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numero 8 - Anno 12 Sabato 23 Febbraio 2013
settimanale d’informazione regionale
Una delle piazze traboccanti di folla riempite da Beppe Grillo in questa campagna elettorale
Voce 6a Giornata nazionale Braille ai giovani Quel mondo che non vuol vedere www. mezzoeuro.it
Radioterapia d'eccellenza a due passi da noi
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Il legno storto
Ora c’è da chiedersi: quale Italia verrà fuori dal voto elettorale? Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
Ediratio editore Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana
n. 12427
Il Paese che domenica e lunedì si recherà alle urne, con una area di astensione più p meno ampia, è da sperare che sia quello che non porti con sé l’“avviso” pervenutogli dal solito mago della comunicazione elettorale(ingegnoso creatore di spot) col quale gli si danno indicazione su come riscuotere la restituzione dell’Imu 2012; è davvero auspicabile che siano pochi quelli che credono che quell’operazione non sia semplicemente uno specchietto per le allodole ma venga realmente portata a termine e senza aggravio per le casse dello Stato o comunque come un atto di giustizia riparatrice. Se questo gioco di inganni avrà fatto presa e all’amo abboccherà il bombaccione, il credulone, in che misura si vedrà già lunedì pomeriggio, ancora una volta la politica irresponsabile e avventurosa sarà stata vincente ed il Paese che si è prestato a tutti gli spericolati raggiri avrà avuto quel che si merita. Il Paese che avrà scelto di andare al voto, superando incertezze e delusioni, porterà con sé una buona carica di astio e le sue opzioni possono essere diverse: ha di fronte diversi tipi di populismo, la carta illusionistica del grande affabulatore, il centrismo della formula tecnico-politica, il modello di governo di una Sinistra cauta e mitigata, tante rappresentazioni insomma di una Italia degli ultimi decenni. Secondo il segno che verrà su questo o quello spazio sulla scheda, il Paese che ha espresso il suo voto ci consegnerà il governo di domani, ci dirà quale Italia siederà in Parlamento. E dal giorno dopo, quando si potrà anche calcolare chi di più è riuscito a scuotere la cassetta dell’astensionismo, quando potremo valutare l’ampiezza della spinta di Grillo e la presa che ha potuto avere l’illusionismo berlusconiano, capiremo meglio allora in quale Italia politica ci toccherà vivere i prossimi anni
di Franco Crispini
Per un vincente centro-sinistra saranno giorni difficili e le battaglie che dovrà affrontare con le truppe portate in Parlamento, ammesso che quel luogo istituzionale sarà ancora il centro di un serio dibattito politico, si presenteranno assai dure. L’immagine del Parlamento quale ci verrà data dal voto di domenica e lunedì bisognerà vedere quanto sarà edificante: specie per ciò che riguarda la maggioranza in Senato,oltre che naturalmente per il suo profilo umano, l’Italia meno avveduta ed immatura potrebbe avere la meglio. Ecco la questione è tutta qui: prevarrà col voto quella parte del Paese credulona, becera, banderuola, che condannerà l’altra parte a dover subire nuovi affronti al buon governo ed alla crescita morale e civile, oppure il voto sarà espressione di una Italia responsabile, “giusta”, matura, che sa tenersi lontana da tutte le forme di populismo ed istrionismo, che ha cercato e voluto chi si è tenuto lontano dalle buffonate e dalle fandonie, chi potrà garantire il possibile, chi assicurerà un governo non avventuroso, un pieno rispetto della Carta costituzionale? L’avanzata del M5S di Grillo, facilmente ipotizzabile dopo che vi è confluito tutto il fiume dell’antipolitica, dovrà costituire un avvertimento più che fermarsi ad essere, in Parlamento, dove avrà una cospicua presenza, una ambigua sponda per chissà quali invereconde operazioni. Questo pezzo di Italia che si è mosso dietro Grillo e che esce premiato dalla scelta elettorale, dovrà davvero essere una corda al collo per la parte politicamente e civilmente buona del nostro Paese? Si rischia, con Berlusconi e Grillo, due grosse sponde parlamentari, di avere comunque dei macigni sulla strada dello sviluppo interno e della integrazione europea. Lo scenario del dopo voto farà nascere molte inquietudini e preoccupazioni anche nel caso che la “Italia giusta” non sarà stata mortificata.
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Le nuove frontiere della salute
La lotta ai tumori ha un’arma in più «Permette di trattare in modo preciso e non invasivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e utilizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti consente di ottenere dei risultati terapeutici migliori». È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà della Body Radiosurgery (radiochirurgia o radioterapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecniche più evolute di radioterapia oncologica. Il Malzoni Radiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attualmente il centro con la più alta casistica di trattamenti e ri-trattamenti radiochirugici e di radioterapia stereotassica.
Fondato nel 2004
all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e convenzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgery vanta la più alta casistica europea per il trattamento radioterapico stereotassico delle patologie oncologiche epatiche e polmonari «ma questa terapia - precisa il dottor Scotti, direttore del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica - può essere applicata anche a lesioni che interessano altri distretti corporei come il mediastino, il pancreas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago, i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto, prostata». La Body Radiosurgery si pone ormai come valida alternativa alla chirurgia tradizionale soprattutto quando questa non possa essere effettuata; trova indicazione per quei pazienti in cui i tumori sono diventati resistenti alla chemioterapia o che hanno già effettuato una radioterapia convenzionale. «Controllando i movimenti dovuti alla respirazione - spiega il dottor Scotti -, individuando in maniera precisa il bersaglio da colpire ed effettuando un controllo costante della terapia, il risparmio dei tessuti sani è massimo, evitando gli effetti collaterali della radioterapia convenzionale. Il trattamento radioterapico stereotassico ha dimostrato una tollerabilità elevatissima ed essendo effettuato in regime di “day hospital”, ossia senza la necessità di un ricovero, permette al pa-
Il Dott. Valerio Scotti descrive vantaggi e possibilità della Body Radiosurgery una nuova opzione terapeutica per la cura del cancro :«La precisione millimetrica consente nuovi trattamenti»
Acceleratori lineari In basso, un telaio stereotassico Nel box in alto, Paola Belfiore amministratore delegato del Radiosurgery center
ziente di riprendere subito le proprie attività quotidiane». A conferma della validità di questa risorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono in fase di pubblicazione studi che vedono nella Body Radiosurgery risultati pari e sembra addirittura superiori in termini di sopravvivenza globale e controllo locale di malattia. Solitamente, invece, è usata come un’alternativa alla chirurgia tradizionale «costosa, difficile e che richiede un lungo periodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tecnologia, insieme alla grande e pionieristica esperienza degli operatori, consente una precisione di trattamento millimetrica, valutando durante l’irradiazione il movimento interno degli organi e del tumore dovuti alla respirazione». La Malzoni Radiosurgery di Agropoli ha due acceleratori lineari di ultima generazione che permettono si eseguire anche una radioterapia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Ad del Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa anche alle terapie tradizionali. I due acceleratori lineari, così come i bunker, sono due macchinari gemelli. Tale caratteristica consente di affrontare l’eventuale blocco di una delle due sorgenti, semplicemente trasferendo i piani terapeutici da un acceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poi nel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobiologico (cellkilling) superiore delle singole sedute (radioterapia ipofrazionata) associata al risparmio dei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotassici) ci consente di trattare lesioni anche in distretti delicati come fegato, vie biliari, pancreas e di effettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesioni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica stereotassica che con tecnica convenzionale. Sono stati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tutte le zone corporee (testa-collo, torace, addome, pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fegato, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiega il dottor Scotti, responsabile del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica del Malzoni Radiosurgery Center.
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Centrale di Saline Ioniche, una partita senza esclusione di “colpi”
Quel carbone che sporca le mani Dal settimanale Sette del Corriere della Sera del 22 febbraio 2013 di Isidoro Trovato
Ci mancava anche il cortometraggio firmato alla regia da Mimmo Calopresti. Una pellicola voluta da Greenpace per protestare contro le centrali a carbone. Ennesima dimostrazione di quanto sia attuale il tema che riguarda energia a basso costo e inquinamento. Ora più che mai visto che il costo stratosferico raggiunto dal petrolio rende il business del carbone appetibile e molto remunerativo. Non a caso a Saline Joniche (in provincia di Reggio Calabria), lontano dalla ribalta dei media, si sta giocando una partita senza esclusione di colpi per la realizzazione di una centrale a carbone. A volerla è Repower, multinazionale svizzera dell’energia che ha rilevato una zona tristemente nota ai calabresi: l’area dello stabilimento ex Liquichimica. Recentemente la Sei, titolare del progetto ha comunicato che l’azionista di maggioranza, Repower, ha concluso un accordo contrattuale per la cessione del 37,5% a un altro operatore del settore energetico. Quella dell’ex Liquichimica è una storia emblematica dell’Italia meridionale degli Anni 70: quel polo chimico doveva produrre bioproteine per mangimi animali, ma venne chiuso dopo 48 ore dall’apertura. Il tempo necessario per giustificare una spesa di 1.300 miliardi delle vecchie lire arrivate a inondare il territorio reggino e ingolosire la ‘ndrangheta che utilizzava il porticciolo del polo chimico per i suoi traffici di droga e armi. Su quella superficie di circa 700 mila metri quadrati Repower ha costruito un progetto architettonico (che prevede la realizzazione di due unità gemelle) affidato a due firme prestigiose: quella dell’architetto Italo Rota e quella del paesaggista Andrea Kipar. Obiettivo primario, fare in modo che l’area destinata alla centrale sia integrata con il territorio e la collettività. «Abbiamo deciso di avvalerci di nomi noti che riuscissero a trasmettere la nostra ricerca di sostenibilità ambientale, cultura e tradizioni locali, con ampi spazi verdi e vivai didattici», afferma l’amministratore delegato di Repower Italia Fabio Bocchiola, «un “parco enzimatico” in grado di lavorare l’energia». Il progetto, giudicato una delle dieci eccellenze tecnologiche mondiali del settore, è stato premiato alla Mostra internazionale di Torino sia alla Triennale di Milano. Burocrazia. Ma, aldilà dei riconoscimenti non si sa ancora se la centrale verrà effettivamente realizzata. L’iter burocratico è lungo e macchinoso. Per costruire l’impianto è necessaria l’autorizzazione unica con il parere positivo vincolante di 4 soggetti: il ministero dell’Ambiente e i Beni culturali, per il rilascio della Via (valutazione d’impatto ambientale), il ministero dello Sviluppo economico e infine la Regione. «A giugno scorso il nostro progetto ha ottenuto la Via, con parere positivo dell’Ambiente e contrario dei Beni culturali, è dovuto intervenire Monti, in quanto presidente del Consiglio, per l’approvazione definitiva». L’ostacolo più duro i dirigenti di Repower lo stanno trovando nella Regione Calabria, fermamente contraria all’opera: «La politica calabrese è molto frammentata e ciò rende difficile trovare un in-
Sul progetto aleggia anche lo spettro della 'ndrangheta Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri si dice certo che la mafia reclamerà una tangente del 4% su questo progetto e che s'intrometterà nell'assegnazione degli appalti terlocutore», sostiene Bocchiola. «È deprimente pensare che, benché il nostro progetto, con un investimento di circa 1,5 miliardi di euro, avrà delle ricadute socio-economiche significative sul territorio, la Regione Calabria non abbia mai considerato seriamente il piano e non mi abbia mai neppure ricevuto per discuterne». La realizzazione di una centrale a carbone però non poteva che far sorgere pareri discordanti e in tal senso la Regione Calabria è ben spalleggiata. Nel fronte dei No infatti si schierano anche Legambiente, il Wwf e le altre associazioni ecologiste. Queste sostengono che gli impianti a carbone hanno un impatto 5 volte maggiore sull’ambiente circostante rispetto a quelli a gas. Inoltre, una recente ricerca scientifica condotta da Greenpace ha dimostrato che, in Italia, le morti associate al carbone sono 1 al giorno e i costi ambientali e sanitari ammontano a 1,7 miliardi di euro all’anno. L’amministratore delegato difende così il progetto di Saline Joniche: «Non eravamo massimi esperti di carbone, quindi, per assicurarci che la centrale non avesse ricadute né sulla salute della popolazione né sull’ambiente, ci siamo rivolti all’Istituto di ricerca farmacologiche Mario Negri di Milano.
Il professore La Vecchia, capo del laboratorio di Epidemiologia generale, ci ha assicurato che non vi sarà nessun impatto sulla salute umana. Il passo successivo è stato capire l’effetto sulla ecologia». Insieme all’interesse però crescono anche le proteste: Legambiente sta portando avanti da tempo una battaglia contro la centrale e i suoi livelli di CO2. È un sistema in assoluto equilibrio. Oggi si sente parlare tanto di “carbone pulito”, ma l’immagine rimane sempre quella di un materiale “sporco e nocivo” e in tempi di Ilva, di inquinamento ai massimi livelli e spregiudicate operazioni di marketing da parte dei player dell’energia, resta il dubbio che il “clean coal” sia un’invenzione. «Il carbone pulito non esiste», ammette il manager di Repower, «sono le nuove tecnologie che puliscono maggiormente il carbone che assicurano un abbattimento dei livelli delle polveri, dei monossidi di carbonio e di CO2, e portano al miglioramento dell’efficienza degli impianti: con lo stesso carbone si produce più o meno una volta e mezzo l’energia di 10 anni fa». Poi c’è carbone e carbone: «Nella scelta della materia prima siamo dei veri e propri gourmand, ci piace quello con al massimo l’1% di zolfo». La mafia in agguato. Ma i problemi di Repower per la costruzione della centrale non si esauriscono qui, sul progetto aleggia anche lo spettro della ‘ndrangheta. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri (noto per la sua attività di contrasto alla criminalità organizzata), si dice certo che la mafia reclamerà una tangente del 4% su questo progetto e che s’intrometterà nell’assegnazione degli appalti. «Noi di Repower abbiamo un diktat preciso e chiaro in materia», afferma Bocchiola. «Ci siamo già attivati per il patto di legalità, anche se, al momento, tutto questo mi sembra prematuro e non possiamo certo definirci delle prede». Ma quello spazio è già stato territorio operativo della criminalità organizzata che forse, chissà, lo sente ancora un po’ suo. Criminalità organizzata, questione meridionale, sviluppo, energia e speculazioni. La vicenda offre mille risvolti in chiaroscuro. Ma la sfida più alta resta una: toccare il carbone senza sporcarsi le mani.
