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numero 39 - Anno 12 Sabato 28 Settembre 2013
settimanale d’informazione regionale
Voce A Badolato caccia alla volpe ai giovani Ma la volpe è salva www. mezzoeuro.it
Sanità, se i debiti li pagano i malati
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Sabato 28 Settembre 2013
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Il legno storto
Aperture di Papa Francesco
uno schietto confronto con il laicismo Chi va seguendo con attenzione le posizioni che prende Papa Bergoglio su tanti aspetti della vita contemporanea, e su quanto Mezzoeuro più sostanzia la sensibilità popolare,non si è lasciato certamente Fondato da Franco Martelli sfuggire la pregnanza , la valenza che viene ad assumere il dialogo Ediratio che ha voluto aprire con quella cultura laica di cui Luigi Scalfari Direttore responsabile Domenico Martelli è uno dei più creativi esponenti. La sua Lettera pubblicata su Registrazione “la Repubblica”, le risposte del famoso giornalista, dell’intellettuale Tribunale di Cosenza n°639 incline alla riflessione filosofica, segnano un momento importante, del 30/09/1999 una tappa “nuova” e decisiva in una “vexata questio” Redazione e amministrazione che ha sempre toccato punte alte di drammaticità. via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza L’irenismo di un Papa pauperista e populista va facendosi breccia Responsabile settore economia e la sua è una vera crociata di pacatezza, di persuasione; anche Oreste Parise le roccafo dei “laici furiosi”, degli “affannati guerrieri laici” Progetto e realizzazione grafica qualche cedimento dovranno pur averlo. Il dialogo che si è aperto, Maurizio Noto e proprio sulle ragioni stesse della fede e sul valore di un appello telefono 0984.408063 fax 0984.408063 alla coscienza, sulla verità come “relazionalità”, con un emblema e-mail: ediratio@tiscali.it della cultura laica, una coscienza nitidissima dei valori Stampa intrinsecamente umani e storici, come Luigi Scalfari, mostra Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) quanto può essere necessario non lasciare molto spazio ai cani da Diffusione guardia di un intransigentismo laico riguardo ad un carattere Media Service di Francesco Arcidiaco relativistico della verità .Il dibattito che si è aperto, diverso telefono 0965.644464 fax 0965.630176 da quello che già con Ratzinger ha visto quali posizioni difendono Internet relations N2B Rende alcuni filosofi di “fede laica” nemici di ogni “assoluto”, conosce Iscritto a: ora, oltre che le acute argomentazioni dell’ “uomo che non credeva Unione Stampa Periodica Italiana in Dio”, di chi ha una grande “passione dell’etica”, gli apporti che possono venire da un razionalismo critico non infuocato, “autentico”, come quello di un Salvatore Veca ( v. “Corriere” del 13 settembre) che è altra cosa del laicismo frenetico che sta sempre n. 12427 a guerreggiare in primo piano con tutto lo zelo proprio dei neofii editore
di Franco Crispini
È certo che dopo il significativo gesto conciliante di Papa Francesco, che riconosce la fondatezza di una “verità laica”, forse non è del tutto errato dire che una “scommessa contro Dio” è destinata a perdere (in proposito è utile rifarsi a Giancarlo Bosetti, “Il fallimento dei laici furiosi”, Rizzoli 2009). E comunque da un incontro (a mezza strada?) tra due visioni autorevoli, ma quella di un Papa assume un rilievo maggiore, di tutto quanto comporta l’affidarsi alla fede o appellarsi alla coscienza, entrambe fonti autorevoli, non configgenti, per l’agire umano, possono scaturire per credenti e non credenti autentiche possibilità di dialogo con ripercussioni importanti nel campo delle concezioni della società e dello Stato. È davvero singolare che un Papa non abbia difficoltà alcuna a portare su di un terreno di argomentazioni razionali materie in qualche misura proprie di una teologia legata al dogma, e ciò dà anche la dimensione di quanto e come ci si voglia aprire ad una cultura impregnata di scetticismo e relativismo, la quale fa prendere la via del distacco dai valori più autentici. Nelle aperture di Papa Francesco non si annidano certo astute concessioni e sottigliezze gesuitiche, c’è una linea di franchezza a riconoscere implicitamente come laicismo e secolarizzazione sono il fondamento della modernità: il “colloquio” con Scalfari non si è spinto fino a questo punto, ma sicuramente non sono sconosciute a Papa Bergoglio le analisi della modernità che sostengono il laicismo del famoso giornalista. In ogni caso, trascurando tutte le implicazioni filosofiche che tuttavia chiarirebbero ancor meglio i temi posti in essere dall’uno e dall’altro, mettendo anche da parte le incomprensioni che finora vi sono state per gli irrigidimenti che si sono avuti riguardo ad una concezione “debole” o “forte” di quello che è la verità, a partire dalla “novità” di una forma di dialogo non subordinata ad un principio di “autorità”, dove il Papa stesso ne diventa garante, si può davvero dire che ora c’è una “agenda da rifare tra laici e fede” (G. Bosetti). O sarà tutto come prima con spinte di intolleranza che annebbiano idee e coscienze? Certo occorrerà che attorno a Papa Francesco si allenti la pressione del bigottismo e clericalismo, ed anche attorno a Scalfari il laicismo sappia raggiungere la profondità di una idea di tolleranza quale ha animato la modernità.
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Sabato 28 Settembre 2013
Eccellenze per sperare
Analisi del Dna l’arma in più Nel Centro di Genetica molecolare. dell’Istituto Neuromed si effettuano consulenze. per la diagnosi o lo screening. di malattie genetiche.
Negli ultimi anni il mondo medico ha fatto notevoli passi avanti nella scoperta delle cause di molte malattie genetiche dovute ad anomalie del Dna. Ovviamente il Dna non può fornire una previsione dello stato di salute generale di una persona o le sue caratteristiche emotive e caratteriali, ma se siamo in grado di fare le domande giuste - può fornire informazioni utili e importanti per la prevenzione dalle malattie. Le “condizioni” genetiche accadono a causa di cambiamenti all’interno del Dna: esistono condizioni che i genitori trasferiscono ai figli, e condizioni che si verificano per la prima volta quando un bambino viene concepito. Conoscere la propria condizione genetica è fondamentale per prendere in maniera consapevole decisioni sul proprio stato di salute e quello dei propri familiari, oltre che per affrontare bene una gravidanza. E il medico genetista, che ha una formazione specifica, è in grado d’individuare e definire il tipo di condizione genetica e fornire al paziente tutte le informazioni più utili sul suo patrimonio genetico e gli effetti che questo può avere sulla sua salute. Il consulente genetista medico, infatti, non solo può riconoscere le malattie genetiche, ma può anche aiutare a comprendere come alcune malattie o condizioni genetiche possono colpire l’individuo o i suoi familiari.
L’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed vanta, fra le sue tante specializzazioni ed eccellenze, un Centro di Genetica Molecolare (Cgm) che oggi è un punto di riferimento ad alta specializzazione per la Genetica e la Biologia Molecolare ed eroga prestazioni sia in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale sia in regime di solvenza. Presso l’Istituto Neuromed di Pozzilli (Is) si effettuano consulenze per la diagnosi o lo screening di malattie genetiche e per la valutazione del rischio di ricorrenza familiare di specifiche patologie ereditarie. Le indagini di genetica molecolare consistono nell’analisi del Dna e dell’Rna al fine d’evidenziare una patologia ereditaria, il rischio di trasmissione alla prole e la possibilità di manifestarla nel corso della vita. Vengono pertanto eseguite indagini genetiche per la diagnosi di patologie a trasmissione Mendeliana, come la Fibrosi Cistica, la Talassemia e l’Emocromatosi, e indagini per identificare mutazioni associate a un aumentato rischio di sviluppare alcune patologie, per esempio cardiovascolari e trombosi venose. La visita genetica viene effettuata a singoli, ma anche a coppie che prima d’avere un figlio vogliono avere informazioni riguardo il possibile stato di salute del loro bambino o anche a intere famiglie.
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Sabato 28 Settembre 2013
Mezzoeuro Chiusura delle sedi provinciali
Dopo la chiusura dei tribunali, con lo strascico di proteste in tutto il territorio, ora è la volta della Confindustria a tagliare sedi e posti di lavoro. Tra le varie misure richieste al governo per la riorganizzazione della pubblica amministrazione la priorità spetta alla controriforma del Titolo V della Costituzione per riportare allo Stato le competenze su materie di interesse nazionale, una ulteriore deregulation e un processo di semplificazione delle procedure amministrative e fiscali alle imprese. Guardando in casa propria, l’auditing interno ha messo in evidenza anche inefficienze e costi eccessivi della sua stessa organizzazione. Non si tratta di un ente pubblico, ma gode comunque di contributi e sovvenzioni senza dei quali, le sole quote degli associati non sarebbero sufficienti a coprire i costi. In ossequio alla sua natura semipubblica, la struttura datoriale ha preso in presto dalla pubblica amministrazione l’organizzazione pletorica e mastodontica con una lussuosa sede in ciascuna provincia e una crescenza legata alla loro creazione. Insomma, ogni nuova provincia ha preteso una sua brava rappresentanza confindustriale, anche laddove la struttura industriale era solo in embrione.
Giorgio Squinzi
Confindustria si restringe Per non andare lontano, il caso di Vibo Valenzia e Crotone, in Calabria è emblematico. Sin dalla loro nascita le due sedi provinciali della Confindustria sono cronicamente deficitarie, e richiedono il generoso contributo della Sede Centrale per coprire il buco. A queste due si aggiunge il caso di Reggio Calabria, una sede commissariata da sempre, che ha avuto vita grama e risultati molto dubbi e scarsi. Chiunque abbia tentato di mettervi mano ha dovuto arrendersi di fronte all’impossibilità di un risanamento strutturale. Solo le due sedi di Catanzaro e Cosenza mostrano non solo bilanci in attivo, ma una certa dinamicità poiché sono espressione di strutture industriali che hanno una qualche dignità, seppure con una stragrande maggioranza costituita da piccole e piccolissime imprese. Bisognerebbe ora fare i conti con le conseguenze della crisi che ha falcidiato nel profondo il campo industriale lasciando molto macerie e occorrerebbe verificare oggi cosa è rimasto dopo questo tsunami. Il piano Squinzi prevede la chiusura in tronco di tutte le sedi provinciali che verrebbero accorpate in una unica sede regionale, con la conseguente riduzione dei fitti, dei costi di funzionamento e del personale. Una ennesima emorragia per economie deboli come quella calabrese. Non vi è dubbio che si farebbe di tutto per evitare traumi eccessivi ricorrendo a prepensionamenti, e trasferimento di tutti i dipendenti residuati dopo il dimagrimento forzato nell’unica sede rimasta. Ma non sarà un processo né facile né accettato senza colpo ferire da parte di dipendenti abituati a lavorare sotto casa, e con tutte le garanzie del caso. La questione più delicata riguarda certamente la scelta della sede. Catanzaro appare favorita, come semicapoluogo della regione, una condizione che a trent’anni del boia chi molla non è stata ancora completamente risolta. Siamo, infatti, l’unica regione d’Italia dove la Giunta e il Consiglio regionali sono divisi da un centinaio di chilometri. Magari la nuova sede potrebbe essere collocato in quella landa desolata e desolante dove sta sorgendo la nuova sede regionale. Non vi sono
Un piano segreto ma non troppo di Giorgio Squinzi, presidente nazionale di Confindustria, prevede un drastico ridimensionamento della struttura dell'ente per la riduzione dei costi e l'ottimizzazione dei servizi dubbi che tra trent’anni sarà pronta ed efficiente. Un tempo calabrese. Dal canto suo Cosenza può vantare una struttura industriale più solida, una tradizione industriale più antica, una maggiore dinamicità storica. Ma è dubbio che questo possa bastare per orientare una scelta. Un’altra questione delicata è quella dell’assorbimento delle perdite, che il generoso aiuto della Sede Centrale non ha mai coperto integralmente. Si verrebbe così a verificare che chi ha scialacquato fin ora potrà risolvere i propri problemi addossandoli a chi ha gestito in maniera più corretta e onesta. Si potrebbe pensare ad un intervento una tantum per sanare i bilanci e consentire alle sedi regionali iniziare la loro attività senza appesantimenti del poco felice passato. Ma una valutazione aggregata delle esigenze complessive porta a numeri da capogiro e all’impossibilità di coprire con un manto pietoso un passato poco glorioso. Per adesso si tratta solo di ipotesi, ma il piano esiste e la tentazione di avviare immediatamente il processo di riordino è molto alta poiché si ha ur-
gente bisogno di azioni dimostrative. Qualche malumore e qualche apprensione serpeggia tra gli interessati, poiché quelli che rischiamo di più sono gli organi rappresentativi che vedrebbero ridotti gli spazi per le loro ambizioni.
Spifferi da Fincalabra
Nei grandi giochi si inserisce la vicenda della Fincalabra, che finora non ha certo brillato per la sua efficienza e per il contributo dato allo sviluppo della Calabria. Tra le cause che impediscono alla Calabria di utilizzare i fondi che gli vengono messi a disposizione vi è anche l’incapacità degli enti che in qualche modo dovrebbero intervenire nel processo di concessione dei finanziamenti e Fincalabra e tra questi. Vi sono cinquanta milioni di euro che giacciono inutilizzati e attendono che si attivi la procedura per il loro utilizzo. Una miseria se confrontati con i fondi europei, di cui sembra si sia riusciti a utilizzare neanche un decimo delle somme a disposizione. Si tratta comunque di una cifra ragguardevole, che con il moltiplicatore, potrebbe provocare una mini rivoluzione industriale se solo si riuscisse a collocarli utilmente tra gli imprenditori, evitando una ulteriore dazione ai soliti “prenditori” che hanno sperperato un patrimonio rincorrendo sogni inutili e costosi. Per poter attivare il processo si deve individuare un manager che svolga la funzione di indirizzo e controllo di questi fondi e sembra che sia stato già individuato, anche se in molti temono che non vi siamo tutti i requisiti di onorabilità che cominciano a far capolinea in questi tempi calamitosi. Le fosche nubi che si addensano sul panorama politico nazionale e l’ipotesi di elezioni anticipate, danno alla collocazione delle pedine idonee nei vari settori un significato strategico poiché costituiscono la fase di avvicinamento alle successive regionali ormai alle porte.
