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numero 19 - Anno 12 Sabato 11 Maggio 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce ai giovani Il Giro d’Italia non “buca” Cosenza www. mezzoeuro.it

Tagli alla politica, più aria che costi

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Sabato 11 Maggio 2013

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Il legno storto

I benefici del Porcellum

Chi saprà rinunciarvi? Quella parte di opinione pubblica che meglio sa capire quali sono gli strumenti più idonei di cui deve servirsi la politica per il bene del Paese, per una sua vita improntata a valori democratici, Mezzoeuro si rende ben conto che il sistema elettorale vigente col quale Fondato da Franco Martelli si è votato per costituire un Parlamento, massimo organo Ediratio istituzionale, è fondamentalmente un obbrobrio legislativo Direttore responsabile Domenico Martelli dal quale tuttavia hanno tratto profitto in varia misura Registrazione le forze politiche. Se ne è ripetutamente chiesta l’abolizione Tribunale di Cosenza n°639 attraverso una nuova legge,ma la passata legislatura si è del 30/09/1999 chiusa senza che questo avvenisse: i due maggiori Partiti Redazione e amministrazione politici hanno nicchiato lasciando cadere tutte le proposte via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza di soluzione con l’intento di andare al voto col conveniente Responsabile settore economia Porcellum ed il suo marchingegno del premio di maggioranza Oreste Parise (ad un livello non alto) alla Camera, le liste bloccate senza Progetto e realizzazione grafica preferenza, ed un voto per regioni che paralizzasse il Senato. Maurizio Noto Tra gli impegni ora del nuovo Governo vi è proprio una telefono 0984.408063 fax 0984.408063 sollecita approvazione in Parlamento di una riforma e-mail: ediratio@tiscali.it elettorale, visto la situazione bloccata cui ha condotto il voto Stampa di febbraio e conseguentemente un governo stiracchiato Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) da una parte e dall’altra dal Pd e da Berlusconi. Ma è mutato Diffusione l’atteggiamento delle due forze maggiori non solo sulla Media Service di Francesco Arcidiaco necessità di procedere alla approvazione prioritaria e rapida telefono 0965.644464 fax 0965.630176 di una riforma elettorale, ma di farlo nel modo meno Internet relations N2B Rende ambiguo possibile? Da dove vengono le maggiori riserve Iscritto a: e le astuzie ritardatrici verso una leggi elettorali che risparmi Unione Stampa Periodica Italiana dai mali generati dalla “porcata” di Calderoli? Non c’è da essere ottimisti: si invoca, e sappiamo da quale delle due forze, una riforma costituzionale cui legare l’impianto di una nuova forma di Stato, per avere poi n. 12427 una riforma elettorale, Campa cavallo! editore

di Franco Crispini

Passerà del tempo, il Governo Letta messo sui carboni ardenti, si logorerà, e si andrò a rivotare con la legge truffa di Calderoli: scatterà quello che Giovanni Sartori sul Corriere ha giorni fa chiamato il “trappolone” del Cavaliere che non aspetta che di potere stravincere, specie se avrà avuto un esito catastrofico dei processi in via di conclusione. Quale prospettiva migliore per il Cavaliere che col Porcellum ha sempre avuto grandi vantaggi: ha potuto riempire il Parlamento di amazzoni, dame di corte, cavalier serventi, legulei perspicaci buoni difensori (pagati con i nostri soldi), ha potuto formare dei governi ed avere ministri tutti a sua disposizione. Anche Letta sarà costretto a cincischiare, a prender tempo, studiare compromessi, se non si vuol considerare che anche nel Pd il Porcellum ha non pochi tifosi. Ecco, il Pd spingerà per abbattere la legge truffa (che tuttavia gli ha permesso quella gran quantità di parlamentari che è servita a poco) ed avere una riforma elettorale come si deve (semipresidenzialismo, magari, e doppio turno con i collegi uninominali, alla francese)? Si ha il dubbio che in un Pd scombinato, in mano ad oligarchi sfiatati e logori, dove contano gli attruppamenti attorno a capi e capetti in vista delle collocazioni nelle liste, si possa finire per non osteggiare l’odioso Porcellum che assicura la sopravvivenza degli apparati. È invece proprio legata a una riabilitazione del Pd, e della politica stessa, la scelta di un sistema elettorale che valorizzi la partecipazione dei cittadini, che permetta una seria e severa selezione della classe dirigente: il Pd non può permettersi furbescamente di usare le stesse logiche di cui si serve il Cavaliere, e perciò lo stato di non belligeranza che il governo Letta assicurerebbe non deve poter servire al Cavaliere per riprendere fiato e lasciare le cose come stanno. Anche a rischio di compromettere la fragile alleanza raggiunta,anche a frenare duramente quanti al proprio interno sono i beneficiati del Porcellum, il Pd non dovrà tollerare che si allunghino i tempi di superamento di quella iniqua legge dalla quale sono venute le maggiori spinte ad uno sconvolgimento del quadro politico. Il Cavaliere, con le sentenze di condanna (benché non definitive) sarà inasprito anche se questa fa buon viso e vuole mitigare, per ragioni tattiche, le sue invettive e vilipendi sui magistrati del Tribunale di Milano (non penserà più di andare ad occuparlo con le sue milizie parlamentari); e tuttavia, aspetterà il momento opportuno per far cadere il governo Letta ed andare al voto col Porcellum. Da qui, la capacità e la fermezza di un Pd, sia pure con ferite sanguinanti, di bloccare i piani del Cavaliere, facendo il diavolo a quattro per mettere fuori gioco lo schifo del Porcellum e fare approvare una legge decente per avere un Parlamento non di “nominati” ma di eletti scelti dai cittadini. Anche con atti del genere il Pd potrà recuperare un pò di fiducia.


GRANDE FESTA DEL MARE CON IL COINVOLGIMENTO DEGLI OPERATORI TURISTICI E DEI LIDI CARATTERIZZATI DAL PISL WELCOME COSTA DEI CEDRI PORTA DI APOLLO

FESTA DEL MARE NELLA TERRA DEI CEDRI PROMOSSA DALLA CAMERA DI COMMERCIO DI COSENZA E ASSONAUTICA COSENZA

A SOSTEGNO DEI TERRITORI della COSTA DEI CEDRI CONNOTATI DAL PISL WELCOME COSTA DEI CEDRI, PORTA DI APOLLO SOGGETTO ATTUATORE ASSOCIAZIONE OTTOBORGHI COSTA DEI CEDRI

Nel marchio collettivo a denominazione OTTOBORGHI COSTA DEI CEDRI, varato di recente, un PARTENARIATO qualificato COSTITUITO dai Comuni di Belvedere Marittimo, Bonifati, Buonvicino, Diamante, Grisolia, Maierà, Santa Maria del Cedro, Sangineto, dal Parco Marino Regionale Riviera dei Cedri, da ASSONAUTICA, AssoturismoConfesercenti, FIBA Consorzio Assapori, ATS Borgo Porto Gusto & Arte Costa dei Cedri, Telediamante Club, Accademia del Peperoncino, OPERA per rendere possibile l’offerta di un insieme integrato di ospitalità, prodotti ed eccellenze del gusto, artigianato tipico ed artistico, parchi e siti archeologici, musei tematici, luoghi di culto e santuari, mare azzurro, verdi colline e boschi, quelli del Parco Nazionale del Pollino.

L’INIZIATIVA E’ PROMOSSA E SOSTENUTA DA ASSONAUTICA E CAMERA DI COMMERCIO DI COSENZA CON IL COORDINAMENTO DELL’ARCHITETTO ERSILIA MAGORNO, RESPONSABILE UNICO DEL PIANO DI GESTIONE DEL PISL WELCOME COSTA DEI CEDRI PORTA DI APOLLO

SOTTO IL MARCHIO OTTOBORGHI COSTA DEI CEDRI nasce la proposta del primo presidio verdeazzurro sui mari del mediterraneo: fra Parco Marino Regionale Riviera dei Cedri e Parco Nazionale del Pollino, nel cuore della Riviera dei Cedri, nei Comuni di Belvedere Marittimo, Bonifati, Buonvicino, Diamante, Grisolia, Maierà, Santa Maria del Cedro, Sangineto, sono stati creati i presupposti per la realizzazione di un “porto-borgo signore del mare” (water front) affiancato da un “sistema ospitante/culla dei sapori” interprete dei paesaggi e delle tradizioni (centri storici mare/monti). Un “porto-borgo” che coniuga la saldatura tra tradizione e modernità, mettendo in gioco le risorse di un territorio fortemente attrattivo dove la costiera ed il suo sistema di approdi non rappresenteranno più un “attrattore” dissuasivo nei riguardi dell’ entroterra, costituendone invece la straordinaria “porta marina d’inoltro” verso gli “orizzonti verdi” dell’ospitalità diffusa allocata nelle colline e nei monti del Pollino. Dal 14 al 16 giugno, grande festa del mare nella Costa dei Cedri. Il fronte del mare si animerà delle attività dei lidi, degli alberghi, dei bar e negozietti di artigianato tipico ed artistico, di artisti di strada, bande musicali, cori polifonici. Sole e luna si passeranno il testimone fra il canto dei cori polifonici provenienti dalle barche in mare e le percussioni dei musicisti in spiaggia dando vita ad un’ inedita rassegna musicale itinerante, capisaldi Bonifati/Sangineto & Grisolia/Santa Maria del Cedro. Rassegna ispirata ai miti, alle leggende, all’amore legati al mare. I centri storici si animeranno delle iniziative gastronomiche di rimando al pesce azzurro, al cedro ed al peperoncino, straordinari anfitrioni su ogni tavola della costa dei cedri. In mostra la grande ricchezza delle tradizioni popolari attraverso tre musei specializzati: quello del Cedro a Santa Maria del Cedro, del Peperoncino a Maierà, del Gusto e delle Tradizioni Popolari a Buonvicino. In un percorso simbolico fatto di pitture murali, parole e poesie, luci e colori Diamante propone il suo immenso museo d’arte contemporanea a cielo aperto nel centro storico; Belvedere il Convento di San Daniele al cui interno son gelosamente custodite alcune delle reliquie di San Valentino. Il turista curioso sarà accolto con gli onori di una costiera in festa, dove i ristorantini tipici offriranno le specialità della casa associate a vini di grande qualità; i bar gli aperitivi al gusto dolce/piccante; i negozietti dell’artigianato tipico ed artistico avranno, come gli altri (lidi, B&B, alberghi ecc.) un prezzo speciale per gli ospiti che vorranno fidelizzarsi. Per gli ecologisti convinti, il Parco Regionale Marino della Riviera dei Cedri propone l’itinerario blu a bordo barca, e l’aula didattica allestita all’interno di un confortevole albergo della costiera. Per gli appassionati di marineria l’aula blu di ASSONAUTICA. Una FESTA del MARE dunque entusiasmante, la cui eco travalicherà i confini nazionali per raccontare il Mare Nostrum, straordinario MARE di Calabria : MARE …VINO... GUSTO & ARTE, MUSICA E PAROLE.


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Sabato 11 Maggio 2013

Avanti popolo, dov’è la riscossa? Con la figura di Epifani il Pd potrebbe incanalarsi in un percorso retrogrado, al centro come in periferia, verso il passato Con il futuro alle spalle Una sinistra nel centrosinistra che rischierebbe di rimanere fuori dai giochi Forse finirà che il così tanto maltrattato e odiato Pd poi però un pezzo di futuro lo garantisce a tutti, più o meno, quindi meglio preservarlo. Meglio non spaccarlo, non sfasciarlo. Meglio non scioglierlo nell’acido delle ipocrisie, delle carriere. Ma è questa al momento una strada secondaria, minoritaria rispetto all’altro scenario che si va prefigurando. Un uomo della Cgil, peraltro forte e del passato e assai vicino a chi con la contemporaneità ha perso (Bersani) sta per prendere in mano le redini del partito. È Guglielmo Epifani il nuovo che avanza al timone del Pd che nelle prossime ore deve anche scegliere se affidargli un mandato in qualche modo pieno o solo una reggenza. Dato lo spessore e i capelli bianchi dell’interessato è difficile che gli si affiderà uno spazio e un tempo eccessivamente limitati quindi sarà segretario a tutti gli effetti, se sarà lui, e congresso vero e proprio nemmeno in autunno, forse in febbraio 2014.

Fuga infondo a sinistra L’impronta che ne seguirà non sarà quindi secondaria, trascurabile. Con Epifani al comando sarà difficile tanto tenere caldo il sedile di guida di Renzi quanto quello istituzionale di Letta. Ed è proprio questo il punto, l’incrocio mortale. Il paradosso. Epifani potrebbe in altre parole trovarsi a guidare un partito che sostanzialmente gli risponde numericamente (nel chiuso del partito in quanto tessere) ma che invece gli è contrario nelle sue due anime più esposte fuori. Cioè Renzi, a cui basta il simbolo perché poi pesca fuori dalle assemblee. E Letta che è la parte regnante, la parte al governo, la parte con cui necessariamente interfacciarsi e fare i conti. Diciamo che Renzi è il futuro a metà, quella via di mezzo tra partito e progetti di governo a venire. Letta è il presente, il presente di Napolitano, il presente del Paese, il presente di una società che va interpretata, ascoltata, non inseguita ma assecondata. Epifani sulla carta non è in sintonia né con l’uno né con l’altro dei tempi del Pd. Né con Renzi che guarda altrove. Né con Letta che ne porta la maglietta sul petto del governo. Difficile allora trovare altra collocazione strategica per il Pd di Epifani che non sia una sana fuga infondo a sinistra. Dove si sente più forte, più sicuro. Dove probabilmente con meno voti e meno pretese potrà contare su meno divergenze. Ma è una fuga infondo a sinistra. Fuga dalla realtà, intanto. Che spinge e chiede altro a cominciare da

un elettorato che nelle ultime consultazioni non ha premiato Sel né altre forme di abbarbicamento. Una società in movimento, distratta e disincantata che non ha chiesto più colore rosso dalla politica ma più idee e onestà. Se il Pd di Epifani si getta inevitabilmente nel calice rosso del suo passato mostra di non aver colto quello che ha chiesto l’elettorato. E poi è una fuga infondo, lontano. Non definita né definibile cioè senza data di certezze di arrivo da nessuna parte. È un ritrovarsi, un calmierarsi, un tranquillizzarsi. Ma fuori dal tempo e dalla nevrotica società di questi anni. Tradotto alla calabrese il tutto potrebbe poi generare un corto circuito dagli esiti micidiali. Se si conta e se si specchia solo a sinistra quella fetta di Pd sbandata dagli ultimi eventi potrà anche sentirsi maggioritaria ma lo sarà lontano dal governo, lontano dal futuro del partito e, soprattutto, lontano da quello che chiede la società. Che chiede altro. Se parte questa conta settaria non è impossibile immaginare già nomi e cognomi pronti a rispolverare bandiere e nuovi entusiasmi. Una roccaforte con lo sguardo rivolto al passato che finirebbe per trascurare del tutto il primo impera-

Guglielmo Epifani

tivo categorico per qualsiasi forma partito: il rinnovamento. Se parte questa conta e questa fuga dalle responsabilità il Pd di Epifani potrebbe generare paradossali entusiasmi per carriere intramontabili, naturalmente tutte in nome di una sinistra ritrovata. Se parte questa conta e se la fa partire il Pd di Epifani il dibattito politico non trova per questo più sinistra ma probabilmente solo meno realismo. La trasversalità e la centralità di alcuni temi assai cari all’elettorato dei nostri giorni dovrebbero aver insegnato che non basta più un colore, né un nome per attrarre. Ma la sensazione maledettamente forte è che questa conta sia già iniziata. A Roma come in Calabria. Con conseguenze, in diminutio, persino devastanti. Forse è per questo che come in un incubo il maltrattato e odiato Pd di Veltroni poi alla fine non lo distruggerà nessuno. Presi a due metri dal collasso forse sarà difficile per tutti ammazzare l’unico partito che ancora può viaggiare su cifre con il 2 o con il 3 davanti. Tutto il resto, compreso il Pd infondo a sinistra di Epifani, dovrebbe accontentarsi di rincorrere cifre molto più contenute. Forse definitivamente contenute.