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Sabato 23 Febbraio 2013
Siamo arrivati all’ultimo giro
Un Grillo per la testa
Non l’ha inventato lui il nuovo o comunque il diverso che irrompe alla porta, ora non esageriamo. Ma l’ha raccolto, l’ha organizzato, l’ha formattato per usare un termine caro al mondo dei pc che è stato in parte la sua fortuna. Con la paletta della battuta e del grido disperato ha concentrato sputi di società incazzata in striscioni, slogan, idee popolari e popolanti più che populiste. Li ha fatti correre a vuoto dove ha voluto seminando curiosità e gestendo senza entrarci direttamente tutti i media. Ora che questa percezione, la sensazione forte che Belle Grillo fra poche ore prenderà a sberle gran parte dei partiti tradizionali, ha smesso di viaggiare sui canali criptati della politica nazionale è s’è via via trasferita nelle periferie depresse delle sterminate province, sembra di vivere il conto alla rovescia di un gran casino. Un grandissimo casino. C’è silenzio dalle segreterie regionali e provinciali dei big di partito. C’è una strana sensazione se ti avvicini alla porta. C’è un umore disturbato, controverso, poco reattivo. Come si fosse distribuita una depressione egualitaria senza né vinti né vincitori, equidistante nella sua spietata nettezza. Slogan a parte, e frasi di comodo come uscita di sicurezza, non parla più nessuno, più nessuno pare avere niente da dire. La furia non è di Beppe Grillo ma di chi in lui e attraverso di lui vuole dare due calci nel culo a chi s’è seduto sulle sedie quasi fino a prenderne le strisce sul sedere. Non è Dario Fo a segnare una svolta storica salendo su un palco che non è mai stato di colore diverso dal rosso per lui la svolta storica è che que-
C'è poco da dire, forse in questa misura non se l'aspettava nessuno La grande paura dei partiti tradizionali c'è tutta e ormai non la nasconde più nessuno sto tutto sommato è passato come dato acquisito senza soffermarsi più di tanto. È come se Grillo aprendo il rubinetto dell’acqua calda (questo tutto sommato si è inventato) non avesse fatto altro, con genio sopraffino, che usare la suola delle scarpe di tutti per mandarli a casa. A tutti i livelli e per tutti i gusti. L’acqua che si fa energia quando viene trattenuta da una diga è metafora riduttiva se rapportata a quello che ha combinato scientificamente Grillo ed è puerile chi lo attacca con la storia delle parlamentarie decise sul web. Non è questo il punto, non è mai stato questo. Poteva pure candidare dei marziani, poteva sceglierseli su marte, con i videogiochi, tanto nessuno ci avrebbe fatto caso. Non conosciamo il nome di nessuno dei candidati effettivi del Movimento cinque stelle, forse nessuno ne conosceremo mai. Grillo è uno sputo in faccia senza ricevuta di ritorno, senza impegno, senza assillo
di dover chiedere conto. È lo stesso Grillo che non pensa minimamente di dover avere l’assillo di governare un bel niente ed è lui per primo che sa bene che dopo questo giro gli resta un film o un libro documento a cui far fare il giro del mondo. Non è il gestire la sua missione. Anzi lui non ha missioni perché la sua missione era ed è quella di raccogliere gli orgasmi di rabbia usandoli come clava con l’aggiunta di una interessante novità che è sopraggiunta nelle ultime ore. Ci sono sindacalisti, politicanti delusi, professori di scuola superiore o universitari, impiegati, ovviamente studenti anche impegnati che nelle ultime ore hanno maturato un convincimento. Il voto a 5 Stelle probabilmente come unico marchingegno per tornare poi subito al voto non prima d’aver visto consumare guerre civili all’interno di Pdl, Pd, Udc e via così. Come quello che vorrebbe sparare, non osa chiederlo che lo faccia nessuno, ma opera perché alla vittima predestinata cada al più presto un tetto sulla testa. Così, quasi accidentalmente. Pareva solo Bolzano, Milano, poi Torino, Roma, Campobasso. Poi Napoli, Bari, e comunque roba di altri. Col passare dei giorni e delle ore non c’è politico conterraneo che a bassissima voce non ti confessi che chi più chi meno sarà costretto a prendere sberle di portata storica. E la differenza col passato o con le solite guerre di simboli è che stavolta la schiaffeggiata non arriva da un altro partito che poi attacchi o smonti o compri o annetti al tuo. Arriva da un insieme che non c’è, che non vedi, che non puoi afferrare tanto è innaturale. Quell’insieme è il popolo italiano. Quando per solito va così, con queste premesse, queste anticamere e questi numeri, succede qualcosa di grosso. Volevamo non farci trovare impreparati...
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Sabato 23 Febbraio 2013
È l’ora di calare le carte
La nostra posta in gioco Il sistema elettorale è quello che è, lo abbiamo sempre detto ed è inutile ripetersi. Circolano pochi volantini, pochi fac simili, pochi manifesti. Non c'è stata adrenalina, è mancata la battaglia al dettaglio che è poi il sale di ogni competizione elettorale che si rispetti. In pochi si lasciano trascinare dallo scenario nazionale, da che mondo è mondo è sempre stato il "local" a trainare e con questa legge elettorale semplicemente non ci può essere. Se a questo si aggiunge che i partiti anche locali hanno fatto di tutto per scegliere volti grigi e persino discutibili tanto a destra quanto a sinistra il gioco, purtroppo, è fatto. Abbiamo vissuto una campagna elettorale amorfa, quasi surreale. Eppure, tornando ai gioci conterranei che non si sono mai fermati e che torneranno con vigore da martedì, ci sono alcune situazioni da tenere sotto controllo in questo voto nazionale. Innanzitutto la partita delle partite, visti gli sforzi e le schermaglie. Il Senato in Calabria. Chi lo vince mette un'ipoteca imporrante sul potere regionale. Se lo vincono Scopelliti e Gentile sarà dif-
C'è una partita dentro la partita che si gioca in Calabria. Forse ve n'è più di una. Vediamo di conoscerle da vicino ficile per tutti, anche in un quadro nazionale ipoteticamente apocalittico per il Pdl, scalzare il centrodestra dal governo regionale. Questo addirittura potrebbe valere al quadrato se l'Udc dovesse prendere sberle su scala nazionale configurandosi come una delle poche postazioni di potere puro da preservare. Al contrario, se a prevalere dovesse essere il Pd ribaltando il voto del 2008 e superando anche il potere che può esercitare la macchina della Regione, la spallata all'interregno di Scopelliti e Gentile sarebbe evidente. E all'interno della spallata ci sarebbe poi chi avrà vinto di
più (indubbiamente Mario Oliverio) e chi di meno tenendo conto che difficilmente si potrà attribuire a Marco Minniti qualsiasi successo elettorale. Naturalmente, quanto detto, vale anche al contrario nel senso che nel primo caso come nel secondo chi non avrà vinto al Senato non se uscirà dalla porta di servizio in silenzio ma avrà in qualche modo preso una sberla difficilmente assorbibile. Se ne dovrà tenere conto in un modo o in un altro. Allo stesso tempo sarà assai interessante vedere come terrà il Pdl in Calabria rispetto al dato nazionale se cioè, come ha sussurrato Alfano, qui da noi i numeri terranno. C'è poi la partita del quorum dei socialisti, qui sempre forti. Del Centro democratico di Franco Bruno. Di Sel al Senato, tutt'altro che scontata. Persino del polo di Monti se teniamo conto non è scritto da nessuna parte il superamento del quorum di coalizione per la Camera o dell'8% al Senato. Ci sono nomi e cognomi tanto per un caso quanto per l'altro. E c'è persino, dentro le viscere del centrodestra, la silente guerra intestina tra Pdl e Grande Sud che poi può anche significare la conta intestina tra Scopelliti e Gentile. Che sono alleati e sommano i numeri ma che si possono pure contare in questa occasione. Hai visto mai.
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Appelli civili, la civiltà di un appello Le preoccupazioni fondate che si nascondono sotto il cappello di questa tornata elettorale Che è decisiva, per tutti di Enrico Morcavallo
Da più parti politiche, in questi ultimi giorni di campagna elettorale, si invoca “un voto utile”, cioè una sorta di appello agli elettori per indirizzare il loro voto verso quei Partiti o Coalizioni che assicurino la maggioranza politica al Paese.
Un voto per il Paese Io sono fermamente convinto che parlare di “voto utile” sia errato sotto il profilo giuridico e inopportuno sotto il profilo politico. L'utilità o meno del voto, nel rispetto dei principi costituzionali fissati dall'art. 51, è una libera scelta dell'elettore che può ben essere manifestata in plurime espressioni, quali il voto per una delle liste in competizione, la scheda bianca o sinanco l'astensione, pur censurabile perché realizza un'abiura ad un diritto costituzionale fondamentale. Ritengo, pertanto, più giusto parlare di un voto per l'Italia, per assicurare governabilità al Paese,
per tranquillizzare i governi europei, i mercati finanziari, per progettare un programma di sviluppo per l'Italia. Il governo Monti, una soluzione tecnica emergenziale voluta da tutti, ha colmato i vuoti e soprattutto l'incapacità del governo Berlusconi di controllare la gravissima crisi economico-finan-
ziaria che aveva portato l'Italia ad un livello di pochissimo superiore alla Grecia. Un governo tecnico che ha goduto della fiducia, della credibilità di tutti i partners europei per l'autorevolezza dei rappresentanti di governo. I dati ed i risultati, ora falsati e manipolati ai soli fini propagandistici, sono evidenti ed innegabili sul piano di una ritrovata fiducia sulla ripresa economico - industriale - occupazionale del Paese. Casini e l'Udc hanno immediatamente creduto nella soluzione del governo tecnico, assicurando un sostegno leale e forte, che ora ripropongono in chiave politico-elettorale, con una coalizione nuova che è la perfetta simbiosi di alta tecnica e competenza ed esperienza politica. L'impegno della economia, dell'industria, delle professioni, nelle sue più alte rappresentanze, rappresenta il primo esempio nella storia della politica italiana di un diretto, personale, forte coinvolgimento nelle elezioni. E la speranza, e soprattutto il voto degli italiani e dei giovani, cui in particolare mi rivolgo, è di non farsi ammaliare o fuorviare da voti di protesta da inviti vuoti o, peggio, da promesse false, ma guardare alle potenzialità, su un piano di sviluppo industriale, occupazionale, economico, che un rinnovato impegno che coinvolga i politici, i tecnici, la coalizione del centro, dei moderati, dei cattolici, possa assicurare all'Italia. Non basta gridare contro con espressioni forti ed anche suggestive, invocare il rinnovamento della classe politica, senza alcuna prospettiva, senza futuro, senza proposte, senza programmi seri e praticabili. Dobbiamo invece votare per l'Italia, per il suo sviluppo certo, per il rinnovamento politico che è iniziato con il governo tecnico Monti e deve proseguire con una coalizione allargata che veda, comunque, i centristi al governo del Paese.
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Sabato 23 Febbraio 2013
Con la salute, tutto sommato, non si scherza...
Non sono io ad avere il “dente” avvelenato Dottoressa Loizzo è più doloroso un mal di denti o finire sotto attacco dalla parte politica avversa per questioni di "salute"? «Chi soffre il mal di denti non troverebbe simpatica la sua domanda nel senso che con le chiacchiere si può passare il tempo, specie quelle che ruotano attorno al nulla mentre con il mal di denti si scherza poco per solito. Non ho dubbi. Duole certamente più un dente...» Quindi finire in un comunicato del Pd provinciale, dove la si indica in qualità di coordinatrice del Pdl quale beneficiaria di una struttura ospedaliera creata ad hoc, non le fa nessuno effetto? «Credo che i maggiori effetti li vedrà ritorcersi nei loro confronti nel senso che ho dato mandato ai legali di querelare penalmente questo fantomatico coordinamento provinciale del Pd. Dovrà chiedere a loro la reale portata dell'effetto...» Fantomatico dice? «Certo, fantomatico. Ho chiesto anche formalmente che mi venisse fornito un nome e un cognome ma niente. C'è una manina poco coraggiosa che si nasconde dietro una sigla che di fatto non esiste, non ha codice fiscale, non ha registrazione giuridica. Il coordinamento provinciale del Pd di fatto non esiste. Vorrà dire che ne risponderà il commissario regionale D'Attorre, naturalmente quando avrà finito la sua gita itinerante per la Calabria...» Ma querela a parte cos'è che trova del tutto insensato in quell'attacco? Lei è professionista dal cognome griffato e garantito, un punto fermo per la città. Ma è anche in politica, è coordinatrice del Pdl... «E quindi? Dove sta la contraddizione in termini? La politica nel mio caso è passione, pura passione. Qualcuno è in grado forse di dimostrare che traggo vantaggi professionali dalla mia attività politica? Nessuno, mi dia retta. Semmai il contrario nel senso che sottraggo ore preziose al mio lavoro e al mio studio privato che non ha certo bisogno dei partiti per reggersi». Ma la sostanza è quel dipartimento "complesso" di Odontoiatria all'Annunziata. Si poteva o non si poteva istituire? «Certo che sì. Solo chi è scarsamente informato per sua consuetudine, o accecato dalla viltà politica di basso livello, può dire il contrario. Facciamo un po' di chiarezza. Intanto parliamo di denti, di sofferenza allo stato puro, di segnali minimi di civiltà. Il cosiddetto Tavolo Massicci non ha mai dettato ordini o divieti per la semplice ragione che non è nato per questo. Non rientra tra le sue prerogative. È un organismo di coordinamento e di amplificazione tecnica delle linee guida dettate dal ministro Balduzzi alle Regioni, come la nostra, che patiscono il piano di rientro della sanità. Con il decreto 18 e 106 il governo e quindi il Tavolo concedono la possibilità che negli ospedali Hub, come l'Annunziata per esempio, è possibile istituire unità complesse di una serie di branche dipartimentali. Tra queste odontoiatria ma non solo. L'azienda ospedaliera di Cosenza recepisce i decreti e istituisce la struttura complessa di odontoiatria. Mi spiega lei dov'è l'anomalia?» Che il primario sia lei, questo intravede di anomalo il "fantomatico" coordinamento del Pd..
