Mezzoeuro

Page 1

euro 1,00

Mezzoeuro

0,50 + 0,50 Voce ai giovani

numero 13 - Anno 12 Sabato 30 Marzo 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce Le tradizioni ai giovani della Pasqua calabrese www. mezzoeuro.it

Strada statale 18, chilometri di vergogna

www. mezzoeuro.it


2

Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro

Il legno storto

Senza Bersani il Pd c’è Senza il Cavaliere il Pdl dov’è? Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli

Ediratio editore

Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana

n. 12427

Anche la manifestazione romana di piazza con una folla di fedeli stretti attorno al “Santo Patrono”, l’adorato e osannato “Silvio”, che si vorrebbe “escludere” dalle alte cariche istituzionali che subiscono una vera “occupazione militare”, un golpe, da parte dei comunisti, dimostra che il Cavaliere pur infermo ed impedito riesce a mobilitare contro la “persecuzione giudiziaria” (e fiscale) tanta gente. Non bisogna fare confusione: non è una forza politica che si ha davanti, motivata nella protesta da forti ragioni attinenti alla situazione del Paese, bensì un comunicatore e trascinatore di popolo, un confezionatore di parole d’ordine capaci di toccare sentimenti, emozioni, scontentezze di gente ingenua, bisognosa di credere in un salvatore, un soggetto di cui tuttavia non si vedono gli interessi personali che lo muovono. Questa anomalia pesa molto sul quadro politico italiano che in questo momento è come paralizzato, travolto da veti che vengono da tutte le parti: da un lato vi è il mattatore di sempre, è ora entrato in scena un nuovo incantatore, organizzatore della rabbia diffusa nel Paese, presente anche in Parlamento con una forte rappresentanza, dall’altra c’è una forza politica organizzata, con radici storiche, non inventata a tavolino, che non si identifica in un individuo che ne ha il pieno possesso, come un proprio personale feudo. Effetti negativi di questa anomalia che richiama a regimi latino americani, non ne mancano e non sono certo positivi: i grandi consensi che si ottengono più che promuovere politiche vantaggiose per il Paese, vengono sempre a fare da scudo alle irregolari condotte di un Capo

di Franco Crispini

Se il Segretario del Pd sarà costretto a mettersi da parte ed il suo tentativo di formare un governo non sarà andato in porto, non resterà un vuoto, non si sgretolerà un programma politico, non cadranno a pezzi aspettative che riguardano Bersani, che servono a Bersani, poiché il problema non era Bersani: va in fumo un progetto di cambiamento per salvare il nostro Paese. Il Pd, benchè scombinato, per quanto provato dalle infelici primarie-parlamentarie che hanno creato liste scadenti, poco gradite (è il Caso emblematico della Calabria) all’elettorato di centrosinistra, per quanto attraversato da tensioni interne, che non manca tuttavia di qualche personaggio credibile, sta in piedi, ha da proporre al Paese finalità che non uscivano semplicemente dalla testa di Bersani, alle quali semmai il Segretario non ha probabilmente saputo dare la necessaria spinta comunicativa. Che dire invece di un Pdl che ha perso sei milioni e mezzo di voti, che è arrivato ad un 25% scarso per i noti istrionismi di un attore consumato che si è esibito fino allo stremo e con tutte le più bizzare trovate per abbindolare la gente e recuperarla ai suoi progetti illusionistici? Anche il segretario (di chi?) è comparso a fare appunto da “comparsa”, a intonare il controcanto, a fare eco ai discorsi del Cavaliere, a ripeterne le strofette: ma ogni volta si vedeva che con l’unica sua presenza c’era poco da sperare in qualche rimonta; tutti i capi e capetti, tutta la truppa dei serventi, tutta la scuderia delle amazzoni, camminavano per conto proprio seguendo tuttavia la strada tracciata dall’unico conquistatore di voti per le liste confezionate dietro le direttive sovrane. Nel dopo voto il Pdl dei parlamentari scampati ad un disastro che solo le “virtù” del Grande Manovratore hanno saputo evitare, non sa muoversi se non per eseguire ordini: non restare fuori dal gioco, impedire che si formi un governo che lo escluda, essere determinante nella scelta del Presidente della Repubblica, ed ora anche, il colmo, nel proporre la sua stessa candidatura. Nessuno che provi a discutere la linea di Partito, tantomeno a contrastare un disegno che fa di una formazione politica una proprietà di uso per esclusivi interessi personali. In queste condizioni, per una larghissima parte di popolo che si è voluta affidare alla macchina dell’unico manovratore, solo piccole concessioni potranno venire, piccole quote di vantaggi elargiti dall’illuminato sovrano che, raggiunti i suoi scopi, agli Alfano ed altri, suggerirà qualche elargizione, un volta riagguantato (Dio ce ne scampi!) il governo del Paese. Sarebbe più ragionevole che il centrodestra, piuttosto che dover contare solo e soltanto su di un “caudillo”, assuma la forma e la struttura di una forza democratica che cerca il consenso per l’interesse preminente del Paese.


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Nuove sensazioni

Aver paura di Bersani Il Pd a tutti i livelli, e ovviamente anche e soprattutto quello calabrese, teme di andare a sbattere contro un muro se il segretario non esce "vivo" da questa fase politica. C'è chi si prepara lo stesso a festeggiare ma i conti è presto per farli dentro il partito Nel momento in cui andiamo in stampa non è dato sapere se Pierluigi Bersani uscirà “vivo” dal tunnel nel quale un po’ ce l’hanno infilato le urne e un altro bel po’ ci si è infilato da solo. Testardamente da solo. Magari se avesse ascoltato più i vecchi saggi del suo partito che non i giovani già vecchi di cui si circonda avrebbe realizzato prima che perdere tempo a farsi deridere in diretta streeming s’è rivelato un esercizio deleterio per la sua credibilità. Il cranio quasi del tutto stempiato che lo ricopre, le letture del passato e il paesino emiliano di provenienza possono giustificare il rifiuto endemico a fare politica con cinismo, quella che per esempio un minuto dopo la “non vittoria” gli avrebbe consigliato di aprire a tutti così da non aprire di fatto a nessuno. Ma l’ostinazione quasi autolesionista e surreale che lo ha poi persuaso nell’inseguire a tutti i costi quei riccioli bianchi e un po’ sudamericani che correndo in spiagga lo mandano ripetutamente affanculo no, è apparso troppo anche alle vecchiette del paese di Peppone e Don Camillo. Il tempo dirà chi e soprattutto come avrà avuto torto o ra-

gione ma se l’istinto vale ancora qualcosa difficilmente si può trovare qualcuno in giro pronto a giurare che Matteo Orfini, Stefano Fassina o Alessandra Moretti siano stati degli ottimi consiglieri per il leader Bersani. Volutamente teniamo fuori per decenza un certo Gotor, storico si autodefinisce. Il nome somiglia più a quello di un cantautore di successo ma pare sia davvero il braccio strettissimo, quasi confinante con la mente, di Bersani. Contento lui, il segretario di Bettola che s’è commosso alla vista delle foto con il padre benzinaio, amen. Ma il partito no, forse non merita e non meriterà questa fine. Se il Capo dello Stato nella notte del venerdì di passione pasquale gli ridà uno straccio di incarico, non si sa utilizzando chissà quale formula tattica o fantapolitica, un po’ si salva la faccia del leader Pd ma se qualcuno è pratico con le quote delle scommesse diciamo che questa ipotesi è pagata a 100. È quasi irrealizzabile. Più probabilmente, ma anche questo è pronostico parente del terno al lotto, ora Napolitano e finalmente secondo qualcuno procedrà per cazzi propri. Certo non sarà facile nemmeno per lui dopo il netto rifiuto del Pdl a formule tecniche e quello del Pd a formule di compartecipazione politica in comune con i berlusconiani. Che avevano e hanno la lebbra per il Pd il giorno dopo il voto e avevano e hanno e soprattutto avranno la lebbra anche oggi, probabilmente il giorno decisivo. Unico comune denominatore che tiene insieme inconsapevolmente tutti la non voglia di tornare al voto anche se pure qui c’è un distinguo a saperlo guardare. Se la corda la tirano tutti ma proprio tutti il Cavaliere la lascerà spezzare perché si porta in tasca sondaggi che lo danno in testa si votasse oggi. E così Bersani al mezzo capolavoro d’aver non vinto un turno che sembrava una passeggiata ha via via aggiunto un altro pezzetto inseguendo Grillo che non ha mai smesso di mandarlo affanculo e oggi, il “capolavoro”, rischia di completarlo del tutto. Se si torna presto alle urne può vincere direttamente lui, Berlusconi, e il gioco è fatto. Pareva una missione impossibile ma per Bersani e Matteo Orfini non ci sono evidentemente ostacoli insormontabili. Ma Napolitano ha troppi pochi giorni che lo separa-

vo dal viaggio eterno per lasciare il Paese nella merda più di quanto non lo sia già. Difficilmente lavorerà per il voto drammaticamente anticipato e allora qui, nell’inconsapevolezza assoluta di come possa andare a finire, un paio di certezze si ergono (che poi si somigliano così tanto da portare dalla stessa parte). Che sia Napolitano a individuare con la coercizione un percorso o che sia sempre lui a far riemergere esigenze politiche ai partiti che Bersani non è stato in grado di far emergere sempre di una sconfitta netta del segretario stiamo parlando. Che se va bene, se cioè Napolitano lo costringe all’amore forzato col Pdl, si troverà più di mezzo partito e di elettorato puro contro. Se va male, se cioè la palla passa ad altri o peggio si torna al voto, è praticamente finito. Traslocando in periferie risibili del potere il ragionamento si capisce bene che chi oggi immagina percorsi potrebbe trovarsi a raccogliere solo ciliegie a metà maggio. In Calabria i giochi interni del Pd sono tanto in alto mare quanto puerili se non c’è una schiarita a livello nazionale eppure qualcuno prova a fare il furbo. A giocare d’anticipo. A farsi trovare preparato al “nuovo” che avanza dopo aver navigato nel “vecchio” con una gamba e mezza. Lo schema non è di difficile comprensione. Ormai la maggior parte dei notabili s’è convinta strada facendo che non parlerà con accento emiliano il futuro del potere nazionale. Non tutti per la verità, dei bersaniani della prima ora, hanno iniziato manovre di aggiustamento “altrove” delle proprie aspirazioni ma un buon numero sì, sta facendo le prove generali del trasloco. Con delicatezza ma con nettezza. Con le mosse e le uscite giuste. Ora il punto non è che queste possono essere ambizioni politiche legittime o meno, anzi probabilmente lo sono. Il punto è un altro ed è più serio. Il dopo Bersani, se ci sarà e se ci sarà a partire dalle condizioni di queste ore, non sarà indolore. Non lo sarà per nessuno. E prima che ci si possa distinguere tra scaltri o meno sulla nuova arca di Noè non sarà dato libero accesso a tutti. Il biglietto sarà salato, salato assai. Ecco perché all’improvviso è spuntata la paura di Bersani. Non di lui. Ma della sua fine.

3


Teatro Rendano di Cosenza VenerdĂŹ 5 aprile alle ore 21,30


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Conti da far tornare Il leader dell'Udc in persona pressa e non poco direttamente su Scopelliti perché il "pupillo" Roberto Occhiuto possa entrare in giunta regionale. Sul piatto offre scenari avveniristici del centrodestra, anche appetibili. Ma non sono poche le incognite e soprattutto gli eventuali malcontenti

E ora sì che son Casini Pare che addirittura Peppe Scopelliti in queste ore si stia chiedendo, in una sorta di dialogo estemporaneo dentro e fuori se stesso, se davvero potrà dire di no. Se davvero di questi tempi e con l’aria che tira a tutte le quote è davvero saggio e lungimirante chiudere la porta in faccia ad un big della politica nazionale. Che ha preso una sberla micidiale in pieno viso, questo va detto. Ma che ancora è ben lontano dall’andare ufficialmente in pensione. Ci riferiamo a Pierferdinando Casini, è lui l’asso di cuori che fa pressing a tutto campo sul fiato di Peppe Scopelliti. Lo cerca, lo circuisce, lo ammalia, si rende anche funzionale e appetibile per scenari futuri che ci stanno e non ci stanno nel gran bordello di questi tempi. Il leader nazionale dell’Udc intercede in persona perché il suo pupillo calabrese, Roberto Occhiuto, possa trovare asilo “politico” nella squadra del governatore che di fatto è oggi l’unico agglomerato istituzionale che non rischia la liquidazione imminente e che può tornare utilissimo per non uscire dai grandi giri. L’occasione Casini non chiede che venga creata ad personam, ad hoc. È fornita, all’Udc come ad altri pezzi importanti del Pdl, dall’imminente rimpasto di giunta regionale che ormai Scopelliti stesso in una nota intravede tra non oltre un paio di settimane. Un rimpasto a metà percorso della legislatura da un lato resosi necessario dalle elezioni in Parlamento di Caridi e Aiello, unitamente alle dimissioni di Stillitani in precedenza incazzatosi proprio per la mancata candidatura romana. E dall’altro, questo il dato più propriamente politico, per aggiornare e rilanciare un’azione amministrativa che ne ha passate di tutti i colori da due anni e mezzo a questa parte non esclusi gravi e inquietanti inciampi giudiziari di cui ancora deve dar conto lo stesso presidente. Immuni dalla tempesta politica che questa volta ha usato “grillini” e non grilletti, se vogliamo un inedito dalle nostre parti, Scopelliti e la sua squadra di governo oggi sono l’unica certezza di navigazione di medio periodo fatta salva una rivisi-

tazione del rapporto di potere instaurato proprio con l’Udc. Nella tarda primavera del 2010 lo Scudo di Casini pareva una portaerei in Calabria, probabilmente la regione più “scudata” del Paese se teniamo conto del peso specifico in giunta (assessorato all’Agricoltura e al Lavoro), della presidenza del consiglio regionale e di una quota consistente di comando negli enti sub regionali, quelli dove si muovo i quattrini più generosi per intenderci. Una spalla di governo insostituibile per il presidente Scopelliti che non ha mai messo fin qui in discussione il suo feeling diretto con Gino Trematerra e con lo Scudo di Calabria. Un po’per dimostrare di essere coerente fino in fondo e molto anche perché a Peppe è convenuto fin qui tenersi una stampella “portatile” di potere (l’Udc) piuttosto che spargere sangue con intifada interne del Pdl (che ha sempre generali senza esercito a cui dar conto) è accaduto che quel patto del 2010 non è mai stato messo in discussione. Mai fin qui. Anche il giorno dopo la sberla delle politiche di fine febbraio, con lo Scudo ridotto a cifre decimali più o meno dappertutto, Scopelliti ha tenuto a precisare che non ha nessuna intenzione di rimettere in discussione la quota di visibilità e di potere assegnata originariamente all’Udc e questo nonostante gli scenari inediti che non hanno mai smesso di dare definitivamente e periodicamente per lontani Casini e Berlusconi. Almeno fino al 23 febbraio, il giorno prima del voto nazionale. Ma un conto è l’enunciazione di principio, altra è la realtà. Scopelliti in cuor suo avrebbe lasciato le cose come stavano addirittura provando ad esportare su scala nazionale un centrodestra calabrese da far scuola al Paese ma un conto è la teoria, altra è la prassi. Guardata in faccia la cruda realtà dei numeri raccolti e sotto spinte prepotenti di buona parte del Pdl che chiede di ridurre la quota di potere dello Scudo Scopelliti qualcosina ha dovuto cominciare a cedere. L’incidente puntuale s’è verificato in occasione dell’elezione del

delegato, il secondo della maggioranza, che dovrà concorrere ad eleggere il nuovo Capo dello Stato. In origine sarebbe dovuto toccare all’Udc ma se l’è intascato Gianpaolo Chiappetta, il capogruppo del Pdl. Un incidente non semplice ma superabile l’ha più o meno definito Trematerra senior lasciando intendere che da ora in avanti niente sarà più scontato. Per nessuno. Avviso ai naviganti e a Peppe in persona con il quale si incontrerà dopo Pasqua per la messa a punto del rimpasto e al quale chiederà senza mezzi termini che se un udiccino esce dalla giunta (Stillitani) un altro deve entrare. Pena l’apertura della crisi che oggi come oggi non conviene al governatore anche se non sono introvabili i numeri per superarla lo stesso, senza l’Udc. È in questo sentiero “stretto” che s’infila il presing ad personam di Casini nei confronti del governatore. Gli prospetta itinerari anche intriganti in materia di centrodestra futuribile e non necessariamente berlusconiano e gli lascia intendere che il tutto non può prescindere dalla nomina di Roberto Occhiuto al posto di Stillitani che se n’è andato. Con la delega che vuole Scopelliti, non è questo il problema. Sarebbe il quarto assessore esterno, l’ultimo che prevede lo statuto. Arena e Ferro, che stanno a cuore a Scopelliti ma esterni anche loro, dovrebbero aspettare un giro rimanendo a piedi. Come Dima, altro grande deluso dalle urne e che aspettava una rivincita. A meno che, tra gli esterni, non farà spazio qualcuno tra Caligiuri (braccio destro di Scopelliti) o Stasi (braccio sinistro, quello “industriale”). O magari Mancini che non è braccio di niente perché due sono, di più non si può. Qualcosa ci si può inventare insomma per far posto a Roberto Occhiuto, il golden boy della politica nostrana punito (magari non personalmente) dalle urne. Per lui canta e pressa il leader, soffiando forte sul collo di Scopelliti. Che sa bene che i veri Casini, per lui, cominciano proprio ora...

