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numero 38 - Anno 12 Sabato 21 Settembre 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce ai giovani Cosenza passeggia e sta meglio www. mezzoeuro.it

Ancora Assud e le sue Stelle sui media nazionali

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Sabato 21 Settembre 2013

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Il legno storto

Tutti con Renzi

rinnovamento senza rottamazione Con una “Invincibile Armata” berlusconiana in delirio e in affanno, che sente l’acre odore della sconfitta imminente, con un Capo delle forze Mezzoeuro armate perseguitato dalle sue malefatte, sconfortato, con impennate Fondato da Franco Martelli di tenace lottatore non disposto alla resa, non c’è tuttavia Ediratio da inebriarsi troppo per il crollo colossale di un sistema Direttore responsabile Domenico Martelli e il tramonto di un eroe tragicomico. Anche il colpo di cannone che Registrazione col videomessaggio il Cavaliere ha lanciato (“tanto tonò che piovve”) Tribunale di Cosenza n°639 è poca cosa, si tratta di un rimasticaticcio che non basta a ridare del 30/09/1999 slancio, serve solo ad aggiungere altro vilipendio alla magistratura Redazione e amministrazione da parte di un condannato in via definitiva. Nessuno però può e deve via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza cantar vittoria: è solo la legge che spazza via chi, delinquendo, Responsabile settore economia le si oppone e vuole sfuggire alle conseguenti dure punizioni; né, Oreste Parise traendo soddisfazione nel vedere capitombolare una statua vivente, si Progetto e realizzazione grafica può temere di fare torto alla gente che per un errato calcolo politico, Maurizio Noto ha dato la fiducia a chi non si è certo guardato dal frodare il fisco telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e occuparsi solo di farsi i propri affari. È meglio che con tutte le sue e-mail: ediratio@tiscali.it grane, il Pd, il Partito che più avrebbe di che trarre profitto Stampa dall’abbattimento (ma solo per via giudiziaria) di un personaggio che Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) ha abusato immensamente del suo potere ed ha recato grandi danni Diffusione al Paese, non si monti la testa: il terreno è tutt’altro che sgombro Media Service di Francesco Arcidiaco per guadagnare le posizioni del governo del Paese. E ad ostacolare telefono 0965.644464 fax 0965.630176 la pretesa di non avere più l’alibi del berlusconismo, non potendo più Internet relations N2B Rende misurare la propria politica sul pro o contro Berlusconi, Iscritto a: c’è la permanente turbolenza di idee e di indirizzi che tiene la vita Unione Stampa Periodica Italiana interna del Pd sempre al limite del marasma per non dire della ambiguità ed inaffidabilità. Ora c’è il successo strepitoso di Renzi (nelle Feste spopola) e tutto un logorio per costruire dighe e contro dighe con cui fermarlo, il che fotografa un Partito n. 12427 in apprensione quanto agli equilibri interni di potere editore

di Franco Crispini

Dietro Renzi si muove l’anima inquieta del Partito che qualche buon risultato vorrebbe raggiungerlo dopo tante astinenze e vane attese (di “smacchia mento”) sia dandosi finalmente una identità sia facendo passi in avanti in un consenso che permetta di superare una soglia sulla quale sembra di essere inchiodati. Il sindaco di Firenze, nella sua aspirazione a raggiungere entrambe le mete, di segretario del Partito e di candidato al premierato, sta aprendo larghi varchi nella base impensierendo la nomenclatura che tenta manovre di aggiramento e di penetrazione tra le fila renziane che vanno così ingrossandosi: se il già rottamatore va scaldando i cuori con idee e progetti, nei quadri, nelle oligarchie del Partito va solo creando l’illusione che si può stare tutti sullo stesso carro. E appunto Renzi rischia di vincere all’interno con un Partito che rimane lo stesso senza nessuna “pulizia etica” e senza alcun rinnovamento. Si va prospettando una situazione in cui interi territori dove Bersani ha fatto il pieno essendosi portato dietro tutta la vecchia guardia logora e fiacca,i quali indossano la casacca renziana continuando a fare danni o comunque ad accentuare il distacco tra politica e società. Sarà difficile con una prospettiva del genere pensare di poter risanare il Paese dai guasti del berlusconismo. Magari Renzi è quel che ci vuole, magari Renzi raccoglierebbe nel Paese grandi simpatie e davvero “asfalterebbe” anche la rinata Forza Italia con cui Berlusconi si illude di riconquistare il Paese, ma dovrebbe stare molto attento a dare ad iscritti e simpatizzanti un PD sottratto alle malefiche grinfie dei famelici apparati. Guardi bene ad una geografia del Partito, a territori diseguali per passione ed idealità, si renda conto che qua e là vi sono sacche di deficit etici e politici, e che non si può voler cambiare il Paese con un Partito che ha bisogno esso stesso di essere modificato. I tempi per fare una operazione in grande non sono molto lunghi per cui bisogna metter da parte esitazioni e tatticismi e a “spron battuto” come si dice, chiamare il Partito a dare il meglio di sé (anche con opportuni tagli chirurgici) perché vada in porto il disegno innovatore di cui Renzi si dichiara portatore.


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Sabato 21 Settembre 2013

Eccellenze per sperare

Nuove frontiere nello studio radiologico della colonna vertebrale. Se ne parla nel prossimo Ecm dell’Irccs Neuromed il 26 settembre 2013- polo didattico-località Camerelle, Pozzilli (IS)

In salute con tecniche all’avanguardia Si terrà giovedì 26 settembre, a partire dalle ore 9.00, presso la Sala Conferenze del Polo Didattico dell’Irccs Neuromed, l’Ecm dal titolo “Nuove frontiere nello studio radiologico della colonna vertebrale”, a cura del dott. Marcello Bartolo, Responsabile della Neuroradiologia diagnostica e terapeutica dell’Istituto. Le patologie della colonna vertebrale sono molto diffuse in tutte le epoche della vita. Coinvolgono gran parte della popolazione e diversi specialisti del settore, come Radiologi, Neurochirurghi, Ortopedici e Fisiatri. Spesso, alla base delle patologie vertebrali vi sono alterazioni della postura permanenti e prolungate nel tempo. Obiettivo dell’Ecm è affrontare queste già note patologie contando però su una nuovissima tecnica diagnostica, disponibile da qualche mese all’Irccs Neuromed in esclusiva nel Centro-Sud Italia. Si tratta di Eos, un’apparecchiatura radiologica di nuova concezione, messa a punto dalla Società Aerospaziale francese, che con una quantità minore di raggi rispetto a quella impiegata per una normale radiografia (ben 8 volte meno e fino al 90% in meno rispetto alla Tac) permette di effettuare diagnosi estremamente precise e veloci. Grazie ad un sofisticato software di post processing, Eos può ricostruire lo scheletro intero in 3D, garantendo una valutazione di alta precisione delle curvature della colonna vertebrale, ed uno studio degli aspetti posturali dei pazienti, in particolare di bambini ed anziani, difficilmente valutabili con le tecniche tradizionali. L’apparecchio è collegato ad una cabina all’interno del quale il paziente entra in piedi e rimane in posizione eretta per una manciata di secondi, tempo necessario ad eseguire l’esame. La cabina non viene chiusa, per cui è particolarmente indicata per chi soffre di claustrofobia. I vantaggi ottenuti dall’utilizzo di Eos derivano non solo dalla rapidità della scansione che consente di ottenere esami in posizione eretta (quindi sotto gravità), fondamentale per le valutazioni biomeccanico-funzionali, ma anche dalla dose minima di radiazioni assorbite dal paziente, rispetto alla radiologia convenzionale. Uno studio diagnostico senz’altro nuovo e innovativo che garantirà numerosi vantaggi nell’approccio clinico alle patologie della colonna.

Dall’alto: l’ospedale, il parco tecnologico, il polo didattico

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Sabato 21 Settembre 2013

L’onda lunga della kermesse

Sempre più figli delle stelle

Trova ancora eco sulla stampa nazionale la manifestazione di Assud di fine agosto di Camigliatello Silano. Le immagini qui riportate si riferiscono a tre settimanali che come è noto godono di un'ampia tiratura. L'esca è magari il biondo dei capelli di Anna Falchi, immortalata nelle foto delle premiazioni ma c'è dell'altro se tre periodici così diffusi non si risparmiano una volta tanto nel dare risalto a una kermesse che si è tenuta dalle nostre parti. Vi è che il premio "Stelle del Sud", organizzato dall'associazione Assud e giunto ormai alla sua terza edizione, quest'anno ha davvero rappresentato una sorta di spartiacque nel dibattito politico ed economico del Mezzogiorno e del Paese. Con i suoi ospiti illustri (sottosegretari, leader assoluti di partito, deputati, imprenditori di prestigio) il meeting di Camigliatello s'è imposto naturalmente in vetrina. Per i temi che ha trattato, a partire dal "consuma meridionale" che è poi lo slogan economico-sociale dell'evento e di Assud. Per i premiati. Per il messaggio di fiducia che ha distribuito soprattutto ai giovani. E anche, perché no, per il dibattito politico che ne è venuto fuori nel senso che ha finito per mettere a dura prova (e in modo bipartisan) l'intera rappresentanza politica alle prese con i problemi concreti del Mezzogiorno. Analisi, fiducia, coraggio, mondanità e Stelle da premiare. La kermesse silana di fine agosto anche quest'anno ha preso quota e la stampa nazionale non ha potuto fare altro che prenderne atto...


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Sabato 21 Settembre 2013

Azzurre sensazioni

Voglio nomi nuovi Questo il Cavaliere avrebbe confidato a chi gli ha chiesto da dove far ripartire Forza Italia nelle regioni Anche ai "nostri"..

to. La linea che questa volta rispetto al ‘94 parte da un principio che è inedito tra i partiti. Il finanziamento pubblico non basta più e quello che c’è andrà pure sparendo. Tra le forme di autofinanziamento quella che appassiona di più Berlusconi è quella di coinvolgere localmente imprenditori che investano del proprio nell’apertura e nella gestione dei clubs. Una sorta di franchising, che politicamente parlando fa un po’impressione ma che invece potrebbe diventare funzionale al progetto del capo specie in un contesto di riduzione dei costi da una parte e contemporaneo coinvolgimento di gente abituata a spendere con cognizione di causa dall’altra. Da qui l’allarme generale e a poco è servito il tentativo di tranquillizzare gli animi messo in campo da uno dei big assoluti del berlusconismo. Calmi, è arrabbiato un po’ con tutti, dice così ma poi ha bisogno di chi gestisce i voti sul territorio, avrebbe detto questo big a uno dei “nostri”. Ma non c’è stato niente da fare, l’allarme è rimasto anche perché di lì a poco Berlusconi sarebbe andato oltre nel disegnare l’organizzazione. Subito i gruppi consiliari di Forza Italia in tutti i consigli sparsi in giro, da quelli comunali a quelli regionali. E hai detto niente, facile a dirsi un po’ meno a farsi. Perché se da un lato il Cavaliere è stato netto («i governatori sono il nostro punto di forza ma altra cosa sarà il partito») un po’ meno lo è stato a proposito del destino di tutti gli altri colonnelli. Si viaggerà per correnti? Per appartenenze originarie di area? Per nessuna delle due prerogative? Entreranno imprenditori, avvocati, notai, uomini dello sport o dello spettacolo a prendere la scena dappertutto e quindi anche in Calabria?

L’occasione ghiotta l’ha fornita l’intercapedine della inaugurazione della sede nazionale del nuovo partito, Forza Italia. Nel cuore di Roma piombano colonnelli da tutta Italia senza che i “nostri”, naturalmente, facessero eccezione. Tutti in fila, tutti sorridenti, tutti al capezzale di un “malato” che non si può neanche pronunciare come tale e di un partito, quello nuovo, che ancora nessuno ha davvero capito cosa può essere. Cosa deve essere. Ed è stato su questo punto che all’improvviso qualche sorriso smagliante, qualche avveniristica pettinatura, qualche cravatta di Calabria ha cominciato a tinteggiarsi di grigio. Tendente al nero. Tracciante l’espressione che avrebbe usato il Cavaliere a chi gli ha chiesto da dove, come e con chi ripartire col nuovo partito nei territori. Voglio gente nuova, gente prestigiosa nel proprio campo, gente che non campa di politica o che ci campa il meno possibile. Voglio gente affermata, gente ambiziosa, voglio nomi forti. A loro innanzitutto ho in mente di affidare il partito nelle organizzazioni regionali. Questo il pensiero forte del Cavaliere, il pensiero post-decadenza (quella parlamentare), il pensiero indispensabile per provare a compiere quella rivoluzione liberale che quasi per disperazione potrebbe riuscirgli meglio e sul finale rispetto a quanto non fatto in passato. Apriti cielo, però. Apriti cielo. Silvio fai bene, tutti a rispondergli. Silvio è proprio quello che ci vuole. Ma quanta ipocrisia industriale. Tutti, invece, a tremare nei vestiti perché non è dato sapere cosa resterebbe dei “nostri” per esempio se dovesse passare in toto la linea del Cavaliere, questa linea del Cavaliere. La linea del nuovo innanzitut-

Dall’alto: Peppe Scopelliti Pino Galati Tonino Gentile Sopra Berlusconi e Alfano

Per intanto è scattato il panico, stratificato (irrobustito anche dal forfait di Alfano che diserterà l’appuntamento di Lamezia). Dai fratelli Gentile a Pino Galati passando per le lady è una gran paura anche se poi le donne sono quelle che rischiano di meno fin tanto che ci sarà Berlusconi a menare la danza. A meno che, questo si sussurrava alla fine, le cose non precipitino con il Pd e non si è costretti a tornare al voto d’urgenza. Non ci sarebbe tempo per organizzare la rivoluzione liberale nelle regioni, magari un’altra volta. Un motivo in più per diventare tutti falchi all’improvviso...

