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numero 11 - Anno 12 Sabato 16 Marzo 2013
settimanale d’informazione regionale
Voce ai giovani Giornalismo, facciamo il punto con Enzo Iacopino www. mezzoeuro.it
Rc auto, arriva la mazzata
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Il legno storto Ruby
Giustizia vilipesa e politica sfiancata Tanta rabbia da arrestare
La competizione elettorale appena conclusasi è stata dominata da riti gladiatori, uscite donchisciottesche non della migliore specie, bonomie piuttosto fuori luogo, e tante altre coloriture, tutto in contrasto con quanto si aspettava Mezzoeuro la gente, e cioè un confronto forte e schietto sui gravi Fondato da Franco Martelli problemi del Paese. Nel dopo voto, con i risultati che si Ediratio sono avuti, si scontano amaramente le scelte sbagliate Direttore responsabile Domenico Martelli cui è stato indotto il Paese attraverso la sollecitazioni Registrazione di istinti e le erogazioni di ricette i cui contenuti Tribunale di Cosenza n°639 rimanevano esplicitati a metà del 30/09/1999 Intanto, le insoddisfazioni più profonde della gente, Redazione e amministrazione le quali nelle due formazioni maggiori trovavano via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza equivoche o incomplete letture nel senso che Responsabile settore economia se ne accoglievano i lati più epidermici o se ne Oreste Parise disciplinavano e limavano realisticamente le asprezze Progetto e realizzazione grafica e se ne valutavano le obiettive sostenibilità, covavano Maurizio Noto sotto traccia e trovavano altri canali per manifestarsi. telefono 0984.408063 fax 0984.408063 È inutile tornare a parlare dell’impresa tutta personale e-mail: ediratio@tiscali.it di un vecchio leader e della quasi riesumazione Stampa di un cadavere, fa parte della storia di grandi gesti Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) di individui trascinatori di masse, ed è inutile anche Diffusione raccontare di come una consistente forza politica Media Service di Francesco Arcidiaco fallisce sempre, per sua stessa insipienza, gli obiettivi telefono 0965.644464 fax 0965.630176 cruciali: c’è invece tutta da scrivere la straordinaria Internet relations N2B Rende avventura di un personaggio che sa captare i sentimenti Iscritto a: sotterranei della scontentezza, della delusione, Unione Stampa Periodica Italiana della rabbia, diffusi in tutti gli strati della nostra società e più spiccatamente presenti nelle fasce medio-giovani di essa, da tradurre nella miscela esplosiva di un voto elettorale preparato anche n. 12427 in forme comunicative inedite editore
di Franco Crispini
E ora ecco un quadro postelettorale in cui non vi sono più, non vi possono essere, condizioni per dare un governo al Paese, far funzionare le leve istituzionali. Come devono comportarsi in questi difficili frangenti le principali forze politiche tradizionali? Questa domanda non la si può rivolgere certo a chi come il M5s, su ispirazione di Grillo, è espressione di un avvilimento del Paese, di una sua rivolta contro i responsabili di tante macerie; è a chi ha gestito per tantissimi anni il governo, ed a chi ha fatto opposizione chiudendosi in se stesso, nei propri recinti, con sclerotici apparati, senza cercare legami vitali con la società civile, a costoro va chiesto, non nelle stessa misura certo, se è serio piangere ora sul latte versato, se si è in grado ora di indicare una via di uscita. L’esercito berlusconiano alla cui nomenclatura il Capo ha saputo dare una collocazione in Parlamento, non ha al momento di meglio che stringersi intorno al Sovrano, far muro contro chi vuole colpirlo, individuando da dove vengono colpi mortali: il solito fronte dei magistrati milanesi (e napoletani), il fronte della Giustizia, colpevole di volere portare a compimento processi, che durano da tanto tempo, i quali coinvolgono Berlusconi e da essi lo stesso potrebbe uscire condannato con non lievi pene. Quello che importa non è la formazione di un Governo, ma soltanto una mobilitazione, fino al vilipendio, attorno al tema della giustizia (tema che viene presentato sempre agli inizi di ogni legislatura) che sarebbe per il Cavaliere “persecutoria” da sempre: è evidente che in un possibile ritorno alle urne potrebbe essere fruttuoso elettoralmente sfruttare il vittimismo, specie se nel frattempo vengono fuori delle condanne (in pericolare, più imminente, da Napoli). In questi giorni, il truppone parlamentare del Cavaliere si è spinto fino ad entrare nel Tribunale di Milano e sostare di fronte all’aula del processo (un atto eversivo che andava denunciato subito, più fortemente): anche al Capo dello Stato una delegazione del Pdl ha portato una sua denuncia, per quanto non vi fosse la paradossale richiesta di un intervento del Presidente per un proscioglimento del Cavaliere dai processi giunti alla fase finale; sarebbe stato davvero troppo, lo scopo era soltanto di avvertire ed intimorire in nome del grande consenso ricevuto, come se l’investitura popolare esonerasse dalla legalità. Ma dove è finita intanto l’azione della politica? Cosa la fa vivere o mal vivere? In quello che va facendo Bersani si riesce a vedere una volenterosa, paziente, faticosa tessitura di una tela che però non ha al centro una qualche grande idea. Il Pdl fa coincidere come al solito gli interessi del Paese con quelli del Cavaliere, ed in nome di questo connubio,orienta le sue battaglie tutte rivolte a tutelare il condottiero. Resta Grillo da prendere sul serio: la difesa dei magistrati milanesi, l’ironizzazione dei parlamentari Pdl che “assediano” la magistratura di Milano, quegli stessi che furono convinti di un “caso Mubarak”, i quali ora “si aggrappano ad un vecchio signore che perde i pezzi come un salvagente di marmo”, il consiglio a Berlusconi a scappare come Craxi sulle “spiagge tunisine piene di Ruby”, a darsi alla latitanza prima dell’arresto, guarirebbe e guariranno gli italiani “dall’orchite con cui li affligge da venti anni”, tutto ciò dà la misura di un Grillo che sa leggere bene un dramma politico italiano e sa anche come se ne può uscire. È poco ?
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Sabato 16 Marzo 2013
E qui la natura non c’entra
Dopo il fango (forse) le sirene Scavi di Sibari allagati, riecco il ministro Barca dalle nostre parti. Ma c'è un'inchiesta della magistratura che molto presto potrebbe fare rumore Ancora Fabrizio Barca al capezzale degli scavi archeologici di Sibari finiti sotto il fango nel lungo inverno della civiltà di Calabria. Non è la prima volta che il ministro passa da qui a perimetrare una vergogna nazionale e probabilmente non sarà neanche l'ultima ma non è questa la vera notizia stando alla cronaca e alle sue spietate regole. O perlomeno non è solo questa. Un importante fascicolo giudiziario sarebbe stato aperto da tempo sulla clamorosa vicenda ed importanti novità, neanche poi troppo lontane nel tempo e per di più assai clamorose, potrebbero arrivare. Quando meno te l'aspetti. Del resto l'evento, una delle meraviglie archeologiche del mondo sepolte dal fango e da una "normale" pioggia mediterranea, non poteva né potrebbe né potrà passare gratis. Il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, ieri pomeriggio ha fatto visita nuovamente al parco ricevuto dal sindaco di Cassano Gianni Papasso. Barca, attraverso una squadra di tecnici divisa in tre gruppi, ha preso atto dello straordinario lavoro che ha permesso di rimuovere una parte consistente dello strato superficiale di fango, utilizzando pienamente i 300 mila euro stanziati per la somma urgenza. Non essendo sufficiente l'importo per la rimozione dello strato superficiale di fango è ora necessario reperire nuove risorse, per proseguire i lavori fino alla nuova disponibilità del "programma attrattori". Ha preso atto della procedura amministrativa individuata per assicurare il rapido sradicamento delle colture in alveo che al momento ostacolano il regolare deflusso delle acque in caso di esondazione, e dell'impegno assunto dalla Regione a trovare con tutti gli enti responsabili una soluzione per assicurare presidi adeguati di polizia idraulica, per la verifica di even-
tuali piantumazioni illegali cui segua una tempestiva comunicazione alle autorità competenti. La prefettura di Cosenza si impegna a garantire la regia complessiva dell'operazione di ripristino delle condizioni di legalità nelle aree di golena del fiume Crati con il coinvolgimento fattivo di tutte le amministrazioni. Rispetto agli interventi di messa in sicurezza del Crati, l'Unità di verifica degli investimenti pubblici (Uver) ha in primo luogo evidenziato la ne-
cessità di un urgente studio, realizzabile e approvabile entro l'estate, che identifichi l'entità e la natura degli interventi relativi anche all'insabbiamento della foce, che siano risolutivi dei problemi di esondazione del Crati. Per quanto riguarda gli interventi di primaria urgenza, fermo restando quello di riparazione affidato alla Provincia, e stante i ritardi e le criticità riscontrate dall'Uver per gli interventi affidati al commissario, si è deciso di valutare due opzioni: una cooperazione rafforzata tra commissario, Regioni, Provincia e Comuni, ovvero il trasferimento alla Provincia dell'intervento ora affidato al commissario. "Si dovrà valutare, anche sulla base della Relazione Uver, l'opportunità di proseguire la gestione commissariale" ha dichiarato il ministro Barca a margine del sopralluogo. A conclusione della riunione tecnico-operativa, inoltre, Barca ha incontrato i cosiddetti "angeli del fango", e cioè gli studenti dell'Università della Calabria che, nei giorni successivi all'inondazione, hanno lavorato incessantemente per ripulire il patrimonio archeologico.
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Sabato 16 Marzo 2013
Abemus casinus
Il caos Caos, dipinto di Stefano Busonero
Chi risponde in queste ore da Roma, la capitale bagnata ma emozionata e felice perché c'è Papa Francesco finalmente, sembra lui sì in preghiera permanente. Quasi disperata, ansiogena. Raccontano, schegge calabrotte di ex potere pd o pdl, di un clima surreale. Di riunioni improvvisate nei corridoi, in piedi. In salette improbabili. Al bar più vicino. Raccontano, pezzetti di ambizioni calabre in giacca e cravatta o in gonna e comunque in missione, dell'invasione del "nuovo" che poi nuovo non è, i grillini. Come scout in gita entrano ed escono insieme e da squadra dalle aule parlamentari deridendo con fare strafottente "quelli del mondo", la deputazione "altra" che porta sulla giacca il simbolo del partito. Sembrano una setta, raccontano i "nostri". E fanno paura perché imprendibili, per ora. E così regna il caos, sovrano. Ci si annusa il primo giorno delle Camere, il primo giorno di scuola. Si cerca un faro, un confidente. Ma il faro non c'è, nessuno è in grado di dire nulla. Raccontano, sempre "quelli" di cui sopra, di un limbo di purgatorio lungo come il transatlantico a Montecitorio nel quale puoi entrare deputato per poche settimane e uscire disoccupato da qui alla vendemmia di ottobre, se non prima di andare al mare del tutto. E non c'è sconto di pena se la scena si fa verticale nel senso che oggi chiedi a Bersani o ad Alfano o a Monti chi fa le carte ma domani ti potrebbe rispondere magari Renzi, Meloni, Olivero. Che oggi non conosci o non tratti o non ti trattano. Con queste (drammatiche) premesse i "nostri" che sono rimasti qui attaccati al telefono non sanno di che morte morire prima che la Pasqua si fa uovo sulle tavole. Ci sono i bocciati dalle urne o dalle congiure, certo. Ma non è che quelli che hanno preso il treno ieri per Roma possono dormire sonni tranquilli, tutt'altro se teniamo conto che un giro l'hanno fatto e se il prossimo arriva subito potrebbero non avere più biglietti. E poi ci sono le postazioni di comando vere a stare in ansia, quelle che contano per intenderci. Il vertice o
I partiti in Calabria, quelli che sono rimasti in piedi naturalmente, aspettano nuove dalla capitale. Non c'è né capo né coda, in queste ore. Semplicemente non si capisce niente. Né chi comanda, né chi comanderà comunque il gotha dell'amministrazione regionale, con Scopelliti in testa. Il vertice o comunque quello che sarà o dovrebbe essere la leadership del principale se non l'unico partito che gli sta di fronte, ma non sempre contro, il Pd. Ad oggi, a Papa Francesco inebriato dalla fumata bianca, non è dato sapere se e quando e soprattutto con chi Scopelliti procederà ad un rimpasto in giunta regionale. Con chi continuerà ad essere alleato e con chi rivale. Dentro e fuori il suo partito. A proposito, ma qual è il suo partito? Il Pdl con il quale s'è contato a Cosenza (con Tonino Gentile) e a Reggio (estromettendo di fatto Nino Foti) o la lista portatile che lo segue dal 2010, ieri Scopelliti Presidente oggi Grande Sud domani chissà, può essere tutto e il suo contrario? E poi l'Udc, da alleato a stampella magari. Come alleato non funziona più, il partito semplicemente non c'è. Poco male, penserà il governatore. Forse gli è più utile con questa formula, tascabile, così tiene a bada le ansie e le aspettative del suo partito diciamo così ufficiale, il Pdl. Lo Scudo che s'è spezzato non è un problema per il governatore lo è semmai ricavarsi un ricambio all'interno della scialuppa centrista. Oggi imperano Talarico e Trematerra family nello scacchiere del duopolio con il governatore ma sarà ancora così in eterno? Chi può dirlo, dipende da quello che accade e che può accadere nella capitale allegra perché c'è Papa Francesco. Ricambi anche freschi e ambiziosi da pescare nelle delusioni Udc ve ne sono per Scopelliti, basta volerlo.
Giri l'angolo, e non si sta per niente meglio in materia di ansie. Il Pd ha appena riscoperto che non sa che pesci prendere in Calabria. Da dove ripartire e con chi e soprattutto perché. C'è un progetto, uno schema pseudo garibaldino delle ultime ore, il congresso regionale subito. Lo slogan funziona, passa sui giornali e fa moda. È giovanile e rivoltoso nei confronti del centralismo imperante e speso grigio. Buono a dirsi, il congresso. Un po' meno a farsi. Già, perché si farà? Si parla di maggio ma a maggio potremmo essere a poche settimane da un altro drammatico voto politico e il Pd nazionale può permettersi conte fratricide in giro? Chissà. E poi le regole. Si parla di primarie aperte e cioè accessibili anche a chi non figura nell'albo del partito. Ma si è pronti davvero a farsi designare da un popolo indistinto e fuori controllo e magari anche demotivato il futuro leader regionale del Pd? Per chi non l'avesse capito stiamo parlando del probabile sfidante alla presidenza della Regione che verrà, forse addirittura del nuovo presidente. E si potrà gestire questo in una fase talebana del genere con popoli indistinti al voto e con regole appena approcciate, quasi da primavera araba? Chissà. Comunque sia congresso subito, questo funziona. E allora avanti popolo, per la riscossa però c'è da aspettare. Dipende sempre da lassù, da Roma. La partita quella è, per tutti. Siamo tutti italiani non per niente, almeno per una volta. Uniti da un insolito e malefico destino, il caos. Per gli amanti del genere musicale, il kaos. Per i cultori invece del verbo slang, siamo tutti nella merda. d.m.