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Sabato 28 Settembre 2013
E la chiamano festa democratica
Perché tutti contro Rosy? L’unica notizia positiva al momento per i cultori della risonanza mediatica delle feste di partito è che ci sarà Rosy Bindi a Castrovillari nel week end del Pd di Calabria. Una garanzia di successo e di visibilità in un contesto, la festa ai piedi del Pollino, che certo non ha brillato fin qui per notizione di prima pagina. Come è noto, la Rosy dai capelli bianchi, non si sottrae al confronto, alla dialettica, al ring senza cordoli di salvataggio se è vero come è vero che non ha mai cercato garanzie preliminari sui palchi dove è salita. Lei c’è, e quando c’è (altra notizia non di secondo piano in casa Pd) si fa sentire e incide nel senso che il dibattito finisce inevitabilmente per prendere quota. Ma non le basta, e non basta al suo profilo di indubbia nobiltà all’interno del partito a tutte le quote, per renderla immune dagli attacchi di Calabria. Che è terra viscida, insidiosa di suo, terra anche di possibili se non probabili imboscate sotto le vesti di festa di partito. Terra, perché no, di antichi e incrostati paradossi come quello non inconsueto di vedere tutti i “nostri” del Pd litigare praticamente su tutto salvo poi trovare una insperata unità proprio quando c’è Rosy in mezzo. Naturalmente per andarle contro. Già, è proprio così. Tutti, chi più chi meno e chi con i mezzi e la dialettica che si ritrova, contro Rosy. Additandola, altro paradosso di questa terra, come la “straniera” che non solo ha levato il seggio a qualche altro “luminare” di partito conterraneo (come ne abbiamo conosciuti tanti fin qui…) quanto poi, del seggio, se ne sarebbe disfatta proprio nella quota di calabresità di appartenenza una volta giunta in Parlamento. Niente di più falso, oggettivamente parlando. La Bindi anzi appare assolutamente rispettosa in termini di presenze e contenuti rispetto all’entroterra del seggio che l’ha espressa e vale per tutti, simbolicamente, la presenza a Castrovillari proprio nella festa che ha fatto registrare assenze locali pesanti fin dal primo giorno. Non basta certo questo a sentenziare che è più calabrese degli altri a conti fatti ma dovrebbe bastare, invece, a non farsi quantomeno accerchiare. Eppure accade. Accade pure spesso compiendo quella sorta di miracolo al contrario che è poi quello di vedere uniti più o meno tutti contro di lei, anche chi a sua volta se le dà di santa ragione. Ma perché questo? Cosa temono i “nostri” di Rosy?
L'unica cosa che di tanto in tanto pare tenere uniti i "nostri" del Pd di Calabria è l'acredine contro la Bindi, presidente del partito ed eletta da queste parti Eppure solo prestigio ne potrebbe derivare per le istanze conterranee Ma cosa c'è di sotto?
Alfredo D’Attorre In alto Rosy Bindi
Forse, questa è solo una delle risposte plausibili, temono veti pesanti a Roma. È indubbio per esempio che la Calabria sia una regione assolutamente a libertà vigilata nelle stanze della segreteria nazionale. Ed è altrettanto indubbio che, ove mai si dovesse tenere il congresso regionale prima del nazionale ottenendo la deroga, un parere fondamentale sullo stato dell’arte potrebbe essere richiesto proprio a Rosy Bindi, tra i padri nobili del partito eletta in quota calabrese. Altri veti, o altri giudizi, potrebbero esserle richiesti poi sulle candidature alla segreteria così come al Parlamento se le cose dovessero precipitare. Un ruolo in ogni caso strategico quello della Bindi per la Calabria e per il Pd che solo una regione accecata da strategie di corto respiro non ha saputo trasformare fin qui in positivo. Basti pensare cosa potrebbe rappresentare Bindi per la Calabria in un contesto di Pd come forza autorevole di governo prossimo futuro, sia in forma di istanze da reiterare sia di peso specifico in una probabile ressa tra regioni da aiutare. Senza contare poi il ruolo calmierante e rassicurante che proprio Bindi potrebbe ricoprire in una terra che ha visto e vede scorrere il sangue nell’intifada di partito che pare non finire mai. Eppure niente, la avversano. La temono e provano a screditarla magari perfino riabilitando figure come quella di D’Attorre il commissario che certo lo si può inserire in quel lungo elenco di figure, nostrane e “straniere”, che non hanno concorso alla solidificazione e crescita del partito in Calabria fin qui. Tutt’altro. Eppure avversano lei, Rosy. Che invece non teme niente e ci mette la faccia, nelle contese come nelle feste che se anche di partito possono da queste parti trasformarsi in imboscate micidiali. Ma ha capelli bianchi abbastanza Rosy per non caderci. Ne uscirà. Altro è capire se ne uscirà il Pd in Calabria ma è discorso a parte. d.m.
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Sabato 28 Settembre 2013
Tutti col fiato sospeso Chissà quanto lo rimpiangerà il viaggio in Oriente il governatore Scopelliti. Torna domenica e lunedì sarà già al tavolo della fondazione Campanella a Catanzaro convocato d’urgenza per provare a mettere riparo a quella che si profila come l’ennesima bomba sociale della regione. Anche con qualche sconcertante paradosso peggiore degli altri. Superato, chissà in che modo, lo scoglio della fondazione il presidente che in questi giorni è in Corea a braccetto con Trematerra non avrà certo finito qui le rogne. Rogne e rinvii, sospensioni, come quella di spostare ad altra data la grande kermesse regionale di Forza Italia che a Rende aveva organizzato il capogruppo Gianpaolo Chiappetta.
re via dall’aula è difficile immaginarlo, figurarsi poi di riflesso disegnare ipotesi di sviluppi locali. Non fosse chiaramente azzurro il logo del nuovo partito verrebbe da identificarlo solo con il giallo, anche con quello più acceso per l’occasione. Tutto può accadere e può accadere per tutti dentro Forza Italia, naturalmente ad ogni livello.
Azzurro color giallo Con il gotha dell’ormai ex Pdl ci si era dati appuntamento anche simbolicamente nella città dell’Unical per la trasformazione fisica, facciale, materiale, del partito. In una città che deve andare presto al voto e che ha sempre rappresentato la frontiera inespugnata del riformismo Forza Italia voleva piazzare le prime bandierine venerdì 4 ottobre ma adesso, come minimo, è tutto da rifare. Proprio venerdì 4, giorno dell’inizio della votazione del caso Berlusconi nella giunta per le elezioni del Senato, è in programma una grande manifestazione del partito a Roma, una di quelle chiamate alle armi che mai come stavolta somiglia a qualcosa di assai simile a una rivolta. Non è dato sapere chi, come e in che direzione governerà gli eventi quel che è certo è che nessuno, a partire proprio da Scopelliti, è in grado di immaginare cosa potrà accadere. Chi ha frequente agibilità con stanze e numeri di telefono del potere descrive in queste ore un quadro che somiglia molto all’attesa di un evento tanto più grande delle singole posizioni da apparire ingestibile. Come un eclissi, o come un meteorite. Di ora in ora si susseguono notizie che portano verso il basso il barometro e il “o si rilancia o
Salta la kermesse calabrese di Forza Italia che si doveva tenere a Rende Non ci sono le condizioni si vive sospesi. Nel mentre Paolo Naccarato avverte... si muore” di Letta è solo l’ultima indicazione che induce a pensare che la crisi al buio di governo è dietro l’angolo. Coma si farà del resto a votare una fiducia al governo in settimana quando con l’altro braccio s’è già impugnata la giacca per anda-
Eppure, nel disorientamento generale che è destabilizzante di suo, tocca ad un calabrese lanciare un “avvertimento” a Silvio Berlusconi alle sue smanie di vendetta. E’ una vecchia figura del trasformismo senza tempo e senza età a lanciare il monito, Paolo Naccarato. «Nel Pdl c’è un disagio diffuso, un’inquietudine strisciante. Se Berlusconi dovesse tirare la corda avrà sorprese e delusioni» dice dai microfoni di Radio IES. Del resto, rileva il parlamentare, che fu strettissimo collaboratore di Francesco Cossiga, «il Presidente Napolitano sta cercando di tenere la barra dritta di un Paese che sta andando allo sbando. Sa bene cosa fare, rispetta la Costituzione e le legge. Chi lo attacca sbaglia». E Naccarato si dice «convinto che questo Presidente della Repubblica non è pregiudizialmente ostile a Berlusconi». Ad ogni modo, anticipa Naccarato, «voterò contro le dimissioni dei colleghi senatori del Pdl. Penso che dobbiamo difendere le larghe intese, questo governo esistente con Alfano vicepremier». «Le dimissioni rimesse ai capigruppo - osserva - sono solo una manifestazione di forte solidarietà ma nient’altro». E a chi gli chiede cosa accadrebbe di fronte a una richiesta formale di dimissioni da parte di Berlusconi, dice che «rimarrei profondamente sorpreso e deluso». Invece, dice Naccarato, Letta deve verificare se ha i numeri per andare avanti e «non mi rassegno all’idea che Berlusconi perda la grande occasione di consacrarsi statista e rilanciare l’orgoglio dei moderati». «Non deve far cadere il governo, non può fare questo regalo agli avversari», incalza l’esponente Gal. Hai capito Naccarato. Va a finire che il vero statista è lui e nessuno, proprio nessuno, se n’era mai accorto...
Peppe Scopelliti (a destra) e Gianpaolo Chiappetta Sopra Paolo Naccarato
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Sabato 28 Settembre 2013
Eppure si fa festa Come brindare con una bottiglia di spumante già stappata però, con poche bollicine. Oppure è come portare in tavola per la festa una pietanza diventata fredda per l’attesa. Rende e la sua attonita comunità si trovano in un pomeriggio di tarda estate a dover fare i conti con sensazioni contrastanti e per certi aspetti paradossali. Ampiamente annunciata nel suo esito finale, non fosse altro perché in questa direzione s’era già pronunciata due volte la Cassazione, arriva la tanto attesa “sentenza” del ministero degli Interni. Non c’è mafia nel Palazzo, o comunque non al punto da doverlo sciogliere. Alfano mette il timbro sulla verginità di Rende e la restituisce alla sua normale (si fa per dire) attività amministrativa. Scongiurato il pericolo (dramma) della paralisi per due anni, scongiurata la macchia indelebile che ne sarebbe venuta fuori, scongiurato l’incubo che il sogno riformista della Calabria settentrionale ha coltivato per più di trentanni. Rende è salva, Rende è senza mafia dentro, Rende non ha agito dal punto amministrativo con lo scopo speculativo di favorire con cognizione di causa la criminalità organizzata.
La festa (amara) di Rende Ormai queste sono le conclusioni, prima giudiziarie (sia pure ancora parziali perché l’attività della Dda sta andando avanti lo stesso). Poi anche politiche se è vero come è vero che l’attività di accesso del prefetto indirizzata al ministero questo senso poi ha alla fine. Tutto, sulla carta, torna al proprio posto. Eppure la festa, che le trombe hanno annunciato in giro, non decolla. Non scatta. Come paralizzati da un nodo alla gola si fa fatica a sprizzare gioia sincera da tutti i pori. Anche il circo della politica si mostra di riflesso in tutta la sua conclamata mediocrità, pure superiore alla media per l’occasione. A sinistra si fa d’improvviso quadrato. Tutti, uno per uno, a stampare sulle agenzie attestati di felicitazioni. Con una discreta dose di ipocrisia però perché sono ancora ben rintracciabili in archivio le giornate durissime di Rende di un annetto fa quando si faceva molta fatica a recuperare qualche enunciazione di vera vicinanza al regno di Sandro Principe. Oggi sono tutti con lui sui media, è il gioco delle parti e dei carri da acchiappare. Dall’altra parte, come nel più sgamato dei teatrini, il silenzio. Quasi l’imprecazione, comunque la percezione tangibile di una cattiva notizia che purtroppo non è arrivata. Come fosse tutto mercato del consenso, dell’apparire. In mezzo, ma questa è materia che purtroppo riguarda solo i cittadini, i guai di Rende. I veri guai di Rende questi sì non smontabili da nessuna sezione di Cassazione o da nessuna indagine ministeriale. Il Settembre Rendese (storica manifestazione culturale che accendeva la fine dell’estate in città) che non c’è più è solo l’ultima immagine di una decadenza collettiva e penetrante che non si sa come fermare ormai. Con il sindaco Cavalcanti fuggito via e un consiglio commissariato, con le cartelle del passato nelle mani dei carabinieri, con i debiti, con le partecipate che costano e che ri-
Non c'è mafia nel Palazzo, giura il ministero degli Interni. Scongiurato il dramma, ora si può votare in primavera Per la gioia di una parte politica che d'improvviso s'è stretta attorno alla cittadina dell'Unical e per il silenzio assordante della parte opposta In mezzo, per i cittadini però, rimangono i debiti, le "clientele" così come le ha certificate la Cassazione, le partecipate fuori controllo, un sindaco fuggito via e un consiglio commissariato
mangono fuori controllo, la festa di Angelino Alfano e della mafia che non c’è sembra quasi uno sberleffo. Uno sfottò. Una bottiglia da stappare già stappata però. Senza contare che nessuno, Cassazione in primis, s’è mai sognato di negare una evidenza che di questi tempi viene accolta come una liberazione. A Rende si sono fatte “solo” clientele, alleluja. Un ex sindaco e un ex assessore al Bilancio, lo dice la Cassazione non la Dda, hanno allegramente e fuori controllo assegnato appalti in modo recidivo e oneroso alla coop di servizio ricevendone in cambio indiscussi vantaggi elettorali. A differenza di quanto ipotizzato dalla Dda, però, la Cassazione esclude che i due amministratori (con ruoli chiave per più anni) abbiano agito essendo costretti a sapere chi fossero i nomi borderline presenti nella coop. Alcuni di questi nomi, senza ombra di dubbio e con altrettante sentenze alla mano, di indiscusso valore criminale così come altrettanto indiscussa è la presenza recidiva di congiunti e affini dei (presunti) criminali sempre nella stessa coop. Dunque alcuni amministratori di Rende hanno assegnato lavori e soldi (anche quelli che non c’erano) ad una coop senza poterselo permettere e ricavandone in cambio vantaggi elettorali senza però, questo dice la Cassazione, essere costretti a sapere in anticipo chi fossero i profili criminali dei componenti della coop. Rimangono gli appalti e i vantaggi per deduzione, non premeditati. Elettorali per alcuni ed economici per altri (i presunti criminali). Ma niente mafia certificata e ponderata. Lo dice la Cassazione, lo dice il ministero. Aleluja quindi. Punto e basta. La festa però, la vera festa, è un’altra cosa.
