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Mezzoeuro numero 38 - Anno 13 - Sabato 20 Settembre 2014

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settimanale d’informazione del Mezzogiorno d’Europa

CALABRIA

Voce ai giovani Salute dei piccoli da difendere coi denti www. mezzoeuro.it

Salute, come trattare chirurgicamente l’epilessia

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Sabato 20 Settembre 2014

Gendarmerie sanitarie

Si finisce in Pezzi Era nell’aria, dopo gli ultimi “eventi furtivi”. Il governo non voleva, ha fatto di tutto perché non andasse così. Un gendarme di alto grado alla guida della sanità (commissariata) di Calabria dentro la quale c’è la maggior voce di spesa corrente è artificio da ordine pubblico che tanto Renzi, quanto Alfano, speravano di evitare a una terra carogna come questa, mediaticamente insidiosa. Ma non era più sostenibile il far west di Palazzo Alemanni, l’incursione di “alto grado” s’era resa ormai necessaria. Beatrice Lorenzin, il ministro della Salute in quota Alfano, aveva convinto ormai Renzo Lusetti a far lui da commissario alla sanità in Calabria. Poi le notizie giunte dal fronte, con le nomine a colpo di mano l’altra notte e i reiMezzoeuro terati appelli dei vertici di Pd e sopratFondato da Franco Martelli tutto Ncd perché il governo riveda e riconsideri quell’agguato hanno convinto il Consiglio dei ministri a scegliere Ediratio editore il generale Luciano Pezzi per la poltrona più scottante. Proprio l’uomo neDirettore responsabile ro che con Scopelliti ha duellato sin dalDomenico Martelli l’inizio. Lo stesso uomo nero che Mimmo Tallini voleva far fuori con tutRegistrazione te le sue forze. Tallini l’altra notte ha Tribunale di Cosenza fatto la parte del “pistolero” nel western n°639 cult di Calabria. Con un piede dentro del 30/09/1999 Forza Italia e l’altro nel “ristorante” di Scopelliti è andato all’incasso dell’uRedazione nica cosa a cui teneva davvero e cioè e amministrazione l’azienda Pugliese di Catanzaro. Lo via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza stesso ha fatto l’Udc nelle sue diverse (e perverse) ramificazioni, più poltroResponsabile ne che voti e questo non è ormai uno settore economia slogan che fa più ridere. Oreste Parise Idem, naturalmente, i colonnelli senza esercito dell’ex governatore da Salerno Progetto a Grillo passando per Fedele. Tutti unie realizzazione grafica ti appassionatamente e coperti dal volMaurizio Noto to gentile, ma non Gentile, della Stasi. Già, i fratelli di Cosenza. Hanno guitelefono 0984.408063 dato loro (insieme a Mancini, per forfax 0984.408063 za) la cordata della linea governativa, quella delle nomine da non fare. Con e-mail: ediratio@tiscali.it Scarpelli naturalmente riportato ben prima all’incasso dell’Asp di Cosenza, Stampa sia ben chiaro. Gioco facile e remuneStabilimento tipografico rativo assai quello dei Gentile. Non De Rose, Montalto (Cs) avallando il colpo di mano, insieme a Mancini, in un colpo solo hanno fatto Diffusione pulizia in Ncd e hanno sferrato forse il Media Service peggior attacco possibile all’ex regno di Francesco Arcidiaco di Scopelliti. In un colpo solo è andata telefono 0965.644464 fax 0965.630176 in scena la più aspra partita del potere nel centrodestra che ha governato fin Internet relations qui. Sappiamo da quella notte chi sta N2B Rende con chi e perché. E sappiamo quale è l’asse più forte, quello che ha determiIscritto a: nato poi gli eventi del commissariaUnione Stampa Periodica mento in mano a Pezzi (con la probaItaliana bilissima revoca di tutte le nomine di quell’agguato, senza escludere nemmeno conseguenze penali per i protagonisti).

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Beatrice Lorenzin e Luciano Pezzi

Inevitabilmente arriva lui il generale della Finanza alla guida della sanità di Calabria. È lui il nuovo commissario, prima ha fatto il vice. Sono volati gli stracci in questi anni con Scopelliti e Tallini e dopo gli ultimi colpi di mano il governo ha deciso di rafforzare il settore derubricandolo nel capitolo "ordine pubblico". Ora per le nomine di qualche giorno fa si fa dura... È l’asse di Cosenza che ha funzionato alla distanza. Che ha messo tutti nell’angolo con la successiva nomina di Pezzi. Santelli da una parte (ondivaga però sulle nomine) e soprattutto Gentile hanno suonato la carica, puntando soprattutto a ripulire Ncd in modo definitivo. Il risultato è che, notizia fresca fresca, Salerno e Orsomarso vanno via dal partito proprio in lotta con lo strapotere dei Gentile. Pensano di ribussare alla porta di Forza Italia ma non aprirà nessuno, anche questa è notizia fresca fresca e sotterranea. In una partita del genere non può aprire

nessuno, il Cavaliere non sarà così sprovveduto. Scopelliti, altro dato, è letteralmente nell’angolo e non è detto che non abbia inguaiato gli esecutori del mandato dell’altra notte a cominciare dalla Stasi (conseguenze penali e certamente contabili in prospettiva) a finire per Tallini (potrebbe non essere ricandidato in consiglio regionale dopo la sconfessione da parte dei vertici di Forza Italia). Ma che partita l’altra notte. Di potere spietato e di calcolo (al ribasso) sulla brandina della sanità malridotta. Con sponde politiche da raggiungere e per di più con lo “stomaco” pieno delle nomine spartitorie. Ora c’è di nuovo Pezzi al comando. Più di prima, meglio di prima. Ora non deve più marcare a uomo Scopelliti ma l’intero sistema, anche quello che finge di applaudire alla sua nomina. Un generale al comando della sanità, si sa questo, è un pessimo affare per chi puntava a fare campagna elettorale in corsia. «L’incarico - spiega una nota del governo - è conferito a seguito delle dimissioni dell’ex presidente della Regione e avrà validità fino all’insediamento del nuovo presidente». «Prendo atto della mia nomina a Commissario per la sanità della Regione Calabria - dice Pezzi. È un impegno al quale mi accingo con rinnovato spirito di servizio e con il consueto senso del dovere. Spero solo di essere all’altezza del non facile compito che mi attende». «Continuerò a lavorare con la serenità, l’equilibrio ed il buon senso - aggiunge - che deriva dall’esperienza di vita ma con la determinazione che deriva dalla pregressa esperienza professionale. Avrò bisogno dell’aiuto di molti ed ascolterò tutti, pur nel breve periodo del mandato, nell’intento di riaffermare, unitamente a tantissimi operatori del sistema sanitario, i valori supremi della legalità e di continuare il lavoro per migliorare la sanità calabrese». Il punto ora è capire se il nuovo presidente della Regione, e di conseguenza il nuovo commissario alla sanità, litigherà con Pezzi così come ha fatto Scopelliti. Sulla carta, e a parole, oggi tutti si dicono al suo fianco. È quando si fa sul serio che le cose possono cambiare...

La rubrica “Il legno storto” di Franco Crispini è temporaneamente sospesa


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Sabato 20 Settembre 2014

La guerra di Calabria Come sempre. Più di sempre. Peggio di sempre. Non viene il sentore da una seduta spiritica. Ma da un’audizione per certi aspetti drammatica della commissione Antimafia. A pochi giorni dal voto amministrativo di Reggio e di lì appresso dalla partita per la Regione il procuratore capo della città dello Stretto, De Raho, è netto quanto inquietante nelle sue parole. Il voto è in pericolo, davvero in pericolo. Mai come stavolta la ‘ndrangheta alzerà il tiro delle infiltrazioni, se non addirittura sarà della partita direttamente. Troppi interessi e troppo futuro in campo. Dal decreto di 200 milioni per “Reggio città metropolitana” all’enorme flusso di denaro per quanto riguarda i fondi europei 2014-2020 (di pertinenza della Regione). E poi la sanità, ovviamente. Ora c’è un generale in capo al comando ma è dentro le forniture che si annida il veleno e queste, si sa, si sanno nascondere bene nei bilanci.