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Mezzoeuro Ostili al cambiamento
Un destino segnato
ne del territorio delle fasce di disinteressati e nauseati di questa politica; c) i voti e le clientele di partiti e personaggi eletti, mai battibili se non tra gente che usa le stesse armi di combattimento. Ecco perché la cosiddetta classe dirigente non parla mai di politica, di problemi, di quelle che sono le idealità ed i valori della politica ed ha ridotto i palazzi della regione, Consiglio e Giunta, a centri di attività dove la gente sa che non ha motivo di andare perché è terra riservata agli addetti perché in rapporto -ma spesso episodico e senza futuro- con i personaggi della politica retribuiti a suon di denaro infinito e con il potere di assumersi, presso la segreteria, decine di amici e figlie o sorelle di amici, che servono solo a perdere tempo tra i muri della regione e per vivere di speranza pur sapendo che quasi sempre la bella propria speranza vive due legislature quando va bene, anche perché i padroni hanno ben più ampia clientela da soddisfare periodicamente. Lo sanno anche i quattordici giornalisti assunti da Scopelliti con cui, però, hanno condizionato tanta stampa e giornalismo, in modo che lo stesso ordine del giornalisti, che sa tutto ed è meravigliosamente condotto dal bravo ed onesto Parisi, può fare poco o niente. Più niente che più.
di Giuseppe Aprile
Sono in tanti quelli che sono rassegnati a vedere cambiare la Calabria in seguito alla fine definitiva di Berlusconi. È un errore ed una vigliaccheria; non darebbe soddisfazione, si direbbe tra uomini di antica concezione. Se un popolo non sa darsi una vita democratica, pur tra indifferenze, complicità e varie difficoltà dovute al potere centrale dello Stato, non può garantirsi un futuro e significa che la sua vita, come nel caso della Calabria, continua ad essere suddita e dipendente. Come lo è stato nel suo passato dove a fasi di attacco verso la costruzione della sua autonomia, hanno fatto seguito altre più determinanti che hanno reso sia il suo territorio, sia la sua classe dirigente, decisamente centro-dipendente. Ora che ancora Berlusconi continua a proteggere le classi dipendenti delle regioni meridionali, maggiormente definite al soldo dei poteri mafiosi e ndranghetistici e che questa sua azione continua ad avere un rapporto interdipendente tra aree depresse e sottosviluppate ed aree potenti del potere industriale burocratico e finanziario, è senza alternativa un impegno per sfaldare la situazione esistente che si regge interamente sull’asse dell’alleanza tra Scopelliti di Reggio e la famiglia Gentile di Cosenza a cui non interessa la ragione politica della sua attività. È l’ultima ora per i calabresi di dimostrare un valore che fin’ora è sognato dalla popolazione e negato dal mercato elettorale dove dominano incontrastate le squadre amicali fondate sulla gestione degli apparati pubblici dominati da clientele e comitati di interesse miste a poteri decisamente mafiosi. Non va dimenticato che questa Calabria è la regione che della ‘ndrangheta è addirittura fondatrice oltre che maggiore, se non unica, detentrice. In Calabria il voto di opinione non ha mai contato. Ogni ambiente è ricco di un troncone di potere atto a definire le maggioranze e gli uomini di fiducia che decidono su chi decide sull’uso delle risorse e delle risorse locali e dello Stato. Siamo la regione della Giunta e del Consiglio regionale, dei gruppi politici, della Forestale, dell’Arssa, dell’Arpacal, delle linee private dei trasporti in nome delle quali è stata abolita la ferrovia ed i trasporti pubblici in genere. Siamo la regione dove tutti gli enti, quasi sempre dominati da una gestione compartecipata da comuni e stato e regione, sono riserve per posti clientelari e famigliari e dove nessuno può mettere mano anche perché se sa i nomi sfuggono i rapporti famigliari che tante volte sono, invece, facilmente individuabili corrispondendo ai nomi delle famiglie che dominano o hanno dominato la politica dominante e dove le rivalità non si esprimono, tutte intese a proteggere ciò che deve restare ignoto alla pubblica opinione. Ovunque è una struttura che rende estranea la massa dei cittadini e un ambiente amicale tra gli amici dei politici e le loro clientele. Si salvano in pochi a questa logica infernale dove tra partecipate e Asl, Forestale e partecipate comunali, sempre rette a compiacimento diretto o indiretto, ma sempre efficace, da gruppi costituiti di amici e clienti che decidono tutti i fatti elettorali dove preferiscono e utilizzano imbecilli e utili idioti, trovi solo strumenti di consumo fine a se stesso ogni bene pubblico ed ogni finanziamento. Decreto
Il porto di Gioia Tauro
Se a livello nazionale il governo è congelato ma comunque qualche nuova voce c’è, nella nostra regione al di là di qualche “reazionario” di turno, resta tutto come prima Reggio, ponte sullo Stretto, Asl di Reggio-Locri, Catanzaro e Cosenza, diga sul Menta, porto di Gioia Tauro ed aeroporti vari, finanziamenti europei e quant’altro, sono solamente pretesti per finanziare campagne elettorali, scambi di poteri con fini elettorali, sistemazioni di famiglia e di gruppi venduti al tempo dei voti. Di questo passo abbiamo la chiusura ermetica delle aule del Consiglio regionale ad ogni persona per bene e ad ogni giovane che capisca e sappia fare politica ed amministrazione, sono stati distrutti i partiti politici sostituiti dalle “segreteria politiche!” di consiglieri, assessori e presidenti. Su questo terreno trovi che in un batter d’occhio un presidente nazionale di un partito, cambia casacca e si prende una presidenza (magari per l’infanzia e i disabili) ben retribuita al servizio di chi prima combatteva, un consigliere comunale di un partito, cambia e diventa assessore di un altro e, magari, segretario e comandato presso un altro assesssore e via di questo passo. Se si traccia la geografia dell’apparato su cui si fonda il terreno della vita amministrativa e politica della regione, si comprendono bene due cose: a) la ristrettezza delle percentuali che definiscono i votanti ed i voti dati; b) l’identificazio-
È tanto grave la situazione che non si fa conto sulle conseguenze dei privilegiati che difendono il padrone e sono sottomessi più di quanto non lo fossero gli addetti alla catena di montaggio ai tempi della Fiat. Ogni tanto esce qualche articolo in “difesa” del padrone senza che la gente sappia che quella è una dichiarazione interessate e ben pagata da chi ne usufruisce. Anche le candidature e gli incarichi politici, ubbidiscono alla logica di fatti elettorali ed alla costruzione della squadra di amici con cui si affrontano le vicende di vario tipo. Dal potere della Regione, della Provincia e dei Comuni si partono facilmente azioni di intervento per tessere rapporti di interesse finanziario, per costruire clientele imbattibili. Ed ogni campione di questi gruppi, risponde solo al proprio filone ambientale e si garantisce la rielezione e la protezione dei suoi amici. I politici spesso vivono di comunicati stampa privi anche della caratteristica di notizia,di pranzi, caffè e cioccolati, di saluti affettuosi, strette di mano,sorrisi ed altra minutaglia del genere. Di politica non parlano mai, perché, evidentemente non sanno e, in verità, non serve per quello che chiedono gli aspiranti al loro saluto ed alle loro prebende. Ora, dicevamo, Berlusconi, fonte della peggiore politica clientelare di questo paese -ma anche Mastella ha fatto la sua parte aderendo, per esempio, al centrosinistra nel 2008, dopo che Prodi gli ha garantito confermando in sede di congresso e con telefonata assicurativa per tutti i partecipanti, dodici parlamentari-non c’è solo il caso oggigiorno in auge- è alla frutta e noi siamo tra coloro a cui dispiace che questa debba essere una delle ragioni ( l’altra dovrebbe essere quella in cui dovrebbero avere un ruolo i suoi casi giudiziari ora con la magistratura di nuovo tenore) del fatto che anche l’asse Scopelliti-Gentile-Trematerra sia alla frutta. Avremmo gradito che alla base della loro sconfitta ci fosse la conseguenza di una giusta e dura battaglia elettorale e politica, ma evidentemente qualcosa di troppo serio non ha mai funzionato in questa opposizione che dall’epoca Loiero-Adamo-Bova-Sculco in poi, ha solamente tirato a campare. Mentre, si può dire, il popolo ed i giusti facevano la fame e continuavano a diffidare della politica concludendo che “questo o quello” non diciamo che pari sono, a non permettono un discorso alternativo. Come quello, per fortuna, che si sta avendo con lo storico M5S a cui demandiamo ogni forma di speranza.
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Sabato 16 Marzo 2013
È l’attività più antica Ottantamila euro all'anno per il "garante della caccia". È questo l'incarico assegnato dall'assessorato regionale all'Agricoltura ad Antonella Mangano
L’uomo è cacciatore Non c'è che dire. Le regioni sono una grande invenzione. Dei piccoli pseudo stati che hanno la facoltà di organizzare la vita dei propri conterranei in ogni più recondito aspetto. Dalla cura alla bara provvedono a tutto, come si diceva una volta. Ora il modello del welfare mostra qualche crepa, qualche giovane resta disoccupato senza possibilità di trasformarsi in lsu o forme consimili, ma l'essenziale è comunque garantito. Prendiamo l'esempio della caccia, che costituisce la prima attività economica dell'uomo di Neanderthal e da allora è rimasta una delle principali occupazioni dell'uomo. C'è stato persino un referendum per imporre un freno, che ha mancato il quorum per un pelo, ma oltre il 90% di quelli che si erano recati alle urne avevano dato un responso inequivocabile. La Regione Calabria è molto sensibile agli umori della sua gente e cerca di interpretarne le pulsioni più intime. Nel caso della caccia ha fatto le cose in grande, cercando un testimonial di eccezione che sappia risollevare le sorti dei cacciatori, con la conseguente strage di uccelli secondo la ferrea logica luterana. Mors tua vita mea. La nostra legge venatoria risale al 1996 "Norme per la tutela e la gestione della fauna selvatica e l'organizzazione, del territorio ai fini della disciplina programmata dell'esercizio venatorio", declama il suo pomposo titolo. Cosa c'è di meglio di una bellezza da miss per innalzare le sorti del settore: un coup de génie! Ci pensa l'assessore Trematerra che inventa una nuova figura professionale del "Garante per l'esercizio venatorio", che alla modica cifra di 80.000 euro l'anno fornisce ai cacciatori una formidabile assistenza che in fatto di flora e di fauna non è seconda a nessuna. In piena crisi economica bisogna fare ricorso alla fantasia per valorizzare le capacità e competenze dei giovani. Non vi sono dubbi che è tutto perfettamente legittimo e regolare. La nomina viene prima decisa con decreto del dirigente generale e poi con un
decreto del presidente della giunta regionale, il numero 10 del 18 gennaio 2011, che recita testualmente:
Michele Trematerra
"Vista la L.R. 34/2002 e s.m.i. e ritenuta la propria competenza. Su proposta dell'assessore regionale all'Agricoltura, Foreste, Forestazione, Caccia e Pesca, dottor Michele Trematerra, nonché dall'espressa dichiarazione di regolarità dell'atto resa dal dirigente competente. decreta Per le motivazioni espresse in premessa che qui si intendono integralmente richiamate e trascritte: - di ratificare l'incarico di Garante sull'esercizio venatorio alla dottoressa Antonella Mangano; - di disporre la pubblicazione del presente atto sul Burc e sul sito: www.assagri.regione.calabria.it". Per la verità le motivazioni in premessa sono molto scarse. L'abbiamo nominata perché così ci è piaciuto (o perché ci è piaciuta…). Non è stato chiarito se il suo compito, quello del garante, è quello di tutelare i cacciatori o la fauna, se assicurare un carniere pieno o la tutela degli uccelli. Sono quisquilie di niuna importanza: qui abbiamo una bellezza mediterranea per la tutela del grande patrimonio naturalistico mediterraneo in perfetto armonio con la natura. Nella delibera di ratifica dove si da libero corso al pagamento della modica cifra a lei destinata viene specificato che "Occorre altresì assicurare il pagamento del Garante della Caccia per il presumibile importo di 80.000 euro l'anno a valere sul capitolo 2133104 spese per la realizzazione di programmi regionali attinenti il settore della caccia e dell'incremento della fauna selvatica". Finalmente si dirada la nebbia che avvolge la vicenda. Con la sua selvaggia bellezza costituisce ipso facto un progetto venatorio degno di tutela, e non ha bisogno di alcuna ulteriore specificazione o competenza. Si dice... sono voci maligne di andreottiana memoria. o.p.
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Sabato 16 Marzo 2013
Nome nuovo, cognomi vecchi
Botta e risposta, l’ennesimo e in progress, tra Guccione e Trematerra Il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, ha presentato al presidente della giunta regionale della Calabria, Giuseppe Scopelliti, un’interrogazione a risposta immediata per sapere se nel mese di gennaio del 2013 è stata corrisposta ai dirigenti dell’Arssa, per gli anni 2011 e 2012, una “indennità di risultato” pari a circa quarantamila euro ciascuno per ogni anno e se tale indennità poteva essere loro riconosciuta trattandosi, nello specifico, di un’azienda in liquidazione ormai da sei anni. Come è noto l’Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo e i servizi in agricoltura) è stata commissariata e posta in liquidazione nell’anno 2007 e trasformata, successivamente, con la legge n.66 del 20.12.2012, in Arsac. Se tutto ciò dovesse corrispondere al vero, Guccione chiede di sapere quali idonee iniziative intende intraprendere il presidente della giunta regionale della Calabria nei confronti del commissario liquidatore che avrebbe riconosciuto una “indennità di risultato” ai dirigenti di un’azienda che era nelle condizioni di commissariamento e liquidazione.