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Sabato 11 Maggio 2013

Milioni nel sacchetto

Pugliano non cerchi scuse e dica la verità

Monnezzopoli La discarica di Castrolibero

C'è una sottile continuità che unisce gli affari della lobby della spazzatura. Che va dal doppio che si spende per mandare i rifiuti in Puglia piuttosto che in Toscana al rebus della discarica di Castrolibero. Sembra tutto a posto ma chi è che non la vuole? E perché? C’è qualcosa che non quadra se all’improvviso dal letamaio dell’emergenza rifiuti tutto poi finisce per ruotare attorno alla discarica di Castrolibero. Qualcosa che non torna, che odora di non buono per usare la proposizione alla negativa tanto cara a Bersani. Come se una sottile strategia tentasse di distogliere l’attenzione dall’emergenza, dal grande problema e dai grandi numeri. Decine di migliaia di tonnellate di rifiuti soffocano e rischiano di seppellire la regione in quella che si prefigura come una crisi napoletana con l’aggiunta, non trascurabile, di un disincanto e di un’emarginazione alla calabrese che finirà col complicare del tutto le cose. Un’emergenza che diventa un dramma ed è da letteratura che proprio in questi casi si infila la “cresta”, il grande affare, lo sporco grande affare. Si infila probabilmente a più livelli senza tralasciare nessun dettaglio proprio come guidato da una strategia non improvvisata. La prima grande “cresta” si nasconde con ogni probabilità proprio dietro il trasporto quotidiano di rifiuti che mandiamo in Puglia. Spendendo esattamente il doppio di quello che si pagherebbe per mandarli in Toscana. Non pare credibile ma è così. Ma chi spinge ogni giorno per le sorti pugliesi dei rifiuti calabresi? Chi ha preso accordi e perché? C’è qualcuno per caso che ci impianta di sopra, ogni giorno, un affare tutto suo? Misteri del sacchetto. Che continuano nella maleodorante primavera di rifiuti alla calabrese facendo tappa nella gestione stessa dell’ufficio del commissario. La metà delle tariffe che in questi anni i Comuni hanno versato sono servite a mantenere in piedi l’ufficio del commissario. Un sacchetto di soldi su due se lo

mangia proprio lui, l’ufficio politico per eccellenza che in questi anni ha costruito fortune sotto l’ombra della monnezza. La gestione commissariale s’è rivelata alla fine la voce d’uscita di gran lunga più costosa della spazzatura da smaltire. Consulenze e privilegi immaginiamo ma anche sottobosco della politica, euro a milioni costruiti e impiantati sul disagio. È un classico anche questo così come lo è lo scontro frontale che si sta vivendo sula discarica di Castrolibero che è poi la stessa discarica che nell’emergenza più totale Scopelliti ha usato per dare una mano ad alcuni comuni disperati della Calabria. È una discarica imponente che pare costruita con pretese e ambizioni interessanti considerata l’emergenza che vive la regione ma l’assessore Pugliano, che parla forse anche mascherando un conto terzi che rimane invece ben coperto, dice che non è a norma. Seguono carte e controcarte, misure, deliberazioni, protocolli d’intesa e smentite. Non se ne esce. Il sindaco di Castrolibero Orlandino Greco (comune all’avanguardia tra quelli che per primi hanno applicato la raccolta differenziata) non si rassegna. La mega discarica di 800mila metri cubi è a norma e può rappresentare una svolta. Ma niente, non se esce. Per Pugliano e per la Regione in versione “ufficiale” è prima troppo grande poi mutata in corso d’opera e per finire con destinazioni multiple che non quadrano. Il risultato è che la “congiura” istituzionale sguinzaglia l’associazionismo verde “portatile” dei nostri giorni a protestare contro la discarica come fosse un ecomostro. Ma il vero perché della faccenda in verità potrebbe nascondersi altrove, non molto lontano da qui. Un’altra cresta, un’altra ancora e non meno succosa delle prime. Per sfamare di rifiuti l’area nord c’è in gioco un piatto interessante che probabilmente parte della politica regnante cosentina ha individuato da tempo. Magari proprio a Cosenza, a due passi dalla discarica di Castrolibero. Un affare da 54 milioni che non può saltare, un differenziatore si dice in gergo tecnico che può portare oro quanto pesa, o quanto puzza. Il bivio della regnanza dominante della politica cosentina è questo. O ci si impossessa del gioiello di Orlandino (che peraltro si propone di produrre anche energia dallo sdoppiamento dei rifiuti, quindi altri potenziali affari ancora sul piatto). O se ne costruisce un’altra ancora di discarica, tutta nuova, un sacchetto di monnezza da 54 milioni di euro. Da qui, probabilmente, il nervosismo per conto terzi di Pugliano. Che si agita in nome della Regione e tiene ben coperto il volto di chi trama dietro il cassonetto. È il regno della “cresta” del resto. Che non guarda in faccia a nessuno e non si scompone nemmeno se c’è da fare affari con la puzza sotto il naso.

Francesco Pugliano

L’assessore Pugliano sulla cui testa è caduta la tegola dell’emergenza rifiuti non può mandare in putrefazione anche la verità dei fatti e dovrebbe essere meno avaro di particolari quando vuol far credere di far conoscere tutta la verità sulla disastrosa situazione di 30mila tonnellate di rifiuti che inondano la Calabria e che non vengono raccolti. Pugliano stretto dall’emergenza ha dichiarato che la gestione commissariale è stata a dir poco rovinosa, ha ingoiato miliardi a gò gò e ha arricchito i gestori delle discariche. Il sindaco di Castrolibero Orlandino Greco per conto suo ha dichiarato che circa il 50% della spesa dei rifiuti è stata assorbita dalle spese di funzionamento degli uffici del commissario distribuiti sul territorio regionale e dalle molte consulenze generosamente disposte. Il punto da chiarire è cosa ha ereditato Pugliano dalla gestione commissariale e, se emergono comportamenti poco trasparenti o addirittura di rilevanza penale, trarne le conseguenze. Capiremo anche così perché la Regione vanta 150 milioni di crediti nei confronti dei Comuni morosi, perché c’è una spesa aggiuntiva di 3 milioni al giorno dovendo mandare i rifiuti fuori regione e anche perché non è stata accolta la proposta del Pd fatta a gennaio di mettere mano con urgenza ad un piano regionale dei rifiuti. Spostare la polemica sull’inagibilità o meno della discarica di Castrolibero è un espediente che non convince anche perché - ha ricordato il sindaco di Castrolibero - su richiesta di Scopelliti la discarica ha funzionato per alcuni Comuni in difficoltà. Al dunque non può certo essere il sindaco di Castrolibero il responsabile della situazione che si è venuta a creare. Pugliano, del resto, se voleva occuparsi del problema dei rifiuti poteva farlo anche prima di essere nominato assessore al ramo. Il problema vero è che l’emergenza rifiuti è la metafora di una classe politica e di governo dimostratasi del tutto incapace di gestire i servizi primari ed essenziali della comunità che ha la pretesa di governare.

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Sabato 11 Maggio 2013

Onde di saggezza Peppe Scopelliti e Carlo Guccione Sullo sfondo la sede dell’Asp di Cosenza

Lettera aperta

Quella posta che non è mai arrivata Molinari (M5S) a Gravina: la sua missiva non l'ho mai ricevuta... «Urban Center, se i cittadini domandano dipenderà dall'assenza di comunicazione?»

Promesse da marinaio "Scopelliti promette e non mantiene" dice Carlo Guccione. Il riferimento va alla vertenza dei 41 lavoratori interinali dell'Asp di Cosenza che secondo un accordo di gennaio dovevano essere inquadrato e che invece oggi sono a casa Il presidente della giunta regionale, come purtroppo spesso accade, prende impegni che poi, per un verso o per un altro, non hanno seguito. L'ultima in ordine di tempo riguarda la vertenza dei 41 lavoratori interinali dell'Asp di Cosenza che hanno cessato il proprio rapporto di lavoro il 31/12/2012. Dopo una serie di incontri di manifestazioni di protesta si approda a un incontro sindacale il 9 gennaio di quest'anno presso l'assessorato Tutela della salute e politiche sanitarie alla presenza del presidente Scopelliti, del direttore generale Gianfranco Scarpelli e dei dirigenti sindacali della Cgil Mimma Iannelo e Silvano Lanciano. Si legge nel verbale che dopo una disamina delle questioni si realizza un accordo che prevede che l'Asp di Cosenza, al fine di risolvere la vertenza,

si impegna a indire un'apposita gara ad evidenza pubblica europea per i servizi sanitari attualmente svolti dai lavoratori dell'Asp di Cosenza e negli ospedali di San Giovanni in Fiore e Castrovillari con la clausola di salvaguardia sociale in virtù dei quali sarà garantita l'occupazione dei 41 lavoratori. A tutt'oggi risulta totalmente disatteso l'accordo sindacale del 9 gennaio sia dal presidente della giunta regionale Scopelliti che dal direttore generale dell'Asp di Cosenza essendo trascorsi ormai oltre tre mesi senza che venisse messo in atto nessun tipo di consequenziale atto amministrativo. A pensar male, giusto per citare un celebre aforisma, ci si azzecca sempre e il pensiero nemmeno tanto nascosto delle elezioni politiche potrebbe aver giocato un ruolo decisivo in questa vicenda. Promettere a gennaio, in piena campagna elettorale, è altra cosa e politicamente ben più remunerativa che, ovviamente, deludere a urne abbondantemente chiuse. Oggi il triste dato è che quei lavoratori sono a casa e i servizi territoriali sanitari che garantivano non sono più erogati con danno evidente per i cittadini. Ma la cosa più grave è che un accordo sindacale con i massimi vertici della giunta regionale e con il presidente Scopelliti si è rivelato carta straccia, almeno fino ad oggi. Ne va della credibilità delle istituzioni che si impegnano e poi non mantengono. In una situazione di grave crisi economica della nostra regione e di un disastro del sistema sanitario regionale le parole dovrebbero pesare come pietre e invece Scopelliti le usa, le parole e gli accordi, con evidente disinvoltura. Ma si fa sempre in tempo a rimediare. Se c'è, presidente, batta un colpo. Carlo Guccione consigliere regionale del Pd

Egr. Sig. Sindaco Ugo Gravina, voglio, innanzitutto, ringraziarLa, se ha sentito il dovere di inviarmi degli auguri in occasione della mia elezione al Senato della Repubblica, ma causa certamente disguidi postali, non mi è mai giunto alcunché a differenza dei contatti telefonici avuti con i Suoi Illustri Colleghi di Rende e Cosenza. Si può comprendere senz'altro l'apprensione che può aver assalito un cittadino come tanti altri - seppur astrattamente non impreparato a tale compito - nell'accettare di essere portavoce di altri liberi cittadini per portare il loro dissenso in istituzioni delle quali una classe politica inqualificabile ha abusato in nome di un malinteso senso della democrazia: continuo a chiedere venia se nel drammatico contesto che sta vivendo il popolo italiano - e quello meridionale, in particolare - il sottoscritto possa aver dimenticato qualche regola di galateo. Il M5S ha nel sostegno dei suoi attivisti prima che suoi elettori - la ragion d'essere e per gli attivisti di Montalto non è diverso : non mi sembra che costoro abbiano violato alcuna regola nel chiedere conto, all'amministrazione di cui è Sindaco, dello stato di alcuni lavori pubblici, ancora incompleti, e della gestione dell'importante patrimonio culturale coinvolto nella storia di questo territorio. Ritengo, anzi, che nel desiderio di sapere dei cittadini possa esserci stata - oggettivamente - una mancanza di trasparenza di codesta amministrazione. Forse, atteso che non mi è ancora ben chiaro il ruolo dell'Urban Center e della sua disinteressata responsabile nell'ambito dell'istituzione da Lei rappresentata, è mancata proprio la comunicazione con la cittadinanza di Montalto: temi, quelli della trasparenza e della comunicazione, che costituiscono una delle diversità del nostro MoVimento rispetto alle altre forze politiche. Spero, naturalmente e nel senso dei principi del M5S, di poter fare qualcosa con - prima che per - i cittadini di Montalto per la nostra comunità. In tal senso, sarò felice di spendermi affinché il benessere di una parte della Calabria possa contribuire al benessere di tutta la Calabria, senza alcuna preclusione ideologica ma senza alcuna ulteriore delega in bianco a chi ha precipitato il nostro territorio nella marginalità perché, infine, Sig. Sindaco, qualcuno sarà pur stato responsabile di ciò. A presto. Francesco Molinari cittadino del Movimento 5 Stelle eletto al Senato

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Sabato 11 Maggio 2013

Mezzoeuro Sponde pericolose tra le rive del Crati

Cosenza oggi può essere considerata una sorte di laboratorio politico. Una giunta di destra che mostra sensibilità pubbliche che dovrebbero essere patrimonio culturale della sinistra. Una maggioranza che si muove all'interno del tridente nazionale che ha suturato le varie anime inconciliabili della Paese, un sindaco sognatore con idee expo universale costretto in una armatura medievale di vincoli e difficoltà finanziarie. Ma basteranno le vedute “ampie” del sindaco per risollevare le sorti della città? E poi, è giusto che in questo momento lui abbia queste vedute “ampie”? Una popolarità crescente, quella di Mario Occhiuto, appesantita da un ancoraggio ad un passato che frena la capacità di rinnovamento e ripropone prepotentemente vecchie logiche clientelari. Oggi vive qualche difficoltà con una città che non riesce a liberarsi della sua spazzatura, e progetti futuristici che stentano a partire, una maggioranza che mostra qualche evidente segno di usura e scricchiola sotto il peso di visioni inconciliabili nella gestione della cosa pubblica, ma si ricompatta nel rifiuto di un salto nel buoi in un momento di tempesta politica che nessuno sa quali esiti potrà portare. Ma qual è la visione politica del sindaco Occhiuto? Proviamo ad analizzare le ultime dichiarazioni pubbliche per estrarne un concentrato del Mariopensiero.