Un voto poco sicuro... Dunque la regione è sotto attacco, la ‘ndrangheta si appresta a giocare un ruolo di primissimo piano nelle imminenti elezioni amministrative e regionali. «La ‘ndrangheta comanda e controlla il territorio in modo così pervasivo - dice De Raho - da condizionare l’espressione del voto. Per le prossime elezioni il nostro sforzo è quindi quello di garantire un voto libero ai cittadini attraverso controlli molto frequenti tesi ad ostacolare l’azione di condizionamento da parte della ‘ndrangheta». «Per migliorare la situazione a Reggio Calabria abbiamo bisogno che la politica si muova e ci sostenga - ha continuato ancora». «Alcuni decenni fa la ‘ndrangheta era silenziosa e non era contrastata dalle istituzioni, ma oggi le cose sono cambiate e questo è stato avvertito anche dalla gente». Non è dato sapere a quale contrasto da parte delle istituzioni faccia riferimento De Raho. Magari da parte della magistratura e delle forze dell’ordine. Certo non da parte della politica, persino nemmeno dal Parlamento che poi ne è l’espressione più rappresentativa (spesso in peggio). Un esempio? Come non giudicare borderline, tendenziosa, addirittura potenzialmente connivente la modifica della legge 416 ter sul voto di scambio politico-mafioso? La modifica, oltre ad aver diminuito la pena massima prevista per i politici in questo tipo di reato, ha reso di fatto impraticabile il campo. Da fonti investigative della Dda apprendiamo un certo malumore in materia. La modifica a conti fatti rende più selettiva l’individuazione dello “scambio”. Se prima infatti poteva bastare la sola intenzione del politico di aiutare gli interessi criminali in cambio del voto, senza la necessità di dover accertare lo “scambio” sul campo con la ricevuta di ritorno, ora le cose sono cambiate in modo radicale. L’intenzione di venirsi incontro tra politico e mafioso non basta più a incriminare il colletto bianco (e tutto sommato questo ci può stare). Ma la modifica è andata ben oltre nel senso che anche in presenza di avvenuto beneficio da parte del criminale, che così va all’incasso dopo il voto, per inchiodare il politico bisogna dimostrare che ha realmente preteso quei voti dagli elettori in modo coercitivo, uno per uno. Una campagna elettorale consapevolmente mafiosa e per di più praticata con metodi e strategie adeguate, cioè con la coercizione, diciamo con “l’estorsione sociale” del consenso. Per cui, come dice Cosimo Ferri (sottosegretario) che prova

Cafiero De Raho e Rosy Bindi

L'allarme di Cafiero de Raho in commissione Antimafia, la sponda del presidente Rosy Bindi E uno strano clima da trincea prima del fuoco Senza contare il "regalo" che il Parlamento concede alle infiltrazioni criminali nelle urne con la modifica del 416 ter... a sminuire in positivo la portata della modifica (di per sé inquietante) se il politico si impegna e basta è comunque passibile del concorso esterno (una barzelletta giuridica ormai) ma per farne un vero imputato di voto di scambio politico-mafioso occorre provare che abbia cercato (e ottenuto) voti diretti e in combutta col criminale e per di più con metodo coercitivo. Come dire che se il boss consiglia, spassionatamente, di votare quel determinato politico si può fare, non è reato. E questo a prescindere dalla ricevuta di ritorno, tutta da provare poi. Messa così, fanno filtrare dagli uffici investigativi della Dda, rischia di essere molto dura contrastare con i fatti, sul campo, l’infiltrazione mafiosa dietro le urne. Il Parlamento (qualcuno giura con asse Renzi-Verdini) avrebbe così fatto un gran

bel regalo (chissà se involontario) alla pratica del voto di scambio e a poco serviranno gli allarmi di De Raho a pochi giorni dal voto. E forse anche meno serviranno quelli della Bindi, la presidente della commissione Antimafia... «In vista delle elezioni regionali in Calabria, che si terranno il prossimo 23 novembre - ha detto - la commissione parlamentare Antimafia rafforzerà il codice etico per la formazione delle liste. A partire dalla prossima settimana - ha detto ancora Bindi - la commissione si impegnerà per rafforzare il codice etico per la formazione delle liste in vista delle elezioni in Calabria. Sappiamo che non è uno strumento cogente però può smuovere le coscienze e far sì che i candidati scelti siano onesti e non vogliano quindi i voti della ‘ndrangheta». Bindi ha poi specificato che il nuovo codice etico sarà presentato a Reggio Calabria, promettendo al procuratore Cafiero De Raho l’impegno di tutta la commissione per garantire, insieme con la magistratura, delle elezioni libere, non condizionate dalla ‘ndrangheta. Già, la speranza, si fa presto a predicarla. Poi bisogna praticarla, però, e ci vogliono strumenti adeguati. Gli stesso che né De Raho né altri magistrati hanno considerata la difficoltà legislativa in cui operano senza contare che poi c’è un gip da convincere prima di far scattare i provvedimenti... È ovvio che in una partita così messa le famiglie di ‘ndrangheta stanno solo aspettando, serenamente, su cui puntare. Magari aspettano eventi, magari le primarie o l’indicazione del Cavaliere. Sono tranquille, le famiglie. Comunque vada, se non lo hanno già fatto, presenteranno il loro “piano” e troveranno di certo porte aperte. La legge non gli gira le spalle e i “nostri” della politica, tutto sommato, nemmeno.

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Sabato 20 Settembre 2014

Ma infondo c’è sempre stata

Riecco Santelli La coordinatrice azzurra potrebbe venir fuori come "inevitabile" per la corsa alla presidenza della Regione È donna anche lei, del resto Con i suoi amici, e con i suoi nemici... Neanche Peppe Raffa crede a se stesso. Nel senso che lui per primo sa bene che la sua nomination è venuta fuori più per rivendicare un perimetro, come fanno i cani quando fanno la pipì, che per altro. È di Nino Foti il disegno del segmento, Raffa è consapevole prestanome, controfigura se vogliamo. Eppure è sua la vittoria del sondaggio che ultimo in ordine di tempo va a finire sui media prima della scelta del candidato (che non sarà immediata, va detto). Primo Raffa, secondo Mancini (che invece vince per indice di gradimento), terza la Ferro. Poi è chiaro che è ambigua tanto la denominazione della società che ha commissionato il sondaggio (un call center). Quanto l’agenda dei clienti e fornitori con la Provincia di Reggio tra questi, proprio quella con Raffa presidente. Ma tant’è. Il sondaggio, più o meno taroccato, c’è e di questo si è discusso per qualche ora. Di chi ha vinto (Raffa). E di chi ha perso (Ferro). Poi è chiaro, e torniamo a bomba, neanche Raffa crede davvero a se stesso e al momento opportuno si sposterà dalla sagoma del tiro a segno e lascerà che la partita vera si giochi con altri protagonisti. Ognuno è infondo consapevole della propria misura. C’è ancora qualche giorno di tempo del resto e nessuna soluzione è preclusa. Certo col passare delle ore la situazione s’è ingarbugliata. Dentro Forza Italia e dentro il centrodestra in generale. L’Ncd è in frantumi ma la restaurazione a breve farà conoscere equilibri definitivi. La notte della sanità al sangue ha code da espletare ma si intuisce già da ora con chi si dovrà andare a trattare per venirne fuori. Con i Gentile saldamente al comando e con Scopelliti (col suo esercito) dietro la lavagna la partita di Forza Italia per la presidenza assume caratteristiche più delineate. Se davvero alleanza ci sarà, come pare