Arsac
delle mie brame
Il testo dell’interrogazione Consiglio Regionale della Calabria Gruppo Pd Al Presidente della Giunta Regionale della Calabria On. Giuseppe Scopelliti
Oggetto: interrogazione a risposta immediata al presidente della giunta regionale della Calabria, onorevole Giuseppe Scopelliti, su corresponsione “indennità di risultato” ai dirigenti dell’Arssa negli anni 20112012. Premesso che: - l’Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo e i servizi in agricoltura) è stata commissariata e posta in liquidazione nel 2007 e, successivamente, con la legge n.66 del 20.12.2012, trasformata in Arsac; Si interroga la S.V. - per sapere se nel mese di gennaio del 2013 è stata corrisposta ai dirigenti dell’Arssa, per gli anni 2011 e 2012, una “indennità di risultato” pari a circa quarantamila euro ciascuno per ogni anno e se tale indennità poteva essere loro riconosciuta trattandosi, nello specifico, di un’azienda in liquidazione ormai da sei anni. Se tutto ciò dovesse essere vero, si chiede di sapere, inoltre, quali idonee iniziative intende intraprendere il presidente della giunta regionale della Calabria nei confronti del commissario liquidatore che avrebbe riconosciuto un’ “indennità di risultato” a dirigenti di un’azienda che era nelle condizioni di commissariamento e liquidazione. Il Consigliere regionale On. Carlo Guccione (Pd)
Michele Trematerra
È tutto in regola Le somme indicate dal consigliere Guccione non sono state assolutamente corrisposte per gli anni 2011-2012 ai dirigenti dell’Arssa. Si tratta di somme che, fra l’altro, non trovano neanche riscontro nelle norme contrattuali, che prevedono, invece, indennità annuali lorde, a seguito di valutazione positiva dell’attività del dirigente al 100%, per un massimo di euro 20.000 per dirigente di settore (che coordina l’attività di circa 200 dipendenti). E neanche queste somme sono state corrisposte ai dirigenti dell’Arssa che, pertanto, negli anni in questione, non hanno percepito indennità alcuna. Nel ringraziare il consigliere Guccione per la sua costante attenzione, benché disinformata, colgo l’occasione per ricordargli che l’Arssa è stata, con improvvida decisione di una giunta regionale di centro sinistra, quindi da egli stesso sostenuta, posta in liquidazione con la legge regionale n.9 del 2007, e che solo la pervicace attività della giunta Scopelliti ha consentito di farla uscire dal quel tunnel nel quale era stata lasciata.
di Carlo Guccione*
L’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra farebbe bene ad informarsi meglio su quello che accade presso il suo assessorato per evitare di continuare a collezionare solo brutte figure. Trematerra, che è già stato costretto a sospendere, dopo le obiezioni di illegittimità, i decreti dirigenziali n.279 e n. 280 del 25.02.2013 aventi oggetto “avvisi di selezione interna ed esterna per la copertura posti dirigenti Arsac”, si vede costretto a ricorrere addirittura alle bugie in merito alla vicenda della contrattazione decentrata integrativa relativa al personale dirigente dell’Arssa per gli anni 2011 e 2012. Un assessore regionale all’agricoltura non può non sapere che con delibera del commissario liquidatore n. 260 del 21.12.2012, ha costituito il fondo per la produttività collettiva del personale per gli anni 2011-2012 (guarda caso, il giorno prima, cioè il 20.12.2012, era entrata in vigore la legge n. 66 di “istituzione dell’azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura-Arsac!); non può ignorare, inoltre, che sempre attraverso una delibera-
Sabato 16 Marzo 2013
Mezzoeuro Nome nuovo, cognomi vecchi
Al centro della contesa le presunte indennità per dirigenti sotto la voce “premi di produzione” Ma di quale produzione si può parlare se l’ente vecchio, Arssa, è commissariato e in via di liquidazione? Ci si riferisce al nuovo che ancora deve nascere? La sede cosentina dell’Arssa
In commissione
L’assessore mente sapendo di mentire zione del commissario liquidatore, la n. 262 del 31.12.2012, avente per oggetto la “nomina della delegazione trattante di parte pubblica - personale comparto e area dirigenza- anno 2011/2012”, era stata nominata una delegazione trattante dell’area dirigenza per stabilire le indennità di posizione e di risultato per gli anni 2011 e 2012 di un’azienda (udite, udite!) commissariata e messa in liquidazione sin dal 2007 (sei anni fa) e che, al momento dell’adozione di questa delibera del commissario liquidatore, era stata già pubblicata sul Burc del 17.12.2012, la legge con la quale si istituiva la nuova azienda regionale per l’agricoltura. Il 6 febbraio del 2013, infine, con due distinti verbali per gli anni 2011 e 2012 denominati “Arssa, gestione liquidatoria ex articolo 5 - legge regionale 9/2007 - contrattazione decentrata integrativa relativa al personale dirigente dell’Arssa” sono state determinate le indennità di posizione per l’anno 2011 di 43.944,00 euro per i dirigenti di settore e di 40.824,00 euro per i dirigenti dello staff legale, ecc. ecc, e 36.144,00 euro e un’indennità di risultato che varia da 21.000,00 euro a 18.900,00 euro. La stessa cosa è stata fatta per l’anno 2012.
Come può, l’assessore Trematerra, disconoscere quanto è ampiamente documentato in atti e delibere in riferimento ad una vicenda che ha del paradossale? Può, infatti, un’azienda in liquidazione dal 2007, riconoscere oggi ai propri dirigenti un’indennità di risultato e di posizione? Trematerra, dunque, mente sapendo di mentire! Non gli resta altro da fare che ammettere di non aver detto la verità e di dimettersi immediatamente. Per quanto ci riguarda andremo avanti fino in fondo, chiederemo quali collegamenti esistono tra questa vicenda e la recente campagna elettorale che ha visto il potentissimo assessore regionale Michele Trematerra candidato al Senato e risultato non eletto nella lista Monti e della vicenda investiremo le autorità e le istituzioni competenti perché venga definitivamente fatta chiarezza e si eviti, in futuro, che vengano allegramente sperperate risorse pubbliche, mentre una larghissima fascia della popolazione calabrese è quotidianamente costretta ad affrontare sacrifici enormi per arrivare alla fine del mese. * consigliere regionale Pd
Venga subito ascoltato al presidente della Commissione speciale di Vigilanza On. Aurelio Chizzoniti Egregio Presidente, Le scrivo per chiederle di voler inserire all’ordine del giorno della prossima riunione della commissione speciale di vigilanza, le audizioni dell’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra e del commissario liquidatore dell’Arssa per affrontare la vicenda della sospensione, da parte del dipartimento Agricoltura, dei decreti dirigenziali n. 279 e n. 280 del 25.02.2013 aventi per oggetto “Avvisi di selezione interna ed esterna per la copertura posti dirigenti Arsac” e la questione inerente il riconoscimento delle indennità di risultato e di posizione ai dirigenti dell’Arssa per gli anni 2011-2012 di circa 60.000,00 (sessantamila) euro annui. L’Arssa, come è noto, è un ente pubblico posto da diversi anni (2007) in liquidazione ed in cui, ad oggi, non esiste più neanche l’organismo indipendente di valutazione della performance (Dlgs 165/01). L’urgenza di affrontare tali questioni va sicuramente nella direzione di impedire sperpero di denaro pubblico e mira ad affermare una trasparente e oculata gestione delle risorse della Regione Calabria. Carlo Guccione vice presidente della Commissione speciale di Vigilanza Regione Calabria
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Sabato 16 Marzo 2013
Ancora ansie oltre il Campagnano
Rende la fumata è nera Il conclave della città d'oltre Campagnano, dopo estenuanti mesi di riunioni, non ha ancora prodotto l'attesa fumata bianca. Risulta sicuramente più lungo e diverso del Conclave romano, perché ad oggi non ha ancora eletto i 2 nuovi assessori al posto dei dimissionari Alessandro De Rango e Franco Rubino. I "fortunati" secondo vox populi e le intenzioni del sindaco dovevano essere scelti tra la dottoressa Giglio, Saverio Greco ex consigliere socialista del Comune di Cosenza, il dottor Verre, ex abitante di Rende ed ex presidente del Rotary, che ha ormai abbandonato il territorio comunale per trovare residenza da oltre un ventennio nella vicina Cosenza. Verre risulta stimato per le sue nobili missioni rotariane ancora intatte. Da una prima lettura appare chiaro che nulla muta all'interno del gruppo di maggioranza con i consiglieri aspiranti assessori che non accettano le prerogative del sindaco e vogliono dettare nomi, tempi e modi. Del resto nessuno gli ha ancora fatto capire che sono stati eletti per svolgere le funzioni di consiglieri. Ma non sono solo le posizioni all'interno del gruppo consiliare ad essere divergenti c'è anche il gruppo dirigente del Pd che, giustamente, visto l'immobilismo dell'attuale giunta, vuole dettare al sindaco Cavalcanti le linee guida a livello sia politico che amministrativo. Il Pd rendese, guidato dal sub commissario Umberto Vivona, in attesa del congresso cittadino, sta incalzando il sindaco Cavalcanti per riportarlo alla ragione verso una risoluzione saggia e condivisa nella realtà rendese. Molti sono i problemi irrisolti e molti sono i dubbi della città sulla capacità della ridimensionata compagine amministrativa di andare avanti. Le
La schiarita politica in maggioranza, auspicata o meno dai più, ancora non c'è lamentele della città interessano la scarsa manutenzione delle strade e della pubblica illumina-
zione, la cura del verde, le periferie abbandonate, il centro storico sempre più isolato, i problemi della zona industriale. Ormai esiste una linea del sindaco, una del gruppo consiliare e una del partito tutte in contrapposizione tra di loro che lasciano pochi spazi per una soluzione che accontenti le diverse anime. Il leader Sandro Principe ha tentato, in più occasioni, di dare delle indicazioni per una sintesi condivisa negli interessi della città ma tutti i suoi buoni propositi sono rimasti inascoltati.
STUDIO MEDICO FAVIN POSTURAL Postura valutazione e trattamento delle malattie cronico degenerative La posturologia, scienza innovativa, inquadra le sindromi algiche, come espressione di uno stress meccanico sulle articolazioni, spesso dovuto a disturbi della mandibola, dei muscoli dell’occhio, del cattivo appoggio dei piedi, stress e cattiva alimentazione La ricerca della causa che genera un dolore necessita della valutazione di questi recettori, che quando si mettono in funzione spostano il nostro equilibrio dandoci la sensazione di essere imperfetti o “storti”; la ricerca attraverso esami di laboratorio e utilizzo di questionario clinico valutativo, che ci indirizzano verso cofattori carenti responsabili di stress biometabolico ne completano l`indagine Le cause si ricercano con l’aiuto di strumenti come: 1) l’esame baropodometrico meccanico e statico 2) la valutazione posturale della colonna vertebrale, delle spalle e del bacino 3) esame baropodometrico dinamico su tapis roulan 4) esame spinometrico 4D x la valutazione della colonna senza raggi x 5) esame della forza muscolare 6) esame impedenziometrico-plicometrico 7) valutazione della composizione corporea La cura del dolore e’ complessa, perche’ bisogna tenere conto anche della componente psicologica. L’utilizzo del plantare neurobiomeccanico, la corretta nutrizione, l’agopuntura, il massaggio, la coppettaazione e moxa delle strutture muscolare, il training autogeno e altro, rappresentano, oggi un valido aiuto nel trattamento di tutte quelle patologie stress correlate, che con il solo intervento delle cure farmacologiche, non migliorano... anzi si crea una dipendenza a circuito chiuso, difficilmente riequilibrabile. Nello studio medico Favin Postural Center e’ possibile effettuare gran parte degli esami strumentali e dei trattamenti menzionati. wwfavinposturalcenter.it Via Dalmazia, 37 Cosenza Tel 098427632
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Sabato 16 Marzo 2013
Come se non bastasse...
Mazzate assicurative al Sud di Oreste Parise
Come nasce l’idea di una associazione degli intermediari assicurativi? È una idea maturata in tanti anni di attività, che è diventata indispensabile dopo la riforma del 2005. Una regolamentazione lungamente attesa dell’intero settore, che è stata ottenuta sotto la spinta di una direttiva comunitaria risalente al 2002. Il lungo tempo trascorso per la sua approvazione testimonia la difficoltà di intervenire in un settore così delicato. È stato un parto difficile dopo una gestazione triennale. Ancora oggi molti sono gli aspetti da chiarire, o sarebbe meglio dire da digerire, perché si stenta ancora a dare una completa attuazione al sistema. L’associazione ha solo qualche anno di vita, ed è la prima volta che in questa regione la nostra categoria cerca di incontrarsi per discutere delle problematiche del settore. Ma qual è il vostro ruolo? La nostra funzione è quella di raccordo tra apparato produttivo da una parte e il cittadino/consumatore d’altra. Siamo il terzo polo del mercato assicurativo, ma purtroppo da sempre veniamo confusi con le stesse compagnie mandanti. Noi offriamo ai nostri clienti la nostra professionalità, svolgendo un importante ruolo di consulenza. Il sistema assicurativo è un universo complesso, dove è necessaria una grande professionalità. I numerosi cambiamenti introdotti dalla nuova disciplina impongono la nascita della nuova figura del consulente assicurativo più indipendente e con maggiori responsabilità, costretto a difendere il proprio portafoglio con la competenza e la professionalità. Chiunque oggi può operare direttamente in rete. Per difendere il nostro ruolo dobbiamo far percepire al cliente che gli offriamo un valore aggiunto. L’Aniass è una libera associazione professionale, basata sui comuni principi di solidarietà, di partecipazione, competenza, moralità ed etica professionale con lo scopo di tutelare e valorizzare l’immagine dei propri iscritti e renderla determinata nei confronti delle istituzioni dei fruitori e dei produttori di servizi assicurativi. Il nostro compito primario l’autogestione del Registro unico degli intermediari (Rui), per assicurare la formazione di un mercato assicurativo realmente libero e concorrenziale, ma affidato ad operatori competenti e in grado di fornire agli utenti le necessarie garanzie professionali, per difenderli dagli assicuratori improvvisati che purtroppo dilagano, provocando gravi danni e diffondono un’immagine negativa della professione. Le assicurazioni non fanno molta audience e, al di fuori dei circuiti specializzati, non destano particolare attenzione. Ci si ricorda solo al momento di rinnovare la polizza auto. Parlare di assicurazione in Italia è difficile, parlarne al Sud è quasi impossibile, perché è un corpo estraneo. Basti pensare che non esistono società di assicurazione meridionali. L’ultima credo sia stata la Progress Assicurazione SpA, ora in liquidazione coatta amministrativa. Se ne andata senza grande rumore, con tutta la rete agenziale, i collaboratori e i dipendenti che non hanno trovato neanche dei difensori d’ufficio. Eppure si trattava di qualche migliaia di posti di lavoro in una realtà dove la disoccupazione costituisce la piaga sicuramente più devastante. Questo perché il sistema assicurativo non fa rumore. Tutto il sistema si muove in una atmosfera ovattata, senza le clamorose e rumorose manifestazione di protesta di altre categorie. Quali sono le evoluzioni normative ed organizzative del settore? La normativa è in ebollizione e tutto lascia pre-
A penalizzare le famiglie e le imprese meridionali ci pensano anche le assicurazioni con le loro tariffe che nascondono una vera e propria tassa occulta, al punto da provocare una fuga di massa dall’obbligo assicurativo, come l’Rca vedere che siamo all’inizio di una rivoluzione che produrre delle modificazioni profonde nella struttura organizzativa del settore. Si rischia di perdere migliaia di opportunità di lavoro in un contesto normativo confuso ed approssimativo. Si punta a comprimere il margine degli intermediari, ma non si ha il coraggio di affrontare il veri nodi del mercato assicurativo. In questo modo si penalizzano gli anelli più deboli della catena, con risibili vantaggi per i consumatori-utenti, ma si difendono le posizioni di privilegio delle grandi compagnie. In un settore così specialistico come quello assicurativo, la funzione degli intermediari è di trasformarsi in consulenti, di favorire la costruire la cornice necessaria per il rilancio dell’economia. Cosa significa per il Mezzogiorno questa assenza del settore assicurativo? Le assicurazioni svolgono un fondamentale ruolo sociale, tanto che in alcuni casi, come l’Rca sono addirittura obbligatorie, perché non si saprebbe immaginare una società civile senza una copertura assicurativa per delle condizioni di rischio che coinvolgono potenzialmente tutti i cittadini. Gli altri rami consentono di costruire un progetto di vita, un piano di investimento per le aziende, danno la possibilità di affrontare le situazioni di rischio, come l’export in paesi lontani e sconosciuti. Il Sud paga un prezzo altissimo per delle tariffe assurdamente penalizzanti. Una verità che non viene sufficientemente sottolineata. E questo avviene non solo per le assicurazioni obbligatorie, ma un po’ in tutti i rami. Si producono due effetti distorsivi: un drenaggio di liquidità poiché i premi sono pagate a soggetti lontani dal territorio e un aggravio ingiustificato sugli utenti meridionali. Cosa di propone di fare l’Aniass in concreto? Il primo obiettivo è quello di uno scambio di idee e di esperienze tra gli operatori, una necessità che nasce anche dalla lontananza fisica delle sedi societarie. Un agente è solo di fronte a una mega compagnia e spesso non ha la forza e il coraggio di discutere adeguatamente con le compagnie di assicurazione, poiché nel concreto il contratto di
agenzie assume un carattere leonino, per la sproporzione evidente tra i due soggetti. Se poi questa compagnia è lontana, il senso di estraniamento è ancora maggiore. Avere un terreno di discussione dove discutere le difficoltà, gli ostacoli che si incontrano, i disagi che questa lunga crisi ha messo in evidenza, non è solo opportuno, qui diventa una esigenza se si vuole crescere professionalmente. L’altro aspetto importante è uno scambio di esperienze, una sorta di formazione permanente costituito dallo scambio di esperienze, dall’analisi della normativa in continua evoluzione, superando le diffidenze che possono derivare dalla paura di svelare i segreti del mestieri, le armi segrete utilizzate nell’attività. In terzo luogo credo sia necessario una informazione adeguata. L’intermediario assicurativo ha un importante funzione politico-sociale, poiché il settore assicurativo può svolgere un ruolo molto importante nel superamento di questo momento di grave crisi. Quali sono le peculiarità del settore assicurativo nel Mezzogiorno? Il dato più grave ed allarmante è quello di voler imporre un immagine negativa del Mezzogiorno, dipingendolo come un territorio a rischio con una abnorme incidenza di anomalie e frodi che provocano una struttura tariffaria molto penalizzante. Vi sono certo delle aree del Mezzogiorno, dove si registrano fenomeni di criminalità organizzata, che presentano andamenti anomali. Ma questo è un problema sociale, di ripristino della legalità. Dobbiamo sottolineare però che la gran parte del nostro territorio registra una frequenza media del tutto paragonabile alle altre aree del Paese. Vi è tuttavia un maggior rischio nel Mezzogiorno. Gran parte delle compagnie considerano a rischio l’intero Meridione e attuano una politica tariffaria fortemente penalizzante e discriminatoria che penalizza tutti gli utenti, senza alcuna valutazione del merito individuale e delle specificità locali. Inoltre, esse respingono, ogni nuova proposta di collaborazione con gli agenti, i quali operando su questi territori possono dare un grande contributo per la definizione e la valutazione di profili di rischio legati alla realtà professionali e territoriali. Dobbiamo respingere la criminalizzazione dell’intero Mezzogiorno, ed arrivare ad una maggiore equità nella determinazione delle tariffe. Gli utenti meridionali non hanno la forza economicafinanziaria ed organizzativa per reagire a questo atteggiamento discrimanatorio delle compagnie e subiscono un vero e proprio salasso, che diventa una tassa occulta nel caso delle assicurazioni obbligatorie come l’Rca. Qual è la ragione di questa discriminazione? Il vero nodo è l’assenza della concorrenza. In Italia le grandi compagnie detengono il monopolio del mercato e altre medio-piccole non sono in grado di rispondere adeguatamente sul piano tariffario ed organizzativo. Nessuna di queste ha sede nel Mezzogiorno, ed occorre ribadirlo perché è un dato che viene quasi mai messo nel giusto risalto.
