Mezzoeuro

Page 1

euro 1,00

Mezzoeuro numero 41 - Anno 13 - Sabato 11 Ottobre 2014

0,50 + 0,50 Voce ai giovani Copia omaggio se distribuita al di fuori delle edicole

settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa

CALABRIA

Voce ai giovani Mamma che mamme! anche dopo aver perso un figlio...

www. mezzoeuro.it

Salute, il contributo Neuromed al congresso sui recettori metabotropici

www. mezzoeuro.it


2

Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

Urne d’antipasto (gustoso) Elezioni provinciali di Cosenza

Al voto più di 1.700 amministratori

Domenica 12 ottobre la Provincia di Cosenza eleggerà il suo nuovo presidente che, per effetto della legge di riforma volta al risparmio sugli enti decentrati, verrà scelto, per la prima volta, dai sindaci e dai consiglieri comunali di tutto il territorio provinciale. A contendersi la carica quale nuovo inquilino del Palazzo del Governo cosentino sono il sindaco di Rende Marcello Manna, per il Nuovo Centro Destra, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, di Forza Italia ed il sindaco di Cassano allo Ionio Gianni Papasso, per il Centro Sinistra. Presso la sede centrale della Provincia di Cosenza, in Piazza XV Marzo, saranno allestiti quattro seggi elettorali presso cui è possibile, per gli amministratori locali chiamati ad eleggere il nuovo presidente, recarsi dalle ore 8.00 alle ore 20.00.

Gianni Papasso e Marcello Manna

Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli

Ediratio editore Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana

n. 12427

I consiglieri provinciali saranno 16, mentre nella precedente legislatura erano 36, quindi 20 in meno rispetto al 2009. Non sono previste cariche assessorili e, di conseguenza non si costituirà nessuna giunta. Previsti, invece, la designazione di un vicepresidente e possibili incarichi di settore a qualche consigliere. I neo eletti consiglieri non percepiranno alcuna indennità dalla Provincia, se non il gettone di consigliere comunale o lo stipendio di sindaco, le indennità chilometriche e specifici permessi per lo svolgimento delle attività amministrative. Le elezioni del presidente prima e successivamente del consiglio provinciale interessano in totale 1.763 amministratori tra sindaci e consiglieri comunali.

Ma chi sosterrà alla fine Gianni Papasso? Sembrava uno scherzo il rinnovo di Palazzo XV Marzo e invece s'è trasformato, come spesso accade a Cosenza, nel ring preparatorio al gran finale di partita Centrodestra diviso ma Pd con giochi aperti (ed evidenti) sotto il tavolo e pronto complessivamente a perdere Potrebbe approfittarne, ma di "Pd" ve ne sono almeno due e il gioco non è semplice In ogni caso da domenica sera si comincerà a capire meglio l'aria che tira...

Non è facile dar torto a quelli che pensano e non da oggi che a Cosenza anche il diavolo farebbe bene a guardarsi le spalle. Ti giri, e ti pugnalano. A governare sono logiche perverse che tutto sommato se le sognano nelle altre città della regione, francamente un tantino più sprovvedute in materia. A Cosenza può sempre accadere tutto e il suo contrario e la politica con i suoi baroni e le sue cordate di potere, naturalmente, non fa eccezione. Se il sottosegretario Delrio avesse saputo in anticipo come ci si sarebbe attrezzati per le elezioni provinciali di Cosenza avrebbe rinunciato a portare avanti la riforma. Che nasce per snellire, semplificare, tagliare come si dice in gergo. Ma che i “nostri” del Crati hanno saputo invece trasformare nell’ennesima e ingarbugliatissima tarantella degli intrighi e degli scambi di prigionieri, elettorali ovviamente. Il voto di domenica, ormai è chiaro, altro non è che il secondo tempo del partitone finale, la resa dei conti. Con il primo, con le primarie vinte da Mario Oliverio, s’è proceduto all’assestamento ma ora c’è un passaggio da completare. Il “progetto”, altrimenti, perde smalto. Certo è un passaggio interlocutorio, quello delle elezioni di un ente senza più giunta né moneta da gestire in bilancio. Ma non va trascurato nella sua simbologia perché sennò il quadro s’innervosisce, s’inceppa. E il “quadro”, lo ricordiamo per quanti non si fossero ancora “sintonizzati”, ha incoronato Mario Oliverio da queste parti senza se e senza ma. È da qui che si parte per decifrare al meglio il voto di domenica perché senza questo dato in mente il discorso non fila, non può filare. C’è un altro passaggio ancora, diciamo un prepartita, che non è il caso assolutamente di trascurare: la candidatura di Marcello Manna. Proprio lui, il sindaco di Rende che Jole Santelli e Enza Bruno Bossio hanno coltivato in genesi (spontaneamente) salvo poi perdersi dalle braccia della prima e rimanere “intatto” per la seconda. Sempre lui, Manna, ha ricevuto poi in progress, già ai tempi della vittoriosa cavalcata per la cor-

sa a sindaco di Rende, il caldo abbraccio dei fratelli Gentile che non a caso alla fine c’hanno messo (giustamente) il cappello sopra. Non l’hanno partorita loro la candidatura all’epoca, sia chiaro. Ma senza di loro non avrebbe vinto ed è tutto aperto (e sterile) il dibattito se sia alla fine più fondamentale l’uovo o la gallina. Ognuno di noi sa rispondere in cuor suo. Il giorno dopo l’ufficializzazione della corsa di Mario Occhiuto per Palazzo XV Marzo ecco che viene fuori quella di Manna per controaltare. Le finalità sono ovvie ed è persino superfluo ripeterle. Di questa partita a forma di intifada, che superficialmente si fa risalire al blocco di potere interno al solo centrodestra, conosciamo moventi e “armi convenzionali”. Ne conosciamo le famiglie, il livore, il passato e il presente. E ne conosciamo, perché no, anche le compagnie rispettive di cordate a cominciare proprio da Marcello Manna che non ha mai fatto mistero di aver vinto a Rende anche grazie al palese supporto di quel pezzo di Pd che una volta non si vergognava a farsi chiamare “bersaniano”, di minoranza diciamo. La comitiva, con Enzo Paolini dentro non lo dimentichiamo, era questa per le elezioni comunali di Rende e qualcuno dovrebbe spiegarci perché non dovrebbe essere la stessa per le provinciali di Cosenza visto che c’è persino chi sussurra che sempre la stessa sia rimasta anche per le primarie vinte da Mario Oliverio. Messa così, con Mario Occhiuto che può contare (sulla carta) sul suo partito di riferimento, su appoggi civici o personali tra amministratori e su quanti non si riconoscono nel “gruppo” che ha fatto vincere Manna a Rende il vero quesito è un altro: chi appoggerà davvero poi alla fine Gianni Papasso? Sulla carta, lo ricordiamo, il Pd nel suo insieme dovrebbe guadagnarci dal quadro dilaniato del centrodestra. È vero che i sindaci e i consiglieri dei Comuni più importanti sono in maggioranza di provenienza centrodestra (il cosiddetto quoziente) ma ragionare ormai in termini di schemi di partito non serve più, non basta. Il banco è saltato, dilaniato. Numeri alla mano e con un partito che soffia alle spalle Papasso potrebbe trarne giovamento eppure abbiamo la sensazione che nemmeno lui ci creda tanto alla fine. E non solo perché più d’uno non lo voleva, da socialista, su quella poltrona. Quanto perché si respira aria da fine e inizio impero, da secondo tempo rispetto al “primo”, le primarie. Da cerchio da chiudere. Certo è che se Papasso domenica sera dovesse arrivare terzo sapremmo come leggere i numeri. Ognuno i conti se li sa fare con le proprie dita. E da qui in avanti regolarsi di conseguenza...

La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa


Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

SPECIALE ELEZIONI PROVINCIALI

Cari Sindaci, cari Consiglieri comunali, in una parola cari colleghi, ho proposto la mia candidatura a Presidente della Provincia nella mia qualità di Sindaco della città capoluogo per svolgere il ruolo di coordinamento, che il legislatore ha immaginato, ricercando un terreno di convergenza fra i vari amministratori, anche di diversa estrazione politica, di un’area così vasta e piena di caratteristiche diversità paesaggistiche e culturali. Mi sono determinato a candidarmi oltre che per offrire la mia esperienza di Sindaco di Cosenza, soprattutto perché ritengo che potrà ritornare utile la competenza quasi trentennale acquisita quale professionista interessato alle tematiche urbanistiche, paesaggistiche ed ambientali, e di sviluppo sostenibile del territorio. Anche in Calabria, anche nella nostra provincia si può e si deve cambiare. Noi per esempio a Cosenza abbiamo fatto tutto il possibile. Nella città in poco più di tre anni abbiamo messo mano a tutti i servizi pubblici promuovendo “buone pratiche” nel campo della mobilità sostenibile, dell’efficientamento energetico e idrico, della valorizzazione del verde, del ciclo dei rifiuti. In

poco tempo Cosenza è diventata l’unica città capoluogo di provincia in Calabria ad aver raggiunto la media giornaliera del 60% di raccolta differenziata dei materiali, con una riduzione drastica dei rifiuti che vanno in discarica. Grazie alla nostra capacità progettuale abbiamo intercettato e appaltato circa 100 milioni di euro di lavori pubblici attualmente in corso d’opera e finalizzati alla riqualificazione degli spazi liberi aperti ed al restauro conservativo dei monumenti, cosa mai avvenuta neanche nella sommatoria degli ultimi 30 anni di storia cittadina. Con eventi creativi all’aperto abbiamo riportato la nostra città ad essere nuovamente centro d’interesse di un’area molto vasta, con presenze rilevanti durante tutto l’anno. Cosenza è l’unica città della Calabria destinataria, grazie ad un progetto da noi promosso, di un finanziamento di circa 20 milioni di euro sull’obiettivo Smart City, che può facilmente evolversi trasportando l’idea in ambito provinciale in un programma finalizzato a creare una Smart Community. Mi rivolgo ora a tutti voi perché secondo me il bagaglio di esperienza, pragmatismo e conoscenze accumulato sarà necessario per affrontare le tante questioni problematiche che interessano gli ambiti di competenza provinciale, ma non sarà sufficiente se non costituiremo insieme un fronte comune nel quale interloquire ed interagire. Attraverso il voto, domenica, rilanceremo un’alleanza tra distretti, un patto tra comuni, specificità, identità territoriali per farne una Politica che abbandoni la logica ricorrente in Calabria degli interventi a pioggia sconnessi da una visione di insieme, o della prevalenza da parte di gruppi politici dominanti. Vi chiedo di condividere questo mio progetto attraverso un voto destinato a suggellare la collaborazione tra uomini liberi e territori di pari dignità, per immaginare insieme nuovi percorsi attuativi e programmatori negli importanti settori di competenza provinciale: pianificazione territoriale di coordinamento, sistema dei trasporti, edilizia scolastica, viabilità, conurbazioni strategiche, tutela e valorizzazione ambientale. Il nuovo quadro di aiuti UE 2014/2020, come ben

sapete, pone proprio nella capacità di interazione e aggregazione dei territori uno dei pre-requisiti di accesso alle risorse. La sfida che abbiamo dinanzi è troppo importante: sarà solo da un programma organico di condivisione delle priorità e dei progetti strategici che riusciremo a dare risposte ai bisogni del nostro territorio. Dovremo pensare insieme a politiche in grado di far emergere le tantissime qualità e diversità ambientali e culturali presenti nelle nostra provincia, rafforzando l’identità dei piccoli e grandi comuni e delle aree urbane. Sono convinto che governare in modo corretto il processo di trasformazione dell’ente, per il quale ci aspetta una stagione costituente durante la quale dovremo disegnare la futura architettura istituzionale attraverso un nuovo statuto, sia funzionale anche al bene delle singole municipalità e che non si possa immaginare lo sviluppo delle tante specificità se non dentro una relazione intensa tra tutte le realtà territoriali. Il mio impegno a costruire queste relazioni è e sarà massimo e si sta già traducendo, nella veste di Sindaco della Città di Cosenza, in collaborazioni concrete con altri sindaci e amministrazioni, al fine di costruire azioni sempre volte al bene delle nostre comunità. Chiedo il voto a tutti voi e lo chiedo al di là della appartenenza politica di ognuno di noi. Sono certo che non mi mancherà il vostro sostegno e che insieme potremo agire per il bene delle collettività amministrate.