5


6

Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro Triste e solitario

Binario

più rovinato che morto 145 milioni di euro di debiti per le Ferrovie della Calabria Una massa di denaro enorme che difficilmente verrà onorata. 557 imprese private e un centinaio di enti aspettano invano che siano pagate le "cambiali". Ma chi ha provocato tutto questo? Quale logica politica ha generato un "mostro" del genere? Ci sono voluti dodici anni e una istanza di fallimento per decidere cosa le Ferrovie Della Calabria sono destinate a fare da grande. Forse. Perché la situazione non è affatto chiara e definita, considerato che subito si è messo in moto la possente macchina protettrice degli interessi costituiti per impedire qualsiasi soluzione. Il caos assicura posizioni di sicuro vantaggio per chi da anni è abituato a pascersi nella sconfinata prateria del sottobosco politico calabrese. Il caso del trasporto calabrese supera ogni immaginazione. Un solo dato è sufficiente a dare una dimensione del problema. La più povera regione italiana ha la più alta densità automobilistica privata. Senza un auto in Calabria non si va da nessuna parte, e ognuno deve avere la propria per non rischiare la paralisi dell'intero sistema. Il secondo paradosso è proprio l'esistenza di una società a responsabilità limitata, di natura strettamente privatistica la più importante società di trasporto locale calabrese. Almeno si penserà che questo possa darci l'efficienza privatistica, l'ottimizzazione dei costi, un servizio più efficiente, un sistema di trasporto più razionale. Niente di tutto questo. Intanto il capitale di questa società è interamente detenuto dallo Stato attraverso il Ministero dei Trasporti con capitale di dieci milioni di lire. Come società a socio unico, questi è illimitatamente responsabile delle sue obbligazioni. In altri termini, si tratta di una società interamente pubblica in quanto alle responsabilità e interamente privata nella sua gestione e nei rapporti contrattuali. Un paradiso per i boiardi della politica, che hanno trovato in questa veste il vantaggio di una protezione pubblica e quello della massima discrezionalità fino al limite dell'arbitrio. Una vera pacchia per gli amministratori che si sono succeduti negli anni che sono stati tutti profumatamente remunerati per compensarli dei fallimenti gestionali

che hanno accompagnato la vita della società. Com'è ovvio si tratta di una situazione provvisoria, tanto che con DLGS n. 422 del 1997 sono state delegate alla Regione le funzioni di amministrazione e di programmazione in materia di trasporto pubblico locale. Ma non c'è fretta, tanto si sperpera bene anche così. E gli anni passano tra il giubilo e il tripudio degli amministratori che in questa transizione infinita non si lasciano certo intimorire e continuano ad accumulare debiti. Fin quando interviene una istanza di fallimento, subito tamponata da una richiesta di ristrutturazione del debito societario ai sensi dell'art. 182Bis della legge fallimentare. Nell'istanza viene precisato che la società svolge attività di trasporto pubblico locale in tutto il territorio della regione Calabria, nel cui ambito costituisce la più importante realtà di trasporto locale sia in termini di chilometri sia in termini di personale. "A tale riguardo occorre ricordare", prosegue il ricorso, " che attualmente la società occupa circa 800 dipendenti ed opera in tutte e cinque le province della regione mantenendo in esercizio linee ferroviarie, autolinee urbane, extraurbane, interregionali, impianti a fune e gestendo

autostazioni e parcheggi presenziali". Per inciso, si deve notare che il testo del ricorso è un copiaincolla della relazione dell'ultimo bilancio di esercizio. Si ricorda inoltre che "Le Ferrovie della Calabria detiene tuttora partecipazioni di maggioranza in Fersav srl, e Ferloc srl, società operanti nell'ambito regionale". Insieme partecipano al Consorzio Meridionale Trasporti (una scarl sempre di natura privatistica), nel quale sono consorziati i più importanti importanti concessionari del pubblici della regione ed alcune società private operanti nel settore al fine di usufruire della proroga degli affidamenti regionali. Insomma se qualcuno è alla ricerca di un responsabile dei disservizi del settore forse ha trovato il responsabile. Per avere una idea dello squilibrio strutturale del sistema è sufficiente riportare qualche cifra desunti dall'ultimo bilancio disponibile: l'azienda incassato per "Ricavi del traffico" 4,8 milioni di euro nel 2011 (in calo rispetto ai 5,2 dell'anno prima) ed ha ricevuto contributi dalla Regione Calabria per 42,1 milioni (41,8 nel 2010). Sul fronte di costi l'azienda paga 40,8 milioni di spese del personale (44,2 l'anno precedente) e 19 milioni di


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Col fosforescente fa più effetto

costi vivi (per carburanti, manutenzioni, e cosi' via) senza considerare ammortamenti, svalutazioni e simili. Senza fare molte analisi sofisticate, in questo modo si crea uno squilibrio di 13,1 milioni del 2011 e 19,0 nel 2010. Con un po' di artifici contabili, la perdita si riduce di qualche poco, ma la sostanza non cambia. In questo non sono affatto conteggiati la quota annuale del trattamento di fine rapporto, il cui cumulo ha generato un'altra partita debitoria monstre. Siamo di fronte a un vero e proprio disastro industriale, e in tutti questi anni nessuno ha avuto il tempo di predisporre un vero e proprio piano industriale per migliorare il servizio e produrre un aumento significativo dei ricavi. La società ha avuto anche momenti di gloria, con faraonici piani di investimento che avrebbero dovuto migliorare l'efficienza dei servizi, ma l'unica cosa certa sono stati i lauti compensi degli amministratori e l'aborto dei piani da loro sponsorizzati. Una situazione di grande soddisfazione dei calabresi che sempre di più hanno dovuto fare affidamento sulle loro forze per soddisfare il loro bisogno di mobilità. Per capire come si presenta la società dopo que-

sta dissennatezza gestionale, seguiamo il ragionamento della memoria di accompagnamento alla richiesta di ristrutturazione debitoria. La prima cosa che salta agli occhi è che da nessuna parte di fa riferimento a misure messe in atto o programmate per migliorare l'efficienza dei servizi ed aumentare i ricavi, poiché il grado di soddisfacimento dei viaggiatori non è proprio contemplato nell'orizzonte gestionale della società. Le preoccupazioni sono altre, debiti, crediti, personale, sindacati, amministratori, politici sono questi gli stakeholder, i protagonisti della vicenda. Il perno di tutto è la Regione, che di fronte all'evidenza che i contributi previsti coprono soltanto il costo del personale (e non completamente perché, come detto, non viene mai menzionato il TFR, che spunta minaccioso all'improvviso quando ad esempio si immagina qualche forma di alleggerimento del personale), li eroga con molto ritardo e parzialmente, per cui si genera uno squilibrio finanziario, al quale l'azienda rimedia con onerosi anticipi bancari che non fanno altro che aumentare gli squilibri. Secondo quanto calcolato dagli estensori della nota, il credito della società nei confronti della re-

gione ammonta a circa 125 milioni di euro, che si traduce in posizione debitoria di 147 milioni verso banche, enti previdenziali, e fisco per complessivi 75 milioni e fornitori e dipendenti per quasi 50 milioni, il resto (27milioni circa) per TFR maturato non immediatamente esigibile da parte del personale. Nell'asfittica economia calabrese cinquanta milioni immessi nel sistema sarebbero comunque una piccola boccata di ossigeno, molto utili in un momento così delicato come quello attuale. In questo contesto drammatico che prelude ad un possibile disastro sociale, finalmente si arriva all'accordo tra la Regione Calabria e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il trasferimento delle quote sociali delle Ferrovie della Calabria alla Regione Calabria, nel tripudio del Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti e dell'Assessore regionale ai Trasporti Luigi Fedele, i quali hanno presentato l'accordo come di un grande successo della Calabria e dei calabresi. Si tratta di un salasso a carico del bilancio pubblico, poiché il risanamento non è affatto indolore, ma prevede il trasferimento di venti milioni di euro del Ministero alla Regione Calabria, per la ricapitalizzazione della società e l'utilizzo di 65 milioni di fondi FAS, che dovrebbero essere destinati agli investimenti a copertura del pozzo di San Patrizio della società. Come era ovvio al momento della sottoscrizione, le somme sono assolutamente insufficienti a coprire la voragine finanziaria, ma occorrerà un ulteriore sforzo da parte delle casse regionali. A esultare è proprio il Ministero che si libera di una palla al piede che risultava di anno in anno sempre più pesante. Nessuno sembra interessarsi del fatto che in ogni caso tutto è comunque a carico del bilancio pubblico, Anzi è anche previsto, finalmente, la redazione di un piano industriale che non risolverà nulla, ma sarà una ottima occasione per distribuire prebende a professionisti amici, poiché tra il numeroso personale in dotazione dell'azienda non vi sono professionalità in grado di elaborare un piano. "Stiamo investendo molte risorse in un comparto che riteniamo prioritario, l'acquisizione di Ferrovie della Calabria, sebbene sia piuttosto onerosa per la nostra amministrazione, che si accolla un fardello di quasi 100 milioni di euro di debiti contratti negli anni, serve a perseguire l'obiettivo di rilanciare l'azienda, offrendo una risposta in termini di mobilità ai cittadini calabresi e garantendo un futuro ai circa 900 dipendenti, oltre l'indotto", dichiara il Presidente. "La nostra volontà è rendere Ferrovie della Calabria più dinamica e competitiva sul mercato, e non un peso per le casse regionali", ma per una decisione così importante e impegnativa a carico del bilancio regionale non viene quantificata alcuna previsione di spesa, né si fa alcun cenno alla ricerca delle responsabilità della governance e del management della società. Rimane anche irrisolta la questione della natura giuridica della società, in sospeso tra il pubblico e il privato. Né la questione finisce qui, perché. alcuni consorzi calabresi tra cui l'Anav, hanno presentato ricorso al Tar contro l'accordo, poiché ritengono che l'azienda debba essere privatizzata con la cessione a soci privati delle quote. Una posizione che ha incontrato la dura opposizione delle rappresentanze sindacali, preoccupati che una privatizzazione vera possa interrompere il circolo virtuoso dei favori e delle sacche di privilegio. Ancora una volta gli unici che vengono completamente dimenticati sono i calabresi che devono per un miglioramento dei servizi dovranno aspettare il prossimo millennio, perché quello dei trasporti locali appare un rebus irresolubile. O.P.

7


8

Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro Col fosforescente fa più effetto

Promesse in cantiere Il governatore Scopelliti assicura che la Cittadella regionale sarà inaugurata entro il 2014, ora i calabresi non hanno più alcun tipo di preoccupazione... Mantiene l’impegno di recarsi a scadenza trimestrale sui cantieri di questa grande realtà che sarà la nuova e unica sede degli uffici della giunta regionale. La casa dei calabresi. Ad oggi si registra il 54% dell’avanzamento dei lavori. Il governatore Peppe Scopelliti ha effettuato un nuovo sopralluogo alla presenza dell’assessore ai Lavori pubblici, Pino Gentile, l’assessore regionale al Personale Domenico Tallini e la presidente della Provincia, Wanda Ferro. Scopelliti ricorda sempre di aver trovato un edificio realizzato al 9 per cento, a gennaio il totale dei lavori era già pari al 44 per cento. La novità rappresentata dalla realizzazione in open space degli uffici ha determinato un piccolo rallentamento che sarà, però, ripagato dalla prospettiva di rafforzare il rapporto tra dirigenti e personale grazie a questa una nuova forma di disposizione interna che consente non solo di ottimizzare lo spazio, ma soprattutto rappresenta la carta vincente per «portare avanti l’idea di squadra attraverso l’interazione tra assessori, dirigenti e impiegati, allo scopo di rafforzare il senso di appartenenza e del raggiungimento degli obbiettivi comuni». «A gennaio scorso l’avanzamento dei lavori era al 44 per cento, oggi siamo al 54 per cento. Il nostro impegno - dice ancora Scopelliti - resta quello di concludere i lavori della Cittadella entro il 2013 per inaugurare e aprire l’opera entro il 2014, per questo chiediamo all’impresa di mantenere a sua volta gli impegni per rispettare il crono programma. Perché per noi questa opera è un passaggio storico, una svolta in termini di efficienza dei servizi in favore dei calabresi, affinché la Cittadella sia a tutti gli effetti la casa dei calabresi». «C’é stato qualche piccolo rallentamento - ammette Scopelliti - perché come amministrazione abbiamo chiesto la realizzazione di open space che ha comportato la rimodulazione dell’impiantistica. In tal modo vogliamo dare una capacità di risposta migliore dell’ente rispetto al passato con il dirigente che ha un suo spazio e dieci postazioni per il personale. Ciò consentirà di far crescere lo spirito di collaborazione e la funzionalità dell’ufficio. Questa scelta, inoltre, ha comportato l’aumento delle postazioni di lavoro da 1.711 a 1.831 con una riduzione del costo per singolo posto di lavoro che è passato da 64 mila a 60 mila euro. In questo momento ci sono 180 unità che lavorano nel cantiere, e questo è il picco dall’inizio dei lavori». «Il cronoprogramma - ha proseguito il governatore - procede. I rallentamenti ci sono stati anche per la necessità della ditta di avere certezza dei pagamenti e per noi questo è un elemento importante, quindi c’é il massimo impegno a garantirli.. L’attuale distribuzione rallenta anche i controlli. Una volta ultimato, l’edificio ospiterà, nel-


Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro Col fosforescente fa più effetto Quando i nomi contano

Re Italo Si chiamerà così il nuovo Palazzo della Regione. La proposta è del responsabile dell'Osservatorio Decoro urbano di Catanzaro Aldo Ventrici

Lo stato di avanzamento dei lavori per la cittadella regionale

la struttura centrale la presidenza e gli assessorati e nei corpi laterali gli uffici dei dirigenti e degli assessorati. Finalmente sarà realtà la casa dei calabresi e dell’organo che ha il compito di dare risposte alle loro richieste». «Se ce la mettiamo tutta entro il 2014 ce la facciamo - è fiducioso Gentile -. Sarebbe la prima volta che in Calabria un’opera di questa importanza viene iniziata e portata a compimento. Grazie alla Cittadella realizzeremo un risparmio di 7-8 milioni in fitti e soprattutto un enorme risparmio di tempo per cittadini ed enti locali nei loro rapporti con la Regione». «Prima ringraziavo Scopelliti da catanzarese, adesso lo ringrazio da calabrese vedendo questa opera monumentale andare così avanti - ha affermato Domenico Tallini -. La Cittadella ridà dignità alla Regione, visto che nella storia del regionalismo in Calabria, cioè dal 1970, la Regione non ha avuto una “casa”. Io sono stato testimone costante e puntuale dei passi avanti fatti in questi mesi. Quando ci siamo insediati qui trovammo quattro ferri messi in fretta e furia per fare vedere che c’erano lavori in corso e soprattutto trovammo un mare di guai. Ma non vogliamo parlare più del passato, vogliamo solo testimoniare il nuovo e grande impegno di Scopelliti e dell’assessorato regionale ai Lavori pubblici, perché oggi, anche fuori della Calabria, questo della Cittadella è l’unico esempio della possibilità di realizzare una grande opera pubblica rispettando i tempi». Secondo la presidente della Provincia, Wanda Ferro, «si sta concretizzando un impegno preso con tutti i calabresi e in particolare con il nostro territorio, un impegno che ha superato anche i tanti ostacoli incontrati per la strada. Ritegno l’idea degli open space vincente in termini di trasparenza ed efficienza amministrativa».

