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numero 22 - Anno 12 Sabato 1 Giugno 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce Assassino è chi uccide. Ovunque. ai giovani La tragedia di Fabiana www. mezzoeuro.it

Diamante, in porto per ora ci vanno solo i soldi

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Sabato 1 Giugno 2013

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Il legno storto

Enrico Letta

Il governo delle “larghe intese” (“larghe attese”) si è rafforzato?

La lettura del voto amministrativo al primo turno, ma c’è da aspettare quello del ballottaggio, ha dato segnali variamente interpretabili. L’antipolitica ha allentato la sua morsa (il M5S arretra), l’ondata dell’astensionismo si è portata in avanti, l’ispirazione locale della politica ha ripreso fiato, Mezzoeuro il malessere tuttavia c’è tutto. le prove che attendono Fondato da Franco Martelli il sistema dei partiti sono ancora tutte da giocare: Ediratio editore il quadro è pieno di ombre. Questa tornata di elezioni Direttore responsabile Domenico Martelli amministrative con ben sette milioni circa di elettori, Registrazione viene dopo, a breve distanza da quella politica Tribunale di Cosenza n°639 e dai turbinosi eventi della formazione di un governo del 30/09/1999 e della elezione del Capo dello Stato. Cosa è rimasto Redazione e amministrazione nell’animo degli abitanti delle città dove si vota, da Roma via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza a Siena a Pisa, a Corigliano e Acri, per non dire Responsabile settore economia di Comuni minori, di quegli esiti elettorali e quali Oreste Parise le conseguenze che ne sono discese? Quanto hanno pesato Progetto e realizzazione grafica sul voto comunale gli arretramenti di Pdl (perdita di tre Maurizio Noto milioni di voti) e del Pd (allontanamento di circa telefono 0984.408063 fax 0984.408063 sei milioni di elettori) con quel risultato che alla fine e-mail: ediratio@tiscali.it ha visto le due coalizioni di centrosinistra e Stampa di centrodestra distanziate di poco? Il Governo che si è Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) formato dopo tanti travagli, l’elezione del Presidente Diffusione della Repubblica che ha visto un Pd ai livelli più bassi Media Service di Francesco Arcidiaco della sua storia, in stato di completo sbandamento, hanno telefono 0965.644464 fax 0965.630176 segnato una altra debàcle per la politica alla quale Internet relations N2B Rende il governo Letta, nato da una innaturale avvicinamento Iscritto a: tra due forze divise su tutto (tra l’altro l’elettore italiano, Unione Stampa Periodica Italiana sempre un po’ tifoso, non trova più il nemico contro cui scagliarsi), dovrebbe dare una spinta rigenerativa: l’immagine che viceversa si offre al Paese è di un governo che stenta a vivere, tra mine e trappole, un supplizio n. 12427 che non si sa quanto possa durare

di Franco Crispini

È da escludere che le velenosità e le delusioni, i risentimenti dell’elettorato del PD amareggiato per il pauroso declino del proprio Partito, non abbiano influenzato in molte città, cittadini che o si sono rifugiati nell’astensionismo (probabilmente dovuto anche alla percezione di un minor peso delle amministrazioni locali riguardo ai grandi e prioritari problemi quali costo della vita, pressione fiscale, disoccupazione) o si sono ritratti (delusi) dal M5S o hanno finito per sentire demotivato il valore ed il carattere civico del voto (per le scelte obbligate di un personale locale dequalificato): in ogni caso, il prolungamento del modo in cui si è vissuta la vicenda delle elezioni politiche nazionali si è fatta certamente sentire anche quando si trattava di dare un voto su programmi e indirizzi per un buon governo comunale. E poi tutta la sfiducia verso il Governo Letta (contento tuttavia perché non è uscita premiata l’opposizione: ma quale?) sia da parte della maggioranza del popolo del PD che si rende conto che il progetto di cambiamento non può che naufragare, sia da parte di quello berlusconiano che non è lì a fare altro che imporre i disegni del Capo, a creargli uno scudo per i suoi guai giudiziari, non è stata sicuramente di meno nella determinazione della scelta elettorale qua e là nelle varie città, grandi e piccole. C’è da spiegare, forse ancora più accentuatamente, il fenomeno dell’astensionismo, a Roma soprattutto, ma anche in tante altre città: agli interessi locali si sono sovrapposte scontentezze e rabbie rimaste vive dalle elezioni politiche; si è avuta, per quell’orientamento astensionista, una confluenza di distacco dalle inconcludenze grilline, insoddisfazione per tutta l’odissea dei comportamenti del PD, ed anche altri allontanamenti dal PDL. Al PD le cose non sono andate storte, sia perché in molte città, come a Roma, si è guardato ad un "altro" PD, quello che ancora non c’è, sia perché ha potuto contare molto su di un radicamento sul territorio che al momento resiste. Al ballottaggio vanno a confrontasi quasi dappertutto le due coalizioni che sono in un governo che pare fatto a posta per pubblicizzare una concordia valida fino a quando il Cavaliere che ha per ora più di un motivo per non essere soddisfatto di come sono andate le cose, non deciderà di staccare la spina, ed è facile intuire quando ciò avverrà. Il secondo turno vedrà di fronte i “fratelli-coltelli” e sicuramente non sarà molto, per scontrarsi, quello che di specifico riguarderà la vita della città (il traffico, il degrado urbano, la fatiscenza di tante strutture, la casa, le aree marcescenti, e tanto altro) quanto le possibilità di un governo di quel genere di raggiungere dei risultati o di svincolarsi dai ricatti con una riforma elettorale da fare subito. È molto probabile che nei ballottaggi il centro sinistra avrà la meglio perche sarà sostenuto da quella parte di elettorato che saprà vedere una coincidenza tra buoni programmi per i territori e progetti di cambiamento da affidare ad un nuovo governo non ingabbiato nelle maglie del vituperato berlusconismo. Il caso di Marino a Roma è assai emblematico: il successo che lo porta al ballottaggio col sindaco uscente è dovuto quasi interamente al fatto che non ha marciato allineato con le scelte contraddittorie del suo Partito, un PD in cui diventa sempre più vaga l’idea di quanto deve dare forza e valore alla politica. A voler trarre provvisoriamente una conclusione si potrebbe dire: in non pochi casi, dovunque, la portata incandescente dei problemi amministrativi locali, per i quali si sono date ricette di ogni tipo (anche inadeguate alla complessità delle situazioni), non ha impedito che si guardasse altrove,che si esprimessero valutazioni e riserve sul quadro politico nazionale con tutte le sue ambivalenze e incapacità di incidere sui tessuti territoriali.



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Sabato 1 Giugno 2013

E fa sempre più freddo

È la coperta che è corta conterranea per i calabresi serve a poco o a nulla. Tanto più che combattere a livello locale per postazioni politiche e di partito quando lo scenario nazionale è così incasinato da poter capovolgere il tavolo in qualsiasi momento sarebbe come combattere su linee di frontiera scritte sulla sabbia. E difatti, i "nostri", non combattono mica per questo. Quello che appare, quello che è possibile scorgere quantomeno in superficie è guerra sì ma di soldi. Per soldi. Non dell’uno contro gli altri o degli altri contro l’uno. Ma della e per la sopravvivenza di una comunità contro un’altra o di una comunità di riferimento contro l’altra. E così la sanità da ripartire e da controllare è per soldi, soldi veri e non per carriere.

Questa volta rischia di commettere un serio errore di superficialità la pubblicistica quotidiana se s’affanna ogni giorno a raccontare una guerra politica che non c’è e che non potrebbe esserci. Guerra di carriere, di posti di comando, di strategie. Addirittuta di partito dentro il partito. Il riferimento è all’annoso e a fasi alterne pernicioso braccio di ferro che non è mai cessato del tutto tra il governatore Scopelliti e la griffe Gentile, con Tonino il senatore a fare la parte del falco e Pino la colomba consolidata. Ma è una descrizione romanticamente virtuale quella che ne viene fuori. Per certi aspetti, almeno fino a ieri, persino auspicabile segno certo di uno stato di salute complessivo della regione dignitoso e in grado di potersi permettere guerre di posizione. Oggi purtroppo, la realtà è ben altra cosa. E al cospetto di trasporti a due passi dal default, della sanità che non rientra mai, della programmazione comunitaria commissariata e di un bilancio che non ce la fa a sfamare tutto l’entroterra di guai che c’è in giro le teoriche battaglie in nome del coordinamento regionale del Pdl o della lista Scopelliti che si starebbe organizzando per fatti suoi e per fare le scarpe al Pdl stesso appaiono, francamente, risibili. E i "nostri", sia chiaro, infatti non ridono per niente e sanno bene che tutto si possono permettere di questi tempi tranne una contrapposizione di fatto per puri espedienti politici da difendere. Non è così ora, non è più così se mai lo è stato di tanto in tanto. Sia Scopelliti che la Gentile family ora come ora sono ben consapevoli che qualsiasi progetto politico che non passi in qualche modo da una scialuppa di salvataggio

Fibrillazioni tra i blocchi di potere in Regione questo almeno lascia intendere la pubblicistica quotidiana. Ma è guerra di soldi, guerra vera e non per carriere

I fondi per provincia e per Asp da ripartire non bastano, non seguono criteri logici e demografici, non corrispondono a una logica di servizio. Ma sono da ripartire ed è guerra perché ognuno dei blocchi di partenza ha le proprie esigenze, risponde al proprio "elettorato", ai propri sostenitori. Ma lo scontro, che c’è e nessuno lo nega, è su dati di fatto e non su posizioni politiche. Guerra, guerra di soldi però. Sui rimborsi e sugli accreditamenti così come anche sui trasporti dove con meno soldi della sanità non è detto però che ci siano meno appetiti. Anche qui corrispondenze territoriali di cui dover dar conto, bacini da difendere, promesse da mantenere. La Calabria è del resto tristemente nota per le asprezze che possono nascondere le cambiali in bianco da onorare (la metafora è di Zavettieri riferita a Fortugno pochi giorni dopo l’omicidio). Cosenza e la sua grande provincia ha le sue ma le ha, naturalmente, anche Reggio. E deve meravigliare poco o per niente il fatto che il governatore sia particolarmente attento a non sgarrare su questo tasto. Non è esattamente grande quanto la provincia di Cosenza, quella reggina. Ma i guai, e purtroppo anche il piombo a volte, non viaggiano per chilometro quadrato dalle nostre parti. È la coperta che è troppo corta. La coperta di tutti e ognuno, a suo modo, prova a proteggersi dal freddo fuori stagione.