Grazie mille per l’attenzione, e un abbraccio a voi tutti.

3


4

Sabato 11 Ottobre 2014

Mezzoeuro Le trame e gli uomini del presidente

Oliverio è già al listino L’abbraccio con Magorno c’è stato, c’è stato. Forse c’è stato anche ben prima che si consumasse la domenica delle primarie e la successiva conferenza stampa, molto poco stampa e troppo conferenza. Solo loro e i rispettivi sodali sanno perché è convenuto a tutti a due a un certo punto nascondere l’ascia di guerra, si chiama legge di sopravvivenza. Ma Mario Oliverio non ha mai smesso un minuto di lavorare a un partito che non prevede Magorno al vertice, forse non è previsto proprio Magorno in quanto tale. Mai. Se lo ha fatto, cioè se ha promesso tregua e armistizio, ha giocato bene le sue carte o ha promesso da marinaio perché mai e poi mai la cordata che lo segue da un bel po’ può contemplare una coesistenza. Se mai Oliverio smettesse di andare a caccia della testa di Magorno glielo ricorderebbero un paio di suoi colonnelli in carica, è quella strana lealtà al progetto che scatta quando si è in tanti e si ha paura uno dell’altro. La squadra d’origine non si dimentica, non si può dimenticare pena conseguenze paradossali. Come spiegare altrimenti un paio di fendenti che Magorno ha dovuto incassare, forse addirittura tre che poi sono tutti insieme uniti nello stesso pugno. Tanto per cominciare Magorno scopre a un certo punto che Oliverio ha trattato preliminarmente con Michele Trematerra, con tanto di promesse evidentemente. Poi s’è detto che lo ha fatto con l’intero Udc ma non è così, l’Udc non esiste più da un pezzo come partito, esiste come contrade. Quella di Trematerra non deve essere stata indifferente alle primarie, nonostante il botta e risposta dell’assessore regionale con Callipo. È vero, Callipo lo ha chiamato. Ma Trematerra, probabilmente, aveva preso già altri impegni. Ci sta in politica, e ci sta anche con chi è inciampato in un’inchiesta della Dda, ne uscirà certamente e brillantemente. Il punto non è questo. Il punto è che se a un segretario regionale (che ancora c’è) si fa trovare un accordo da rispettare senza averlo interpellato minimamente (e dopo aver giurato che mai e poi mai si accetteranno figuri che hanno governato con Scopelliti) si rischia di non fare un

Il vincitore delle primarie si muove come fosse già da un pezzo il dominus del partito e della Regione Abbraccia Magorno ma insieme ai suoi lavora già come se non ci fosse nel mentre costruisce la squadra dei consiglieri da far entrare a tutti i costi

buon servizio al segretario stesso, nonostante gli abbracci della conferenza stampa. Umiliazione atto secondo. Un’altra idea per la Calabria recita la locandina di un convegno organizzato dal Pse (ma non era una sigla della fine del millennio scorso?). Si terrà lunedì. Gli invitati sono gli uomini di Oliverio, Oliverio stesso, Mazzuca del Pse e Ernesto Carbone che va ancora in giro a rappresentarsi come renziano anche se è da un pezzo che ha stretto un buon legame proprio con Oliverio. Diciamo che dovrebbe toccare a Carbone traghettare nel “renzismo di facciata”, quello necessario per governare, la compagnia Oliverio. Un compito non semplice che sarebbe stato affidato al deputato di origine cosentine e dal recente passato combattuto, piuttosto combattuto. Ovviamente, al convegno, non c’è traccia di invito né per Magorno né per altri uomini e donne a lui più vicini. Magorno prova a reagire piazzando la direzione, lunedì, alla stessa ora del convegno. Ma sono schermaglie poco rappresentative del dato che invece parla di un tentativo di completo esautoramento del segretario regionale. Che un fine ultimo poteva avere per la compagnia Oliverio e cioè quello di accreditare il gruppo presso Renzi. Acqua passata, ora non serve più. Ci sta pensando, o ci starebbe pensando, Ernesto Carbone appunto. Umiliazione atto terzo (forse). S’è fatto un gran parlare dell’uso eventuale dei voti gentiliani alle primarie. Nessuno, senza prove, è autorizzato a interpretare schede che non ha visto. Se poi con la malizia si vuol sottolineare che Gentile ha un enorme peso elettorale su tutto quello che si muo-

Mario Oliverio e Ernesto Magorno

ve dietro le urne è un altro discorso, nel senso che è vero. Ma che ci possa essere stato un intervento diretto, una trattativa, un uso, è da escludere fino a prova contraria. Certo, se c’è stato l’intervento ma siamo nel campo delle chiacchiere, non può essere andato in direzione di chi ha perso, non è nello stile dei Gentile. Eppure l’interlocuzione tra Pd e Ncd non è esoterica, è nei fatti. E anche qui avrebbe dovuto vedere come attore principale, nonché beneficiario, proprio il segretario. E sappiamo come è andata per Gianluca Callipo che, beninteso, non è immune da colpe anche importanti visto poi l’esito e l’atteggiamento ondivago dei giorni a venire. Tre umiliazioni, due e mezzo perlomeno, fanno una prova in politica ma è la chicca finale a completare il quadro. Mario Oliverio non contempla tra i suoi pensieri la sconfitta. Non è una colpa pensare in positivo. E siccome al vincitore toccherà anche completare la lista dei “prediletti”, il listino come si dice in gergo, lui ovviamente ci sta già lavorando. È l’elenco di quelli che non devono sudare, o sudare poco perché grosso modo garantiti. È anche l’elenco di quelli che devi far entrare (per svariate ragioni) ma non passando nelle liste ufficiali perché sennò semini tempesta. È anche l’elenco di quelli che poi non tirano molti voti, quindi meglio metterli in coperta. I nomi che circolano per il momento sono questi e sono tutti di assoluta provenienza oliveriana, la maggior parte dei quali addirittura ex assessori provinciali. Biagio Diana, Giuseppe Giudiceandrea, Forciniti, Pietro Lecce e Maria Francesca Corigliano lo sono stati, assessori della giunta Oliverio. E poi Giuseppe Aieta, consigliere provinciale e sindaco di Cetraro. Orlandino Greco, presidente del consiglio provinciale. Il sindaco di Luzzi e Damiano Covelli, questi due ultimi nomi in quota Nicola Adamo. Questi, per ora, i prediletti prediletti. Per gli altri c’è da pedalare e c’è da vincere soprattutto. Ma è presto per litigare, c’è tutto il tempo. C’è persino ancora il voto prima della grande festa.


Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

La “bici” è leggera, ma la corsa è in salita I numeri non vanno in ferie

Ora che i giochi sono fatti e con tale ritardo da far pensare male anche a un santo tutto sommato la verità ce la possiamo dire tra quattro intimi. La candidatura di Peppe Raffa, come ipotesi, non è mai esistita se non per agitare acque e mischiarle con il sale. È esistita invece quella di Giacomo Mancini, solo per rimanere nel novero dei nomi che non hanno mai fatto mistero di puntare alla corsa per la presidenza. Poi la grande attesa, persino suspance in attesa di un possibile “papa nero” (che anche questo non è mai esistito) e infine, proprio il giorno dopo le primarie di Mario Oliverio, la nomination di Wanda Ferro.

La Regione trova i soldi per votare E Mancini gongola per i Pisl

Quel mondo silente

attratto da Wanda Il resto è materia per gli annoiati analisti del giorno dopo, compresi quelli che non a torto hanno rintracciato una logica consequenziale tra la vittoria di Mario Oliverio e la scelta da far cadere la nomination su Wanda Ferro. Ma ormai sono discorsi che lasciano il tempo che trovano e vale a poco, se non a niente, ripercorrere le lunghe e inutili tappe che Forza Italia ha lasciato consumare fino allo stremo, anche nei confronti degli alleati o di quegli alleati potenziali (Ncd) che per esempio a luglio pensavano una cosa e ad ottobre un’altra. L’avessero chiuso prima dell’estate il cerchio chissà, magari il clima ora sarebbe stato diverso ma la scelta di fondo era quella di attendere. I maggiorenti romani di Forza Italia volevano il nome del vincitore delle primarie prima di calare l’asso, un giorno sapremo se questa attesa avrà fatto più da tattica o da paravento di debolezza. Non manca molto e lo sapremo. Il resto è Wanda Ferro, riccioli quanti guai deve mettere a posto prima di poter contare su una coalizione. Se ha stomaco e fegato attrezzati proverà a mediare, ricucire, massaggiare con il miele le ferite di un centrodestra che è uscito dall’esperienza di governo regionale e locale come la striscia di Gaza dopo l’ennesimo bombardamento. Non è molto il tempo a disposizione ma è l’unico che ha e un altro di riserva non c’è. Dall’altra parte (si fa per dire) la cordata è in corsa, lanciata. Quasi irrefrenabile. Ma la partita è ancora lunga e rischia di peccare di superficialità chi la vuole sottovalutare. Tutto è ancora in gioco e tutto può accadere su tutti i fronti (nessuno escluso…) e per primo lo sa proprio Mario Oliverio che conosce a fondo le qualità dell’avversario. Potesse giocarsela a viso aperto, da ex presidente a ex presidente, Wanda Ferro avrebbe più chance di quante ne ha ora che deve aggiustare il “tavolo”. Da ex presidente a ex presidente le basterebbe mettere a confronto due modelli organizzativi e gestionali della Provincia che ha amministrato con particolare risalto alle materie di competenza (l’ambiente e la balneabilità delle coste, tanto per cominciare). Ma non è ancora questo il tempo per Wanda Ferro che di tempo ne ha poco ma che prima deve risolvere la questione cruciale del chi sta con chi e per fare cosa. Ncd fa sapere che entro martedì decideranno su scala nazionale ma intanto il tempo scorre inesorabile e la coalizione va fatta, va motivata, va ragionata, va sedimentata. Ferro ha due strade davanti a sé con la terza a fare da sintesi. O investe questo tempo ad aggiustare i pezzi del centrodestra necessari per cat-

