga del Renzi “blindato” staremo vicino affinché Reggio possa diventare una grande città") e un altro, senza citazione alcuna però, per Mario Oliverio. Auguri Mario, in bocca al lupo, e poi s'è parlato d'altro. Renzi è andato al sodo. Folta ma non foltissima la cordata di calabresi in politica a poterlo ascoltare, in una sala non solo ristretta ma blindata, quasi una elite. Oltre ai governativi Lanzetta e Minniti, a Oliverio e Falcomatà come detto, il segretario Magorno, Demetrio Battaglia, Seby Romeo, Nicola Irto, Mimmo Battaglia, Arturo Bova, Enza Bruno Bossio (alla quale Renzi ha dedicato una "rassicurazione", "sarà ancora segretario del Pd, stai tranquilla…") Andrea Guccione, Ugo Massimilla, Naccari Carlizzi. E poi il "tavolo" del governo, il tavolo istituzionale da cui sono partite le poche ma secche parole di Renzi sul futuro della Calabria. Al tavolo Delrio, Falcomatà, Oliverio, Minniti. Non Lanzetta però, seduta in prima fila. Che possa significare qualcosa questo non è dato sapere nel pomeriggio della toccata e figa del premier. Che di fatti e di Calabria voleva parlare e di fatti e di Calabria ha parlato. "Costerà sudore ma questa regione e questo Paese lo cambieremo. Il meglio deve ancora venire. È la prima volta che nel corso dei miei
giri trimestrali in Calabria sono felicemente circondato dal nuovo sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e dal presidente della Regione, Mario Oliverio. Entrambi - ha aggiunto - sanno che il futuro di questa città bella e difficile dipende da loro e da voi. Non vi lasceremo soli e faremo di tutto affinché Reggio Calabria torni ad essere Reggio Calabria e non un problema per il Paese". Renzi ha poi aggiunto che "la Calabria ha mille problemi ma ci sono le condizioni perché sia una risorsa per il Paese". A questo riguardo, rivolgendosi ai lavoratori dello stabilimento, ha detto: "I vostri treni vanno ad Honolulu, Taipei e Copenaghen". Dal canto suo, Oliverio, ha parlato di "valorizzazione dei beni culturali e risanamento idrogeologico del territorio. Chiediamo anche un impegno per il potenziamento delle infrastrutture, a partire dal completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, dal potenziamento della strada stradale 106 e dalle strade trasversali". Oliverio ha anche segnalato la necessità di una risposta del governo per quanto riguarda la stabilizzazione dei lavoratori precari, ma ha anche ribadito l'impegno del governo regionale affinché siano spese tutte le risorse messe a disposizione dall'Unione europea.
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Sabato 29 Novembre 2014
Da dentro i boschi della Sila Ormai anche la stampa nazionale lo identifica comunemente come il “lupo”. Mario Oliverio del resto, di lui stiamo parlando, lo ha anche spiegato al Corriere della Sera perché si fa chiamare così. «Mi so nascondere - ha detto - poi vengo fuori dai boschi quando serve». Le luci della ribalta e i secondi titoli dei telegiornali nazionali pian piano, come è ovvio che sia, rimetteranno le cose a posto e Oliverio il “lupo” si ritroverà il bosco di casa e i calabresi come controaltare quotidiano. E sarà un po’ più difficile, benché carte conosciute, cavarsela con ironia e metafore azzeccate. Bersani, tanto per dirne una, con le raffigurazioni metaforiche c’ha giocato al punto che ha finito per incartarsi e nessuno ora come ora augura una cosa del genere al nuovo governatore della Calabria. Dopotutto, se è “lupo” è lupo non a caso ed è di furbizia l’approccio di Oliverio con il nuovo giorno.
Il lupo
Mario Oliverio alle prese con le prime, immancabili rogne del giorno dopo. A cominciare da quella più insidiosa, la formazione della squadra di governo Da qui la "pensata". Pare orientato a chiamare solo consiglieri in giunta non prima, però, d'essersi rassicurato che poi si dimetteranno dall'aula non appena avrà fatto modificare lo statuto. Ma chi sarà davvero disposto a lasciare Palazzo Campanella?
che affina il pelo per non cadere nel vizio... Uno sguardo ai giornali, un occhio ai leccapiedi, un altro alle attese che non possono essere sputtanate sin da subito e il “lupo” partorisce l’idea. La pensata. Per l’occasione utilizza stampa amica se non funzionale del tutto per divulgare il progetto ma c’è la sua firma dietro le quinte. Inequivocabile firma. I consiglieri che saranno chiamati a fare da assessori dovranno, eventualmente, dimettersi dall’aula di Palazzo Campanella. Una bomba il giorno dopo lo spumante. Una bomba vera e propria sparata nel mezzo delle gambe di aspiranti e ansimanti. È chiaro che per arrivare a questo serve una riforma dello statuto e non è materia che si corregge in quattro e quattrotto. Questo è evidente. Così come è altrettanto palese che Oliverio, con questa mossa a mezzo stampa amica, vuole entrare subito nelle grazie dei cittadini per essere quello che vuole di fatto controllare e dimezzare anche economicamente il potere dei consiglieriassesori che fin qui in aula e in giunta si sono aggiustati i due tempi istituzionali a proprio piacimento. Ma come non cogliere, nella proposta choc, un messaggio inequivocabile. Che nasconde più retropensieri, più necessità, persino più castagne da levarsi dal fuoco ma che è netto per tecnica e tempistica. Cari consiglieri che legittimamente aspirate a entrare in giunta, questo il messaggio di Oliverio, probabilmente vi chiederò di lasciare che altri al posto vostro prendano il seggio in consiglio regionale. Con una sola mossa, Oliverio, prova a smarcarsi dal cosiddetto “giorno dopo” il trionfo che in Calabria, come è noto, non è mai una cosa semplice. Per svariate ragioni. Per andare oltre il 60% dei consensi, inutile che ci giriamo attorno, Oliverio il “lupo” avrà circondato e coccolato le sue prime donne del consenso di promesse e ambizioni da coltivare. Ad ognuno la sua e senza che l’altro, nell’altra lista, se ne possa accorgere. E questi sono problemi diciamo più strettamente di natura algebrica, i numeri sono quelli e anche i posti in tavola. Ne puoi aggiungere una di seggiola, come recita la canzone che sappiamo. Ma non puoi apparecchiare più tavoli nella stessa stanza. Poi ci sono altri problemi che per sensibilità giornalistica non rovesciamo subito sul conto dei destinatari e del presidente stesso, problemi ine-
