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numero 37 - Anno 12 Sabato 14 Settembre 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce Zed, arrivano i Ballons 2.0 ai giovani made in Calabria www. mezzoeuro.it

Occhio alla zanzara tigre, è allarme

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Sabato 14 Settembre 2013

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Il legno storto

Non è troppo governare assieme a un

Il premier Enrico Letta

Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli

Ediratio editore Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana

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condannato definitivo?

Un senso di responsabilità politica verso il Paese richiede certamente che si faccia ogni sforzo possibile perché i maggiori Partiti assicurino un governo specie in fasi assai critiche come quella che stiamo attraversando. Avviene però che il peso di tante anomalie finisce per renderlo difficile, e tra queste vi è certamente il fatto che a dover concorrere al mantenimento ed alla durata del governo stesso, vi sia un Partito “personale” che tiene conto oltre tutto dalle sorti giudiziarie del suo “padrone” il quale in ultimo decide lui solo; costui per di più ha ricevuto una condanna definitiva che lo estromette naturalmente dall’esercizio di un compito politico diretto. Tali anomalie stanno creando una situazione politica sotto ricatto e perciò bloccata: o si cerca il modo di salvare un “delinquente” o il governo che questi fa esistere non può più rimanere in piedi. Si può immaginare in quali condizioni la Commissione del Senato ha potuto maturare in autonomia le sue decisioni: tutto intorno il clamore dei ricattatori, rischi per la sopravivenza del governo, moniti del Capo dello Stato, e Lui dietro le quinte a giocare tutte le carte per poter vedere rinviate anche di pochissimo le sue sorti. Come si scrive e si riscrive da tutta la stampa più seria, Berlusconi «è già con un piede fuori del Parlamento e non sarà la strategia del rinvio a modificare il corso delle cose» (S. Folli). Il braccio di ferro in seno alla Giunta somiglia piuttosto a quella che vien detta una «battaglia di retroguardia» in cui «l’ex premier consapevole della sconfitta, cerca di ottenere l’onore delle armi»; non c’è alcuna trattativa sotterranea (con chi poi, col Pd che farebbe a cedere solo la sua completa rovina?), si tratta solo di propaganda politica perché in realtà non vi è alcun margine per concedere sbocchi al Cavaliere. E nemmeno c’è da parte del Pd un accanimento, una vendetta verso l’avversario di sempre

di Franco Crispini

Certo al condannato si può concedere un pò di tempo in più prima della decadenza anche perché la posta in gioco viene ad essere la esistenza in vita del governo ed il Cavaliere punta tutto su di essa tentando di far ricadere su di un Pd che “lo odia” la colpa di far saltare tutto in aria. Il Cavaliere ed i suoi prodi hanno ormai come unica pallottola in canna, puntata contro il Pd, questa della caduta del governo Letta qualora si abbia di fatto un voto contrario a Berlusconi; ma sembra quasi che il colpo venga solo minacciato e mai sparato, per un momento o l’altro non si può escludere che sia proprio il Pd a dichiarare a gran voci di non voler restare un minuto in più assieme ad un condannato definitivo in attesa di altri gravi giudizi. Finora qualche atteggiamento del Pd potrebbe lasciar credere che non vuole restare col cerino in mano, come si dice, non vuole lasciar solo Letta, teme un voto elettorale che ancora col Porcellum metterebbe a rischio un gran numero di suoi parlamentari che difficilmente verrebbero rieletti: se tali preoccupazioni sono presenti in qualche settore più “fragile” non si può pensare che si tratti di un filogovernativismo o, non sia mai detto, di un filoberlusconismo. Per un Pd poi non tener conto di un grillismo che lo va incalzando sarebbe un grave errore. Non si tratta di gridare semplicemente un “Muoia Sansone...”, ma per il Pd non tenere energicamente separate le due questioni, del governo e del salvataggio di Berlusconi, e quindi non rivendicare il diritto a non poter convivere con chi non può volersi sottrarre alla legge, gli costerebbe davvero caro. Il comportamento poi del Cavaliere è lontano assai da quello di un politico che fa “gesti da statista”, è piuttosto quello di una belva in trappola. Lo stesso Letta finalmente trovi la forza di far capire al Paese che l’alternativa pesante cui si trova di fronte è “O il Paese o la fedeltà al Cavaliere”: come non sentirne l’assurdità?


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Sabato 14 Settembre 2013

Eccellenze per sperare

Cuore sicuro Cuor leggero

Le malattie cardiovascolari sono ancora la prima causa di morte in Europa, con 4,3 milioni di persone colpite, costituendo il 48% di tutti i decessi. La conoscenza della funzione meccanica dinamica del miocardio, tessuto che forma le pareti del cuore, aiuta a comprenderne l’eventuale stato patologico, consentendo al clinico e al chirurgo la diagnosi e la terapia delle disfunzioni ventricolari. L’attuale ‘gold standard’ per lo studio della vitalità miocardica è rappresentato dalla tomoscintigrafia con radiofarmaci che si concentrano nella cellula miocardica in modo direttamente proporzionale all’attività metabolica della stessa. L’indagine, conosciuta con la denominazione di Pet (Positron emission tomography), è in grado di dare informazioni molto precise sullo “stato di salute” del miocardio. Nonostante il notevole utilizzo in ambito oncologico della Pet/Tc, non tutti sanno che i primi studi Pet effettuati su uomo agli albori dello sviluppo di questa metodica diagnostica, sono stati eseguiti utilizzando un radiofarmaco, il 18F-Fdg, che può presentare, dopo determinati stimoli, affinità per il tessuto miocardico del cuore.

Interventi sempre più sicuri grazie alla Pet In Neuromed lo studio della vitalità miocardica

L’Irccs Neuromed

da anni all’avanguardia nel campo della clinica e della ricerca, di-

spone di un’Unità operativa di Medicina nucleare che esegue, tra gli altri, la Pet miocardica con 18F-Fdg. Questo esame consente studi di vitalità miocardica finalizzati alla più precisa distinzione del miocardio vitale da quello non vitale consentendo, in definitiva, di poter intervenire potendo aiutare nell’indirizzare ad un intervento di rivascolarizzazione coronarica i pazienti con pregresso infarto. Infatti, diversamente dalla scintigrafia tradizionale (Spect miocardica di perfusione), la Pet consente d’identificare la residua vitalità dei tessuti in corso di coronaropatia e/o dopo infarti. I diversi studi Pet, condotti in pazienti con pregresso infarto, hanno dimostrato che circa il 50% dei segmenti miocardici con difetti che fanno sospettare la presenza di necrosi sono potenzialmente recuperabili. In particolare, la Pet miocardica è particolarmente utile in pazienti con una grave compromissione della funzione ventricolare sinistra, per i quali è molto alto il rischio operatorio. La Pet in cardiologia, in definitiva, è particolarmente utile per lo studio del metabolismo cardiaco e della vitalità miocardica, permettendo altresì di ottenere alcuni dati aggiuntivi di tipo funzionale quali la frazione di eiezione del ventricolo sinistro.

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Mezzoeuro E non si dica cento di questi giorni

Candeline amare Il 29 settembre, in occasione del compleanno del Cavaliere l'inaugurazione della sede nazionale di Forza Italia. Il logo nuovo o che ritorna, e che comunque non piace poi così tanto a qualcuno sparso in giro. A cominciare dai fratelli Gentile... Non è ancora chiaro se sarà una vera e propria sorpresa, con tanto di candeline e occhi bendati fino alla torta. O se piuttosto la messinscena è fintamente organizzata per apparire pura nella sua goliardia mentre invece c’è una regia guidata. Fatto sta che ormai tutto è pronto fin nei minimi dettagli. La sede nazionale di Forza Italia è cosa fatta e verrà inaugurata il 29 settembre, giorno del compleanno di Silvio Berlusconi. Più o meno “a sua insaputa”. Candeline amare, candeline paradossali, candeline indecifrabili quest’anno perché ancora non è dato sapere che piega prenderanno le cose. L’ultima versione delle mosse di palazzo vede un Cavaliere ormai rassegnato all’idea che non si possono più minacciare urne che non possono arrivare, perlomeno nel famigerato autunno della vendetta. Niente voto immediato come spauracchio, non ci sono più né i tempi né le condizioni minime. Ma non per questo verrà deposta ufficialmente la scimitarra del ricatto istituzionale che era e rimane l’unica arma che ha in mano l’ex presidente del Consiglio. Il governo può cadere, se si mette male, ma non per questo si va a votare subito e di questo ormai ne è convinto per primo Berlusconi. Il ricatto semmai, che rimane tutto in piedi lo stesso se la giunta per le immunità si mette di traverso, riguarda Letta da una parte e i suoi stessi ministri dall’altra che pagherebbero per primi il prezzo di non aver trovato una soluzione nonostante il clima narcotizzato e positivo in tal senso distribuito dal Capo

dello Stato. Letta così, se si mette male, sarebbe costretto a trovare qualche spicciolo di consensi tra i grillini se vuole continuare a governare (sia pure in condizioni che più che altro lo renderebbero non più spendibile in prospettiva). E i ministri azzurri, ora al governo, dovrebbero tornare tra i banchi del nulla, quell’opposizione fine a se stessa, colpevoli d’aver praticato il mestiere utilitaristico delle “colombe” senza aver cavato un ragno dal buco per quanto riguarda la faccenda madre di tutte le faccende. Ma si tratta, si lavora, si intriga giorno e notte. Tutto può ancora accadere. Nel frattempo, e torniamo al compleanno più amaro del Cavaliere, è pronta la sede di Forza Italia. Il logo nuovo, o nuovamente vecchio, o che ritorna nel destino del centrodestra italiano. E non mancano a tutte le latitudini del potere berlusconiano sparso in giro reazioni inevitabilmente a catena che viaggiano dall’entusiasmo, al disorientamento, allo sconforto, all’eccitazione. I tre che gestiscono per esempio le carte del mazzo azzurro di Calabria, tanto per dire, vivono emozioni contrastate tra loro, addirittura in controtendenza se non proprio sorprendenti. Chi l’avrebbe detto ad esempio che il governatore Scopelliti alla fine si sarebbe mostrato quello più pronto e adattabile al logo nuovo, al logo del futuro che viene dal passato. Proprio lui, l’ex golden boy del Fronte della gioventù. Ha prima mandato in stampa la voce delle retrovie, delle terze linee residuali per tutto l’anno ma utilissime quando si vuol parlare con il ventriloquo.

Peppe Scopelliti Tonino Gentile e Pino Gentile In primo piano Silvio Berlusconi

È il caso di Fausto Orsomarso, tanto per dire. Intervistato qualche giorno fa sulla stampa locale ha chiaramente fatto riferimento ad un vecchia destra che non può esistere più, serve un contenitore moderno e che sappia intercettare l’entusiasmo dei giovani moderati, diciamo non di sinistra. Intercapedine, questa intervista, di un concetto che proprio Scopelliti ha esplicitato a chiare lettere l’altro giorno parlando alla platea giovane di Monopoli di Forza Italia che deve trascinare tutto il centrodestra italiano, nuovo e vecchio, nel Ppe, il partito popolare europeo. Hai capito Scopelliti. Lo si dava inchiodato e anchilosato infondo a destra al cospetto della rivoluzione di Forza Italia e invece è stato il primo che ha chiuso nella 24ore il bagaglio vecchio andando ad abbracciare il nuovo. Pare che le sue ultime mosse siano piaciute assai non solo, questo era scontato, all’amico Angelino Alfano quanto piuttosto proprio al Cavaliere, sempre più convinto di dover affidare ai giovani amministratori sparsi in giro le nuove frontiere del consenso. E così anche gli azzurri della prima ora, quelli del ‘94 tanto per capirci e che ancora conservano da qualche parte le vecchie bandiere, sono rimasti spiazzati. A cominciare proprio da loro, dai fratelli per eccellenza se ve ne sono, da Pino e Tonino Gentile. In modi diversi, con finalità diverse e con contenuti diversi, provano ad arginare e non da oggi lo strapotere del governatore, anche e soprattutto in ottica futura. E speravano tanto che proprio Forza Italia, il logo vecchio che ritorna, potesse porre degli argini a favore della loro inequivocabile e originaria appartenenza. E invece niente, Scopelliti ha finito per sorpassarli anche su questa corsia, andando a irrobustire quella diffusa sensazione che il 29 settembre, giorno del compleanno del Cavaliere, saranno proprio candeline amare. Non solo per Berlusconi.


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Sabato 14 Settembre 2013

La gatta pressarola fa i figli ciechi...

Da sinistra: Mario Maiolo, Gianni Speranza, Franco Laratta, Mario Oliverio, Ernesto Magorno

Una cosa per volta Come un tir rimasto anchilosato a bordo della strada per anni e pieno di merce (qualcuna avariata) che si mette in testa di accelerare all’improvviso, prefigurando addirittura gare di velocità che non si può consentire. L’incidente o il volo dal viadotto, in un caso del genere, è pressoché garantito. Così appare il Pd di Calabria agli occhi di chi lo osserva ormai da anni avvilupparsi su se stesso.