Non è per niente agevole la campagna elettorale per la prima donna della storia calabrese a gareggiare per la presidenza. Si deve muovere, palesemente in ritardo e non per colpa sua, tra mille insidie "partitiche" ma anche dentro consolidate certezze. C'è una novità però che si va percependo. Pezzi di importante imprenditoria, ormai distanti anni luce dai colonnelli del consenso, potrebbero avvicinarsi al suo progetto turare consensi. O lascia che questo lavoro “sporco” lo facciano le segreterie e corre in strada a spiegare ai calabresi perché e come una donna da dieci anni amministra la Provincia capoluogo e ora si candida a farlo per la Regione. La terza via è un po’ e un po’, la più difficile. Forma e sostanza da miscelare. Un occhio alla propaganda e un altro alle liste con pezzi da novanta da non perdere soprattutto a Cosenza. Nel frattempo uno strano convincimento va prendendo quota. Pezzi importanti dell’imprenditoria sana di Calabria, quella che non chiude se non fattura commesse alla Regione per intenderci, non guarda malvolentieri alla corsa di Wanda. La sta scrutando con simpatia. Probabilmente lo fa anche perché la immagina fuori dai giochi della politica politicante. E il difficile per la Ferro è proprio questo. Mostrare di poter fare a meno dei giochi di Palazzo senza però averlo contro, il Palazzo. È l’impresa più difficile, molto più difficile che battere Oliverio.

La giunta regionale, presieduta dalla presidente f.f. Antonella Stasi, ha approvato una serie di provvedimenti tra cui una richiesta di variazione di bilancio per la copertura delle spese relative alle imminenti elezioni. "Su proposta della presidente Stasi - spiega una nota dell'ufficio stampa di palazzo Alemanni - è stata deliberata la sottoscrizione dell'accordo con Telecom per la realizzazione del progetto banda larga e ultralarga. Su proposta dell'assessore al Bilancio Giacomo Mancini, in conseguenza della non approvazione, da parte del consiglio regionale, della variazione al bilancio che avrebbe assicurato la copertura finanziaria allo svolgimento delle prossime elezioni, la giunta - continua la nota - ha deliberato di reiterare la richiesta della variazione di tre milioni di euro, integrandola con un'ulteriore variazione di un milione di euro. A tal fine, si fa rilevare - è stata chiesta la convocazione straordinaria del consiglio regionale perché possa approvare il necessario disegno di legge che preveda una variazione al bilancio per l'esercizio finanziario 2014 di complessivi quattro milioni di euro. Su proposta dell'assessore alla programmazione Giacomo Mancini è stato deliberato lo scorrimento della graduatoria relativa alla progettazione integrata di sviluppo locale (Pisl). È stata, anche, deliberata la distribuzione delle risorse premiali non assegnate, relativamente al criterio "Efficienza nella realizzazione e nell'avanzamento della spesa programmata", relativamente alla delibera Cipe 20/04 sulla Premialità che riguarda il rafforzamento istituzionale degli enti locali. Intanto l'assessore regionale al Bilancio e alla Programmazione nazionale e comunitaria, Giacomo Mancini, ha reso noto che la giunta regionale ha finalmente approvato la delibera che consente la stipula delle convenzioni di erogazione dei finanziamenti per circa 45 milioni di euro. La notizia - informa una nota dell'ufficio stampa della giunta regionale - riguarda oltre 100 Comuni calabresi chiamati nei mesi scorsi a predisporre i progetti esecutivi in tempi record e a pubblicare le relative gare d'appalto per accedere alle risorse comunitarie. Si tratta di territori in cui ricadono interventi ammessi ma che in una prima fase erano stati dichiarati non finanziabili per mancanza di fondi.

Giacomo Mancini

5


6

Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

Le frecce avvelenate di Cupido

di Oreste Parise

Al nuovo non c’è mai fine. Per scimmiottare un detto antico. Il nuovo non finisce di stupire. Dopo l’exploit elettorale delle ultime elezioni politiche, il movimento uscito vincitore materiale e morale ha inaugurato una stagione di veleni degna della migliore purga staliniana.

L’amore a Cinque Stelle Chi ha vinto le elezioni, e cosa ha provocato la marea di consenso non è ancora chiaro agli stessi protagonisti che si sono visti da un giorno all’altro catapultati dall’anonimato più assoluto nell’empireo del potere nazionale. Il salto è stato troppo improvviso e ha finito per stravolgere i dodici piccoli indiani che hanno creato nella realtà virtuale dei blog l’esplosione di un fenomeno che è diventato subito incontrollabile. Tutti insieme appassionatamente con lo spirito goliardico dei tre moschettieri. Tutti per uno e uno per tutti. Uno vale uno e filosofie simili. Utili per nascondere l’assenza di qualsiasi organizzazione, l’incoerenza di un progetto politico dove è possibile far coesistere i movimenti fascisti inglesi, gli ecologisti nostrani, la destra, la sinistra, la lega Nord e la politica meridionalista. Ognuno rappresenta un mondo a sé, ma solo per sé. Nel movimento tutto sparisce e si confonde. Uno diventa un infinitesimo che ha confluisce in quell’uno nazionale che è il Gran Capo Supremo che tutto vede e a tutto provvede. Per poter tenere insieme un esercito disordinato e raccogliticcio è necessaria una disciplina ferrea, il controllo totale delle azioni e delle idee, la totale intolleranza nei confronti di qualsiasi espressione di dissenso. La politica delle tre scimmiette, dove ognuno deve rigorosamente rispettare un codice semplice: non parlo, non sento e non vedo. A tutto pensa il capo. Neanche questo è bastato a difendere la purezza dei rappresentanti, ed evitare l’emorragia che sta portando fuori dal movimento un numero crescente di personaggi che si dimostrano intolleranti nei confronti della ferrea disciplina dell’obbedienza assoluta alla quale sono chiamati. Piuttosto che interrogarsi sui motivi che hanno portato a un così vasto dissenso, si sono serrate ulteriormente le fila, si sono affinati i metodi di controllo, i filtri di partecipazione all’attività del movimento. Prendiamo le regionarie. Questo scimmiottamento delle primarie, che già di per sé rappresentano un buco nero della democrazia, considerato che sono uno strumento di legittimazione popolare di scelte calate dall’alto, il centralismo democratico cucinato in salsa moderna, ha rappresentato il punto più elevato della democrazia del movimento. Una partecipazione oceanica di ben trecento votanti in tutta la regione, con il candidato presidente, il noto Cono Cantelmi detto anche Nuccio, avvocato di Catanzaro, diventato aspirante presidente della Regione Calabria raccogliendo l’incredibile cifra di 183 voti bollati e certificati. Un vero trionfo della democrazia partecipata, una dimostrazione palese ed evidente di essere espressione autentica del potere popolare, una voce autorevole e fuori dal coro che può legittimamente aspirare a cambiare i destini di questa sfortunata regione.

Si era visto di tutto nel firmamento del nuovo rensemblement politico dove sotto la maestra regia di un imprenditore dello spettacolo si sta recitando uno psicodramma collettivo A colpi di ukase e di cerbottane al veleno si ricerca la pietra filosofale del perfetto drone politico Tutti gli altri aspiranti candidati hanno avuto un numero leggermente inferiore di voti, ma sempre estremamente significativi, e sono tutti sulla linea di partenza per poter occupare l’agognato seggio a Palazzo Campanella. Ma quando si dice che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. In questo clima idilliaco c’è un piccolissimo neo. Tra le strette maglie del blog è passata pure una reproba, una impura, che nella sua bisaccia nasconde un passato di intreccio amoroso con un nemico del movimento. Un figuro che ha avuto la sfacciataggine di contrastare il boss locale, il nuovo centro del potere alternativo, la figura emergente sotto le ali protettivo del grillo parlante. Giorgia Calabrò, questo è il nome dell’innominabile che vorrebbe essere candidata e sfuggire al suo destino. Per fortuna è caduta sotto le severe maglie censorie della Ronda pentastellare. Sembra un film surreale, ma è uno scontro vero portato avanti con una passione e una ferocia degne di ben altra causa. Ma i discepoli della prima ora non accettano critiche e soprattutto non accettano i metodi democratici se questi vanno in collisione con i propri luminosi destini scritti nelle stelle, rifiutano intrusi ed idee che contrastino la loro visione ideale e il ruolo che si sono conquistati nei meetup. A cominciare dai guru nazionali per finire ai fidel marescialli locali, pretendono di rappresentare l’universo mondo in virtù di una primogenitura maturata nei blog che gli attribuisce il potere si sindacare il pensiero e controllare l’impegno politico di ogni singolo militante. Tutto deve essere sotto controllo nell’ordinato sistema pentastellare e ruotare intorno agli

Cono Nuccio Cantelmi

inossidabili personaggi che si sono costruiti in rete la loro verginità. La reproba viene presentata come l’ex di Francesco Mercurio, il vero lucifer ex machina, il traditore che osa mettersi contro il Movimento e i suoi acclarati metodi di selezione e controllo. E se ancora fossero avvinti da affettuosa amicizia? Sarebbe una colpa non emendabile nel curriculum della aspirante candidata, rea di amore politicamente impuro. La vicenda ha avuto larga eco e rischia di diventare un caso nazionale, per la singolarità della motivazione che dovrebbe portare alla sua esclusione dalla lista blindata di militanti della prima ora, quelli che hanno partecipato alla “marcia su R... ete”. Con l’esclusione della reproba amorosa il controllo si estende a parenti, amici, drudi e drude, mogli e amanti, che devono essere tutti rigorosamente ortodossi e seguire le linee e le indicazioni dei capi. La colpa del Mercurio è quella di essere stato scoperto a gustare un cono alla gelateria Callipo di Pizzo insieme con un personaggio politicamente pericoloso con lo stesso nome, piuttosto che ossequiare il Cono catanzarese e offrirgli i suoi servigi per una meritata vittoria. Come può una militante doc accompagnarsi con un traditore della causa, con un fedifrago che tiene in non cale i principi naturali pentastellari? Non si può e la Giorgia merita il suo destino di rottamazione preventiva. Se la situazione del Movimiento, per dirla alla Heriberto Herrera, è molto agitata a livello nazionale, con il ribollir di ire malamente celate e trame ordite in gran segreto, in Calabria è in ebollizione e pronta ad esplodere da un momento all’altro come una pentola a pressione posta su una fiamma accesa. Quello che impedisce un riposizionamento dei maggiori protagonisti è la difficoltà di trovare una collocazione adeguata in un mondo magmatico, dove nella profondità degli abissi covano scosse telluriche pronte a esplodere. La prossima competizione elettorale costituisce un turning point, un momento di chiarificazione per tanti partiti e movimenti che si aggirano ai margini dell’arengo politico. In particolare i “Lavori in corso” dei dissidenti e lo stesso Movimento si giocano la carta della sopravvivenza, poiché devono dimostrare che esistono e sono in grado di interpretare le istanze del futuro. Finora le prove locali hanno generato malumori e sconfitte per i Pentastellari che si preparavano a occupare la scena e se sono usciti malamente ridimensionati dallo protervia di voler essere unici ed inimitabili. La Calabria è un terreno impervio e rappresenta una dura sfida, dove - oltre ad essere giovani, belli e immacolati - i pentastellari dovranno anche dimostrare di sapersi confrontare con i problemi e le difficoltà in cui versa realmente la regione.