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Sabato 16 Marzo 2013
Mai dire pace sui tre colli
Luna di miele già finita Nemmeno due mesi e in casa della maggioranza a palazzo de Nobili scoppia una guerra interna tanto inaspettata quanto incomprensibile. Si parte dai rapporti controversi tra esponenti del partito “madre” - il Pdl dell’assessore regionale e capogruppo Domenico Tallini - e la sua costola pro governatore, che ruota attorno a Sergio Costanzo e le sue note considerazioni e convinzioni sulla scarsa utilità della convenzione tra il Bambin Gesù e l’ospedale Pugliese-Ciaccio. Il consigliere comunale del Pdl non ha mai fatto mistero della propria posizione critica sugli eventuali benefici che potrebbero derivare alle famiglie catanzaresi dal rapporto tra i due reparti pediatrici. Ma questa volta sembra che sia stato superato il limite, almeno per il coordinamento regionale della Lista Scopelliti che quella convenzione, e quindi le decisioni del governatore Scopelliti, difende a spada tratta a costo di volere sul tavolo la testa di Costanzo. Il botta e risposta a mezzo stampa ha spinto addirittura il coordinatore regionale della lista che porta il nome del governatore, l’assessore regionale Mario Caligiuri, a invitare il consigliere del Pdl a ripensare la propria posizione negli scranni dell’aula rossa visto che l’accanimento nei confronti di Scopelliti e della sua compagine di riferimento lo collocano più vicino al centrosinistra che alla maggioranza. Costanzo non è stato per nulla tenero con i tre colleghi consiglieri che rappresentano la lista Scopelliti, Carlo Nisticò, Mario Camerino e Giulio Elia (tutti vicini al coordinatore provinciale e consigliere regionale Claudio Parente su cui si concentrano le osservazioni caustiche di Costanzo), tanto da spingere uno dei tre ad andare a bussare direttamente alla porta del sindaco Abramo per chiedere con determinazione una presa di posizione netta nei confronti di Costanzo in merito alla convenzione con il Bambin Gesù. Sembra, infatti, che Mario Camerino sia stato determinato e fermo nel chiedere un intervento del leader maximo della coalizione di governo sulla vicenda che coinvolge i consiglieri di una maggioranza che vuole presentarsi granitica ma rischia di scricchiolare ancora prima dell’avvio del riposizionamento interno in vista delle candidature alle elezioni regionali. A questa controversia interna si aggiunge la battaglia di Antonio Corsi in difesa del ruolo del consiglio comunale e l’autonomia operativa dei consiglieri, che dalle parti della maggioranza rischiano di essere un pò schiacciati dal decisionismo del primo cittadino. Corsi, quindi, fronteggia Abramo sul concetto di “squadra” e sul principio di coinvolgimento del consiglio comunale all’amministrazione attiva, Costanzo si attira le ire di una componente importante del centrodestra al governo aprendo un caso non diplomatico che potrebbe avere ricadute negative sugli equilibri interni alla maggioranza ancora in via di assestamento con la definizione delle commissioni consiliari. Se aggiungiamo malumori latenti dovuti alle prime nomine incontrollate - a quanto pare tre a quanto pare all’Amc, per come denunciato anche dal consigliere del Pd Vincenzo Capellupo con tanto di interrogazione scritta al sindaco - l’amarezza latente dell’Adc per i noti fatti dell’assessore mancato in Giunta, chiusa pericolosamente in un silenzio che non lascia intuire possibili mosse, ci sono tutti gli ingredienti per parlare di una maggioranza osservata speciale, ancora prima della presentazione delle linee programmatiche del sindaco in consiglio comunale.
A meno di due mesi dall'ennesima vittoria di Sergio Abramo la giunta comunale di Catanzaro si trova contesa tra due anime, e due cordate, tutte interne al Pdl
Mimmo Tallini
Quelli dell’Adc il fair play lo hanno dimostrato sin dal giorno dell’insediamento del consiglio comunale della terza era Abramo. Rimasti senza assessore in Giunta, nonostante l’apporto elettorale alla vittoria del centrodestra, i consiglieri comunali e i dirigenti dell’Adc di Pionati hanno sorriso senza nascondere l’amarezza, leali sostenitori di una coalizione alla quale è toccato governare, anche grazie al proprio contributo in attesa di valorizzazione. Tutto in nome di una lealtà ancora più grande, quella nei confronti della città che merita di essere accompagnata fuori dalla difficoltà e dalla crisi aggravata da due anni di sospensione istituzionale. Cosa che il conflitto interno al centrodestra scoppiato in questi giorni sulle politiche sanitarie sostenute dal governatore Scopelliti, e osteggiate da una componente del Pdl che ha aperto una profonda crepa nei rapporti tra le anime della maggioranza, compromette in maniera importante rallentando il riavvio operativo della macchina amministrativa. Fino ad oggi sono rimasti in silenzio, Franco Longo e i suoi. Sempre corretti in aula, leali anche fuori, rimanendo estranei alle partigianerie. Anche quando in molti, a partire dai colleghi della minoranza, si sono chiesti se l’Adc volesse essere partito di lotta o di governo. E oggi il silenzio lo rompono, ma senza prendere posizione o rendendosi complici di una rissa me-
diatica e politica che porterebbe sempre la città a farne le spese. E davanti alla necessità di arrivare in aula entro il 12 marzo per la discussione delle linee programmatiche, in maniera più compatta possibile, il sindaco Sergio Abramo ha incontrato i consiglieri comunali, due riottosi ‘fuori le righe’ di una maggioranza un pò agitata. Sergio Costanzo e Antonio Corsi, ognuno per propria competenza e autonomia, hanno espresso liberamente le proprie posizioni in merito a precisi argomenti - le politiche sanitarie del governatore Scopelliti il primo, il protagonismo e il coinvolgimento operativo del consiglio comunale, il secondo - senza voler mettere in discussione la leadership del sindaco che ha città ha rieletto per due volte di seguito, che si aggiungono alle già due precedenti consiliature. Una rinnovata fiducia espressa direttamente al primo cittadino in un faccia a faccia che non ha assunto le sembianze di un chiarimento. Da un lato, quindi, il rinnovo della fiducia al sindaco, specificando che, nel caso di Costanzo, l’intervento sulle politiche sanitarie e sulla convenzione con il Bambin Gesù puntava anche ad una difesa dell’azione politica del sindaco che deve essere libero di operare senza rimanere imbrigliato nelle logiche delle supremazie politiche. Ma dall’altro che chi, come Costanzo, è anche votatissimo consigliere provinciale non può rinunciare alla propria autonomia di pensiero, proprio perché chiamato a rispondere prima di tutto alle istanze dei tanti elettori che l’hanno votato. Nessuna strigliata o paternale, quindi, il sindaco vuole coesione. Ne va anche del rapporto avviato con la minoranza che tende la mano ad una collaborazione costruttiva ma ha bisogno di essere stimolata dalla possibilità di essere davvero operativi. Minoranza che si ritrova anche con tre consiglieri - Rosario Mancuso, Mauro Notarangelo e Pino Celi - pronti a fare da stampella alla maggioranza claudicante, vista la decisione comunicata proprio: «Stante l’identità di vedute e la volontà di perseguire obiettivi comuni che mirano all’interesse esclusivo della comunità, e nel mantenimento del ruolo di opposizione assegnatoci dall’elettorato, nel rispetto della propria radice e identità civica, e per rendere più incisiva e proficua lo loro azione politica, i sottoscritti consiglieri hanno deciso di valutare congiuntamente ogni atto sottoposto alla decisione del Consiglio Comunale e di proporre sempre in modo congiunto iniziative e atti finalizzati al bene della città di Catanzaro».
Sabato 16 Marzo 2013
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di Regione vittima di una gestione reggino-centrica, o peggio ancora schiacciata da un asse di ferro tra la città dello Stretto e Cosenza. Si continua a ballare sul ponte della nave mentre l’iceberg dei problemi che attanagliano Catanzaro - dai rifiuti alla disoccupazione, dalle strade dissestate al centro storico che muore mentre le periferie precipitano nel baratro del degrado - si manifesta imponente nella sua drammaticità. Ma la maggioranza alla quale i catanzaresi hanno affidato l’arduo compito di rimettere in moto un Comune immobile per restituire alla città un governo in grado di produrre risposte concrete, si perde nelle conflittualità interne forse non ascrivibili a nobili motivi: chiusa la partita delle elezioni politiche nell’attesa che si torni al voto per il rinnovo del Parlamento già si pensa a definire gli spazi per i collegi regionali. Diciamo, qui nessuno è “sempliciotto”. E i litigi tra componenti del centrodestra, con il Pdl che attacca frontalmente la Lista Scopelliti e questi che vanno a lagnarsi dal sindaco chiedo la testa di Costanzo, oppure il conflitto sulle deiezioni canine, non ci distraggono dal segnalare che mentre la sua maggioranza è già allo sbando, il sindaco Abramo si preoccupa di distribuire consulenze e incarichi ad amici ed amiche come quelle già determinate all’Amc. Così proprio non va. È arrivato il momento di fare sul serio la ricreazione è finita: la maggioranza di centrodestra inizia a lavorare nell’interesse della città che l’ha voluta al governo».
Questi sono lo sapevate... Sembra rivolgersi ai catanzaresi il rammarico del centrosinistra a proposito delle prime inadempienze e delle prime ruggini in seno alla maggioranza di Sergio Abramo Come dire, l'avevamo detto. Ma non è bastato a evitare un'altra sconfitta In casa azzurra si litiga invece di pensare a governare? Il centrosinistra si dice preoccupato e l’Adc sollecita il sindaco Sergio Abramo a porre fine alla bagarre. Non mancano reazioni alle fibrillazioni che ingessano l’azione amministrativa del centrodestra al governo per la seconda volta di seguito in pochi mesi. «Guardando a quello che succede in questi giorni dalle parti del centrodestra, chiamato a governare la città senza ombre né dubbi, verrebbe da dire: scendete tutti dalla giostra - afferma Salvatore Scalzo e i gruppi consiliari del centrosinistra -. A soli due mesi dalle elezioni suppletive che hanno visto il sindaco Sergio Abramo essere rieletto alla testa dell’amministrazione comunale, ci troviamo di fronte quasi increduli ad una maggioranza sfilacciata, avvelenata, addirittura confusa se c’è qualche consigliere che si mette a fare le pulci a Scopelliti sulla gestione di un settore, come la Sanità, su cui il governatore si sta giocando tutto. Una presa di posizione, quella di Sergio Costanzo, che rafforza la continua richie-
Salvatore Scalzo
sta di un consiglio ad hoc su sanità e università avanzata in più tornate dal centrosinistra che su questioni come la convenzione tra “Bambin Gesù” di Roma e ospedale “Pugliese-Ciaccio” chiede chiarezza sin dal primo momento. Oggi ci si accorge che il governatore con le proprie decisioni autonome e autoritarie danneggia Catanzaro, ci voleva il rischio di perdere la cardiochirurgia pronta ad essere sdoppiata a vantaggio di Reggio Calabria, oppure la drastica riduzione del posti letto del nosocomio cittadino, per iniziare a preoccuparsi del progressivo depauperamento funzionale e direzionale del capoluogo
«Pur condividendo i principi costituzionali che attribuiscono alla figura del consigliere comunale libertà di pensiero ed espressione, condanniamo fermamente quanto emerge dall’acceso scontro intestino al Pdl, a cui stiamo assistendo in questi giorni, rappresentante un indegno spettacolo che parte della coalizione di centrodestra sta fornendo alla cittadinanza tutta - affermano invece il commissario provinciale dell’Adc, Franco Longo, il dirigente Antonio Angotti e i consiglieri comunali Andrea Amendola e Domenico Concolino -. Alleanza di Centro-Pionati non vuole esser tirata per la giacca in questioni che possono apparire strumentali, per contenuti e tempistica, e che distraggono il dibattito politico-istituzionale dai molteplici e reali problemi quotidiani che affliggono la nostra comunità. Il nostro pensiero va alla città di Catanzaro, che da questa polemica ne esce mortificata. Pur concependo la questione della sanità come la madre delle questioni nel panorama cittadino e regionale, non possiamo dimenticare che l’attività politico-amministrativa del capoluogo, dopo le recenti elezioni, stenta a decollare - affermano ancora -. La città non può attendere oltre. Bisogna che queste energie profuse vengano ad essere impiegate tutte verso un’unica direzione. Quella della risoluzione dei problemi che sono sotto gli occhi di tutti: dall’emergenza rifiuti alla mensa scolastica, dal problema sicurezza al rilancio dell’economia cittadina, ai problemi infrastrutturali, fino ad arrivare al degrado delle periferie, seguendo la stella cometa dell’eliminazione degli sprechi e del miglioramento della qualità dei servizi. È di ciò che la politica locale deve discutere senza che questioni politico-partitiche vengano mascherate con discussioni fuorvianti. Sono proprio queste le vicende che alimentano quell’antipolitica che tutti noi ci siamo proposti di combattere. Il sindaco - concludono i dirigenti e gli assessori dell’Adc - dall’alto della sua autorevolezza, ribadita anche in occasione del varo della giunta, ponga fine a tale bagarre, riconducendo il dibattito nelle sedi istituzionali più opportune, al fine di favorire la vita democratica dell’ente». A buon intenditor, poche parole.