L’incrocio di Cosenza «Questa è una nostra vittoria su come intendiamo debba essere gestito il servizio dell'acqua. Così com'è, di riflesso, una vittoria sulla gestione dei rifiuti». Dichiara dimostrando una grande soddisfazione per la sentenza del Consiglio di Stato sull'acqua pubblica. È utile richiamare i termini della questione. La Sorical fornisce al comune un quantitativo d'acqua proveniente dall'acquedotto Abatemarco, tariffate sulla base di un contratto sottoscritto con il comune di Cosenza, che provvede alla riscossione delle bollette da parte dei cittadini e al pagamento della fornitura Sorical. Un servizio con molti buchi tanto finanziari che reali, che si traduce in un disservizio spesso e volentieri. Una catena di inefficienze e di cattiva gestione. La Sorical che fornisce l'acqua non garantisce un servizio impeccabile, perché l'acquedotto è un colabrodo e spesso va in tilt. Ancor peggio funziona la rete idrica cittadini dove si registrano perdite pari al 70% dell'acqua erogata e spesso i rubinetti restano a secco. Non bisogna dimenticare che, oltre l'Abatemarco vi sono altri due acquedotti che forniscono acqua alla città. I cittadini non pagano le bollette e il comune non paga la Sorical, la quale ha minacciato di sospendere l'erogazione del prezioso liquido. Il sindaco con una sua ordinanza impone alla società di non interrompere un servizio pubblico, per non incorrere in un reato. Da questa controversa questione è sorta la vertenza legale. Il Tar e il Consiglio di Stato hanno dato ragione al sindaco. Una doppia vittoria che gonfia di orgoglio lui e l'avvocato Oreste Morcavallo che si conferma ancora una volta come uno dei migliori amministrativisti sulla piazza (nella pagina pubblichiamo parte della sentenza). In conseguenza di quanto disposto dal magistrato amministrativo la Sorical non può interrompere il servizio e deve continuare l'erogazione dell'acqua a prescindere dalla situazione finanziaria. I ritardi nei pagamenti non possono autorizzare a commettere un reato, come l'interruzione di un pubblico servizio.

Tra acqua, spazzatura e probabile imminente crisi politica alle porte Una città alla ricerca di una identità amministrativa con un sindaco dalle idee "ampie" e una realtà contingente piuttosto spinosa. Vinta la battaglia con Sorical «Questa importantissima sentenza è a mio parere una sentenza storica - ha affermato il sindaco Occhiuto in una nota diramata dalla sua segreteria - perché sui beni pubblici non si può pensare di speculare. La mia ordinanza era a esclusiva tutela dei cittadini e riceve adesso legittimità giuridica, il che significa che era quella la strada giusta per impedire che i nostri residenti, già afflitti da una dispersione idrica di oltre il 70%, venissero ulteriormente penalizzati. Dovrebbe essere superfluo ripeterlo, ma, date le circostanze, è necessario ribadire che l'acqua è un bene di tutti e di conseguenza va gestito in maniera oculata. Un compito, questo, che la Sorical ha dimostrato di svolgere male». Si tratta di una dichiarazione impegnativa che esprime in pieno la Weltanschauung politica del sindaco brutio, una filosofia che lo avvicina alle posizioni cinquestelliste e impone una completa rimodulazione della politica ibrida seguita fin qui nel campo dei servizi pubblici che ha prodotto un vero e proprio disastro in tutti i settori nei quali è

stata applicata con punti di sublime inefficienza per quanto riguarda proprio l'acqua e i rifiuti. Un emergenza pluridecennale, che non è stato possibile affrontare neanche con i pieni poteri dei commissari che si sono rivelati delle vere e proprie piaghe bibliche. Mario Occhiuto esprime un concetto banale nella semplicità, ma che non ha trovato fin qui una grande applicazione. «Sui servizi pubblici non si può speculare». Da solo vale un programma di governo, poiché è proprio nell'inefficienza dei sistemi che i privati hanno colto l'occasione per una gigantesca operazione di rapina. Si sono appropriati di beni pubblici senza dare alcun contributo in termini di investimenti produttivi, efficienza ed economicità dei servizi. Quello che è chiaro che la prima cosa di cui si avrebbe bisogno è di un programma di investimenti che recuperi un minimo di dignità produttiva, una riduzione degli sprechi in termini fisiologici e mantenere uno standard di servizi che garantisca i cittadini. Un obbrobrio da eliminare immediatamente è l'imbroglio delle società miste che garantiscono inefficienza, scarsa produttività, sprechi e rapine a danno degli utenti, come succedeva per gli arredamenti nella Napoli vicereale. «I beni comuni devono essere di proprietà pubblica - torna a ribadire il sindaco Occhiuto - E i servizi pubblici, quando vengono gestiti da privati, devono poter mantenere i requisiti del servizio pubblico, ovvero mantenere i criteri di economicità per i cittadini-utenti, di trasparenza e di legalità. In Calabria, se vogliamo migliorare lo stato delle cose, si deve ripartire da questo: dalla riappropriazione da parte delle persone dei beni comuni. La vicenda dell'acqua e della Sorical dimostra che esistono abusi che si perpetrano a danno dei cittadini. Il Comune di Cosenza - annuncia il sindaco - adesso farà causa per i gravi disagi provocati ai cittadini, come chiederà pure un risarcimento per i mancati investimenti sulla rete di di-


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Sabato 11 Maggio 2013

Sponde pericolose tra le rive del Crati Questione di liquidi...

Vinta la guerra dell’acqua Il Consiglio di Stato dà torto alla Sorical sulla riduzione della fornitura idrica al territorio. Passa la linea del Comune difesa dall’avvocato Morcavallo

Il sindaco Mario Occhiuto Sullo sfondo, Palazzo dei Bruzi

stribuzione. E sarà un atto che porteremo avanti sia nel caso dell'acqua con Sorical che nel caso della cattiva gestione del ciclo dei rifiuti». La sentenza del Consiglio di Stato è infatti occasione, per Mario Occhiuto, di rimarcare alcuni concetti sui beni comuni e sui servizi pubblici che, più volte, specie di recente, ha pronunciato in diverse circostanze. «Rispetto alla questione dei rifiuti - aggiunge - è stato dimostrato dai fatti che in Calabria anche le multinazionali (ad esempio con i termovalorizzatori di Gioia Tauro) sono arrivate a ottenere determinate gestioni per venirsi a prendere solo i finanziamenti, andando poi via, e lasciando disastri e mancati investimenti. Affidare ai privati la risoluzione dei problemi della collettività, quindi, non va bene quando i privati prediligono vantaggi diretti anziché di natura comunitaria. E' l'ambito del pubblico che deve avere le competenze e la volontà di indicare la strada. Ci devono essere programmi chiari e progetti concreti. Non si può sempre delegare e affidare lo sviluppo del territorio ai privati senza alcun controllo e senza prima avere ideato un progetto lungimirante». In conclusione: «Sui rifiuti vale lo stesso ragionamento dell'acqua - ribatte Occhiuto - Il progetto sul ciclo dei rifiuti non può riguardare la sommatoria delle richieste degli attuali soggetti gestori che hanno tutt'altro interesse e fanno l'esclusiva felicità dei management privati. Sull'emergenza nella nostra regione, è ormai indubbio, si sono realizzate le più grandi speculazioni, mentre invece a prevalere deve essere la logica della raccolta differenziata porta a porta, della selezione spinta, del recupero e del riciclo». La crisi ha certamente ha messo in difficoltà molte famiglie e la mancata riscossione è una chiara evidenza dello condizione precaria in cui si sono venute a trovare. Ma certamente un servizio efficiente porta ad una maggiore attenzione dei cittadini nel pagamento delle bollette, soprattutto se alleggerite dalla riduzione degli sprechi.

Il Consiglio di Stato definisce la querelle tra la Sorical (ora in liquidazione) e l’amministrazione comunale, difesa in giudizio dagli avvocati Oreste Morcavallo, Agostino Rosselli e Lucio Sconza. Con ordinanza n. 1672 dell’08.05. (pres. Trovato, est. Prosperi), il supremo organo della giustizia amministrativa accoglie le tesi svolte dagli avvocati Oreste Morcavallo, Agostino Rosselli e Lucio Sconza «ritenendo che nel bilanciamento degli interessi coinvolti vada riconosciuto come preminente quello dei cittadini di Cosenza ad una sufficiente quantità di erogazione di acqua». I fatti. La s.p.a. Sorical - Società risorse idriche calabresi gestisce la fornitura idrica al Comune di Cosenza. Con nota del 20.4.12 la società disponeva di ridurre la fornitura idrica al Comune nella misura di 22422 metri cubi al giorno, ritenuti sufficienti a soddisfare il fabbisogno comunale. Ciò in virtù di un preteso inadempimento del Comune per il pagamento dei canoni idrici scaduti. Il sindaco di Cosenza, architetto Mario Occhiuto, sulla scorta di apposita relazione tecnica degli uffici che rilevavano che la riduzione della fornitura avrebbe causato gravissimi disservizi soprattutto nell’area di via degli Stadi e via Popilia, in data 5.5.12 emetteva ordinanza contingibile ed urgente intimando alla Sorical di desistere dalla minacciata riduzione di fornitura idrica. Avverso l’ordinanza sindacale proponeva ricorso al Tar la Sorical, censurando il provvedimento sotto vari profili. Si costituiva in giudizio il Comune di Cosenza, con gli avvocati Oreste Morcavallo ed Agostino Rosselli, i quali rilevavano la erroneità dei calcoli operati dalla società ed il grave danno per la intera città derivante dalla paventata riduzione idrica. Il Tar disponeva consulenza tecnica di ufficio affidata all’Unical - dipartimento di ingegneria idraulica, che accertava come la riduzione della fornitura idrica indicata dalla società non sarebbe da sola sufficiente a garantire il fabbisogno totale della popolazione, stimato a 24800 metri cubi al giorno. Il Tar, quindi, respingeva il ricorso, confermando piena legittimità all’ordinanza del sindaco e garantendo, quindi, alla città la completezza della fornitura idrica attuale. La Sorical non si arrendeva e proponeva ricorso al Consiglio di Stato anche avverso tale provvedimento. Il Comune di Cosenza si costituiva ritualmente, con il patrocinio degli avvocati Morcavallo, Rosselli e Sconza. Il Consiglio di Stato, dopo ampia discussione dei legali, respingeva l’appello della Sorical confermando definitivamente l’ordinanza del sindaco Occhiuto che ordinava alla società di non ridurre l’acqua ai cittadini di Cosenza.

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Sabato 11 Maggio 2013

Di nuovo urne sullo sfondo

Ho un sogno per Castrolibero Un sentimento di profonda gratitudine mi lega a tutti coloro che hanno scelto di affiancarmi in quella che considero un’ affascinante avventura, di spendersi per un progetto condiviso e che sempre di più ci vedrà impegnati a rafforzare il senso d’identità e appartenenza a una comunità che ha in sé la potenzialità di fare grandi cose. So di dover scalare una montagna, ma sono intenzionato a lavorare in squadra, seriamente, fondendo l’esperienza con la grande energia che Rinascita Civica ha prodotto in dodici lunghi anni di storia. Un processo di rinnovamento che si colloca nell’alveo di una continuità amministrativa per tracciare percorsi, per attuare quanto progettato, per continuare a disegnare insieme una Castrolibero europea, una Castrolibero capace di agire localmente guardando all’aera urbana. La politica vive oggi una stagione nuova. Le grandi idee si muovono entro scenari attraversati da problemi inediti per ampiezza e complessità, soprattutto in un tempo di crisi e di dolore. Questa crisi può creare anche enormi opportunità. La gestione creativa e innovativa dei beni comuni ad esempio, non aspetta altro che imprenditori civili che creino opportunità di lavoro con motivazioni più grandi del profitto. In questi anni il nostro impegno per Castrolibero è andato nella direzione di lavorare con atti concreti per la gestione coerente della Cosa Pubblica, cercando di creare quelle condizioni che permettessero i cittadini d’ incontrarsi, riconoscersi e insieme individuare, attraverso la creatività, la cultura, la condivisione, il vero senso di partecipazione e cittadinanza. Molto è stato fatto e molto intendiamo ancora fare per contribuire a: 1. Insistere con l’esperienza collettiva come forza per lo sviluppo economico-culturale, 2. sostenere la famiglia, 3. puntare sui giovani come una forza attiva e concretamente inserita nel contesto sociale, 4. garantire e migliorare i servizi, 5. rendere ancor più efficiente l’amministrazione, 6. ottimizzare la gestione del territorio, 7. usare le energie in modo consapevole, per creare nuove opportunità di sviluppo sostenibile, 8. agevolare la crescita dell’imprese, 9. lasciare spazio alla creatività delle idee, 10.progettare azioni strategiche condivise per il futuro di Castrolibero. In un contesto in cui bisogna fare i conti con una situazione di grave restrizione delle risorse, per minori trasferimenti verso gli enti periferici, Rinascita Civica continuerà con impegno e sollecitudine ad esprimere il meglio di sé esprimendo vere visioni politiche, per sostenere progetti credibili e tra loro competitivi. Non pretenderemo d’avere risposte risolutorie in mano. Esse arriveranno come sempre dall’incontro, dal dialogo, dall’ascolto, nella convinzione di poter concorrere insieme alla cura ed alla crescita del nostro territorio. Vorrei che Castrolibero, pur investita dalla crisi economica, continui a vivere e reagire nel quotidiano, con fiducia e speranza, valorizzando le energie presenti, avendo come obiettivo condiviso la costruzione del bene dell’intera comunità. Giovanni Greco candidato sindaco per Rinascita civica

Si vota nel rigoglioso centro che guarda dall'alto la valle di Cosenza. Giovanni Greco candidato a sindaco per la lista "Rinascita civica", ci spiega in dieci punti la cittadina che immagina. Europea, civile, che non lascia nessuno ad arrancare, che sappia accomunare progresso e sviluppo con servizi essenziali di civiltà

L'appuntamento per quella che si prefigura come festa di popolo è per venerdì 17 maggio alle 19,30 presso l'anfiteatro

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Mezzoeuro Una poltrona con vista sulle rogne

Vado in alto Ma l’occhio è qui...