Simona Loizzo, finita al centro degli attacchi del Pd cosentino per l'istituzione del reparto di Odontoiaria complessa dell'Annunziata non porge l'altra guancia ma non sparge nemmeno benzina sul fuoco: aiuto e aiutiamo chi se la passa peggio a potersi curare la bocca, i dentisti privati costano troppo. Ma non toccava alla sinistra doversi occupare dei più deboli? «Ma quale primario, lasci perdere. Parliamo del nulla. Oggi è una carica solo potenziale, virtuale, non esiste. Semmai ci sarà dovrà venire fuori da un concorso fra un paio d'anni e il fatto che in questa fase da interregno dall'istituzione al concorso sia stata indicata io come responsabile lo ritengo, mi perdoni la franchezza, il minimo». Il minimo dice? «Certo, e le spiego il perché senza falsa modestia. 15 anni fa Cosenza aveva l'unità complessa di odontoiatria. Era un'eccellenza, un faro. Un punto fermo. Poi il nulla, grazie naturalmente alla miopia e alla grettezza della politica conterranea. Indovini come si chiama il dentista che dal nulla che c'era ha comunque creato e supportato un dipartimento "semplice" di odontoiatria all'Annunziata» Non so come si chiama. Me lo dica lei. «Si chiama Simona Loizzo. Dal nulla mi creda, dal nulla. 15 anni fa se bussavi alla porta dell'ospedale con un mal di denti ti rimandavano al mittente, cioè a casa. Ha capito di cosa sto parlando?». E poi, da allora? «Poi arriva il regno di Loiero e di Petramala e io non solo vengo con-
fermata al mio posto con pieno sostegno dai manager quanto, il governatore dell'epoca, mi inserisce pure nella commissione tecnica di odontoiatria pubblica. Insomma dal niente tiro fuori un dipartimento che la sinistra al potere naturalmente mi conferma. Oggi il governo dà direttive per poter istituire l'unità complessa e chi dovrebbe essere chiamato a dirigere il traffico se non la sottoscritta? Ma non è questa la cosa che mi fa più male di questa faccenda, ce ne sono almeno un paio che non mi scendono». Quali? «Che parliamo di gente debole, di emarginati. Spesso di disabili. Parliamo di dolore vero, di una carezza. Se non fa questo la sanità pubblica mi chiedo a cosa serve ancora. Con quello che costa oggi andare dal dentista privato non le sembra un vanto poter offrire comunque un centro dignitoso anche gratuitamente a tutti dentro l'ospedale di una città così importante come Cosenza? Questo mi fa male. La polemica sulla pelle di chi è già sconfitto dalla società, di chi non ha soldi per andare dai migliori dentisti della città. Ma non era la sinistra un tempo che diceva di volersi occupare di loro, dei più deboli?». E la seconda delle cose che non "scendono"? «Che non c'è più, o c'è poco, la Cosenza del rispetto trasversale. La Cosenza orgogliosa del suo passato, fiera delle proprie cose. Penso al cognome che porto, a mio padre, il pediatra che ha davvero "allevato" i figli di una città. Penso alla sua commozione quando mi parla dei primi passi dell'Annunziata e penso alla mia di commozione quando giorni fa a tarda sera ho visto materialmente nascere il Dea, lo aspettavano tutti dal '95. Questo mi fa male. L'orgoglio e la fierezza fatti a pezzi sul tavolo della propaganda politica. La statura dei politici cosentini del passato non se le consentiva certe fesserie». Già, la politica. Siamo arrivati al fine settimana del voto e non le chiedo come va a finire ovviamente. Ma ci tolga una curiosità invece. Il Pdl è uno solo o ce ne sono almeno due, specie a Cosenza? «So dove vuole arrivare e le rispondo con nettezza. Non c'è mai stata nessuna conflittualità tra il senatore Gentile e il governatore Scopelliti. Che io sappia mai. Oggi poi l'unità di intenti è totale. Chi spera nel contrario può rassegnarsi». Domenico Martelli
Simona Loizzo
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Sabato 16 Febbraio 2013
La misura pare proprio essere colma
L’ultima goccia che fa traboccare la fiala
di Rodolfo Gualtieri*
La misura è colma. La Cisl medici ritiene che l’atteggiamento mantenuto da questa direzione strategica nelle relazioni sindacali con la dirigenza medica, con tutti i propri dipendenti e financo nei confronti dei cittadini del proprio bacino d’utenza, abbia superato qualsiasi limite di tollerabilità. In questi anni stiamo assistendo ad un lento ed inesorabile degrado dell’intero tessuto sanitario nazionale che nella nostra provincia diventa sistematico smantellamento. Se nell’intero Paese le lancette dell’orologio delle relazioni sindacali sono tornate indietro di svariati decenni, nella nostra azienda siamo arrivati a far risalire la sabbia della clessidra. Si spostano strutture da un dipartimento ad un’altro, si chiudono strutture complesse senza ricollocare adeguatamente, come previsto dalla normativa, direttori e dirigenti medici, si inventano nuove strutture complesse con nuovi direttori, si spostano dirigenti da una struttura ad un’altra in barba a qualsiasi normativa, si stravolge qualsiasi organizzazione del lavoro di intere aree aziendali, si spostano fondi retributivi della dirigenza Sanitaria su altre voci di bilancio e tutto questo senza neanche l’ombra di quel minimo che la legge prevede e rispondente al nome di “informativa”. L’elenco delle cose che il sindacato ha dovuto sopportare nel nome dell’emergenza economica e del Piano di rientro è inenumerabile. La riorganizzazione che, attraverso i tagli, avrebbe dovuto portare ad una gestione più economica ma anche più efficiente ed efficace, ha visto e vede realizzare solo tagli. Taglio delle strutture, taglio dei posti di lavoro, taglio delle retribuzioni, ma nessun miglioramento di efficacia ed efficienza. La dirigenza medica viene costantemente morti-
La Cisl medici ritiene che l’atteggiamento mantenuto da questa direzione strategica nelle relazioni sindacali con la dirigenza medica, con i dipendenti e con i cittadini abbia superato qualsiasi limite di tollerabilità ficata ed utilizzata come alibi dell’inefficienza generale. Viene mortificata nei diritti di poter lavorare nella tranquillità di vedere i frutti del proprio lavoro e del riconoscimento del merito. L’avvocato Gangemi, nel giorno del suo insediamento come commissario prima e direttore generale poi, nelle sue dichiarazioni alla stampa, poneva come traguardo primario della sua gestione il riconoscimento del merito. Non ce ne siamo accorti. L’ultima goccia del trasferimento del Pronto soccorso fa traboccare il vaso. Non è in discussione la piena soddisfazione per il raggiungimento di un traguardo, la consegna di locali più idonei e dignitosi ad un’area nevralgica per la nostra azienda quale quella dell’Emergenza, che l’intera Provincia attendeva da anni. Non lo è non potrebbe mai esserlo. È in discussione la progressione a tappe improvvisamente forzate che vanno dall’inaugurazione seguita dal completamento dei lavori, dall’installazione delle apparecchiature pressoché contemporanea all’apertura operativa, e che è sembrato fossero dettate più da scadenze elettorali che
non dalle esigenze dell’utenza. Dopo anni di lavori ed attività sonnacchiose e stanche, improvvisamente è scattata una tempistica da “emergenza catastrofe naturale”. Tutto ciò è passato attraverso: l’improvviso blocco senza alcun preavviso ad operatori ed utenza già prenotata delle attività del Day surgery del presidio di Rogliano; trasferimento immediato di personale da questa attività al nuovo Pronto soccorso; lo stravolgimento dell’organizzazione del lavoro dell’intera area dell’emergenza; lo spostamento immediato di specialisti quali rianimatori, cardiologi, pediatri dalle loro normali mansioni, svolte già in notevole sofferenza, a quelle di supporto al Pronto soccorso; l’attivazione di reperibilità e prestazioni aggiuntive del personale medico e non (ce ne era stata appena comunicata una prossima revisione nell’ottica della Spending Review) con notevole aggravio di spesa. Tutto questo senza la più piccola preoccupazione di “informare” le sigle sindacali. Unica informativa giunta via mail, stranamente contemporanea alla nostra richiesta di convocazione, è la trasmissione della comunicazione dovuta ad enti ed autorità competenti in casi di trasferimento di una attività come il Pronto soccorso, dove le Ooss non risultano neanche in indirizzo. Per tutto ciò e per altro non qui ricordato, la Cisl medici ritiene che questa riunione, convocata a “babbo morto”, come si dice là dove la sanità pubblica funziona, sia un’inutile perdita di tempo, almeno fino a quando questa direzione strategica non dimostri un reale cambio di atteggiamento nelle relazioni sindacali. Pertanto, la nostra sigla, ritira la propria delegazione riservandosi tutte le forme di lotta previste dalla normativa corrente. * I segretario aziendale
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Sabato 23 Febbraio 2013
Quando speculare sulla salute non serve
Siamo i primi a far soffrire di meno Il Centro per la terapia del dolore dell’Annunziata di Cosenza capofila di un progetto nazionale L’Oms riconosce il dolore come uno dei maggiori problemi di salute pubblica che colpisce tutte le fascie di età; il dolore può aggravare e peggiorare un’altra malattia oppure esistere e perdurare da solo. Secondo L’Istat la popolazione italiana presenta una prevalenza del dolore cronico del 21,7% che corrisponde a circa 12.686.335 abitanti Purtroppo la malattia dolore non sempre è riconosciuta o, cosa ancora più grave, il malato con dolore non sempre è creduto generando un dramma che affligge il 21,2% di coloro che colpiti dal “dolore cronico” non sanno a chi rivolgersi per la cura della propria sofferenza. Questo gravissimo problema di identificazione delle strutture e specialisti a cui rivolgersi è un retaggio di cattiva sanità che speriamo venga sconfitto con l’applicazione della legge 38 (15-032010) che nel suo primo articolo declina «il diritto di ogni cittadino italiano a poter accedere alle strutture di terapia del dolore e cure palliative»! Per legittimare nella sostanza tale diritto ogni Regione è chiamata a predisporre una Rete di centri di differente complessità a cui dare il compito di soddisfarre il bisogno di salute delle persone con dolore cronico, eliminando così la discriminazione esistente nelle differenti aree regionali italiane ed evitando le discrezionalità procedurali che hanno caratterizzato la fase pre-legge. Siamo di fronte ad un impronta che dovrà rivoluzionare il nostro sistema di garanzia alla salute; infatti l’attenzione al diritto a non soffrire porrà il paziente in primo piano generando un virtuoso circuito di qualità delle cure nelle stutture sanitarie pubbliche e private che offrirà l’occasione per rendere più appropriate ed efficienti le prestazioni e dunque meno costose. Affinché tale concetto divenga vero e capace di dare risposta alla complessità e rilevanza epidemiologica della malattia dolore, la legge ha predisposto modelli gestionali nuovi ed innovativi,non solo mediante il coinvolgimento di più figure specialistiche ma soprattutto attraverso un ampia e condivisa collaborazione col territorio (Distretti Mmg) e una più capillare e corretta informazione della popolazione. La Regione Calabria impegnata in un piano di rientro ha visto nella legge 38 il manifesto di una nuova sanità in cui l’appropriatezza e l’eccellenza tornino ad essere il riferimento su cui basare la nuova programmazione. Ha deliberato l’uso immediato dei Fondi previsti dagli obiettivi di piano per costruire la Rete di Terapia del dolore e cure palliative ed ha eletto l’Azienda di Cosenza quale capofila del progetto di riorganizzazione strutturale e operativa su scala regionale.
L’ospedale di Cosenza sfida con questo progetto la sua credibilità di dar voce ad una nuova alleanza con la gente e né fa il perno su cui ricostruire il suo sviluppo e la sua evoluzione organizzativa e strategica.
Il dr Francesco Amato, presidente nazionale di Federdolore società italiana dei Clinici del Dolore, responsabile del Centro di Terapia del dolore Hub (delibera n° 11163 del 2 sett. 2011), presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza ha avuto un riconoscimento ministeriale, secondo cui L’Unità Operativa da lui diretta è stata inserita tra le prime cinque Unità operative sia per carico di lavoro che per prestazioni erogate (Corriere della Sera 2009) . Egli ci spiega come il suo gruppo di lavoro abbia identificato nei processi innovativi di diagnosi e cura un elemento di carattererizzazione professionale. Nel Centro si utilizzano tecniche quali: - la teletermografia, - i potenzilai evocati Lep per diagnostica strumentale, - la scrambler terapy, - la stimolazione transcranica per il dolore ribelle agli altri trattamenti, - nonché l’utilizzo di metodiche quali la radiofrequenza e sistemi infusivi programmabili telemetricamente. L’impianto di sistemi Porth per la chemioterapia e l’impianto di pompe per il trattameneto del do-
lore da cancro oltre a dare risposta a quanti considerano tale problema un dramma quotidiano ha certamente contribuito a rallentare la migrazione sanitaria diminuendo i disagi di numerosi pazienti sofferenti. Si è poi costruità una griglia che servirà a realizzare un Osservatorio regionale sul buon uso dei farmaci specie quelli Oppioidi che devono essere incentivati e monitorati nel corretto uso: la nostra realtà sarà all’avanguardia in questo percorso e di utilità per tutte le altre reti che nasceranno nelle Regioni. Il nostro obiettivo - dice il commissario straordinario, Paolo Maria Gangemi - [...] è l’incentivazione della qualità dell’offerta sanitaria attraverso il raggiungimento di requisiti qualificanti e l’avvio di processi di valutazione interna dell’attività svolta. Ottimizzare, quindi, l’utilizzo delle risorse disponibili per fare in modo che ciascun attore del sistema possa valorizzare il suo ruolo sinergicamente agli altri in un contesto di obiettivi condivisi. Dati della letteratura internazionale segnalano che alla patologia dolore viene allocata una spesa inneficace ed inefficiente per ricoveri impropri e prestazioni inappropiate che si aggira dal 18 al 23% della spesa corrente. Per il commissario straordinario Paolo Maria Gangemi, la corretta applicazione della legge 38 può divenire dunque il manifesto della nuova “efficienza” anche in relazione alle potenzialità che la legge contiene di riordino economico della spesa corrente in molte patologie disabilitanti e croniche sostenute dal dolore, quale il dolore della schiena, da amputazione di arti, da esiti di traumi che concorrono ad innalzare drammaticamente la spesa sanitaria anche in virtù di un ripetersi inutile di farmaci senza efficacia ed indagini inutili e costose, quali Tac e Risonanze ove il dolore dipende da condizioni biologiche differenti che vanno identificate dentro un nuovo processo di cura. Infine ma non per ultimo si sottolinea l’enorme valenza sociale, che il rispetto per la vita e per la persona umana ci impone: nessuno sia afflitto dal dolore inutile ed evitabile. Fra gli obiettivi c’è quello di costruire attraverso rapporti interprofessionali e di colleganza una cultura comune che sappia dare risposte alla crescente domanda e a quello che oggi viene definito uno dei primissimi problemi sanitari e cioè la cura del dolore. Il futuro si apre dal dolore per un nuovo Sud in armonia con il Paese e capace di affrontare le nuove sfide sanitarie: per questa volta tra i primi interpreti della legge.
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Sabato 23 Febbraio 2013
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Lampi d’azzurro
Il segretario nazionale del Pdl, Angelino Alfano, fa tappa a Catanzaro e porta direttamente da Corigliano un pieno di fiducia rispetto alle prospettive di vittoria nella Regione del governatore Scopelliti e del sindaco Sergio Abramo, il primo cittadino che ha sfidato le urne per due volte in dieci mesi, riportando il centrodestra alla vittoria per la terza volta di seguito. Onore al merito del lavoro di una «squadra coesa e compatta» che è già premiata dai sondaggi, quelli che si sussurrano nel tam tam degli sms e della rete.
La Calabria stupirà... Da Catanzaro Alfano rassicura, citando un sondaggio di Euromedia research: «In Calabria non solo vinceremo ma otterremo la percentuale di consensi più alta d’Italia». Il merito è di Scopelliti che «ha saputo gestire la sanità», quella ben rappresentata dai dipendenti della Fondazione Campanella che manifestano in piazza Prefettura e con i quali il governatore si soffermerà al termine della manifestazione, dando nuove rassicurazioni sulla firma del protocollo tra Regione e Università che mette in salvo il Polo oncologico. «Scopelliti ha realizzato quello che noi faremo una volta al governo - afferma Alfano - taglieremo gli sprechi per far diminuire la tassazione. Così Scopelliti ha tagliato decine di milioni di euro di sprechi nella sanità calabrese senza toccare i servizi resi alla comunità». Il segretario nazionale parla davanti alla platea che vede seduti in prima fila il deputato uscente Michele Traversa e l’ex governatore Giuseppe Chiaravalloti, il senatore Vincenzo Speziali, a Giovanbattista Caligiuri. In sala tra gli altri candidati anche Rosanna Scopelliti e Dorina Bianchi, mentre i capilista Jole Santelli e Tonino Gentile siedono al tavolo della presidenza. «Grazie a questi amministratori radicati sul territorio riusciremo a vincere ancora», esordisce un Alfano particolarmente scoppiettante. «L’obiettivo delle elezioni è riempire le urne. Le piazze piene in passato non hanno avuto corrispondenza con le urne piene. Quello che noi diciamo a tutti gli elettori che hanno votato in passato per il centrodestra e il Pdl - ha aggiunto - è che se qualcuno ha la tentazione di votare Grillo, sappia che Grillo avrà in Parlamento esponenti dell’estrema sinistra nascosti dietro la sua faccia. Ci sono esponenti dei centri sociali, dei no Tav, dell’estrema sinistra che militano nelle liste di Grillo e che finiranno in Parlamento. Ed inoltre, se qualcuno di centrodestra immagina di mandare tutti a casa votando Grillo, l’effetto finale non sarà di mandare tutti a casa, ma di mandare Bersani a palazzo Chigi e al governo. Quindi - ha concluso Alfano - l’unica chance per chi non vuole Bersani e la sinistra al governo è quella di votare Pdl e Berlusconi presidente». «Quello che occorre fare è dare, anche nel campo della sanità una possibilità di maggiori detrazioni dall’imponibile per tutte una serie di spese. E’ il modo migliore per agevolare le famiglie e contrastare l’evasione». E non poteva mancare l’accenno al ponte sullo Stretto che secondo Alfano è «un’opera strategica per il futuro di que-
sta area del sud. E dico di più: non del sud Italia ma del sud dell’Europa. Prima che noi arrivassimo al governo, nella precedente legislatura - ha aggiunto - i piani di trasporto europeo, con i cosiddetti corridoi, si fermavano molto più su. Solo grazie a questa grande infrastruttura è stato immaginato un corridoio Berlino-Palermo che infrastrutturerà robustamente anche la Calabria oltre che la Sicilia. Ma nel frattempo, grazie al governo Scopelliti e grazie al suo rapporto col governo nazionale non abbiamo dimenticato le opere strategiche interne alla Calabria che sono state finanziate ed in parte avviate e saranno completate». «Il piano di infrastrutturazione della Calabria - ha concluso Alfano - troverà nel nostro nuovo governo un punto di riferimento essenziale».
Gli interventi
«Non si può strumentalizzare l’attenzione che si è concentrata su Catanzaro in merito alla sanità» ha esordito il governatore Peppe Scopelliti. «La Cardiochirurgia che è prevista nel protocollo e nell’accordo con l’Università Magna Graecia di Catanzaro prevede dei posti letto, e come c’è scritto nel decreto 136, anche dei posti letto a Reggio Calabria. Questo significa che Catanzaro continuerà ad avere i suoi posti letto: questa precisazione serve a smontare quei personaggi della si-
Alfano nel capoluogo di regione tornando da Corigliano con clementine e ottimismo Tra uno slogan e un altro lascia circolare un segretissimo sondaggio che vedrebbe i berlusconiani conterranei tra quelli messi meglio in giro per l'Italia nistra che ancora pensano di dividere i nostri territori. Noi non facciamo atti che sono contrari ai territori, ma dobbiamo dare seguito ad atti che sono stati firmati dai vari Lo Moro e Loiero. Vorrei tanto che questo centrosinistra cominciasse a parlare di cosa vuole fare di questa Calabria se dovesse mai andare al governo. Obiettivi che anco-
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Sabato 23 Febbraio 2013
Lampi d’azzurro
ra non ci sono stati chiariti da un capolista del pd che si aggira in Calabria e che si chiama Bindi». Scopelliti in crescendo motiva il popolo pidiellino rassicurando sulla ripresa del centrodestra soprattutto nel Sud. «Se faremo una grande campagna elettorale sforzandoci tutti ancora di più - dice ancora - corriamo il rischio di vincere e vincere anche bene. Daremo un’altra lezione a questo centrosinistra dimostrando ancora una volta che noi siamo forti, radicati e adeguati rispetto a quello che chiede il nostro territorio». Proprio Scopelliti presenta il documento sottoscritto dai candidati volto a rafforzare un «progetto che contribuirà alla crescita sociale ed economica della nostra terra perché dove c’è cultura e lavoro c’è legalità» e che vede tra le priorità completamento della Salerno - Reggio, della statale 106, l’alta velocità ferroviaria, la difesa dell’aeroporto di Crotone, la Zona franca per il porto di Gioia Tauro. Abramo: vince il gioco di squadra. Solo il pdl può governare il Paese A fare gli onori di casa era stato proprio il sindaco Sergio Abramo che torna sul concetto di squadra, quella che fa la differenza «e ha permesso al centrodestra di tornare al governo della città per la terza volta in pochi mesi, e nel nostro caso conquistando addirittura nove punti percentuali in più rispetto al maggio scorso. Il nostro è l’esempio di come si può amministrare una città e quindi an-
che il Paese - afferma ancora Abramo - il Pdl è l’unica forza che può governare. Il centrosinistra non ha idea di quella che deve essere la programmazione in un settore importante come l’innovazione, indispensabile per essere competitivi nello scenario internazionale e quindi per creare occupazione». Il gioco di squadra vince, lo ribadisce anche l’assessore regionale Domenico Tallini tra i principali sostenitori della candidatura del collega Piero Aiello, numero quattro al Senato, che assieme a Pino Galati, numero quattro alla Camera che a Catanzaro c’è solo nato ma da lametino è pronto a rappresentarla, rappresentano gli unici due parlamentari che eletti potranno rappresentare le istanze del capoluogo di regione. «Mi piacciono le campagne elettorali difficili, e questa era iniziata in salita - afferma Tallini - ci siamo sbagliati anche a valutare il ritorno in campo di Berlusconi che ha sconcertato tutti ma avuto una grande capacità di ricompattare il Pdl restituendo entusiasmo e prospettiva». Di liste molto rappresentative del territorio parla anche Mario Magno, vice coordinatore provinciale di Catanzaro e consigliere regionale. «Siamo in grado di mandare un parlamento una pattuglia di calabresi che sapranno raccordarsi al buon operato della Giunta regionale che sta riorganizzando la sanità, spende i fondi europei, pensa alla riorganizzazione delle infrastrutture, al contrario di quello che dice Bersani».