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Sabato 21 Settembre 2013

Fatture che pesano Con un’intervista apparsa sul Quotidiano Floriano Noto verbalizza, per ora, la sua uscita dai giochi della politica conterranea. Non che questa ormai non fosse una realtà di fatto, nelle cose, anche e soprattutto alla luce dello strano rapporto mai decollato con Italia Futura, il movimento di Montezemolo. Ma una cosa è dedurre, supporre, altra è leggere dal diretto interessato le sue mosse, o lo sue non mosse nella fattispecie. Un’uscita questa di Noto dal teatrino della politica politicante che in verità, a voler essere pignoli fino all’estremo, vale solo a metà nel senso che poi di fatto non è che il suo ingresso fosse mai stato roboante e definitivo. Sempre sul filo, sempre all’inglese, sempre con un piede e un piede, sempre quasi per sondare. Fino alla rottura anche clamorosa con Italia Futura che lo ha prima cooptato quale indiscusso leader regionale del movimento salvo poi lasciarselo scappare, diciamo così, prima e dopo le elezioni. Quanto possa centrare la parabola del professor Quintieri in questo, docente che peraltro lo stesso Noto fa sapere di aver contribuito ad arruolare in una prima fase, è difficile saperlo. Ancor più difficile è poi star lì a sparigliare il capello perdendo tempo a sentenziare se è stato più lui, Noto, a stufarsi della politica o non piuttosto Italia Futura a prendere magari maldestramente altra strade.

Dopo la (breve) esperienza in Italia Futura l'imprenditore Floriano Noto, re indiscusso della grande distribuzione in Calabria, dice di volersi chiamare fuori dalla politica. Una toccata e fuga per lui. Ma non tutto è chiaro come sembra

Quel che conta, oggi come oggi, è che Floriano Noto alza (per ora) bandiera bianca. Il suo impegno per il sociale, per il civismo, per “l’altro da se”, lo deve mettere da parte. Dice di volersi dedicare anima e cuore alle sue aziende specie poi in un momento così delicato come quello che il Paese sta vivendo. Tutto lineare, più o meno. Tutto nella norma. Tutto rientrabile e catalogabile nelle cose possibili di questa terra che ne ha visti tanti di esperimenti simili negli ultimi anni. Di cotte improvvise e infuocate tra la classe imprenditoriale e la politica calabrese ve ne sono state tante negli anni eppure qui c’è qualcosa che merita un approfondimento a partire proprio dal fatto che è lo stesso Noto a non essere un imprenditore qualsiasi.

Floriano Noto e Luca Codero di Montezemolo

Quel che non a tutti è Noto... Il magnate catanzarese è ormai, tanto per dirne una, il re indiscusso della grande distribuzione alimentare in Calabria. Il suo marchio è dappertutto e lo trovi facilmente ormai anche in zone della Calabria e del Cosentino in particolare che prima erano impensabili. In particolare lungo la costa tirrenica cosentina, terreno inespugnabile fino a qualche tempo fa e giardino di casa di un altro marchio della grande distribuzione, ora la sigla di Noto è diventata una realtà così come lo sta diventando nel Reggino. Presente a Cosenza e fortissimo ovviamente a Catanzaro e a Lamezia Noto si è preso lo scettro, diciamo così, del lungo e decennale braccio di ferro con il suo tradizionale competitor senza contare che è presente dignitosamente in altri settori come l’edilizia, la ricettività turistica, l’organizzazione di eventi fieristici. Ci sono numeri dietro ognuna di queste avventu-

re imprenditoriali che non fanno altro che corroborare la sensazione che Noto non è un imprenditore qualsiasi in Calabria che può entrare in politica, o entrarci a metà, per poi uscire, o uscire a metà, come se nulla fosse. Solo lui ovviamente conosce il vero motivo della parabola politica momentaneamente discendente così come solo lui sa perché aveva deciso il grande passo e poi, di recente, la retromarcia. Quel che è certo è che nelle sue parole si legge chiaramente il disappunto verso la classe dirigente complessivamente intesa («per governare la Calabria ci vuole un presidente austro-ungarico»). E si legge altrettanto chiaramente, ma dietro il non detto, il perché di un’affermazione del genere che nasce dal presupposto che sono troppi, e troppo malsani, gli intrecci del potere in

Calabria. Dove l’imprenditore forte è ancora più forte se “compra” pezzi di politica ma può diventare improvvisamente debole se rischia di frane parte direttamente. Bisogna starci ma non “starci”, esserci ma non essere in politica. Lui per primo suo malgrado, Noto, sa bene cosa vuol dire questo. Why not, e le licenze per i centri commerciali in una notte di fine anno, sono ancora lì in archivio. Roba di qualche anno fa ma è acqua passata a giudicare dai carrelli della spesa che gli sorridono, nonostante tutto. Noto saluta (per ora) ed esce dalla politica se mai davvero vi è entrato. Proprio mentre altri disperatamente provano a rientrare (nell’ombra) sotto le spoglie di movimenti d’ultima generazione. Storie di Calabria che s’incrociano. Esigenze diverse. Chissà chi avrà ragione alla fine...

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Sabato 21 Settembre 2013

Ipotesi estreme (ma mica tanto) Circola con sempre maggiore insistenza l'ipotesi di un drammatico ritorno al voto politico nazionale per fine febbraio. Cosa accadrebbe se accadesse? C’è una terza via drammatica e sottotraccia che nelle ultime ore va prendendosi gioco tanto della masturbazione del Pd con le sue regole quanto della rivoluzione liberale della terza età che vorrebbe mettere in campo il Cavaliere. Una via estrema ma non estremista se è vero come è vero che va prendendo quota soprattutto per esclusione più che per razionalità. La via del voto eternamente anticipato per l’ennesimo rinnovo del Parlamento. Ancora alle urne quindi, ancora a febbraio, ancora tutto da rifare. Fette importanti del Pd e del Pdl, trasversalmente unite dall’esigenza di spezzare l’incantesimo di Letta, vogliono questo e questo con ogni probabilità alla fine otterranno. Ognuno per le proprie esigenze. Basta solo decidere a chi dare la colpa al cospetto del Capo dello Stato e dei cittadini, per il resto il progetto è pronto. La scintilla si trova, meglio ancora se nei provvedimenti economici. Ma si trova, si trova. E’ il gioco del cerino, o se preferite della croce da portare. Ognuno la vuole affibiare all’altro ed è per questo che si approverà la legge di stabilità e si mangerà il panettone ma oltre non si andrà. Lo sanno più o meno tutti questo.

Matteo Renzi e Enrico Letta

Se ritorna il Carnevale... E cosa accadrà ai “nostri” se le cose dovessero andare così? Domanda impossibile per risposte impossibili perché qui più che altrove si è maledettamente appesi alle sorti nazionali e agli umori più reconditi eppure, azzardando, alcuni punti centrali li possiamo focalizzare lo stesso. Tanto per cominciare, cosa farebbe Scopelliti in caso di voto politico anticipato? L’ipotesi che possa approfittare del turno europeo è del tutto destituita di realismo, non teme più certe imboscate e l’immunità continentale è esagerata per il caso di specie. Un ingresso di rilievo in Parlamento invece potrebbe farlo riflettere specie se legato ad un ruolo di prestigio anche in considerazione della nascita del nuovo partito. Potrebbe diventare un ruolo di governo addirittura, se le cose dovessero mettersi meglio del previsto fatto sta che il governatore potrebbe farci un pensierino cambiando e non poco le sorti del suo regno regionale. Giacomo Mancini, Mario Gianpaolo Chiappetta e altri Oliverio ancora potrebbero altresì non stare a guardare nel caso in cui si schiudessero nuovamente le urne nazionali andando a ridurre ulteriormente gli equilibri del centrodestra in consiglio regionale.

E dall’altra parte? Con il congresso nazionale che quasi certamente si celebrerà prima di quelli regionali cosa accadrebbe con un voto politico anticipato? Come minimo, appunto, niente congressi regionali, non ci sarebbe né tempo né voglia né convenienza. E cosa farebbero i “nostri” pretendenti al trono della segreteria regionale? Mario Oliverio, tanto per fare il primo nome, ne approfitterà per salutare tutti andandosene al Senato? E

Mario Maiolo? Gli converrà aspettare il suo turno per il potere regionale o farà bene a riprende-

re il discorso che aveva lasciato e cioè proprio una candidatura in Parlamento? Ovviamente, come nel centrodestra, non starebbero a guardare Franco Laratta, Sandro Principe più varie ed eventuali. Addio sogni di gloria regionali, tutti a Roma almeno nelle intenzioni anche se, ovviamente, non ve ne sarebbe per tutti e non è qui certo il caso di abbozzare nemmeno i conflitti che ne verrebbero fuori per accaparrarsi i seggi. E al centro? Cosa farà l’Udc? Si schiererà finalmente o giocherà ancora di rimessa? Cosa farà Roberto Occhiuto e soprattutto con chi? Detto abbastanza agevolmente che potrebbe ripuntare all’ingresso in aula lo farà ancora con Casini magari schierato da una parte ben precisa? O ci proverà con altra sigla finendo per condizionare e non poco il lavoro e le ambizioni del fratello sindaco? Domande, semplici interrogativi, che nascono spontanei dalla presa d’atto che la terza Roberto via, quella estrema del voto Occhiuto politico anticipato, prende sempre più quota. Anche stavolta a febbraio. Anche stavolta di Carnevale. Solo che nessuno avrà il coraggio di scherzare.

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Sabato 21 Settembre 2013

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Cinquestelle cadenti? Il movimento sembra in buona salute nei sondaggi, ma stenta a produrre soluzioni e distinguersi dalla casta che contesta

Nicola Morra Sopra, Grillo e Casaleggio

di Gianfranco D'Atri

Il mese di agosto ha permesso di osservare un bellissimo sciame meteorico: le stelle cadenti hanno illuminato il cielo notturno e hanno dato l’illusione che prima risplendessero e dopo non più. La metafora si applica bene anche al Movimento di Grillo, descritto in caduta libera, di consensi, dalla stampa per non essere stato in grado di prendere potere, e partecipare al governo. Per il movimento pentastellare la caduta è però solo apparente: continua a risplendere, almeno al 20% secondo quanto dicono i sondaggi. La domanda è allora perché, nonostante non si vedano i risultati tangibili (anche i risparmi sulla diaria sono solo un simbolo), gli elettori continuano a pensare di votare il Mov5Stelle in eventuali elezioni? Benché la stampa e la televisione continuino ad intervistare i senatori e deputati eletti, trasformando le loro azioni (ed “inazioni”) in casi notevoli, essi sono solo dei portavoce del Movimento e non rappresentano, come per gli eletti di altri partiti, gli iscritti. Essi tentano di interpretare le opinioni ed il volere di un popolo che si è raccolto attorno a Beppe Grillo, forse aspettando drastiche soluzioni senza ottenerle, ma certo continuando a desiderarle. Il caso del cosentino di origini genovesi, Nicola Morra, passato dalla cattedra del liceo classico alla poltrona dei talkshow, è la chiara rappresentazione del ruolo di questo manipolo di persone qualunque, “alcuni di noi” si direbbe, chiamato a svolgere un ruolo e una funzione potenzialmente rilevante, ma costretta nell’alveo dei regolamenti, delle leggi e delle prassi parlamentari. Nei vari incontri tenuti nelle piazzette quest’estate, Morra ha sempre ricordato che “non ci consentono di fare nulla”, “ proponiamo tante belle cose, ma sono rifiutate”, “sono arroganti” e così via. La contraddizione è evidente: se la casta è formata dai componenti della Banda Bassotti e nel Parlamento si organizzano le rapine, come sostiene Grillo, cosa ci stanno a fare gli angioletti? Recitano bene le preghiere ed invocano la Provvidenza. E poi? O partecipano alle ruberie o

...Che fare? Si chiedeva un antico e vero rivoluzionario. Ed è questo il limite della rappresentanza parlamentare pentastellata, in tutto 150 persone, che dovrebbero comunque ricordare di costare al Paese quasi duemilioni al mese per non sapere bene cosa fare. Si annuncia la rivoluzione, con taglio di teste, ma poi si vota ed applaude insieme a Berlusconi una farlocca legge antimafia (art.416ter). Si proclama la guerra economica alla Germania della Merkel, ma poi non si contesta neppure la Banca d’Italia. Si chiede a gran voce l ‘equità sociale, ma poi non si va neanche a trovare i lavoratori che manifestano (meglio le riunioni fra amici in pizzeria). E allora, è tutto perso? No, perché questo è il frutto di una crescita troppo rapida, che è sfuggita di mano sia al promotore Grillo che al popolo degli attivisti, privo di strutture e organizzazione. Ed è questo popolo che rappresenta realmente il Movimento5Stelle: un movimento di cittadini, autonomi ed indipendenti che si attivano su temi locali e nazionali, mettendo in evidenza le contraddizioni - e i torti - della società italiana. Non tutti partecipano con uguale entusiasmo e competenza, ma sono loro che animano incontri, riunioni, proposte di legge e discussioni. I portavoce eletti sono solo la loro propaggine in parlamento, con gli stessi difetti e pregi che troviamo nelle persone della cosiddetta società civile. Non tutti continueranno l’esperienza parlamentare, ma tutti gli attivisti continueranno la loro testimonianza. E ricordiamo che “attivista” non significa iscritto. Non sono le cento persone che si riuniscono di tanto in tanto a Lamezia (ma gli attivisti del MeetUp Calabria sono oltre 800) la forza del Movimento, ma le migliaia di persone che in varie forme dibattono e promuovono iniziative. Ed è per questo che, nonostante la stampa e la televisione continuino a fornire un’immagine “cadente” del Movimento, lo stesso continua a raccogliere consensi e, con le elezioni alle porte, i cittadini avranno la possibilità questa volta di dare un mandato più chiaro ai portavoce ed un segnale più netto alla casta.