Ernesto Magorno

Il deputato del Pd Ernesto Magorno è entrato a far parte della commissione II (Giustizia) della Camera dei deputati e giura di non abbandonare la Calabria Il deputato del Pd Ernesto Magorno è entrato a far parte della commissione II (Giustizia) della Camera dei deputati. «Sono consapevole - dice Magorno - della grande responsabilità di dover lavorare, assieme agli altri membri della commissione, ad una materia di così grande rilevanza e sempre al centro del dibattito politico e sociale italiano. Avrò la possibilità di occuparmi di tematiche che conosco da vicino, visto anche il mio percorso professionale e, in questo nuovo impegno, cercherò il più possibile di porre all’attenzione della commissione le problematiche che nel settore Giustizia interessano la mia Regione ed il Meridione in generale. Fin

dal mio primo intervento ho ribadito che la giustizia non può essere considerata un costo da abbattere soprattutto al Sud. Da qui il mio sostegno alla richiesta di proroga della legge che prevede la soppressione e/o l’accorpamento degli uffici giudiziari, dei tribunali e delle sezioni staccate. È necessario investire di più sulla giustizia soprattutto al Sud, per combattere la dilagante piaga della ‘ndrangheta così come ogni altra forma di criminalità organizzata ormai diffusa in tutto il nostro paese, tutelando sempre l’azione e la credibilità della magistratura. Tante le questioni da affrontare - conclude Magorno - come per esempio la lentezza della macchina giudiziaria, la grave situazione di sovraffollamento delle carceri ma soprattutto è importante far in modo i cittadini ritrovino piena fiducia nella giustizia». Alla luce dei lavori parlamentari intrapresi nella commissione Giustizia della Camera dei deputati, proprio per avviare un confronto nei territori sulle problematiche inerenti il settore giustizia, sabato 11 maggio, alle ore 11.00, presso l’hotel Parco dei Principi di Scalea, Ernesto Magorno incontrerà i sindaci, i rappresentanti degli ordini professionali e tutte le altre categorie interessate. Si parlerà, in particolar modo, della sopraindicata questione inerente la paventata soppressione delle sezioni distaccate dei Tribunali e degli uffici dei Giudici di pace.

La battaglia “renziana”

Stop al finanziamento pubblico Ernesto Magorno è tra i deputati firmatari della proposta di legge presentata alla Camera che prevede l’abrogazione del finanziamento pubblico alla politica. L’iniziativa chiamata “Scegli tu”, è stata presentata in una conferenza stampa tenutasi a Montecitorio. La proposta parte da un gruppo di deputati dell’area “renziana” del Pd, ma, come ha sottolineato Dario Nardella nel presentare il progetto di legge: «Tra i firmatari non ci sono solo i cosiddetti renziani, c’è sensibilità anche in altre aree del partito». L’obiettivo dell’iniziativa è quello di abolire la normativa attuale ritenendo non esauriente la riforma del 2012 sui rimborsi elettorali che, come si legge nell’articolata presentazione della proposta: «Mostra tutte le timidezze e le difficoltà di un sistema politico avvitato su se stesso, sordo al cambiamento, incapace di riformarsi». L’iniziativa parte dalla proposta di iniziativa legislativa popolare delineata da Pellegrino Capaldo nella scorsa legislatura, che ha avuto tanto successo tra i cittadini perché dà a loro la possibilità di scegliere direttamente, senza sottrarre forme di finanziamento al terzo settore e alla sussidiarietà orizzontale tanto fondamentale nella tenuta sociale del nostro Paese. In questo senso la proposta di legge ha tre obiettivi. Il primo è quello di «abrogare tutte le norme che attribuiscono ai movimenti o partiti politici un rimborso in relazione alle spese elettorali sostenute per le campagne per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, del Parlamento europeo e dei consigli regionali. Norme che non riscuotono ormai alcun consenso da parte dell’opinione pubblica e che risultano aver fallito il loro intento più nobile, ovvero quello di limitare i casi di malversazione e di corruzione». Secondo obiettivo dell’iniziativa è quello di «introdurre, attraverso il credito di imposta, la scelta in capo ai cittadini di finanziare i partiti, con un meccanismo che dia modo allo Stato di riconoscere ai cittadini un credito d’imposta pari al 40% del contributo versato con un limite massimo di 10.000 euro». Infine il progetto di legge è finalizzato a «favorire un miglioramento qualitativo dei partiti e dei movimenti politici, utilizzando strumenti premiali che incentivino le migliori pratiche democratiche, interne ed esterne, in attesa di una legge sui partiti politici che dia fino in fondo, come per le altre liberal-democrazie di tipo parlamentaristico razionalizzato, piena attuazione all’art. 49 della Costituzione». Il deputato Ernesto Magorno, che ha partecipato alla conferenza stampa di questa mattina ha sottolineato che «con questa proposta, della quale sono firmatario, trova attuazione concreta la mia richiesta, avanzata da tempo, di abolizione del finanziamento pubblico dei partiti come passo necessario per riavvicinare i cittadini alla politica, rendendoli pienamente protagonisti, e consentendo il superamento di quegli eccessi e di quelle pratiche scorrette che sono state, in questi anni, sotto gli occhi di tutti».


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Sabato 11 Maggio 2013

I morti senza confine di Genova

di Francesco Cirillo

Vedremo adesso cosa saranno capaci di fare e dire i dirigenti della società Ignazio Messina dopo il disastro combinato nel porto di Genova. Disastro che ha portato alla morte di 7 persone ed a 3 dispersi. Oltre che alla distruzione di una torre. La società Messina ha sempre pensato di difendere la propria appannata immagine con l’arma della querela. Chiunque mettesse in dubbio la loro professionalità veniva subito querelato. Ci hanno provato con il sottoscritto per i tanti articoli sulla Jolly Rosso, ma subirono una sonora sconfitta nel tribunale di Paola dove la loro denuncia querela venne archiviata. Ci provano adesso con il presidente del comitato “Natale De Grazia” Gianfranco Posa e con la giornalista della La7, Lavinia Bruno in un processo che inizia proprio in questi giorni nel tribunale di Genova per un’inchiesta sulle navi dei veleni. Ci provano con due dirigenti calabresi di Rifondazione comunista, Francesco Saccomanno e Lucio Cortese, per un comunicato stampa uscito all’indomani della manifestazione di Amantea del 24 ottobre del 2009 contro il traffico dei rifiuti tossici; e chissà gli avvocati della Messina quanti altri processi avranno messo in atto in tutta Italia, per i tanti articoli che tantissimi giornali hanno fatto sulle loro imprese. Non voglio credere che abbiano preso di mira solo la Calabria! Adesso dopo quanto avvenuto nel porto di Genova, se la prenderanno con il comandante della loro Jolly Nero? Ne faranno un nuovo Schettino, scaricando su di lui tutte le responsabilità e semmai dichiarandosi parte civile nel processo che verrà? La società Messina, e mi fa immenso piacere vedere di nuovo tanti articoli sull’argomento, cosa che non mi fa sentire solo in questa battaglia, non è nuova a disastri di ogni genere. Molti scrivono di maledizione, di misteri, di stranezze, ma le cose riguardo a loro sono sempre state chiare. Quando ci sono di mezzo servizi segreti, ci si sente sempre protetti ed invincibili e loro di protezioni ne hanno avute tante. Intanto lavorarono per il governo italiano per diversi anni. La prediletta del governo italiano era la Jolly Rosso che proprio per gli incarichi di trasporto di rifiuti tossici era conosciuta come la “nave dei veleni”. Le associazioni ambientaliste quali Legambiente, Wwf, Greenpeace, hanno scritto decine di rapporti su questa società. La Jolly Rosso doveva affondare davanti Lamezia Terme nel dicembre del 1990. Ma le correnti la trasportarono davanti il fiume Oliva, in località Formiciche di Amantea dove restò spiaggiata. Qui nella notte la nave non venne osservata e il carico sparì nelle discariche di Amantea e di qualche paese vicino. Oggi molto materiale di natura pericolosa è stato rinvenuto nel greto del fiume Oliva ed un processo è in corso essendo stato individuata la ditta che vi ha sepolto il materiale. Parliamo di 100mila metri cubi di materiale di ogni genere che sicuramente non avrebbe potuto seppellire una sola ditta con i suoi soli camion. Ma in quegli anni si poteva fare di tutto nel Tirreno cosentino. Il tribunale di Paola era in mano alle ‘ndrine e molti magistrati erano sotto inchiesta dallo stesso governo che certo non brillava nella lotta alla mafia ed alla delinquenza organizzata. La società Messina riuscì ad uscire indenne dall’inchiesta con tre archiviazioni. La prima grazie al pm Fiordalisi già nel 1990-1991. Fiordalisi concesse non solo l’archiviazione ma anche la demolizione della nave. La seconda archiviazione arrivò da Reggio Calabria e la concesse il pm Cisterna. La terza la fece il pm Francesco Greco nel 2009.

Il crollo dell’impero dei Messina La gloriosa (e spesso nefasta) compagnia di navi protagonista di un’altra tragedia dopo quella provocata a largo del Tirreno calabrese Negli anni d’oro del traffico dei rifiuti in tutto il mondo, tra il 1987 ed il 1990 al governo c’era il fior fiore democristiano e socialista, legato ad interessi di ogni genere, in odore di mafia, massoneria, clientelismo di stato. Molti processi ed inchieste provarono legami con la mafia. Erano anni dove si poteva fare di tutto e di più. E’ in questo clima politico che la ‘ndrangheta capisce l’importanza di poter gestire il traffico dei rifiuti tossici. Lo chiedevano le industrie europee, lo chiedeva quella imprenditoria malsana che piuttosto che smaltire i propri rifiuti inquinanti in modo legale preferisce affidarli alla criminalità. Rifiuti industriali finirono in mezzo mondo. In Libano, fu lo stesso governo libanese, alla fine della guerra civile, a richiedere agli Stati europei di riprendersi i loro stessi rifiuti. L’Italia assunse per questo lavoro sporco la società Messina che mise a disposizione la Jolly Rosso. Ma non finì ad Amantea, con la Jolly Rosso, la tragedia dei mari. Continua fino ad oggi.

Il 12 dicembre del 2010, solo più o meno tre anni fa, ecco un altro Jolly calato dalla società Messina. Si tratta della Jolly Amaranto. Si trova davanti il porto di Alessandria d’Egitto. Non è chiaro cosa trasporti. Di sicuro alcuni camion, delle auto e 313 container di cui 38 contenenti sostanze pericolose. Anche qui una manovra sbagliata e la nave con tutto il suo carico affonda. A mala pena si salvano i 21 membri dell’equipaggio. L’armatore, attraverso il suo amministratore delegato Andrea Gais, ha assicurato che le sostane chimiche finite in mare “non possono comunque provocare un disastro ambientale”. Il 10 settembre del 2002 un incendio a bordo della Jolly Rubino, vicino alle coste del Sudafrica, portò al naufragio della nave. A salvare l’equipaggio, allora, fu un elicottero che calò il suo cestello fin sulla nave in fiamme, consentendo a tutti i membri di lasciare in tempo la nave. La Rubino, senza equipaggio, andò alla deriva, a spiaggiarsi sulla costa che ospita uno dei parchi naturali più famosi del continente africano, il “Greater St Lucia Wetland Park”. Anche la Rubino trasportava, tra le altre cose, prodotti chimici pericolosi. Nell’agosto del 2011 il Jolly Grigio entrò in collisione con il peschereccio Giovanni Padre cinque miglia al largo di Ischia, provocando la morte di due persone. Arrestati timoniere e terzo ufficiale, risultati positivi alla cocaina. Ora vedremo, e siamo curiosi tutti di saperlo, come se la caverà con il porto di Genova e con le vittime provocate da navi carretta che affondano da sole, si spostano da sole, investono senza vederli pescherecci.

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Sabato 11 Maggio 2013

Quando non c’è nemmeno quella per camminare Sistema dei trasporti calabrese fermo al palo. Porti bloccati, strade dissestate e ferrovie in tilt, il neo deputato Magorno ha presentato un’interrogazione parlamentare nella speranza che qualcosa si muova di Francesco Cirillo

Grazie al Giro d’Italia qualche buca sulle nostre disastrate strade è stata rattoppata, qualche bivio riaperto, qualche fossa a forma di piscina riempita. Questo ci sta bene ma non basta certamente chiudere qualche buca per risolvere i gravi problemi che assillano il nostro sistema di trasporto. Per l’amministratore unico dell’Anas, Ciucci basterebbe fare il ponte sullo Stretto per risolvere i problemi. Già, basta un ponte e tutto si sistema. Che poi questo ponte immaginario sia stato bocciato da tutti, ma proprio tutti, questo Ciucci, non se lo pone proprio, il perché. Forse adesso spera nel nuovo governo Letta e la massiccia presenza berlusconiana, al suo interno per far riproporre il tema. Perché questo Ciucci non pensa a finire i lavori sulle strade e autostrada calabresi, piuttosto che al ponte? E fra venti anni ne riparleremo.

Siamo in mezzo a una strada È di una settimana fa intanto la lettera di protesta di un diportista bloccato nel porto di Sibari. Bloccato non dal maltempo e dai marosi, ma dall’incuria a non ripulire la sabbia che ne blocca l’entrata e l’uscita a tutte le imbarcazioni. Ma che figura che facciamo, sempre e dovunque. Altro che Giro d’Italia, ogni anno. Ci vorrebbe ogni giorno qualcosa che passasse dalla Calabria perchè questa si svegliasse e facesse qualcosa per i calabresi. Porti bloccati, strade dissestate e non completate, ferrovie in tilt. L’ultima protesta è del 1 maggio scorso. Il regionale delle 10 che da Cosenza va a Paola è preso d’assalto dai passeggeri. Solo due le carrozze previste. Ci voleva molto a pensare che il 1 maggio è festa e qualcuno se ne va a mare sul tirreno? Ci vuole molto a pensare che a Paola è festa di san Francesco e ci saranno fedeli in pellegrinaggio? È dovuta intervenire la polizia per sgomberare i binari dal blocco dei passeggeri infuriati e l’arrivo di un nuovo treno e calmare quindi gli animi. Ma la lotta dei pendolari calabresi è lotta quotidiana. Il neo deputato Magorno ha per questo presentato un’interrogazione parlamentare nella speranza che qualcosa si muova davvero e definitivamente. Questa l’interrogazione diretta. Al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Per sapere - Premesso che: Trenitalia, negli ultimi anni ha soppresso numerosi treni regionali e a lunga percorrenza da e per la Calabria, causando difficoltà oltre che nel trasporto locale anche nei collegamenti ferroviari Nord-Sud;

la carenza di trasporti adeguati ai minimi standard europei e i tagli indiscriminati delle corse ferroviarie interessano in particolare la tratta del Tirreno Cosentino, un territorio che vede ogni giorno gli spostamenti di migliaia di utenti che per lavoro, studio o quant’altro utilizzano i treni come unico mezzo di trasporto; i pendolari quotidianamente vivono il disagio causato dai ritardi nonché dalla improvvisa e non preavvisata cancellazione di corse ferroviarie che impediscono agli stessi di raggiungere regolarmente il posto di lavoro o di studio; non è tenuto in alcun conto il naturale collegamento che il Tirreno cosentino ha con il turismo proveniente dalla Campania e dalla città capoluogo Cosenza, soprattutto nel periodo estivo; Trenitalia utilizza verso il Sud carrozze ferroviarie dismesse, obsolete e sporche, con servizi igienici impraticabili e porte “fuori servizio”; il tutto aggrava la condizione di isolamento che

da sempre caratterizza quest’area rispetto alle altre aree nazionali, precludendone anche la possibilità di sviluppo legata al turismo che costituisce l’attività economica prevalente del comprensorio -: se il ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto; quali iniziative il ministro intenda assumere in maniera urgente per bloccare la perdurante penalizzazione, nella qualità e nella quantità dei servizi, che Trenitalia impone da tempo al Tirreno cosentino e alla Calabria tutta al fine di garantire il diritto alla mobilità dei calabresi in termini compatibili con lo standard nazionale nonché di incentivare forme di trasposto sostenibili, moderne e capaci di consentire a tutti gli utenti, migliori possibilità di spostamento in e verso un territorio a forte valenza turistica, così vasto ed in costante crescita. Aspettiamo la risposta.