Ferro: manderemo al governo una classe dirigente che sa dare risposte La battaglia elettorale si conduce tra il centrosinistra e il Pdl, lo afferma anche Pino Galati, ma «l’Italia è un Paese di moderati e non capirebbe una maggioranza di centrosinistra che in realtà non ci rappresenta, per questo dobbiamo cercare di portare al voto gli indecisi». Un partito «forte e unito sul progetto di Berlusconi», afferma il candidato al Senato Aiello che di fatto viene interrotto dall’arrivo di Alfano e fa in tempo a rimarcare: «Abbiamo accettato di metterci in discussione e in gioco per amore della città». A fare gli onori di casa dal tavolo della presidenza il presidente della Provincia, e coordinatore provinciale del Pdl, Wanda Ferro. «Manderemo al governo una classe dirigente che sarà in grado di dare risposte politiche, archiviando le bugie di questa campagna elettorale e di un governo tecnico che poi è diventato politico - afferma la Ferro -. La nostra è una nazione moderata che non si rassegna ad essere diretta dai post comunisti, dove Vendola governa con Monti che in coalizione ha tanti traditori del Pdl, e poi ci sono i grillini che esercitano una politica di protesta ma non di proposta. Mi auguro che gli italiani ricordino chi è Bersani e il suo operato da Bersani». A plaudere al risultato elettorale di Abramo, «che prima è finito alla ribalta nazionale per la questione dei brogli ma non ha avuto altrettanto ritorno mediatico quando ha vinto per la seconda volta in pochi mesi aumentando la percentuale del consenso», è il vice coordinatore regionale del Pdl, numero due al Senato Tonino Gentile che si dice certo dell’ingresso a Palazzo Madama anche di Piero Aiello. In merito alle dichiarazioni del segretario nazionale Alfano, è intervenuto il coordinatore regionale democratico, Alfredo D’Attorre. «Leggendo le dichiarazioni pronunciate oggi a Catanzaro dall’onorevole Angelino Alfano viene da commentare : toh, chi si rivede - afferma -. Il segretario del Pdl sceglie la Calabria per rispuntare dal cono d’ombra in cui da settimane è stato sospinto dal ritorno in campo di Berlusconi, provando a emulare il suo maestro con improbabili promesse elettorali e con riferimenti privi di qualsiasi fondamento a fantomatici sondaggi elettorali. In realtà, Alfano sa perfettamente che le cose stanno ben diversamente e che il divario tra centrosinistra e centrodestra sta addirittura aumentando nella fase finale della campagna elettorale, sia in Italia che in Calabria, e che oggi il Pdl, anziché continuare a sognare una rimonta che è solo nelle fantasie di Berlusconi, rischia piuttosto di vedersi superato al secondo posto dal movimento di Grillo. D’altronde, per quanto riguarda la Calabria, la prova più evidente che anche Berlusconi considera ormai persa per il Pdl questa regione sta nel fatto di aver cancellato la sua visita elettorale qui e di aver inviato al suo posto Angelino Alfano. Viene da dire, citando l’espressione di Berlusconi su Alfano: un “quid”, una differenza che spiega bene quale sia il risultato elettorale che sta maturando in Calabria, la quale sarà probabilmente la regione italiana in cui si registrerà il più clamoroso spostamento dei rapporti di forza fra coalizioni rispetto alle regionali del 2010. Piuttosto, Alfano provi a spiegare ai calabresi come Scopelliti abbia fatto a dare il suo assenso all’accordo con la Lega Nord che prevede che il 75% delle entrate fiscali restino nelle regioni settentrionali».
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Sabato 23 Febbraio 2013
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Approdi più o meno sicuri
Porto franco Il leader del Pd Bersani dall'approdo di Gioia Tauro rilancia l'ennesima sfida meridionalista della sinistra Sarà la volta buona? Pier Luigi Bersani torna in Calabria per la quarta volta in pochi mesi, rafforzando il “patto di governo” che lo lega alla regione oggetto di una mozione di cui è stato primo firmatario. Il candidato premier della coalizione Italia bene comune ha fatto tappa a Gioia Tauro, a Vibo Valentia e a Cosenza. In una saletta dell’autorità portuale di Gioia Tauro, Bersani ha incontrato i rappresentanti delle 21 associazioni che nelle scorse settimane avevano redatto un documento inviato a tutti i candidati premier per una politica di sviluppo del sud, affinché il Mezzogiorno ridiventi centrale nella discussione politica, anche quella elettorale. Il presidente della Svimez, Adriano Giannola, ha sottolineato come l’unica risposta finora arrivata da parte dei candidati premier sia stata appunto quella di Bersani. «Il nostro - ha detto Giannola - è un documento importante e noi ci auguriamo che il Mezzogiorno non venga affidato solo alla politica dei fondi europei. Sono maturi i tempi affinché il sud sia un pezzo di una politica strategica per l’intero Paese, essendo ormai fallita l’idea che il nord ce la possa fare da solo». Bersani ha ascoltato gli interventi, tra l’altro, di Giorgio La Malfa (Fondazione Ugo La Malfa), Carlo Flammant (Formez), e Giuseppe Roma (Censis), i quali hanno richiamato varie esigenze, dal rilancio dell’intervento pubblico ai problemi della formazione e del turismo. «Ci sono due questioni - ha detto il segretario del Pd - su cui voglio richiamare fin da ora l’attenzione: come creare le condizioni perché il problema del Sud possa finalmente essere affrontato in una visione unitaria dei problemi del Paese, così come del resto ho fatto ieri parlando in piazza del Duomo a Milano. Occorre riuscire a fare rimettere in moto politiche giuste per tutto il Paese e che in questo ambito la voce meridionalista sia una voce di riforma. Il secondo problema - ha concluso Bersani - è quello della responsabilità delle politiche pubbliche e di vedere come in questa direzione si possa agire. Penso, ad esempio, al turismo e all’offerta culturale del Sud, patrimoni enormi che non riusciamo a mettere a frutto». «Ha un grande significato che l’incontro tra Pierluigi Bersani, il presidente della Svimez e le 21 fondazioni e associazioni meridionaliste che hanno sottoscritto il documento sul Mezzogiorno sia avvenuto in Calabria ed in particolare a Gioia Tauro. Non è un caso che finora Bersani sia stato l’unico candidato premier a raccogliere l’invito al confronto delle associazioni meridionaliste». Ha affermato Alfredo D’Attorre al termine del confronto tra il segretario nazionale del Pd, candidato premier, Pierluigi Bersani, il presidente della Svimez e una delegazione delle associazione meridionaliste che hanno sottoscritto il programma per il Mezzogiorno, nel pomeriggio nella sede dell’autorità portuale a Gioia Tauro. «La centralità del Mezzogiorno in un progetto di ricostruzione nazionale è pienamente affermata nella Carta d’Intenti della coalizione Italia Bene Comune e nel progetto elettorale del centrosinistra. E’ molto significativo, poi, che per questo incontro Bersani abbia scelto la Calabria e Gioia Tauro che con il suo porto è simbolo delle potenzialità inespresse del Mezzogiorno afferma ancora D’Attorre -. Con questa scelta e con la visita di oggi, la quarta negli ultimi mesi, Bersani suggella il suo patto di governo con la Calabria, la regione nella quale a settembre ha deciso di tenere la conferenza nazionale del Pd per il Mezzogiorno, e la regione per la quale si è impegnato con una mozione parlamentare come primo firmatario. Nel merito, il confronto con il presidente della Svimez e la delegazione delle associazioni meridionaliste è stato di grande interesse perché ha posto le basi per una collaborazione proficua con un più vasto mondo delle competenze e delle intellettualità meridionali, che con l’azione del prossimo governo saranno rese pienamente partecipi in un progetto di ricostruzione nazionale».
Bersani incontra la Svimez
di Mario Oliverio
Una bella giornata per tutti
Mario Oliverio con Pierluigi Bersani
Quella che Pierluigi Bersani ha trascorso in Calabria è stata davvero una bella giornata ricca di partecipazione e democrazia che ha lasciato un segno indelebile nella mente e negli occhi di ognuno di noi La grande, vera novità di questa campagna elettorale è rappresentata dal fatto che c'è un uomo candidato a guidare il Paese con la coalizione di centrosinistra che parla il linguaggio della verità e della sincerità, al Sud come al Nord. La grande partecipazione che si è registrata prima a Vibo Valentia e poi a Cosenza, dove si sono ritrovate migliaia di persone di cui gran parte erano ragazzi e ragazze, è il segno che i calabresi si fidano di un leader come Bersani che ha posto fra gli obiettivi principali del proprio programma la ripresa di un'attenzione concreta ai problemi del Mezzogiorno e della nostra regione a partire dagli investimenti a sostegno delle piccole e medie imprese, alla creazione di nuove opportunità di lavoro soprattutto per i giovani, alla garanzia della legalità a sostegno di progetti innovativi, capaci di determinare crescita economica e sociale. Il Patto di governo che Bersani ha proposto alla Calabria e alla sua gente costituisce l'unica proposta credibile per aprire realmente una prospettiva nuova per questa terra. C'è ormai una consapevolezza diffusa che il Mezzogiorno e la Calabria, dimenticati e penalizzati per anni dai governi di centrodestra guidati da Berlusconi e dalla Lega, potranno avere finalmente un ruolo ed un posto importante nell'agenda del nuovo governo. Lo sviluppo di questa terra passa attraverso un atteggiamento di rinnovata serietà e responsabilità, mettendo definitivamente al bando populismi e demagogie. Soprattutto i giovani calabresi hanno capito che è necessario un vero e proprio cambiamento di rotta e di mentalità, riprendendo in mano il proprio destino e disegnando un futuro diverso e migliore per questa regione e per le generazioni che verranno. L'impegno che ognuno di noi dovrà assumere e concretizzare, quindi è quello di mettere in piedi una nuova idea di Calabria, un progetto di crescita e di sviluppo che tutt'insieme dovremo concorrere a disegnare e costruire, elaborando da subito una proposta complessiva che sappia mettere chiaramente in evidenza il fatto che lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese non passa solo tramite l'erogazione di nuove risorse, ma attraverso una serie di riforme radicali, nella piena consapevolezza che l'Italia non si salva se, come ha detto Bersani, non si affrontano e risolvono innanzitutto i problemi del Mezzogiorno e della Calabria.
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Sabato 23 Febbraio 2013
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L’umanità non ha confini
Tutti cittadini
nessuno escluso PRESENTATO IL PROGETTO PROM FINANZIATO DAL FONDO DELL'OSSERVATORIO NAZIONALE PER IL VOLONTARIATO MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI Si tratta di un Progetto di inserimento sociale della comunità Rom di Cosenza e si sostanzia su tre direttrici induttive: un'azione educativa un'azione di consulenza, un'azione sanitaria
È stato presentato il Progetto Prom finanziato dal Fondo dell’Osservatorio Nazionale per il Volontariato - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, promosso dall’Avas Presila. Il Progetto, risultato vincitore di un finanziamento di circa 30 mila euro, selezionato tra i primi 60 tra gli oltre mille presentati, è stato illustrato dal presidente dell’Avas Presila, Aurelio Scrivano e dal responsabile del Progetto, Dario Franceschiello. A concludere la Conferenza Stampa, il saluto dell’assessore provinciale al Lavoro Giuseppe
Giudiceandrea. Il Progetto di inserimento sociale della comunità Rom di Cosenza promosso dall’Avas Presila vede coinvolti, quali partner istituzionali, il Comune di Cosenza, la Provincia di Cosenza, l’Azienda ospedaliera e l’Asp di Cosenza. «La comunità Rom della città di Cosenza - ha spiegato Aurelio Scrivano - presenta evidente situazione di emarginazione sociale legata a debolezza economica, socio-familiare, culturale nonché sanitaria. Quello che ci si propone di attivare è un welfare mix di servizi forniti da soggetti at-
Dalla provincia
Non c’è colore politico nell’emergenza Interventi sul fiume Crati a Sibari: le precisazioni del comandante Colaiacovo Con riferimento all’articolo intitolato: “Bipartisan, per favore”, firmato ma.co. (Matteo Cosenza?) e pubblicato alla pagina 14 dell’edizione del 16 febbraio scorso del Quotidiano della Calabria, il Comandante della Polizia Provinciale di Cosenza, dott. Giuseppe Colaiacovo, precisa quanto segue: «Il Corpo di Polizia Provinciale di Cosenza, istituito alla fine del 2005 dalla Giunta Provinciale presieduta dall’on. Mario Oliverio e reso operativo nel primo semestre del 2006, ha svolto in questi anni un corposo volume di attività riguardanti la prevenzione e la repressione dei reati ambientali che ha portato al sequestro di una estensione di un milionecentotrentaseimiladuecentosessanta (1.136.260) metri quadrati di aree e alla relativa denuncia all’Autorità Giudiziaria competente di n° 388 persone. Per quanto riguarda le aree ricadenti lungo l’asta del fiume Crati, nel periodo compreso tra il 2006 e il 2012, la Polizia Provinciale ha sottoposto a sequestro novecentotremiladuecento (903.200) metri quadrati riguardanti aree in gran parte interessate da impianti agrumicoli e ricadenti, in particolare, nei territori dei comuni di Cassano allo Jonio e Corigliano Calabro.