renti alcuni vittoriosi dal seggio che qualche ora di sonno la tolgono al governatore. Se diciamo Tonino Scalzo, Flora Sculco, Seby Romeo, Pasquale Tripodi, Orlandino Greco crediamo di esserci spiegati abbastanza. Dopo aver vinto la propria lista aspirano legittimamente ad avere un posto in giunta ma Oliverio teme assai di partire col piede sbagliato. Ci sono poi questioni più propriamente politiche, anche insidiose. Ciconte a Catanzaro tanto per dire, ora sorpassato in lista da Scalzo ma con un posto in giunta assicurato alla vigilia. Della serie, chi e con quali scuse e regole glielo dice ora a Scalzo? Oppure chi glielo dice a Ciconte? Oppure il caso Giudiceandrea, il giovane avvocato ex assessore della sua giunta provinciale che rappresenta un po’ il compromesso (non storico) tra Enzo Paolini e Nicola Adamo. Lo sintetizziamo così. Adamo vuol prendere per i fondelli un’altra volta Paolini nel senso che lo ha accettato in squadra, nella cordata Oliverio, per esigenze di voti e di bilancio facendogli annusare la poltrona da sindaco di Cosenza, alla quale ambisce anche lui ovviamente. A un certo punto arriva il compromesso nel senso che Paolini vuole in giunta il giovane avvocato del suo studio legale (Giudiceandrea appunto) e Adamo s’è fatto garante di questa esigenza, così se lo tiene buono, a Paolini, per quando gli dovrà consegnare il “pacco” del Comune. Facile a dirsi, un po’ meno a realizzarsi perché nel frattempo, e ce ne scusiamo se ne dimentichiamo qualcuno, Oliverio ha dato rassicurazioni su un posto in giunta a Carlo Guccione (il più votato in assoluto), Mimmo Bevacqua (e non si capisce però perché Aieta dovrebbe stare fuori, precede Bevacqua ed è pure socialista), Mauro D’Acri che però non è il primo nella sua lista, di Ciconte abbiamo detto, Seby Romeo, Flora Sculco (la figlia di Enzo...) alla quale non è stato promesso niente ma ha vinto la sua lista e un assessore di Crotone deve pur esserci. Senza contare poi l’esigenza delle quote rosa, la specie di barzelletta che si usa in campagna elettorale che però diventa un problema poi quando ti riprendono sui media nazionali. Oggi, allo stato, c’è una sola donna in consiglio, Flora Sculco appunto. Di Wanda Ferro ancora non si sa come va a finire. Almeno un’altra ce ne vuole in giunta e Oliverio per questo aveva
pensato a Maria Francesca Corigliano che però è rimasta fuori dal consiglio e chiamarla come esterna non è semplice. Da qui, da tutta questa serie di problemi e rogne, ecco la “pensata” di Oliverio. Cari consiglieri volete entrare in giunta? Faccio una giunta con soli consiglieri se è per questo. Però dimettetevi dall’aula e rinunciate a cinque anni di stipendio sicuro. Come è noto l’assessore può essere rimosso sempre, un consigliere no. Ovviamente, Oliverio, non s’aspetta applausi e bottiglie stappate. E non s’aspetta neanche che i consiglieri siano disposti a dimettersi per entrare in giunta. Lui però, se ci riesce, mette in un angolo tutti. Se fate gli assessori, cari consiglieri, liberate il posto a scalare ad altri tipo, per esempio, Franz Caruso (che deve entrare per forza in qualche modo) o alla stessa Corigliano. Se rinunciate, cari consiglieri, si ribalta il tavolo nel senso che posso chiamare a fare gli assessori quelli che sono rimasti fuori dal consiglio e che in qualche modo devono essere della partita. Oppure posso chiamare tutti esterni così risolvo in un colpo solo l’intera partita. Hai capito il “lupo” della Sila. Per necessità, e anche perché teme di partire con la marcia indietro, ha tirato fuori la “pensata”. E per fortuna che la nota del leghista Borghezio sul Pd di Calabria è arrivata dopo. Che ha detto Borghezio? Leggete... «Il grande consenso del Pd in Calabria non mi ha stupito perché ho un’idea chiara di come si raccolgono molti voti in quei territori. Ogni riflessione maliziosa può essere quindi, se non approvata, quanto meno giustificata. Io non escludo nulla e spiego perché. Prima di tutto c è una forte tendenza di un certo elettorato, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, a convertirsi al partito che viene ritenuto vincente e che ha in mano le leve di spesa del governo. E quindi, di conseguenza, agli interessi poco chiari che ruotano attorno a questi faccendieri. Io al Pd, che in Calabria ha raccolto tutti questi consensi con tanta facilità, in un momento in cui in tutto il Paese c’è il disgusto per la politica, a quelli del Pd ripeto di stare bene attenti perché nel consenso del partito del 60% basterebbe un 1% di cosche mafiose. Basterebbe solo quello per finire male». Buon lavoro a Oliverio, il “lupo” che affina il pelo per non cadere nel vizio...
Mario Oliverio
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Sabato 29 Novembre 2014
Mezzoeuro Prima che il cerchio si chiuda
C’è un vincitore morale indiscusso nella recente competizione elettorale. Che ha consentito con la sua battaglia la candidatura di Mario Oliverio che nessuno nel Pd voleva e che anzi tutti i big del partito (a livello nazionale e regionale) osteggiavano in tutti i modi. Questo personaggio che con la sua onesta, coerente e coraggiosa battaglia, ha di fatto consentito la candidatura e la elezione alla presidenza della Regione di Oliverio, cambiando il futuro e il destino della regione, è Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili.
