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0,50 + 0,50 Voce ai giovani numero 49 - Anno 13 - Sabato 6 Dicembre 2014 Copia omaggio se distribuita al di fuori delle edicole
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Sabato 6 Dicembre 2014
Andata e ritorno
Tutte le strade vengono da Roma...
C'è grande apprensione anche dentro i Palazzi del potere calabrese per l'inchiesta clamorosa di Pignatote che ha messo a soqquadro la capitale Si temono schizzi di fango ‘Ndrangheta
Giuseppe Pignatone
Per una volta, forse la prima di una serie che può solo cominciare, non è dalle nostra contrade che può venire il temporale deflagrante ma all’incontrario, per deduzione possiamo subirlo. Quello che sta combinando Giuseppe Pignatone a Roma, insieme al suo pool con Prestipino e i carabinieri del Ros che conosce bene, non è banale e non è circoscrivile al pur impetuoso peMezzoeuro rimetro capitolino. Qualcuno sta eleFondato da Franco Martelli gantemente definendo il tutto pure un affronto nella città di Cesare, dei fori imperiali, del Papa, delle luci rosse ed Ediratio editore eterne. Qualcun altro ne sta cominciando a vaDirettore responsabile lutare i possibili danni d’effetto relatiDomenico Martelli vo, la capitale d’Italia coperta di letame è un coefficiente di pil in negativo Registrazione che va attentamente analizzato. Ma il Tribunale di Cosenza lavoro di Pignatore è il lavoro di un man°639 gistrato che sul lungomare di Reggio del 30/09/1999 deve aver compreso bene quale è il confine che si può e che si deve superare. Redazione Il suo ricordo da queste parti è andato e amministrazione in archivio non proprio come cuor di via O. Blandi, scf 87046 Montalto Uffugo (Cs) leone, diciamocelo francamente. Non è qui il caso di riesumare le critiche al Responsabile suo operato che all’epoca, lungo lo settore economia Stretto, veniva tacciato di timidezza, Oreste Parise poca determinazione soprattutto nei confronti dell’operato dell’allora sinProgetto daco della città. e realizzazione grafica Il nome lo conosciamo tutti. Ma mai Maurizio Noto come stavolta l’utente calabrese, con stampa annessa, potrebbe aver fatto matelefono e fax 0984.934508 le i suoi conti o comunque sottovalutato un magistrato che sta operando una e-mail: specie di rivoluzione nel codice antimezzoeuro@hotmail.it mafia. Un salto di qualità, anche preoccupante per la politica. Comunque un Stampa passaggio al livello insidioso e perniStabilimento tipografico cioso. La mafia a Roma, per la prima De Rose, Montalto (Cs) volta, senza che vi sia una cosca conclamata in Cassazione. Senza un rito Diffusione d’iniziazione. Senza un canto macabro Media Service in vernacolo. Senza una bestemmia, di Francesco Arcidiaco una coltellata, una saracinesca incentelefono 0965.644464 diata, una mangiata a sbafo tra “famifax 0965.630176 glie” di rispetto. Niente di tutto questo. Internet relations Pignatone rilegge e riadatta alla locaN2B Rende tion il 416 bis. Lo riaggancia anche ai nuovi tempi e lo fa indossare alla corIscritto a: ruzione politica e imprenditoriale che Unione Stampa Periodica fa partita unica e non da oggi. È quel Italiana “mondo di mezzo” che il bandito Carminati, figura ombrosa e inquietante e piena di collusioni con pezzi dello Stato e dei servizi segreti, ben raffigu-
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ra in una delle sue tante parlate in romanesco. Quel mondo di mezzo che non ha bisogno di cognomi di Africo o Platì, non ha bisogno di colletti bianchi per riciclare, non persegue perché non gli servono affiliazioni col patto di sangue. È quel mondo di mezzo che è associato al suo interno dal lucro a delinquere e che si fa forte, e si alimenta in modo perverso, della complicità del sodalizio. Attenzione al passaggio. La pubblica amministrazione mette i quattrini, il bandito li sottrae con la complicità dei politici e poi c’è la spartizione del profitto. La cassa è unica, i beneficiari tanti e non per forza con cognomi simili o di rispetto. È il denaro per il denaro, senza altri obiettivi egemonici. E la mafia? Come ce la mette in mezzo Pignatone? È dentro la forza coercitiva della complicità dalla quale non puoi uscire. È il vizio pernicioso e viscido che ti fa prendere la prima mazzetta e poi non dici più di no, non puoi. E chi viene dopo di te deve fare lo stesso, se vuole star lì, sulla scena. Non è il politico che si adegua alla corruzione ma, al contrario, è il sistema che ti far stare lì solo se pratichi la corruzione. E per di più utilizzando la forza sociale del consenso permeata poi dalla violenza del vincolo associativo e perverso. È la mafia per la mafia, che fa cassa da sé. Qui Pignatone vede il 416 bis e accede al tentativo di storicizzare il codice. La rivoluzione potenziale non è da poco, per niente. Se passa questa linea sono dolori per i “palazzi”, per tutti i palazzi. Retroattivamente, prima che ne venisse stuprata, anche la genesi di Why not non è dissimile o comunque altro rispetto a questo schema. Ma non è il passato a far paura, piuttosto il futuro prossimo e immediato. Al di là della cosca, questa sì calabrese, che in qualche modo salterà fuori da quel giro di soldi nella capitale o al di là del calciatore Sculli che non è nuovo a queste ombre è il sistema Pignatone che, se passa, terrorizza i partiti. Anzi, il partito se ce n’è uno ancora in piedi. Chi governa e tocca i fili o lo ha fatto di recente, se passa lo schema Pignatone, comincia a far sogni brutti la notte. Anche in Calabria. Può saltare una telefonata o una cena romana da un giorno all’altro che abbia un qualche significato anche in Calabria. Si è quasi certi che prima o poi accadrà. Il vento nuovo del partito che vuol passare per nuovo potrebbe aver imbarcato di tutto negli ultimi tempi. Così come può accadere nel medio periodo, se passa la linea investigativa di Pignatone, che anche la corruzione che con tecnica associativa e con lo stesso “mondo di mezzo” abita la Calabria, possa infestare i “palazzi”. La paura sono gli schizzi da Roma. Gli schizzi di Roma. O gli schizzi che sul modello possono prendersi di invidia a nascere sul posto...
5 arresti, colpo ai clan di Giffone e Grotteria I carabinieri del Rose del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito una’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale della città su richiesta della Dda nei confronti di 5 presunti esponenti della ‘ndrangheta di Giffone e Grotteria (Rc). Si tratta di Giuseppe La Rosa, di 49 anni; Pasquale Valente di 52; Salavatore Bruzzese di 62 Antonio Mandaglio di 67 e VIncenzo Carlino di 60. Il Gip di Reggio Calabria ha emesso la misura cautelare in carcere dopo ilo provvedimento di fermo eseguito il 18 novembre scorso e disposto dalla Dda nei confronti dei primi 3 destinatari, ritenuti inseriti, con cariche importanti, alle “Locali” di ‘ndrangheta di Giffone e Grotteria. Per i primi due indagati, il Gip del Tribunale di Palmi ha convalidato il fermo e rimesso gli atti a quello di Reggio Calabria, avendo rilevato come di rito la propria incompetenza funzionale; mentre, sul conto di Bruzzese s il Gip del Tribunale di Locri aveva ordinato l’immediata liberazione, non ritenendo sufficientemente grave il quadro indiziario emerso a suo carico. Le indagini sono basate su attività di intercettazione, riprese video effettuate nel corso di servizi di osservazione e pedinamento, nonché sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e sono scaturite dalle risultanze investigative acquisite nel corso dell’inchiesta della procura distrettuale antimafia di Milano e dal Ros denominata “Insubria” che aveva portato, sempre il 18 novembre, all’esecuzione di una misura cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 40 indagati, ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta esistente e operativa in Lombardia. Dalle indagini sarebbe emerso emersa la figura di Larosa detto “Peppe la mucca”, in possesso della dote ‘ndranghetista di Mammasantissima, con ruolo di vertice del clan di Giffone, alla quale sarebbero subordinate le Locali individuate nella Brianza comasca di Cermenate e Fino Mornasco, e quella di Calolziocorte, nel lecchese, nonché altre Locali ancora non meglio individuate. Inoltre, l’organizzazione mafiosa di Giffone capeggiata da Larosa, così come documentato nell’ambito dell’indagine denominata “Helvetia” dell’agosto scorso, sarebbe collegata con altre strutture ‘ndranghetistiche calabresi, come qualla di Fabrizia (Vibo Valentia) e con la dipendente società mafiosa di Frauenfeld (Svizzera).
