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numero 43 - Anno 12 Sabato 26 Ottobre 2013
settimanale d’informazione regionale
La moltiplicazione dei pani e dei pesci di Benvenuto Tisi detto il Garofalo, 1753
Voce ai giovani Minori e disabilitĂ Un caso ancora tutto italiano da risolvere www. mezzoeuro.it
Riecco il turismo, il punto di Confindustria
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Sabato 26 Ottobre 2013
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Il legno storto
A proposito di un Convegno Rai quali le aspettative del territorio? Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
Ediratio editore Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana
n. 12427
È, quella del Convegno del 28 ottobre prossimo presso l’Università della Calabria, una delle poche (se non rare) occasioni in cui uno stimolante tema - RAI, servizio pubblico, territorio, ieri, oggi, domani - permette di conoscere meglio non solo la qualità di una offerta, quanto anche la rispondenza di un prodotto alle domande di un territorio come quello calabrese. Il tabulato tematico appare molto serio e anche ambizioso, vi sono tutti i punti di interlocuzione su quel che si vorrebbe sapere, dal ruolo di radio e televisione nel confronto con i “nuovi media” e con le nuove tecnologie al rapporto di un sevizio pubblico come la RAI con i nuovi modelli di comunicazione alla assunzione di “emergenti domande “glocal”, e si vedrà, come, con quali metodologie e finalità non semplicemente generaliste sono stati affrontati quei temi; si potrà capire se sono state attentamente vagliate tutte le aspettative del territorio. Dall’osservatorio privilegiato delle analisi sociologiche, dagli interventi di operatori esperti delle materie della comunicazione, diventerà possibile avere una mappa di orientamenti con la quale la stessa rete regionale si porrà ad attuare i suoi programmi
di Franco Crispini
A seguire da vicino la giornata del convegno, non si potrà mancare di cogliere innanzitutto gli intenti ben visibili degli ispiratori dell’incontro di studio, dal Direttore della sede regionale, dott.Ing. Demetrio Crucitti a tutti gli altri, di verificare i livelli di maturazione e di affinamento degli orientamenti fondamentali cui può attingere un servizio che opera esclusivamente per la crescita civile e conoscitiva di un ambiente con le caratteristiche antropologiche, storiche , culturali proprie di questa regione. Di questo referente principale quale è la Calabria,appunto, dei suoi livelli di sviluppo, dei vantaggi che può trarre da un sistema di comunicazione ed informazione che punti a dare voce ad una tipologia di esigenze diversificate, dei mezzi migliori per stimolare un ascolto attento e critico, di tutto ciò, quasi a contrassegnare una presenza della RAI attiva e partecipe dell’avanzamento civile di una regione, si discuterà certamente ed ampiamente nel Convegno. Vi sono poi altri aspetti più specifici del tema proposto e riguardano precipuamente le modalità anche tecniche di innovazione del sistema comunicativo, che passano per un vaglio puntuale dei cosiddetti “nuovi media” con i quali c’è da misurarsi perché oggi milioni di italiani sono connessi ad Internet, connessi a Facebook, di cui tantissimi accedono al social network giornalmente: un uso insomma sfrenato della navigazione nel Web (twitter, blog i Pad), una vera intossicazione. Sicuramente, il sistema della comunicazione pubblica dovrà battere strade di “dintossicazione” da quell’immersione digitale integrale, quasi morbosa e drogata, in un universo frammentato, dovrà certamente usare mezzi più appropriati di ascolto e di trasmissione di quanto contiene le reazioni collettive agli eventi, dovrà veramente essere “voce pubblica”, perché diversamente non riuscirà a colmare quel distacco, resosi assai marcato, dalla “notizia ufficiale”, che è ritenuta abusivamente confezionata,quella diffidenza di tanta gente che sempre meno crede in qualcosa perché “l’ha detto la televisione”. Il rapporto con i “nuovi media” deve prendere in considerazioni tutti i modi e le forme per riguadagnare una fiducia, vincere una diffidenza, creare una “piazza” in cui tutti possano parlare senza preventive censure. Può darsi che nelle discussioni del Convegno nascano punti vista e soluzioni tecnicamente migliori ed adeguate per quei problemi che nella realtà attuale pesano molto per il destino stesso del sistema della comunicazione pubblica nel nostro Paese. La forza d’urto della partecipazione digitale si sta rivelando irresistibilmente vincente e coinvolgente, non basta tentare di arginarla (e come poi?), diventa necessario assimilarne e incorporarne le logiche cercando di modificare dall’interno i linguaggi della comunicazione, la loro sintassi. Affinchè questo sia possibile, bisognerebbe, secondo molti stuiosi di questi inediti fenomeni: spezzare le rigidità comunicative, dare maggiore fiato all’ “evenemenziale”, fare entrare in scena attori reali non controfigure. Può darsi che anche così si abbia una esposizione “diretta” non mediata dei veri agenti ed eventi della vita social: anche questa è tra le aspettative del nostro territorio? Anche rispetto a questo la Rai dovrà tenere aperti i suoi canali di interventi innovativi capaci poi di portare ad una vera mutazione genetica? C’è un territorio permeabile per un uso di paradigmi digitali o, senza battere le strade tradizionali della comunicazione, conteranno molto le aperture che dovranno aversi a tante delle sollecitazioni che partono da Internet? Il sistema RAI ha una concorrenza incalzante: deve in ogni caso attrezzarsi e saper resistere.
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Sabato 26 Ottobre 2013
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
L’importante è INTERVENIRE subito e bene In Italia l’ictus è la terza causa di morte naturale e rappresenta la prima causa d’invalidità: secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno circa 200mila persone vengono colpite dall’improvvisa chiusura o rottura di un vaso e dal conseguente danno alle cellule cerebrali e di queste l’80% rappresentano nuovi episodi, mentre il 20% sono recidive. L’ictus nel mondo colpisce circa 15 milioni di persone ogni anno: una ogni 6 secondi. Attualmente in tutto il mondo circa 5,7 milioni di persone all’anno muoiono per ictus e si prevede che potrebbero arrivare perfino a 6,7 milioni nel 2015, se non s’interviene con una seria prevenzione. L’ictus può, infatti, essere affrontato principalmente con una buona attività preventiva: riconoscerne tempestivamente i sintomi (al massimo entro le prime 4 ore e mezzo) può indubbiamente contenere i danni al cervello e, in taluni casi, salvare la vita. Ma quello che può fare realmente la differenza è soprattutto un pronto intervento in una Stroke Unit, un’unità di emergenza per il trattamento dell’ictus.
Il 29 ottobre si celebra la "Giornata mondiale dell'ictus cerebrale" L'Istituto Neurologico Mediterraneo di Pozzilli (Isernia) dispone dell'unico Centro per la Diagnosi e Cura dell'ictus cerebri (Stroke unit) del Molise abilitato al trattamento trombolitico dell'ictus
L’Istituto Neurologico Mediterraneo di Pozzilli (Isernia) dispone dell’unico Centro per la Diagnosi e Cura dell’Ictus Cerebri (Stroke Unit) del Molise abilitato al trattamento trombolitico dell’ictus. La trombolisi, trattamento terapeutico che può essere effettuato in casi selezionati di ictus di natura ischemica in una finestra terapeutica di non più di 4 ore e mezza dalla insorgenza della sintomatologia neurologica, è una terapia in grado di ridurre la mortalità, l’inabilità e le recidive conseguenti all’evento acuto maggiore. La Stroke Unit del Neuromed si avvale inoltre della collaborazione continua dell’Unità Operativa di Neurochirurgia, per la valutazione di eventuali indicazioni chirurgiche della patologia cerebrovascolare, e dell’Unità di Neuroriabilitazione, che consente la riabilitazione acuta. Il trasferimento successivo del paziente presso l’Unità di Neuroriabilitazione consente di proseguire il trattamento neuroriabilitativo già iniziato e di ottenere il miglior recupero possibile dell’attività psicofisica dei pazienti colpiti dalle malattie cerebrovascolari.
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Sabato 26 Ottobre 2013
Prove tecniche (false) di normalità
Da sinistra, Mario Pirillo Mario Oliverio, Mario Maiolo Più in basso Franco Laratta e Ernesto Magorno
E se fosse una fiction? Dopo gli stracci iniziali il Pd di Calabria pare abbia trovato, formalmente, un minimo di intesa quantomeno sulla cessazione del fango Come se tutti, chi più chi meno, avessero realizzato che gli schizzi poi alla fine non risparmierebbero nessuno Una pax, insomma Meglio dire una spartizione di promesse. E le battaglie congressuali?
Per come si era messa all’inizio pareva di aspettare il Vajont. Una colata inumana di fango e letame che avrebbe di lì a poco seppellito tutti. Tessere fasulle, per giunta non pagate o se pagate con il cash sparito chissà dove. Altre sparite, altre ancora intestate a defunti o a chi s’è trovato democratico a sua insaputa. Materiale organico puro e maleodorante che in 48 ore aveva lasciato intendere di poter travolgere tanto la cordata che ha gettato in piazza Luigi Guglielmelli quanto la “cordatina” che non si nasconde dietro il volto rassicurante di Franco Laratta. È questa del resto o era questa almeno fino a ieri la partita delle partite nel Pd di Calabria suo malgrado senza congresso regionale fino a data da destinarsi ma con il congresso provinciale di Cosenza trasformato d’improvviso in finale di coppa dei campioni. In resa dei conti scala uno a tre di tutta la scazzottata regionale che deve poi designare il prossimo sfidante di Scopelliti. Bistecche grosse sulla brace con in mezzo il congresso nazionale che può cambiare umori ed equilibri, candidature per l’Europa e per il Parlamento se si mette male da un giorno all’altro, postazioni da ipotecare per il prossimo consiglio regionale che verrà. Roba per cuori a apparati digerenti di un certo spessore, con annesso pelo sullo stomaco. L’inizio del ring nell’arena dei lottatori romani pareva così scoppiettante da promettere tanto scintille quanto fango. Per tutti, nessuno escluso. Poi, nel breve volgere di un paio di giorni, qualcosa almeno dal punto di vista mediatico e trasmissivo è accaduto. Qualcosa che ha ammorbidito i toni, addolcito gli spigoli, mischiato le carte. Forse, perché no, spaventato i naviganti. Pure sensazioni, niente di che. Epidermiche percezioni di un quadro che d’un tratto nasconde le scintille nel cassetto e mette in vetrina il cloroformio, se non proprio la banalità. Se è così è una brutta notizia per gli amanti del “sangue” nell’arena ma quel che più conta è capire, se è andata veramente così, se a guadagnarci sarà veramente il Pd.
regionale. Sbrigatevela da soli, questo il messaggio da Roma. Prima i congressi provinciali, contatevi se siete capaci, poi si vedrà. E Cosenza e il suo congresso provinciale diventano l’ombelico del mondo, inevitabilmente. Fischio d’inizio con Mario Oliverio, Nicola Adamo, Carlo Guccione e Mario Pirillo (in campo in nome del figlio) da una parte. Mario Maiolo, Ernesto Magorno, Sandro Principe, Stefania Covello, Nicodemo Oliverio dall’altra (ci scuseranno le terze linee di entrambi gli schieramenti se l’elenco finisce qui).