Corbelli, l’uomo da non dimenticare... mai
Franco Corbelli in uno scatto storico di 20 anni fa, a Napoli, davanti al Tribunale Accanto al titolo le sorelline del piccolo Cocò che lo “premiano” per aver aiutato il loro fratellino; e poi domenica scorsa (il giorno delle elezioni) quando è andato a portare a padre Fedele un carico di vestiti pesanti per i poveri
Tutti sono consapevoli di questo fatto ma nessuno lo ricorda e lo sottolinea più. Lo facciamo noi, noi di Mezzoeuro, raccontando la storia e la lunga battaglia di Corbelli che ha di fatto cambiato il destino della Calabria, impedendo la nomina romana di un “Papa nero” come governatore e consentendo invece la candidatura alle primarie del centrosinistra (il 5 ottobre) e la elezione (domenica scorsa) di Oliverio alla presidenza della Regione. Per raccontare questa storia bisogna partire dalla “madre di tutte le battaglie”, quella per le primarie. Le primarie istituzionali (con la presentazione della sola Lista Diritti Civili), quelle che hanno letteralmente determinato ( e cambiato) il destino della nostra regione, evitando l’inciucio romano Pd-Ncd, facendo saltare la candidatura (nomina!) del “Papa nero”, obbligando il Pd a far svolgere le sue primarie di coalizione, che hanno visto la vittoria netta di Mario Oliverio (che nessuno dei leader del Pd voleva e che hanno cercato in tutti i modi di non far candidare). La vera battaglia politica è stata infatti quella di questa estate, altro che la scialba, inesistente campagna elettorale regionale con l’esito scontato che poi puntuale s’è materializzato. La vera infuocata battaglia politica ed elettorale è stata quella che si è combattuta questa estate e sino al 21 settembre, giorno della fatidica data delle primarie istituzionali. Come è stato ripetutamente scritto, tutti, dal centrosinistra e dal centrodestra, hanno cercato di far saltare queste primarie istituzionali, di disinnescare questa mina, chiedendo a Corbelli di ritirare la Lista Diritti Civili per andare così subito al voto. L’ostacolo al voto anticipato infatti era la Lista Diritti Civili presentata per le primarie istituzionali. Per questo suo rifiuto di ritirare la Lista Corbelli è stato oggetto di attacchi, pressioni, appelli, lusinghe e offerte, dal centrosinistra e dal centrodestra. Hanno controllato e ricontrollato la documentazione (ad iniziare dalle oltre 3400 firme che Diritti Civili aveva raccolto) che Corbelli aveva presentato a Catanzaro. Hanno chiesto, sempre dalla Regione, documenti integrativi che puntualmente il leader di Diritti Civili ha prodotto. Non sono riusciti a farlo fuori, in questo modo. Ci hanno provato allora i partiti, con le pressioni, gli appelli, le offerte! Tutti volevano che Corbelli ritirasse la Lista Diritti Civili. Se lo avesse fatto prima del 21 settembre oggi il destino di questa regione sarebbe completamente diverso. La Calabria infatti avrebbe votato il 12 ottobre, come volevano il centrodestra e lo stesso premier Renzi, o al massimo il 26 ottobre e avremmo oggi come presidente un nominato da Roma. Ci sarebbe stato un accordoinciucio Pd-Ncd. E soprattutto avremmo oggi un governatore imposto da Roma, un “Papa nero”,
Raccontiamo la battaglia di diritti civili che ha cambiato la storia della nostra regione Il vincitore morale di queste elezioni, che con la battaglia per le primarie istituzionali ha resistito a pressioni, attacchi, offerte, ha impedito "l'inciucio romano" pd-ncd, ha evitato il "papa nero", ha fatto svolgere le primarie del centrosinistra e ha consentito a mario oliverio di diventare presidente della regione tutto sommato può anche essere lui, Franco Corbelli Non è sbagliato ora aspettarsi qualche segno di gratitudine da parte del nuovo presidente un presidente che non avrebbero indicato, con le primarie, i calabresi, ma che avrebbe scelto direttamente Renzi. Non ci sarebbero state infatti le primarie del centrosinistra. Che infatti nessuno voleva, tranne Oliverio e Diritti Civili. Corbelli ha resistito agli appelli, agli attacchi, alle pressioni, alle offerte. Ha per due volte incontrato (su sua richiesta) il segretario regionale del Pd, Ernesto Magorno. Ma non ha mai ceduto. Anche di fronte alla richiesta che gli è arrivata dal Pd nazionale il risultato è rimasto lo stesso. Corbelli ha rinunciato a tutto (anche ad incontrare un potente sottosegretario renziano…) per coerenza e per
consentire che fossero i calabresi a scegliersi il loro candidato governatore e non invece i leader romani. Corbelli ha sempre detto e ribadito di essere sicuro di aver fatto la scelta più giusta e che un giorno i calabresi lo ringrazieranno per quello che ho fatto. Ha ritirato la Lista solo dopo aver incontrato la presidente f.f. , Antonella Stasi, e dopo aver avuto da lei l’assicurazione che si sarebbe votato il 9, o 16 novembre (voto poi posticipato al 23), che quindi c’era il tempo e la possibilità di far svolgere le primarie di coalizione al centrosinistra. Ha ritirato la Lista anche per un altro fatto, per lui, molto importante, perché la stessa presidente Stasi gli ha dimostrato che le primarie istituzionali (volute non da Corbelli ma da tutti i consiglieri regionali che hanno votato la legge!) avrebbero comportato un costo di due milioni di euro. Chi conosce la storia di Diritti Civili sa che non due milioni ma nemmeno un euro avrebbe fatto spendere alla Regione. Corbelli, come raccontano le cronache, ai soldi pubblici preferisce quelli da dare in beneficenza, compresi i suoi risparmi personali. Certo è che con la sua battaglia ha evitato l’inciucio e il Papa nero, ha consentito a Mario Oliverio di andare a fare il presidente della Regione e ha anche ottenuto l’impegno della Stasi (che chiederà adesso al nuovo governatore di onorare) che una parte della somma, che era prevista per le primarie istituzionali, sarà destinata per aiutare i poveri. Corbelli ha fatto quello che aveva del resto detto e “minacciato” per mesi con i suoi diversi interventi sulla stampa, ovvero che se non avessero fatto fare le primarie ad Oliverio si sarebbe candidato lui alla presidenza della Regione. Questo aveva detto e questo ha, coerentemente, poi fatto, presentandosi alle primarie istituzionali. Questa è la cronaca dei fatti, che Mezzoeuro ha voluto ricordare e raccontare. Non è improprio a questo punto aspettarsi un riconoscimento per Franco Corbelli, magari un ingresso nella squadra di governo regionale per continuare, da dentro le istituzioni, il suo impegno civile di giustizia e umanitario che va avanti ininterrottamente oramai da oltre 20 anni.