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Sabato 4 Maggio 2013

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La lotta ai tumori ha un’arma in più «Permette di trattare in modo preciso e non invasivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e utilizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti consente di ottenere dei risultati terapeutici migliori». È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà della Body Radiosurgery (radiochirurgia o radioterapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecniche più evolute di radioterapia oncologica. Il Malzoni Radiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attualmente il centro con la più alta casistica di trattamenti e ri-trattamenti radiochirugici e di radioterapia stereotassica.

Fondato nel 2004

all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e convenzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgery vanta la più alta casistica europea per il trattamento radioterapico stereotassico delle patologie oncologiche epatiche e polmonari «ma questa terapia - precisa il dottor Scotti, direttore del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica - può essere applicata anche a lesioni che interessano altri distretti corporei come il mediastino, il pancreas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago, i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto, prostata». La Body Radiosurgery si pone ormai come valida alternativa alla chirurgia tradizionale soprattutto quando questa non possa essere effettuata; trova indicazione per quei pazienti in cui i tumori sono diventati resistenti alla chemioterapia o che hanno già effettuato una radioterapia convenzionale. «Controllando i movimenti dovuti alla respirazione - spiega il dottor Scotti -, individuando in maniera precisa il bersaglio da colpire ed effettuando un controllo costante della terapia, il risparmio dei tessuti sani è massimo, evitando gli effetti collaterali della radioterapia convenzionale. Il trattamento radioterapico stereotassico ha dimostrato una tollerabilità elevatissima ed essen-

Il Dott. Valerio Scotti descrive vantaggi e possibilità della Body Radiosurgery una nuova opzione terapeutica per la cura del cancro :«La precisione millimetrica consente nuovi trattamenti»

do effettuato in regime di “day hospital”, ossia senza la necessità di un ricovero, permette al paziente di riprendere subito le proprie attività quotidiane». A conferma della validità di questa risorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono in fase di pubblicazione studi che vedono nella Body Radiosurgery risultati pari e sembra addirittura superiori in termini di sopravvivenza globale e controllo locale di malattia. Solitamente, invece, è usata come un’alternativa alla chirurgia tradizionale «costosa, difficile e che richiede un lungo periodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tecnologia, insieme alla grande e pionieristica esperienza degli operatori, consente una precisione di trattamento millimetrica, valutando durante l’ir-


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Sabato 4 Maggio 2013

Speciale sanità Acceleratori lineari In basso, un telaio stereotassico Nel box in alto, Paola Belfiore amministratore delegato del Radiosurgery center

radiazione il movimento interno degli organi e del tumore dovuti alla respirazione». La Malzoni Radiosurgery di Agropoli ha due acceleratori lineari di ultima generazione che permettono si eseguire anche una radioterapia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Ad del Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa anche alle terapie tradizionali. I due acceleratori lineari, così come i bunker, sono due macchinari gemelli. Tale caratteristica consente di affrontare l’eventuale blocco di una delle due sorgenti, semplicemente trasferendo i piani terapeutici da un acceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poi nel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobio-

logico (cellkilling) superiore delle singole sedute (radioterapia ipofrazionata) associata al risparmio dei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotassici) ci consente di trattare lesioni anche in distretti delicati come fegato, vie biliari, pancreas e di effettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesioni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica stereotassica che con tecnica convenzionale. Sono stati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tutte le zone corporee (testa-collo, torace, addome, pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fegato, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiega il dottor Scotti, responsabile del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica del Malzoni Radiosurgery Center.

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Sabato 11 Maggio 2013

Verde speranza

Ri-ambientiamoci

di Laura Venneri

Green economy è un termine più che abusato, a destra e a sinistra, uno slogan da campagna elettorale troppe volte accantonato con facilità il giorno dopo. Forse perché troppo vasto e di difficile applicazione, nell’emergenza della crisi economica, della disoccupazione, della criminalità si tende a sminuire l’importanza di tutelare e difendere il nostro patrimonio ambientale. Poi occuparsi di ambiente in Calabria vuol dire vivere in stato di perenne emergenza come se ci ricordassimo della sua importanza solo quando i cumuli di rifiuti sono troppo alti o quando il dissesto idrogeologico porta ad una qualche tragedia come l’allagamento degli scavi di Sibari di qualche tempo fa. Passata l’emergenza si rimette sotto il tappeto la questione. Si pensa all’ambiente quindi come ad un problema mai come ad una risorsa. E per elencare i problemi non basterebbe una vita. Cito solo due fatti esemplari. Save the Children e altre associazioni sono intervenute per lanciare l’allarme sui rischi per la salute che i bambini della Locride corrono a causa della permanenza dei rifiuti anche in prossimità delle scuole. L’appello della nota onlus ci informa che «oltre ai casi più eclatanti come l’Ilva di Taranto, occorre considerare che sono circa un milione i minori nelle regioni del mezzogiorno (il 66,6% del totale nazionale) che crescono in aree dichiarate “Siti di interesse nazionale” (Sin), luoghi in cui suolo, falde idriche, l’aria, sono stati inquinati e continuano ad esserlo da una lista infinita di agenti inquinanti quali amianto, arsenico,

Green economy un termine più che abusato sia a destra che a sinistra, uno slogan da campagna elettorale troppe volte accantonato il giorno dopo cadmio, mercurio, nichel, piombo, diossina, Ddt, benzene, fitofarmaci, ecc. Siti che richiedono interventi urgenti per essere messi in sicurezza e bonifica sotto l’aspetto ambientale». Non riuscire a tutelare neanche i più piccoli fa paura è una resa incondizionata della civiltà alla barbarie, all’arretratezza. Significa non avere voglia di futuro ma, appunto, tirare a campare e sperare di cavarsela. Ma anche la speranza fa fatica a volte alle nostre latitudini. L’altro fatto che già nel 2012 dopo i dati promulgati da Goletta verde aveva scatenato feroci polemiche riguarda la depurazione. Il 23 aprile Legambiente Cittadinanzattiva e Unione nazionale consumatori hanno pubblicato una ricerca per denunciare assenze e ritardi nella gestione della depurazione. Il titolo del rapporto è tutto un programma: “Depurazione in Calabria: tempo (quasi) scaduto” e vi si può leggere, per chi vuole farsi del male ma anche tenersi informato, che in Calabria, nel 2012, sono state accertate oltre 590 infrazioni, denunciate 639 persone ed effettuati 103 arresti per

illegalità connesse a scarichi abusivi, malfunzionamenti negli impianti di depurazione, gestione dei fanghi e altri fenomeni di inquinamento delle acque. E i dati sono in aumento del 51% rispetto all’anno precedente. La nostra provincia per infrazioni è seconda solo a Vibo Valentia e vanta il numero di ben 190 casi. Proprio alla vigilia della stagione turistica ci ritroviamo, quasi come ogni anno, a fare i conti con una realtà ben triste che diventa ancora più triste se si pensa alla bellezza estasiante delle nostre coste, ai colori dei tramonti calabresi che nulla hanno da invidiare a ben più noti paradisi turistici, alla loro potenzialità economica. Un miracolo della natura che l’incuria e la criminalità hanno reso, appunto, un problema anziché una risorsa. Perché forse non ce lo meritiamo ma di risorsa inestimabile si tratta. Infatti, le notizie non sono solo negative. Secondo la Svimez, per esempio, il 66% della produzione di energia verde si concentra nel Mezzogiorno. I green jobs offrono sempre maggiori opportunità di impiego: da fine gennaio è attivo un fondo di ben 460 milioni di euro del Ministero dell’Ambiente destinato a finanziarie la creazione di occupazione giovanile nel settore della green economy. Entro il 2020 i posti di lavoro derivanti dalla Green Economy cresceranno di oltre 591 mila unità, per una crescita percentuale del 48% soprattutto nell’ambito del turismo. La Calabria ha tutte le carte in regola per partecipare al cambiamento, per trasformare il problema in risorsa, per realizzare nuovi posti di lavoro e salvare la bellezza dei nostri luoghi dal degrado e dall’eco-criminalità. Ma solo se ci sarà una forte volontà politica. E dei cittadini consapevoli che la pretendano.

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Sabato 11 Maggio 2013

La battaglia comincia dalle nuove generazioni

Giovani armati di penna, contro la criminalità Pier Luigi Vigna

Sono state numerose le scuole della provincia di Reggio Calabria che hanno presentato lavori, sviluppando una riflessione sulla legalità, nella convinzione che l’antimafia non possa esaurirsi nella retorica dei discorsi e delle celebrazioni, ma debba tramutarsi in Cittadinanza attiva per un mutamento delle cose e della società. La premiazione avverrà il 25 maggio ore 9.00 presso la sala convegni del Villaggio Magna Grecia e nella stessa giornata verrà organizzato un momento di confronto con personalità che si sono distinte nel campo della legalità. La giuria, che valuterà secondo i criteri fissati nel bando, è composta da: presidente: Luigi Riello (sostituto procuratore Suprema corte di Cassazione); componenti: Maestro Luigi Malice (artista), Nasone Domenico (professore e referente associazione Libera), Antonio Scappatura (direttore della fotografia). Le mafie rappresentano un pericolo perché minano le basi della democrazia, del mercato e della convivenza civile. Non è pensabile poter sconfiggere definitivamente una criminalità organizzata sempre più internazionalizzata e finanziaria ,operando esclusivamente sul versante repressivo, delegando la lotta esclusivamente alle forze dell’ordine e alla magistratura. E’ necessario che la lotta contro le mafie sia portata avanti simultaneamente su più fronti e su più livelli, in particolare sul terreno dell’azione di promozione sociale, di educazione e crescita culturale. Si deve stimolare nelle nuove generazioni una forte coscienza critica e civile, una reazione di rigetto del fenomeno mafioso, che invece di apparire come potenziale modello di comportamento, deve essere visto nella sua radice di barbarie e di inciviltà, e, come tale, respinto. Ecco perché La Pro loco del Comune di Motta san Giovanni ha ritenuto importante il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche in un processo di radicamento della cultura della legalità.s

Scaduto il bando indetto dalla Pro loco del Comune di Motta San Giovanni intitolato a Pier Luigi Vigna recentemente scomparso. La premiazione sarà il 25 maggio Rinnovo delle cariche di direttori generali o di dipartimento di competenza della Regione Calabria

Garantire massima trasparenza al Presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico

Oggetto: Interrogazione con richiesta di risposta scritta in ordine alle modalità di rinnovo delle cariche dei direttori generali o di dipartimento di competenza della Regione Calabria. Premesso che: - sono scaduti o sono in scadenza i contratti dei direttori generali e di dipartimento della Regione Calabria; - la Legge regionale del 13 maggio 1996, n. 7 recante “Norme sull’ordinamento della struttura organizzativa della giunta regionale e sulla dirigenza regionale” e le leggi nazionali in materia dettano gli orientamenti giuridici, esperenziali e fiduciari ai quali fare riferimento per le nomine o i rinnovi di cui all’oggetto della presente interrogazione; - è necessario stabilire in maniera puntuale ogni eventuale procedura che si intenda perseguire al fine di poter meglio garantire, nell’interesse preminente della Regione Calabria, la nomina dei direttori generali o di dipartimento in linea con le normative di leggi vigenti; - occorre garantire criteri di massima trasparenza e competenza in materia; Tutto ciò premesso e considerato - il sottoscritto interroga il presidente della Giunta regionale e l’assessore al Personale della Regione Calabria per sapere quali saranno le modalità che saranno adottate attraverso cui si procederà alla individuazione dei direttori generali e di dipartimento in scadenza e da rinnovare Carlo Guccione consigliere regionale del Pd


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Sabato 11 Maggio 2013

Parco nazionale della Sila

Potenzialità da non sotterrare

Le potenzialità del Parco nazionale della Sila per un turismo sostenibile ad ampio raggio e dimensione. Se n’è parlato a Lorica, presso la sede amministrativa del Parco, nell’ambito del sesto Forum della “Carta europea del turismo sostenibile”, che ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti del mondo imprenditoriale locale, dell’associazionismo e degli enti locali. Come noto il Parco nazionale della Sila ha ottenuto da Europarc il riconoscimento della Carta europea del turismo sostenibile, ponendolo nelle condizioni di svolgere un ruolo propulsivo, di mediazione e coordinamento, nelle attività mirate allo sviluppo, implementazione e miglioramento del territorio guardando con particolare attenzione alle forme di turismo sostenibile. La giornata, moderata dalla presidente del Parco, Sonia Ferrari, è stata ricca di spunti interessanti per fare rete, per sviluppare nuovi modelli imprenditoriali, arricchendo così il ventaglio delle proposte turistiche nel Parco in un’ottica di sostenibilità. Il confronto ha portato, in apertura dei lavori, la Marisa Grasso, presidente del Comitato Civico pro Lorica, ad illustrare un’idea progettuale denominata “Sagra permanente a Lorica”, che guarda con attenzione alla creazione di un evento, da ripetere ogni anno, per destagionalizzare le presenze partendo dalla cucina, dalle ricette antiche già disponibili in un libro della collana del Parco, quale filo conduttore di un calendario di giornate a tema nei diversi ristoranti del posto.