A sinistra, al tavolo dell’incontro il presidente Peppe Scopelliti con Pino Gentile, Domenico Tallini e Wanda Ferro Sotto, l’assemblea intervenuta

Pochi giorni or sono, tramite un comunicato stampa diramato dalla giunta regionale calabrese, abbiamo avuto modo di apprendere che i lavori della costruenda sede regionale di Catanzaro registrano un avanzamento del 54% e che la conclusione degli stessi è prevista per la fine di questo anno 2013. Il nostro auspicio è che l’opera venga effettivamente ultimata senza alcun ritardo e ciò a prescindere dalle evidenti incongruenze sui tempi di esecuzione, rilevabili nei vari comunicati diffusi dagli ambienti regionali, secondo i quali, a fronte di un iniziale obiettivo fissato al 65% per fine anno 2012, il reale avanzamento ha subito una contrazione, attestandosi al 52% a gennaio 2013 e al 54% a fine marzo 2013. Il gap appare di sensibile rilevanza, tant’è che, nonostante le espressioni di soddisfazione comunicate alla stampa dagli esponenti regionali, nutriamo dubbi che i lavori possano effettivamente concludersi nel novembre del corrente anno, termine anch’esso spostato in avanti di due mesi rispetto alla iniziale previsione di settembre 2013. Il rispetto dei termini per la conclusione dei lavori comporta il consequenziale rispetto dell’impegno assunto dalla Regione di trasferire, nel corso del 2014, la presidenza, gli assessorati e gli uffici operativi della Regione, e di avviare l’attività del Centro elaborazione dati, dei magazzini, degli archivi e degli uffici di relazione con il pubblico. Dovranno essere anche allestiti le cinque sale per conferenze e gli ampi spazi museali, destinati ad accogliere gli importanti reperti messi in luce durante la campagna archeologica condotta sull’area che ospita il cantiere. Solo allora, il maestoso complesso edilizio, la cui forma a “C” richiama le iniziali della Calabria e di Catanzaro, la nostra regione e la sua città capoluogo, potrà finalmente adempiere appieno alle funzioni per cui è stato ideato e realizzato, diventando la vera casa di tutti i calabresi ed il centro nevralgico del governo regionale, rimarcando il ruolo e le funzioni che per secoli ha interpretato la città di Catanzaro. La circostanza che la cosiddetta cittadella regionale sia ubicata nell’istmo di Catanzaro, cioè nel territorio che è il baricentro della penisola calabra, e affondi le proprie fondamenta in quello stesso suolo, in territorio catanzarese, sul quale in età protostorica vissero le genti del mitico Re Italo, ha il senso dell’ineluttabile predestinazione e del compimento logico e naturale di un ciclo storico. Ciclo originato da vicende che costituiscono il seme da cui germogliarono le primordiali idee di unificazione, condivisione, fratellanza e, soprattutto, quella di identificazione di un popolo con un determinato territorio. La “società” protostorica creata da Italo, che per primo trasformò le sue genti da nomadi in stanziali, consisteva in una unificazione basata sull’aggregazione, sull’adozione di leggi comuni e sull’istituzione dei “sissizi”, usanza che rispondeva alla necessita’ di annullare ogni interesse privato, che si potesse anteporre a quello comunitario, e che produceva una forma di compartecipazione etica perché orientata verso la saggezza e la felicità. È per tutte queste motivazioni che ci rivolgiamo al sindaco di Catanzaro e alla Commissione toponomastica cittadina per chiedere che il palazzo regionale venga intestato a Re Italo, con ciò realizzando che anche nella sua denominazione possa detenere un alto valore simbolico capace di evocare quel buon governo e quella unificazione regionale cui tutti aspiriamo. Aldo Ventrici responsabile dell’Osservatorio del decoro urbano di Catanzaro

9


10

Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro E poi dicono che il campanile non c’è

Rende ai rendesi Con questo slogan un’associazione e un circolo culturale provano a mettere sul banco le eventuali inadempienze “etniche” del sindaco Cavalcanti L’obiettivo però è quello di colpirlo su cose di fatto, più politiche che folkloristiche

Dopo un anno e mezzo di lunghe riunioni e trattative Vittorio Cavalcanti ha chiuso il cerchio sulla giunta della città di Rende. È riuscito, contro tutti, gruppo e dirigenti del Pd a imporre i suoi due beniamini Luca Pizzini sempre disponibile e ubbidiente al sindaco e Pasquale Verre, medico in pensione, compagno di Rotary del sindaco, ex residente del centro storico sicuramente farà del bene al vecchio borgo rendese abbandonato da tutti e con le attività commerciali ormai chiuse. La giunta comunale dopo oltre tre mesi di fermo può continuare il suo lavoro ed il lavoro è veramente tanto. C’è il verde abbandonato, la città in lungo e in largo piena di buche, la pubblica illuminazione che presenta diverse zone e strade completamente al buio. La Multiservizi sempre più disorganizzata senza nessuna prova per dare veramente corso alle sue possibili funzioni e gestione dei servizi per il bene della città. Ma riuscirà finalmente Cavalcanti con la sua giunta ad affrontare i numerosi problemi del territorio? La città è sconvolta per l’immobilismo ed il lassismo di amministratori, dirigenti e impiegati comunali. Una splendida cittadina (almeno fino a ieri) che d’improvviso s’è trovata a vivere una sorta di paralisi politico-amministrativa che solo

qualche anno fa pareva impensabile. Il riferimento va non solo alle clamorose inchieste giudiziarie che hanno in qualche modo ferito la comunità (inchieste prese e considerate ovviamente con tutto il beneficio dell’inventario) ma anche ad un delicato rapporto tra amministrazione e cittadini che da sempre è stato il fiore all’occhiello di Rende e che invece negli ultimi tempi s’è incrinato. Decisamente incrinato. Ora il punto è che non tutte le colpe le si possono dare all’attuale sindaco e alla sua giunta ma se alcune rogne vengono dal passato a questa stagione non si può negare l’addebito d’aver trasformato la casa comunale in un grande casino dove non si capisce letteralmente più niente. Né chi comanda. Né chi deve essere comandato. C’è poi un altro aspetto, più delicato: riuscirà Cavalcanti a tenere la maggioranza ? In tanti, ma veramente in tanti, compreso dirigenti del Pd hanno molti dubbi e dicono di no. Sono almeno 5 i consiglieri di maggioranza che in consiglio comunale si determineranno di volta in volta e, con queste premesse, le elezioni anticipate si avvicinano. Ci sono già diverse effervescenze in movimento sulla città ne citiamo al momento solo due: l’associazione culturale “Insieme per l’Area Urbana” che ha iniziato a riorganizzarsi non solo perché vede avvicinarsi le consultazioni amministrative ma perché vuole evidenziare il grido di dolore della città e dei suoi abitanti. Il circolo culturale “Giorgio La Pira” e, già il nome dice tutto, inizia un nuovo percorso di confronto con la città e i suoi problemi attraverso iniziative e dibattiti su tutto il territorio comunale. Un aspetto hanno in comune le due organizzazioni “Far ritornare Rende ai rendesi”. E poi dicono che i campanili non sono più quelli di una volta…


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

L’importante è dare spettacolo

Il porto fallito di Diamante di Francesco Cirillo

Che le inchieste di “Striscia la notizia” fossero una finzione, lo sapevamo tutti. Ma vederli all’opera, in diretta, ne è la conferma. Il bravissimo Brumotti è stato a Diamante per visionare l’opera abbandonata per eccellenza, che è il porto. Ha fatto le sue acrobazie sulla ringhiera, a 30 metri d’altezza, sperando che a nessuno venga in mente di fare simili idiozie; è riuscito ad entrare nell’area portuale, interdetta da anni ai cittadini, e a riprendere dall’interno lo stato d’abbandono e di degrado creato dai lavori. Solo due anni fa, Santoro vietò l’ingresso della Madonna Addolorata, per la processione della terza domenica di maggio, dimostrando a tutti chi fosse il padrone dell’area. Brumotti, dall’interno dell’area, intervista il sindaco Ernesto Magorno, il quale ha detto di non conoscere i motivi del fermo dei lavori e che se i lavori non inizieranno al più presto farà un’azione dirompente coinvolgendo la cittadinanza. Per “Striscia”, la notizia finisce qui. Non una parola sugli ambientalisti che da anni si oppongono a tale devastazione; non un’intervista a loro, come avviene in altre situazioni; non una parola sul proprietario dell’opera che è Graziano Santoro; non una parola sulle promesse dell’assessore regionale Gentile. E questa sarebbe un’inchiesta? e questa sarebbe la voce dell’inconsistenza e via dicendo? Analizza bene la trasmissione il giornalista cosentino Giuliano Santoro nel suo “Un grillo qualunque”: «La trasmissione - scrive Santoro è costituita da una collezione di battute ricorrenti, tic verbali e manie compulsive intervallate da risate pre-registrate che - ecco il vero capolavoro - hanno pretesa di denuncia. Bisogna precisare però che, il più delle volte, Striscia non insegue i potenti veri: se la prende con imbroglioni di provincia e furbetti del condominio. Li mette alla go-

Le acrobazie di Brumotti per “Striscia” finiscono al Porto di Diamante Bella pedalata, ma del degrado dello stato dei lavori non c’è nulla

gna alimentando lo spirito di rivalsa del telespettatore in cerca di giustizia mediatica». Difatti per il porto di Diamante sarebbe stato bello vedere Brumotti, piuttosto che esibirsi pericolosamente sulla ringhiera del lungomare di Diamante; entrare nella farmacia del dottor Santoro a Cosenza, e chiedergli come mai un farmacista è proprietario di una scogliera di un paese come Diamante, e come mai non ha terminato i lavori pur avendo avuto ben 4 milioni di euro dalla Regione Calabria. Sarebbe stato bello vedere Brumotti entrare nell’ufficio dell’assessore Gentile a Catanzaro, saltellare sulla sua scrivania piena di carte e decreti, fra i quali dovrebbe esserci quello da lui sventolato, qualche anno fa nella sala consiliare del Comune di Diamante, dove appunto decretava lo stanziamento di 1 milione e mezzo

Brumotti durante il servizio per “Striscia” Sopra, lo stato dei lavori in data settembre 2012

di euro per rifacimenti strutturali legati al porto, quali due ascensori, un ponte sul fiume Corvino, un restyling dei magazzini sotto il lungomare, e altre grandezze simili. Ma poi a pensarci bene, la voce dell’inconsistenza o dell’incompetenza è dello stesso partito dei

fratelli Gentile. Uno, Giuseppe il Gentile in questione è alla Regione, assessore ai Lavori pubblici, con il governatore Scopelliti del Pdl; l’altro Antonio è nuovamente senatore Pdl e nominato segretario dell’Ufficio presidenza del Senato. Di cosa parliamo allora? Di quali biciclette e di quali inchieste? Se resta una cosa da fare, ora e subito, è quella di chiedere la revoca da parte della Regione della concessione data. I tempi sono scaduti, il porto è fallito e si può salvare tutto riconvertendo tutta l’area. La parte compromessa, quell’enorme base in cemento che ha coperto parte della scogliera è oramai compromessa e difficilmente riqualificabile, potrebbe diventare una grande piazza, funzionale al paese, come parcheggio estivo, area fieristica, o per grandi concerti. I magazzini sottostanti verrebbero rivalutati e potrebbero diventare centri per mostre d’arte, incontri culturali, aree espositive. Subito sopra, nell’ex mercato, la realizzazione del vecchio progetto fatto dagli ambientalisti ed approvato dalla giunta De Luna, Caselli e inserito nel programma elettorale della giunta Magorno, che è il progetto del Museo del mare. “Il Museo del mare” oggi collegato al “Parco marino della Riviera dei Cedri” sarebbe un punto importante di riferimento per tutte le scuole del Sud, invertendo la rotta del turismo scolastico verso Diamante. Il fermo del porto, grande o piccolo che sia, eviterebbe la creazione del braccio a mare, che senz’altro porterebbe via le spiagge a sud e nord e distruggerebbe quello che resta della bellissima scogliera oltre che compromettere la posidonia. Un ministro all’Ambiente di area grillina approverebbe subito un progetto simile, perché rientrerebbe nel loro discorso della decrescita felice, del non sviluppo cementizio, delle aree ecosostenibili da togliere alle speculazioni. Il Sud di queste idee ha bisogno per cambiare registro, non di finte inchieste e chiacchiere.

11



Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

I chilometri della vergogna La strada principale che da Lagonegro raggiunge Falerna attraversando tutti i paesi dell’Alto Tirreno Cosentino, quotidianamente intasata e nell’abbandono totale da sempre

S(os.118 ) di Francesco Cirillo

Non sono solo le chiese, le sale convegni, i porti, le ferrovie, ad essere abbandonate nell’Alto Tirreno cosentino, ma anche le strade. Tutte le strade che portano dal Tirreno verso l’interno, sono una frana continua. Niente segnalazioni di bivi, niente cartellonistica, nessuna segnaletica orizzontale. Finanche la strada che porta da Paola a Cosenza, dove in inverno c’è nebbia in continuazione, è sprovvista di segnaletica adeguata per la nebbia. Le gallerie hanno luci spente a giorni alterni. In caso di guasto ad un’auto non ci sono segnalatori di soccor- L’autocisterna ribaltatasi so. Strade che vengono per- al bivio di Paola corse ogni giorno da migliaia di autoveicoli. In maggioranza gente che va e torna dal lavoro. Traffico in costante aumento dovuto anche alla soppressione dei treni regionali. Negli ultimi giorni si sono segnalate, a proposito dei treni, situazioni vergognose tipiche di Paesi arretrati. La Calabria fra questi. Che tipo di progresso vogliamo non si è ancora capito e ancora di più non lo hanno capito i calabresi stessi, che continuano a fidarsi di politici falliti. Il governatore, o meglio s/governatore della Calabria, gira il mondo portando l’immagine di una Calabria che non esiste. I treni, quando questi riescono ad arrivare, si bloccano, nel 2013, nelle gallerie. È accaduto nella lunga galleria fra Paola e Cosenza questa settimana, ed i passeggeri sono stati costretti a scendere a piedi, attraversare la galleria al buio, prima di essere raggiunti da un treno di soccorso partito dalla stazione di Cosenza. Ma dove si leggono queste cose? nei racconti di Garcia Marquez? Si vedono nei sogni e si raccontano la mattina a colazione? È logico che i treni non li prenda più nessuno.

La strada principale, quella che da Lagonegro raggiunge Falerna, attraversando tutti i paesi dell’Alto Tirreno cosentino, chiamata “variante ss 18”, è di conseguenza intasata, quotidianamente, e nel contempo completamente abbandonata.

La ss 18 da oggi la chiameremo “SoS 118”. A nulla valgono le interrogazioni parlamentari passate e recenti: l’ultima è quella del neo deputato Pd, Ernesto Magorno, o le sollecitazioni del presidente della Provincia Oliviero, rivolte tutte all’Anas, unica responsabile del mantenimento di questa strada diventata una macelleria vera e propria. Nessuno che si dimetta, nessuno che venga rimosso, per un disastro che è sotto gli occhi di tutti e che produce, purtroppo anche continue morti dovuti ad incidenti stradali, che in una strada normale, controllata, messa in sicurezza non avverrebbero. Ed invece tutto continua come prima. I lavori in corso, eterni, alimentano gli incidenti, le difficoltà nella guida, gli intasamenti, i rallentamenti. Ci sono lavori fermi da anni e non si capisce perché. Il bivio di Paola che porta al convento di san Francesco è diventata un’opera spaziale. Dove sarebbe bastata una semplice rotonda, come ne esistono in tutta Europa, ecco fare un’opera costosissima, fatta di sottopassaggi e soprapassaggi che ci vorranno anni prima che finiscano.