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Sabato 16 Marzo 2013
Democraticamente sempre in discussione
C’è quasi tutto manca solo il partito... Un dibattito franco ma costruttivo quello che ha animato il coordinamento provinciale del Partito democratico, allargato al coordinamento degli amministratori e dei sindaci, per la tappa obbligata rappresentata dall'analisi del voto e dall'avvio della fase congressuale tenuta ufficialmente venerdì con la decisione del coordinamento regionale di arrivare al congresso regionale il 19 maggio, mentre i congressi provinciali si terranno nel mese di aprile. Al tavolo della presidenza il commissario regionale, neo deputato di Catanzaro, Alfredo D'Attorre, la senatrice Doris Lo Moro, Anna Pittelli dell'esecutivo regionale, Giovanni Puccio, il segretario provinciale dei giovani democratici e il capogruppo del Pd al Comune di Catanzaro, Salvatore Scalzo. Un dibattito acceso ma non esasperato come quello che ha caratterizzato quello del parlamentino regionale, ma non meno partecipato: sono stati 24 gli interventi conclusi appassionatamente proprio da Giovanni Puccio che si è trovato a chiudere il giro aperto dalla relazione di D'Attorre. Il filo conduttore del confronto animato dalla preoccupazione per la tenuta democratica minata da un Movimento 5 stelle che ha saputo però calamitare l'esasperazione sociale di ogni fascia sociale, e nello stesso tempo dalla convinzione che la stagione dei congressi restituirà ai militanti la gestione di un Partito che deve ripartire dai territori. Quasi un'assunzione di responsabilità collettiva, nonostante secondo qualcuno - leggi una combattiva Chiara Macrì - la netta sconfitta registrata dal Pd in Calabria avrebbe dovuto portare prima di tutto alle dimissioni del commissario D'Attorre. Ma a che pro? Si chiede qualcun altro, l'importante è chiudere la gestione commissariale che si protrae da troppo tempo e soprattutto in un clima unitario che sappia alimentare la crescita di una classe dirigente capace di creare un reale rinnovamento. È arrivato il momento. Tanti gli interventi - ad aprire il valzer Giovanni Paone, se-
Il coordinamento provinciale del Pd di Catanzaro con D'Attorre e Lo Moro in testa, ha analizzato il voto politico e quello, deludente, regionale guito da Michele Drosi, Tonino Tarantino, Carlo Scalfaro, Eugenio Gallo, Beppe Marcucci, Domenico Giampà, Davide Zicchinella, Anna Pittelli, Arturo Bova, Enzo Ciconte, Santino Bubbo, Pasqualino Mancuso, Mario Paraboschi, Pino Soriero, Pino Maida, Lino Puzzonia, Alcide Lodari, Chiara Macrì, Giovanni Russo, Attilio Mazzei, Rosario Giglio, Francesco Citriniti e Giovanni Puccio (ma in sala c'erano tra gli altri anche il capogruppo alla Provincia Enzo Bruno e il consigliere regionale Pierino Amato) - segnato da un lato dall'analisi di una sconfitta tutt'altro che annunciata sulla quale ha pesato, questo secondo tutti, la costruzione di liste poco territoriali, soprattutto quella al Senato, e dall'altro dalla celebrazione del congresso come opportunità per rimettere in gioco un partito unito, capace di intercettare i bisogni e le istanze della gente che soprattutto al termine della campagna elettorale è stata allontanata da quella che molti hanno descritto come l'autoreferenzilità del partito piegato più sulla convegnistica che sul confronto aperto tra la gente. "La riunione di oggi è un'occasione non solo per riprendere un contatto dopo le elezioni ma soprattutto per vedere come ripartire insieme - ha esordito D'Attorre - . L'analisi del voto è appena cominciata e su questa dobbiamo continuare ad
Il coordinamento del Pd di Catanzaro
interloquire perché ci troviamo di fronte ad un voto che segna una radicale discontinuità. Nel Paese è successo qualcosa di più profondo, la relativa omogeneità soprattutto nel Mezzogiorno ci spinge a cercare spiegazioni di tipo strutturale. Bersani aveva percepito che la rabbia che covava sotto la pelle del Paese non sarebbe andata verso i moderati". L'importante, insomma, è parlare e non tirarsi indietro rispetto alla necessità di discutere e confrontarsi. E domenica 17 marzo è in programma una giornata di discussione nazionale sugli otto punti proposti da Bersani per un governo del cambiamento. "Si introducono importanti elementi di svolta nel rapporto con l'Europa, sul terreno del lavoro, sul terreno di misure straordinarie per il Sud, sul terreno della legalità e dei costi della politica che in questo Parlamento in teoria è possibile realizzare - ha detto ancora D'Attorre -. Come avevo già detto durante la campagna elettorale il mio compito dopo le elezioni consiste nel condurre il partito al completamento della sua ricostruzione democratica con i congressi provinciali e regionale. Già da venerdì abbiamo iniziato, su mio impulso, a muoverci in questa direzione. È arrivato il momento con i congressi di mettere in campo una nuova classe dirigente, ed io mi spenderò perché con l'uscita dal commissariamento si guardi in avanti, per la costruzione di un nuovo assetto improntato al rinnovamento". Fare in modo, insomma, che il Pd torni ad essere un 'partito società'. E D'Attorre, soprattutto diretto a chi lo continua a mettere in dubbio, assicura: sarò il deputato di Catanzaro. E dopo una discussione fiume, che avrebbe potuto protrarsi anche fino a notte fonda (visto che molti, tra questi anche Salvatore Scalzo) hanno rinunciato al proprio intervento, si porta a casa il risultato di avviare, comunque, un dibattito senza fucili spianati. "Quella di stasera è già una discussione aperta - ha concluso Puccio - dobbiamo porci l'obiettivo di recuperare la militanza". E domenica prossima si torna a discutere.
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Sabato 16 Marzo 2013
Speciale Provincia - L’ora dell’arte in un cantiere
Art in Progress ancora per il week-end Chiude “Art in Progress Cantieri del contemporaneo” Nel fine settimana doppio appuntamento: a Marano Principato (da venerdì 15 a domenica 17 marzo) per la realizzazione di un murale, opera inedita di David "Diavù" Vecchiato e Lucamaleonte e nella Galleria Santa Chiara con Minia (sabato 16) per unire la musica all'arte del Festival Urban superstar
Si avvia alla conclusione la prima tappa del lungo percorso di Art in Progress. Cantieri del Contemporaneo, evento promosso dalla Provincia di Cosenza, Soprintendenza BSAE, Comune di Marano Principato, in collaborazione con il Conservatorio “S. Giacomantonio” e Parco Nazionale della Sila. E, da Venerdì 15 a Domenica 17 marzo, sarà ancora contaminazione culturale a caratterizzare la chiusura di questa prima edizione del progetto, con al centro il Festival Urban Superstar Show. Una proposta di grandissimo successo, forte di migliaia di visitatori, molti giunti da fuori regione, che per la prima volta a Cosenza dopo i due anni al Museo MADRE di Napoli (2009/2010) e presso la galleria Mondopop di Roma ( 2011), ha riunito in una mostra collettiva nella Galleria d’Arte Provinciale Santa Chiara alcuni degli esponenti più rappresentativi del movimento artistico pop a livello internazionale in un confronto creativo con la città di Cosenza e i suoi luoghi storici più emblematici. Per la chiusura di Art in Progress, nel segno di Urban Superstar, due ulteriori momenti di interazione artistica. Il primo vedrà protagonisti il curatore del festival David “Diavù” Vecchiato e Lucamaleonte, uno degli artisti di spicco della Street Art italiana, che realizzeranno a Marano Principato a partire da
domani Venerdì 15 e fino a Domenica 17 marzo una straordinaria opera inedita: un murale che arricchirà il paesaggio urbano del centro della provincia cosentina.
Dalla provincia
In scena lo stop alla violenza Presentato agli studenti presso l'auditorium Guarasci del Liceo Classico Telesio il recital "Donne mie" contro la violenza sulle donne L’auditorium “A. Guarasci” del Liceo classico “B. Telesio” ha ospitato una moltitudine di studenti delle sette scuole superiori di Cosenza e Rende che hanno aderito all’iniziativa legata all’8 marzo, una delle tante programmate dall’assessorato alla Cultura, Pari opportunità e Politiche giovanili per tutto il mese in corso, dedicate ai vari temi messi in evidenza dalla Giornata della donna. In particolare, è stato proposto “Donne mie”, recital contro la violenza sulle donne, realizzato dall’associazione teatrale “Lalineasottile”, con regista Massimo Costabile, che affronta il delicato quanto allarmante, attuale e sempre più diffuso problema. Già proposto con successo in alcune scuole del territorio provinciale lo scorso anno, “Donne mie” è un lavoro teatrale di forte denuncia ispirato a storie vere, testimonianze, episodi e fatti segnalati anche da Amnesty International, da libri, da articoli di giornali, intervallato da musiche, dialoghi, poesie che ne sviscerano il dramma, penetrando e dando un affondo in un universo dalle molteplici sfaccettature: dalla violenza domestica allo stupro etnico, dall’omicidio alla negazione della libertà, sino al disprezzo del corpo femminile. Un modo per far conoscere come la violenza sulle donne sia ancora prassi silenziosa, spesso non denunciata, di abusi terribili subiti e nascosti per paura o per vergogna. Si tratta di un recital in chiave multiculturale che non dimentica nel suo excursus le donne afgane e dà spunti per individuare vari tipi di violenza, da quella fisica dei maltrattamenti a quella più subdola e sottile della violenza psicologica, da quella economica quella religiosa e, infine, al femminicidio. Violenze che attraversano tut-
ti gli stati sociali e le aree geografiche mietendo vittime al femminile che sono stimate in una media agghiacciante di due donne al giorno uccise. Lo scopo della performance artistica si pone l’obiettivo di indurre, come ha avuto anche modo di sottolineare l’assessore provinciale Maria Francesca Corigliano, coscienza e consapevolezza nelle donne a pretendere rispetto da tutti e far riflettere sul fatto che la violenza non va mai accettata, poiché ognuno ha diritto alla felicità e alla serenità senza imposizioni e ricatti. Dalla riflessione ovviamente non si deve esimere l’uomo che, spesso, questa violenza pratica e perpetra anche fra le mura domestiche. Vanno individuati i segnali delle forme di violenza, di costrizione e di prevaricazione e combattuti prima che possano degenerare in dramma. Certo non si può parlare di amore se a questo ci si deve sacrificare e immolare. La denuncia è, quindi, d’obbligo se si avverte un particolare clima di violenza intorno e rappresenta oltretutto un deterrente ed un vero e proprio controllo sociale che può restituire dignità e rendere cittadini responsabili: se si denuncia si aiuta qualcuno e forse si può salvare una vita Il recital proposto agli studenti delle Scuole Superiori è dettato dalla convinzione che sia utile informare e sensibilizzare i giovani sugli aspetti e sulle dinamiche della violenza nelle sue diverse manifestazioni, come ha ribadito ancora al riguardo l’Assessore Maria Francesca Corigliano, veicolando un messaggio particolarmente efficace e diretto agli stessi giovani, che metabolizzando una linea in controtendenza con il triste fenomeno, possano acquisire comportamenti più consoni e creare basi per prospettive di una diversa civiltà dell’amore, senza violenza e all’insegna del rispetto. SCUOLE PARTECIPANTI RECITAL "DONNE MIE": · Liceo Classico "B. Telesio" - Cosenza · Convitto Nazionale "B. Telesio" - Cosenza · Liceo "Lucrezia della Valle" - Cosenza · Liceo Scientifico "Scorza" - Cosenza · Liceo Scientifico "Pitagora" - Rende · ITC "Pezzullo" -Cosenza · ITIS "Monaco" - Cosenza
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Sabato 16 Marzo 2013
Speciale Provincia - L’ora dell’arte in un cantiere
Ensemble, del Conservatorio di Musica di Cosenza “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza. Il Progetto dedicato alla realizzazione di performance e installazioni ispirate all’arte miniaturistica, di cui in Calabria esistono esempi significativi (dagli antichi codici ai piccoli tabernacoli della religiosità popolare), dopo aver dialogato con la mostra Punti di vista di Palazzo Arnone, realizzando installazioni artistiche dinamiche con materiali di varia natura, da quelli “poveri” a quelli più innovativi e avanzati, per modificare nel tempo la loro presenza sonora e/o visuale per mezzo di appositi sistemi hardware e software, si svilupperà ora nell’interazione con le opere di Urban Superstar. Il risultato sarà una serie di performances che da un lato esploreranno il repertorio contemporaneo flautistico, indagandone gli aspetti più insoliti e interessanti, e dall’altro momenti basati sull’aspetto più radicale della musica contemporanea: la conduction e l’improvvisazione. Il secondo incontro (inizialmente previsto lo scorso 2 marzo e rinviato in segno di lutto per la tragedia dei tre senzatetto morti in un incendio a Cosenza) si terrà Sabato 16 marzo, a partire dal-
le ore 18.00, nella Galleria Santa Chiara (Salita Liceo, centro storico di Cosenza) e sarà caratterizzato dalle performance musicali a cura del MENTE, Musica Elettronica e Nuove Tecnologie
Dalla provincia
Occhio alle caldaie Impianti termici: al via la distribuzione del "Codice impianto" ai possessori di caldaie La Provincia di Cosenza, da sempre impegnata nel campo dei controlli sulle caldaie degli appartamenti e degli edifici in genere, ha avviato in questi giorni su tutto il territorio provinciale il rilascio del “Codice Impianto” ad ogni possessore di caldaia. «Con l’assegnazione di tale codice - spiega l’assessore provinciale al ramo Biagio Diana - sgombriamo definitivamente il campo da ogni possibile equivoco o errore. In passato è capitato spesso che lo stesso impianto risultava presente due o più volte nel “Catasto degli Impianti Termici” della Provincia, e tutto ciò ha determinato gravi disservizi che si sono ripercossi sugli utenti e sui manutentori. Oggi con tale Codice identifichiamo in modo univoco l’impianto termico e, grazie ad esso, risaliamo subito al titolare ed all’indirizzo esatto ove è ubicato il medesimo impianto. Inoltre, i manutentori che periodicamente devono recarsi nelle abitazioni degli utenti per effettuare le operazioni di verifica dei fumi e compilare l’apposita modulistica da trasmettere agli uffici provinciali, si vedranno semplificato notevolmente il proprio lavoro, perché non dovranno più compilare la parte anagrafica della scheda, il tutto con risparmio di tempo e fatica. Anche la Provincia si gioverà notevolmente di tale “Codice”, perché alla fine dell’operazione di consegna a tutti gli utenti, si avrà un “Catasto Impianti” attendibile ed efficiente, che consentirà di ottenere qualsiasi informazione in modo veloce e soprattutto veritiera. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i manutentori della provincia di Cosenza che collaborano quotidianamente con i nostri uffici per migliorare il servizio che viene offerto ai cittadini e che, ne sono sicuro, anche in questa occasione daranno il loro contributo in termini di collaborazione per la buona riuscita dell’intera operazione».