Peppe Scopelliti e Tonino Gentile Sopra, la sede Asp di Cosenza


Sabato 1 Giugno 2013

Mezzoeuro Che non vuol dire proprio sfigati Alcuni mesi fa il ministro Barca, prima di diventare poi quel “comunista” che s’è rivelato operante tra le viscere del Pd, lo aveva consigliato ai “nostri” di Calabria. Per i fondi Ue fatevi affiancare, fatevi aiutare, così non ce la fate, è un dato storico aveva suggerito il ministro della stagione Monti. Consiglio evidentemente del tutto inascoltato se è vero come è vero che da un orecchio è entrata, la dritta. E dall’altro è uscita. Cambia il ministro, cambia il governo e non cambia per niente la stagnante prospettiva dei fondi Ue di Calabria fin quando questa volta è il ministro per la Coesione territoriale Trigilia a trasformare il suggerimento di Barca in una comunicazione di servizio. L’Europa, cari calabresi che poco ci capite di fondi Ue, sostanzialmente vi commissaria perché affianca al vostro “impegno” e programmazione una taske force di tutto rispetto sia a livello comunitario che nazionale. Tradotto in sintesi, cari Mancini e Scopelliti a pochi centimetri dal ministro Trigilia, da ora in poi e prima che vadano del tutto dispersi quei soldi, i vostri soldi che non sapete acchiappare, li proverà ad intercettare un organismo più competente e qualificato. La notizia di per sé sorprende che venga divulgata solo per bocca delle reazioni “in loco”. E sorprende anche che non vi sia stata sostanzialmente nessuna comunicazione ufficiale e preventiva da parte delle istituzioni locali. In altri termini risulta assai singolare che una decisione del genere, stratificata e meditata e quindi per nulla estemporanea, sia stata poi comunicata a pizzichi e bocconi solo dopo l’incontro per altro interlocutorio che Mancini e Scopelliti hanno avuto con Trigilia e Hann. È assai probabile in questo caso che fischino le orecchie a Mario Maiolo, il referente della parte per così dire opposta a quella governativa in consiglio regionale. Maiolo lo è poi al quadrato referente in materia perché non solo è attualmente elemento di spicco della commissione consiliare ma soprattutto, come è noto, è stato assessore alla programmazione dei fondi Ue nella stagione Loiero. Il Por in questione, quello cioè sottratto alle mani calabresi giudicate incompetenti, porta la data 2007-2013 e per almeno tre anni è proprio Mario Maiolo il responsabile regionale. Quanto possa chiamarsi fuori ora dal disastro generale è affidato alle coscienze dei calabresi che un’idea sulla trasversalità del disastro se la sono fatta ormai. Quel che è certo è che il giocattolo ora è stato definitivamente sfilato dalle mani incolte dei conterranei. Il dato in sé potrebbe essere persino accolto positivamente se non fosse che sui fondi Ue 2007-2013 la Calabria è costretta a giocarsi l’ultima fetta di speranze che le sono rimaste. E si sa che quanto più alta è la posta in gioco, le aspirazioni e le pretese più alto è il quoziente di rischio e di fallimento. Non a caso ormai in Calabria ogni disgrazia va a finire appesa alla virtuale cassa comunitaria. Dalla sanità ai trasporti, dalle infrastrutture ai servizi. Ognuno di questi settori è in profondo rosso salvo poi gettarsi anima e cuore nel gratta e vinci dei fondi Ue. Che saranno anche capienti e generosi, ma mai tali da caricarsi sulle spalle un’intera regione in ginocchio. Ora il punto è che si rischia seriamente non solo di perdere quanto è ancora a disposizione della Calabria in qualità di regione Obiettivo 1 (parente stretta al sottosviluppo) ma si rischia seriamente di non ricevere i rimborsi dovuti per quanto opzionato fin qui. Il problema è che alle lacune politiche s’è andata sommando una cronica carenza tecnica in materia di programmazione e documentazione al punto che chi di soldi da non perdere se ne intende ha deciso di togliere alla Calabria il mazzo di carte dalle mani.

Gli sFondati Fondi Ue, non si gioca più. Dal ministero e quindi dai vertici dell'Ue arriva quella notizia che un po' tutti s'aspettavano La Calabria viene sostanzialmente commissariata in relazione al Por 2007-2013 La comunicazione, "coperta" nel frattempo a livello regionale tanto dalla maggioranza quanto dall'opposizione, è di quelle destinate a raggelare quel poco di sangue che è rimasto Da qui la prossima costituzione di una task force che agirà accanto al gruppo di lavoro che approfondisce le questioni ancora aperte dei fondi comunitari al fine di sbloccare i rimborsi in favore del programma. Il gruppo poi si propone di affiancare la Regione nel dare maggiore impulso alle procedure di spesa già avviate, in particolare nei rapporti con gli enti locali beneficiari dei progetti finanziati.

Mancini dunque s’è dovuto ricredere riponendo quella “pietra di sale” ostentata sui tavoli delle conferenze stampa contro i “menagrami” (l’opposizione, o presunta tale) che dicevano che la gestione dei fondi comunitari in Calabria era ritornata ad andare male. Il punto vero è che probabilmente la gestione di questi benedetti fondi non è mai andata bene che solo un atteggiamento consolatorio di parte può cantare vittoria se gli uni (quelli di oggi) stanno facendo persino peggio degli altri (quelli di ieri). Ai calabresi e alle loro tasche disperate poco entra se la conta dei morti e dei feriti si svolge su questo piano. Da quando sono in essere questi fondi della speranza non è mai cambiato nulla per le sorti della regione e il guaio è che via via le cose stanno doppiamente peggiorando. Da un lato infatti il plafond comunitario si assottiglia sempre di più (perché altre regioni Obiettivo 1 fanno meglio e prima di noi). Dall’altro esponenzialmente aumenta il disperato bisogno della Calabria di trovare proprio in queste risorse l’ultima spiaggia verso un minimo di sviluppo possibile. E se non può essere proprio sviluppo, visti i tempi, almeno un dignitoso galleggiamento. Il dramma è qui. La regione non ce la fa, non ce la può fare. L’Europa è e sarebbe l’univa via d’uscita. Ma servirebbe un progetto, una programmazione. Un piano, delle idee. Una maggioranza e un’opposizione e non una cozzaglia di indistinte connivenze. Servirebbero competenze politiche e tecniche e soprattutto qualcuno che abbia uno sguardo complessivo d’insieme capace di guardare al di là dell’orto di riferimento. Se non abbiamo fatto male i conti, manca allo stato tutto quello che abbiamo elencato. Complimenti.

Il ministro Trigilia e Johannes Hann Alle loro spalle Mario Maiolo e Giacomo Mancini

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Sabato 1 Giugno 2013

Parla Nicola Paldino, presidente Bcc Mediocrati

Ripresa lontana ma pronti alla sfida di Oreste Parise

Nel processo di riordino del sistema locale, un momento importante è stato quello della fusione tra tra il Mediocrati e l’Alto Ionio. Come si è arrivati a questa decisione? Si sono evidenziati dei segnali di debolezza o si è voluto procedere a un rafforzamento dei due istituti? Nella crisi che stiamo vivendo, il sistema delle Bcc è sottoposto a uno stress. I segnali di debolezza sono evidenti negli esiti a cui stiamo assistendo. La serie di commissariamenti avvenuti sul territorio ne sono un segnale inequivocabile. Di fronte a questo, si è preferito agire d’anticipo e procedere per aggregazione dei due istituti per creare un soggetto più forte e in grado di rispondere con maggior forza agli shock del mercato creditizio. La Bcc dello Ionio non aveva da sola la forza di reggere l’urto, benché fosse un istituto ben gestito e organizzato, e questo gliene va dato atto. Non si è trattato, in questo caso, di rimediare a una situazione di crisi gestionale e di deficit della governance, ma di trovare insieme un assetto idoneo a rispondere alle sollecitazioni del mercato. La Bcc dello Ionio con quattro sportelli e sedici dipendenti non aveva i numeri sufficienti ad affrontare un mercato sempre più competitivo. Sottodimensionata e incapace strutturalmente di produrre un reddito sufficiente a rafforzarsi proprio per la sua stessa dimensione. Vi è poi una questione del territorio, che non ha una struttura economico industriale tale da consentire un processo di crescita, sia in termini quantitativi che qualitativi. In una piccola realtà non si possono offrire al personale le occasioni per rafforzare le loro capacità e competenza, a formare lo skill necessario per operazioni più sofisticate. Quale è il ruolo di ciascuna di essa? Il Mediocrati ha assunto la funzione di banca aggregante solo per una questione di dimensioni. Il presidente della Bcc dello Ionio, Michele Aurelio, assumerà la vicepresidenza in riconoscimento delle sue qualità professionali e personali. Abbiamo risposto con una strategia proattiva per preparare il futuro scenario in cui dovremo operare. Si è trattato di una scelta condivisa dal sistema del credito cooperativo, che sta cercando una strategia per rafforzare il suo ruolo, e trovarsi a giocare da protagonista nel nuovo scenario che si prepara al momento della ripartenza del sistema. Una scelta condivisa e incoraggiata dalla stessa Banca d’Italia che non ha nessuna voglia di distruggere il credito cooperativo calabrese. Questo deve essere ben chiaro, poiché i suoi interventi possono sembrare penalizzanti, ma rispondono a una logica di difesa del sistema. A volte la Banca d’Italia viene criticata per non essere intervenuta in maniera tempestiva. Al contrario credo che l’accusa più frequente è quella di una eccessiva severità. Ma è come accusare il chirurgo delle ferite inferte al paziente, che lasciano delle cicatrici, ma gli salvano la vita. La Banca d’Italia è favorevole a qualsiasi operazione che serve a rafforzare il sistema, a dargli un assetto migliore per favorire la crescita del mercato bancario.

Non trova che la diminuzione del numero degli operatori porti a un restringimento della concorrenza? In tutti i settori il numero degli operatori si è ristretto, compreso quello bancario, ma il problema è quello di riuscire a dare una risposta ai bisogni del territorio. Quando la crisi è di sistema, è difficile sopravvivere quando intorno crolla tutto, si rischia di essere travolti dalla macerie. Dobbiamo costruire delle strutture che siano in grado di resistere a questo terremoto. Nella situazione calabrese vi è spazio per Bcc che abbiano una dimensione e una patrimonialità sufficiente a stare sul mercato e noi dobbiamo prepararci a questo scenario. Vi è in atto un processo di riforma del credito a livello europeo, e non vi sono segnali positivi per le banche locali. Ancora una volta si conferma il sistema delle banche universali, dove si consente tutto a tutti. Nel nostro piccolo cerchiamo di difendere la nostra specificità e l’esigenza di avere una maggiore flessibilità gestionale. Ma è una battaglia difficile perché prevale l’opinione di confermare e consolidare questo sistema, si parla solo di trasferire alcune funzioni a livello superiore per consentire un maggior controllo e una capacità di intervento da parte della Bce. Dobbiamo realizzare le nostre idee, utilizzando gli strumenti che abbiamo a disposizione, autoregolamentarci attraverso gli statuti e la prassi gestionale. I limiti alla operatività li dobbiamo trovare nella nostra capacità di interpretare il nostro ruolo di sostegno all’economia reale, di supporto al territorio. Ritiene che la nuova banca che si è creata ha raggiunto una dimensione adeguata alle nuove sfide

La fusione con la Bcc dello Ionio risponde alla logica di rafforzare il sistema e prepararsi alle nuove sfide del mercato La nuova banca ha 21 filiali, 5.500 soci per dimensione è tra le più importanti Bcc a sud di Roma del mercato, o deve ancora trovare un suo assetto ottimale? Oggi siamo una banca con 21 filiale e 140 dipendenti, e possiamo considerarci vicini alla banca ideale, anche in considerazione della omogeneità del territorio che copre quasi tutta la provincia di Cosenza, in grado di garantire un livello di reddito e di risorse che possono generare il processo di accumulo necessario per il rafforzamento patrimoniale e reddituale del nuovo istituto. Ancora siamo sotto l’effetto della crisi, ma ci siamo attrezzati per poter affrontare la sfida della ripresa. Vi sono segnali di cauto ottimismo, come la chiusura della procedura di infrazione per eccesso di debito da parte della Ue. Gli effetti si vedranno tra qualche mese, ma possiamo almeno sperare che la macchina si rimetta in moto.