Un turismo sostenibile ad ampio raggio. Se n’è parlato a Lorica con molti rappresentanti dell’imprenditoria locale e dell’associazionismo Al progetto Lorica si è contrapposta un’idea progettuale denominata “Ospitalità diffusa”, già in fase di sperimentazione avanzata come modello di sviluppo turistico sostenibile nel Parco del Pollino e nel Parco d’Aspromonte con buoni risultati. Ne hanno parlato in particolare: Nicola Bloise, presidente associazione Centro studi naturalistici del Pollino “Il Nibbio”; Alessandra Ghibaudi, esperta di sviluppo locale e consulente del Gal Area grecanica; Domenico Cuppari, esperto di recupero conservativo e socio fondatore della cooperativa San Leo di Bova; Pietro Romeo, guida ambientale escursionistica e socio fondatore della cooperativa San Leo di Bova. Un altro progetto discusso e presentato, nell’ambito dei lavori del Forum, da Gregorio Guzzo, Sindaco di Miglierina (Catanzaro), ha riguardato la valorizzazione dei Borghi autentici, che trova nell’Associazione “Borghi autentici d’Italia (Bai)” il punto di riferimento e valorizzazione avendo costituito una rete in difesa dell’identità ed alla quale possono aderire solo piccoli e medi comuni, enti territoriali ed organismi misti di sviluppo locale. I Borghi autentici, infatti, sono impegnati in un percorso, talvolta complesso, di mi-

glioramento continuo della struttura urbana, dei servizi verso i cittadini, del contesto sociale, ambientale e culturale per portare ad un graduale e costante incremento della qualità di vita della popolazione. “In vacanza dei parchi” è stato l’altro progetto particolarmente seguito dalle persone intervenute al Forum ed a parlarne è stato Vincenzo Filippelli, responsabile del servizio amministrativo e marketing del Parco della Sila. È un progetto che il Parco della Sila con altri partner istituzionali sta portando avanti per la promozione del turismo nei Parchi attraverso la creazione di un “network locale del turismo” su internet, ancora aperto ad altre possibili adesioni. Il Forum, prima delle conclusioni ad opera del presidente del Parco della Sila, Sonia Ferrari, ha registrato una relazione di Giuseppe Paonessa, che ha presentato un progetto integrato per la pacchettizzazione dell’offerta turistica, denominato “Entroparcotour”, al quale le reti di imprese del settore possono partecipare per accedere alla concessione di contributi. Franco Bartucci

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Sabato 11 Maggio 2013

La Regione Calabria si fa i conti in tasca

Dei tagli c’è solo l’aria di Antonio Aprile

Aria di tagli alla Regione Calabria. Da un pò di tempo la parola d’ordine è questa tanto che le ultime settimane di lavori consiliari hanno interessato da vicino la razionalizzazione di enti e costi all’insegna, almeno sulla carta, della parsimonia. Due sono stati in particolare i provvedimenti discussi: la proposta di legge n.411/9 di iniziativa della giunta regionale per il riordino di «enti, aziende regionali, fondazioni, agenzie regionali, società e consorzi comunque denominati, con esclusione del settore sanità» e la proposta di legge n.456/9 di iniziativa dei consiglieri Bilardi, Chiappetta, Dattolo e Serra per l’istituzione «dell’azienda regionale per la forestazione e le politiche per la montagna e disposizioni in materia di forestazione e di politiche della montagna», l’azienda Calabria Verde che sostituisce la vecchia Afor. Entrambi approvati. Il progetto di riordino, licenziato in commissione nella seduta del 24 aprile e giunto in Aula corredato dal parere favorevole della II commissione nella seduta del 29 aprile, è stato alla fine approvato il giorno successivo con i voti della maggioranza. Il risparmio economico previsto dall’impianto iniziale della legge, composta da ventisei articoli, era organizzato tra enti da sopprimere e altri da accorpare per un totale di oltre dieci milioni di euro, ma non tutto è filato per il verso giusto. Non sono riusciti, alla fine, alcuni tagli “eccellenti” come quello della Calabria Film commission, con cui si stimava un risparmio, stando alla dotazione annuale del 2012, di un milione di euro. Le sue funzioni avrebbero dovute essere dirottate sull’istituenda Agenzia per il marketing turistico e territoriale regionale la cui nascita, inserita nell’articolo 10, non ha avuto l’ok dall’aula. Se ne discuterà in seguito. Altro risparmio sarebbe dovuto venire dalla messa in liquidazione dell’ente Fiera di Cosenza che si è salvata: circa 150.000 euro, secondo la dotazione del 2012, come dall’articolo 11. Dalla teoria alla pratica, insomma, il passo non è breve e i calcoli, scorrendo l’elenco dei risparmi programmati sulla carta e descritti nell’impianto portato in aula sono presto fatti. Troviamo, ad esempio, nell’articolo 12 la disciplina della cessazione della fondazione Calabresi nel mondo con una somma prevista di 200.000 euro; nell’articolo 13, il trasferimento delle partecipazioni possedute dalla Regione nella società Comalca srl alla Fincalabra spa con una quota di capitale ad oggi di 1.400.000 euro e un risparmio di 482.459 euro per spese di copertura del leasing; 80.000 invece gli euro previsti con la soppressione del garante per la caccia e 72.000 quelli con la soppressione della società in house Sial servizi spa. Un taglio di 161.000 euro con l’accorpamento della Fondazione Field all’azienda Calabria lavoro, previsto dall’art. 8. I cinque attuali consorzi per lo sviluppo industriale accorpati in un unico consorzio regionale per lo Sviluppo delle attività produttive (Corap), rispetto ai bilanci 2010, dovrebbero portare un risparmio complessivo di 3.900.000 euro attraverso la riduzione compensi dei componenti cda e revisioni per un totale di 1.620.000 euro, la riduzione di rimborsi, spese e altri costi degli organi sociali per un totale di 560.000,00 euro, la riduzio-

Dalla teoria alla pratica il passo è lungo, basta vedere l’elenco dei risparmi programmati sulla carta e descritti nell’impianto portato in aula Alcuni “eccellenti” non sono riusciti, come quello della Calabria Film commission o quello dalla messa in liquidazione dell’ente Fiera di Cosenza

ne dei costi direzione e consulenza per un totale di 1.480.000 euro e il cosiddetto “efficientamento” (5% del totale costi correnti) per 240.000 euro. L’accorpamento anche per le cinque aziende territoriali per l’edilizia residenziale pubblica (Aterp) in un’unica azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica regionale porterà a una riduzione dei componenti dei Cda e revisioni per 2.700.000,00 euro con una “stima complessiva di risparmi sui bilanci per 2.132.475”. Accorpati, nell’articolo 9 della legge, anche i cinque Parchi marini della Regione Calabria (istituiti con le leggi regionali 21 aprile 2008) in un unico “ente per i Parchi marini regionali”. È previsto un «risparmio di 147.200,00 rispetto alla dotazione prevista per l’anno 2013 (36.800 euro per ognuno dei parchi). Il risparmio è pari a 184.000 euro rispetto all’anno 2012 (46.000 per ognuno)». Risparmi programmati nella legge anche per gli organi di amministrazione e controllo dell’Arpacal, con la riduzione del numero dei revisori da tre a uno (risparmio pari a 50.000 euro) e non sono più


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Sabato 11 Maggio 2013

La Regione Calabria si fa i conti in tasca

Si sono registrate al voto le astensioni dei consiglieri di Idv e della Federazione della sinistra e il solo voto contrario del consigliere Franchino. Di particolare rilievo è la messa in liquidazione delle comunità montane calabresi. Le loro funzioni, vengono così ripartite secondo l’articolo 2: quelle “proprie” sono trasferite alla Regione e sono esercitate in forma unitaria dall’azienda Calabria verde istituita all’articolo 1; quelle di altri enti ed esercitate, per delega o conferimento, dalle Comunità montane, sono restituite agli enti medesimi nei territori di riferimento. Tuttavia, «per assicurare il livello ottimale di svolgimento unitario delle funzioni restituite e il maggiore contenimento possibile della spesa pubblica, gli enti locali esercitano tali funzioni delegandole all’azienda Calabria verde o, in alternativa, nelle forme previste dall’articolo 30 del d.lgs. 267/2000, secondo modalità stabilite, nell’ambito delle rispettive competenze, dallo Stato o dalla Regione; la Regione opera secondo convenzioni da approvare a cura della giunta regionale». La nuova azienda, che avrà sede a Catanzaro con articolazioni territoriali a “livello distrettuale”, eredita le funzioni della vecchia Afor e svolge anche funzioni regionali in materia di prevenzione e lotta agli incendi boschivi, attività di servizio di monitoraggio e sorveglianza idraulica della rete idrografica calabrese. Una “settimana legislativa produttiva” l’ha definita il presidente del Consiglio, Francesco Talarico che ha parlato di «un Consiglio che con l’approvazione di queste importanti riforme ha saputo scrivere una pagina istituzionale tra le sue più significative». «L’agenzia Calabria verde - aveva spiegato il presidente della giunta Giuseppe Scopelliti - nasce senza debiti e vogliamo sia costruita con il contributo degli attori sociali ed istituzionali sapendo che le risorse necessarie non sono infinite, anzi, e che il fabbisogno di circa 250 milioni di euro all’anno da parte del governo e della Regione, deve trovare giustificazione in un modo nuovo di gestire la montagna, motivando il personale e isolando coloro i quali non intendono lavorare».

previste le figure di presidente e Consiglio di amministrazione (con un risparmio di 79.560 euro). A conti fatti, in totale nella proposta di legge una riduzione dei costi e un risparmio pari a circa 10.154.694 euro. Alla fine, discussi cinquanta emendamenti per arrivare all’approvazione con ventiquattro voti favorevoli, tre contrari e dieci astenuti. Momenti di tensione nel dibattito, particolarmente in occasione dello stralcio dell’istituzione dell’Agenzia di marketing turistico per la quale il presidente Talarico ha ribadito che è necessario il consenso dei due terzi e non basta la maggioranza, scontrandosi con Alberto Sarra. Sul “riordino” finale approvato però ci vanno giù duro Giuseppe Giordano e Domenico Talarico di Italia dei valori, che assieme a Giuseppe Guagliardi (Federazione della sinistra) hanno votato contro. «Una semplice operazione di propaganda» l’hanno definita i due esponenti secondo i quali «non vengono toccati (né soppressi, né riformati) i ‘santuari’ dello spreco né sfiorati gli enti che continuano ad alimentare un sistema cliente-

lare. Restano intatti la Comac, l’ente Fiera, Calabria Etica, Calabria Lavoro, ente Fiera Cosenza, Magna Grecia, Stretto di Messina, Lamezia Sviluppo, Terre Sibarite». «Un’attenta lettura dell’articolato normativo approvato - hanno spiegato - dimostra come si sia messa in campo un’operazione gattopardesca che incide minimamente sui costi di funzionamento della struttura regionale nel suo complesso, laddove, al contrario, sulle direttive nazionali in tema di spending review il governo regionale aveva l’occasione per approntare una riforma storica e strutturale condivisa». Di parere contrario, invece, la maggioranza di centrodestra, per la quale la legge rappresenta un passo avanti sulla strada del risparmio, della razionalizzazione ed efficienza della Calabria. Poco più di quattro ore, ancora, per la successiva seduta di venerdì 3 maggio del Consiglio con l’approvazione della proposta di legge per l’istituzione dell’azienda regionale per la forestazione e le politiche per la montagna e «disposizioni in materia di forestazione e di politiche della montagna».

Tra poco il lavoro di riordino toccherà anche i consorzi di bonifica, come ha sottolineato il governatore: «Nelle prossime settimane - assicura - affronteremo decisamente il loro funzionamento: decisamente, undici Consorzi in Calabria sono davvero troppi e spesso producono soltanto debiti». Purtroppo non sono i soli, in una Calabria che sul piano delle riforme di lavoro ne riserva certamente tanto, oggi che la parola “tagli” sembra essere diventata il leit-motiv della politica attuale. In parte per necessità, perché di carrozzoni nel passato, da destra a sinistra, se ne sono messi in piedi troppi e oggi i soldi non bastano più, in parte probabilmente perché lo spettro di Grillo, con il suo diktat sui costi della politica, spaventa tutti, e in parte perché c’è anche chi ci crede davvero e ha capito che è una necessità convogliare le finanze disponibili verso attività produttive. Di certo, sembra una vera e propria folgorazione quella che ha colpito la politica e in particolare la Regione guidata da un presidente, Giuseppe Scopelliti, che è diventato famoso più per le spese e i costi del suo “modello Reggio” che per politiche di austerità e contenimento. Al di là di proclami e intenzioni, quindi, al termine di questi ultimi lavori consiliari, tra enti soppressi, sopravvissuti, accorpati, che cambiano nome, vecchio personale da salvaguardare ed enti e aziende di nuova fattura, i conti su quanto si andrà a risparmiare veramente è sempre meglio farli alla fine.

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Sabato 11 Maggio 2013

La Cesare Pozzo incassa un bilancio solido di Oreste Parise

Si è tenuta a Castrovillari, nel suggestivo scenario del protoconvento francescano, l’assemblea regionale della Cesare, alla quale hanno partecipato soci provenienti da tutta la regione. Ci lasciamo alle spalle un momento difficile, un anno da dimenticare per il peggioramento di tutti gli indicatori economici che non danno ancora segnali di un cambiamento di rotta. Qual è lo stato di salute della Cesare Pozzo, la più importante società di mutuo soccorso nazionale? Tra luci e ombre, si potrebbe dire. Un deciso aumento del numero degli associati, a livello nazionale, frutto di un importante accordo intervenuto con le Ferrovie italiane, un aumento a due cifre, un evento importante perché la società si avvia ad avere un ruolo di prima piano nel lucroso e importante settore della previdenza integrativa, ma certamente non facilmente replicabile. Uno shock per il tranquillo trend della società abituato al ritmo dello scalatore che gli ha consentito negli anni una crescita tranquilla e costante fino a portarla al primo posto nella classifica nazionale, piuttosto che alla velocità del gatto delle nevi, col il senso di vertigine che si porta dietro. La situazione regionale non ha risentito di questo effetto e ha mostrato un andamento riflessivo con un leggero arretramento nel numero degli associati, ma una tenuta dei conti assicurata dalla gestione prudente in linea con la tradizione che ha consentito un accumulo patrimoniale in grado di assorbire qualche pausa nella crescita.