Ma cosa potrebbe essere accaduto in poche ore di così “addomesticante” da apparire narcotizzante? Il clima d’avvio, tanto per ricordarlo ancora, era da guerra civile al punto che la commissione nazionale per il congresso non riusciva a trovare nemmeno le parole giuste per rinviare ancora una volta in calcio d’angolo il congresso
L’avvio delle ostilità è da brividi. Mancano i soldi di più di 4mila tessere del recente passato, stagione parlamentarie (taroccate) denunciano quelli del nuovo corso, si fa per dire. E l’altra parte, quella della regnanza principale e datata del partito, risponde facendo circolare la voce che nemmeno il candidato renziano al congresso
s’è pagata la sua di tessera, figurarsi se si va a scavare. A straccio straccio e mezzo. Fango per tutti, promettono le due cordate, nessuno escluso. Poi, appunto, lo strano silenzio che più che silenzio diventa connivenza strisciante. È come se i contendenti avessero realizzato la possibilità che sì, ora ci si può anche contare tra Laratta e Guglielmelli ma senza farsi male per carità. Niente fango, niente sangue per questa competizione provinciale che è solo la prima delle partite e non bisogna lasciare morti sul campo sennò “Roma” si riprende in mano il pallone e non fa giocare più nessuno per chissà quanto tempo ancora. Non aspetta altro del resto. E allora i “nostri” potrebbero avere congegnato la pensata, tra uno schizzo di fango e un altro tenendo bene a mente che il governo potrebbe cadere da un momento all’altro e si potrebbe tornare al voto entro marzo. Ognuno in questa fase ha ben chiaro in mente quali sono gli ostacoli e i nemici ma sa anche bene che prima delle guerre serve avere scorte d’armi e ce ne sono poche in giro. Chi nega per esempio che dopo la conta provinciale serve un nome forte di superamento che porti la provincia di Cosenza tutta unita alla guida del partito regionale? In pochi, renziani compresi. E chi nega che sulla carta a saper stare calmi c’è un posto per tutti, non escludendo quasi nessuno, così da far finta di cambiare tutto per non cambiare poi niente alla fine? È la legge della conservazione, ragazzi. Della sedia da difendere. Ci sono le amministrative di primavera, le europee, le possibili elezioni politiche, le prossime regionali con il Pd che potrebbe vedere quasi raddoppiata se vince la propria rappresentanza in consiglio. E allora, perché macchiarsi tutti di fango in viso? Meglio star calmi, combattere sì ma per i fessi, quelli che ci credono. Sotto il tavolo è tempo forse di spartizione del futuro e del presente, conviene a tutti. Le tessere taroccate o peggio non pagate o peggio ancora pagate e con il denaro sparito meglio lasciarle andare, ci si fa male di questo passo. Giochiamo pure il tempo delle correnti ma poi, mi raccomando, tutti puntuali al solito ristorante. In tavola ce n’è per tutti. Fuori i leoni dall’arena quindi, è tempo (forse) della grande messa in scena. Solo così può cominciare la fiction del congresso del Pd. Perché se si fa sul serio, invece, in piedi non rimane nessuno.
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Sabato 26 Ottobre 2013
Tanti nemici molto onore
Una Rosy tra le spine Chi ha forzato la mano eleggendola quando i parlamentari del Pdl erano usciti dall’aula non è detto che voglia molto bene a Rosy Bindi. A conti fatti un nome come il suo poteva anche meritare una platea più distesa, frequentata, meno ansiogena. Divisivo il suo nome, certo. Storicamente tra i meno berlusconiani fra quelli che navigano nel Pd ma da qui a pareggiarla con la Santanché che per le stesse ragioni ha poi dovuto rinunciare alla vicepresidenza della Camera ce ne corre. Forse con un po’ più di fenomenologia politica democristiana lo si poteva far digerire il boccone agli azzurri del Cavaliere e di Alfano, dopotutto il vertice dell’Antimafia non ha poteri minimamente invasivi rispetto alla magistratura inquirente e questo dovrebbe bastare a chi in aula sente di aver problemi da risolvere in materia, anche per conto terzi. Se poi è prevalso il gioco delle poltroncine, quello strano incastro che vede Pd e Pdl diventare improvvisamente disalleati quando si tratta di spartire cariche, la vicenda diventa persino grottesca con il conto dei ministri e dei sottosegretari che non potrà mai pareggiare. Né noi né loro, urlano Brunetta e Schifani. L’Antimafia, secondo lo schemino, doveva toccare a Scelta civica ma fino a prova contraria poteva anche andare all’opposizione in quanto tale che poi vuol dire, allo stato, Cinquestelle o Sel con tutto quello che questo significa per i berlusconiani se teniamo conto come ha gestito la commissione per le elezioni del Senato Dario Stefàno di Sel. Da qui si capisce bene che c’erano infondo tutte le condizioni per far digerire al Pdl il nome di Rosy Bindi al vertice del’Antimafia ma non è andata così ed è ancora una vota all’interno del suo partito che va rintracciato il problema. Bindi, autorevolissimo nome e moralmente all’altezza come pochi per sedere su quella poltrona, ha prima dovuto subire il tira e molla della nomination con una buona fetta di partito che gli preferiva fino all’ultimo la giovane Pina Picierno. Poi, a braccio di ferro ormai conclamato con il Pdl, eccola gettata nella mischia ed eletta con gli azzurri sull’Aventino con tutto quello che ora questo significa. Se Brunetta e Schifani non scherzano può anche accadere che Enrico Letta si troverà costretto a chiederle si fare un passo indietro e questo sarebbe un gran peccato oltreché un guaio. Per come si sono messe le cose una retromarcia della Bindi verrebbe presa come una sberla dai fedayn del suo partito, anche da quelli che proprio il tifo per lei non lo fanno. Una sorta di linea metaforica di frontiera, da non oltrepassare a marcia indietro. È anche per questo che è toccato a Matteo Renzi entrare a gamba tesa nell’argomento. Il sindaco, come nel suo stile, ha dato uno schiaffetto a Rosy ma anche un avvertimento ai naviganti. Quella poltrona ormai è sua, anche se deve dare un segnale di rottura. «Rosy Bindi non si deve dimettere dalla presidenza dell’Antimafia, ma dia un segnale rinunciando all’indennità di 3000 euro al mese che le spetta per questo ruolo» dice Renzi parlando a Radio 24. Renzi suggerisce alla neo presidente di rinunciare «alle prerogative di collaboratori, staff e dintorni, rimanga presidente». E dato che è stata eletta in Calabria, «apra un ufficio a Reggio Calabria dove potrebbe andare ogni settimana per impegnarsi ancora di più contro la criminalità». Per essere parole del probabile segretario nazionale il messaggio non poteva essere più chiaro. Dia un segnale di discontinuità gestionale, ma non
Bindi al vertice dell'Antimafia è una scelta forte, autorevole, di significato Anche al di là di quello che voleva ottenere il suo partito. Non è detto però che basterà per farsi più amici in Calabria... si muova da quella poltrona. Si vedrà come andrà a finire, sarà probabilmente Letta a dover sbrogliare la matassa che si manifesta molto più insidiosa di quello che appare. Di certo la carta Bindi poteva essere giocata meglio dal suo partito ma è scritto da qualche parte che di questi tempi per la Rosy debbano esserci troppi nemici in giro (che poi vuol dire anche molto onore). Lo stesso vertice dell’Antimafia nelle sue mani non è che aumenti la schiera degli amici veri di Calabria, che per la verità sono sempre stati pochini sin dall’inizio. Dopo i complimenti di rito, anche da dentro il suo partito, si passerà ben presto a maneggiare carte scottanti con affari conterranei che potrebbero d’improvviso diventare assai significativi. Come è noto la deputazione calabrese in Antimafia è costretta ad avere un occhio di particolar riguardo rispetto al fenomeno perché in una regione come la nostra puoi sempre incontrare qualcuno che ti chiede come vanno certe cose. E sapere che al vertice c’è una signora dalla schiena dritta non dev’essere una sensazione tranquillizzante per chi ha in mente certe liturgie. Ma Bindi ancora una volta, se passa la buriana politica nazionale, saprà dimostrare che si può essere “uomini” anche con pochi pantaloni nell’armadio e saprà gestire anche certi complimenti che paiono troppo pelosi. Non avesse questi requisiti non sarebbe uscita viva dalla Calabria alle prese con il voto.
Quadri poco chiari
Ma ora chi la tira fuori la bandiera di Forza Italia? Dall’ufficio di presidenza del Pdl la notizia viene fuori nella sua forma ufficiale. Nasce Forza Italia, ora può nascere. Nessun azzeramento delle cariche precedenti del Pdl ma quel che più conta è che nella “stanza” dove è rinato il nuovo vecchio partito non c’era Alfano né gli altri ministri a fare da “padrini”. Un gesto forte, una mancanza forte. Per solito se non si è nella foto di gruppo del taglio del nastro sarà difficile entrarvi dopo, ammesso che lo si voglia fare. Alfano con i ministri e tutti i “governativi” non ci sono andati alla festa dell’alba e questo non può che avere conseguenze immediate, a tutti i livelli e a tutte le latitudini. Per esempio, che ne sarà dei senatori di Calabria che in blocco s’erano messi a fianco di Alfano il giorno del voto di fiducia al governo Letta? A rigor di logica non dovrebbero entrare nel nuovo partito, o se non altro dovrebbero rimanere freddini rispetto all’evento. Come ci si regolerà? La scissione, secondo molti osservatori, non è lontana. Più che dividere gli uomini e le storie Berlusconi ha pensato bene di dividere il partito in due, con due sigle probabilmente. Poi al momento opportuno ci si conterà pure e si vedrà chi è più forte e se le cose andranno come poi del resto sono sempre andate non è impossibile ritrovarsi Berlusconi in testa nel centrodestra. Lo hanno ben chiaro questo quadro in mente i vari Tonino Gentile, Antonio Caridi, Nico D’Ascola e lo stesso Scopelliti?