Sabato 1 Giugno 2013

Mezzoeuro Parla Nicola Paldino, presidente Bcc Mediocrati

Nicola Paldino

capacità degli operatori locali a formulare delle proposte valide, o dall’assenza di opportunità di investimento? In un mondo che cambia così rapidamente vi sono sempre degli spazi enormi che si aprono, ma la Calabria sembra chiusa in sé stessa. Un imprenditore valido cerca opportunità altrove, si guarda intorno. Il nostro sistema imprenditoriale non sembra in grado di rispondere alle sollecitazioni del mercato globale, perché è sottocapitalizzato e scarsamente professionalizzato e soprattutto di dimensioni minime, non in grado di superare i confini locali. Una dimensione regionale è già un buon risultato che potrebbe permettere la competizione sui mercati globali. Non vi è la forza economico per spingersi oltre i confini, ma forse neanche la capacità imprenditoriale. Assistiamo spesso a proposte di investimento di 500mila o un milione di euro da parte di imprese con un capitale di 20mila euro, che non si dichiarano neanche disposte ad assumere il rischio in proprio. Questo significa voler fare impresa mettendo a rischio i soldi della banca, o per meglio dire dei risparmiatori e questo non può essere consentito. I danni prodotti da imprenditori truffaldini con i soldi pubblici, come accaduto in alcuni casi per la ex legge 488, sono enormi, in termini di mancato sviluppo, ma soprattutto di immagine. Bisogna premiare il merito, la capacità e la voglia di rischiare. Per ripartire bisogna incoraggiare l’intraprendenza, la creatività, la voglia di competere. È difficile uscire dalla crisi finanziando pizzerie, che pur meritano di essere sostenute. Ad onor del vero molti di questi “prenditori” sono calati qui dal Nord per la politica del “prendi i soldi e scappa”. Ne sono venuti tanti, forse in maggioranza, ma hanno sempre trovato una facile sponda da noi, di persone che hanno partecipato al banchetto.

In questo momento è difficile quantificare quali sono i numeri per una banca locale ottimale, in termini di sportelli, personale, raccolta, impieghi e così via. Molto dipende dalle condizioni del mercato. Noi abbiamo il dovere morale dell’ottimismo per dare una speranza alla capacità di ripresa della nostra regione. Si parla tanto di credit crunch, della reticenza delle banche a concedere credito. Esistono difficoltà operative che impediscono alla banca di allargare i cordoni della borsa? La nuova banca è in grado di soddisfare le richieste degli operatori? Non credo che vi siano difficoltà operative da parte della nostra banca. Abbiamo risorse sufficienti a dare una risposta alle richieste degli operatori. La difficoltà risiede nella qualità delle richieste di intervento creditizio, poiché vi sono tante aziende in difficoltà che non necessitano più di credito, ma di operazioni di salvataggio, di interventi strutturali che la banca non si può assumere senza mettere a rischio la propria sopravvivenza. Una volta si usava l’espressione “il cavallo non beve” per indicare una stasi nel credito. Oggi il cavallo non beve perché non ha sete, o perché non trova l’acqua per soddisfare la propria sete? L’acqua c’è, perché anche il discorso sulla liquidità è ridimensionato rispetto alla stretta a cui abbiamo assistito fin qualche mese fa. Oggi vi è una liquidità sufficiente, ma non ci sono richieste valide. La difficoltà del territorio si riflette nella richiesta di aiuto piuttosto che in proposte di investimento. Ma non siamo noi gli interlocutori adatti per questo genere di interventi. Questa mancanza di investimenti nasce da una in-

Quale ruolo potrebbe svolgere una banca locale per aiutare le imprese a uscire dalla loro marginalità e aggredire il mercato mondiale. Nel campo dell’internazionalizzazione si sono fatte molte parole, ma i risultati sono molto scarsi. È un campo molto specialistico e selettivo. Noi siamo partiti da qualche mese, e stiamo avendo dei piccoli segnali positivi, ma è ancora troppo poco per fare un bilancio. Riteniamo che sia la strada giusta per uscire dalla crisi. Già qualche impresa ha avuto una linea di credito per l’estero, e speriamo che sia un seme che possa produrre un albero rigoglioso. Solo una Bcc con la sua capacità di affiancare l’impresa, seguirla passo dopo passo può svolgere questo ruolo di propulsore dello sviluppo su questo territorio, poiché la dimensione stessa delle imprese non gli consente di investire in formazione, ricerche di mercato, pubblicità, organizzazione commerciale... Quale sinergia si è cercata tra le istituzioni finanziarie regionali come la Fincalabra e la Fondazione Field e il sistema delle Bcc. Non sembra vi sia una grande collaborazione. Abbiamo sottoscritto diverse convenzioni con la Fincalabra, in particolare quella per operazioni di microcredito, che assiste soggetti che non abbiamo tutti i requisiti di bancabilità. Si tratta di operazioni di 25 o 50mila euro, con garanzia dell’80% per le quali sono stati destinati 20milioni. Si tratta di operazioni di sostegno, per dare un aiuto alle giovani imprese. Il problema non è tanto nell’entità del finanziamento, ma nella qualità della proposta. Qui si continua ad insistere su idee obsolete, strutture commerciali, ristorazione ecc.

Noi abbiamo investito molto sul microcredito. Seguendo il progetto Jasmine stiamo istruendo nostri dipendenti con formatori che vengono direttamente da Bruxelles ad impartire lezioni di microfinanza. Noi siamo convinti che solo allargando il numero degli operatori coinvolti possiamo sperare di generare un sistema virtuoso, tra tante piccole proposte si può nascondere lo spin-off che crea una grande azienda. Dobbiamo sottolineare che gli osservatori europei ci mettono di fronte al nostro ritardo culturale. Sono stupiti nel constatare che qui la microfinanza assume il connotato di una operazione assistenziale, con tassi ridicolmente bassi. La filosofia imprenditoriale del nord privilegia le proposte più innovative, rischiose, che però possono provocare shock positivi di crescita. Il microcredito deve diventare un business per la banca e per l’imprenditore, che si assume un rischio, ma trova anche un sostegno per realizzare i propri sogni, per costruire un pezzo di futuro. È una delle forme di credito con maggiore rischio e deve essere adeguatamente remunerato. Perché non si riesce a superare questa dimensione localistica? Il nostro dramma è che da decenni siamo un mercato di consumo, che ha perso la capacità di fare impresa, di pensare in termini produttivi. Tutte le richieste sono concentrate sul settore commerciale, non vi sono che poche richieste di investimenti innovativi. Ancora non abbiamo la fortuna di aver finanziato uno spin-off che trasformi in impresa una ricerca. C’è bisogno di una rivoluzione culturale. Quali sono i segnali che provengono dal territorio? Si avverte qualche segnale di ripresa? Ancora navighiamo nella nebbia. La speranza è costituita dai vecchi imprenditori, da coloro che si sono formati con una lunga esperienza, che sono oggi in stand-by, ma pronti a cogliere le opportunità della ripresa. Qui ancora non ne percepiamo l’arrivo, ma gli istituti di ricerca ne segnalano la presenza. La nuova banca così rafforzata non potrebbe assumersi l’onere del salvataggio della Bcc dei Due Mari? Francamente, ci auguriamo che la Bcc dei Due Mari possa tornare presto in bonis e recuperare un ruolo di presidio molto importante per il territorio. In ogni Bcc vi sono migliaia di soci, dipende dalla loro dimensione, che all’atto della loro costituzione vengono sollecitati e blanditi in tutto i modi per aderire al progetto. Al momento della crisi vengono scaricati senza tanti complimenti. Quando nasce, si fa un gran clamore, quando muore, muore in silenzio e i soci non vengono coinvolti in nessun modo. I soci delle Banche di Credito cooperativo hanno un ruolo molto importante nella scelta della governance, ma anche nel riempire di significato i meccanismi democratici che caratterizzano l’identità delle nostre banche. L’Assemblea dei Soci è, senza dubbio, il momento decisionale più alto nella vita di una Bcc, perciò, non è realistico pensare ad una governance che si formi e si mantenga in carica senza l’appoggio della compagine sociale. Non c’è il rischio di perdere anche la Federazione, per la continua diminuzione dei suoi membri? Credo che non vi sia questo rischio al momento, più che del numero delle Bcc bisogna preoccuparsi del loro stato di salute e della capacità di rispondere alla esigenze del territorio. www.oresteparise.it

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Sabato 1 Giugno 2013

Solenne riunione a Lamezia Terme

In altri momenti ci sarebbe stato un lungo tappeto rosso ad accogliere Bruno Robino, responsabile del Fei (Fondo europeo per gli investimenti) per le operazioni Jeremie (acronimo per Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises) in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Malta. A Lametia Terme si recitava l’ennesima commedia a soggetto per la presentazione di un piano di finanziamento di 95 milioni di euro destinati al finanziamento delle imprese calabresi. Una ghiotta occasione che avrebbe fatto gola a molti dei nostri prenditori, abituati a vivere di sovvenzioni e di aiutini.

Vox clamantis in deserto Questa volta l’immensa sala della Fondazione Terina era desolatamente deserta, solo qualche fantasma si aggirava tra le poltrone vuote. Eppure tutto era stato preparato con cura per una kermesse in grande stile. Intanto i personaggi erano di gran rilievo. Il governatore della Calabria Scopelliti con il suo codazzo di dignitari, il citato responsabile del Fei, Michele Attivissimo, direttore dell’area Calabro-lucana del Banco di Napoli e Jean Bernard Piedboeuf, responsabile Agevolazioni per la ricerca, l’innovazione e l’ambiente di Banca del Mezzogiorno-MedioCredito centrale, una creatura a metà tra l’uomo invisibile e il fantasma di Notre Dame. Nonostante tutto questo parterre sembrava una riunione di congiurati, confluiti in una località segreta aumma aumma, come si sarebbe detto nel linguaggio ufficiale jadis in vigore nei corridori di Via Toledo a Napoli. Oggi bisognerà tradurlo in meneghino per renderlo comprensibile ai nuovi padroni del vapore della nostra storica banca ex-meridionale. Mancavano i rappresentanti delle associazioni di categoria, da Assindustria a Confcommercio per nominarne qualcuno alla rinfusa, i sindacati, le categorie professionali come i commercialisti e via discorrendo. Non c’era neanche l’imprenditore ignoto per fargli un monumento alla memoria. Ma perché tanto poco entusiasmo? Intanto per le presenze. Nelle questioni finanziarie la regione è stato sempre un convitato di pietra, una significativa non presenza poiché non ha mai espresso una qualsiasi politica creditizia. E in questo destra e sinistra si sono spartite equamente le responsabilità. Gli hanno sfilato da sotto il braccio tutta la struttura bancaria senza battere ciglio. Oggi, quel che resta, si sta liquefacendo senza che venga emesso alcun vagito in sede regionale. In questo momento è in forse il destino della Bcc dei Due Mari, la seconda per ordine di importanza nella regione, ma è un dettaglio insignificante. Vi è poi la Banca del Mezzogiorno, una araba fenice che compare e scompare quando meno te l’aspetti. Ancora non è capitato di incontrare qualcuno che abbia avuto la fortuna di servirsene, ma prima o poi capiterà. La difficoltà sta nel fatto che in pochi sanno dove trovarla, anche se in teoria dovrebbe essere sotto l’uscio di casa in ogni sportello postale. Il glorioso Banco di Napoli ha svolto certamente un grande ruolo come intermediario di fondi pubblici, soprattutto con le sue obsolete sezioni di

