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0,50 + 0,50 Voce ai giovani numero 47 - Anno 13 - Venerdì 21 Novembre 2014 Copia omaggio se distribuita al di fuori delle edicole

settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa

CALABRIA

Sullo sfondo, immagini degli scontri a Cosenza prima dell’arrivo di Renzi tratte dal blog L’ora siamo noi

Mi chiamo OPINIONE Salve, il mio none è opinione. Di solito non mi piace far quello che si deve fare, mi annoia. Mi capita di far tardi la sera, non guardo poi neanche troppo la tv. Leggo, certo che leggo, ma con distacco. Alcuni dei miei amici che si chiamano come me non lavorano e sono incazzati. Altri, pur facendolo, sono incazzati lo stesso. Altri ancora volano alto, non se le “sporcano” le mani con le cose di questo mondo. Una cosa so, anche se non ci conosciamo tutti e ci frequentiamo ancora meno. Siamo tanti quelli che ci chiamiamo allo stesso modo ma non lo sappiamo, o facciamo finta di non saperlo. Ci unisce il fatto che non dobbiamo niente a nessuno e non chiediamo quasi mai niente a nessuno. Ma siamo tanti, davvero tanti quelli che ci chiamiamo allo stesso modo. Siamo la maggioranza, ma non lo sappiamo. E non sappiamo mai fare squadra anche perché non sapremmo che farcene né di una vittoria né di una sconfitta. Per solito, ovviamente, non andiamo a votare e men che meno poi in Calabria. Lasciamo che a farlo siano gli altri, quelli che sono di meno. Quelli che sanno di meno. Quelli che “costano” di meno. Fin qui è andata così. E ci ritroviamo la Calabria che è sotto gli occhi di tutti. Ma se per una volta ci organizzassimo per entrare in quei cazzi di seggi la domenica mattina…

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Voce ai giovani Violenza di genere, il manuale per le Forze dell’ordine

Quel bando dell’Asp (forse) fuori legge

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Venerdì 21 Novembre 2014

Un affondo illuminato a Cinquestelle

di Oreste Parise

Anche lei vittima di una fatwa pentastellare, professore? Per quanto mi riguarda io sono fedele al detto di Maometto secondo il quale la disparità di giudizio è una ricchezza. Non ho fatto alcuna dichiarazione che possa considerarsi contraria allo spirito del movimento, piuttosto ho voluto stimolare una riflessione in un momento di evidente difficoltà. Non è un delitto riconoscere che si sia commesso qualche errore, perché il Movimento è giovane e ha bisogno di fare esperienze che sono indispensabili per la crescita. Il vero problema è la mancanza di una discussione sui motivi che hanno portato a tante delusioni elettorali e come riuscire a ridiventare credibili nei confronti del vasto settore della società che aveva creduto nella possibilità di una svolta. Ho voluto dar voce alle molteplici sollecitazioni che mi provengono da una parte consistente degli elettori e dei simpatizzanti che ancora vedono nel movimento uno strumento democratico di partecipazione. In Calabria nelle ultime politiche, nel febbraio 2013, il Movimento ha registrato un vero e proprio boom. Qualche giorno fa Mezzoeuro nelle elezioni comunali di Reggio Fondato da Franco Martelli Calabria c'è stato un crollo. Quali sono state le ragioni di questo evidente fallimento politico? Ediratio editore Si tratta di un test poco significativo che non può avere il valore di un giuDirettore responsabile dizio sull'intera attività del movimenDomenico Martelli to. Le elezioni locali obbediscono a logiche molto particolari in cui l'elemenRegistrazione to personale, il rapporto diretto tra eletTribunale di Cosenza tori ed eletti è un poderoso collante del n°639 consenso. Semmai quello che dovrebdel 30/09/1999 be preoccupare maggiormente è l'incremento esponenziale dell'astensioniRedazione smo, che denota una incapacità di ate amministrazione trarre il dissenso, di convincere una fetvia Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza ta importante dell'elettorato che è possibile un diverso modo di fare politica, Responsabile che vi è la possibilità di interpretare i settore economia bisogni collettivi, di dare una risposta Oreste Parise ai disagi, alle difficoltà dei cittadini piuttosto che perseguire interessi personaProgetto li nella gestione della cosa pubblica. e realizzazione grafica Maurizio Noto Niente di nuovo sotto il sole, un ritorno al passato di rassegnazione, la pertelefono 0984.408063 dita della speranza di una politica difax 0984.408063 versa. La realtà non si ripropone mai esattae-mail: ediratio@tiscali.it mente nello stesso modo. Il Movimento ha fatto suonare un campanello d'alStampa larme, ha acceso le coscienze di tanti Stabilimento tipografico cittadini ed ha avuto il merito di incaDe Rose, Montalto (Cs) nalare la protesta in forme di partecipazione democratica. Questo è un meDiffusione rito che gli va riconosciuto ed è una Media Service funzione importante che ancora contidi Francesco Arcidiaco nua a svolgere e mi auguro che possa telefono 0965.644464 fax 0965.630176 continuare a svolgere nel futuro. La perdita di consensi del Movimento, infatInternet relations ti, va di pari passo con un allargamenN2B Rende to della Lega Nazione di Salvini il cui carattere lepennista può essere facilIscritto a: mente constatato da tutti. A questo biUnione Stampa Periodica sogna aggiungere una forte crescita di Italiana forme di dissenso spontaneo e disorganizzato che potrebbe degenerare in una contestazione violenta ed endemica.

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Grillo s’è girato dall’altra parte... A lui non piace farsi definire l'ideologo del Movimento. Certo è però che il prof Stefano Becchi, di lui stiamo parlando, ha un peso rilevante nell'universo pentastellato Sulle elezioni calabresi, e la latitanza del leader, ha un parere netto... «Mi appare certamente discutibile la scelta di Beppe di tenersi lontano dai territori, limitandosi a qualche sporadica apparizione last minute in questa campagna elettorale. La sua presenza avrebbe certamente prodotto un consistente numero di voti, avrebbe smosso le coscienze e creato un entusiasmo partecipativo da parte dei simpatizzanti che sono ancora tanti ed entusiasti Il movimento mostra limiti evidenti, un affollato casting di personaggi in cerca di una parte a "Dilettanti allo sbaraglio". Reputa credibile un metodo di selezione delle candidature che coinvolge l'incredibile numero di 268 elettori in tutta la regione? Il sistema di selezione delle candidature adottato è certamente il modello più democratico che abbiamo sperimentato in questi anni. Si fa una troppa facile ironia dimenticando che le osannate primarie de Pd sono un gioco dove una miriade di persone sono chiamate a esprimersi su ipotesi di candidature calate dall'alto senza alcuna possibi-