Il Pd di Calabria alla continua e nevrotica ricerca di un filo se non proprio di una squadra rischia di saltare del tutto in aria se d'improvviso si fa prendere dalla smania Dall'ansia. Dalla fretta. Mischiando la corsa alla segreteria con quella per la presidenza della Regione

Dopo due commissariamenti di fila (Musi e D’Attorre) e una regìa di comando che non s’è mai trasferita da queste parti qualcuno ha cominciato ad annusare aria di rivalsa. Aria di restaurazione al contrario. Aria del “riprendiamoci in mano il giocattolo”. E così, prima ancora che magari piombi sulle teste un altro commissario ancora (se non si celebra il congresso regionale o se comunque fatto fuori D’Attorre ne viene indicato un altro di altra appartenenza) o prima ancora che arrivi in Calabria un nuovo segretario nazionale a conoscere de visu i gendarmi locali i “nostri” provano ad aggiustare le carte che hanno. A farle trovare impacchettate. A renderle così ben assortite da non apparire conveniente sparigliarle ancora, un’altra volta ancora. Si spiegano così riunioni, summit, movimenti e movimentismi, meridionalismi improvvisati d’ultima generazione e d’ultimo accattonaggio a fungere da satellite, comunicati e interviste eterodirette sulla stampa.

l’imperativo categorico, è che non ci metta il becco Roma. Con le sue mani ma anche con i suoi inevitabili nuovi capi che verranno e che potrebbero disegnare nuovi scenari. Neanche del tutto favorevoli a chi oggi predica il nuovo a tutti i costi senza avere bene in mente cosa sia.

Il messaggio che deve passare è uno al momento, o perlomeno quello che con i muscoli deve imporsi a tutti i costi. Le beghe di corrente ce le sistemiamo da noi qui, in Calabria. Con accordi e scambi di poltrone futuribili che magari richiedono qualche cazzotto ancora sotto e sopra il tavolo ma che poi si aggiustano e se non si aggiustano si debbono aggiustare per forza. Tutto, pensano i “nostri”, lo sistemiamo in casa. Fasce tricolori imminenti (Reggio e Rende), segreterie provinciali e regionale, candidature al Parlamento se le cose dovessero precipitare più, ovviamente, la poltrona super e cioè la candidatura per la presidenza della Regione. La faccenda è ingarbugliata e si prevede sangue ma l’importante, questo è

E così la guerra di correnti che pare irrinunciabile nella capitale rischia di diventare invece sterilizzazione definitiva del partito in Calabria. Dove l’intento è quello di spartire ancora una volta e se proprio non ci si riesce perché non ce n’è per tutti allora chi arriva primo e fa trovare apparecchiata la tavola consuma il pranzo. Peccato originale e potenzialmente fatale questo delle menti pensanti del partito. Che mai come stavolta rischiano di non aver letto bene la situazione. Che è complessa per carità, in apnea per certi aspetti se teniamo conto che al di là delle ambizioni e delle speranze non è ancora dato sapere quando e come si celebrerà il congresso regionale. Ma che una via d’uscita la offre a saperla inquadrare.

Punto di partenza di un saggio procedere anche nei confronti di Scopelliti sarebbe quello di non mischiare tutte le partite insieme. Quelle comunali, congressuali, nazionali e presidenziali. Errore madornale questo, fretta maledetta che rischia di innervosire del tutto l’ambiente rendendolo diffidente. E non solo e non tanto perché occorre avere in mano un programma serio prima di andare a dire ai calabresi di voler governare il futuro quanto perché così facendo si allontanano gli amici e si avvicinano i nemici. La fretta non porta mai cose buone. Più saggio, e più razionale, sarebbe offrire intanto delle esclusive nomination per la sola segreteria del partito (Mario Oliverio, Franco Laratta, giusto per dirne qualcuno ma l’elenco potrebbe continuare). Chiudere insomma questa decisiva partita verso la normalità, la credibilità dopo due anni di commissariamento. Il segretario, intanto. Il resto viene dopo. Così facendo non andrebbe in escandescenza Mario Maiolo (che in attesa di capire se e quanto Letta durerà prima di passare la mano magari a Renzi) non sa di chi è alleato e di chi dev’essere nemico. Si muove gattonando un po’ come tutti. Così facendo, cioè procedendo solo con il segretario per ora, non vivrebbe di convulsioni Ernesto Magorno per esempio che come e più di Maiolo deve tenere la barra dritta contro la vecchia regnanza senza però scartare a priori un nuovo aggiustamento, una nuova spartizione. C’è un solo modo oggi per far incazzare un po’ tutti contro tutti, allertandoli e disorientandoli e finendo per accelerare anche la auto proposizione di Giannetto Speranza che invece non sa ancora se tentare la traversata a nuoto: mischiare insieme segreteria e candidatura alla presidenza della Regione. Dopo tutto, che fretta c’è? Si vota per Palazzo Alemanni nel 2015, fra due anni o poco meno. E quando si voterà, almeno questo sembra visto da qui, Scopelliti ci sarà ancora e probabilmente meno debole di quanto possa sembrare. Servono gambe e cervello, progetti e forze rigeneranti, le migliori che ci sono. E serve non fare sciocchezze. E allora, perché tanta fretta? Perché accelerare il passo e mischiare tutto il mazzo di carte? La gatta pressarola, come è noto, non fa cose buone. E di figli ciechi ne abbiamo già abbastanza tra le scatole.

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Sabato 14 Settembre 2013

Mezzoeuro La classifica poco onorevole

Rende oggi vive una gestione commissariale che si è insediata, a seguito delle dimissioni del sindaco Cavalcanti, tra l’indifferenza di una cittadinanza che appare sempre più lontana dalla politica. Riuscirà Il commissario prefettizio a far partire una macchina comunale logorata dalle ultime amministrazioni e dall’ultimo consiglio che gli elettori di Rende ricorderanno come il peggiore consiglio comunale della storia cittadina. Che le cose a Rende sono peggiorate con l’allontanamento forzato di Sandro Principe dalla gestione diretta del municipio è cosa nota a tutti. Prima impedimenti fisici, poi politici con l’impegno di assessore regionale alla Cultura e poi quella di consigliere regionale e capogruppo del Pd hanno portato Principe a seguire poco e a interessarsi di meno delle problematiche della città. Forse sicuro di aver affidato le sorti a persone qualificate e di fiducia.

Di male in peggio Rende, la piazza non gradisce più la politica regnante. Degli ultimi otto sindaci gli ultimi due, a sentire la gente, sono stati uno peggio dell'altro

Ma se oggi a Rende c’è un commissario, se le casse comunali presentano un buco di 9 milioni di vuol dire che c’è qualcosa che non ha funzionato o ha funzionato male. Se i servizi comunali sono peggiorati, se le ville o il verde è peggiorato, se le pulizie generali della città e delle contrade se la manutenzione è quasi inesistente, se il centro storico è ridotto all’isolamento, allora sorgono diversi dubbi sulle ultime amministrazioni della città. Un recentissimo reportage per verificare gli umori della città e il gradimento delle amministrazioni della città fornisce un quadro chiaro ed inequivocabile. Al primo posto di gradimento nella storia politica della città di Rende c’è Francesco Principe, il sindaco socialista da tutti ricordato per il rigore morale, l’ordine, le pulizie e la manutenzione del territorio sempre efficienti e per aver saputo dare alla città, fine degli Anni ‘70 lo strumento del Prg che ha disegnato una città a misura d’uomo con un’alta percentuale di verde per abitante.

Al secondo posto di gradimento, ma a distanza ragionevole, c’è Sandro Principe che ha guidato con passione e lungimiranza il riequilibrio del territorio, la nascita della zona industriale e la vivibilità della città con la presenza di insediamenti culturali e religiosi fondamenti per la vita dei giovani e di una comunità. Al terzo posto c’è Raffaele De Rango un sindaco che tutti ricordano per le sue grandi doti di disponibilità e per il suo impegno quotidiano al servizio dei cittadini. Al quarto posto Franco Casciaro che ha guardato sempre con attenzione e risolutezza alle richieste dei cittadini e alla soluzione delle loro problematiche. Al quinto posto Antonietta Feola, sindaco donna in anni difficili che ha saputo dare impulso all’azione amministrativa e guardare avanti. Al sesto posto Emilio Chiappetta il sindaco ff che ha cercato di fare del suo meglio in un periodo di difficoltà politica. Al settimo posto Umberto Bernaudo un sindaco che aveva perso tutto il suo dinamismo che spesso forse ha delegato anche ingenuamente. Durante il quinquennio sono aumentate le difficoltà del Comune. All’ottavo posto Vittorio Cavalcanti un sindaco che i cittadini di Rende ancora oggi affermano di non conoscere che per 2 anni ha immobilizzato una macchina comunale che, anche se con diversi acciacchi, mostrava diversi segnali di voler ripartire. Una giunta che non si è dimostrata in grado di poter guidare la città e un consiglio comunale che verrà ricordato solo ed esclusivamente per le sue negatività. È difficile il lavoro del commissario ma ancora più difficile è la prossima fase politica della città.

Umberto Bernaudo e Vittorio Cavalcanti Sotto, il municipio di Rende


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Sabato 14 Settembre 2013

Un caso esemplare

La Calabria non finisce di stupire. Ora abbiamo anche chi lotta per un titolo. Lo scudetto della vanagloria... I bizantini erano famosi per inventare titoli e onorificenze per soddisfare qualsiasi ambizione e pomposità, ma si pensava che fosse una pratica morta e sepolta negli anni. Già nel 1799 la Rivoluzione Napoletano aveva predisposto un disegno di legge per abolire tutti i titoli nobiliari, ma non ne ebbe il tempo e ci penso Gioacchino Murat con la legge di eversione della feudalità. Evidentemente il loro fascino deve essere ancora molto forte se ancora oggi si combatte per un pezzo di carta. Per la verità, il primato politico questa volta ci è stato rubato dal Trota, che se l’è comprato a suon di migliaia di euro il suo bravo titolo. Già che quello era solamente accademico e non istituzionale, ma ha giudicato che senza non si può proprio stare. Se proprio dobbiamo dire la verità anche in quel caso c’era lo zampino calabro, per via di quel tesoriere che aveva sperimentato su di sé il metodo e poi lo aveva applicato alla grande con il principe ereditario e la vice presidenta della Camera. Insomma i precedenti sono illustri, e la causa è degna di ogni considerazione per i precedenti molto onorevoli che sono di contorno a questa giusta protesta. Si tratta di uno dei tanti personaggi che popolano il mondo politico sempre borderline, sempre premiata per la sua incoerenza, sempre sulla breccia, pericolosamente in bilico tra destra e sinistra, tra il cattolicesimo militante e il marxismo ortodosso.

Onorevole a chi? Nessuno dirà mai che si tratta di incoerenza, solo un percorso interiore accidentato che ha portato la nostra eroina a rodersi spesso in amletici dubbi sul suo essere, sulle sue vacillanti opinioni. Non è la sola a cercare di restare incolume attraversando il magma infuocato della politica alla ricerca della via di Damasco, dove finalmente la luce della verità l’abbaglierà dandogli quelle certezze che fin qui le sono mancate. È molto onorevole il suo incedere dal movimento giovanile della Democrazia cristiana in qualità di membro direzione nazionale Movimento femminile per passare poi al Partito popolare italiano: direzione nazionale, ai Cristiani democratici uniti e poi nei Cristiano sociali ritrovandosi alfine nei Ds, come vice responsabile nazionale degli Enti locali, poi nella direzione nazionale del Pd, per passare poi nell’Udeur di Clemente Mastella. Ogni passaggio è contrassegnato da prestigiosi incarichi con titoli altisonanti, come i vecchi dignitari spagnoli. Presidente di questo y di quello y assessore y onorevole y y y y! Tutto per le sue indiscusse qualità e la febbre che gli rode dentro di non sentirsi mai completamente appagata. Con l’Ulivo viene portata di peso alla Camera dei deputati, sotto la spinta del potente Agazio che l’aveva candidata inutilmente alla segreteria regionale del partito, in quella infausta legislatu-

ra durata solo due anni, dal 2006 al 2008 poiché senza di lei l’elettorato crotoniate avrebbe disertato le urne. Per la verità il successo non si può definire certo clamoroso, considerato che il clima del momento dava il centro sinistra come sicuro vincitore. Viene il dubbio che queste qualità di fine equilibrismo esibito da tanti rappresentanti abbia potuto giocare qualche ruolo nelle scelte dell’elettorato. Ma questi sono retropensieri che non meritano di essere considerati. Quel che conta è che un passaggio parlamentare equivale al battesimo nel fiume Giordano, una investitura a vita. Molti si interrogano sul vero motivo per cui un membro del Parlamento viene gratificato con il titolo di onorevole. Lei lo ha indicato a tutti. Si tratta di un titolo che spetta a chi ha avuto l’onore di rappresentare la collettività in barba a qualsiasi criterio di rappresentatività, ma quale premio per la sua irreprensibile condotta di caravaniere esperto nelle traversate dei deserti politici. Il suo rappresenta un caso esemplare, bisogna ammetterlo che può rivelarsi molto utile in questi momenti difficili quando si rischia una crisi politica al buio che può essere risolta solo con l’incoerenza. Come disse qualche illustre predecessore e maestro della pratica trasformista, qui si tratta di scegliere tra una stupida rigidità o il bene del Paese.

E non vi sono dubbi su quale sia la scelta eticamente da seguire. Che poi questo sia accompagnato per caso da qualche piccolo vantaggio personale è solo un dettaglio che la storia dimenticherà facilmente. A proposito della concorrenza, la nostra eroina oggi è la tutrice dell’infanzia nominata in quota Pdl, un partito che non aveva ancora molto frequentato ma che è risultato utile per la bisogna. Parigi val bene una messa, diceva jadis il re di Francia. E poi si fa sempre in tempo di cambiare, l’immobilismo non fa per lei abituata a pendolare perennemente. Chi si ferma è perduto, diceva la Buonanima. Ed è un detto sacrosanto. Noi gli dobbiamo l’onore delle armi, poiché di fronte al suo dinamismo e opportunismo politico non vi sono avversari che possono fermarla. Per questo continueremo a chiamarla onorevole.