Presso la Fondazione Terina, alla presenza del governatore Scopelliti, il Fei presenta l'accordo con il Banco di Napoli e la Banca del Mezzogiorno, con il quale vengono messi a disposizione delle imprese calabresi 95 milioni di euro per gli investimenti. Ma nessuno sembra crederci... Credito speciale oggi smantellate perché di esse non ce n’è più bisogno. Quello che ci si chiede e se ancora esiste l’expertise in grado di gestire situazioni di questa complessità, dopo che il credito è stato ridotto alla sua essenza più elementare. E poi il Fei, un istituto troppo serio per essere di aiuto in questo momento così particolare. «È un fondo di alta finanza agevolata che contribuirà, nei fatti e non a parole, a far crescere le nostre imprese nel quadro di una più ampia politica di sviluppo economico», dichiara il governatore. Questo è il punto. Si sta tentando il volo di Icaro, con il rischio che le ali di cera di sciolgano. Le imprese calabresi oggi hanno l’urgente bisogno di sopravvivere, di ottenere un sostegno per poter superare questo momento di grave difficoltà. Non si vedono in giro grande proposte di investimento, il repertorio delle idee sembra inaridito. Per dirla in termini poveri, qui si tratta di trovare il minimo indispensabile per non fallire, per superare questo momento. È evidente che senza investimenti non si riuscirà a superare la crisi. Ma è necessario attivare i cardini dell’economia regionale: consumi delle famiglie, investimenti pubblici, edilizia a cui aggiungere agricoltura e turismo. Se il sistema non si rimette in moto, è inutile sperare nel valore taumaturgico degli investimenti in alta tecnologia. È come voler lanciare a tutta ve-

locità una Ferrari in una strada sterrata. Il sistema produttivo calabrese o quel che resta dopo la moria che lo ha colpito ha una grande sete, di acqua, e qui si cerca di inondarlo di champagne. Si dice che Maria Antonietta, regina di Francia pensasse di distribuire brioche ai parigini affamati. Questi, in cambio, l’hanno ghigliottina insieme al marito, per non farla sentire sola al momento del trapasso. Il Fondo Jeremie è uno strumento molto serio, e altrove dove è stato applicato seriamente ha dato risultati ottimi. «Soprattutto in momenti di difficile congiuntura economica tali strumenti contribuiscono in modo sostenibile alla ripresa degli investimenti ed alla nascita di nuove imprese», afferma a buon diritto Bruno Rubino. Novantacinque milioni, che con l’effetto moltiplicatore si triplicano, potrebbero essere una buona boccata di ossigeno, se solo si riuscisse ad utilizzare utilmente per investimenti che abbiamo un minimo contenuto razionale. Ogni impresa potrà ottenere un prestito a tasso agevolato fino a 900mila euro, da rimborsare a dieci anni. Quella finanziaria è diventata un leva inefficace, poiché i tassi attuali sono abbordabili. Se si programma un investimenti che non è in grado di sopportare l’attuale costo del finanziamento significa che si è di fronte a un investimento che non ha prospettive di reddito. In altri termini, se per convincere un imprenditore a effettuare un investimento bisogna regalargli un 100 base point di interesse, è meglio convincerlo a rinunciare piuttosto che incentivarlo, perché il risultato non può che essere fallimentare. Nomen omen. Geremia era un profeta ebreo che per tutta la sua vita ha cercato di mettere in guardia contro il pericolo dei babilonesi, tra la derisione dei suoi concittadini. Quando furono ridotti in cattività da Nabucodonosor, egli fu lapidato perché lo hanno considerato responsabile della sventura causata dai sui funesti presagi. Un pò com’è successo al grillo parlante di Pinocchio, che ha pagato la sua saccenteria con una martellata in testa che lo ha schiacciato al muro. Ci si augura che il nuovo strumento non debba formare oggetto di una riedizione delle geremiadi per cantarne gli esiti funesti, come è successo per tanti altri tentativi passati. Ma le premesse non sembrano molto favorevoli. o.p.

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Sabato 1 Giugno 2013

La sinistra con la erre moscia

L’Europa è una Speranza L'esperienza amministrativa di un Comune insidioso come Lamezia deve aver lasciato il segno nel percorso formativo di un tipo sensibile ma non cocciuto come Giannetto Speranza. Su questo terreno s'è per esempio impantanata senza ritorno Doris Lo Moro e deve meravigliare poco se da quei giorni, dai giorni lametini, Doris se l'è poi sempre sostanzialmente data a gambe quando s'è trattato di mettere le mani in cose di Calabria. Non è proprio come vedi Napoli e poi muori ma è chiaro che se vedi Lamezia, comune emblematico e sintomatico di una regione in grande emergenza sociale, difficilmente ti viene poi voglia di gestire numeri conterranei più grandi. Ci vuole poi un retroterra e un carattere che ti porti dalla culla per la scalata in grande ed è qui che per solito gli uomini intelligenti misurano le proprie ambizioni. Giannetto Speranza, tanto per capirci, è l'uomo intelligente di cui sopra. Le cose le ha messo a posto per programmare i progetti futuri a cominciare da un partito che lui ha alle spalle (Sel) e che gli ha pure affidato un ruolo di leader regionale che sarebbe ideale per tentare la guida della cordata. Negli ultimi giorni la coincidenza di questa investitura di partito unita a una sospetta esposizione mediatica hanno fatto pensare a grandi manovre regionali per Speranza, magari proprio alla testa di un sinistra-centro sfidante magari di

Il sindaco di Lamezia, acquisita la leadership di Sel, prova a guardare lontano non trascurando una esperienza al Parlamento europeo Scopelliti nel 2015. Ma non è così, anche se avrebbe potuto esserlo. In ordine di tempo e di portata diciamo così caratteriale e politica di Speranza c'è un altro appuntamento che viene prima e che non è detto che pesi di meno. Il Parlamento europeo. È lì, nel cuore del Continente, che punta il leader rosso di Calabria con la erre moscia. Un approdo che non esclude altro ma che certo finirebbe per porre una seria ipoteca su tutti gli altri progetti che sono circolati fin qui. C'è un problema però non di poco conto che deve superare Speranza se vuole arrivare in Europa. Ed è un problema che sta in Campania, regione più grande e rappresentativa ma non per questo forzatamente più da rappresentare. Sel indubbiamente deve andarsi a collo-

care nel Pse tra i banchi della socialdemocrazia europea ed è noto che per le europee il collegio è meridionale. Si tratta di capire se Vendola non fa altri accordi nel frattempo con altre realtà locali, proprio in Campania per esempio risiede l'insidia maggiore ai voleri di Speranza. Si vedrà, è presto ma non prestissimo se teniamo conto del clima e del quadro generale in divenire quotidiano. C'è poi da definire il rapporto strategico con il Pd che è saltato per ora a Roma ma che non è dato sapere se per le europee non verrà rispolverato, magari con desistenze locali. Quel che è certo è che l'ancora di Speranza è il rosso di Sel e che le sue ambizioni sono quelle di sedersi in Parlamento europeo. Il resto poi non spetta a lui. È già tanto di questi tempi avere un desiderio. La realizzazione poi, con l'aria che tira, è tutta un'altra storia.


Sabato 1 Giugno 2013

Mezzoeuro Quote rosa e gialle

Lady che s’affannano Il silenzio di Wanda Ferro, commissario per la Provincia di Catanzaro, non deve ingannare Ha un progetto e non è sola. Dall'altra parte, si fa per dire, Enza Bruno Bossio e Doris Lo Moro si mettono contro la linea del partito in Parlamento. Questioni di "porcellum"... Non ha tutti i torti chi ha sempre lottato per una maggiore presenza in politica del “rosa” che c’è in noi. Magari è discutibile il principio, la difesa della riserva, come fosse faunistica. Il dato in sé sarebbe persino offensivo per le donne stesse ma non c’è niente da fare, portano più vivacità al sistema. E in un momento tremendamente sonnacchioso e melmoso come questo, dove il clima generale delle larghe intese ha finito per trasformarsi in un coma farmacologico della politica, meno male che ci sono loro, le lady. Che s’affannano, si agitano, cospirano, fremono perché notoriamente meno abituate a saper aspettare. Ma qualcosa si muove, qualcosa muovo lo stesso loro in un momento dove tutto pare formalmente immobilizzato. La prima che trama politiche che verranno è Wanda Ferro, wandissima per via dei suoi capelli, della sua esuberanza, del suo stile, del suo essere terribilmente lontana dal concetto di timidezza. Era fino all’altro ieri presidente della Provincia di Catanzaro trasportata dagli anni a scadenza naturale. Poi il decreto Monti sul destino ibrido degli enti e il gran casino su quel che sarà e la decisione finale. Wanda esce dalla porta di presidente e rientra a Palazzo di Vetro in qualità di commissario. Non male perché rimane istituzionalmente in gioco in una fase in cui meno ti “sporchi” con i partiti meglio è, per svariate ragioni. Ad un certo punto pareva ad un passo dall’ingresso in giunta regionale in coincidenza del rimpasto annunciato e operato dal presidente Scopelliti. Poi arrivati qui si dividono due ricostruzioni e due scuole di pensiero. C’è chi la vede estromessa alla fine perché fortissimamente voluta da Scopelliti ma osteggiata da tutti gli altri big s’è dovuta arrendere, gioco o forza. E c’è chi la vede invece volutamente in disparte, protagonista di una sorta di gran rifiuto che avrebbe operato nei confronti dell’amico Peppe che la voleva in squadra. Tanto nella prima versione dei fatti quanto nella seconda un unico comune denominatore, la volontà del governatore di averla in Regione. Ovviamente ed evidentemente perché ci sa fare, perché “tira”, perché è ancora spendibile nel circo della politica così lontana dall’affetto della gente. Non sapremo mai se è vera la prima o la seconda ricostruzione ma ne conosciamo una terza che è in divenire e che è tanto

più rafforzata quanto più regge il concetto che c’avrebbe più rimesso che guadagnato ad entrare oggi in Regione. Wanda Ferro sta costruendo attorno a sé una rete di estimatori, di gente comune ma anche di imprenditori e di cosiddetti grandi elettori che la vorrebbero in pista per la presidenza della prossima Regione. Il progetto è alla perimetrazione del cantiere ed è questa l’operazione più difficile. Regge il personaggio e reggono amici e nemici da combattere ma paradossalmente quello che quadra di meno è il contesto politico. Wanda Ferro cioè è storicamente politicizzata, la sua provenienza è lì e la sua storia di militanza è indiscutibile. Ma l’ammucchiata nazionale che è in corso e il rimescolamento delle forze in campo stanno facendo maturare l’idea che un nuovo cantiere politico che non sia né questo Pdl né altro può sempre nascere. Magari solo in Calabria o invece prima a Roma ma può nascere. Certo in pochi credono che si andrà a votare per la Regione nel 2015 con questo Pd e questo Pdl ed è su questo convincimento caotico che si muove il perimetro del cantiere di Wanda Ferro. Che è in costruzione, questo è certo. E che farà parlare di sé. Forzatamente meno ambizione ma non meno tramanti ecco Doris Lo Moro e Enza Bruno Bossio. In altri tempi avremmo detto dall’altra parte di Wanda Ferro ma oggi, se lo dicessimo, diremmo una fesseria. Lontane, lontanissime tra loro Lo Moro e Bossio sono diventate l’altro giorno tremendamente vicine in Parlamento. Non è un record per il Pd che negli ultimi tempi le ha sperimentate tutte pur di stupire ma certo è una notizia. Lo Moro è la più in vista delle conterranee su scala nazionale, almeno negli ultimi tempi. È componente della delicatissima giunta per le elezioni (quella che dovrebbe votare la presunta ineleggibilità di Berlusconi) e frequenta il Corriere e la Repubblica un giorno sì e l’altro pure. Qualche giorno fa si votava i aula la mozione di Giachetti,

lo spumeggiante deputato Pd che aveva proposto, pur di eliminare il “porcellum” come legge elettorale vigente, di ritornare al “mattarellum”. Non esattamente questa la posizione per così dire ufficiale del Pd e di Epifani anche se parlare di linea nel partito che ha impallinato Marini e Prodi viene da sorridere. Comunque sia la dritta di partito era questa, niente “porcellum” ma nessun ritorno al “mattarellum”. Questa la linea ma Doris s’è invece schierata con la minoranza (in prevalenza renziana ma non solo) del partito che in aula ha invece continuato a sostenere la proposta di Giachetti. E non è stata certo l’unica delle lady del Pd calabrese a pensarla così. Dall’altra Camera ecco Enza Bruno Bossio a maturare la stessa posizione. Via il “porcellum” a tutti i costi, anche con il ritorno al “mattarellum”. Notizia questa, se valgono ancora le correnti, più sorprendente di quella precedente se vogliamo. E già perché mentre Lo Moro, vicinissima a Violante e quindi non a Bersani e a Epifani par capirci, stupisce in parte se vota contro la linea della segreteria Bossio, almeno fino all’altro ieri, s’è mostrata sempre fedelissima della segreteria nazionale. Che si stia riposizionando? Ha fiutato qualcosa scaltra com’è? O ha solo scelto in coscienza la legge elettorale che vorrebbe? Non lo scopriremo molto tardi. Il Pd ha un pregio che gli altri non hanno. Tutte le coltellate e anche i tradimenti li consuma in prima serata. Per il pubblico è spettacolo garantito.