Intanto

una settimana fa si è rischiato il disastro. Un camion che trasportava liquido chimico si è ribaltato rischiando di esplodere. Sarebbe stata una carneficina. Il giorno dopo il sindaco di Paola si è accorto dei lavori fermi ed è andato sul posto chiamando a rapporto tutti i responsabili dei lavori. Il giorno dopo i lavori sono ricominciati. Giusto in tempo per far fare un comunicato di vittoria all’amministrazione paolana. Dopo due giorni i lavori sono stati di nuovo sospesi con buona pace di tutti. E solo in questa settimana i lavori sono stati ripresi, chissà per quanto. La ditta assegnataria dei lavori è la Incabit di Bisignano, e se li è aggiudicati per 1 milione e mezzo di euro. Riuscirà adesso a terminarli senza nuovi stop? Sangineto, ecco un’altra trappola per gli automobilisti. È una strettoia che devia improvvisamente dalla strada principale. Anche lì si sta costruendo un sottopasso. Anche lì lavori fermi da un anno. A Grisolia, sul lato mare si sta costruendo qualcosa di simile ad un lungomare. Quasi due chilometri di lavori ed anche qui un restringimento della carreggiata. L’Anas, sembra che non paghi più i lavori alla ditta e questa si è fermata non riuscendo più a proseguire con soldi propri. Intanto tutto il traffico autostradale di camion, nonostante vi siano delle ordinanze prefettizie che ne vietano il transito, passano sulla variante distruggendo il manto stradale. Nessuna pattuglia della polizia stradale intercetta questi camion che in lunghe carovane attraversano come carri nel selvaggio West tutta la costa. Da Falerna a Lagonegro sono migliaia le buche, crateri veri e propri, che si formano in continuazione, e che con le piogge dirompenti degli ultimi giorni hanno provocato decine di incidenti stradali, tamponamenti, lunghe file. Ma all’Anas non sanno niente di tutto questo, o fanno finta di non saperlo, almeno fino al prossimo incidente stradale.

13


14

Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro Cipro verso il baratro

di Oreste Parise

nire, perché il prelievo sulle banche è una operazione una tantum, che lascia una ferita profonda e difficile da rimarginare, ma la difficoltà maggiore è quella di trovare un modello di sviluppo che integri l’isola nell’economia del continente. Una operazione impossibile senza la definizione di una politica economica europea, che solo una grande visione politica nello spirito indicato da Altiero Spinelli potrebbe consentire. Le premesse non sono affatto confortanti, se solo si riflette sull’atteggiamento assunto dai nuovi protagonisti politici nostrani, chiusi in un serraglio ideologico, in una visione gretta e localistica dell’economia. La teoria della decrescita va coniugata con una visione globale del mondo, e la costruzione di uno spazio politico più ampio, per consentire un riequilibrio delle risorse e una compatibilità ecologica. Questo richiede ampi orizzonti politici, e la definizione di credibili obiettivi da raggiungere in tempi ragionevoli.

Con la riapertura delle banche, la questione cipriota si è avviata ad una rapida soluzione. Questo significa che non ne sentiremo parlare più perché sarà ridotta alle dimensioni di una crisi locale di un piccolo paese di cui nessuno conosceva le sorti prima, e men che mai le conoscerà nel prossimo futuro. Il curioso della situazione è che abbiamo assistito in diretta a una crisi che verrà perché non vi era nessuna drammatica crisi nell’isola, che negli ultimi anni ha vissuto una condizione di privilegio come testimoniato dai successi calcistici, che spesso sono considerati un indice del benessere dei Paesi, poiché richiedono grandi investimenti che solo i Paesi prosperi e con una solida economia si possono permettere. Le immagini televisive non mostrano un paese allo stremo, di deprivazioni materiali degli abitanti, con mendicanti per le vie, una povertà diffusa, slum e favelas nelle periferie della città, ma diffondono immagine di benessere e di prosperità.

Banche e banchetti Il 7 marzo del 2012 l’Apoel di Nicosia conquistava una storica qualificazione ai quarti di finale della Champions league, un risultato che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Sebbene conquistata ai calci di rigore mostrava un Paese in piena salute in grado di competere con squadre ben più titolate come il Lione, zeppo di campioni. Questo grande risultato era stato preceduto da altri importanti come il pareggio casalingo con la Germania il 15 novembre 2006, e quello esterno con il Portogallo, con quattro reti da entrambi le parti; a questi bisognerebbe aggiungere molti altri importanti successi come lo strabiliante 5 a 2 imposto all’Irlanda di Trapattoni nel 2008. Questi risultati strabilianti per una squadra da sempre cenerentola d’Europa, come Cipro o San Marino, venivano dopo l’ingresso nell’Unione Monetaria, che dava a Cipro un invidiabile condizione di paradiso fiscale sotto il mantello di una delle economie più forti del mondo e soprattutto di una area monetaria e di una moneta con lo status di mezzo di pagamento internazionale accanto al dollaro. Una posizione di privilegio che cozzava contro tutti i principi sui quali è stata costituita l’Unione e costituiva una dimostrazione della artificiosa crescita dell’Europa costruita su basi puramente quantitativi con l’ingresso di nuovi stati membri, piuttosto che con la costruzione di una solida politica di integrazione politica e sociale. A questo hanno contribuito molti fattori, ma non è certo secondario il ruolo negativo avuto dall’Italia, che sotto la spinta della Lega Nord ha subito una involuzione della sua politica europeistica. Uno degli Stati fondatori, dove aleggiava ancora lo spirito del Manifesto di Ventotene, si è ritrovato per lunghi anni tra i protagonisti in negativo dell’Unione, con una classe politica incapace di concludere buoni accordi sulle quote latte, ma pronta a difendere tutti coloro che agivano palesemente in dispregio delle regole comunitarie, sottoscritte anche dal nostro governo. Il disastro provocato in Europa da una classe politica inetta come quella leghista è molto maggiore di quello provocato nel sistema economicosociale interno, con le amenità come le ronde padane, i cannoni di Navarrone puntati contro i barconi degli immigrati, il federalismo d’accatto che ha inaugurato la politica “sciacqua Rosa e bive Agnese” che ha generato i mostriciattoli del Batman e consentito vacanze da Mille e una notte al Celeste, conseguenza inevitabili di uno pseu-

Il sistema bancario collassa ma per le banche si trova una soluzione. Inizia un lungo calvario per i ciprioti che dovranno affrontare una delle crisi più gravi della loro storia do-federalismo irresponsabile e senza controlli. La condizione cipriota era transitoria, e già negli accordi sottoscritti era indicato le stazioni del calvario che avrebbe dovuto sopportare per trasformare la sua economia finanziaria in economia reale. La “road map” era stata sottoscritta forse troppo allegramente nella convinzione che l’ingegno bizantino avrebbe facilmente trovato qualche espediente per sfuggire alla ghigliottina allestita a Bruxelles. Non avevano fatto bene i conti con l’ostinazione teutonica di pretendere il rispetto pedissequo degli impegni, che ha posto il governo dell’isola di fronte al drammatico dilemma di uscire dal sistema monetaria europeo o perdere il suo status privilegiato di paradiso fiscale. Ognuna delle due alternativa presentava seri rischi, poiché l’uscita dall’euro avrebbe avuto come immediata conseguenza l’inclusione dell’isola nella “black list” dei Paesi con i quali i trasferimenti finanziari sono illegali per gli operatori europei. Di fatto questo significa che avrebbe perso sia la protezione monetaria europea che lo status di paradiso fiscale. È difficile oggi stabilire in quale stazione del lungo calvario che dovrà percorrere l’isola per ritrovare un nuovo equilibrio economico-sociale, una operazione che potrebbe tentare solo chi ha una profonda e diretta conoscenza dell’economia cipriota. Certamente, il peggio deve ancora avve-

Il caso cipriota mette in rilievo il grande ruolo svolto dalle banche in senso positivo, quando contribuiscono al finanziamento del sistema economico, che negativo quando al contrario si dedicano ad attività di pura speculazione finanziaria mettendo a repentaglio l’equilibrio del sistema. Esse partecipano al grande banchetto della speculazione, e giocano con la sorte di milioni di persone incuranti dei guasti e delle sofferenze che impongono a milioni di persone. I grandi colossi finanziari sono diventati dei protagonisti in negativo dell’economia mondiale, avendo perduto qualsiasi riferimento con la realtà, ma costrette a difendersi sui mercati borsistici internazionali e partecipano al grande banchetto speculativo.

Il Mezzogiorno ha assistito

passivamente alla distruzione del suo già debole sistema finanziario. Un sistema fragile, scarsamente capitalizzato perché ha rifiutato di farsi fagocitare dalla finanza criminale. Vi è stato un tempo in cui Trapani deteneva il primato della maggiore concentrazione di sportelli in tutta Italia, per la presenza di banche che presentavano delle zone d’ombra molto sospette, ma la situazione è andata normalizzandosi. I grandi capitali intermediati dalle organizzazioni criminali, come la mafia o la ‘ndrangheta. Hanno trovato altri canali, come la stessa Cipro, che ha costruito il suo benessere anche sul nostro sottosviluppo impedito da controlli asfissianti e una immagine negativa pagata a caro prezzo per la fuga degli investitori internazionali. Il nostro sistema bancario meridionale si è ridotto a banche locali, in Calabria costituite unicamente da Bcc, che non sono in grado di intercettare fette consistenti di risparmio locale perché soggette a una spietata concorrenza da parte dei colossi mondiali presenti sul territorio some mere idrovore finanziarie. Questa lunga crisi li ha costrette a vivere una esistenza precaria, con una svalutazione continua del portafoglio prestiti, per effetto del deterioramento dei crediti che sta lentamente portando al blocco del circuito finanziario. Il Monte dei Paschi di Siena tenta di sopravvivere con perdite superiori ai tre miliardi di euro, mentre qui l’economia boccheggia per l’impossibilità di dare una boccata di ossigeno alle imprese con l’erogazione di qualche centinaia di milioni di euro. Pur nella peggiore delle ipotesi l’economia reale è di gran lunga preferibile al pozzo senza fondo della speculazione, di cui non si vuole parlare e porvi un argine. La questione bancaria non appare tra le priorità dell’agenda di governo, ma senza la definizione di una politica bancaria è difficile immaginare di poter uscire dalla crisi, soprattutto seguendo le indicazioni pauperistiche dei grillini.


Mezzoeuro

15


16

Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Speciale Provincia - L’ora del sacchetto dove lo metto

Emergenza rifiuti scende in campo Oliverio «Abbiamo inteso convocare questo incontro, pur non avendo come Provincia competenze specifiche in materia, perché riteniamo che la situazione della gestione dei rifiuti in provincia di Cosenza ed in Calabria è giunta, e siamo molto preoccupati per questo, ad un punto oltre il quale si possono determinare situazioni incontrollabili, sia dal punto di vista sanitario che della gestione vera e propria dell’ordine pubblico. In secondo luogo abbiamo assunto questa iniziativa perché i sindaci e le popolazioni non possono essere lasciate da sole ad affrontare quella che, con l’avvicinarsi della stagione estiva, si profila come una vera e propria emergenza». Ha esordito così il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio aprendo i lavori dell’incontro istituzionale sull’emergenza rifiuti svoltosi in un affollatissimo Salone degli Specchi della provincia di Cosenza a cui hanno preso parte, oltre agli assessori provinciale e regionale all’Ambiente, Giuseppe Aieta e Francesco Pugliano, anche il Prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro, diversi consiglieri regionali e provinciali e tantissimi sindaci e amministratori locali provenienti da diversi comuni del territorio provinciale. «Questa iniziativa - ha proseguito Oliverio - non ha e non vuole assolutamente avere nessun carattere di contrapposizione o di polemica politica fine a se stessa. E anche le cose che io dirò non devono essere lette come elementi di polemica. Gli errori che sono oggettivi vanno denunciati per non essere più ripetuti in futuro. E noi lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, entrando nel merito delle questioni, allo stesso modo di come lo facevamo quando al governo della Regione c’erano uomini della nostra stessa parte politica. Finalmente, dunque, si è chiusa una lunga fase di gestione commissariale che ha rappresentato un’esperienza fallimentare sotto ogni punto di vista. Mi auguro, a tal proposito, che anche questa volta non ci sia nessuno pronto a concedere a questa esperienza, come spesso è avvenuto, ulteriori proroghe. In questi lunghi anni di commissariamento sono state sperperate ingenti risorse destinate a questa regione per alimentare circoli e situazioni che non solo non sono risultate virtuose e non hanno prodotto alcun risultato, ma che spesso hanno favorito degenerazioni e infiltrazioni anche da parte della criminalità. Diciamo le cose come stanno, se non vogliamo prenderci in giro!». «Chiudere questa fase è, dunque, urgente e necessario. Ciò, naturalmente, non significa non vedere o far finta di non vedere le inefficienze e le insufficienze del sistema istituzionale regionale. La gestione commissariale, infatti, non impediva alla Regione di svolgere un ruolo che, secondo me, non ha svolto. Più volte come Provincia abbiamo chiesto di essere ascoltati su questi problemi, ma non abbiamo mai, dico mai, avuto alcuna risposta positiva. Da qui oggi bisogna partire per aprire un nuovo percorso che veda il coinvolgimento attivo degli enti locali e, na-

Pur non avendo deleghe dirette l'amministrazione provinciale di Cosenza apre un tavolo tecnico con la Regione e con il commissario. L'obiettivo è quello di mettere in campo idee innovative e di fare rete con i sindaci in difficoltà

turalmente, anche di una istituzione sovracomunale che deve rappresentare una fase intermedia tra Regione ed enti locali ed assumere il coordinamento degli interventi sui territori. Volete che questo ente intermedio non sia la Provincia? Bene! Inventate una nuova istituzione sovracomunale che abbia queste caratteristiche, altrimenti non se ne esce. Noi, pur non avendo competenze, non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità e offriamo la nostra disponibilità a collaborare, ad assumere iniziative in un momento di emergenza in cui sarebbe più facile dare giudizi o stare a guardare. Due sono, a mio parere, le direttrici su cui dobbiamo muoverci: affrontare l’emergenza togliendo immediatamente i rifiuti delle strade ed avendo un quadro delle potenziali disponibilità di abbancamento in tutta la provincia di Cosenza e delle discariche che sono state autorizzate o sono in via di realizzazione, sbloccando tutte le situazioni ferme per pastoie burocratiche». «L’altro punto su cui dobbiamo lavorare è la predisposizione di un piano condiviso che, come Provincia siamo disponibili a presentare da qui a venti giorni e che, con il concorso attivo dei comuni, dovrà servire a costruire un sistema di gestione del problema anche per il futuro e ad avviare una fase diversa e migliore anche in questo difficile e complicato settore».

A quello del presidente Oliverio è seguito l’intervento dell’assessore regionale all’Ambiente Francesco Pugliano che ha presentato le linee su cui intende muoversi la Regione nelle prossime settimane. Quest’ultimo, dopo aver richiamato la legge nazionale che non prevede nessun ruolo di coordinamento da parte delle Province, ha informato l’assemblea che tra tre o quattro settimane sarà riaperta la discarica di Pianopoli che dovrebbe comportare la fine dell’emergenza. I numerosi sindaci e amministratori locali che si sono alternati con interventi e proposte hanno chiesto espressamente al presidente Oliverio e all’assessore Aieta di essere comunque coordinati, in questa fase, dalla Provincia per predisporre ed avanzare alla Regione una serie di proposte concrete e condivise capaci di poter incidere sostanzialmente nella prossima preannunciata fase di rimodulazione del Piano regionale. L’incontro è stato aggiornato a mercoledì 3 aprile, alle ore 10.30, sempre presso il Salone degli Specchi della Provincia di Cosenza. In quell’occasione sarà preparato un documento di sintesi di azioni concrete nel quale la Provincia, attraverso il Coordinamento dei sindaci, si incaricherà di formulare una proposta complessiva che indicherà una via d’uscita nel breve periodo tendente a normalizzare l’intero ciclo dei rifiuti su tutto il territorio provinciale.