Ma chi è poi costei?

Ogni fatto o circostanza è puramente inventato e non si riferisce a nessun personaggio reale. Se poi qualcuno vi intravede l’identikit di qualche sua conoscente sono solo malignità sue! o.p.

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Sabato 14 Settembre 2013

Punto e a capo

Il grido di battaglia di Gino Bartoli si adatta perfettamente a quanto accaduto alla Camera di Commercio di Cosenza. Agli inizi dell’anno si era provveduto ad avviare la procedura per il rinnovo degli organi sociali per scadenza naturali dei termini. Il 5 febbraio 2013 è stata avviata la procedura di rinnovo del Consiglio Camerale della Camera di Commercio di Cosenza. Le organizzazioni imprenditoriali, i sindacati dei lavoratori e le associazioni dei consumatori devono far pervenire le informazioni richieste dalla legge per la ripartizione dei seggi del Consiglio camerale. Il procedimento è a carico del servizio di segreteria generale che deve seguire tutti gli aspetti legislativi, amministrativi e burocratica. Con la riforma del 1993, infatti, alle Camere viene attribuita una ampia autonomia funzionale, con potestà statutaria e autonomia finanziaria e regolamentare in riconoscimento del ruolo svolto da sempre nell’assicurare la pubblicità delle imprese. La filosofia della norme mirava a creare un legame più forte con le categorie economiche fino alla possibilità dell’elezione diretta degli organi rappresentativi. Esse svolgono sono delle amministrazioni pubbliche che, nell’ambito della circoscrizione territoriale di competenza e sulla base del principio di sussidiarietà, svolgono funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell’ambito delle economie locali. Il procedimento di rinnovo ha sostanzialmente cercato di seguire il criterio della continuità senza alcun approfondimento della reale rappresentatività delle categorie interessate, le quali hanno contestato rivolgendosi al Tar della Calabria. In particolare la Confindustria, la Confersercenti e l’Unione provinciale agricoltori e Confartigianato hanno presentato separati ricorsi per annullare gli atti che avevano portato alla configurazione di una nuova maggioranza, con la designazione di un presidente in pectore che avrebbe dovuto essere nominato nella prima riunione della nuova Assemblea.

Tutto sbagliato Tutto da rifare Il grido di battaglia di Gino Bartoli si adatta perfettamente a quanto accaduto alla Camera di Commercio di Cosenza Una profonda revisione della rappresentatività delle categorie economiche Il Tar Calabria, Catanzaro sezione seconda (presidente Calveri, estensore Anastasi) all’udienza del 12.9 u.s., accogliendo integralmente le tesi difensive svolte dagli avv.ti Achille Morcavallo, Stanislao De Santis e Loredana Ventrella nell’interesse della Confindustria di Cosenza, Confesercenti Federazione provinciale di Cosenza, Unione provinciale degli Agricoltori di Cosenza, Confederazione italiana agricoltori di Cosenza e Confartigianato, ha sospeso le procedure di rinnovo degli organi camerali, ordinando la reiterazione di tutta l’istruttoria. I fatti. Con distinti ricorsi la Confindustria di Cosenza, la Confesercenti Federazione provinciale di Cosenza, l’Unione provinciale degli Agricoltori di Cosenza, la Cia e la Confartigianato impugnavano gli atti e le procedure del segretario della Camera di Commercio di Cosenza e del responsabile del procedimento volte alla definizione della rappresentanza delle varie associazio-

ni di categoria in seno al Consiglio della Camera di Commercio. In particolare nel ricorso gli avvocati Achille Morcavallo, Stanislao De Santis e Loredana Ventrella censuravano il difetto di istruttoria per la omessa verifica dell’effettivo grado di rappresentatività delle varie organizzazioni categoriali. Più ancora si evidenziava come nell’istruttoria compiuta dai funzionari della Camera di Commercio l’accertamento si fosse limitato alla presa d’atto delle dichiarazioni compiute dai rappresentanti delle associazioni, senza alcuna verifica diretta dei dati comunicati e senza alcun riscontro comparativo con la consistenza numerica degli associati secondo i dati forniti dall’Inps. Nelle more giudiziali la Regione, con decreto presidenziale, approvava gli atti della procedura della Camera di Commercio attribuendo il numero dei seggi alle varie associazioni di categoria. Anche avverso tale decreto del Presidente della Giunta regionale proponevano ricorso le associazioni già ricorrenti deducendo la illegittimità derivata del provvedimento. Il Tar con ordinanza motivata e dopo ampia discussione accoglieva in pieno le richieste dei ricorrenti ordinando la sospensione del procedimento di elezione degli organi camerali ed il rinnovo di tutta la procedura che dovrà avvenire sulla base dei rilievi posti dalle associazioni ricorrenti. Tutto da rifare, allora. Ma soprattutto la decisione del tribunale impone una profonda revisione della rappresentatività delle categorie economiche rappresentate in seno al Consiglio. La struttura economica della Provincia è profondamente modificata e la sua composizione non rispecchia più la realtà. o.p.

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Sabato 14 Settembre 2013

Un esercito in marcia verso un futuro incerto

Una regione in deroga I lavoratori in mobilità nella Regione Calabria hanno superato le venticinquemila unità e il flusso dei decreti continua a intasare il Bollettino Ufficiale Un gazebo di protesta nella rotonda dell'uscita autostradale di Cosenza denuncia il disagio crescente di questa composita categoria Una protesta ordinata e civile subito disciolta per l'intermediazione di qualche sindacalista Ma il problema resta nella sua gravità e questa potrebbe essere la punta di un iceberg, mentre sotto la superficie ribolle un magma incandescente pronto ad esplodere prima del Marsili... di Oreste Parise

Chi in questi primi giorni di settembre si è trovato a girare attorno alla rotonda di Cosenza Sud, ha forse notato un capannello di persone sostare tra il verde. Un gruppo sparuto che cresceva giorno dopo giorno. È poi sbucato un gazebo e degli striscioni in cui campeggiava la scritta “disoccupati organizzati”. Una protesta come tante, che non desta alcuna meraviglia considerato che veniamo bombardati quotidianamente dai bollettini di guerra della congiuntura economica che elencano puntigliosamente tutti i segnali di un declino che sembra inarrestabile. Quanti sono i disoccupati calabresi? Una marea che nessuno riesce a quantificare correttamente perché le cifre reali sono occultate da fenomeni come il lavoro nero, la man-

cata iscrizione nel registro di coloro che aspirano a un primo impiego. Soprattutto la quota forse più rilevante è costituita dalla marea di giovani in gran parte laureati o con istruzione superiore che imboccano la strada dell’esodo volontario verso mete lontane. Un viaggio spesso senza ritorno. Quanto morde la crisi lo si può misurare con mano scambiando qualche battuta con questi ragazzi (ma molti sono maturi signori che devono confrontarsi con gli impegni e gli oneri di una famiglia da sostenere). Raccontano storie di disperazione, di angoscia per il presente e di un futuro senza speranza. Sono coloro che hanno avuto un assaggino di benessere, una occupazione che assicurava una vita “normale”, vissuta senza eccessi con la antica fierezza di affrontare con responsabilità la formazione di una famiglia.

Tutto nasce dall’accordo Stato-Regioni del febbraio 2009 e dalla strategia di contrasto alla crisi messa in campo dalla Regione Calabria con la stipula di Accordi interistituzionali e con le parti sociali e sull’adozione di una serie di provvedimenti normativi specifici, sia Regionali sia Provinciali. Si crea una triangolazione tra il Ministero dello Sviluppo economico che invia i fondi alla Regione, che a sua volta li invia all’Inps, la quale provvede all’erogazione ai lavoratori delle somme di loro spettanza. In pratica gli strumenti individuati nell’accordo sono la mobilità e la Cig in deroga. Con la prima si vuole garantire un sostegno al reddito a tutti coloro che abbiano terminato il rapporto di lavoro nel 2010 senza poter beneficiare di ammortizzatori sociali in base alla normativa vigen-


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Sabato 14 Settembre 2013

Un esercito in marcia verso un futuro incerto qualche anno con un crescendo rossiniano. Solo a partire da gennaio sono stati pubblicati 38 decreti per quasi duemila aziende, in “disordine sparso”, poiché vi sono molti relativi a uno o due anni precedenti, segno inconfondibile che la confusione regna sovrana nel nostro assessorato, tanto da rendere molto difficile una qualche attendibile analisi del fenomeno. Si può solo tentare qualche ipotesi per dare una configurazione comprensibile questo composito e variegato gruppo. Vi sono gran parte dei lavoratori delle numerose aziende fatue sorte con i generosi contributi dei fondi del Mezzogiorno e spariti nel nulla. Come gli ex operai della Polti Sud, per intenderci che sono stati turlupinati dopo essere stati pesantemente maltrattati in fabbrica. La fabbrica è finita in “poltiglia” e la produzione trasferita in Romania. Molti sono stati assunti solo per pochi mesi e tanti non hanno neanche assaporato il clima della fabbrica, ma hanno toccato con mano il sapore della speranza finendo immediatamente nel tunnel della precarietà a vita. Un numero consistenti proviene dalle aziende di trasporto e metalmeccaniche entrate in una crisi irreversibile, e dei settori produttivi che non hanno retto la concorrenza diventata più aggressiva per la liberalizzazione dei mercati. Molti provengono dal fallimento dell’esternalizzazione dei servizi pubblici, delle società costituite in forma di cooperative o società miste che dovevano rappresentare la nuova frontiera della pubblica amministrazione, efficiente ed economica. Molte piccole aziende hanno approfittato dell’occasione d’oro offerta per scaricare sul pubblico il costo del lavoro mettendo in mobilità i lavoratori e continuando l’attività in nero con un doppio vantaggio per gli imprenditori e per gli stessi lavoratori, i quali possono contare sul contributo pubblico, ma soprattutto sui contributi figurativi, che consente loro di costruire la loro posizione contributiva utile a fini pensionistici, senza gravare sui datori di lavoro. Tutto questo pasticcio nasce da una finzione, e dalla incapacità della Regione di dare pratica attuazione alle buone intenzioni. I percettori di ammortizzatori sociali in deroga dovevano presentare piani di interventi destinati ad azioni di “Politiche Attive”. In pratica di dovevano impegnare a ristrutture e ammodernare le proprie aziende per un ritorno in bonis, per superare il momento di difficoltà. Nel solenne “Atto di Indirizzo per le Politiche attive” venivano pomposamente elencate le condizioni per la gestione degli interventi di politiche del lavoro. Non si è sprecata l’occasione per la creazione della semantica della nuova occupazione che comprende termini come il Catalogo regionale dell’offerta formativa per l’attuazione degli interventi a sostegno delle politiche attive per l’Adattabilità, l’Occupabilità, l’Inclusione sociale e il Capitale umano. Un campionario di neologismi in grado di confondere chiunque, nascondendo la sostanziale incapacità di produrre un programma d’intervento concreto e comprensibile. te o di garantire la proroga della mobilità senza soluzione di continuità fino al 31 dicembre 2010. La Cig in deroga consente l’utilizzo a favore dei datori di lavoro che si impegnino nell’attuazione di piani di riorganizzazione e ripresa aziendale. Sono il folto gruppo di coloro che hanno perso il loro lavoro dopo anni e si ritrovano oggi senza uno salario e senza alcuna prospettiva. Sono la personificazione della crisi che vive scansando le bollette, rimandando gli affitti, e basandosi sul credito accordato dai piccoli esercenti che assicurano ancora di poter dare un tozzo di pane ai propri figli. La crisi delle loro aziende li ha privati della loro sicurezza e della possibilità di dare un sostentamento alla famiglia. Con il licenziamento sono

entrati prima nel purgatorio dell’indennità di disoccupazione, che assicura comunque una indennità pari all’80% del salario per finire nell’inferno della mobilità in deroga, con una decurtazione di 150 euro mensili per ogni anno fino ad arrivare alla fatidica soglia dei 450 euro. Un mondo variegato quella degli ex-lavoratori in mobilità, un bacino sociale che si avvicina per numero e per la precarietà della loro condizione a quello dei forestali, che hanno guadagnato qualche anno fa le prime pagine dei quotidiani nazionali. In questo caso però, manca l’omogeneità del gruppo, poiché ogni caso ha una sua specificità e si fa fatica a immaginare una lotta comune. Basta scorrere l’impietoso elenco dei decreti di mobilità pubblicati sul Burc per rendersi conto della varietà delle situazioni. La storia inizia da

Per adesso la protesta è rientrata, dietro la generica promessa di erogare qualche mensilità arretrata, ma le risorse sono sempre minori e le richieste d’intervento in aumento. Non ci vuole molto a guardare nella sfera di cristallo per rendersi conto che ormai siamo una regione in deroga, che può sopravvivere solo con l’elemosina pubblica i nostri degni rappresentati non sono in grado di offrire alcuna soluzione allo stato di crisi in cui siamo crollati. L’intervento spot promesso ha sortito l’effetto di spegnere sul nascere la protesta, ma la situazione rimane esplosiva e senza un vero piano di intervento e la definizione di una politica sociale coerente, la protesta è destinata a riesplodere nel prossimo futuro in modo più generalizzata e in forma più radicale.