lità di intervenire nel dibattito, senza alcuna forma di partecipazione democratica. Non si deve dimenticare che sono stati chiusi tutti i luoghi dove gli iscritti potevano partecipare alle scelte. Al contrario il metodo del Movimento permette a ciascun iscritto di proporsi come candidato e di scegliere il proprio rappresentante. Il numero ristretto premia tutti coloro che per anni hanno creduto nel movimento e si sono spesi per la sua crescita. Sono essi la vera struttura organizzativa che si esprime liberamente nei meet-up dove si confronta con qualsiasi problematica. Né è da sottovalutare che è un criterio disciplinato dalla statuto che viene rispettato rigorosamente, come una sicura garanzia di democraticità. Se vi sono correzioni da apportare devono essere discusse e introdotte nello statuto. Non è accettabile che le regole siano fissate di volta in volta seconda la convenienza di qualche potente di turno. Vi è una chiara dimostrazione di resa del movimento, da una parte Grillo tra il serio e il faceto dichiara che il 2,2% sarebbe un risultato soddisfacente alla luce dei sondaggi, mentre il candidato presidente Cono Cantelmi ha preparato un'ancora di salvataggio presentandosi anche come candidato per entrare in Consiglio regionale qualora riuscisse a scalare l'insormontabile scoglio dell'8%. Perché questo clima di nero pessimismo alla vigilia delle elezioni? La dichiarazione di Grillo è chiaramente una provocazione sulla notizia di un possibile fallimento elettorale del movimento nelle elezioni in EmiliaRomagna e in Calabria, che sembrano manipolate ad arte per provocare il risultato che si intende ottenere. Credo sia opportuno rimandare qualsiasi valutazione a dopo lo spoglio delle schede poiché non si può escludere qualche sorpresa. Quello che mi appare certamente discutibile è la scelta di Grillo di tenersi lontano dai territori, limitandosi a qualche sporadica apparizione last minute in questa campagna elettorale. La sua presenza avrebbe certamente prodotto un consistente numero di

La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa


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Venerdì 21 Novembre 2014

Un affondo illuminato a Cinquestelle

Beppe Grillo e Stefano Becchi (a sinistra)

«Vorrei aggiungere che tutte le regioni meritano una pari considerazione Non ci capisce per quale motivo, ad esempio, la Calabria è quasi assente sul blog che poi è quello ufficiale del Movimento Tutta l'attenzione è concentrata sull'Emilia e sulla Romagna» voti, avrebbe smosso le coscienze e creato un entusiasmo partecipativo da parte dei simpatizzanti che sono ancora tanti ed entusiasti. Vorrei aggiungere che tutte le regioni meritano una pari considerazione. Non ci capisce per quale motivo, ad esempio, la Calabria è quasi assente sul blog di Grillo che poi è quello ufficiale del Movimento. Tutta l'attenzione è concentrata sull'Emilia e Romagna. In sede di valutazione dei risultati si dovrà tener conto di questo diverso comportamento. Il Mezzogiorno attraverso un momento di grande difficoltà certamente maggiore del resto d'Italia e meriterebbe un'attenzione particolare e non di essere abbandonato a sé stesso. Ricordo che ha dato un grande contributo alla crescita del movimento, proprio per l'ansia di rinnovamento che attraversa la società meridionale che ha bisogno di un segnale forte per tradursi in azione politica. Questo era un momento importante per dimostrare nei fatti la voglia e la capacità di dar forza a questa ansia di rinnovamento. Per quanto riguarda il candidato presidente della Calabria non esito a sostenere che la sua è una scelta chiaramente errata che è contro lo spirito statutario che vuole che "uno vale uno". A prescindere dall'esito è molto più importante il rispetto delle regole, poiché la credibilità deve essere la forza del movimento, l'elemento caratterizzante della sua diversità. Una coalizione formata di una sola lista viene considerato un altro elemento di debolezza. Non cre-

de la sua incapacità di dialogo, il rifiuto di trovare degli alleati per la sua battaglia di rinnovamento costituisce un grave handicap? La valutazione della partecipazione o meno a una competizione elettorale deve essere fatta preventivamente. Credo, ad esempio, che non aver partecipato alle regionali in Sardegna sia stata una scelta saggia, poiché non vi erano le condizioni per presentare una ipotesi competitiva. Ma una volta deciso non si può stare a guardare e abbandonare i territori. Ma credo che la scelta solitaria non solo risponde allo spirito del movimento, ma costituisce una sfida, offre una alternativa seria e credibile per superare lo stallo politico, consente di rinnovare nel profondo la rappresentanza. Forse l'elettorato non ha ancora maturato questa consapevolezza, ma si tratta di una ipotesi travolgente che potrebbe finalmente rappresentare una vera e propria rivoluzione nel sistema italiano. È proprio questa diversità che andrebbe sottolineata per sollecitare un voto al movimento, poiché è l'unico modo per chiudere una parentesi amara della nostra storia e mandare a casa i responsabili dello sfascio economico, sociale, etico, morale ed anche ambientale. Non solo la Calabria e l'Emilia e Romagna hanno bisogno di cambiare pagina, ma l'intero paese per creare un clima di fiducia e dare un futuro ai nostri giovani. Una delle cause della grande sofferenza della regione è la presenza di una criminalità incombente. Nessuno ha sentito una proposta chiara e decisa da parte dei rappresentanti pentastellati. Cosa si aspetta il movimento da queste elezioni? e cosa devono aspettarsi i cittadini calabresi da una eventuale massiccia presenza dei pentastellati in Consiglio regionale? Non esistono ricette miracolistiche. Mi sembra inutile coniugare un elenco di mirabilia da sottoporre all'attenzione degli elettori. tutti i partiti hanno il loro libro dei sogni, che sono sempre rimasti chiusi nelle urne. L'unico modo per sconfiggere il fenomeno mafioso e ridare dignità ai cittadini attraverso il lavoro, con la crescita e lo sviluppo che possono provocare una rivolta culturale. Per favorire questo processo è necessario sciogliere il legame molto forte che sussiste tra mafia e criminalità organizzata e sappiamo quanto pesi

durante le elezioni con il voto di scambio. Per contrastare efficacemente tutto ciò esiste un mezzo: il cosiddetto disegno di legge "Lazzati", sostenuto con grande forza dal giudice Romano De Grazia. Il Movimento 5 Stelle in un primo momento lo ha appoggiato poi, se non mi sbaglio, ne ha preso le distanze e la cosa mi sembra francamente incomprensibile. Al di là del vivace dibattito sull'articolo 416 del codice penale va sottolineato che la cosiddetta "Legge Lazzati", introducendo il divieto di propaganda al mafioso, elimina il paradosso normativo secondo il quale il sorvegliato speciale non può votare, ma può sollecitare e orientare il voto degli altri. È questo lo strumento migliore per togliere la delinquenza ai politici e la politica ai delinquenti. Peppe Grillo ha voltato le spalle alla Calabria, non ha voluto neanche chiudere la campagna elettorale. Questo è francamente incomprensibile. Portare l'onestà al governo dell'Emilia Romagna come scriveva sul Blog del Movimento annunciando tutta una serie di eventi per la conclusione della campagna elettorale è certo importante. Mi chiedo se non sarebbe stato ancora più importante impegnarsi in una regione martoriata da mafia e criminalità come la Calabria, una regione che ha una grande voglia di riscatto. Nella quale nella precedenti elezioni il M5S ha avuto un ottimo risultato a dimostrazione della voglia della maggioranza dei calabresi di voler un puntare sulla crescita e lo sviluppo. Non si esce dalla crisi abbandonando i territori deboli, ma con una forte politica di coesione sociale. Cosa succederà in caso di una disfatta elettorale, ci sarà una ordalia collettiva o si continuerà a vivacchiare in un clima di cupio dissolvi. Un reale fallimento imporrebbe una discussione seria per individuare responsabilità e responsabili. Non è più possibile adottare la politica dello struzzo e far finta che non sia successo niente, o ancor peggio accontentarsi di gestire quel poco che resta. Il movimento è nato con la grande ambizione di dare un governo al paese per una reale svolta politica. Questo sogno dobbiamo mantenerlo ancora vivo.

