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numero 23 - Anno 12 Sabato 8 Giugno 2013
settimanale d’informazione regionale
Voce ai giovani Programma Voucher, il pacco è servito www. mezzoeuro.it
Banche, piccola rivoluzione in arrivo da Bruxelles
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Il legno storto
C’è un’Italia che cerca un “duce”? Proviamo a capirlo O, meglio, più probabilmente, c’è chi vuole dare un “duce” all’Italia? Vediamo il primo corno del problema: quale Italia, se c’è, va cercando un “duce”. Che siano rimaste tracce nell’animo degli italiani di una Italia “romanizzata”, affascinata da idoli capaci di farla sognare, è cosa che non è Mezzoeuro mai sfuggita specialmente agli analisti del costume; anche una Fondato da Franco Martelli certa voglia di autoritarismo è quel che si ritrova tra le pieghe delEdiratio editore l’indole italiana e che induce a rivolgersi spesso a figure che incarDirettore responsabile Domenico Martelli nano carisma e temerarietà. Questo tipo di Italia attratta da quella Registrazione che chiameremmo una “spacconeria” politica che fa presa sulla Tribunale di Cosenza n°639 emotività e la istintività della gente, che tocca le corde della immadel 30/09/1999 ginazione, che adesca con tutti i mezzi l’animo più fragile Redazione e amministrazione e ingenuo del popolo che si sente chiamato in causa ad ogni istante via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza quale sola fonte di legittimazione di ogni atto di chi ne riceve la Responsabile settore economia investitura di un potere sovrano, questo Paese appunto scommette Oreste Parise tutto se stesso su quanti sanno carpirne tutta la buona fede, su chi Progetto e realizzazione grafica di più sa incantarlo e stregarlo. In particolari momenti, quelli Maurizio Noto in cui si attraversano crisi e disorientamenti, sembra che di più telefono 0984.408063 fax 0984.408063 si cerchino punti di appoggio sicuri a prezzo di ogni altra cosa: e-mail: ediratio@tiscali.it sono fasi di accecamento collettivo, quelli che fanno emergere Stampa personaggi “incantatori” che aprono spazi grandissimi dove mettere Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) aspettative di benessere, felicità, riscatto dalla povertà, libertà Diffusione illimitate. Anche questi spazi poi tornano rapidamente a chiudersi, Media Service di Francesco Arcidiaco per degli anni una massa di gente vive come sospesa attendendo telefono 0965.644464 fax 0965.630176 che le promesse si compiano. A descrivere come una grande dose Internet relations N2B Rende di stregoneria politica riesca a creare questa “sospensione”, Iscritto a: a rimandare il compimento degli impegni presi, a distorcere Unione Stampa Periodica Italiana il senso di una “rivoluzione liberale” annunciata e mai realizzata, vi sarebbe da raccontare tutti gli anni, uno dietro l’altro, in cui in Italia si è potuto perpetuare un sistema, quello berlusconiano, che nell’immaginazione collettiva si è tutto condensato n. 12427 nel personaggio Berlusconi
di Franco Crispini
L’ininterrotto successo che una Italia, corposamente infatuata e sedotta da una immagine di mago dotato del potere di fare sparire ogni problema difficile, ha dato ad una politica grintosa e spaccona: non è esagerato dire che si tratta di una Italia che ha una anima burlesca, ridanciana, festaiola, comprensiva verso tutti gli strappi alla morale, cui piace il “dongiovanni”, il maschio anche in un uomo delle istituzioni. Si tratta anche di tanti cittadini infastiditi di tutto ciò che la democrazia comporta, regole, norme, al punto che si preferirebbe disfarsene per il suo lento e snervante funzionamento, o per le sue varie disfunzioni. Inoltre, non è difficile constatare come si ami declinare a proprio piacimento l’idea e la pratica della legalità. E non è poco per ricavarne una somma di caratteristiche che danno l’identità di una parte del nostro Paese. Ma se dopo aver guardato alla non troppo latente predisposizione di larga parte del popolo italiano a mettersi un giogo sul collo, andiamo al secondo corno della questione: se nei disegni del capo di un Partito “personale” non c’è, fatto adottare avendone la forza politica, il presidenzialismo e, dopo una vittoria plebiscitaria, di avere in mano un potere assoluto con una Costituzione sbriciolata, inoffensiva, impotente. Qualche tempo fa è stato proprio Fini, che conosceva bene quel Partito padronale dove con non tanta lungimiranza aveva fatto confluire e annegare la sua An, a denunciare la natura “cesarista” del berlusconismo. Via via Fini, dopo averne condiviso e subito l’imperialismo berlusconiano, andò consumando lo strappo dal Pdl senza ricavarne alcun frutto, come si è visto. Non dal solo Fini era venuta la rappresentazione di una inclinazione berlusconiana ad instaurare un regime: tutti gli atti del leader incontrastato e la sua insistente richiesta di una elezione diretta del Capo dello Stato, dimostrano la sicurezza del Condottiero ad avere con facilità un arrendevole consenso della maggioranza dei cittadini italiani che gli permetterebbe di sciogliersi dai fastidiosi lacci posti da un sistema costituzionale. Che il proprietario di uno dei grandi partiti politici miri, una volta approvata una riforma in senso presidenzialista (o semipresidenzialista) del nostro Stato, vinte le fortissime resistenze interne che vengono non solo dal Pd, ma da una vasta e combattiva area di opinione pubblica, a dare un duce all’Italia e ad incornarlo egli stesso, può dirsi dunque un fatto inconfutabile. È da questa convergenza di due tendenze, quella di un Paese che cova istinti ad ubbidienze ed a sudditanze ad un “uomo della Provvidenza” (in un osanna: “meno male che c’è”), e l’altra del Capo di un Partito personale gratificato di un pluriennale successo popolare, che vuole alla fine essere la statua vivente di un potere assoluto, è da questa che bisogna partire per avere chiara l’idea di quello che significherà una vittoria legislativa, non auspicabile, di un presidenzialismo “all’italiana”.
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Di questi tempi le sedie (vuote) contano Il ministro per l'Ambiente del Pd in mini tour in Calabria finisce nella rete dell'eterna conta Tra posizionamenti i giochi di fioretto Il dicastero che dirige non è di quelli secondari in un contesto e in un territorio come il nostro eppure Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente del Pd e “giovane turco”, non ce la fa a sottrarsi all’eterna conta di Calabria. Questa volta sono le sedie più vuote che piene a fare la differenza tra tematiche di settore che pure ci sono e che scottano più delle altre. Ma di questi tempi, si sa, la vetrina e la “scherma” della politica contano di più della sostanza e allora avanti con il palcoscenico. Inizia Carlo Guccione con Mario Oliverio a Cosenza e finisce Mario Pirillo con Giannetto Speranza a Lamezia.
L’Orlando conteso La conta è qui, la partita politica di un giorno di “ambiente” è questa. Inutile poi stare qui a ricollocare le due cordate, le due aspirazioni e i due retaggi in campo. Oggi il Pd questo è. Magmatico, pare di gomma. Tutti con tutti e tutti con nessuno. Valgono i posizionamenti, le foto, le finte di corpo. E le sedie vuote. Chi segue queste logiche più o meno perverse fa anche la conta finale con la passerella di Lamezia (di Pirillo e Speranza) largamente meno frequentata di quella di Cosenza (con Guccione e Oliverio). Ma siamo alla scherma, per ora. Colpi leggeri per stare attivi e in forma sulla passerella, poi si vedrà. C’era anche l’ambiente nella giornata di Orlando (che poi sarebbe il suo mestiere attuale). «Nonostante le esiguità delle risorse rispetto al fabbisogno complessivo (lo Stato ha speso quasi un miliardo e mezzo di euro nel corso degli ultimi dieci anni su questo fronte), un quarto di esse ancora non è stato utilizzato o per carenza di progettazione o per difficoltà e carenze nell’utilizzo di queste risorse». Questo ha detto, tra l’altro, il ministro per l’ambiente e la tutela del mare e del territorio intervenendo nel corso di un convegno promosso dalla Provincia di Cosenza presso il Salone degli Specchi di Piazza XV Marzo sul tema: “Dissesto
idrogeologico: stato di attuazione dell’Apq tra il Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare e la Regione Calabria del 25 novembre 2010 ed Emergenza Sibari” presieduto dal consigliere regionale del Pd Carlo Guccione e introdotto dal presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio, con la partecipazione di parlamentari, consiglieri regionali, consiglieri provinciali, sindaci e amministratori locali della provincia di Cosenza. «Si tratta ora di capire, attraverso un monitoraggio serio, regione per regione - ha proseguito il ministro- che cosa è successo e perché in alcune realtà
non hanno funzionato le strutture commissariali per quanto riguarda gli interventi sul versante del dissesto idrogeologico. Nel prossimo mese chiamerò tutte le regioni interessate al fenomeno del dissesto idrogeologico e, quindi, anche la Regione Calabria, per fare il punto su questo tema.
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Sabato 8 Giugno 2013
Di questi tempi le sedie (vuote) contano
il presidente della Provincia di Cosenza per le questioni che mi ha posto ed a cui nei prossimi giorni tenterò di dare le risposte che mi competono e mi auguro che si possa contribuire, tutti insieme, a sbloccare una situazione che, credo, sia il presupposto fondamentale per avere autorevolezza per provare a costruire in questo Paese un piano e, aggiungo, un fondo per il dissesto idrogeologico».