Il sequestro dell’area pubblicata sul sito della Provincia il 31 gennaio scorso è soltanto l’ultimo dei tanti sequestri che la Polizia Provinciale ha effettuato nel corso di questi anni, nonostante la insufficienza degli organici imposta dalla legislazione nazionale vigente. Di tutto questo il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio ha largamente informato il ministro Barca nel corso della sua recente visita al Museo Archeologico di Sibari, a cui ha consegnato anche un voluminoso dossier sugli interventi effettuati. Si ritiene opportuno precisare, infine, che il Corpo di Polizia Provinciale non è mai stato sollecitato o interessato da segnalazioni della Soprintendenza in merito ad occupazioni abusive o alla necessità di operare verifiche nelle aree attraversate dal fiume Crati. Affermiamo ciò per evitare che una informazione non puntale e non rispondente alla realtà dei fatti possa, seppur inconsapevolmente, presentare una immagine deformata di un Corpo di Polizia che svolge, con costanza ed abnegazione, una funzione di servizio per l’affermazione della legalità e della tutela del territorio, tanto da meritare l’apprezzamento dei cittadini e di importanti associazioni ambientalistiche a livello nazionale. Tanto si doveva per amore alla verità e per una corretta informazione ai cittadini». Il comandante del Corpo di Polizia provinciale Giuseppe Colaiacovo
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Sabato 23 Febbraio 2013
L’umanità non ha confini
interessati. L’azione di consulenza consta di veri e propri servizi di informazione su risorse esistenti: pubbliche, ecclesiali, del volontariato, private. Si tratta in particolare di: avvio delle regolarizzazioni della presenza e del lavoro, applicazione corretta di leggi e decreti, ricongiungimenti familiari, matrimoni misti. È una vera e propria azione di accompagnamento nel disbrigo di pratiche quotidiane, nella ricerca del lavoro. Infine la terza azione, quella più delicata: l’azione sanitaria. Il gruppo di volontari implicato nel progetto ha competenze specifiche per i servizi di primo soccorso, trasporto di persone sottoposte a trattamenti di sostegno e di emodialisi. I giovani volontari faranno prelievi di sangue, misureranno la glicemia, colesterolo e trigliceridi, la pressione sanguigna e la temperatura corporea, in tal senso verranno dotati degli strumenti necessari e a far uso dell’elettrocardiografo e del defibrillatore. Ovviamente, come avviene già per le mansioni che le associazioni svolgono quotidianamente, i referti verranno consegnati alle strutture sanitarie preposte (Azienda ospedaliera di Cosenza) per l’analisi dei campioni e degli elettrocardiogrammi in modo da programmare eventuali approfondimenti clinici. Inoltre si prevede di dotare queste comunità di quei materiali di assistenza primaria come: preservativi, assorbenti, sapone per igiene intima, pannolini, coppette per allattamento ed altro».
tivi sul territorio, come le associazioni di volontariato, in modo che anche i Rom possano sentirsi parte integrante di un sistema sociale. La scommessa si gioca sempre più su di un recupero integrale della persona e su un suo deciso reinserimento sociale». Il progetto si sostanzia, per come spiegato da Dario Franceschiello, «su tre direttrici: un’azione educativa; un’azione di consulenza; un’azione sanitaria». «L’azione educativa - ha spiegato Dario Franceschiello - prevede la realizzazione di inter-
venti formativi di sostegno, dentro e fuori gli istituti scolastici, finalizzati al sostegno alla didattica. Attraverso tale attività si vuole, pertanto, procedere in direzione di un affiancamento sul campo di genitori e docenti, valorizzando la dimensione dell’accoglienza del bisogno sociale e dell’accompagnamento dei soggetti in condizioni di svantaggio sociale. Il processo non riguarda solo l’affiancamento ai genitori, ma riguarda la famiglia nel complesso. Si terranno anche lezioni di italiano e di educazione civica anche agli adulti
«Il progetto si sostanzia anche in una quarta azione non esercitata direttamente sui destinatati, ma che dovrebbe portare, questa è la nostra intenzione - ha detto ancora Dario Franceschiello - benefici sostanziali e si spera diretti in seguito: sensibilizzazione e promozione. Consapevoli che questo progetto è solo una goccia nell’oceano, l’obiettivo è anche quello, quindi, di stimolare l’azione degli Enti pubblici, potenzialmente capaci di fornire interventi più sostanziali nella lotta alla povertà ed alla emarginazione sociale». La Conferenza Stampa è stata moderata dalla giornalista Emily Casciaro.
Dalla provincia
Ciao Peppino, con te battaglie indimenticabili Il ricordo del presidente Oliverio di Peppino Guarascio Il senatore ex parlamentare del Pci è deceduto all'età di 85 anni a Catanzaro Era stato consigliere regionale, presidente di Lega Autonomie Calabria per un lungo periodo e, poi, sindaco di Cotronei Il presidente della Provincia di Cosenza, on. Mario Oliverio, lo ha ricordato così: «Ho conosciuto Peppino Guarascio sin da giovanissimo. Successivamente ho avuto con lui un’esperienza comune di impegno istituzionale nel Consiglio Regionale della Calabria. In quella circostanza ho potuto apprezzarne pienamente le qualità umane e la curiosità intellettuale, oltre che il rigore morale e la coerenza politica. Anche nei momenti di maggiore difficoltà ed asprezza del confronto politico, Peppino Guarascio non ha mai abbandonato uno stile che lo ha accompagnato nel corso di tutta la sua esistenza e che ne ha caratterizzato la forte personalità.
Uno stile fondato sul rispetto per le idee degli altri, anche quando non erano da lui condivise, sulla tolleranza, sul pluralismo e sulla diversità come ricchezza della quale nutrire il confronto politico. Egli ha segnato, assieme ad altri esponenti della sua generazione, una fase storica importantissima della Sinistra, del Pci e della Calabria. Il suo impegno istituzionale, che lo ha visto all’età di 20 anni sindaco Peppino Mario della sua Cotronei, si è Guarascio Oliverio espresso a vari livelli ed ha coinciso con la nascita delle Regioni che, in Calabria, è stata contrassegnata dalla drammatica vicenda della “rivolta di Reggio Calabria”. Guarascio in quella occasione, insieme ai gruppi dirigenti del Pci, della Sinistra e delle forze democratiche calabresi, è stato protagonista di un’azione coraggiosa, tutta tesa a mantenere salda la barra della democrazia e della difesa della convivenza civile nella nostra Regione. Il suo ricordo rimarrà per sempre impresso nel nostro cuore e nella nostra mente».
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Sabato 23 Febbraio 2013
Comunque vada sarà un successo...
E Ciconte ritorna democratico L’adesione di Enzo Ciconte al Partito democratico e del movimento politico-culturale che nasce come costola del Pd «è il segno che a Catanzaro, in città e in provincia, ci siamo lasciati alle spalle la logica dell’interdizione che a lungo ha paralizzato il partito catanzarese e ne ha minato le capacità espansive». È la benedizione del commissario regionale democrat Alfredo D’Attorre, testa di lista alla Camera, che ha partecipato alla conferenza stampa - tenuta all’Hotel Guglielmo - introdotta dalla vice presidente Giusy Iemma, alla presenza del consigliere regionale Enzo Ciconte, e dei capigruppo comunale e provinciale del Pd, Salvatore Scalzo ed Enzo Bruno. “Svolta democratica”, ricorda Giusy Iemma, è sempre stato organismo vitale del dibattito cittadino, ha contribuito alla campagna elettorale a sostegno di Salvatore Scalzo, si è schierata con Bersani alle primarie di coalizione e sostenuto D’Attorre alle ‘parlamentarie’. «Oggi vogliamo contribuite all’interno del Pd afferma - alla grande vittoria elettorale che permetterà al Pd di essere non solo maggioranza elettorale ma maggioranza reale nel Paese. L’Italia ha bisogno di un partito che sappia garantirne i diritti e riconquisti una dignità europea». Una scelta, quindi, dettata dalla necessità di costruire una vittoria netta, «ci sono tutte le condizioni per costruire un tessuto democratico necessario». Lo afferma il leader Ciconte che aderisce formalmente al Pd rivendica l’intuizione di aver lanciato l’indicazione di Scalzo e di aver sempre spinto per proseguire sulla via del rinnovamento. Ciconte rimprovera al tecnico Monti di non aver assunto decisioni in grado di spingere la crescita, oltre che imporre il rigore. «Stiamo insieme in maniera visibile perché vogliamo combattere una battaglia che ci vede uniti nella diversità nel perseguimento dell’obiettivo della vittoria - afferma ancora Ciconte -. E tutti cercano di frenare il Pd che deve essere in grado di governare in maniera autonoma. Abbiamo sempre dimostrato la nostra coerenza tenendo la barra dritta verso il centrosinistra». La Calabria soffre. «Sanità, rifiuti, non c’è un settore in cui è migliorata - afferma ancora - si
È nuovamente ufficiale l'adesione del consigliere regionale al gruppo del Pd. La benedizione di D'Attorre fa vanto di una sanità commissariata dove aumenta la migrazione sanitaria, non si pagano i fornitori, abbiamo rischiato di perdere i fondi ex articolo 20, dell’ospedale nuovo non c’è l’ombra e tutto il lavoro avviato all’azienda ospedaliera PuglieseCiaccio è stato vanificato». Anche per archiviare queste pagine amministrative, insomma «ci vuole un atto di responsabilità e si deve votare Pd».
Appello al voto utile di Scalzo
Un appello al voto utile arriva anche da Scalzo. «Bisognerebbe spiegare alla nostra gente che è pronta a incanalare la protesta su Grillo che darebbero fiducia a un comico che pensa sia necessario e positivo far uscire l’Italia dall’euro - sostiene il leader dell’opposizione -. Il centrosinistra parte da una base di consensi di 25 mila euro, e per questo ringraziamo anche Svolta democratica. Dobbiamo spingere sulla necessità di una visione di governo di vero cambiamento, nell’interesse del Sud che il Pdl non può certo garantire visto il rinnovato accordo con la Lega». E ora che anche a Catanzaro il Pd sembra aver trovato la via “dell’unità del rinnovamento”, il centrosinistra si deve compattare nella difesa del Capoluogo di regione, visto che «anche quando si difende la cardiochirurgia a Catanzaro si fa nell’interesse dell’intera regione». Di sanità a rischio e rifiuti che sommergono la provincia, di disoccupazione alle stelle e disagio sociale, parla il capogruppo alla Provincia, Enzo Bruno. «Catanzaro è il simbolo estremo del malgoverno di Scopelliti e Gentile che danno le risorse per le infrastrutture ai sindaci border line. Noi vogliamo tenere unita la Calabria ma a partire da Catanzaro Capoluogo».
Con l’adesione di Ciconte al Pd, viene archiviato «il metodo dell’interdizione reciproca ci consente di costruire un partito plurale, egemone e in grado di porsi l’obiettivo di diventare maggioritario. Un partito egemone si costruisce con l’inclusione e la capacità di tenere insieme realtà, percorsi ed esperienze diverse - afferma D’Attorre -. Ci è sembrato un atto doveroso nei confronti del capoluogo chiudere la campagna elettorale a Catanzaro con i capilista, i candidati, i consiglieri regionali domani all’auditorium “Casalinuovo”».
Daremo una mano
al sindaco a difendere Catanzaro «Voglio anche rassicurare il sindaco Abramo sul nostro rapporto con Catanzaro, augurandoci che dopo il voto possa svolgere proficuamente il suo mandato nell’interesse della città. Noi, da opposizione seria e responsabile, faremo la nostra parte. E la smettano di utilizzare argomenti sull’origine etnica dei candidati. Anche a voler adottare questo criterio, il sindaco sa benissimo che non ci sarà nessun candidato di Catanzaro che sarà eletto, perché mi pare che sia candidato al Senato un assessore regionale, residente a Catanzaro, che ha le possibilità di essere eletto che sono non superiori a quelle di Pino Soriero e di Fabio Guerriero. I dati li conosciamo, e li conosce anche Alfano che ieri è venuto a Catanzaro a fare un po’ di cabaret. Noi daremo una mano alla città e al sindaco per tutelare Catanzaro, se andiamo avanti così ci troveremo a dover dare una mano ad Abramo per fare in modo che la sede del Comune rimanga qui e non ci sia magari qualcuno che pensi di delocalizzarla a Reggio. E insieme dovremo dire al presidente della Regione di smetterla di fare il gioco delle tre carte sulla pelle della città e della sanità catanzarese, visto che è quello che si sta facendo sulla vicenda della Cardiochirurgia. Si smetta, con le furbizie, con le ambiguità - conclude D’Attorre - e si mettano le carte sul tavolo dicendo con chiarezza se i posti letto per la Cardiochirurgia a Catanzaro ci sono oppure no, e lo si faccia con atti formali, scritti e pubblici».
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Dall’Emilia con furore
Promettetemi che vi ribellerete
«Vi dovete ribellare, deve essere un impegno». Vasco Errani, presidente Conferenza Stato Regioni, aizza simbolicamente la platea del teatro Politeama di Lamezia Terme per arrivare al cuore dei calabresi che auspicano il cambiamento e sono stanchi di aspettare. Al suo fianco il commissario regionale Alfredo D’Attorre, testa di lista alla Camera, la deputata Doris Lo Moro, numero due al Senato, i consiglieri regionali Pierino Amato e Antonio Scalzo, introdotti dal segretario cittadino Tonino Barberio. Una ribellione per riprendere in mano il destino di una terra da cui il pd vuol fare ripartire la ricostruzione dell’intero Paese. «Noi ci siamo adattati a tutto, ma ci siamo adattati anche al peggio. E questo è un difetto», afferma Doris Lo Moro, candidata al Senato, ricordando le parole che lo scorso anno Benedetto XVI ha usato nella visita a Lamezia. «La capacità di adattamento è un difetto quando ci si adatta a subire l’aggressione permanente eccessiva e giornaliera della criminalità che ha cancellato ogni forma di democrazia e che si misura anche nel fatto che metà delle nostre aziende sanitarie sono state commissariate per mafia». Il deputato uscente non risparmia osservazioni caustiche al centrodestra a caccia di confronti. «Non hanno capito che le istituzioni sono una cosa seria e che in questi giorni avrebbe dovuto fare altre cose rispetto all’inaugurazione di stanze e corridoi - ha affermato Doris Lo Moro - dove non c’è nulla. Avrebbe dovuto continuare a fare il presidente invece di fare il politicante che non sa nemmeno se sostenere Grande Sud o il Pdl. Basta con le provocazioni, andiamo avanti con la serietà, stiamo vincendo sul territorio perché lo sentiamo». «La destra lascia un vuoto fatto di disincanto. È il momento di dare la spinta finale, stando a contatto con le persone, con la presenza nei mercati, che stiamo provando a intensificare, con il porta a porta nella distribuzione dei fac simili».
Vasco Errani a Lamezia non usa slogan e parole di convenienza reciproca Il presidente della Conferenza Stato Regioni si augura che il voto del Sud sia per il Sud soprattutto e per quella parte politica che ha mostrato più serietà fin qui Alfredo D’Attorre, commissario regionale e testa di lista alla Camera, rimarca la necessità di chiarire il senso di una scelta che nel marasma di simboli e nomi che si trovano sulla scheda elettorale significa dare spazio al Pd, l’unico simbolo che sopravviverà a questa campagna elettorale e «queste elezioni rappresentano uno spartiacque. Il senso di questa scelta dobbiamo saperlo spiegare ai tanti cittadini smarriti che non hanno più voglia di votare questa destra, in particolari in Calabria. Dobbiamo avere la capacità di offrirci come punto di riferimento credibile per tutte le forme sane di questa regione - afferma ancora -. Non solo rispetto ai fallimenti del governo regionale ma anche rispetto all’arroganza di Tremonti e Berlusconi che si ripresentano al sud offendendo l’intelligenza dei meridionali e che ripropongono il ponte sullo
Stretto come se avessimo l’anello al naso». Secondo D’Attorre la destra lascia un vuoto politico che il Pd dovrà provare a riempire, noi dobbiamo avere la capacità di offrirci come punto di riferimento credibile per tutte le forze sane di questa regione. Il Mezzogiorno in generale e la Calabria in particolare sono pronte ad assumersi le proprie responsabilità, ad essere «motore del cambiamento», con una classe di amministratori che è pronta a fare al propria parte. Rimettendo, prima di tutto, al centro il lavoro che qui - dice ancora D’Attorre - è una questione di libertà e legalità e uno strumento per vincere la ‘ndrangheta. Anche Vasco Errani fissa il lavoro come punto di partenza nel programma di governo di Bersani è il lavoro. Il lavoro «è dignità. È libertà». «L’Italia è in un momento difficile, è stato messo in discussione un patto non scritto che si basava su scelte economiche poggiate sull’evasione fiscale, su un’enorme spesa pubblica, che permetteva di recuperare la redditività». Un modello culturale che ha prodotto veline e calciatori, lasciato dal governo di destra, Vasco Errani, presidente Conferenza Stato Regioni «quando dovremmo investire in scuola, formazione e alto sapere, in ingegneri e fisici». Una destra che ha investito sull’egoismo territoriale, un altro danno. «Evasione fiscale diffusa, egoismo, individualismo, voglia di arricchirsi senza affrontare le cose difficili, il risultato di tutto questo è un risultato molto pesante, una crisi economica devastante dove a soffrire è soprattutto quel ceto medio che è stato spina dorsale del Paese. È arrivato il momento di cambiare perché il populismo ha portato tutto questo». La destra ha la grave colpa di aver «impoverito l’oggi delle prospettive del futuro. Vi dovete ribellare - conclude Errani - deve essere un impegno».