Enza Bruno Bossio Wanda Ferro e Doris Lo Moro

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Sabato 1 Giugno 2013

Elezioni Unical

Il mio programma è un cantiere aperto L’Università che vogliamo è un posto dove si possa lavorare con serenità e impegno in un clima favorito da pratiche di valorizzazione delle competenze, condivisione delle decisioni, massima trasparenza; ove vi sia integrazione tra territorio, professionalità, attivismo sociale, dimensione etica e la no-

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Centralità degli studenti: garanzia di un’adeguata preparazione culturale e professionale e sostegno per chi ha merito e svantaggio sociale (borse di studio, scambi culturali)

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Didattica e offerta formativa: revisione complessiva dell’offerta didattica d’Ateneo che, a partire dalle competenze presenti, prediliga percorsi formativi attenti al territorio e coerenti con il mondo del lavoro; revisione degli attuali meccanismi di valutazione

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Politecnico Socio Sanitario (Poss): completamento dell’ateneo attraverso il progetto interdipartimentale di un centro innovativo euro-mediterraneo Campus: rilancio del centro residenziale e della foresteria e suo inserimento nei circuiti internazionali dei soggiorni-studio Risorse docenza: programmazione degli organici a livello di ateneo, con cadenza almeno triennale; distribuzione delle risorse con criteri certi e trasparenti il più possibile condivisi, per assicurare un giusto equilibrio di tutti i settori disciplinari

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Ricerca: valorizzazione di tutte le competenze impegnate - a partire da un finanziamento minimo per tutte le attività con particolare attenzione ai progetti innovativi e interdisciplinari, che abbiano una dimensione sia territoriale che internazionale - ovvero insieme locale e globale

«Alle donne e agli uomini protagonisti dell'Unical: vogliamo una Università ove legittime aspirazioni di ogni persona trovino accoglienza e gratificazione in quanto parte di un bene comune» l programma della candidata al Rettorato Patrizia Piro dipartimento di Ingegneria civile

stra produzione di sapere accademico. Vogliamo una Università ove legittime aspirazioni di ogni persona trovino accoglienza e gratificazione in quanto parte di un bene comune. Per questo mi impegno a garantire:

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Internazionalizzazione dell’Ateneo a livello di studenti e docenti realizzando un processo osmotico tra le diverse aree culturali e di una strategia di outreach che faccia conoscere positivamente il nostro ateneo e garantisca un flusso crescente di studenti e docenti stranieri

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Revisione di Statuto e Regolamento: rappresentanza nei massimi organi di governo di tutte le categorie, ripristino del criterio di elezione dei/delle componenti del Consiglio di Amministrazione e abolizione del cumulo delle cariche

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Efficienza amministrativa: valorizzazione e riqualificazione delle risorse interne da utilizzare per tutti i ruoli necessari ed emergenti e conseguente limitazione al minimo delle esternalizzazioni e delle consulenze

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Gestione delle strutture edilizie: intese come bene comune a cui garantire manutenzione ordinaria e straordinaria in un quadro di risparmio energetico e produzione di energie alternative

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Liaison Office: potenziamento centrale e periferico - dipartimentale, per rispondere alle aumentate esigenze dell’Ateneo Garanzia delle differenze: etniche, culturali, religiose, di genere, diverse abilità - per una Università libera e aperta al mondo

Patrizia Piro - Dipartimento di Ingegneria Civile, 42/b - Università della Calabria Tel. +39.0984.496546/47 Fax. +39.0984.496546 e-mail: patrizia.piro@unical.it

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Sabato 1 Giugno 2013

Mezzoeuro Speciale sanità

La lotta ai tumori ha un’arma in più «Permette di trattare in modo preciso e non invasivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e utilizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti consente di ottenere dei risultati terapeutici migliori». È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà della Body Radiosurgery (radiochirurgia o radioterapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecniche più evolute di radioterapia oncologica. Il Malzoni Radiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attualmente il centro con la più alta casistica di trattamenti e ri-trattamenti radiochirugici e di radioterapia stereotassica.

Fondato nel 2004

all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e convenzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgery vanta la più alta casistica europea per il trattamento radioterapico stereotassico delle patologie oncologiche epatiche e polmonari «ma questa terapia - precisa il dottor Scotti, direttore del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica - può essere applicata anche a lesioni che interessano altri distretti corporei come il mediastino, il pancreas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago, i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto, prostata». La Body Radiosurgery si pone ormai come valida alternativa alla chirurgia tradizionale soprattutto quando questa non possa essere effettuata; trova indicazione per quei pazienti in cui i tumori sono diventati resistenti alla chemioterapia o che hanno già effettuato una radioterapia convenzionale. «Controllando i movimenti dovuti alla respirazione - spiega il dottor Scotti -, individuando in maniera precisa il bersaglio da colpire ed effettuando un controllo costante della terapia, il risparmio dei tessuti sani è massimo, evitando gli effetti collaterali della radioterapia convenzionale. Il trattamento radioterapico stereotassico ha dimostrato una tollerabilità elevatissima ed essendo effettuato in regime di “day hospital”, ossia senza la necessità di un ricovero, permette al paziente di riprendere subito le proprie attività quotidiane». A conferma della validità di questa risorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono in

Il Dott. Valerio Scotti descrive vantaggi e possibilità della Body Radiosurgery una nuova opzione terapeutica per la cura del cancro: «La precisione millimetrica consente nuovi trattamenti» fase di pubblicazione studi che vedono nella Body Radiosurgery risultati pari e sembra addirittura superiori in termini di sopravvivenza globale e controllo locale di malattia. Solitamente, invece, è usata come un’alternativa alla chirurgia tradizionale «costosa, difficile e che richiede un lungo periodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tecnologia, insieme alla grande e pionieristica esperienza degli operatori, consente una precisione di trattamento millimetrica, valutando durante l’irradiazione il movimento interno degli organi e del tumore dovuti alla respirazione». La Malzoni Radiosurgery di Agropoli ha due acceleratori lineari di ultima generazione che permettono si eseguire anche una radioterapia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Ad del Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa anche alle terapie tradizionali. I due acceleratori lineari, così come i bunker, sono due macchinari

gemelli. Tale caratteristica consente di affrontare l’eventuale blocco di una delle due sorgenti, semplicemente trasferendo i piani terapeutici da un acceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poi nel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobiologico (cellkilling) superiore delle singole sedute (radioterapia ipofrazionata) associata al risparmio dei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotassici) ci consente di trattare lesioni anche in distretti delicati come fegato, vie biliari, pancreas e di effettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesioni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica stereotassica che con tecnica convenzionale. Sono stati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tutte le zone corporee (testa-collo, torace, addome, pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fegato, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiega il dottor Scotti, responsabile del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica del Malzoni Radiosurgery Center.


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Sabato 1 Giugno 2013

Speciale sanità Acceleratori lineari In basso, un telaio stereotassico Nel box in alto, Paola Belfiore amministratore delegato del Radiosurgery center

Medicina del dolore

Trattamenti all’avanguardia per sconfiggere il dolore Il Centro di Medicina del dolore dell'Irccs Neuromed continua ad ampliare il numero di innovativi trattamenti terapeutici per i propri pazienti. Questa branca specialistica, finalizzata a studiare le cause del dolore per adottare ed applicare le terapie più adatte per eliminarlo, è in continua evoluzione. In Neuromed oggi è possibile fruire di alcune importanti novità terapeutiche contro il dolore: l'epidurolisi, trattamenti intradiscali tra cui l'ozonolisi e i trattamenti a base di capsaicina. L'epidurolisi è una tecnica particolarmente indicata nelle patologie del canale vertebrale e dunque contro il dolore generato da cicatrici post-operatorie o post-traumatiche e consiste in una sorta di "pulizia" del canale vertebrale, che consente di liberare le aderenze riducendo la "strozzatura" del nervo. È una tecnica percutanea, quindi non invasiva, molto valida in caso di dolore lombare persistente anche dopo trattamenti chirurgici inefficaci e per il trattamento di dolori da precedenti interventi sulla colonna vertebrale lombo sacrale; si pratica sotto anestesia locale o blanda sedazione e prevede, generalmente, solo un paio di giorni di ricovero. Anche l'ozonolisi intradiscale, o ozonoterapia intradiscale, richiede una semplice anestesia locale ed è pressoché indolore. È un trattamento indicato in caso di ernie e protusioni discali con conservata integrità del disco e, nell'80-85% dei pazienti trattati, può rendere non necessario l'intervento chirurgico poiché consente di decomprime il disco riducendone il volume e di risolvere l'infiammazione delle radici nervose. Ultimi, ma non per eccellenza, i trattamenti a base di capsaicina, un composto chimico presente in piante della famiglia Capsicum, tra cui il peperoncino piccante. Da millenni l'uomo è a conoscenza degli effetti positivi del peperoncino sulla salute, ma solo di recente si è riusciti a comprendere il ruolo giocato dalla capsaicina e se ne sono investigati più approfonditamente i diversi effetti, tra cui quello analgesico e antinfiammatorio. Il Centro di Medicina del dolore del Neuromed ha introdotto dei particolari cerotti a base di alte concentrazioni di capsaicina per il trattamento di patologie post-erpetiche e altre neuropatie in day hospital. Anche questa tecnica, da pochissimo introdotta, sta fornendo ottimi risultati clinici e incontrando la grande soddisfazione dei pazienti trattati.

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Sabato 1 Giugno 2013

Consorzi di bonifica calabresi

Poca trasparenza e troppi debiti Approda in parlamento la questione dei contributi di bonifica ritenuti ingiusti da migliaia di cittadini calabresi. Una interrogazione, presentata come primo firmatario dal Cittadino Senatore del Movimento 5 Stelle Francesco Molinari e da altri 14 parlamentari come cofirmatari, ha portato all’attenzione del ministro delle Politiche agricole e del ministro per gli Affari regionali le criticità del sistema dei consorzi calabresi. Da qualche anno questi enti, le cui funzioni sono spesso sconosciute a buona parte dei cittadini-contribuenti che ricevono avvisi e cartelle di pagamento, impongono tasse in base ad un sistema singolare, diverso dal resto d’Italia. I consorzi dovrebbero elaborare il piano di classifica, da approvare in sede regionale, lo strumento che individua e quantifica il beneficio che gli immobili consorziati traggono dall’attività di bonifica. L’aggiornamento annuale di tale piano garantisce un corretto calcolo dei tributi di bonifica ma in Calabria tutto ciò non avviene, in quanto qui i consorzi sono sprovvisti dei piani di classifica ed impongono i propri tributi in base alla lett. a), art. 23, L.R. n. 11/2003, per permettere agli stessi di funzionare, di rimanere in vita, anche se non recano un beneficio alla maggior parte dei terreni che ricadono nei comprensori di bonifica, qualunque sia la loro tipologia, se collinari, pianeggianti, utilizzati o meno. L’attuale sistema impositivo, non basato sul criterio del beneficio ma sulle spese di funzionamento, ha dato luogo ad un’elevata conflittualità con i consorziati-contribuenti, attraver-

Interrogazione parlamentare di Molinari (M5S): necessaria un’inchiesta ministeriale so la presentazione di un alto numero di ricorsi davanti alle Commissioni tributarie, e alla costituzione di un Comitato di cittadini che, in data 6 febbraio 2013, ha depositato presso il Consiglio regionale una proposta di iniziativa popolare di modifica dell’ art. 23, 1° c., lr n. 11/2003, sostenuta da circa 8.000 firme. I cittadini chiedono che il pagamento dei tributi avvenga solo se i propri terreni ricevono un reale beneficio da opere ed attività di bonifica, come avviene nel resto d’Italia e come confermato da un consolidato orientamento della Corte di Cassazione. Il Consiglio regionale non ha ancora preso in considerazione la proposta di iniziativa popolare di modifica legislativa. Il sistema impositivo non è l’unico problema dei Consorzi calabresi. Bisogna fare chiarezza sui bilanci dei singoli Consorzi, sui forti squilibri economico-finanziari, sull’esposizione finanziaria nei confronti di Enti Previdenziali oltre a contenziosi di varia natura, sugli stipendi dei livelli dirigenziali che non sempre sono proporzionati ai risultati di gestione. Un esempio per tutti: la

Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale della Calabria ha recentemente esaminato il caso dell’ex consorzio di Bonifica SibariCrati, posto in liquidazione con l’accertamento iniziale di un debito di 36 milioni di euro, per scoprirsi successivamente che il debito dello stesso Consorzio risultava essere di oltre 150 milioni di euro: chi pagherà questo debito? Tutti i cittadini? I consorziati dei nuovi consorzi nati dalle ceneri del vecchio Sibari-Crati? Un altro punto dolente è la carenza di trasparenza: non è semplice reperire informazioni sui Consorzi, sui loro compiti, sullo statuto, sull’impiego delle risorse, sui bilanci, sui nomi delle persone che compongono gli organi di gestione, sui criteri di calcolo dei contributi, sulle assunzioni, ecc. in quanto molti Consorzi calabresi, pur avendo siti internet, non usano tale semplice strumento per rendere maggiormente trasparente la propria azione amministrativa. Gli attivisti del M5S che si stanno occupando di tale problematica e i cittadini calabresi, si aspettano una risposta celere dai Ministri interrogati, ai quali è stato chiesto quali iniziative urgenti di propria competenza intendano assumere in proposito, anche con riferimento alla opportunità di disporre in merito una inchiesta ministeriale (link dell’interrogazione: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?ti podoc=Sindisp&leg=17&id=700933). Movimento 5 stelle Cosenza

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Mezzoeuro Un mare di bugie

di Francesco Cirillo

Ogni tanto a Diamante, tranquillo paesino a vocazione turistica della costa tirrenica, si sveglia qualcuno, si affaccia dal bellissimo lungomare che dà sulla scogliera esistente, e vedendo quello che resta del cantiere del porto, grida e bestemmia verso la luna la sua rabbia. Ad affacciarsi questa volta, da quel bellissimo quanto unico lungomare, è il segretario del Pd di Diamante, Pasquale Torrano che vedendo la situazione esistente lancia un grido di allarme sulla mancata realizzazione dell’opera promettendo tuoni e fulmini. Ma prima del Pd, sono tanti i cittadini di Diamante che si chiedono come mai l’opera sia ferma.

Ogni tanto a Diamante qualcuno si ricorda che c’è una certa opera che doveva essere ultimata addirittura nel 2010, tanti i progetti e i buoni propositi Un cantiere che ha già fruttato parecchio...

Solo i soldi vanno “in porto” A Diamante ci sono tanti che credono ancora ai “ciucci” che volano ed è facile fra questi trovare proseliti alle idee più strambalate. Hanno creduto al Porto canale che sarebbe diventato un’enorme palude al centro del paese, per fortuna bocciato dalla soprintendenza ai beni ambientali di Cosenza; hanno creduto al porto del francese Martinez ed al suo director fuggito con i soldi della cassa; hanno creduto nell’arrivo di un cinese miliardario che avrebbe risolto tutti i problemi del paese, e adesso credono ad un porto ed a un “santo” che porterà “oro” per tutti. Ma intanto il porto, questo porto non si fa. Eppure i soldi c’erano (che c’erano è sicuro, che ci siano ora non si sa), le autorizzazioni ci sono, i consensi, a parte le uniche opposizioni degli ambientalisti, c’erano, (almeno vedendo le processioni che si facevano all’arrivo del “santo” portatore d’oro da Cosenza), i sindaci c’erano pure (gli ultimi due, Caselli e Magorno sono stati sempre favorevoli alla sua costruzione), c’era pure l’onnipresente assessore ai Lavori pubblici della Regione Calabria, Pino Gentile che sventolava un decreto di 1 milione e mezzo di euro per opere collaterali al porto in aggiunta ai miliardi precedenti. E c’era anche un progetto rivisitato, con una variante che si è dovuta di nuovo far approvare, pur sapendo che questo tipo di progetto e di appalto non poteva essere modificato. Cosa è mancato quindi per poter terminare un’opera che doveva essere finita entro il 2010? Le ipotesi possono essere tante e tutte meritevoli di attenzione. La prima più lampante che i lavori siano stati sbagliati sin dall’inizio per colpa dei progettisti. Il pietrame scelto era troppo fino ed il mare alla prima mareggiata ha portato via tutto. Sotto gli occhi di tutti i diamantesi si sono visti camion scaricare pietruzze per realizzare il braccio a mare. Quale scienziato ha potuto mai mettere in atto un’azione simile? Sicuro un premio nobel alla deficienza mentale, perché ogni pescatore di Diamante sa che in quel posto la forza del mare è potente e da sempre, anche quando veniva costruito il molo abusivo sin dagli Anni ‘70, la forza del mare ai primi di settembre la spazzava via. E allora si buttavano massi provenienti da cave non pietruzze di fiume. Chi ha sbagliato quindi? I tecnici della ditta? La Regione, ente appaltatrice che non ha controllato? E con quali soldi si sono fatti i primi lavori? Con quelli del privato (circa due milioni di euro) o con quelli della Regione (due milioni

di euro di soldi pubblici)? Non c’è nessun magistrato, che non sia massone, che può mettere il naso in questo spreco di danaro pubblico? Seconda ipotesi. È stato tutto un trucco sin dall’inizio, per prendersi intanto, un pezzo di territorio conteso da tanti speculatori ed aspettare che arrivino soldi pubblici in abbondanza per fare il porto, ma con l’obbiettivo di creare ristoranti ed esercizi commerciali nella parte sottostante il lungomare. Questo lo prevede il contratto firmato fra Regione e privato e chi crede che non si voglia fare questo è meglio che guardi in cielo e veda i ciucci che volano sul porto. Terza ipotesi. Il proprietario dell’appalto ha davvero sbagliato tutto. È una persona onesta ed è stato preso in giro da malfattori. In questo caso allora lasci tutto e dica le cose come stanno, denunciando il tutto a qualche magistrato, liberando questo paese dal peso di questo inutile e fantomatico porto. Ad oggi, allo stato attuale delle cose, se si vuole davvero bene a questo paese si può fare solo una cosa, lo tengano bene in mente sia il Pd, che tutti i partiti e movimenti che credono in questa inutile opera, così come l’intera amministrazione.

Bisogna avviare, subito, una richiesta di risarcimento contro la Regione, la ditta appaltatrice ed il proprietario dell’area, per i danni che questo paese ha subito nella mancata realizzazione dell’opera. È stata devastata un’ area bellissima peraltro protetta da un decreto ministeriale fin dal 1968, ( Dm del 16.11.1968 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.41 del 15.2.1969) sono stati divelti scogli secolari, è stato deturpato un ambiente marino in area Sic e vicino al parco marino della Rivera dei cedri, e vi sembra poco tutto questo? certo è minore se il porto si fosse fatto, in quanto è sperimentato che ogni braccio a mare crea la sparizione di spiagge a nord o a sud, come avvenuto a sud del porto di Campora San Giovanni o a sud del porto di Cetraro per citare porti vicino a Diamante. Per non parlare dello spreco di danaro pubblico per liberare i porti dall’insabbiamento continuo dovuto alle correnti. Pensate che la sabbia che si accumula davanti il porto di Cetraro ora verrà utilizzata per riempire un tratto di mare attorno allo Scoglio della Regina di Acquappesa. E la Regione Calabria e la Provincia investono ogni anno dai duecentomila ai trecentomila euro per liberare dalla sabbia i porti di Campora e quello dei Laghi di Sibari.


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Sabato 1 Giugno 2013

Un mare di bugie a Fiumicino, Gioia Tauro e quest’ultimo inverno a Marina di Sibari. Abbiamo un contratto di rimessaggio con i cantieri nautici di Sibari (casa Bianca Group) a cui abbiamo ugualmente affidato i lavori di manutenzione della nostra barca. L’inizio della nostra crociera di primavera era previsto per i primi di maggio. Qual è stato il nostro stupore nell’apprendere da parte della Marina, che la nostra barca era bloccata perchè i lavori di dragaggio del canale Strombi non erano stati effettuati perché la gara d’appalto per la pulizia del canale, gestita dalla Provincia di Cosenza, era bloccata per la mancanza del decreto Ambiente da parte della Regione Calabria. Questa situazione è non solo incomprensibile e sgradevole per noi, ma è soprattutto di natura tale da condurre al fallimento l’intera struttura turistica dei laghi di Sibari, da portare alla chiusura di numerose imprese e alla soppressione di posti di lavoro di cui la Calabria e l’Italia hanno quanto mai bisogno in questo periodo di gravissima crisi. Questa incomprensibile paralisi, di cui non conosciamo le cause, porterà dunque al fallimento del cantiere e farà fuggire ovviamente i turisti dalla regione e da Sibari. La salutiamo rispettosamente. Francois-Francia Il signor Francois crede ai “ciucci” che volano ovviamente, in quanto per due volte scrive che per lui la situazione è incomprensibile. Caro signor Francois veda che la situazione è molto comprensibile, in Calabria. Intanto è un eufemismo chiamare l’assessore Pugliano, assessore all’ambiente, in quanto di ambiente sa poco e niente. Basta guardare come gestisce l’emergenza rifiuti in Calabria per rendersene conto. Basta vedere l’entusiasmo per come ha accolto l’idea di rilanciare il Ponte sullo stretto, opera inutile quanto dannosa, fatta dall’amministratore unico dell’Anas, Pietro Ciucci che già dal cognome si capisce tutto. In Calabria, dovrebbe sapere il signor Francois, viviamo di pressapochismo, di ignoranza, di malafede e soprattutto siamo comandati dalle ‘ndrine della ‘ndrangheta e dalla massoneria infiltrata nei partiti, nelle istituzioni, nella magistratura, nei comuni, nelle province, nella Regione e finanche nella Chiesa. Ecco, quindi quando parliamo di opere inutili, dannose, di cosa parliamo. Ecco perché il porto di Diamante, così come quelli delle altre parti della nostra regione non porteranno mai né ricchezza, né turismo. Anzi faranno perdere sia la ricchezza che il turismo, se non per quei pochi che hanno i mezzi finanziari per fare speculazioni. Vedete se qualcuno riesce oggi a comprare una casa a Diamante. Proprio per l’attesa che dà il porto, un’abitazione di 40 metri quadri parte da 70mila euro. Ma ce ne vogliamo rendere conto di questo?

Lo stato dei lavori del porto in data settembre 2012 Sotto, Pino Gentile all’epoca della presentazione del progetto In basso, in evidenza, la data programmata per la fine dei lavori

Ma possibile che in questi enti non ci siano menti pensanti, e gente onesta ma solo tasche dove far entrare mazzette per comprarsi autorizzazioni? Leggete cosa scrivono nel mese di maggio di quest’anno, questi turisti francesi che hanno avuto la malaugurata idea di portare la loro barca nel porto dei laghi di Sibari.

Gent. sign. Pugliano delega all’Ambiente della Regione Calabria, desidero metterla al corrente della seguente situazione. Sono pensionato, sposato con un’italiana, proprietario di una barca a vela di 10 metri che utilizzo per visitare le coste italiane da 4 anni. La mia barca è stata posta in rimessaggio

Gli ambientalisti hanno già fatto una proposta, che nessuno ha voluto prendere in considerazione, neanche quei grillini che si dicono rinnovatori della politica e contrari allo sviluppo e che dovrebbero essere per la decrescita felice. Questa proposta va proprio in quella direzione di decrescita. Lasciamo l’allargamento a piazza nella zona porto che oramai ha già devastato la scogliera. Quella piazza servirà da parcheggio e da luogo per esposizioni e concerti. Smantelliamo il piccolo braccio a mare, salvando così la spiaggia “grande” e quella della Riviera blu. Rivalutiamo i magazzini sottostanti, il lungomare, oggi appetibili per negozi, creando il Museo del Mare ( progetto approvato da due amministrazioni) e centri culturali e sociali per i giovani attraverso la rivalutazione dell’artigianato locale e chiediamo un risarcimento danni di 20 milioni di euro alla Regione da riutilizzare per i giovani disoccupati e per le famiglie indigenti. È una grande idea, ma così, mi rendo conto che anch’io e con me tutti gli ambientalisti crediamo nei ciucci che volano.