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Venerdì 21 Novembre 2014

Campagna elettorale - Fine della corsa È la cosa che rimane di più di questa caccia al consenso. Il candidato del Pd circondato e accompagnato da chi per 45 anni, ha avuto a che fare con la Regione...

Il commento

Les jeux sont faits

Quei volti impresentabili che dietro stanno

Oliverio...

Con il venerdì santo della passione non di Cristo ma della campagna elettorale complessivamente più piatta e vuota della pur tragica storia calabrese si chiude la caccia al voto. Al confronto gli scenari illuministici di Peppino Chiaravalloti o Agazio Loiero (di fatto due piaghe sanguinanti per la Calabria) parevano prefigurare la California nel cuore del Mediterraneo. E sappiamo come è andata. Oggi neanche l’illusione ma solo la cruda realtà, desolante realtà. Domenico Gattuso e Cono Cantelmi si sono divisi non tanto il consenso potenziale di opinione o di rabbia, ma quello dell’isolamento. Dell’alienazione, dell’inutilità. Non solo. Per essere quelli che dovevano smontare il Palazzo a colpi di idee e proposte, loro insieme a D’Ascola potendo parlare senza l’assillo di dover vincere, sono passati come l’acqua insipida sotto un ponte che dorme. Non li ha mai percepiti nessuno. Complimenti, e complimenti soprattutto a Grillo che ha dimostrato quanto aveva a cuore le sorti elettorali della Calabria (lui stesso ha prefigurato un 2% alla fine). D’Ascola, questo dice chi lo ascolta di frequente, non ha ancora capito quando conferisce che non sta parlando a dei giudici. Quelli li può pure addormentare con teorie sofiste, anzi se li addormenta è buono per lui così porta all’incasso sentenze alla camomilla (con Scopelliti, però, non c’è riuscito). Ma il popolo votante no, se cambia canale non è un buon segno. Più o meno come Cantelmi e Gattuso D’Ascola è candidatura di bandiera, di rappresentanza. Poteva promettere e far sognare senza l’assillo di doverlo poi dimostrare. In pochi accreditano la sua coalizione nemmeno della quota per entrare in consiglio. Ma non è bastata questa leggerezza d’animo, di D’Ascola non ricordiamo quasi niente. Wanda Ferro è entrata tardi in campagna elettorale, lo sappiamo. Non ha affatto demeritato laddove ha potuto esprimersi. Se non andiamo errati è la prima donna che corre per la poltrona più alta, mai nella storia di Calabria una simile coincidenza. Ha fatto di tutto per far passare in sordi-

na questo dettaglio e ha continuato a mostrarsi “pop” ma anche dialogante con gli industriali più virtuosi. È presto per un bilancio, s’è collocata a metà tra la corsa grillina che in Calabria è mancata e quella di un’amministratrice solida e dalle carte in regola. Due mandati alla Provincia di Catanzaro possono anche non bastare, soprattutto per chi non ha fatto un bagno nelle acque pulite del Catanzarese e non si è accorto che il Cosentino è rimasto venti anni indietro. Ma rappresentano pur qualcosa. Mario Oliverio ha pagato fin da subito il fatto che la gente via via ha capito che votando lui, cioè dietro di lui, c’è la cordata extralarge che ha di fatto divorato la Calabria in 45 anni. Cerchiamo di elencarli in ordine sparso e ci scusiamo con gli interessati se ne abbiamo dimenticato qualcuno. Dietro Oliverio ci sono Agazio Loiero, Nicola Adamo, Mario Tassone, Mario Pirillo, Saverio Zavettieri, Pietro Fuda, Rosario Olivo, Enzo Sculco. Elio Belcastro, Pino e Tonino Gentile. Non proprio dei fiori di campo, verrebbe da dire. Neanche a farlo apposta Oliverio avrebbe potuto raccogliere di meglio (o di peggio, dipende dai punti di vista). E non può neanche dire, Oliverio, che se li è trovati questi tipi senza volerlo perché non è così che è andata. Li ha cercati, gli ha fatto visita, gli ha fatto fare liste e ora, cioè dopo il voto, si faranno i conti. Dopo di che parlare di programmi per quanto riguarda Oliverio, dopo aver presentato questo ben di Dio di parterre e dopo aver ben compreso che ci saranno i Gentile poi nel suo eventuale governo regionale, è diventato via via difficile. Per certi aspetti impossibile. Alzi la mano, o per meglio dire il mouse, chi non ha in Calabria qualcosa da dire o un conto in sospeso con quel parterre in fiore che sta dietro la corsa di Oliverio. L’avesse potuti ammirare Sergio Leone, quei tipi, ci avrebbe fatto un film western all’italiana con fagioli, pistole, ovviamente rapine e cazzotti. Ma qui non siamo su di un set e non si sta giocando affatto, c’è in ballo il futuro della Calabria. E la tensione sale.

«Nella prima parte del 2014 è proseguita la fase negativa dell’economia regionale, caratterizzata dalla debolezza della domanda e dalla limitata propensione a investire delle imprese. A fronte di alcuni lievi segnali di stabilizzazione osservati tra la fine del 2013 e gli inizi dell’anno in corso, è tornata successivamente a prevalere l’incertezza sui tempi della ripresa. Secondo il nostro sondaggio congiunturale, le imprese delle costruzioni e quelle dei servizi hanno registrato in media i risultati peggiori in termini di fatturato. Nel mercato del lavoro, si è confermata la dinamica particolarmente negativa registrata nell’ultimo biennio. Il numero degli occupati si è ancora ridotto, in linea con il quadro congiunturale. Nel complesso, la situazione occupazionale continua a risentire della fase sfavorevole più che nel resto del Paese. È continuata la contrazione dei prestiti, più accentuata per le imprese. Su tale andamento hanno inciso sia una domanda ancora debole sia le perduranti rigidità nell’offerta. La rischiosità del credito si è mantenuta su livelli elevati: i passaggi a sofferenza sono aumentati per le imprese, rimanendo invece stabili tra le famiglie consumatrici. I depositi bancari sono cresciuti per le famiglie, a fronte di un calo per le imprese. Tra i titoli in custodia presso le banche, che nel complesso hanno registrato un andamento stazionario, è proseguita la crescita dei fondi comuni». Sono queste le conclusioni del Rapporto della Banca d’Italia di Catanzaro sulla situazione economica della Calabria presentato solo qualche giorno fa a Catanzaro. È una ulteriore certificazione dello stato comatoso in cui versa la regione dove persino i barlumi di speranza della fine del 2013 si sono spenti ed è ritornato buio pesto. Le elezioni erano una occasione per ridare fiducia e imporre una inversione della tendenza che più che grave bisogna definire drammatica. All’abbaiare alla luna dei vari istituti di ricerca economica (Svimez, Camera di commercio, Bcc Mediocrati, Cnel...) si è aggiunto un elemento preoccupante che è l’allarme demografico, il progressivo spopolamento della regione per effetto del saldo negativo tra nascite e morte e l’imponente esodo che sta interessando la parte più attiva e dinamica delle popolazione giovanile che non trova più alcun motivo per restare qui a pietire qualche elemosina pubblica. La crisi demografica segnale un cambiamento totale, la trasformazione della crisi congiunturale in una crisi strutturale destinata a stravolgere l’equilibrio economico sociale della regione: tra qualche decennio potremo vivere in una Calabria saracena. Di questo profondo disagio non vi è traccia nella campagna elettorale che appare condizionata da un vincitore annunciato, da competitor rassegnati, dalla folle corsa degli eterni beneficiati per salire sul carro del vincitore di turno, dallo spasmodico pressing su parenti, amici, conoscenti per acchiappare quella preferenza che consente di occupare un comodo scranno a Palazzo Campanella.