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Sabato 26 Ottobre 2013
Mezzoeuro Un argine alla deriva
Qui si conta “alla femminina” A leggere le relazioni annuali della Corte dei Conti si individuano facilmente le cause di un degrado politico e istituzionale che sembra non conoscere pause. Le regioni continuano a dilapidare ricchezze e non sono neanche in grado di programmare l’utilizzazione delle risorse messe a disposizione dalla Comunità europea. La relazione sulla copertura finanziaria delle leggi approvate dal Consiglio regionale nel primo semestre del 2013, mostra un quadro desolante. Nella sede della sezione regionale di controllo della Corte a Catanzaro, il presidente Giuseppe Ginestra e il magistrato relatore, Natale Longo hanno illustrato la relazione redatta dalla magistratura contabile, nel corso di una udienza pubblica. All’adunanza sono intervenuti il vicepresidente del Consiglio regionale Alessandro Nicolò, il presidente della Commissione Vigilanza e Controllo Aurelio Chizzoniti ed il presidente della Commissione Bilancio Candeloro Imbalzano. Un momento di attenzione da parte dell’organo regionale che ha destato sorpresa e meraviglia tra gli stessi magistrati contabili. «In passato - ha detto Ginestra - le nostre relazioni non sono mai state portate all’attenzione del consiglio regionale. Ora sembra che ci si stia avviando ad una controtendenza tanto che il presidente del Consiglio, Francesco Talarico, durante un incontro ci ha annunciato che ci sarà una seduta specifica per analizzare i nostri lavori». Questa improvvisa presa di coscienza è stata forse determinata dal clamore mediatico provocato dagli scandali che hanno interessato molte regioni italiani e dalla consapevolezza che la problematica dell’utilizzo delle risorse pubbliche ha un impatto rilevante sulla opinione pubblica. La classe politica cerca di superare la fase dell’impunità del loro operato a una maggiore attenzione alle conseguenze che le loro decisioni potrebbero provocare sia sul bilancio pubblico che per gli eventuali addebiti che potrebbero ricadere su di essi. Questa maggiore attenzione, tuttavia, non si è tradotta in una maggiore oculatezza della spesa. Il magistrato Longo ha spulciato tra le pratiche del Consiglio regionale prendendo in esame 14 leggi, comprese quelle relative alla stabilizzazione dei precari nel settore della sanità, alla disciplina transitoria delle competenze regionali e strumenti operativi dopo lo stato di emergenza nel settore dei rifiuti, agli interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà ed all’istituzione dell’azienda regionale per la forestazione e le politiche per la montagna. Tutti provvedimenti che hanno inciso e hanno prodotto effetti importanti anche dal punto di vista finanziario. Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati sono finite le coperture finanziarie e tecniche di quantificazione degli oneri delle leggi approvate nei primi sei mesi. «Effetti finanziari in termini di maggiori spese o minori entrate - ha sostenuto il magistrato relatore - sono ascrivibili sostanzialmente alle leggi regionali 2, 5, 8, 10, 11, 12, 15, 18, 19, 21, 24, 25, 26 e 27. In via preliminare e salvo successivi approfondimenti specifici, si osserva, sul terreno me-
Le Regioni sono i principali centri di spesa e di distribuzione senza controllo di ingenti risorse La Corte dei Conti è l'unica istituzione che dovrebbe vigilare sulla legittimità degli atti Ma ha le armi spuntate Ancora una volta le spese del consiglio non hanno copertura. Si viaggia su contabilità "onirica"... todologico, che si è talora registrata la totale assenza di relazione tecnico-finanziaria ovvero più frequentemente la sua inadeguatezza sul terreno tecnico-contabile della quantificazione degli oneri. Inoltre, si precisa che non sono stati trasmessi (né sono stati rinvenuti su internet) i pareri della
commissione bilancio e programmazione economica presti dall’articolo 72 del regolamento del Consiglio regionale». A chiosare quanto affermato dai magistrati contabili questo significa che i nostri legislatori regionali procedono a scatola chiusa, approvando senza porsi eccessive domande quanto viene loro sottoposta dall’esecutivo. Vi è grave difetto burocratico, per la mancanza dei necessari pareri dei competenti organi dello stesso Consiglio regionale. L’aspetto politicamente più disastroso è che manca una chiara relazione espositiva e un quadro finanziario attendibile in quasi tutte le leggi che sono state approvate. Le conseguenze finanziarie sono soltanto immaginate, mancando qualsiasi presupposto logico e sana programmazione sulla loro futura evoluzione. Il modo di procedere approssimativo e senza criterio logicoscientifico è il presupposto che ieri ha provocato il disastro e domani potrebbe portare al default della regione. «Faremo tesoro delle osservazioni della Corte contenute nell’introduzione fatta dal presidente Ginestra e nella più che esaustiva relazione del dottor Longo che ho ascoltato con molta attenzione - ha esordito il vicepresidente del Consiglio Nicolò - e ci faremo, per quanto riguarda il Consiglio regionale, parte diligente perché i suggerimenti e le indicazioni della Corte siano recepiti nell’attività istituzionale e di indirizzo dell’assemblea legislativa. Ho apprezzato il coinvolgimento e lo spirito di collaborazione con cui
Sabato 26 Ottobre 2013
Mezzoeuro Un argine alla deriva
L’allarme dei consiglieri
Una Regione caduta in disgrazia Talarico e De Masi dopo il giudizio che la Corte dei Conti ha espresso sulla sostenibilità delle leggi in Calabria
la Corte dei Conti si pone dinanzi alla complessità delle questioni indicate e, più in generale, sul tema della spesa pubblica e dei relativi controlli. Uno spirito di collaborazione che è determinate ha aggiunto Nicolò - sia per razionalizzare la spesa pubblica che per migliorare l’efficienza dei provvedimenti legislativi. Trovo, inoltre, di assoluto rilievo la previsione di cui alla legge 213, secondo cui ogni sei mesi la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti trasmette al Consiglio regionale una relazione sulla tipologia delle coperture finanziarie adottate nelle leggi approvate nel semestre precedente e sulle tecniche di quantificazione degli oneri. Tutto ciò perché ha concluso - se, come sono sicuro, il Consiglio regionale rispetterà gli obblighi discendenti dalla legislazione vigente, la politica nella sua interezza, gli organi di governo e quelli di controllo esterno ed interno convergeranno, nel più breve tempo possibile, verso l’obiettivo dell’ottimizzazione della spesa nel rispetto della legalità, sono certo che faremo fare alla Calabria importanti passi in avanti». Il presidente della Commissione di vigilanza e controllo del Consiglio regionale Chizzoniti ha ringraziato la Corte dei Conti per «la storica valorizzazione delle funzioni e del ruolo delle Commissioni del Consiglio regionale qui rappresentate. In un contesto politico - ha detto - appesantito da gravissimi lassismi e dal saccheggio delle risorse pubbliche a danno della collettività e degli interessi generali, accolgo con entusiasmo questo confronto trasparente finalizzato a dirada-
re zone d’ombra e punti oscuri nell’amministrazione della cosa pubblica. La politica va rieducata profondamente, anzitutto facendole intendere che è giunto il tempo di iniziare di dire dei ‘no’ sonori alle richieste più disparate e disperate. Prevale ancora, purtroppo - ha aggiunto Chizzoniti - un pò dappertutto una visione ed un’abitudine bizantineggiante della politica e dell’utilizzo delle risorse pubbliche. Apprendo scandalizzato che la Corte dei Conti attende, tuttora, le puntuali relazioni richieste su aspetti specifici e l’assolvimento di impegni da parte della Regione su punti più volte autorevolmente segnalati. A me questi comportamenti suonano come un oltraggio ed un insulto verso questo costituzionale soggetto di controllo. Deve iniziare a prevalere il rispetto reciproco fra istituzioni». Le dichiarazione del vice presidente del Consiglio regionale appaiono quanto meno stupefacenti. Egli nella sua veste dovrebbe essere uno dei massimi garanti dell’esatto adempimenti delle procedure da parte dell’organo che presiede. Le mancate risposte e l’approssimazione negli adempimenti sono da attribuirsi alle persone cui viene demandato il compito di rappresentarle. Se questi comportamenti «suonano come un oltraggio e un insulto», ai comuni cittadini potrebbero suonare come un grido di incompetenza e incapacità da parte di chi a quegli adempimenti è tenuto. Se ci fosse un giudice a Berlino qualcuno ne dovrebbe trarre le logiche conclusioni. o.p.
"Il giudizio impietoso che la Corte dei Conti ha espresso sulla sostenibilità delle leggi in Calabria è rivelatore dello stato di disgrazia in cui versa la regione dal lato dell'efficienza amministrativa e dell'oculatezza con cui vengono effettuate scelte di una certa rilevanza. E' quanto affermano i consiglieri regionali Mimmo Talarico ed Emilio De Masi, che aggiungono: "Tra gli altri, si fa l'esempio dell'Azienda forestale di nuova istituzione, un caso da manuale di gestione raffazzonata della cosa pubblica, che si inserisce in una ricca filiera di fallimenti che hanno caratterizzato in questi anni molte società in house della regione. Stiamo parlando di un ente strumentale scrivono - che risorge dopo che il suo antesignano, su cui gravano 150 milioni di debiti, era stato soppresso e posto in liquidazione cinque anni prima. L'operazione è stata fatta senza spiegare come sarebbe stato estinto il debito accumulato e senza garanzie certe per la copertura del fabbisogno finanziario futuro. Intanto proprio in questi giorni è stato varato un disegno di legge per l'istituzione di una nuova agenzia, che dovrebbe essere il fulcro del sistema di protezione civile regionale. Anche qui la confusione regna sovrana. Non è dimostrata la sua sostenibilità economica, non ci sono certezze per i dipendenti del comparto che vi dovrebbero transitare. Il rischio è che si metta in piedi un nuovo carrozzone, una nuova giostra per il soddisfacimento di appetiti clientelari in vista delle prossime regionali, a danno delle casse regionali, quindi delle tasche dei cittadini, e della stessa efficienza del servizio. Quest'ultimo rilievo della Corte dei Conti concludono - dovrebbe essere preso in carico sia dalla Giunta, perché desistesse dal proposito di istituire questa nuova agenzia, sia dalle forze presenti in Consiglio per negarne eventualmente l'approvazione. Potrebbe essere anche utile al sindacato per rompere il silenzio e dire una parola chiara sull'argomento".
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Sabato 26 Ottobre 2013
Mezzoeuro Fermare il declino si può?
L’azzardo di Boldrin Il leader del movimento tenta il rilancio. La ricerca Svimez ha mostrato un quadro allarmante del Mezzogiorno La Calabria è la regione più debole in un territorio in affanno. Nei momenti di crisi sono i territori più svantaggiati a poter trarre le occasioni migliori di sviluppo, attuando la politica del "fare". Il movimento creato da Giannini realizza perfettamente lo slogan ma... di Oreste Parise
Nel salone degli specchi della Provincia, Michele Boldrin, presidente di “Fare per fermare il declino”, ha rilanciato l’organizzazione creata da Oscar Giannino, dopo il cocente flop elettorale che l’ha vista relegata tra le formazioni politiche da prefisso telefonico. “Cosenza, bella città, belle persone e parecchie in una bella sala. Ora speriamo che la conversazione sia utile”, twitta lo stesso professore Boldrin. Il dibattito è stato moderato da Sergio Allevato, presidente Fare per Fermare il Declino - Calabria, che ha introdotto i lavori richiamando la recente analisi Svimez sul declino del Mezzogiorno, che in questo ultimo quinquennio ha perso quasi tre milioni di persone e non riesce più a garantire un futuro ai propri cittadini. Il magnifico Salone degli Specchi è la cornice adatta per un incontro elitario che vuole lanciare la rivoluzione liberale. Il Termidoro è iniziato con il ghigliottinamento di Berlusconi e la fine del periodo di involgarimento politico e sociale. Nulla di più lontano e diverso dalle “convescion” a cui abbiamo assistito attoniti in questo lungo ventennio. La sobrietà del linguaggio, l’austerità delle analisi sono quanto di più lontano possibile dagli slogan urlati, dai proclami con i quali si tenta di interpretare la pancia del Paese. La presenza di Beniamino Quintieri, in qualità di presidente di Italia Futura Calabria, contribuisce a questo clima di austerity accademica. Sembra di assistere a un solenne seminario dottorale con la partecipazione di una qualificata rappresentanza di studiosi piuttosto che un incontro politico. Il professore Latorre, ancora rettore dell’Università, tenta di portare riportare il dibattito su un terreno più popolare. Il suo discorso sembra però un riaffiorare del doroteismo, con uno sguardo nostal-
gico a un passato quando all’analisi rigorosa dei bisogni e delle problematiche si preferiva la contrattazione clientelare volta a catturare il consenso. Michele Boldrin invita a guardare in avanti, a ricercare il consenso dei posteri sui risultati conseguiti piuttosto che accontentarsi della rincorsa di una ricompensa immediata in termini di potere. L’insegnamento della Thatcher, la lady di ferro recentemente scomparsa, costituisce un esempio nel metodo e nella pratica politica. Non ha goduto di una grande popolarità per l’amarezza delle medicine somministrate all’Inghilterra, ma è riuscita a mettere sulla giusta rotta un paese in declino. Nell’azione di governo è necessario il rigore dell’analisi e decisioni coraggiose, spesso in antitesi con i sentimenti popolari espressi attraverso i sondaggi. Non si governa con la pancia, ma con la testa, potrebbe essere il motto di questo movimento. Un ventennio di berlusconismo insegna che si può fare a meno dei lettori di Repubblica e del Corriere della Sera, degli intellettuali e della stampa internazionale, delle università e delle ricerche sofisticate, poiché la grande maggioranza degli elettori si abbevera unicamente alla fonte televisiva, si appassiona alle trame delle telenovelas, insegue le voci del gossip, si lascia intrappolare nella gabbia delle epopee calcistiche. Fuori le idee, fuori i progetti, fuori i programmi, basta con il populismo, il consociativismo, il clientelismo, la rincorsa del consenso con l’illusione e l’inganno. Parole sagge, propositi nobili che for-
se trovano un ostacolo insormontabile nella difficoltà di trovare un seguito adeguato per poterli realizzare.
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Sabato 26 Ottobre 2013
Fermare il declino si può?