Pino Galati Sopra, Jole Santelli

ma come non è scontato, i nomi non sono poi tantissimi da far ingoiare a tutti i costi. Basta usare bene la fantasia. Il resto della partita, consumata la “notte” dell’Ncd, è tutta dentro Forza Italia. Che tra veti incrociati, pertinenze territoriali, faide, gelosie, appoggi altolocati e inconciliabili, prova a trovare una sintesi. Che tarda, tarda assai ad arrivare tant’è che prende la scena quel buontempone di Raffa che col sondaggio presta la sagoma a Nino Foti. Dallo stallo non se ne esce nonostante le “audizioni” romane tant’è che, pur non avendo fretta e aspettando sostanzialmente le mosse definitive del Pd, il quadro complessivo s’innervosisce. Berlusconi vorrebbe non intervenire col macete, ma dal “conterraneo” la sintesi non si trova. Quel che va bene per l’una, non va bene per l’altro. C’è chi guadagna in appartenenza territoriale, importante. Chi invece in quella di genere. Chi per esperienza, chi per capelli, chi per cognome, chi per amicizie che contano. Allo stato non se ne esce tant’è che nelle ultime ore si è rifatta viva l’ipotesi del superamento, della terza via. La prima porta da Pino Galati. Che fa finta di nulla, ovviamente. Si gira dall’altra parte se gli viene chiesto. Ma non passa giorno che sulla stampa non viene fuori un suo consiglio sul programma, sugli interventi, sulla coalizione. Si piazza un po’ a metà tra gli interessi e i veti di tutti nel senso che non entusiasma nessuno ma non dispiace per davvero a nessuno. Questo è il suo punto forte. Quello debole è che non segna netta discontinuità con il passato ma dipende dai punti di vista, Berlusconi non sempre ha manifestato, giustamente, la stessa idea di rinnovamento che immagina la vulgata. L’altro nome è quello di Jole Santelli, proprio lei, la coordinatrice regionale. Che a furia di mediare potrebbe essere la media ella stessa. Ammesso che non abbia mai smesso di puntare a questo sin dall’inizio. Rispetto a Galati ha il “quid” in più dell’esser donna e di liberare un posto in Parlamento a Nino Foti se eletta presidente. Il che non guasta di questi tempi. Qualche ora fa è uscita persino la boutade che sarebbe stata tra le nominate per un posto nel Csm in quota Forza Italia. Poi anche questo è rientrato, ognuno ha il suo senso di misura a ben vedere. Però con la scusa il

nome è ricircolato, s’è rimesso in movimento tant’è che ognuno, tra compagni di partito e possibili alleati, ha cominciato a far funzionare ragionamenti di riflesso. Anche Santelli, come Galati e come ogni essere umano di questo mondo, ha amici e nemici a sufficienza per far contento o per scontentare qualcuno. E anche Santelli, come Galati, smentisce categoricamente ogni ipotesi se le viene chiesto un parere in merito a una discesa in campo per la presidenza. Anche il postino ha dovuto bussare due volte prima di farsi aprire. Poi sappiamo come è andata a finire...

Orsomarso e Salerno lasciano Ncd

Ecco perché ce ne andiamo «Gli ultimi mesi del Nuovo centrodestra spiegano non sono stati edificanti e ci riferiamo naturalmente al dibattito, alle prese di posizione, alle tesi sostenute all’interno del partito ma in una logica molto lontana da quella che dovrebbe essere un naturale e fisiologico confronto anche serrato ma intellettualmente onesto». E invece, Salerno e Orsamarso hanno riscontrato «un’impostazione verticistica e percorsi che poco o nulla hanno a che fare con i destini della Calabria e tanto invece riguardano i percorsi romani». «Abbiamo dovuto ascoltare dagli stessi protagonisti - aggiungono - considerazioni che magari contraddicevano quanto sostenuto fino a qualche minuto prima; abbiamo sopportato l’inclinazione a privilegiare la tattica del momento e di piccolo cabotaggio a dispetto di una strategia politica complessiva che guardasse al futuro della Regione e del partito. Per queste ragioni, e con spirito non polemico, prendiamo atto - è la conclusione dei due - dell’esistenza di una condizione di impraticabilità politica e ci autosospendiamo dal partito. Naturalmente ribadiamo l’impegno e la determinazione ancor più forte nel nostro percorso politico».


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Sabato 20 Settembre 2014

Della serie allegri ma con adagio Le malelingue vanno dicendo, dal giorno prima, che hanno cambiato più casacche che Ibraimovic nel corso degli anni. Ma la colpa è della politica che è cambiata troppo in fretta nelle sue forme, non certo della famiglia Covello. Che con sorrisi, baci e abbracci ha sempre proceduto negli anni mostrando sì una linearità che è mancata invece nelle movenze dei partiti. Sono loro i coerenti alla fine. Cosenza, con il cinema Modernissimo pieno, è il tripudio anche alla biondissima Stefania da poco entrata nella segreteria nazionale del Pd. Papà Franco è lì, non la molla di un millimetro. Dovrà occuparsi di Mezzogiorno, questa la sua delega. C’è da augurarsi che lo faccia non dimenticando che il Sud si annusa meglio fuori dalle stanze fumose, sia pure ringiovanite, che dentro una segreteria. S’è fatta con umiltà e dialogando, Stefania. Ben consapevole di chi è stato il padre ma anche convinta (senza dirlo però al padre) che il mondo è cambiato nel frattempo. Se coniuga le due cose riesce. Se addirittura va oltre, ricordando a Roma dove sta il vero Sud, sfonda. In bocca al lupo. Nel frattempo però, nel Modernissimo che si conta, è il segretario Ernesto Magorno che la blinda. L’ha voluta lui fortissimamente nella segreteria nazionale perché con la “Stefania” si sente più coperto dalle insidie. Una sorta di scudo, chissà poi per cosa. Teme il resto della compagnia, Magorno. Con Stefania in squadra si sente più al sicuro. La serata è per lei, per il suo cognome soprattutto. Magorno ha pareggiato con la “bionda” della famiglia Covello l’ingresso dell’altro cosentino (da esportazione) Ernesto Carbone. Con la scusa della smart che ha prestato al premier s’è costruito un profilo mediatico ma gli ultimi avvicinamenti a Mario Oliverio devono averlo penalizzato oltre ogni misura. Forse non sapeva in che pantano si stava infilando. Annusato e subìto il suo ingresso in segreteria Magorno ha piazzato Stefania per pareggiare gli equilibri e solo nei prossimi giorni capiremo davvero in che misura e per fare cosa. È la serata dei complimenti e delle congratulazioni, più o meno sinceri. Degli incoraggiamenti reciproci, anche questi più o meno autoprodotti. Ed è la serata della messa a punto generale prima di ripartire. La partita si gioca a Cosenza del resto, lo sanno tutti questo. E non è una bellissima notizia. C’è anche Gianluca Callipo nella serata dei renziani a Cosenza della prima, seconda, terza o nessuna ora. La sensazione forte è che non è imprescindibile alla riuscita dell’evento che infatti potrebbe procedere ugualmente. Predica e agisce in un verbo propagandistico che non lo allontana tanto da se stesso quanto, soprattutto, dalla platea che lo guarda dalle primissime file. La buona volontà non gli manca, forse neanche il profilo. Ma se nella serata si finisce per dare più peso ai saluti in platea di “papà Franco” una ragione ci deve pur essere. Eppure c’è ottimismo nel cinema di fine estate su corso Mazzini. Qualcuno si dice convinto che entro mercoledì, a porte chiuse, verrà diffuso un sondaggio commissionato dal Pd nazionale che vede andare molto forte Gianluca Callipo. In vantaggio, ovviamente. Un sondaggio che evidentemente stride però con un altro che è circolato nei giorni scorsi e che invece vedrebbe nettamente avanti Mario Oliverio. Misteri e virtù dei numeri poggiati sul nulla, evidentemente. Ma anche momenti e spunti su cui riflettere, prima di ripartire. La campagna mediatica contro Mario Oliverio non è difficile, è non è irreale. È in politica da quando la politica era un’altra cosa, questo lo slogan. Per i cultori della materia, se vorranno approfondire, c’è’ anche altro che ha condito la lunga esperienza di Mario Oliverio ma la sensazione è che già troppo indebolito di suo per infierire oltre ogni misura. Come fosse sul carro perdente per definizione. È piuttosto la compagnia di viaggio che va colpita, che fa scena, che va eliminata, questo si percepisce. I toni sono meno cruenti di qualche giorno fa, forse le cordate hanno trattato una tregua linguistica perlomeno. Ma la sostanza rimane. Un solo comune denominatore.