Mezzoeuro

7


8

Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

Le eccellenze per sperare Il contributo scientifico dei ricercatori Neuromed al Congresso internazionale sui Recettori metabotropici del glutammato di Taormina di Americo Bonanni

Contributi importanti quelli che i ricercatori dell’Irccs Neuromed di Pozzilli hanno portato all’ottavo Congresso internazionale sui Recettori metabotropici del Glutammato, svoltosi la settimana scorsa a Taormina.

La ricerca Neuromed al meeting

Nel campo dei recettori mGlu, i ricercatori Neuromed hanno un ruolo di primo piano, a livello italiano ed internazionale, e anche a Taormina la loro parte è di rilievo. Valeria Bruno, Richard Ngomba e Giuseppe Battaglia, del Laboratorio di Neurofarmacologia del Neuromed, sono stati chiamati a moderare importanti sessioni del congresso.

Se è difficile a dirsi, è un compito per Neuromed Esordio sul podio, invece, per due giovani ricercatori dell’Istituto di Pozzilli: Serena Notartomaso, 31 anni di Isernia, e Francesco Fazio 34 anni, siciliano. Il lavoro presentato dalla prima ha riguardato l’interazione tra due tipi di recettori mGlu, l’1 ed il 5, nell’ambito dello sviluppo del sistema nervoso e delle patologie cerebellari. Fazio ha invece esposto i suoi studi condotti sull’acido xanturenico, una molecola che deriva dal metabolismo dell’aminoacido triptofano. Questa molecola, capace di interagire con alcuni tipi di recettori mGlu, si sta rivelando molto interessante per diverse patologie, tra le quali quelle psichiatriche. Ma i giovani sono stati protagonisti anche della sessione “poster” di martedì sera, nella quale sono stati presentati diversi lavori: La stessa Notartomaso ha esposto i risultati di uno studio sul ruolo della N-acetilcisteina (che rinforza l’attivazione dei recettori mGlu 2 e 3) nel dolore cronico. Il poster di Marta Motolese ha riguardato la vulnerabilità dei neuroni al danno provocato dall’ischemia, ed il relativo ruolo di protezione giocato dal recettore mGlu 2 Valerio D’Amore ha presentato i dati del suo studio sull’azione che molecole capaci di potenziare l’azione del recettore mGlu 2 hanno sulle assenze epilettiche. Milena Cannella ha concentrato la sua attenzione sui cambiamenti che avvengono a livello di recettori mGlu in un modello sperimentale di Parkinson.

Milena Cannella

Ma ricerca significa anche muoversi nel mondo. Ecco così che nella sessione poster si incontra anche Gemma Molinaro, una giovane ricercatrice che ha trascorso dieci anni al Neuromed prima di giungere al Dipartimento di Neuroscienze della University of Texas Southwestern, Medical Center, Dallas.

Il meeting

I migliori ricercatori del mondo nel campo della neurobiologia sono confrontati su quello che rappresenta uno degli aspetti più innovativi della ricerca in questo campo. I recettori metabotropici

per il glutammato (mGluR), molecole presenti sulla superficie delle cellule nervose, sono infatti elementi cruciali nella trasmissione di segnali. Alterazioni nella loro funzionalità sono alla base di numerose patologie neurologiche e psichiatriche, per alcune delle quali oggi non esistono ancora cure efficaci. Per questo motivo gli mGluR rappresentano bersagli ideali verso i quali indirizzare nuove strategie di ricerca e terapie fortemente innovative. A dominare i primi tre giorni di congresso, Patrocinato dall’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is) e organizzato dal Professor Ferdinando Nicoletti,


Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

Le eccellenze per sperare

tanti. E ‘stato poi dimostrato che le varie forme di plasticità sinaptica esistono anche nel cervello adulto, e si ritiene che siano processi fondamentali di apprendimento e memoria. «Facciamo l’esempio di due patologie molto conosciute - dice Masanobu Kano, dell’Università di Tokio, uno dei più importanti neuroscienziati giapponesi - la schizofrenia e l’autismo. Si ritiene che in entrambe l’eliminazione delle connessioni durante lo sviluppo giochi un ruolo cruciale. Nella schizofrenia ci troveremmo di fronte ad una eliminazione eccessiva, mentre nell’autismo avviene il contrario: l’eliminazione delle connessioni sinaptiche non necessarie rimarrebbe incompleta». E le dinamiche di rimodellamento delle connessioni nervose giocano, secondo gli interventi presentati al congresso, un ruolo importante anche nel caso delle dipendenze da droghe o alcol. «Nel caso delle dipendenze - ha commentato Robert Malenka Professore di Psichiatria e Scienze del comportamento della Stanford University, negli Usa - abbiamo una situazione particolare: è relativamente facile, con le strutture ed i trattamenti adeguati - aiutare una persona a smettere di assu-

Marta Motolese

Il prof Ferdinando Nicoletti uno dei protagosti della scoperta dei recettori mglu

mere sostanze. Il vero problema è la ricaduta. La memoria dei “cue” (gli stimoli capaci di evocare le precedenti esperienze con la droga) è molto potente, e per questo è necessario capire i meccanismi che la regolano. La direzione delle ricerche in questo campo mira a comprendere come si formano i circuiti di questa memoria, e come possiamo intervenire, sia farmacologicamente che con la psicoterapia».

Valerio Damore

responsabile del Laboratorio di Neurofarmacologia del Neuromed e Professore Ordinario di Farmacologia dell’Università La Sapienza di Roma sono state le ricerche sulla struttura e sul funzionamento di queste molecole, due elementi fondamentali per la comprensione delle alterazioni alle quali possono andare incontro e per il disegno di nuovi farmaci. I diversi interventi, tra i quali quello di Roger Nicoll, uno dei più autorevoli ricercatori in campo internazionale nel campo delle neuroscienze, hanno spaziato dalle basi genetiche dei recettori ai complessi meccanismi biochimici che regolano la loro funzione.

Una parte importante del programma, inoltre, è stata dedicata al ruolo degli mGluR nel regolare la cosiddetta plasticità sinaptica, il processo attraverso il quale il sistema nervoso reagisce alle esperienze, fissa i ricordi, apprende cose nuove. Sono meccanismi cruciali, sia nelle prime fasi dello sviluppo che nella vita adulta. Durante lo sviluppo, infatti, i neuroni ancora immaturi formano connessioni (le cosiddette sinapsi) non solo rivolte ai loro neuroni-bersaglio finali, ma anche verso altre cellule nervose. Un circuito non ancora ben definito, che viene poi regolato attraverso l’eliminazione delle connessioni non necessarie ed il rafforzamento di quelle funzionalmente impor-

Una intera sessione è stata dedicata al ruolo dei Recettori metabotropici per il glutammato nei disturbi di depressione e di ansia. È l’occasione per valutare lo stato delle ricerche non solo da un punto di vista dei meccanismi alla base di queste patologie, ma soprattutto per esaminare le prospettive terapeutiche legate a farmaci capaci di intervenire sugli mGluR. Ancora prospettive di cura per la sessione successiva, interamente dedicata alla terapia del dolore, mentre nel pomeriggio viene affrontato specificamente il tema dello sviluppo di nuovi farmaci. Dalla scoperta di nuove molecole capaci di agire sui recettori mGlu alla valutazione dei progressi compiuti su quelle già note, la discussione rappresenta l’occasione per fare il punto sulle terapie innovative che in un futuro non lontano potranno comparire nell’arsenale della medicina. A chiudere i lavori del congresso le patologie ed alle prospettive di cura, con sessioni dedicate alla schizofrenia, all’autismo, all’ischemia cerebrale ed alla malattia di Parkinson.

9


10

Mezzoeuro


Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

SPECIALE ELEZIONI PROVINCIALI INTRODUZIONE La legge 56/2014, targata Graziano Delrio, individua le funzioni fondamentali delle Province, che si possono raggruppare in alcuni ambiti particolari: ● Pianificazione: la pianificazione territoriale provinciale di coordinamento; ● Ambiente: la tutela e la valorizzazione dell’ambiente; ● Trasporti: la pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, l’autorizzazione e il controllo in materia di trasporto privato, la costruzione e la gestione delle strade provinciali; ● Scuola: la programmazione provinciale della rete scolastica e la gestione dell’edilizia scolastica; ● Assistenza ai Comuni: raccolta ed elaborazione dati ed assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali; ● Politiche sociali: controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale. Per affrontare con la dovuta efficacia le criticità che nel nostro territorio provinciale ostacolano un maggiore sviluppo socio-economico, è necessario mettere in campo azioni integrate che coinvolgano contemporaneamente tutti o in larga parte questi ambiti. Esistono le risorse che rendono possibile tale sviluppo: risorse interne (di origine naturale e antropica) ed esterne (programmazione europea 2014-2020, azioni del governo nazionale, imprenditoria, flussi turistici, scambi culturali); occorre una regia capace di programmare sul territorio e di stabilire obiettivi strategici, capace di stimolare e coordinare una progettualità di elevato standard qualitativo, affinché le risorse disponibili siano correttamente orientate in percorsi efficaci ed efficienti.

di un’offerta diffusa ma unificata nell’organizzazione, con un ventaglio di proposte che spazi dall’interesse storico-architettonico dei centri storici, dei borghi rurali, dei casini e delle masserie, a quello eno-gastronomico puntato sulla filiera della patata, della zootecnia con i tipici prodotti lattiero-caseari, dei prodotti del sottobosco (funghi, piccoli frutti), dall’interesse per il patrimonio naturalistico e florofaunistico (centri visite, percorsi ludico-sportivi e didattici, fruibilità dei laghi) a quello per l’artigianato (filiera del legno, ferro battuto) e in particolare per l’artigianato artistico (oreficeria, tessuti). Occorre in definitiva una politica organica che incentivi il turismo di qualità, un turismo poco impattante dal punto di vista ambientale, associato sinergicamente ad attività produttive tipiche e di elevati standard qualitativi, condotte in maniera altrettanto sostenibile, e organizzate in termini di filiere (ad esempio: vivaistica-industria boschiva-industria del legno-artigianato-design-recupero energetico da biomasse) nonché di interconnessioni tra filiere. La Provincia, nell’ambito delle sue funzioni istituzionali, può dare in questo senso un grosso contributo pianificatorio, organizzativo, operativo per quanto riguarda la tutela e la valorizzazione ambientale, i trasporti e l’assistenza agli enti locali.