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Sabato 29 Novembre 2014
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
L’intuizione dei ricercatori dell’Istituto di Pozzilli apre la porta ad approcci terapeutici innovativi per una condizione clinica che colpisce un miliardo di persone in tutto il mondo
SCOPERTE MADE IN NEUROMED
Ipertensione arteriosa e sistema immunitario
SI CONOSCONO! di Americo Bonanni
Un nuovo meccanismo molecolare coinvolto nell’ipertensione arteriosa è stato scoperto dai ricercatori del Dipartimento di Angiocardioneurologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is). Pubblicato sul prestigioso giornale scientifico “Immunity”, appartenente al gruppo Cell press, lo studio ha puntato la sua attenzione su una proteina, il Fattore di crescita placentare (PlGF, nella denominazione inglese) che, secondo i risultati della ricerca, potrebbe diventare un nuovo bersaglio per terapie più efficaci nel controllare uno dei più importanti problemi di salute pubblica. L’ipertensione arteriosa colpisce circa un miliardo di persone a livello mondiale e rappresenta uno dei principali fattori di rischio per ictus cerebrale, infarto, insufficienza cardiaca, malattie renali e altre patologie. È anche una condizione difficile da trattare: nonostante esistano varie strategie terapeutiche, le percentuali di persone che presentano una ipertensione non adeguatamente controllata sono molto alte ed in continuo aumento. «La situazione dell’ipertensione - dice Giuseppe Lembo, Professore nella Facoltà di Medicina dell’Università “La Sapienza” di Roma e Direttore del Dipartimento di Angiocardioneurologia del Neuromed - sta certamente diventando allarmante in tutto il mondo. Per questo motivo sono necessarie nuove strategie, capaci di affrontare questa condizione in modo innovativo e con maggiore efficacia». Lo studio condotto dal centro di ricerca molisano va in questa direzione, puntando su un concetto che si sta affermando negli ultimi anni e che vede il sistema immunitario giocare un ruolo importante nel dare origine alla pressione arteriosa elevata. Nella ricerca l’attenzione si è concentrata sul Fattore di crescita placentare. Questa molecola, presente sia nel sistema cardiovascolare che
Gli autori della ricerca Sotto e a destra i ricercatori di Angio-Cardio-Neurologia
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Sabato 29 Novembre 2014
Le eccellenze per sperare
in quello immunitario, è già conosciuta in medicina perché implicata in diverse patologie, ad esempio nella crescita dei vasi sanguigni all’interno dei tumori, nella degenerazione maculare legata all’età (una malattia degli occhi) o nell’ipertensione in gravidanza. Altre osservazioni fatte in passato dimostrano inoltre un suo ruolo nell’innalzare la pressione arteriosa sotto determinate condizioni sperimentali. L’ipotesi sulla quale si sono basati gli autori della ricerca era che il PlGF potesse essere uno dei principali protagonisti nel mediare il rapporto tra sistema immunitario e ipertensione. Nel corso dei loro esperimenti hanno prima di tutto dimostrato che topi geneticamente privi di PlGF non sviluppavano pressione alta dopo il trattamento con angiotensina II, un ormone che causa proprio l’innalzamento dei valori pressori. Successivamente i ricercatori hanno evidenziato come il PlGF sia uno dei più importanti fattori in gioco nell’attivazione dei linfociti T all’interno della milza e nella loro successiva migrazione verso i vasi sanguigni e verso gli organi che tipicamente vengono danneggiati dall’ipertensione. Proprio la milza emerge quindi come un organo molto importante in questo processo. Secondo lo studio pubblicato su Immunity, è qui infatti che il sistema nervoso agisce sui livelli di PlGF e, attraverso questa molecola, sull’attivazione dei linfociti T. «Il PlGF - dice Daniela Carnevale, ricercatrice dell’Università La Sapienza di Roma presso il dipartimento di Angio-Cardio-Neurologia dell’Irccs Neuromed, prima autrice dello studio - si configura come un elemento chiave nel legame tra sistema nervoso, sistema immunitario e ipertensione. È un’osservazione molto promettente perché esistono già anticorpi monoclonali anti - PlGF, oggi usati contro la crescita tumorale e per il trattamento della degenerazione maculare legata all’età. Abbiamo quindi la possibilità di iniziare rapidamente esperimenti in cui testare l’efficacia di questi farmaci, capaci di bloccare il PlGF, anche contro l’ipertensione».
Irccs - Donazione degli organi
La mobilitazione dell’Istituto e la solidarietà di una famiglia Una corsa contro il tempo. Una storia di solidarietà che ha raggiunto l’Italia dal nord al sud. È il risultato dell’atto di estrema generosità della famiglia di un paziente, alla quale l’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is) si è affiancato con una mobilitazione che ha visto la Direzione Sanitaria e l’Unità Operativa di Rianimazione impegnarsi, nella notte tra sabato e domenica, affinché gli organi espiantati dal donatore potessero raggiungere i malati che ne avevano bisogno in tre città italiane. Seguendo le procedure operative, subito dopo la dichiarazione di morte cerebrale del paziente, la Rianimazione dell’Istituto molisano ha allertato il Centro di Coordinamento Trapianti, che ha attivato le diverse équipe sul territorio nazionale. È così scattata la complessa macchina della donazione di organi. Squadre di chirurghi sono giunti da Milano, L’Aquila e Palermo, mentre la Rianimazione Neuromed organizzava tutto il necessario per gli interventi.