Avanti con Callipo (Ma non troppo) I cosiddetti renziani di Calabria (tralasciando se di prima, seconda, o terza o nessuna ora) si danno appuntamento al Modernissimo di Cosenza per una messa a punto prima di ripartire L'occasione la offre la famiglia Covello, è della griffe la festa con Stefania da poco entrata nella segreteria nazionale. C'è anche Gianluca Callipo ma la sensazione è che la sua presenza non è trascendentale alla riuscita della serata. Magorno ostenta tranquillità ma il "gruppo" potrebbe scontare il "peccato" d'aver trascurato il legame con l'entusiasmo iniziale e con quelle forze produttive che s'erano messe a disposizione Né Oliverio né Callipo (Gianluca) hanno mai parlato fin qui della Calabria possibile, del progetto, dell’idea da cui ripartire. Se lo hanno fatto apposta fin qui complimenti alle agenzie di comunicazione. Altrimenti c’è di che preoccuparsi. Non Magorno però, che ha altro a cui pensare. E si muove di conseguenza, inseguendo abilità e astuzia. E inseguendo forse il suo vero progetto. Deve blindare il partito, deve risolvere la partitaccia, deve limitare i danni. Lui per primo sa bene che potrebbe pagare il prezzo più alto in caso di spaccatura libanese tra le parti così come in caso di sonora sconfitta della cordata cosiddetta renziana. Sceglie mezzo male per ogni voce, e sceglie soprattutto di non rinunciare al suo vero progetto recondito, far venire fuori la sua stessa candidatura alla presidenza della Regione. Una manovra difficile, ardi-

ta e che non può determinare ma solo costruire. Il restio lo devono fare gli eventi che vanno messi in fila. Nel frattempo il Pd, il suo Pd, si scolla, si allontana dal progetto originario del suo avvento in segreteria. Quella sintonia con pezzi importanti della società produttiva calabrese non pare esserci più. Tutt’altro. Da alcune riunioni che pare esserci state questa fetta importante della società calabrese, in un primo momento avvicinatasi al progetto renziano incarnato da Magorno, avrebbero deciso di allontanarsi dalla corsa. Non garantendo neanche quel clima e quel sostegno che invece s’era registrato nel congresso nazionale e in quello regionale. Il motivo è quello. Il Pd, anche quello renziano, ha scambiato una lotta tra correnti per la battaglia vera che invece andava e va indirizzata nel segno del rinnovamento vero che chiedono invece a gran voce la società civile e il ceto produttivo. Il feeling s’è rotto, così pare. Perché anche i cosiddetti renziani di Calabria hanno finito per aggiustare pratiche interne come la nomina di Papasso a candidato alla presidenza della Provincia di Cosenza (un contentino per i socialisti, l’assist per la prima vittoria del centrodestra nella storia di palazzo XV Marzo). E che si tratti tutto sommato di un gigantesco scambio o ipoteca di poltrone come dare senso diverso alle mosse di Speranza e Loiero? Il primo si ritira dalle primarie (chissà perché, e per appoggiare chi di qui a poco, immaginiamo non Oliverio). Il secondo, come la volpe che è sempre stata, si posiziona pubblicamente. Fa una lista e dichiara che aspetta prima di schierarsi. Forse non sceglie perché non è tra Callipo e Oliverio che deve poi farlo per davvero? Sta alzando il prezzo al miglior offerente? L’asta del Pd, del resto, non è chiusa e non si celebra solo (se mai avverrà) il 5 ottobre. Lo si fa ogni giorno. Ma “Roma” non è sorda né cieca alle movenze. Se è per questo c’è anche chi è pronto a scommettere che interverrà un commissariamento clamoroso prima del voto. Non sarebbe la prima volta del resto. La Calabria aspetta, nel frattempo. E buona notizia (per tutti) è l’ingresso di Cinquestelle nella contesa regionale. Un approdo in più non fa mai male a una terra come questa. Va a finire che qualcuno tra i delusi del renzismo di Calabria ci fa un pensierino sopra...

Da sinistra: Ernesto Magorno, Stefania Covello e Gianluca Callipo

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Sabato 20 Settembre 2014

Mezzoeuro Rompere la barriera dei fichi secchi

Nemo profeta Ma la patria è invidiosa... L'imprenditore Andrea Guccione, presidente dell'associazione Assud intervistato dal Corriere della Sera, inserto economia Non è la prima "puntata" mediatica di lusso per lui, e non sarà neanche l'ultima. Eppure c'è chi, in loco, le prova tutte pur di mettere il bastone tra le ruote di un'ascesa che non ha chiesto il permesso a nessuno per venir fuori da sola...

Andrea Guccione

Chi ha un po’ di dimestichezza con la selezione imposta dalle rotative del Corriere della Sera sa bene che non è una location mediatica che può ospitare di tutto, diciamo a “gettoni”. La selezione è seria, rigorosa, forse persino superiore rispetto a quella che impone la realtà, la strada. Arrivarci, insomma, non è mai un caso e dev’esserci un perché se l’imprenditore Andrea Guccione, presidente tra l’altro dell’associazione Assud, è stato intervistato pochi giorni fa a pagina intera dall’inserto economia del primo quotidiano nazionale. Il perché tutto sommato è presto detto. Guccione s’è imposto all’attenzione dei media nazionali per il suo dinamismo nel campo della difficile rivincita del Mezzogiorno. Ha scritto un libro proprio su questo, “Consuma meridionale”, che è finito su La 7 (Omnibus) e su Rai Uno (Unomattina). Libro che ha presentato due volte di cui la prima a Roma, a dicembre dello scorso anno, con ospiti di primissimo livello sul terreno della politica, dell’imprenditoria, della comunicazione. Il messaggio è semplice nella sua rivoluzione intrinseca. Consumiamo quanto più possibile, ogni giorno, quello che produciamo qui nel Sud. Il meglio che produciamo e non solo ovviamente nel campo dell’agroalimentare, il perimetro dentro il quale il grande circo del consumismo settentrionale vorrebbe rinchiudere il Sud. Consumiamo consapevolmente, con maturità e contemplazione. Una crescita complessiva del cittadino meridionale, un nuovo cittadino del Sud. Più forte e consapevole dei suoi problemi ma anche delle sue immense potenzialità e eccellenze che stanno dentro. Proprio quelle eccellenze che ogni anno Assud, l’associazione presieduta da Guccione, premia in Sila, a Camigliatello, in occasione della kermesse “Stelle del Sud”. Un vero e proprio meeting del Mezzogiorno con ministri, sottosegretari, uomini d’impresa di portata nazionale e internazionale, giornalisti delle più grandi testate del Paese. Quest’anno, tanto per capirci, l’hastag di “Stelle del Sud” tra fine agosto e i primi di settembre, in coincidenza del meeting, è stato quello più visitato del Paese tra quelli politici (1,4 milioni di ingressi). Senza essere un partito, e senza avere in grembo un ministro. Anche qui, il perché, è tutto sommato molto semplice a capirsi. Il messaggio del Mezzogiorno che diventa orgoglioso e tenace, forte e consapevole, maturo e rigoroso, piace. E piace soprattutto perché, questo lo sanno tutti ormai a cominciare dall’Istat che ha censito di recente i dati sull’export, il marchio del made in Sud è l’unico che funziona all’estero. L’unico che può funzionare soprattutto in prospettiva. Metti tutto insieme, l’intuizione, il filone giusto, le capacità organizzative nonché realizzative e si capisce perché Andrea Gucicone “sbarca” su La 7, su Rai Uno, ora anche sul Corriere della Sera. Un perché che deve sfuggire invece a chi si ostina, inutilmente e con miope concezione della comunità in cui vive, a mettergli il bastone tra le ruote. Prima tentando di far fallire (non riuscendoci miserevolmente) il meeting di Camigliatello. Poi provando a “macchiare” le uscite mediatiche di Guccione, ultima quella del Corriere, facendolo passare per chi, sostanzialmente, pretende il non pretendibile dai cittadini del Sud. Una sorta di visionario che agisce e parla fuori dal tempo e dalla realtà. Addirittura c’è stato chi, come il sito “Qui Cosenza”, gli ha messo tra virgolette parole che Guccione non ha mai pronunciato né sul Corriere né sui lanci d’agenzia (pubblichiamo a lato la pagina del Corriere). Ora è chiaro che si tratta di seriale manovra per denigrarlo, così come è altrettanto chiaro che l’italiano è materia complessa sì, ma comprensibile. Non coglierla e peggio ancora travisarla significa che c’è del dolo dietro. Non è difficile scorgere la “manina” che arma la macchina di denigrazione nei confronti di Andrea Guccione e si può anche intuire il perché. Il punto non è questo o non solo questo perché Gucicone ha armi per proteggersi da solo e perché, se abbiamo capito bene di chi si tratta, colpirli sarebbe come sparare sulla croce rossa, considerato il retaggio e il profilo. Il punto è un altro. Potrà mai crescere questa terra se i figli migliori li si prova a imbrigliare? Nemo profeta sì, ma non in patria verrebbe da dire. Ancora una volta, come sempre. Un classico. Solo che stavolta Andrea Guccione potrebbe decidere di smettere i panni del cittadino moderato e vestire quelli dell’incazzato. Per di più dell’incazzato meridionale. Ne ha facoltà.