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Mezzoeuro Candidati che scalpitano
Il totosindaco A Rende sta per avere inizio la più delicata campagna elettorale della sua storia Sono aperte le scommesse Sta per avere inizio nella città di Rende la più delicata campagna elettorale della sua storia. Ora che finalmente il ministero dell’Interno e la Commissione d’accesso hanno scongiurato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, inizia non soltanto un sospiro di sollievo ma ritorna a splendere il sole su una città che ha svolto un ruolo da protagonista e di eccellenza nella gestione della cosa pubblica rispetto alla miopia amministrativa del sud. La richiesta del centro destra calabrese, che ha voluto la Commissione d’accesso al Comune, ha generato un autogol, nessuna ritorsione per la classe dirigente rendese, ma sicuramente di effetto controproducente per gli stessi richiedenti. Ora è in corso una breve pausa commissariale, causata da una compagine e da un sindaco inidonei al difficile ruolo di amministrare una città avan-
zata come Rende, ma si sentono già i primi rumori politici per scegliere i candidati a sindaco tra i vari schieramenti politici presenti sulla città. Il Pd, al momento, è privo di organizzazione politica dopo i disastri di cassa provocati dalle ultime amministrazioni che hanno guidato Rende. I consiglieri uscenti non solo non si sono dimostrati all’altezza del compito che gli elettori gli avevano affidato ma sono responsabili della creazione di un clima di veleni dove si sono ritrovati tutti sono contro tutti, l’uno contro l’altro, ognuno che era più bravo dell’altro, tutti che volevano fare l’assessore senza dimostrare, come la
politica insegna, che bisogna saper aspettare, che c’è bisogno non solo di capacità professionali, che sono anche auspicabili, ma occorre soprattutto esperienza e serenità per poter affrontare i problemi complessi di una città come quella di Rende. Il prossimo Congresso cittadino del Pd e il leader rendese Principe riusciranno a dare una guida politica capace ed efficiente, nonostante l’attuale fase di degrado e di confusione, per portare ancora una volta ed ininterrottamente dal 1952 il centrosinistra alla guida della città? Le premesse non sono buone ma in politica tutto è possibile. Molto dipenderà da quello che faranno i cattolici e dal ruolo importante e imprescindibile che saprà dare il nuovo corso socialista guidato dal segretario Franz Caruso. Idv ha ormai un ruolo ininfluente anche se con Mimmo Talarico occorre dialogare per la sua presenza ancora importante sulla città. L’unica sorpresa potrebbero essere i grillini che si presentano a Rende per la prima volta e che nei sondaggi nazionali ritornano a salire. I Candidati che scalpitano sono tanti, sia nel centrosinistra dove ci sono giovani che avanzano pretese senza meriti e sia tra quelli che hanno più esperienza e affidabilità e che ancora riscuotono consensi e stima sulla città. Anche nel centrodestra quelli che stanno scaldando i motori sono altrettanti ma una cosa questa volta è certa si punterà su un candidato che possa portare Forza Italia alla vittoria. L’appuntamento di lunedì 4 ottobre con la presenza di Scopelliti dà inizio a Rende a una campagna elettorale lunga e senza esclusione di colpi.
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Sabato 28 Settembre 2013
Sondaggio dell’Istituto Piepoli
Aggrappàti ai sindaci
I cosentini mostrano un totale discredito nei confronti della politica e seguono sempre meno le vicende politiche nazionali. Ma confermano (anzi, aumentano) la fiducia nel primo cittadino, Mario Occhiuto L’Istituto Piepoli ha effettuato un sondaggio per indagare sullo stato d’animo dei cosentini nei confronti della politica e dei suoi protagonisti. Si è preso in considerazione Cosenza come il centro più significativo dell’area urbana e considerato che il comune di Rende è attualmente amministrato da un commissario, per cui i risultati sarebbero scarsamente significativi. L’aspetto più evidente e significativo è la totale assenza di interesse nei confronti delle tematiche complesse. Tutta l’attenzione è concentrata sui problemi quotidiani, gli assilli che si devono affrontare come la viabilità e il traffico. Lontano mille miglia dall’interesse collettivo risultato temi come la criminalità organizzata, gli extracomunitari, la corruzione politica o l’inquinamento che pur dovrebbero costituire preoccupazioni importanti per i cittadini. Nel report si legge che «il sondaggio qui presentato è stato eseguito nel settembre 2013 con metodologia Cati, su un campione di 300 casi rappresentativo della popolazione residente nel comune di Cosenza dai 18 anni in su, segmentato per sesso ed età». In sintesi, dal sondaggio effettuato emergono le seguenti evidenze: Tra i problemi principali di Cosenza al primo posto spiccano il traffico e la viabilità (31%) e lo smaltimento dei rifiuti (29%). La maggioranza assoluta dei cittadini di Cosenza è in ogni caso complessivamente soddisfatta dell’attività svolta dall’attuale amministrazione comunale (55%), così come dell’operato del sindaco Mario Occhiuto (65%), il quale gode anche di livelli elevati di conoscenza (98%) e fiducia (68%, in crescita). La cittadinanza cosentina appare soddisfatta delle iniziative e degli eventi messi in atto dal Comune negli ultimi 6 mesi (61%). Nel complesso, le attività che riscontrano maggiore notorietà e successo sono la circolare veloce, la programmazione di eventi e animazione culturale durante tutto l’anno della città, la città illuminata, i lavori di riqualificazione della città e l’iniziativa di spettacoli e commercio lungo fiume Boulevard e su corso Mazzini. Queste ultimi due attività, assieme alla piazza con parcheggio e museo in piazza Bilotti (piazza Fera) sono le iniziative più ricordate spontaneamente dai cittadini. I cittadini di Cosenza gradiscono anche il modo in cui l’attuale amministrazione si starebbe adoperando per migliorare lo stato generale della città (il 51% pensa che rispetto al passato la città sia migliorata) e il 53% giudica Cosenza più dinamica. Solo il 9% di loro, infatti, è convinto che da quando Mario Occhiuto è sindaco, la situazione di Cosenza sia sostanzialmente peggiorata.
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Le iniziative dell’amministrazione sono state divise in quattro categorie. Nella prima figurano le iniziative e attività dell’amministrazione comu-
Mario Occhiuto Alle sue spalle, Palazzo dei Bruzi
L’iniziativa
nale complessivamente gradite dalla cittadinanza, ma che non sono sufficientemente comunicate, come i tour turistici in città “Scopri Cosenza”. Nel secondo gruppo sono incluse le iniziative e attività dell’Amministrazione comunale maggiormente gradite e che più hanno avuto risonanza nell’opinione pubblica. Tra queste sono elencate la programmazione di eventi e animazione culturale durante tutto l’anno della città, la Circolare Veloce, i lavori di riqualificazione in corso della città, gli spettacoli e il commercio sul “lungo Fiume Boulevard” e corso Mazzini. Nel terzo gruppo comprende le iniziative e attività dell’amministrazione che pur avendo goduto di elevata notorietà, non sono riuscite a riscuotere successo tra i cittadini. Tra queste si annoverano l’avvio della raccolta differenziata “porta a porta”, I lavori di realizzazione della piazza con parcheggio e museo in piazza Bilotti (piazza Fera), La manutenzione delle strade. Infine le iniziative e attività dell’amministrazione che oltre ad aver goduto di una minore pubblicizzazione non sono risultate particolarmente gradite sono risultate la settimana ecologica “Cosenza città sostenibile”, la partecipazione di Cosenza ai Bandi Smart cities per migliori collegamenti e mobilità nel centro storico e nel cuore della città, la città più pulita e la riqualificazione degli spazi verdi, la rassegna in programma per la stagione autunnale, l’avvio delle opere di miglioramento della rete idrica. La valutazione complessiva dei cittadini del capoluogo nei confronti del sindaco Mario Occhiuto è più che positiva, per la sua capacità di creare eventi culturali, per la percezione che si ha una visione della città egli interventi sono finalizzati a ridare dignità al capoluogo, rivalutando la centralità nel territorio. La percezione generale è che sia sensibilmente migliorata la capacità di intervento, la qualità degli interventi per il 51% degli intervistati, mentre solo il 9% ha la percezione di un peggioramento rispetto al passato. Il gradimento del sindaco si attesta su un valore ancora superiore: il 53% dichiara di essere più che soddisfatto, mentre i contrari senza riserva sono solo il 7%. Un risultato certamente molto positivo se si considera che la rilevazione è stata effettuata con la città sottosopra per i numerosi cantieri che arrecano gravi disagi a tutti i cittadini, e non vi è ancora una chiara percezione del nuovo volto che assumerà il centro cittadino dopo interventi radicali come quello previsto a Piazza Bilotti.
A confronto sulle città intelligenti È prevista per lunedì 30 settembre, ore 16 Sala Coni del Comune di Cosenza Piazza Matteotti, la conferenza stampa sul progetto “Res novae”, uno dei progetti più interessanti finanziato dal Programma operativo nazionale Ricerca e competitività Ponr&C 2007-2013 con il bando Smart cities, appunto “città intelligenti” che comprende attività di ricerca sui sistemi di produzione e gestione dell'energia, sulle reti di distribuzione e storage a scala locale. Nell'ambito dell'incontro che si svolge a Cosenza, una delle due città vincitrici del Bando con il Progetto Res novae, sono previsti prestigiosi interventi del player dell'innovazione: · Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, protagonista del Progetto Res novae · il sottosegretario della Ricerca Miur Gian Luca Galletti, · Gino Mirocle Crisci, prorettore dell'Università della Calabria · dell'Ad Enel distribuzione Livio Gallo · di Nicola Piepoli, presidente di Istituto Piepoli -che da anni si occupa di studi di scenario e conduce studi di valutazione e monitoraggio dei programmi nazionali- che ci racconterà come secondo le previsioni potrebbe essere il Paese nei prossimi anni, quali saranno le priorità energetiche e ambientali che le città Intelligenti dovranno affrontare in Italia e nel mondo · infine è prevista la presentazione di un sondaggio di opinione realizzato da Istituto Piepoli e commissionato da N2b mediante 300 interviste telefoniche a cura di Filomena Tucci, ricercatore senior di Istituto Piepoli su cosa pensano i cittadini della città di Cosenza del rapido e interessante cambiamento in atto nella città. Saranno presenti inoltre responsabili istituzionali delle aziende partner del progetto Res novae (Ge, Elettronika, Enea, Politecnico di Bari, Asperience, Cnr, Università della Calabria, Ibm, Enel), e per il Comune di Bari l'assessore delegato dal sindaco Michele Emiliano.
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Sabato 28 Settembre 2013
Sondaggio dell’Istituto Piepoli I problemi principali di Cosenza
IL CAMPIONE
Secondo Lei qual è il problema principale del Comune di Cosenza? (risposta spontanea)
Il sondaggio qui presentato è stato eseguito nel Settembre 2013 con metodologia (22%)
C.A.T.I., su un campione di 300 casi rappresentativo della popolazione residente nel (24%)
comune di Cosenza dai 18 anni in su, segmentato per sesso ed età. Il presente sondaggio è stato eseguito, rispettando il codice deontologico ASSIRM ed ESOMAR. (3%) (3%)
SESSO
ETÀ
Uomo
46%
18-34 anni
Donna
54%
35-54 anni
24% 36%
55 anni e oltre
40%
BASE: 300 casi
Tra parentesi il dato della rilevazione del 2012
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3
Conoscenza e gradimento della rassegna di spettacoli nel centro storico “Invasioni 2013”
La crisi economica Quanto nella sua famiglia si avverte la crisi economica?
Lei è a conoscenza dei quest’iniziativa svolta dal Comune?
(Molta + Abbastanza) 83% Quanto ha gradito quest’iniziativa?
(85%)
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 56% (74%)
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
(Poco + Per nulla) 17%
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’INIZIATIVA (176 casi)
BASE: 300 casi
Tra parentesi il dato della rilevazione del 2012
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Conoscenza e gradimento dei lavori di riqualificazione della città
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Conoscenza e gradimento dell’attività di manutenzione delle strade
Lei è a conoscenza dei quest’iniziativa svolta dal Comune?
Lei è a conoscenza dei quest’attività svolta dal Comune?
Quanto ha gradito quest’iniziativa?
Quanto ha gradito quest’attività?
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 73%
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 55% (50%) (83%)
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’INIZIATIVA (244 casi)
Tra parentesi il dato della rilevazione del 2012
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’ATTIVITA’ (234 casi)
Tra parentesi il dato della rilevazione del 2012
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Conoscenza e gradimento dell’iniziativa “la circolare veloce“ Lei è a conoscenza dei quest’iniziativa svolta dal Comune?
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Conoscenza e gradimento dell’iniziativa di avvio delle opere di miglioramento della rete idrica Lei è a conoscenza dei quest’iniziativa svolta dal Comune?
Quanto ha gradito quest’iniziativa?
Quanto ha gradito quest’iniziativa?
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 81% (72%)
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 78%
(86%)
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’ATTIVITA’ (219 casi)
Tra parentesi il dato della rilevazione del 2012
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’INIZIATIVA (200 casi)
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Conoscenza e gradimento dell’iniziativa di realizzazione della Piazza con parcheggio e museo in Piazza Bilotti (piazza Fera) Lei è a conoscenza dei quest’iniziativa svolta dal Comune?
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Conoscenza e gradimento dell’iniziativa di avvio della raccolta differenziata “porta a porta” Lei è a conoscenza dei quest’iniziativa svolta dal Comune?
Quanto ha gradito quest’iniziativa?
Quanto ha gradito quest’iniziativa?
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 67%
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 71%
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’INIZIATIVA (266 casi)
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’INIZIATIVA (237 casi)
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Conoscenza e gradimento dell’iniziativa sulla programmazione di eventi e animazione culturale
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Conoscenza e gradimento dell’iniziativa di organizzazione di spettacoli e commercio lungo fiume “lungo Fiume Boulevard” e su Corso Mazzini
Lei è a conoscenza dei quest’iniziativa svolta dal Comune?
Lei è a conoscenza dei quest’iniziativa svolta dal Comune?
Quanto ha gradito quest’iniziativa?
Quanto ha gradito quest’iniziativa?
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 79%
GRADIMENTO (Molto + Abbastanza) 74%
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’INIZIATIVA (244 casi)
BASE: COLORO CHE CONOSCONO L’INIZIATIVA (246 casi)
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Sabato 28 Settembre 2013
Sondaggio dell’Istituto Piepoli LA MAPPA CONOSCENZA – GRADIMENTO In ascissa abbiamo la conoscenza, cioè la percentuale di coloro che conoscono ciascuna delle iniziative e attività messe in atto dall’Amministrazione comunale nel corso degli ultimi 6 mesi. In ordinata, il livello di gradimento (molto + abbastanza soddisfatti) nei confronti di ciascuna delle iniziative e attività messe in atto dall’Amministrazione comunale nel corso degli ultimi 6 mesi.