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Sabato 21 Settembre 2013

Testardamente ci riprova

Orlandino Greco Alle sue spalle, nel montaggio Raffaele Lombardo

Riecco l’indomito Orlandino Nasce e si forma che quasi ci manca la casacca nera addosso e la musichetta di faccetta nera sparata nelle cuffie. Poi pian piano si sposta Orlandino Greco da Castrolibero, sindaco recidivo fino a quando la legge glielo ha consentito salvo poi trovare una controfigura contemporanea in municipio. Si sposta a si barcamena un po’a destra, e un po’ a manca. Galleggia, non rifiutando a priori nulla. Pochi nemici, ma veri (spesso anche a coppia e nella stessa famiglia). Per il resto un mucchio di sorrisi e tante pacche sulle spalle per lui. Non ha mai detto espressamente di non appartenere ideologicamente al centrodestra del Paese ma nel frattempo siede al vertice del consiglio provinciale di Cosenza cooptato (non senza un perché) dal presidente Oliverio. Tanto cooptato che i due viaggiano spesso e volentieri a far visita (anche questa non senza un perché) al senatore italo canadese Turano, cognome di Castrolibero pure questo che nel frattempo ha fatto carriera e soldini e hai visto mai che non si possa mettere a disposizione per qualcosa da fare. In mezzo, tra il passato e il presente di Orlandino seduto sopra la testa di Oliverio quando c’è consiglio, tutta una serie di tentativi ibridi di restare sulla scena pur rimanendo, oggettivamente e non da oggi, senza un partito. Del resto è questo il paradosso contemporaneo di Greco Orlandino da Castrolibero. Eternamente giovane e giovane promessa in costante e mai interrotta ricerca di un posto al sole senza però aver trovato ancora né il posto, né tantomeno il sole. Con il tempo che passa, inesorabile, e le promesse che rimangono sulla sabbia. Mai scevro e privo di investimenti che gli hanno soffiato copiosi dietro il collo (personali certo, ma non solo) Orlandino tutto si può rimproverare tranne di non averle provate di ogni fin qui.

Ancora una sigla, ancora un movimento per il presidente del consiglio provinciale di Cosenza Che di passare da eterna promessa a realtà proprio non ne vuol sapere A quando un altro esperimento ancora? L’ultima volta con l’Mpa di Raffaele Lombardo pareva cosa fatta. Un movimento che attraversava lo Stretto venendo da Catania in grado non solo di governare la Sicilia quanto, questo allettava Orlandino, di mettere radici trasversali anche in Calabria. E giù tentativi di stratificazione al di fuori della politica politicante con sorrisi e ammiccamenti anche da parte del cosiddetto salotto buono dell’imprenditoria calabrese. Fumo però, solo fumo. Piano piano svanisce il progetto politico dell’Mpa, se mai c’è stato. Svuotandosi progressivamente di significato fino a sciogliersi come neve al sole. E svanisce pure il leader, Lombardo, e questo ben prima che venisse inchiodato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla procura di Catania che ha chiesto di recente per lui fino a dieci anni di carcere. Dev’essere andato storto qualcosa nella semina del progetto meridionalista, qualcuno s’è fidato e ha fatto male mentre qualcun altro ha preso per buono un format utile al “riciclaggio” delle ambizioni e degli interessi (nascondendosi nell’ombra) senza fare i conti però con il lavoro inesorabile della magistratura.

Ma senza fare troppi drammi Orlandino si smarca che quasi non se ne accorge nessuno forte, anzi fortissimo, di un legame diretto con il presidente Oliverio. Si mette per un po’ a svolgere un ruolo solo istituzionale (con buoni risultati) dedicandosi da un lato a individuare il successore al Comune di Castrolibero e dall’altro a trovare una via d’uscita personale verso il “sole”, verso la Regione. È lì che deve approdare Orlandino ormai sfumata di recente una candidatura al Parlamento proprio per mancanza di tessere nella giacca. Ma per arrivare in consiglio regionale, lasciando perdere definitivamente le vecchie sigle e archiviato il disastro dell’Mpa, serve qualcosa di nuovo. Qualcosa che spari proprio contro la politica, apparentemente. Qualcosa che faccia finta di fare il giro largo della società civile salvo poi approdare inesorabilmente nel futuro centrosinistra regionale. Detto fatto, riecco un altro movimento, anche questo suddista. Si chiama Movimento per l’Italia del meridione. Non c’è voluto molto per metterlo su, non sono mancati sui media nazionali e locali altri riferimenti magari ben più robusti. Un po’ di copia e incolla, e di sagge modifiche lessicali, e il gioco è fatto. Il movimento è pronto. Deve pescare, ufficialmente, tra i talenti, gli imprenditori, l’abusatissima società civile. Deve raccoglie firme e adesioni simulando una rivoluzione culturale che in qualche modo deve poi trovare approdo nelle competizioni elettorali. Le europee, forse. Le comunali in giro che ci saranno. E certamente le regionali, Orlandino scalpita. A chi lo segue anche con ammirazione da tempo non rimane altro che fare gli auguri che questa volta possa andare bene davvero. Così l’eterna promessa sarà stata mantenuta. In caso contrario però sarà difficile coniare un’altra sigla ancora per un’altra avventura ancora. Anche chi gli sta dietro e gli soffia sul collo finirà per prenderne atto...

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Sabato 21 Settembre 2013

Mezzoeuro Nicoal Paldino eletto presidente

La responsabilità sociale delle Bcc Cambio di guardia alla Federazione calabrese conseguenza del grande processo evolutivo che sta attraversando l'intero sistema Nella grave crisi economica che ha colpito la regione, il credito è uno strumento essenziale e delicato per superarla di Oreste Parise

Uno scarno comunicato informa che Nicola Paldino è il nuovo presidente della Federazione calabrese delle Bcc. Si precisa che l’elezione è avvenuta all’unanimità, nel corso della riunione dell’Assemblea svoltasi nella sede di Contrada Cutura in Rende. La nomina non avviene per scadenza naturale del mandato del “past President” Michele Aurelio, ma per la profonda trasformazione che sta attraversando il sistema del credito cooperativo, tanto nel bene che nel male. Nel maggio scorso è stata decisa la fusione per incorporazione dell’ex Bcc Banca dello JonioAlbidona con la consorella Mediocrati e Michele Aurelio, commercialista molto apprezzato, è stato nominato vice-presidente del nuovo e più importante istituto, perdendo così il requisito richiesto per poter guidare l’organismo federativo riservato ai presidenti di una delle banche socie. L’operazione costituisce uno degli elementi positivi del movimento cooperativo. Piuttosto che aspettare l’evolversi degli eventi, i responsabili delle due banche hanno preferito unire le loro forze per poter affrontare le tempeste in arrivo. L’andamento congiunturale delle regioni meno sviluppate è caratterizzato da un lag temporale che posticipa il momento iniziale e quello finale delle fasi. Ciò vuol dire che la crisi è arrivata con molti mesi di ritardo, ma il suo superamento sarà molto più lento e faticoso rispetto alle regioni più sviluppate del Nord. In una Calabria caratterizzata da un individualismo sfrenato va segnalato il comportamento esemplare di Michele Aurelio, il quale ha rinunciato alle due prestigiose poltrone di Presidente della sua Banca e della Federazione regionale per inseguire un progetto di ristrutturazione e porre la sua creatura al riparo delle bufere economiche che potrebbero arrivare. La fusione tra le due banche ha ampliato il territorio di competenza della Mediocrati fino a ricomprendere i comuni dell’alto Jonio cosentino (Albidona, Amendolara e Rocca Imperiale) per sconfinare nel comune di Nova Siri in provincia di Matera.

Con questa operazione si è creata la più grande Bcc della regione, e la nomina di Nicola Paldino a presidente della Federazione costituisce il riconoscimento della leadership di fatto che si è venuta a creare. Anche questo è un elemento molto significativo e per nulla scontato. Nel passato si è preferito eleggere presidenti “deboli” poiché espressione di piccole realtà locali cui mancava la forza dei numeri per poter esprimere una politica innovativa. È la prima volta che a guidare la Federazione calabrese viene nominato il presidente della più importante Bcc regionale. Il documento diffuso riporta la prima dichiarazione del neo presidente. «Il Movimento, in Calabria, è nato oltre cento anni fa oggi le Bcc sono l’ultimo forziere calabrese rimasto per le famiglie e le imprese di questa regione; abbiamo il dovere di salvaguardarle insieme alla nostra identità di banchieri cooperativi. Noi siamo quelli che, nei periodi di crisi, si mettono in testa al carro per trainarlo. Per continuare a farlo dobbiamo essere consapevoli dei rischi e riuscire a gestirli nel miglior modo possibile». Nicola Paldino è un capitano di lungo corso, presidente della Cassa rurale ed artigiana di Bisignano fin dal 1990. Ha assunto la presidenza della Bcc Mediocrati fin dalla sua nascita con la fusione del 1999 che ha unito le tre Casse rurali di Bisignano, Luzzi e Rota Greca. Ha traghettato l’istituto in questa lunga e travagliata traversata, con risultati brillanti e bilanci sempre in attivo. Nei primi mesi del 2011, è intervenuta nel salvataggio della Bcc della Sibaritide, garantendo il posto di lavoro dei dipendenti, la operatività degli sportelli, aumentando efficienza, redditività e i propri volumi, con un significativo allargamento del territorio di competenza alla zona della Sibaritide e del Pollino. È riuscita a ingoiare un rospo senza grandi disturbi gastrici, riuscendo a costruire un istituto patrimonializzato e con un

grande capitale umano in grado di porsi come interlocutore privilegiato sul territorio. In questi lunghi anni alla presidenza Nicola Paldino ha maturato una grande competenza, riuscendo a coniugare la professionalità con le doti umane che deve possedere chi si trova a diretto contatto con le difficoltà attraversate dalle famiglie e dalle imprese in questa difficile congiuntura. Come si legge nella nota richiamata è anche amministratore unico del consorzio In.Cra, fornitore di servizi per il back-office delle Bcc, e membro del consiglio di Amministrazione di Iccrea Banca, l’istituto di secondo livello delle Bcc italiane. La sua gestione della Mediocrati si è caratterizzata per le numerose iniziative culturali, le innovazioni introdotte nel rapporto con il territorio alla ricerca di un azionariato diffuso e il coinvolgimento dei giovani con il Club Giovani soci, l’introduzione della pratica del microcredito e la sensibilità verso il mondo delle imprese con una attenzione particolare all’evoluzione dell’economia locale. Dal 2005 la Bcc presenta annualmente il Rapporto sullo stato dell’economia della provincia di Cosenza, predisposto inizialmente dalla società Eurispes e poi alla Demoskopika. L’appuntamento costituisce un utile confronto con gli operatori, il mondo bancario, gli studiosi e i policy maker del territorio. La sua nomina non può essere considerata né casuale, né frutto di un compromesso al ribasso, come nel passato, ma costituisce un segnale di presa di coscienza del movimento cooperativo che ha preso coscienza della gravità della crisi che l’ha investito direttamente. Non va dimenticato che stiamo vivendo in diretta la rovinosa fine di tante altre Bcc, pur con uno storico radicamento sul territorio, sicuramente ferite in maniera grave dalla crisi, ma che hanno trovato nelle loro governance l’incapacità di coglie-


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aspetto, ma hanno trovato un muro di gomma, pronto a seguire le prescrizioni purché non si mettesse in dubbio l’indispensabilità delle loro figure (e spesso si trattava di figuri che intendevano perseguire unicamente i loro interessi politicoclientelari ...). “Forti perché uniti, liberi perché forti!”. Questo è lo slogan di Don Carlo De Cardona, l’apostolo delle Casse Rurali calabresi, riportato nel suo profilo in Wikipedia. Ieri egli si rivolgeva ai lavoratori, ai contadini, agli artigiani per mettere insieme i loro sforzi e dare una risposta ai loro problemi con un aiuto reciproco. Oggi ritorna di grande attualità in riferimento alle banche, che nella grande trasformazione finanziaria degli ultimi decenni si sono trovate a recitare la parte di nani in un mondo di giganti. Per dimensione e capacità operativa non possono competere con i colossi internazionali, ma devono trovare una dimensione idonea ad assicurare le economie di scale e la possibilità di offrire servizi avanzati a una clientela affamata di un rapporto diretto, di un coinvolgimento nella programmazione e nelle scelte. Il sistema delle Bcc è ancora troppo inefficiente e frammentato. È necessaria una politica proattiva, che individui le criticità e predisponga una ristrutturazione dell’intero assetto regionale restringendo il numero degli istituti a poche unità che abbiano le dimensioni idonee a offrire una adeguata assistenza creditizia al territorio.