Michele Boldrin e Oscar Giannino Nella foto sotto Beniamino Quintieri e Giovanni Latorre
Beniamino Quintieri espone con pacatezza analisi e propositi condivisibili, soggetti alla stessa condanna di estraniamento rispetto a una società re-
frattaria a ascoltare discorsi rigorosi che richiedono interventi correttivi importanti per uscire da questa crisi. Il problema vero è il peso che i due movimenti sommati assieme riescono a ottenere. Il dramma è che siamo ancora alla somma di elementi eterogenei che vogliono mantenere la loro identità cellulare poiché ciascuno reca nel suo Dna il ricordo genetico di un organismo diverso. “La situazione economica italiana e del Mezzogiorno” è il tema del dibattito. Un focus appropriato su un aspetto politica italiana che in questo lungo decennio è stato volutamente trascurato. Il Mezzogiorno muore, ma nel suo lento declino finirà per trascinare l’intero Paese. Sembra giusto e opportuno ripartire da qui. Nei momenti di crisi, sono le aree più svantaggiate a offrire le opportunità più favorevoli. C’è bisogno di un grande sforzo per superare le barriere culturali che hanno impedito di attuare una politica di convergenza tra le due aree del Paese. La Germania ha dimostrato che in pochi decenni è possibile colmare il gap tra regioni diverse. L’atout è stato l’abbandono della pratica dei trasferimenti a fondo perduto e l’attuazione di un vasto programma di riforme con le quali si sono ricostituite le condizioni di contesto che consentono di poter eliminare il gap strutturale e rendere convenienti gli investimenti. Il maggior problema del Mezzogiorno è la sua scarsa attrattività per le externalities negative che appesantiscono il business plan di qualsiasi investimento. La politica degli aiuti ha prodotto un tessuto industriale che in pochi anni si è dissolto al
confronto con il mercato. L’unico momento di crescita si è prodotto con la Cassa del Mezzogiorno e gli investimenti in opere pubbliche. Il recente rapporto Svimez sottolinea che si ha bisogno di un nuovo protagonismo della mano pubblico per la realizzazione dei driver di sviluppo, eliminando i ritardi nei settori strategici, dall’energia alla tecnologia avanzata e la ricerca. Una cauta e timida critica al federalismo leghista che ha contribuito in questi anni a approfondire il divario introducendo elementi di irrazionalità nell’organizzazione dello Stato. Michele Boldrin ha richiamato la necessità di riportare a livello statale alcune competenza e pervenire a una semplificazione delle autonomie locali, con una riduzione del numero delle regioni e dei comuni, confermando la necessità dell’abolizione delle regioni. Una riforma indispensabile per ridurre gli sprechi e gli arbitri che hanno generato profonde distorsioni nella spesa pubblica. L’incontro è stato molto stimolante e ha fatto registrare un elevato numero di interventi, a dimostrazione dell’interesse dell’argomento e dell’ansia di rinnovamento che percorre una ampia fascia di elettorale che non riesce però a trovare conferma nelle urne per la frammentarietà dell’offerta politica. La sfida politica è quella di trasformare un grande movimento di idee in un movimento di massa per incidere sulla realtà politico sociale. Una sfida resa difficile dalla frantumazione del quadro politica e dalla presenza di molti attori che si candidano a essere protagonisti del cambiamento.
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Sabato 26 Ottobre 2013
Legge sul banco degli imputati Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, lancia l'ennesimo allarme sulla situazione della giustizia in Calabria, sotto accusa finiscono i tempi dei processi che assumono contorni improponibili Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, lancia l’ennesimo allarme sulla situazione della giustizia in Calabria. E lo fa prendendo spunto dall’operazione della squadra Mobile di Catanzaro che ha permesso di porre in stato di fermo sette persone, due delle quali ancora irreperibili. Sotto accusa finiscono i tempi dei processi che assumono contorni improponibili. Al centro della vicenda c’è la storia di un collaboratore di giustizia di Vibo Valentia, Vincenzo Ceravolo. Prima le estorsioni, commesse a suo danno tra il 1994 e il 2001, poi il coraggio di denunciare, fino a fare finire sotto processo i suoi due aguzzini. Condannati in primo grado nel 2004, in secondo grado a gennaio 2009. A dicembre 2010, però, la decisione della Cassazione di annullare quella sentenza e rimandare tutto in Appello. Ma da allora, tre anni dopo, il rinvio non è stato nemmeno fissato. Così, a dodici anni dalla denuncia presentata dall’imprenditore vibonese, nessuno è mai stato giudicato per quei reati. A rendere noto il calvario giudiziario del collaboratore di giustizia sono stati proprio il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, e l’aggiunto, Giuseppe Borrelli. Perché mentre la giustizia prosegue nella sua lentezza, o nella paralisi, il suo percorso, l’imprenditore vibonese ha subito tra il 2003 e il 2013 ben 33 intimidazioni contro le sue aziende. Quindi, il tentativo di avvicinarlo per indurlo a ritrattare. Un tentativo interrotto dalla squadra Mobile di Catanzaro con i provvedimenti di fermo emessi dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Si tratta di personaggi ritenuti a vario titolo responsabili di tentata estorsione, rapina, lesioni, violenza e minaccia, tutti aggravati dalla metodologia mafiosa. La ricostruzione degli inquirenti ha permesso di evidenziare le incongruenze del sistema giudiziario. A dodici anni dalla denuncia che mandò in carcere Pantaleone Mancuso, capo cosca della potente consorteria di Limbadi (Vibo) e Nazzareno Colace, per le estorsioni a Ceravolo, un emissario del clan, Raffaele Fiumara, avrebbe avvicinato il fratello del collaboratore di giustizia per convincerlo a ritrattare e, come è stato riferito, “ritornare di nuovo amici”. Ed è su questi tempi interminabili e sui rischi per i collaboratori di giustizia e per i processi che si sono soffermati i vertici della Procura distrettuale antimafia. Borrelli ha detto: «Non è colpa di nessuno, ci sono carichi di lavoro e una situazione complessiva insostenibili, ma così si evidenzia l’insufficienza degli organici per i dibattimenti». «Gli arresti hanno un senso - ha spiegato Borrelli - se ci sono i processi e le condanne altrimenti ci prendiamo in giro. Non si può gestire un testimone di giustizia per dodici anni, senza che possa comparire in aula e dimostrare la sua attendibilità. Così i processi finiscono male». Tesi ribadite dal procuratore Lombardo, il quale ha sottolineato che «la lentezza dei processi pone il problema della custodia cautelare ingiustificata e che dovrebbe essere necessaria solo per i tempi necessari alle attività probatorie».
Senza processi ai boss è tutto un fallimento Giuseppe Borrelli
“Never ending”
Gli imprenditori rompono il silenzio
Non ci sono solo le denunce degli imprenditori Ceravolo di Vibo Marina, testimoni di goustizia “storici” contro il clan Mancuso, alla base dell’operazione “Never Ending”. Parte delle accuse è supportata dalla denuncia di un altro imprenditore del Vibonese, già in passato testimone di giustizia per essere stato vittima di usura ed estorsione da parte di elementi della criminalità vibonese. Si tratta di Francesco Vinci, operatore di Pizzo Calabro (Vv), che, con le sue dichiarazioni, ha permesso l’emissione del decreto di fermo, emesso dalla Dda di Catanzaro ed eseguito dalla squadra mobile del capoluogo, a carico di sette persone. Si tratta di Rocco De Maio, 43 anni, Eugenio Gentiluomo, 59 anni, Massimo Patamia, 43 anni, Carlo Riso, 35 anni, tutti di Gioia Tauro, Domenico Pardea, 46 anni, di Pizzo, Antonio Vacatello, 49 anni, di Vibo Marina, e Raffaele Fiumara, 60 anni, di Francavilla Angitola. Tutto ha inizio quando Eugenio Gentiluomo riesce a contattare Francesco Vinci per il disbrigo di pratiche burocratiche necessarie per ottenere delle certificazioni per l’imbarco sulle navi. Vinci indirizza Gentiluomo verso una scuola di Taranto specializzata nel settore, ma essendoci dei ritardi, Gentiluomo avrebbe preteso da Vinci la restituzione di 6mila euro anticipate ad una signora di Taranto. Da qui tutta una serie di presunte minacce e violenze da parte degli odierni indagati ai danni di Vinci, che sarebbe stato anche aggredito fisicamente. Minacce andate avanti dal maggio scorso sino al 12 ottobre. Fra gli indagati anche il boss di Nicotera Marina, nel Vibonese, Pantaleone Mancuso, 52 anni, detto “Scarpuni”. Mancuso è indagato, unitamente a Raffaele Fiumara, 60 anni, Francavilla Angitola, nel Vibonese (ritenuto a capo dell’omonimo gruppo e già coinvolto negli anni ‘90 nell’operazione antidroga sull’asse Sicilia-Usa denominata “Pizza connection”), del reato di violenza aggravata dal metodo mafioso per aver cercato di costringere gli imprenditori Giampiero e Vincenzo Ceravolo a ritrattare le loro accuse nei confronti del boss. Dopo l’annullamento con rinvio da parte della Cassazione della condanna a Mancuso per estorsione ai danni dei Ceravolo, imprenditori ittici di Vibo Marina, Raffaele Fiumara su mandato di Mancuso avrebbe cercato, secondo l’accusa, di avvicinare Giampiero Ceravolo per convincerlo a ritirare la denuncia recandosi o direttamente da Mancuso a Nicotera oppure da un avvocato di Tropea. L’episodio si sarebbe verificato nel novembre dello scorso anno a Pizzo Calabro, in provincia di Vibo. Pantaleone Mancuso, a differenza di Fiumara, non è stato raggiunto dal decreto di fermo firmato dai pm della Dda di Catanzaro, Carlo Villani e Simona Rossi, in quanto già detenuto poiché coinvolto nelle operazioni antimafia inerenti alla faida fra i Patania di Stefanaconi ed i clan di Piscopio, frazione di Vibo.
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Sabato 26 Ottobre 2013
Ieri, oggi... sempre
Al via il concorso artistico celebrativo del Bicentenario di fondazione dell’Arma dei Carabinieri indetto per studenti dei Licei artistici e degli Istituti d'arte, nonché delle cattedre di pittura delle Accademie di Belle arti. L'adesione è su base volontaria e gratuita I concorrenti potranno partecipare a una delle cinque sezioni in gara realizzando opere pittoriche, plastiche, grafiche, multimediali o di progettazione di design
Quei valori senza tempo L’Arma dei carabinieri vista dagli studenti dei Licei artistici e degli Istituti d’arte, nonché delle cattedre di pittura delle Accademie di Belle Arti. È questo il senso del concorso di pittura “L’Arma dei Carabinieri: 200 anni di storia. I valori senza tempo da presentare ...ieri, oggi... sempre” indetto nel corso dell’anno scolastico 2013/2014 dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal ministero per i Beni e le Attività culturali e del Turismo e dal Comando generale dell’Arma dei carabinieri nell’ambito delle celebrazioni per il Bicentenario della Benemerita, I concorrenti, la cui adesione è su base volontaria e gratuita, potranno partecipare a una delle cinque sezioni in gara realizzando opere pittoriche, plastiche, grafiche, multimediali o di progettazione di design secondo la propria interpretazione del ruolo e dei valori incarnati dall’Arma dei carabinieri in duecento anni di storia. I prodotti artistici, dopo una prima selezione da parte di commissioni selettive regionali, saranno esaminate da una commissione esaminatrice nazionale composta da rappresentanti delle istituzioni organizzatrici che avranno il compito di individuare le prime tre opere vincitrici in ciascuna delle cinque categorie di realizzazioni artistiche ammesse. Parallelamente al concorso, inoltre, sono previste in favore di tutti gli istituti scolastici nazionali attività quali:
- convegni culturali con rappresentanti dei reparti specializzati dell’Arma per la sensibilizzazione dei giovani sulla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale; - visite guidate al Museo storico dell’Arma dei carabinieri e ad alcuni spazi espositivi che verranno appositamente aperti in occasione del Bicentenario; - visite presso la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti del Comando Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale. Ai termine del concorso è prevista (‘esposizione, sia a livello regionale che nazionale, di tutte le opere realizzate presso importanti luoghi di cultura individuati dal Miur, dal Mibact e dall’Arma dei carabinieri.