ASSE DEL GRADIMENTO
Secondo lei gli attuali lavori in corso a Cosenza per la creazione di Museo e di un Parcheggio in piazza Fera (Bilotti) favoriranno lo sviluppo dell’economia in città?
Gradimento delle iniziative e attività promosse dall’Amministrazione comunale
Il Museo in piazza Fera
QUADRANTE BASSA CONOSCENZA MA ALTO GRADIMENTO comprende le iniziative e attività dell’Amministrazione comunale complessivamente gradite dalla cittadinanza, ma che non sono sufficientemente comunicate.
QUADRANTE ALTA CONOSCENZA ED ALTO GRADIMENTO comprende le iniziative e attività dell’Amministrazione comunale maggiormente gradite e che più hanno avuto risonanza nell’opinione pubblica.
QUADRANTE BASSA CONOSCENZA E BASSO GRADIMENTO comprende le iniziative e attività dell’Amministrazione che oltre ad aver goduto di una minore pubblicizzazione non sono risultate particolarmente gradite.
QUADRANTE ALTA CONOSCENZA MA BASSO GRADIMENTO comprende le iniziative e attività dell’Amministrazione che pur avendo goduto di elevata notorietà, non sono riuscite a riscuotere successo tra i cittadini.
ASSE DELLA CONOSCENZA Conoscenza delle iniziative e attività promosse dall’Amministrazione comunale BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
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Soddisfazione nei confronti delle attività promosse dal Comune di Cosenza
LA MAPPA CONOSCENZA – GRADIMENTO
Complessivamente quanto è soddisfatto delle iniziative e delle attività messe in atto dal Comune di Cosenza negli ultimi 6 mesi?
ALTA CONOSCENZA E ALTO GRADIMENTO
BASSA CONOSCENZA MA ALTO GRADIMENTO
GIUDIZIO POSITIVO (Molta + Abbastanza) 61% (67%)
valore medio gradimento: 70%
BASSA CONOSCENZA E BASSO GRADIMENTO
valore medio conoscenza: 70%
GRADIMENTO
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GIUDIZIO NEGATIVO (Poco + Per nulla) 38% (31%)
ALTA CONOSCENZA MA BASSO GRADIMENTO
CONOSCENZA
BASE: 300 casi
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Conoscenza e fiducia in Mario Occhiuto
L’operato dell’Amministrazione comunale Nel complesso, quanto gradisce l’operato della Giunta Comunale di questi ultimi mesi?
Lei conosce anche solo per sentito dire il Sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto?
GIUDIZIO POSITIVO (Molta + Abbastanza) 55% (55%)
Quanta fiducia ha in Mario Occhiuto?
FIDUCIA (Molto + Abbastanza) 68% (62%) (96%) BASE: TOTALE CAMPIONE (300 casi)
GIUDIZIO NEGATIVO (Poco + Per nulla) 40% (41%)
BASE: COLORO CHE CONOSCONO MARIO OCCHIUTO (293 casi)
BASE: 300 casi
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Soddisfazione verso l’operato del Sindaco di Cosenza
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L’Amministrazione Comunale e lo stato attuale della città di Cosenza
Quanto gradisce l’operato del Sindaco di Cosenza? In definitiva, secondo lei con l’Amministrazione “Occhiuto” la città di Cosenza rispetto al passato…
GIUDIZIO POSITIVO (Molta + Abbastanza) 65% (61%)
GIUDIZIO NEGATIVO (Poco + Per nulla) 32% (35%)
SALDO (E’ migliorata – E’ peggiorata)
+42%
BASE: 300 casi
(+ 48%)
BASE: 300 casi
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L’Amministrazione Comunale e lo stato attuale della città di Cosenza
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La fiducia nei partiti e nei politici cosentini In generale, quanto ha fiducia nei partiti e nei politici cosentini?
Secondo lei con l’Amministrazione “Occhiuto” la città di Cosenza rispetto al passato…
GIUDIZIO POSITIVO (Molta + Abbastanza) 16%
GIUDIZIO NEGATIVO (Poco + Per nulla) 80%
SALDO (E’ dinamica – E’ meno dinamica)
+ 46% BASE: 300 casi
BASE: 300 casi
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CONCLUSIONI In sintesi, dal sondaggio effettuato emergono le seguenti evidenze: •
Tra i problemi principali di Cosenza al primo posto spiccano il traffico e la viabilità (31%) e lo smaltimento dei rifiuti (29%). La maggioranza assoluta dei cittadini di Cosenza è in ogni caso complessivamente soddisfatta dell’attività svolta dall’attuale Amministrazione comunale (55%), così come dell’operato del Sindaco Mario Occhiuto (65%), il quale gode anche di livelli elevati di conoscenza (98%) e fiducia (68%, in crescita).
•
La cittadinanza cosentina appare soddisfatta delle iniziative e degli eventi messi in atto dal Comune negli ultimi 6 mesi (61%). Nel complesso, le attività che riscontrano maggiore notorietà e successo sono la circolare veloce, la programmazione di eventi e animazione culturale durante tutto l’anno della città, la città illuminata, i lavori di riqualificazione della città e l’iniziativa di
Il sondaggio qui presentato è stato eseguito da Istituto Piepoli spa nel settembre 2013 con metodologia Cati (Computer assisted telephone interviewing) su un campione di 300 casi rappresentativo della popolazione residente nel comune di Cosenza dai 18 anni in su, segmentato per sesso ed età
spettacoli e commercio lungo fiume Boulevard e su Corso Mazzini. Queste ultimi due attività, assieme alla piazza con parcheggio e museo in piazza Bilotti (piazza Fera) sono le iniziative più ricordate spontaneamente dai cittadini. •
I cittadini di Cosenza gradiscono anche il modo in cui l’attuale Amministrazione si starebbe adoperando per migliorare lo stato generale della città (il 51% pensa che rispetto al passato la città
Il presente sondaggio è stato eseguito rispettando il codice deontologico Assirm ed Esomar
sia migliorata) e il 53% giudica Cosenza più dinamica. Solo il 9% di loro, infatti, è convinto che da
Committente N2B
quando Mario Occhiuto è Sindaco, la situazione di Cosenza sia sostanzialmente peggiorata.
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Sabato 28 Settembre 2013
Novemila volte grazie? La biblica storia di Sansone e Dalila è narrata nel Libro dei re. La donna con il su fascino riesce a far catturare il terribile Sansone, il quale alla fine riesce a vendicarsi provocando la morte dei suoi carcerieri. «Morte a Sansone e a tutti i Filistei!», urla mentre scuote le possenti colonne per far crollare il tempio. Questa volta Dalila si cimenta nell'impresa di distruggere Sansone che ha assunto la veste della “classe politica” con la restituzione di novemila euro della sua indennità. Quando i conti dello Stato sono messi in dubbio per lo sforamento dello 0,1% del deficit massimo, che in valore assoluto si traduce in qualche miliardo di euro, un tale atto appare puramente simbolico per non dire insignificante. Certamente la battaglia moralizzatrice nata dai noti scandali che hanno riempito le cronache nazionali per l'uso spregiudicato dei rimborsi elettorali ha contribuito in maniera determinante a creare quel clima di rifiuto di una classe politica corrotta fin nel midollo osseo che ha provocato l'esplosione elettorale del Movimento 5 Stelle.
Dalila e Sansone Appariva francamente intollerabile che i rappresentanti per comprare delle istituzioni potessero utilizzare i soldi dei contribuenti per biancheria intima, giocate alle slot-machines, abbuffate al ristorante e perfino un suv per la neve a Roma. Non si è voluto distinguere tra peccato e peccatore, tra comportamenti immorali e la destinazione delle risorse. In una nota leggiamo che la deputata del Movimento Cinquestelle Dalila Nesci «ha restituito allo Stato 9mila euro in due mesi, superando i 320 atti: tra mozioni, ordini del giorno, sindacato ispettivo e proposte di legge». La stessa ha annunciato di voler tenere una conferenza stampa nella biblioteca comunale “Albino Lorenzo” di Tropea (Vibo Valentia), per illustrare la sua attività parlamentare. Il suo è un gesto apprezzabile sotto il profilo personale, ma da un punto di vista istituzionale risulta semplicemente inutile. Si è voluto affrontare un problema serio come quello della corruzione politica con un approccio puramente quantitativo. Un rappresentante parlamentare è bravo, capae e se prende duemila euro al mese, altrimenti è un ladro. In verità un Paese deve trovare negli organismi rappresentativi gli uomini migliori che la società esprime, che abbia le qualità etiche e morali, l'onorabilità di cui fa cenno la Costituzione, e anche i requisiti di professionalità, competenza ed esperienza che la rendono in grado di poter interpretare i bisogni della società e tramutarli in atti legislativi. Pagare poco dei brocchi non fa vincere lo scudetto, poiché per poter allestire una squadra competitiva bisogna investire sulla qualità. Il secondo aspetto è il piccolo e negletto articoletto della Costituzione che porta il numero 49, che nella Smorfia rappresenta 'a carne dove i costituenti prevedevano che lo Stato dovesse consentire ai cittadini di partecipare alla vita politica. Attraverso i parti, ohibo! I tanto vituperati partiti che un movimento non può tollerare senza snaturare sé stesso, ma che se fosse minimante regolamentato per assicurare democrazia interna, trasparenza e controllo delle risorse che si trova a gestire, forse sarebbe un po' meno
La deputata Nesci restituisce parte della sua indennità allo Stato e rivendica la sua frenetica attività Mentre tutto crolla si pensa alle briciole
Dalila Nesci
ladronesco del sistema che abbiamo imparato a conoscere. La cittadina Dalila si sarà resa conto in questi pochi mesi di qualche inconveniente di quella posizione rigida del movimento. Dal costo della permanenza a Roma, in alloggi diversi dagli Ostelli della Gioventù, alle esigenze di poter far politica tra la gente, per la gente e con la gente leggendo nei loro occhi le preoccupazioni e le ansie di ciascuno. Forse se quei soldi li avesse spesi lei, e tutto il movimento per organizzare la politica dal basso sarebbero stati ben spesi per sé e per la comunità che l'ha eletta. Per sconfiggere Sansone Dalila ha solo dovuto usare l'arte della sua seduzione per carpire il segreto della sua forza. Per sconfiggere lo Stato ladrone bisogna carpire i segreti del suo funzionamento e smantellare quell'apparato burocratico e i sultanati che si sono costituiti al centro. La questione principale resta il sistema di scelta che deve consentire una selezione operata dalla gente secondo i suoi criteri e le sue capacità di lettura della realtà. Pretendere di andare nuovamente alle urne con la porcata elettorale vigente è un affronto a tutto l'elettorato che ha creduto che il movimento potesse dare una scossa al sistema, iniziare quella gigantesca opera di rinnovamento della politica. Quello che si vede è la realizzazione del teorema di Giuliano Amato, secondo cui a un Parlamento di farabutti si è sostituito un Parlamento di fuoricorso, che non sanno che pesci prendere si attaccano a parole d'ordine di stampo e di sapore francamente populista. Che si goda il suo gruzzoletto la deputata, che peraltro è una delle migliori elette nel suo movimento, ma si renda conto che il Paese ha bisogno di Politica e non di elemosina. Una incisiva riforma è molto più importante di qualsiasi restituzione delle indennità. Lo spreco è nel cattivo utilizzo, nella pretesa di voler rinunciare a lottare per il rinnovamento della politica e del Paese addossando sugli altri le responsabilità. Qualcuno ha certamente provocato lo sfascio, ma siete stati eletti per dare un contributo al suo superamento non per crogiolarvi su una pretesa superiorità etico-morale. Il recente passato è ricco di esempi al riguardo, il più luminoso è certamente quello della Lega Nord, iniziato con il cappio in Parlamento e finito con l'annegare il Trota in un mare di corruzione. o.p.
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Mezzoeuro Eccellenze di Calabria - Gruppo Barbieri
Il piacere di essere coccolati Speciale sposi, il giorno pi첫 bello in un'atmosfera unica ed in ambienti particolarmente suggestivi
Hotel di lusso col profumo della natura "Hotel delle Stelle Beach Resort un invito a scoprire un luogo che profuma di mare e di natura, di tradizione e di borghi, di torri, di castelli, che si tuffano nel Mediterraneo"
Mezzoeuro Eccellenze di Calabria - Gruppo Barbieri
Sabato 28 Settembre 2013
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Sabato 28 Settembre 2013
Il fallimento del Piano di rientro
L’allarme del Nursid di Reggio
Il debito lo pagano i malati «Dopo tre anni di gestione disastrosa, i calabresi sono privati dei livelli di assistenza minimi oltre che tartassati di tasse. Il governo non ci può lasciare nelle mani del commissario Scopelliti» «Il fallimento della gestione del Piano di rientro da parte del presidente della giunta regionale Scopelliti, nella sua qualità di commissario ad Acta per il rientro dal debito sanitario, continua ad essere pagato a caro prezzo dai cittadini calabresi». È quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione. «Dopo tre anni di gestione disastrosa del Piano da parte di Scopelliti - prosegue Guccione - i calabresi sono stati privati dei livelli minimi di assistenza e tartassati con il massimo delle tasse (Irap ed Irpef hanno subito aumenti vertiginosi) e dei tickets sanitari. La Calabria, insieme al Molise, è la regione in cui, anche per l’anno d’imposta 2013, si verificherà una ulteriore maggiorazione dell’Irap dello 0,15% e del 30% dell’addizionale Irpef. Siamo ormai la regione più tartassata d’Italia in cui, invece di tagliare gli sprechi, continuano ad aumentare le tasse e vengono ulteriormente ridotti i servizi ospedalieri e territoriali». «Oggi più che mai - conclude il consigliere regionale dei democrat - il Governo nazionale non può più lasciare la Calabria nelle mani del commissario Scopelliti, ma deve applicare la legge che prevede, di fronte al conclamato fallimento e al mancato raggiungimento degli obiettivi, la rimozione dell’attuale commissario, che è il vero responsabile di questa gravissima situazione, e nominare un’autorità competente con il compito di garantire servizi e prestazioni sanitarie adeguate, tagliare gli sprechi e razionalizzare la spesa del sistema sanitario calabrese».