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Mezzoeuro Sprechi in abbondanza

Storia di reparti mai nati Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione si è recato a Terranova da Sibari e Spezzano Albanese per toccare con mano il degrado in cui versano due strutture sanitarie costruite negli Anni novanta e mai utilizzate Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione si è recato a Terranova da Sibari e a Spezzano Albanese per rendersi personalmente conto dell’abbandono in cui versano due strutture sanitarie costruite negli anni Novanta e mai utilizzate. Nel corso del sopralluogo, l’esponente del Pd era accompagnato dal sindaco e dal vicesindaco di Terranova da Sibari, Eugenio Veltri e Giuseppe Costantino e dall’ex sindaco di Spezzano Albanese Ferdinando Nociti. A Terranova da Sibari il ministero della Salute, con un decreto del 1996, stanziò oltre trecentomila euro per realizzare una comunità terapeutica semiresidenziale che è stata ultimata da diversi anni e che non è mai entrata in esercizio. Nel 2009 questa struttura è stata, addirittura, completamente arredata con una spesa considerevole da parte dell’Asp che in questo comune attualmente possiede un poliambulatorio ubicato in un locale angusto, di soli 60 metri quadrati, assolutamente insufficiente ad offrire i servizi sanitari territoriali. A Spezzano Albanese il ministero della Salute il 27.04.1995 stanziò due milioni e duecentomila euro per la realizzazione di una Rsa con circa settanta posti letto per anziani che, pur essendo completamente arredata, non è mai entrata in funzione e attualmente versa in un totale stato di abbandono. «Un fiume di denaro pubblico (in provincia di Cosenza sono 21 le strutture che si trovano in queste condizioni) - ha affermato Guccione, al termine del sopralluogo - è servito a costruire strutture socio-sanitarie che oggi sono completamente abbandonate e che dovevano dare risposte serie e tempestive, in termini di servizi, ad anziani, disabili e famiglie in difficoltà. Di fronte allo stato di degrado di queste strutture, finora mai nessuno si è minimamente posto il problema di come recuperare e salvaguardare un patrimonio pubblico di questa importanza e di rimetterlo in esercizio per l’erogazione di servizi fondamentali per le comunità». «Anziché continuare a sciacquarsi la bocca parlando di sprechi e sperperi -ha concluso il consigliere regionale dei democrat- va immediatamente predisposto un piano che dia la possibilità di riparare e recuperare queste strutture da concedere in comodato d’uso gratuito ai comuni per destinarle a servizi socio-sanitari. Così facendo si darebbe una risposta seria a tanti bisogni e si potrebbero creare oltre cinquecento nuovi posti di lavoro».


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Sprechi in abbondanza La “visita” di Carlo Guccione alle strutture di Spezzano Albanese (in alto) e Terranova da Sibari (sotto)

L’interrogazione

Sanità uguale per tutti Al presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico

Premesso che: - le liste di attesa per gli esami delle diverse patologie registrano tempi di attesa lunghissimi (in alcune strutture sanitarie il Cup dell’Asp di Cosenza ha prenotato l’esame di ecodoppler addirittura fino al mese di luglio 2014); - con decreto n. 119 dello 02.08.2013 sono stati determinati i tetti di spesa delle prestazioni ospedaliere da privato pari a circa 180 Mln di euro; Si chiede alla S.V. di sapere: - quali sono i criteri del riparto che stanno alla base della suddivisione delle risorse per province, anche perché tali criteri non vengono né citati nè spiegati nel suddetto decreto; - secondo quali modalità è stato suddiviso l’incremento di circa sei milioni del tetto di spesa per le prestazioni ospedaliere da privato rispetto all’anno precedente; - per quali ragioni è stata concessa delega ai direttori generali delle Asp di ripartire il tetto di spesa provinciale per singola struttura senza indicare i criteri di ripartizione. Si ricorda che, per l’anno precedente, tale ripartizione era stata effettuata per ogni singola struttura dall’ufficio del commissario del Piano di Rientro dal debito sanitario (vedi Decreto 189/2012). Si chiede, infine, alla S.V. - di voler intraprendere tutte le iniziative idonee e necessarie per ripartire, in modo chiaro e trasparente, le risorse finalizzate alle prestazioni ospedaliere da privato stabilite dal decreto n. 119 del 2013, evitando possibili discrezionalità e favoritismi e stabilendo criteri oggettivi e validi per tutte le Asp che operano sul territorio calabrese premiando la qualità e l’efficienza di tali prestazioni. Si rende necessario, inoltre, verificare con urgenza e tempestività i motivi delle liste di attesa per le diverse patologie e rimuovere le cause che stanno alla base dei gravi ritardi che potrebbero compromettere la salute dei cittadini. Carlo Guccione

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Mezzoeuro Uno schiaffo all’indifferenza

Diritti e chiavi in mano di Annalisa Martelli

Lieto fine per una vicenda rimasta per anni inascoltata, è la storia di Ugo Belfiore di Luzzi e di un alloggio popolare negato alla sua famiglia ma soprattutto alla figlia Francesca affetta da “grave insufficienza mentale con ripetute crisi epilettiche, invalida al 100% con impossibilità di deambulare autonomamente e con necessità di assistenzacontinua”. Ne avevamo parlato nel numero uscito il 15 dicembre 2012, per quella casa, Ugo ha fatto domanda al Comune di Luzzi nel 2008, quando è stato indetto il bando. Sembrava la cosa giusta e la famiglia Belfiore ha cominciato a immaginare un futuro dignitoso. Ma da quel momento, solo silenzio. Arriviamo al 2011. Francesca cresce e le sue condizioni di salute e di vita peggiorano, il Comune chiede alla famiglia Belfiore una nuova domanda. C’è un altro bando, ancora carte, su carte. Ugo non perde tempo. Eppure, tutti nel paese sanno di quel “caso” che è umano, che è di civiltà. Perché un’amministrazione dovrebbe farsi carico delle famiglie che rappresenta e in particolare di chi soffre, senza mai dimenticare i diritti costituzionalmente tutelati dei disabili. A distanza di ben due anni, ora la vicenda si è risolta positivamente, grazie all’intervento di due giovani avvocati Daniela Ciccarelli e Maria Bevacqua. «Ringrazio i miei due avvocati perché solo grazie al loro intervento ho potuto finalmente restituire dignità alla mia famiglia e soprattutto a mia figlia Francesca». Afferma con la voce commossa e tremante Belfiore, che non ha smesso un solo secondo di credere in un futuro migliore per la propria famiglia e soprattutto per sua figlia. La sua determinazione lo ha portato a incontrare due avvocati che con anima e sudore sono riusciti a dar voce a questa famiglia che non chiedeva altro che una casa, una casa per Francesca.

La storia conclusasi positivamente di Ugo Belfiore di Luzzi e di quella casa negata per tanto, troppo tempo. Una vittoria di carte e sudore Gli avvocati Ciccarelli e Bevacqua infatti, facendo leva sulla grave infermità di Francesca, sulla situazione economica disagiata, ma anche sulla inidoneità per Francesca dell’abitazione (in affitto) in cui il nucleo familiare vive, (va rammentato che in quell’appartamento la stessa subiva un grave infortunio), riescono a suon di lettere, di solleciti scritti e verbali fatti sia al Comune di Luzzi che all’Aterp ed addirittura arrivando a proporre un esposto alla Procura, finalmente a chiudere la vicenda positivamente. I due legali, infatti, riescono a far assegnare, prima della definizione del concorso del 2011 una delle abitazioni popolari libere presenti a Luzzi. Tra l’altro, ancora diverse famiglie attendono l’uscita della graduatoria definitiva per le domande di assegnazione fatte il 2011. Per il signor Belfiore e la sua famiglia, il mese di luglio è stato un mese speciale, precisamente alla fine di luglio vengono consegnate le chiavi del sospirato appartamento e dalla metà di agosto la famiglia Belfiore si trasferisce nell’agognata abitazione. A distanza di oltre 5 anni è stato finalmente riconosciuto anche se con notevole ritardo un diritto, il diritto di vivere in un’abitazione adeguata per le gravi condizioni di handicap, un diritto finora negato e solo sognato ma che si è potuto affermare solo grazie alla sensibilità, all’impegno, al-

la volontà di portare avanti contro tutto e tutti quel senso di giustizia che dovrebbe animare tutte le persone, ma che purtroppo non sempre nella realtà avviene. Cala un felice sipario dunque su un dramma che si è consumato per tanto troppo tempo, ma purtroppo rimane aperta una grande ferita che non si può far finta di non vedere, la ferita di tante altre famiglie che vivono la stessa situazione e che devono lottare tutti i giorni per ottenere semplicemente giustizia, una giustizia apparentemente facile da raggiungere ed è proprio questo che fa rabbia, perché se un’amministrazione non può neanche soddisfare richieste del genere, allora vuol dire che non dovrebbe amministrare proprio nulla. Le case con quali criteri vengono assegnate ? C’è una legge regionale che fissa regole e priorità? Questa volta la legge ha fatto il suo corso con carte alla mano ma soprattutto con gli occhi di Francesca ben fissi nella mente. Ora Francesca ha una casa per tornare a vivere un’esistenza già difficile dalla nascita, ha il verde e lo spazio, ma soprattutto ha quel tentativo di normalità per troppo tempo negato. Una casa popolare è una storia fatta di diritti e di priorità che non poteva essere resa ancora più dolorosa da una politica che dovrebbe uscire dagli slogan e dalle parate per garantire il vivere civile sempre, questa dovrebbe essere la priorità per un’amministrazione degna di essere chiamata tale. Una vittoria che sa di buono quella dei due legali Ciccarelli e Bevacqua, una vittoria che non può che ridare una speranza a chi in questo momento è disperato e a chi non crede in una giustizia nel senso più puro del termine che per fortuna ancora qualcuno ci ricorda che esiste. Speriamo di non dover raccontare più storie del genere, ma purtroppo è come credere nelle favole e allora speriamo di dar sempre voce a chi è vittima di quella ipocrisia che viaggia a suon di voti e di promesse elettorali.


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Mezzoeuro Il mondo toccato con mano

Un amendolarese in Mongolia Partendo da Budapest in due mesi il sociologo Rocco Turi ha volato con decine di aerei e percorso migliaia di chilometri per inseguire i suoi obiettivi in mezza Asia Al suo ritorno in Ungheria ha concesso un'intervista al quotidiano “Vas Nepe”: segnale indicativo dell'importanza dei suoi studi transnazionali Lo scorso 24 agosto il giornale ungherese ha pubblicato il pezzo "Un italiano in Mongolia" (EgyolaszMongóliában) che in calce riportiamo nella sua lingua originale di Santino Soda

Un intellettuale italiano che si reca in Mongolia per studiare rappresenta senz’altro una notizia per la stampa. Se lo studioso italiano che si reca in Mongolia è il sociologo amendolarese Rocco Turi la notizia si veste di significato particolare, ancora di più se la ricerca compiuta ha i contenuti di un progetto internazionale. Partendo da Budapest, in due mesi il sociologo Rocco Turi ha volato con decine di aerei e percorso migliaia di chilometri per inseguire i suoi obiettivi in mezza Asia. Al suo ritorno in Ungheria, Rocco Turi ha concesso un’intervista al quotidiano Vas Nepe: segnale indicativo dell’importanza dei suoi studi transnazionali. Lo scorso 24 agosto 2013il giornale ungherese ha pubblicato il pezzo “Un italiano in Mongolia” (EgyolaszMongóliában) che in calce riportiamo nella sua lingua originale. Si apprende così che il lungo viaggio ha condotto Rocco Turi in Siberia (Irkutsk) e poi a Vladivostok, Seoul in Corea del Sud e in Cina, soprattutto a Pechino, avendo la Mongolia come base principale di studio e di partenza. In ogni Paese ha svolto le sue ricerche programmate incontrando persone e testimoni privilegiati. Per saperne di più raggiungiamo Rocco Turi per telefono nella sua residenza ungherese.