re la delicatezza del momento e cercare soluzioni sinergiche e condivise. La grande tradizione della cooperazione bancaria in Calabria, in controtendenza rispetto alla scarsa diffusione che ha avuto negli altri settori economici, ha prodotto nel secolo scorso una proliferazione di istituti, che hanno mostrato un andamento altamente positivo, a volte spettacolare, poiché la loro creazione rispondeva alle esigenze del territorio, dava una risposta all’eterna ed irrisolta questione del credito, che qui si trasforma spesso in usura con tutte le gravi conseguenze sociali che comporta, e il rallentamento dell’economia “sana”. Nella totalità delle crisi che hanno colpito questi istituti, l’elemento determinante è stata proprio l’inadeguatezza della classe dirigente, scelta in maniera clientelare e senza le necessarie qualità tecniche, morali e professionali che sono necessarie per svolgere un compito così delicato. Le numerose noti ispettive della Vigilanza si sono sempre soffermate su questo

Nicola Paldino

L’elezione di Nicola Paldino alla presidenza della Federazione regionale può essere l’occasione per l’inaugurazione di una politica bancaria territoriale più consapevole dei limiti e delle esigenze degli istituiti e la necessità di procedere a una profonda rivisitazione dell’intero assetto e la possibilità di un dialogo più proficuo con gli organismi nazionali e delle istituzioni locali. Il sostanziale fallimento della Banca di Garanzia che aveva acceso un barlume di speranza per una ottimizzazione delle condizioni del credito impone una necessaria riflessione sulla possibilità di riprendere questo progetto. L’iniziativa si è arenata per la mancanza di liquidità dei due principali attori, la Camera di Commercio e la Provincia di Cosenza, che non sono riusciti a tradurre in liquidità le loro buone intenzioni facendo mancare il requisito essenziale per il rilascio dell’autorizzazione bancaria costituito proprio dal capitale versato. Altrove iniziative simili sono state coronate dal successo. In Calabria una banca di secondo livello, quale forma di mutualità interbancaria, in grado di fornire garanzie a famiglie e imprese per l’accesso al credito sarebbe altamente auspicabile. L’esempio di Michele Aurelio ricordato all’inizio può essere un buon viatico per un nuovo clima all’interno del mondo cooperativo in grado di superare i localismi ed operare in funzione dell’obiettivo comune di dare un assetto ottimale al sistema e migliori condizioni di credito ai calabresi, di cui hanno assoluto bisogno per uscire dal coma profondo della crisi. www.oresteparise.it

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Trasparenza nei reparti

Sangue amaro dell’Annunziata Interrogazione a risposta scritta al presidente della Giunta regionale onorevole Scopelliti, anche nella sua qualità di commissario ad acta per il Piano di rientro del debito sanitario di Carlo Guccione* al presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico

Premesso che: - la direzione generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, in riscontro alla nota n. 8454 del 10 gennaio 2013 con la quale si chiedevano i dati necessari relativi allo sblocco del turn-over da parte della Regione Calabria in base al decreto Balduzzi comunicava, attraverso una lettera dell’aprile 2013 che, essendo i cessati dell’anno 2011, desumibili dal conto annuale, n. 26 per l’area della dirigenza e n. 85 per l’area del comparto (il 15%, che rappresenta la possibilità di accesso allo sblocco del turn over, è rappresentato da n. 16,65, arrotondato a 17) la possibilità di accesso allo sblocco del turn-over era rappresentata dall’assunzione di n. 17 unità; - nella lettera si evidenziava, inoltre che, relativamente alle deroghe caratterizzate da somma urgenza, essendo l’Ao di Cosenza sede Hub, le criticità in ordine di priorità erano le seguenti: Uoc Urologia n.1 direttore (S.O. Annunziata); Uoc Traumatologia ed Ortopedia n.1 direttore, n. 1 dirigente medico; Uoc Chirurgia vascolare n.1 direttore, n.1 dirigente Medico; Uoc Neurologia n.1 direttore; Uoc Medicina e Chirurgia di Accettazione ed Emergenza n. 1 direttore; Uoc Odontoiatria e Stomatologia n. 1 direttore; Uoc Terapie del dolore e cure palliative n. 1 direttore; Uoc Malattie infettive n. 1 direttore; Uoc Odontoiatria n. 1 direttore; Uoc Terapia intensiva n. 1 dirigente medico; Uoc Cardiologia e Utic N. 1 dirgente medico; Uoc Reumatologia n. 1 direttore; Uoc Neonatologia n. 1 dirigente medico; Uoc Terapia intensiva n. 1 dirigente medico; Uoc Cardiologia e Utic n. 1 dirigente medico; Considerato che: - tale comunicazione-richiesta è avvenuta soltanto dopo l’ispezione regionale e nazionale al Centro trasfusionale dell’Hub di Cosenza (17 e 18 settembre 2012);

- risulta assai grave, alla luce di quanto riscontrato dalla commissione ispettiva, che non figuri tra “le somme urgenze e criticità” elencate nella lettera dell’Ao di Cosenza anche la richiesta di un direttore del Centro trasfusionale dell’ospedale Hub di Cosenza, mentre vengono istituiti tre direttori di Uoc di nuova nomina dei quali due non sono compresi nemmeno nei Lea, come Terapia del dolore e Cure palliative, Odontoiatria e Stomatologia;

Ernesto Magorno

Troppo lunga la fila per guarire

Considerato, inoltre, che: - sono stati acquistate nuove attrezzature per il reparto Terapie del dolore e Cure palliative; Si chiede alla S.V. - di sapere se risulta a vero la notizia secondo la quale tali attrezzature sarebbero state acquistate attraverso affidamento diretto; - di rendere pubblico l’elenco delle ditte che hanno rapporti con l’Azienda ospedaliera di Cosenza e le modalità di aggiudicazione degli appalti e delle forniture; - di voler far conoscere quali iniziative si intendono mettere in atto per fare definitivamente chiarezza in merito all’acquisto delle attrezzature del reparto Uoc Terapie del dolore e Cure palliative e, più in generale, sugli appalti e sulle forniture dell’Azienda ospedaliera di Cosenza; - se non ritiene grave e omissivo il comportamento mantenuto dal direttore generale dell’Ao di Cosenza, avvocato Paolo Maria Gangemi sulla scandalosa vicenda del sangue infetto, anche alla luce della lettera dell’Ao da cui tra le maggiori criticità non risulta nessuna richiesta di nomina di un direttore del centro trasfusionale. * consigliere regionale

Mi unisco alle preoccupazioni ed alle proteste di chi ha sollevato la questione della chiusura del servizio prenotazioni Cup dell’ospedale di Cetraro a motivo dell’assenza dei tre impiegati dell’ufficio - dichiara il deputato del Pd Ernesto Magorno. Il servizio è attivo, invece presso l’ufficio ticket. Una situazione che provoca lunghe file poiché com’è intuibile sommano coloro che devono prenotare le visite a chi deve pagare i ticket. Sono comprensibili i problemi che tale chiusura provoca ai cittadini - dice ancora Magorno - ed in particolar modo a coloro che giungono dai comuni più lontani del comprensorio, sottoposti ad un ulteriore disagio. Ho chiesto pertanto, con una mia lettera, al direttore generale dell’Asp Cosenza e al direttore sanitario dell’ospedale di Cetraro, di attivarsi per rimediare a tale situazione provvedendo ad una celere sostituzione del personale assente e consentendo, in tal modo, una rapida riapertura dello sportello. L’utenza sanitaria del nostro territorio è già sottoposta a problematiche e disservizi dovuti ai continui tagli della spesa sanitaria, operati spesso solo guardando ai conti e senza tenere conto dei bisogni dei cittadini. Occorre compiere quindi dice in conclusione il deputato - qualsiasi sforzo laddove è possibile razionalmente ovviare ad una questione che reca disagio ai cittadini del nostro territorio


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Il piacere di essere coccolati Speciale sposi, il giorno pi첫 bello in un'atmosfera unica ed in ambienti particolarmente suggestivi

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La prima vera trasformazione di Cosenza

Ecco come cambia Palazzo dei Bruzi

La città di Cosenza, interessata da qualche mese a questa parte da una consistente attività di lavori di riqualificazione, non smetterà di essere ancora cantierizzata. Nelle prossime settimane, sarà l’intero territorio urbano, e non solo il centro, a venire man mano attraversato dall’azione di restyling attuata dall’amministrazione comunale. A memoria d’uomo, si tratta della più grande opera di trasformazione che sia mai stata attuata dal secondo dopoguerra in avanti. E così, nell’ordine, dopo la consegna dell’appalto per l’imminente ristrutturazione del teatro Rendano, stanno per essere anche affidati i lavori per l’efficientamento energetico del Palazzo di Città. Alla scadenza del bando, risultano sei le ditte partecipanti alla gara basata su offerta migliorativa. Una volta nominata la Commissione di valutazione, la prima seduta per l’apertura delle buste dovrebbe tenersi il 24 settembre. È previsto appunto il miglioramento energetico di Palazzo dei Bruzi, con un finanziamento di 3milioni di euro intercettato grazie ai progetti ideati dall’Esecutivo Occhiuto. Scendendo nel dettaglio, gli interventi specifici consisteranno su un sistema tecnologico generale degli impianti meccanici di estrema affidabilità e funzionalità, particolarmente attento alla riduzione al minimo degli impatti rispetto all’inquinamento ambientale oltre che ad un rapporto costi/benefici significativo. In particolare, le soluzioni tecniche adottate mirano a ottenere un edificio che sia interconnesso con le condizioni ambientali circostanti al fine di rispondere agli obiettivi di risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni di CO2. Gli interventi consisteranno in: - Rimozione condizionatori attualmente installati sulle facciate del Municipio; - Rimozione e sostituzione infissi esterni; - Miglioramento termico dell’involucro edilizio mediante iniezione di materiale isolante nelle intercapedini delle murature perimetrali esterne;

Dalla facciata senza i condizionatori gocciolanti alla realizzazione della sala polifunzionale. Al via i lavori per il riefficientamento energetico - Rimozione centrale termica attualmente utilizzata e dei relativi terminali di erogazione; - Rimozione unità di trattamento aria (Uta); - Installazione nuova centrale termica idronica ed installazione nuovi terminali di erogazione all’interni degli uffici, per riscaldamento e raffrescamento, con l’utilizzo di un sistema integrato di climatizzazione estiva e riscaldamento invernale. - Potenziamento Impianto elettrico sulla base dei nuovi impianti meccanici e sostituzione dei corpi illuminanti interni agli uffici. Precedentemente, i macchinari erano ospitati sulla copertura della Sala del Consiglio che, visti i nuovi carichi, non è più idonea ad assolvere tale funzione. Nasce dunque da qui l’esigenza della realizzazione di un nuovo volume tecnico, posto all’interno della corte del Municipio, al fine di non andare ad intaccare l’organismo architettonico, che, in tal modo, rimarrà integro nella sua configurazione strutturale e formale. Per evitare l’interferenza della struttura in elevazione con l’utilizzo della corte interna, è prevista poi una struttura sospesa, con gli unici elementi di sostegno (setti) posti alle due estremità del nuovo volume ed accostati alle murature preesistenti. Le aree dove troveranno posto i macchinari saranno

completamente rivestite in modo da mitigare l’impatto del nuovo volume all’interno del Palazzo di Città e restituire la massima pulizia delle facciate. Il bando di gara prevede, su indicazione del sindaco, anche dei lavori migliorativi per l’integrazione degli interventi di efficientamento previsti con quelli di carattere funzionale e migliorativo. In particolare si pensa ad una funzionalizzazione del nuovo volume come “Sala Polifunzionale”, dove ad esempio potranno essere ospitati eventi di carattere culturale, visto il suo posizionamento baricentrico rispetto a tutto l’edificio. Il rapporto tra gli ambienti esistenti e il nuovo spazio polifunzionale avverrà attraverso il terrazzo posto al primo livello, che in tal modo fungerà da filtro. Al fine di integrare nel miglior modo possibile il nuovo volume con gli spazi esistenti, è stata prevista la ridistribuzione funzionale degli ambienti ad alcuni livelli. In special modo, l’ammodernamento delle aree di rappresentanza del piano primo in modo da integrare i nuovi interventi con le aree preesistenti sia dal punto di vista architettonico che formale. Inoltre, si avranno modifiche distributive al terzo piano, sede della sala consiliare, con la previsione di nuovi ambienti a servizio di tale spazio, in modo tale da garantire un collegamento diretto anche con le altre aree del Consiglio già esistenti a tale livello, garantendone un ammodernamento complessivo. «Stiamo attuando la più massiccia e mai avvenuta opera di trasformazione che Cosenza ricordi sottolinea con orgoglio il sindaco Mario Occhiuto - agendo nel contempo sulla riqualificazione fisica e sul riefficientamento delle reti e degli impianti tecnologici della città. Il nostro intento - aggiunge - come già più volte dichiarato, è di realizzare una trasformazione che sarà incisiva e duratura nel tempo».