«Per troppo tempo
Entro il mese di luglio ritornerò in Calabria ed entro quella data illustrerò alla filiera istituzionale di questa regione i risultati del percorso di ricognizione avviato per capire come dare un rinnovato impulso agli interventi da compiere. Vorrei essere nelle condizioni di dire, prima dell’inizio dell’autunno, che almeno abbiamo un qua-
dro complessivo della situazione, una mappa di ciò che si è prodotto e di ciò che non si è prodotto. E’importante avere una fotografia fedele e reale della situazione. Per quanto riguarda la Calabria vorrei avere questa fotografia entro la fine del mese di luglio. Sulla valutazione dello stato dell’arte della situazione chiamerò anche il mio collega Del Rio e la rappresentanza dei Comuni, perché mi sembra importante ascoltare, su un problema così delicato come quello che riguarda il dissesto idrogeologico, le due campane». «Questo - ha concluso Orlando - è il percorso che ho immaginato. Ringrazio
la nostra regione ha registrato un vero e proprio abbandono del suo territorio. Soprattutto negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio allentamento della cura e della manutenzione del sistema idraulico e delle aste fluviali. Agli incendi che, di volta in volta, hanno distrutto enormi aree adibite a verde non sono succeduti interventi di rimboschimento e di manutenzione e di tutto ciò oggi paghiamo un prezzo altissimo». È quanto ha detto il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio intervenendo ai lavori del convegno. «Dal 2010 ad oggi - ha ricordato, tra l’altro, il presidente della Provincia di Cosenza - abbiamo registrato tre calamità naturali che hanno determinato un dissesto drammatico di tutto il territorio regionale. Nella sola provincia di Cosenza abbiamo registrato danni alla viabilità, che conta circa 3200 chilometri di strade, pari a circa 500 milioni di euro, a cui vanno sommati anche quelli subiti dai comuni e dai privati cittadini. Interi versanti di territorio sono franati. I danni hanno interessato non solo le infrastrutture, ma anche i centri urbani e i costi per far fronte all’emergenza sono gravati quasi totalmente sugli enti locali. Una situazione di questo tipo, e questo è il motivo vero dell’iniziativa di oggi, richiede un intervento di carattere strutturale che dovrebbe comportare il finanziamento di un programma di sistemazione idrogeologica del territorio e di difesa del suolo da parte dello Stato. Questo ci consentirebbe di evitare ulteriori aggravamenti della situazione, di non sprecare risorse per fronteggiare le emergenze che di volta in volta si presentano e di poter finalmente mettere in campo una politica di cura e di prevenzione del territorio e di mitigazione del rischio. In questo quadro e con questo spirito nel 2010 fu sottoscritto tra la Regione Calabria e il Ministero per l’Ambiente un Accordo di Programma Quadro attraverso cui furono destinati alla Calabria 220 milioni di euro per la realizzazione di 189 interventi. Dopo due mesi da quell’accordo fu nominato un commissario la cui presenza ha finito per ingessare completamente la gestione di questo settore, tant’è che dei 189 interventi solo uno, quello affidato alla Provincia di Cosenza, è stato condotto in porto. La vicenda dell’esondazione del Crati e l’allagamento del Parco Archeologico di Sibari, d’altra parte, è emblematica di come sono state gestite le cose».
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Attacco (poco) Gentile Le gesta di Mario Occhiuto sindaco di Cosenza (che ha messo alla porta Katya Gentile, figlia di Pino) paiono più frutto di un attacco concentrico e trasversale contro i fratelli più azzurri che ci sono lungo il Crati
Peppe Scopelliti eMario Occhiuto Accantoaltitolo Katya Gentile Adestra,ifratelli Tonino ePino Gentile
Forse non sapremo mai se è stata più Katya Gentile a cercare la rottura o Mario Occhiuto a non aspettare altro. Così come non sapremo mai se la maschera delle motivazioni strettamente personali sia davvero predominante su quelle politiche. Chi ama il sangue che scorre, l’amarcord anche romantico dei duelli rusticani tra le famiglie griffate della politica nostrana questo del restio vuole, o si augura. Buttarla in letteratura ma non è facile archiviare una partita del genere, così delicata dal punto di vista amministrativo e politico, nell’album delle passioni. Dev’esserci, e ci sarà sicuramente, una ragione più profonda, più contabilmente percettibile nelle cose intrinseche della politica per arrivare ad una clamorosa rottura come questa. Qualcosa che non si spiega e che sfugge per esempio al consigliere regionale Ennio Morrone, gentiliano ma con distinguo che lui stesso tiene a sottolineare. La politica è l’arte della mediazione, dice sinteticamente in una nota. Impossibile non trovare una soluzione tra Occhiuto e Katya Gentile se il problema è personale. E già, forse non ha torto il magnate delle cliniche private (Ennio Morrone appunto). Se fosse uno scazzo, una sberla e controsberla, la faccenda rientrerebbe. Ma non rientra e il vero problema è che non è solo sul piano personale che si gioca l’insidiosa partita. La sfida epidermica, a pelle, c’è e non da oggi. Ma c’è pure la sostanza dietro sennò di questi tempi nessuno si azzarda e sbroccare fuori dal vaso. A cominciare dalla grintosa Katya, proprio lei. Il giorno prima la sua defenestrazione aveva definito il sindaco "Schettino", che va a sbattere sapendo di an-
darci. E meritandolo pure. Cosa poteva aspettarsi il vicesindaco figlia di Pino dall’architetto fratello di Roberto? Rose? Complimenti? Altro è chiedersi se con quell’uscita, peraltro seriale e non estemporanea, la Gentile voleva semmai alzare la posta, porre degli argini, minacciare ma non rompere. Il punto, che la riguarda, è questo. Si aspettava la rimozione? Cercava questo? Improbabile, ma ci sta pure visto come ha alzato il tiro della polemica. Più concretamente forse la Gentile voleva met-
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Fuori i secondi
tere alle corde la gestione Occhiuto contando sulla impossibilità del sindaco (presunta) di fare a meno di lei. E il punto è proprio qui, il vero punto politico per intenderci, quello che ha scosso Cosenza e fatto tremare seriamente il centrodestra regionale. L’Occhiuto che non t’aspetti, quello che può fare improvvisamente a meno della corazzata Gentile, fa il gesto clamoroso. E’ abile, in qualche modo. Non scarica il Pdl dalla poltrona di vicesindaco, scarica solo Katya Gentile. Tecnicamente, e politicamente, una mossa scontata ma intelligente lo
stesso. Se il Pdl vuole rompere, faccia pure ma ponga allora una questione di difesa personale della griffe Gentile ma non di partito, questo il progetto di Occhiuto. Quello, il partito, è salvaguardato sulla seconda sedia del Comune con l’individuazione di Luciano Vigna (fedelissimo di Jole Santelli) al posto di Katya. E’ sottile l’ambizione di Occhiuto e lo è così tanto da trovare sulla strada alleati più o meno inattesi. Il ragionamento è più o meno questo. Vuoi vedere che se si pone una questione del tutto personale si trova l’occasione giusta, imperdibile, per isolare la faccenda sal-
vando il partito e scaricando sulle nevrosi reciproche il fattaccio? Il pensiero, funzionale ma perverso, lo stanno facendo tutti quei nemici sotterranei che si nascondono nel Pdl all’ombra dei Gentile. E’ il caso di Dima, tanto per cominciare. Di Santelli, di Orsomarso. Più o meno di Gianpaolo Chiappetta. E’ il caso, perché no, del governatore Scopelliti che s’informa del caso, telefona e cerca di mediare. Ma lacrime, c’è da giurarci, non ne versa affatto al punto che più di un pensiero malizioso spinge a ritenere improbabile il gesto del sindaco del tutto estraneo dagli umori del presidente della Regione. Così messa, la faccenda, è complicata assai. Da un lato il Pdl, così come vuole la segreteria provinciale, dovrebbe ritirare le deleghe e mettere il sindaco in crisi. Dall’altro però, l’altro Pdl cioè quello regionale e più complesso, fa un ragionamento più cauto nel senso che si prende atto del gesto forte contro una Gentile ma non fortissimo col partito al punto di mandare gambe all’aria il Comune. Chi tiene al sofismo delle sigle non può dire che Occhiuto ha rotto col Pdl ma chi tiene ai nomi e ai gesti forti giura e dichiara guerra senza confine. In questa insenatura s’infilano i progetti dei nemici di Gentile nel Pdl che grazie al gesto di Occhiuto, o magari provocandolo, sferrano l’attacco finale e decisivo alla famiglia più importante tra i berlusconiani di Calabria. Il muro contro muro è di difficile limatura. I Gentile (Pino e Tonino) non potranno mai non farne linea di frontiera da questa faccenda escludendo che il partito possa indicare qualcuno al posto di Katya che non sia Katya. Gli altri, i finti difensori della ragion di Stato, non potranno però assecondare il sacrificio di un Comune importante sol perché è stato sfigurato il più importante dei cognomi. In mezzo ci sta lui, Occhiuto. Che se il Pdl lo difende va bene ma che se rompe sta già lavorando alle alternative. Una è pronta, più o meno. E’ trasversale e fa affidamento su Nicola Adamo e Enza Bruno Bossio (per il momento). Altro marchio che lo aveva del resto già sostenuto al momento del voto. Per varie ragioni, anche diverse tra loro. Tutto torna e può tornare poi alla fine. Come in un film, romantico per giunta.
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Mezzoeuro Il veleno nello Stretto Neanche in un film si sarebbe potuto fare di meglio e di più. Tutto clamoroso, tutto fluorescente, tutto tanto, tutto troppo. Tutto a Reggio. Dove tutto, naturalmente, è possibile. Per esempio che un pentito potenzialmente deflagrante possa fuggire dal regime dei domiciliari sorvegliati portandosi con sé materiale informatico e altro ancora, oltre agli effetti personali. E per esempio che qualche giorno dopo invii in una chiavetta al proprio avvocato tutto il contrario del veleno a gratis che aveva sparso fin qui. Nino Lo Giudice in un suo memoriale consegnato all’avvocato sa bene di mettere letteralmente col culo per aria l’intero palazzo di giustizia dello Stretto. Tra la prima a la seconda versione della sua trattazione non si salva praticamente nessuno degli inquirenti e stavolta semmai la novità è che a finirci dentro, a sentirlo dire, è anche la squadra mobile guidata da Cortese e le immancabili alte cariche dello Stato impastate a servizi segreti deviati. La bomba, quella nella chiavetta, fa rumore assai stavolta. Un gran casino dagli effetti incalcolabili. Scende dal trono Pignatone, il vecchio re (anche se non per tutti). Si riabilita Cisterna, Macrì. Cortese della Mobile viene azzannato dalla nuova versione che è deflagrante a rileggerla. Non è stato lui a mettere le bombe nel 2010 e nel 2011, dice Lo Giudice nel memoriale. Ma un’organizzazione criminale e criminogena fatta da alte cariche dello Stato, massoneria, forze dell’ordine, servizi deviati. Lo stesso clan che gli avrebbe poi messo in bocca i precedenti veleni contro certa magistratura e certa parte di ‘ndrangheta. «Fatene buon uso consegnando copia al presidente che sta svolgendo il processo Lo Giudice dove c’è imputato anche Antonio Cortese e al processo di Milano (Valle)» esordisce il “nano”. Nino Lo Giudice ha chiesto che il materiale venisse divulgato alla stampa. «Vi scrivo - aggiunge l’ormai ex pentito - perché voglio che sappiate molte cose che nessuno sa ancora e che desidero esternare con voi che difendete molte persone che io ho accusato ingiustamente. Spero che non sia troppo tardi per salvarli - prosegue - lo so bene che ho sbagliato ma quando leggerete la mia lunga lettera avrete modo di capire molte cose e di avere un giudizio diverso di me, almeno spero». Antonino Lo Giudice, collaboratore di giustizia scomparso dal luogo dove scontava i domiciliari, si rivolge in una lettera all’avvocato Giuseppe Nardo, al quale ha fatto consegnare un plico contenente il memoriale in cui ritratta le accuse. «Vi scrivo - dice Lo Giudice all’avvocato - perché voglio che sappiate molte delle cose che nessuno sa ancora e, che desidero esternare anche con voi che difendete molte persone che io ho accusato ingiustamente». «Io non ho mai detto nei miei inter-
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nanotsunami Nino Lo Giudice ritratta via chiavetta tutto quanto detto fin qui. Ed è il finimondo lungo lo Stretto e dentro l'avvelenato palazzo di giustizia. Spariscono i vecchi eroi e rientra nel girone dell'inferno l'intreccio massoneria, alte cariche dello Stato e servizi segreti deviati Nino Lo Giudice e Cafiero De Raho Sotto, la Procura di Reggio Calabria
rogatori che il dottore Macrì deteneva un motoscafo nella rimessa di Antonino Spanò, questo l’hanno inventato loro". "Le bombe alla procura generale e alla casa del procuratore generale sarebbero state fatte esplodere da alte cariche dello Stato e servizi deviati». E poi ancora: «Non è mai esistita la cosca Lo Giudice». «Come sosteneva il dottor Di Landro scrive Lo Giudice - fino a poco tempo che rilasciava dichiarazioni a destra e a manca con sicura certezza e senza ombra di dubbio che non ero io il responsabile di quegli attentati e che stavo coprendo i veri burattinai». «Il dirigente della mobile Renato Cortese che si è prestato ai voleri della citata
cricca di inquisitori altresì devo dire che anche il dr. Cortese era parte attiva a controllare la mia mente facendo sempre la parte del buono convincendomi a più riprese a dire cose che io non sapevo, mi parlava di massoneria e servizi segreti suggerendomi nomi e cognomi legati al dr. Cisterna-Mollace-Neri- come Massimo Stellato e altri...». E ancora, Lo Giudice afferma: «I dottori Pignatone-Ronchi-Prestipino-Cortese, molte volte facevano arrivare il mio avvocato Fernando Catanzaro e dopo qualche 30 minuti lo mandavano via per restare solo con loro, questo per fare tutto ciò che era nel suo intento (tirate fuori i verbali e leggete quante volte è successo)». «Per quanto riguarda il dr. Cisterna-Mollace - aggiunge Lo Giudice - devo ribadire come ho dichiarato nella prima parte del mio interrogatorio subito dopo che ho iniziato a collaborazione che tra mio fratello Luciano e questi signori Mollace-Cisterna non c’erano affari illeciti ma solo e soltanto amicizie normali, ma subito dopo è nato qualcosa tra me e i miei interlocutori che non stava bene minacciandomi che se non avrei raccontato quello che a loro piaceva mi avrebbero spedito indietro al 41bis, mi hanno intimidito le loro parole dandomi l’ultimatum per il giorno seguente e che dovevo pensare bene cosa raccontare quando mi sarei presentato davanti a loro, e con discorsi convincenti e allora, ricordo che ho trascorso la notte senza dormire, intassellando il mio mosaico di discorsi convincenti e compiacenti».