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Speciale Provincia - L’ora del sacchetto dove lo metto

Dalla provincia

L’ora di fare squadra

Il Patto dei sindaci Si è tenuto presso la Sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza, il primo Tavolo Tecnico sul Patto dei Sindaci e il Progetto Europeo SEAP+ convocato dall’Alessco e dall’Assessorato all’Energia e Fonti Rinnovabili della Provincia di Cosenza guidato da Biagio Diana. All’incontro hanno preso parte il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio, gli Assessori Provinciali Aieta e Caligiuri, i Dirigenti Gaudio e Toscano, l’Energy Manager Giovanni Romano, i responsabili di Alessco Carmine Brescia, Mariolina Pastore, Antonello Cianciulli e Filippo Giglio, i distributori e i fornitori locali di energia, le associazioni di categoria, le ESCO e i Sindaci del territorio provinciale. L’analisi è stata focalizzata sull’obiettivo di individuare gli ostacoli per l’attuazione dei Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), affinché sia utilizzata la buona pratica per l’efficienza energetica e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili sulla base delle reali esigenze del territorio e degli operatori del settore, nella consapevolezza che la “green economy” può essere una leva importante per le aziende/imprese del settore energetico per affermare uno sviluppo sostenibile come opportunità di lavoro per determinare una concreta condizione di crescita del Mezzogiorno. Tali pratiche, tra l’altro previste dal progetto SEAP+, che vede il coordinamento a livello nazionale di ALESSCO insieme con altri dodici partners europei, hanno l’obiettivo di attivare su tutto il territorio, le collaborazioni e le giuste sinergie affinché si possa intervenire attivamente per lo sviluppo del

Patto dei Sindaci e l’implementazione dei Piani di Azione per l’Energia Sostenibile. Nel corso della discussione, molto apprezzata dagli intervenuti, sono emerse diverse proposte, tra cui quella di puntare sulla raccolta dei dati su base provinciale o regionale formalizzando, con i fornitori/distributori di energia, specifici accordi al fine di predisporre una banca dati utilizzabile dai Sindaci per redigere il bilancio energetico del proprio Comune. Infatti, prima di avviare qualsiasi azione di risparmio energetico, diventa necessario conoscere i dati sui consumi energetici su scala comunale. L’altra problematica che è emersa dalla discussione è quella riferita alla mancata pianificazione energetica regionale. La Calabria è una delle poche regioni che non ha considerato, nella sua programmazione strategica, gli obiettivi del “Patto dei Sindaci”. A tal riguardo, ed anche in considerazione della grave crisi economica in cui versano i Comuni calabresi, si ritiene indispensabile l’intervento della Regione affinché dirotti sul Patto dei Sindaci, parte dei fondi del POR FESR dell’Asse II Energia, i quali potranno essere utilizzati dalle Autorità locali per la redazione dei Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) volti a centrare gli obiettivi previsti dalla Commissione europea in direzione della riduzione di emissioni nocive nell’atmosfera e per implementare l’efficienza energetica e le azioni per lo sviluppo dell’energia rinnovabile, sia nei settori privati sia pubblici della comunità.

17


18

Mezzoeuro


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Quando la puzza diventa profumo...

Dal cassonetto spunta il finanziamento Spunta una proposta delle reti ambientaliste fatta a tutti i sindaci della provincia di Cosenza il 23 marzo scorso. Dalle parole ora si passerà ai fatti o è solo propaganda politica per dimostrarsi al passo? Questa la legge di iniziativa popolare “Rifiuti zero” 1.Puntare sulla riduzione/riuso/riciclo e non sulla distruzione della “risorsa rifiuto” tramite discariche o inceneritori. 2.Tutti i prodotti immessi sul mercato devono alla fine del ciclo di vita, potere essere facilmente riciclabili 3.Gli enti che non attuano la raccolta differenziata subiscono delle penalità. 4.Promuovere e incentivare una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo. Approfittiamo della fine del commissarimento per non ripetere gli sprechi di questo settore in nome dell’emergenza rifiuti. Con il pretesto dell’emergenza rifiuti, la Regione e l’ex commissario, hanno regalato cospicui finanziamenti ad alcuni enti locali, i quali, invece di puntare a risolvere la problematica rifiuti hanno sperperato tali risorse in progetti inutili e in opere di urbanizzazione estranee allo scopo. Un esempio per tutti: Castrolibero. Non siamo contro l’amministrazione di Castrolibero, ma pensiamo che di “Castrolibero” in giro per la Calabria ce ne siano numerose. Il Comune di Castrolibero, guidato dal sindaco Orlandino Greco (nonchè presidende del Consiglio provinciale) ha avviato la costruzione di una mega discarica (camuffata con il nome di Cittadella energetica) in cambio di benefit e rilevanti finanziamenti regionali e provinciali (Protocollo d’Intesa sottoscritto tra LoieroGreco-Oliverio). Ebbene, il suo progetto non ecosostenibile ora è in difficoltà, causa gravi irregolarità, e il sindaco addossa la colpa alla burocrazia regionale, dimenticando di dire delle tante varianti, modulazioni e modifiche effettuate dalla sua amministrazione al progetto iniziale. Chiediamo che non si ripetano più sprechi di risorse pubbliche di tale genere e che si abbandoni la logica dello smaltimento in discarica. 1. La costruzione di una strada di circa 3 km in

Le reti ambientaliste propongono la legge di iniziativa popolare “Rifiuti zero” ai sindaci del Cosentino, per passare dalle parole ai fatti per una volta, e non dalle parole al portafoglio una zona idrogeologicamente instabile, che attraversa una vecchia discarica! Si potevano ridurre costi e rischi semplicemente modificando la strada preesistente. 2. Una strada tanto lunga che dimenticano di progettare lo svincolo per la discarica! Infatti la strada non si ferma alla discarica, ma prosegue fino a collegare 2 quartieri e termina in un cortile condominiale! 3. Con il ribasso della gara d’appalto si sta per costruire un’altra strada, dicono di supporto alla discarica, ma in realtà non c’entra nulla! La verità è che si sta urbanizzando c.da Ortomatera a discapito di una soluzione sostenibile alla problematica rifiuti. 4. Varianti, rimodulazioni e modifiche varie al progetto della strada e della discarica, non entriamo nel merito perché non sapremmo se ridere a crepapelle oppure piangere per i soldi pubblici buttati al vento! Sfatiamo alcuni miti ·ci vogliono enormi risorse economiche per la raccolta differenziata spinta. ·la raccolta “porta a porta” si può fare solo nei piccoli comuni. ·gli inceneritori eliminano i rifiuti. Cos’è Rifiuti Zero Rifiuti Zero è una strategia che si propone di riprogettare la vita ciclica delle risorse in modo tale da riutilizzare tutti i prodotti, facendo tendere la quantità di rifiuti da conferire in discarica allo zero, contrapponendosi alle pratiche che prevedono necessariamente un processo di incenerimento o discarica. Il processo assomiglia al riuti-

lizzo delle risorse fatto dalla natura. Tra i suoi maggior teorizzatori vi è Paul Connett, docente della St. Lawrence University (Canton). Le finalità generali del presente disegno di legge di iniziativa popolare si fondano sulle seguenti linee direttrici: 1.Far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta 2.Rispettare gli indirizzi della Carta di Ottawa, 1986. 3.Rafforzare la prevenzione primaria delle malattie attribuibili a inadeguate modalità di gestione dei rifiuti. 4.Assicurare l’informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti. 5.Riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000. 6.Recepire ed applicare la direttiva quadro 2008/98/CE. 7.Recepire ed applicare il risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali. Per perseguire le suddette finalità, il presente progetto di legge contiene una serie di misure finalizzate a: ·Promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo. ·Spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo. ·Contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali. ·Ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l’incenerimento. ·Sancire il principio “chi inquina paga” prevedendo la responsabilità civile e penale per il reato di danno ambientale. ·Dettare le norme che regolano l’accesso dei cittadini all’informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti. Rdt Rete difesa del territorio Forum ambientalista, Lipu

19


20

Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro Tre Colli con vista sul futuro

La nuova città di Abramo A Catanzaro c’è bisogno di buona politica. Il sindaco Abramo cita la presidente della Camera Laura Boldrini, e riprende il presidente del Senato, Piero Grasso che rimarca: «Per avere buoni cittadini bisogna avere buone istituzioni». Lo fa nelle linee programmatiche che disegnano la Catanzaro del futuro, presentare al civico consesso del capoluogo che però si riserva di approfondirle nella prossima seduta, il 10 aprile. Il documento programmatico è stato presentato all’ufficio di presidenza solo un’ora prima dell’appello, non c’è stato tempo per leggerlo. «Il voto democratico ha delineato compiti e responsabilità, attribuendo a ciascuna forza politica una funzione essenziale, ma soprattutto ha spazzato via - mi auguro per sempre - i veleni e le contrapposizioni di una lunghissima ed interminabile campagna elettorale, durata esattamente due anni - ha esordito Abramo -. Due anni che hanno costretto la città, stremandola, a ben tre consultazioni elettorali e a due commissariamenti prefettizi. Troppo, veramente troppo per una città che ha bisogno, per ripartire, soprattutto di stabilità e di unità. Questo messaggio alto ce lo ha ripetuto, qualche sera fa in queste stanze, un veterano della politica catanzarese, Pino Guerriero, con una lucidità di analisi che ha impressionato tutti i presenti, richiamandoci alla missione che la gente ci ha affidato, non importa se collocandoci al governo o all’opposizione: difendere sempre e comunque gli interessi di questa Città e lavorare tutti, remando dalla stessa parte, per rilanciarne il ruolo e la funzione». Secondo il sindaco Abramo «i primi passi di questa legislatura, che si concluderà tra cinque anni, nel 2018, mi sembrano incoraggianti. La maggioranza uscita dalla urne è sicuramente coesa e compatta, più che autosufficiente sul piano numerico e politico, ma sono del parere che ciò non basta - afferma ancora il sindaco -. La città ha bisogno, certo, di un sindaco che sappia decidere e che si assuma le sue responsabilità, ma ha anche bisogno di valori che si sono un pò dispersi in questi anni difficili: la solidarietà tra le forze politiche, l’unità di intenti sulle grandi questioni, l’alleanza strategica tra amministratori e cittadini». «Queste linee programmatiche non possono e non potevano essere esaustive. So bene di avere trascurato molte problematiche, ma per rendere conto dell’enorme mole di lavoro che abbiamo davanti non sarebbero bastate 200 pagine - conclude Abramo -. Avremo modo di confrontarci, di volta in volta, anche su altre questioni che oggi non siamo stati nelle condizioni di affrontare. Penso, anzi spero, di avere fornito una visione di insieme del progetto di Città che intendiamo perseguire. A me interessava, oltre che dare il segno di un impegno totale, a 360 gradi dell’amministrazione in carica, indicare un percorso, dire ai cittadini che abbiamo le idee chiare e che, da oggi in poi, sarà il concetto di programmazione ad ispirare l’azione di governo del Comune. Spero di avere dato il senso di una Catanzaro CittàRegione, di una Città che non si piega sulle sue emergenze - che pure stiamo affrontando - e soprattutto di una Città che guarda con ottimismo al suo futuro. È inutile dire che mi aspetto da tutti voi osservazioni, proposte, anche critiche, tutti elementi che arricchiranno il nostro bagaglio programmatico e ci saranno di grande sostegno per quello che andremo a fare per la nostra città». Politiche per lo sport e per i giovani - Tralasciando l’impegno per la ristrutturazione dello stadio “Ceravolo”, lo sforzo del settore si sta concentrando sull’impiantistica di base che risulta, pur-

troppo molto carente e caratterizzata da criticità. Turismo - Un comparto finora sottovalutato è quello del turismo che nella nostra città si identifica essenzialmente nella stagione estiva, con un turismo fatto come già detto di seconde case. Politiche sociali La persona, con i suoi bisogni e le sue esigenze, resta centrale nell’azione della nostra amministrazione. «Il fiore all’occhiello è rappresentato dall’ormai imminente apertura dell’Umberto I che sarà un qualificato centro diurno polivalente sperimentale per l’assistenza integrata socio-sanitaria alle persone anziane. Nei giorni scorsi abbiamo firmato la convenzione con l’Asp che, come sapete, utilizzerà una parte dell’immobile per ospitare servizi sanitari essenziali. In una visione - dice ancora - che vede il settore impegnato a 360 gradi su tutti i fronti del bisogno, da segnalare: la riorganizzazione dei servizi con la creazione di due poli socio-assistenziali, uno per il nord della città (via Fontana Vecchia) e uno per il sud (Aranceto). L’avvio del servizio di assistenza domiciliare integrata; Lo studio di fattibilità per un progetto di teleassistenza. Il progetto Care premium con Inps ex Inpdap. Il rilancio del servizio affido familiare. Il piano di inclusione dei rom. Il riordino abitativo degli immobili di proprietà comunale. L’avvio di una fase progettuale per l’housing sociale. Le Attività economiche La realizzazione dell’ente Fiera, dopo anni di tentennamenti e scelte contraddittorie, è al primo punto tra i programmi legati alle attività economiche e produttive. La questione si lega con quella del Parco Romani. Istruzione e Alta formazione Il Comune intende sostenere come in passato, più del passato, le istituzioni di alta formazione presenti in città: la sezione staccata del Conservatorio e l’Accademia di Belle arti. «Per il Conservatorio, si sta lavorando ad una nuova convenzione con Vibo Valentia, tenendo presente il sovradimensionamento dell’ex Rossi rispetto al numero di studenti e la necessità di contenere l’entità del contributo annuo - spiega ancora il sindaco -. Per l’Accademia di Belle arti, per la quale si pensa di erogare un contributo annuo al pari del Conservatorio, il problema più importante è la sede che dovrà trovare dignitosa collocazione nel centro storico». Finanze - Tributi - Patrimonio «Un settore assolutamente strategico per l’amministrazione, anche in relazione al drastico taglio di trasferimenti statali, è quello finanziario, costituito da ragioneria, tributi e Ced - spiega ancora Abramo - Va innanzitutto segnalato - quale pregnante novità rispetto alle dichiarazioni programmatiche di un anno fa - l’importante risultato del rientro nel Patto di stabilità, ottenuto attraverso un’accorta politica di contenimento delle spese e di riordino dei conti del Comune. A tale proposito, pensiamo che siano maturi i tempi per dotare l’ente di uno specifico ufficio del Patto che serva a monitorare tutti i fenomeni che influenzano il Patto e che studi tutte le evoluzioni normative. Il futuro dell’ente si gioca soprattutto nel settore dei tributi, dove il nostro intendimento è quello di aumentare le entrate senza aumentare così come siamo stati costretti a fare nel 2012 - la pressione fiscale sui cittadini. Una prima necessità è quella di affidare all’esterno il sistema del-

Ecco le linee programmatiche che disegnano la Catanzaro del domani, il sindaco si riserva di approfondirle nella prossima seduta del 10 aprile la riscossione coattiva, essendo scaduta la convenzione con Equitalia: il relativo bando è pronto, stante l’urgenza di affidare il servizio (si consideri che sono più di 50 milioni di euro i residui iscritti per tributi). Risorse umane «Il progressivo indebolimento della macchina comunale, dovuto soprattutto all’impossibilità di operare turn over, non ci ha impedito di attivare tutta una serie di azioni e programmi in materia di risorse umane - dice ancora il primo cittadino -. Tra queste, la ripresa delle trattative per la contrattazione decentrata, l’adozione del piano triennale del fabbisogno, l’adozione del piano triennale delle azioni positive, l’istituzione dell’ ufficio gare. Con l’adozione del piano triennale del fabbisogno, si aprirà un primo, sia pure modesto, spiraglio per un piano di assunzioni nell’anno 2013, nei limiti imposti dalla legge e con un particolare occhio alle esigenze più pressanti nei settori. Si lavora anche ad una mappatura del personale in servizio, tenendo conto anche quello delle partecipate, che ci aiuti ad utilizzare al meglio ogni professionalità esistente nell’ente». Società partecipate e Cultura Abramo si sofferma anche su altre questioni, come la cultura e le società partecipate. «Io penso che il Consiglio comunale dovrà presto ad essere chiamato a ragionare sull’ipotesi di concentrare in un’unica azienda-madre la gran parte dei servizi pubblici locali, ottenendo così una serie di effetti positivi - dice ancora - risparmi e contenimento delle spese, servizi più efficienti, più rigido e diretto controllo sull’attività. L’amministrazione comunale intende porre l’attività culturale al centro della propria strategia di sviluppo: mettendo a frutto la specificità e l’iden-


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Tre Colli con vista sul futuro

«La modernizzazione dell’impianto strutturale cittadino - funzionale all’idea di città-Regione - ha bisogno di forti interventi infrastrutturali nel campo del trasporto pubblico, della sosta, della mobilità. Il progetto più ambizioso è la realizzazione della metropolitana di superficie - si sofferma ancora il sindaco che sarà realizzata dalle Ferrovie della Calabria con un consistente finanziamento comunitario: il progetto, come già detto, è all’esame della Sua per l’appalto. Il Consiglio comunale dovrà approvare la variante e l’accordo di programma, mentre sul piano più generale andrà studiata l’integrazione ferro-gomma per ottimizzare il servizio. Dovremo aprire con Trenitalia un tavolo di lavoro per risolvere alcune fondamentali questioni: l’utilizzo della dismessa stazione di Sala e del dismesso tracciato ferroviario Sala-Lido (13 chilometri); rilancio della stazione di Germaneto, oggi praticamente desertificata; verifica del progetto di elettrificazione della tratta Germaneto-Lamezia Terme che appare, ad una prima analisi, inutile e molto costoso».