La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa
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Sabato 6 Dicembre 2014
L’incrocio a semaforo lampeggiante Mario Oliverio, fosse stato per lui, sarebbe rimasto a vita a passeggiare in campagna elettorale. L’habitat ideale per un “lupo”, senza alcun dubbio. Vi è entrato, nel clima, ben prima che le primarie si materializzassero e poi ha finito per fare solo un salto verso la domenica del trionfo, quella del 23 novembre. Un giro unico tra stampa amica e acquiescente, aspiranti consiglieri, ansimanti assessori in pectore, imprenditori con le ultime fatture da portare all’incasso. Nella terra di nessuno e in una Calabria con le pezze al culo ha fatto prima lui a passare per la “luce” che Mosè a camminare aprendo le acque. Uno spot che non riprendiamo dice così, “ti piace vincere facile...?”.
Le tre strade di Oliverio Ma Oliverio non è stupido per niente e siamo sicuri che non ha mai puntato al tavolo verde fiches non sue. Nel deserto della politica che gli si è spalancato in campagna elettorale (accompagnato all’altare da una stampa appesa a lui e in sala rianimazione) avrà pure trovato due minuti di autocoscienza per realizzare che il brutto, anzi il peggio, sarebbe arrivato a chiusura dell’ultima bollicina rimasta nella bottiglia di Berlucchi stappata da Nicola Adamo. Finito l’ultimo cin cin il vero mal di testa era chiaro che sarebbe arrivato non per l’alcol ma per il cerchio da chiudere a tutti i costi prima di cominciare per davvero la stagione del potere. Lingue biforcute assai ipotizzano persino che le schede del mistero che non tornano a Castrolibero rappresentino questo, in realtà. Il presidente che non è pronto e che non si dispiace se la proclamazione del consiglio ritarda ancora. Ma sono malelingue, appunto. Ve ne sono di altre, se è per questo, che ci mettono questa malizia più quella che riguarda i Gentile, la cambiale che non può essere strappata, elusa. Quando cominciano i giochi, i giochi veri, la cambiale Gentile deve essere risolta in qualche modo e il “ritardo” di Castrolibero tutto sommato può servire anche a questo. Al netto però di queste che sono solo gratuite malizie di inizio inverno c’è l’incrocio vero per Oliverio, questo sì in carne e ossa. Un incrocio a tre strade e a semaforo spento dove ogni strada, peraltro, è più pericolosa dell’altra. Con quale criterio, metodo, tecnica, funzionalità Mario Oliverio procederà alla individuazione della sua squadra di governo?
Mario Oliverio Sotto, Palazzo Alemanni e Palazzo Campanella
Il neo, e non ancora proclamato, governatore alle prese con il primo e più insidioso bivio della nuova stagione Deve indicare la sua squadra di governo ma non è facile La metodologia per l'individuazione degli assessori farà la differenza Da qui si capirà se la legislatura parte in pianura o in salita
La prima strada porta dritti alla chiamata dei consiglieri meritevoli dietro le urne. È il sistema più antico, per qualcuno anche vecchio, ma consolidato. Una giunta politica venuta fuori dallo scrutinio. La premialità del consenso, del resto, non ha mai scandalizzato nessuno e può rappresentare una via meno insicura delle altre. Questo sulla carta però. Perché poi, a guardar bene chi è venuto fuori con la medaglia d’oro dai seggi, in qualche caso mette i brividi. Non è qui opportuno fare nomi e cognomi così come non è il caso di replicare lo schema che ne verrebbe fuori, anche tenendo conto della territorialità e persino delle correnti (se ancora esistono). Come la giri e come la volti, la minestra, è in grado di sputare fuori una giunta politicamente magari anche forte, da un punto di vista del consiglio blindata, ma dal profilo complessivo talmente borderline da poter far cadere anche l’ultimo capello rimasto sulla pelata di Oliverio. La seconda strada porta diametralmente dall’altra parte. Totalmente dall’altra parte. Non perdiamoci nei meandri delle tecniche che possono accompagnare Oliverio al risultato ma è indubbio che una delle opzioni che sta valutando è quella di nominare tutti e sei assessori esterni al consiglio. Poi, è chiaro, sta studiando come arrivarci. La legge allo stato parla di massimo tre assessori esterni ma il “lupo”, alla chiamata di soli “stranieri”, ci può arrivare lo stesso sia applicando in seguito una modifica dello statuto sia, con carta firmata in bianco e senza data, acquisendo preliminarmente le dimissioni dei tre consiglieri chiamati a far parte della squadra di governo. Come è noto nessuno, in questo caso, si dichiarerebbe disponibile a lasciare l’aula (e i benefit) per entrare in giunta e così Oliverio verrebbe legittimato a completare la squadra come voleva lui, cioè con altri tre assessori esterni. È una scelta, questa, che porterebbe a un accentramento del potere in direzione del presidente ma che accentuerebbe però i rischi di mal di pancia così forti in consiglio e fuori da risultare indigesti. A rischio dissenteria. Chiamando gli esterni, Oliverio, non si “sporcherebbe” le mani con figure assessorili, figlie del consenso ottenuto, francamente imbarazzanti ma per converso rischierebbe di alimentare dissapori così forti al limite dell’indigeribilità. Soprattutto dopo quanto s’è promesso in campagna elettorale. Esiste una terza via, come nel più classico degli incroci. Sta in mezzo. Metà e metà. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Tre assessori esterni e tre consiglieri eletti. Ovviamente tenendo conto del consenso, della qualità del consenso stesso, della territorialità, delle correnti. Una insalata mista e con poco sale, girata con cura e col mestolo giusto. Per apparati digerenti improntati alla dieta e alle tensioni sopportabili, soprattutto a tavola. Il sapore, poi, è un di più di questi tempi. Non esageriamo. Già è tanto che non fa male...
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Sabato 6 Dicembre 2014
Mezzoeuro Il dilemma
Non sarà possibile, quantomeno per tutti, mettersi a tavola il giorno dell’Immacolata con la corona di consigliere regionale. Tranne una porzione piccola, forse proclamata nelle prossime ore, per tutti gli altri tra i “nostri” si navigherà con una zattera nelle nebbie. A quindici giorni dal voto, giura chi ha prestato tempo e scienza alla materia, hanno fatto prima in Iraq, in India, in Pakistan e persino in Libia dove però poi ci sono stati altri problemi subito dopo. Noi qui non faremo la stessa fine, quantomeno ce lo auguriamo. Ma in quanto al tempo della democrazia calabrese che celebra i suoi riti dovremmo essere, sempre a dar retta chi ne sa di più, vicini a quella zona che va dallo Zimbawe al Burkina. Complimenti. Tre quarti di nomenklatura tiene la bottiglia di spumante ben chiusa e per scaramanzia non faranno neanche l’albero nelle relative famiglie “allargate”.