Il Governo in soccorso della mutua Molte sono le cause che possono essere invocate per spiegare il fenomeno. La crisi in primo luogo che ha costretto le famiglie a un atteggiamento prudenziale, che ha colpito persino gli investimenti solidali, la cui caratteristica è proprio quella di servire come ancora di salvataggio nei momenti di difficoltà. La solidarietà che dovrebbe essere percepita come uno scudo contro la crisi viene oggi percepita come una spesa da comprimere per trovare una difficile quadratura del bilancio familiare. Dopo anni di indifferente silenzio, il Parlamento nazionale ha riscoperto la mutualità, la sua funzione di ammortizzatore delle tensioni sociali. A livello nazionale vi è una consapevolezza che l’arretramento dello stato nella politica del welfare può trovare una valida alternativa in una gestione di privatizzazione solidale, di mutualità tra soggetti accomunati da una sensibilità sociale e dalla convinzione che la somma di tante debolezze può costruire una fortezza per difendersi dalla difficoltà. La conversione del decreto 179, intervenuta il 13 dicembre scorso, non è tanto importante per il contenuto specifico delle norme, attese invano da anni per aggiornare e completare la legge 3818, istitutiva delle mutue che risale al 1886. Una legge che ha resistito a tutti i tentativi di rottamazione, viene ancora oggi ritenuta valida a distanza di quasi centoventi anni, è la più chiara dimostrazione della validità di una idea. Ci sono voluti decenni di rinvii e ritardi non tanto per la complessità del provvedimento, ma per l’indifferenza del

L’assemblea regionale ha scelto ha scelto il Protoconvento francescano di Castrovillari per presentare il resoconto di un anno difficile per la congiuntura sfavorevole

la mutualità, due concetti simili, ma con una sostanziale differenza che nella solidarietà c’è chi da e chi riceve e le due figure sono separate, antitetiche. Nella mutualità le due figure si integrano, si compenetrano l’una nell’altra. Si da oggi per poter ricevere domani un aiuto in caso di necessità, ben lieti di non doverne avere bisogno. Questo comporta che la mutualità è autofinanziata dai soci e autogestita dagli stessi. La solidarietà ha bisogno di creare una rete di sostegno, di convincere le persone a rinunciare una parte del loro reddito in favore di persone più svantaggiate. Un gesto nobile, ma che trova un limite invalicabile nella necessità di basarsi sulla generosità.

legislatore che non considerava urgente un intervento in un settore interessante ma datato, non più rispondente alle istanze di una società moderna. Il testo non stravolge l’impianto originario, colma alcune lacune, fornisce delle risposte per gli adempimenti amministrativi necessari a consentire alle mutue di opera in condizione di certezza di diritto, e affrontare le nuove opportunità che le ripetute riforme pensionistiche e assistenziali hanno introdotto. Per la mutualità si scoprono nuovi campi di intervento, come i servizi condominiali di assistenza infermieristica, gli acquisti comuni e solidali per le famiglie disagiate, l’istituzione di borse di studio per quartiere o gruppo di interesse e così via. Alla base vi è la riscoperta della solidarietà e del-

Il sindaco di Castrovillari, nel suo intervento di saluto, ha mostrato grande interesse nei confronti di una società che affonda le sue radici nel grande movimento operaio di fine Ottocento. Si è dichiarato disponibile a prodigarsi per una forte crescita della mutualità nel comune da lui amministrato. Nell’elogiare i valori che porta avanti la muta specie annuncia che si attiverà sin da subito per instaurare una convenzione per la ritenuta alla fonte della quota mutualistica dei dipendenti comunali che intendono aderire alla Cesare Pozzo. Carmela Chiarelli, intervenuta a nome dell’associazione solidaristica da lei presieduta, accomunata alla mutua dalla comune attività solidaristica, preannunciando l’istituzione di borse di studio per i figli dei soci.


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Mezzoeuro La Cesare Pozzo incassa un bilancio solido

porti anche in virtù dei rinnovi contrattuali ove si potrebbe prevedere fondi per la sanità integrativa; Harmonie mutuelles, un soggetto internazionale idoneo ad operare sul mercato italiano dei fondi sanitari con maggiore disponibilità economica e che ha visto la sua concretizzazione con la costituzione del fondo salute Sce; UniSalute, la cui collaborazione ha permesso alla “Cesare Pozzo” di vedersi assegnato il Piano integrativo per i lavoratori del Gruppo Ferrovie dello Stato. In Calabria la sua diffusione è concentrata nel settore dei trasporti che ha avuto una contrazione molto rilevante: FdC sono passate da 3000 addetti a poco più di 900, mentre nel gruppo Fis della nostra regione per ogni 5 occupati agli inizi degli Anni 90 ne è rimasto uno solo. Relativamente agli ultimi tre anni, il trasporto cargo in Calabria è scomparso come pure i treni a lunga percorrenza. Certamente bisogna lavorare tra i ferrovieri non soci per farli aderire alla nostra società, ma è necessario estendere la sua presenza anche in altri settori per recuperare il terreno perduto.

Giacomo Lucia, vice presidente nazionale ha illustrato il bilancio nazionale del sodalizio che, nonostante una fase di crisi acuta in atto in tutti i settori, riesce a mantenere una sicura solidità. La nuova frontiera è quella dei fondi sanitari, che costituiscono il business del futuro. La mutua deve inserirsi in questo settore, per poter difendere la propria posizione e aumentare l’efficacia dei propri interventi nel campo mutualistico e solidale. Per questo sono necessarie modifiche statutarie e organizzative, il rinnovamento nei quadri dirigenziali della società, con sappiano coniugare i principi e i valori della Cesare con l’efficienza e la professionalità richiesta. Il presidente regionale Santo Russo espone i dati più salienti della situazione della mutua in Calabria e delle attività svolte.

La “Cesare Pozzo”

è stata fondata dai macchinisti e fuochisti delle ferrovie dall’Altitalia il 1° maggio 1877, con l’obiettivo ben preciso di aiutarsi reciprocamente in uno spirito solidaristico. Cesare Pozzo era l’anima e la mente di quel movimento. Oggi la “Cesare Pozzo” si pone l’obiettivo di trasmettere quei valori solidaristici e la validità del proprio progetto mutualistico attraverso la fide-

lizzazione ed il coinvolgimento dei soci, con un contatto continuo e costante. È l’unica mutua a carattere nazionale, radicata in tutto il territorio con sedi proprie (almeno una per regione), con presidi e sportelli territoriali, con sportelli aziendali. In Calabria, oltre la sede regionale di Reggio Calabria, ci sono le sedi di Catanzaro e Cosenza e sportelli solidali che coprono il pur vasto territorio calabrese. La “Cesare Pozzo” assiste oggi oltre 143.000 soci che con i loro famigliari oltrepassano le 400.000 persone. Il gruppo dirigente tutto (dal consigliere d’amministrazione ai collaboratori) ed i dipendenti della nostra società hanno costituito un gruppo fortemente motivato allo sviluppo della mutualità ed alla costruzione dal basso di tutele individuali sebbene si è in presenza di un esasperato individualismo reso ancora più acuito dai moderni mezzi di comunicazioni. Coinvolgere tutti nel progetto mutua è sinonimo, oltre che di democrazia, anche di partecipazione e di valorizzazione delle singole capacità. Nel corso dell’anno ha instaurato importanti rapporti di collaborazione con: Legacoop, che rappresenta una grande opportunità per il recupero definitivo del ruolo e della funzione della mutualità italiana nell’ambito dell’economia sociale italiana ed europea; le organizzazioni sindacali per consolidare i rap-

Numerosi sono stati gli interventi dei soci, che hanno animato la discussione e proposto importanti temi di discussione. Vincenzo Angelastro lamenta lo scarso spirito di corpo che anima la compagine sociale, augurandosi che i pensionati non abbandonino la società all’atto del pensionamento, poiché è il momento in cui la mutualità acquista un validità particolare. Carmine Bonadies, che ha svolto le funzioni di camerlengo, per aver ottimamente organizzato la riunione, ha messo in guardia sul cambiamento di strategia della mutua, che nell’accettare la sfida dei fondi rischia di trasformarsi in una società assicurativa snaturando il ruolo e le funzioni che gli sono state storicamente attribuite. Auspica un cambiamento anche nei quadri dirigenziali regionali con l’inserimento di volti nuovi. Annibale Sabatini ha lanciato un grido di dolore per il ridimensionamento della mutua. Nel corso degli ultimi anni ha perso circa mille soci nella regione e vi sono ancora molte disfunzioni nella assistenza ai soci. Auspica un cambiamento della linea dichiarando che il vero mutualista è colui che versa i soldi di tasca propria e dedica il proprio tempo libero alla mutua. Alfredo Fusaro, nella sua qualità membro del consiglio di amministrazione regionale, ha esortato tutti i soci a un maggiore impegno personale per poter far crescere la società e ricorda quanto l’impegno profuso dalla dirigenza regionale in tempo e risorse economiche per cercare di formare sempre più giovani mutualisti dimostrando con i fatti quanto il gruppo regionale crede nel ricambio generazionale della mutua. Ha concluso il vice-presidente Lucia che ha sottolineato che per poter ripartire bisogna che vi sia un maggior coinvolgimento delle regioni attraverso la conferenza delle regioni è stato fortemente voluto da lui per migliorare la comunicazione e la partecipazione nelle scelte societarie. Per i grandi temi, invece, già da tempo era previsto in statuto la consulta delle regioni ovvero il coinvolgimento di tutti i consigli regionali. Per quanto riguarda la comunicazione bisogna utilizzare la macro-area ed il suo coordinatore. Purtroppo, per ragioni diverse, la nostra macroarea ha tenuto poche riunioni, e, come dicevo al presidente regionale a Messina qualche tempo fa, occorre vedersi e confrontarsi più spesso. Tiene a precisare che le perdite di soci nel mondo dei trasporti sono inevitabili, in quanto è cambiato il mondo del lavoro in quel settore. In conclusione spera che si possa concretizzare a breve l’accordo con il comune di Castrovillari paventato dal sindaco, in quanto ritiene vitale per il futuro della mutua entrare i settori diversi da quelli tradizionali.

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Libertà di stampa, è ora di vederci chiaro

Il bavaglio è sempre più soffocante di Giuseppe Aprile

Non basta esprimere opinioni, serve creare strumenti di effetto più immediato per rivoluzionare questo nostro sistema di vita che offende quotidianamente l’etica del cittadino ed il valore su cui si fonda uno Stato di pluralistici e autentici valori etici. È di grande attualità, in Calabria, dopo il protocollo tra la Regione e il sindacato dei giornalisti, la questione dell’informazione; senza dubbio è giunta l’ora di mettere in discussione il ruolo della stampa e soprattutto la differenza, se differenza deve esserci - ritengo che si tratti solo di un’ovvia riflessione -, tra giornalista e cronista. Non mi riguarda l’idea che ha portato la presidenza del Consiglio regionale a mettere le mani dentro la questione del ruolo della stampa e del rapporto tra amministrazione pubblica e pubblica opinione. È cosa che so. È di quelle cose dove, se non stai attento, ti trovi di fronte a vicende che sembrano di normale portata e che, invece, finiscono per fare il gioco di un contraente che ti fa firmare per una ragione e lui ne ricava un’altra. In questo caso, per esempio, è normale che il sindacato dei giornalisti debba tentare ogni via per il consolidamento di un rapporto di lavoro, in atto troppo affidato ad un sistema fondato sul precariato permanente e sul dominio degli editori che di fatto possono utilizzare i giornalisti per interessi di cui essi stessi sono interpreti interessati e beneficiari. Quando i rapporti con i pubblici poteri, per esempio, sono tali che un giornale che di fatto è retto da giornalisti e cronisti, nel mentre con esso si raggiungono poteri che incidono in modo determinante sull’andamento di una compagine politica, ti trovi che, dal rapporto editore - giornalisti, ne deriva che, se pure i giornalisti e gli altri dipendenti (tipografi, distributori, correttori) sono pagati a norma di contratto di lavoro, l’editore ne usufruisce tanto da poter aspirare ad assumere ruoli e funzioni di prestigio e ben retribuiti, dato che un presidente nomina chi vuole, o a ricavare soldi in vario modo, nel mentre il suo giornale continua la sua vita con il lavoro dei giornalisti che non sempre ricevono uno stipendio adeguato. Un giornale non è solo un fatto tecnico. È soprattutto un potere di informazione e di formazione, quindi politico e culturale, che produce e diffonde idee nel corpo sociale ed elettorale. L’editore resta purtroppo troppo padrone del giornalismo e dei cronisti. Il sindacato giornalisti, al di là di possibili errori, magari per limitate esperienze di attività contrattuali, in un momento in cui lo stesso concetto di contratto merita nuove discussioni, può anche sbagliare una trattativa senza che alcuno abbia diritto a scandalizzarsi - avviene anche con i sindacati confederali e di categoria -; anche un sindacato di notevoli esperienze, spesso, finisce che fa gli interessi della categoria, o tenta di farli o è convinto di farli, ma nello stesso tempo, appunto perché il sindacato ha a volte limitati poteri, l’editore ha fatto i suoi in collusione con il potere politico, i cui termini non sono visibili a prima vista. L’interlocutore dei pubblici poteri è il sindacato per fatti contrattuali in riferimento ai giornalisti,

Da parte della politica si alza sempre di più il muro per quel giornalismo che altro non vuole fare se non raccontare la verità ma nei fatti si determina un interesse esclusivamente dell’editore. Che punta a influenzare segretamente il potere pubblico. Il protocollo alla Regione Calabria sarà utile per la parte giornalistica riguardante ma sicuramente più utile per chi vuole mettere il bavaglio alla libertà di stampa, supremo interesse di una democrazia autentica.