tità del proprio territorio; progettando e realizzando eventi, iniziative e manifestazioni che promuovano l’immagine della città; mettendo a disposizione le sue strutture per promuovere la produzione culturale; stimolando e attivando le numerose associazioni culturali; rinsaldando e potenziando i legami tra il Comune, l’Università, l’Alta formazione, il sistema scolastico, il mondo delle arti e della comunicazione. Opere pubbliche Nel settore delle opere pubbliche, sono comprese molte delle azioni già citate precedentemente in queste dichiarazioni. Sul piano organizzativo, oltre all’ufficio gare, stiamo per istituire il Servizio di reparibilità tecnica che garantirà 24 ore su 24 il pronto intervento per ogni esigenza. Oltre alle numerose opere già elencate e a quelle del Programma Pisu, più volte discusse in questa aula, sono da segnalare: i progetti che riguardano la sistemazione idrogeologica, con particolare riferimento alla situazione di Janò-Scala- Rumbolotto, Gagliano, via Corrado Alvaro, via Carlo V; la progettazione per nuovi loculi, soprattutto nel cimitero di Gagliano, e la definizione dell’ impianto di cremazione (valutando la possibilità di affidarne il completamento e la gestione ai privati); piano di sistemazione delle strade, di cui uno stralcio riguarda l’emergenza (circa 1 milione di euro), mentre per il resto si chiederà un finanziamento alla Regione con la legge 24; restituzione all’Anas delle competenze su viale De Filippis; i numerosi interventi che riguardano edifici scolastici, impianti sportivi, manutenzioni ordinarie e straordinarie di strade, canaloni, reti idrica e fognante, pubblica illuminazione (di cui potrò fornire dettagliato elenco ai consiglieri.) Una particolare annotazione il sindaco la dedica al progetto di riqualificazione e ristrutturazione dello stadio “Nicola Ceravolo”, progetto che presenteremo ufficialmente venerdì mattina. Le opere previste dal progetto, redatto da un esperto in materia di impiantistica sportiva, faranno del “Ceravolo” uno degli impianti più sicuri e funzionali: in particolare, sarà realizzata la palazzina dei servizi che ospiterà tribuna e sala stampa, gos e vari servizi, sarà totalmente rifatto il campo B per gli allenamenti, mentre per il manto del campo principale si è pensato ad una superficie sintetica mista di ultimissima generazione che abbatterà i costi di manutenzione. Infrastrutture della mobilità

Ciclo dei Rifiuti, cura del verde, acqua, animali, energie rinnovabili. La questione ambientale, nelle sue varie sfaccettature, è al primo posto nel mio programma di governo. «Per mettere fine all’emergenza rifiuti, occorre realizzare un Servizio integrato che affidi ad un unico gestore la Raccolta rsu, la differenziata e lo smaltimento, oltre che l’attività di spazzamento». Cura del verde e diserbo, depuratore e rete idrica, ma soprattutto sicurezza «Il problema della sicurezza della città è molto delicato. Siamo tutti consapevoli del rischio che corre quella che era stata definita “l’isola felice” in una Calabria segnata dalla criminalità. Sapete bene che il controllo di una città che si estende lungo 25 chilometri, che ha un territorio vastissimo - 111 chilometri quadrati, poco meno di Napoli - non può essere affidati alle sole e scarse forze dell’ordine. Catanzaro subisce un pesante attacco di microcriminalità, alimentato dalla crisi economica che porta tanta gente alla disperazione. Lido e porto «Catanzaro Lido è diventato l’elemento più vivace e dinamico del capoluogo per una serie di circostanze favorevoli: la ripresa dei lavori del porto, la vicinanza con il polo direzionale del Corace e quindi con il campus universitario, il miglioramento della viabilità lungo la statale 106 prosegue ancora il sindaco -. Anche in questo caso, accanto al massiccio investimento in atto, occorre prevedere nella Programmazione comunitaria 2014-2020 un progetto infrastrutturale complessivo che possa fare di Lido il centro più importante della costa jonica da Crotone alla Locride. Sul piano urbanistico, proporremo un Piano particolareggiato che riguardi il Comparto di Giovino che ne esalti la vocazione turistico-ambientale, salvaguardando le fascia frangivento e migliorando l’accessibilità al lungomare e agli stabilimenti balneari. Dovremo prevedere servizi e attrezzature per il tempo libero, lo sport, lo spettacolo in un concetto nuovo di turismo “intelligente”. I tre pilastri dello sviluppo: centro storico, polo direzionale, Lido In questa legislatura concentreremo i nostri sforzi per rendere forti e robusti quelli che io chiamo, da tempo, i tre pilastri dello sviluppo cittadino: centro storico, polo direzionale del Corace, Lido. Un programma che avrà bisogno di massicci investimenti e che quindi dovrà trovare posto nella Programmazione comunitaria 2014-2020 attraverso una serie di progetti strategici. Ma anche nell’immediato, pensiamo di avere avviato una

serie di azioni importanti. La riqualificazione dell’area di piazza Matteotti, con i lavori di ristrutturazione della piazza, la ricostruzione del muro del San Giovanni, il recupero dell’edificio ex Stac (dove potrebbero trovare posto attività molto gradite al popolo giovanile), il recupero delle gallerie del San Giovanni dove proporremo al Consiglio comunale di collocare l’Enoteca regionale della Calabria; l’insediamento, come detto in precedenza, del Rettorato e delle altre attività direzionali dell’Università al San Giovanni. La ripresa delle trattative con l’Agenzia del demanio per ottenere l’uso dell’ex ospedale militare. L’avvio delle procedure per ottenere dalla Regione l’uso trentennale di un’ala di palazzo Fazzari. Il bando di idee per la realizzazione dell’isola pedonale permanente di corso Mazzini (nel tratto da piazza Grimaldi a piazza Santa Caterina). L’università “Magna Graecia” è ormai una delle più importanti realtà accademiche meridionali e italiane. Con i suoi 10.000 studenti e suoi 100 percorsi formativi pre e post laurea, l’ateneo di Catanzaro rappresenta l’elemento di maggiore dinamicità di cui la città dispone. «È un ateneo che, grazie alla lungimirante guida di Aldo Quattrone, primo rettore calabrese della nostra Università, è riuscito ad avere i conti in ordine, tanto da risultare quarto in Italia tra le Università virtuose. Città della buona sanità e della ricerca medicoscientifica È l’ambizioso disegno di Catanzaro città della buona sanità e della ricerca medico-scientifica. I punti fermi di questo progetto sono: il “no” assoluto ad una nuova Facoltà di Medicina in Calabria; accordo tra Regione e Università; salvataggio definitivo della Fondazione Campanella e nascita del polo oncologico regionale; mantenimento delle due cardiochirurgie, una pubblica e una privata, previste per il territorio calabrese; recupero di 40 posti letto per l’azienda “Pugliese-Ciaccio”; realizzazione del nuovo ospedale a Germaneto e riconversione del “Pugliese” in pronto soccorso e residenze universitarie. Ma sulla questione sanità avremo modo di confrontarci più dettagliatamente nel Consiglio comunale già convocato ad hoc. Piano strutturale comunale L’altro importante strumento di programmazione, su cui l’amministrazione attiva e il Consiglio comunale dovranno misurarsi, è il nuovo Piano strutturale comunale, il vecchio Piano regolatore, la cui redazione, in base alla legge urbanistica regionale, dovrà essere avviata entro il mese di giugno. L’intera visione della città-Regione dovrà trovare rispondenza nel nuovo Psc che dovrà essere redatto e approvato dopo una serrata concertazione istituzionale che vedrà coinvolte tutte le forze e le energie vitali della società catanzarese. Il Psc dovrà contenere le linee attraverso le quali attuare la riqualificazione della città, il contenimento del consumo del suolo, lo sviluppo ambientale e dei servizi, la rivitalizzazione del centro storico, una nuova e migliore mobilità». Salvaguardare, potenziare e valorizzare le tre grandi industrie cittadine: pubblica amministrazione, Sanità e Università «Uno dei compiti più importanti e ardui della legislatura sarà quello di salvaguardare e valorizzare quelle che consideriamo le tre principali «industrie» cittadine, vale a dire le attività terziarie che assorbono il maggior numero di occupati e che sviluppano il maggiore indotto - prosegue ancora -. Senza trascurare l’irrobustimento delle attività tradizionali (edilizia, distribuzione, alimentare, turistico-ricettiva) e l’attenzione verso l’innovazione e il sistema culturale, ritengo che la città debba puntare, senza tentennamenti, sul potenziamento dei servizi di livello regionale e so-

21


22

Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro Una stagione molto triste

La malapolitica strozza la Calabria di Giuseppe Aprile

Ancora una richiesta di rinvio a giudizio per il governatore Giuseppe Scopelliti. Indagato ora anche nelle vesti di commissario della sanità per un accordo tendente a mantenere i volumi di fatturato delle cliniche private per altri cinque anni a fronte del taglio immediato dei posti di lavoro (maledizione al dio denaro, padrone sempre della politica!) ma ancora un nulla di fatto nell’immediato, con rinvio alla sentenza definitiva di eventuale condanna per la presa d’atto della condizione di questo presidente che cita spesso Berlusconi come suo riferimento e è ora pieno di questioni giudiziarie, mai messo da parte dalla giustizia e che, evidentemente, ha valore relativo, quando si parla di potenti rispetto a quando si parla di poveri e di non protetti per colpa di questa nostra legislazione amara e triste su cui si fondano tutti i negativi di uno stato che a parole dice che la legge è eguale per tutti e di combattere la delinquenza mentre nei fatti protegge la invivibilità generale, la depressione economica, la morte delle imprese, il degrado generale e protegge gli strumenti atti a perpetrare disuguaglianze e il nonlavoro. Ma veniamo puntualmente alle conseguenze sulle aree maggiormente depresse e lontane dall’Europa, nuova stella polare per tanta politica italiana, disorientata, suddita, ma discutibile come nave con prua rivolta a speranze di salvezza per una economia depressa e quasi alla fine delle proprie possibilità di ripresa. La paura nel presente e la perdita di ogni fiducia in un possibile futuro costituiscono i sentimenti di angoscia per tutti i calabresi che stanno giustamente lontani dagli ambienti politici; i quali hanno raggiunto livelli di strana bassezza e impraticabilità. I buoni calabresi continuano a vivere nel proprio privato e nella propria famiglia, estranei totalmente sia ad ogni forma di impegno politico, sia a tante ipotesi di attività sociale, visto l’inquinamento delle istituzioni abbandonate al mercato della criminalità politica ed al crollo pressoché totale di ogni forma di fiducia nello Stato. Il quale Stato, si fonda sulla mala politica e su di una legislazione rivelatasi protettrice dell’invivibilità. Il cittadino di questa regione non crede più in nessuno, si sente privo di ogni base per ragionare di giustizia e di civiltà politica, si sta abbandonando ad una condizione che rischia di sfociare in una reazione di disordini e di rivolta morale. C’è da avere paura davvero. Si allarga sempre più la diversificazione tra gente perbene, seria ma impaurita, sfiduciata, lasciata al destino di un sociale senza idee e senza riferimenti legislativi e una casta politica dove hanno trovato forza e fortuna persone che pur non avendo alcuna delle doti del vero politico, si sono trasformati in potenti padroni del bene pubblico riducendo tutto a bene di consumo privato, logiche clientelari, disastri contro il patrimonio pubblico. Non c’è decente e credibile programma di sanità, né di trasporto, né di scuola e né di problemi ambientali. Di ogni sostanza se ne fa una ragione di conquista personale e di mercato. La stragrande maggioranza di attivisti della politica - non vanno chiamati politici, perché di politica ne masticano poco o niente - sono cresciuti per conquiste di averi e di ricchezze e di vita da nababbi, al-

l’ombra anche di forme drammatiche di protezione giudiziaria fino al punto che le strutture attraverso cui si amministra la giustizia non godono certo di consenso e di stima. Sono in troppi gli amministratori di vertice che sono conosciuti come fautori di maleiazioni che restano solamente lambiti dal sistema giudiziario che, però, coperti da un procedere fatto di lunghe indagini, avvisi di garanzia, primi, secondi e terzi livelli di giudizio, in un paese che ha una legge che considera innocente fino all’ultimo grado di giudizio anche il colpevole di delitti politici e contro il bene pubblico, e, se non basta questo, si ricorre anche ad una Cassazione che può cancellare da colpe di massimo livello e restituire alla normalità della vita anche chi delinque ed è conosciuto come indegno di ogni forma di giusta reputazione (non sarebbe più normale che venissero ritenuti colpevoli alla prima sentenza, anche dato che è la più vicina alle indagini dove sono impegnati gli organi principali del sistema giudiziario, salvo, poi, magari l’eventuale rettifica in sede di successive determinazioni del sistema giudiziario?) - almeno per i politici che dovrebbero essere garanti di onestà e di condotta impeccabile! -. Invece avviene che fanno gli amministratori condannati in primo o secondo grado, politicanti di un paese di mille abitanti che vincono le lezioni per dieci voti, salvo poi a scoprire lo scandalo di centinaia di false iscrizioni agli elenchi anagrafici che sono oltre che prerogativa per gli assegni famigliari, anche di possibili future pen-

In troppo gli amministratori calabresi con problemi giudiziari molto seri, i calabresi non hanno più fiducia nelle istituzioni e nulla si fa per riprendere un pò di ottimismo, si pensa solo a salvarsi la pelle... sioni di invalidità o di vecchiaia. E siccome tutti i sindaci sanno che quasi in ogni paese possono esserci irregolarità del genere, oltre che di altro tipo locale ben conosciuto, aiutandosi e proteggendosi a vicenda, fanno finta di niente e si coprono reciprocamente. Nessuno rompe le scatole all’altro; nemmeno se lo sanno condannato o colpevole di partecipazione esterna (o interna) con gente di mafia, con cui fa affari, costruisce ville, si dota di ricchezze mobili ed immobili. E se a qualche sindaco capita di subire uno dei tanti torti di cui la ‘ndrangheta è capace, magari per guerre tra bande eguali, questi comincia la sua aspirazione a candidature politiche per diventare deputato o senatore o consigliere provinciale come mi-


Sabato 30 Marzo 2013

Mezzoeuro Una stagione molto triste

Il Comune di Reggio Calabria

nimo. Se un amministratore viene trovato con le mani nella marmellata, non importa, starà al suo posto fino a sentenza definitiva; fino a quando, sempre e comunque, gode del diritto di innocenza. Ci sono due livelli di società in Calabria. Anzi tre. Quello della gente normale; quello della ‘ndrangheta; e quello della criminalità politica ed amministrativa. È minima la parte di chi si può battere per migliorare la società ed affrontare i suoi normali problemi di miglioramento e di crescita; che sarebbe fare politica normale. I politici capaci e seri, sono cacciati dal mondo politico occupato da faccendieri, persone in grado di dormire sonni tranquilli anche in presenza di turbolenze sociali e giudiziari che li riguardano personalmente o da vicino; anche in presenza di attività criminali, comunque illecita, dove il rischio è mestiere cui si è abituati e non trova presenze di gente per bene che è costretta a disinteressarsi, pena conseguenze drammatiche. Una persona perbene impazzirebbe di fronte ad un errore su cui comunque la giustizia si accanirebbe (tanto è facile accanirsi sui poveri e sui deboli o privi di avvocati influenti e di grido! Così apparisce che sia). Il politico della casta vigente, non riceverebbe nemmeno come un graffio sei, sette, dieci comunicazioni giudiziarie, magari di grave entità e certi di dubbi. I palazzi della politica sono blindati, protetti, case di attività economica, punti di sperpero del denaro pubblico, sedi di associazioni elettorali e clientelari.