Nicola Adamo
Ma c’è un “altro presidente”? Tutti in ansia, tutti in attesa. Coltiva speranze di entrare persino chi non dovrebbe averne, chi sta in altre liste che non siano quella “maledetta”, quella del presidente. Il buco della ciambella resta sempre Castrolibero, a meno di clamorose altre incursioni. Sempre due le sezioni sospese anche se col passare dei giorni ogni cronista più o meno interessato ce ne infila un’altra a piacimento. Ma se dobbiamo restare ancorati alla logica, che poi altro non è che la versione lessicale dell’algebra, Orlandino Greco sempre dentro lo debbono infilare. Non si scappa. Possono scalare qualche decina di voti, possono annullarle quelle due sezioni. Possono persino far rivotare in quelle due sezioni “incriminate”, dando seguito a una pratica applicata alle comunali di Catanzaro e che è stata severamente poi ripresa dal Tar. Ma l’insalata quella rimarrà. Castrolibero, in tutte le sue sezioni, è “casa” di Orlandino Greco e comunque ne uscirà vincente. Chi aveva architettato altre soluzioni è rimasto fregato e se ne dovrà fare una ragione perché probabilmente non prevedeva né il quoziente totalizzato da Orlandino (che giura d’aver remato solo e contro tutti) né quello di Franco Sergio, vecchio sindacalista della Cisl Poste che evidentemente s’è saputo far votare persino dalle raccomandate in tutti gli uffici postali della provincia. Confezionata la sorpresa il “fato” s’è poi dovuto inchinare alle alchimie di chi, probabilmente, vuol perdere tempo in attesa di chiudere il più complesso cerchio della giunta, dei ripescaggi, della “cambiale” Gentile ma prima o poi il verdetto (salvo ulteriori e clamorose complicazioni) verrà fuori. Con Greco dentro e Maria Francesca Corigliano fuori. Ed è proprio questo quello che non doveva accadere, secondo le strategie preliminari. Ma non è tra le schede che risiede l’unico aspetto singolare di questo postpartita, di questo dopoelezioni che non finisce di stupire anche quando, di fatto, non stupisce per niente perché non si capisce né quando si comincerà, né con chi, né per fare che. Vi è un altro aspetto assai singolare in controluce. Anzi, in penombra, forse in ombra del tutto. È quella sorta di figura enigmatica che sta dietro le spalle di Mario Oliverio. Il riferimento va a Nicola Adamo, e a chi sennò. L’intera pubblicistica locale, più o meno accreditata, lo ha definito il grande stratega della cavalcata di Oliverio. Sarebbe stato lui a confezionare l’inevitabilità delle primarie. Sempre lui a tessere la tela che ha finito per mettere al centro, come un ragno, Ernesto Magorno. Sempre lui che ha rispolverato l’eccitazione di vecchie volpi del consenso da Crotone
L'intera pubblicistica individua in Nicola Adamo il vero ispiratore della corsa di successo di Oliverio E in prospettiva anche quello che traccerà il sentiero. Ma il "lupo" non lo conoscevamo in grado di camminare da solo? a Catanzaro, a Reggio e ci limitiamo alle location senza la mortificazione dei nomi. Ancora e sempre lui che ha perfezionato le liste nella notte del dramma democratico del venerdì di passione a Lamezia (insieme a Oliverio e Stumpo). Questo esce, quello entra, questo ci fa male, questo ha un brutto nome, questo ci preoccupa. Nicola Adamo, sempre lui. L’abbraccio che fotografi e cameraman immortalano con Oliverio dopo la vittoria delle primarie (le vere elezioni, di fatto) ognuno lo ha interpretato a modo suo, in base alle sensibilità e all’esperienza. Chi ne ha tratto immagine di robustezza invincibile per Mario Oliverio. Chi un’insidia. Chi addirittura un vero e proprio boomerang in prospettiva, quasi abbraccio mortale. Ma questi sono commenti, interpretazioni. Resta il fatto che nessuno ha osato smentire il ruolo forte, centrale, “dell’ombra” di Adamo dietro Oliverio. Sembrano lontani (ma non lo sono affatto) i tempi in cui Nicola Adamo attaccava a testa bassa contro il “lupo” di San Giovanni in Fiore. Siamo nell’intercapedine delle elezioni provinciali del 2009, vinte da Oliverio assieme ai vecchi compagni e poi finite in rissa perché non viene chiamata l’onorevole Bossio a fare da vicepresidente (c’è chi dice che così era stato promesso). Dalla seconda parte del 2009 a tutto il 2012 sono botte da orbi. Adamo, tramite figure a lui riconducibili in consiglio provinciale, attacca Oliverio su temi assai delicati in materia di bilancio e non solo. Ma v’è di più. Con la complicità di certa stampa contigua con Adamo il presidente Oliverio viene di fatto preso di mira ogni gior-
no con inchieste e tentativi di delegittimazione anche assai insidiosi che solo memorie corte e sprovvedute possono rimuovere. Il clou della rissa coincide con le comunali di Cosenza, vinte da Mario Occhiuto proprio in spregio al volere di Oliverio e Carlo Guccione. Nicola Adamo e i suoi appoggiano in un primo momento la maschera di Perugini e poi in qualche modo dirottano, in minima parte anche con l’astensione, proprio verso il centrodestra di Mario Occhiuto. Altri tempi. Oggi Nicola Adamo è il cardinale Richelieu che benedice il sovrano che va in piazza. Ma è lui lo stratega, questo a volte si intuisce a leggere la cronaca raccontata. C’è lui prima delle primarie. Prima delle liste da compilare. Quando s’è trattato di aprire i seggi (ha appoggiato in qualche modo diversi candidati, Adamo, anche se pare che su Aieta si sia concentrato alla fine). Ora, ovviamente, anche in fase di architettura della prima giunta regionale di Mario Oliverio c’è lui, ovviamente. Dà consigli, Adamo. Fornisce schemi. Apre e decodifica scenari. Non esistono più correnti, secondo lui. Dunque non è il caso di parlare di renzismo o dalemismo e chi rivendica posti in giunta in questo o quel nome sta dimenticando che sempre di Pd si tratta. Curiosa questa interpretazione del nuovo corso del Pd, secondo Adamo. Come se Renzi non avesse in qualche modo coltivato le sue avanguardie qui da noi, come se non fosse esistito affatto chi nel nome dell’allora sindaco di Firenze s’è speso per primo. Oggi palla al centro, secondo Adamo. Siamo tutti renziani all’occorrenza e, ovviamente, tutti dello stesso partito. Unito in Calabria, compatto, vincente, avveniristico. Questa la linea di Adamo per Oliverio. Ve ne è poi un’altra. La giunta è del presidente, fa intendere. Ma il partito è il partito e va considerato nella sua forza sociale. Tradotto, Mario fai tu che a me non vien da ridere ma ti osserviamo e ne teniamo conto delle tue mosse. Un po’ e un po’ (per metà autonomia e per metà rispetta il consenso degli eletti) sembra essere la linea tracciata da Adamo per, o con, o magari contro Oliverio. Chissà. Certo pare di scorgere un vero e proprio “presidente ombra” dietro la sagoma di Mario Oliverio. Che ci era sembrato invece di percepire calvo abbastanza, smaliziato, “lupo” e con anni a sufficienza per procedere per come gli gira la mattina. Infondo, seppur remota, è proprio questa l’unica speranza dei calabresi. E lasciamo perdere il “vento” del cambiamento che spira forte. Date le compagnie le forze eoliche è meglio lasciarle perdere...
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Sabato 6 Dicembre 2014
Confessioni dentro e fuorionda
Le ammissioni di Galati e l’apertura a Mario Giuseppe Galati e Jole Santelli
Azzurre aspirazioni
La coordinatrice Santelli “fuori tutta”. «Anche Pino ha ammesso in ufficio di presidenza che il partito in Calabria è andato bene, altro che storie Se il nuovo governatore proporrà cose utili siamo pronti a collaborare con lui...» Jole Santelli sfilata in abito scuro e stivali portentosi è in style “fuori tutta” nel corso della talk televisivo condotto da Antonella Grippo dal nome evocativo, “Perfidia”. Succede che tra il pulpito e l’intercapedine delle telecamere, a caccia di sigarette, si lasci andare a confessioni in parte inedite, in parte edite ma censurate, in parte ancora edite sì ma volutamente fraintese. È il giorno del temporalone vibonese (dove ha sede la tv “la C”) ma anche della chiarezza in Forza Italia, secondo Jole. Che parte soft («Wanda Ferro era e rimane il miglior candidato possibile che potevamo avere»). Prosegue a valvole atriali aperte («non eravamo mica scemi a pensare che potevamo non perderle queste elezioni, con quel po’po’di corazzata d’apparato che c’era dall’altra parte...»). Poi cresce in “perfidia” nel fuorionda con sigarette («almeno, non accettando inciuci con l’Ncd di Gentile, abbiamo praticato operazione di pulizia, si respira aria nuova anche dopo la sconfitta»). E poi va, senza nascondersi, politicamente all’attacco. Qualcuno
pensa ancora che sia Pino Galati il suo problema, lo sfidante, colui che vuol farle intestare la sconfitta alle regionali? In poche parole, Santelli vs Galati e con una pallottola sola in canne per due? «Non è così, non è così, quantomeno pubblicamente» dice Santelli. Che spiega. «Anche Pino Galati, sì proprio lui, ha dovuto ammettere che siamo andati bene, che abbiamo totalizzato come Forza Italia in Calabria una percentuale buona, tra le migliori d’Italia e non certo inferiore ad altre catastrofi elettorali del passato». Ma come, e il Galati che chiede la testa di Santelli e che vuole impossessarsi del partito in nome della sconfitta dalla quale però si smarca? «Non esiste. Nel corso dell’ufficio di presidenza di Forza Italia, presenti almeno 80 persone tra cui Berlusconi, anche Galati ha ammesso pubblicamente e platealmente che siamo andati bene in Calabria. Magari a voi questa notizia non è arrivata ma è circolata sulle agenzie di stampa nazionali. Poi perché non viene ripresa dai media locali è un altro discorso. Tutto un altro discorso...». Ma non finisce certo qui il “fuori tutta” di Jole Santelli, a metà tra fuori onda e confessione intermediatica. «Sapete che vi dico a proposito di Mario Oliverio e dei guai tremendi di questa terra che si trova davanti? È una cosa scontata, ma la dico. Se fa cose buone, se propone cose buone e utili, se mostra d’avere in mente un progetto e delle linee guida che aiutino in qualche modo a portare fuori la Calabria dalle secche noi non gli voltiamo le spalle. In consiglio siamo pronti a tendergli una mano». Hai capito la Santelli tiratissima in abito scuso. Una manina a Oliverio (ma anche un promemoria salato di responsabilità) e un ceffone (un altro) all’Ncd. Come dire, caro Oliverio. Se proprio devi fare quattro chiacchiere istituzionali con l’altra parte dell’aula che non è del Pd, come si porta di moda oggi, ti ricordo che ci siamo anche noi. Anzi, ci siamo soprattutto noi di Forza Italia, visti i numeri. Il resto è residuale. Anche istituzionalmente residuale.