All’attenzione del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico
Oggetto: interrogazione a risposta scritta al presidente della Giunta regionale della Calabria, on. Giuseppe Scopelliti, anche nella sua qualità di commissario ad acta al Piano di rientro dal debito sanitario. Premesso che: - Nelle Asp calabresi si stanno elaborando i dati relativi ai Flussi informativi sanitari regionali e ai Flussi informativi soggetti alla compensazione della mobilità sanitaria; - che sono stati inseriti quelli relativi agli anni 2011 e 2012, mentre quelli che riguardano l’anno 2013 sono in corso di inserimento; - con particolare riferimento a quelli riguardanti il servizio di Emergenza urgenza 118, rispettivamente denominati: Flussi Emur, (Flussi informativi sanitari regionali), e Flussi G, (trasporto di pazienti in ambulanza ed Elisoccorso); Si chiede alla S.V. di sapere: - per quali ragioni non si sia adottato un unico programma di elaborazione dei dati, (software), per tutte le Asp della regione Calabria; - come mai, per quello attualmente in uso presso la Centrale operativa del 118 di Cosenza, sono state evidenziate grossolane assenze (quali per esempio quelle relative agli ex presidi ospedalieri di San Giovanni in Fiore e Praia a Mare, ancor prima che diventassero tali); nonché di importanti reparti, quali: la Neurochirurgia, l’Emodinamica, la Chirurgia Pediatrica e Servizi in genere (es. Radiodiagnostica per immagini); e ancora, la mancanza di patologie importanti e degne di nota; Si chiede, infine, alla S.V. - di volere intraprendere tutte le iniziative idonee e necessarie allo scopo di potere integrare le modifiche necessarie al programma di elaborazione dei dati, al fine di poterli anche utilizzare per una corretta verifica di qualità e per eventuali quanto necessarie indagini epidemiologiche per singole e gravi patologie che riguardano il nostro territorio. Carlo Guccione consigliere regionale Pd
Centrale operativa 118 è codice rosso Il Nursind di Reggio Calabria, sindacato delle professioni infermieristiche, attraversdo un comunicato, ripropone all’attenzione dei cittadini e delle istituzioni la situazione d’emergenza della Centrale operativa del 118. «Nonostante le precedenti pubblicazioni e segnalazioni - è scritto - la struttura è rimasta fortemente deficitaria a causa di tristissime e ben note ragioni: risorse umane gravemente sottodimensionate rispetto alle necessità del servizio; obsolescenza ed inadeguatezza delle apparecchiature informatiche e non; parco ambulanze insufficiente rispetto al bacino territoriale da coprire. A nulla sono valsi gli accorati appelli rivolti periodicamente dalla scrivente Associazione alle autorità competenti, rimaste pressoché inerti, ponendo in tal modo un freno sensibile al perseguimento degli standard di qualità fissati dalla legge. Solo la diligenza, la sensibilità, la lealtà istituzionale e l’encomiabile abnegazione degli addetti ai lavori ha sinora consentito il regolare espletamento delle attività e il rispetto dei livelli essenziali di assistenza. Tuttavia - si fa rilevare , non si può non soffermarsi sull’inerzia di un’amministrazione solo formalmente interessata alla tutela della Salute. Lo scenario appena descritto ha infatti raggiunto dimensioni insostenibili anche in forza di una progressiva riduzione delle risorse umane assegnate alla centrale operativa, per dichiarate e non meglio precisate finalità di tutela dell’utenza». «A tale proposito - continia il Nursind - sorge spontanea una domanda: qual è l’obiettivo perseguito attraverso la riduzione del personale assegnato ad una struttura di urgenza ed emergenza già fortemente penalizzata? In tal senso, - si evidenzia - giova da ultimo rammentare che a fronte di un impegno costante degli operatori sanitari, offerto in condizioni d’insofferenza numerica e strumentale, sono state poste in essere dall’amministrazione talune scelte, risoltesi in provvedimenti di mobilità interna con riduzione della dotazione organica del servizio, dirette a penalizzare comprensibili errori umani, imputabili al contesto ambientale e sociale di riferimento, piuttosto che alla negligenza dei singoli agenti». Il sindacato invita, «pubblicamente e per l’ultima volta, la direzione generale a concordare un incontro con la nostra associazione per affrontare le predette problematiche. In mancanza, non rimarrà altra strada - continua la nota - da percorrere se non quella del ricorso alle azioni sindacali previste dalla legge, ivi incluso lo stato di agitazione di tutto il personale del servizio».
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Sabato 28 Settembre 2013
Mezzoeuro Il mònito di Federfarma Calabria
Lettera a Principe
Senza ospedale a Praia a Mare moriamo di Ernesto Magorno*
La pillola non va giù «Viene diffusa una immagine fuorviante della realtà della spesa farmaceutica regionale, con particolare riguardo ai farmaci erogati dalle farmacie. Non è così» Federfarma Calabria ha diffuso una nota in riferimento ad articoli apparsi sulla stampa riguardo all’andamento della spesa farmaceutica nella nostra regione a seguito della presentazione da parte dell’Aifa del Rapporto Osmed sull’uso dei medicinali in Italia. «Questo - spiega una nota - per evitare che venga diffusa un’immagine fuorviante della realtà della spesa farmaceutica regionale, contribuendo a diffondere lo stereotipo di una situazione anomala e completamente fuori controllo, con particolare riguardo alla spesa per farmaci erogati dalle farmacie. Non è così». Secondo Federfarma, «i dati del Rapporto Osmed non sono i più aggiornati perché relativi al 2012, anno nel quale comunque la spesa per farmaci distribuiti dalle farmacie in Calabria è diminuita del -7,4% rispetto all’anno precedente. Nei primi sei mesi del 2013, la spesa - si sottolinea - è ulteriormente calata del -6,2%, più della media nazionale (-4,1%). Tale risultato - è scritto ancora - è dovuto al positivo lavoro svolto dal presidente Scopelliti in qualità di commissario per l’attuazione del piano di rientro, che è riuscito a contenere la spesa senza penalizzare i cittadini, soprattutto grazie alla collaborazione delle farmacie. E se è vero che la spesa pro-capite per farmaci erogati in regime di convenzione, cioè in farmacia, è superiore alla media nazionale (ma inferiore comunque a quella di altre Regioni come
Lazio, Sicilia e Sardegna), è altrettanto vero che, se sommiamo alla spesa farmaceutica convenzionata la spesa per farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche ed erogati da ospedali e Asl, la situazione cambia notevolmente». «La Calabria, che ha una spesa convenzionata procapite superiore di quasi 20 euro alla media nazionale, - continua la Federfarma - ha una spesa farmaceutica complessiva (convenzionata + strutture pubbliche) di poco superiore (8,50 euro) alla media nazionale, ma comunque nettamente inferiore a quella di Regioni considerate virtuose come la Toscana, le Marche, l’Umbria. La verità è che nella nostra regione, per evitare disagi ai cittadini e per agevolarli nell’accesso al farmaco vista la particolare conformazione territoriale, la maggior parte dei medicinali è disponibile nelle farmacie, distribuite capillarmente su tutto il territorio. In altre regioni, per ridurre la spesa convenzionata che è più appariscente in quanto più trasparente e controllata, si trasferisce una quota di spesa per farmaci sui bilanci di ospedali e Asl, facendo distribuire a questi ultimi molti medicinali. I cittadini sono quindi costretti a lunghi, costosi e faticosi spostamenti - scrive Federfarma per andarsi a prendere i medicinali di cui hanno bisogno nelle strutture pubbliche (aperte, per di più, poche ore alla settimana). Non sembra che questa possa definirsi efficienza quanto piuttosto contabilità creativa e che la scelta della Regione Calabria di distribuire i medicinali in farmacia debba essere considerata un’anomalia quanto piuttosto una scelta intelligente volta a non penalizzare i nostri concittadini». Per quanto riguarda il maggior uso degli antibiotici, «va detto - continua l’associazione - che questa non è una caratteristica peculiare della Calabria, ma di tutto il Mezzogiorno, dove evidentemente, vista la situazione disastrata degli ospedali pubblici, la gente preferisci curarsi a casa, piuttosto che farsi ricoverare. Su tale materia complessa Federfarma Calabria è, come sempre, - conclude la nota - a completa disposizione della stampa per chiarimenti e commenti, proprio nell’ottica di evitare approcci allarmistici o superficiali».
Onorevole Principe, i decessi di cittadini dell’alto Tirreno cosentini verificatisi negli ultimi mesi, tra cui l’ultimo relativo a un noto imprenditore di Praia a Mare, imputabili anche alla difficoltà di raggiungere in breve tempo gli ospedali di Maratea, Cetraro o Paola, ripropongono nuovamente con forza la problematica della riconversione dell’ospedale di Praia a Mare in Centro di assistenza primaria territoriale (Capt). Tale conversione, infatti, che ha determinato la trasformazione del pronto soccorso dell’ospedale di Praia in punto di primo intervento, rende arduo se non impossibile garantire interventi tempestivi agli utenti a causa sia della distanza dagli altri presidi in cui devono essere trasportati che della rete viaria gravemente compromessa e trafficata e dell’esiguo numero di ambulanze. In tal senso, a mio avviso, ancora una volta viene ad essere leso il principio della tutela della salute del cittadino, se si considera, appunto, la notevole distanza dai centri ospedalieri “Hub” o “Spoke” di riferimento, i cui tempi di raggiungimento superano quelli previsti per un servizio di emergenza efficace e se si tiene conto del vasto bacino d’utenza che abbraccia i comuni di Aieta, Tortora, Praia a Mare, San Nicola Arcella, Scalea, Orsomarso, Verbicaro, Santa Domenica Talao, Papasidero, Santa Maria del Cedro, Grisolia, Maierà, Buonvicino, Diamante. Il tutto è ulteriormente aggravato dal verificarsi di condizioni meteorologiche sfavorevoli che spesso impediscono il trasporto dei pazienti urgenti anche per periodi di tempo molto lunghi. Sulla base di queste considerazioni molti utenti costretti a raggiungere mediante l’unica arteria di collegamento, la statale 18, Cetraro (che dista 70 chilometri) se non addirittura Cosenza (che dista 104 chilometri percorribili in non meno di 90 minuti in condizioni ottimali) scelgono di migrare verso nosocomi confinanti in Basilicata o Campania. Pertanto, le chiedo che il Gruppo del Pd al Consiglio Regionale della Calabria intervenga con urgenza perché il presidente Scopelliti attui concrete e immediate iniziative volte a ripristinare la rete di emergenza-urgenza attualmente inesistente sull’Alto Tirreno cosentino al fine di garantire ai cittadini i livelli essenziali di assistenza. * deputato Pd
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Sabato 28 Settembre 2013
Troppo semplice così
Province al bersaglio
Mentre accade di tutto nel nostro Paese, il governo decide di individuare tra le priorità per l’uscita dagli abissi l’abolizione di un ente di primo livello previsto dalla Costituzione di Orlandino Greco*
Mentre il ministro per i Rapporti con il parlamento Dario Franceschini ha chiesto alle Camere una procedura d’urgenza per l’approvazione del ddl per il riordino delle Province, l’Unione europea mette in allarme il Paese annunciando il crollo della competitività del nostro Paese. È l’ennesima dimostrazione che chi occupa i più alti scranni del potere in questo Paese è lontano anni luce dai problemi reali dei cittadini. L’Italia, in particolar modo la Calabria, ha raggiunto i più alti livelli di disoccupazione della sua storia, i tribunali e gli ospedali vengono chiusi in nome del-
la spending review e i pochi imprenditori che hanno avuto la forza di superare la crisi stanno portando le loro imprese all’estero. Mentre accade tutto questo (e molto altro) nel nostro Paese, il Governo decide di individuare tra le priorità per l’uscita dagli abissi nei quali siamo sprofondati l’abolizione delle Province. Senza voler entrare nel dettaglio del provvedimento (basterebbe richiamare la sentenza della Corte costituzionale dello scorso luglio che ha stroncato il decreto Salva Italia per capire quale destino spetti allo “Svuota poteri” del ministro Del Rio), c’è da rimane basiti su come i nostri parlamentari siano ormai diventati schiavi della demagogia. Pd e Pdl con le loro larghe intese stanno disegnando un Paese che ha smesso di guardare al futuro, che non investe in ricerca e innovazione tecnologica, che taglia cultura e sanità, che insegue l’onda grillina finendo per esserne travolti. Oltretutto si sposta l’attenzione da provvedimenti organici, quelli sì davvero necessari, che aspirino a modificare l’intero assetto istituzionale nell’ottica di una riforma complessiva del sistema Paese. Sono infatti spariti dal dibattito politico temi caldi della scorsa tornata elettorale come la riduzione del finanziamento pubblico ai partiti, la riduzione del numero dei parlamentari e una riforma della legge elettorale che preveda la reintroduzione delle preferenze.