In Calabria, è di questi giorni una sorta di rinnovo di patto di alleanza tra due forze politiche che si piegano e non si spezzano. Mi riferisco alle due aggregazioni facenti capo al governatore Giuseppe Scopelliti, che contiene i Gentile di Cosenza (non certo i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera!) e alla famiglia Trematerra (padre e figlio, anche se privi dello spirito santo) che pur non brillando di cultura politica, godendo della protezione del partito dì Cuffaro e Casini (che per fortuna finalmente ha fatto la brutta fine che meritava, per decisione popolare) sul piano personale, sono diventati la spalla del centrodestra che comanda la politica in questa regione. Pur se, a detta dello stesso Trematerra - ma si sapeva - il loro patto non si fondava e non si fonda sui numeri e sui voti. Scopelliti manterrà gli impegni presi all’atto dell’accordo anche se se n’è andato Stellitani l’assessore trascurato dal suo partito, e se la Udc continua a perdere i voti fino all’estinzione totale, come a Reggio quando è uscito Pasquale Tripodi, come forse finirà nei confronti dei repubblicani, solidi del rapporto di collaborazione tra Scopelliti e Nucara che adesso sarà costretto a chiudere con l’inutile l’assessore Torchia che mentre prima rappresentava i repubblicani di Nucara e Rappoccio, ora non rappresenta più nessuno, come avverrà per Arena che da fiduciario di Scopelliti, dall’ufficio forse curatore della sua dichiarazione dei redditi, anche da sindaco sciolto per contiguità con la mafia è il più papabile candidato ad assessore in regione, come avviene per la scopellitiana di ferro Tilde Minasi che tanto gi-

rano e tanto voltano, non bastando la protezione verso il proprio marito mandato addirittura all’Asl di Cosenza, dovrà mantenersi come amministratrice della squadra politica di Scopelliti, fidatissima, forse futuro assessore della regione, anche se deve superare un ostacolo: chi è stato eletto al parlamento, ha capito che dimettersi dalla regione potrebbe significare lasciare il certo per l’incerto in considerazione che il parlamento italiano avrà vita sicuramente brevissima. Tilde Minasi conosce la povertà di coloro che ha amministrato “ai servizi sociali?”. Bene, la città e la regione vivono una stagione davvero grave, senza politica, con male amministrati in modo sapiente ed eccellente, in grado di non indignare i cittadini fino a ridurli ad uno stato di sconforto e incredulità; fino a farli sentire più abitanti di uno dei più sperduti e abbandonati paesi dell’Africa che di un paese europeo. In Calabria la sanità costa un occhio per tutti ed è falsamente garantita, nel mentre le farmacie sono un luogo dai guadagni facili ed assicurati, nel mentre pensionati e disoccupati comunque pagano per ricchi e garantiti. Un personale esempio. Carlo va in farmacia dove prende duelli e per sua moglie. Il coumadin per lui, gocce per gli occhi ordinate da un eccellente e irrinunciabile oculista e una scatola di pillole per la pressione per sua moglie. Cose che si lo portano quasi una volta al mese in farmacia. Sono mutuate e quello per gli occhi esente da ogni costo. Bene, da qualche paio di mesi deve pagare per queste, come segue. Il coumadin che gli conviene pagarlo in contanti in quanto il costo è eguale (se lo prende in contanti paga due euro, quanto paga di ticket e ricetta se lo prende con la mutua). La scatola di pillole per la pressione costa di sana pianta dieci euro e con l’utilizzazione dell’esenzione circa quattro euro tra ticket e ricetta medica. Le gocce per gli occhi, se li vuole avere gratis, deve prendere un tipo diverso da quello ordinato dal medico. Un tipo che, gli dicono in farmacia, “di eguale effetto” ma di altra marca. Se le vuole come te li ha ordinato il medico, quelle giuste, deve pagare una differenza di costo di cinque euro. «Perché - gli rispondono - nuove leggi regionali e nazionali impongono questo. Noi della farmacia non abbiamo colpe né poteri di modifiche». E certamente hanno ragione, visto che chi governa difficilmente va contro gli interessi di farmacisti, medici e protettori di fabbriche produttrici di medicinali. Non sono poveri cristi o braccianti agricoli o mutuati. Quindi tu, paghi e via! A Reggio come Comune bisogna risanare il bilancio e farlo rientrare anche dai debiti fatti dall’infallibile Modello Reggio. I debiti del comune, i cui commissari straordinari dopo lo scioglimento per mafia avrebbero dovuto, nell’immaginario collettivo, rimettere ordine nelle cose e garantire i cittadini rispetto ai costi ingenti dell’amministrazione pubblica pieni di sperperi e di spese inutili, esprimono confusione e disorientamento (uno si è dimesso) con tanti vecchi responsabili dell’amministrazione scolta - non per dissesto, ma per contiguità mafiosa, va bene ricordato! - che pretendono di dare indicazioni circa il risanamento. Dove la cosa più chiara è che il cittadino deve farsi carico del disavanzo e pagare tramite integrazioni e nuove tasse e lasciando liberi impuniti coloro che hanno preso, sperperato, rubato, devastato le finanze del Comune. E con i politici responsabili di tutto che puntano, forse, indisturbati, alla loro carriera politica e da funzionari che quando sono chiamati a testimoniare non ricordano o non sanno, ricevendo spudoratamente il premio di testimonianza con promozione formata dai favoriti. Nell’indifferenza di tanti, rilevante stampa compresa. Può piace a questa gente la meritoria e rivoluzionaria azione del M5S?

23




26

Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

La sanità che piange

Strage di reparti Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione insieme al sindaco di Castrovillari Domenico Lo Polito hanno incontrato il direttore generale dell’Asp di Cosenza Gianfranco Scarpelli con cui hanno affrontato una serie di criticità che si registrano presso il presidio ospedaliero “spoke” di Castrovillari, dove particolarmente critiche risultano essere le Unità operative del pronto soccorso, Ortopedia e Pneumologia per mancanza di medici, personale infermieristico e Oss (operatori socio sanitari). La situazione più grave riguarda, in particolare, l’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia in cui, già da un anno, i posti-letto sono stati ridotti da 20 a 10 per gravi carenze di organico e dove la situazione ultimamente si è ulteriormente aggravata a causa del pensionamento di un medico per cui, ad oggi, risultano essere in servizio solo tre medici: un direttore facente-funzioni, un dirigente medico a tempo determinato e un dirigente medico con contratto per 34 ore, mentre il fabbisogno sarebbe almeno di sette medici. Il rischio è che il reparto venga chiuso da un momento all’altro. Guccione e Lo Polito hanno chiesto, inoltre, al direttore generale Scarpelli di intervenire immediatamente, al fine di scongiurare il ridimensionamento di questi importanti servizi ospedalieri. Quest’ultimo, dal canto suo, ha informato i due rappresentanti istituzionali di aver già più volte richiesto l’autorizzazione all’ufficio del commissario per l’attuazione del Piano di rientro di emanare avvisi pubblici per l’assunzione temporanea di personale medico e di non aver ricevuto finora nessuna risposta in tal senso. Scarpelli ha aggiunto, inoltre, che in base al decreto Balduzzi e allo sblocco del turn-over del 15% del personale, all’Asp di Cosenza toccherebbero 38 medici. Nei giorni passati è stata formulata in tal senso una richiesta all’ufficio del commissario per avviare le procedure di assunzione che potrebbero risolve-

L’ospedale di Castovillari

L’ospedale di Castrovillari in ginocchio. Il consigliere regionale del Pd Guccione e il sindaco della città Lo Polito hanno incontrato il direttore generale dell’Asp di Cosenza Scarpelli re le criticità che, in questo momento, si manifestano sia nell’ospedale “spoke” di Castrovillari che negli altri presidi ospedalieri della provincia di Cosenza. Nel corso dell’incontro è stata affrontata anche la questione degli ex 41 lavoratori

interinali di Castrovillari e San Giovanni in Fiore che, a seguito dell’accordo tra i sindacati e il presidente della Regione Scopelliti, dovevano essere avviati al lavoro. Su questa questione il direttore generale dell’Asp di Cosenza ha rassicurato i due rappresentanti istituzionali che è in itinere il bando di gara che, una volta espletato, permetterà l’avvio al lavoro degli ex interinali. Guccione e Lo Polito, infine, dopo aver espresso preoccupazione per i ritardi del commissario Scopelliti nell’autorizzazione degli atti amministrativi necessari a garantire i Lea (Livelli essenziali di assistenza) e a rendere operativo lo sblocco del turn over che il governo nazionale, attraverso il decreto Balduzzi, ha autorizzato anche per regioni come quella calabrese commissariate per la sanità, hanno annunciato che nei prossimi giorni intraprenderanno tutte le iniziative urgenti e necessarie affinché possa essere definitivamente scongiurato il rischio di chiusura di interi reparti o il ridimensionamento di servizi ospedalieri essenziali dell’ospedale “spoke” di Castrovillari.

STUDIO MEDICO FAVIN POSTURAL Postura valutazione e trattamento delle malattie cronico degenerative La posturologia, scienza innovativa, inquadra le sindromi algiche, come espressione di uno stress meccanico sulle articolazioni, spesso dovuto a disturbi della mandibola, dei muscoli dell’occhio, del cattivo appoggio dei piedi, stress e cattiva alimentazione La ricerca della causa che genera un dolore necessita della valutazione di questi recettori, che quando si mettono in funzione spostano il nostro equilibrio dandoci la sensazione di essere imperfetti o “storti”; la ricerca attraverso esami di laboratorio e utilizzo di questionario clinico valutativo, che ci indirizzano verso cofattori carenti responsabili di stress biometabolico ne completano l`indagine Le cause si ricercano con l’aiuto di strumenti come: 1) l’esame baropodometrico meccanico e statico 2) la valutazione posturale della colonna vertebrale, delle spalle e del bacino 3) esame baropodometrico dinamico su tapis roulan 4) esame spinometrico 4D x la valutazione della colonna senza raggi x 5) esame della forza muscolare 6) esame impedenziometrico-plicometrico 7) valutazione della composizione corporea La cura del dolore e’ complessa, perche’ bisogna tenere conto anche della componente psicologica. L’utilizzo del plantare neurobiomeccanico, la corretta nutrizione, l’agopuntura, il massaggio, la coppettaazione e moxa delle strutture muscolare, il training autogeno e altro, rappresentano, oggi un valido aiuto nel trattamento di tutte quelle patologie stress correlate, che con il solo intervento delle cure farmacologiche, non migliorano... anzi si crea una dipendenza a circuito chiuso, difficilmente riequilibrabile. Nello studio medico Favin Postural Center e’ possibile effettuare gran parte degli esami strumentali e dei trattamenti menzionati. wwfavinposturalcenter.it Via Dalmazia, 37 Cosenza Tel 098427632


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

L’offerta formativa come al mercato

Strage di reparti Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione insieme al sindaco di Castrovillari Domenico Lo Polito hanno incontrato il direttore generale dell’Asp di Cosenza Gianfranco Scarpelli con cui hanno affrontato una serie di criticità che si registrano presso il presidio ospedaliero “spoke” di Castrovillari, dove particolarmente critiche risultano essere le Unità operative del pronto soccorso, Ortopedia e Pneumologia per mancanza di medici, personale infermieristico e Oss (operatori socio sanitari). La situazione più grave riguarda, in particolare, l’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia in cui, già da un anno, i posti-letto sono stati ridotti da 20 a 10 per gravi carenze di organico e dove la situazione ultimamente si è ulteriormente aggravata a causa del pensionamento di un medico per cui, ad oggi, risultano essere in servizio solo tre medici: un direttore facente-funzioni, un dirigente medico a tempo determinato e un dirigente medico con contratto per 34 ore, mentre il fabbisogno sarebbe almeno di sette medici. Il rischio è che il reparto venga chiuso da un momento all’altro. Guccione e Lo Polito hanno chiesto, inoltre, al direttore generale Scarpelli di intervenire immediatamente, al fine di scongiurare il ridimensionamento di questi importanti servizi ospedalieri. Quest’ultimo, dal canto suo, ha informato i due rappresentanti istituzionali di aver già più volte richiesto l’autorizzazione all’ufficio del commissario per l’attuazione del Piano di rientro di emanare avvisi pubblici per l’assunzione temporanea di personale medico e di non aver ricevuto finora nessuna risposta in tal senso. Scarpelli ha aggiunto, inoltre, che in base al decreto Balduzzi e allo sblocco del turn-over del 15% del personale, all’Asp di Cosenza toccherebbero 38 medici. Nei giorni passati è stata formulata in tal senso una richiesta all’ufficio del commissario per avviare le procedure di assunzione che potrebbero risolve-

L’ospedale di Castovillari

L’ospedale di Castrovillari in ginocchio. Il consigliere regionale del Pd Guccione e il sindaco della città Lo Polito hanno incontrato il direttore generale dell’Asp di Cosenza Scarpelli re le criticità che, in questo momento, si manifestano sia nell’ospedale “spoke” di Castrovillari che negli altri presidi ospedalieri della provincia di Cosenza. Nel corso dell’incontro è stata affrontata anche la questione degli ex 41 lavoratori

interinali di Castrovillari e San Giovanni in Fiore che, a seguito dell’accordo tra i sindacati e il presidente della Regione Scopelliti, dovevano essere avviati al lavoro. Su questa questione il direttore generale dell’Asp di Cosenza ha rassicurato i due rappresentanti istituzionali che è in itinere il bando di gara che, una volta espletato, permetterà l’avvio al lavoro degli ex interinali. Guccione e Lo Polito, infine, dopo aver espresso preoccupazione per i ritardi del commissario Scopelliti nell’autorizzazione degli atti amministrativi necessari a garantire i Lea (Livelli essenziali di assistenza) e a rendere operativo lo sblocco del turn over che il governo nazionale, attraverso il decreto Balduzzi, ha autorizzato anche per regioni come quella calabrese commissariate per la sanità, hanno annunciato che nei prossimi giorni intraprenderanno tutte le iniziative urgenti e necessarie affinché possa essere definitivamente scongiurato il rischio di chiusura di interi reparti o il ridimensionamento di servizi ospedalieri essenziali dell’ospedale “spoke” di Castrovillari.

STUDIO MEDICO FAVIN POSTURAL Postura valutazione e trattamento delle malattie cronico degenerative La posturologia, scienza innovativa, inquadra le sindromi algiche, come espressione di uno stress meccanico sulle articolazioni, spesso dovuto a disturbi della mandibola, dei muscoli dell’occhio, del cattivo appoggio dei piedi, stress e cattiva alimentazione La ricerca della causa che genera un dolore necessita della valutazione di questi recettori, che quando si mettono in funzione spostano il nostro equilibrio dandoci la sensazione di essere imperfetti o “storti”; la ricerca attraverso esami di laboratorio e utilizzo di questionario clinico valutativo, che ci indirizzano verso cofattori carenti responsabili di stress biometabolico ne completano l`indagine Le cause si ricercano con l’aiuto di strumenti come: 1) l’esame baropodometrico meccanico e statico 2) la valutazione posturale della colonna vertebrale, delle spalle e del bacino 3) esame baropodometrico dinamico su tapis roulan 4) esame spinometrico 4D x la valutazione della colonna senza raggi x 5) esame della forza muscolare 6) esame impedenziometrico-plicometrico 7) valutazione della composizione corporea La cura del dolore e’ complessa, perche’ bisogna tenere conto anche della componente psicologica. L’utilizzo del plantare neurobiomeccanico, la corretta nutrizione, l’agopuntura, il massaggio, la coppettaazione e moxa delle strutture muscolare, il training autogeno e altro, rappresentano, oggi un valido aiuto nel trattamento di tutte quelle patologie stress correlate, che con il solo intervento delle cure farmacologiche, non migliorano... anzi si crea una dipendenza a circuito chiuso, difficilmente riequilibrabile. Nello studio medico Favin Postural Center e’ possibile effettuare gran parte degli esami strumentali e dei trattamenti menzionati. wwfavinposturalcenter.it Via Dalmazia, 37 Cosenza Tel 098427632

27



Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Quello che abbiamo, almeno teniamolo stretto

di Beniamino Falvo* e Giovanni Perri**

Pertanto la situazione ambientale calabrese è peculiare in quanto rappresenta l’unica regione italiana costituita, quasi per la sua totalità, da formazioni granitiche con la particolarità di uno spesso suolo agrario.