Al via anche in Calabria campagna adesione «Anche in Calabria parte la campagna adesione di Forza Italia per i congressi comunali che dovrebbero tenersi all’inizio dell’anno. A tal proposito ho chiesto che ai militanti calabresi, impegnati fino a qualche giorno fa nella campagna elettorale per le regionali, sia dato un po’ più di tempo per promuovere il tesseramento al partito, rispetto al termine del 15 dicembre già fissato dal presidente Berlusconi per la campagna di adesioni nel resto d’Italia. Il tesseramento al partito sarà l’occasione per stabilire la platea elettorale alla quale affidare il compito di scegliere i coordinamenti locali che dovranno radicare il partito nel territorio». È quanto afferma la coordinatrice regionale di Forza Italia, Jole Santelli, che aggiunge: «Fino ad oggi siamo andati avanti grazie alla passione di tanti giovani e militanti che hanno offerto con generosità il loro impegno personale a Forza Italia, ma dall’inizio dell’anno dovremo strutturarci così come previsto nello statuto del nostro movimento. Per queste ragioni cominceremo a raccogliere le adesioni a Forza Italia da domenica, ai banchetti organizzati dai giovani del partito nei principali centri della regione. Nell’occasione - spiega la parlamentare azzurra - chiederemo ai cittadini calabresi di far sentire il proprio sostegno a Berlusconi e alle sue proposte di riduzione delle tasse per fronteggiare la crisi economica, dall’aliquota unica del 20% alla no tax area per i pensionati e per quelli che guadagnano meno di 13000 euro l’anno. Sono convinta, infatti, che Forza Italia si rilancia sul territorio soltanto proponendo, come fa Berlusconi, soluzioni concrete per i problemi dei cittadini».
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Sabato 6 Dicembre 2014
Mezzoeuro Il brodo torbido delle schede
Il mistero delle schede elettorali praticamente poste sotto sequestro per giorni e giorni, con relativi verbali appresso, è ancora lontano dall’essere svelato. Non inganni il trasferimento (così pare) di tutti i plichi e dei verbali del Cosentino (l’area che si tinge di giallo) presso la Corte d’Appello di Catanzaro. Anche questa è una notizia vera a metà nel senso che non è chiaro se le indiscrezioni trapelate si riferiscano solo alla documentazione utile alla proclamazione del presidente Oliverio, per intanto, e non piuttosto all’intero carteggio che ha a che fare con le singole preferenze del Cosentino per i consiglieri. Ma anche prendendo per buona la “non-notizia” dell’arrivo finalmente a Catanzaro delle schede dell’intera provincia di Cosenza si rimane comunque a nuotare nel letame lo stesso. Ad ampie bracciate. Perché nessuno è in grado, allo stato, di conferire sulla salubrità dei seggi contestati e perché, vox populi più o meno interessate se non addirittura maliziose, sussurrano di più seggi che non tornano e di più numeri e candidati che ballano. E allora qui c’è qualcosa che non torna. È razionale tutto sommato proclamare Oliverio presidente perché è l’unico dato disponibile, una sorta di presidente solo con se stesso e formalmente impresentabile in aula, ma perché immaginare di rendicontare sul resto del consiglio addirittura a metà della prossima settimana? C’è persino chi è pronto a giurare che non basterà nemmeno la prossima, di settimana, e che ce ne andremo a ridosso della vigilia di Natale prima di avere proclamati tutti i consiglieri. Sotto l’albero con le palline. Ma che diavolo sta succedendo davvero? Non è che, per caso, ad una iniziale e palese cazzeggiata generale su regole e codici in quei seggi incriminati si è poi aggiunto un calcolo complessivo (di più persone) per far slittare il più possibile nel tempo la proclamazione dei consiglieri? E a questo punto, visto che siamo scivolati colpevolmente nel malizioso e nel torbido, cui prodest il tempo che si sta perdendo? Certamente non a Orlandino Greco, tanto per cominciare. È l’unico tra quelli in partita a rimetterci se la situazione di Catrolibero si complica. I suoi voti, seggi o non seggi tinti di giallo, li ha nel paese e nella peggiore delle ipotesi e cioè annullandoli del tutto quei due seggi sempre al primo posto della lista finirebbe. Certo non Mauro D’Acri, che passerebbe dal secondo al terzo posto se Orlandino va al primo,
Aspettando la proclamazione In Emilia Bonaccini fa anche la giunta tra un po' e qui da noi, a due settimane dal voto, non c'è neanche l'elenco dei consiglieri eletti E nel frattempo sta arrivando Salvini... cioè sempre dentro ma mai con prospettive di vincere la lista (e di ambire a un posto di assessore). Sicuramente, ma del tutto involontariamente, più passano i giorni e più spera in qualcosa invece Maria Francesca Corigliano, fedelissima di Mario Oliverio che la vuole ad ogni costo o in consiglio o in giunta regionale. Ve ne sono altri che possono ambire a girare il mestolo nel brodo del torbido, anche di altre liste o big dietro le quinte che si auguravano che le cose potessero andare diversamente, dentro o fuori il cerchio stretto di Oliverio. Qualcuno di questi viene da sponde prima opposte e ora in avvicinamento, come l’Ncd per esempio. Deve entrare in qualche modo, il cerchio va chiuso. Ma per ora non si chiude e il quadro s’innervosisce. Se si proclama il consiglio si fa dura ma se si continua a navigare nel torbido chissà, da Roma possono venire suggerimenti illuminanti. C’è Alfano al ministero dell’Interno, tanto per capirci. Se deve chiudere un occhio sul ritardo lo chiude. C’è poi il delicatissimo conto dei resti che a seconda se sono pochi o tanti, in ballo, possono persino determinare un altro seggio a vantaggio o a svantaggio di altre liste. Questo se si rimane nel chiuso dei seggi sospesi di Castrolibero perché se invece dobbiamo dubitare pure di altri Comuni daremmo ragione a Giacomo Mancini che, ai suoi
più stretti collaboratori, avrebbe confidato addirittura di sperare anche lui in un rientro clamoroso tra gli eletti. Non si sa come. E poi c’è lui, Mario Oliverio. Che nel chiuso della sua autocoscienza sa bene che più si avvicina il momento della proclamazione più si avvicina anche quello delle scelte, delle difficilissime scelte. Troppe promesse e troppi equilibri da mantenere in vita, per lui. La individuazione della giunta regionale stavolta sarà non solo complessa ma ad altissimo rischio, non solo politico. Ogni pezzo forte che ambisce a entrare in giunta fa uscire sulla stampa la mattina rivendicazioni e legittimazioni, ma occorrerebbe un vagone di un treno per infilarceli tutti. Oliverio lo sa ed è volato a Roma, dietro la porta di Guerini, a cercare lumi e dritte che possano valere come pagamento di cambiali che altrimenti toccherà a lui pagare. S’era detto di un inizio che non sarebbe stato per niente facile ma qui, a quanto pare a soprattutto a dar retta ai primi nomi che circolano a proposito della giunta, si rischia addirittura di sconfinare nel più clamoroso degli autogol politici (e non solo) per Oliverio. Quasi un avvio appeso su di una corda con un burrone sotto, il suo. Vedremo come ne uscirà, e se ne uscirà soprattutto. Del resto non è la politica in senso stretto che può preoccuparlo né, d’altra parte, il quadro desolante che può trovarsi in consiglio ove mai dovesse venire proclamato. No, tutto tranquillo dentro il Palazzo. È fuori che invece si sta muovendo qualcosa. Con il Pd a pagare le cambiali elettorali, Ncd a stare dietro la porta come un cagnolino e Forza Italia a regolare i suoi conti prima di decidere se andare in liquidazione c’è Matteo Salvini che, con calma, fa passi avanti. Nei prossimi giorni presenterà il suo logo per il partito del Sud, Calabria compresa ovviamente. E proseguirà i suoi incontri nelle regioni con quei capi elettori che gli stanno aprendo la strada. Come detto in una nota dei giorni scorsi questo partito di padano non avrà nulla e Salvini per primo sa bene che la chiusura geografica della creatura di Bossi è ormai archeologia neanche da custodire. Agirà, Salvini, in un campo a metà tra l’orgoglio e le rivendicazioni tipiche del Mezzogiorno unite alla rabbia dei territori che non si sentono rappresentati dai partiti tradizionali. Ma v’è di più. In Calabria Salvini ha già incontrato esponenti della società civile e imprenditori di primissimo livello, alcuni dei quali davvero significativi. E non è escluso che altri ancora, non secondari, possano appassionarsi al suo progetto. Staremo e vedere...