ATTRATTORI AMBIENTALI

La Sila Il territorio silano rappresenta un complesso sistema, con enormi potenzialità dai punti di vista ambientale e naturalistico, turistico e produttivo. Tali potenzialità sono note da sempre, ma le varie iniziative intraprese per svilupparle, sia a livello statale (Opera Sila, Parco della Sila, ecc.) e locale, non hanno raggiunto l’obiettivo definitivo, cioè l’avvio di un processo di sviluppo socio-economico ben caratterizzato e irreversibile. Uno sviluppo all’insegna della sostenibilità (ambientale, economica, sociale), della tipicità e della qualità dell’offerta turistica e produttiva, dell’identità locale nelle sue manifestazioni socio-antropologiche, culturali e storico-architettoniche. Il problema è fondamentalmente individuabile nella mancanza di una politica organica che gestisca nel loro insieme le risorse del territorio, in maniera multidisciplinare e integrata. Al contrario, ogni iniziativa si è da sempre scontrata con individualismi e particolarismi che ne hanno limitato fortemente la portata. Lo stesso patrimonio paesaggistico e floro-faunistico ha dovuto, nel tempo, soffrire per interventi antropici male organizzati, che hanno sottratto aree ai boschi in nome di un’agricoltura che non è mai completamente decollata. Lo stesso dicasi per il settore turistico. Eppure la Sila ha tutte le carte in regola per diventare uno dei principali attrattori turistici del Mediterraneo, con un indotto produttivo di prim’ordine per qualità e originalità. L’offerta turistica va riqualificata e messa in rete, utilizzando le strutture esistenti e limitando al massimo il consumo di nuovo territorio. La formula ideale, per le caratteristiche del territorio silano, è quella

Il Pollino L’area del Pollino non ha ancora intrapreso un percorso ben definitivo e sostenibile di sviluppo delle sue notevoli risorse. Se ne è scritto, discusso, sono state avviate molte iniziative, pubbliche e private, anche sulla scorta di finanziamenti europei, ma i risultati sono tuttora molto al di sotto delle effettive potenzialità. E’ mancato finora quel fattore unificante che, attraverso una programmazione integrata degli interventi sul territorio, orientasse i vari sforzi verso obiettivi strategici tra loro interconnessi e sinergici, coinvolgendo sia gli interventi pubblici (infrastrutturali, urbanistici, servizi alle imprese) che gl’ interventi privati. Il Parco, il più grande d’Italia, rappresenta senza dubbio una grande opportunità, una carta vincente, ma solo se le sue peculiarità paesaggistiche e naturalistiche riescono ad integrare un’offerta più generale, che deve comprendere le emergenze storico-archeologiche (Castrovillari, Morano Calabro, Laino Borgo, Mormanno, Scalea, Papasidero, Francavilla, Civita, Cerchiara), l’offerta museale, da mettere in rete (Morano, Castrovillari, Frascineto, Civita, ecc.), le emergenze etno-antropologiche (cultura e tradizioni dei vari centri sia di lingua autoctona che di lingua albanese), quelle eno-gastronomiche (il vino del Pollino, già molto richiesto nell’antica Roma, le tante produzioni tipiche e di nicchia), quelle artigianali e artistiche, ecc. Il tutto adeguatamente supportato da un’offerta ricettiva diffusa, qualificata e messa in rete, da servizi fondamentali adeguati, come i trasporti, le reti di telefonia mobile e telematiche, centri informativi e di servizio al turismo (collegati alla rete della ricettività diffusa e alla rete museale). La Provincia può senz’altro rivestire il ruolo di fattore unificante e di guida per uno sviluppo così inteso, per le sue funzioni in materia di pianificazione territoriale, di tutela e valorizzazione ambientale, di trasporti, di assistenza agli enti locali. I fiumi I nostri fiumi sfuggono, nella stragrande maggioranza dei casi, al tessuto urbano propriamente detto; vengono considerati barriere, pesi inutili (per la

manutenzione che richiedono), quando non discariche o fognature. Anche nel territorio agrario essi diventano una presenza ingombrante, fastidiosa, pericolosa (quando si tenta di ridimensionarli ed essi si riappropriano improvvisamente del loro letto, invadendo e devastando le opere umane che li hanno ignorati). Eppure, storicamente, i corsi d’acqua sono sempre stati considerati una grande ricchezza; lungo le loro sponde si sono sviluppati nuclei abitati, comunità, civiltà. Le loro correnti e i loro alvei asciutti sono stati per lungo tempo le principali infrastrutture di trasporto. Oggi, dopo una lunga fase di abbandono, in molte città i fiumi e i canali vengono reintegrati a pieno titolo nel territorio urbanizzato ed extraurbano, costituendo una risorsa ambientale, turistica e ludicosportiva non indifferente. Su tali considerazioni si basano i Contratti di fiume, strumenti di programmazione negoziata, in cui la metodologia ed il percorso sono condivisi in itinere con tutti gli attori, pubblici e privati, finalizzati alla riqualificazione dei bacini fluviali. Tali processi sono infatti finalizzati alla realizzazione di scenari di sviluppo durevole dei bacini e dei sottobacini, elaborati in modo partecipato, affinché siano ampiamente condivisi. La riqualificazione di bacino è intesa nella sua accezione più ampia e riguarda nella loro interezza gli aspetti paesistico-ambientali, secondo quanto stabilito dalla legge nazionale di recepimento della Convenzione europea del paesaggio, tenendo conto di tutti gli aspetti “fondativi” del territorio interessato (idrogeologico, geomorfologico, evoluzione degli ecosistemi naturali e antropici, ecc.) e interpretando opportunamente le “storie insediative locali”. Il Contratto di Fiume è quindi la sottoscrizione di un accordo che permette di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale. Pubblico e privato, insieme, contribuiscono a valorizzare le aree fluviali attraverso interventi articolati e integrati nei settori produttivo, turistico, ludico-sportivo, energetico. Il fiume ridiventa una risorsa economica, da preservare e sviluppare con una gestione sostenibile in senso lato. In questo modo un corso d’acqua può recuperare un ruolo antico, quello di elemento costitutivo dell’identità di una comunità, anzi, di più comunità, di cui diventa il trait d’union, il fattore comune, un motivo di collaborazione e, quindi, di coesione sociale. La Provincia è l’ente più indicato per organizzare, sostenere, coordinare i Contratti di fiume, sia per le sua posizione sovracomunale che per le sue funzioni in materia di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali. AREE PRODUTTIVE E TURISTICHE La Sibaritide Non si può ipotizzare seriamente uno sviluppo della nostra Regione (non solo della Provincia) senza la valorizzazione di quello che deve diventare uno dei più importanti motori di tale sviluppo: l’area che si affaccia sul Golfo di Corigliano. Un motore a due cilindri, ciascuno rappresentato da un importante settore di sviluppo socio-economico: quello turistico, incentrato sulla costa ionica e sulla cornice montuosa Pollino-Sila (complessivamente una delle maggiori e più interessanti aree boschive del Mediterraneo), e quello agro-alimentare, incen-

11


12

Sabato 11 Ottobre 2014

Mezzoeuro SPECIALE ELEZIONI PROVINCIALI progettualità, possono fornire risorse per dare adeguate risposte a tutte queste criticità ed innescare processi rapidi e molto consistenti di sviluppo economico e produttivo.

trato sulla Pianura di Sibari (la più grande della Calabria). Ma il termine valorizzazione va inteso nel senso più ampio possibile, perché abbia un effettivo significato sul territorio reale. Occorre innanzitutto un punto di riferimento istituzionale che attivi una programmazione complessa, in cui le principali criticità trovino soluzioni non solo compatibili fra loro, non solo sinergiche, ma suscettibili di innescare una spirale virtuosa di sviluppo, in cui le risorse pubbliche “producano” una proliferazione di risorse private. E ciò si può realizzare agendo sulle infrastrutture e sui servizi pubblici. La Provincia, che per le sue funzioni è il riferimento ideale, deve interpretare le criticità riscontrate e deve dare risposte che siano coerenti con una programmazione generale, sostenibili in senso economico, ambientale e socio-culturale, efficaci, capaci di innescare ulteriori sviluppi senza altri interventi straordinari. Una delle principali criticità dell’area è rappresentata dai trasporti. Manca uno scalo aereo (rispetto al baricentro dell’area, Lamezia e Crotone sono a oltre 100 Km in linea d’aria e a circa due ore d’auto), manca una linea ferroviaria decente, mancano strade sicure di scorrimento veloce, manca perciò la base infrastrutturale che possa rendere credibile qualsiasi progetto di sviluppo quantitativo e qualitativo dell’industria turistica. Non avrà mai grandi ricadute economiche la valorizzazione delle aree archeologiche, delle località turistiche marittime e montane, del sistema termale, dei borghi antiche, se l’afflusso dei visitatori è limitato in partenza da problemi di accessibilità. Il turismo nazionale ed internazionale ha infatti mutato le sue esigenze: i tempi di soggiorno si sono ristretti, mentre si è incrementata la distribuzione dei flussi in periodi più ampi rispetto all’alta stagione (fortunatamente). Ciò richiede tempi di accesso agli attrattori turistici sempre più brevi, per cui è indispensabile adeguare la dotazione infrastrutturale almeno agli stessi livelli della concorrenza mediterranea. Un discorso a parte meritano i porti, quello multifunzionale di Corigliano e quello turistico di Sibari. Il porto di Corigliano è l’unico porto peschereccio-commerciale dell’alto Jonio cosentino, la cui principale attività attualmente è riferita alla pesca (alimenta uno dei più importanti mercati ittici del meridione). Potrebbe benissimo diventare uno scalo strategico per i collegamenti verso i porti dell’Est Europeo ed effettuare collegamenti per linee di cabotaggio per tutti i porti dell’Adriatico. Occorrerebbe investire in questa direzione. Il porto turistico dei Laghi di Sibari è soggetto al periodico parziale insabbiamento della foce del “Canale degli Stombi”, unica via d’accesso dal mare. Esiste la tecnologia per affrontare correttamente il problema e restituire a questa importante struttura turistica la piena efficienza. Ma anche la produzione agricola ha bisogno di infrastrutture, e non solo infrastrutture di trasporto. In questo senso vanno incentivati e sostenuti progetti come quello della “condotta irrigua, potabile e idroelettrica del fiume Trionto”, che valorizzano le risorse idriche per incrementare la qualità della vita delle popolazioni, incrementare la produzione agricola e la conseguente custodia manutentiva del suolo, mettere a disposizione dei settori produttivi e dei servizi energia pulita, sostenibile, di alto valore strategico perché svincolata dalle importazioni di combustibili. I Fondi Europei, se correttamente inquadrati in una buona programmazione e in un’altrettanto buona