Ora il punto è questo,
molto semplicemente. Se il fango che getta ora Lo Giudice è il contrario del fango che aveva gettato prima il bivio s’impone. O chi lo sta manovrando dal primo giorno punta solo al gran casino finale, quello definitivo, quello dove tutto è niente e niente è tutto. Quello dove, per intenderci, ogni iniziativa giudiziaria e ogni processo fin qui è da buttare. Oppure è vero il contrario e cioè che chi stava per soccombere ha giocato la carta finale, quella della rivalsa. Prima facendo fuggire e poi screditando un pentito prima che sia troppo tardi. Da questo bivio non si scappa. La partita è alta, altissima. Di mezzo potrebbero finirci non tanto quei processi già in corso e delineati quanto alcuni fascicoli che addirittura intravedono nel caso Fallara ipotesi di omicidio.
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Mezzoeuro Piccola rivoluzione in arrivo da Bruxelles
L’Europa delle banche di Oreste Parise
Con un ritardo abissale rispetto alle esigenze dell’economia reale, e rispetto a quanto hanno fatto le economie anglosassoni, Stati Uniti e Inghilterra, anche l’Europa sembra prendere coscienza della necessità di riformare il sistema bancario e la regolamentazione del mercato finanziario. L’assurdo è che non si è ancora arrivati alla piena consapevolezza che questo è un problema urgente e necessario, anzi è il problema da risolvere per tentare di uscire dalla crisi. Il dato più evidente è costituito dal fatto che la causa principale è dovuta alla caduta delle convenienze speculative del capitale finanziario, che ha assunto una dimensione tale da non riuscire più a trovare condizioni di operatività che gli consentano di accumulare profitti derivanti dagli spregiudicati giochi d’azzardo borsistici. Sono almeno tre le cause più evidenti del big bang che ha colpito l’economia: la speculazione finanziaria, i paradisi fiscali e le distorsioni delle scelte economiche operate attraverso un uso spregiudicato del sistema dei rating finanziari. Il vero dramma è che la politica ha perso completamente il controllo di questi tre elementi fondamentali del funzionamento dell’economia. Non è certo un caso che dopo la grande crisi del 1929, vi è stato un grande recupero del potere di intervento dello stato in economia, con una drastica limitazione del potere d’intervento e di discrezionalità da parte degli operatori privati. Il presupposto dell’economia capitalista era l’esistenza di un mercato concorrenziale, dove la piena libertà concessa a una miriade di operatori, ciascuno dei quali non poteva da solo influenzare e determinare le condizioni del mercato, provocava ipso facto un percorso virtuoso verso l’equilibrio ottimale del sistema. In tutti questi anni si è operato esclusivamente nella direzione della creazione di mercati oligopolistici, non solo, ma soprattutto nel settore finanziario. Il mercato si è ristretto a un numero esiguo di operatori con un potere enorme di condizionamento del comportamento del sistema. Questo ha consentito di diventare un potere illimitato, al di fuori e al di sopra di qualsiasi capacità di controllo del potere pubblico. Siamo tutti in balia di pochi operatori senza scrupoli in grado di determinare il destino di interi stati e giocare con la vita di milioni di persone che si ritrovano in balia del rating. Sembra che finalmente l’Unione abbia preso coscienza che il primo passo per il superamento della crisi è di sconfiggere la speculazione: i grandi operatori finanziari mondiali devono sbranarsi tra di loro, ma non possono pretendere che l’intera collettività si faccia carico dei disastri provocati dai loro comportamenti suicidi. Le grandi banche di investimento assomigliano più a dei casinò finanziari, dove si specula su tutto, dal prezzo del petrolio all’andamento dell’economia greca, fino alla performance del Bayern Monaco. Non si chiede di abolire i casinò, ma non è certo concepibile che vengano addossate sulla collettività le perdite dei giocatori, o il fallimento
del banco. Una ipotesi quest’ultima che è puramente teorica, perché il comportamento del casinò risponde a una ferrea logica stocastica, si avvale del favore del caso ponendo limiti precisi alle puntate e ai premi. La speculazione finanziaria è molto più rischiosa e pericolosa poiché non vi sono vincoli alla fantasia ludica dei giocatori, che possono continuare a giocare al di là di ogni ragionevole limite. Tra banche speculative, o d’affari o d’investimento e le banche commerciali, o retail o di risparmio che dir si voglia vi è un abisso, una differenza sostanziale che deve essere immediatamente percepita da chi vi si rivolge. Abbiamo vissuto un lungo periodo in cui le banche hanno lucrato profitti sulla buona fede dei risparmiatori, rifilando prodotti finanziari, come i bond Parmalat, per poter recuperare i loro crediti. Sembra che ormai anche a livello europeo sia diventato chiaro che occorre una netta separazione tra l’attività di trading e le operazioni “tradizionali” (deposito e credito) destinate al finanziamento dell’economia reale. Questa è una buona notizia, che arriva con un ritardo abissale e colpevole da parte delle istituzioni comunitarie che non hanno percepito in tempo i pericoli del sistema e le conseguenze che avrebbero potuto provocare l’estensione delle pratiche di gioco d’azzardo all’economia. Quello che appare inaccettabile nella proposta europea è l’idea di voler applicare la divisione tra gli operatori su una base strettamente quantitativa. Ciò significa che solo le grandi banche dovranno scindere le due attività, quella speculativa e quella commerciale, per evitare il rischio di cri-
Dopo un travaglio lungo e doloroso, l'Unione europea ha iniziato il faticoso cammino di riforma di un settore che ha prima provocato un'euforia di crescita e poi ha dannato l'Europa all'inferno di una crisi senza fine si che imporrebbero un intervento pubblico a tutela degli speculatori. Come è puntualmente avvenuto fino adesso, poiché questi elefanti finanziari sono “too big too fail”, troppo grandi per fallire senza creare un vero e proprio crollo dell’intera economia. Quanto più è grande la loro dimensione e quanto più è grande la voragine che hanno provocato tanto più si rende necessaria un’ancora di salvataggio. Per continuare a provocare altri disastri, poiché gli aiuti concessi non ne snaturano l’attività né gli impongono vincoli al loro operato. Le valutazioni proposte nel documento hanno natura prettamente qualitativa, ad eccezione delle analisi riferite alla soglia dimensionale degli operatori potenzialmente soggetti alla separazione.
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Mezzoeuro Piccola rivoluzione in arrivo da Bruxelles
si fiscali, dove si nascondono i proventi delle attività illecite che entrano nel circuito della speculazione alimentando questi circoli viziosi che hanno portato alla esplosione incontrollata della crisi. Cinquant’anni di vigenza della vecchia legge bancaria non avevano mai prodotti dei disastri così diffusi e generalizzati. Anche il più altro grado di professionalità nella valutazione non è scevro di errori e di approssimazioni, ma è un sistema che ha garantito la crescita e lo sviluppo. Il processo di indebitamento è certamente altamente rischioso se ha come prospettiva solo un incremento dei consumi, ma è la leva più importante per sopportare i processi di crescita. Il sistema bancario italiano ha dimostrato di poter dare delle risposte molto positive aiutando le imprese anche con un rapporto di capitale quasi nullo, poiché gli obiettivi strategici hanno un carattere politico che non può essere misurato con operazioni meccaniche. La vigilanza sulle banche commerciale deve assumere un carattere più penetrante, ma meno meccanicistico poiché è necessario intervenire nei momenti di difficoltà come quelli che stiamo vivendo con una politica attiva, in grado di dare delle risposte ai bisogni delle imprese sane che si trovano a vivere un momento di difficoltà per i profondi cambiamenti del mercato. Le imprese devono essere stimolate e accompagnate ad effettuare gli investimenti necessari per ripartire e non lasciate in balia degli usurai.
Le natura speculativa delle banche d’affari deve essere chiaramente percepita da chi intende usufruire dei loro servizi, che dovranno essere coscienti che potranno godere degli alti profitti degli affari andati a buon fine o subire le perdite dei loro azzardi. Non vi può essere alcuno scudo sotto forma di fondo di garanzia, ma devono essere soggette al “bail-in” integrale. Ciò significa che i clienti della banca partecipano al rischio e si devono accollare anche le conseguenze di un eventuale fallimento, uniti nell’euforia dello scialo e nella e nella mestizia di un breakdown.