Con la complicità di certi editori che non pagano, non assicurano, limitano al minimo il contratto per tanti loro collaboratori. Nel Consiglio regionale della Calabria, in questo palazzo dove non puoi entrare senza essere avvinto da pensieri drammaticamente oscuri, ora vige un sistema comportamentale, per i giornalisti e gli operatori della stampa, che suona errore per i pur onesti dirigenti del sindacalismo giornalistico calabrese e nazionale e vergogna per chi ha preteso questo tipo di regolamentazione, puntando ad una sola finalità pratica: limitare il ruolo della stampa e di chi scrive pur non avendo, per come dicono, come unica propria attività quella dell’essere dipendenti retribuiti, di una di quelle testate che si dicono giornalistiche, ma che, invece, sono spesso strumento oltre che di sano giornalismo, anche di difesa dello stato sovrano che passa la sua vita per demolire la democrazia, fingere


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Sabato 11 Maggio 2013

Libertà di stampa, è ora di vederci chiaro

perti con le mani nel sacco, trovano modo per eludere i poteri della magistratura, operando l’uso del “potere di non rispondere” o dicendo la propria verità con giornali pronti a propagandare e influenzare l’informazione pubblica a loro favore. Se si fa passare in silenzio il fatto che la Giunta regionale ha sistemato - con contratto successivo a norma di legge e del contratto di lavoro - quattordici giornalisti al suo servizio, si garantiscono due obiettivi. Si trasforma l’informazione da strumento obiettivo ad informazione pilotata, in grado di utilizzare giovani bravi e volenterosi per pochi euro, con il miraggio di assunzioni presso enti pararegionali dove si farebbe l’ufficio stampa. Doppia forma di corruzione politica. Ma siamo fiduciosi che il sindacato giornalisti, ai cui dirigenti abbiamo dato il nostro non pentito avallo, avrà modo di scoprire i doppi intenti dei nostri politici e il loro intendimento in sede di rapporti stampa, consiglio e consiglieri regionali. Non riusciranno a chiudere le porte della regione ai giornalisti che sanno andare oltre la cronaca. Che di questo si tratta. Questo protocollo, firmato con il presidente del consiglio, è un errore perché le intenzioni dei contraenti sono sicuramente diametralmente opposte.

cultura e storia dei fatti, proteggere il crimine, partecipare alla gestione del potere capovolgendo i fatti e la storia. Questioni di stampa e tv per i quali siamo fuori tempo massimo rispetto all’urgenza di rendere oramai di impellente affronto. Basta con gli editori di giornali notoriamente dediti a strumentalizzare l’informazione a favore proprio e costituendo uno strumento per avere, decidere favorire il padrone della politica con cui scambiano favori e interessi (una presidenza o un commissariamento di una struttura gestionale dei fondi sanitari, fondando la funzione sugli affari ed il clientelismo e che fa scrivere bene soprattutto di chi razzola male). Non si può non preferire la nobile penna di chi scrive per dire la verità e ritiene giornalista non solo chi fa cronaca ma fa informazione come formazione e cultura. Ci sono giornali che vivono solo di cronisti e di cronaca nera, che aiutano la politica degli affa-

ri, la degenerazione morale, le stagioni delle crisi e le ragioni che le hanno determinate. Non è da ora che l’attuale gestione politica ed amministrativa dimostra insofferenza per la stampa democratica e libera che considera nemica, priva di amore per la città e la regione. Tanti sono i politici che denunciano la critica senza mai, però, dire le verità che sanno e che sono la base di fondo della degenerazione della politica in questa terra dove molti fanno carriera, dopo avere avuto dimestichezza con le patrie galere e dove il fatto elettorale è diventato un fatto che dire di mercato significa addirittura nobilitarlo, perché il mercato vero è un fatto che in economia è offerta diversa e scambio di merce normale. In politica, invece, è spesso marcia la richiesta e delusione la risposta. E non dicono mai per chi ha votato la ‘ndrangheta, quanto e dove sia la criminalità e l’affare e, quando vengono sco-

La voglia e la capacità di scrivere, quello che serve per la crescita di una società, non possono venire affidate a padroni di testate che assumono per amicizia o per clientelismo. Quanti giovani di notevole capacità giornalistica, quante indimenticabili firme hanno dovuto limitare la propria attività proprio a quel tipo di giornalismo possibile, dove il contratto di lavoro è sempre stato fuori da ogni pensiero e solo pochi, che hanno avuto particolare volontà ed esigenza di scrivere, sono arrivati? La stragrande maggioranza dei giornalisti calabresi è passata solamente dalle striminzite disponibilità di un mercato di lavoro decisamente quasi inesistente. Ora a loro si vogliono chiudere le porte del consiglio regionale? Noi non ci stiamo, anche se più volte ci è venuta la nausea nel seguire il consiglio regionale per la pochezza degli interventi, per le innumerevoli ore che si passavano senza che i veri problemi della gente venissero trattati. Quante ore interminabili i cronisti hanno dovuto attendere nei corridoi del consiglio regionale, perché gli attori prima dovevano decidere in segreto in sede di commissioni, o di riunioni comunque ristrette, per poi arrivare in aula tutti stanchi e per una riunione che durava la metà o un quarto del tempo di attesa! Vogliamo comunque ricordare che della regione e dei suoi politici non c’è bisogno di seguire il consiglio regionale, dove nulla trapela dei grandi fatti. Nemmeno, per fare un esempio, delle responsabilità della gestione dei finanziamenti ingenti dei gruppi politici regionali e della geografia degli elettori. La Gabanelli non avrà certo bisogno di quelle porte per sapere e poter denunciare e parlare. Così come sarà difficile limitare i poteri di “fare i giornalisti” a quelli che non sono la voce del padrone a pagamento. No, non si mette il bavaglio all’informazione. Una grande amministrazione pubblica non può non sapere che la prima e più effettiva forza che aiuta il buon lavoro, è la stampa. E non la stampa amica, ma quella critica. I giornalisti e gli organi di stampa, su carta e online, non si scoraggiano e non faranno certamente marcia indietro. Continueranno sicuramente a operare perché emerga la voce giusta della nostra terra e la verità dei fatti. È l’unica maniera per cambiare questa regione e questa provincia, spazzando via una classe politica che è da annoverarsi come la peggiore di tutti i tempi.

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Sabato 11 Maggio 2013

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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura)

PROSSIMAAPERTURA Maggio 2013

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Sabato 11 Maggio 2013

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura)

Ida Cavalcanti*

Ancora indietro sulla parità di genere

È il momento delle proposte coraggiose Audizione sul Documento di economia e finanza nelle commissioni speciali di Camera e Senato, importante valutazione sulle misure da mettere in atto per il rilancio di economia e lavoro Nell’attuale, convulsa fase politica e istituzionale del nostro Paese, in un clima reso ancora più teso dai recenti fatti di cronaca, il momento dell’audizione sul Def, il Documento di Economia e Finanza, nelle commissioni speciali di Camera e Senato, ha rappresentato indubbiamente un appuntamento di cruciale importanza per quel che riguarda l’analisi della situazione italiana e, di conseguenza, la valutazione delle misure da mettere in atto per riuscire nel difficile compito di far ripartire l’economia e il lavoro. Nel corso dell’audizione, l’intervento del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, assume indubbiamente un significato notevole: egli si è soffermato in particolare sul risultato degli enormi sacrifici richiesti ai cittadini e su ciò che adesso bisogna fare per dare un seguito concreto a quanto già realizzato. In particolare, Grilli, pur premettendo che i problemi di finanza pubblica sono profondi e che il percorso che dovrebbe condurre oltre il buio della recessione è decisamente stretto e si basa sulla presunzione di sacrificio del nostro Paese, ha comunque evidenziato come il risanamento del bilancio sia una realtà concreta e che, di conseguenza, l’Italia appare come un Paese più solido e dunque più credibile a livello internazionale. «Il risanamento dei conti pubblici è un risultato di enorme importanza - dice Denis Nesci, presidente nazionale del patronato Epas - anche se ancora non si può dire che tale difficilissimo processo sia stato completato; ma la cosa di cui bisogna tener conto è che tale obiettivo, seppur fondamentale, da solo non è sufficiente a garantire all’Italia un presente e un futuro di serenità e benessere. Occorre continuare lungo la strada del risanamento, spostando però l’attenzione dalla richiesta di sacrifici ai cittadini ad altre misure, come la lotta agli sprechi e all’evasione, puntando però con decisione -aggiunge il Presidente Epas- a investimenti e incentivi al consumo». Con la formazione del nuovo Governo iniziano a delinearsi quegli obiettivi di interesse pubblico su cui ovviamente è concentrata l’attenzione generale. Come era facile prevedere, la parola d’ordine individuata dal nuovo Esecutivo è “lavoro”, concetto che, a detta di tutti, rappresenta l’unica, decisiva chiave di volta per poter realmente dare il via ad una nuova fase della nostra storia e far sì che, finalmente, i numerosi sacrifici richiesti ai cittadini possano trovare un riscontro concreto. «Come diciamo da diverso tempo - è il commento di Denis Nesci - le misure restrittive devono essere necessariamente accompagnate da proposte coraggiose e capaci di incentivare lavoro e consumi, elementi fondamentali per poter davvero dare il via alla ripresa economica. Speriamo che i buoni propositi del nuovo Governo possano realizzarsi concretamente -conclude il Presidente Nazionale del Patronato Epas- in modo da dare nuove speranze e nuova fiducia agli italiani».

Quanto si tratta di civiltà, di emancipazione, di diritti universali il nostro Paese continua a registrare enormi ritardi. È questo il dato inequivocabile che viene fuori da quell’87° posto su 135 Paesi sul livello di lavoro femminile e, ancora peggio della 126ima posizione nella graduatoria relativa all’uguaglianza di salario rispetto alla stessa occupazione. Certo passi in avanti ne sono stati fatti in questi ultimi anni, ma il mondo avanza ad una velocità che spesso è il doppio di quella di casa nostra. Eppure l’apporto femminile alla qualità del lavoro, alla gestione delle aziende, la capacità organizzativa e manageriale delle donne sono dati acquisiti, che fanno sempre più pendere l’ago della bilancia verso una piena valorizzazione delle capacità individuali e verso il superamento delle differenze di genere. Parlo da una postazione privilegiata, da responsabile di un ufficio Epas-Fna facente capo alla zona di Altomonte, che ha puntato fortemente sulla predisposizione tutta al femminile di organizzare il lavoro, rappresentare le problematiche nuove e sempre in evoluzione dell’assistenza e dei sistemi previdenziali, avere un rapporto positivo con i tanti utenti che si rivolgono ai nostri uffici. L’80% del sistema che abbiamo creato è al femminile, donne sempre più impegnate nella crescita e nella qualificazione del nostro apporto alle attività del Patronato e della gestione dei servizi che offriamo con un ventaglio sempre più largo. È solo lungimiranza e apertura del gruppo dirigente? Anche questi elementi sono stati sicuramente importanti, ma c’è, a mio avviso, di più. La caparbietà, la determinazione, la voglia di migliorare, l’abnegazione e le capacità individuali hanno reso questo risultato ottenibile, hanno permesso di selezionare una squadra giovane, di qualità, pronta ad affrontare le sfide che la società, la legislatura e le congiunture lanciano oramai quotidianamente. È la riprova di una predisposizione, di come «l’apporto femminile sia sempre di più divenuto fondamentale nella creazione di gruppi di lavoro di qualità» pur con le resistenze e le arretratezze con cui bisogna ancora purtroppo fare i conti nel nostro Paese e, ancor più naturalmente, nel Mezzogiorno e nella nostra Regione. Ma quella che ho rappresentato è il segnale di una vitalità e di una inversione di tendenza che può fare scuola, in cui si incrociano tanti fattori, come abbiamo detto, ma che nei risultati hanno la loro conferma più soddisfacente e che conferma la validità delle scelte compiute. Non è un caso che la crescita dell’Epas in provincia di Cosenza è stata complessivamente esponenziale, fino a farne il secondo Patronato, e che la qualità, la puntualità e la risoluzione dei problemi sono il fiore all’occhiello della nostra attività. La squadra è quella giusta, l’apporto delle donne è stato determinante per un successo evidente. * responsabile Fna-Epas Sartano di Torano Castello

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Sabato 11 Maggio 2013

Odori e sapori...

di Giovanni Perri*

Si tratta di una pianta arbustiva a ciclo annuale, originaria dell’Asia che, solitamente, viene coltivata in vaso, in pieno campo o in serra (coltura protetta), le cui foglie di color verde lucido sono profumate, caratterizzate da aromi intensi e odorosi, al pari di altre piante spiccatamente aromatiche come il rosmarino, l’origano e la salvia. Lo sviluppo complessivo della pianta è caratterizzato da modeste dimensioni, le cui foglie vengono utilizzate in cucina, nonché dalle industrie agro-alimentari per quanto concerne la preparazione di salse e condimenti vari, presenti nelle pietanze della cucina mediterranea, tant’è che alcuni chef di fama nazionale e mondiale considerano il fogliame di basilico, unitamente al pomodoro, ottimo condimento e componente insostituibile dell’arte culinaria, soprattutto per la pasta, pizza e non solo. Le tecniche colturali non richiedono particolari approfondimenti, né tanto meno affinate specializzazioni, pur se la pianta è molto esigente per quanto attiene la fertilità dei terreni e le temperature tipicamente primaverili estive e presenza di acqua. Questa piante aromatica in Liguria, viene altresì utilizzata per produrre e commercializzare l’ottimo pesto alla genovese, impiegata anche nell’industria estrattiva e nell’industria cosmetica per la preparazione di creme e prodotti tonici vari per la cura della pelle.. Nel Mezzogiorno ed in Calabria, la pianta oltre ad essere abbastanza conosciuta, apprezzata e utilizzata per la cucina domestica e della dieta mediterranea, al fine di insaporire le pietanze e renderle più facilmente digeribili, è coltivata, pur se in piccoli vasi sul terrazzo o balcone di casa, in quasi tutte le famiglie, per migliorare la digestione e regolarizzare l’apparato intestinale, ottimizzare la sudorazione corporea e l’eliminazione del-

È tempo di basilico Pianta aromatica caratterizzata da profumi intensi, molto conosciuta e apprezzata dalla cucina calabrese le tossine. Tale coltura, peraltro richiede modesti capitali da investire nel ciclo produttivo e ridotte dimensioni aziendali, discrete capacità organizzative per far fronte alla raccolta e conservazione del prodotto. La pianta ama temperature primaverili estive, cosicché il ciclo produttivo, in pieno campo o in vasi, si svolge nel periodo Maggio- Settembre, mentre in coltura protetta (serre - serre tunnels), può avvenire anche nei periodi meno favorevoli dal punto di vista climatico e meteorologico. In conclusione, considerate le buone possibilità di mercato, pur se a livello di nicchia, la pianta aromatica trova in Calabria condizioni ottimali per la produzione, raccolta, conservazione e commercializzazione delle foglie intensamente profumate, fresche o essiccate, in vasi di vetro, per essere successivamente utilizzate e commercializzate. In tal modo, gli agricoltori che vivono in campagna e nelle aree prossime agli agglomerati urbani e periurbani, possono mettere a frutto le loro competenze professionali, al fine di favorire l’utilizzo di questi prodotti ed ortaggi vari, nell’otti-

ca di non abbandonare il territorio, bensì di salvaguardo ed ottenere prodotti spiccatamente genuini. Nel futuro ci si augura di vedere sempre maggiori terrazzi coltivati, meno balconi vuoti e soprattutto, dal punto di vista ambientale, spazi urbani e periurbani non più assolati e deserti privi di vegetazione. aree ubicate in prossimità delle strutture produttive e abitative, ove vengono pratiche attività agricole residuali, o di tipo part-time, per la produzione di ortaggi per esigenze familiari o dei piccoli mercatini locali. In tal modo diventa possibile valorizzare i piccoli appezzamenti, solitamente ubicati in prossimità del reticolo stradale, dei corsi d’acqua, nelle aree e spazi residuali, la cui utilizzazzione agricola viene prevalentemente esercitata per la produzione di piante aromatiche ed ortaggi nell’arco delle quattro stagioni e senza sostanze chimiche. A questo punto è bene sottolineare che non si tratta di attività agricole vere e proprie, bensì di attività di part-time, esercitate prevalentemente dal capo famiglia non sempre agricoltore o imprenditore agricolo, funzionali alla produzione di ortaggi vari di stagione per trascorrere il tempo libero all’aperto a contatto con la natura. Trattasi per lo più di ordinamenti produttivi basati su colture annuali, come il basilico e non solo, normalmente esercitate dal capo-famiglia, non sempre coltivatore dirette e/o agricoltore della domenica. Sono spazi arbitrariamente mescolati che svolgono bene il ruolo di elementi di cucitura urbanistica di campagna urbana fra territorio e società. * dottore agronomo

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