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Sabato 26 Ottobre 2013
Una piaga morale e sociale
Per un futuro meno “nero” Si è svolto a Campobasso un incontro tra la Commissione regionale per l’emersione molisana presieduta da Giuditta Lembo e quella calabrese guidata da Benedetto Di Iacovo. Al centro dell’incontro - spiega un comunicato - due importanti intese siglate nell’ambito del Progetto sperimentale “Lavori regolari, rete per l’emersione e lo sviluppo locale”, che lo stesso Di Iacovo coordina. Un intervento finanziato dal dipartimento 10 Lavoro della Regione Calabria con Fondi PorFse 2007-2013, asse II Occupabilità e asse III inclusione sociale. La delegazione calabrese capeggiata dal coordinatore Di Iacovo è stata accolta e ospitata nel palazzo del governo del capoluogo del Molise. Sono stati due i Protocolli d’intesa sottoscritti per come definito nel Progetto “Lavori regolari”. Il primo, destinato a consolidare la collaborazione progettuale e lo scambio di buone prassi tra le due commissioni e l’altro, finalizzato al coinvolgimento anche delle imprese molisane presenti in Calabria nel progetto “Lavori regolari”. Al tavolo di concertazione istituzionale in terra molisana, hanno partecipato all’incontro, rappresentanti delle organizzazioni sindacali, delle associazioni industriali e datoriali, di enti previdenziali, di Confcommercio, Coldiretti, Confindustria, Confagricoltura, Confesercenti e Unioncamere. Il governatore del Molise, Paolo di Laura Frattura, che ha fatto pervenire i suoi saluti, ringraziando il presidente Benedetto Di Iacovo per il prezioso contributo offerto a questa “mission” di contrasto al sommerso, «non più rinviabile», si è complimentata per buone prassi e le azioni in materia messe in campo dalla Regione Calabria. I lavori sono stati introdotti dalla padrona di casa, la presidente della commissione regionale mo-
Regione Calabria e Regione Molise uniti contro l'economia sommersa e il lavoro non regolare A Campobasso un incontro tra la Commissione regionale per l'emersione molisana presieduta da Giuditta Lembo e quella calabrese guidata da Benedetto Di Iacovo lisana, Giuditta Lembo: «Il lavoro nero - ha spiegato la presidente Lembo - è una piaga morale e sociale a livello nazionale. Quello che vorremmo intraprendere come Commissione della Regione Molise - ha aggiunto - è l’attivazione di una campagna di sensibilizzazione e di educazione alla legalità, invasiva su tutto il territorio molisano, con l’obiettivo di sconfiggere questa annosa problematica. Contestualmente - ha sottolineato Lembo - vogliamo essere parte attiva nella campagna di animazione sul Progetto lavori regolari, promosso dalla Regione Calabria».
La parola è passata poi al coordinatore generale del Progetto “Lavori Regolari”, Benedetto Di Iacovo, il quale, innanzitutto, non ha mancato di rivolgere apprezzamenti per la partecipazione e l’ospitalità ricevuta. «Le forme di collaborazione che possono essere messe in campo - ha spiegato il presidente Di Iacovo - consistono nel trasferimento di buone prassi, informazioni, attività di ricerca e promozione di politiche e progetti di contrasto al triste quanto diffuso fenomeno dell’economia sommersa ed al lavoro non regolare. Da qui, la necessità di procedere all’individuazione di idonee metodologie per la realizzazione di azioni di promozione, animazione e sensibilizzazione comune, nonché di co-progettazione di interventi volti a favorire l’emersione dell’economia e del lavoro sommerso e più in generale della cultura della legalità e regolarità nel mercato del lavoro. Vorrei sottolineare - ha chiosato Di Iacovo - che combattere il lavoro nero, provoca, nell’immediatezza, ben tre risultati ragguardevoli: il primo, è che si dà il via ad un’azione sociale, morale ed etica che tutti dovrebbero approntare, perché si restituiscono diritti a lavoratori e lavoratrici sfruttati; il secondo, che per ogni unità che emerge dal lavoro nero si recuperano poco più di 1.300 euro di addizionale regionale e comunali Irpef non versati; il terzo, che si combatte l’illegalità diffusa per cercare di dare ai nostri giovani, ai nostri ragazzi un futuro più roseo e un buon lavoro». Dopo il sigillo dell’accordo, con la sottoscrizione degli atti, le parti, infine, si sono congedate all’insegna della massima cordialità, riservandosi di mantenere costanti contatti per l’attuazione del progetto Lavori regolari e per una comune azione in direzione della prossima Programmazione comunitaria 2014/2020.
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Turismo al “volo” L'aeroporto Sant'Anna di Crotone e la sede di Confindustria Calabria a Catanzaro hanno ospitato due distinte riunioni tra operatori turistici e amministrazione regionale sul tema dei trasporti e della promozione del settore della Calabria Promotore dei due tavoli operativi è stato Giuseppe Nucera A Crotone la “Sea Clud II”
Porti affollati Crotone continua ad essere al centro dell’attenzione per l’arrivo di navi da crociera e per l’impegno annesso della Regione Calabria. La “Sea Clud II” è approdata al porto portando con se 90 ospiti alla ricerca di itinerari nuovi ed esclusivi nel Mediterraneo. Ne dà notizia, con una nota, l’ufficio stampa della Giunta regionale. «Si tratta - si legge - di un lussuoso veliero che si trasforma in nave da crociera a 5 stelle, per passeggeri che amano il confort dei moderni yacht, le tradizioni ma soprattutto lo charme dei leggendari velieri. Costruito nel 2001 ha un albero maestro di 58mt e 24 vele per un totale di 2.800 mq di superficie. Sono 47 le cabine, per ospitare massimo 94 passeggeri e 58 uomini di equipaggio. I passeggeri sono irlandesi, inglesi e sudafricani. Il Veliero partito da Venezia proviene da una tappa ad Otranto e proseguirà il suo viaggio fino a Civitavecchia». «Le stime relative al turismo crocieristico in Calabria per il 2013 sono molto positive - ha dichiarato la vicepresidente della Regione Antonella Stasi - e mostrano una crescita sia del numero di crocieristi movimentati dai porti calabresi (circa 8000 passeggeri di cui la metà nel porto di Crotone), sia del numero di toccate-navi (15 attracchi) rispetto ai dati a consuntivo registrati nel 2012, che erano quasi inesistenti. Un settore creato ed implementato grazie alla volontà del presidente Scopelliti, oltre che da un ottimo lavoro di squadra portato avanti dai referenti dei singoli porti e dal dipartimento turismo. Oggi con soddisfazione possiamo affermare di essere riusciti ad inserire i porti della Calabria all’interno delle agende delle più importanti compagnie crocieristiche, migliorando l’immagine della nostra regione. E mentre tiriamo i primi bilanci per l’anno in corso già contiamo le conferme che stanno arrivano per il 2014. I territori interessati, come quello di Crotone, non potranno che tranne beneficio, ma è anche vero che in queste giornate la città deve essere pronta a cogliere le opportunità offerte da una strada ormai tracciata e che va perseguita, un progetto che va potenziato e migliorato. Bisogna avere fiducia, coraggio, determinazione. In un momento di crisi nazionale - ha concluso la vicepresidente Stasi - se riusciamo ad essere capaci anche da settori impensabili, come il turismo crocieristico, si possono ricercare nuove occasioni di sviluppo e di lavoro».
L’aeroporto Sant’Anna di Crotone e la sede di Confindustria Calabria a Catanzaro hanno ospitato due distinte riunioni tra operatori turistici e amministrazione regionale sul tema dei trasporti e della promozione del settore della Calabria. A promuovere i due tavoli operativi è stato Giuseppe Nucera, presidente della sezione Turismo di Confindustria Reggio Calabria, che ha chiamato a raccolta i colleghi imprenditori del comparto. L’incontro crotonese (a cui hanno preso parte il vicepresidente della Regione Calabria, Antonella Stasi, e il dirigente generale del dipartimento Turismo dell’ente, Pasquale Anastasi), ha posto l’attenzione sulla promozione della costa jonica calabrese nei mercati esteri, sulle problematiche relative all’aeroporto di Crotone e sull’ipotesi di inserire nel Piano dei trasporti della Regione la costruzione di uno scalo nella zona di Sibari. Su quest’ultimo punto, in particolare, nel corso del dibattito è stata discussa la proposta di dotare gli attuali scali aeroportuali calabresi di un unico sistema di governance che gestisca, secondo criteri previsti da una legge regionale, i ruoli e le attività di ogni aeroporto nel rispetto delle vocazioni dei territori e in linea con il bacino d’utenza degli stessi. In questo contesto si inserisce il secondo appuntamento svoltosi a Catanzaro nella sede di Confindustria Calabria. Al tavolo, oltre agli operatori del settore e ai rappresentanti delle varie sezioni provinciali di Confindustria Turismo, alla vicepresidente Stasi e al direttore generale Anastasi, ha preso posto anche l’assessore regionale ai Trasporti, Luigi Fedele. Le problematiche relative ai collegamenti locali e quelli con gli aeroporti sono state il focus della discussione. «I turisti che vengono a visitare la nostra splendida regione - ha dichiarato Giuseppe Nucera - lamentano la mancanza di idonei collegamenti fra i diversi aeroporti del territorio ma anche la scarsa qualità del sistema di viabilità nelle singole zone. I visitatori stessi sottolineano anche che le strutture ricettive sono difficilmente raggiungibili, aspetto questo da tenere fortemente in considerazione al fine di individuare una soluzione in tempi brevi». Dal canto suo «la Regione - ha dichiarato il vicepresidente Stasi - ha già deliberato 18 milioni a favore dei tre aeroporti calabresi e due per i collegamenti interni". Le linee generali del Piano regionale dei trasporti sono state illustrate dall’assessore Fedele il quale ha anche evidenziato le criticità che potranno essere superate già dalla prossima stagione turistica, grazie alle azioni che il Piano stesso prevede. In merito alla tendenza positiva testimoniata dagli oltre mille voli charter arrivati in Calabria, Anastasi ha annunciato da parte sua che "nel 2014 si prevede un ulteriore incremento di questo dato». La riunione catanzarese ha confermato inoltre l’impegno condiviso nel rafforzare l’interlocuzione tra istituzioni e operatori del settore. In tal senso entro la fine di novembre verrà predisposto un apposito calendario di incontri a livello territoriale con le associazio-
ni di categoria. Le riunioni, che avranno sempre un taglio operativo, serviranno a definire quali sono i collegamenti su cui è più urgente intervenire e, inoltre, consentiranno agli operatori turistici di poter inserire nella programmazione dell’anno prossimo i servizi specifici di mobilita’ locale necessari ad ottimizzare l’intero comparto. «Non possiamo che ritenerci soddisfatti - ha sottolineato Nucera - per l’impegno assunto da parte della Regione Calabria. Aver riunito intorno ad uno stesso tavolo autorità regionali e operatori turistici per analizzare insieme questi temi ha rappresentato un momento importante di proficuo confronto. Le azioni che scaturiranno dagli incontri futuri potranno contribuire allo sviluppo del turismo dell’intero territorio con un’attenzione particolare alla costa jonica calabrese che, fino ad oggi, è la porzione di territorio che ha vissuto maggiormente la crisi ma che al tempo stesso può rappresentare il vero valore aggiunto per il futuro della Calabria».