Matteo Salvini
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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Irccs Neuromed: entra nella fase operativa la consulenza di Luc Montagnier Una tre giorni intensa quella appena trascorsa dal professor Luc Montagnier all’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed. A partire da giovedì 27 novembre il premio Nobel per la Medicina, ha partecipato ad una serie di incontri con ricercatori e medici dell’Irccs di Pozzilli allo scopo di individuare tutte le possibili linee di ricerca che potranno rappresentare la base per lo sviluppo di progetti e iniziative in collaborazione, esplorando con una particolare attenzione la malattia di Alzheimer e l’autismo. Entra dunque in piena fase operativa il rapporto di collaborazione che vede lo scopritore del virus dell’Hiv consulente speciale del Neuromed. Lo scienziato ha avuto una serie di incontri con i responsabili di alcuni dei Dipartimenti di ricerca e clinici di Neuromed, Istituto che è una referenza a livello italiano e internazionale per la ricerca e il trattamento nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso. Ciò permetterà di esaminare in dettaglio le attività che attualmente vengono svolte, trovare i punti di contatto e tracciare le linee future attraverso le quali l’esperienza, il prestigio scientifico e la competenza del Professor Montagnier potranno incontrarsi con l’eccellenza scientifica dell’Irccs di Pozzilli nel campo neurologico, per giungere a disegnare progetti innovativi e sviluppare nuovi concetti nel campo delle patologie croniche, soprattutto quelle neurologiche. Dopo le sessioni scientifiche Montagnier ha partecipato altresì a due appuntamenti organizzati dall’Istituto Neuromed nel corso della sua permanenza a Pozzilli: un corso di formazione Ecm (Educazione continua in medicina) sulle nuove frontiere nello studio delle patologie neurodegenerative con un particolare approfondimento sulla genetica e la Giornata nazionale della malattia di Parkinson a San Giuseppe Vesuviano.
La sfida diagnostica delle Neuroscenze: LA GENETICA
L’incontro è stato organizzato dall’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed nell’ambito del calendario di Educazione continua in medicina (Ecm) al fine di approfondire, insieme ad esperti, ricercatori e personale sanitario, le correlazioni tra genetica e patologie neurodegenerative, con particolare riferimento al riconoscimento precoce delle stesse in fase diagnostica. Le malattie neurodegenerative sono patologie complesse multifattoriali; nel loro studio bisogna quindi considerare non solo i fattori genetici, che possono causare di per sé la comparsa della malattia, ma anche specifici fattori ambientali che possono interagire con quelli genetici determinando un maggiore o minore rischio di patologia. Negli ultimi decenni gli studi di Genetica molecolare hanno contribuito all’identificazione sia dei principali geni responsabili delle forme familiari di numerose malattie degenerative, come Alzheimer, Parkinson, Demenza Fronto-temporale, Sla e Corea di Huntington, sia di quelle combinazioni genetiche che aumentano la predisposizione ad ammalarsi, soprattutto se il paziente è esposto a determinane situazioni ambientali.
Nel vivo del
Premio Nobel
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Sabato 6 Dicembre 2014
Le eccellenze per sperare
GIORNATA NAZIONALE PARKINSON Quando il teatro può aiutare a gestire i limiti della malattia L’incontro con i ricercatori A sinistra momenti all’Ecm con la presenza di Montagnier Qui sotto, il dottor Nicola Modugno In alto a destra, l’incontro con i giornalisti a San Giuseppe Vesuviano
Il corso ha come obiettivo l’approfondimento delle specifiche problematiche che la genetica clinica deve affrontare in ambito delle diverse malattie neurodegenerative, - spiegano i responsabili scientifici del convegno la dottoressa Anna Elisa Castellano, Neurologa Irccs Neuromed, e il dottor Stefano Gambardella, responsabile del Laboratorio di Genetica molecolare Neuromed, una sintesi dello stato dell’arte e delle ultime scoperte per ognuna delle forme esaminate con uno sguardo al futuro in tema di possibili interventi terapeutici. L’individuazione di geni collegati alle diverse malattie neurodegenerative - continuano gli specialisti Neuromed - ha dato un enorme contributo alle conoscenze sia del funzionamento fisiologico dei sistemi neuronali che della cascata di eventi della neurodegenerazione; la correlazione tra assetto genetico e manifestazioni cliniche delle di-
verse forme, inoltre, ha decisamente contribuito alla loro caratterizzazione diagnostica. Si è inoltre aperto un filone di ricerche mirate all’individuazione di diversi bersagli molecolari e cellulari per nuovi approcci terapeutici, dalla immunoterapia alle sperimentazioni con vettori genici di origine virale, considerati possibili strumenti di un prossimo futuro. Nell’ultimo decennio le indagini genetiche sono state definite, insieme ai biomarkers neuroradiologici e liquorali, criteri diagnostici da affiancare ai classici criteri clinici e in risposta alla sfida di una diagnosi sempre più precoce di forme neurodegenerative iniziali. Ulteriore sfida, infine, la possibilità di una diagnosi predittiva in familiari asintomatici di persone affette, al fine di poter attuare terapie preventive, se disponibili, o valutare gli effetti delle terapie attuali, utilizzate il più precocemente possibile.