Che l’abolizione delle Province sia la panacea di tutti i mali non è ancora stato dimostrato da nessuno, ma i parlamentari, anche quelli di casa nostra che nelle Province hanno fatto la loro “fortuna” politica, stringono strenuamente tra le mani la bandiera dell’anticasta annunciando, a gran voce, i passi avanti mossi verso la cancellazione di un ente di primo livello previsto nel titolo V della Costituzione. I signori parlamentari calabresi dovrebbero spiegarci perché non lottano contro la chiusura del tribunale di Rossano chiedendo le dimissioni del ministro Cancellieri, perché non chiedono il conto di una programmazione economica fallimentare schiava del nordismo leghista, perché non difendono le scelte scellerate sull’alta velocità che per ragioni ancora incomprensibili si ferma a Napoli. Quando ministri e parlamentari avranno cancellato le Province si renderanno conto di aver creato più problemi di quanti intendevano risolverne, solo allora, si spera, rifletteranno su quali siano le reali priorità utili a risollevare le sorti della Calabria. La speranza è che, per una volta, a dettare l’agenda politica non sia la demagogia ma la lungimiranza richiesta a chi occupa i più importanti ruoli di potere nel nostro Paese. * presidente del Consiglio della Provincia di Cosenza
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Sabato 28 Settembre 2013
Metropolitana Cosenza-Rende e Unical
Un tram che potrebbe portarci su binari sbagliati di Sebastiano Barbanti (deputato M5s) Ai ministri dell'Economia e dello Sviluppo economico e delle Politiche europee premesso che: la Regione Calabria tramite la Stazione unica appaltante (Sua) ha pubblicato una gara avente ad oggetto la Progettazione esecutiva, realizzazione del “Sistema di collegamento metropolitano tra Cosenza-Rende e Università della Calabria” e fornitura e messa in esercizio del relativo materiale rotabile (CIG: 501253176E); dopo una sospensione dei termini, con decreto del dipartimento LL.PP. della Regione Calabria del 12/08/2013, n. 11726, sono state disposte modifiche e integrazioni al capitolato speciale di leasing e al disciplinare di gara, recepite dalla S.U.A. con decreto del 27/08/2013, n. 12095, unitamente al riavvio della procedura disposta il 28/08/2013 (data di invio del bando alla GUUE) ; il nuovo termine di scadenza per la presentazione delle offerte è dunque fissato per il 29/10/2013, ore 12:00 (giusta nota del dipartimento LL.PP. del 28/08/2013, n. 273955); l’opera dovrà essere realizzata, oltre che su terreni pubblici, su terreni privati per i quali non sono state neppure avviate le procedure espropriative; l’importo a base della gara è di 160 milioni di euro, in gran parte derivante dall’utilizzo di fondi Fesr sui quali il ministero dell’Economia e dello Sviluppo economico ha l’obbligo di vigilare; gli stati membri, al fine di poter usufruire dei fondi di cui sopra, devono rispettare quanto previsto dal Regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006 , relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e recante abrogazione del regolamento (CE) n. 1783/1999; nell’espletamento di queste attività sono coinvolti vari organi facenti capo al ministero dell’Economia e dello Sviluppo : il dipartimento per lo Sviluppo economico (DPS- Servizio fondi strutturali), l’ ispettorato generale per i rapporti finanziari con l’Unione Europea (Igrue) della ragioneria generale ed altri ancora; occorrerebbe riesaminare l’effettiva sostenibilità economico-gestionale dell’opera, basandosi la sua fattibilità economica sulla previsione progettuale di 49.000 passeggeri al giorno, ovvero circa la metà dei cittadini cosentini e rendesi messi assieme, e se è vero che per altre città (Firenze, Venezia, Bergamo, Cagliari, Padova, ecc.) l’utenza giornaliera si aggira fra il 2 e il 6% della popolazione, è facile intuire con somma probabilità le conseguenze dannose di un errore previsionale di tale portata; dal punto di vista della sostenibilità urbanistico-ambientale, ripristinare i binari rimossi non molto tempo fa, renderà il viale Parco una stretta e lunga aiuola spartitraffico, separata dal contesto circostante dalla barriera ferrata, producendo danni in termini di qualità ambientale e di vivibilità generale della città e procedendo in controtendenza rispetto a quella scelta urbanistica che voleva individuare nel Viale una funzione di ricucitura tra centro città e periferia, dov’è previsto uno sviluppo ed una riqualificazione urbanistica; per l’analoga esperienza di Messina, il sindaco Giuseppe Buzzanca ha dichiarato, lo scorso anno : .. «Il tram è stato un fallimento, una scelta sbagliata. È inutile prendersi in giro, dobbiamo dire la verità. Una città è stata devastata, alcune zone hanno subito un danno notevole e non ci sono stati grandi vantaggi per il trasporto pubblico. Per non parlare dei costi: un bagno di sangue per le casse del Comune»..., e ancora ...«Al posto del tram ci sarebbe voluto il filobus che non avendo bisogno di rotaie non avrebbe intaccato la fisionomia delle strade»... ; negli anni ‘90, quando l’opera è stata pensata, a detta dell’interrogante, aveva un senso ipotizzare una linea su rotaia, a trazione elettrica, visto che i mezzi su gomma funzionavano a gasolio (molto inquinante), mentre oggi il trasporto pubblico si orienta verso mezzi su gomma, a trazione elettrica o a metano, nella ricerca della massima flessibilità d’uso e di un veloce ritorno delle risorse impiegate; Cosenza ha già implementato un servizio di Circolare veloce, aderente a questi principi, e che basterebbe sperimentarlo sull’intera porzione di territorio dell’area urbana che dovrebbe essere servito dalla Metropolitana leggera, per verificare i reali flussi di passeggeri giornalieri; premesso ancora che : nel bando modificato è previsto che l’offerente dovrà prevedere una ripartizione dei costi tra la programmazione 2007/2013 e la programmazione successiva, 2014-2020, come testualmente riportato : “...ai sensi del paragrafo 3.3 degli Orientamenti sulla chiusura della Programmazione 2007/2013 (Decisione CE n.1573 del 20 marzo 2013) e nel rispetto delle modalità che saranno indicate dall’amministrazione regionale, al fine di assicurarne il completamento con risorse del ciclo di programmazione comunitaria 2014/2020, nell’eventualità che, per cause non previste, non possa essere rispettato il cronoprogramma di realizzazione contemplato dall’appalto.”... ; la citata decisione CE n.1573 di cui al precedente paragrafo 3.3 dispone testualmente : ... “La Commissione può accogliere le richieste di suddivisione di grandi progetti su due periodi se sono soddisfatte le seguenti condizioni : o il progetto prevede due fasi chiaramente identificabili per quanto riguarda i suoi obiettivi materiali e finanziari; o la prima fase del grande progetto è pronta a essere utilizzata per lo scopo o la funzione precisati nella decisione della Commissione entro il termine di presentazione dei documenti di chiusura; o la seconda fase del progetto è ammissibile al finanziamento dei fondi strutturali e/o del Fondo di coesione nell’ambito del periodo 2014-2020; o la domanda di modifica di un grande progetto riduce la dotazione finanziaria nel periodo 2007-2013 (prima fase) mantenendo al contempo l’obiettivo generale originario da realizzare entro il periodo 2014-2020 e fa riferimento alla seconda fase del progetto.”... la citata decisione CE n.1573 stabilisce di identificare con due fasi “chiaramente identificabili” gli obiettivi materiali e finanziari del progetto che, invece, a detta dell’interrogante, non sono in alcun modo identificati nel crono-programma del progetto ; Considerato, infine, che : la procedura, avviata con grave ritardo dalla Regione Calabria, potrebbe comportare il mancato rispetto di queste norme e potrebbe comportare il mancato riconoscimento delle spese sostenute, con conseguente disimpegno di fondi Fesr e obbligo di restituzione da parte dell’Italia all’Unione europea; Si chiede : se i Ministri interrogati siano conoscenza dei fatti esposti in premessa; di verificare la legittimità del bando attraverso le procedure di ispezione proprie demandate agli stati membri dalle norme comunitarie: Regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, 11 luglio 2006 ; Regolamento (CE) n. 1828/2006 della Commissione ; Regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo; di verificare il rispetto del D.Lgs. n. 163/2006 e di tutte le altre norme statali, in tema di appalti pubblici, e Comunitarie, in tema di utilizzo dei Fondi Strutturali; di verificare il rispetto della decisione CE n.1573 del 20 marzo 2013; di sapere se la modifica al “grande progetto” è stata notificata alla UE, se è stata accolta ed in caso affermativo di quanto è stata ridotta la dotazione finanziaria 2007/2013 ai sensi del citato paragrafo 3.3 della Decisione CE 1573/213.
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Sabato 28 Settembre 2013
Una strada senza uscita
Ma quanti morti servono ancora?
Il consigliere regionale Mimmo Talarico ha presentato un’interrogazione a risposta immediata al presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti e all’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Gentile, in ordine ai lavori di ammodernamento della ss. 106 Jonica. «Alla luce - afferma Talarico - della richiesta formulata dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi alla Regione Calabria di indicare entro il 10 settembre le opere “prioritarie” tra quelle contenute nell’Intesa generale quadro del 2002, ho inteso interrogare il governatore Scopelliti e l’assessore ai Lavori pubblici Gentile per sapere se sia stata rispettata la scadenza indicata dal Governo e se nella riscrittura delle “priorità” sia stata inserita la ss. 106 Jonica. Credo l’ammodernamento della ss. 106 Jonica, nel’ambito della riqualificazione della rete viaria regionale e nazionale, al di là di ogni altra considerazione sulla sicurezza per chi giornalmente la percorre, costituisca un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo della Calabria, per il potenziamento dei porti di Corigliano Calabro, Cariati e Crotone e della linea ferroviaria jonica - oggetto di scippi continui ed abbandonata a se stessa - e dell’aeroporto di Crotone (unico scalo aereo presente nella Calabria jonica) e che non siano più ammissibili interventi disorganici, spezzettati, sull’importante arteria, che peraltro risultano molto più costosi, oltre che non risolutivi». Esprime soddisfazione Fabio Pugliese, autore del libro Chi è Stato?, un racconto-inchiesta
Il consigliere regionale Talarico ha presentato un’interrogazione al governatore Scopelliti e all’assessore Gentile in merito ai lavori di ammodernamento della ss.106 Jonica
sulla strada statale 106 Jonica calabrese: «Mimmo Talarico, che ringrazio per la sua sensibilità, la sua determinazione ed il suo impegno politico in favore della ss. 106, ha accolto la mia richiesta presentando una interrogazione immediata al presi-
La statale 106 Ionica Nel riquadro, Fabio Pugliese e Mimmo Talarico
dente della Giunta regionale ed all’assessore ai Lavori pubblici. Ritengo che sia fondamentale che i cittadini tutti sappiano quali sono le reali intenzioni del governo regionale circa l’ammodernamento della famigerata “strada della morte”. Resto convinto che l’interrogazione presentata da Talarico - data la sua oggettiva importanza - troverà una rapida risposta dal governo regionale e non rinuncio a sperare che l’ammodernamento della ss. 106 calabrese possa risultare finalmente una priorità per la Regione Calabria. Condivido totalmente le considerazioni che Talarico ha espresso sulla strada statale 106 Jonica calabrese nell’ambito della sua interrogazione. Sono certo che la ss. 106 è, senza ombra di dubbio, una arteria viaria prioritaria non solo per la Calabria ma per il Mezzoggiorno e l’Italia e credo fortemente che Talarico, con la sua interrogazione, possa incentivare un’importante processo di sensibilizzazione nei cittadini calabresi necessario a rinnovare quella volontà di lottare con forza per chiedere l’ammodernamento di questa importante arteria viaria; a fare in modo che i molti cittadini calabresi possano iniziare a credere con maggiore vigore in questa battaglia; utile far sostenere con maggiore slancio, forza e presenza i comitati pro ss. 106 perché i rischi, nel percorrere la “strada della morte”, sono di tutti; a svegliarci dal torpore che ci assale e ci ipnotizza tutti per ottenere finalmente l’ammodernamento di una strada che appartiene a tutti noi calabresi che abbiamo il dovere di non ricordare questa importante arteria viaria solo in occasioni tragiche!».
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Sabato 28 Settembre 2013
Mezzoeuro Raccolta firme on-line
di Gianfranco d’Atri
L’Università della Calabria ha conferito negli anni alcune lauree honoris causa a prestigiosi studiosi di diverse discipline e a personalità eccellenti in diversi campi (nella tabella sono riportati nomi e date). Il titolo, assolutamente onorifico e senza implicazioni di carattere pratico, sancisce un riconoscimento pubblico e collettivo del corpo accademico a queste personalità, che vengono, in qualche maniera, adottate dalla comunità universitaria in una sorta di ruolo di ambasciatore nel mondo. Infatti, si tratta di soggetti noti a livello internazionale. Nell’elenco dell’Unical spicca, per diverse ragioni, un nome: Silvio Berlusconi. Perché nel novembre 1991 i docenti della Facoltà di Ingegneria abbiano deciso di conferire al dottore in giurisprudenza Silvio Berlusconi il titolo di Ingegnere gestionale resta un argomento da approfondire. Certo è che lo stesso, forte di questo titolo, decise di scendere in politica ... e il seguito è ben conosciuto. A dire il vero Berlusconi non ha mai utilizzato, come titolo di merito (almeno in pubblico, forse però se ne sarà fatto vanto con... Mubarak e famiglia!) questa onorificenza. Sarà stato scontento dell’Unical, non ritenendo i suoi colleghi laureati - gli ottimi ingegneri di Arcavacata - all’altezza della sua fama e notorietà? Né i proponenti del secolo scorso potevano prevedere gli sviluppi della carriera dell’allora giovanissimo imprenditore di successo.
Dalla candidatura al Nobel alla revoca della laurea Ma a questo punto, la laurea esiste, il certificato è esposto (forse in una stalla di Arcore?) e il sito dell’Unical elenca il nome Berlusconi fra quelli che sono forniti come esempio ai giovani di oggi, che si sforzano per conquistare una laurea questa sì con onore - e che apprendono, però, anche modelli comportamentali e di relazioni sociali. Se quindi vogliamo fornire, anche attraverso queste forme simboliche, un orientamento concreto alle nuove generazioni, non possiamo tollerare che l’on. Silvio Berlusconi continui a fregiarsi di un titolo della nostra Università, anche se il Senato della Repubblica sta impiegando tutto questo tempo per assumere un provvedimento banale, il Senato accademico prenda immediati provvedimenti. E si noti che non esiste alcuna legge Severino per i titoli accademici: non è prevista la decadenza da laureato per aver riportato condanne penali, o l’impossibilità di completare gli studi per chi dovesse persino essere condannato alla detenzione. La revoca della laurea ad honorem va effettuata proprio perché è venuto meno l’onore, quello stesso onore che insieme alla disciplina è previsto dall’art. cinquantaquattro della Costituzione per chi svolge funzioni pubbliche. Essere condannato per aver sbagliato non fa perdere l’onore: espiare la pena in accordo alla legge porta alla riabilitazione, e non deve essere un marchio infamante a vita, né per un deputato né per un ladruncolo. Ma Berlusconi, con il suo rifiuto di accettare l’applicazione della legge, il suo pervicace attaccamento alla carica e la volontà di trascinare tutti nel baratro, se fosse necessario, ha perso l’onore.
Silvio Berlusconi
Gioie e dolori per il Cavaliere sbalzato di sella. Un gruppo di docenti universitari richiede la Rettore la revoca della laurea honoris causa in Ingegneria gestionale conferita nel 1991 a Silvio Berlusconi L'iniziativa non è prevista da norme statutarie Sarebbe la prima volta che verrebbe applicata in Italia (e forse non solo...)