IL PROBLEMA DELL’INSABBIAMENTO DEL PORTO DI SIBARI L’insabbiamento periodico della foce del Canale degli Stombi crea enormi disagi a tutta la zona dei Laghi di Sibari, una delle poche eccellenze dell’offerta turistica regionale. E’ quanto mai necessaria l’individuazione di un sistema convincente, alternativo ai classici interventi di dragaggio, che richiedono un rilevante e frequente impegno economico, per combattere l’insabbiamento e garantire la sicurezza dell’imboccatura. Una seria ed efficace azione preventiva dovrebbe partire da un approfondito studio dei fenomeni di dinamica costiera, in base alla quale si dovrebbe predisporre un sistema di intercettamento del flusso dei sedimenti prima che possa ostruire l’imboccatura del canale, impedendone l’agibilità. Una prima soluzione, una volta che sia ben chiaro il quadro della dinamica costiera, potrebbe consistere nella realizzazione di un pennello di intercettazione dei sedimenti trascinati dalle correnti, per formare una zona di accumulo, in cui collocare il punto di prelievo di un impianto di by-pass della sabbia. L’allontanamento della sabbia dalla zona di accumulo, ed il suo trasferimento sottoflutto al porto, potrebbe essere effettuato sia con sistemi continui (come il sabbiodotto di Riccione), sia con dragaggi periodici (dando all’area di accumulo una sufficiente dimensione). In alternativa alla zona di accumulo si può ricorrere ad una tecnologia abbastanza recente, già adottata in situazioni analoghe, che si basa sull’uso di eiettori per mantenere il fondale a una profondità idonea alla navigazione. Con una spesa sostenibile e con il minimo impatto ambientale, si risolverebbe in modo permanente il problema dell’insabbiamento dell’imboccatura del canale. Azionati dall’acqua in pressione, gli eiettori aspirano la sabbia dal fondale marino al quale sono ancorati, mantenendo la profondità prefissata. Il tutto senza creare disagi ai natanti nè intorbidamento delle acque in prossimità degli scarichi, trasportando in tempo reale i sedimenti in un’area più o meno distante, che funge da cassa di colmata. Da qui la sabbia può essere prelevata per i ripascimenti dei lidi erosi dalle correnti. In condizioni normali è sufficiente attivare l’impianto per pochi minuti al giorno; in caso di mareggiate i tempi si dilatano in base all’entità del fenomeno, consentendo in ogni caso una considerevole riduzione dei costi di esercizio rispetto ai dragaggi. Ma soprattutto non si interverrebbe a danno avvenuto e previa una procedura da rinnovare ogni volta, con tutte le note lungaggini burocratiche. LA MANUTENZIONE DEL TERRITORIO E LA VALORIZZAZIONE DELLE AREE INTERNE La tutela del territorio e della sicurezza degli abitanti delle aree interne è oggi inadeguata, come inadeguata è stata finora la governance di questi territori. Intervenire in modo sporadico ed emergenziale sui suoli e sulle risorse fisiche territoriali, adottare strumenti di piano che aumentano i fattori di rischio naturali, trascurare la manutenzione ordinaria, continua, degli invasi e corpi idrici, dei versanti, delle aree boschive e di quelle incolte e, ancora, degli insediamenti (agricoli, ma anche dei borghi antichi

e dei piccoli insediamenti) e dei sentieri determina a un tempo costi assai cospicui per gli interventi rimediali e talora per le vite umane, perdita di occasioni di reddito e di vita. L’esperienza dimostra che la messa in sicurezza diventa efficiente e possibile solo quando viene effettuata, promossa e supportata da una popolazione residente nel territorio, che sia capace di rappresentare gli interessi collettivi e possa divenire “custode del territorio”, adottando in prima persona comportamenti preventivi e realizzando azioni quotidiane anziché grandi interventi sporadici. Una popolazione che dispone delle conoscenze pratiche necessarie per l’intervento e possiede gli incentivi per agire e anche per trarne vantaggi. Nella nostra Provincia molte aree interne vanno spopolandosi e, conseguentemente, resta abbandonata una grossa fetta di territorio. Si tratta tipicamente di aree non pianeggianti, distanti da centri di una certa rilevanza socio-economica e dalle principali reti di servizi, con diffuso declino della superficie coltivata e spesso affette da particolare calo o invecchiamento demografico. Così molte aree agricole e boschive vengono progressivamente abbandonate, senza più alcuna manutenzione. Il risultato è particolarmente oneroso per l’intera collettività: dissesti idrogeologici, inondazioni, incendi. Eppure tali aree oggi rappresentano una grande risorsa per il territorio, essendo invertita la tendenza alla concentrazione di funzioni e servizi; in Europa oggi si inseguono la diversificazione territoriale e il policentrismo. Le aree interne italiane, e le nostre in particolare, hanno già tali requisiti; esse presentano una straordinaria biodiversità climatica e naturale, che ha a sua volta favorito la diffusione e la sopravvivenza di prodotti agricoli straordinariamente diversi, giunti in Italia attraverso successive, secolari ondate (dell’epoca pre-romana e romana, dal Medio-Oriente e dal Sud-America). Questa duplice diversità, prima naturale e poi frutto dell’azione umana, si è mescolata nei singoli luoghi con la diversità di lingue, culture e tradizioni, favorita dalla separazione fra i luoghi dai grossi centri. Quella diversità che fino a ieri costituiva un handicap, oggi sta assumendo un ruolo crescente come opportunità di sviluppo. Una valorizzazione adeguata delle aree interne, delle loro risorse naturalistiche e paesaggistiche, delle opere dell’uomo integrate nel territorio, della cultura locale, può consentire nuove e significative opportunità di produzione e di lavoro nei comparti del turismo, dei servizi sociali, dell’agricoltura, della rivitalizzazione e valorizzazione degli antichi mestieri, dove possono combinarsi sapere stratificato e innovazione. Nel contempo, tali azioni, se coerenti con la storia e la cultura dei luoghi, contribuiscono a riscoprire e rafforzare un’identità condivisa, vera anima del territorio. Questo comporta altre positive conseguenze: incremento del senso civico, maggiore coesione sociale e, in definitiva, miglioramento della qualità della vita, quindi dell’appetibilità dei luoghi e degli investimenti sul territorio. Ma la premessa indispensabile è costituita da un’adeguata dotazione di infrastrutture e di servizi pubblici (scuola, formazione, salute, cura dell’infanzia, assistenza degli anziani, telecomunicazioni, mobilità, accessibilità, energia, ecc.) capace di creare le condizioni perché la creatività e l’iniziativa imprenditoriale possano interpretare sia le aspettative sociali delle popolazioni, in termini di aspirazioni ad una migliore qualità della vita, sia le opportunità di sviluppo legate alle richieste del mercato. L’uno e l’altro risultato, insieme, fanno si che le popolazioni trovino attraente e conveniente restare o ritornare in


Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

SPECIALE ELEZIONI PROVINCIALI questi territori, in modo permanente o per una parte della propria vita, e potrà quindi assicurare manutenzione del territorio e promozione della diversità. Spetta alle istituzioni, come la Provincia per le sue competenze, creare la premessa indispensabile, che si traduce in un’oculata attività di programmazione, di pianificazione, di assistenza nella fase di progettazione complessa, di canalizzazione degli interventi nella programmazione comunitaria, onde attingere a quelle risorse finanziarie che molto spesso sfuggono ai territori, assieme alle opportunità di sviluppo. La programmazione dei fondi comunitari 20142020, in particolare il “Progetto aree interne”, offre l’opportunità di costruire una strategia che, muovendo da azioni private e pubbliche e unendosi a politiche nazionali, dia loro forza ed efficacia. Infine, occorre sottolineare come il recupero produttivo e identitario delle aree interne sottragga territorio a tutto coloro che dalle aree interne estraggono oggi risorse anziché innovare: discariche, cave, progetti per l’energia o il trattamento non sostenibile dei rifiuti che non lasciano alcun ritorno per il territorio dove vengono realizzati, e ogni altro utilizzo al quale le amministrazioni locali si assoggettano perché in condizioni negoziali rese deboli dalle scarse fonti di finanziamento.

ambito provinciale; b) verifica dell’efficacia e dell’efficienza delle stazioni di depurazione esistenti, con eventuali valutazioni di potenziamento e posizionamento di nuovi impianti di depurazione se necessari; c) mappatura dettagliata delle correnti marine lungo le coste provinciali, per i vari periodi e per le varie condizioni meteo-climatiche e simulazione dei fenomeni di trascinamento e dispersione dei contaminanti; d) elaborazione di un piano di contromisure per la riduzione entro i limiti di legge dell’inquinamento chimico da attività industriali, artigianali ed agricole; e) elaborazione di un piano di risanamento dei corpi idrici a livello provinciale (condotte fognarie e depuratori) che inquadri tutti i progetti puntuali e le possibili fonti di finanziamento; f) piano annuale di controlli e verifiche, i cui risultati confluiscano in un’unica centrale di controllo con un congruo anticipo rispetto alla stagione balneare, affinché possano essere attivate le dovute contromisure per eventuali disfunzioni riscontrate. Solo così la nostra principale risorsa turistica potrà recuperare il suo meritato prestigio e assicurare sviluppo e posti di lavoro, da un lato, qualità ambientale e paesaggistica dall’altro. La Provincia può e deve svolgere il ruolo di quell’unica regia, per le sue funzioni istituzionali di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali. L’EROSIONE COSTIERA

L’INQUINAMENTO MARINO LUNGO LE COSTE PROVINCIALI Ogni anno, in estate, l’inquinamento del mare lungo le nostre coste compromette una delle poche risorse economiche (il turismo estivo) che la natura ci mette gratuitamente a disposizione. L’inquinamento più evidente è quello biologico, che arriva per lo più dalle foci di fiumi e corsi d’acqua minori contaminati, ma anche da scarichi fognari locali portati direttamente in mare, e si diffonde lungo le coste trascinato dalle correnti marine. Non meno pericoloso è l’inquinamento chimico, proveniente da processi industriali o artigianali e da attività agricole (fertilizzanti e pesticidi). Finora le contromisure sono state prevalentemente affidate all’iniziativa della magistratura, diretta contro la cattiva gestione dei reflui e dei sistemi di depurazione. Ma come tutti possiamo constatare di anno in anno, tale azione non può risolvere il problema. Occorre invece un approccio organico e integrato, basato su una preventiva campagna di controlli, verifiche ed analisi dei risultati, per ogni bacino idrico confluente in mare. Una campagna che dovrebbe partire con largo anticipo sulla stagione estiva e coinvolgere tutte le risorse disponibili, dagli enti deputati alla programmazione e alla pianificazione sul territorio (Regione, Provincia, Comuni, enti consortili, ecc.) agli organismi di controllo (Arpacal, ASP), dagli organi di vigilanza (i vari corpo di polizia statale, provinciale, forestale, locale, Capitanerie di porto) agli organismi tecnici (uffici tecnici provinciali e comunali, ordini professionali) e scientifici (università, istituti di ricerca). Ognuno, nell’ambito delle rispettive competenze, dovrebbe portare il proprio contributo, coordinato da un’unica regia, ad un’azione efficace e risolutiva, che schematicamente dovrebbe essere articolata almeno nelle seguenti fasi: a) individuazione di tutte le sorgenti di contaminazione del sistema delle acque reflue e delle falde idriche, bacino per bacino e lungo tutte le coste in