Bagno di folla al Teatro Italia di San Giuseppe Vesuviano che, alla presenza del premio Nobel Luc Montagnier ha celebrato la Giornata Mondiale dedicata alla Malattia di Parkinson. Organizzato dal Centro per lo Studio e la Cura del Parkinson dell’Irccs Neuromed di Pozzilli in collaborazione con l’associazione onlus “Parkinzone”, la Seconda Università degli Studi di Napoli e l’associazione culturale “Il Cactus”, l’evento ha voluto approfondire i temi di questa patologia neurodegenerativa con il colorato e divertente teatro dei ParKinzone’s. Uomini e donne che affrontano il Parkinson superandone i limiti proprio grazie ad attività quali il teatro, la danza e la musica. Un nuovo modello di assistenza ai pazienti affetti da Parkinson quello portato avanti dall’associazione di Pozzilli, che produce effetti evidenti grazie alla collaborazione tra artisti e neurologici, fisioterapisti, psicologi e infermieri dell’Irccs Neuromed. «Questi appuntamenti non sono altro che la dimostrazione di quello che possiamo fare, con le tecniche teatrali, per attenuare i limiti della Malattia di Parkinson. - spiega il dottor Nicola Modugno, Presidente dell’Associazione ParkinZone onlus e responsabile del centro per lo Studio e la Cura della Malattia di Parkinson dell’Irccs Neuromed di Pozzilli. - La componente della malattia più difficile da trattare è banalmente quella psicologica che necessita, per essere ripristinata, di approcci multidisciplinari proprio come la teatroterapia, la musicoterapia, l’arteterapia. Con il dialogo, alla base del lavoro degli specialisti ParkinZone, riusciamo ad alleviare i sintomi della malattia per un motivo specifico dimostrato scientificamente: impegnato nel lavoro teatrale, il cervello agisce e reagisce in maniera diversa rispetto ad un contesto di vita quotidiana. Avviene quindi una rimessa in gioco ‘spettacolare’ dei meccanismi di vita comune, che supera in parte l’alterazione dei circuiti intracerebrali alla base della malattia. Tra i tanti problemi neurologici e fisici scaturenti dal Parkinson vi è quello della perdita della socialità, che mina fortemente la volontà del malato a confrontarsi con gli altri perché impossibilitato a sostenere movimenti e dialoghi. I nostri specialisti aiutano queste persone a riappropriarsi della stima in sé stessi, a relazionarsi con gli altri tramite tecniche ben precise che sostengono le piccole attività quotidiane, spesso perse con l’insorgere del Parkinson. Tramite il laboratorio teatrale i nostri ‘attori’ riprendono a pensare a loro stessi come protagonisti della loro vita; riscoprono il proprio io ed il proprio corpo tramite il teatro, che diventa la loro nuova vita, e tramite il confronto con gli altri». A concludere la serata lo spettacolo teatrale “Questa sera il varietà” a cura della compagnia teatrale Cast e la presentazione del Calendario dell’Associazione Mamafrica a cura di Enzo Liguorio.
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Fondi Ue
Mezzogiorno bancomat del Governo Che il Mezzogiorno versa in condizioni disperate non è più una notizia. È l’unica verità sulla quale si può trovare unanimità di consensi. Molto diverso il giudizio quando si passa dall’analisi alla proposta per risollevarne le sorti. Come è successo costantemente durante questo secolo e mezzo di storia unitaria, la politica di incentivarne la crescita ha trovato sempre qualche scusa plausibile, per dirottare altrove gli sforzi. È accaduto nei primi decenni post conflitto quando si diede priorità alla industrializzazione del Nord lasciando che il Sud assumesse il ruolo di fornitore di capitale umano, e lo stesso schema continua a rappresentare la pietra miliare della politica governativa. È fin troppo facile sostenere che qualsiasi investimento è maggiormente produttivo laddove vi siano migliori condizioni strutturali, create dallo sviluppo di un sistema industriale che genera un terreno di coltura favorevole. La politica deve intervenire proprio per interrompere il circolo vizioso che la miseria produce miseria, eliminando le condizioni di minorità che impediscono la nascita di un sistema imprenditoriale dinamico e concorrenziale. In questo lungo piano inclinato sul quale sta scivolando l’Italia per effetto di una scellerata politica dei governi che si sono succeduti in questi anni, si rinnova l’antifona che è necessario dare priorità alla ricostruzione industriale del Nord, poiché gli investimenti al Sud sono meno produttivi e non hanno la forza di provocare lo shock necessario per uscire dal tunnel. Apparentemente è un discorso logico, ma guardandolo in una prospettiva di medio periodo è una delle cause principali della crisi in cui siamo caduti. Basti pensare al caso dell’unificazione tedesca. Per circa un ventennio hanno concentrato gli sforzi nel risollevare le sorti del loro Sud, cioè la Germania ex comunista, ritrovando la forza e l’energia per ripartire ed affrontare la sfida del mercato globale. La visione padanocentrica, gretta e provinciale, ha impedito di concepire politiche lungimiranti, intessendo rapporti con le economie emergenti e trasformando in punti di forza le minacce provenienti dalla concorrenza sleale sulle garanzie e i controlli. L’unica preoccupazione in questi anni è stata quella di decurtare le risorse destinate al Mezzogiorno senza alcun piano strategico. In questa opera di destrutturazione, un grande ruolo è stato giocato dai politici meridionali che si sono dimostrati assolutamente incapaci di rappresentare degnamente le istanze del Sud. In definitiva sono mancate più le idee, i programmi, i progetti, una utopia di crescita, piuttosto che le risorse. Ironia della sorte, mentre si piange per le difficoltà in cui versa il Mezzogiorno, si è in procinto di dover restituire miliardi di euro per l’incapacità di programmazione.
Ora inizia una nuova sfida,
un nuovo settennio che porta con sé un ricco paniere che pur non potendosi considerare sufficiente a colmare il gap, rappresenta però una dote importante che potrebbe formare una massa critica in grado di dare una scossa al Mezzogiorno. Le ultime elezioni europee, pur caratterizzate da uno scarso entusiasmo hanno rinnovato la rappresentanza parlamentare del Sud. Apparentemente in meglio, salvo valutare quanto poi sapranno fa-
Aldo Patriciello scrive alla Commissione europea: il tempo per invertire la tendenza di un Meridione saccheggiato sta per scadere re nel concreto. Per il momento mostrare una migliore capacità di analisi, e la volontà di voler proporre soluzioni innovative. Se non siamo di fronte all’ennesimo fruscio di “scupa nova” qualche risultato potrebbe anche venire. «La crescita del Mezzogiorno passa anche e soprattutto da un corretto ed efficace utilizzo dei fondi europei», sostiene ad esempio Aldo Patriciello, un parlamentare europeo alla sua seconda legislatura. «In un momento di grave crisi economica quale quello che stiamo attraversando non è pensabile che a pagare il conto più salato siano le regioni meridionali già pesantemente colpite dalla recessione e a rischio desertificazione industriale. Togliere ulteriori risorse al Sud Italia significa condannarlo ad una perenne condizione di minorità economica e politica: un rischio troppo alto per il nostro Paese ma che l’attuale governo sembra non tenere nella giusta considerazione». Questo è certamente condivisibile, ma quello che è ancora più importante e necessario è avere le idee chiare su come spendere queste risorse, e per quali obiettivi. Dovrebbe essere chiaro a tutti che la politica di industrializzazione forzata è fallita ed ha imboccato una via senza uscita. Piuttosto che concentrarsi sulla semina, bisogna preparare il terreno, dissodarlo e concimarlo per poterlo rendere fertile. Quale componente della commissione Industria, Ricerca e Energia, può avere un ruolo importante da svolgere nella definizione di una politica soprattutto per quanto riguarda l’energia e la ricerca. Sono due settori sui quali si gioca il futuro dell’Europa e nei quali regioni povere, come la Calabria (e anche il Molise anche se apparentemente viaggia con altri ritmi). Da sempre ha prodotto più energia del necessario senza trarne alcun beneficio e potrebbe anche avere un ruolo