Non può essere additato ad esempio agli studenti dell’Unical, né fregiarsi di un titolo, che è di fatto l’unico concreto risultato del lavoro di un docente: la laurea. Dal 1981 al 2013
Lista dei titoli “honoris causa” conferiti dall’Unical Gerhard Rohifs, lettere 13/04/1981 Luigi Luca Cavalli Sforza scienze naturali 15/03/1986 Silvio Berlusconi ingegneria della gestione 27/11/1991 Carole Dionisotti, lettere 15/12/1994 Gianni Amelio, lettere 28/05/1996 Eric P. Hamp, lettere 12/06/2000 Frank Iacobucci, scienze politiche 23/10/2003 Gianvito Resta, lettere 17/11/2003 Boris Ulianich, storia 04/06/2008 Saverio Strati, filologia moderna 13/12/2010 Roberto Benigni, filologia moderna 17/01/2012 Mario Cartone Linguaggi dello spettacolo del cinema e dei media 24/10/2012 Vandana Shiva scienza della nutrizione 09/04/2013
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Sabato 28 Settembre 2013
Via col vento
Anche per Tommasi gireranno le pale Inchiesta "Eolo" sulle presunte tangenti per la costruzione di centrali eoliche. A processo l'ex assessore regionale Diego Tommasi Il giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro ha rinviato a giudizio l’ex assessore regionale all’Ambiente della Regione Calabria, Diego Tommasi, nell’ambito della vasta inchiesta denominata “Eolo”, connessa al settore dell’energia eolica. Accogliendo la richiesta della procura della Repubblica di Catanzaro il giudice, Maria Rosaria Di Girolamo, ha mandato Tommasi al processo, che avrà inizio il prossimo 6 dicembre, dove dovrà rispondere di concorso in alcune ipotesi di reato contestate ad altre persone le cui posizioni sono già state in precedenza sottoposte all’attenzione del gup. Si tratta, in particolare, di otto persone - politici, imprenditori e funzionari regionali calabresi - e tre società coinvolte nel filone relativo ad una presunta maxi tangente promessa ed in parte sborsata per la realizzazione del parco eolico “Pitagora” di Isola Capo Rizzuto e per l’adozione da parte della Regione Calabria delle “Linee guida sull’eolico”. Tra di loro l’ex vice presidente della giunta regionale di centrosinistra, Nicola Adamo; l’amministratore e socio della Piloma srl, Saigese spa e Loda service, Giancarlo D’Agni, considerato dalla pubblica accusa stretto collaboratore di Adamo; l’imprenditore Mauro Nucaro e l’ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento economia della Regione, Carmelo Misiti. Dopo aver inizialmente indagato Tommasi in “Eolo”, la procura aveva sollecitato l’archiviazione della posizione dell’ex assessore, ma poi l’esito di alcuni interrogatori ha spinto il pm procedente, Carlo Villani, a revocare quella richiesta, riaprendo lo stralcio dell’indagine che ha portato Tommasi in aula. L’inchiesta “Eolo” è stata avviata nel lontano 2006 ed è passata per tre diversi uffici di procura. Le indagini, infatti, hanno preso le mosse da Paola, da dove il relativo fascicolo di oltre cento faldoni fu poi trasmesso a Cosenza per competenza territoriale, e dove venne poi inviato a Catanzaro poiché i presunti reati sarebbero stati commessi nel capoluogo calabrese. Qui, divisa fra le varie forze di polizia, la mole di materiale investigativo è finita all’attenzione del sostituto procuratore Villani, - coassegnatario del fascicolo assieme al procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ed al- Diego l’aggiunto Giuseppe Borrelli - che alla fine, Tommasi dopo lunghi mesi di lavoro, ha emesso un provvedimento di conclusione indagini per due filoni d’inchiesta, quello sulla maxi tangente e sulle “Linee guida sull’eolico”; ed un altro, che pure ha già portato davanti al gup venti persone per accuse che vanno dalla corruzione, all’abuso d’ufficio e falso, coinvolte nella tranche investigativa che ruota attorno ad autorizzazioni rilasciate per la realizzazione di diversi parchi eolici nel Casentino, inviando il materiale relativo ad un terzo filone alla procura di Cosenza, territorialmente competente, e chiedendo, per quanto riguarda un quarto filone, l’archiviazione delle accuse ipotizzate nei confronti di sedici persone.
Giudici che ci ripensano
Annullata sentenza per l’omicidio Foti È stata annullata con rinvio dalla Cassazione la sentenza emessa il 7 febbraio scorso nei confronti di Andrea Foti, 36 anni, di Stefanaconi, in provincia di Vibo Valentia, che era stato condannato in secondo grado a 10 anni per concorso nell’omicidio e nel successivo occultamento del cadavere di Michele Penna, 30 anni, assicuratore e segretario cittadino dell’Udc di Stefanaconi. Sara’quindi necessario un nuovo processo dinanzi alla Corte d’Assise d’appello di Catanzaro, avendo la Cassazione accolto il ricorso del sostituto procuratore generale, Marisa Manzini, tendente a dimostrare la premeditazione del delitto avvenuto il 19 ottobre 2007. Il corpo del segretario dell’Udc di Stefanaconi non è mai stato ritrovato e, secondo l’accusa, Penna sarebbe stato eliminato in quanto intenzionato a staccarsi dalla cosca del paese, che sarebbe stata guidata dal presunto boss Nicola Bartolotta (di cui Penna aveva sposato la figlia), con l’intenzione di formarne una nuova. Michele Penna sarebbe poi stato punito dal clan, secondo l’ipotesi degli investigatori, anche per una presunta relazione con la moglie di un affiliato alla cosca all’epoca detenuto.
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Sabato 28 Settembre 2013
Mezzoeuro Toghe in discussione
di Giuseppe Aprile
Prima si dava per scontato che la legge non ammetteva ignoranza. Ora si sa che la legge protegge l’ignoranza e su tale protezione fonda il sistema di Stato che di fatto si regge sulle regioni alle quali riserva poteri minimi per l’autonomia legislativa e massimi per il suo superpotere. Calabria e Italia, Sud e Nord sono finalmente diventate quasi una cosa unica, ma in male. Perché s’è passati dalla differenza di natura economica, politica, sociale ad una sorta di comunanza di situazioni dove l’illegalità e la diffusione della strumentazione affaristica, hanno reso il territorio totale come sede di povertà, si dominio criminale. Una sorta di allargamento dal basso, dal Sud verso il Nord.
Nostalgia del verdetto finale Non la trasformazione di un Mezzogiorno in area unificante e produttrice di sviluppo, di fabbriche, di agricoltura che produce e da lavoro e promuove progresso e civiltà, ma la riduzione ad area di sfruttamento e di sottosviluppo di tutto in Nord dove non si va più per lavoro e nuova vita, a si va perché il mercato degli interessi e della malapolitica s’è allargata ed è diventato assolutamente nazionale. Quello che Berlusconi ed il suo centrodestra -che non è tale in quanto il centrodestra è un fatto politico nel mentre Berlusconi è un fatto a sé e per sé, non ha alcun rapporto con le tesi politiche che avevano una loro validità storica oltre che un significato identificabile con le ideologie e le idealità- che dir si voglia!-. Ora la cattiva gente della propria terra ha conservato- e non poteva essere diversamente- la condizione di nascita, ma operativamente ha scoperto il proprio mercato di interessi a Milano, a Torino, nelle terre tradizionalmente sedi di progresso economico e di lavoro industriale. Ora il malaffare della società meridionale ha scoperto il lavoro edile al Nord, i poteri di traffico illecito nelle aree dove la società aveva una vita ricca di poteri e vicina davvero al centroeuropea. E, quello che maggiormente influenza la situazione in questo paese, è che la politica arriva sconfitta e l’economico domina l’intero corpo sociale ed ha assorbito i valori della politica vera. Il consenso non avviene più per rafforzare le qualità del lavoro di costruzione sociale dell’avvenire del paese, ma è la risultante di combinazioni che si basano sul dominio dell’interesse economico che contrasta nettamente con l’etica costituzionale e la scienza della politica. Il consenso non avviene sulla proposta della qualità di pensiero, di religione, di cultura sociale, ma è la risultante delle combinazioni che legano i gruppi e le persone in base a convenienze a base di denaro e di ricchezze private. Non scandalizza più nessuno che le persone ed i gruppi che contano sono tutto altro che forze politiche. Non scandalizza nessuno che la politica è stata trasformata in impresa e che i politici sono gli impresari che gestiscono il denaro e gli averi pubblici. Diventano normali, un fatto legale, che dominano il sistema pensionistico e retributivo in base al potere che chi gestisce ha e tutto quello che fa diventa legale. Si scoprono, in verità, che anche nel passato sono stati costruiti poteri in accordi tra le parti (governi e sindacati), È in base a leggi e accordi sindacali che esistono pensioni d’o-
Magistratura e politica, la polemica si complica e la società subisce
Sono tante, poi, le questioni che presenta il sempre più complicato sistema informativo di questa Italia televisiva e della carta stampata, sotto il dominio di troppi giornali e di giornalisti che non sanno sfuggire alla logica della dipendenza. Ciò premesso e ritenendo ogni giorno più ricco il panorama di questioni che si presentano quotidianamente, facciamo alcune considerazioni sapendo che comunque non si debba rinunciare, a qualunque costo, ad approfondire ognuna delle quotidiane complicazioni presenti, perché la rinuncia non aiuterebbe altro che le ulteriori abusive opinioni davvero “in vacanza”.
diziario. Ora avviene che anche al termine dell’ultimo grado di giudizio ci si permette di mettere non solo in discussione, ma addirittura di ritenere provocazione, anche una condanna confermata dalla Cassazione. Non solo ancora si ritiene importante il diritto a ricorrere, ma si esprimono giudizi nei confronti di sentenze di cassazione come se ci trovassimo di fronte a opinioni di gente che si diverte a chiacchierare al bar o in una pubblica piazza. E ci si dimentica che quelli che sono gli organi attraverso i quali la magistratura non sono cambiati negli ultimi tempi. A dimostrazione che quello che sono i componenti dell’organo superiore della magistratura non sono cambiati per ragione politica, oggi rispetto a venti anni addietro. Non solo. Se si ritiene possibile che la Cassazione possa fare operazioni per ragione politica, non si vede come non le possa fare per altrettanto gravi ragioni (corruzione di testi, alterazioni della struttura delle indagini, compravendita di interessi, cambiamenti dovuti alle più varie ragioni tra un primo giudizio e l’ultimo). Verrebbe fuori un quadro che metterebbe in discussione l’apparato giudiziario senza avere più il riferimento legislativo per una vita regolata dalla legge e quindi dal diritto. Non solo, ma si rendono possibili situazioni dove si rimetterebbe in discussione il rapporto tra organo legislativo e sistema giudiziario, tra Magistratura e politica.
Una volta nessuno si sarebbe mai permesso di mettere in discussione un verdetto di un organo superiore come quello della magistratura, pur essendo sempre viva la libertà di opinione e mai mancando il possibile eccessivo errore giu-
Dove la ragione? Ma se la magistratura può manipolare la verità per ragioni politiche, perché non lo potrebbe fare per le altre ragioni? E se lo fa oggi, quante volte lo avrà potuto fare nel passato? E se lo fa per il politico, perché non l’ha po-
ro, guadagni illimitati, privilegi retribuitivi, differenze tra eguali. Se ci sono padroni e servi, è perché la legge non combatte le differenze; è perché è diventato legittimo e futuribile il sistema delle disuguaglianze e della sudditanze, della differenza e dei privilegi in genere.
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Sabato 28 Settembre 2013
Toghe in discussione
seguali, tra lavoratori. E si nascondo in veri “padroni del vapore” che salterebbero, in futuro, con il frutto dei loro privilegi e della sicurezza che si sono creata. Nel mentre gli sfruttati del lavoro e i sudditi, avranno fatto la fine della eliminazione dal contesto sociale. Si deve fare chiarezza assoluta. Alla base di tutto è la questione della funzionalità della giustizia e di una sua immediata riforma da non confondere con una riforma di strutture operative e di finanziamenti verso esse. Che pure ci sono, ma funzionali ad impedire al massimo e per i forti l’applicazione della vera giustizia. La questione è nei poteri del governo. L’illegalità non è questione di volontà di singoli e di ceti sociali. È una questione di regole fondamentali dello Stato e di difesa della sua legge fondamentale e indiscutibile che è la Costituzione. Va detto che oggi, tutto quanto avviene di male, ed è troppo, è difeso dalla legge ingiusta e, conseguentemente dal sistema giudiziario e investigativo.