La stampa è invitata a seguire i due eventi. Di seguito il programma dettagliato di MiniaSabato 16 marzo, Galleria d’Arte provinciale Santa Chiara, centro storico di Cosenza: Performance in successione: Joseph Sàri, Echòhoz * Emilio Galante, Fibonacci for flutes Jindrich Feld, Cassation Giancarlo Scarvaglieri, Frammenti d’acqua Alarico Flutes Ensemble- Orchestra di flauti Claudia Pochini, Maria Luisa Pagnotta, piccolo Maria Teresa Cignola, Rosa Mazzei, Lucia Salerno, Francesca Sabrina Donato, Cosimina Antonella Conforti, flauto Massimo Lupinacci, Alessia Frappi, flauto in sol Maria Ilaria Montenegro, flauto basso *Echòhoz è eseguito in collaborazione con alcuni componenti dell’Orchestra dei Flauti del Conservatorio, coordinata da Daniela Troiani: Elisabetta Bruno, Giulia Lorenti, Claudio Comito, Gaia Cesario, Valentina Marchese, Angela Gedeone, Alessia Frappi (solista performer) Nicola Pisani, Conduction n.59 Erica Gagliardi, voce Francesco Caligiuri, Nando Farina, Alberto La Neve, sassofoni De Paoli Antonio, Piero Gallina, violino Donadio Giuseppe, pianoforte Massimo Garritano, chitarra Giordano Erika, clarinetto Maria Luisa Pagnotta, Alessandra Martello, Maria Ilaria Montenegro, Alessia Frappi, flauti Orchestra dei flauti del Conservatorio coordinata da Daniela Troiani:Elisabetta Bruno, Giulia Lorenti, Claudio Comito, Gaia Cesario, Valentina Marchese, Angela Gedeone, Roberta Zirilli, Renée Duardo, Anna Piro, Paola Troiano, Giusy Sportini, Maria Grosso, Ilaria Sisca, Pio Termine, Clara Caputo Andrea Porto, tromba Alessio Sisca, batteria Nicola Pisani, direzione Info www.artinprogress.it
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Sabato 16 Marzo 2013
700 telecamere per tre colli Capoluogo di regione letteralmente spiato in ogni suo angolo. È questo il progetto pilota "Safe city", primo esperimento italiano
Sergio Abramo Sotto, la città di Catanzaro
Un Grande fratello in salsa catanzarese. Settecento telecamere, sistemi di sistemi di riconoscimento delle targhe, localizzazione automatica dei veicoli, controllo del traffico, dispositivi di cattura, streaming sensori di vario genere pronti a tenere sotto controllo ogni angolo della città tanto da far impallidire i “controllori” di orwelliana memoria. Nei giorni scorsi, la giunta presieduta dal sindaco Sergio Abramo, ha approvato il progetto pilota per “Catanzaro città più sicura d’Europa” che si inserisce nell’accordo di cooperazione che si sta sviluppando tra Calabria e Israele anche nel campo della ricerca e dello sviluppo scientifico e tecnologico. Il progetto ‘Safe city’ è stato messo su dalla Bunker Sec, società multinazionale che fattura dieci miliardi di dollari l’anno, la più grande società di sicurezza presente a livello mondiale, gestita dal generale Major Meir Dagan. L’esecutivo sentita la relazione del sindaco Abramo ha dato mandato al Comandante Salerno di attivare i provvedimenti necessari per il finanziamento dell’intervento da parte della Regione e Catanzaro sarà la prima città in Italia a sperimentare questa nuova tecnologia militare in campo civile per monitorare 24 ore su 24 l’intero territorio. Una tecnologia che potrà essere utilizzata per il controllo della viabilità e con la rilevazioni automatica delle infrazioni stradali nel rispetto della normativa in materia di privacy, avvalendosi anche di un software analitico per la generazione di allarmi rapidi e allarmi degli eventi, consentendo monitoraggio e sorveglianza delle attività illegali, di luoghi sensibili selezionati, per lottare al meglio contro le attività criminali.
Grande Fratello in salsa catanzarese
Il sistema utilizza una grande varietà di sensori visivi, audio e di altro tipo con differenti capacità: questi consentiranno la raccolta di dati visivi in condizioni diverse così come la produzione di verbali per le infrazioni stradali, in particolar modo le infrazioni relative al parcheggio. I sensori includeranno altresì risorse di codifica ad ampio raggio e di analisi dei contenuti come il riconoscimento delle targhe automobilistiche e l’acquisizione dei volti. La tecnologia di esecuzione dei video e la soluzione alle infrazioni nel back office forniranno benefici come il rilevamento di una grande percentuale di infrazioni relative ai parcheggi e cogliere clip video e immagini digitali a colori, chiare e ad alta risoluzione delle vetture che hanno commesso le infrazioni, ciò include le targhe anteriori e posteriori delle vetture. E questo permette di ricevere le informazioni in tempo reale presso il centro di comando e controllo. A conti fatti si parla di 700 telecamere fisse, 200 telecamere addizionali fittizie, cento sistemi ‘pulsanti antipanico’, 35 sistemi di riconoscimento delle targhe automobilistiche posti all’entrata della città, 46 piattaforme per il comando compiturezzato mobile, giusto per citare qualche esempio.
Tra le possibili integrazioni al sistema, il componente “Allarme della città” dovrà inviare messaggi in modo efficiente su cellulare a un vasto numero di utenti quasi istantaneamente mentre riceve l’input di ritorno dai sottoscrittori. Il sistema invierà messaggi urgenti a una vasta porzione della popolazione. Potrà essere utilizzato per informare la cittadinanza relativamente a eventi pericolosi come attacchi terroristici, diffusione dell’inquinamento, tempeste imminenti, incendi, ingorghi e collisioni stradali. Potrà, inoltre, avvisare la cittadinanza relativamente a eventi di minore importanza che non mettano in pericolo la sicurezza pubblica e la sicurezza in generale come guasti alla rete idrica principale, interruzione della corrente, lavori edili. Il sistema permette alle autorità di fornire alla cittadinanza un flusso continuo di informazioni e istruzioni controllate e gestite, utilizzando diversi canali a seconda della natura e dell’evento, così come dello stato. Offre alle autorità anche la possibilità di offrire ai primi soccorritori informazioni crittografate e in tempo reale, suddivise secondo lo stato dei destinatari. Ciò include una distinzione delle informazioni destinate alla polizia, ai vigili del fuoco, alle unità di soccorso e alle agenzie governative. E se non fosse un progetto sperimentale inserito in un accordo di cooperazione tra Italia e Israele tutto questo costerebbe ben 23.180.000 euro, variabile del 15%. Resta da quantificare fino a che punto questi ‘occhi sulla città’ garantiscano la sicurezza senza violare la privacy.
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I treni dei desideri, nostalgia del passato
Quando si arrivava in orario
di Francesco Cirillo
C’erano due treni una volta. Uno che saliva da Reggio verso Napoli ed uno che scendeva da Napoli verso Reggio. C’era un solo binario ed era per questo che arrivavano in orario. Non perché c’era Lui. Non c’era la tecnologia; gli operai controllavano quell’unico binario, i macchinisti curavano il loro locomotore e se c’erano riparazioni da fare le facevano loro stessi. Ogni stazione aveva il suo capo stazione, ed erano pulite e piene di verde curato dallo stesso capo stazione. E tutto funzionava. Poi ecco l’arrivo della civiltà, della democrazia, della privatizzazione-che-tutto-fa-funzionare, dei servizi affidati a ditte esterne e niente funziona più. Anzitutto va in malora, e come al solito i primi ed unici a pagare sono i viaggiatori ed i pendolari in particolare. Questa categoria, senza sindacato, composta da operai, gli ultimi forse, da insegnanti, da impiegati, che ogni giorno dai paesini di provincia si recano al lavoro a Catanzaro, a Cosenza, a Reggio, a Lamezia. Per loro una volta esistevano i treni della Calabro-Lucania, poi i treni regionali e interregionali. Ogni mattina e pomeriggio questi treni portavano e riportavano a casa ed al lavoro migliaia di cittadini contribuenti. Di questa piccola e sconosciuta classe, alle ultime elezioni regionali e nazionali, nessuno se n’è occupato. Il problema non è stato preso a cuore da nessuno e speriamo che con i venti di cambiamento in corso e con la nuova pattuglia di deputati calabresi diretti a Roma, loro al contrario andranno con auto private, qualcosa possa cambiare. Immagino una protesta dei venti deputati calabresi che si recano a Roma con i treni ,in partenza dalla Calabria, che arrivano in ritardo. Sarebbe già un fatto che porrebbe una problematica. Treni dalla Calabria non ce ne sono neanche per i nostri deputati, si direbbe, e qualcuno lo scriverebbe nei giornali a tiratura nazionale, figuriamoci per l’anonimo pendolare che si alza la mattina alle 5 per essere al lavoro alle 8!
In questa pagina le stazioni di Melicuccà Rossano nel 1920 e Catanzaro Nella pagina accanto passeggeri alle stazioni di Briatico San Fili Bagnara e Nicastro
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Sabato 16 Marzo 2013
I treni dei desideri, nostalgia del passato
Una volta erano due, uno che saliva da Reggio verso Napoli e uno che scendeva da Napoli verso Reggio. C’era un solo binario e i macchinisti controllavano tutto; non c’era la tecnologia e i grandi treni super veloci di oggi che dovrebbero far pensare a viaggi sereni e veloci e invece è un disastro
I pendolari intanto sono molto arrabbiati. Hanno occupato alcune stazioni ferroviarie nello Ionio. Prima a Rossano, dove in 14 sono stati subito denunciati dalla polizia, poi a Sibari, stazione che dovrebbe essere addirittura soppressa. Ma non c’è un gran movimento su questo problema. Diciamocelo pure. I calabresi non amano spostarsi in treno e preferiscono l’auto per comodità, mentre gli studenti preferiscono il pullman, anche perché tutti fanno una sosta all’università. La costruzione della stazione a Vaglio Lise a Cosenza, è stata un disastro vero e proprio. Ha allontanato ulteriormente dalla provincia la città cosentina, rendendo, paradossalmente più facile andare a Napoli. Anche il trenino esistente da Cosenza a Cosenza dal costo di un euro per soli 5 minuti rappresenta una beffa vera e propria. Invece, sfogliando le pagine nel web riguardanti i rapporti di Trenitalia con la Regione Calabria, sembra vive-
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I treni dei desideri, nostalgia del passato
re in un’isola felice. Addirittura veniamo a conoscenza di un viaggio dell’assessore regionale ai Trasporti Luigi Fedele sul treno regionale Reggio Calabria - Lamezia - Cosenza delle 7.05 per «verificare le criticità esistenti e raccogliere le istanze segnalate dall’utenza che, per motivi di lavoro o di studio, usufruisce quotidianamente del servizio». Nella nota stampa fatta dall’assessorato sappiamo che l’assessore era accompagnato dal dirigente del settore trasporti Giuseppe Pavone. «Si è trattato ha dichiarato l’assessore Fedele - di un importante momento di ‘ascolto’ e di raffronto tra istituzioni e utenza che si è reso necessario per testare con mano le reali condizioni di viaggio per i passeggeri al fine di recepire le problematiche e, di conseguenza, attuare i giusti interventi di correzione». Nel corso dell’osservazione eseguita a bordo del treno dai vertici regionali, l’utenza ha segnalato alcuni elementi di criticità inerenti, essenzialmente, al materiale rotabile dei mezzi a disposizione e alla soppressione o al ritardo accumulato da alcuni treni. In generale - si legge nella nota stampa è risultata positiva, invece, l’impressione sul personale viaggiante, su alcuni aspetti correlati al servizio e, anche se in tono minore, sulla pulizia dei vagoni. «Nel complesso - ha commentato l’assessore Fedele - le condizioni del treno su cui abbiamo espletato la verifica sono risultate buone. Di fatto, però, la scarsa disponibilità dei convogli ferroviari, che genera anche episodi di rallentamenti e di ritardo, costringe molto spesso l’utenza, in alcune fasce orarie, a rimanere in piedi per quasi tutto il tragitto. Una problematica che può essere recuperata attraverso alcuni investimenti che la Regione ha messo in campo e che potrebbero essere concretizzati nel breve periodo. Così come può essere migliorato l’aspetto legato alla pulizia e alla manutenzione dei convogli. Ci stiamo impegnando, inoltre, per perfezionare il servizio esistente sul territorio regionale, incrementando l’immissione di treni più moderni che, recen-
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Sabato 16 Marzo 2013
I treni dei desideri, nostalgia del passato
Nella pagina a fronte, locomotiva alla stazione di Paola; poi le stazioni di Bagnara e di Catanzaro Marina In questa pagina gli scali di Reggio, Sibari, San Lucido e Castrovillari
temente, sono stati messi a disposizione da Trenitalia e che, certamente, hanno avuto un impatto positivo sull’utenza sia in termini di comfort che di capacità del mezzo. Al contempo, in virtù della convenzione stipulata con Trenitalia, è assolutamente opportuno che la Società renda più efficienti tutti quei servizi che possano garantire all’utenza calabrese il diritto alla mobilità». Al termine dei controlli a bordo, l’assessore Fedele ha reso noto che nei prossimi giorni seguirà un ulteriore monitoraggio per analizzare le condizioni dei convogli che percorrono altre zone della tratta calabrese. Sembra la visione di un cinegiornale dell’istituto Luce, quando raffigurava Lui a torso nudo che taglia il grano. L’assessore Fedele è stato già fortunato a prendere un treno. Di solito nella tratta SapriCosenza e viceversa diversi treni vengono soppressi senza alcuna motivazione logica. E spesso tutti i treni regionali viaggiano senza riscaldamento. Se l’assessore Fedele vuole fare un ispezione nei treni della Calabria, la faccia senza avvertire nessuno, mischiandosi ai pendolari. Senza parlare delle centinaia di treni soppressi e di quelli notturni che per decenni avevano portato generazioni di emigrati al nord. Eliminati in un colpo solo. Ma per le condizioni delle nostre linee ferroviarie, basta guardare il video shock che impazza nel web, girato dal giornalista Beppe Servegnini che da Taranto a Reggio Calabria ha impiegato ben nove ore evidenziando situazioni incredibili come l’assenza di treni nella tratta fra Metaponto e Sibari da fare con un pullman. O l’attraversamento di un gregge di pecore sull’unico binario esistente e l’investimento di una pecora. Da Sibari si va in treno fino a Catanzaro Lido e da qui direttamente a Reggio Calabria. Tutto questo su un unico binario e senza elettrificazione, alla faccia dell’efficienza.