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Venerdì 21 Novembre 2014

Chiusura col botto, anzi col pugno L’incursione del Cavaliere

Una catena di Sant’Antonio per Wanda

Il ritardo del premier a Cosenza non scoraggia la protesta che produce feriti L’arrivo di Renzi in ritardo sotto la statua di Telesio di Cosenza non ha scoraggiato chi aveva in mente di fare casino. Il casino doveva esserci e il casino c’è stato, finito poi sui media di tutto il Paese. Un gruppo di dimostranti ha tentato di forzare il cordone di sicurezza predisposto dalle forze dell’ordine intorno all’area dell’auditorium "Guarasci" del liceo classico di Cosenza. La polizia ha reagito al tentativo dei manifestanti con una carica di alleggerimento e con il lancio di alcuni lacrimogeni.

Renzi arriva tardi ma la rissa è puntuale Il bilancio finale è di tre agenti di polizia contusi ed almeno un dimostrante ferito, il tutto avvenuto nei pressi dell’auditorium in cui è per ore era atteso il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Alcuni manifestanti hanno tentato di forzare il cordone di sicurezza messo in atto dalle forze dell’ordine per impedire ai contestatori di avvicinarsi, suscitando la reazione degli agenti che li hanno respinti sparando anche dei fumogeni. Renzi poi è arrivato, s’è fatto largo in qualche modo e ha cominciato, in notevole ritardo, il suo saluto finale alla campagna elettorale di Mario Oliverio. Naturalmente tutto strapieno nell’auditorium da 800 posti. E non poteva essere altrimenti se teniamo conto che solo 200 sono i candidati nelle 8 liste che sostengono Oliverio e se a questi aggiungiamo un parente e un amico a testa il quadro si completa. Più burocrati e candidati che elettori veri nella sala al chiuso dell’auditorium e anche questo è stato oggetto di polemica nei corso degli ultimi giorni. Il discorso di Renzi era scontato e non ha deluso le aspettative. Forte impegno per la Calabria, pieno sostegno al candidato, siamo tutti uniti come Pd, una squadra. Nessun cenno, e non poteva essere altrimenti, al lungo braccio di ferro per non far candidare Oliverio, alle frizioni di questa estate, alla gestione complessiva di un partito calabrese che ancora è convalescente dopo anni di commissariamento. Tutti renziani, ora come ora. E Renzi, d’altra parte, più oliveriano che mai. Ma non poteva che essere così a poche ore dal voto. Addirittura Mario Oliverio, nel corso del suo intervento, è apparso persino più renziano di Renzi in persona, davvero un prodigio. C’è chi è pronto a giurare però, uscendo dal linguaggio tipico della propaganda politica, che Oliverio avrebbe fatto carte false ieri sera, a conti fatti, per non averlo avuto del tutto il premier al saluto finale. Oggi come oggi non è più come qualche mese fa. Il malcontento sociale sta crescendo, la delusioni pure. Non sappiamo fino a che

punto colpa solo di Matteo Renzi ma la sensazione netta è che la lune di miele tra lui e l’elettorato sia entrata nella fase calante, che spesso è inesorabile. Oliverio dal canto suo non avrebbe mai catalizzato tanta rabbia e cazzotti se avesse chiuso da solo la campagna elettorale. Forse un po’ di indifferenza in più ma non guasta di questi tempi. La paura forte del candidato di San Giovanni in Fiore è che la gente possa percepire come referendum sull’operato del governo centrale la sua stessa candidatura alla presidenza. Come dire, se vuoi bocciare Renzi boccia anche Oliverio e prendi tutto il cucuzzaro. Questo rischio ha percepito Oliverio ieri sera. Chi l’avrebbe mai detto...

Fuori i muscoli

Pienone per Gianpaolo Chiappetta Ha fatto davvero il pieno Gianpaolo Chiappetta nel suo incontro di chiusura all’Hotel Executive di Rende. «Gianpà, e ti frichi ‘i Renzi» gli ha sussurrato qualche buontempone questo per sottolineare davvero la gran folla che ha circondato il suo comizio. Accompagnato da Roberto Occhiuto e in attesa di Jole Santelli, che era a Catanzaro, Chiappetta ha dato grande prova di forza e di consapevolezza. Indubbiamente una dimostrazione muscolare che non passerà inosservata.

«Forza Italia diventerà di nuovo il primo partito italiano con Berlusconi in capo più convinto e deciso che mai». Lo ha detto Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente ad una manifestazione elettorale promossa a Catanzaro per sostenere la candidatura a presidente della regione Calabria di Wanda Ferro. Silvio Berlusconi lancia una “catena di Sant’Antonio” per sostenere la candidata di Forza Italia alla presidenza della Regione Calabria, ma anche per superare il rischio dell’astensionismo. Lo ha fatto intervenendo telefonicamente a Catanzaro alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale della candidata sostenuta da Forza Italia, Casa delle libertà e Fratelli d’Italia, Wanda Ferro. «Con il cuore sono lì con voi e con Wanda - ha detto Berlusconi - vi telefono adesso per raccomandarvi stasera e nella giornata di domani di telefonare e fare telefonare a tutti i vostri parenti, amici e conoscenti per convincerli che è un loro diritto, un loro dovere, un loro interesse andare a votare domenica. E dite loro di fare lo stesso, di telefonare a tutti, mettendo in atto una specie di catena di Sant’Antonio». Il Cavaliere, accolto da un applauso della platea, alla presenza della stessa Ferro, della coordinatrice regionale Jole Santelli e della portavoce di FI alla Camera, Mara Carfagna, ha aggiunto al telefono: «Guardate che questi interventi delle ultime ore sono importantissimi. E dobbiamo convincere tutti i nostri sostenitori che per tante volte ci hanno votato a sostenerci ancora e per sempre». Berlusconi ha concluso il suo intervento con una battuta: «Vi bacio ad uno a uno. Anzi, di più. A tutte le azzurre due baci, a Wanda, Mara e Jole tre baci, naturalmente uno sulla fronte e due sulle guance. Un evviva fortissimo per la vostra bellissima Calabria, per Forza Italia e per Wanda Ferro presidente». «Wanda Ferro è l’unica speranza di riscatto per questa regione». Lo ha detto la portavoce di Forza Italia alla Camera dei deputati, Mara Carfagna, intervenendo a Catanzaro alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale di Wanda Ferro, candidata di Forza Italia alla presidenza della Regione Calabria. «La posta in gioco per domenica - ha aggiunto l’ex ministro - è la sfida tra un futuro che ancora si può costruire, anche se con grandi sacrifici e grandi difficoltà, ma in nome della speranza, del benessere, della trasparenza e delle opportunità da offrire ai tanti giovani ed ai tanti talenti di questo territorio, e il ritorno ad un passato che conosciamo, che i calabresi conoscono molto bene e che non ci piace. Un passato fatto di trasformismo, di malcostume, di accordi messi al ribasso che - ha concluso Carfagna - hanno portato questa terra ad essere in fondo a tutte le classifiche nazionali ed internazionali».