Le conseguenze di una errata gestione della costa hanno un impatto negativo su una striscia molto più ampia della battigia, comprendente attività di terra e di mare che, se non gestite con i principi della “sostenibilità”, possono produrre pesanti impatti negativi sulla conservazione della costa. I fenomeni di erosione costiera incidono sulle attività produttive turistiche, sul benessere dei cittadini e dei turisti, sugli equilibri ambientali e sull’integrità del paesaggio. La costa e i fenomeni di erosione divengono, quindi, l’indicatore del livello di sostenibilità dello sviluppo del presente, come conseguenza dello sviluppo del passato e forniscono indicazioni precise su quello che sarà lo sviluppo del futuro. L’erosione costiera si manifesta non solo come perdita di spiaggia emersa (che in alcuni casi scompare del tutto) ma coinvolge anche le infrastrutture (SS 18, ferrovia, strade comunali), le sistemazioni litoranee, le abitazioni, le strutture permanenti o temporanee legate all’attività turistica. Pertanto ha un costo elevatissimo, che giustifica un impegno straordinario in termini di prevenzione e di opere di ripristino. Un approccio tecnicamente corretto non può prescindere da un approfondito studio delle correnti e della dinamica costiera, che tenga in debito conto le opere di protezione già realizzate

(spesso in maniera improvvisata e senza un esauriente studio degli effetti a largo raggio) e gli apporti del trasporto solido dei corsi d’acqua. Un approccio di tipo complessivo e non lasciato all’iniziativa dei singoli Comuni, consentirà non solo di risolvere il problema, ma a costi nettamente inferiori rispetto alla somma dei singoli interventi, ipotizzabili secondo gli attuali criteri. Ma la risposta definitiva alla problematica dovrà comprendere anche un piano di manutenzione e di controlli, condotto da un soggetto sovra comunale, che dovrebbe essere la Regione o, in subordine, la stessa Provincia.

IL RICICLO DEI RIFIUTI La tutela e la valorizzazione dell’ambiente rientrano fra le funzioni attribuite alle Province. Una delle principali cause di inquinamento dei suoli, soprattutto in territori poco industrializzati come il nostro, è costituita dalle discariche e dall’abbandono indiscriminato dei rifiuti. Una corretta gestione del ciclo dei rifiuti ha pertanto una diretta e forte incidenza sulla qualità ambientale. Gli indirizzi politici europei inducono gli Stati membri a superare la logica dei sistemi economici lineari ereditati dal XIX secolo, legata alla filiera materia prima-prodottorifiuto, e ad orientarsi verso sistemi circolari, in cui il prodotto al termine del suo ciclo di vita utile diventa materia prima secondaria e viene reimmesso nel circuito produttivo, per ridiventare prodotto. In un’economia circolare i rifiuti spariscono e il riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio diventano la norma. La tutela dell’ambiente è insita nel mancato prelievo di materie prime, nel ridotto fabbisogno di energia e quindi di combustibili, nella conseguente ridotta emissione in atmosfera, nella drastica riduzione delle discariche. A monte di tale inversione di tendenza si pone la gestione dei rifiuti, che parte dalla raccolta differenziata, prosegue con l’impiantistica di selezione e trattamento e si conclude con il riciclo. La raccolta differenziata ha perciò un senso soltanto se è finalizzata al riciclo dei rifiuti. Pertanto la sua validità non si dovrebbe misurare come percentuale di rifiuto differenziato, ma come percentuale di rifiuto riciclato, che dipende dalla qualità della raccolta. Da questo punto di vista la migliore raccolta differenziata, cioè la metodologia che garantisce il massimo livello di riciclo, per unanime parere degli addetti ai lavori è il tipo porta a porta. Si tratta di prelevare il rifiuto differenziato, ogni frazione in un giorno diverso, direttamente presso i condomini o le singole utenze. Il sistema alternativo è quello effettuato con i cassonetti stradali, che non permette di superare, statisticamente, il 30% di differenziazione effettiva e soprattutto non garantisce la qualità della selezione, con pesanti ripercussioni sull’effettiva percentuale di riciclo. Le frazioni organiche provenienti dalla raccolta differenziata non possono ovviamente essere riciclate in senso stretto, ma possono diventare compost di qualità, un ottimo ammendante per l’agricoltura e il verde urbano. Per quanto riguarda i sistemi di trattamento alternativi al riciclo, come i termovalorizzatori ed altre tecnologie per il recupero energetico, il bilancio reale tra i benefici prodotti e le ricadute negative sull’ambiente risulta evidentemente negativo, nel momento in cui monetizziamo il danno ambientale. E’ per questo che l’Europa si è chiaramente orientata verso il riciclo come unica e definitiva soluzione al problema rifiuti. La raccolta differenziata è un sistema di raccolta dei rifiuti che consente di raggruppare quelli urbani in

13


14

Sabato 11 Ottobre 2014

Mezzoeuro SPECIALE ELEZIONI PROVINCIALI energia. Se la discarica è progettata e costruita correttamente, i rifiuti devono comunque rimanere sotto osservazione per almeno 30 anni dopo la sua chiusura. Nel frattempo l’area è utilizzabile per altri scopi (in genere il terreno superficiale viene utilizzato per la piantumazione). Scopri come deve essere una moderna discarica

base alla loro tipologia materiale, compresa la frazione organica umida, e di destinarli al riciclaggio, e quindi al riutilizzo di materia prima. Raccolti dai cittadini in cassonetti o campane distinte per materia (la carta, la plastica, il vetro, l’alluminio, i metalli ferrosi) o divisi a monte nelle case e recuperati a domicilio dai comuni (è questo il metodo più efficiente, il cosiddetto “porta a porta”) vengono destinati ad impianti di trattamento dei rifiuti. Qui vengono depurati dalla presenza di materiali estranei e non omogenei, e avviati agli impianti industriali di produzione che impiegano quelle che, a questo punto, sono divenute “materie prime seconde”. La raccolta differenziata, dunque, risponde a due problemi legati all’aumento esponenziale della produzione di rifiuti: il consumo di materia prima (diminuito appunto grazie al riciclo) e la riduzione delle quantità destinate alle discariche e agli inceneritori. Inoltre, dalla gestione integrata dei rifiuti può venire anche un contributo importante alla lotta ai cambiamenti climatici e all’inquinamento dell’aria. Secondo stime di Legambiente, chi oggi ricicla la metà dei propri rifiuti riduce la CO2 e i gas climalteranti emessi in atmosfera di una quantità tra i 150 e i 200 chili all’anno. La normativa nazionale individua precisi obiettivi da raggiungere per quanto riguarda la raccolta differenziata, con un minimo del 45% nel 2008 e del 65% nel 2012. Obiettivi rispetto ai quali il Paese viaggia a tre velocità: il Nord vicino a arrivato al target, il Centro che solo in alcune aree si avvicina allo standard settentrionale, e il Sud in cui, a parte poche eccezioni, queste raccolte sono ancora una chimera. I risparmi della raccolta differenziata In un mondo che produce sempre più rifiuti, non sappiamo più come fare a sbarazzarcene: eppure la Terra ha provveduto, per miliardi di anni, a smaltire “da sola” i rifiuti prodotti, senza arrecare alcun danno all’ambiente. In Natura il concetto di rifiuto non esiste: tutto ciò che viene scartato, se ha caratteristiche naturali, viene assorbito dall’ambiente e rimesso in circolo; questa è la lezione che dobbiamo imparare dalla natura: produrre oggetti e beni che possano essere assorbiti dall’ambiente una volta terminato il loro utilizzo. Ma fino a che ciò non sarà possibile, dobbiamo abituarci a valorizzare, anziché gettare, i rifiuti che produciamo. La soluzione è, innanzitutto, cercare di produrne il meno possibile e cercare di far durare il più a lungo possibile ciò che utilizziamo e, in seguito, valorizzare ciò che scartiamo riutilizzando tutti i materiali che possono essere riciclati con la raccolta differenziata: la raccolta differenziata è infatti oggi il modo più sostenibile per smaltire i nostri rifiuti. Come funziona una discarica La discarica di rifiuti è un luogo dove vengono depositati in modo non differenziato i rifiuti solidi urbani e tutti i rifiuti provenienti dalle attività umane. La normativa italiana prevede tre diverse tipologie di discarica: Discarica per rifiuti inerti; Discarica per rifiuti non pericolosi (tra i quali i Rifiuti Solidi Urbani); Discarica per rifiuti pericolosi (tra cui ceneri e scarti degli inceneritori); Una discarica moderna deve essere realizzata secondo una struttura a barriera geologica in modo da isolare i rifiuti dal suolo e in grado di riutilizzare i biogas prodotti come combustibile per generare

Come funziona un impianto di selezione I moderni impianti di trattamento dei rifiuti, o di selezione o, nell’esempio più moderno ed efficiente i sistemi integrati di trattamento e smaltimento rifiuti, rappresentano l’ideale anello di congiunzione tra i cittadini (che effettuano la raccolta differenziata) ed i produttori finali di materiale riciclato. Sono in sostanza dei siti che “puliscono” i rifiuti da raccolta differenziata e li avviano privi di materiale estraneo agli impianti produttivi. Sono fondamentali nel processo di riciclo, poiché uno dei maggiori problemi nella raccolta differenziata è legato alla presenza di materiale estraneo nelle diverse tipologie di rifiuto (per esempio la ceramica nel vetro, o il nylon nella carta). Come funziona un inceneritore (termovalorizzatore) Un inceneritore (o termovalorizzatore) è un impianto industriale di incenerimento, mediante combustione, dei rifiuti. E’ essenzialmente composto da un forno all’interno del quale vengono bruciati i rifiuti (CDR), a volte anche con l’ausilio di gas metano, che serve ad innalzare la temperatura di combustione nel caso il CDR non abbia sufficienti caratteristiche di potere calorifico; il calore prodotto porta a vaporizzazione l’acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, e il vapore così generato aziona una turbina che trasforma l’energia termica in energia elettrica. L’inceneritore è quindi un impianto che utilizza come combustibile i rifiuti (CDR), con due obiettivi: eliminarli e produrre energia con il calore prodotto dalla loro combustione. Il termine “termovalorizzatore”, spesso utilizzato, è forse inappropriato, poichè il rendimento della cosiddetta valorizzazione del rifiuto, e cioè la quantità energetica ricavabile dal processo di combustione dei rifiuti, è inferiore al rendimento di una centrale elettrica tradizionale, e perché l’intero processo di incenerimento (dalla raccolta allo smaltimento delle ceneri di scarto) consuma più energia di quanta ne occorrerebbe valorizzando il rifiuto con il riuso (raccolta differenziata, trattamento, riciclo). Ecco perché valorizzare è meglio che bruciare. I rifiuti sono composti da materiali diversi per cui se tutti imparassimo a fare una raccolta differenziata, molti di questi potrebbero essere riciclati cioè potrebbero essere riutilizzate le materie prime. Si potrebbero così risparmiare tante risorse naturali e tanta energia necessaria per la produzione di nuove materie prime. Infatti il vetro, la carta, la plastica, l’alluminio, recuperati dalle campane, arrivano in apposite ditte che li lavorano fino a tornare ad essere materie prime pronte ad essere lavorate e riutilizzate. Ed è per questo che tutti dovremmo abituarci a differenziare i rifiuti. Questo piccolo ma importante gesto da parte di tutti noi, oltre a rispettare la natura (quanti alberi si salverebbero!!!) eliminerebbe parte dell’inquinamento atmosferico, provocato da discariche e inceneritori. È bene ricordare, inoltre, che la discarica non è un “pozzo senza fondo”: dopo alcuni anni si trasformerà in una collina di veleni pronta a inquinare il terreno e le falde acquifere. E gli inceneritori? Stanno lì a bruciare i rifiuti e ad emettere nell’aria tanti fumi neri bravi a inquinare l’aria, ad aumentare l’effetto serra e a produrre piogge acide. Non va trascurato poi il fattore economico: lo Stato spenderebbe meno soldi per costruire discariche e inceneritori e i cittadini pagherebbero meno tasse sui rifiuti. E’ bene quindi che tutti noi ci abituiamo a fare una raccolta differenziata dei rifiuti per: ● poter riutilizzare le materie prime e risparmiare le risorse naturali; ● diminuire i rifiuti che vanno nelle discariche e ne-