Nella notte la complessa operazione, durata in tutto cinque ore. I gruppi chirurgici sono arrivati nella sala operatoria del Neuromed per procedere all’espianto di fegato, polmoni, reni e cornee. Successivamente, grazie allo sforzo della Prefettura e della Questura che hanno organizzato gli spostamenti, gli stessi organi sono stati trasportati verso gli ospedali di destinazione per essere subito trapiantati sui pazienti in attesa. «È stata veramente una grande esperienza umana - è il commento di Edoardo Romoli, Direttore Sanitario dell’Istituto di Pozzilli, e del dottor Fulvio Aloj, Responsabile dell’U.O. di Rianimazione - Ci siamo trovati di fronte a una famiglia bellissima e molto unita. Erano già convinti della donazione, erano già pronti. Noi del Neuromed, assieme ai chirurghi delle varie equipe, ci siamo impegnati con tutte le energie in uno sforzo collettivo che andasse incontro all’umanità e alla solidarietà dei familiari. I veri protagonisti sono loro, questo dobbiamo sottolinearlo con forza».
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Sabato 29 Novembre 2014
Il futuro che non si vede
Piccole o malacupate? di Oreste Parise
In un lungo documento, l’Mdc (Movimento difesa del consumatore) ha posto un importante interrogativo in riferimento al recente commissariamento della Banca Brutia. Senza voler rincorrere l’ipotesi di una strategia complessiva che vorrebbe il fallimento delle piccole banche per poter dominare il mercato del credito vi sono problematiche che meritano una attenta considerazione. Il primo interrogativo è quello della stessa natura delle banche locali, che sembrano troppo piccole per potersi costruire uno spazio di agibilità in un mondo complesso e in continua evoluzione. Nate in un mondo rurale dai ritmi lenti, caratterizzato dal regolare succedersi delle stagioni, si sono ritrovate in un universo liquido dove sono necessari adattamenti continui, bisogna rincorrere il futuro e individuarne il percorso anticipandone lo sviluppo. Una rincorsa che richiede un management molto diverso dall’archetipo casareccio, del professionista provinciale che si improvvisa presidente, condizionato da una pratica clientelare dalla quale non riuscirà mai a liberarsi. Certo la lunga crisi in cui nuotiamo a fatica è intervenuta a mettere a nudo le contraddizioni di un sistema che guarda il futuro con il peso di un passato ingombrante, appesantito dalla sua esigenza di omologarsi in una società giunta alla sua completa maturazione, che non ha più la vitalità per rinnovarsi. Anche in un mondo liquido ed interconnesso, piccolo è bello. Vi è uno spazio per un rapporto diretto e personale, proprio perché la tecnologia ha distrutto i tradizionali canali di interconnessione, di relazione sociale. Il difetto della cooperazione bancaria è quello di voler ritornare a un ruralismo nelle rapporti e nei ruoli, a ripetere i modelli che hanno funzionato per circa un secolo, ma che oggi richiedono una profonda rivisitazione per poter svolgere un ruolo importante, altrettanto importante di quella tradizionale. Purché diventi chiaro che non si può gestire una banca per quanto piccola con il paternalismo d’antan, fidando sulla soggezione gerarchica con la quale si sono imposte condizioni spesso molto pesanti a chi non era in grado di difendersi adeguatamente, a chi non aveva accesso ad altre forme di assistenza creditizia. In pratica, non sempre (per non dire quasi mai) le piccole banche hanno riservato condizioni di particolare favore ai piccoli risparmiatori, fidando sul fatto che operare in una piccola realtà costituisce di fatto un piccolo mercato monopolistico per un numero molto elevato di persone che non riescono a rivolgersi all’esterno per i propri bisogni, per risolvere i piccoli problemi quotidiani. La crisi delle banche locali trova una delle cause principali nel progressivo disfacimento del modello rurale e nell’accesso di un crescente numero di famiglie al mercato del credito “maggiore”, dominato dai colossi della finanza, che possono offrire condizioni più competitive, in maniera asettica, impersonale, con metodi “scientifici” che non tengono in alcun conto le esigenze individuali.
C'erano una volta le miriadi di bcc locali Una per una, soprattutto nel Cosentino, sono saltate tutte. Sta in piedi e per la verità alla grande solo Mediocrati Per il resto, dopo l'ultimo episodio della Brutia un cimitero di sportelli Durissimo documento d'accusa del Movimento a difesa del cittadino che pone un interrogativo: le banche saltano perché troppo piccole o perché c'è un preciso disegno criminale dietro?
La Bcc Brutia di Cosenza
Alle Bcc resta un importante ruolo da svolgere, proprio perché solo le uniche possono dare una anima a dei rapporti asettici, possono dare una risposta a tutti coloro che sono prigionieri della tecnologia, che restano impietriti di fronte ad un bancomat che risucchia i suoi risparmi, senza che nessuno possa rassicurare sul buon esito della operazione che ha appena compiuto in perfetta solitudine. Il modello da imitare è la nascita del colosso Apple che ha trasformato un aggeggio alieno come il computer in un oggetto “user friendly”, che parla con immagini e filmati che offre un mondo a colori con una cromaticità finora sconosciuta. Quello è il modello da seguire. Le piccole banche hanno il compito di offrire al piccolo risparmiatore, al consumatore medio, il meglio della tecnologia accompagnandoli con mano per consentire loro di poterne fruire “user friendly”, e accompagnandoli nei loro bisogni, offrendogli quella assistenza nella risoluzione dei piccoli problemi quotidiani che li assillano. Non si può fare concorrenza agli erogatori di servizi finanziari informatici. Saranno loro, le “teller machines”, i ban-
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Mezzoeuro Il futuro che non si vede
comat supersofisticati, l’internet banking, a vincere la partita. Ma non riusciranno mai a soppiantare la necessità di un rapporto umano, che solo esse sono in grado di offrire. Le Bcc vinceranno la partita se riusciranno a coniugare il meglio della tecnologia più sofisticata con un rapporto personale e diretto con i propri soci-clienti.