tuto fare per il criminale comune, per chi è stato condannato all’ergastolo, per il povero che ha rubato una gallina per fame o per un tizio che ha sbagliato una sola volta nella sua vita, con una condotta adamantina nel mentre per una piccolezza viene ritenuto colpevole di un reato penale quale può essere quello di una alterazione di un allaccio di energia elettrica che ha consentito un minimo di luce ad un povero cristo morto di fame per povertà assoluta o perché hai utilizzato dell’acqua di un abbeveratoio, avendo vicino un pezzo di terra, altrimenti finita nelle fognature o per la via vecchia incanalandosi fino a disperdersi dopo avere fatto pozzanghere e rigagnoli pericolosi per i passanti? Il codice prevede il “furto di energia elettrica” (indipendentemente se si trattava di lire o di milioni-di povera gente o speculatori-) con danno per la “povera” Enel o per il “povero” comune che stipendia scansafatiche e privilegiati. Sempre reato penale è, come quello di peculato dove trova scuse di difesa il politico che sfrutta, per una decisione collegiale del Consiglio che non pretende bilanci e giustificazioni di spesa e non certo un amministratore che “disperde” un foglio di carta per fotocopia, il costo di una tefonata. Il reato di peculato scatta subito e non si prevede una quantità minima di danno, scusabile o comprensibile. Scattare il vero peculato anche per una lira, dove i milioni attraverso l’uso di un gruppo regionale politico, equivalgono alle lire di pochi fogli di carta per stampatrice. Un esperto di finanza, di un sistema mafioso, si arricchisce a spese della collettività, ruba miliardi e, se nessuno lo denuncia, è un cittadino perbene. Uno che stacca una arancia da un albero, di
passaggio da un orto, che non ha denari oltre la misera pensione ed anche una mela può fargli gola, diventa un ladro se viene denunciato dal padrone. La questione delle leggi, che di questo eventualmente si tratta in modo davvero scandaloso, nessuno parla, non è all’ordine del giorno. Quella del magistrato sì. Al Pdl fa più comodo parlare del magistrato (che può essere comunista, di sinistra, che vuole cacciare per rivalità l’avversario politico) e non certamente della legge perché in questo secondo caso sarebbe indiscutibile la propria assoluta responsabilità essendo il Parlamento l’organo legislativo. Qui avviene che il politico, colpevole della legislazione vigente, se la prende con il magistrato che ha l’obbligo di applicare appunto la legge. Esiste una grande questione che riguarda il rapporto tra potere giudiziario e potere esecutivo. Tra il politico ed il giudiziario, tra la legge ed il magistrato, tra la magistratura e la società. Su questo non si discute. Si discute mattina e sera, giorno e notte, in tutte le ore ed in tutti i minuti di Berlusconi e dei suoi casi giudiziari e con un sistema creato che impedisce di sapere dove e come si possa applicare la legge e il diritto nei confronti di tutti, in modo davvero che la “legge sia eguale per tutti”.La confusione di oggi, che non è confusione generale ma solo per tifosi di parte, nasce dal non volere riconoscere le ragioni della crisi e la sua fonte. Non è dilazionabile la chiarezza sui fatti, che è solamente da registrare per provocare la soluzione delle tragedie. Con il passo che questa nostra società “politica” sta facendo, il traguardo futuro è la guerra tra ceti sociale, tra poveri e ricchi, tra di-
Come concepire che gente centrale di governo si permette di prendersela con la Magistratura e la legge quando deve prendere atto che la legge che c’è è eguale per tutti? Troppo comodo che uno preso con le mani nel sacco, se la prenda con il carabiniere che lo ha scoperto e quando viene condannato dice che il giudice ce l’ha con lui. Abbiamo questo sistema? Fa ingiustizie? Ed allora il problema è di prendere atto, per tutti, che abbiamo una questione di fondo da affrontare: lo Stato di diritto nello stato e la giustizia che è fatta di magistrati nella fase applicativa, ma di regole nella fase determinante che quella che legifera, che consente di vedere le ragioni ed il torto, chi compie reato e chi no. Alla base di questa nostra crisi economica e sociale, quindi, va identificata la questione del rapporto Stato cittadini (tutti), della Giustizia che non è all’ordine del giorno se non solo come interesse di una parte sull’altra e l’incapacità del Parlamento, nella complessità del suo essere, dove risiede ogni forma di ragione per quanto di male avviene in questo Paese. Bisogna finirla con il sistema che vede la parte che compie reati e malversazioni, alleanze organiche con la criminalità, che usa solamente gente di malaffare per continuare a far vivere il paese di corruzione e di null’altro. È vero che in tutte le aree ci sono colpevoli, Ma c’è una diversità. In una parte la colpevolezza è nell’errore politico e nella presenza di una minoranza di egoisti e di ambizioni, nell’altra c’è la scoperta e l’applicazione di una santa alleanza tra le forze affaristiche e criminali, per impadronirsi ulteriormente dello Stato e della sue rosse, a danno della massa che lavora, soffre, paga le tasse e non ha diritto a reagire perché, ripetiamo, la corruzione è protetta anche dalla legge vigente. Vogliamo contare quanti e chi sono i corrotti ed i corruttori? Non è difficile farlo. La sinistra ha anche sbagliato diverse volte, ma la corruzione dello Stato è un fatto tutto riferibile a chi ha trasformato la politica ed i politici in affare e amministratori di poteri e di regione e di Stato. Basta guardare a come tutto viene utilizzato non in base a credo politico, ma disponibilità all’affare. L’Italia non è governata dalle leggi e dal parlamento, ma da famiglie, da gruppi di corrotti: Le scelte della rappresentatività non è governata più dall’etica politica, ma dalla logica affaristica. Diversamente, che c’entrerebbe il fascista accanto al socialista, il cattolico accanto al liberale, il qualunquista accanto all’ideologo, l’ex di tale casato accanto all’interesse della fazione di tradizioni assolutamente contrarie? E non sono incontri tra doversi, magari con nuove credenze politiche, ma di coloro che dalla politica sono passati all’affare e dall’affare del Sud sono passati all’affare nel Nord. Tornare alla politica è indispensabile. Ricostruire la classe dirigente è un dovere di questo stato oramai dedito alla crisi che non sorprende più nessuno.
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Sabato 28 Settembre 2013
Mezzoeuro La soddisfazione di Ance Reggio Calabria
Legalità, mattone dopo mattone L’associazione sta portando avanti da tempo una battaglia contro qualsiasi tipo di condizionamento mafioso in un settore che sta affrontando una gravissima crisi economica. Ora si raccolgono i primi frutti...
di Francesco Siclari*
Il Piano di controllo coordinato dei cantieri denominato “Sciamano” amplia la sua capacità di intervento in seguito alla firma del protocollo d’intesa tra la Prefettura e la Provincia. Una notizia accolta positivamente da Ance Reggio Calabria che, sul fronte della legalità, sta portando avanti da tempo un’azione a tutto campo. Il cammino che la nostra associazione ha intrapreso si pone come obiettivo prioritario l’avvio di una nuova fase in grado di segnare una radicale inversione di tendenza rispetto al passato. Una fase cioè imperniata sul rigoroso rispetto della legge, sull’osservanza del principio di legalità e quindi sul netto rifiuto di qualsiasi forma di condizionamento mafioso. Il nostro tessuto imprenditoriale, per la stragrande maggioranza composto da operatori onesti, è costretto ogni giorno a svolgere il proprio lavoro in condizioni estremamente critiche. Da una parte la crisi economica acuita dalla drastica diminuzione degli investimenti e dal ritardo dei pagamenti sta determinando per il settore delle costruzioni la chiusura di molte imprese e il conseguente calo dei livelli occupazionali. Per altro verso nel Mezzogiorno, e nel nostro territorio in modo particolare, le aziende devono fare i conti con la presenza asfissiante della criminalità organizzata. Proprio per questo motivo siamo fermamente convinti che sia fondamentale garantire l’assoluta trasparenza su tutto il sistema delle opere pubbliche. In tal senso registriamo con soddisfazione il rinnovo della collaborazione fra le istituzioni locali, attraverso la firma di un protocollo d’intesa che rafforza ulteriormente il funzionamento del sistema “Sciamano”. Sarà così possibile consolidare, rendendolo più proficuo, il rapporto fra enti e mondo imprenditoriale. L’Ance sta seguendo con grande attenzione questo percorso. Ma proprio per questo, per le piccole e medie imprese, vera ossatura dell’economia reggina, è necessario definire un meccanismo d’accesso quanto più possibile agevolato al funzionamento del sistema “Sciamano”. In questa direzione la nostra associazione ha compiuto passi concreti attraverso il canale preferenziale attivato già nei mesi scorsi con la prefettura e ha segnalato la necessità di sostenere le imprese mediante strumenti finanziari ad hoc o inserendo delle apposite quote nei capitolati d’appalto. I controlli in capo alle aziende implicano infatti dei costi aggiuntivi in termini di personale e di attrezzature automatizzate. Inoltre per rendere il sistema “Sciamano” ancora più efficiente servirebbe una maggiore flessibilità nelle comunicazioni specie in quei casi in cui l’impresa, per una ragione qualsiasi, è costretta a modificare un intervento o a cambiare fornitore in tempi brevissimi. Gli imprenditori del settore edile per primi chiedono di potersi avvalere di questi strumenti innovativi. La nostra associazione continuerà a fare la propria parte moltiplicando l’impegno a favore della legalità. Un’azione che Ance intende portare avanti mettendo a disposizione delle istituzioni le proprie professionalità, tutelando le tantissime realtà virtuose che operano nella nostra provincia e denunciando ogni forma di infiltrazione e condizionamento messo in atto dalla criminalità. * presidente Ance Reggio Calabria
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Sabato 28 Settembre 2013
Incentivare i progetti sì, ma vigilando
Usi e abusi del territorio
È necessario che si valutino le reali esigenze della popolazione per il recupero e la riqualificazione dell’ambiente rurale di Giovanni Perri*
La legge urbanistica della Regione Calabria, n. 19 del 16.4.2002 “Governo ed uso del territorio”, definisce - fra l’altro - i criteri di valutazione circa la destinazione e l’utilizzo dell’intero territorio comunale mediante lavoro di “équipe” per procedere, nell’ottica della interdisciplinarietà, ad una rilevazione e descrizione analitica delle caratteristiche fisiche del territorio interessato, delle sue risorse produttive, ambientali, storiche e naturali. La redazione del Psc (Piano strutturale comunale) di Bisignano costituisce uno strumento di pianificazione territoriale indispensabile per individuare e programmare il territorio agricolo e forestale secondo le specifiche potenzialità di sviluppo, sulla base di una relazione agro-pedologica, di uso dei suoli ed annessi allegati cartografici. Lo strumento urbanistico associato in questione dovrà pertanto contenere le linee di sviluppo dell’intero territorio comunale, soprattutto delle aree agro-forestali, che solitamente venivano trascurate e marginalizzate sia per volontà legislativa, sia per la disattenzione degli Amministratori che hanno dato priorità esclusiva, se non prevalente, alla cosiddetta armatura urbana delle città ed ai centri storici. Nel lavoro di gruppo, sotto l’ottica della interdisciplinarietà ed in sinergia a quanto prevede la legge n. 19/02 e più specificatamente all’art. 50, saranno individuate e classificate tutte le aree non ricadenti in quelle urbanizzate e/o urbanizzabili, da suddividere in sei sottozone (E1 - E2 - E3 - E4 - E5 - E6) e più specificatamente:
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E1: aree caratterizzate da produzioni agricole tipiche, vocazionali e specializzate; E2: aree di primaria importanza per la funzione agricola e produttiva; E3: aree caratterizzate da aggregati abitativi, utilizzabili per attività complementari ed integrate con l’attività agricola turistica, agrituristica, storica ed ambientale; E4: aree boscate o da rimboschire; E5: aree paesaggistiche ed ambientali non suscettibili di insediamenti a scarsa produttività fondiaria e di valore agricolo, ma di alto valore per la difesa idro-geologica del territorio, spesso a forte pendenza, ad alto rischio di erodibilità e di instabilità idro-geologica; E6: aree gravate ed assoggettate da usi civici.
L’art. 50 della legge prevede la individuazione e la classificazione delle suddette aree agro-forestale in ben cinque zone agro-forestali a diversa vocazione e suscettività produttiva per promuoverne lo sviluppo, attraverso la sistematica definizione degli interventi edilizi ed urbanistici ammessi, al fine di coniugare le risorse produttive ed ambientali-paesaggistiche con lo sviluppo del territorio. Il tutto finalizzato al raggiungimento degli obiettivi strategici di fondo quali la salvaguardia preminente della funzione produttiva, la tutela del paesaggio inquadrato nel problema più vasto dell’equilibrio ecologico, l’utilizzazione razionale dei programmi irrigui, interventi edilizi funzionali alla conduzione delle aziende agricole, per concorrere a un migliore utilizzo agricolo dei suoli da salvaguardare rispetto a destinazioni di usi alternativi. Il rilascio del permesso di costruire sarà dato all’azienda che manterrà in produzione superfici fondiarie che assicurino la dimensione dell’unità minima aziendale (piano di sviluppo aziendale), per l’esercizio economicamente conveniente dell’attività agricola. Nell’ambito della pianificazione territoriale e del-
la redazione del Psc si terrà conto delle diverse potenzialità delle aree rurali, in base a criteri oggettivi interdipendenti fra di loro, quali gli aspetti fisici del territorio e la natura del suolo, quelli naturalistici e botanici, il livello di produttività, la disponibilità delle risorse idriche, tipo di assetto e sistemazione fondiaria, attività lavorative in agricoltura, fonti di inquinamento ed infine aspetti paesaggistici ed ambientali. Diventa perciò necessario mettere insieme e coinvolgere i diversi soggetti e fattori che concorrono alla razionalizzazione ed alla valorizzazione del sistema produttivo agricolo, sociale, paesaggistico ed ambientale ed in genere della realtà rurale. In quest’ottica la pianificazione del territorio agroforestale è destinata a svolgere una funzione di ricucitura e di raccordo tra il livello urbanistico della tutela ed il corretto utilizzo delle risorse naturali. Tutto ciò è in perfetta sinergia con le moderne tendenze urbanistiche per salvaguardare, valorizzare e recuperare le “aree rurali” quali risorse di grande valore paesaggistico ed ambientale, in grado di mantenere e promuovere sistemi colturali produttivi che diano produzioni di qualità, unitamente al mantenimento degli equilibri naturali per la conservazione della biodiversità della flora e della fauna ed infine l’assetto del territorio dal punto di vista fisico ed idro-geologico, per favorire lo sviluppo socio-economico, la tutela e la salvaguardia ambientale ed il riequilibrio delle risorse naturali per un generale miglioramento della qualità della vita. È necessario pertanto che i problemi dello sviluppo del territorio vengano affrontati e programmati in rapporto alle reali esigenze della popolazione, al fine di perseguire obiettivi coerenti dello sviluppo, come pure il recupero e la riqualificazione dell’ambiente rurale, incentivando iniziative ed attività progettuali ed imprenditoriali collegate alle attività agricole, turistiche ed artigianali. * dottore agronomo
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Sabato 28 Settembre 2013
Pennelli dispersi Il M5S denuncia il furto di alcune tele del pittore dall’Abbazia di San Giovanni in Fiore, tele che in realtà lì non sono mai esistite, parola di censimento di Pietro De Leo
A partire dal 12 settembre è stata diffusa dalle testate giornalistiche l’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle depositata «per verificare se nell’Abbazia florense di San Giovanni in Fiore (Cosenza) furono rubate tele di Mattia Preti e, in caso di conferma, quali i provvedimenti per ricuperarle.
Cercasi Preti disperatamente L’atto - diretto al ministro dei Beni culturali e ai ministri di Giustizia, Affari regionali, Pubblica amministrazione, Affari europei e Sviluppo economico - riprenderebbe la denuncia pubblica di un consigliere comunale di San Giovanni in Fiore circa il furto di due quadri di Preti, mai considerato dalle istituzioni. Inoltre, nel testo si ricostruisce la vicenda del restauro dell’edificio religioso con fondi europei, fermo da tre anni, e della casa di riposo privata in locali del Comune ubicati nel complesso badiale. Una vicenda di irregolarità gravissime, silenzi e complicità tra poteri che han-
no badato al proprio utile, con gravi danni per il patrimonio culturale e per le casse pubbliche...». Il danno nella fattispecie è stato invece prodotto proprio dalla suddetta frettolosa e fasulla interrogazione. Infatti, per quanto attiene alla prima parte del quesito - che è poi quella più eclatante - sarebbe stato sufficiente controllare se non il minuzioso censimento eseguito da Alfonso Frangipane,
L’abbazia di San Giovanni in Fiore Nel riquadro, Mattia Preti
Inventario degli oggetti d’arte delle chiese di Calabria, Roma 1933, dove - come è noto - non esiste nessun riferimento a tele di Mattia Preti a San Giovanni in Fiore, almeno una accurata Guida turistica della Calabria. L’hanno forse trovato “ballando con le stelle”, guardando a un ritorno di consenso? Ma “a ‘ cca nisciuno è fesso”, declama l’onda del Sud anche nel Cenobio di Fiore! nel silenzio degli organi istituzionali ecclesiastici e laici.
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