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Venerdì 21 Novembre 2014

Mezzoeuro Te lo do io il voto

Le elezioni regionali sono state già scritte in Calabria. Il candidato del Pd, Mario Oliverio, vincerà a mani basse ed è già governatore in pectore. La sua elezione, domenica, non è messa in discussione. Lo dicono i sondaggi. Ma soprattutto lo conferma il clima che si respira in tutta la Regione. I gruppi di potere si sono spostati ed è finita l’era di Giuseppe Scopelliti che ha tentato di esportare il “modello Reggio” a Catanzaro, sede della giunta regionale. Il suo regno, però, è caduto sotto i colpi delle sentenze sul “Caso Fallara” e degli scioglimenti per mafia. Le poche truppe cammellate che gli sono rimaste fedeli sostengono Wanda Ferro, candidata di Forza Italia scelta da Berlusconi. Le altre hanno già trovato due nuovi padroni, i fratelli Tonino e Pino Gentile (Ncd) che, dopo aver tentato l’“accurduni” con il Partito democratico , in coalizione con l’Udc hanno fondato il terzo polo puntando sul senatore Nico D’Ascola. Completano la lista dei candidati a governatore il professore Domenico Gattuso dell’Altra Calabria (ex Tsipras) e Cono Cantelmi del Movimento 5 Stelle. Dopo la débâcle dei pentastellati al Comune di Reggio, le parole dei giorni scorsi di Grillo non promettono nulla di buono: “Alle regionali magari prenderemo il 2,2%”. I grossi numeri, perciò, sono tutti del Pd e delle liste collegate a Oliverio, seguito come un’ombra dall’ex consigliere regionale Nicola Adamo e dalla moglie, la deputata Enza Bruno Bossio. Il rinnovamento passa anche da loro. Una rottamazione in stile ‘nduja quella che sta avvenendo in Calabria, affidata ai diversamente renziani che rispondono a D’Alema e che hanno trascorso tre quarti della loro vita facendo politica. Lo stesso Oliverio è entrato per la prima volta in Consiglio regionale nel 1980.

In piedi Peppe Scopelliti A destra Giuseppe Chiaravalloti e Agazio Loiero

Ecco la “foto” che passa sui media La macchina si è messa in moto. Un film già visto con Chiaravalloti nel 2000, con Loiero nel 2005 e con Scopelliti nel 2010. Adesso alla corte del vincente arrivano numerosi esponenti del centrodestra accolti a braccia aperte da un Pd che vuole spacciare per rinnovamento il riciclo di politici e dirigenti che, fino a pochi mesi fa, si battevano il petto in nome dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti. La giostra deve andare avanti e la sensazione è che il biglietto lo possano comprare tutti. La Calabria è anche questa: un grumo di potere che, ogni cinque anni, si ricicla e trova un nuovo padrone da servire e che sia in grado di assicurare che le cose cambino ma non troppo. Oliverio parla di “una netta discontinuità e rottura con il fallimento sancito dal centrodestra. Dopo il voto non presterò il fianco a nessun inciucio”. Dopo forse, prima sicuro. Tra i candidati che lo sostengono, infatti, hanno trovato spazio trasformisti come Elio Belcastro (ex sottosegretario dei governi Berlusconi), Pasquale Tripodi (già Udeur), Rocco Sciarrone (ex consigliere provinciale di Forza Italia e organizzatore dei pullman di sostenitori da schierare sotto Palazzo Grazioli in difesa del Caimano) e Flora Sculco (figlia d’arte di Enzo, ex consigliere regionale della Margherita che, dopo aver lasciato la poltrona perché condannato a 4 anni per concussione, fondò, i

Il "Fatto Quotidiano" si concentra sulla massa uniforme dei riciclati e sulla cordata unica che, saltando da destra a sinistra, rimane pressoché intatta da Chiaravalloti, a Loiero a Scopelliti. E ora sotto a chi tocca...

“Demokratici” e sostenne Scopelliti). Il codice etico è rimasto chiuso nel cassetto. Antonio Scalzo è uno dei pochi consiglieri regionali uscenti ad essere stato ricandidato e pochi giorni dopo rinviato a giudizio per presunti illeciti nella gestione della Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Non è l’unico a rischiare. A Reggio c’è un fascicolo sui rimborsi percepiti da oltre una trentina di consiglieri indagati per peculato e candidati non solo nel Pd. Nei prossimi giorni la Procura dovrà decidere quali provvedimenti assumere. Venerdì si conclude la campagna elettorale più dura per la politica calabrese. I posti sono 30 e non 50. Nel 2005, a Locri, si sparava addosso a Franco Fortugno, l’ex vicepresidente del Consiglio. Nessuno lo ricorda più. La ‘ndrangheta non esiste nella Regione dei diversamente renziani. da il Fatto Quotidiano del 18 novembre 2014


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Venerdì 21 Novembre 2014

Le eccellenze per sperare Al Neuromed nuovi approcci alla salute attraverso la nutrizione