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Sabato 20 Settembre 2014

Le eccellenze per sperare

L’epilessia passa dalla chirurgia Al Neuromed le tecnologie di Brain Computer Interface applicate, per la prima volta in Italia, nella terapia chirurgica dell'epilessia Una tecnica capace di "leggere" le funzioni cerebrali, riducendo gli effetti indesiderati delle metodiche precedenti e rendendo più breve l'iter chirurgico di Americo Bonanni

Un decisivo passo in avanti verso interventi neurochirurgici più sicuri e con minori effetti indesiderati è stato compiuto dal Centro per la Chirurgia dell’epilessia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) nell’ambito del Progetto Cyber-Brain nato dalla collaborazione tra Fondazione Neuromed, Fondazione Neurone, Albany Medical Center e Iemest. Per la prima volta in Italia è stata infatti applicata, su un paziente con epilessia, una metodica innovativa che si basa su tecnologie molto avanzate di “Brain Computer Interface”. Il concetto di interfaccia cervello-computer si basa sull’uso di rilevazioni elettroencefalografiche attraverso le quali far comunicare il sistema nervoso con un dispositivo informatizzato, permettendo quindi l’interpretazione dell’attività elettrica del cervello. L’intervento eseguito nell’istituto Neuromed ha usato questa tecnologia su una giovane paziente affetta da una grave forma di epilessia focale farmacoresistente, nella quale la lesione responsabile dell’epilessia era molto vicina alle aree del linguaggio. In questi casi l’intervento neurochirurgico, mirato all’asportazione del tessuto responsabile delle scariche epilettiche, deve essere eseguito in sicurezza, senza danneggiare regioni della corteccia cerebrale sedi di funzioni importanti, come appunto il linguaggio.

«La metodica classica per l’identificazione precisa (mappaggio funzionale) di queste aree “nobili” - dice il dottor Giancarlo Di Gennaro, responsabile del Centro per lo studio e la cura dell’epilessia del Neuromed - prevede l’esecuzione di test neurologici differenti a seconda della funzione che si vuole studiare e la contemporanea applicazione di stimoli elettrici su specifiche zone di corteccia cerebrale che vengono in questo modo disattivate per un breve periodo di tempo. Tale modalità, pur rappresentando oggi il “gold standard”, è però in grado di identificare le diverse aree solo in modo indiretto. Infatti se, ad esempio, il paziente non è più in grado di denominare degli oggetti o effettuare compiti motori durante la stimolazione elettrica, si può dedurre che le aree stimolate siano sede rispettivamente di aree linguistiche o con competenze di tipo motorio. Questo sistema, tuttavia, richiede spesso tempi lunghi di esecuzione e può di per sé favorire l’insorgenza di crisi epilettiche». Il nuovo metodo usato nel Neuromed, invece, si basa sulla registrazione e la decodifica di particolari frequenze del segnale elettroencefalografico proveniente dalla corteccia cerebrale durante la somministrazione di test cognitivi e motori, senza l’utilizzo di stimolazioni elettriche. «La metodica - dice ancora Di Gennaro - eseguita grazie alla collaborazione multidisciplinare tra neurologi epilettologi, neurochirurghi, neuropsicologi e bioingegneri, è risultata sicura, ben tollerata dalla paziente, di breve durata ed ha dato risultati paragonabili a quella classica. Al termine della procedura la paziente è stata operata con successo dal team neurochirurgico diretto dal professor Vincenzo Esposito, non ha riportato deficit neurologici o crisi epilettiche immediatamente dopo l’intervento». «Le tecnologie di Brain-computer interface - aggiunge il dottor Antonio Sparano, responsabile della Stroke Unit del Neuromed - potranno avere un ruolo sempre maggiore nel trattamento riabilitativo di alcune patologie neurologiche, pensiamo ai pazienti affetti da deficit neurologici di tipo linguistico o motorio quale risultato di un ictus cerebrale oppure a patologie di tipo degenerativo gravemente invalidanti, come ad esempio la sclerosi laterale amiotrofica».

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Tutto pronto per la Notte dei ricercatori

Ragazzi, famiglie, professionisti e curiosi di ogni età potranno vivere al Neuromed un contatto diretto con la ricerca Poco più di una settimana e l’Irccs Neuromed aprirà le porte del suo Parco tecnologico ai cittadini. Venerdì 26 settembre, a partire dalle 9:30 e fino a tarda sera, andrà in scena la Notte dei ricercatori. L’evento, che per la prima volta prende vita in Molise grazie all’impegno dell’Istituto neurologico Mediterraneo di Pozzilli con il patrocinio della Regione Molise, la Provincia di Isernia e il Comune di Pozzilli, è stato presentato presso la sala convegni del centro servizi Neuromed. Relatori della conferenza stampa il Presidente dell’Irccs Neuromed, professor Erberto Melaragno, il Direttore sanitario della clinica, professor Edoardo Romoli, e il Presidente della Fondazione Neuromed, Mario Pietracupa. Il presidente dell’Istituto Neurologico mediterraneo, professor Erberto Melaragno, ha posto l’accento sulla coralità dell’evento e sul contenuto molto articolato delle varie iniziative: come quella della mostra fotografica su Rita Levi Montalcini, il Premio Nobel che visitò l’Irccs Neuromed nel 2005, o quella della spiegazione scientifica degli effetti della Dieta Mediterranea. «Abbiamo spaziato - ha detto Melaragno - dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande: dallo studio dei geni e delle molecole, dentro di noi, allo sguardo verso i corpi più grandi e più lontani del cielo stellato. Genetica molecolare e astronomia - ha continuato - quella Notte cercheranno di coinvolgere tutti, nel nostro Parco Tecnologico, come pure non mancheranno: la documentazione storica e il coinvolgimento diretto e interattivo dei visitatori. Noi siamo orgogliosi di far toccare con mano la scienza, facendo scendere in campo

in prima persona i nostri ricercatori, per mostrare al mondo il fascino di un’attività così nobile e anche i tanti risvolti di quella che - in fondo - è pur sempre una professione». Neuromed fa ricerca con e per la clinica: quella che viene definita ricerca traslazionale. Una caratteristica che è stata ricordata dal dottor Edoardo Romoli, direttore sanitario della clinica che ha sottolineato: «Il Neuromed ha fortemente incoraggiato l’iniziativa Notte dei Ricercatori. Ricerca, clinica e didattica rappresentano i tre pilastri dell’Istituto tenuti insieme proprio dalla ricerca traslazionale. Grande l’entusiasmo dei ricercatori ma anche dei clinici che predisporranno stand tematici di forte interesse per i visitatori del Parco. Non esiste clinica senza ricerca - ha continuato Romoli - e la Notte dei Ricercatori intende sottolineare anche questo aspetto promuovendo altresì un progetto formativo moderno e interattivo. Oggi la sanità tende sempre più verso la multidisciplinarietà degli approcci; tante quindi le professionalità e le specialità che si intersecano e che portano al raggiungimento di importanti risultati. Per i ragazzi questo può rappresentare motivo di confronto e di interesse per il loro futuro».