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C’era una volta l’Oasi francescana
Il porto di Gioia Tauro
Una "cattedrale" a Cosenza dove si praticava la vera solidarietà, non quella solo di facciata, che apriva la porta a tutti i bisognosi perché così voleva il suo fondatore, padre Fedele. E ora chi apre più la porta? Era l'unica possibilità concreta di dare un'anima ad una città che spesso ormai si copre gli occhi di Francesco Cirillo
Carissimi lettori, una volta terminati i rituali di occasione in relazione al rogo di via XXIV Maggio: solenni funerali in cattedrale e lutto cittadino, possiamo fare un breve consuntivo: chiesa quasi vuota, riempita solo dalla presenza di padre Fedele all'ultimo banco, lutto cittadino, proclamato ma disertato purtroppo da tutta la popolazione, polemiche su ciò che si sarebbe potuto fare e si è omesso ecc. Permettete allora una semplice riflessione. A Cosenza, in via Asmara, è sorta all'inizio di que-
Padre Fedele Bisceglia Sopra, l’Oasi francescana
sto secolo una "cattedrale" che tutti ci invidiavano. Accoglieva tutti i poveri senza distinzione di razza, religione e nazionalità. Era una "Cattedrale" dove si predicava e si praticava la vera solidarietà. C'era una "Cattedrale" il cui "fondatore" assieme ai suoi stretti collaboratori andava in cerca dei poveri, ubriachi, prostitute, bisognosi di ogni genere e li portava in questa meravigliosa "Chiesa" che i cittadini di Cosenza hanno contribuito a realizzare. Non c'era un solo povero che dormiva nei casolari! Non si vedevano tanti bambini, nelle ore scolastiche aggirarsi fra le macchine approfittando del semaforo rosso, neppure mamme con il figlioletto fra le braccia, senza scarpe per impietosire gli automobilisti. La "cattedrale", l'Oasi Francescana di via Asmara, era un faro, "un'isola di speranza per tutti", come la definì Sergio Crocco co-fondatore dell'Oasi ed Ultrà del Cosenza Calcio.
I cosentini quando vedevano qualcuno in difficoltà sotto le loro abitazioni o sui marciapiedi, telefonavano ai responsabili dell'Oasi Francescana, che si precipitavano e raccoglievano la pecorella smarrita, affamata ed infreddolita. Oggi si è spento il faro, sono calate le tenebre e si è fatto buio pesto. L'Oasi ha serrato le porte! Ora accoglie solo persone in regola con il permesso di soggiorno come se gli altri non fossero nostri fratelli. L'accoglienza incondizionata ha lasciato il posto alla burocrazia e alla sete di danaro. Per non parlare dell'ex direttore che, come è stato denunciato pubblicamente mesi or sono, dal fondatore, ha percepito circa 100.000 euro annui per circa cinque anni. Costui, sbarcato da fuori provincia, senza conoscere la storia della nostra città, si è arrogato il diritto, con la benedizione dei frati cappuccini, di cambiare il nome dell'Oasi Francescana in Casa San Francesco, come se ciò bastasse a lavare con un colpo di penna la storia che lega l'Oasi Francescana alla città di Cosenza. Ed allora? I tre morti carbonizzati sarebbero ancora in vita se avessero trovato spalancate le porte dell'Oasi. Chi porterà sulla coscienza queste tre vite spezzate atrocemente? L'arcivescovo ha spronato tutti alla creazione di una coscienza per l'accoglienza. Ma dov'erano le suore, i religiosi, i sacerdoti? Ne erano presenti solo 8!... " Parole, parole, parole" cantavano Mina e Alberto Lupo. Auguriamoci che gli attuali responsabili dell'Oasi Francescana vadano di nuovo in cerca dei poveri e dei senza tetto. I cittadini di Cosenza auspicano che tutti i poveri con o senza permesso di soggiorno, specialmente durante le stagioni fredde, quando bussano alla "Cattedrale" Oasi Francescana sentano una voce amica che li accolga e non una satanica voce che grida: "Non c'è posto"! C'era una volta l'Oasi francescana!
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Sabato 16 Marzo 2013
Una marea di sprechi
Soldi buttati in mare
«Ci aspettiamo, caro presidente Monti, che già nella prossima riunione del Consiglio dei ministri il governo dimostri di essere coerente e conseguente, con le norme da lui stesso volute, e approvi al più presto il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri che deve mettere in liquidazione la concessionaria pubblica Stretto di Messina spa, ponendo fine alla vicenda del ponte sullo Stretto di Messina che da 42 anni sta bloccando lo sviluppo del Sud tenendo congelati 8,5 miliardi di euro che potrebbero essere destinati allo sviluppo del Mezzogiorno, dopo aver speso 300 milioni di euro in inutili progettazioni. Lo Stato non può rimanere inerte di fronte all’offensiva in atto da parte di Eurolink Spa, il general contractor, capeggiato da Impregilo, a cui era stata affidata la progettazione definitiva ed esecutiva del ponte e la sua realizzazione. - viene sottolineato nella lettera aperta - È lo stesso general contractor Eurolink ad aver chiarito già a partire dal novembre 2012 con la comunicazione di recesso dal contratto firmato nel 2005 con Stretto di Messina Spa e con la mancata sottoscrizione l’1 marzo 2013 dell’accordo aggiuntivo che di fatto la vicenda del ponte è finita, e quindi il governo, in difesa dell’interesse pubblico, come stabilisce la legge n. 221/2012 (conversione del decreto legge n. 179/2012 cosiddetto decreto sviluppo -bis), deve compiere tutti i passaggi conseguenti alla caducazione - ovvero all’annullamento per scadenza dei termini - di tutti gli atti che regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni altro rapporto contrattuale».
Lettera aperta delle associazioni ambientaliste: il governo liquidi lo Stretto di Messina spa e liberi 8,5 miliardi di euro per investimenti nel Mezzogiorno «D’altra parte è cosa nota da tempo - rilevano le associazioni ambientaliste - che si trattava di un progetto insostenibile dal punto di vista economico-finanziario, tecnico e ambientale: un ponte sospeso, ad unica campata di 3,3 km di lunghezza, sorretto da torri di circa 400 metri di altezza, che serva a far passare sia le auto che i treni (quando il ponte con analoghe caratteristiche più lungo al mondo, il Minami Bisan-Seto in Giappone, raggiunge a malapena i 1.100 metri di lunghezza!), che avrebbe dovuto essere costruito in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo e di maggior pregio naturalistico e paesaggistico d’Europa». «Un’opera dal costo di 8,5 miliardi di euro priva di un Piano economico finanziario. - si rileva nel-
la lettera aperta - Le previsioni degli stessi progettisti, basate sulle stime e gli scenari intermedi del progetto preliminare, valutavano che un incremento di costo del progetto nell’ordine del 15% avrebbe determinato un valore attuale netto negativo, figuriamoci un incremento di costo del 39% rispetto all’importo lordo! Inoltre, le stesse previsioni valutano, a regime, un utilizzo del ponte che si aggirerebbe attorno all’11% della capacità complessiva (11,6 milioni di auto l’anno, a fronte di una capacità complessiva teorica dell’opera di 105 milioni di auto l’anno nelle due direzioni), configurando un evidente, colossale spreco di risorse». «Gli 8,5 miliardi di euro finora destinati al ponte potrebbero essere meglio utilizzati - concludono le associazioni ambientaliste - per risanare il territorio e intervenire sul dissesto idrogeologico particolarmente grave nel messinese e sulla costa tirrenica calabrese, per raddoppiare le linee ferroviarie che collegano Messina a Palermo e Catania, potenziare la linea tirrenica ferroviaria tra Battipaglia e Reggio Calabria e la linea ferroviaria jonica che collega Reggio Calabria a Taranto, adeguare la linea ferroviaria esistente tra Napoli e Bari, intervenire sul sistema dei porti tra Gioia Tauro, Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Messina, garantire un sistema di traghettamento veloce e frequente per l’area dello Stretto e finire i lavori dell’A3 Salerno-Reggio Calabria e della ss.106 Ionica». Wwf Italia
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La realtà agricola calabrese di Giovanni Perri*
In questi giorni sono stati pubblicati i dati dell’istituto di ricerca Istat riguardanti il sesto ed ultimo censimento sul panorama evolutivo generale dell’agricoltura, derivante dagli intensi processi di ristrutturazione, trasformazione e ammodernamento del tessuto produttivo che hanno interessato negli ultimi anni l’intero Paese e non solo della Calabria.
I dati per la Calabria
evidenziano e fotografano il numero e la contrazione delle aziende agricole attive, la struttura fondiaria e titolo di possesso della proprietà, la dimensione media aziendale e l’attrezzatura informatica, la mano d’opera straniera impiegata, le tipologie di coltivazioni e le relative superfici investite in coltivazioni agrarie legnose: olivo, vite, agrumi e fruttiferi che interessano la quasi totalità delle aziende calabresi (0,9%), seminativi e orti familiari, prati permanenti e pascoli, aziende zootecniche, che così si riportano integralmente, per come pubblicato dalla Regione Calabria Catanzaro: «Le aziende agricole attive in Calabria sono 137.790, pari all’8,5% del totale nazionale; la superficie aziendale totale (Sat) e la superficie agricola utilizzata (Sau) rappresentano rispettivamente il 4,1% e il 4,3% del dato nazionale. Sono alcuni dei dati diffusi oggi dall’Istat con i risultati definitivi del 6* censimento generale dell’agricoltura per la regione. La dimensione media aziendale è cresciuta nell’ultimo decennio, passando da 3,2 ettari di Sau a 4,0 ettari nel 2010. L’azienda agricola con forma di conduzione diretta del coltivatore prevale sulle altre tipologie organizzative (96,9% dei casi). La struttura fondiaria è più flessibile, con uno slittamento verso forme di superfici in affitto; tuttavia il processo non è particolarmente dinamico: la gran parte delle aziende (l’84,7%) possiede solo terreni di proprietà nella misura del 64,4% della Sau. La quota prevalente delle giornate di lavoro standard è stata prestata dalla manodopera aziendale familiare (68%). La forza lavoro è costituita per il 72% da familiari del conduttore. La presenza di lavoratori stranieri rappresenta circa il 14% della manodopera extra-familiare. Il 73% dei capi azienda possiede un titolo d’istruzione pari o inferiore alla terza media o non ne possiede alcuno. Nove aziende su 10 investono in coltivazioni legnose agrarie, coprendo il 46% della Sau. Le aziende zootecniche diminuiscono nel decennio (-53%), in linea con la tendenza nazionale (41%). L’allevamento bovino è presente nel 48% delle aziende zootecniche. Il 5% delle aziende presenta superficie destinata a colture e/o allevamenti biologici (2,7% in media Italia). Il quadro evolutivo dell’agricoltura calabrese degli ultimi tre decenni - sottolinea l’istituto di statistica - si caratterizza per il calo del numero delle aziende agricole e della superficie agricola utilizzata. Nel 2010 - evidenzia l’Istat - risultano un numero di aziende e una estensione della Sau pari rispettivamente al 66% e al 76% di quelle censite nel 1982; in Italia i due valori sono pari nell’ordine al 52% e all’82%. Alla data del 24 ottobre 2010, in Calabria sono attive 137.790 aziende agri-
Una fotografia sul panorama evolutivo generale derivante dagli intensi processi di ristrutturazione, trasformazione e ammodernamento del tessuto produttivo cole e zootecniche (l’8,5% dell’Italia, terza regione dopo Puglia e Sicilia), di cui 10.189 (pari al 7,4%) con allevamenti di bestiame. Nel complesso, la superficie totale (Sat) risulta pari a 706.480 ettari (4,1% del totale nazionale) e la superficie agricola utilizzata (Sau) ammonta a 549.253 ettari. Si riduce il numero delle aziende agricole (-21% rispetto al 2000), della Sau (-1%) e della Sat (-16%). La contrazione delle aziende agricole e della Sau in Calabria è molto più contenuta rispetto al Sud e all’Italia mentre la riduzione della Sat risulta molto più consistente. Nella graduatoria provinciale, Cosenza si colloca al primo posto per numero di aziende ed estensione delle superfici; occupano le ultime posizioni Crotone, per numero di aziende agricole, e Vibo Valentia, per l’estensione delle superfici. Mettendo a confronto i dati del censimento del 2000 con quelli del 2010, Catanzaro è la provincia in cui si registra la più alta riduzione di aziende (-28,7%), Vibo Valentia
quella con il maggior calo di Sau e di Sat. La provincia di Crotone si distingue, oltre che per la riduzione relativamente limitata di aziende, soprattutto per la crescita della Sau e della Sat. Infine, in provincia di Reggio di Calabria la Sau aumenta e la Sat si riduce con tassi simili a quelli nazionali. La dimensione media aziendale in Calabria, nell’ultimo decennio, è passata da 3,2 a 4,0 ettari di Sau. Aumenta il divario con le regioni del Sud e, in particolare, con il dato nazionale che da 5,5 è passato a 7,9 ettari per azienda. In provincia di Crotone si rileva la dimensione media aziendale più alta (6,5 ettari), sostenuta dal citato aumento della Sau e dal contemporaneo calo del numero di aziende. La dimensione media minima si registra a Vibo Valentia (2,6 ettari) Le aziende mediograndi (da 10 a 49,9 ettari di Sau), che costituiscono il 5,8% delle aziende calabresi, crescono di numero e al contempo aumentano l’ampiezza delle superfici coltivate. Aumenta anche il numero di aziende di più grande dimensione (50 ettari e
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41,6% mentre la quota residua (8,8%) riguarda coloro che lavorano in azienda in forma continuativa. Nella provincia di Cosenza si registra la maggiore incidenza di lavoratori stranieri (17%) e la percentuale più ridotta di occupati in forma stabile (4%); a Crotone, invece, tali variabili pesano, rispettivamente, per il 13,7% e il 20,3%. In Calabria la percentuale di lavoratori provenienti da paesi Ue è sempre prevalente, indipendentemente dal tipo di contratto, con un picco per i lavoratori non assunti direttamente in azienda (19,3%). In Italia i cittadini europei prevalgono nelle forme di contratto più flessibili mentre sono relativamente più numerosi i cittadini extraeuropei tra la manodopera aziendale assunta in forma continuativa (12,4%). Il quadro del sistema agricolo calabrese appare sempre più dominato da aziende che investono nelle coltivazioni legnose agrarie: il loro peso sul totale delle aziende passa dall’86% nel 2000 al 91% nel 2010, portando la quota di SAU destinata a legnose agrarie dal 42% al 46%.
oltre di Sau) ma la quota di Sau da esse posseduta rimane sostanzialmente stabile. In sintesi, per l’agricoltura calabrese i processi di ristrutturazione e trasformazione del tessuto produttivo sono stati meno intensi di quelli che hanno interessato il resto del Paese. Nella regione, in sostanza, la micro impresa resta la forma ancora oggi assolutamente prevalente: nella graduatoria nazionale della dimensione media aziendale la Calabria si colloca, insieme alla Campania, in coda a tutte le altre regioni, ad eccezione della Liguria (2,1 ettari per azienda). Nel 2010 la struttura fondiaria in Calabria risulta più flessibile che in passato, come in tutte le regioni, in virtù del maggiore ricorso a forme di possesso dei terreni diversificate ed orientate sempre più all’uso di superfici in affitto o a titolo gratuito. La Sau in affitto rispetto al 2000 cresce da 16.620 a 43.469 ettari, quella in uso gratuito aumenta da 14 mila a circa 22 mila ettari. Tali incrementi, - si fa rilevare - che per le superfici in affitto risultano superiori a quelli registrati in Italia, si spiegano in parte con la creazione di nuove aziende a seguito di specifiche misure incentivanti decise nell’ambito della politica agricola comunitaria (Pac). Tuttavia la distribuzione delle aziende per titolo di possesso dei terreni mostra ancora una netta prevalenza della proprietà (84,7% delle aziende con una quota pari al 64,4% della Sau.