VERSO EXPO 2015

Nutraceutici cibi funzionali e salute Una buona alimentazione può contribuire a prevenire le principali malattie del mondo occidentale, come ad esempio le malattie cardio e cerebro-vascolari, i tumori, il diabete e le patologie neurodegenerative. Approfondire dunque le interconnessioni tra alimentazione e salute risulta essere indispensabile al fine di prevenire e curare suddette patologie. Se n’è parlato al Neuromed nel corso dell’ultimo appuntamento Ecm promosso dall’Irccs di Pozzilli. Responsabili scientifici del simposio Chiara Cerletti e Maria Benedetta Donati del dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Istituto. I termini nutraceutico (crasi tra nutrizione e farmaceutico) e cibo funzionale si riferiscono ad un alimento o parte di un alimento che, al di là della semplice compensazione di una carenza, forniscono un beneficio aggiuntivo alla salute. L’utilizzo, sulla base dell’evidenza scientifica, di suddetti cibi come coadiuvanti nella prevenzione delle patologie croniche dell’invecchiamento rappresenta da alcuni anni una realtà medico- scientifica di grande potenziale non solo economico, ma anche in termini di ricadute sulla salute. Al convegno sono stati approfonditi tali aspetti secondo gli approcci epidemiologici e le possibilità di impiego in campo neurologico. L’inizio è affidato alla lettura introduttiva del dottor Enzo Grossi, advisor scientifico del Padiglione Italia Expo 2015 e della Fondazione Bracco di Milano, che ha inquadrato il tema dei nutraceutici nel contesto di Expo 2015. «Tra gli argomenti che saranno affrontati ad Expo 2015, nel padiglione Italia dedicato alla scienza, la nutraceutica avrà uno spazio importante - ha affermato Grossi nel corso dell’incontro - Il convegno promosso da Neuromed ci dona la possibilità di aggiornarci sulla nutraceutica per la quale la scienza ha un forte interesse. Parliamo di un mondo in forte evoluzione, per il quale vengono riposte numerose aspettative e l’Italia può giocare un ruolo rilevante in ambito scientifico. Anche i colossi farmaceutici - ha continuato Grossi - cominciano, o comunque cominceranno, a prendere in considerazione lo sviluppo dei nutraceutici. La ricerca scientifica per questo è di estrema importanza affinché una metodologia rigorosa ci permetta di capire se ciò che evidenziamo negli stili di vita sia sostenuto dai dati obiettivi». Francesco Sofi dell’Università di Firenze, ha discusso di vari aspetti che legano la nutrizione alla salute umana, con particolare riguardo alla Dieta mediterranea. Katia Petroni, dell’Università di Milano, ha posto l’attenzione sui risultati di ricerche sperimentali e cliniche che, in collaborazione con l’Irccs Neuromed, sono in svolgimen-

Il dottor Grossi


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Venerdì 21 Novembre 2014

Le eccellenze per sperare

to per esaminare gli effetti sulla salute di particolari estratti di piante e frutta - come le antocianine. Un tema che si sta affacciando prepotentemente nell’attuale contesto di ricerca internazionale è quello affrontato da Francesca Fava, del Centro di Ricerche agrarie di S. Michele all’Adige. Con il titolo “la strada verso il cuore di un uomo passa per il suo microbiota intestinale”, Fava ha sottolineato il ruolo dei microbi intestinali e del loro complesso rapporto con la salute.

Il professor De Gaetano e la dottoressa Cerletti

La sessione finale del corso ha trattato di temi clinici, in particolare del ruolo dei nutraceutici nella prevenzione di malattie neurodegenerative, con un approfondimento a cura di Nicola Modugno del Dipartimento di Neurologia Neuromed; di tumori cerebrali con Antonietta Arcella del Dipartimento di Neuropatologia molecolare Neuromed, e di malattie cardio e cerebro-vascolari con Gabriele Riccardi dell’Università Federico II di Napoli. Maria Benedetta Donati del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione Irccs Neuromed ha concluso il corso esponendo i vantaggi ed i limiti di una integrazione con nutraceutici al fianco delle terapie convenzionali, sia in oncologia che in cardiochirurgia. «Abbiamo capito sempre di più che siamo quello che mangiamo e possiamo considerarci sani sulla base delle nostre abitudini di vita. - ha detto Maria Benedette Donati - Naturalmente l’alimentazione può essere migliorata tramite l’arricchimento di alcuni principi che abbiamo riconosciuto essere particolarmente rilevanti per la nostra salute, per mantenerla e quindi per prevenire le più importanti malattie che ci affliggono in questo tempo e in questa zona del mondo. Una stretta adesione alla Dieta mediterranea previene le malattie cardiovascolari, la mortalità per i tumori e per le malattie neurodegenerative. I principi che giustificano questo risultato benefico sono legati ad un effetto anti-infiammatorio ed anti-ossidante dei principali componenti della Dieta mediterranea. Può essere necessario, in alcune condizioni, arricchire l’alimentazione di principi che nella dieta mediterranea, come la frutta e verdura, sono già presenti naturalmente. Per esempio gli antiossidanti contenuti nel mirtilli e in tutti frutti molto colorati sono particolarmente importanti nella prevenzione delle patologie croniche come quelle cardiovascolari».

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I numeri sul finire Profumo di garofano

Occhio al voto (pulito) socialista sccialista da preservare In queste ore di grandi spostamenti di truppe, di consensi che si accreditano e altri che si “svendono” ai saldi c’è una partita dentro la partita che si sta giocando all’interno del centrosinistra, e dove sennò. È il voto socialista da preservare, da rinchiudere in un alveo blindato tanto è in pericolo. Oggi, si dirà, non ha molto senso parlare ancora di voto socialista in presenza e all’interno di un contenitore così grande come è il Pd. Eppure non è così, a guardar bene, che stanno le cose. In Calabria la tradizione socialista è di primissimo livello. Notevoli sono state le soddisfazioni che questo retaggio elettorale, politico e culturale ha offerto alle competizioni. Inutile ricordare qui i nomi e i cognomi che stanno dietro la storia del socialismo calabrese è appena il caso di ricordare invece quali rischi stia correndo tuttora questa tradizione. Dopo l’esclusione di Sandro Principe dalle liste, la mortificazione subita da Papasso alle provinciali è dietro l’angolo l’ultima alienazione. Ora è chiaro che a guardar bene ci sono dei candidati che si stanno giocando, da dentro e fuori le liste del Pd, un posto in consiglio regionale, forse due. Ma non è questa la vera partita in gioco. La questione è un’altra ed è legata alla qualità della rappresentanza che ne verrà fuori. I socialisti veri di Calabria (e del Cosentino in particolare) non chiedono in sostanza solo uno o più candidati in consiglio che ab-

biano avuto a che fare in passato con il retaggio del Psi quanto, soprattutto, che venga o vengano eletti consiglieri dal profilo alto, politicamente inattaccabile, confortante. Detto in altre parole, che facciano strada quei volti e quei nomi che non facciano sfigurare la nobile tradizione socialista. E il punto è tutto qui. Dal momento che invece radio elezioni parla sottovoce di inquietanti pacchetti di voti borderline che si potrebbero spostare verso questo o quel candidato socialista, consensi dalla provenienza di dubbia qualità per intenderci, scatta di conseguenza l’allarme rosso. Si va alla disperata ricerca di punti fermi e di prestigio che possano indicare una strada, per così dire, più sicura. Una delle tracce più perseguibili, e francamente più tranquillizzanti in questo senso, porta da Gianni Pittella, l’eurodeputato del Pd dalla grande e solida tradizione socialista. E non tanto e non solo perché si è chiaramente espresso a favore di una Gianni candidatura (Pappaterra) che non ha mai nascosto di preferire Pittella alle altre quanto perché, Pittella appunto, si erge di questi tempi sopra una spanna e mezza rispetto agli altri ambigui riferimenti sotto il garofano. La realtà dice questo. Quanto, come e se il corpo elettorale, quello “sano” perlomeno, sarà in grado di tenerne conto è tutto un altro discorso...