Per generare economia
«È l’asset principale per lo sviluppo della Calabria. Presenteremo presto due bandi legati al miglioramento dell'offerta turistica collegata ai Pisl, si tratta di 51milioni di euro che metteremo a disposizione degli investitori privati» ha affermato l'assessore Mancini durante la cerimonia di apertura dell'ottava edizione di Aurea, che si è svolta al Santuario di San Francesco di Paola
Sabato 26 Ottobre 2013
Mezzoeuro Imprenditori nel mirino
Confindustria Cosenza esprime solidarietà al presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili della provincia di Reggio Francesco Siclari, per l'incendio che ha distrutto la sua automobile «Occorre una risposta ferma da parte del governo e di tutte le istituzioni preposte alla tutela ed al controllo del territorio - afferma il presidente degli Industriali cosentini Mazzuca per ridare fiducia a cittadini e imprenditori, restituendo a ognuno sicurezza e certezza di vivere in uno Stato di diritto»
La difficoltà di fare impresa Confindustria Cosenza esprime solidarietà al presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili della provincia di Reggio Calabria, Francesco Siclari, per l’incendio che ha distrutto la sua automobile, sulle cui cause sono in corso accertamenti, ed agli altri protagonisti di minacce gravi che si stanno registrando sul territorio ed in diverse parti della nostra regione, come da ultimo quello che ha interessato il direttore dell’Asi di Cosenza, Stefania Frasca.
Obiettivo turismo «Il presidente Scopelliti punta sul turismo per far conquistare alla nostra comunità regionale nuovi spazi di sviluppo economico. E all’interno di questo asset il turismo collegato alle visite nei luoghi religiosi rappresenta un elemento molto importante che può essere trainante», così l’assessore regionale al Bilancio e alla Programmazione nazionale e comunitaria, Giacomo Mancini, durante la cerimonia di apertura dell’ottava edizione di Aurea, la Borsa del turismo religioso e della Aree protette, che si è svolta al Santuario di San Francesco di Paola. «Solo nell’ultimo anno - ha continuato Mancini40milioni di visitatori e pellegrini hanno scelto il nostro paese per recarsi nei luoghi religiosi. Di questi una parte importante ha scelto la Calabria. Il nostro obiettivo è far crescere questo numero. Per questo abbiamo puntato su Aurea e su questo grande evento che ha portato a Paola tanti operatori nazionali e internazionali. La sfida - ha detto ancora l’assessore - è quella di conquistare sempre maggiori fette di mercato puntando sulle nostre capitali della spiritualità, ma anche offrendo ai pellegrini l’opportunità di godere anche delle nostre bellezze paesaggistiche, storiche ed enogastrono-
miche. È anche per questo che l’amministrazione regionale è a lavoro sul rafforzamento della capacità ricettiva. Da qui a qualche settimana - ha anticipato Mancini - presenteremo due bandi legati al miglioramento dell’offerta turistica collegata ai Pisl. Si tratta di 51milioni di euro che metteremo a disposizione degli investitori privati. Questi fondi genereranno economie che raggiungeranno i 100milioni di euro che saranno utili per il potenziamento di quello che deve rappresentare l’asset principale dello sviluppo della nostra Calabria". Oltre a Mancini sono intervenuti altri autorevoli ospiti. Tra questi Gianfranco Tomao, prefetto di Cosenza; Maurizio Arturo Boiocchi, direttore responsabile rivista Luoghi e Cammini di Fede; padre Gregorio Colatorti, neo correttore provinciale dei Minimi; padre Rocco Benvenuto, rettore Santuario San Francesco di Paola; Basilio Ferrari, sindaco di Paola; Pasquale Inastasi, dirigente generale dipartimento Turismo Regione Calabria; Don Salvatore Fratellanza, della Cei - Conferenza episcopale italiana ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport.
Il presidente degli Industriali cosentini Natale Mazzuca, esprimendo i sentimenti di tutti gli imprenditori associati, condanna fermamente questi atti intimidatori e conferma che il continuo impegno della società civile, delle forze dell’ordine e della procura calabrese nella lotta alla ‘ndrangheta vanno nella giusta direzione. «L’attentato che ha subito il collega - dichiara il presidente Mazzuca - pone alla grave attenzione di tutti il problema della sicurezza, della legalità e della libertà di fare impresa in una regione come la Calabria. Occorre una risposta ferma e precisa da parte del Governo e di tutte le Istituzioni preposte alla tutela ed al controllo del territorio ha proseguito il presidente Mazzuca - per ridare fiducia ai cittadini ed agli imprenditori, restituendo ad ognuno la necessaria sicurezza e la certezza di vivere in uno Stato di diritto». «La percezione della presenza dello Stato deve essere chiara e netta - ha aggiunto il presidente Mazzuca - per socializzare il problema e fare in modo che nessuno si debba sentire più da solo nel combattere questa difficile battaglia. Occorre fare in fretta attivando tutte le iniziative possibili sul fronte della prevenzione e della repressione, fino a rinserrare le fila della società civile per unire tutti in una battaglia tesa ad estirpare questa mala pianta anche sul piano culturale e sociale. In tal senso, anche recentemente, ho lanciato l’appello a costituire un’Associazione antiracket sul territorio". Confindustria Cosenza e tutto il sistema confindustriale calabrese sono al fianco degli imprenditori e di coloro che subiscono atti di intimidazione, così come testimoniano le attività avviate nel tempo, tra cui la sottoscrizione del Protocollo della Legalità con le iniziative connesse insieme alle Prefettura provinciali e la campagna di comunicazione "Io il pizzo non lo pago" promossa qualche anno fa dai media regionali e nazionali. Faremo del nostro meglio - ha concluso il numero uno di Confindustria Cosenza - per diffondere la cultura della legalità e per rispondere alle esigenze di coloro che giustamente si aspettano di operare nelle migliori condizioni possibili per competere con efficacia. Se c’è legalità può esserci sviluppo e possono arrivare risultati a fronte di un impegno sano e concreto».
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Sabato 26 Ottobre 2013
Prende corpo un cambiamento
Il nuovo pilastro della sanità pubblica Sottoscritta tra la Regione e l'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, la convenzione per la realizzazione della Casa della Salute di Siderno. Il protocollo è stato firmato dal responsabile del progetto "Rete regionale Case della salute" Salvatore Lopresti e dalla dirigente generale dell'Asp di Reggio Rosanna Squillacioti. La nuova "casa" sorgerà dalla riconversione funzionale dell'ex ospedale
9.760.000,00 euro. L’area territoriale di riferimento, oltre a Siderno, comprende nove Comuni: Agnana Calabra, Canolo, Gioisa Jonica, Grotteria, Mammola, Marina di Gioiosa Jonica, Martone, Roccella Jonica e S. Giovanni di Gerace, per un’estensione territoriale di circa 3.003 kmq. Garantirà la continuità assistenziale e terapeutica nell’arco delle 24 ore, sette giorni su sette. All’incontro è intervenuto anche il consigliere regionale e responsabile del coordinamento delle Case della salute Mario Magno. Dopo il saluto del commissario straordinario del comune di Siderno Eugenio Pitaro, hanno preso la parola il coordinatore locale dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria Vincenzo Mollica, il responsabile del progetto dell’Asp Roberto Mittiga e il direttore amministrativo e il direttore sanitario Vincenzo Scali e Franco Sorica, la responsabile del distretto sanitario Jonica Silvia Falvo. Presenti all’iniziativa anche i consiglieri regionali Salvatore Pacenza, in qualità di presidente della commissione sanità, Candeloro Imbalzano e Pietro Crinò, i quali hanno, a più voci, messo in evidenza «i notevoli sforzi che si stanno compiendo, dietro il forte impulso del presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, per dare risposte moderne per una sanità di qualità, partendo proprio dalla realizzazione delle Case della Salute». Ha introdotto i lavori la dirigente Squillacioti informando del rammarico del presidente Scopelliti di non poter partecipare alla sottoscrizione dell’atto «per sopraggiunti e improcrastinabili impegni romani».
È stata sottoscritta tra la Regione e l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, la convenzione per la realizzazione della Casa della Salute di Siderno. Il protocollo è stato firmato dal responsabile del progetto “Rete regionale Case della salute” Salvatore Lopresti e dalla dirigente generale dell’Asp di Reggio Calabria Rosanna Squillacioti nel corso di un incontro, che si è svolto all’hotel President di Siderno, durante il quale è stato presentato il progetto che è stato definito “il nuovo pilastro della sanità pubblica”. La nuova “casa” sorgerà dalla riconversione funzionale dell’ex ospedale di Siderno. Per la realizzazione è stato previsto un investimento di
«L’azienda - ha evidenziato Rosanna Squillacioti dal 2010 ad oggi, su delega piena del presidente della Regione, ha messo in atto azioni che, nonostante il piano di rientro, ci hanno consentito di costruire una buona sanità. Abbiamo considerato il piano di rientro come un fatto positivo e ora, con la stipula di questo protocollo, stiamo mettendo un primo tassello per attuare quello che altre regioni hanno gia’ fatto». «La Locride - ha messo in evidenza la dirigente è un distretto vasto e complesso ed ha necessita di avere un occhio di riguardo in più. Questa attenzione finalmente si sta concretizzando con la riconversione dell’ospedale di Siderno in Casa della salute: un progetto avviato sin dal 2007 ma
che noi abbiamo portato a termine, perché ci siamo sempre posti l’obiettivo di avvicinare la sanità alla cittadinanza». «Infatti - ha rimarcato Lopresti - nel 2012, per volontà del presidente Scopelliti, che ha creduto fortemente nel progetto, in un solo anno, in collaborazione con il Formez che ha effettuato gli studi di fattibilità, abbiamo recuperato il ritardo di cinque anni. Insieme a Magno, con la collaborazione dei dirigenti del dipartimento e delle Asp, siamo arrivati oggi alla firma delle convenzioni. Questo, però, è un punto di partenza e non di arrivo. È l’avvio della seconda fase per la riqualificazione dell’assistenza sanitaria che ha l’obbligo di offrire servizi sanitari di qualità ai cittadini. Noi puntiamo tutto su questo modello di sanità perché, tra le altre cose, costa un decimo rispetto al ricovero ospedaliero». Il progetto, in una sala gremita di sindaci dei Comuni della Locride, medici e operatori della sanità, alla presenza di Michele Vumbaca, socio fondatore dell’associazione nazionale “Etica e salute”, è stato illustrato dall’architetto Mittiga. «La superficie complessiva - ha spiegato - sulla quale si andrà ad operare è pari a 8.750 mq. Si distribuisce su quattro elevazioni oltre ad un piano parzialmente interrato. L’ultimazione dell’opera ha dichiarato infine il responsabile del progetto dell’Asp reggina - è prevista entro la fine del 2015». Nel concludere i lavori, il consigliere Magno ha messo in evidenza che «il protagonista principale di quello che oggi si sta concretizzando è il presidente Scopelliti che si è sobbarcato l’onere di combattere una cultura basata sul mantenimento di ospedali inefficienti per una cultura che guardasse al territorio. Perciò- ha precisato - oggi siamo qui per dare il via alla seconda fase della riorganizzazione del servizio sanitario regionale. Quando si fa rete - ha sottolineato ancora Magno - i risultati si raggiungono. Prende corpo un cambiamento sostanziale della sanità calabrese che vuole dare valore a tutti gli operatori sanitari qualificati che in Calabria sono tantissimi. La prossima settimana - ha annunciato il responsabile del coordinamento Case della salute - firmeremo la convenzione per la struttura di S. Marco Argentano. Poi sarà la volta delle altre cinque previste, su un totale di diciotto Case della salute».