Il direttore sanitario ha portato ad esempio l’ultima tecnologia messa a punto al Neuromed grazie all’approccio multidisciplinare: quella della Brain Computer Interface applicata, per la prima volta in Italia, nella terapia chirurgica dell’Epilessia. La cultura scientifica, dunque, deve essere sempre più sostenuta. Lo ha detto il presidente Mario Pietracupa che ha ringraziato i ricercatori del Neuromed per l’impegno quotidiano e per la dedizione, in particolare, con cui stanno preparando esperimenti interattivi per la Notte dei Ricercatori. «Esiste una ricerca reale rispetto a quello che spesso viene percepito. - ha detto Pietracupa - Esistono giovani validissimi che si impegnano ottenendo risultati eccellenti a beneficio della salute dei cittadini. È necessario che proprio i cittadini percepiscano questi segnali e vivano in qualche maniera il mondo della scienza spesso bistrattato e poco sostenuto. Noi intendiamo dare un riconoscimento alla nostra comunità scientifica partendo dal basso, insieme ai nostri ricercatori, non solo informando ma formando soprattutto i giovani. Noi siamo fieri di questi ragazzi - ha concluso Pietracupa rivolgendosi ai ricercatori presenti in sala - ed immagino che anche i molisani lo saranno».


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I protagonisti della Notte dei ricercatori In basso a sinistra, i relatori

Per saperne di più L’evento Notte europea dei Ricercatori è un’iniziativa promossa dalla Commissione europea fin dal 2005 e da anni porta la scienza tra i cittadini e soprattutto tra i giovani, coinvolgendo ogni anno migliaia di ricercatori e Istituzioni di ricerca in tutti i Paesi europei. Neuromed intende per la prima volta promuovere questa ‘festa della scienza’. L’obiettivo, attraverso eventi interattivi, esperimenti pratici, seminari e altre modalità di comunicazione, è di creare occasioni di incontro tra scienziati e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante. Diffondere la cultura scientifica non è solo un dovere per ogni ricercatore, ma è un elemento fondamentale in una società democratica. Come già nel 1939 affermò Robert Dewey, "La libertà di ricerca, la tolleranza di diversi punti di vista, la libertà di comunicazione, la distribuzione di quanto viene scoperto, sono parte sia del metodo scientifico che del metodo democratico". In linea con questo principio, il 26 settembre prossimo l’Irccs Neuromed aprirà le porte agli studenti, alle famiglie, ai curiosi, agli appassionati del mondo della ricerca. Visite nei laboratori, esperimenti interattivi e, soprattutto, dialogo con i ricercatori e con i medici, che spiegheranno il loro lavoro, illustreranno come si sceglie questa carriera e accompagneranno i giovani in questo primo incontro con il mondo della ricerca.

da medici e ricercatori, che si esibirà in un concerto; - Country Music con il gruppo Howling Mutt; - Sipario Comico con Gennaro Calabrese. Il percorso ricercatore per un giorno si caratterizzerà in maniera articolata: oltre alle visite nei laboratori ci saranno numerose simulazioni di ricerca scientifica pensate per i visitatori ed elaborate insieme a loro. Alcuni degli esperimenti interattivi proposti ai ragazzi: - MEMORY BOX a cura del Laboratorio dei Disturbi del Movimento; - ESPERIMENTI DI CHIMICA QUOTIDIANA a cura del Laboratorio di Neurogenetica e Malattie Rare; - L’ASSASSINO COLPISCE a cura del Laboratorio di Genetica molecolare; - COSTRUIAMO IL DNA a cura del Laboratorio di Neurofarmacologia; - LA MOSTRA DELL’EVOLUZIONE DELLA RADIOLOGIA a cura dell’Unità di Diagnostica per Immagini Irccs Neuromed; - IMPARIAMO A GESTIRE LE CRISI EPILETTICHE a cura del Centro di Epilessia Irccs Neuromed; - SCOPRIAMO UN ECOCARDIOGRAMMA DI UN CUORE SANO a cura del Laboratorio di Angio-Cardio-Neurologia; - IL RUOLO DELLA LATTOFERRINA NEI TUMORI - LA COLORAZIONE DI UN VETRINO AL MICROSCOPIO Laboratorio di Neuropatologia; - IL GIOCO DELL’OCA DELL’ALIMENTAZIONE - QUESTIONARIO ALIMENTARE - STAND DEL PICCOLO MOLI-SANO a cura del Laboratorio di Epidemiologia.

Tre i programmi delle attività: Aspettando... la Notte dei Ricercatori apertura del Parco tecnologico alle scuole di ogni ordine e grado - dalle ore 9:30 alle ore 12:30 spazio dedicato ai bambini delle scuole Primarie e Secondarie di primo grado (elementari e medie); - dalle ore 15:00 alle ore 17:30 spazio dedicato ai ragazzi degli Istituti Secondari di secondo grado (superiori); La Notte dei Ricercatori al Neuromed dalle ore 18:30 alle ore 24:00 apertura alle famiglie alle ore 21:30 la musica protagonista al Neuromed - scopriremo il Neurolook insieme alla NEUROBAND, composta

Oltre a tutto questo, lo spazio la ricerca si mostra - stand con immagini e foto a cura dei laboratori di ricerca - e una mostra in ricordo di Rita Levi Montalcini. Una colazione e un aperitivo al microscopio saranno il break dei ragazzi curata dal Laboratorio di Epidemiologia e seguendo i dettami della Dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’Unesco. Per gli amanti delle stelle sarà possibile l’osservazione della volta celeste con telescopi a cura del Gruppo Astrofili Frentani. Questo è solo un assaggio. Tante altre le attività in programma al Neuromed, tutte social e innovative per far trascorrere a tutti coloro che arriveranno a Pozzilli una giornata all’insegna della ricerca.

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I socialisti nuovamente sulla breccia sono ben note a tutti e ciascun cittadino può esprimere il proprio giudizio. Io difendo la mia storia e le mie scelte, pur con gli inevitabili errori che mi possono essere imputati. Sarei però molto cauto nel valutare novità e rinnovamento. Da una parte c’è competenza, autorevolezza e responsabilità dall’altra giornalismo propaganda e un salto nel buio Cosa rimprovera al giovane e brillante Gianluca Callipo? La gioventù è certamente una risorsa, una grande opportunità che ciascuno di noi ha nella vita e mi piacerebbe che venisse messa a frutto per un progetto di rinnovamento nel ruolo che gli elettori assegnano a ciascuno e non come una clava nei confronti di chi ha altre esperienze o la pensa diversamente tenendo a mente che non ci sono predestinati. Senza paternalismo, ma ha bisogno di maggiore esperienza e chi gli sta vicino dovrebbe aiutarlo e non spingerlo su un terreno impervio e rischioso. Vorrei ricordare che i voti socialisti anche se non sono tantissimi in più occasioni si sono rilevati determinanti e non solo sul piano regionale e locale.

Ancora in campo per stimolare il cambiamento di Oreste Parise

«I dinosauri della politica calabrese continuano a radunarsi in gruppo, nel tentativo di evitare l’estinzione». Questo è quanto dichiarato da Gianluca Callipo nell’apprendere che l’on.Saverio Zavettieri ha scelto di sostenere Mario Oliverio nelle primarie del Centrosinistra. Un’accusa simile gli è stata rivolta anche da esponenti del centrodestra cosentino anche in riferimento alla competizione della città dello Stretto. L’esponente socialista che non è candidato nelle prossime competizione elettorale, ha risposto per le rime e ha accettato di chiarire la sua posizione nella seguente intervista.