strategico nel piano energetico del futuro per la disponibilità di acqua, vento, sole e moto ondoso che possono dare un grande contributo. L’europarlamentare è critico nei confronti della decisione dell’esecutivo di procedere alla distribuzione dei fondi in maniera centralizzata, in base alle esigenze via via riscontrate. Una posizione che ha trovato la netta opposizione di molti amministratori meridionali - Stefano Caldoro in primis - che lamentano la violazione dell’accordo bilaterale tra regioni e governo secondo cui la distribuzione delle risorse sarebbe dovuta avvenire secondo criteri diversi (80% al Sud e circa il 20% al Nord). «La politica di coesione varata da Bruxelles - sostiene Patriciello l’eurodeputato forzista - ha come obiettivo principale quello di accorciare la distanza che separa le regioni più ricche da quelle con un basso reddito e quindi più povere. Un obiettivo difficilmente raggiungibile, per quanto riguarda le nostre regioni meridionali, alla luce dei provvedimenti attuati dal governo in questi ultimi mesi. Non si può certo pensare di risolvere o migliorare i problemi strutturali del sud azzerando praticamente gli investimenti per le infrastrutture o dimezzando la quota di cofinanziamento nazionale dei progetti finanziati con fondi europei. Né tanto meno si può continuare ad assistere alla continua sottrazione di risorse destinate allo sviluppo del sud per finanziare politiche che nulla hanno a che fare con l’obiettivo di stimolare la crescita economica delle regioni meridionali. Il Mezzogiorno non può essere il bancomat del governo: urge una visione strategica a lungo termine per invertire al più presto la rotta». Una presa di posizione netta, decisa ed opportuna, che deve essere accompagnata da una serie riflessione sui programmi e sui progetti poiché è inutile continuare in una direzione che ha prodotto solo disastri e la nascita di una criminalità specializzata nell’intercettazione delle risorse destinate allo sviluppo. «Ho deciso di scrivere un’interrogazione alla Commissione europea - conclude Aldo Patriciello - per chiedere se l’atteggiamento del governo possa ritenersi ammissibile o se invece, come credo, sia in netto contrasto con gli obiettivi e le finalità che la politica di coesione promossa dall’Unione europea si propone di attuare». Op
Aldo Patriciello
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Mezzoeuro Il ricordo e l’appello Una speranza in più
Dove i giovani vengono amati c’è civiltà Franco Corbelli insieme alle sorelline di Cocò
Voglia di speranza dove forse non ce n’è Il ricordo e l’appello. Auguri e Giustizia per il piccolo Cocò. Domani sarebbe stato il suo onomastico. Il leader del Movimento Diritti civili, Franco Corbelli, ricorda il piccolo Cocò (il bambino di Cassano, ucciso e bruciato, il 19 gennaio scorso, insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina) che oggi (sabato 6 dicembre) avrebbe festeggiato il suo onomastico; aspetta e chiede che, «dopo oltre 10 mesi, venga finalmente fatta giustizia per la sua morte». «Due anni fa, i primi giorni di dicembre del 2012, iniziavo la mia battaglia per il piccolo Cocò, allora rinchiuso insieme alla giovanissima mamma nel carcere di Castrovillari. Il piccolo Nicola Campolongo, per tutti semplicemente Cocò, il 23 agosto scorso ha compiuto 4 anni e sabato 6 dicembre, festività di San Nicola, avrebbe festeggiato il suo onomastico. Quel bambino, che non ho mai dimenticato, continuo a portarmelo nel cuore, ho pensato tante volte a lui, alla sua fine orribile, in questi giorni dopo la tragedia del piccolo Loris, il bambino siciliano strangolato e ucciso. Il piccolo Cocò ero riuscito, due anni fa, pochi giorni prima del Natale, il 22 dicembre 2012, a farlo uscire dal carcere insieme alla sua giovane mamma. E quel bambino oggi sarebbe ancora vivo se avessero accolto i miei appelli (di concedere di nuovo i domiciliari alla giovane mamma) quando hanno poi (all’inizio dell’estate del 2013) riarrestato la giovane donna perché aveva portato (mentre era agli arresti a casa) il piccolo Cocò e le due sorelline a vedere il loro papà, allora detenuto a Catanzaro - afferma Corbelli -. Aiuto ininterrottamente la famiglia di Cocò da allora, da due anni. Sento, al telefono, la mamma, la sorella, quando hanno bisogno mi chiamano e io insieme al loro bravo avvocato, Liborio Bellusci, mi attivo e intervengo subito. Oggi, 10 mesi dopo quell’efferato delitto, si aspetta che venga finalmente fatta giustizia, che i crudeli assassini vengano individuati e arrestati. Oggi, alla vigilia del suo onomastico voglio ricordare e fare gli auguri al piccolo Cocò. Auguri Cocò. Non ti dimenticherò mai, continuerò sempre ad aiutare la tua famiglia e a lottare perché tu abbia Giustizia! Lo ricordo io il piccolo Cocò, essendo sia i genitori che le nonne del bambino in carcere (solo la mamma di Cocò è agli arresti domiciliari in una casa famiglia). Lo faccio in questa occasione con un pensiero commosso e sofferto rivolto a quel
Auguri e Giustizia per Cocò Oggi sarebbe stato il suo onomastico. La chiede Franco Corbelli, Diritti civili bambino siciliano e ai suoi giovani genitori. Anche se sono storie completamente diverse, quello che li unisce sono quei due bambini uccisi, che oggi sono insieme in Paradiso».
Nuovi locali in Degenza nefrologia
Sanità, colpo di reni a Catanzaro La nuova sezione di degenza Nefrologica della Soc di Nefrologia e Dialisi dell’azienda ospedaliera di Catanzaro è pienamente operante e situata di fronte alla sezione di Dialisi di recente inaugurazione. Sono stati consegnati infatti i nuovi locali secondo i criteri di agibilità, confort e sicurezza con la dotazione di 10 posti letto di cui 2 per Day-hospital. Lo rende noto l’azienda ospedaliera catanzarese. «Dopo circa 30 anni di attesa - si legge in una nota - si è realizzato un progetto funzionale soprattutto per i pazienti nefropatici, dializzati, trapiantati di rene, ipertesi che ricorrono alle cure della Soc e provenienti da buona parte del territorio calabrese. Tale sistemazione - si fa rilevare - consentirà ovviamente un migliore servizio all’utenza anche per il più razionale utilizzo delle risorse umane grazie alla vicinanza delle 2 sezioni».
Don Mazzi ha firmato il libro istituzionale della Provincia di Cosenza, ospite del presidente Mario Occhiuto Con lui i suoi più stretti collaboratori, alcuni dei quali si fermeranno a Cosenza per gestire la nuova sede di Exodus, che il Comune di Cosenza e Mario Occhiuto, questa volta in veste di sindaco della città, ha voluto far nascere «Dove ci sono giovani e, soprattutto, dove i giovani vengono amati c’è civiltà, democrazia e speranza». Con questa parole don Antonio Mazzi ha firmato il libro istituzionale della Provincia di Cosenza, ospite del presidente della Provincia Mario Occhiuto, prima di incontrare i ragazzi delle scuole superiori all’auditorium “Guarasci”. Con lui i suoi più stretti collaboratori, alcuni dei quali si fermeranno a Cosenza per gestire la nuova sede di Exodus, che il Comune di Cosenza e Occhiuto, questa volta in veste di sindaco della città, ha voluto far nascere. E che vedrà il Comune di Cosenza quale ente promotore e la Fondazione Exodus onlus quale ente gestore. Il Centro di ascolto e orientamento si trova in via Rivocati al numero 87 e, come tutti gli altri 40 centri realizzati in Italia in 30 anni di attività, si pone come obiettivo il supporto delle situazioni educative per aiutare le famiglie, le agenzie sociali e il territorio della provincia di Cosenza nell’opera di educazione di adolescenti e giovani. Don Antonio Mazzi, 85 anni, ha raccontato agli studenti riuniti all’auditorium nel centro storico di Cosenza, tre delle storie che costellano una vita di esperienza in mezzo ai giovani. I tossicodipendenti, per i quali si è speso per tutta la vita e che continuerà a seguire «fino a quando il Signore mi terrà dritto» dice sorridendo. Storie non sempre a lieto fine, storie di difficoltà e ostacoli. «Di circa 1.000 giovani che entrano in comunità - ha spiegato son Mazzi - ne perdo ben due terzi. Una cifra enorme, tantissimi giovani che non riesco ad aiutare». Le colpe, spesso, sono delle compagnie sbagliate perché «i tossicodipendenti sono deboli, frequentano compagnie sbagliate e si lasciano convincere». Il fondatore di Exodus ha esortato quindi la platea a scegliere con cura le amicizie, a nutrirsi di passioni vere e ad accettare con forza le sofferenze, senza lasciarsi abbattere, perché tramite queste si cresce. Un messaggio di speranza, intervallato da musica dal vivo, con brani dei Modà, di Rino Gaetano, dei Nomadi. Il presidente Occhiuto ha esortato i ragazzi a far tesoro delle parole e dell’esperienza di don Mazzi. Insieme a lui anche l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano Salvatore Nunnari, il provveditore agli Studi, Luciano Greco e il prefetto Gianfranco Tomao.