Qual è stata la causa che l’ha spintaa recarsi così lontano? Sono impegnato in molti campi e per ognuno si è aperta la necessità di dover affrontare un viaggio in Asia. Avevo programmato questo viaggio almeno dieci anni fa, quando elaborai alcuni concetti che andavano verificati sul campo. In questi anni ho aperto contatti, preparato strade, sviluppato idee; in un solo viaggio ho potuto affrontare i vari argomenti nei Paesi, villaggi e città che ho raggiunto tra giugno e agosto 2013. Quali sono gli argomenti che ha affrontato nella sua ricerca? Politica, guerra, tradizione, folklore e vita quotidiana. Solo apparentemente si tratta di temi distanti fra di essi. La mia teoria come sociologo è che ogni tema va osservato da molti punti di vista e in maniera ciclica e multifattoriale. È chiaro che gli studi di una certa rilevanza richiedono impegno e riservatezza, ma può dare qualche particolare in più? Nel mio libro Storia segreta del Pci, della Rubbettino editore (appena pubblicato e che invito a leggere) avevo anticipato che in Ungheria è in corso una mia ricerca sulla vita quotidiana ai tempi della guerra fredda e che numerosi italiani avevano deciso di rimanere oltre cortina e hanno vissuto in molte regioni e molti Paesi. Inoltre, mi occupo di politica internazionale e di guerra sin dalla mia tesi di laurea che ho potuto elaborare all’Università di Louvain-la-Neuve (Belgio). Da allora non ho mai abbandonato il filone di ricerca. In questi anni, come lei sa, in Corea esiste un gravissimo conflitto politico fra il Nord e il Sud. Pensi che la distanza fra Vladivostok (Russia) e Seoul si può percorrere in circa 30 minuti di aereo. Invece l’aereo sul quale ho viaggiato ha percorso la distanza in oltre 3 ore sullo spazio aereo cinese per evitare di sorvolare la Corea del Nord e rischiare di essere abbattuto. Di cosa si è occupato in Mongolia? La Mongolia è un caso particolare. Oltre alla politica e ai rapporti con la Cina e la Russia, mi sono occupato delle sue tradizioni; il folklore sempre vivoalimenta una società consapevole e orgogliosa dell’appartenenza al popolo di Gengis Kan e alla cultura che ha pervaso anche Marco Polo. Avevo programmato il viaggio tenendo conto che ai primi di luglio nella sua capitale Ulaanbaatar - definita città nomade - si sarebbe svolta la rievocazione di una festa antica denominata Naadam, organizzata come una vera olimpiade. Delegazioni presenti da tutto il mondo, ma non dall’Italia. Fra gli altri argomenti studiati, cito i matrimoni buddisti. Altra occasione era un convegno sull’indipendenza del Tibet. Infatti, la Mongolia e il Tibet sono molto simili e a prevalente religionebuddista; fra i due Paesi (ma il Tibet, come si sa, viene considerato alla stregua di una Regione) esiste un antico trattato di mutua assistenza. Ritornando in Mongolia dalla Corea del Sud ho compiuto il volo in un airbus della Korean Airlines insieme ad alcune centinaia di monaci buddisti, provenienti dall’India, che si recavano

al convegno di Ulaanbaatar. Il mio vicino di posto monaco buddista,originario del Tibet, vive in un monastero indiano. I suoi genitori vivono ancora in Tibet. La conversazione con Tashi - questo il suo nome - è stata molto molto interessante. Come spiega l’assenza della delegazione italiana in Mongolia? Che siamo un Paese piccolo piccolo. Quando poi ho visto il polacco LechWalesa ne ho avuto la certezza. Se in Mongolia un italiano ha un problema deve telefonare alle rappresentanze diplomatiche o consolari di Mosca o Pechino, migliaia di chilometri lontano. Viene da ridere. Si dice che prima o poi verrà aperta un’Ambasciata italiana, ma sarebbe sempre tardi laddove i maggiori Paesi del


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Il mondo toccato con mano

Certamente. Ne parlerò, ne scriverò. Purtroppo, ad Amendolara è diffuso un “ego” molto accentuato e questo è assolutamente deleterio per la popolazione ed è complicato anche parlarne. Ti accorgi che vige una mentalità poveradiidee e se lo dici in molti si offendono. Ma lei quando gira il mondo per le sue ricerche ha la possibilità di fare il turista? Perché no? Occuparmi di turismo sul campo è la mia passione. Ritengo che qualsiasi studioso di turismo non possa prescindere dalla ricerca diretta. Per rispondere alla sua domanda, nei miei viaggi di studio all’estero non trascuro tre cose: musei, mercati e periferie (a volte correndo anche qualche utile rischio, come mi è capitato a Buenos Aires) per conoscere davvero il popolo che vi abita e per arricchire il mio bagaglio di competenze. Per quest’ultimo viaggio, oltre alla routine culturale, in Siberia avevo programmato anche una visita al lago Bajkal. Si tratta del lago più profondo del mondo (1.600 metri) e della più grande riserva di acqua dolce del Pianeta.Ma la Siberia mi ha riservato bellissime, piacevoli esperienze e immagini che meriterebbero un nuovo viaggio. Chissà!... Colpiscono soprattutto le distanze. Se in Italia si possono ipotizzare al massimo viaggi di 1000 chilometri, un viaggio interno alla Siberia può essere lungo anche 7-8mila chilometri senza scalo. mondo (e non solo) hanno rappresentanze diplomatiche consolidate da lungo tempo. La Mongolia è un grande e autorevole Paese, ma gli italiani sono stati educati a essere “i migliori” per definizione e a non avere bisogno di relazioni con Paesi nei quali non vivono nostre antiche comunità. Intanto, la Mongolia ha aperto la sua Ambasciata in Italia. Per questa pratica esiste la prassi della reciprocità, ma gli italiani se la prendono con comodo. La politica italiana è fatta così e nell’insicurezza e indeterminatezza tutti gli opportunisti amano sguazzarvi.

Pechino? Bellissima. Esperienza formidabile. Da ragazzo vedevo Piazza Tien-An-Men in tv come un miraggio. Ho visto qualcosa di più interessante e formidabile di quanto mi aspettassi. A mio parere Piazza Tien-An-Men offre un messaggio politico sempre attuale e di grande significato per la Cina. MaoTseTung rimane sempre Mao TseTung. Ma poi le cose e le curiosità su Pechino, gli aneddoti sui cinesi sono innumerevoli. Occuperebbero moltissimo tempo.

Si può fare un parallelo fra la cultura amendolarese ela realtà mongola?

Ne racconti una... Sì, bellissima e divertente, quando - come citta-

dino occidentale - mi sono preso una “rivincita” sui cinesi. Per tre volte in questi due mesi ho fatto transito da Pechino e quindi per sei volte mi sono sottoposto al controllo doganale. In ogni occasione (e solo all’aeroporto di Pechino) la polizia mi faceva aprire lo zaino perché al controllo elettronico c’era qualcosa che li insospettiva. Era un semplice termometro estraibile da un astuccio a forma di penna che moltissimi anni fa mi aveva regalato un amico informatore scientifico. Osservandolo e temendo che potesse trattarsi di qualcosa di “pericoloso”, i poliziotti di frontiera, di per sé già molto esperti, mi invitavano ad estrarre questa strana penna e a mostrarne il funzionamento con le mie mani. Dopo aver realizzato di cosa si trattasse, si scioglievano in un sorriso ed esibivano il mio strano oggetto ai loro colleghi, i quali, a loro volta, sorridevano quasi a crepapelle. Sorridevo più di loro (ma dovevo trattenermi per ovvii motivi) nel pensare che con un termometro ero riuscito a incuriosire proprio coloro che ci sorprendono ogni giorno nelle città italiane con i loro strani aggeggi. Altra curiosità? Giacché ci siamo con i cinesi, bisogna sapere che nel grande aeroporto di Pechino non si vende acqua nei bar. Vi sono moltissimi distributori automatici da cui, premendo un bottone, esce tutta l’acqua che si desidera. L’acqua calda esce a una temperatura di 94°, l’acqua fredda a una temperatura di 43°. Garantisco: buona, provare per credere; anche perché la si beve con dei bicchieri a forma di cono (che io avevo già conosciuto alla Biennale di Venezia di qualche anno fa). La necessità che l’acqua sia a quella temperatura è perché è inquinata e viene preventivamente trattata per garantirne la bevibilità. Per questa e altre curiosità rimando al mio libro. Su quanti aerei ha viaggiato, quanti voli ha fatto in questi due mesi? Non ricordo, forse quindici;al desk di ogni aeroporto ricevevo il biglietto e partivo con Lufthansa oKorean Airlines, Asiana, Siberian Airlines, Mongolian Air, Air China, in comodi Airbus o Jumbo. Volare è un piacere straordinario.

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Si poteva evitare?

Un boato che è stato sentito ad alcuni chilometri di distanza, lamiere schizzate a oltre trenta metri dal luogo dell’esplosione, una colonna di fumo denso e nero che si è levata nel cielo di Lamezia Terme. È questo lo scenario in cui è avvenuta la morte dei tre operai dell’azienda Ilsap Biopro, avvenuta nell’area industriale ex Sir di San Pietro Lametino. Una tragedia dalle proporzioni immani per una regione come la Calabria, dove il lavoro è un miraggio, ma dove le “morti bianche” sono purtroppo quasi quotidiane. Sono i numeri e le circostanze a differenziare l’accaduto. Tre morti in un’azienda. Non era mai accaduto, almeno negli ultimi anni. Le tre persone uccise dalla fiammata improvvisa che ha preceduto l’esplosione erano originarie del Lazio e della Toscana, ma si erano spostate in Calabria davanti all’offerta di un lavoro. Sul colpo sono morti i trentaduenni Daniele Gasbarrone, di Latina, e Alessandro Panella, di Velletri. Dopo poche ore è deceduto anche il terzo addetto alla manutenzione degli impianti, Enrico Amati, 37 anni, di Sinalunga, centro in provincia di Siena. Quest’ultimo viveva in Calabria da circa due anni con la moglie e la figlia. Dopo l’esplosione, nonostante fosse quasi interamente ustionato, era riuscito a sopravvivere. L’elisoccorso lo aveva trasportato all’ospedale di Catanzaro, non potendo puntare verso un centro specializzato viste le gravi condizioni. Dopo una notte di sofferenze, Amati è deceduto aggravando il bilancio

Morire di lamiera Quel forte boato sentito a chilometri di distanza, una colonna di fumo denso e nero che si è levata nel cielo di Lamezia Così muoiono tre operai dell’azienda Ilsap Biopro di San Pietro Lametino della tragedia. A Lamezia Terme c’è sgomento. L’area ex Sir è un’immensa spianata dove insistono diverse aziende medio piccole. È l’area del sogno industriale lametino mai veramente decollato. La distesa che il 9 ottobre 2011 ospitò la visita in Calabria di Papa Benedetto XVI e da allora dedicata proprio al Pontefice. Però ora sarà anche quella dell’ennesima tragedia calabrese. Così come ha denunciato la Cgil durante un pre-

sidio davanti all’impresa per la lavorazione di oli combustibili e biomasse, comunicando l’intenzione di costituirsi parte civile in un eventuale processo. E sul capitolo giudiziario la novità è l’avviso di garanzia emesso dalla Procura di Lamezia Terme nei confronti dell’amministratore legale della società con sede legale a Latina e sede operativa a Lamezia. Un atto dovuto per procedere con l’inchiesta e con gli esami autoptici sui corpi dei tre operai. La Procura sta valutando anche altre posizioni, con l’obiettivo di comprendere se i lavori di manutenzione si stessero svolgendo nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. I due saldatori stavano usando la fiamma ossidrica sul silos. Ma sarebbe stata la presenza di gas a provocare l’esplosione. Una tesi che, comunque, sarà confermata dagli accertamenti. Sul posto, subito dopo l’incidente, ha operato anche l’Arpacal Calabria con l’obiettivo di verificare la sicurezza della zona e l’eventuale presenza di gas pericolosi. Saranno i rilievi tecnici e le indagini di carabinieri e magistratura a sgomberare il campo da qualunque dubbio. Occorrerà chiarire se l’esplosione potesse essere prevista. Elementi importanti che, comunque, non cambieranno il bilancio della tragedia, con tre giovani vite spezzate durante una “normale” giornata di lavoro.

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Schede in discussione

Tutto da rifare (e da rivotare)