Lo chiamavano “uomo legge”

Gianpaolo Chiappetta Alle sue spalle Palazzo Campanella

In chiusura ormai ufficiale di campagna elettorale vengono fuori dei dati assai sorprendenti sulla produttività dei consiglieri uscenti Ci fa piacere che certe cifre siano uscite solo in chiusura di campagna elettorale così nessuno, se non in pochi, potrà rivendicarli o rivenderseli, anche in negativo, in chiave propagandistica. Sono numeri che hanno a che fare con la cosiddetta produttività del consigliere regionale intesa come effettiva propensione dei testi prodotti a diventare legge. Come dire, carta canta e canta a ragion veduta. Il quadro complessivo tiene conto di alcuni parametri che riguardano l’intera nona legislatura che si è appena conclusa. Si analizzano i numeri e la qualità di progetti di legge, l’incidenza sull’attività legislativa, l’approvazione finale vera e propria del testo. È redatto, questo lavoro, dal servizio resoconti e non è questo un pacchetto di numeri che si può fare a meno di considerare nella sua oggettiva validità. E allora sveliamolo il nome di chi merita la palma del miglior consigliere in termini di produzione di disegni di legge poi effettivamente diventati legge regionali. L’analisi è stata svolta per gruppi consiliari e per singolo componente di ogni gruppo. La medaglia d’oro va a Gianpaolo Chiappetta, oggi ricandidatosi per un posto in consiglio regionale nella lista della Casa delle libertà. Ha vinto lui questo speciale concorso. Ha presentato ben 51 progetti di legge su 601 totali, con un’incidenza personale sull’iniziativa legislativa dell’8,49%. Ben 32 leggi a sua firma sono state approvate con una percentuale di successo del 62,75%. L’incidenza sulla legislazione complessiva sul totale delle leggi è del 13,73% e Gianpaolo Chiappetta risulta il consigliere più efficace dal punto di vista della produzione legislativa. Complimenti a lui, non c’è che dire. Lo chiamavano “uomo legge”...

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Mezzoeuro Scenari da fine novembre

Verso un consiglio spaccato a metà La corsa è finita. Chilometri di carta appiccicata sui muri, sorrisi di plastica per strada, cene a sbafo. Arriverà la pioggia, quella vera. E il fango e il vento leveranno e laveranno tutto. Lunedì 24 c’è il sonno con... cui fare i conti ma da martedì 25 o da mercoledì 26 bisognerà pur prendere le mosse con un nuovo equilibrio del consiglio regionale della Calabria. Poche illusioni, non ci sarà molto di più a disposizione. Per i grandi giochi del potere vero, quello della giunta, bisognerò attendere ancora un bel po’, almeno a ridosso di Natale. Prima c’è da chiudere il cerchio nazionale e vanno inquadrate un paio di partite almeno. La prima riguarda la tenuta del Pd con se stesso. Il metro lo fornirà la riforma della legge elettorale e quella del lavoro, tutte e due da portare all’incasso entro l’anno. Quale che sarà la forma delle leggi che uscirà dalle aule dirà anche che Pd ne verrà fuori. Se uniformato e compatto con Renzi o se mediato o strappato in due. Oppure dirà che c’è un Pd più piccolo ma monocolore e un altro partito ancora. Chissà. Metà dicembre e sapremo. Dall’altra parte, quella del Cavaliere, il riflesso vale solo in parte in diminutio. Non governa, Berlusconi, ma è essenziale e lo sa bene. C’è la posta in gioco per il Capo dello Stato, c’è la legge elettorale da mozzicare il più possibile così da renderla indigesta ad Alfano. Oppure, al contra-

RNO NI GIO G O I IC K SEGU FACEBOO SCENA O R SU E RET E I Z I NOT CON

La quasi certa esclusione dall'assemblea di Cinquestelle e terzo polo regalerà 17 consiglieri a chi vince e 13 a chi perde. Con tutto quello che questo significa... rio, c’è da prendersi in liquidazione e al saldo e in fretta l’elettorato di Alfano che non sa più che pesci prendere. Le elezioni calabresi, forse più di quelle emiliane, dicono qualcosa in questo senso. Berlusconi in ogni caso sa che può uscirne come unica forza presente in aula calabrese oltre al Pd, schema questo che lui vorrebbe si replicasse anche a livello nazionale. Due contenitori, un’unica partita ovunque e fuori dal ring mezze sigle e mezze figure. Ma la strada è ancora lunga. Certo è che l’assemblea regionale rischia e per davvero di venirne fuori letteralmente spaccata in due. Se, come appare

assai probabile, Cinquestelle e terzo polo non supereranno lo sbarramento, le uniche forze presenti saranno quelle del Pd (con le sue liste) e di Forza Italia (con le sue più Fratelli d’Italia). La coalizione che vince prende 17 consiglieri, quella che perde 13. Un’influenza, un mal di pancia, un risentimento umorale di qualcuno della maggioranza e le sedute si complicano. Ma non è nemmeno questo il punto politico. Oggi chi si intesta da leader dell’opposizione un gruppo di 13 consiglieri è molto più che un assessore. È il cane da guardia della giunta, la spina, persino lo sfidante che riposa e si allena sena pensieri. Perché chi governa non dorme mai la notte un’ora più degli altri e soprattutto, chi governa dalle nostre parti, non è mai il favorito quando c’è da giocare la rivincita. Poi ognuno è libero di pensare che cinque anni sono sempre tanti per ritornare al voto ma mai come questa volta, in Calabria, potrebbe essere smentito. La spregiudicatezza vendicativa di Scopelliti ha consegnato alle urne una Calabria prematura, immatura. A scadenza naturale e cioè in primavera il disegno complessivo degli equilibri nazionale avrebbe suggerito e forse imposto altre formule elettorali e altri candidati in Calabria. Siamo sicuri di questo. E siamo anche certi che forse uno solo dei candidati alla presidenza che sono oggi in campo lo avremmo ritrovato ad aprile. Con tutto quello che questo significa...


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Cosa non si fa per la salute

Quella delibera galeotta dell’Asp di Cosenza... Lo abbiamo scritto più volte nel corso di questa paradossale campagna elettorale, che certo non verrà tramandata ai posteri per brillanti teorie di sviluppo socio economico. Cosa non si fa invece per entrare in consiglio, ultimo baluardo acchiappabile del potere ancora rimasto in piedi. E, naturalmente, cosa non si fa per la “salute” ma non quella dei calabresi piuttosto quella di chi, con il dipartimento della Salute, prova a incartare voti. Dopo le passeggiate trionfanti e rasserenanti di Lorenzin in corsia, il ministro, e quelle di Oliverio e Ciconte a Catanzaro in stile medico della mutua di sordiana memoria ecco, carta canta in questo caso, una delibera che nel pieno della campagna elettorale rischia di fare la differenza nel settore e nel territorio geografico in cui agisce. Una delibera che, nonostante il piano di rientro sostanzialmente lo vieti, riorganizza il piano aziendale e settoriale di un intero comprensorio. Si tratta della delibera n° 2379 del 4 novembre, atto dell’Asp di Cosenza che ha come oggetto la “riorganizzazione della rete di assistenza riabilitativa nel distretto del Tirreno”. La gente soffre, si sa. E soffre sempre di più quella che con disabilità necessita di educazione e riabilitazione sul piano fisico, funzionale, sociale, emozionale etc. Non stiamo citando alcuni passaggi del “libro Cuore” ma paragrafi della delibera che, sulla carta, mostra sensibilità accentuate verso questa piaga sociale e umana, e poco importa se s’è deciso di intervenire a 19 giorni dal voto. Sono pensieri cattivi questi che poco hanno a che fare con il senso stesso della delibera. Il problema, però, è che la delibera pare agisca in completa violazione della legge regionale n° 24 del 2008 e del regolamento regionale n° 13 del 2009 che demandano il potere di autorizzazione e di accreditamento di nuove strutture al solo dipartimento regionale della Salute, l’assessorato per intenderci, oggi nelle mani del commissario ad acta per il piano di rientro. Ma c’è di più. La stessa delibera va contro