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Sabato 6 Dicembre 2014
Telecom Calabria risponde alla chiamata
Accordo separato in TI Il “modello Pomigliano” si trasferisce ai call center di Telecom. Il 12 dicembre i lavoratori dei customer Telecom avranno un motivo in più per aderire allo sciopero e partecipare alle manifestazioni messe in campo
Il filo si spezza... Il “modello Pomigliano” è oramai diventato uno strumento esportabile e replicabile. Dalla delocalizzazione della produzione di auto alla delocalizzazione dei modelli di relazioni industriali il passaggio è breve. Capita quindi che anche in Telecom Italia si lanci un “referendum” in tono ricattatorio in cui o si accetta il peggioramento delle condizioni lavorative oppure si prospetta la societarizzazione dei reparti di customer. La Slc Cgil non ha sottoscritto l’accordo ritenendolo non accettabile e non coerente con la piattaforma rivendicativa unitaria che i lavoratori avevano approvato nei mesi scorsi. Pertanto l’accordo presentato al coordinamento nazionale delle Rsu di Telecom Italia, oltre ad essere in violazione dello Statuto dei lavoratori (art.4 L300/70) e del Ccnl (art.57), non è condivisibile né nella sostanza e né nella forma di approvazione che prevede un “referendum farsa”. I lavoratori avranno nei prossimi giorni una grande responsabilità, ed una importante occasione per far sentire le proprie ragioni all’azienda. Aderire massicciamente allo sciopero generale del 12 Dicembre darebbe un segnale chiaro all’azienda Telecom Italia del malessere e del malumore che in questi giorni, dopo la firma dell’accordo separato, serpeggia nei customer di Telecom. Una massiccia astensione dal lavoro rafforzerebbe la posizione di chi, questo accordo, lo considera un sostanziale attacco ai diritti dei lavoratori ed un forte peggioramento delle condizioni di lavoro. Come Slc Cgil Calabria daremo ampia visibilità alla “vertenza Caring di Telecom” nelle piazze e nei cortei che in Calabria sono programmati per il prossimo 12 dicembre e saranno previsti interventi di lavoratori impattati da questo accordo. Il tutto per ribadire la contrarietà della Slc Cgil ad un accordo che impone un modello di raggiungimento degli obiettivi di produttività attraverso un
controllo a distanza del singolo lavoratore. Un modello che porterà a condizioni di lavoro inaccettabili, oltre che a peggiorare ulteriormente il già pessimo servizio offerto ai clienti che è una delle principali cause della contrazione di fatturato dell’azienda. E dopo l’iniziativa di protesta, che sarà un’occasione per misurare il dissenso su questo accordo, l’obiettivo sarà quello di disertare il referendum indetto per i giorni 17 e 18 dicembre. Invalidare un referendum illegittimo, privo di ogni valore e pertanto inutile e inefficace, perché non permetterà una vera espressione di volontà e sarà caratterizzato dalle minacce, più o meno pressanti, che i vertici aziendali attiveranno. Noi al ricatto non cediamo e al referendum non partecipiamo!!! Slc Cgil Calabria
Camusso non si risparmia
Sud assente non giustificato «Il Mezzogiorno è il grande assente delle politiche del Paese. Quando si pensa che si possono ripescare risorse dalla rimodulazione della programmazione precedente non si fa altro che sottrarre risorse». Lo ha detto la segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a Palermo.
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Sabato 6 Dicembre 2014
Stimolo al cubo
UNICAL Austria andata e ritorno Un percorso formativo di particolare importanza, che vedrà coinvolti gli studenti magistrali dei corsi di laurea in Informatica e Ingegneria gestionale, rafforza la collaborazione tra l’Università della Calabria e la Upper Austria university of Applied sciences. È il risultato dell’accordo sottoscritto dai rettori, Gino Mirocle Crisci, e Gerald Reisenger, che conclude positivamente il lavoro condotto nei mesi scorsi dall’Ufficio internazionalizzazione dell’Unical, finalizzato a intensificare i rapporti già da tempo esistenti tra i due atenei. Alla cerimonia hanno anche partecipato, per l’Università della Calabria, il prorettore, Guerino D’Ignazio, Sergio Bova e Francesca Guerriero, rispettivamente direttore del dipartimento di Meccanica, Energetica e Gestionale e coordinatrice del corso di laurea in Ingegneria gestionale; Giorgio Terracina, coordinatore del corso di laurea in Informatica, del dipartimento diretto da Nicola Leone, e Giampiero Barbuto, responsabile dell’ufficio Internazionalizzazione; per l’ateneo austriaco, invece, Michael Affenzeller, presidente del master Degree Program in Software Engineering, e Michael Rabl, presidente del master Degree Program in Product and Innovation. Come si diceva, l’iniziativa riguarderà gli iscritti ai corsi di laurea magistrale in Informatica e Ingegneria gestionale dell’Unical che, al pari dei colleghi austriaci, avranno l’opportunità di vivere un’esperienza formativa nuova e stimolante, conseguendo una doppia laurea (dual degree agreement). In particolare, gli studenti di Arcavacata e quelli della Upper Austria University of Applied sciences frequenteranno il primo anno nella propria università ed il secondo anno nell’università partner. Lo sviluppo della tesi avverrà in co-tutela da parte di entrambi gli atenei ed alla fine del percorso gli studenti acquisiranno rispettivamente il titolo di Dottore Magistrale in Informatica (Master in Computer science) in Italia e di Master of Science in Engineering in Austria. Alla firma dell’accordo hanno indubbiamente contribuito i rapporti che i corsi di laurea in Ingegneria gestionale e informatica dell’Unical - quest’ultima è collocata tra le prime cento nel mondo nella recente classifica Arwu (Academic ranking of
L'Università della Calabria firma accordo di collaborazione con la Upper Austria University of Applied sciences, doppia laurea per gli studenti di Ingegneria gestionale e Informatica
World universities) - mantengono da tempo con l’Università austriaca. Una sinergia che ha portato, tra l’altro, all’attivazione nella sede di Hagenberg del corso in “Software engineering”, caratterizzato da una sostanziale convergenza dei programmi didattici con il corso di laurea in informatica dell’ateneo calabrese (80 crediti su 120). La “University of applied sciences upper Austria (Uasua)” (http://www-en.fh-ooe.at/), che vanta oltre 200 collaborazioni scientifiche nel mondo, è leader nazionale nel suo campo e offre numerosi corsi di laurea triennali e magistrali (circa 60) nel campo delle scienze applicate, in quattro sedi nel nord dell’Austria: Hagenberg, Linz, Steyr, e Wels.
Università, triste rapporto Censis
Diminuiscono le pergamene al Sud Tra il 2008 e il 2013 gli iscritti alle università statali sono diminuiti del 7,2% e gli immatricolati del 13,6%. L’andamento decrescente ha interessato tutti gli atenei tranne quelli del Nord-Ovest, dove gli iscritti sono aumentati del 4,1% e gli immatricolati dell’1,3%. È quanto si legge nel Rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese, secondo cui nelle università del Nord-Est la contrazione dell’utenza è stata più contenuta: -2,3% di iscritti e -5,9% di immatricolati. Al Centro invece il numero degli studenti iscritti si è contratto del 12,1% e quello degli immatricolati del 18,3% e al Sud dell’11,6% e del 22,5%. L’indice d’attrattività delle università sembra premiare non solo quelle del Nord-Ovest (da 3,9% nel 2008 a 8,6% nel 2013), ma anche del Nord-Est, che, sebbene abbiano ridotto l’utenza complessiva, hanno comunque accresciuto quella proveniente da fuori regione, passando dall’11% all’11,8%. L’ulteriore contrazione dell’indice di attrattività degli atenei meridionali (da -21,8% nel 2008 a -22,8% nel 2013) sembra confermare la presenza di criticità strutturali note, a loro volta inserite nell’ambito di contesti territoriali segnati - scrive il Censis - da derive di sottosviluppo economico di lungo periodo. Il dato che invece sembra essere più allarmante è la caduta nei cinque anni di riferimento dell’indice di attrattività delle università del Centro Italia, che è passato da 21,8% nel 2008 a 12,4% nel 2013, marcando un’apprezzabile riduzione del capitale reputazionale di tali istituzioni. Aumenta inoltre l’incidenza delle tasse d’iscrizione sul totale delle entrate delle università: da un valore intorno all’11% dei primi anni 2000, le entrate contributive si attestano al 13% nel 2010, per poi raggiungere nel 2012 quota 13,7%. I dati disaggregati per ripartizione territoriale indicano una separazione netta nel tempo degli andamenti delle entrate contributive tra le università settentrionali da un lato, e quelle centrali e meridionali dall’altro. Le prime si pongono, infatti, al di sopra delle medie nazionali e oltre la soglia del 15% sia nel 2011, sia nel 2012; le seconde, invece, al di sotto.
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