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Sabato 1 Giugno 2013

Mezzoeuro Scienza e diritto insieme

Il terremoto e l’alto rischio che corre la Calabria e in particolare la città di Cosenza, e il suo vasto territorio, sono stati al centro del proficuo incontro organizzato, presso il Salone degli Specchi nel palazzo provinciale in piazza XV Marzo nella città dei Bruzi. L’argomento di grande attualità è stato affrontato per la prima volta in una ottica di collaborazione multidisciplinare nel volume “Dentro al Terremoto - Saperi contaminati”, realizzato dalla commissione Difesa del suolo ed Urbanistica istituita presso l’Ordine degli Avvocati, con il sostegno del consiglio dell’Ordine e del suo presidente Oreste Morcavallo (per i tipi di Rubbettino editore). L’importante elaborato ha ottenuto il superiore patrocinio del ministero dell’Ambiente, del ministero per i Beni e le Attività culturali e dell’Ance nazionale.

Prevenire è meglio che scavare Un saggio a più mani nato dalla contaminazione e dalla sinergia tra saperi e conoscenze utili ad analizzare, e in grado di proporre soluzioni, a un fenomeno naturale che fa parte del complicato funzionamento della Terra. Curatori d’eccezione sono Paolo Cappadona, del Consiglio nazionale dei geologi con incarico di coordinatore della commissione nazionale Difesa del suolo, gli avvocati Paola Rizzuto ed Elio Lappano, responsabili della sezione giuridica del corposo lavoro e la legale Maria Claudia Marazita che, nella sezione Giuristi del Suolo, ha contribuito a far luce sulla giurisprudenza in materia di reato commesso in violazione della legge sismica. In una sala gremita, con la moderazione del giornalista Mario Tursi Prato, alla presenza del prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro e di illustri esponenti del mondo accademico e ordinari presso l’Unical come Massimo Veltri, professore Idraulica, Ignazio Guerra professore di Fisica terrestre, Alfonso Vulcano professore di Tecnica delle costruzioni, Maurizio Ponte ingegnere civile geotecnico, Giuseppe Chidichimo professore ordinario di Chimica-Fisica e Gino Mirocle Crisci professore ordinario di Petrografia sono stati illustrati gli strumenti operativi per perseguire, attraverso una ricognizione generale delle conoscenze in un’ottica multidisciplinare, “la cultura del suolo” e della “prevenzione” del rischio idrogeologico, sismico e della pianificazione di bacino. Significativo l’intervento di Raffaele Giovinazzo, maggiore del Nucleo carabinieri Tutela patrimonio culturale della Calabria, che ha sottolineato il ruolo dell’Arma nella tutela del patrimonio culturale italiano. Ad approfondire il rapporto tra scienza e diritto, sempre più articolato e complesso, è stato il magistrato Domenico Airoma, procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Cosenza. Con le testimonianze di Andrea Cardoni, della Associazione nazionale pubbliche assistenze impegnato nel Campo di Mirandola (Emila Romagna) e Carlo Frutti, presidente nazionale Adis, conoscitore dell’esperienza aquiliana, sono diventate protagoniste dell’incontro le parole “forza”, “determinazione”, “coraggio” delle popolazioni colpite e la necessità di mettere in circolo una grande azione di prevenzione, anche con l’attuazione di piani di sicurezza e informazione tra la gente. A illustrare le difficoltà di intervento nel caso in cui un forte sisma colpisse la Calabria ci ha pen-

Presentato a Cosenza il volume “Dentro al terremoto” realizzato dalla commissione Difesa del suolo ed Urbanistica istituita presso l’Ordine degli Avvocati con il sostegno del Consiglio dell’Ordine e del suo presidente Oreste Morcavallo sato il dirigente Mazzei, della Protezione civile della Regione Calabria, che ha voluto ribadire come la situazione orografica della regione e il suo difficile sistema viario hanno reso indispensabile cercare vie alternative per i soccorsi con l’individuazione degli aeroporti e dei porti da cui far partire gli aiuti. In apertura della presentazione è stato proiettato il trailer del film “Quel che resta” alla presenza degli attori Giacomo Battaglia e Gigi Miseferi, ambientato al tempo del terremoto e del maremoto del 1908 che, in trenta secondi, distrusse Reggio Calabria e Messina. La pellicola con musiche di Sandro Scialpi, in distribuzione da Ottobre, vuole far rivivere il ricordo di quel terribile evento con l’intendo di rappresentare un monito per le future generazioni. L’incontro è l’inizio di una collaborazione tra intelligenze che servirà a dotare la Calabria di strumenti efficienti ed efficaci per fronteggiare i possibili sisma. Insomma l’inizio di una nuova metodologia d’approccio al terremoto e alle sue catastrofiche conseguenze che produrrà nuove e importante iniziative.


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Sabato 1 Giugno 2013

Scienza e diritto insieme

I curatori del libro: Paola Rizzuto e, qui sotto, Mariaclaudia Marazita e Elio Lappano

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Sabato 1 Giugno 2013

Le piccole realtà che fanno ricco il Paese

Voler bene all’Italia La Calabria mette in vetrina le sue bellezze con "Voler bene all'Italia", la decennale campagna con cui Legambiente festeggia la Repubblica dei piccoli borghi, quelle realtà che fanno ricca l'Italia di un impareggiabile patrimonio storico-artistico, di tradizioni e produzioni tipiche. Visite guidate, concerti, incontri, prodotti tipici e tanta allegria in piazza nei piccoli comuni per celebrare al meglio la ricorrenza di domenica 2 giugno e lanciare con forza un appello al presidente Napolitano per una rinascita dell'Italia che parta dai territori e dalle sue comunità. Da Riace a Condofuri - tappe nazionali di punta inserite nei distretti dell'accoglienza e dell'eccellenza - passando per Roccella Ionica, Santa Cristina d'Aspromonte, Marcellinara, Girifalco, Cerzeto, Cirò, Crucoli e le tante altre località che hanno aderito alla campagna, le migliori risorse della Calabria saranno al centro delle tante iniziative in programma. "L'Italia è il paese della bellezza e della diversità - dichiara Mariacaterina Gattuso, della segreteria di Legambiente Calabria - ogni territorio ha qualcosa di speciale da offrire: un monumento, un prodotto, un'idea, un colore... La Calabria non è da meno, anzi, è ricca di realtà vive, di tesori, di vocazioni, di solidarietà. Realtà che vogliono essere riconosciute e sostenute, perché possono essere la chiave di volta per la rinascita di un Paese in crisi non solo economica ma anche di identità. I piccoli comuni, in particolare i piccoli comuni calabresi, vogliono invertire la rotta, combattere lo spopolamento, offrire opportunità ai giovani, puntare sulla qualità ambientale e sulle rinnovabili, ma devono in questo essere sostenuti. La festa della Piccola Grande Italia è un momento di orgogliosa rivendicazione di una identità che per anni ha rischiato di essere cancellata. E allora, nella decima ricorrenza di questa giornata vogliamo rilanciare l'appello affinché le realtà positive e le eccellenze che emergono dai territori siano sostenute e possano contagiare positivamente i comuni vicini e l'intero Paese". Tra le tappe reggine di "Voler bene all'Italia" spiccano quelle di Riace e Condofuri, inserite nel cartellone nazionale delle iniziative della campagna.

Il 2 giugno Legambiente festeggia la Repubblica dei piccoli borghi eccellenze calabresi in vetrina: visite guidate, concerti e incontri in piazza. Riace e Condofuri nel cartellone nazionale della campagna Nel paese della "bellezza variopinta" noto per le pratiche di accoglienza ai migranti, l'appuntamento è per la mattinata di domani sabato 1 giugno con un'anteprima dedicata alla "Festa della Giusta Repubblica": una sfilata per le vie di Riace e a seguire un incontro-confronto in piazza con il sindaco, i rappresentanti di Legambiente e quelli delle comunità migranti, il tutto allietato dalla performance del cantastorie Nino Racco. Una tappa non casuale scelta da Legambiente per rilanciare dalla Calabria il tema dei diritti ai migranti e dello ius soli. A Condofuri si parlerà invece delle immense opportunità offerte dalla filiera del bergamotto. Alle ore 10 del 2 giugno in municipio si confronteranno il sindaco Salvatore Mafrici, Nuccio Barillà

della segreteria nazionale di Legambiente e i rappresentanti delle associazioni di categoria. L'iniziativa proseguirà nel pomeriggio e in serata con la degustazione di prodotti tipici e musica popolare in piazza. A Roccella Ionica si terrà un focus su "I rifiuti come opportunità di riscatto sociale", in programma alle ore 17 nell'ex Convento dei Minimi, a cui prenderanno parte il sindaco Giuseppe Certomà, il direttore di Legambiente Calabria Giuseppe Toscano, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni. Sarà anche l'occasione per la premiazione del concorso bandito dalla cooperativa Felici da Matti, con il patrocinio Legambiente Calabria. Altri appuntamenti nei comuni di San Lorenzo, Santa Cristina d'Aspromonte, Sant'Alessio in Aspromonte, Bovalino, Bova e Monasterace. In provincia di Cosenza saranno i comuni di Belsito, Cerzeto, Saracena, Spezzano della Sila, Aiello Calabro, Spezzano Piccolo/Area naturalistica del lago di Ariamacina e Lappano ad arricchire il programma della campagna. In particolare, a Cerzeto si lancerà l'iniziativa "Primavera in montagna", un percorso di sensibilizzazione della cittadinanza ai temi naturalistici, al recupero e alla bonifica del territorio e all'ambizioso programma "Rifiuti zero" lanciato dall'amministrazione comunale. In provincia di Catanzaro saranno protagonisti i comuni di Marcellinara (iniziative in programma il 9 giugno), Girifalco (con l'inaugurazione del Centro ornitologico di Monte Covello, in programma nel fine settimana del 15-16 giugno) e Feroleto. Mentre in provincia di Crotone tutti in piazza a Cirò (con un interessante programma dedicato a vino e cultura che prevede l'apertura dei musei cittadini) e a Crucoli dove accanto all'apertura con ingresso gratuito dei musei della Civiltà Artigiano-Contadina e Melissa Palopoli sarà possibile fruire di un percorso guidato fino alla "cascata della Gioiusa". Tutti i programmi delle iniziative saranno visionabili sul sito www.piccolagrandeitalia.it.