La riqualificazione dell’ambiente e l’assetto idrogeologico costituiscono gli elementi fondamentali di uso e di gestione corretta del territorio dal pericolo di frane, dissesti, erosioni, inondazioni ed, in ultima analisi, dal global warming (riscaldamento globale). La conservazione del Creato (come nelle espressioni del sommo pontefice Papa Francesco) ed il rispetto degli equilibri ambientali hanno fatto maturare l’esigenza, anche nelle organizzazioni internazionali, nel caso specifico l’assemblea generale delle Nazioni Unite, della proclamazione della Giornata internazionale delle foreste, in corrispondenza dell’inizio di primavera, cioè il 21 marzo.

Foreste da non perdere Già nel 2011 è stato celebrato l’Anno internazionale delle foreste nella esigenza di rafforzare l’interesse verso una gestione sostenibile per questo bene comune naturale. A partire, invece, dal 2013, si è deciso di istituire una ricorrenza annuale, il 21 marzo, quale giornata internazionale delle foreste, nella consapevolezza di evidenziare l’importanza di esse negli equilibri naturali e per la conservazione di un bene primario per le future generazioni. Le foreste, infatti, rivestono un ruolo fondamentale ai fini degli equilibri ecologici, con produzione di ossigeno, sottrazione di anidride carbonica, liberazione di vapore acqueo, mitigazione del clima, determinazione della qualità dell’aria e delle acque, ricostituzione delle falde idriche, produzione di biomasse, conservazione della biodiversità, protezione naturale contro gli effetti del dissesto idrogeologico.

Gli elementi critici della situazione italiana, per una equilibrata conservazione delle foreste e dei boschi, sono rappresentati dagli incendi estivi, con circa 100.000 ettari di territorio danneggiati o distrutti ogni anno, oltre che dalla manutenzione e cura del bosco affidato, nella quasi totalità, al Corpo Forestale dello Stato, decimato di uomini e mezzi. Per la conservazione di questo importante patrimonio l’Unione europea ha predisposto regolamenti e misure finalizzate a favorire interventi di forestazione e di riqualificazione ambientale, unitamente ad interventi mirati, nelle aree protette, con lo scopo di aumentarne la copertura boschiva, a beneficio anche della salvaguardia del territorio. Tutto ciò diventa prioritario nelle aree circostanti i centri abitati montani e collinari e nelle aree a forte pendenza, per ridurre i fenomeni di dissesti e quelli erosivi. Infatti la superficie coperta da boschi rallenta la violenza delle piogge, riduce la velocità dei deflussi idrici superficiali, favorisce l’assorbimento di una parte delle precipitazioni nel terreno, consente la alimentazione delle falde idriche profonde, svolge una azione di salvaguardia e di forte contrasto alla erosione dei suoli mediante il fogliame e la biomassa. La presenza, quindi, di superficie boscate rappresenta l’elemento naturale primario nei confronti della difesa del suolo e dell’assetto idrro-geologico. Di conseguenza, per la salvaguardia degli equilibri idrogeologici e di conservazione del suolo, la programmazione del territorio dovrà riguardare non solo gli aspetti strettamente urbanistici, ma allargare gli obiettivi, più generali e complessi, a quelli ambientali. Quindi, nell’ottica di predisporre interventi di gestione e di utilizzo del suolo, è necessario coniugare sempre la programmazione urbanistica con quella territoriale ed ambientale, ai fini della conservazione del paesaggio e dell’ambiente, per la prevenzione dei rischi, per la sicurezza fisica dei manufatti produttivi ed abitativi ed, in generale, dei sistemi insediativi ed infrastrutturali, a beneficio dell’intera collettività calabrese.

Nel mondo ogni anno vengono perduti circa 13 milioni di ettari di foresta, principalmente per la sempre più diffusa pratica di conversione ad altri usi del suolo. In Europa, invece, la superficie forestale è cresciuta del 30% rispetto al 1950 ed, ogni anno, le foreste aumentano di circa 850.000 ha. La Calabria ha un patrimonio forestale immenso ed unico. Ciò deriva dal fatto che, eccetto il Pollino, tutti i gruppi montagnosi (Sila, Serre, Aspromonte, Catena appenninica, il Poro) sono costituiti da antichissime formazioni rocciose di tipo granitico. Questi ammassi rocciosi, a causa delle complesse vicissitudini geologiche, sono ampiamente degradati e, quindi, ricoperti da un consistente strato di materiale alterato che costituisce, nel complesso, un ottimo suolo agrario per la vegetazione forestale. È proprio questa caratteristica che ha determinato l’attecchimento di una abbondante e folta vegetazione arborea. Se a ciò si unisce la constatazione che il terreno granitico, per sua composizione, è ricco dei minerali di cui necessitano le piante, unitamente alla presenza di un abbondante quantità di humus, presente nel sottobosco, ci si rende conto della motivazione della densità forestale in Calabria. Per di più il territorio calabrese presenta (registra) abbondanti precipitazioni che si originano, per condensazione delle masse d’aria che provengono dal mare, a contatto con la catena montagnosa appenninica.

A causa di tali caratteristiche (corografia, piovosità, spessore del terreno agrario, ricchezza di elementi minerali presenti nel terreno, consistenza di una falda idrica nell’ammasso roccioso degradato ecc.), la Calabria vanta un patrimonio forestale e boschivo che, se ben programmato, utilizzato e gestito in modo virtuoso, potrebbe costituire una ricchezza inestimabile di risorsa (filiera del legno, biomasse, produzione del bosco e sottobosco) e buone potenzialità per le fonti energetiche rinnovabili, soprattutto per il territorio della provincia di Cosenza.

Un patrimonio inestimabile per la Calabria, una carta importante da giocare e non da bruciare

Una nuova legge urbanistica dovrebbe tener conto delle esigenze economiche delle popolazioni e contemperarle con i principi di conservazione dei terreni e di salvaguardia dell’ambiente. Tutto ciò tende a favorire un equilibrio più avanzato tra le attività dell’uomo, sotto l’aspetto economico, e la salvaguardia del territorio, del paesaggio, dell’ambiente. Possiamo, quindi, condividere il principio del Sommo Pontefice Papa Francesco: «l’uomo non è il padrone dei beni della natura, il cui sfruttamento indiscriminato determina povertà, ma custode della bellezza del creato». * geologo ** agronomo

29


30

Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura) IN COLLABORAZIONE CON

Lavorare sì Morire no da "Epas notizie" del 18/03/2013 www.epas.it

«La salute sul luogo di lavoro è uno dei diritti principali da garantire alle persone impegnate nella propria occupazione, sia che prestino la propria opera per conto di privati o per lo Stato - afferma il presidente nazionale del patronato Epas, Denis Nesci - per cui crediamo sia indispensabile non lesinare energie in tal senso e continuare a fare di tutto affinché questo tipo di tutela venga sempre garantita ad ogni lavoratore. Al riguardo, credo che sia necessario un lavoro congiunto portato avanti dal Parlamento europeo in collaborazione con i vari Paesi membri -aggiunge Nesci- al fine di garantire ad ognuno il diritto a lavorare in un ambiente di lavoro privo di rischi per la salute». La tutela della salute sul posto di lavoro è un tema di strettissima attualità che, specialmente negli ultimi anni, ha finalmente goduto del giusto livello di sensibilizzazione presso le istituzioni, dando vita a misure e provvedimenti tesi a migliorare la qualità della tutela a beneficio dei lavoratori. Nonostante i notevoli miglioramenti in tal senso, però, resta ovviamente ancora molto da fare. Segnali importanti al riguardo arrivano dal Parlamento europeo, in particolare per quel che concerne uno dei problemi più spinosi tra quelli legati ai pericoli per la salute dei lavoratori, ossia le questione amianto: riunitisi a Strasburgo in sessione plenaria, gli europarlamentari hanno approvato con 558 voti a favore e solo 51 contrari una risoluzione di grande rilevanza. Il documento, nello specifico, prevede una strategia continentale finalizzata allo smaltimento definitivo della fibra letale, ancora in uso in treni, navi, tubature dell’acqua, edifici e macchinari: al fine di fissare in maniera concreta obiettivi di così grande importanza, è stata identificata una scadenza precisa per completare questa complessa operazione, vale a dire l’anno 2028. La risoluzione comprende poi proposte di diverso tipo, che vanno dall’introduzione di un registro pubblico degli edifici presenti nei Paesi Ue contenenti l’amianto, alla necessità che venga assicurata una formazione adeguata al personale addetto alla rimozione, senza tralasciare un adeguato sostegno alle famiglie delle vittime e la necessità di stilare una tabella degli interventi da compiere. Per giungere a risultati concreti e realizzare un percorso di respiro europeo in questa delicatissima battaglia, la risoluzione prevede anche la necessità di garantire la registrazione, mediante una raccolta sistematica dei dati sulle malattie professionali e non legate all’amianto, di tutti i casi di asbestosi, mesotelioma e malattie legate all’argomento in questione; inoltre, è di fondamentale importanza adottare un approccio comune per il riconoscimento e il risarcimento di queste malattie, attraverso procedure il più possibile semplificate. Nel documento, infine, si chiede la promozione di appositi centri di trattamento e inertizzazione dei rifiuti contenenti amianto, poiché l’attuale sistema legato all’utilizzo di discariche di rifiuti di amianto è da considerarsi provvisorio; sono inoltre previsti interventi futuri atti a promuovere strategie legate allo smaltimento dell’amianto al di fuori dei confini europei, condannando investimenti finanziari nelle industrie mondiali di amianto. «Le misure indicate dalla risoluzione promossa al Parlamento europeo - dice il presidente Epas - rappresentano un grande passo in avanti nella lotta contro un materiale che ha avuto un impatto drammatico sulla salute dei lavoratori. Affinché venga impedito all’amianto di continuare ad imperversare e fare altre vittime tra i lavoratori - conclude Nesci - servono interventi decisi a livello europeo e nazionale capaci di fornire soluzioni concrete in tempi brevi».

SEDI ZONALI

ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA

ACRI ALTOMONTE CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE SAN LORENZO BELLIZZI SAN LORENZO DEL VALLO SAN SOSTI SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO C.LLO TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA

C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253 SEDI COMUNALI VIA DUGLIA, 486 VIA F.S. VACCARO, 20 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA NAZIONALE CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA CORR. MASTROTA SALVATORE VIA ORIANA FALLACI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 CORR. FORTE BARBARA CORSO UMBERTO I CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 CORR. CAVALIERE GIUSY

0981/946193 0981/994028 0985/777812 0985/90394

333/9833586 0981/948736 0981/483366

338/9444439 347/9433893 0981/70014 349/5438714 339/1956914 0981/953767 0981/60118 0985/5486 340/9692335 0984/521251 0981/956320 0981/51662 320/7911292

Augurano una serena Pasqua.

La Federazione Nazionale Agricoltori e il Gruppo Alto Jonio Agricoltori Insieme per la tutela dei diritti del mondo agricolo!!! Si è tenuto giorno 26 Marzo 2013 a Francavilla Marittima, presso TIRO A VOLO “La Casareccia”, un corso di formazione per la sicurezza sul lavoro, come stabilito dal Decreto Legislativo 81/08. Il corso organizzato dal Gruppo Alto Jonio Agricoltori ha visto la partecipazione del Responsabile territoriale della Federazione Nazionale Agricoltura, Franco Pignataro che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della collaborazione di GAJA con la FNA che permette di avere una tutela dei diritti degli agricoltori e dei cittadini a 360 gradi. L’introduzione al corso è stata tenuta da Antonio Apolito che ha illustrato l’organizzazione che la struttura FNA di Francavilla si è data per dare più risposte al territorio dell’Alto Jonio Cosentino : Il Patronato EPAS, che da aprile diventa SEDE ZONALE, con la possibilità di più autonomia e risposte più dirette in materia previdenziale e assistenziale, è stato affidato a ROSSELLA NICOLETTI; Il CAF, Centro Assistenza Fiscale, che aiuterà i pensionati e i lavoratori nelle questioni che riguardano il fisco, dichiarazioni dei redditi, ISE, ISEE ecc., sarà gestito da GIUSY CAVALIERE. L’assistenza ai produttori per le pratiche in agricoltura, struttura che già conta circa 500 associati, continuerà ad essere diretto da SANDRA DI CUNTO. La contabilità delle aziende, tramite ASNALI, (Tenuta registri, Buste Paga, dichiarazioni redditi aziende ecc.), diretto dalla D.ssa ANTONELLA MANCUSO, Responsabile FNA e GAJA di Lauropoli(Cassano allo Ionio. Della gestione politica di GAJA nel territorio se ne occuperà , oltre allo stesso ANTONIO APOLITO, agricoltore e, quindi, conoscitore diretto dei problemi che attanagliano il settore, il giovane di San Lorenzo Bellizzi, SALVATORE MASTROTA. Dopo l’esposizione di Antonio Apolito che ha concluso la sua breve introduzione ringraziando per prima il proprietario del locale, che gratuitamente ha permesso lo svolgimento del corso, e dopo tutti i partecipanti, si è passati al tema centrale e cioè alla “ PREVENZIONE E SICUREZZA SUL LAVORO”. Il corso di formazione è stato tenuto dal Dott. Daniele Zanfini che con molta semplicità e precisione ha spiegato i comportamenti da tenere per prevenire gli infortuni e le attrezzature che occorrono per la sicurezza nei luoghi di lavoro e nell’utilizzo delle attrezzature e dei mezzi. Con queste attività di formazione si vuole migliorare la realtà agricola del territorio. GAJA e FNA insieme continueranno a tenere alta l’attenzione verso questo settore importante per l’economia e lo sviluppo dell’area dell’Alto Jonio.


Mezzoeuro

Sabato 30 Marzo 2013

L’offerta formativa come al mercato

Aziende in cattedra L’incontro organizzato dall’Usb Calabria, svoltosi alla presenza dell’assessore regionale all’Istruzione Caligiuri, della sottosegretaria alla Pubblica istruzione Elena Ugolini e che ha visto il coinvolgimento di istituti agrari e alberghieri, segna, a parere di Usb Scuola Calabria, una preoccupante accelerazione verso l’ingerenza dei privati nelle scuole pubbliche. La scuola, a partire da quelle professionali, ha certamente tra i suoi compiti quello di preparare l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro, ma guai se poi le aziende, in nome di un proprio specifico interesse, possono condizionare le scelte della scuola pubblica Quello di cui si è discusso nell’incontro, è stato il Piano triennale sui poli tecnico-professionali, tra l’altro, già votato e approvato dalla giunta regionale, poli che dovrebbero essere costituiti da 2 scuole, 2 imprese, 1 dipartimento universitario, 1 ente locale, con l’adozione del pluricontestato sistema di valutazione Invalsi (altra grande anomalia della scuola pubblica). La cosa che allarma fortemente la nostra O.S., è che le proposte prevedono, tra l’altro: la rimodulazione dei curricola per formare i docenti; l’entrata nei consigli di classe delle aziende; la formazione dei dirigenti scolastici; l’impresa come agenzia formativa; la flessibilità e competenza per immissione nel mondo del lavoro.

La scuola, a partire da quelle professionali, ha certamente tra i suoi compiti quello di preparare l'ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro, ma guai se poi le aziende, in nome di un proprio specifico interesse, possono condizionare le scelte della scuola pubblica Il rapporto tra scuola e mondo del lavoro deve essere un valore aggiunto e non un catalizzatore di interessi e risorse da spartire

Riteniamo che non ci siano commenti da fare su un progetto come questo che prevede addirittura l’entrata delle aziende nei consigli di classe!!!! Rientra anche in questa logica il bando start up del ministero dell’istruzione che finanzia per 30 milioni di euro le imprese del Sud (Calabria, Sicilia, Campania e Puglia) per sperimentare un percorso formativo al servizio delle aziende? Vengono tagliati costantemente i soldi alle scuole pubbliche, ma il ministero dell’Istruzione trova i fondi per finanziare le aziende private!!!! Come detto, Usb, non è affatto contraria ad un rapporto tra scuola e mondo del lavoro, ma questo deve inteso come valore aggiunto e non come catalizzatore di interessi e risorse da spartire. Per questo motivo, Usb Scuola Calabria denuncia questa insostenibile ennesima ingerenza dei privati nella scuola pubblica, chiamati, questa volta, a far parte degli organi di governo delle scuole e con facoltà di intervenire nella didattica, nella formazione dei docenti e dei dirigenti. Usb Scuola Calabria non ci sta ed esprime il suo totale disaccordo verso ogni forma di aziendalizzazione della scuola, ribadendo che i percorsi formativi e culturali degli studenti li deve decidere la scuola e non possono, mai e poi mai, essere decisi dalle aziende. Usb scuola Calabria

31


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.