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Sabato 26 Ottobre 2013
Mezzoeuro Confronto europeo
Si è svolta a Vilnius, in Lituania, in occasione della presidenza di turno dell’Unione europea della Repubblica Lituana, la trentaquattresima edizione della Conferenza dei direttori delle Agenzie di pagamento europee. Alla conferenza - come riferisce una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale - ha partecipato per l’Italia, oltre all’Agenzia nazionale per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), anche l’agenzia della Regione Calabria (Arcea).
Al Tavolo la Calabria non manca La partecipazione alla conferenza europea ha rappresentato un momento di assoluta importanza per le sfide che la Regione si trova a dover affrontare nel nuovo ciclo di programmazione 20142020. A tale riguardo l’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra non ha esitato ad evidenziare come «per una corretta programmazione e gestione dei fondi comunitari è fondamentale il confronto con gli altri Stati Membri e con le altre Regioni. Infatti, solamente acquisendo le migliori prassi in corso si può riuscire a ricucire il ritardo, anche di tipo amministrativo, che caratterizza le nostre gestioni dei fondi comunitari. Durante la mia gestione assessorile - ha aggiunto l’assessore Trematerra - ho sempre preteso dai miei dirigenti la costante presenza nelle riunioni di indirizzo, sia nazionali che comunitarie. Ritengo infatti che la presenza ai Tavoli sia un requisito chiave per dimostrare attenzione e puntualità su quei temi che poi saranno la base delle nostre future programmazioni. Vorrei, ancora, aggiungere che i dati illustrati da Arcea, e le evidenze date delle modalità organizzative e operative, la pongono in un alveo di assoluta affidabilità e qualità operativa. Infatti, con oltre 250.000 pagamenti all’anno e con un erogato di circa 400 milioni di euro, è oggi la seconda Agenzia di pagamento d’Italia e tra le maggiori d’Europa». La conferenza di Vilnius - spiega la nota - ha tracciato lo scenario che si avrà nella gestione della prossima programmazione, dell’insieme delle novità che si avranno in materia di controllo e verifica dell’affidabilità della spesa. Sia la commissione che la Corte dei Conti europea hanno evidenziato come tale aspetto sarà la sfida della nuova programmazione. A tal fine si è evidenziato come improcrastinabile il potenziamento delle strutture delle Agenzie di pagamento, baluardo sul territorio della corretta esecuzione delle politiche di spesa della Commissione. Sul punto, Trematerra ha evidenziato che «durante la gestione della Giunta Scopelliti ha, di fatto, avuto il via la gestione ordinaria dell’Agenzia. Non passa inosservato come le competenze che sono state, via via, ascritte all’Arcea sono significativamente aumentate, e l’idea e’ quella di fare diventare l’Agenzia, come già è in altre regioni d’Italia e nei paesi più avanzati dell’Unione, un braccio operativo del dipartimento anche su altri fronti e su altri fondi. La Giunta - ha aggiunto - pone molta attenzione alla nostra Agenzia, unica delle regioni convergenza, che sarà valorizzata e potenziata per come si renderà necessario. Non è passato inosservato, anche a livello nazionale e comunitario, che - ha concluso l’assessore Trematerra - alla sua guida è stata posta la figura che per tre anni ha guidato l’Autorità di Gestione della nostra regione, come segno di investimento sulle future competenze di Arcea». I direttori delle agenzie si riuniranno, per le proposte finali, il 19 novembre a Bruxelles cui seguirà il confronto con la Commissione europea.
Calabria It: intervenga Scopelliti
Trattativa discutibile Alla Conferenza dei direttori delle Agenzie di pagamento europee ha partecipato per l'Italia, oltre all'Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura (Agea), anche l'agenzia della Regione Calabria (Arcea) La partecipazione alla conferenza europea ha rappresentato un momento di assoluta importanza per le sfide che la Regione si trova a dover affrontare nel nuovo ciclo di programmazione 2014-2020
La delegazione della Cgil nella sua componente confederale, di categoria e aziendale presente al tavolo di confronto riguardante i 131 lavoratori della società Calabria IT, in un documento, «stigmatizza e condanna le modalità con cui si sta svolgendo la trattativa. Calabria It - società partecipata al 100% dalla finanziaria regionale Fincalabra Spa - si legge nel comunicato - per disposizione della legge regionale n. 24 del 2013 di “Riordino degli enti, aziende regionali, fondazioni, agenzie regionali, società e consorzi comunque denominati con esclusione del settore sanità” in un’ottica di spending rewiew dovrà essere liquidata entro il 31/12/2013 ed il personale dovrà essere trasferito alla società controllante Fincalabra Spa. La vertenza, sinora condotta presso l’assessorato alle Attività produttive, non ha visto significativi passi in avanti per il rifiuto della società regionale di attenersi alle disposizioni di legge. Con motivazioni pretestuose e contra legem - sostiene la Cgil - il management di Fincalabra Spa si rifiuta di assorbire il personale di Calabria IT dichiarandosi, invece, disponibile a creare una nuova società di servizi dove trasferire i 131 dipendenti mortificando in questo modo professionalità acquisite nel tempo, anzianità di carriera e livelli retributivi già pesantemente compromessi da precedenti tagli. L’assessorato, dal canto suo, durante la trattativa, - fa rilevare il sindacato - ha mantenuto un comportamento poco chiaro. Ha continuato ad avallare un atteggiamento interpretativo della legge e non ha preteso dal commissario liquidatore il ritiro della procedura di licenziamento collettivo dei lavoratori. Dovesse permanere questo stato di cose, il tavolo di trattativa, per come ribadito dal Consiglio regionale nella seduta del 15 con l’ordine del giorno n. 130, dovrà essere rimesso nelle mani del presidente della giunta regionale».
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Sabato 26 Ottobre 2013
Una risposta troppo importante
Non bastano le sagre di Giovanni Perri
La Calabria in questo periodo autunnale si appresta a festeggiare, con la consueta puntualità, la castagna regina incontrastata delle zone collinari, un tempo alimento principale dei contadini, che nell’economia agricola regionale ha occupato un ruolo non secondario nella sua duplice attività produttiva di legname e di frutta, oltre che di difesa del suolo, assetto territoriale e funzione paesaggistica. La risorsa castagno deve essere valorizzata, anche perché nella Regione Calabria i castagneti occupano una superficie considerevole, fonte dati Istat, pari a 95.154 ettari, di cui 35.062 da frutta e 60.092 da legno, ovverosia un notevole potenziale produttivo e paesaggistico che opportunamente tutelato e valorizzato può meritare i marchi Igp e Dop. In diversi comuni collinari della Calabria, la pianta del castagno ed il suo frutto le castagne, sono molto richieste e apprezzate per le caratteristiche organolettiche e nutritive, tant’è che per reclamarne la bontà, la dolcezza, la delicatezza e la squisitezza viene dato spazio a sagre, convegni, tavole rotonde, dibattiti e manifestazioni varie, le quali fanno da cornice alle immancabili degustazioni gastronomiche che arricchiscono e completano gli attesi appuntamenti autunnali con piatti tradizionali, chioschetti e grandi bracieri con caldarroste, offerte dai produttori locali, insieme ai funghi porcini ed altre prelibatezze del territorio, accompagnate con un buon bicchiere di vino. Le sagre si tramandano di anno in anno con la consueta puntualità, come tipiche manifestazioni festaiole, ormai diventate vere e proprie mode in molti paesi calabresi, senza magari porre la dovuta attenzione al miglioramento del patrimonio castanicolo sotto le sue diverse declinazioni e sfaccettature, mentre non vengono portate avanti altrettante iniziative progettuali finalizzate a tutelare e valorizzare i castagneti con adeguate strategie di sviluppo proiettate nel futuro. Molti amministratori comunali infatti e la stessa Regione Calabria dovrebbero ugualmente impe-
gnarsi e dedicare maggiore attenzione a politiche ed interventi strategici finalizzati ad utilizzare in modo più incisivo e virtuoso i fondi comunitari della prossima programmazione Psr (Piano di sviluppo rurale) 2014-2020, al fine di potenziare e riqualificare l’intera filiera che ruota intorno a questa importante risorsa regionale, che trova il suo areale di sviluppo nelle zone collinari che insistono nelle fasce altitudinali per lo più ubicate a quote sui 700-800 s.l.m. L’attuale stato di abbandono generalizzato di questa risorsa collinare non può essere più giustificato, tant’è che si rendono necessari interventi concreti ed operativi, incentrati sulla tutela e la salvaguardia di questo prezioso potenziale produttivo che riveste, fra l’altro, notevole valenza non solo economica e produttiva ma anche per la difesa idro-geologica dei suoli sottoposti a continui fenomeni di ruscellamento e a degrado territoriale. Il mutamento degli scenari economici, produttivi e le abitudini alimentari avvenute negli ultimi decenni nella società, hanno portato ad una riflessione più attenta sul modello di sviluppo che la Calabria, regione gravata di una infinità di problemi, deve darsi per tentare di uscire dalla sua crisi economica e sociale, valorizzando le risorse naturalistiche ed ambientali come il castagno e di trascurare semmai iniziative che non marciano in direzione di positivi sviluppi sociali ed economici. Necessita invertire la direzione di marcia circa l’utilizzo virtuoso dei fondi dell’Ue per fronteggiare le attuali condizioni dello stato di abbandono diffuso dei castagneti, le cui cause e concause sono state cagionate e determinate dall’eccessivo frazionamento della proprietà, dallo spopolamento della montagne e delle colline, ma anche
dalle micidiali malattie che hanno colpito la pianta a partire dall’immediato dopo guerra. La moderna castanicoltura non ha più un ruolo di sussistenza, come negli anni dell’immediato Dopoguerra, per le popolazioni rurali e meno abbienti, né tanto meno può più basarsi su tecniche improvvisate e tradizionali, peraltro, con scarso utilizzo del mezzo meccanico date le pendenze del territorio e conseguentemente con forte impiego di manodopera e costi economici elevati per effettuare le necessarie cure colturali. Per produrre buone castagne e/o assortimenti mercantili legnosi, come per qualsiasi altra coltura specializzata, occorre consolidare e approfondire le conoscenze biologiche ed agronomiche della pianta, rinnovare gli impianti tradizionali, considerando tutta la filiera produttiva, dall’impianto, dalle operazioni colturali fino alla raccolta, commercializzazione e valorizzazione del prodotto. Per la riduzione dei costi di produzione e per il rilancio economico e produttivo della coltura necessiterebbe ricorrere alla meccanizzazione, salvaguardare la qualità e realizzare l’intero ciclo produttivo attraverso l’individuazione di appositi canali e strutture mercantili quanto più idonei e vantaggiosi. Il tutto privilegiando non solo l’aspetto produttivo ma anche, soprattutto nelle zone in forte pendio, la difesa del suolo e del paesaggio, del folclore della montagna con la creazione di occasioni di incontri, di svago per quanti vivono nelle zone collinari. Fondamentale quindi è la razionale utilizzazione degli incentivi previsti nell’ambito delle misure agro-forestali del Psr Calabria, che potrebbero agevolare le operazioni di pulitura del sottobosco, diradamento, potature, lotta contro le avversità biotiche e abiotiche, adibire le aree più belle e frequentate ad attività ricreative e paesaggistiche. Poiché il castagno ha svolto da secoli e svolge tutt’ora un ruolo insostituibile nel paesaggio e nell’economia agro-forestale della montagna e della collina calabrese, operando efficacemente potrà ancora svolgere un ruolo importante per il miglioramento dei redditi, per la difesa del patrimonio boschivo da dissesti idrogeologici e da incendi, per la conservazione del paesaggio, preservazione del patrimonio storico-culturale locale, mantenimento di sistemi agro-forestali tradizionali ed infine per la salvaguardia della biodiversità. agronomogperri@virgilio.it
Per valorizzare la risorsa castagno servono iniziative progettuali valide finalizzate all'utilizzo virtuoso dei fondi comunitari Patrimonio da recuperare e tutelare per le attività economico-produttive, difesa del suolo e del paesaggio
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Sabato 26 Ottobre 2013
Cittadini al comando di Giuseppe Aprile
modo eventualmente adeguato i colpevoli, ma per condizionare il corso della politica italiana già gravemente minato dalle brigate rosse. Voglio dire che il problema del finanziamento dei partiti poteva anche rappresentare una questione da affrontare, ma da porre sul tappeto come questione di vita o di morte in un sistema che nulla di nuovo aveva intrapreso, in quel tempo, perché qualcuno gridasse allo scandalo.