La Bcc Brutia è sorta
con la partecipazione convinta di una grande platea di soci, un patrimonio umano che è difficile da raccogliere in una realtà come quella cosentina dove si è quasi estinto il senso della partecipazione. In un mondo chiuso nel proprio individualismo, compresso dalla crisi, 1800 persone hanno sottoscritto delle quote di una entità astratta come una banca, hanno dato fiducia a un idea e un progetto. Sono loro che hanno creduto a subire la perdita reale del loro piccolo risparmio. Un patrimonio umano di grandissimo valore che poteva essere l’elemento vincente di una difficile scommessa, che è stato in larga parte sprecato. Era un atto di fiducia e di speranza, un gesto di generosità sociale. Questo è già un grave equivoco, di voler equiparare il gesto di una famiglia, di un pensionato, di un piccolo risparmiatore che offre il suo piccolo grande contributo per la nascita di una grande idea, allo speculatore finanziario, al capitalista che investe milioni di euro in attività altamente rischiose. Vi sono norme a tutela del risparmiatore, ma nessuno si è mai posto il problema della tutela di tutti coloro che hanno affidato il loro capitale a un progetto. Quanti sono i pensionati, le casalinghe, le famiglie che si sono visti volatilizzare il risparmio di una vita per la liquidazione di una Bcc? Si tratta di piccoli importi, mille, duemila o cinquemila euro, ma che sono il frutto di sacrifici, del paziente lavoro di accumulo nel corso di lunghi anni. Spesso si può parlare di una vera e propria tangente posta ai piccoli imprenditori o alle famiglie che si vedono costrette a sottoscrivere quote per poter accedere al credito. Giuridicamente si tratta di capitale di rischio, che sparisce quando gli affari vanno male. Ma quale differenza divide gli investimenti di un Murdoch, dalla sottoscrizione di una quota di capitale Bcc da parte di un pensionato! A legislazione vigente non sembra che vi sia molto da fare. Dura lex, sed lex, direbbero i latini. Ma la legge ha un carattere evolutivo, deve anche tener conto delle fattispecie concrete ed adeguarsi alla realtà storica e sociale. L’Mdc, un movimento che si pone dalla parte dei cittadini, prova a sottoporre la questione anche in sede giurisdizionale. Un’azione dall’esito molto dubbio, che avrà però il merito di aver posto attirato l’attenzione su di un problema che ha coinvolto migliaia di persone in Calabria (ed anche altrove, ovviamente), negli ultimi anni, per il susseguirsi di liquidazioni di Bcc. Quello che appare assolutamente incomprensibile è che questa massa di persone che vengono chiamate a plaudire per i brillanti risultati nei giorni dello scialo, non possono svolgere alcun ruolo quando sono i soli che devono sopportare la perdita del piccolo capitale investito. Sulla stessa natura di questo capitale bisognerebbe riflettere, poiché sono a fatica si riesce a classificarlo come un investimento a rischio. Una questione rilevante riguarda la questione della capacità dei bilanci di rappresentare in maniera “true and fair” la realtà aziendale. Il più delle volte si passa in pochi mesi dal brindisi con Veuve Clicquot al baratro della liquidazione, senza che nessuno si sia accorto del disastro incombente. Pura incoscienza o una precisa responsabilità degli amministratori? Che vi sia un oscuro disegno è molto dubbio e fantasioso, ma che vi sia una buona dose di incapacità e scarsa professionalità è ampiamente documentato in tutte le relazioni ispettive della Banca d’Italia.
Vi è un preciso disegno dietro questo disastro? L’idea del complotto e dei poteri forti è ben radicata, ma non trova alcun fondamento. Quello che è certo che la funzione pattumiera svolta dalla Banca Sviluppo, che ancora una volta è la principale indiziata per assorbimento anche della Banca Brutia, sta provocando la nascita di una entità bancaria indefinita nella natura giuridica (non è una Bcc, ma neanche una banca di credito ordinario), e nella sua articolazione territoriale. Si tratta di un mostriciattolo che prima o poi è destinato a mostrare i limiti della sua anomalia.
L’affondo
È certamente un bene che qualcuno, come l’Mdc, si occupi di un problema così serio come il funzionamento del credito locale in questa regione, perché secoli di storia hanno dimostrato che non vi è sviluppo senza una struttura creditizia forte e rispondente alle esigenze del territorio. Ma questo è solo un anello della catena, poiché esistono anche realtà importanti e significative, come la Bcc Mediocrati che cresce “adelante con judicio”, che vanno difese e consolidate con un deciso intervento anche da parte del nuovo governo regionale. Fin qui il problema del credito è stato quasi completamente dimenticato dalle varie giunte che si sono succedete, salvo qualche pressione clientelare, ma sarebbe necessario che utilizzasse correttamente le competenze in materia in favore del credito locale poiché vi sono molti annosi problemi che attendono una soluzione. Come il sistema delle garanzie con una decisa azione per la creazione di un efficiente sistema di garanzia, alla erogazione di contributi pubblici, al finanziamento ed incentivazione dei progetti di sviluppo in conformità di un piano programmatico dove siano indicate priorità e obiettivi con una estrema semplificazione burocratica.