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Meglio tardi che mai
La stagione del dialogo La stagione del dialogo si apre da Crotone dove si è celebrata la conferenza programmatica per il lavoro della Cgil - dal titolo “Europa e Mediterraneo: la Calabria e il piano del lavoro” con Confindustria e con tutte le altre associazioni che «abbiano però anche l’idea di ricostruire perché non si può agire solo sulla flessibilità e sulla precarietà». Lo afferma la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha chiuso i lavori di una due giorni dedicata al Mezzogiorno, perché quando si parla di lavoro e di come crearlo, recuperarlo e rilanciarlo. «La Calabria, che tante volte viene invocata come il punto di separazione, ha bisogno di sentirsi parte del Paese. È evidente - ha aggiunto - che la Calabria, che in tante occasioni si sente davvero l’ultima delle regioni italiane, ha bisogno innanzitutto di sentirsi parte del paese che non è caratterizzato dallo sfascio populista che vediamo crescere con alta intensità anche in questa campagna elettorale, ma dall’indicazione di una strada». «Un Paese come il nostro, che ha segnato straordinari avanzamenti ma anche straordinarie contraddizioni e difficoltà, non può sopravvivere nell’attesa di qualcosa. Deve ricostruire se stesso perché è di ricostruzione che in realtà bisogna parlare. Ricostruire se stesso intorno ad un’idea che dia obiettivi e risposte alle persone», ha poi proseguito la Camusso. «In gran parte del nostro Paese si vive in una condizione di miseria e non di povertà, di rassegnazione ed impossibilità di cambiamento». Lo ha detto a Crotone la segretaria della Cgil, Susanna Camusso. «In questi anni di crisi infinita - ha aggiunto - c’è stata l’interruzione della relazione tra lavoro e dignità. La parola dignità al fianco del lavoro è stata una conquista che è venuta insieme alla libertà del nostro Paese ed era legata al fatto che il tema non era semplicemente non essere più poveri». Susanna Camusso ha spiegato, anche, la linea tenuta dal suo sindacato per le elezioni: «La ragione per la quale la Cgil ha scelto di caratterizzare
Susanna Camusso da Crotone lancia segnali "calmieranti" ai naviganti «È il tempo della pace sociale, motivata ovviamente...» questa stagione, anche quella della campagna elettorale, con la proposta del Piano del lavoro, è che nessuno venga lasciato indietro. In gran parte del nostro Paese si vive in una condizione di miseria e non di povertà, di rassegnazione ed impossibilità di cambiamento. In questi anni di crisi infinita - ha aggiunto - c’è stata l’interruzione della relazione tra lavoro e dignità. La parola dignità al fianco del lavoro è stata una conquista che è venuta insieme alla libertà del nostro Paese ed era legata al fatto che il tema non era semplicemente non essere più poveri». «Le tutele non sono un qualcosa che bisogna cercare di abrogare. Bisogna agire sul fatto che la qualità del lavoro è fondamentale per la crescita dell’impresa e del Paese. Dobbiamo cercare di ricostruire una capacità di retribuzione del lavoro che permetta alle persone di non sentirsi povere e precarie, ma di essere in grado di progettare la loro vita. E’ straordinariamente importante che si apra una stagione di dialogo con Confindustria e con tutte le altre associazioni che abbia però anche l’idea di ricostruire perché non si può agire solo sulla flessibilità e sulla precarietà. Un Paese come il nostro che ha segnato straordinari avanzamenti - ha concluso la segretaria Camusso - ma anche straordinarie contraddizioni e difficoltà, non può sopravvivere nell’attesa di qualcosa. Deve ricostruire se stesso perché è di ricostruzione che in realtà bisogna parlare. Ricostruire se stesso intorno ad un’idea che dia obiettivi e risposte alle persone».
Tra gli interventi al teatro Apollo anche quello del commissario regionale democratico e testa di lista alla Camera, Alfredo D’Attorre. «Non sono tra quelli che contesta al presidente del Consiglio Monti di essersi candidato, ma gli argomenti con i quali porta avanti la sua candidatura. Contesto il fatto che Monti dica e pensi che per governare un paese come l’Italia il principale sindacato, come la Cgil, sia un problema anziché una risorsa. Il primo punto da affrontare è cambiare il metodo: quando il Paese ha saputo togliersi dai guai, l’ha fatto utilizzando dialogo e concertazione». «In questo ultimo scorcio della campagna elettorale anche chi governa questa regione improvvisamente si mette a chiedere confronti, dibattiti, dialogo. Ci poteva pensare prima su tanti settori, dalla sanità ai fondi strutturali, ai rifiuti su cui si è pervicacemente rifiutato di aprire qualsiasi confronto con parti sociali, sindacati e forze dell’opposizione. Dalla Calabria lanciamo il messaggio che c’è un Sud diverso da quello descritto in questi anni, un Sud pronto ad essere protagonista della ricostruzione nazionale - ha affermato ancora . Non abbiamo più bisogno di fandonie. Basta con storie come il ponte sullo Stretto che non fanno altro che offendere l’intelligenza di noi meridionali. Ieri con Bersani siamo stati a Gioia Tauro, in questo luogo simbolo di ciò che il Mezzogiorno potrebbe essere e non è. Si concentrino lì le risorse: sul retro-porto, sulla infrastrutturazione di tutto ciò che serve a far funzionare il porto di Gioia Tauro, anziché inseguire storie come il Ponte o altre amenità come la banca del Mezzogiorno. Questo è il risultato di ciò che la destra ha offerto al Sud in questi anni. Dobbiamo chiamare i vertici delle grandi aziende pubbliche - conclude D’Attorre -, a partire da Ferrovie dello Stato, Anas, Eni e spiegare loro una volta per tutte che la Calabria fa parte dell’Italia e che le questioni che riguardano questa regione non possono essere affrontate con una logica puramente ragionieristica».
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Se Masaniello non ha età
Mario
il (neo)rivoluzionario Chi pensava che la riunione che ha raccolto al Grand Hotel Lamezia decine di amministratoti, dirigenti e militanti dell'Udc, fosse un "saluto di commiato", si sbagliava. All'incontro con gli amici di sempre, il deputato Mario Tassone - che ha concluso i lavori dell'incontro organizzato dal centro studi Donati, coordinato da Alberto Tiriolo si presenta "carico", ben lontano dalla figura del parlamentare non ricandidato che va in pensione. "Coerente con la sua storia", Tassone calamita a sé un gruppo di amici che non si sentono dissidenti, ma restano un gruppo di amici che intendono impegnarsi perché l'Udc "non venga ad esser messo in liquidazione". "Torniamo alle origini, quando giovani, e senza incarichi istituzionali abbiamo saputo costruire molte cose. Noi - afferma Tassone - siamo uomini dell'Udc.I dissidenti, casomai, sono coloro che, attraverso scelte politiche decise da un gruppo ristretto di persone, hanno portato l'Udc ad identificarsi con il movimento di Monti che nulla ha a che fare con la storia dei cattolici democratici". Tassone si scaglia contro l'uso privatistico del partito: "Non accetto che qualcuno tolga l'anima alla nostra storia, chi svende dei gioielli che non sono propri". Avere scelto di fare gruppi "per Monti" alla Camera e al Senato significa rimuovere la presenza dello scudo crociato dalle aule parlamentari per la prima volta dal 1946.
Tassone raduna i suoi raccontando la sua rabbia per i vertici Udc nazionali e regionali. Poteva farlo prima? Può darsi Certo è che non è mica detto che è suonato l'ultimo giro per lui Ancora, avere fatto la lista "per Monti" al Senato con capolista Casini è un non senso, una contraddizione profonda considerando che alla camera rimane il simbolo dello scudo crociato dove campeggia il suo nome che a Chianciano si era deciso di sostituire col ben più significativo nome Italia. In questa fase si avverte la rinuncia dei vertici di far recitare al partito un ruolo da protagonista nella formazione dell'area di centro scegliendo di svolgere, invece, il ruolo di figuranti e di diluire la propria storia nel "Montismo". E, secondo Tassone, ancora non si capisce nemmeno qual è la vera Agenda Monti che l'Udc ha accolto acriticamente, "anche perché l'attuale presidente del Consiglio la sta modificando riguardo all'Imu, all'Irpef, all'Iva, all'Irap, alle pensioni, alla riforma del lavoro, abbandonando così le vesti
dello statista rigoroso per assumere quelle assai più modeste del propagandista elettorale. Su una cosa, tuttavia, Monti è coerente e cioè nel suo rifiuto di affrontare le problematiche del Mezzogiorno in un quadro nazionale", afferma ancora il deputato dell'Udc che non risparmia strali al presidente Casini e al segretario nazionale Cesa. Tassone si è soffermato anche sulla situazione regionale, esprimendo le proprie preoccupazioni per questa "fuga verso Roma", e le perplessità su un'azione di governo regionale che non corrisponde alle attese e alle speranze dei Calabresi soprattutto dei giovani. "A questo punto - si è chiesto Tassone - perché gli esponenti regionali del partito in ogni momento, anche quando non sarebbe necessario, facciano un atto di fede nei riguardi di Scopelliti esaltando ne i meriti e i risultati raggiunti dall'azione sua e di tutta la coalizione perché allora esponenti di primo piano del partito si sono candidati al parlamento lasciando a metà un opera secondo loro altamente meritoria? C'è una fuga e anche su questo siamo riusciti a farci dare una lezione perfino da Scopelliti che ha scelto di rimanere in Calabria". Dopo le elezioni politiche, è il monito conclusivo di Tassone dovrà essere assolutamente celebrato "un Congresso Nazionale dell'Udc che dovrà esprimersi contro chi avrebbe deciso la fine di quella storia a cui l'Udc si rifà che invece va difesa e assicurata: una grande prospettiva".
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Sabato 23 Febbraio 2013
Riformisti si nasce. Più o meno... Rende sempre sulle spine
Le incomprensibili oscillazioni del sindaco Cavalcanti
Durante la campagna elettorale si è visto poco, anzi pochissimo, ma forse "meglio così". Nell'ultima riunione organizzativa per le prossime consultazioni politiche, come peraltro successo in altre riunioni, i dirigenti del Pd hanno dovuto registrare l'assenza del sindaco, dei consiglieri comunali (solo 2 presenti su 13) e l'assenza degli assessori (solo 2 presenti su 4). Un criterio però il Pd lo deve indicare per il discorso giunta comunale perché non è possibile che i consiglieri eletti aspirano tutti a ricoprire un posto in giunta, anche quelli di prima nomina, e poi sistematicamente nelle riunioni di partito, nelle primarie, nella difesa dell'azione amministrativa, nei consigli comunali e nelle varie consultazioni elettorali sono puntualmente irreperibili. Il sub commissario Umberto Vivona, insieme al vice capogruppo Clelio Gelsomino, nell'ultima riunione ha ricevuto un mandato chiaro da parte del Pd quello di sentire tutti i consiglieri e i dirigenti del Pd per offrire al sindaco Cavalcanti un'ampia rosa di nomi per poter chiudere al più presto il capitolo giunta comunale.
Alla provincia il Pd è impegnato anche a proporre una rosa di nomi al presidente Oliverio per poter sostituire l'assessore dimissionario Pietro Ruffolo. La casella di assessore provinciale si dovrebbe chiudere celermente, al posto aspirano i consiglieri Fabrizio Totera, Francesco Mirabelli e Franchino De Rango anche se sono in molti ad indicare un esterno di provata esperienza e fedeltà alla leadership rendese con vaste conoscenze sul territorio dei 155 comuni. Tutto lascia presagire che al Comune si dovrebbe chiudere al più presto ma le continue oscillazioni del sindaco Vittorio Cavalcanti, la sua posizione rigida verso esperienze e professionalità del passato che potrebbero dare contributi risolutivi in alcuni settori che risultano fermi e non assicurano nemmeno l'ordinaria amministrazione, non lasciano pronosticare buone soluzioni.
I Riformisti Italiani vanno alla battaglia da soli in un clima arroventato dove si teme l'arrivo del ciclone grillino
L’indomito Saverio alla battaglia campale di Oreste Parise
Siamo giunti alla fine di questa strana campagna elettorale, come l'ha vissuta un militante di lungo corso ancora sulla breccia? È stata una brutta campagna elettorale dominata da protagonisti logori della politica, che hanno tentato di recitare per l'ennesima volta il copione del bipolarismo muscolare, ma si sono ritrovati spaesati in un mondo che cambia sotto i loro piedi. I veri protagonisti sono da un lato i grillini e dall'altro i magistrati, che sono ritornati prepotentemente sulla scena come nel 1992. Il bipolarismo ha una consacrazione istituzionale assicurato dal sistema elettorale. Dobbiamo chiederci perché andiamo a votare propria ora, in pieno inverno con i disagi che potrebbero verificarsi dalla condizioni meteorologiche che si preannunciano pessime. Si è deciso di chiudere la legislatura con due mesi di anticipo e senza che il governo Monti sia mai stato sfiduciato per mettere termine alla pantomima sulla legge elettorale, che nessuno voleva cambiare, ma nello stesso tempo nessuno aveva il coraggio di difenderla perché erano tutti consapevoli che la stragrande maggioranza degli elettori erano contrari al porcellum. Per ragioni diverse, ma coincidenti nel fine, i partiti trovavano molto conveniente il sistema: il PD sicuro di poter ottenere una comoda maggioranza, il PDL rassegnato alla sconfitta ma con la possibilità di portare in Parlamento una agguerrita pattuglia di fedelissimi in grado di trattare e contrattare i provvedimenti più delicati a difesa della cittadella berlusconiana. Tuttavia almeno vi è la possibilità di ottenere un
governo stabile... Intanto questo non è assolutamente certo. Potremmo dire che è certo il contrario, perché difficilmente al Senato si avrà una maggioranza definita. Ma anche se ciò dovesse avvenire, sarebbe un grave vulnus alla democrazia, perché se si può accettare un premio di maggioranza che assicuri la governabilità di una partito o coalizione che ottenga un risultato comunque importante e significativo, oltre il 40-45%, noi potremmo consegnare il Paese nelle mani di una forza minoritaria che raggiunga un terzo dei votanti. Questo è un golpe, la dittatura della minoranza che ignora le istanze provenienti da gran parte della società italiana che non trova alcuna rappresentazione parlamentare. Considerato il prevedibile numero degli astenuti significa veramente una esigua minoranza, com'è avvenuto in Sicilia. Cosa non ha funzionato in questo schema, non pensa che ciascuno ha avuto il proprio tornaconto? Lo schema bipolare è saltato, come dicevo, intanto per la presenza di terzi e quarti incomodi come Monti da un lato e Grillo dall'altro, che non sono in grado di competere per la leadership, ma non sono del tutto irrilevanti come i micro competitor delle elezioni precedenti e questo rischia di provocare uno tsumani dalle conseguenze imprevedibili. Credo che la situazione che uscirà dalle urne non sarà di molto gradimento a nessuno degli schieramenti in campo perché il vero rischio è quello di un equilibrio molto precario, perché nessuno riuscirà a ottenere una chiara maggio-
ranza. Il PD potrebbe ritrovarsi in una condizione peggiore di quella di Prodi nel 2006, senza la possibilità di poter fare affidamento sulla stampella montiana che non è riuscito a sfondare nell'elettorato. Questo è uno scenario un po' apocalittico... Vi sarà un governo di transizione con una grande coalizione che non riuscirà ad affrontare i grandi nodi del paese perché a fronte di una maggioranza più o meno ampia prevarranno i veti incrociati che porteranno alla paralisi, com'è successo al governo Monti che di fatto è riuscito solo a scalfire la superficie dei problemi. La presenza del folto gruppo grillino porterà una nota di folclore, ma è molto difficile che possa tradursi in una forte spinta riformista. La vera partita si giocherà dopo qualche mese quando saremo costretti a ritornare alle urne e in questo caso è ineludibile affrontare il nodo dell'equilibrio istituzionale. Senza una vera riforma dello stato non si esce da questo momento di instabilità e la proposta di una assemblea costituente è la sola e vera alternativa a un insieme incoerente di modifiche che rischiano di minare alla base le istituzioni senza dare una vera soluzione ai problemi che sono sul tappeto. Abbiamo bisogno di un intervento sistemico e come Riformisti Italiani siamo gli unici a muoverci coerentemente su questo terreno. Il problema più serio è quello economico, con tante famiglie che stanno cadendo sotto la soglia della sopravvivenza, le mese della Charitas sono sempre più affollate... I problemi economici devono essere la principale preoccupazione di qualsiasi forza politica in questo momento, ma senza un intervento strutturale non potremo mai uscire da questo tunnel. La spending review può certamente far recuperare qualche risorsa con la contrazione delle spese, ma qui occorre incidere profondamente nella struttura dello Stato con il riordino del potere locale: dobbiamo eliminare gli sprechi di un federalismo mal realizzato e mal interpretato, accentrare nello Stato le funzioni più importanti come la Sanità, eliminare gli enti inutili, accorpare i comuni. Una riforma epocale che incida sul sistema del debito. Se consideriamo la storia della sua formazione, ci accorgiamo che la metà è stato creato nei primi quarant'anni di questo lungo dopoguerra e ha consentito la creazione di un rilevante patrimonio pubblico e la costruzione di un avanzato sistema di welfare. L'altra metà è frutto della politica inconcludente degli ultimi vent'anni, gli anni in cui i governi che si sono succeduti hanno dilapidato una parte consistente di quel patrimonio accumulato, hanno smantellato il sistema del welfare e ci hanno condotto in una crisi senza via di uscita.