gli inceneritori; ● ridurre l’inquinamento causato da discariche e da inceneritori; ● risparmiare l’energia necessaria alla produzione della materia prima; ● risparmiare soldi. La natura e il portafoglio ci ringrazieranno. Il Decreto Ronchi (decreto legislativo n.22 del 5 Febbraio 1997) è la legge emanata dallo Stato Italiano che regola la gestione dei rifiuti, in accordo con le direttive europee ed è basata sul principio delle 4 R citate dal decreto Ronchi: “Ridurre - Riutilizzare Riciclare - Recuperare” La raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio e al recupero, è quindi, uno dei sistemi più efficaci per fronteggiare l’emergenza rifiuti perché permette di ridurre il volume dei rifiuti da inviare in discarica ed anche di risparmiare materie prime ed energia. Per avere una raccolta differenziata efficace le Amministrazioni Comunali hanno il compito di predisporre un servizio efficiente e attuare campagne di sensibilizzazione affinché i cittadini possano collaborare separando i rifiuti domestici e conferendoli nei contenitori appositi sistemati in diverse zone del territorio comunale. PIANIFICAZIONE DEL SISTEMA DEI TRASPORTI La pianificazione della mobilità, se sviluppata e coordinata in stretta correlazione con la pianificazione territoriale, consente di realizzare un assetto armonico e funzionale del territorio provinciale, aumentandone l’accessibilità e la fruibilità. Nella nostra Provincia, la cui dotazione infrastrutturale evidenzia la sua insufficienza rispetto alle esigenze attuali ed ancor più rispetto alle potenzialità di sviluppo generale del territorio, occorre riconsiderare la pianificazione del sistema dei trasporti secondo alcuni criteri fondamentali. Innanzitutto bisogna partire dai grandi corridoi europei, che possono offrire notevoli opportunità di sviluppo se opportunamente collegati alla rete infrastrutturale interna. Questo vale anche per le grandi vie di comunicazione nazionali: stradali, ferroviarie, marittime ed aeree, in parte comprese nei suddetti corridoi. Lungo queste grandi arterie una corretta pianificazione deve individuare e posizionare opportunamente le intersezioni e i poli di scambio intermodale (veri punti di aggancio al territorio), che le collegano strutturalmente e funzionalmente alle vie di comunicazione interna e, tramite queste, al sistema capillare di penetrazione nel territorio. Tutta la viabilità intermedia va opportunamente verificata in rapporto alle strategie di sviluppo in essere e alla pianificazione territoriale (che deve essere a sua volta coerente con tali strategie), e adeguata o integrata laddove si registrano deficienze. E’ questa l’attività centrale e sostanziale di una corretta pianificazione, che dovrà recuperare tanti gravi ritardi e dovrà interessare gli ambiti della Valle del Crati, della Costa Tirrenica, della Costa Ionica, della Sila, del Pollino e le loro interconnessioni, passando per le aree interne. In particolare la rete dovrà essere opportunamente connessa, strutturalmente e funzionalmente, ai grandi corridoi paneuropei numero 1 (Berlino- Palermo), numero 8 (Napoli-BalcaniMar Nero) e al Corridoio Meridiano (per quanto riguarda i porti). Parallelamente va considerato il sistema dei servizi di trasporto, pubblici e privati, stabilendo una corretta gerarchizzazione dei servizi ed evitando inutili ed onerose duplicazioni. Inoltre non si può prescindere da una valido e credibile sistema di controllo della qualità dei servizi, capace anche di analizzare le disfunzioni e di proporre soluzioni. Ultimo aspetto, ma non in ordine di importanza, riguarda la connessione della pianificazione provinciale con quella regionale. In particolare, una fase in cui gli strumenti regionali sono in fase di elaborazione rappresenta un’occasione di confronto, da cogliere tempestivamente, affinché non si verifichi che gli strumenti sovraordinati di pianificazione non risultino coerenti con le politiche di sviluppo del territorio provinciale.


Mezzoeuro

Sabato 11 Ottobre 2014

SPECIALE ELEZIONI PROVINCIALI

Elezioni Provinciali, il vice sindaco Luciano Vigna replica alle strumentalizzazioni sulla situazione finanziaria dell’Ente “I tentativi di contaminare il voto alle elezioni provinciali con affermazioni prive di ogni fondamento rappresentano purtroppo uno spaccato di un sistema di potere che tenta con ogni mezzo di conquistare il consenso”. Ad affermarlo è l’assessore al Bilancio nonché vice sindaco al Comune di Cosenza Luciano Vigna. “Accostare la sospensione del Sindaco di Reggio Calabria, legata allo scioglimento per infiltrazioni mafiose, alla situazione finanziaria del Comune di Cosenza significa diffondere assolute falsità. E’ bene, pertanto, chiarire le possibili conseguenze del diniego del piano di riequilibrio del nostro ente da parte delle Corte dei Conti. Innanzitutto ricordo che

vi saranno altri gradi di giudizio e valutazioni che, come nel caso dei comuni di Napoli e Reggio Calabria, hanno successivamente approvato i piani di riequilibrio. Altro elemento sul quale è fondamentale fornire un chiarimento – precisa Vigna - riguarda le responsabilità degli amministratori in caso di dissesto. Il comma 5 dell’art. 248 del TUEL è estremamente chiaro in quanto evidenzia responsabilità nel caso gli amministratori abbiano determinato danni cagionati con dolo o colpa grave. Nella sostanza, tale ipotesi si configura solo nel caso in cui la Corte dei Conti accerti, attraverso un apposito procedimento, che il dissesto è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato rico-

nosciuto responsabile. A chi insinua responsabilità dell’Amministrazione guidata dal sindaco Occhiuto, evito di ricordare che il piano aveva ed ha come obiettivo il riequilibrio del default dichiarato dalla Corte dei Conti al 31.12.2010. Rivendichiamo invece, con forza, il senso di responsabilità grazie al quale abbiamo pagato 130 milioni di debiti ereditati dalle precedenti amministrazioni, stralciato 70 milioni di crediti fasulli e trovato copertura ad un ulteriore buco di 30 milioni. Ai ‘don Rodrigo’ della politica e a qualche novello prestanome si chiede almeno un minimo di decenza”.

Lista n. 1

Lista n. 3

CALABRIA FUTURA

PATTO TRA COMUNI

Lista n. 1

Lista n. 3

9) MATRAGRANO Francesco

1) AVOLIO Tommaso

9) LIRANGI Luigi

1) BARCI Antonio

nato a Fagnano Castello il 25/01/1956 Consigliere Comunale di Fagnano Castello

nato a Terranova da Sibari il 26/12/1975 Consigliere Comunale di Terranova da Sibari

nato a Lattarico il 12/07/1956 Consigliere Comunale di Lattarico

2) BRUNO Francesco Giuseppe

10) TROTTA Settimio

2) CAMPOLO Gioacchino

10) NICOLETTI Lucantonio

nato a Corigliano Calabro il 02/04/1960 Consigliere Comunale di Corigliano Calabro

nato a Belvedere Marittimo il 30/03/1963 Consigliere Comunale di Fuscaldo

nato a Cosenza il 29/05/1979 Consigliere Comunale di Corigliano C.

nato a Rossano il 04/08/1981 Consigliere Comunale di Bisignano

3) CANNIZZARO Antonio

3) D’ELIA Dino

11) RUSSO Antonio

nato a San Giovanni in Fiore il 10/01/1964 Consigliere Comunale di San Giovanni in Fiore

nato a Badwurzach il 21/09/1966 Consigliere Provinciale

nato a Crosia il 13/10/1960 Sindaco di Crosia

4) CESAREO Tommaso

4) DE SIMONE Angelo

12) SCARCELLO Vincenzo

nato a Cetraro il 19/09/1956 Consigliere Comunale di Cetraro

nato a Lago il 14/07/1970 Consigliere Comunale di Lago

5) DE ROSE Giorgio

5) GALLO Francesco

13) SPATARO Michelangelo

nato a Montreal il 31/12/1969 Consigliere Comunale di Carolei

nato a Cosenza il 11/08/1979 Consigliere Comunale di San Giovanni in Fiore

nato a Cosenza il 08/10/1959 Consigliere Comunale di Cosenza

6) DI NARDO Lino

6) IUSI Iolando

14) VENA Raffaele

nato a Cosenza il 07/05/1949 Consigliere Comunale di Cosenza

nato a Rovito il 01/05/1966 Consigliere Comunale di Lappano

nato a Cosenza il 06/10/1971 Consigliere Comunale di Mendicino

7) FERRARI Basilio

7) LAMBOGLIA Pasquale

15) ZINGA Dorella

nato a Paola il 27/04/1969 Sindaco di Paola

nato a Tortora il 07/02/1951 Sindaco di Tortora

nato a Aprigliano il 13/04/1967 Consigliere Comunale di Aprigliano

8) GRISOLIA Gianluca

8) LUCISANO Pietro

16) SEGRETI Gianfranco Bruno

nato a Mormanno il 25/05/1967 Consigliere Comunale di Mormanno

nato a Rossano il 12/12/1976 Consigliere Comunale di Rossano

nato a Montreal il 07/09/1963 Sindaco di Domanico

Saverio nato a Cosenza il 02/12/1957 Consigliere Comunale di Marano Principato

Antonio nato a Acri il 01/03/1960 Consigliere Comunale di Rossano

15



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.