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Il leader di Diritti Civili Franco Corbelli sul caso Rossano

L’interrogazione

Un trasloco da bloccare

Chiudere quel tribunale tribunae è un regalo alla ‘ndrangheta «Le sentenze del Tar della Calabria non si possono assolutamente ignorare. Si possono, così come previsto dalla legge, impugnare davanti al Consiglio di Stato ma non disattenderle, come incredibilmente sta avvenendo a Rossano» Il leader del Movimento Diritti civili, Franco Corbelli, elogia i giudici del Tar della Calabria per il «tempestivo, corretto intervento sul caso del Tribunale di Rossano», invita a «rispettare queste sentenze dei giudici amministrativi calabresi, che sono, come sempre, giuste, ineccepibili ed esemplari». Corbelli definisce «grave e ingiustificata la mancata applicazione delle sentenze del Tar». «Il Tar della Calabria, accogliendo le motivate istanze dei

tre avvocati di Rossano - dice Corbelli - ha scritto una prima, importante, significativa parola di verità, legalità e giustizia sul caso del Tribunale di Rossano. Mi chiedo come si possono disattendere le sentenze del Tar della Calabria che anche in questa occasione dimostra quanto sia, nelle sue ordinanze, imparziale, corretto, rispettoso delle regole, dei diritti, della legge e della Costituzione. Le sentenze del Tar della Calabria non si possono assolutamente ignorare, si possono, così come previsto dalla legge, impugnare davanti al Consiglio di Stato ma non disattenderle, come incredibilmente sta avvenendo a Rossano. Ecco perché sono sconcertato per quanto sta accadendo a Rossano. Fermo restando il rispetto doveroso che si deve naturalmente al Tribunale di Castrovillari, al suo presidente, ai giudici che vi lavorano, non si può non solidarizzare con quanti a Rossano lottano pacificamente per difendere un importante presidio antimafia e di legalità con oltre cento anni di storia. Rossano bisogna capire che è un caso particolare, eccezionale nel panorama nazionale rispetto a tutti gli altri tribunali che si vuole chiudere e accorpare. Quello di Rossano è un tribunale che opera in una vasta zona dove forte e radicata è la presenza della criminalità organizzata. Chiudere quel Tribunale significa per questo fare un regalo alla 'ndrangheta. Bisogna perciò rispettare le sentenze del Tar - conclude Corbelli - e fermare lo smantellamento del Tribunale di Rossano».

I deputati del Pd Ernesto Magorno, Stefania Covello ed Enza Bruno Bossio intervengono sulle notizie e sui drammatici risvolti delle ultime ore che riguardano la questione del Tribunale di Rossano. In particolare i deputati chiedono con determinazione al presidente del Tribunale di Castrovillari di interrompere temporaneamente le operazioni di trasloco dei fascicoli negli uffici giudiziari di Castrovillari. Un atto da compiere alla luce della decisione del Tar della Calabria che ha sospeso il provvedimento del tribunale di Castrovillari con il quale era stato disposto il trasferimento del personale, sia di magistratura che amministrativi, degli uffici giudiziari di Rossano. Nel ricorso, presentato dal Comune di Rossano e da alcuni avvocati, si chiedeva appunto l’annullamento dell’accorpamento del personale degli uffici giudiziari di Rossano a Castrovillari. Nell’accogliere la richiesta di sospensiva i giudici hanno fissato per il 17 ottobre prossimo l’udienza per discutere del ricorso. Dopo questa importante novità - dicono Covello, Bruno Bossio e Magorno - sarebbe un atto ragionevole e distensivo, da parte del Presidente del Tribunale di Castrovillari, quello di sospendere fino al 17 ottobre le operazioni in corso e stemperare il clima, acceso ed esasperato che si è creato attorno alla vicenda. Uno stato di tensione che questo pomeriggio, nel corso dell’affollata protesta in atto davanti al Tribunale di Rossano, ha portato al grave episodio dell’investimento di un manifestante che tentava di impedire il passaggio di una delle auto impegnate nel trasporto dei fascicoli. Nell’esprimere la loro solidarietà e la loro vicinanza ai manifestanti e in particolare alla persona ferita, i deputati del Pd annunciano che su questi ultimi sviluppi presenteranno, al ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, una interpellanza urgente con risposta in Aula. Allo stesso tempo, se necessario, saranno pronti a scendere in campo e protestare a fianco dei cittadini di Rossano per questa giusta battaglia. Inoltre, al fine di ristabilire la democrazia e dei diritti di cittadinanza, i tre deputati invieranno al Prefetto ed al Questore di Cosenza la richiesta della convocazione urgente di un incontro al quale dovranno partecipare tutte le parti interessate. I deputati del Pd Stefania Covello Enza Bruno Bossio Ernesto Magorno


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Qualcuno è di troppo

Troppe toghe in Calabria

È prima fra le regioni italiane per presenza di legali (1 ogni 123 abitanti) È quanto emerge da un'analisi di Das Quattro province calabresi sono ai primi posti in Italia per presenza di avvocati Catanzaro è la prima provincia in Calabria ma anche la seconda su scala nazionale con 1 legale ogni 105 abitanti La Calabria è prima fra le regioni italiane per presenza di legali (1 ogni 123 abitanti) trainata da Catanzaro, seconda provincia in Italia. E’ quanto emerge da un’analisi di Das, compagnia del gruppo Generali specializzata nella tutela legale, condotta in occasione del lancio della polizza Difesa in linea, che offre consulenza legale telefonica nell’ambito della vita privata e lavorativa, della circolazione stradale e delle proprietà immobiliari. Quattro province calabresi sono ai primi posti in Italia per presenza di avvocati. Catanzaro è la prima provincia in Calabria ma anche la seconda in Italia con 1 legale ogni 105 abitanti. Grande presenza di avvocati anche a Cosenza (1/120 abitanti), al secondo posto nella regione e al sesto in Italia. Crotone, terza nella regione, è

settima in Italia con un avvocato ogni 121 abitanti e Reggio Calabria è 11esima in Italia (quarta nella regione) con 1 legale ogni 129 abitanti. Vibo Valentia, secondo le elaborazioni Das è l¹ultima provincia della Calabria per densità di avvocati (1/190 abitanti), eppure tra le 28 province a livello nazionale. «Dalle nostre ricerche di mercato afferma Roberto Grasso, amministratore e direttore generale di Das Italia abbiamo capito quanto gli italiani abbiano bisogno di un supporto legale per tutelarsi dai rischi e dai problemi della vita quotidiana, soprattutto in caso di controversie relative a incidenti stradali, liti condominiali o vertenze di lavoro. Gli italiani hanno il terrore di rivolgersi a un avvocato perché temono di non poterselo permettere e contestualmente non sempre ne hanno uno di fiducia a cui potersi affidare. Il nostro servizio assicurativo di consulenza diventa perciò un vero e proprio primo soccorso legale a costi certi ed estremamente contenuti. Calabria e Campania guidano la classifica della maggior densità di avvocati: ne hanno rispettivamente 1 ogni 123 abitanti e 1 ogni 129, contro una media nazionale di 1 ogni 204, per un totale di oltre 291 mila legali in esercizio nel nostro Paese. Anche Lazio e Puglia risultano avere una forte presenza di avvocati: 1 ogni 133 abitanti nel primo caso e 1 ogni 139 nel secondo caso. Al quinto posto troviamo il piccolo Molise con un legale ogni 146 abitanti. In altre regioni il numero di avvocati è invece di gran lunga inferiore alla media nazionale. In Umbria si conta 1 legale ogni 856 residenti, analogamente in Trentino Alto Adige il rapporto e’ tre volte e mezzo inferiore alla media italiana (1/698 abitanti) e similare è la situazione in Valle D’Aosta (1/600 abitanti). Se restringiamo l’osservazione al dettaglio provinciale sono tre le realtà meridionali più “affollate” di avvocati. Su tutte svetta Salerno (1/101) con una densità più che doppia rispetto alla media nazionale. Anche Catanzaro non e’ da meno: 1 legale ogni 105 residenti.

Commissione Antimafia

Ridare ai cittadini i beni confiscati «Solo se si scioglieranno questi nodi - ha rilanciato Laganà - la scommessa potrà essere vinta». Al termine dell’audizione il presidente della Commissione regionale ha invitato la dr.ssa Laganà a suggerire eventuali iniziative da intraprendere al fine di agevolare il lavoro dell’Agenzia dichiarandosi «disponibile a intraprendere tutte le iniziative legislative e le azioni di supporto finalizzate a rendere il riutilizzo dei beni mafiosi confiscati bene comune». «La lotta alla criminalità organizzata - ha sottolineato Magarò- si nutre anche di simboli positivi. Mi piacerebbe che la Regione Calabria richiedesse l’assegnazione di un immobile di prestigio da destinare, dopo la ristrutturazione, per esempio ad una scuola di alta formazione per manager per la gestione stessa dei beni confiscati o per attività di pubblico interesse». Insomma, il presidente della commissione regionale contro la ‘ndrangheta auspica che le Regioni, nella partita della confisca, svolgano un ruolo importante «perché ha ribadito Magarò - il sequestro è una misura efficace nel contrasto alla ‘ndrangheta ma resta monca se non riusciamo a ‘restituire’ in un utilizzo legale ed economico, con ricadute collettive, i beni ai cittadini». «Sarebbe anche ulteriormente utile - ha concluso Magarò - prevedere agevolazioni, nell’accesso ai fondi pubblici, per quei soggetti che hanno in gestione beni confiscati e siano riusciti a creare realtà economiche e produttive capaci di soddisfare le esigenze di lavoro». La Commissione, in relazione al secondo punto all’ordine del giorno, ha approvato all’unanimità il piano di lavoro deciso nel corso della riunione dei presidenti delle commissioni antimafia delle regioni Calabria, Sicilia, Campania e Puglia, svoltasi lo scorso mese di luglio a palazzo Campanella. Il coordinamento interregionale delle Commissioni antimafia ha individuato alcuni obiettivi prioritari che saranno oggetto di ulteriore approfondimento a partire dalla prossima riunione in programma a Palermo nel mese di ottobre. Alla seduta hanno partecipato i consiglieri, Tilde Minasi, Gianluca Gallo, Giuseppe Giordano, Damiano Guagliardi, Mario Maiolo, Gesuele Vilasi e Giovanni Nucera.

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Rilancio del trasporto su ferro Il senatore Caridi chiede con forza al Governo la rimozione di Moretti, in considerazione della politica aziendale fallimentare adottata da Trenitalia in un momento storico caratterizzato da una congiuntura economica debole

Sud e Paese: a quando lo stesso binario? Il senatore Caridi chiede con forza al Governo la rimozione di Moretti, in considerazione della politica aziendale fallimentare adottata da Trenitalia in un momento storico caratterizzato da una congiuntura economica debole. Questo, in sintesi, il contenuto della mozione presentata da Antonio Caridi, membro della commissione Industria al Senato e sottoscritta da 24 firmatari, in cui viene richiesto al Governo di mettere in campo «interventi urgenti mirati a rilanciare il trasporto su ferro, strategico per risollevare economia italiana». Tra le soluzioni prospettate quella di «valutare l’opportunità di attivarsi per rimuovere i vertici di Trenitalia e di Rfi vista l’inconsistenza della politica aziendale adottata in un momento storico così delicato, e viste le notevoli difficoltà del settore e della particolare congiuntura economica e i disservizi creati in favore degli utenti». Il senatore Caridi ha alzato il livello di attenzione su una problematica particolarmente avvertita che è oggetto di varie iniziative anche da parte del governo regionale guidato dal presidente Scopelliti. «Il diritto alla mobilità dei passeggeri del trasporto ferroviario deve essere garantito con servizi che devono ‘viaggiare’ sullo stesso binario in tutto il Paese, assicurando agli utenti la puntualità del treno, un rapporto qualità/prezzo competitivo e l’ottimizzazione di una copertura capillare su tutto il territorio italiano esiste, invece, una differenza notevole tra i tempi di percorrenza dei treni che viaggiano al Nord rispetto a quelli da e per il Mezzogiorno che va di pari passo con le tariffe alle stelle dei biglietti. Fattore, quest’ultimo, che paralizza le attività produttive e ha un incidenza negativa sul trend dei trasfertisti che optano per altri mezzi di trasporto pubblico o privato». La mozione, inoltre, rileva come «vengono isolate definitivamente le regioni meridionali dai principali flussi di traffico e dai sicuri processi virtuosi di crescita, lasciando in disparte una popolazione che, considerando soltanto le regioni BasilicataCalabria-Sicilia, conta oltre 7,5 milioni di persone». I firmatari segnalano ancora che la politica di riduzione degli investimenti avviata da Ferrovie dello Stato Italiane spa ha portato alla soppressione di numerose corse in favore delle migliaia di pendolari utenti che utilizzano i servizi ferroviari quotidianamente e «nonostante i numerosi appelli ai vertici del gruppo Ferrovie dello Stato italiane spa, la situazione di disservizio continua a persistere con evidenti ricadute negative che gra-

vano sugli utenti». Il senatore Caridi e gli altri sottoscrittori evidenziano ancora che «una situazione di così grave crisi impone di studiare interventi immediati che siano in grado di produrre effetti a breve termine per rilanciare un settore così strategico» anche perché «il grado di civiltà di un Paese dipende in larga parte dalla qualità della dotazione infrastrutturale inerente, in particolare, il settore dei trasporti, e dalla sua diffusione capillare sul territorio». Per queste ragioni la mozione chiede misure urgenti «volte a ridurre il gap del Meridione nei confronti del resto d’Italia nel settore dei trasporti, in particolare di quello ferro-

viario». Inoltre viene chiesto al Governo di migliorare i livelli dei servizi di Trenitalia, valutando la possibilità di azzerarne la dirigenza, unitamente all’adozione di apposite misure finalizzate a superare questi gravi e discriminatori tagli effettuati da Rfi. Così operando si produrrebbe anche il risultato di aumentare la competitività del sistema produttivo locale, un obiettivo al quale il Senatore Caridi guarda da sempre con impegno e determinazione, anche per consentire alle regioni meridionali di colmare il divario socio-economico che le separa dal resto del Paese.