Una dopo l’altra le banche di credito cooperativo della provincia di Cosenza stanno andando in liquidazione, e vengono acquistate a prezzi di saldo da altri istituti di credito, quasi sempre lo stesso. Questi sono i fatti, negli ultimi anni abbiamo dovuto assistere impotenti al susseguirsi di commissariamenti e liquidazioni, così si chiama il fallimento delle Banche. Questo è quanto accaduto alla Bcc di Cosenza, Bcc di Tarsia, Bcc di Scandale, Bcc di San Vincenzo La Costa, Bcc della Sibaritide, Bcc dei Due Mari di Calabria che è in amministrazione straordinaria, Banca Brutia Bcc, in fase di commissariamento. Troppe volte è accaduto, per essere un caso, il percorso è simile ma alla fine il risultato è sempre uguale azzeramento delle quote, che vuol dire razziare le quote di migliaia di piccoli risparmiatori che nelle Bcc avevano creduto, e cedere ad altri istituti di credito a prezzo di saldo, immobili, attività e passività, passività che spesso sono create ad arte, attraverso i cosiddetti artifici contabili. Un po’ come la storia del cuculo che si fa covare da altri il proprio uovo per poi buttare giù dal nido la prole naturale dell’uccello ospitante. In sintesi il meccanismo:
Crack delle Banche di credito cooperativo un preciso
disegno criminale
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Il futuro che non si vede Con un azionariato diffuso e popolare si costituisce il fondo necessario ad ottenere le autorizzazioni di Bankitalia, solo per Banca Brutia Credito Cooperativo sono oltre 1.800 i soci, le adesioni sono frutto del passaparola di amici e parenti, con poco più di mille euro si diventa soci di una Banca, la banca nasce ed opera, a fine anno per i primi anni si pubblicano bilanci patinati su carta patinata, si è orgogliosi di essere parte di questa grande famiglia, si organizzano eventi e premi per i soci, si aprono nuove filiali brindando con champagne, dopo solo qualche mese arriva Bankitalia, prima commissaria poi liquida, nessuna Bcc è stata mai risanata, il commissario la riduce in boccone buono per gli amici senza scrupoli della finanza. A pensare che l’amministrazione straordinaria viene disposta da Bankitalia quando le criticità di un istituto di credito (che spaziano dalla gravità delle perdite patrimoniali, alle irregolarità e alle violazioni normative e amministrative) “non presentano caratteri di irreversibilità”, guarda caso per le Bcc Calabresi non c’è mai una soluzione che salva i soci che per definizione sono piccoli risparmiatori. I Commissari che spesso hanno nomi importanti, spulciando tra le carte trovano quelle irregolarità, che per le grandi banche italiane i cui vertici sono stati tra l’altro condannati per usura, o che hanno creato le situazioni tipo MPS o frodi fiscali con le filiali estere, oppure ancora i 7 mld di titoli tossici Carige, non avrebbero significato alcuno,che invece per le piccole Bcc sono gravi irregolarità e motivo di avvio di una procedura che finisce nelle modalità testé indicate. In un articolo pubblicato on line da www.ottoetrenta.it solo qualche tempo fa (era il 2012), Il presidente della Bcc Banca Brutia, sempre attento a
pubblicare e distribuire bilanci elegantemente brossurati, dal contenuto immaginifico, si riteneva soddisfatto per gli importanti risultati raggiunti in soli cinque anni di amministrazione, grazie anche all’ottima dedizione della dirigenza, giungendo così alla realizzazione di una nuova filiale. Il presidente dichiara che “La Banca Brutia, con sede in piazza Zumbini, (a Cosenza ndr) è nata il 12 novembre del 2007. A cinque anni dalla sua realizzazione abbiamo aperto la filiale di Rende Contiamo circa 2500 clienti - continua il Presidente - e i soci sono intorno ai 1800?, fatto sta che oggi è nelle mani di un amministratore straordinario.
Per meglio capire il sistema riportiamo stralci di un’interrogazione parlamentare del senatore Lannutti, sul commissariamento della Bcc di san Vincenzo La Costa (Senato della Repubblica - 141 - XVI LEGISLATURA 526ª Seduta (antimerid.) Assemblea - Allegato B 24 marzo 2011 LANNUTTI. - Al Ministro dell’economia e delle finanze. -) «Considerato che: la Banca di credito cooperativo di San Vincenzo la Costa vanta ben 104 anni di attività ed è cresciuta e soprattutto ha fatto
Il centro direzionale Bcc di Rende
crescere l’economia nell’intero comprensorio nella quale opera, svolgendo il proprio ruolo naturale di credito cooperativo trattando il proprio cliente “come uno di famiglia” e non come un numero di conto corrente; in particolare il credito cooperativo ha rappresentato la prima reale opportunità per la gente comune di utilizzare i servizi finanziari e ha permesso a milioni di operai, di piccoli imprenditori - artigiani, agricoltori, professionisti - e alle loro famiglie di ricevere fiducia, ottenere il credito e migliorare la propria condizione di vita, consentendo loro di costruire le proprie aspirazioni, far crescere le comunità locali e quindi un paese intero. La verità è sotto gli occhi di tutti, piccoli e grandi imprenditori, artigiani e commercianti, ma anche della gente comune. La verità è che in Calabria non si può e non si dovrà fare credito in modo serio, perché quando ciò avviene dà fastidio, crea squilibri. Dà fastidio e crea squilibrio non certo ai calabresi, che sono sempre più convinti che il costo del denaro deve necessariamente essere gestito dai grandi gruppi in un regime quasi monopolistico, e chi si azzarda a contrastare questo piano viene soffocato. a giudizio dell’interrogante il commissariamento produce inevitabilmente effetti negativi per l’azienda per questi motivi, tra i quali il fatto che genera panico tra i risparmiatori, i quali trasferiscono altrove i propri risparmi e depositi e non sottoscrivono e non rinnovano più obbligazioni emesse o in scadenza della banca. Le obbligazioni rappresentano la principale fonte di finanziamento dell’intermediario. Inoltre, il danno di immagine ed economico è enorme; Considerato che ad avviso dell’interrogante: l’operato dei medesimi commissari, probabilmente influenzato dai desiderata della Banca d’Italia stessa, è criticabile in quanto pone al centro gli esclusivi interessi dei banchieri, e come corollario gli eventuali diritti di lavoratori, consumatori e utenti, si chiede di sapere: se al Governo risulti corrispondente al vero che lo strumento del commissariamento è spesso usato per “far fuori” le banche che lavorano e danno ossigeno alle aziende e alle famiglie a favore di altri istituti compiacenti che fanno capo ai cosiddetti “poteri forti”; se risulti l’entità dei compensi spettanti ai commissari; quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo al fine di supportare le ricadute devastanti che il provvedimento di commissariamento potrebbe avere sul tessuto economico dei territori nei quali l’istituto di credito è molto presente e radicato; quali iniziative urgenti di competenza intenda intraprendere per rafforzare i necessari profili di trasparenza in un settore delicato come quello della vigilanza, delle nomine dei commissari e dei commissariamenti di banche in crisi, ad avviso dell’interrogante oggi pervaso dalla più totale omertà ed opacità». Ci si chiede se l’attuale decisione di commissariare la Bcc Banca Brutia, con la strategia di presentare le passività come perdite certe e crediti inesigibili senza aver neanche tentato il recupero, rientri in questa strategia, e di accertare anche giudiziariamente le eventuali responsabilità in capo ai precedenti amministratori o in capo ad altri soggetti da identificare che organizzano anche influenzando le decisioni delle Istituzioni in modo finalizzato all’azzeramento delle quote associative, nuocendo gravemente all’economia locale violando tra l’altro il dettato costituzionale della tutela del risparmio, con la bieca finalità di trasferire le attività bancarie e le proprietà immobiliari ad altri soggetti del mondo creditizio coinvolti. Mdc (Movimento difesa del cittadino)