L’intervista Si potrebbe dire che vi è l’unanimità di consenso sulla definizione di dinosauro della politica. Un po’ tutti l’accusano di gattopardismo. L’attuale sistema politico non ha il diritto di accusare chicchesia di gattopardismo dopo aver genereto, allevato e pasciuto simile mostro. La verità è che in questo paese, e in particolare in Calabria, non si tollera che vi siano forze libere ed indipendenti che esprimono delle opinioni e scelgano gli schieramenti sulla base di valutazioni sull’offerta politica dei soggetti in campo. E’ un modo fin troppo scoperto e interessato a mantenere una rendita di posizione regionale. L’alleanza con Scopelliti è stato il frutto del fallimento certificato del centrosinistra, ma dopo solo pochi mesi abbiamo preso atto della strada imboccata nella direzione sbagliata e ci siamo dissociati proprio quando il sistema scopellitiano era al massimo del suo fulgore ma non tollerava rilievi critiche e controlli di sorta. In questi anni ci

Intervista a Saverio Zavettieri, recentemente al centro di una accesa polemica con Gianluca Callipo, candidato renziano alla presidenza della Regione siamo ritrovati senza rappresentanti in consiglio regionale a svolgere un ruolo di stimolo di protesta e di opposizione. Il centrodestra chiude miseramente la sua esperienza non avendo nulla da offrire ai calabresi se non il tentativo di sopravvivenza degli addetti ai lavori, medesti attori modesti o semplici comparse comparse. In quanto all’appellativo di dinosauro che appartiene alla famiglia dei rettili odio questo tipo di animali non avendo mai strisciato nella mia lunga ultra cinquantennale vita politica e sindacale. Per quanto riguarda le accuse del centrodestra mi viene semplicemente da sorridere in quanto provengono da anonimi sordo muti che avendo i dinosauri in casa e quali dinosauri non avendo il coraggio di affrontarli parlano a nuora perché suocera intenda. Questo potrebbe essere una giustificazione del cambio di campo, ma l’accusa di Gianluca Callipo è di essere sceso a sostegno della vecchia politica del centrosinitra... Non intendo fare polemiche, e rispondere a rilievi risibili come l’età o le esperienze politiche, che

Non ritiene che il voto al comune di Reggio Calabria possa essere un elemento distorsivo per il suo effetto di trascinamento? Le due questioni, quella comunale e quella regionale, devono marciare distinte, anche perchè è passato molto tempo in un balletto indecente sulla data delle elezioni regionali con annesse primarie si primarie no!. Dopo il disastro del modello Reggio, denunziato per tempo in solitudine, non si può che aprire una pagina nuova. La partita regionale risponde anche a logiche diverse ma la pesante eredità di Scopelliti lascia poche chance al centrodestra a meno che il centrosinistra non sia votato al suicidio. Quale sarà lo scenario possibile nel quadro di offerte politiche alle prossime elezioni regionali? Non vi è la possibilità di un terzo? Credo che la partita si giochi ancora una volta tra i competitor tradizionali per l’occupazione regionale. L’elettorato ha mostrato una grande mobilità negli ultimi confronti elettorali, ma la politica non ha saputo cogliere la sfida e preparare un vero e proprio progetto alternativo. In particolare il movimento 5 Stelle ha rappresentato un grande moto di protesta e di opposizione al sistema senza riuscire a proporsi come soggetto alternativo credibile privo com’è di un progetto alternativo e di una classe dirigente idonea che non nasce dalla sera alla mattina. Cosa significa controllo del potere regionale? Occupazione del potere fine a se stessa. Noi come socialisti riformisti vogliamo caratterizzarci per la nostra capacità di proposta, stimolare il nuovo esecutivo ad attuare una vera svolta nella gestione della cosa pubblica in Calabria, programmare le risorse e lo sviluppo. Vi sono molti problemi sul tappeto che richiedono un intervento drastico, anche con la nuova riforma del Titolo V della Costituzione. Bisogna eliminare vincoli e veti che impediscono la realizzazione delle gradi infrastrutture, valorizzare le potenzialità che offre il territorio a partire dalla difesa e messa in sicurezza dello stesso, c’è agro-industria ed il turismo. Il porto di Gioia Tauro, grande opportunità ma anche occasione mancata perché vittima di una concessione in regione di monopolio a un’unica società marittima che ha reso massimi i suoi profitti e minimi i vantaggi per le comunità ed i territori circostanti. Proposte che renderemo pubbliche in campagna elettorale assieme a quelle sul funzionamento degli organi regionali, sui bilanci e sulla riduzione drastica dei costi della politica...

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La Calabria e il Sud senza più banche di Oreste Parise

Alla fine la Banca Popolare di Crotone sparisce... È solo una questione formale, la fine di un equivoco che ha alimentato a vuoto le speranze del Mezzogiorno. Di fatto la Banca Popolare di Crotone era già sparita da lungo tempo poiché apparteneva completamente alla Banca Popolare dell’Emilia e Romagna. Si era voluto salvare solo il nome ma nella sostanza non c’era più da tempo. Per la verità non restava solo il nome. Vi era comunque un presidente, un consiglio di amministrazione che gestiva un potere anche se sotto la stretta sorveglianza della casa madre. A questo si aggiunga una struttura dirigenziale. Questo era vero - e solo in misura molto limitata - all’inizio di questo percorso che potremmo chiamare calvario del sistema creditizio meridionale. Si è probabilmente cercato di stemperare il clima di ostilità che una scomparsa improvvisa ed immediata di questi istituti storici avrebbe provocato. L’impegno meridionalista era il fumus dietro al quale si nascondeva il completo controllo del mercato del credito meridionale. Ma tutto ciò è avvenuto con la compiacenza, per non dire con la complicità, dei sindacati che hanno sempre accettato i diktat imposti dai gruppi bancari che hanno depredato il Mezzogiorno. Questo mi sembra ingiusto, perché i sindacati hanno svolto il loro mestiere. Hanno sempre operato - direi anche egregiamente - nell’ambito della loro funzione di difensori dei livelli occupazionali, tentando anche di tutelare i territori in cui le Banche meridionali operavano. Si sono impegnati al massimo a difesa dei lavoratori e dei loro diritti. Non sempre con pieno successo, certamente, ma questo anche per colpa anche del disinteresse dell’opinione pubblica e per la totale assenza di qualsiasi impegno della classe politica. Con la fusione per incorporazione della Banca Popolare del Mezzogiorno nella Banca Popolare dell’Emilia Romagna, prevista per fine novembre 2014, terminerà la fase di spoliazione dei “grandi” istituti di credito calabresi. Le proteste si sono limitate a qualche sporadico piagnisteo, ma è mancata una visione prospettica e programmatica sul ruolo e la funzione del sistema bancario nel Sud. La sua scomparsa si sente in maniera particolare in questo momento di crisi acuta, poiché mancano gli attori in grado di costruire una ipotesi di rilancio dell’economia meridionale. Non vi è più alcuna presenza di un centro decisionale finanziario nel Mezzogiorno? Vi è solo qualche presenza simbolica e residuale, come la Carime e lo stesso Banco di Napoli. Istituti meridionali nel nome ma di fatto di proprietà di grandi gruppi bancari del Nord, che rispondono naturalmente a logiche e criteri di efficienza e produttività di Gruppo. L’organizzazione a grappolo di questi gruppi serve solo ad aumentare il livello di burocratizzazione, con annessi costi legati alla presenza di un management e, soprattutto, di Consigli di Amministrazione spesso non in grado di decidere nulla - ma di fatto non hanno alcun potere e autonomia per incidere sul processo economico meridionale. Ad esempio, già con il trasferimento su Bari di tutti gli uffici di Direzione Centrale, ubicati su Cosenza, i centri decisionali di Banca Carime avevano lasciato la Calabria. Oggi anche la sola richiesta di migliori condizioni, per non parlare di operazioni di natura creditizia, devono - nella migliore delle ipotesi - passare per l’approvazione degli uffici di Bari essendo le strutture territoriali prive, di fatto, di ogni delega. Quali sono a questo punto gli effetti sull’economia del Mezzogiorno? Le banche costituiscono il sistema nervoso del-