L’incentivazione puramente finanziaria degli investimenti ha prodotto solo disastri, non solo economici ma anche morali, poiché ha distrutto le basi stesse delle valutazioni che devono guidare la ricerca degli investimenti profittevoli. Un aspetto del tutto aberrante è costituito dal riversamento della crisi sulle parti più deboli del sistema, dagli stati come la Grecia, alle categorie più indifese come le classi a reddito fisso, che si sono viste espropriate del loro potere d’acquisto senza aver avuto alcun ruolo e alcuna colpa nella determinazione della crisi.
L’unico criterio accettabile è la separazione funzionale, a prescindere dalla loro dimensione. Le banche commerciali vanno separate dalle banche d’investimento, senza se e senza ma. L’obiezione più immediata è che in questo modo si impedisce a quelle di poter sfruttare le occasioni offerte dai mercati borsistici per la ricerca dei ricavi necessari a far quadrare i conti, poiché la sola attività di intermediazione finanziaria non sarebbe più in grado di garantire l’equilibrio economico per il restringimento della forbice dei tassi. La storia finanziaria passata e recente dimostra che il vero problema delle imprese non è qualche frazione di punto in più o in meno, ma la disponibilità delle risorse necessarie a effettuare gli investimenti per mantenersi competitivi in un mercato che cambia. Il business-plan di un investimento non può dipendere dalla leva finanziaria, ma dalle opportunità di mercato, il che significa che deve essere la componente reale dell’economia a tornare ad essere il benchmark degli investimenti, le opportunità di mercato, le innovazioni e la ricerca.
Le banche d’investimento devono “giocare” esclusivamente con le proprie risorse e non poter fare affidamento in nessun caso su di un intervento pubblico, non giustificato dal carattere speculativo della loro attività. A loro è applicabile un sistema di vigilanza prudenziale, poiché è necessario porre dei vincoli alla loro attività per impedire che continuino a creare delle torri di carta finanziaria che hanno inquinato il panorama economico internazionale. Al contrario le banche commerciali non possono essere soggette semplicemente a delle regole automatiche, poiché gli automatismi non possono sostituire il processo di valutazione personale. La gestione della liquidità è diventata una attività meccanica, affidata a sistemi elettronici, tra carte di credito più o meno intelligenti, e i vari device elettronici. Lo stesso non può essere applicato al sistema di valutazione del merito creditizio e dei progetti di investimento che al contrario hanno bisogno dell’intervento umano, personale per essere efficaci. A tutte va impedito il rapporto con il sistema finanziario che opera nella zona grigia dei paradi-
Il banchiere deve ritornare ad essere colui che conosce il mercato e accompagna le imprese nel processo di crescita e le sostiene nei momenti di crisi. I bonus hanno introdotto nel meccanismo una distorsione fondamentale perché hanno provocato una spasmodica ricerca del profitto per poter partecipare al banchetto. Le loro retribuzioni sono già abnormi rispetto a qualsiasi criterio di valutazione dell’apporto al risultato complessivo, che è frutto della sinergia di tutto il personale. Le norme introdotte che limitano gli arbitri dei manager vanno salutate con favore, ma è ancora un intervento troppo timido, poiché l’equità sociale vorrebbe che fossero aboliti immediatamente e comunque, se essi vanno premiati nei momenti di vacche grasse, dovrebbero essere penalizzati in caso di crisi aziendali, addossandogli il peso della loro cattiva gestione. Il rating costituisce un sistema assurdo di valutazione della politica della spesa, sia di natura pubblica che privata, poiché non pone alcuna distinzione tra il consumo e l’investimento, tra lo spreco e la spesa produttiva. La costruzione delle strade, o la riconversione energetica non sono spese improduttive, ma investimenti necessari per la crescita e lo sviluppo. Nel complesso la nuova legislazione introdotta a livello europeo contiene degli elementi di novità, ma si tratta ancora di un passo molto timido nella costruzione di un sistema economico finanziario che sia in grado non solo di dare un contributo alla crescita, ma anche al riequilibrio nella distribuzione del reddito e dei patrimoni, poiché la concentrazione della ricchezza che ha trovato proprio nel sistema finanziario il suo principale strumento di attuazione non può che provocare una riduzione dei consumi e un restringimento delle opportunità di investimento per tutti. Il sistema bancario, inteso come l’insieme delle banche che opera nella intermediazione finanziaria dell’economia reale, deve ritornare a diventare il sistema arterioso dell’economia per dare alle imprese la linfa necessaria per ripartire. www.oresteparise.it
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Sabato 8 Giugno 2013
C’è poco da parlare...
E una delle stelle non (ci) casca
In data di ieri, 5 giugno, ho ricevuto l’invito dal presidente della Regione Calabria per partecipare il 6 giugno ad un incontro in cui mi avrebbe bontà sua - comunicato l’esito di un vertice presso la Presidenza del Consiglio tenutosi lo scorso 4 giugno sull’emergenza lavoro nel nostro territorio. Ringrazio per la gentile cortesia che voleva dimostrarci chiamandoci al suo cospetto solo per metterci a conoscenza, seppur tardiva, di tale vertice che - ahimé - ho declinato. In realtà, l’emergenza più grande che occorrerebbe soddisfare in Calabria è quella che vedrebbe imporre le dimissioni dell’intero Consiglio regionale con il sollevamento della sua classe politica: risolvendo questa si risolveranno tutte le altre emergenze. L’eterna emergenza della gestione del ciclo dei rifiuti, l’andamento esponenziale dell’emergenza sanitaria ed ora l’impossibilità di dare risposte ai precari calabresi: tutte emergenze per le quali una classe politica inetta invoca sempre le prerogative dello stato centrale. Nonostante le alte grida d’aiuto per soddisfare le legittime rimostranze dei cittadini calabresi in tema di lavoro mi sembra tuttavia che ben altra solerzia e disponibilità il Governatore della Regione abbia mostrato nel risolvere i problemi di lavoro dei suoi amici tanto da riceverne pubblico - ministerialmente - interesse. Ma sarebbe facile elencare le tante vergogne di una classe politica regionale, ultime delle quali ricordo l’infame utilizzo delle risorse pubbliche per il quale aspettiamo il fedele resoconto della Guardia di Finanza. Occorre, invece, riflettere sul dato costituito dall’unione sterile Pd/Pdl nel provvedere al governo del Paese: effettivamente mancava proprio - soprattutto al Sud - la riedizione di un Governo Monti, la cui scure si è abbattuta sulle risorse destinate allo Stato sociale senza toccare minimamente i privilegi di chi ci ha condotto sull’orlo del baratro. Un discorso a parte meritano le concilianti orga-
Molinari (MS5) declina l’invito del presidente della Regione per discutere sulla emergenza lavoro e afferma che l’emergenza più grande ora sono le dimissioni del Consiglio regionale nizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl sempre in primo piano quando si tratta di abdicare ai diritti dei lavoratori vantando improbabili successi nelle vertenze contrattuali, ma stranamente silenziose quando si tratta di difendere concretamente il diritto al lavoro di 5.200 precari calabresi: forse perché non sono loro iscritti... Se l’occupazione in Calabria è scesa al di sotto di ogni livello immaginabile, pur rispetto alla tragica media italiana, chiedo alla Regione Calabria: dove sono i successi vantati da questi benefattori nel turismo e nell’agricoltura, che da fattori economici trainanti hanno ridotto a logiche di bassa gestione del potere con provvedimenti senza paternità di indirizzo? Chi doveva vigilare affinché la frutta agrumicola della Sibaritide, della Locride, della Piana di Gioia Tauro non venisse distrutta sulle piante per colpa della dissennata importazione dall’estero? Versiamo in una totale mancanza di politica agricola. Ancora oggi la Regione spende fior di quattrini per la pubblicizzazione delle coste e del turismo ma non ha prodotto una politica organica che ripensi a tutto tondo il fenomeno, visto dalla parte dei residenti: chi doveva vigilare affinché gli scavi archeologici dell’antica Sibari non si riempis-
sero di fango, privando il nostro territorio di una formidabile attrazione turistica? Tacendo, per carità di patria, delle infrastrutture delle reti di comunicazione (l’A3 in primis) che dovrebbero essere a servizio del turismo: lo sanno questi signori che per andare in Sicilia gli italiani si imbarcano a Napoli? Ma quello per cui la nostra regione è tristemente famosa è l’inutilizzazione dei fondi comunitari. Johannes Hahn, nel segnalare il lento avanzamento del programma degli interventi finanziati, affermava che “Il sistema di gestione e di controllo regionale non è ancora ritenuto completamente affidabile dai servizi di Audit della Commissione Europea”: la conseguenza è stata la sospensione dei pagamenti del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e del Fse (Fondo sociale europeo). Quante opportunità di lavoro sono andate perdute con quei fondi? E voglio tacere, per non sparare sulla Croce rossa, dei successi sbandierati recentemente dalla Regione che ha vantato come successo politico la messa sotto tutela della politica regionale sotto il profilo dell’utilizzazione dei Fondi comunitari, con l’affiancamento di una task force all’uopo creata. Ora, non vorrei che i lavoratori precari pensassero che il sottoscritto non ha alcun interess e verso le loro sorti ma mi sembra chiaro che dall’aiuto sospetto richiesto da questa classe politica regionale nessuno - che non sia loro amico - avrà alcunché da guadagnarci e solo uno sciocco potrebbe credere il contrario: non darò alcuna legittimazione, neanche oggettiva, ad un governo regionale inetto ed infido. Rimango a disposizione per i lavoratori precari per le iniziative che pensano sia necessario intraprendere ma senza spettatori interessati più alle platee televisive che alla soluzione dei loro problemi. Francesco Molinari cittadino senatore
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Sabato 8 Giugno 2013
Mezzoeuro Speciale sanità
La lotta ai tumori ha un’arma in più «Permette di trattare in modo preciso e non invasivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e utilizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti consente di ottenere dei risultati terapeutici migliori». È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà della Body Radiosurgery (radiochirurgia o radioterapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecniche più evolute di radioterapia oncologica. Il Malzoni Radiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attualmente il centro con la più alta casistica di trattamenti e ri-trattamenti radiochirugici e di radioterapia stereotassica.