Un complimento per Ferrovie della Calabria

E Marzi ringrazia per il trenino Giornata di festa per il comune di Marzi che ha voluto ringraziare il neo presidente delle Ferrovie della Calabria Giuseppe Pedà, in merito alla recente iniziativa assunta dall’azienda che si è prodigata per ripristinare la tratta del piccolo centro. Tutta la comunità ha preso parte alla manifestazione organizzata dall’associazione culturale Alternativa/e che per voce del suo presidente Gilberto Tucci, nel ringraziare a nome della comunità di Marzi le Ferrovie della Calabria, ha ricordato l’impegno di tutto il consiglio d’amministrazione delle Ferrovie che ha permesso l’arrivo del treno dopo due anni dalla chiusura della tratta. «Ferrovie della Calabria in controtendenza con altri sistemi di trasporto in cui si tagliano corse - afferma l’ingegnere Marazzita, direttore di Esercizio e nonostante i problemi di crisi del settore trasporti, oltre ai problemi strutturali di cui soffrono le Ferrovie della Calabria, ha dato un’ottima risposta all’utenza per quanto riguarda il trasporto pubblico locale». Infatti, grazie al reintegro della corsa su Marzi le Ferrovie hanno pensato di servire meglio la zona di Rogliano che oggi è collegata in maniera più agevole anche al suo ospedale. Alla manifestazione hanno preso parte, inoltre, numerose personalità tra cui lo stesso sindaco Rodolfo Aiello in rappresentanza dell’intera comunità di Marzi; era inoltre presente Damiano Mirabelli, presidente del Comitato dei viaggiatori “Ridiamo valore alle Ferrovie della Calabria”.

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Sabato 21 Settembre 2013

In vino business

Eroi nel Salento Maurizio, il maitre, Gino e Cristian

I parte di Tommaso Caporale

«Ma tu o Messapo domatore di cavalli... che nessuno né col ferro né col fuoco può abbattere...». È così che Virgilio nell’Eneide si rivolge ad un eroe mitologico; eroe messapo come il domatore della cucina salentina della Messapia, struttura a 4 stelle nel territorio di Santa Maria di Leuca che si affaccia sui due mari Jonio e Adriatico, giovane imbattuto nell’arte culinaria di eccellenza. Dal greco mesos ap, in mezzo all’acqua, là dove pesca una faccia della cucina di Cristian, chef eclettico e passionale, che sul pesce ha pochi rivali,

coadiuvato da un maitre di razza a cui non sfugge niente. Polpo in pignata, dalle lontane tradizioni messapiche la tenerezza del mare si mescola ai sapori tipici della cucina salentina. Ottimo l’abbinamento alle bollicine autoctone. Sagna incannulata all’astice, semplicemente sublime, morbida essenza del grano salentino abbracciata ad una succulente polpa rosa; difficile superare le gesta dello staff del Messapia, abilmente diretto da Maurizio e Gino, condottieri d’esperienza che rendono l’intero complesso la più affascinante e armonica culla del benessere dei sensi, del cuore e della mente. De finibus terrae, il Messapia, un angolo metafisico di relax e servizi, in uno scenario che ha po-

co da invidiare alle isole inesplorate: il verde della macchia mediterranea fa da cornice all’architettura tipica di una masseria con torre, al cui interno gli spazi si mescolano in un vortice di emozioni e gusto. Una galleria d’arte temporanea si snoda tra le scale che dalla reception portano alla piscina di acqua di mare; uno shop di prodotti made in Salento arricchisce le coccole già assicurate nel centro benessere, dai trattamenti estetici e di parrucchieria. Un roof garden panoramico è la ciliegina sulla torta a questo accogliente resort, location di banchetti ed eventi tra i più lussureggianti. 110 unità abitative con ingresso indipendente per un soggiorno unico e stimolante. Messapia risulta essere uno dei "fari" della ricettività di qualità del Meridione d’Italia, da esserne fieri.


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Sabato 21 Settembre 2013

Diffusione della cultura brevettale

Valorizzare la ricerca a beneficio dell’impresa Si è tenuto il 19 settembre, presso il Salone Petraglia della Camera di Commercio di Cosenza, il seminario dal titolo "Valorizzare i prodotti della ricerca a beneficio delle imprese". L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un più ampio programma di interventi, di carattere nazionale, voluti dal ministero dello Sviluppo economico ed attuati dalle Camere di Commercio per la promozione e il rafforzamento dei servizi legati alla proprietà industriale. Il seminario coordinato dal responsabile dell’ufficio brevetti e marchi dell’ente camerale, Giuseppe Palopoli, è stato aperto dal saluto del presidente dell’ente, Giuseppe Gaglioti, che ha evidenziato il ruolo centrale della Camera di Commercio di Cosenza per la promozione e diffusione della cultura brevettale presso le imprese provinciali, soprattutto quando queste decidono di affacciarsi su mercati più ampi, quali quello europeo o internazionale. Nel corso del seminario si sono alternati qualificati relatori che hanno approfondito i settori dell’agroalimentare e del biomedicale ed hanno presentato le opportunità offerte alle imprese locali dagli sviluppi della green economy. Tutti i temi trattati hanno suscitato interesse presso gli im-

Seminario presso il Salone Petraglia della Camera di Commercio di Cosenza, per la promozione e il rafforzamento dei servizi legati alla proprietà industriale prenditori e i professionisti intervenuti in quanto sono settori in cui vi sono forti potenzialità di sviluppo. In particolare dall’esame del profilo innovativo della provincia è emerso che la sua capacità di innovazione è in netto miglioramento rispetto al passato. Infatti, in un arco temporale poco più che decennale, il numero delle domande di brevetto di invenzione si sono duplicate. Inoltre, i settori che più si contraddistinguono per numero di brevetti

richiesti e rilasciati sono quelli degli strumenti ottici, di misura e controllo e del settore farmaceutico. Dall’analisi si evidenzia che la provincia di Cosenza è la più attiva in Calabria per il ricorso ai titoli di proprietà industriali. I soggetti richiedenti sono nella maggior parte imprese con una netta prevalenza delle micro imprese. Dal profilo tecnologico è emerso una specializzazione nelle tecnologie che, in generale, sono il motore propulsivo della green economy. È stato, poi, approfondito il tema del rapporto tra la ricerca scientifica- accademica e il mondo delle imprese attraverso l’esperienza dell’incubatore Technest operante presso l’Università della Calabria. Infine, con riferimento al settore della green economy, è stato presentato il progetto Eco_luoghi 2013 per la riqualificazione e la costruzione di un abitare eco-sostenibile. Al termine del seminario, i partecipanti hanno potuto fruire di incontri personalizzati con i relatori per l’approfondimento di aspetti particolari legati al tema del seminario. L’iniziativa è stata realizzata con il supporto tecnico di Dintec, consorzio del sistema camerale per l’innovazione tecnologica.

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Sabato 21 Settembre 2013

Mezzoeuro Poltrone troppo comode

di Giuseppe Aprile

Da dove deriva il fatto che una regione come la Calabria ed una provincia come Reggio, hanno visto costruirsi nel proprio seno una condizione complessiva con una crisi che tocca le branche centrali dell’economia e della politica? Si tratta di cose che richiedono analisi di carattere scientifico e storico e non si possono attribuire con superficialità per risultati equivoci che di fatto non spiegano nulla, ma portano a valutazioni di rabbia e di odiosa interpretazione senza nemmeno sfiorare quella foto che si dovrebbe fare dando a Cesare quel che è si Cesare, a Cristo quel che è di Cristo: cosa insostituibile se si vuole passare dalle lamentele tradizionali e ancestrali di sempre, ad una proposta di ragionamento e di programmazione, in grado di compiere una svolta di trecento sessanta gradi nel campo di quello che qui sarebbe compito di una vera politica:esame della situazione e battaglia per costruire l’alternativa come una via di vero progresso generale. Può sicuramente non trattarsi di uomini che sanno o non sanno fare. Che differenza c’è tra un bianco ed un nero? Tra un uomo ed una donna? Tra un giovane ed uno meno giovane? Tra un reggino ed un casentino? O un catanzarese? La storia sempre ci ha insegnato che gli uomini sono fondamentalmente eguali. Forse tante volte ci siamo illusi che Ciccio fosse meno bravo di Antonio; che Pasquale avesse meno volontà di Manuele. Certo, ci sono anche le differenze tra l’uno e l’altro. Ma


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Sabato 21 Settembre 2013

Poltrone troppo comode

Una regione gestita da politicanti Non c’è rapporto fra eletti ed elettori, non c’è competenza, passione, volontà di agire con dedizione I veri problemi della gente non toccano la casta

vogliamo spiegarci una buona volta per sempre il fenomeno del modo di governare un territorio partendo dal dato che la storia va interpretata con dovizia di cognizioni fino al punto che spesso non l’avversario la ragione del mondo sbagliato che denunciamo, ad averlo costruito? Vogliamo, o meglio, siamo in grado di ripartire da zero e vedere tutte le fonti che avessero potuto determinare un errore o uno sconquasso dovuto a malafede laddove, di fatto, si predica bene e si razzola male; si pensa al bene nel mentre bisognerebbe pensare diversamente? Tenendo anche conto che le nostre stesse analisi invece che improntate su dati oggettivi e di sicuro valore, si fondino su errori di valutazione? Bene, pur sapendo che non siamo all’autocritica rispetto a quanto sostenuto fin’ora nella nostra settimanale analisi della politica esistente e del corso degli eventi che caratterizzano l’evolversi della società e della economia, fondamento di una generale politica, ma di uno sforzo ulteriore dettato dalla constatazione che da una parte abbiamo una realtà resistente nei termini peggiori della politica di fondo e dall’altra non solo il dato che non si vedono certezze nell’enunciare forze in grado di fare diversamente ma che nessun sole nuovo di vede nascere all’orizzonte. In Calabria, come a Reggio, non c’è uno spiraglio che possa giustificare il dato peggiore che si registra; che non riguarda tanto la situazione esistente, ma quello che solo tifoserie e presunzioni possono portarci a credere in un nuovo avvenire ed alla soluzione dei problemi, non certo di dati che rispondano ad una analisi scientifica e di certezze vere. Abbiamo avuto un passato contraddistinto da due fondamentali fenomeni. Un dominio di centrosinistra con uomini che sono passati per valutazioni assai positive e che, magari, sono vissuti in fasi novelle di politica regionale, e magari animati, da partiti ed ideologie di certa tradizione, quindi agevolati nel proprio lavoro di governanti. Ci viene in mente uno dei più osannati presidenti di Regione: Guarisci. Era un ottimo presidente o la propaganda era tale e la condizione degli os-

servatori non dedita ad approfondimenti e pronta a superficialità di visioni, lo faceva apparire tale nel mentre, oggi, la maggiore furbizia, la maggiore capacità di analisi, l’allargarsi delle aree dedite alla politica d’oggi, determinano che il lontano (Guarasci) si fa passare come ottimo rispetto ad un presente che si fa passare pessimo il presente (Scopelliti). Cambiano i tempi, si modificano i termini di giudizio, maturano le esigenze popolari, cambiano i meccanismi della politica, si modifica il tessuto mentale della gente e diviene sicuramente più complicato e difficile dire il vero e l’esatto. Ma non possono dimenticarsi le differenze che comunque sono oceaniche. Arriva la fase Loiero, ancora centrosinistra, e assistiamo ad un consiglio regionale e ad un governo dove non si va per il sottile nel giudicare con rigore morale, oltre che sul terreno della politica pure, subendo presenze personali dogve il magistrato interviene mille volte e determina che abbiamo subito un consiglio regionale con trentatré consiglieri sotto i riflettori di una magistratura abbastanza dedita all’applicazione di una legge che dovrebbe garantire l’etica e la capacità di contro ai deturpatori del bene pubblico ed a coloro che utilizzano il bene di tutti per fare il bene proprio e della propria parte. Il cambiamento ci fa andare da male in peggio. A tale consiglio regionale, peraltro non soddisfacente sul terreno del bene operare, ne seguì, parallelamente all’evolversi della politica nazionale, da cui spesso e consistentemente nella regione s’è visto riflessi di rilievo quasi determinante, un cambiamento che non sembrava solo di uomini, ma anche di linea politica. All’inizio sembrava una nuova era. Poi s’è rivelato un fallimento tale che sembra una storia che cammina all’indietro. Di male in peggio. La classe politica è dominata non più da indagati, ma da arrestati, da condannati, da gente che la gente vorrebbe cambiare ma che le leggi elettorali difendono nella loro pervicacia di stare lì, al comando, pur apparendo chiaramente le intenzioni dei go-