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Liquidi e cemento
Si risente musica da “ballo del mattone” “Prove generali di ripartenza per il mercato immobiliare e creditizio” è il tema della conferenza stampa, organizzata da Tecnocasa, che si è svolta presso la sede di Confindustria Cosenza in cui sono stati presentati i numeri sull’andamento del mercato immobiliare nel primo semestre 2014. Ad introdurre i lavori sul tema è stato il presidente della sezione Ance di Cosenza, Giovan Battista Perciaccante, cui hanno fatto seguito l’area manager per Calabria e Basilicata del Gruppo Tecnocasa, Antonello Tramma, e il consulente al credito del mondo assicurativo, Giuseppe Zecca. Oltre a porre attente analisi su prezzi, compravendite, locazioni immobiliari, previsioni, disponibilità di spesa, domanda e offerta sul mercato di Cosenza, si è discusso del mercato creditizio collegato al comparto, con un’attenta disamina sull’andamento del mercato nazionale e locale e con un’attenta descrizione dei dati riferiti alla concessione dei mutui in Calabria e nella provincia di Cosenza. «La presentazione dei dati sul mercato immobiliare in provincia - ha affermato il presidente della Sezione Edile Ance di Confindustria Cosenza, Giovan Battista Perciaccante - assume particolare valenza, perché ci aiuta a comprendere e interpretare i trend della domanda abitativa, l’evoluzione dei modelli progettuali e costruttivi, i nuovi bisogni, l’impatto delle trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche. Uno sforzo di comprensione e di interpretazione che sarà utile a noi operatori del settore ad approcciare il mercato immobiliare. Dopo otto trimestri di cali tendenziali iniziano a manifestarsi alcuni segnali positivi di ripresa, testimoniati dall’aumento del numero di compravendite, delle erogazioni dei mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni e delle intenzioni delle famiglie ad acquistare una casa. Speriamo - conclude il Presidente di Ance Cosenza Perciaccante - che questi segnali di rilancio si rafforzino e che siano propedeutici all’uscita del
Prove generali di ripartenza per il mercato immobiliare Parola di Tecnocasa che relaziona nel corso di una conferenza stampa in Confindustria Cosenza settore da una crisi senza precedenti, consentendo allo stesso di tornare a svolgere il consueto ruolo chiave per la tenuta dei livelli economici e occupazionali della Calabria. Per far ciò occorre lo sforzo di tutti i soggetti coinvolti, professionisti, imprese e, non ultima, la classe dirigente, cui spetta il compito di mettere in campo un’azione virtuosa e lungimirante nella gestione dei Fondi europei a disposizione». Dai dati presentati da Antonello Tramma è emerso che le quotazioni delle abitazioni nella città di Cosenza, nei primi sei mesi dell’anno, sono diminuite dell’1,1%. «Il trilocale è la tipologia più richiesta dai potenziali acquirenti, che sono disposti ad investire una cifra compresa tra i 120 e i 130 mila euro. Le famiglie che, invece, sono alla ricerca della prima casa preferiscono zone meno centrali. Le giovani coppie si sono orientate per lo più verso le abitazioni da ristrutturare per abbattere i costi e spendere intorno a 800-900 euro al mq. Da sottolineare che chi si muove sul mercato alla ricerca di un’abitazione, quasi sempre, si assicura di poter ottenere un mutuo. Diversa è l’analisi per il mercato delle locazioni - ha detto l’area manager Tramma - che registra canoni in diminuzione. Mediamente, il canone mensile di
un trilocale si attesta sui 400 euro, con punte di 500 euro al mese per tipologie posizionate proprio nel centro città. Per questo segmento, i contratti utilizzati sono a canone libero e transitorio, perché spesso a cercare casa in affitto sono dei lavoratori fuori sede. Sul mercato delle locazioni si muovono quanti non riescono ad acquistare, per cui si stipulano contratti a canone libero». Per quanto riguarda il mercato creditizio, per la prima volta dal 2010, l’andamento delle erogazioni di finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione fa registrare un segno positivo, confermando e accentuando la tendenza al miglioramento iniziata l’anno precedente (fonte Banca d’Italia). Anche a livello mensile si registrano segnali positivi, infatti dall’inizio del 2014 i volumi registrano stabilmente variazioni positive e da Marzo sono passati alla doppia cifra. L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha registrato che in Calabria, nel secondo trimestre 2014, le famiglie hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 70,7 milioni di euro, che collocano la regione al sedicesimo posto per totale erogato in Italia. Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente si registra una variazione delle erogazioni in regione pari a +23,6%, per un controvalore di +13,5 milioni di euro. Nel primo semestre 2014 l’importo medio di mutuo in Calabria si è attestato a circa 98.800 euro, in aumento rispetto a quanto rilevato nel primo semestre 2013, quando il ticket medio ammontava a 86.500 euro. Il 55% dei mutui erogati in Calabria ha una durata tra 10 e 20 anni e la durata media è pari a 18,9 anni (la più bassa tra tutte le regioni italiane). La tipologia di mutuo più sottoscritta è quella a tasso variabile (62,5%), seguita da quello a rata costante (17,5%) e dal tasso fisso (12,5%). «È presto per stabilire se la criticità e la fase discendente del mercato siano alle spalle - ha dichiarato l’esperto del settore, Giuseppe Zecca ma certamente ci sono delle note che inducono a un rinnovato ottimismo. La domanda di mutui da parte delle famiglie è in crescita ormai da un anno e la Banca Centrale Europea sta operando per sostenere l’erogazione del credito. Gli istituti di credito, da parte loro, presteranno sempre particolare attenzione al rischio di credito e i clienti dovranno dimostrare una buona capacità di risparmio e una situazione economica stabile».
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