L’ordinanza per Dipignano Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Seconda) ha pronunciato la presente ORDINANZA sul ricorso R.G. n. 847 del 2013, proposto da Gianni Perri, Cesare Vigliatore, Giovanni Parise, Paolo Aloe, Leonardo Rosito, Eugenio Gaudio, rappresentati e difesi dall'avv. Oreste Morcavallo, con domicilio eletto presso lo studio dello stesso, in Cosenza, corso Luigi Fera, n. 23; contro Comune di Dipignano, rappresentato e difeso dall'avv. Giuseppe Pitaro, con domicilio eletto presso Giuseppe Pitaro, in Catanzaro, via F.Acri, n. 88; nei confronti di Guglielmo Guzzo, Giuliana Fittante, Alessio Catanzariti, rappresentati e difesi dagli avv. Francesco Pitaro, Giuseppe Olanda, con domicilio eletto presso Francesco Pitaro in Catanzaro, via Francesco Acri,88; Gianpaolo Nardi, Teresa Pasqua, Massimiliano Fuoco, rappresentati e difesi dagli avv. Giuseppe Olanda, Francesco Pitaro, con domicilio eletto presso Francesco Pitaro in Catanzaro, via Francesco Acri,88; per l'annullamento a) del verbale di proclamazione degli eletti alla carica di Sindaco e di consigliere comunale di maggioranza del 28.5.2013 nelle elezioni comunali di Dipignano; b) del verbale delle sezioni elettorali n. 1, 2, 3, 4, 5; onde ottenerne il parziale annullamento con la rettifica del risultato conseguito dalla Lista n. 3 "Progettiamo il Futuro", con la sottrazione di n. 351 voti illegittimamente assegnati alla predetta lista, e dalla Lista n. 4 "D. L. TE.LA. UNITI", con la attribuzione di n. 21 voti illegittimamente non assegnati alla predetta lista; con la conseguente proclamazione a Sindaco di Perri Gianni, candidato della lista "DI.TE.LA. UNITI", e dei consiglieri comunali Vigliatore Cesare, Parise Giovanni, Aloe Paolo, Rosito Leonardo, Gaudio Eugenio della stessa lista. Visti il ricorso e i relativi allegati; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Visti gli atti di costituzione in giudizio di Comune Di Dipignano e di Guglielmo Guzzo e di Gianpaolo Nardi e di Teresa Pasqua e di Giuliana Fittante e di Alessio Catanzariti e di Massimiliano Fuoco; Relatore, alla pubblica udienza pubblica del giorno 12 settembre 2013, il cons. Concetta Anastasi e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Ritenuto che, ai fini del decidere, si rende necessario procedere, ai sensi dell'art. 66 cod. proc. amm., ad una verificazione in contraddittorio con le parti, a cura del Prefetto della Provincia di Cosenza, con facoltà di delega - mediante provvedimento formale- ad altro funzionario dell'Ufficio, intesa ad accertare la veridicità delle questioni dedotte con le censure svolte nel ricorso. Ritenuto che il funzionario verificatore dovrà: 1) acquisire, presso gli uffici depositari, gli atti necessari alla verificazione - verbali, tabelle di scrutinio, prospetti, tutti in doppio esemplare - previa redazione di un verbale in duplice esemplare, in cui sarà descritto lo stato degli atti acquisiti, uno dei quali da consegnarsi all'ufficio depositario; 2) procedere, successivamente, alla verificazione, di cui redigerà verbale, nel quale dovrà darsi atto, oltre che dall'avvenuto adempimento delle formalità di rito per il contraddittorio delle parti costituite, anche dello stato dei plichi, della loro apertura e degli atti rinvenuti; 3) provvedere a trasmettere alla Segreteria di questa Sezione, entro e non oltre il 10 dicembre 2013, la relazione inerente le operazioni effettuate, il plico, sigillato, contenente i verbali delle operazioni effettuate, contenente, a sua volta, altro plico sigillato con tutti gli atti acquisiti ed il secondo esemplare del verbale di acquisizione. Ritenuto che, espletata la verificazione entro il termine di sessanta giorni, decorrenti dalla comunicazione o, se anteriore, dalla notifica della presente ordinanza, il compenso complessivamente spettante al verificatore sarà liquidato, ai sensi dell'art. 66 cpa; Ritenuto di dove rinviare la trattazione del merito della causa alla pubblica udienza del mese di gennaio 2014. P.Q.M. il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Seconda), riservata al definitivo ogni questione, in rito nel merito e sulle spese, ordina alla Prefettura di Cosenza, l'espletamento dell'incombente istruttorio nei modi e nei termini di cui in motivazione. Rinvia la trattazione del merito della causa alla pubblica udienza del mese di gennaio 2014. Manda alla segreteria per il seguito di competenza. Così deciso in Catanzaro nella camera di consiglio del giorno 12 settembre 2013 con l'intervento dei magistrati: Massimo Luciano Calveri, Presidente Concetta Anastasi, Consigliere, Estensore Alessio Falferi, Primo Referendario DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 13/09/2013 (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

San Lucido, accolto il ricorso dell’ex sindaco Staffa, il Tar ordina la revisione di schede e verbali Vittoria dunque per le tesi difensive dell’avvocato Oreste Morcavallo Il Tar Calabria - Catanzaro - sezione seconda (presidente Calveri, estensore Falferi) all'udienza del 12.9 u.s., accogliendo integralmente le tesi difensive svolte dall'avvocato Oreste Morcavallo nell'interesse dell'ex sindaco di San Lucido Antonio Staffa, della candidata Gioia Antonella e di Petrungaro Carmine, cittadino - elettore, ha ordinato la verificazione delle schede e dei verbali contestati. I fatti. I ricorrenti, nella loro qualità di candidato a sindaco della lista "Leali per San Lucido" di candidata a consigliere e di elettore, difesi dall'avv. Morcavallo, con ricorsi del 25.6 u.s. impugnavano il verbale di proclamazione degli eletti nel Comune di San Lucido del 18.5.2013. In particolare nel ricorso si censuravano le modalità di ammissione di n. 33 elettori al voto assistito e si contestava la mancata attribuzione di n. 3 voti nella Sezione n. 3 alla lista "Leali per San Lucido" e si richiedeva la verificazione dei verbali e delle schede contestate nelle sei sezioni del Comune. Il Tar, dopo ampia discussione, con ordinanza n. 923 depositata il 12.9.2013 accoglieva integralmente le richieste istruttorie svolte dall'avvocato Oreste Morcavallo, ordinando alla Prefettura di Cosenza di effettuare tutte le verifiche e le acquisizioni dei documenti elettorali necessari ad accertare le contestazioni ed i rilievi posti dai ricorrenti ed altresì per le sezioni n. 1, 4, 5 e 6 la verifica di n. 5 schede non assegnate alla lista "Viviamo San Lucido". Il Tar ha assegnato 60 giorni per gli incombenti rinviando all'udienza di merito di gennaio 2014.

Dipignano, accolto il ricorso della lista Ditela. Il Tar ordina la verifica delle schede contestate L'arringa vincente è sempre dell'avvocato Morcavallo Il Tar Calabria - Catanzaro - sezione seconda (presidente Calveri, estensore Anastasi) accogliendo integralmente le tesi difensive svolte dall'avvocato Oreste Morcavallo nell'interesse del candidato a sindaco Gianni Perri e dei candidati consiglieri della lista Ditela ha disposto la verificazione di tutte le schede contestate nelle cinque sezioni. I fatti. Con ricorso del 25.6 u.s. Gianni Perri, candidato a sindaco per la lista Ditela e Vigliatore Cesare, Parise Giovanni, Aloe Paolo, Rosito Leonardo, Gaudio Eugenio, candidati a consigliere comunale per la stessa lista, difesi dall'avvocato Morcavallo, impugnavano il verbale di proclamazione degli eletti del 28.5.2013 ed i verbali delle sezioni n. 1, 2, 3, 4, 5. In particolare nel ricorso si contestava l'assegnazione illegittima di n. 351 voti alla lista <<Progettiamo il futuro>> ed al sindaco eletto per la stessa lista, Guglielmo Guzzo, e la mancata attribuzione di n. 21 voti alla lista dei ricorrenti. Dopo ampia discussione alla udienza pubblica del 12.9 u.s. con ordinanza n. 924 depositata il 13.9 il Tar accoglieva le richieste istruttorie formulate dall'avvocato Morcavallo, ordinando al prefetto di Cosenza di procedere alla verifica di tutte le questioni dedotte con le censure svolte nel ricorso, acquisendo tutti gli atti della procedura elettorale, entro il 10.12.2013, rinviando la discussione del merito alla udienza di gennaio 2014.


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Sabato 14 Settembre 2013

Schede in discussione L’ordinanza per San Lucido Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Seconda) ha pronunciato la presente ORDINANZA sul ricorso numero di registro generale 848 del 2013, proposto da: Antonio Staffa, Antonella Gioia, Carmine Petrungaro, rappresentati e difesi dall'avvocato Oreste Morcavallo, con domicilio eletto presso il medesimo in Cosenza, corso Luigi Fera, 23; contro Comune Di San Lucido, rappresentato e difeso dall'avv. Alfredo Gualtieri, con domicilio eletto presso il medesimo in Catanzaro, via Vittorio Veneto, 48; nei confronti di Roberto Pizzuti, Bruno Leverino, Adelina Nesci, rappresentati e difesi dall'avv. Demetrio Verbaro, con domicilio eletto presso il medesimo in Catanzaro, via Vittorio Veneto N. 48; Amalia Gnisci, Fabio Albanese, Lucy Cutri', Mercurio Pate, Fabio Frangella, Francesco Nunziata, Orazio Bruno; per l'annullamento delle operazioni elettorali del Comune di San Lucido del 26 e 27 maggio 2013, del verbale di proclamazione degli eletti alla carica di Sindaco e di consigliere comunale del 18.5.2013, dei verbali delle sezioni nn, 1, 2, 3, 4, 5 e 6, dell'ammissione al voto assistito nelle elezioni, di tutti gli atti presupposti, connessi e consequenziali. Visti il ricorso e i relativi allegati; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Visti gli atti di costituzione in giudizio di Comune Di San Lucido e di Roberto Pizzuti e di Bruno Leverino e di Adelina Nesci, con ricorso incidentale; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 12 settembre 2013 il dott. Alessio Falferi e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Considerato che i ricorrenti, in relazione alle elezioni in oggetto, premettono che la Lista n. 5 "Leali per San Lucido", con candidato sindaco Staffa Antonio, conseguiva 889 voti con uno scarto di 33 voti dalla lista vincente; considerato che i ricorrenti affermano esservi state gravi irregolarità relative all'ammissione di n. 33 elettori al voto assistito; considerato, in particolare, che i ricorrenti affermano che per n. 16 elettori ammessi al voto non è stato indicato il numero di iscrizione nella lista elettorale di Sezione; considerato che i ricorrenti, altresì, affermano che non risultano allegati tutti i certificati medici, alcuni dei quali erano privi di data, che le patologie sono indicate in modo del tutto generico, in due casi (Bellomo Francesco e Lenti Giuseppina) non risulta indicata alcuna patologia e in altri casi sono utilizzate espressioni generiche quali "ictus" ovvero "AVD" e che, infine, nella Sezione n. 3 sono state illegittimamente annullate n. 3 schede recanti preferenze a Gioia ed a Sgroi, entrambi candidati nella lista n. 5, nello spazio della Lista n. 2 "una nuova alba per San Lucido" ; rilevato che la fondatezza della contestazione mossa dai ricorrenti sarebbe idonea a mutare la graduatoria; rilevato che i controinteressati Roberto Pizzuti, Bruno Leverino e Adelina Nesci svolgono ricorso incidentale con il quale rilevano essersi verificata analoga ipotesi di voti espressi a favore di alcuni candidati lungo lo spazio di altra lista, in particolare con riferimento a n. 4 voti a scapito della Lista n. 1 "ViviAmo San Lucido", nella sezione 1, sezione 4, sezione 5 e sezione 6; evidenziano, altresì, la mancata attribuzione di due voti alla Lista 1, nella sezione 1, per contrassegno apposto anche sullo spazio della Lista 2; ritenuto, pertanto, di ravvisare l'opportunità di disporre - ai sensi dell'art. 66 del d.lgs. 2 luglio 2010, n.104- una verificazione in contraddittorio tra le parti, a cura del prefetto di Cosenza, anche per effetto di delega ad un apposito commissario, in persona, preferibilmente, del dirigente del servizio elettorale o di un funzionario assegnato presso il medesimo ufficio, al fine di esattamente: -verificare la compilazione dei verbali relativi all'espressione del voto assistito in tutte le Sezioni, accertando se l'ammissione al voto sia stata corredata da certificazione medica; -verificare l'esistenza di n. 3 schede nulle, nella Sezione n. 3, recanti preferenze ai candidati Sgroi e Gioia, espresse nello spazio della Lista n. 2; -verificare la mancata assegnazione di un voto, nella sezione 1, alla candidata Amalia Gnisci (Lista 1) per preferenza espressa nello spazio della Lista 5; la mancata assegnazione di un voto, nella Sezione 4, al candidato Bruno Liverino (Lista 1) per preferenza espressa nello spazio della Lista 2; la mancata assegnazione di un voto, nella Sezione 5, al candidato Bruno Liverino (Lista 1), per preferenza espressa nello spazio della Lista 2; la mancata assegnazione di un voto, nella Sezione 6, al candidato Fabio Cesario (Lista 1), per preferenza espressa nello spazio della Lista 4; -verificare la mancata assegnazione, nella Sezione 1, di due voti alla Lista 1 per presunta non corretta apposizione del contrassegno (invadente lo spazio della Lista 2). A tal uopo, il commissario verificatore: 1. acquisirà gli atti necessari, previa redazione di uno o più verbali in duplice copia -uno dei quali da consegnare all'ufficio del depositario, se diverso da quello delegato allo scrutinio - ove sarà attestato lo stato degli atti acquisiti e dei relativi plichi sigillati; 2. procederà, alla presenza delle parti intervenute, all'apertura dei plichi sigillati ed eseguirà la richiesta verificazione riportando tutte le informazioni utili all'esecuzione della stessa, redigendo, di tutte le operazioni, apposito verbale in cui si farà espressa menzione, oltre che delle formalità di rito concernenti il contraddittorio delle parti, anche dello stato dei plichi sigillati, della loro apertura e degli atti rinvenuti, nonché delle eventuali osservazioni formulate dalle parti presenti; 3. trasmetterà alla Segreteria di questo Tribunale i verbali di cui ai precedenti punti 1 e 2, allegando agli stessi un plico sigillato contenente il verbale delle sezioni elettorali, cui si riferisce l'operazione di verificazione nonché un prospetto riepilogativo dei voti di cui si discute, delle modalità di espressione di detti voti, delle certificazioni allegate ed ogni altra informazione utile alla definizione del contenzioso; 4. indicherà il numero di ore impiegato per le operazioni eseguite. La predetta verificazione dovrà essere eseguita dalla Prefettura di Cosenza entro 60 (sessanta) giorni dalla notificazione ovvero comunicazione in via amministrativa della presente ordinanza istruttoria. La relazione, gli atti relativi alla verificazione e gli altri atti sopra indicati dovranno essere depositati nella segreteria di questo Tribunale entro i successivi 15 (quindici) giorni. La liquidazione del compenso del commissario per la verificazione di cui sopra, il cui onere sarà posto a carico della parte soccombente, viene rinviata al definitivo. Parimenti viene rinviata al definitivo ogni ulteriore pronuncia di rito, nel merito e sulle spese e viene fissata, per l'ulteriore trattazione della causa, l'udienza pubblica di gennaio 2014 P.Q.M. Il Tribunale amministrativo regionale per la Calabria (sezione seconda) interlocutoriamente pronunciando sul ricorso di cui in epigrafe e riservata al definitivo ogni ulteriore pronuncia in rito, nel merito e sulle spese, ordina alla Prefettura di Cosenza, in persona del prefetto in carica, di effettuare l'incombente istruttorio di cui in motivazione entro il termine di giorni 60 (sessanta), decorrenti dalla notificazione ovvero comunicazione in via amministrativa della presente ordinanza ed il relativo deposito nei successivi 15 (quindici) giorni. Rinvia al definitivo ogni decisione in ordine al rito, al merito ed alle spese e fissa fin da ora la trattazione della causa alla pubblica udienza di gennaio 2014. Così deciso in Catanzaro nella camera di consiglio del giorno 12 settembre 2013 con l'intervento dei magistrati: Massimo Luciano Calveri, Presidente Concetta Anastasi, Consigliere Alessio Falferi, Primo Referendario, Estensore DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 12/09/2013 (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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Sabato 14 Settembre 2013