vernati che sono comunque lontane mille miglia dalla volontà e dagli interessi generali del popolo. Ed allora davvero dobbiamo fare tutti un passo indietro, capire bene di che si tratta, vedere come uscirne e far mutare strada nel governo regione. Compresa la condizione che dovremmo valutare bene se non si sia sbagliato anche all’atto in cui abbiamo voluto la regione pensando che dentro di essa le energie avrebbero portato interessi più immediati e si limitasse lo strapotere di uno stato che poco o nulla aveva fatto per un buon governo ed una buona politica. Parliamoci chiaro: Siamo in un mare di guai. Ciccio non ha fatto cambiare le cose rispetto a Vincenzo se è vero, come è vero, che oggi la regione e parallelamente la città di Reggio Calabria, non solo vanno malissimo, peggio di prima, peggio di sempre, e la situazione va arretrando sempre più. Come? È presto detto. Comandano persone ricche, che privilegiano lo stipendio e la retribuzione nel mentre non lavorano, non onorano gli scranni che occupano in consiglio regionale o al governo, nulla fanno per stare con i cittadini, mantenere fedeltà agli impegni, costruire fabbriche, ospedali, strutture sociali, condizioni infrastrutturali, servizi al cittadino, servizi alle imprese, rapporti di dignità con la politica nazionale, con le altre regioni. Non è vero che i nostri amministratori dimostrano un minimo di capacità amministrativa ed una passione politica tale che dovrebbe stare alla base del loro quotidiano operare. Di fatti abbiamo tante gente che sembra avere perso i connotati dei valori umani e sono diventati solo "politici", tecnici di un certo modi di amministrare, persone alienate. Da una parte la gente soffre, non ha aiuti, lamenta problemi e nessuno si interessa. Di fatto gli abitanti pensano una cosa e i "politici"o non fanno niente -spesso- o fanno "altro". Si può dire che la società civile vada da una parte, nel mentre la politica è sempre più in fase di definitiva degenerazione. Non c’è rapporto tra eletti ed elettori. Vogliamo, però, dirla una sicuramente condivisa al cento per cento da tutte le aree della società reale, vera? Le amministrazioni non sono guidate da amministratori. La politica è in mano a medici, professori, faccendieri, politicanti, raggruppamenti di persone senza arte né parte, avvocati. Non c’è competenza, non c’è capacità e volontà di agire con sacrificio e dedizione. Piace il titolo di onorevole, il privilegio, la superiorità. Manca il servizio, la volontà di fare, la dedizione alla causa. È come se mandassimo bidelli laddove servirebbero medici, o artigiani laddove servirebbero braccianti, o agricoli laddove servirebbero meccanici. Insomma, la condizione fuori discussione è che i problemi sono estranei alla "classe" politica ed amministrativa e stiamo vagando nel buio di una strada che non porta al giorno ma alla notte. Comporta, tutto ciò, una radicale analisi in grado di essere tutti oggettivi e aperti al dubbio sapendo che non basta conoscere i problemi e pensare che si debba scegliere nel mentre occorre costruire le forze adeguate per il buon governo. Le malattie le curano i medici, le macchine si aggiustano nelle officine, i denti richiedono il dentista e comunque la medicina, la politica non può affidarsi alla strada ed ai luoghi dei rifiuti pubblici. Questa strada nuove, nel campo della critica, intendiamo perseguire d’ora in poi, perché se siamo uomini, come siamo, non possiamo che operare nell’unica via che rimane aperta: il lavoro per costruire il giusto al posto dell’errato. Diversamente, che gente siamo?

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Sabato 21 Settembre 2013

Mezzoeuro Il nuovo libro del poeta cosentino

Per Carlo Cipparrone la poesia è stata sempre un’attività da svolgere in sordina, di cui un po’ vergognarsi in pubblico, come di un amore senile per una ragazza giovane: Poesia, amore taciuto / celato agli occhi degli altri / come un vizio, una colpa, un peccato. / Furtivo a te m’appresso nel buio / come un ladro o un gaudente al postribolo. / Amore pazzo, con cui non posso / circolare in pubblico senz’essere deriso. [“Amore nascosto”, pag. 28]. Come Gozzano, che diceva di provare vergogna d’essere poeta, egli, in tale veste, si è mostrato il meno possibile, ‘nascondendosi’spesso, incurante che il silenzio crescesse intorno alle sue parole e al suo nome. Aborrendo la manìa di presenzialismo così diffusa in àmbito poetico, si è infatti ‘assentato’ per lunghi periodi dalla scena letteraria, per riapparirvi di tanto in tanto, come testimoniano le poche raccolte di versi pubblicate nell’arco di un cinquantennio: quattro in tutto (escludendo le antologie poetiche bilingui, tratte dalle sue prime tre sillogi, uscite nel 2006 e 2009 a Varsavia e a New York). Tra Le oscure radici, con cui esordì nel 1963, e L’ignoranza e altri versi, che è del 1985, trascosero infatti ben ventidue anni; quattordici tra questa e la successiva Strategie nell’assedio, apparsa nel 1999, e altrettanti tra questa sua terza raccolta e quella pubblicata quest’anno: Il poeta è un clandestino.(1) Una produzione che per eccesso di parsimonia ricorda, fatte le debite proporzioni, quella del primo Montale. Ciò non significa che, nei lunghi periodi intercorsi tra un libro e l’altro, Cipparrone abbia smesso di scrivere, o tentato di farlo; preferendo tenere inediti i propri versi nel cassetto o, cedendo alle insistenze degli amici, pubblicarli sporadicamente su riviste: Da sempre perseguo un modello / di diffusione della mia scrittura / asfittico, criptico, e non me ne dolgo. / Non vado in cerca d’editori, non vendo, / non esporto versi (non ho tali pretese); / li scrivo, li rifaccio (tolgo, aggiungo, scarto) e quando non li straccio / come spesso accade - me li tengo cari / ordinati pari pari e custoditi nel cassetto / affinché non vadano dispersi, / pur disperando che ne resti traccia, / ora e (figuriamoci!) dopo, / quando reso avrò la pellaccia / (se tale era lo scopo). [“Assistendo a un convegno sulla poesia del secondo novecento”, pag. 73]. Questa scarsa voglia d’apparire di Cipparrone, ritengo derivi, più che dal suo carattere riservato e schivo, dall’essersi reso conto del progressivo svuotamento del ruolo sociale del poeta, che ha perso ormai gran parte del suo antico smalto, essendo oggi la poesia quasi completamente ignorata dal pubblico

La clandestinità della poesia La poesia di Cipparrone come un'attività da svolgere in sordina, di cui un po' vergognarsi in pubblico, come un amore senile per una ragazza giovane dei lettori, per cui la sua influenza sulla gente si è notevolmente affievolita. Ciò, oltre che per l’epocale ‘sorpasso’ della cultura scientifica e tecnologica su quella umanistica, per l’egemonia esercitata sulla poesia da certe correnti artistiche alla moda, succedutesi negli scorsi decenni, che hanno finito per esautorarne il senso. Tra l’altro, per quel poco che può ancora rappresentare e contare, essa è diventata retaggio di clan, movimenti e gruppi contrapposti, detentori quasi esclusivi di un potere culturale ed editoriale gestito secondo logica massonica, tale da garantire protezione e vantaggi ai propri adepti, scoraggiando ed ostacolando quanti, possedendo sufficienti qualità e talento, potessero in qualche modo insidiare gli equilibri esistenti, provocando

un rimescolamento nella scala gerarchica dei valori letterari. Cipparrone, tra le migliori voci della poesia meridionale d’oggi, è uno di questi. Solitario, emarginato, penalizzato dalle inique leggi della società letteraria, ha percorso la “comune strada” della poesia senza alcun aiuto, da ‘perdente’, come polemicamente si autodefinisce. Ammonendo tuttavia i presunti ‘vincenti’, disilludendoli nel ricordargli le oggettive difficoltà che si contrappongono al raggiungimento dell’ambìto traguardo di un duraturo e non fittizio successo, appannaggio esclusivo di pochi eletti, essendo tutti gli altri, nonostante gli effimeri consensi conquistati in vita, destinati inesorabilmente, dopo morti, ad essere dimenticati: Dei milioni di poeti / vissuti in venti secoli, / pochi hanno conquistato la gloria, / un posto nella Storia. / Come da statistica questa è la norma: / occorre rassegnarsi [“Senza domani”, pag. 77-78]. In compenso, non appartenendo ad alcuna consorteria o conventicola, egli ha sempre goduto della libertà d’esprimere senza condizionamenti il proprio pensiero; confidando fin dall’inizio della sua ormai lunga carriera letteraria, nel valore di un linguaggio privo di esasperati sperimentalismi metalinguistici, essenziale e senza orpelli, solare, comunicativo: Al fatuo colore-splendore, alla beltà, / all’estetica del fiore fragile al vento, / preferisco l’aperta campagna / l’ingenua chiarezza del dire: / contadina pazienza, aspro mestiere del potare, / rivangare, concimare, ingobbendo / nell’attesa che il ramo germogli [“Chiarezza del dire”, pag. 5859]. La sua è, infatti, una poesia sabianamente onesta, densa di significati, incisiva, concreta, vibrante, disincantata, ricca di umori e di riferimenti culturali più o meno palesi, di immagini originali, volta spesso a un’impietosa autoanalisi che, se non fosse percorsa da una sottesa vena ironica e sarcastica, rischierebbe di sembrare autolesionistica. Intrisa di moralità, infrangendo gli schemi consueti della odierna stereotipata produzione poetica, essa esprime un forte anelito di verità. Non so quanto possano essere oggi capiti e apprezzati l’impegno umano e sociale, il rigore, la serietà, l’intransigenza di questo poeta, che ha avuto e continua ad avere il coraggio di denunciare quanti hanno tradito il vero scopo della poesia, quello cioè di cercare di mantenere vivo il dialogo comunicativo con i lettori ed elevare il livello etico, spirituale, morale, di una Società allo sbando, presso cui tali valori risultano ormai irreversibilmente degradati, e a cui purtroppo molti poeti si sono passivamente adeguati. Di certo Cipparrone è un poeta con le carte in regola, ‘nuovo’ e al contempo ‘antico’, che meriterebbe di avere nel panorama poetico contemporaneo almeno lo stesso spazio occupato da autori, al suo confronto, di minor spessore, e una maggiore attenzione della critica ufficiale, che, ormai asservita all’industria culturale, è invece sempre pronta ad occuparsi dei poeti pubblicati - a volte per chissà quali segreti motivi - dalle grosse (per dimensioni), ma non grandi (perché senza più autorevolezza) case editrici, ormai decadute nel loro prestigio.

(1) Carlo Cipparrone, Il poeta è un clandestino, Di Felice Edizioni, Martinsicuro (TE), 2013

Mario De Grazia


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Sabato 21 Settembre 2013

Riqualificazione ambientale del paesaggio

Programmazione urbanistica e territoriale Un argomento delicato e sempre più importante, per cui è stato reclamato sovente l’intervento dell’autorità giudiziaria di Giovanni Perri

Negli ultimi anni le problematiche ambientali connesse all’abbandono, al dissesto idro-geologico, alla lotta contro gli incendi e al degrado del territorio hanno offerto diverse input ed occasioni a studiosi, tecnici, politici ed amministratori per dibattere ed evidenziare la delicatezza e l’importanza di tali questioni, per le cui soluzioni è stata invocato e reclamato sovente l’intervento dell’autorità giudiziaria. La riqualificazione ambientale e l’assetto idrogeologico del territorio si propongono finalità volte a superare le emergenze attraverso la prevenzione delle frane, alluvioni, erosioni ed incendi dei versanti collinari, dei terreni in genere, ma soprattutto di quelli non coltivati e abbandonati. Per evitare ciò sono pertanto necessarie iniziative mirate ad attenuare la franosità dei terreni in pendio, particolarmente di quelli sciolti mediante opportuni ed organici interventi di forestazione boschiva protettiva. Sono perciò necessarie opere di protezione del territorio dal rischio idro-geologico, unitamente alla razionale regimazione delle acque piovane, me-

diante una attenta politica di assetto del territorio, finalizzata a ridurre la quota di ruscellamento dell’acque piovane superficiali e sottosuperficiali. La protezione dell’ambiente rurale è perciò necessaria per consentire un razionale assetto territoriale, unitamente ad una altrettanto opportuna valorizzazione degli spazi verdi per le attività del tempo libero. In detto contesto si giustificano pienamente i piani delle aree rurali che dovranno perseguire obiettivi di recupero dei valori materiali ed immateriali del territorio, con iniziative progettuali innovative finalizzate a tutelare e valorizzare le risorse territoriali ed il livello di funzionalità ecologica, soprattutto dei siti abbandonati e degradati che spesso deturpano il paesaggio e rendono invivibile l’ambiente. Le pratiche agricole razionali, infatti, riducono notevolmente l’erosione ed impediscono in maniera naturale ed efficace il dissesto e l’impoverimento dei territori. Negli ultimi anni l’evoluzione tecnica rapida e senza controllo, unita ai mutamenti economici e sociali ed il massiccio intervento pubblico, hanno finito con lo stravolgere le modalità di utilizzo del territorio. Per frenare ed invertire questa tendenza, l’Unione Europea ha predisposto regolamenti e misure finalizzate a favorire interventi di forestazione, di riqualificazione ambientale ed in generale mirati interventi nelle aree protette con lo scopo di aumentare la copertura del manto vegetale a beneficio della salvaguardia del territorio. Tutto ciò diventa prioritario nelle aree a forte pendenza per ridurre i fenomeni erosivi soprattutto

nei periodi autunnali ed invernali, caratterizzati da intensa piovosità ed estremi climatici sfavorevoli, in considerazione dell’effetto positivo che svolgono le superfici boscate e pascolative.