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Sabato 1 Giugno 2013

Mezzoeuro Allevamenti allo stato brado

di Giovanni Perri *

In applicazione dell’articolato di legge riguardante la valorizzazione ed il recupero produttivo delle risorse agro-forestali è previsto un “piano di utilizzazione e sfruttamento”, redatto da un tecnico specializzato (agronomo-forestale), al fine di assicurare il mantenimento degli equilibri naturali e le esigenze economico-funzionali, ecologiche e paesaggistiche delle superfici pascolive e del patrimonio forestale pubblico e collettivo. Le superfici pascolative sono quelle aree agro-forestali, ove che il bestiame utilizzata direttamente sul posto, la biomassa erbacea nutritiva, solitamente con gli allevamenti allo stato brado, con la transumanza e l’alpeggio o pascolo estivo dei bovini in montagna. Per tali finalità ogni amministrazione comunale con proprietà agro-forestali, in virtù dell’art. 10, 12 e 13 delle “prescrizioni di massima e di polizia forestale”, della Regione Calabria - dipartimento Agricoltura Foreste e Forestazione, diretto da Michele Trematerra, deve destinare almeno il 10% dei ricavi provenienti dalla gestione dei beni connessi alle attività forestali e zootecniche (uso dei pascoli), ad iniziative progettuali, al fine di realizzare programmi di pianificazione, conservazione, miglioramento e potenziamento dei boschi e dei pascoli e della viabilità forestale. In tal modo ogni Comune che vanta patrimoni forestali di interesse pubblico e collettivo, dovrà procedere obbligatoriamente al relativo accantonamento annuale di una parte dell’entrate derivante dall’attività forestale, e destinarla alla redazione dei “piani di gestione”, previsti dalla normativa vigente, al fine di evitare risultati deludenti per il non razionale sfruttamento delle potenzialità produttive, paesaggistiche ed ambientali della aree suddette. I Comuni interessati avranno in tal modo la possibilità e disponibilità economico-finanziaria di programmare e realizzare il recupero produttivo delle realtà agro-silvo-pastorali, pena la decadenza di qualsiasi provvedimento di concessione da parte dell’Amministrazione nei confronti di terzi, ponendo la dovuta attenzione agli aspetti riguardanti la pianificazione, conservazione, miglioramento e potenziamento. In considerazione del fatto che il

Altro che pascoli in fiore... In Calabria urge un Piano gestionale di utilizzazione e sfruttamento al fine di assicurare il mantenimento degli equilibri naturali delle superfici pascolive e del patrimonio forestale pubblico e collettivo territorio montano e collinare della Calabria è abbastanza caratterizzato da pascoli, l’applicazione della legge in esame, si rende necessaria ed obbligatoria per il loro razionale sfruttamento, cosicché necessita avviare concreti programmi di recupero, pur ricorrendo a forme contrattuali di affitto singole o anche in forma associata. In tali contesti ambientali la redazione dei piani di gestione è perentoria, per come previsto dall’assessorato all’Agricoltura e forestazione, in primis nelle aree protette ed in quelle ricadenti in “Rete natura 2000”, al fine di viaggiare in direzione di una efficiente e rigorosa gestione del patrimonio forestale pubblico e collettivo. Con la rigorosa osservanza degli interventi di pianificazione agro-forestale, la gestione delle aree prato-pascolative diventa vantaggiosa sia per l’Ente pubblico, oltreché sotto l’ottica della sostenibilità economica ed ambientale, pur sempre condizionata da opportuni interventi progettuali e misure di salvaguardia per la riqualificazione ambientale. In tal modo viene anche monitorato l’assetto idrogeologico del territorio, le ma-

nutenzioni connesse al mantenimento e all’efficienza della viabilità forestale, la disciplina dell’uso dei pascoli, le modalità di esecuzione, un ben regolato carico di bestiame, il periodo di utilizzazione, il miglioramento della biomassa, unitamente alle modalità gestionali sostenibili. Per quanto attiene ai miglioramenti agronomici da apportare ai pascoli, è bene prevenire lo stato di rinuncia delle aree meno produttive, poiché dopo un certo periodo di tempo diventa difficile eliminare l’incolto, anche in considerazione del fatto che a seguito dell’abbandono il foraggio diventa in gran parte non utilizzabile pienamente. Il razionale utilizzo delle superfici pascolative richiede sempre una rigorosa selezione, scelta e gestione degli indirizzi produttivi degli allevamenti, possibilmente da carne di razza rustica o podalica, al fine di evitare non tanto e solamente lo stato di abbandono, ma soprattutto la perdita di unità foraggere, che possono riguardare la copertura vegetale non sempre favorevole o coincidente con la scelta di pascoli più produttivi e più facili da raggiungere. L’eventuale rinuncia dei pascoli meno produttivi e per di più in pendio, consente ad alcune essenze foraggere di mediocre o scarso valore nutritivo, solitamente meno appetibile e consumabile dal bestiame, di prendere il sopravvento, con il probabile successivo rischio della loro eliminazione, l’abbandono delle strade di accesso e della viabilità minore destinata a diventare, anche per la carenza di interventi manutentori, sempre più precaria, inutilizzabile, inagibile e inefficiente. In definitiva si può concludere che per evitare l’abbandono e il degrado dei pascoli, necessita incentivare forme razionali di sfruttamento, ponendo la dovuta attenzione ai necessari ed essenziali investimenti da realizzare, finalizzati a creare migliori condizioni per l’esercizio razionale delle risorse foraggere, unitamente alla tutela e salvaguardia degli equilibri naturali, paesaggisti, oltre che economici ed ambientali. agronomogperri@virgilio.it

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Sabato 1 Giugno 2013

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

resp. ANGELA DIODATI

VIA DEL POPOLO, 1

PROSSIMAAPERTURA Maggio 2013

Ufficio Area urbana Rende - Cosenza Via Marconi (s.s.19 bis), 72 - Cosenza

La nuova sede Epas di Terranova da Sibari apre un nuovo sportello in Via del Popolo,1. I nuovi servizi offerti: Assistenza al cittadino per pratiche previdenziali e sociali · Consulenzalegale · Sportello CAF · Servizi assicurativi e finanziamenti tramite operatore abilitato con cod OAM 1809 · BELVEDERE - FAGNANO - PAOLA - ROSE Sortello AMICO" al quale MARITTIMO il cittadino può oggi rivolgersi per laCASTELLO risoluzione di una vasta gamma di problemi, evitando di recarsi presso uffici diversi per ciascuna delle questioni da risolvere.

SANTA DOMENICA TALAO - TARSIA Vuoi aprire una sede nel tuo comune? CONTATTACI!


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Sabato 1 Giugno 2013

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

Violenza sulle donne, qualcosa si muove

Approvazione della Convenzione di Istanbul alla Camera, lo Stato finalmente lancia un segnale forte in una lotta che riguarda tutti «Un momento senza dubbio di grandissima importanza per il nostro Paese - dice il presidente nazionale del patronato Epas, Denis Nesci- e indica in maniera chiara la volontà da parte delle istituzioni di arginare la violenza crescente nei confronti delle donne. Con l’approvazione all’unanimità della Convenzione di Istanbul alla Camera, lo Stato ha lanciato un segnale forte in una lotta che riguarda tutti - aggiunge Nesci - e che purtroppo in questi ultimi giorni ha vissuto momenti particolarmente tragici». I recenti fatti di cronaca hanno tristemente portato alla ribalta il fenomeno della violenza sulle donne, un problema sociale la cui gravità appare in tutta la sua evidenza in ogni angolo del nostro Paese e che è presente in tutto il mondo, figlio di

convinzioni sociali, culturali, religiose e storiche basate sull’idea della superiorità dell’uomo nei confronti della donna. Ora però l’Italia si è apertamente e politicamente schierata contro tali convinzioni, facendo propri i dettami contenuti nella “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, datata 11 maggio del 2011, firmata da 29 Paesi e nota come “Convenzione di Istanbul”. La camera dei Deputati infatti, con 545 voti favorevoli, ha detto sì ai principi della Convenzione, la quale prevede innanzitutto il contrasto ad ogni forma di violenza fisica e psicologica sulle donne e un impegno concreto in materia di prevenzione ad ogni livello, iniziando dall’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione e dalla conseguente promozione della parità reale fra i sessi. Si tratta soprattutto del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che dà vita ad un quadro giuridico completo volto alla protezione delle donne da qualsiasi tipo di violenza. Gli Stati che sottoscrivono la Convenzione di Istanbul adottano le misure legislative (e non solo) indispensabili per tutelare e promuovere i diritti di tutti gli individui, e in questo caso specifi-

co delle donne, di vivere liberi da qualunque forma di violenza, tanto nella vita pubblica che nel privato. Passi obbligati sono quindi l’abolizione di leggi e pratiche discriminanti, con l’applicazione di sanzioni in caso contrario; gli Stati saranno inoltre chiamati a istituire organismi ufficiali che dovranno provvedere al coordinamento, all’attuazione, al monitoraggio e alla valutazione di politiche e misure di contrasto e prevenzione alla violenza. Allo stesso tempo sarà molto importante agire al fine di modificare quei comportamenti socioculturali frutto di pregiudizi, costumi e tradizioni che contribuiscono a diffondere un’’immagine discriminatoria a danno delle donne: in tal senso grande importanza avrà il ruolo dei mezzi di comunicazione e della scuola. «Credo sia fondamentale che ogni Stato adotti le misure necessarie per far sì che non si verifichino più gli odiosi casi di violenza raccontati da televisione e giornali negli ultimi tempi -è il pensiero di Denis Nesci- ma allo stesso tempo è indispensabile che anche a livello sociale, culturale e lavorativo cambino tante cose, perché purtroppo -conclude il Presidente Epas- la discriminazione nasce spesso da diversi trattamenti riservati alle lavoratrici o a convinzioni sbagliate che tuttora sono presenti nel nostro Paese».

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Mezzoeuro Campagna anti-spreco

Al ristorante col sacchetto Nasce a Rende la prima rete di solidarietà alimentare “Avanzi Zero” Il 2014 è l’anno europeo contro lo spreco alimentare. Ma è anche l’anno in cui verrà meno la normativa Pead (Programma europeo di aiuti alimentari agli indigenti) che dal 1987 assicura alle associazioni di volontariato generi primari, come olio e pasta, per un valore di 580 milioni di euro. Solo in Italia, vengono buttati via ogni anno 12 miliardi di euro di cibo ancora buono, pari a 5,5 milioni di tonnellate, prendendo in considerazione solo i consumatori. Ognuno di noi, in pratica, scarta 42 chili di avanzi non riutilizzati o andati a male, equivalenti a 117 euro l’anno. Va peggio se si considera l’intera filiera agroalimentare. Qui ogni anno vengono sprecati 94 chilogrammi pro capite di alimenti, per un valore di 208 euro. A Rende, all’interno di una campagna sull’anti-spreco alimentare, condotta dall’agenzia N2b, patrocinata dall’assessorato al marketing territoriale del Comune di Rende e dalla parrocchia San Carlo Borromeo, con il sostegno di Calabra maceri spa e Coscarella snc, è nata, in via sperimentale, la prima rete di ristoranti ad “avanzi zero”: un circuito che mette insieme tutti i ristoranti della città, attenti a ridurre il quantitativo di rifiuti organici, provenienti sia dalle cucine che dalle tavole delle sale. Con lo slogan “Pensa, mangia e porta a casa”, riportato sulle vetrine di ogni associato, è possibile distinguere i locali in cui sarà possibile richiedere degli appositi sacchetti, detti Doggy bag, per portare a casa gli avanzi delle pietanze non consumate a tavola; lo stesso varrà per le bottiglie di vino stappate, che potranno essere ritappate e consumate piacevolmente a casa. Inoltre tramite la collaborazione con la parrocchia San Carlo Borromeo di Rende, i ristoratori potranno cedere nella mani di una simbolica “Banca del cibo”, le eccedenze di generi alimentari, rimaste invendute nelle cucine, in occasioni di ricevimenti e banchetti; preparati del giorno che saranno immessi nel circuito solidale delle mense e distribuiti tramite la rete parrocchiale ai più bisognosi e a meno fortunati. Il progetto è integrato dalla distribuzione di una guida cartacea che funge da vademecum per le famiglie, al fine di riutilizzare tramite dei semplici consigli, il cibo ancora buono, ma che spesso trova spazio nelle nostre pattumiere, perché quasi in procinto di scadere o non proprio fresco di giornata. Metti il tuo cibo in frigo, non nel cestino! Così uno degli slogan che caratterizzerà la prima giornata di distribuzione dei sacchetti, Sabato 1 Giugno in tutto il territorio di Rende. La rete “avanzi zero” verrà ufficialmente presentata alla comunità durante un incontro celebrativo, che si svolgerà il prossimo 5 giugno, giornata mondiale dell’ambiente all’insegna dell’antispreco alimentate.

Sabato 1 Giugno 2013

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