Riorganizzazione della rete sul Tirreno e nuovi accreditamenti per quanto riguarda l'assistenza riabilitativa Ma il piano di rientro lo vieta le norme sul piano di rientro stesso che vietano sostanzialmente il rilascio di nuovi accreditamenti. Perché parliamo di accreditamenti? Perché nella delibera, che mira a riorganizzare lungo il distretto del Tirreno l’assistenza sociale e fisica ai disabili, si fa proprio riferimento ad un potenziamento dei servizi, strutturali e quindi aziendali nonché professionali e tecnici. Dunque riepiloghiamo. A meno di venti giorni dal voto l’Asp di Cosenza sente in cuore di dover riorganizzare la rete del Tirreno per quanto riguarda l’assistenza ai disabili. Una riorganizzazione che deve passare attraverso una razionalizzazione e un potenziamento dei servizi infrastrutturali, strutturali, professionali e tecnici. Due le cose che rischiano di non quadrare per niente, almeno stante le regole in campo. La prima è una delibera precedente che demanda al solo dipartimento regionale della Salute provvedimenti simili. La seconda è che, pur potendolo fare e magari volendolo, oggi come oggi nemmeno l’assessorato regionale può accreditare nessuno al potenziamento dei servizi perché siamo in rigoroso regime di piano di rientro. Ma cosa non si fa per la salute, del resto. Lo abbiamo sempre detto. È il cuore grande che spinge oltre l’ostacolo. E se le regole ingabbiano poco importa, è la volontà a primeggiare. Nella delibera si fa anche riferimento alla concentrazione di tutti i poteri decisionali nelle mani di una Unità di valutazione multidimensionale, una sorta di gallina dalle uova d’oro. Al vertice di questa struttura una coppia di coniugi e un dirigente infermieristico mentre spunta pure un coordinamento dei fisioterapisti, con tanto ovviamente di coordinatore. C’è persino chi ipotizza un paio di colori politici ben precisi dietro queste figure professionali, chiamate ad agire nelle strutture di Scalea, Amantea e San Lucido. Ma sono questi, retroscena diciamo politici, discorsi che ci interessano poco così come ancora meno ci interessa il fatto che il tutto avviene a meno di venti giorni dal voto. Sarà un caso. Sono solo cattivi pensieri, questi. Per la salute val bene tutto e se solo le regole lo consentissero anche con tanto di tessera di partito a pochi giorni dalle urne si può fare una cosa buona. Se si può fare, appunto...

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Una new entry

presentata nella Sala degli Stemmi della Curia arcivescovile in occasione dei festeggiamenti della Patrona dei carabinieri "Virgo Fidelis", diretta da Gigi Lupo presidente Collegio dei revisori dei conti del Circolo della stampa di Cosenza "Maria Rosaria Sessa", l'editore è l'Associazione nazionale carabinieri presieduta da Sante Blasi

La rivista della “Benemerita” sul web Una new entry della carta stampata “La Voce dell’Anc” è stata presentata venerdì 21 nella Sala degli Stemmi della Curia arcivescovile in occasione dei festeggiamenti della Patrona dei carabinieri “Virgo Fidelis” dopo la funzione religiosa che si è tenuta nella Chiesa madre di Cosenza celebrata da Monsignor Salvatore Nunnari. Il periodico, con cadenza bimestrale, è diretto da Gigi Lupo presidente Collegio dei revisori dei Conti del Circolo della Stampa di Cosenza “Maria Rosaria Sessa”, l’editore è l’Associazione nazionale carabinieri presieduta da Sante Blasi. Molte le personalità presenti, Un parterre importante ha salutato questa nuova avventura formata da una redazione “colta”, impegnata, qualificata. A moderare questo incontro/presentazione è stato Gregorio Corigliano, molti direbbero “il giornalista” per antonomasia già caporedattore del Tg3 Calabria e presidente del Circolo della stampa di Cosenza. Molti gli interventi: il direttore de “la Voce dell’Anc” Luigi Lupo, che ha avuto il compito di esporre la linea editoriale, la scelta grafica e la presentazione della motivata redazione.

La dedica

Il titolo “Virgo Fidelis” che esprime in tutto il significato della vita di Maria e della Sua missione di Madre e di Corredentrice del genere umano affidataLe da Dio, non ha mai avuto una risonanza universale e un culto particolare nella chiesa. Nella liturgia infatti non esiste una speciale festa. Il merito maggiore della diffusione e dell’affermazione del culto alla “Vergine Fedele” è della “Benemerita e Fedelissima” Arma dei carabinieri d’Italia. Nell’Arma il culto alla “Virgo Fidelis”

iniziò subito dopo l’ultimo conflitto mondiale per iniziativa di monsignor Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, ordinario militare d’Italia, e di padre Apolloni S.J., cappellano militare capo. Lo stesso comandante generale prese a cuore l’iniziativa e bandì un concorso artistico per un’opera che raffigurasse la Vergine, Patrona dei Carabinieri. Lo scultore architetto Giuliano

Leonardi rappresentò la Vergine in atteggiamento raccolto mentre, alla luce di una lampada legge in un libro le parole profetiche dell’Apocalisse: “Sii fedele sino alla morte” (Apoc.2,10). La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste Patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: “Nei secoli fedele”. L’8 dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza di monsignor Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissando

la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber.

L’ubicazione del Santuario

Il giorno 29 agosto 2013, la Cappella intitolata alla “Virgo Fidelis”, unica esistente in Italia con tale titolo, è stata elevata a Santuario Mariano Parrocchiale. Il Tempio sacro è ubicato in località Pantana del Comune di Sangineto. Un posto ameno e naturalistico a ovest del Centro Strico di Sangineto, raggiungibile percorrendo la ss 105, che congiunge Belvedere Marittimo a Sant’Agata di Esaro, a circa 8 km svoltare a sinistra seguendo l’indicazione della localita Pantana. Una località dall’aria salubre, folta di alberi di alto fusto che rende il luogo ideale, per escursioni, passeggiate e pic-nic. A rendere importante, questo luogo è la piccola ma graziosa chiesetta, dedicata alla Virgo Fidelis Patrona dell’ arma dei Carabinieri. All’interno si può ammirare un bellissimo altare ligneo, bellissimo il basso rilievo della “Virgo Fidelis”

La curiosità

Nella relazione ufficiale che il 24 giugno di quell’anno la Commissione Affari interni della Camera diresse al Governo si legge... «L’interesse che tutti prendono perché l’Arma dei Carabinieri Reali (parte eletta dell’esercito) proceda di bene in meglio è in ragione appunto del pregio in cui essa è tenuta e degli indefessi e segnalati servigi che la rendono dovunque veramente benemerita del Paese».

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