Mezzoeuro Stivale distrutto

La politica, il vero cancro del Paese L’Italia è allo sfascio e dalle istituzioni solo urla e confusione, mentre manca il lavoro e il pranzo da mettere a tavola di Giuseppe Aprile

La politica deve prescindere dal sentimento religioso dell’uomo. Un miliardo e mezzo di cristiani, stante ovviamente a dati non del tutto scevri da forzature, ma fondati, e su cui occorre fare riferimento in linea di massima, in un mondo che comprende sei miliardi di abitanti, non possono e non devono essere ignorati; non ci sarebbe nemmeno l’esigenza anche se ad essi si deve chiedere altrettanto tolleranza e disponibilità a rendersi conto che vecchie credenze, antiche tradizioni popolari, storie di disparate etnie, antichi valori che si presenterebbero oggi come fatti razziali, come palle di piombo al piede dell’umanità, ove non venissero intese come utili espansioni e storie notevoli sul terreno delle esperienze sociali e di conoscenze culturali, sono storie da valorizzare per ulteriore conoscenza mondiale su cui può proiettarsi l’umanità. Quello che è stato non va più ignorato e nulla può essere messo contro l’altro quando, invece, ogni tradizione ha il suo valore, il suo significato, la sua parte di ragione e di validità. Bisogna demolire ogni forma di confine che non sia solamente geografico e al fine di organizzare al meglio la società mondiale, tenendo conto di tutte le necessità, all’insegna dell’idea sublime che i valori umani non si possono non fondare sul dato dell’importanza di tutti e sul fatto che la cultura mondiale non è monolitica, non potrà mai essere ragione di contrasto e motivo di guerra. Tutto quanto c’è sulla terra, come popoli, ha diritto ad esserci e ha diritto al riconoscimento generale di tutti. Va individuato un modo per capire che occorre costruire un sentimento di solidarietà generale che si fondi sull’idea che l’uomo è essenziale, inamovibile, incancellabile per tutte le sue espressioni e tutti i suoi modi di partecipazione nel corso dei secoli. Hanno motivi da vantare i cattolici, hanno ragioni da vendere i laici, non meritano sconfessioni i seguaci di varie altre religioni; tutti i popoli hanno diritto all’esistenza e alla valorizzazione, perché ognuno porta il frutto della propria storia e delle proprie esperienze che possono concorrere alla costruzione di una idea del mondo e dell’uomo, in grado di nobilitare tutto lo scibile umano, senza contrasti inutili e senza motivi di guerra. La pace deve regnare perché nella pace è possibile costruire un mondo nuovo in grado di sconfiggere la fame, le malattie, le negatività di ogni ordine e grado. Il mondo va sempre più verso grandi orizzonti di vita e di finalità. Passando il tempo, cambiano progressivamente le situazioni, tutto va verso una nuova condizione, in continuo e inarrestabile sviluppo, tanto che si deve parlare di evoluzione sociale, di modifiche della realtà verso forme sempre maggiori di conquiste scientifiche, economiche, politiche.

L’uomo non sta mai fermo. E’ sempre più proteso verso nuovi orizzonti, nuove imprese. Una conquista porta ad un’altra e tutto procede verso nuove ricerche, verso nuove condizioni di vita e di sentimenti. Si tratta, però, di comprendere le cose e individuare i valori su cui si fonda l’evoluzione umana perché dalle interpretazioni della storia nascono comportamenti che si sviluppano e determinano il futuro e la attualità. Il ragionamento umano e la filosofia, la poesia, la scienza definiscono i percorsi su cui si sviluppa e si determina ogni azione umana. Si tratta, ovviamente, di prendere coscienza che sempre diverse postazioni si possono evolvere sull’orizzonte e l’uomo deve sa-

pere al meglio e per tempo interpretare le cose. La storia è cosparsa di errori e di insufficienze; ed anche di tragiche ossessioni e gravi involuzioni. Il pensiero umano è forte e vigoroso, foriero di errori e di situazioni da paragonare ad una palla di piombo che rotola liberamente dove non subentri la virtù a resisterle, a incanalarla verso le cose che servono l’uomo, di contro a quanto lo contrasta, lo ostacola, lo porta verso il negativo che sono il contrario della verità, l’ostacolo al bene, il dirupo, lo scosceso, il male, il limite, l’involuzione, il contrario del bello e del giusto, la curva laddove serve la retta via, la pietra al posto del cuore, l’errore. Occorre perseguire il coraggio, af-


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Sabato 14 Settembre 2013

Stivale distrutto

infamia ma tesa solo a reggere, magari senza accorgersi, che veniva strumentalizzata da un capo che comandava sia nei rami del parlamento, sia nei partiti di provenienza dove, pure, mantenevano gli artigli del proprio orto prolifico e che ora, invece, si presentano proprio come dinosauri, cose da tempi superati, forze solamente tese a sorridere della propria condizione di privilegio che mai vogliono e mai vorrebbero lasciare. Tutti ricchi sfondati e privilegiati anche se hanno fatto tanto per portare il nostro paese alla rovina totale dove in contrasto con loro c’è chi produce, lavora, vive di poche e povere ma giuste e apprezzabili cose.

frontare e superare gli ostacoli perché ogni gioia costa, quasi sempre, rinunce e sacrifici per procedere sulla via della rettitudine, del coraggio, del sacrificio, del difficile, su cui si cimentano le virtù umane, vincendo, ovviamente, tutte le resistenze. Ho sentito, in questi giorni, il dire di tanti politici tra cui distinguo gente onesta ma incapace, persone che non hanno infamie ma nemmeno lodi, deputati di normale entità ma senza più alcuna motivazione se non quella di mantenersi a galla; i soliti filibustieri che hanno fatto della politica un mestiere per arricchirsi, per comandare, per gestire il potere pubblico da tradurre in interessi pri-

vati. Interessati alla vita politica intesa, intesa nel peggiore dei modi; persone attaccate alla poltrona come se fosse una irrinunciabile comodità per poter vivere agiatamente e con mille privilegi; donne in carriera e uomini altrettanto tesi a stare lì, come si dice, e godersi la vita; il titolo di onorevole e le prebende di conseguenza. Una massa di persone, insomma, miracolate dalla politica e dal mestiere di portaborse, oppure dalla loro attitudine a servire un padrone. Nel parlamento italiano si trova oramai di tutto. C’è pure una folta presenza di persone che, magari nel passato, hanno svolto una attività senza

Oggi l’Italia attraversa un periodo storico difficile, confuso, ingarbugliato, dove ci stiamo pure combinando che vige un sistema che costringe tutti a non avere mezzi e forza per costruirsi una rappresentanza di civile ed efficace portata per affrontare i problemi della gente e governare il territorio. Il Parlamento italiano, che tutti sanno di importanza determinante, è pieno di una forza generale che da una parte mantiene costituzionalmente il potere decisionale su tutto e per tutti, dall’altra si presenta come un inamovibile mostro, con tanti mostriciattoli, che resta non come organi rinnovabili e modificabili al servizio del popolo, ma come un muro di pietra, un armamentario di potere imbattibile, nemico di ogni possibilità di cambiamento. Non abbiamo davanti una condizione che all’atto delle elezioni politiche, che formalmente dovrebbero ritenersi fase di verifica e di rinnovamento, presenti voglia di ricambio e di integrazioni all’altezza del presente alquanto complesso, ma di fatto ti trovi con lo sfuggirti di mano ogni condizione che consenta un giudizio collettivo, in una condizione che lascerebbe a portata di mano e di giudizio di un potere di scelta in grado di avere un organismo adatto a dare risposta alle vecchie e nuove esigenze della popolazione. Sembra un gioco assai strano. Vuoi una cosa e non la puoi fare. Hai una macchina che non cammina e trovi che tutti i pezzi di ricambio mancano, non sono pronti, non puoi aggiustare né rinnovare. E’ un’anguilla che ti sfugge dalle mani appena l’acchiappi, e il mare resta sempre pieno solo di anguille. Il tutto perché, passando il tempo, chi stava al governo delle istituzioni, ha usato di volta in volta mezzi e strumenti non per governare, ma per costruirsi la condizione per impedire un ricambio davvero rispondente ai bisogni collettivi, sociali ed economici del popolo in nome del quale si poteva e si doveva governare. Per arrivare alla conclusione che le istituzioni sono diventate nemiche del popolo e la democrazia è stata una brutta dittatura che, in cambio della tua sudditanza, ti ha offerto la condanna a vita a rimanere nel limbo del silenzio e dell’arretramento, sempre più conforme ad una popolazione che ha il diritto solamente di sgobbare, di sottostare, di farsi una fetta di vita da dipendente, di mantenersi in una società che, proprio perché priva di libertà e di autonomia culturale, è fatta di canali di attività tutti funzionali al suo mantenimento come un fiume perenne che va solo verso il mare e non consente modifiche naturali. I nostri governi restano ristretti entro limiti che garantiscono solo una cosa: libertà per chi non la sa onorare, potere solo per lavorare e produrre, rispetto per chi sa sfruttare le altrui benemerenze, pane per chi non ha denti. Ora c’è di più. Non un governo da giudicare i base a quello che fa. Un governo. Ci vuole un governo perchè se no cade il mondo, arriva il disastro, siamo nella rovina. Sono cambiati i tempi e precipitiamo sempre più nel nulla e nella decollazione. Evidentemente nasce un nuova questione nella nostra politica: dimostrare le differenze.

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Sabato 14 Settembre 2013

Caro prefetto ti scrivo

Il Crati farà

ancora paura Dissesto idrogeologico, il presidente della Provincia di Cosenza Oliverio scrive a Tomao: anche quest'autunno avremo seri problemi

Scatti dall’allagamento degli scavi di Sibari del gennaio scorso

Il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio è preoccupato. La brutta stagione è ormai alle porte e, come ogni anno, la fragilità del nostro territorio desta serie e non poche preoccupazioni. La recente vicenda dell’esondazione del fiume Crati che ha inondato il Parco archeologico di Sibari facendo rimbalzare la Calabria agli onori della cronaca nazionale e internazionale, ha messo in evidenza, tra l’altro, di quanto bisogno ci sia in Calabria ed in provincia di Cosenza di investimenti e di risorse che permettano interventi

rapidi e strutturali che pongano la difesa del suolo e la mitigazione del rischio idrogeologico al centro di azioni e interventi che abbiano quale scopo primario la salvaguardia delle comunità. Per questo motivo Oliverio ha preso carta e penna e ha scritto al nuovo prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao per sollecitare un incontro istituzionale tra gli enti interessati al fine di intraprendere un percorso efficace e, nello stesso tempo, celere per definire il completamento delle procedure in itinere finalizzate alla mitigazione del crescente dissesto idrogeologico e, in particolare, alla realizzazione per gli interventi di messa in sicurezza e sistemazione degli argini del fiume Crati, per i quali vi è una destinazione di quattro milioni di euro nella disponibilità del commissario preposto agli interventi di sistemazione idrogeologica. «Come è noto -scrive Oliverio nella lettera al prefetto di Cosenza- l’Accordo di programma quadro in oggetto sottoscritto in data 25 novembre 2010 tra il ministero dell’Ambiente e la Regione Calabria comprende numerosi interventi di mitigazione del rischio idrogeologico la cui attuazione è di importanza fondamentale per questa provincia e in generale per l’intero territorio regionale, colpito negli ultimi anni da ripetuti eventi alluvionali che hanno aggravato le già precarie situazioni preesistenti. In particolare lo scorso inverno si è verificato un fenomeno di erosione degli argini del fiume Crati che ha provocato l’inondazione del sito archeologico di Sibari con gravi danni alle strutture ed all’immagine di una delle eccellenze archeologiche più importanti a livello nazionale ed internazionale». «Ciò premesso -conclude il presidente della Provincia di Cosenza- si chiede alla S.V. di valutare l’opportunità di convocare un incontro istituzionale tra gli enti interessati al fine di intraprendere un percorso efficace e nello stesso tempo celere a definire il completamento delle procedure in itinere. Tale richiesta scaturisce dall’approssimarsi della stagione invernale che desta preoccupazione per gli eventuali eventi meteorologici sfavorevoli che potrebbero causare ulteriori ritardi nella realizzazione delle opere di sistemazione degli argini del fiume Crati».