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Sabato 23 Febbraio 2013
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Caratteri, aforismi, minitesti
Riflessioni da urna di Giuseppe Aprile*
a) Vorrei che Grillo portasse il maggior numero possibile di rappresentanti al Parlamento e al Senato. Ognuno del M5S è uno in meno per quelle forze che hanno fatto troppo il male o molto poco o niente di buono. I meno colpevoli sono quelli operanti senza dolo, ma sono molto pochi. b) Non sono del M5S perché sono stato estraneo alla sua composizione. Ancora una volta non ho immaginato come si potesse cambiare la politica di questo Paese. Un limite, sicuramente. Ma so che è sempre tempo per intraprendere una decisione utile. Non serve fare gli eroi. Serve umilmente operare per cercare di fare bene. c) Nessun elettore avrebbe potuto fare quanto serve per cambiare questo paese alla deriva per la colpa di chi fa politica non per ragioni ideali, ma per interessi privati, personali, come commercianti al mercato dediti alla corruzione. d) I cinque contendenti rimasti in corsa sono l’uno completamente diverso dall’altro. Vorrei che dopo le elezioni non ci fosse alleanza tra loro, perchè sarebbe solamente strumentale e funzionale a trasformare un giudizio di condanna( il responso elettorale) in potere ( antidemocratico)al limite di una dittatura. e) Prima del voto usano un atteggiamento. Quello più vero secondo cui ognuno evidenzia la differenza rispetto all’altro anche perché vuole il voto per la sua aggregazione. Dopo il voto, siccome, per come prevedono tutti, non ci sarà alcun vincitore -non è vincitore chi ha più voti del secondo se non raggiunge il 51% da solo- già si dichiara vincitore chi pensa di arrivare primo nel senso che ha un voto in più di chi è secondo. Prende più voti dell’altro, ma non vedo cosa possa aver vinto se non solo basandosi sul premio di maggioranza che non può trasformare di fatto una minoranza assoluta in maggioranza governativa. Tra l’altro, per ammissione propria, sono tutti d’accordo che il Porcellum è una maialata; però, di fatto, lo hanno voluto tutti: Monti, Berlusconi, Bersani. f) La maggioranza non deve conteggiarsi riferendosi al numero dei votanti. Va calcolata in base al numero degli aventi diritto al voto. Anche perché chi non vota esprime un dissenso autentico. Non è disattento alla politica o alle elezioni; è attento e non ha fiducia in alcuno. E’ un voto autentico, il suo, ma contro. g) Governare non significa fare le cose su cui si può trovare l’accordo. Governare significa fare le cose dello Stato, sapendo che nessuna cosa è estranea all’altra... h) Chi si candida punta ad essere maggioranza sapendo che se non ha i voti necessari, diventa minoranza; quindi, deputato a svolgere un ruolo ben preciso come conseguenza delle elezioni. Se lo sa fare. i) Una grande democrazia deve ritenere importanti tutti i ruoli possibili al fine di rappresentare istanze popolari. Spesso l’opposizione è più importante dell’essere maggioranza. l) Chi risulta minoranza, avrebbe egualmente ruo-
Per affrontare la crisi partire calcolando tutti i voti: presenti, votanti, assenti. Il nuovo è solo il M5S-Grillo li essenziali per la realizzazione di una democrazia e dovrebbe amare questa condizione. La verità è che si scambia il governo con il potere. m) Un partito o una coalizione hanno diritto ad avere riconosciuto il corrispettivo dei voti che prendono e non hanno diritto a sommare voti tra concorrenti alle elezioni al solo scopo di fare “maggioranza”. n) Bisogna tornare a votare fino a quando non si raggiunge la maggioranza degli aventi diritto al voto. Se questa maggioranza non si trova, vuol dire che il popolo non riconosce ad alcuno il diritto a governarlo. La conseguenza di ciò è che tutti devono andare a casa perché nessuno può costituire un governo. Ha ragione Peppe Grillo. o) Berlusconi non è causa, è effetto. La crisi ha origini precedenti al suo avvento.Tangentopoli non aveva nulla di costruttivo, ma solo di distruttivo. L’attacco alla corruzione sarebbe stato giusto se invece che solo a Milano, fosse scoppiato in tutta Italia e avesse interessato tutti, tutti eguali di fronte alla legge, ovunque ci fossero Tribunali e giudici. Non si può dire che la giustizia sia stata libera da intrecci politici. Questo è un imperdonabile limite dal quale è difficile uscire. p) E dove sono finiti i sindacati dal novantadue in poi? Da oltre venti anni ad oggi? Che cosa hanno fatto per difendere i lavoratori da Berlusconi e dalla crisi di lavoro e di giustizia, per difendere lo Statuto dei Lavoratori, quindi anche l’articolo 18,
o la democrazia dentro la fabbrica e negli uffici, per l’unità sindacale e le riforme? Non erano grandi strumenti di democrazia italiana? Vero è che non respirano più. A me risulta che abbiano solo la gestione dei denari dei lavoratori per i propri apparati e tanti dirigenti venduti, inventati, eterni. p) Per fare un governo si deve fare prima un programma con il popolo. Una democrazia non può sfuggire a questo dettato naturale. Prima ci si accorda sul da farsi e poi si costituisce la rappresentanza istituzionale secondo la volontà dei rappresentati e per i ruoli ben precisamente definiti. p) È chiaro che alla base di tutto ci vuole una regola istituzionale autentica. Da farsi con la stessa formula con cui s’è fatta la Costituzione. Una regola di tutti e per tutti. Introducendo il Referendum propositivo nella legislazione italiana e applicandolo. q) Parlano sempre gli stessi, solite cose, stessi giornalisti strapagati per interviste prefabbricate, stessa logica di un attore al servizio del potere occulto di turno. Con l’assenza totale e continua di ognuno dei veri problemi dello Stato e dei cittadini. r) Bersani o Monti o Berlusconi non hanno diritto a cercare alleanze dopo le elezioni. Tutti devono prendere atto dei risultati e basta. Il Presidente della Repubblica è rigidamente obbligato a rispettare il risultato elettorale dove ci saranno: presenti, votanti, assenti. La maggioranza è del 51% ossia: il 51% di 47 milioni di elettori), non i tre-quattro milioni che ha avuto Bersani alle primarie, in una elezione dove a nessuno era proibito recarsi alle urne. Come si pretende di avere l’incarico a fare il governo con il 32% dei votanti? Siamo alla follìa nella sua più cruda dimensione! * presidente Cirep (Comitato interpretazioni risultati elezioni politiche) Reggio Calabria
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Sabato 23 Febbraio 2013
Un valido aiuto
Una battaglia civile contro l’inquinamento La Provincia di Cosenza, settore Ambiente e Demanio idrico, servizio disciplina rifiuti, nei giorni scorsi ha dato notizia al Comune di Tortora dell’adozione di due importanti provvedimenti nei confronti della ditta “La Recuperi Srl” con sede in San Sago. Con il primo, avente Prot. n.° 13750 del 13 febbraio 2013, è stata disposta la “Revoca dell’atto di iscrizione nel Registro provinciale e conseguentemente il divieto di prosecuzione dell’attività di recupero dei rifiuti non pericolosi”; di fatto, la revoca dell’autorizzazione a svolgere l’attività di compostaggio dei rifiuti in località San Sago per quella ditta. Con il secondo provvedimento, avente Prot. n.° 13759 del 13/02/2013, è stata disposta la “Revoca dell’autorizzazione unica n.° 29268 del 04-042011, avente ad oggetto ...la realizzazione e la gestione di un impianto di Compostaggio e Recupero inerti da ubicarsi nel Comune di Tortora in Loc. San Sago...”; di fatto, l’annullamento dell’esito della Conferenza dei servizi con cui “La Recuperi Srl” aveva ottenuto, nonostante la ferma opposizione dell’amministrazione comunale di Tortora,
La Provincia di Cosenza ha dato notizia al Comune di Tortora di due importanti provvedimenti nei confronti della ditta “La Recuperi Srl” l’assenso a costruire in San Sago un enorme capannone industriale per svolgervi l’attività di compostaggio». Entrambi i provvedimenti, più volte invocati dall’amministrazione comunale di Tortora, sono la naturale conseguenza di un atto di sequestro preventivo emesso in data 15-01-2013 dal Gip del Tribunale di Paola, riguardante «l’arbitraria invasione e occupazione di un terreno appartenente al Demanio fluviale in località San Sago» da parte della ditta “La Recuperi Srl”.
Tali provvedimenti sono stati accolti con comprensibile soddisfazione sia dall’amministrazione comunale di Tortora, sia dalle amministrazioni comunali di Maratea, Trecchina, Nemoli, Rivello, Lauria e Lagonegro, facenti parte, insieme a varie associazioni ambientaliste, Libera in primis, del “Comitato per la Salvaguardia del Noce”, oltre che dal Consorzio turistico di Praia e Tortora; tutti impegnati, da tempo nella conduzione di una battaglia civile per preservare il corso d’acqua del Fiume Noce e il Mare Tirreno, nonché l’ecosistema circostante, dal pericolo di qualsiasi tipo di inquinamento. L’emanazione degli stessi, tra l’altro, potrebbe costituire un valido aiuto per l’ottenimento di un risultato positivo nella vertenza che lo stesso Comune di Tortora e Legambiente hanno intentato contro l’amministrazione provinciale di Cosenza, La Regione Calabria e la ditta “La Recuperi Srl”, al fine di ottenere l’annullamento dell’esito della Conferenza dei servizi che, a suo tempo, ha autorizzato la medesima ditta a realizzare un opificio industriale per l’attività di compostaggio in San Sago di Tortora. L’udienza al Tar di Catanzaro, infatti, è prossima, essendo stata fissata per giorno 23 marzo p.v. e, quindi, alla luce degli ultimi accadimenti, è lecito augurarsi un esito favorevole per l’amministrazione comunale di Tortora. Il sindaco di Tortora Pasquale Lamboglia
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Briganti rubati
Non ci lasciano neanche un cranio di Francesco Cirillo
A Berlino c’è un Museo dell’orrore dedicato alle vittime del nazismo. È l’unico museo gratuito della Germania, proprio per stimolare alla visita ed alla riflessione su quello che è stato il nazismo. Il teorico della superiorità tedesca e ariana fu un certo Alfred Rosemberg. Immaginiamo una Berlino dove fosse possibile oggi, visitare un Museo dedicato a Rosemberg e dove fossero esposti i crani degli ebrei gasati nei campi di concentramento. Penso che tutto il mondo si ribellerebbe a tale orrore e falsificazione della storia. Ebbene un museo di questo genere esiste. Si trova, in Europa, non in Germania ma in Italia, a Torino. È il Museo Lombroso. Un museo finanziato dallo Stato Italiano, ristrutturato con i soldi del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e dedicato appunto ad un razzista, qual’era Cesare Lombroso, antropologo, che fece del suo razzismo anti meridionalista la sua fortuna. Lombroso per le sue teorie razziste venne amato dai nazisti tedeschi e dai fascisti italiani, pur definendosi un socialista. Ebbene in questo Museo dell’orrore, vi sono centinaia di crani di cosiddetti “briganti”. Qui vi era il cranio dell’anarchico Passannante, poi riportato nel suo paese natio a Salvia in Lucania. Per Passannante ci fu una campagna nazionale aperta dall’editore anarchico Giuseppe Galzerano, che con un libro di mille pagine ricostruì tutta la storia di questo contadino, attivista contro la monarchia. Poi l’attore e regista Ulderico Pesce ne fece un film. Ogni cranio esposto, in quel museo dell’orrore, ha una sua storia. Storie di poveri diventati briganti, storie di briganti che hanno lottato per difendere le proprie terre dai soprusi dei piemontesi giunti come liberatori nel nostro meridione, ma nei comportamenti peggio dei borboni. «Ora - spiega Ulderico Pesce all’Adnkronos chiedo la restituzione dei resti di Carmine Crocco, il brigante di Rionero e di Eustachio Paolo Chita, detto Chitaridd, il brigante di Matera, ancora esposti nel museo Lombroso. Ma chiediamo anche, a gran voce, la sepoltura di Andrew Leonard, il soldato inglese che combatteva nell’esercito anglo-napoletano contro le truppe napoleoniche, morto a Maida in Calabria il 4 luglio 1806». «Il cranio del brigante Villella - spiega Pesce -, era esposto al museo perché caratterizzato dalla fossetta occipitale mediana interna, che secondo il Lombroso attestava la criminalità per nascita. Per lo stesso medico anche l’anarchico Giovanni Passannante era nato delinquente, proprio perché presentava la stessa fossetta che in realtà caratterizza i crani dei meridionali, e che non è affatto ‘segno’ di criminalità». «Di fatto - fa notare - con questa storia il governo piemontese ha massacrato l’opposizione politica meridionale, che chiedeva terre da coltivare, ospedali, scuole e strade. Quella civiltà, insomma, promessa con una unificazione mai avvenuta. Le immagini dei briganti, fissate sulla lastra di bromuro, raccontano una ribellione che non si può ridurre a delinquenza». «Dei briganti -conclude- serve una nuova narrazione, che faccia conoscere il loro grido di giustizia. Unghie nere e orgoglio del Sud. Un affare di coscienza civile. Perché i fucilatori non prevalgano sui vinti». «Un atto riparatorio e tardivo della giustizia italiana, una vittoria postuma del movimento
C’è un museo a Torino finanziato dallo Stato, dedicato a Cesare Lombroso che fece del razzismo antimeridionalista la sua fortuna, dove vi sono centinaia di crani di “briganti” tra cui quello di Villella La Calabria ora chiede indietro le sue teste...
Il cranio del brigante Villella
dei briganti meridionali». L’attore Ulderico Pesce, direttore del Centro Mediterraneo delle Arti e impegnato da anni in battaglie meridionaliste, commenta così la sentenza del tribunale di Lamezia Terme, per la quale il museo ‘Cesare Lombroso’ di Torino dovrà restituire il cranio del brigante calabrese Giuseppe Villella, su cui nel 1871 Lombroso asserì di aver rintracciato la fossetta occipitale mediana (a dimostrazione della teoria della delinquenza atavica), al comune di Motta S. Lucia, in provincia di Catanzaro.
Ecco esplodere il caso del brigante Villella. Fra le tante imprese di Domenico Scilipoti, in lista in Calabria per un posto al Senato, c’è quella di aver guidato una delegazione partita dal comune di Motta Santa Lucia, in quel di Torino, nel Museo Lombroso per chiedere la restituzione di un cranio. Perché Scilipoti, non ci è dato sapere. Forse perché esperto di criminali, o di brigantaggio, o perché semplicemente amico del sindaco di Motta Santa Lucia. Ma il brigante in questione non è in questo caso Scilipoti né il suo cranio, che certamente qualcuno studierà dopo la sua morte, ma quello di un vero brigante, Giuseppe Villella, originario proprio del paesino del Savuto. Ecco come Lombroso descriveva i meridionali: «Ma, venendo alle popolazioni proprie delle Calabrie, mi è sembrato dovervi distinguere due tipi speciali. Il Semitico dal cranio doligocefalo, dal naso arcuato, a sopracigli ravvicinati ed occhi neri o castani, predomina nella marina, ma non così che spesso non venga sopraffatto dal muso prognato, dai capelli neri e crespi e dal derma bronzino del seme Camitico o dal purissimo ovale dei Greci o meglio dalla maschia e nobile impronta GrecoRomana, che è la prevalente, la sola anzi nell’interno. È il tipo dal fronte elevato, ampio, brachice falico, dal naso aquilino, dall’occhio vivace e prominente. La statura è media, il temperamento bilioso; l’animo fiero, iracondo, testardo, impavido, desideroso di dominio, fino alla prepotenza, amante della lotta, dei piaceri, ma pieno d’intelligenza, di vita, e di un senso estetico delicatissimo che si rivela nei proverbi e nelle canzoni degne dell’antica Grecia. In onta adunque della tanta mescolanza con popoli Berberi e Semitici, il tipo Greco-Romano prevalse nell’interno, forse perché ribadito su quello ancor più antico degli indigeni Osci ed Opisci». Ma tutto questo all’Università di Torino non interessa. Per loro il Museo Lombroso è degno di essere visitato ed è anche degno di esporre cadaveri come se fossero catacombe di cappuccini. Il Comune di Motta Santa Lucia comunque fa opposizione a tale morbosa esposizione e produce un ricorso presso il tribunale di Lamezia terme chiedendo la restituzione del cranio di Villella per darne degna sepoltura nel suo paese d’origine. E il Tribunale di Lamezia accoglie tale richiesta.