È rimasto solo lo sportello Il grande sistema del credito abbandona il Mezzogiorno, quantomeno non lascia più qui i centri di controllo L'ultima in ordine di tempo a "traslocare" è stata la vecchia Popolare di Crotone, ora nelle solide mani degli emiliani del gruppo Bper Intervista a Emilio Contrasto, segretario generale nazionale e segretario responsabile Gruppo Ubi Banca di Unità sindacale Falcri-Silcea

calabresi sono stati privati delle più importanti istituzioni creditizie. È veramente desolante sentire poi, in occasione di eventi più o meno “solenni”, esponenti politici meridionali che - con l’enfasi che l’evento richiede - dichiarano di volersi adoperare per accorciare la distanza tra Sud e Nord. Ma come è possibile fare ciò senza adeguata assistenza economica e soprattutto finanziaria? Come è possibile rilanciare l’economia calabrese, lasciando sole le imprese e senza supportare la capacità di spesa delle famiglie? Dove sono gli strumenti di supporto “ad hoc” (esempio Cofidi e reti di imprese) che la politica avrebbe dovuto mettere in campo o aiutare a costituire per supportare concretamente e non in modo clientelare il modo produttivo meridionale? Si dice la speranza è l’ultima a morire, in Calabria è già stata sepolta? I grandi banchieri, tra l’altro, oltre a privare il Mezzogiorno dei centri decisionali dei storici marchi bancari, perseverano nella spoliazione dei territori del Sud attraverso anche la chiusura di sportelli, l’abbattimento dei livelli occupazionali, l’inevitabile e conseguente abbassamento dei livelli qualitativi e quantitativi di servizi destinati a imprese, famiglie ed Enti e, ovviamente, il “credit crunch” che oramai è diventato un elemento fisso e non ciclico per la Calabria. Unisin continuerà nella battaglia a difesa dei livelli occupazionali e delle professionalità tra i bancari e a difesa dei territori calabresi e meridionali, auspicando una vera presa di coscienza da parte della politica che da troppo tempo ha abdicato al proprio nobile ruolo che è quello di adoperarsi per lo sviluppo anche economico e produttivo dei territori rappresentati.

l’economia e hanno una funzione determinante nel processo si sviluppo economico. La Calabria non ha più una propria Banca con potere decisionale, al di là di alcune Banche di Credito cooperativo che per propria natura non possono sobbarcarsi il peso e la responsabilità di assistere l’intero territorio calabrese. Più volte, in questi ultimi vent’anni, abbiamo denunciato come le grandi banche italiane, gradatamente, avessero iniziato un percorso di smobilitazione dai territori calabresi e meridionali più in generale, con grande nocumento per l’economia di questa fetta d’Italia, già pesantemente colpita da criticità storiche strutturali. Come si è verificato concretamente questo processo? La spoliazione è stata perseguita senza colpo ferire, nel silenzio tombale della politica evidentemente “in altre faccende affaccendata”. In sostanza, i territori Emilio Contrasto

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Unindustria Calabria

La Magna Grecia per ripartire Confinustria Crotone compie vent’anni e propone il territorio pitagorico come attrattore turistico alla presenza del presidente nazionale Squinzi Ripartire dalla Magna Grecia per promuovere lo sviluppo del territorio crotonese e dell’intera Calabria, trasformandolo in uno straordinario attrattore turistico. È l’appello che ha lanciato il sistema confindustriale calabrese in occasione del convegno che si è svolto all’hotel Lido degli Scogli della città pitagorica, organizzato da Unindustria Calabria per celebrare il ventennale di Confindustria Crotone. Il convegno, dal tema “Noi ripartiamo. Sinergie dalla Magna Grecia”, che ha registrato la partecipazione dei massimi rappresentanti istituzionali del territorio, di numerosi imprenditori e stakeholders, è stato concluso dal leader nazionale di Confindustria, Giorgio Squinzi. Dando il via ai lavori, il direttore di Confindustria Cosenza, Rosario Branda, che ha moderato il convegno, ha sottolineato che «si tratta della prima iniziativa di respiro nazionale di Unindustria Calabria. È stato organizzato a Crotone questo appuntamento non soltanto per i vent’anni dell’associazione ma anche perché è stata la prima città industriale della Calabria che porta i segni della crisi di un certo modello industriale con la testimonianza della necessità di affrontare in maniera complessiva il nuovo modo di fare industria. Il tema scelto è quello del turismo perchè è trasversale e dà ricchezza se si lega al territorio». Dopo i saluti istituzionali del presidente della Provincia Zurlo, dell’assessore Contarino per il Sindaco Vallone e la lettura del messaggio pervenuto dalla presidente f.f. della Regione Calabria

Stasi, è stato il presidente di Confindustria Crotone Michele Lucente a porgere il saluto di benvenuto al presidente Squinzi, agli ospiti ed ai colleghi presidenti del sistema confindustriale calabrese, Natale Mazzuca, Antonio Gentile, Andrea Cuzzocrea, Daniele Rossi ed al presidente di Confindustria Calabria, Giuseppe Speziali. Presenti anche i rappresentanti della Piccola industria, guidati in Calabria da Aldo Ferrara e molti dirigenti delle associazioni industriali territoriali, tra cui i direttori Daniela Ruperti, Dario Lamanna, Anselmo Pungitore e Luigi Leone, i direttori di Confindustria all’Organizzazione e Marketing, Federico Landi ed alle Relazioni esterne, Fabio Minoli Rota. Nella corposa e dettagliata relazione, il presidente Lucente ha sottolineato lo sforzo degli industriali calabresi nel fare sinergie ed ha avanzato proposte concrete per il rilancio dell’economia del territorio, che passano dalla valorizzazione e promozione di culture, competenze e capacità all’istituzione di un tavolo istituzionale con la partecipazione dei Ministeri interessati per la realizzazione della bonifica ed il riutilizzo dell’ex area industriale. «Mai come in questo momento - ha sottolineato il presidente Lucente - quell’area Sin potrebbe assumere un ruolo determinante per la ripresa economica dell’intera Calabria. Una bonifica attenta ed un programma di riutilizzo cucito intorno alle vocazioni del territorio garantirebbe anni di commessa per l’intero sistema economico regionale e la nascita di posti di lavoro. Ma stiamo concentrando l’attenzione anche sullo sviluppo dell’industria turistica che può offrire una importante opportunità di crescita al territorio calabrese. Non perdiamoci in sterili discussioni su turismo o industria e soprattutto non commettiamo l’errore di volere partire da zero. Piuttosto partiamo dalle eccellenze che abbiamo e facciamole diventare un patrimonio comune. Il territorio calabrese si presenta come una destinazione multi-prodottoche per le sue caratteristiche di base potrebbe significativamente posizionarsi sul mercato turistico sempre più diversificato, con un numero crescente di nicchie che cercano nel turismo esperienze spe-

cializzate. Il turista vive il viaggio sempre più per provare emozioni, autenticità e soprattutto ricordi indelebili. È necessario superare la visione di destinazione come territorio per passare ad una visione di destinazione-motivazione». Il convegno, che è stato moderato dal direttore di Confindustria Cosenza, Rosario Branda, è stato articolato in due tavole rotonde tematiche: “Progettare ed innovare per il turismo” alla quale hanno preso parte Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto; Renato Di Rocco, presidente della Federazione ciclistica italiana; Alberto Mina, direttore delle relazioni esterne e istituzionali di Padiglione Italia Expo 2015; Valerio Santoro della Direzione strategie tecnologiche Rai; Mario Romano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Calabria ed Alessandro Vandelli, ad della Banca Popolare Emilia Romagna, Gruppo Bper. “Muovere e collegare per il turismo” è stato il tema affrontato nella seconda tavola rotonda con Serafino Lo Piano, consigliere di Federturismo; Alessandro Forino, responsabile finanziario di Ustica lines spa; Francesco Lucifero, presidente Bpmezz; Paolo Righi, presidente Fiaip, Giuseppe Speziali, presidente di Confindustria Calabria, Chiara Ravara dell’area Sales & Marketing per Italia, Grecia e Croazia di Ryanair. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nel concludere i lavori, si è soffermato sullo scenario nazionale ed internazionale, commentando gli ultimi dati dell’Ocse e ha fatto ampio riferimento all’analisi economica e sociale del Sud, incitando tutti a non perder tempo per attuare le riforme di interesse per il sistema delle imprese. «Più volte ho ribadito che il Paese è sfiduciato e distratto a causa di una situazione drammatica. Il momento è delicato, ma ritengo che l’unione fa la forza e questo ci consentirà di uscire da questa situazione - ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Bisogna riacquistare fiducia perché è con essa che si rimettono in moto gli investimenti. Servono riforme - ha aggiunto - che vedano l’industria al centro dello sviluppo. Bisogna rilanciare la manifattura industriale con l’industria al centro della politica economica, così come aveva fatto la Commissione europea, e mi auguro che la nuova continui su questo terreno. Il nostro Governo, così come l’Europa, faccia scelte per la competitività delle imprese e per gli investimenti. Sono questi gli interventi necessari che stentano ad arrivare da troppo tempo. La cura contro la crisi non può essere che quella delle riforme e della semplificazione del Paese a tutti i livelli».

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