Le unità agricole e zootecniche della Calabria continuano ad essere in prevalenza fondate su aziende nelle quali il conduttore gestisce direttamente l’attività agricola (96,9% delle aziende). La distribuzione delle aziende e della Sau per forma giuridica mostra una significativa crescita degli investimenti da parte di società di persone o di capitali e di cooperative. Le aziende condotte in forma societaria, pur essendo meno dell’1%, coltivano il 6,7% della Sau con un aumento di 3,7 punti percentuali rispetto al 2000. La consistenza economica di tale forma giuridica in Calabria permane, tuttavia, ancora limitata se confrontata con la realtà nazionale in cui il 17,7% della Sau complessiva è gestito da aziende costituite in forma societaria. Le aziende agricole che dispongono di computer o di altra attrezzatura informatica finalizzata all’attività aziendale sono l’1% del totale delle aziende censite, mentre a livello nazionale il fenomeno interessa il 3,8% delle aziende. Il censimento dell’agricoltura del 2010 ha raccolto per la prima volta informazioni sulla manodopera straniera nel settore. I lavoratori stranieri, in Calabria, sono 13.606 pari al 13,7% della forza lavoro non familiare. Per quanto riguarda il tipo di contratto, gli assunti in forma saltuaria rappresentano circa la metà del totale (49,6%), quelli non assunti direttamente dall’azienda sono il
Per quanto riguarda le altre tipologie di coltivazioni, in Calabria si evidenzia una rilevante diminuzione dell’investimento in seminativi in termini sia di aziende (dal 42% al 34%) sia di superficie coltivata (dal 32% al 28% della Sau); gli orti familiari sono presenti nell’11% delle aziende (erano il 20% nel 2000) con quote minime di superficie investita; i prati permanenti e pascoli sono coltivati dal 13% delle aziende (14% nel 2000) mentre la percentuale di Sau si attesta sullo stesso valore (25%) a fine e inizio decennio. Cosenza e Vibo Valentia - emerge dal censimento - sono le province con il maggiore numero di aziende che rinunciano all’orto familiare (-60%) e alla relativa superficie (rispettivamente 61% e 46%), Crotone mostra i tassi di riduzione più contenuti (-36% per il numero di aziende e -21% per la superficie). Con riferimento ai prati permanenti e pascoli la Calabria presenta variazioni negative molto più contenute rispetto all’Italia; -30% le aziende, mentre la superficie resta fondamentalmente invariata (-0,1%); a livello nazionale il numero di aziende si riduce del 45% e la superficie dello 0,6%. Nella provincia di Crotone si registra la contrazione più limitata nel numero di aziende (-8%) e la crescita più consistente della superficie (+60%). Va sottolineato che la superficie investita in prati permanenti e pascoli si riduce solo nelle province di Cosenza (-21%) e Vibo Valentia (-28%). Le coltivazioni legnose agrarie (comprendenti l’olivo, la vite, gli agrumi e i fruttiferi) sono presenti nella quasi totalità delle aziende calabresi (9 aziende su 10); queste ultime hanno una dimensione media pari a 2 ettari, in aumento di 0,4 ettari rispetto al 2000. I seminativi sono coltivati dal 34% delle aziende su una superficie media di 3,4 ettari, in crescita di un ettaro rispetto a dieci anni prima. I prati permanenti e pascoli, infine, presenti nel 13% delle aziende censite, sono di dimensione media elevata (8 ettari), cresciuta di 2,4 ettari nell’ultimo decennio. La provincia di Crotone evidenzia la dimensione media aziendale più alta in tutti i gruppi principali di coltivazioni(per legnose agrarie è pari a 2,5 ettari). Valori medi minimi caratterizzano, invece, le realtà aziendali della provincia di Reggio Calabria nel caso dei sminativi (1,9 ettari per azienda) e Vibo Valentia in riferimento alle coltivazioni legnose (1,6 ettari per azienda) e ai prati permanenti (1,7 ettari per azienda)». * dottore agronomo
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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura)
Corso Epas
Veniamo alle pensioni L’Epas crede molto nella formazione dei propri responsabili, operatori, addetti, delegati e corrispondenti allo scopo di fornire un più puntuale e qualificato servizio ad una utenza in crescita sul territorio e ad una richiesta sempre più articolata. È questo l’obiettivo che si sono prefissati gli uffici zonali di Altomonte, Praia a mare e Scalea del patronato della Federazione nazionale agricoltura (Fna) nell’organizzare un altro corso di formazione, dopo quello sulle nuove norme per gli ammortizzatori sociali, per i propri operatori sul vasto territorio che si compone degli uffici di Altomonte, Praia a mare e Scalea, Lauropoli, Francavilla Marittima, Cerchiara e Villapiana, Terranova da Sibari, Spezzano Albanese, Sartano-Torano Castello, Saracena, Castrovillari, San Sosti, Malvito, Trebisacce, Grisolia, Santa Maria del Cedro e nel quale stanno per aprirsi uffici ad Acri, Belvedere Marittimo, Mottafollone, Fagnano Castello, Paola e Tarsia. Questa volta (e si tratta di un primo modulo formativo), il corso verterà sulle Pensioni e ricostituzioni contributive, sarà tenuto da Franco Pignataro, responsabile dell’ufficio zonale di Altomonte e presieduto da Leone Cazzolato, responsabile dell’ufficio zonale di Praia a mare, si terrà ad Altomonte sabato 16 marzo e durerà tutta la giornata. I partecipanti saranno oltre 20 e saranno impegnati nella mattinata sui contributi (obbligatori, figurativi, volontari ecc.), sulle pensioni di vecchiaia e supplementari, su quelle di inabilità e sugli assegni di invalidità, sulle pensioni di reversibilità e indirette e, infine, sull’assegno sociale. Dopo la pausa pranzo, il pomeriggio sarà dedicato alle ricostituzione delle pensioni e ai supplementi di pensione. Ai lavori, proprio per l’importanza che l’Epas e la Fna a tutti i livelli riconoscono all’attività formativa che si sta sviluppando nei suddetti uffici territoriali, parteciperanno Mario Smurra, vice presidente nazionale della Fna e Pierpaolo Stellato, direttore provinciale del patronato. La qualità del servizio, la preparazione dei propri operatori, l’aggiornamento continuo e la puntualità dell’informazione nei confronti dell’utenza, insistono i responsabili Pignataro e Cazzolato, hanno permesso a questo patronato di crescere fortemente sul territorio fino a diventare il secondo patronato sul livello provinciale con prospettive di ulteriore miglioramento del posizionamento. Per questo bisogna continuare su questa strada e la formazione è e rimane un caposaldo della impostazione dell’Epas. Epas - Fna uffici di zona di Altomonte, Praia a Mare, Scalea
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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-FNA (Federazione nazionale agricoltura)
Proposte e idee
Come utilizzare i forestali Da molti anni ci sovviene questo interrogativo: una Regione come la Calabria può sottoutilizzare o non utilizzare affatto una risorsa come quella dei lavoratori idraulici forestali? Perché di risorsa si tratta, di uomini che sono ancora alcune migliaia, di finanziamenti che ammontano a centinaia di migliaia di euro all’anno, di esperienze, professionalità e capacità mortificate dall’assenza di un’idea di governo del territorio e dalla mancanza di progettazione per un utilizzo produttivo. Eppure stiamo ragionando in una terra disgregata, che si sbriciola ripetutamente ogni inverno, alluvionata, che è frane, smottamenti, dissesto idrogeologico, ferita gravemente dall’inquinamento provocato dalle poche esperienze industriali invasive e dalla politica del non controllo e dello scambio perpetuo. Condividiamo il fatto che oggi la più grande opera pubblica di cui ha bisogno la Calabria è il riassetto del suo territorio, la bonifica dei siti compromessi, una grande operazione di prevenzione per garantire la tenuta del territorio di fronte alle calamità naturali, progetti di reinsediamento nelle aree interne per garantire lo stop allo spopolamento e al conseguente abbandono delle terre, delle coltivazioni, delle piantagioni, dei boschi. Le risorse su cui deve puntare la nostra regione sono il suo territorio e i giovani. Se il territorio si degrada ogni giorno di più e diventa sempre meno appetibile, se i giovani vanno via dal territorio regionale, portandosi passione e competenze, la Calabria non ha futuro, ma è destinata ad un lungo, silenzioso e drammatico impoverimento e declino. Tornando al punto di partenza, l’utilizzo dei lavoratori forestali per il grande progetto del rilancio del territorio, di un territorio che produce ricchezze e nuove risorse, che viene sanato, attrezzato e reso fruibile, può essere l’avvio di una nuova pratica politica, un’inversione di tendenza rispetto alle logiche clientelari e assistenziali a cui ci siamo assoggettati da decenni. Questa politica per cui le risorse ci sono, basti pensare a quelle europee che in larghissima parte non vengono spese, produrrebbe a cascata, oltre a stabilizzare e rendere utile quello esistente, nuovo lavoro per i giovani professionalizzati, diplomati e laureati della Calabria. Molti, e tra questi noi, si chiedono se l’attuale classe dirigente e politica sia in grado di gestire una rivoluzione come quella indicata. Crediamo proprio di no, se solo pensiamo che siamo di fronte ad un’assenza di progettazione, di un programma complessivo di utilizzo degli occupati nel settore e di un’idea delle cose da fare, delle opere da realizzare; che non si gestisce adeguatamente l’ordinaria amministrazione : ritardi nell’erogazione delle mensilità, acconti sui pagamenti della 13ima mensilità, la non anticipazione delle ore di cassa integrazione, mesi e mesi di ritardo nell’erogazione del Trattamento di fine rapporto per i lavoratori pensionati. Ma è compito delle parti sociali, per il ruolo di rappresentanza, avviare la discussione, proporre percorsi e soluzioni, indicare vie d’uscita da una situazione sempre più logorata e pericolosa. Così come è compito della politica confrontarsi per rispondere alle esigenze dei lavoratori, dei cittadini calabresi, della Calabria. Noi faremo fino in fondo quello che ci spetta, agli altri soggetti in campo la successiva mossa. Snaf - Fna Sindacato nazionale autonomo forestali sede territoriale di Altomonte
E accade!
Fna e Gaja
Malati oncologici Un corso e vergogne per trattoristi Nell’Italia delle truffe, della lotta ai falsi invalidi succede, come al solito, che a pagarne le conseguenze siano i veri malati... Tanta povera gente costretta a lottare, non solo contro una malattia, spesso mortale, ma anche contro la burocrazia, contro commissioni sanitarie prive di buon senso! E accade che un malato oncologico grave si veda assegnare una percentuale di invalidità del 100%, ma non l’indennità di accompagnamento; accade anche che, nell’impossibilità di lavorare, ai poveri malati venga a mancare anche il conforto economico… e lo sconforto lascia il posto al baratro della disperazione. Nella vita scritta sulle carte dal nostro legislatore l’iter per accedere agli aiuti disposti in favore dei malati dovrebbe essere molto veloce; infatti, con la L.80/2006 (art.,6) il legislatore ha disposto un iter di accertamento accelerato dell’ invalidità civile e dell’ handicap, a carico della commissione medica dell’Asl. La visita di accertamento deve effettuarsi entro 15 giorni dalla data della domanda. Gli “esiti dell’ accertamento” sono immediatamente produttivi dei benefici che da essi conseguono. Purtoppo però, come spesso accade, la realtà vissuta dai malati è diversa da quella rosea descritta sulle carte. Dunque, succede che un gravissimo malato oncologico si veda respingere la domanda di accompagnamento e si veda costretto a dover ricorrere ad un “legale bravissimo! Un luminare…”, ma accade che il Ctu nominato dal giudice, non sia altrettanto luminare e ritenga di ammettere l’accompagnamento, ma solo per i periodi di chemioterapia, senza riconoscere la fase terminale della malattia. Ennesima beffa a carico del malato! Il legale, a questo punto, presenta ricorso contro la perizia del Ctu e il giudice, se è coscienzioso, fissa la nuova udienza dopo circa sei mesi! Nuova udienza che non chiuderà il caso ma darà mandato ad un nuovo Ctu per una nuova demoralizzante perizia a carico del malato e con un aggravio di spese per lo Stato stesso. Il malato si aggrava e si chiede l’anticipo dell’udienza per imminente pericolo di morte. Tutto tace, l’imminente pericolo non è più un pericolo, ma diventa morte accertata! La fine di una tragedia per un povero malato. Una condanna, se si potesse giudicare, a carico della commissione medica accertatrice dei diritti di un malato che non viene riconosciuto così grave da aver diritto all’accompagnamento e che passa a miglior vita prima ancora di essere giudicato in pericolo di morte. I soliti labirinti di un’Italia che lotta per migliorare e combattere le ingiustizie, i soprusi di molti imbroglioni che percepiscono sussidi dallo Stato pur essendo in piena salute, uno Stato che lotta per garantire equità giuridica ed assistenziale, ma che non si accorge di diventare, in molti casi, carnefice di tanta povera gente, costretta a lottare già contro una natura spesso ingiusta ed, alla fine, contro quello stesso Stato che dovrebbe assisterla. E allora, cari medici accertatori, sarebbe il caso di agire con criterio! Di usare le conoscenze ottenute con lunghi anni di studio! Di giudicare con la logica di un medico e non con quella di un ministro dell’economia, il cui unico compito è quello di far quadrare i conti di uno Stato che troppo spesso vacilla. Accertatevi di chi avete davvero davanti prima di non concedere un aiuto a chi ne ha veramente bisogno! Antonella Mancuso responsabile ufficio Fna Lauropoli-Cassano
Guidare il trattore si può, ma con l'abilitazione; e così nel piccolo borgo di San Lorenzo Bellizzi 23 aziende agricole si sono sottoposte alla formazione di base. Grazie alla sede Fna (Federazione nazionale agricoltori) e al gruppo Gaja (Gruppo Alto Jonio agricoltori ) nel piccolo comune di San Lorenzo Bellizzi nel pieno cuore del pollino si è tenuto il primo corso di formazione per le aziende agricole. A partire dal 12-03-2013 infatti diverranno operative le disposizioni relative all'abilitazione per la guida dei trattori agricoli forestali: nell'arco di 5 anni tutti gli operatori che guidano tali veicoli dovranno sottoporsi a formazione di base o ad aggiornamento. Considerando che il nuovo obbligo si applica anche ai lavoratori autonomi e ai coadiuvanti familiari e che i lavoratori agricoli sono circa 1 milione, gli operatori potenzialmente interessati si possono stimare in più di 1 milione in tutta Italia. Il corso si è tenuto alla presenza del dottor Daniele Zanfini che con semplicità e determinazione ha spiegato la nuova normativa e l'importanza della formazione in questo settore. L'introduzione ai lavori è stata tenuta da Salvatore Mastrota, delegato Gaja alto Jonio che ha voluto ringraziare le 2 associazioni per la decisione di tenere il corso nel proprio Comune, la famiglia Pesce per la disponibilità della sala dove si è tenuto il corso e il dottor Zanfini per la disponibilità di tenere questa importante formazione su tutto l'Alto Jonio. Il corso, perfettamente riuscito, con costi minimi, ha permesso di stare vicini alle aziende agricole ed ha visto la partecipazione dele aziende più produttive di questa comunità. Infine La Fna e Gaja hanno comunicato che prossimamente il corso si ripeterà in altri comuni dell'Alto Jonio: Francavilla Marittima, Cerchiara di Calabria e Cassano allo Ionio.
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