Il manto vegetale, infatti, riduce notevolmente le portate e la velocità dei deflussi idrici superficiali, svolgendo un’azione di salvaguardia e di forte contrasto rispetto alla erosione dei suoli, soprattutto in quelli sciolti e sabbiosi. Inoltre il fogliame e la biomassa depositati al suolo contribuiscono a rallentare la velocità di ruscellamento delle acque piovane e quindi a ridurre e trattenere notevolmente il trasporto di materiale terroso da monte verso valle, perseguendo in tal modo una valida ed attiva politica di assetto territoriale. È perciò importante intervenire con interventi vegetazional, finalizzati a contenere il ruscellamento delle acque superficiali e rallentare il trasporto del materiale solido verso valle. In definitiva le politiche di riqualificazione ambientale dovranno essere coniugate con la programmazione urbanistica e territoriale, tenendo nel debito conto gli interventi e la prevenzione del rischio e l’aggressività climatica che devono essere sempre valutate attentamente con una visione ed ottica multidisciplinare, ovverosia in un contesto più ampio e globale, per creare così migliori condizioni di sviluppo, di sicurezza ambientale a beneficio dell’intera collettività calabrese. agronomogperri@virgilio.it

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Sabato 21 Settembre 2013

Eccellenza, ripongo in lei tante speranze

Fermiamo i morti su quella strada Incontro tra il vescovo della diocesi di Rossano-Cariati Santo Marcianò e Fabio Pugliese, l'autore del libro "Chi è Stato?", un racconto-inchiesta sulla strada statale 106 Ionica calabrese di Fabio Pugliese

Eccellenza, sono molto onorato di aver ricevuto l’invito in vescovado poiché questa attenzione che mi viene rivolta rappresenta, anche per la mia profonda fede cattolica, un grande momento di gioia. Sono convinto che la sua straordinaria sensibilità non è rimasta indifferente al tema della strada statale 106 Ionica calabrese e, più in generale, alla minaccia che essa costituisce per la vita di migliaia di donne, uomini e bambini che quotidianamente la percorrono. Così come sono convinto che non tarderà a rispondere ad una lettera aperta inviata dal sottoscritto a tutti i miei fratelli vescovi delle diocesi attraversate dalla “strada della morte” atteso che sono molti i giovani che attendono una risposta da chi rappresenta di fatto una guida spirituale ed una autorevole voce nella nostra amata regione. Tuttavia, intendo cogliere l’occasione per esprimere alcune riflessioni ed alcune proposte frutto di un confronto costruttivo e positivo nato spontaneamente tra molti giovani sulla rete. Tali riflessioni e proposte riguardano, ovviamente, la strada statale 106 Ionica calabrese. Una strada che - intendo ricordarlo - nel decennio che va dal 2001 al 2010 ha causato 3.223 incidenti, 6.216 feriti, 283 vittime. Una strada che nel 2013 ha provocato 20 vittime: 9, nel tratto cosentino; 6 nel tratto crotonese; 2 nel tratto catanzarese; 3 nel tratto reggino. A dimostrazione di quanto questa strada maledetta sia pericolosa dappertutto. Non voglio entrare nel merito delle responsabilità di quanti oggi nulla hanno fatto affinché questo problema sia affrontato e superato. Non voglio neanche ritornare - come peraltro ha fatto in un suo recente articolo Il Sole 24 Ore ed anche il professor Francesco Russo dell’Università degli Studi di Reggio Calabria - sui tanti finanziamenti non ottenuti o nei progetti mai presentati che hanno fatto in modo che importantissime risorse, utili per l’ammodernamento di questa importantissima arteria viaria, siano andati persi.

Voglio, invece, illustrare solo alcune delle ragioni per le quali ritengo che questa strada possa rappresentare per la nostra regione una priorità: 1) Rappresenta di fatto una priorità nazionale, se non europea, per la posizione che occupa nel Mediterraneo e nel Mezzoggiorno d’’Italia; 2) Il suo ammodernamento favorirebbe un maggiore e nuovo sviluppo per i porti di Corigliano Calabro e Crotone ed insieme per la linea ferroviaria jonica - oramai dimenticata - e dell’aeroporto di Crotone (unico scalo aereo presente nella Calabria jonica); 3) Non ha più alcun senso non avere un piano di finanziamento organico e completo per la modernizzazione della Statale 106 Jonica puntando su piccoli “aggiustamenti” che hanno solo il valore di sperperare denari in un momento in cui le risorse mancano; 4) La Calabria jonica ha bisogno di aprirsi alle relazioni esterne, a rendere più accessibile il proprio territorio, ad essere connessa in tempi e con costi competitivi alle grandi città e ai mercati di riferimento nazionali e internazionali atteso che la Calabria tirrenica ha già l’A3 e, quindi, può di fatto riuscire in questo obiettivo; 5) Lo sviluppo del corridoio Jonico calabrese, inoltre, si andrebbe ad unire a quello - già esistente - lucano e pugliese integrandosi perfettamente con l’adriatica: si completerebbe, in pratica, una via certamente più comoda per percorrere il Paese da nord a sud e ciò diventerebbe un elemento di sviluppo e di progresso non solo per la Calabria jonica ma per la regione intera; 6) Fino a quando la strada statale 106 Ionica

calabrese non verrà ammodernata sarà incapace di attrarre investitori che da fuori possono portare risorse ad una area ormai destinata sempre più all’impoverimento ed allo spopolamento (soprattutto giovanile); 7) Senza l’ammodernamento resterà per sempre la tristemente nota “strada della morte”: quante incidenti ancora? Quanti feriti? Quanti altri bambini, donne e uomini dovranno ancora morire su questa strada? Come certamente saprà, nel libro che ho scritto con grande dolore, ho deciso di riportare all’interno del Capitolo XIX l’impegno cattolico in favore dell’ammodernamento di questa importantissima arteria viaria. In quel Capitolo è riportato anche l’impegno di s.e. allorquando nell’aprile del 2009 a Cariati, nell’ambito della Via Crucis diocesana sostenne con forza che «la strada statale 106 Ionica calabrese, da strada del buio e della morte sia finalmente illuminata e diventi strada della luce e della vita». Dalla pubblicazione del mio libro (3 febbraio 2013), fino ad oggi sono molte le persone che mi hanno contattato, altrettante quelle che ho avuto il piacere d’incontrare e conoscere e tantissime le vicende, le storie, gli aneddoti legati a questa “strada della morte” ed al dolore che essa a causato a molte nostre sorelle e fratelli. Questa esperienza mi ha spinto più volte ad interrogarmi sulle reali oggettive responsabilità di quanto è accaduto ed accade spingendomi a credere che, oltre allo Stato, i responsabili di questa mattanza siamo anche noi nella misura in cui non abbiamo fatto tutto ciò che era nostro dovere fare.


Sabato 21 Settembre 2013

Mezzoeuro Eccellenza, ripongo in lei tante speranze

Fabio Pugliese con mons. Santo Marcianò

2)

Si potrebbe invitare a Rossano, nell’ambito di un incontro sul tema della strada Statale 106 Ionica calabrese, il presidente della giunta regionale, il presidente del Consiglio regionale ed i rappresentanti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale ed insieme i vescovi delle diocesi attraversate dalla “strada della morte” in modo tale da discutere insieme quali ragioni rendono ormai necessaria ed improcrastinabile l’ammodernamento di questa importante arteria viaria rinnovando, in questo modo, le volontà di quanti possono e debbono fare tutto ciò che è necessario;

Anche per questa ragione sono altrettanto convinto che una larga fetta di popolazione calabrese sia ormai rassegnata all’idea che qualcosa possa cambiare, distante e distratta dall’idea che qualcheduno possa prima a poi cambiare le sorti di questa strada affinché diventi davvero “strada della luce e della vita” ed incapace di percepire anche solo un piccolo frammento di speranza rispetto all’idea che possa essere finalmente, un giorno, ammodernata. Ecco perché sento di invocare l’aiuto di s.e. affinché possa essere riaccesa nel concreto una speranza. Ecco perché ho deciso di consegnata questa lettera scritta con passione ed amore. Ecco perché ho pensato ad alcune proposte concrete e, credo, fattibili che possano - a mio modesto avviso risvegliare le coscienze ed offrire a tutti un nuovo stimolo alla riflessione per un rinnovato impegno civile!

1)

Credo possa essere inviata al presidente della giunta regionale, al presidente del Consiglio regionale ed i rappresentanti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale una Lettera pastorale con l’invito ad un impegno formale nella ricerca di quelle soluzioni concrete e necessarie affinché questo straordinario problema sia finalmente affrontato con decisione e risolto! Non è possibile, infatti, che i vari governi regionali che da tempo si susseguono ignorino lo stato in cui versa la strada Statale 106 Ionica calabrese e nel contempo le opposizioni non abbiano mai incalzato chi governa in modo attento, serio, puntuale ed opportuno;

3)

Affinché la popolazione della nostra diocesi non smetta di dimenticare potrebbe essere istituita una giornata per ricordare tutte le vittime della strada Statale 106 Ionica calabrese. Si potrebbe organizzare una fiaccolata aperta a tutti per ricordare con la preghiera le tante, tantissime vittime, della “strada della morte”;

4)

Si potrebbe spronare i sindaci della nostra diocesi ad unirsi all’interno di un tavolo permanente istituito con la finalità specifica di ottenere le risorse necessarie all’ammodernamento della strada Statale 106 Ionica calabrese;

5)

Promuovere un corso, per tutte le scuole della diocesi di ogni ordine e grado, organizzato da strutture specializzate e competenti, che abbia le seguenti finalità: a) Fare sicurezza: far capire ai ragazzi cosa occorre fare e come occorre comportarsi sulla strada; b) Lanciare un messaggio chiaro e netto sulla necessità di ammodernare questa strada e sull’impegno che ognuno di noi può assumere individualmente affinché questo obiettivo possa essere raggiunto; c) spiegare le regioni per le quali la vita è un patrimonio prezioso che ognuno di noi deve difendere ad ogni costo e con qualsiasi mezzo. Sono certo che la via non è semplice: il cammino è in salita e molte nostre sorelle e fratelli non ripongono più alcuna fiducia nella possibilità che anche attraverso il loro contributo ed una rinnovata lotta delle coscienze possa mutare lo stato degli eventi. Tuttavia, sono ferme nel mio cuore le parole del nostro Papa Karol Wojtyla quando af-

fermava che «L’amore è la forza costruttiva di ogni positivo cammino per l’umanità» e «La fiducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti». Sotto questo aspetto sono fin troppo felice, orgoglioso e straordinariamente soddisfatto del coraggio con cui Papa Francesco ha intrapreso una lotta contro la corruzione, gli intrighi, l’ostentazione, l’egoismo attraverso la sua capacità di non fermarsi alle sole mura del Vaticano o sul sagrato delle parrocchie ma, invece, investendo anche la comunità dei credenti e l’intera società: non solo le autorità politiche, con cui il mio Pontefice ha sempre avuto rapporti franchi e tutt’altro che compiacenti, ma rivolgendosi pure alle coscienze di tutti e di ciascuno. Persino nei suoi gesti più semplici c’è un magnifico richiamo alla sobrietà ed alla concretezza: non salì sulla mercedes scura ma sul pullmino con i cardinali; rimanda i sarti venuti a prendergli le misure per andare a portare un mazzo di fiori alla Madonna; paga il conto della stanza dov’era ospitato a Roma dopo aver cambiato da solo la lampadina bruciata; ecc. e tutto ciò, contribuisce a rendere fortissimo il suo carisma e grande la fiducia che in lui ripone il suo popolo. Il mio Papa denuncia un mondo in cui non c’è rispetto per il prossimo e non c’è fiducia nel domani. Un mondo in cui nessuno si fida dell’altro e a maggior ragione della Chiesa e dello Stato. Un mondo non lontano dalla nostra Calabria. Il suo insegnamento, quindi, è chiarissimo, è contemporaneo, è qui ora, adesso! Eccellenza, ripongo in Lei ed in questa lettera tante, tante, tante belle speranze perché sono certo che non traviserà altri significati oltre a quelli che essa contiene e poi perché sono altrettanto certo che rileverà lo spirito e l’amore autentico e leale con cui questa mia è stata scritta. Invoco con le mie proposte e le mie parole un aiuto e le propongo una ultima domanda, la stessa posta anni fa dal nostro Papa Karol Wojtyla: può andar la storia contro la corrente delle coscienze?

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