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Sabato 14 Settembre 2013

Quel ronzìo minaccioso

Arriva la zanzara tigre Allarme in Calabria per metà settembre complici le piogge e il caldo, si prevede ancora una forte presenza Resta alto l’allarme zanzare in Calabria e nella seconda e nella terza settimana di settembre, complici le piogge e il caldo, si prevede ancora una forte presenza della temutissima Zanzara Tigre. È questo il responso del Meteo Zanzare sviluppato da Vape Foundation, l’organizzazione senza fini di lucro, che promuove la ricerca scientifica per sostenere la lotta agli insetti nocivi. Il servizio, completamente gratuito e consultabile sul sito www.vapefoundation.org, informa i cittadini sulla presenza delle zanzare con dati aggiornati ogni settimana e per tutta l’estate basterà selezionare la provincia di interesse per scoprire il livello dell’infestazione. Sviluppato in collaborazione con il professor Giampiero Maracchi, direttore dell’Istituto di biometereologia del Cnr di Firenze, e con Claudio Venturelli, esperto di Entomologia urbana e Sanitaria del dipartimento di Sanità pubblica di Cesena e membro del comitato scientifico di Vape Foundation, il servizio si basa su un modello matematico che incrocia l’andamento stagionale e climatico con le attività e il ciclo biologico delle diverse specie di zanzara. Il modello usa come campione 1 ettaro di terreno rappresentativo del capoluogo di provincia e ne analizza la concentrazione di zanzara Tigre. Il Meteo Zanzare è, inoltre, scaricabile gratuitamente come widget sul proprio computer. Oltre al Meteo Zanzare, Vape Foundation (www.vapefoundation.org) mette a disposizione degli utenti molti altri servizi innovativi per affrontare al meglio l’arrivo della “stagione delle zanzare” e organizzare i weekend e le vacanze in tutta tranquillità:

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il Bollettino Zanzare: uno strumento in grado di fornire previsioni e aggiornare gli utenti, attraverso grafici semplici e chiari, sull’intensità dell’infestazione e sul tipo di zanzara presente in ogni regione. In più, offre informazioni sull’andamento delle precipitazioni e della temperatura in Italia e in Europa durante l’estate. Il Bollettino Zanzare viene aggiornato ogni mese per dare una visione di insieme dell’infestazione sul territorio nazionale. Il Bollettino del Viaggiatore: con cadenza mensile è focalizzato su eventuali anomalie climatiche o particolari allerte zanzara in quelle zone del mondo che spesso rappresentano fantastiche mete di viaggio. Fornisce le previsioni e tutti i suggerimenti pratici per i viaggiatori diretti in quelle aree geografiche. la Guida Vivere all’Aria Aperta, che si aggiunge all’ormai nota Guida Estate Senza Punture entrambi scaricabili gratuitamente dal sito: grazie a questo prezioso vademecum, la Fondazione fornisce una ricca serie di consigli pratici ed efficaci per vivere al meglio l’estate godendo degli enormi benefici del contatto con la natura.

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Attraverso le sue attività, Vape Foundation si propone come la più autorevole fonte di informazione sugli insetti per assicurare benessere e qualità della vita ai cittadini. A metà settembre, a causa delle recenti piogge, dell’umidità e delle temperatura ancora nella media stagionale, sarà ancora alto il livello di allerta zanzare in Calabria. Le precipitazioni che stanno caratterizzando il Sud Italia favoriscono la schiusa delle uova e lo sviluppo delle forme adulte. «Questo fenomeno prende piede infatti a partire dalle aree caratterizzate dalla forte presenza di ristagni d’acqua», dichiara Claudio Venturelli, membro del Comitato Scientifico di Vape Foundation ed esperto di Entomologia urbana e sanitaria del dipartimento di Sanità pubblica di Cesena. È perciò bene ricordare alcuni semplici ma preziosi suggerimenti per prevenire eventuali focolai domestici: prima di tutto, eliminare i ristagni d’acqua nei giardini e sui terrazzi che possono essersi for-

mati durante le vacanze, o cercare di intervenire con cure larvicide. Anche le amministrazioni comunali potranno contribuire a eliminare potenziali focolai agendo, per esempio, sull’acqua raccolta nei pozzetti stradali e sulle raccolte d’acqua permanenti come paludi, fiumi, laghi e campagne. Questi semplici accorgimenti, combinati all’utilizzo di prodotti repellenti, assicureranno una protezione efficace contro il rischio di puntura... per un’estate ancora spensierata! Insomma, con i servizi di Vape Foundation “evitare” le zanzare sarà un gioco da ragazzi!

VAPE FOUNDATION

A sostegno delle amministrazioni pubbliche Vape Foundation è un’organizzazione senza fini di lucro che sostiene le amministrazioni pubbliche e i cittadini nella lotta agli insetti nocivi. Nata nel 2004, Vape Foundation promuove la ricerca scientifica per sviluppare nuove strategie di lotta agli insetti molesti e migliorare la qualità della vita. Per le attività di ricerca scientifica, Vape Foundation collabora con avanzati e prestigiosi centri di ricerca e facoltà universitarie. Inoltre, sviluppa iniziative benefiche e di solidarietà per aiutare le popolazioni povere nei Paesi dove gli insetti costituiscono ancora un grave problema sanitario. Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa Vape Foundation - Ketchum: Sonia Silvani sonia.silvani@ketchum.com - 02 62411977 Sara Bernasconi sara.bernasconi@ketchum.com - 02 62411936 Monica Landonio monica.landonio@ketchum.com - 02 62411905

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Mezzoeuro

Sabato 14 Settembre 2013

Ecosistemi da non dimenticare

Affrontare le sfide del domani di Giovanni Perri

Sulle spiagge italiane, in primis sulla costa romagnola, nell’estate appena trascorsa sono stati ritrovati milioni di pesci morti, soprattutto cefali e cannolicchi e non solo. Tra le cause più note vi è quello del cambiamento climatico che spinge branchi di pesci quasi a toccare la spiaggia perché il basso fondale consente un contatto dell’acqua con l’atmosfera ed una migliore ossigenazione. L’acqua del mare ha subìto a luglio un aumento delle temperature di quasi quattro gradi rispetto al mese precedente (contro un aumento medio stagionale delle temperature marine di un grado e mezzo nel periodo 1971-2000), rendendo l’acqua più densa e bloccando il riciclo con gli strati più profondi, con un effetto shock per i pesci. Ciò testimonia chiaramente che il riscaldamento dei mari italiani e non solo, è ormai un chiaro segnale, un campanello che qualcosa sta cambiando, cosicchè diventa necessario affrontare seriamente le condizioni che le generano e tenere sotto controllo gli estremi fenomeni climatici e meteorologici sfavorevoli per affrontare bene e con successo le sfide del domani in modo virtuoso, efficiente ed efficace. Allo stesso tempo, nel continente europeo, l’Agenzia europea dell’ambiente, in virtù del riscaldamento climatico degli ultimi anni, sta censendo e registrando un netto declino di insetti, so-

Nell’estate appena trascorsa sono stati trovati milioni di pesci morti, dati che fanno riflettere Tra le cause più note il cambiamento climatico prattutto farfalle e api, a causa dell’impiego indiscriminato dei pesticidi, utilizzati in grandi quantità nell’agricoltura intensiva. Si tratta di dati che devono farci riflettere: la scomparsa dei pesci e degli insetti impollinatori, in primis delle farfalle, è un segnale dell’inquinamento cui tutti siamo sottoposti a registrare e che dovremmo combattere programmando azioni volte ad un generale aumento della biodiversità a tutti livelli. In questo contesto svolgono un ruolo largamente positivo le aree agricole e forestali, le cui attività regolamentari e pianificatorie sono contenute nel pacchetto della nuova PAC (politica agricola comunitaria) prevista per il prossimo settennio 20142020.

Al fine di limitare e frenare l’estinzione e la perdita della biodiversità, gli esperti e gli studiosi di tutto il mondo, soprattutto gli “economisti ecologici”, mettono sul bilancio della discussione europea e mondiale le ricadute positive che riguardano i “servizi” forniti dalla natura, l’acqua potabile, l’aria respirabile, la sicurezza fisica del territorio, la salute dell’uomo e degli animali, un ambiente non contaminato, l’uso razionale e la perpetuità delle risorse energetiche rinnovabili. In assenza tali fattori si determina il degrado del territorio e dell’ambiente e si compromettono gli aspetti generali della sanità umana e animale, con notevoli costi per la collettività che deve necessariamente intervenire per disinquinare o riqualificare determinati siti che l’uomo stesso, senza i necessari controlli, pur previsti dalla legge, ha realizzato contro la natura, l’ecologia, il territorio e l’ambiente. Ed è lo stesso sistema naturalistico a farne le spese, per come specificato prima. A ragione di ciò, economisti ecologici, ambientalisti, agronomi e forestali, biologi, botanici, etologi, pianificatori del paesaggio e dell’ambiente sottolineano e portano avanti iniziative che viaggiano in direzione della cosiddetta “green economy”, al fine di contribuire ad un nuovo assetto del bilancio ecologico. Ciascuno di noi, però, potrebbe cominciare da piccoli gesti quotidiani, dal risparmio energetico al riuso e riciclaggio delle materie prime, ma soprattutto da una generale e convinta condivisione che l’uso razionale delle risorse materiali e immateriali del territorio può apportare benefici alla biodiversità ed alla perpetuità delle risorse naturalistiche e ambientali.

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Mezzoeuro

Sabato 14 Settembre 2013

Obiettivo azzeramento seconda rata

Imu

Un provvedimento a favore dei terreni agricoli, un settore che risente molto della difficile situazione economica che affronta il Paese

la direzione è quella giusta

di Giovanni Perri

L’abolizione della prima rata dell’imposta municipale (Imu) per l’anno 2013, sospensione introdotta dal dl 54/2013, approvata nella seduta del Consiglio dei ministri il 28.08.2013, è valida anche per i terreni considerati agricoli dallo strumento urbanistico vigente presso il Comune di appartenenza. Per “terreni agricoli” si considerano tutte le superfici destinate e finalizzate all’esercizio delle attività agricole per l’ottenimento della produzione vegetale agraria (erbacea, arbustiva o arborea), cosi pure per lattività zootecnica e boschiva. Indipendentemente dall’attività lavorativa o qualifica professionale del soggetto proprietario o possessore del bene rustico e dal fatto che il terreno agricolo venga coltivato o lasciato a riposo, per come previsto dallart.2135 del Codice civile, esso deve comunque essere classificato anche nello strumento urbanistico vigente comunale (ex Prg, Psc, Psa). Ai fini dell’esenzione dell’Imu, i terreni agricoli possono essere posseduti, affittati e coltivati non solo da imprenditori agricoli, ma anche da società o enti diversi, non necessariamente afferenti alla sfera agricola. Il discorso diventa più articolato per quanto attiene i lotti di terreno ricadenti nelle aree fabbricabili, ovverosia in quei terreni ove il certificato di destinazione urbanistica non consente di usufruire delle agevolazioni previste dalla normativa Imu in esame. A tal proposito va comunque considerata l’eccezione che per le aree fabbricabili, qualora detti terreni siano posseduti e messi in coltura da coltivatori diretti e Iap (imprenditori agricoli professio-

Pino Gentile

nali). Queste figure professionali possono godere dell’esenzione Imu e, quindi, non pagare la tassa sui terreni, in quanto i terreni da loro coltivati vengono considerati, a tutti gli effetti di legge, come mezzi strumentali, necessari e indispensabili, ai fini dellesercizio della attività lavorativa agricola per lottenimento delle derrate agricole e come sostegno economico per la propria vita e dei familiari. Analogo discorso vale per i fabbricati rurali che dipendono dalla natura e destinazione, in sinergia con quanto previsto dalla classificazione catastale inquadrabile nelle categorie B, C, D, E e A/10, che vengono considerati strumentali, anche se non utilizzabili direttamente e pertanto in possesso del requisito della ruralità. Detto requisito garantisce infatti che l’abitazione può anche essere utilizzata, oltre che dal proprietaro agricoltore conduttore del fondo e dai dipendenti se usati quali beni strumentali per l’esercizio delle attività agricola. Si tratta di fabbricati strumentali per l’esercizio delle attività agricole e più specificatamente dei

manufatti dedicati alla protezione delle piante, alla conservazione dei prodotti agricoli, ai magazzini per il ricovero delle macchine e degli attrezzi, all’allevamento degli animali, alle attività agrituristiche e agli impianti fotovoltaici. Ai fini dellapplicazione della legge, vengono altresì considerati fabbricati rurali strumentali anche le abitazioni dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato o determinato per almeno 101 giornate annue, così pure i fabbricati utilizzati come uffici per i servizi dell’azienda agricola e per le attività di trasformazione di prodotti agricoli anche da parte di cooperative agricola. Per quanto attiene le aree ubicate in contesti urbani e periurbani adibite ad orti, i proprietari in possesso del titolo di coltivatore diretto o impreditore agricolo professionale. sono esentati dal pagamento dell’imposta Imu, anche se ricadenti in spazi edificabili. In virtù di questo intervento è facile prevedere che i proprietari di questi immobili possono ragionevolmente sperare nell’azzeramento della seconda rata come annuniato dal Governo. In conclusione si può affermare che la cancellazione dell’Imu dai terreni agricoli e dai fabbricati rurali, in regole con gli adempimenti previsti dal catasto, è un provvedimento che viaggia nella direzione giusta ed a favore di un settore produttivo che risente tuttora della difficile condizione economica che attraversa l’intero Paese. È un provvedimento legislativo che merita la dovuta attenzione perché interessa quel settore agricolo che rimane sempre centrale per lo sviluppo socio-economico del Paese e che normalmente produce una consistente quota del Pil nazionale. agronomogperri@virgilio.

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