Fondato nel 2004
all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e convenzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgery vanta la più alta casistica europea per il trattamento radioterapico stereotassico delle patologie oncologiche epatiche e polmonari «ma questa terapia - precisa il dottor Scotti, direttore del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica - può essere applicata anche a lesioni che interessano altri distretti corporei come il mediastino, il pancreas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago, i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto, prostata». La Body Radiosurgery si pone ormai come valida alternativa alla chirurgia tradizionale soprattutto quando questa non possa essere effettuata; trova indicazione per quei pazienti in cui i tumori sono diventati resistenti alla chemioterapia o che hanno già effettuato una radioterapia convenzionale. «Controllando i movimenti dovuti alla respirazione - spiega il dottor Scotti -, individuando in maniera precisa il bersaglio da colpire ed effettuando un controllo costante della terapia, il risparmio dei tessuti sani è massimo, evitando gli effetti collaterali della radioterapia convenzionale. Il trattamento radioterapico stereotassico ha dimostrato una tollerabilità elevatissima ed essendo effettuato in regime di “day hospital”, ossia senza la necessità di un ricovero, permette al paziente di riprendere subito le proprie attività quotidiane». A conferma della validità di questa risorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono in
Il Dott. Valerio Scotti descrive vantaggi e possibilità della Body Radiosurgery una nuova opzione terapeutica per la cura del cancro: «La precisione millimetrica consente nuovi trattamenti» fase di pubblicazione studi che vedono nella Body Radiosurgery risultati pari e sembra addirittura superiori in termini di sopravvivenza globale e controllo locale di malattia. Solitamente, invece, è usata come un’alternativa alla chirurgia tradizionale «costosa, difficile e che richiede un lungo periodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tecnologia, insieme alla grande e pionieristica esperienza degli operatori, consente una precisione di trattamento millimetrica, valutando durante l’irradiazione il movimento interno degli organi e del tumore dovuti alla respirazione». La Malzoni Radiosurgery di Agropoli ha due acceleratori lineari di ultima generazione che permettono si eseguire anche una radioterapia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Ad del Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa anche alle terapie tradizionali. I due acceleratori lineari, così come i bunker, sono due macchinari
gemelli. Tale caratteristica consente di affrontare l’eventuale blocco di una delle due sorgenti, semplicemente trasferendo i piani terapeutici da un acceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poi nel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobiologico (cellkilling) superiore delle singole sedute (radioterapia ipofrazionata) associata al risparmio dei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotassici) ci consente di trattare lesioni anche in distretti delicati come fegato, vie biliari, pancreas e di effettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesioni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica stereotassica che con tecnica convenzionale. Sono stati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tutte le zone corporee (testa-collo, torace, addome, pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fegato, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiega il dottor Scotti, responsabile del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica del Malzoni Radiosurgery Center.
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Sabato 8 Giugno 2013
Speciale sanità Acceleratori lineari In basso, un telaio stereotassico Nel box in alto, Paola Belfiore amministratore delegato del Radiosurgery center
Medicina del dolore
Trattamenti all’avanguardia per sconfiggere il dolore Il Centro di Medicina del dolore dell'Irccs Neuromed continua ad ampliare il numero di innovativi trattamenti terapeutici per i propri pazienti. Questa branca specialistica, finalizzata a studiare le cause del dolore per adottare ed applicare le terapie più adatte per eliminarlo, è in continua evoluzione. In Neuromed oggi è possibile fruire di alcune importanti novità terapeutiche contro il dolore: l'epidurolisi, trattamenti intradiscali tra cui l'ozonolisi e i trattamenti a base di capsaicina. L'epidurolisi è una tecnica particolarmente indicata nelle patologie del canale vertebrale e dunque contro il dolore generato da cicatrici post-operatorie o post-traumatiche e consiste in una sorta di "pulizia" del canale vertebrale, che consente di liberare le aderenze riducendo la "strozzatura" del nervo. È una tecnica percutanea, quindi non invasiva, molto valida in caso di dolore lombare persistente anche dopo trattamenti chirurgici inefficaci e per il trattamento di dolori da precedenti interventi sulla colonna vertebrale lombo sacrale; si pratica sotto anestesia locale o blanda sedazione e prevede, generalmente, solo un paio di giorni di ricovero. Anche l'ozonolisi intradiscale, o ozonoterapia intradiscale, richiede una semplice anestesia locale ed è pressoché indolore. È un trattamento indicato in caso di ernie e protusioni discali con conservata integrità del disco e, nell'80-85% dei pazienti trattati, può rendere non necessario l'intervento chirurgico poiché consente di decomprime il disco riducendone il volume e di risolvere l'infiammazione delle radici nervose. Ultimi, ma non per eccellenza, i trattamenti a base di capsaicina, un composto chimico presente in piante della famiglia Capsicum, tra cui il peperoncino piccante. Da millenni l'uomo è a conoscenza degli effetti positivi del peperoncino sulla salute, ma solo di recente si è riusciti a comprendere il ruolo giocato dalla capsaicina e se ne sono investigati più approfonditamente i diversi effetti, tra cui quello analgesico e antinfiammatorio. Il Centro di Medicina del dolore del Neuromed ha introdotto dei particolari cerotti a base di alte concentrazioni di capsaicina per il trattamento di patologie post-erpetiche e altre neuropatie in day hospital. Anche questa tecnica, da pochissimo introdotta, sta fornendo ottimi risultati clinici e incontrando la grande soddisfazione dei pazienti trattati.
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Sabato 8 Giugno 2013
Sportelli sbattuti in faccia
Attesa a tempo indeterminato Il presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca ha inviato una nota all’assessore regionale al Lavoro Nazzareno Salerno a causa dell’impossibilità da parte delle aziende di interloquire con gli uffici dell’assessorato, in particolare per avere notizie sull’esito delle domande presentate a valere sul bando a sportello del primo marzo scorso, teso a trasformare i rapporti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. «Da quando è stato nominato in seno alla Giunta regionale della Calabria - scrive il presidente Mazzuca all’assessore Salerno - ho avuto modo di apprezzare il suo dinamismo e la volontà di affrontare i problemi in maniera diretta e puntuale. È per questo che ho deciso di scriverLe per dare voce allo sfogo “autoironico” di un imprenditore associato. Una storia di “ordinaria burocrazia”, di quelle che purtroppo aiutano a scoraggiare investimenti e sviluppo. Come è noto, lo scorso 1° marzo è stato pubblicato nel Bollettino ufficiale della Regione Calabria l’Avviso pubblico per la concessione di incentivi all’assunzione finalizzati alla trasformazione di rapporti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. A prima vista, un provvedimento non destinato a generare grandi volumi di occupazione stabile, ma sicuramente una dimostrazione tangibile di sensibilità, da parte della giunta regionale, verso il tema del precariato che rappresenta una piaga sociale che tende a generare insicurezza diffusa. Un contributo a favore delle imprese, variabile dai 12 mila euro nel caso di assunzione di un lavoratore maschio, ai 25 mila euro nel caso di un lavoratore portatore di handicap, infatti, è difficile che possa risultare determinante nel convincere un imprenditore ad assumere a tempo indeterminato un lavoratore precario, ma può costituire una spinta».
Il presidente Confindustria Cosenza Mazzuca scrive una nota all’assessore regionale Salerno a causa dell’impossibilità di avere notizie sul bando del primo marzo scorso teso a trasformare il tipo di contratto
Il presidente Mazzuca ricorda come nella logica dell’efficacia e della tempestività nei risultati, il metodo adottato sia stato quello del cosiddetto “bando a sportello” con le domande esaminate in ordine di presentazione ed i contributi previsti erogati fino all’esaurimento del fondo stanziato. Senza problemi di dover nominare una commissione di esperti o la difficoltà di dover attribuire punteggi,
formulare graduatorie, attendere i tempi di eventuali ricorsi. Semplicemente verificare l’ammissibilità delle domande pervenute, in assoluto ordine cronologico. «Sono passati tre mesi dalla pubblicazione del bando - sottolinea il presidente di Confindustria Cosenza - un tempo che al “cittadino/imprenditore comune” appare sufficiente se non per conoscere l’esito della domanda presentata, almeno per sapere quanto tempo ancora occorra aspettare. È così che il “cittadino/imprenditore comune” si decide a contattare telefonicamente il responsabile del procedimento che risulta irreperibile, ma non si scoraggia. Prova a contattare il dirigente del servizio competente, ma il telefono squilla invano. Allora prova con il dirigente di settore, ma l’esito è lo stesso. Tenta di chiedere informazioni per posta elettronica, ma non riceve risposta. Prova una seconda volta, ma il terminale di posta elettronica sembra un pozzo dove i messaggi precipitano e da cui non fuoriesce nulla. L’unica a rispondere al telefono è la sua cortese segretaria continua il presidente Mazzuca - la quale fa garbatamente notare che la questione non è di sua competenza e che, per avere informazioni, bisogna recarsi personalmente presso gli uffici il lunedì o il venerdì mattina. Come si fa a fissare un appuntamento considerato che nessuno risponde né al telefono né ai messaggi di posta elettronica. Allora il cittadino/imprenditore ha un’idea geniale: contattare il Referente Trasparenza e Integrità. Va sul sito dell’assessorato e ne scopre il nome, ma non sono indicate le modalità per contattarlo! A questo punto la domanda sorge spontanea, ma questo bando serve veramente ad incentivare gli imprenditori a stabilizzare rapporti di lavoro a termine?». Il presidente Natale Mazzuca conclude la lettera chiedendo di essere perdonato per lo sfogo ma sottolineando come l’incidente «appaia come un motivo in più di avversione e di irritazione nei riguardi di una pubblica amministrazione incapace di attuare in tempi ragionevoli semplici provvedimenti».