Sabato 23 Febbraio 2013
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Briganti rubati Briganti sfigurati dopo l’esecuzione. In apertura, la banda di Ciccone Qui sotto, il brigante Crocco; nelle due foto in basso, Michelina De Cesare e Lucano
«Un atto riparatorio e tardivo della giustizia italiana, una vittoria postuma del movimento dei briganti meridionali». Ha dichiarato subito Ulderico Pesce. Ma l’entusiasmo è durato poco. Il Comune di Torino ed il ministero dell’Istruzione, chiedono l’appello, e ironia della sorte, proprio la Corte d’Appello di Catanzaro concede la sospensiva. Il cranio di Villella resta a Torino, almeno fino alla Cassazione. Questa l’ordinanza di sospensione. Corte App. Catanzaro, sez. I civ., ordinanza 8 gennaio 2013 (Pres. Bruno Arcuri, rel. Antonio Rizzuti). Nel procedimento vertente tra Università degli Studi di Torino (appellante) e Comune di Motta S. Lucia, Comitato tecnico scientifico “NO Lombroso”, Comune di Torino, Ministero dell’Istruzione, università e ricerca scientifica (parte appellata); sciogliendo la riserva assunta all’udienza del 18 dicembre 2012, esaminati gli atti, ha pronunciato la seguente Ordinanza La Corte di Appello osserva quanto segue. Sussistono i presupposti per adottare il provvedimento di sospensione di cui all’art. 283 c.p.c., invocato dalla Università degli studi di Torino. In effetti, le argomentazioni svolte nell’atto di appello - concernenti censure di giurisdizione, di competenza, di ultrapetizione e di merito - ad una sommaria valutazione, non appaiono infondate e meritano approfondimento. Sotto altro profilo, la valutazione comparativa degli interessi delle parti induce a ritenere meritevole di tutela quello dell’appellante, atteso che la esecuzione dell’ordinanza impugnata - che accoglie la domanda volta ad assicurare la tumulazione del cranio del Villella appare pregiudicare gravemente l’interesse dell’Università appellante. P.Q.M. Visto l’art. 283 c.p.c., sospende l’efficacia esecutiva dell’ordinanza del tribunale di Lamezia Terme del 3 ottobre 2012, depositata in cancelleria in data 4 ottobre 2012, con cui viene condannata l’Università degli studi di Torino alla restituzione del cranio di Giuseppe Villella al Comune di Motta S. Lucia; fissa per la prosecuzione del giudizio di appello, l’udienza del 5 marzo 2013. Manda alla cancelleria per i provvedimenti di competenza Catanzaro, 8.1.2013
Il Presidente Dott. Bruno Arcuri Il Comune di Motta S.Lucia comunque riunisce un consiglio comunale ad hoc e delibera a proposito Il Sindaco relaziona sull’oggetto della Deliberazione: Il 27 novembre riaprirà (dopo un costosissimo restauro) il Museo di Antropologia Criminale "Cesare Lombroso" dell’Università di Torino. Presso lo stesso museo crani e altre sezioni del corpo di centinaia di "briganti" meridionali (mescolati con quelli di criminali e malati di mente), giacciono in una sorta di "fossa comune" e saranno esposti in quell’occasione in grande evidenza. Tra i pochissimi resti identificabili quelli di Giuseppe Villella, presunto "brigante" nato a
Motta Santa Lucia nel 1803 e morto in carcere a Pavia nel 1872. SI PREMETTE CHE: Le più recenti e aggiornate ricerche storiografiche testimoniano ormai definitivamente la natura politica del cosiddetto “brigantaggio” post-unitario, fenomeno vasto, articolato e tutt’altro che inquadrabile in un contesto di ordinaria delinquenza o di follia criminale (v. la Guida alle fonti per la storia del brigantaggio postunitario conservate negli Archivi di Stato, a cura del ministero per i Beni culturali, ufficio centrale per i Beni archivistici). - Il “brigantaggio” fu un fenomeno drammatico con conseguenze pesantissime ai danni delle popolazioni meridionali ed in particolare calabresi e lucane con episodi intollerabili di violenza che arrivarono fino alla decapitazione sistematica della nostra gente
da parte delle truppe piemontesi (Fondo brigantaggio, Archivio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Busta 60); - Le teorie di Cesare Lombroso, molto spesso legate alle origini dello stesso razzismo nazista, hanno rivelato tutta la loro inattendibilità scientifica. - Lo stesso Lombroso fu per diversi anni medico al seguito delle truppe piemontesi (circa 120.000 unità) impegnate nella sanguinosa repressione del “brigantaggio” nelle Calabrie e nel resto dell’ex Regno delle Due Sicilie. - In maniera del tutto immotivata dal punto di vista scientifico, Cesare Lombroso fece di Giuseppe Villella il simbolo della sua folle teoria sulle “fossette occipitali” e, quindi, il simbolo di tutta la delinquenza calabrese e meridionale contribuendo in maniera nefasta alla creazione di preconcetti razzisti (e mai del tutto cancellati) nei confronti della nostra gente giudicata “geneticamente inferiore” o “pericolosa”. - A 150 anni dall’unificazione italiana ed in vista di celebrazioni che, secondo i pareri più diffusi, ormai, dovrebbero essere finalizzate alla ricostruzione di una memoria storica nazionale finalmente condivisa, si ritiene doveroso richiedere la restituzione dei resti di Giuseppe Villella. La restituzione dei resti di Giuseppe Villella avrebbe un profondo valore simbolico come gesto di vera riconciliazione nazionale, segno della sempre più necessaria ricostruzione della verità storica e dell’attesa restituzione di giustizia e dignità nei confronti di Giuseppe Villella, dei suoi eredi, dell’intera cittadinanza di Motta Santa Lucia, simbolo, infine, del riscatto di tutte le popolazioni calabresi e meridionali. LA Giunta comunale Udita la relazione del sindaco e fattala propria; Ritenuto opportuno aderire alla richiesta di restituzione dei resti del concittadino Giuseppe Villella, ponendo in essere tutte le iniziative all’uopo necessarie; Delibera La premessa fa parte integrante e sostanziale del presente deliberato; Di aderire alla richiesta del sindaco di proporre alle istituzioni interessate la restituzione dei resti del concittadino Giuseppe Villella, conservati presso il Museo di antropologia criminale “Cesare Lombroso”dell’Università di Torino; ·Di dare mandato al sindaco di porre in essere tutti gli atti necessari e conseguenziali alla realizzazione di quanto in premessa; Di stabilire che, in seguito alla restituzione si provvederà finalmente ad una dignitosa sepoltura presso il cimitero comunale, con la celebrazione di una messa in suffragio e l’organizzazione di un convegno di studi aperto alla partecipazione di studiosi locali, nazionali e internazionali. Che, copia del presente atto deliberativo sia trasmesso, per quanto di competenza, al ministro della Giustizia (competente per i musei criminologici), al direttore del Museo criminologico di Torino “Cesare Lombroso” e, per conoscenza, al ministro dei Beni culturali, al presidente della Regione Calabria, al presidente della Provincia di Catanzaro. Riusciremo noi meridionali e noi in particolar modo calabresi a fra chiudere questo orribile Museo? Immaginate solo un attimo che concezione del meridione deve farsi un ragazzino portato in quel Museo in visita scolastica!
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Sabato 23 Febbraio 2013
Una vittoria importante per Cosenza
Con ordinanza n. 100/2013 (Pres. Romeo, Rel. Corrado), il Tar Calabria Catanzaro, sez. I - accogliendo le tesi difensive sostenute dagli avvocati Oreste Morcavallo, Agostino Rosselli e Lucio Sconza - ha respinto l’istanza cautelare di sospensione degli atti di gara proposta da una ditta esclusa così consentendo l’inizio dei lavori per la realizzazione del parco fluviale e le botteghe degli artisti per un importo di circa due milioni di euro. I FATTI Con ricorso al Tar una ditta esclusa impugnava il provvedimento con cui il Comune di Cosenza, a seguito di un procedimento di gara, espletato mediante procedura aperta ex art 53, comma 2, lett. c) del d. lgs.vo n. 163/2006, la escludeva dall’appalto ed affidava i lavori di riqualificazione del Parco fluviale alla costituenda Ati Cesario LegnoEdilizia s.r.l.u. - De Luca s.r.l.. La ditta censurava la procedura seguita dal Comune lamentando l’erroneità della valutazio-
Legge come un fiume in piena Legittima la gara per la realizzazione del Parco fluviale e le botteghe degli artisti nel centro storico, i lavori possono iniziare: il Tar Calabria respinge la richiesta di sospensione della ditta esclusa
ne dell’offerta. Si costituiva in giudizio, il Comune di Cosenza, con il patrocinio degli avvocati Morcavallo, Rosselli e Sconza. La difesa del Comune faceva rilevare come i provvedimenti erano perfettamente legittimi in quanto l’offerta della ditta era priva dei documenti previsti dal bando a pena di esclusione. Il Tar condivideva la tesi del Comune e respingeva l’istanza di sospensione degli atti di gara. «Ci riteniamo pienamente soddisfatti dell’esito giudiziale conseguito che conferma la legittimità dell’operato del Comune di Cosenza e che consente l’avvio dei lavori per la realizzazione del parco fluviale e le botteghe degli artisti nel centro storico», hanno commentato gli avvocati Oreste Morcavallo, Agostino Rosselli e Lucio Sconza.
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Sabato 23 Febbraio 2013
Un grande pericolo per l’uomo
L’amianto non è un gioco Confagricoltura e Anga Cosenza con il patrocinio del Comitato provinciale dell’osservatorio nazionale amianto Cosenza (Ona) e la Thp hanno promosso e voluto l’incontro-dibattito sul tema “Il problema dell’amianto nei capannoni agricoli”, tenutosi presso la Coab (Cooperativa ortofrutticola agrumaria bruzia) Cantinella di Corigliano. L’introduzione dei lavori è stata affidata all’avvocato Gabriella Martilotti, presidente Anga Cosenza. Successivamente Giuseppe Infusini, coordinatore provinciale dell’Ona Cosenza, ha affrontato il tema della pericolosità dell’amianto presente in maniera diffusa nel territorio calabrese e delle inadempienze della regione rispetto alla redazione del Piano regionale amianto (Prac). Infusini ha affermato che «già a partire dal 1906 il Tribunale di Torino aveva riconosciuto la pericolosità delle polveri di amianto e nel 1978 lo studioso statunitense Selikoff osservò che il mesotelioma è capace di manifestarsi anche in seguito ad inalazione di una quantità straordinariamente piccola di fibre di amianto, definita trigger dose o dose innescante. La legge n°257/92, che ha messo al bando l’amianto dal territorio italiano, è giunta con forte ritardo proprio per le pressioni sul governo italiano che fecero le aziende che avevano già investito nel settore dei materiali edilizi contenenti amianto. La stessa legge imponeva alle regioni di adottare i piani di protezione, smaltimento e bonifica dell’ambiente entro 180 giorni a partire dall’entrata in vigore del Dpr 8.08.1994. A distanza di circa 20 anni la regione Calabria pur avendo promulgato la L.R. n°14 del 27.04.2011 (che non prevede alcun contributo ai privati per interventi di bonifica dei manufatti in amianto) è inadempiente per non aver ancora definito le linee guida senza le quali la legge è inattuabile. La problematica dell’amianto è - secondo Infusini - coscientemente sottovalutata dagli organismi politici regionali. Anche molte delle attività agricole e zootecniche si svolgono in ambienti con presenza di copertura in cemento-amianto oramai in stato di avanzato degrado, con possibilità di rilascio di fibre d’amianto, mettendo a rischio la salute degli operatori e la contaminazione dei prodotti agricoli e zootecnici. Infusini ha quindi proposto alla Confagricoltura di aderire all’Ona, come hanno già fatto alcuni comuni, in modo da creare una rete di soggetti che, messi insieme, pos-
sono dar luogo ad un’azione sinergica in grado di incidere sulle politiche regionali e provinciali e far sì che tali enti sostengano, anche in parte, i costi dello smaltimento. Il secondo relatore, geologo Beniamino Falvo, commissario regionale Ona, ha messo in evidenza come l’utilizzo dei materiali contenenti amianto in agricoltura, con il tempo, si è trasformato da opportunità in un pericolo. Infatti i tetti dei capannoni in eternit, a cui si è ricorso per il basso costo e la facilità di impiego, negli anni passati, e, comunque prima del 1992, anno dal quale è vietato l’uso del materiale contenente amianto, sono ora diventati un pericolo per l’uomo, gli animali, l’ambiente. Ciò in quanto l’eternit è costituito da una miscela di cemento ed amianto. Il cemento, a distanza oramai di 30-40 anni, attaccato dalle piogge acide, si degrada e lascia libere le fibre di amianto. Sono proprio queste, indistruttibili, che, se vengono inalate dall’uomo o se entrano nella filiera alimentare, sono responsabili di molti tipi di tumori e, specificamente, del mesotelioma. In Italia, a causa del grande utilizzo che si è fatto del cemento amianto negli anni passati, muoiono, ogni anno, di affezioni polmonari provocati dall’amianto, circa 3000 persone, molto di più delle morti per infortuni sul lavoro (circa 1500). Successivamente l’agronomo Giovanni Perri ha evidenziato la necessità che l’utilizzo dei fondi del Psr vengano utilizzati per l’attuazione della misura 121 riguardante l’ammodernamento delle aziende agricole, con la possibilità di risanare e bonificare i guasti sopra evidenziati, privilegiando ed incentivando quanti vorranno riqualificare i manufatti produttivi e abitativi dove è tutt’ora
La Confagricoltura e l’Ona Onlus Cosenza denunciano le inadempienze regionali sulla bonifica delle strutture
presente l’amianto. Infine Perri ha sottolineato, per la tutela della salute dell’uomo ed il benessere degli animali, il pericolo dell’amianto e la necessità di incentivare il suo smaltimento nell’ambito delle complesse problematiche ambientali indissolubilmente legate con la realtà agricola, nel più ampio discorso di rispetto dei criteri sanciti dalla Comunità europea in termini di tutela dell’ambiente e del paesaggio. L’ingegnere Francesco Pellegrino, consulente tecnico Thp ha affrontato il tema della fattibilità economica di sostituire le coperture di amianto dei capannoni agricoli con pannelli fotovoltaici. Ciò al fine di evitare la continua esposizione delle fibre di amianto agli operatori e agli animali che può favorire con il tempo l’insorgere di gravi malattie polmonari correlate alle fibre-killer dell’amianto. L’incontro che ha visto la partecipazione numerosa ed attiva di molti operatori del settore agricolo, ha perseguito l’obiettivo di fornire un aiuto concreto alle aziende agricole interessate alla problematica dell’amianto. Nel corso del dibattito sono intervenuti, fra gli altri, Adriano Tancredi, amministratore della Thp, patrocinante del convegno assieme all’Ona, che ha messo in evidenza la possibilità di sostituire le coperture delle strutture agricole con pannelli fotovoltaici dando un’ottima opportunità alle aziende agricole anche in termini economici, mentre l’attivo e dinamico Peppino Anselmi, componente del consiglio direttivo dell’Ordine agronomi e forestali di Cosenza, ha sottolineato la mancanza di sincronia tra le opportunità di finanziamento regionale in agricoltura con la regolamentazione nazionale sull’energia alternativa, ponendo di fatto un problema sostanziale: progettazione e finanziamento delle opere in tempi troppo lunghi e distanti. Parisio Camodeca, direttore di Confragricoltura Cosenza, è intervenuto rilevando come sia sempre più importante e necessario fare rete comune con l’Ona e con i tecnici e gli agricoltori del settore, al fine di rimuovere i ritardi, gli ostacoli e le inadempienze afferenti la rimozione e la bonifica delle strutture in amianto tutt’ora esistenti nel territorio calabrese. Ha concluso i lavori l’avvocato Gabriella Martilotti, la quale sulla base di quanto è emerso dai quattro relatori e dal dibattito, ha evidenziato che l’incontro possa essere stato di supporto alle aziende agricole del territorio ed agli associati della Confagricoltura ed ha auspicato altre forme di incentivi, per venire incontro alle esigenze di un mondo agricolo che in Calabria rappresenta una struttura produttiva essenziale da potenziare, rinvigorire e potenziare per il rilancio e la crescita della fragile economia regionale calabrese.
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