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Sabato 8 Giugno 2013
Solo puzza e mai una soluzione
Ora basta farsi i “sacchi” propri Barbanti (MS5) attacca l’assesore Pugliano affermando che negli anni in cui è stato al timone ha fatto solo finta di occuparsi del problema della gestione rifiuti, con il benestare di tutte le forze politiche Sono inconcepibili dichiarazioni quali quelle che purtroppo arrivano dalla nostra Regione in balìa di personaggi come l’assessore Pugliano, che ammonisce lavoratori che non prendono lo stipendio, subendo turnazioni massacranti e con scarsissima qualità del lavoro, dall’alto dei suoi privilegi e con la sicurezza del lauto stipendio puntualmente accreditato ogni mese. Consiglierei prima di parlare di irresponsabilità, di guardare innanzitutto in casa propria e in casa di chi, nell’ultimo quindicennio, ha fatto finta di occuparsi del problema della gestione dei rifiuti con il benestare di tutte le forze politiche - nessuna esclusa - negli anni alternatesi, e grazie al concreto aiuto dei prefetti e dei ruoli emergenziali di supporto. L’emergenza non è mai terminata con il passaggio dei poteri nelle sue mani, egregio assessore, ma si è, anzi, assistito ad un impennarsi delle criticità a cui, sempre con maggiore difficoltà, ormai si riesce a far fronte se non grazie a quei lavoratori da lei definiti ‘irresponsabili’. All’inconsistenza delle sue parole che quotidianamente riempiono i giornali, in merito al trattamento dei rifiuti (che per noi sono assimilabili alle materie
prime), agli impianti (che per noi sono semplicemente discariche), al riciclo (nei fatti non consentito per carenza di legge nella nostra Regione), rispondiamo, come M5S, che la gravissima situazione in cui versa la Calabria si sarebbe potuta evitare se, invece di chiacchierare, la classe politica locale che rappresenta avesse preso anche solo in considerazione alcune delle nostre idee e proposte contenute nel Piano Rifiuti regionale, inviato più volte alla vostra attenzione, e soprattutto se avesse legiferato in materia, in modo che i comuni calabresi avvessero potuto decidere autonomamente quali soluzioni attuare per soddisfare le necessità dei loro cittadini senza sottostare ai resistibili diktat dettati da una pseudo-emergenza. Ha la minima consapevolezza di tutto ciò che sta facendo per chiudere il ciclo dei rifiuti? È a conoscenza del progetto pilota sul Centro riciclo, frutto di un protocollo d’intesa tra Ministero dell’Ambiente, Regione Calabria e Comune di Cosenza, che ha visto anche la partecipazione della dottoressa Poli del Centro di Vedelago (riferimento nel settore), comune che ha gia il progetto pronto ed il piano industriale in fase di rifinitura? Auspico che l’incontro che il sindaco di Cosenza ha promesso di organizzare, con Lei e con una delegazione del M5S, possa costituire un’occasione di conoscenza delle proposte già portate al primo cittadino cosentino. La valutazione di una proposta farebbe intendere un’apertura mentale verso il nuovo e potrebbe allontanare definitivamente termini ormai consegnati al passato, anche normativo, come discarica ed inceneritore per non far allontanare anche la parola futuro dalla nostra Regione. Sebastiano Barbanti deputato Movimento 5 stelle
Asp Cosenza
Ridotta la spesa farmaceutica «Una tappa veramente importante per l’Asp di Cosenza e per il settore della spesa farmaceutica; una spesa che aveva assunto - spiega la dirigente del settore, Marilù Vulnera - dimensioni molto lontane (in eccesso), dal target nazionale. Questa spesa è stata rivisitata con una serie di strategie che hanno determinato una notevole riduzione della stessa al limite (vicinissimi), degli indicatori nazionali». Tenendo conto delle statistiche, l’Asp di Cosenza, è tra le più meritevoli della Calabria. Da qui il convegno “Pharmacist in progress, Asp’s new detailed analysts” che include anche una giornata studio per i professionisti di domani. Convegno che si terrà in quel di Rende, hotel Mercure, il prossimo dodici giugno, con inizio alle ore 16. «Il convegno - puntualizza Vulnera - vede lavori di analisi eseguiti da giovani professionisti che rappresentano la forza lavoro del domani che ho formato per avere risposte puntuali, precise positive. Questi giovani hanno lavorato molto e gratuitamente per l’azienda e per il servizio farmaceutico, determinando una serie di azioni che hanno indotto alla svolta: il contenimento della spesa farmaceutica. Un’impresa a dir poco difficilissima perché coinvolge - conclude la dirigente dell’Asp cosentina - una miriade di professionalità».
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Mezzoeuro Lasciate ogni speranza, oh voi che votate
C’era una volta la politica, quella vera di Giuseppe Aprile
Sono troppe le confusioni esistenti nella Calabria politica, sociale ed economica. Ci sono diverse interpretazioni che si alternano e che rendono impossibile quel che serve: un momento di chiarezza per capire meglio e per tutti, a che punto siamo. A me dispiace che si debba, ogni qual volta si parli della Calabria, dando per scontato che non si può mai tacere la verità come condizione per andare avanti e mutare il corso degli eventi, fare gravi critiche senza trovare una sola ragione per giustificare il pur necessario sforzo per abbassare i toni. Non si può nascondere che ci troviamo di fronte a un sistema amministrativo dove è sparita la ragione della presenza di un vero pensiero politico e culturale e si debba sempre parlare di gestione finanziaria e clientelare nelle più diverse direzioni. Il segretario del Pd Epifani dice che il suo partito è l’unico che non sia personalizzato. Per molti aspetti, e formalmente anche per quasi tutti, è vero che il Pd sia un partito diverso da tutti gli altri. È quello che più richiama le tradizioni politiche italiane. Ma basta? Non ci sono altri connotati che possano farci stare tranquilli, nel senso che il valore di una politica si deve riferire alla capacità ed al potere di risolvere i problemi del Paese. In Calabria ha evitato il Pd di darci una dirigenza politica decisa a Roma in tutti i sensi, e malamente nella misura in cui oggi dominano persone che nulla hanno a che spartire con il territorio e non rispondono ai processi di rinnovamento, del ringiovanimento, del valore fondamentale di una dirigenza politica che sia radicata nel territorio della propria operatività? D’Attorre, Rosi Bindi, e tanti altri, non sono i leader definiti dalle elezioni politiche ultime? Sono legati al territorio? Può sfuggire ad alcuno che i risultati elettorali sono stati determinati dal comportamento dei vertici romani che hanno determinato i risultati elettorali nel pieno di una fase lunghissima di commissariamento che significa sotto il proprio controllo? Eppure la Calabria è la terra di fior di deputati, senatori dirigenti di partito che sono sempre stati senza che fossero sfiorati dall’idea che non avessero legami profondi con la gente, con i lavoratori, con la terra. La Calabria è la terra della lotta per l’occupazione delle terre, delle assemblee continue e senza incertezze, dove si discutevano i problemi della gente, si elaboravano le tesi che poi diventavano materia congressuale dove gli scontri per meglio fare sono rimasti epici e le classi dirigenti maturavano esperienze nei comuni, nelle piazze, proprio nel cuore della società umana e sociale. Socialisti, cattolici, comunisti tutti i difetti potevano avere tranne che il mancato legane con il territorio e le popolazioni su cui misuravano la propria capacità politica ed il senso della politica vera e concreta. Una volta il limite era nel potere di affrontare quelli che sul piano nazionale non marciavano o marciavano al contrario del giusto, sui temi del Mezzogiorno, delle riforme, dell’ascoltare i bisogni dei lavoratori e delle forze produttive. Ma era uno scontro che impegnava il cuore dei politici che sapevano, avevamo un proprio orientamento legato ad ideologie, a ragionamenti popolari, a sistemi comportamentali che vedevano al centro di tutto i contadini, gli impiegati, la terra, i lavoratori, la gente del Sud oltre che il destino dell’intero paese. La lotta politica si faceva nelle piazze, nei luoghi dove i problemi quoti-
La lotta politica si faceva nelle piazze, nei luoghi dove i problemi quotidiani stavano al centro degli interessi Andavano avanti i migliori, i più dotati, i più capaci, quelli che sapevano toccare il cuore dei cittadini. Non avveniva che una volta; fatte le elezioni se ne stavano a Roma, dimenticando la propria terra diani stavano al centro degli interessi. Andavano avanti i migliori, i più dotati, i più capaci. Non avveniva che una volta fatte le elezioni se ne stavano a Roma a portare la borda ai padroni del Nord e del potere. Era un problema di forza, non certo di capacità e di volontà operativa che determinava il successo o meno di un lavoro politico e di una battaglia su un determinato tema. E la normalità di una vicenda politica non era una prerogativa di una forza, anche se non tutti avevano lo stello livello di potere e di capacità. Non tutti erano nel giusto, ma tutti erano sicuramente legati ad un modo positivo di fare politica ed amministrazione. Una volta gli amministratori comunali avevano il terrore della magistratura, ora si sentono loro i padroni della giustizia e le sentenze sono solamente da criticare o da respingere del tutto. La Calabria ha una storia di lotte sociali e politiche, una grande tradizione di battaglie politiche, un passato davvero degno di menzione e di riferimenti. Una volta era importante essere deputato, consigliere comunale, provinciale, sindaco. C’era confronto, lotta tra l’uno e l’altro. Gli avversari si temevano, venivano presi in considerazione fino al punto che tutti si predisponevano per non essere attaccati, non avere critiche, essere in condizioni di difesa da ogni forma di attacco da parte dell’avversario.
Ricordo quanto erano educative, sincere, gloriose le battaglie politiche tra candidati nei comuni, alle elezioni politiche, sul terreno di ogni forma di partecipazione nella vita della sezione, della provincia, della regione. C’erano i congressi regionali, provinciali, comunali, le attività precedenti e preparatorie ai congressi, un grande lavoro di preparazione. Ognuno cercava di fare il meglio perché i meriti avevano grande ragione di consentire un ruolo, una funzione. Si parlava dell’uno e dell’altro in quanto si rilevava la propria fedeltà e la propria capacità di misurarsi con i problemi della gente e si votava per ragioni ben precise. C’erano anche le forzature, le difficoltà, le eccezioni, ma questi presupponevano critiche e ragioni per migliorare, modificare, non certamente cose da fuorilegge, legami organici e determinanti con ambienti brutti. Fino alla fine degli anni Ottanta si può dire che la politica vera dominava ed era in voga. Con difetti, verso la fine, con la permanenza di problemi che non venivano risolti, con le grandi questioni del lavoro, dell’emigrazione, della difesa degli abitati anche dalle calamità naturali, ma sicuramente nella logica del meglio fare e del far vincere il giusto ed il migliore, in un confronto sicuramente importante e logico. Il Comitato dei sindacai della zona jonica reggina, era nato per difendere la gente dai danni alluvionali, ingenti; come organizzazione per fare pressioni su Roma, sui governi. Lo sciopero aveva una ragione sempre forte. C’era chi scioperava e l’identificazione della controparte. Lo sciopero non era una protesta o una esibizione. Non si faceva sciopero, come qualche volta avviene oggi, che non si vede se c’è un interlocutore o meno, se c’è un governo o meno, se c’è contro chi lottare. È sciopero più per dimostrare la propria presenza in una fase dove le lotte vere sono finite e sono cominciate le imitazioni e il bisogno di giustificare se stessi. Oggi il comitato dei sindaci serve per giustificare se stessi protesi ad un ruolo da esercitare, per difendere i sindaci mafiosi e le gestioni illegali contro gli scioglimenti per contiguità con la mafia e la criminalità, per modificare la legge sugli scioglimenti dei consigli comunali dimenticando che questi non sono mai un fatto politico, ma sono un fatto preceduto da indagini che impegnano i più importanti organi dello stato e si motivano sempre profondamente e mai con superficialità. Oggi da una parte di finge rammarico per la degenerazione sociale e politica delle nostre zone e dei nostri comuni, dall’altra si fa di tutto per difendersi tra loro, i bianchi con i neri, di fronte al comune nemico che di fatto poi diventa la legalità, la democrazia, la difesa dei cittadini di fronte a tante forme di prevaricazione e di inquinamento della vita civile. Penso che sia giunta l’ora davvero per ripartire pensando ai destini di questa Calabria, sapendo che siamo sull’orlo di un baratro: la via senza ritorno. C’è già chi sostiene che il Paese sia alla deriva e regioni come la Calabria non abbiano più diritto nemmeno a sperare. Ma prima o poi dovremo avere dei risultati. Ovviamente pensando che si finisca con il ritenere il Comune, la Regione, la Provincia come delle mangiatoie dove consumare la biada. Queste strutture, gli enti locali cosiddetti, sono invece, il luogo per fare vincere il progresso e la civiltà, dove mandare competenti ed onesti. Da dove passa ogni forma di cambiamento che presuppone la partecipazione della stragrande maggioranza degli uomini e delle donne di volontà indomita rivolta al bene comune. È giusto, ora, che si riparta, senza senza pregiudizi, ma con la fermezza di chi capisce che non si può più procedere oltre perché la gente non ha più la forza per resistere. O capiamo questo, o giorni peggiori ancora compariranno sullo scenario del nostro futuro.
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Mezzoeuro Campagna anti-spreco
Al ristorante col sacchetto Nasce a Rende la prima rete di solidarietà alimentare “Avanzi Zero” Il 2014 è l’anno europeo contro lo spreco alimentare. Ma è anche l’anno in cui verrà meno la normativa Pead (Programma europeo di aiuti alimentari agli indigenti) che dal 1987 assicura alle associazioni di volontariato generi primari, come olio e pasta, per un valore di 580 milioni di euro. Solo in Italia, vengono buttati via ogni anno 12 miliardi di euro di cibo ancora buono, pari a 5,5 milioni di tonnellate, prendendo in considerazione solo i consumatori. Ognuno di noi, in pratica, scarta 42 chili di avanzi non riutilizzati o andati a male, equivalenti a 117 euro l’anno. Va peggio se si considera l’intera filiera agroalimentare. Qui ogni anno vengono sprecati 94 chilogrammi pro capite di alimenti, per un valore di 208 euro. A Rende, all’interno di una campagna sull’anti-spreco alimentare, condotta dall’agenzia N2b, patrocinata dall’assessorato al marketing territoriale del Comune di Rende e dalla parrocchia San Carlo Borromeo, con il sostegno di Calabra maceri spa e Coscarella snc, è nata, in via sperimentale, la prima rete di ristoranti ad “avanzi zero”: un circuito che mette insieme tutti i ristoranti della città, attenti a ridurre il quantitativo di rifiuti organici, provenienti sia dalle cucine che dalle tavole delle sale. Con lo slogan “Pensa, mangia e porta a casa”, riportato sulle vetrine di ogni associato, è possibile distinguere i locali in cui sarà possibile richiedere degli appositi sacchetti, detti Doggy bag, per portare a casa gli avanzi delle pietanze non consumate a tavola; lo stesso varrà per le bottiglie di vino stappate, che potranno essere ritappate e consumate piacevolmente a casa. Inoltre tramite la collaborazione con la parrocchia San Carlo Borromeo di Rende, i ristoratori potranno cedere nella mani di una simbolica “Banca del cibo”, le eccedenze di generi alimentari, rimaste invendute nelle cucine, in occasioni di ricevimenti e banchetti; preparati del giorno che saranno immessi nel circuito solidale delle mense e distribuiti tramite la rete parrocchiale ai più bisognosi e a meno fortunati. Il progetto è integrato dalla distribuzione di una guida cartacea che funge da vademecum per le famiglie, al fine di riutilizzare tramite dei semplici consigli, il cibo ancora buono, ma che spesso trova spazio nelle nostre pattumiere, perché quasi in procinto di scadere o non proprio fresco di giornata. Metti il tuo cibo in frigo, non nel cestino! Così uno degli slogan che caratterizzerà la prima giornata di distribuzione dei sacchetti, Sabato 1 Giugno in tutto il territorio di Rende. La rete “avanzi zero” verrà ufficialmente presentata alla comunità durante un incontro celebrativo, che si svolgerà il prossimo 5 giugno, giornata mondiale dell’ambiente all’insegna dell’antispreco alimentate.
Sabato 1 Giugno 2013
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Sabato 8 Giugno 2013
Giornata mondiale per la tutela dell’ambiente
Pensare di Giovanni Perri
mangiare
PROTEGGERE
Il 5 giugno in un clima di grande fiducia, ottimismo e speranza per l’avvenire dell’umanità, sotto l’egida dell’Onu, è stata celebrata in tutto il mondo la giornata mondiale dell’ambiente, con al centro della discussione il tema riguardante le scelte strategiche e progettuali che si ispirano intorno alla “green economy”. Il motivo conduttore della manifestazione è stato: “Pensare, mangiare, proteggere”, incentrato sulle questioni da affrontare e sugli argomenti riguardanti la salute pubblica, aspetto importante dell’intera umanità e inseparabile dai problemi legati alla vivibilità ambientale e allo sviluppo territoriale.
Il modello dell’economia verde, giudicato non sempre positivo da alcune forze politiche legate al consumo dei combustibili fossili ed a vecchi schemi di sviluppo, intende portare avanti idee innovative per fronteggiare i cambiamenti climatici ed energetici, a privilegiare le complesse problematiche che assillano l’ecologia, il paesaggio, l’ambiente ed il territorio. La celebrazione della Giornata mondiale dell’ambiente, si è prefissa perciò il proposito di consolidare e rinvigorire una maggiore conoscenza degli impegni e delle azioni combinate per raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni di CO2 (anidride carbonica), di contenere quanto più possibile gli sprechi alimentari, ridurre l’inquinamento e gli altri fattori squilibranti per uno sviluppo globale, equo e sostenibile del pianeta terra. Nel corso della giornata, in tutto il mondo, sono stati discussi e valutati i principali problemi che deturpano l’ambiente, devastano il paesaggio, compromettono la biodiversità e l’ecologia, mettono a repentaglio la vita dell’uomo ed il benessere degli animali, ma soprattutto le azioni e le misure da attuare, finalizzate a prevenire gli inquinamenti, le cause e gli effetti negativi dello sviluppo e le alterazioni dei delicati equilibri naturalistici. Il tutto indirizzato e finalizzato a migliorare l’efficienza, l’utilizzo razionale delle risorse energetiche, il mantenimento dei servizi forniti dagli agroecosistemi, il contenimento delle emissioni del gas serra, il surriscaldamento della Terra, in sintonia con il protocollo di Kyoto e con le norme generali per la tutela dell’ambiente e del paesaggio. I beni primari quali: aria, acqua, suolo, oggi sono seriamente compromessi poiché diverse fonti di inquinamento, stanno arrecando danni gravissimi alla salute dell’uomo penalizzando la qualità della vita, causando problemi fito-sanitari di importanza planetaria a causa delle sofisticazioni e manipolazione dei prodotti agro-alimentari che spesso scatenano malattie e sintomatologie non facilmente gestibili. In tale contesto è augurabile che anche la Calabria e l’Italia trovino maggiori intese, accordi e collaborazione con gli altri Paesi europei e mondiali,
È augurabile che anche la Calabria e l'Italia trovino maggiori intese, accordi e collaborazione con gli altri Paesi europei e mondiali, al fine di contribuire a uno sviluppo socio-economico globale, equo e sostenibile, abbattendo fonti di inquinamento, favorendo l'uso razionale del consumo del suolo garantendo altresì la sicurezza fisica del territorio
al fine di contribuire a uno sviluppo socioeconomico globale, equo e sostenibile, abbattendo qualsiasi fonte di inquinamento, favorendo l’uso razionale del consumo del suolo, garantendo altresì la sicurezza fisica del territorio. Da ciò ne consegue che le politiche territoriali e quelle delle aree protette, dei parchi e dell’ambiente in particolare, oltre a considerare i tradizionali settori produttivi dovranno avere come riferimento il “sistema integrato” nel quale la vegetazione, l’ecologia e l’ambiente, il monitoraggio delle fonti di inquinamento, la prevenzione degli incendi, l’utilizzo razionale del suolo e del sottosuolo, possano felicemente coniugarsi con le altre, tutelando e valorizzando le attività economico-produttive, per una migliora qualità della vita a tutti i livelli. Per un futuro migliore e rassicurante è pertanto doveroso l’utilizzo razionale delle risorse naturalistiche e territoriali, improntate ad un nuovo modo di pensare e individuare le soluzioni, progettare e realizzare le diverse opere strutturali e infrastrutturali, non trascurando la sicurezza fisica del territorio, nel trovare un giusto ed equilibrato rapporto tra agricoltura, territorio e ambiente, trinomio inseparabile e indivisibile. Con tale visione aperta e innovativa fra i soggetti e tra le categorie che vengono quotidianamente coinvolte intorno alle attività connesse all’agricoltura, all’ambiente e al territorio, si intrecciano rapporti tali che, se sviluppati in modo virtuoso, concorrono alla tutela e alla valorizzazione generale delle risorse materiali e immateriali quali l’ambiente e il paesaggio. In virtù di ciò anche le politiche di sviluppo rurali sicuramente saranno destinate a favorire la qualità della vita oltre che innescare effetti positivi sulle attività economiche collegate, a monte ed a valle, al settore agro-silvo-pastorale, oltre che industriale, turistico e dei servizi socio-sanitari, creando altrettante condizioni favorevoli per avviare a soluzione i complessi e delicati problemi dell’odierna società. In questo contesto un valido aiuto, quest’anno lo ha dato anche Sua santità Papa Francesco, come il presidente degli Usa, Barak Obama ed il nostro presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, continuamente impegnati a battersi ed a portare avanti, fra l’altro, tematiche sul virtuoso utilizzo delle risorse naturalistiche, al fine di rendere compatibile la salvaguardia dell’ambiente e del pianeta terra con lo sviluppo socio-economico delle popolazioni. È augurabile perciò che la recente giornata mondiale sull’ambiente abbia attirato e catturato l’attenzione generale delle classi governanti di tutto il mondo ed essere portatrice di iniziative basate sulla “green economy”, al fine di assicurare un accelerato impulso allo sviluppo socio-economico del pianeta terra e per un futuro migliore per l’intera umanità. agronomogperri@virgilio.it
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Sabato 8 Giugno 2013
Fatti di musica
Il “Riccio” Gazzè si concede live a Maida Ingresso libero per il concerto di Max sabato al “Due Mari”. A luglio sarà il turno di David Knopfler. Questo ed altro alla 27a edizione della rassegna ideata e diretta da Ruggero Pegna
Dopo il successo del concerto di Alex Britti di domenica scorsa, domani sera secondo appuntamento di "Fatti di Musica Radio Juke Box Estate 2013" all’Area Concerti del Centro Due Mari di Maida con il concerto di Max Gazzè, in occasione del decimo anniversario dell’imponente struttura situata tra Lamezia Terme e Catanzaro. La ventisettesima edizione della nota rassegna del Miglior Live d’Autore ideata e diretta da Ruggero Pegna domani sera premierà il concerto di Gazzè con il "Riccio d’Argento" del celebre orafo Gerardo Sacco, oramai divenuto una sorta di oscar del live d’autore italiano ritirato in questi anni dai principali musicisti e autori italiani, da Fabrizio De Andrè a Paolo Conte, da Gino Paoli a Ivano Fossati. Max Gazzè, vero mattatore dell’ultimo Festival di Sanremo con il brano "Sotto casa" divenuto uno dei singoli più amati e radiodiffusi dell’anno, sarà accompagnato sul grande palcoscenico di "Fatti di Musica" da una scenografia da megaconcerto e dalla sua grande band: Puccio Panettieri, batteria, Giorgio Baldi, chitarra, Dedo, tromba e trombone, il calabrese Clemente Ferrari, tastiere. Come è noto, lo stesso Max Gazzè sarà al basso. L’ingresso è libero e, quindi, è facile immaginare l’arrivo al Due Mari di migliaia di spettatori provenienti da tutta la regione, visto peraltro che questo è l’unico appuntamento di Gazzè in programma in Calabria. "Siamo veramente soddisfatti - ha dichiarato Franco Perri, proprietario della struttura - del successo del concerto di Britti e della grande attesa che si è creata per Gazzè, che ha assunto i connotati di un vero grande evento musicale per la straordinaria bravura e originalità di questo artista. Come al solito la struttura è pronta con i tutti i suoi ampi parcheggi e servizi a garantire fino a tarda notte ogni comfort alle migliaia di persone che arriveranno. Il concerto inizierà alle 21.15 e durerà circa due ore. "Fatti di Musica Radio Juke Box Estate 2013" si sposterà, poi, il 13 luglio nella magica cornice all’Arena dello Stretto di Reggio Calabria per lo straordinario ritorno in Italia di uno dei cantautori più talentuosi e sensibili del panorama internazionale, l’ex Dire Straits David Knopfler, cofondatore della celeberrima band insieme al fratello Mark, accompagnato a Reggio da alcuni musicisti di fama mondiale: Martin Ditcham, batteria, Pete Shaw, basso, Harry Bogdanovs, chitarre. Confermati, intanto, i successivi appuntamenti della rassegna realizzati in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria, le Strutture e i Comuni ospitanti: 11 agosto il nuovissimo concerto di Vinicio Capossela con la Banda della Posta in Piazza Campanella di Cittanova, 13 agosto il travolgente concerto di Goran Bregovic & Wedding and Funeral band al Parco Archeologico Scolacium di Roccelletta di Borgia, 17 agosto il nuovo divertentissimo show di Enrico Brignano all’Arena Magna Grecia di Catanzaro Lido. Altri eventi sono in fase di conferma. I biglietti sono disponibili nelle prevendite abituali e Ticketone. Tutte le informazioni sulla rassegna sono disponibili al rinnovato sito www.ruggeropegna.it.
Mezzoeuro Al Festival dei vitigni autoctoni meridionali
Si brinda con 12 cantine calabresi di Tommaso Caporale
È una Calabria che vuole rinascere dalle viscere della terra, è proprio il caso di dirlo, quella presente al Festival dei vitigni autoctoni meridionali di Carovigno (Br), Radici del Sud, la cui giornata conclusiva è prevista per domenica 9 giugno. Un evento che quest’anno vede 12 realtà vitivinicole provenienti dalla nostra regione, che competono per ottenere il riconoscimento per il miglior vino ottenuta da vitigno autoctono. Magliocco contro Gaglioppo la sfida principale dei nostri vigneti, che stanno dando numerose soddisfazioni alle aziende che sempre con maggior passione e tecnica si prodigano al raggiungimento di una maggiore qualità, al cospetto delle più rinomate concorrenti pugliesi, lucane, campane e siciliane. La rassegna, organizzata da Nicola Campanile con la consulenza di Franco Ziliani e Luciano Pignataro, ha coinvolto ben 236 etichette, giudicate da 32 giudici di cui 16 internazionali. Domenica 9 sarà per la prima volta aperto al pubblico anche uno spazio dedicato all’esposizione e alle degustazione dei vini delle cantine partecipanti al concorso. Le aziende presenti in ordine alfabetico sono: ‘A Vita, Cantine Viola, Casa Commerci, Cote di Franze, La Pizzuta del Principe, Librandi Antonio e Nicodemo, Masseria Falvo 1727, Sergio Arcuri, Statti, Tenute Ferrocinto, Terre del Gufo, Vinicola Du Copio.
Sabato 8 Giugno 2013
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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
resp. ANGELA DIODATI
VIA DEL POPOLO, 1
NUOVAAPERTURA
Ufficio Area urbana Rende - Cosenza Via Marconi (s.s.19 bis), 72 - Cosenza
La nuova sede Epas di Terranova da Sibari apre un nuovo sportello in Via del Popolo,1. I nuovi servizi offerti: Assistenza al cittadino per pratiche previdenziali e sociali · Consulenzalegale · Sportello CAF · Servizi assicurativi e finanziamenti tramite operatore abilitato con cod OAM 1809 · BELVEDERE - FAGNANO - PAOLA - ROSE Sortello AMICO" al quale MARITTIMO il cittadino può oggi rivolgersi per laCASTELLO risoluzione di una vasta gamma di problemi, evitando di recarsi presso uffici diversi per ciascuna delle questioni da risolvere.
SANTA DOMENICA TALAO - TARSIA Vuoi aprire una sede nel tuo comune? CONTATTACI!
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Sabato 8 Giugno 2013
Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
Dopo la mobilità resti... immobile
La rivoluzione del panorama previdenziale italiano degli ultimi anni ha ovviamente avuto influssi importanti sulla realtà sociale del Paese, stretto nella morsa di crisi e debito pubblico e alle prese con tassi di disoccupazione sempre più elevati. Il percorso che ha portato a posticipare pressoché per tutte le categorie di lavoratori il momento della pensione ha inevitabilmente provocato sconquassi di un certo rilievo nel sistema produttivo e occupazionale, precludendo di fatto l’ingresso nel mondo del lavoro di moltissimi giovani e allungando in alcuni casi di molti anni la permanenza in servizio di persone che erano ormai prossime al traguardo della quiescenza. Le dinamiche del mercato del lavoro hanno presto finito per sfuggire alla tradizionale alternanza fra le generazioni e si sono dimostrate non in grado di assorbire i nuovi ingressi, anche per via di un sistema previdenziale che, come detto, è andato in apnea nel dover operare cambiamenti drastici su concetti come anzianità lavorativa, requisiti pensionistici e ammortizzatori sociali. «Ciò che è accaduto in Italia è per molti aspetti rivoluzionario - ammette il presidente nazionale del patronato Epas, Denis Nesci - e ha coinvolto lavoratori e giovani di diversa età, ovviamente spiazzati da cambiamenti così rapidi e radicali. Ora però, passato il primo momento di grandissima difficoltà e con all’orizzonte la possibilità di venir fuori dalla grave recessione economica, serve
Sempre più difficile trovare un’occupazione dopo aver usufruito di un’indennità sostitutiva della retribuzione mettere in atto strategie efficaci e concrete -aggiunge Nesci- per consentire ad ognuno di veder tutelato il proprio diritto alla pensione e ad avere un lavoro». Se è vero che la disoccupazione giovanile è un autentico dramma sociale per proporzioni ed effetti, tanto da catalizzare l’attenzione di media e politica, non va dimenticato che tale fenomeno colpisce anche molti lavoratori più avanti con l’età e che, allontanati dal momento della pensione dalle numerose riforme previdenziali degli ultimi anni, si trovano in grossa difficoltà nel ritagliarsi un proprio spazio in un mercato del lavoro quanto mai congestionato, visto che per molti di essi è scattato il ricorso alla mobilità. E Italia lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, ha provveduto ad illustrare la situazione relativa proprio a chi, ottenuto il sussidio, si trova poi in enorme difficoltà nel riposizionarsi all’interno del sistema occupazionale: secondo i dati dell’agen-
zia, infatti, a distanza di due anni dalla concessione della mobilità, il 46,5% dei lavoratori non ha sottoscritto alcun tipo di lavoro, mentre il restante 53,5% ha trovato un’occupazione che, in 3 casi su 4 (il 73,8% del totale) è riconducibile però a un contratto temporaneo. Considerando che la mobilità è «Un intervento a sostegno di particolari categorie di lavoratori licenziati da aziende in difficoltà che garantisce al lavoratore un’indennità sostitutiva della retribuzione e ne favorisce il reinserimento nel mondo del lavoro», appare evidente come le cose in realtà siano molto diverse da quanto previsto e che la ricerca di soluzioni efficaci per riuscire a normalizzare il mondo del lavoro debbano assolutamente essere considerate prioritarie per il nuovo Esecutivo. «I cittadini italiani - dice ancora Denis Nesci - hanno diritto ad una quotidianità serena e ad un lavoro in grado di garantire loro un tenore di vita quanto meno dignitoso e di consentire ad ognuno di trovare una propria soddisfazione economica e professionale, oltre che personale. È giusto pensare al futuro di milioni di giovani - conclude il presidente nazionale Epas - sempre più attratti da altri Paesi in grado di offrire loro almeno una speranza per il proprio avvenire, ma è altrettanto doveroso trovare soluzioni capaci di valorizzare lavoratori esperti e di consentire a chi ha lavorato per una vita intera di giungere al tanto sospirato traguardo della pensione».
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Sabato 8 Giugno 2013
Un libro per amico In un momento drammatico per l’editoria nazionale, Sansosti si impegna a rilanciare la biblioteca nel cuore del centro storico In un momento drammatico per l’editoria nazionale, si riscopre a Sansosti il piacere di leggere. “Un libro per amico”, il nome dell’iniziativa presentata mercoledì scorso all’interno della struttura adibita a biblioteca nel cuore del centro storico della cittadina devota alla Madonna del Pettoruto. 217 volumi per circa 3 mila euro di valore, i testi devoluti da un associazione locale “I Mulineddri”.
Riscoprire il piacere della carta Presenti all’iniziativa moderata da Tommaso Caporale, giornalista direttore del periodico Il vaglio", per l’associazione il segretario Daniela Bellisano, il presidente delegato Luigi Aragona e il socio Vincenzo Raimondi; per il comune, l’as-
sessore alla cultura Francesco Boncompagni e il sindaco Vincenzo De Marco. Ricca di spunti e interventi, la serata ha testimoniato la presenza di numerosi volontari, tra tutti i proff. Luigi Fiore e Vincenzo Oliva, capaci di far rivivere momenti di aggregazione e socializza-
zione alla propria comunità, rievocando spesso la memoria storica e la solidarietà. Il progetto ha come obiettivo quello di creare sempre più attenzione verso il mondo della letteratura, partendo dai bambini, lasciando loro riscoprire la bellezza del libro in contrapposizione alla realtà sempre più virtuale in cui vivono, partendo dalla narrativa passando per i periodici e i saggi. Vicinanza e lode anche da parte del parroco locale Don Agostino, che si è reso disponibile al sostegno di qualsiasi attività.
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