Il fatto che maggiormente deve preoccupare nella situazione politica, economica e sociale di questo paese, non è tanto la presenza dei gravi problemi esistenti -che pur sono di una dimensione mai raggiunta come gravità- ma una nebbia che sta invadendo tutto l’orizzonte futuro. Non c’è che una questione che, pur grave al massimo, possa rimanere irrisolta. La politica è proprio la medicina che serve per costruire una società migliore, in fase di crescita. Quello che, però, non si vuole capire è che la politica la fanno gli uomini e le donne, mentre le problematiche che vengono prospettate come ragione della nostra crisi, di fatto, sono solo effetto e non causa della crisi. Sono effetto perché la causa è il degrado della politica; il fatto che alla politica sì è sostituito l’affare, il mercato elettorale e degli interessi, la dinamica degli interessi delle banche, la dipendenza della politica italiana da vicende europee e dall’economia, nonché da un sistema giudiziario che peggio non può esserci.
Sognando la democrazia E si vuole risolvere problemi economici e sociali senza avere l’idea che la radice del male è il degrado in tutti i settori della vita e della società. Se si guarda storicamente la situazione, o se la si analizza politicamente e filosoficamente, ci si accorge che tutto dipende da problemi lasciati irrisolti negli anni novanta e da dilettantismi dominanti nella fase più delicata della nostra storia: il dopo tangentopoli. È durante i primi Anni novanta che s’è persa la bussola della buona politica in questo paese. È da prima dell’era del centrodestra vincente che abbiamo registrato il primo dato importante della nostra storia politica che non riguarda altro che l’inadeguatezza delle politiche di rilancio e di risanamento, in seguito a quella forma di degenerazione nazionale che ha consentito prima tangentopoli, poi il crollo del sistema politico che, alla distruzione dei partiti, non ha saputo porre rimedio. Con gli occhi del poi, siamo costretti a biasimare l’attacco sicuramente giudiziario portato al cuore della politica italiana di chi s’è rivelato magistrato e per nulla uomo e politico ed ha colpito a morte un sistema che doveva essere riformato. La tempesta, che s’è abbattuta sul nostro Paese negli Anni novanta, non è stata affrontata sul terreno della politica, ma da una vicenda giudiziaria che ha avuto un limite drammatico che avrebbe potuto essere individuato subito, dal momento che era solo Milano il sito di ogni apparente giustizia e la politica milanese una forza da colpire con i cannoni più forti ed efficaci. Gli altri tribunali non erano pieni di attività contro la politica dei finanziamenti illeciti dei partiti e contro gli altri reati che venivano individuati massimamente nei territori lombardi dove giganteggiava un certo Bettino Craxi che ha avuto i suoi torti, ma non doveva essere additato come unico e solo responsabile del degrado dei partiti e del finanziamento illecito che è alla base dell’azione giudiziaria. E’ lì che inizia la tragedia della nostra politica e la degenerazione del nostro paese. E nessuno deve sentirsi in torto se non ha capito subito la situazione, sicuramente ingarbugliata e ben nascosta dal potere di allora. Tutti noi abbiamo capito, valutato, operato fino al punto da restare davvero di stucco
La piazza come strumento di rilancio politico, per rilanciare la forza del popolo, dei lavoratori e dei giovani, ma mai come posto di “guerriglia” per quanto avveniva e per quanto emergeva giorno dopo giorno. Io, che personalmente facevo il sindacalista, ricordo che anche i sindacati stavano per essere additati come responsabili della gestione di governi ed Enti -tra tutti l’Inps - per cui era maturata l’idea di non partecipare più alla loro gestione, né direttamente, né indirettamente, perché il sindacato, ovviamente, ci teneva a non venire travolto dagli scandali della politica e della gestione degli Enti che tanta parte avevano assieme nel paese, secondo quanto i magistrati ci stavano facendo vedere. E anche personalmente mi permetto di ricordare che appariva strano il fatto che tutto il male veniva individuato a Milano, dove operava quel partito e quel dirigente di partito che erano ancora al centro della vicenda politica italiana, presa dal dilemma democrazia o comunismo, Patto Atlantico e prospettiva europea, livello di autonomia dell’Italia anche rispetto al colosso americano a cui si chiedeva rispetto di dignità e non altro. I sindacati hanno espresso tutta la loro timidezza e, se vogliamo, anche una coscienza non del tutto pulita al cento per cento, se poi non hanno saputo alzare la voce e dire il vero e il giusto, nemmeno loro. Se non hanno svolto un ruolo determinante anche in presenza di attacchi imponenti alla democrazia italiana che il finanziamento “illecito” di partiti, sopratutto del Psi e della Dc come massimi esponenti governativi, aveva ridotto di valore e di dimensione, oltre che gravato di una responsabilità strumentalmente presa non per colpire in
Nulla di nuovo, rispetto alla tradizione, era avvenuto in fatto di finanziamento dei partiti e della politica che, invece, di contro, stava mantenendo strutture che, se andavano migliorate , non andavano di certo abbattute. Oggi in tanti vogliono parlare contro i partiti, nel mentre sta avvenendo che la crisi drammatica del paese si fonda sulla mancanza dei partiti costituzionali, democratici, con dirigenza eletta nei congressi e su linnee politiche congressuali. Prima i partiti si chiamavano Democrazia cristiana, Partito socialista italiano, Partito comunista italiano, Movimento sociale italiano, Partito socialista democratico italiano, Partito repubblicano italiano, Partito italiano di Unità monarchica, Partito italiano di Unità proletaria. Poi sono diventati D’Alema, Prodi, Di Pietro, Belusconi, Casini, Fini, Occhetto, Bertinotti. E, sia pure per diverse ragioni e sicuramente con diverse responsabilità, è avvenuto che anche le elezioni con un sistema che, in tempi di democrazia, abbiamo tutti chiamato legge truffa ed un governo, con la destra antidemocratica dentro, è stato lo scandalo dell’Italia e del mondo: il governo Tambroni. A nulla serve mischiare il diavolo e l’acqua santa. In piazza non devono andare, anche se ora manca totalmente il sindacato, forze che non hanno una visione unitaria e utile per cambiare il paese. La piazza è arma a doppio taglio. Può - e deve essere lo strumento del rilancio politico, ma rischia di essere sito di guerra civile, populismo inconcludente, ragione di disordini che nulla hanno di costituzionale e di democratico. Non servono banditori da strapazzo, servono contestatori del sistema e soprattutto forze unitarie in grado di mantenere forte il senso della nostra storia per la nostra rinascita. E soprattutto la piazza è luogo di elaborazione democratica, dove si dimostra la forza giusta per dare al paese una nuova via. Serve per dimostrare la forza del popolo, dei lavoratori, dei giovani, di coloro che soli possono mutare in corso degli eventi attuali. Oggi più che mai le forze devono dividersi in democratiche ed antidemocratiche; in forze che operano e parlano nel nome di grandi ideali e non in nome di un personaggio o di idee qualunquistiche che nulla hanno a che vedere con quanto è stato conquistato in questo paese con il Risorgimento, la Resistenza, la Repubblica, il Comitato di Liberazione nazionale, la Costituzione. Guai se si esce da questo orientamento. Fuori c’è solo la perdizione, la concorrenza del mercato straniero e non la dinamica del libero mercato che opera nel rispetto dei paesi appartenenti allo stesso appuntamento con una storia di progresso e di emancipazione democratica, cristiana, e civile. Tutti i cittadini di questo Paese devono sentirsi impegnati per la ripresa della democrazia parlamentare sì, ma superando l’attuale degenerazione del parlamento dove un governo domina sulla più importante istituzione che dovrebbe governare, appunto il Parlamento, e le rappresentanze non sono popolari e democratiche, ma spesso tanti al servizio di uno solo “al comando”. È il nocciolo centrale della questione che va affrontato, in uno, con la prima riforma che serve al paese: la riforma sostanziale del sistema giudiziario. Senza di che non avremo né rilancio sociale, né lavoro, né sviluppo economico. Non uno stato di diritto, ma uno stato di deprecabili e intollerabili casini.
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Sabato 26 Ottobre 2013
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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
IN COLLABORAZIONE CON
SEDI ZONALI ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA
C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64
0981/946193 0981/992322
VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253
0985/777812 0985/90394
SEDI COMUNALI ACRI ALTOMONTE CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO COSENZA FAGNANO CASTELLO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE PAOLA SAN MARCO ARGENTANO SCALO SAN SOSTI SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO CASTELLO SPEZZANO ALBANESE TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA LIDO VILLAPIANA LIDO
VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE
333/9833586 0981/948202 0981/483366
0982/999368 349/5842008 346/8569600 347/9433893 0981/70014 349/5438714 0982/621429 346/8569600 0981/60118 0985/5486 340/9692335 0984/521251 345/1337465 0981/956320 0981/51662 0981/56414 0981/56423
NEL MESE DI NOVEMBRE APERTURA A BELVEDERE MARITTIMO IN VIA G. GROSSI
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Sabato 26 Ottobre 2013
Lo storico cineteatro di Catanzaro riapre i battenti
I ciack continuano Non chiuderà lo storico Cineteatro comunale di corso Mazzini a Catanzaro. La decisione della proprietà è scaturita al termine di un incontro tra il sindaco Sergio Abramo, il vicesindaco e assessore alla cultura Sinibaldo Esposito e la famiglia Proto, proprietaria della struttura. Presente anche il presidente dell’associazione “Luci della citta’”, Nunzio Laquaniti. La riapertura dei battenti della sala cinematografica di corso Mazzini è prevista per giovedì 31 ottobre con la proiezione del film “Sole a catinelle” di Checco Zalone. Sono stati la vicinanza e il sostegno dell’amministrazione comunale a convincere i proprietari della struttura catanzarese a non gettare la spugna, nonostante la situazione non florida, aggravata dalla presenza di ben due multiplex (per un totale di 12 sale) nel giro di pochi chilometri dal centro. Secondo i vertici di Palazzo De Nobili occorre fare ogni sforzo per difendere un luogo che ha accolto e accompagnato intere generazioni di catanzaresi. «Andate al Comunale almeno una volta all’anno e garantirete la sopravvivenza di questo Cineteatro nel centro storico». Tanto basta, secondo il primo cittadino, per non costringere la famiglia Proto ad abbassare definitivamente le saracinesche di un
La decisione della proprietà è scaturita al termine di un incontro tra il sindaco Sergio Abramo, il vicesindaco e assessore alla cultura Sinibaldo Esposito e la famiglia Proto, proprietaria della struttura. Riapertura il 31 ottobre luogo che rappresenta un pezzo di storia della città. Secondo i calcoli del sindaco Abramo, infatti, basterebbe che i catanzaresi almeno una serata nel corso di un anno decidessero di trascorrerla serenamente seduti in poltrona a guardare il film scelto per consentire la salvaguardia del Cineteatro comunale senza troppi sacrifici. «Il sostegno dell’amministrazione comunale è stato decisivo nella nostra scelta di riprovarci. Senza la vicinanza dimostrataci da palazzo De Nobili non avremmo avuto la forza di continuare a correre e a investire su quella che, in questo momento, appare come un’ardua sfida», così la famiglia Proto spiega la decisione, tutt’altro che semplice, di giocarsi un’altra carta. E, intanto, sono al vaglio dell’amministrazione alcune ipotesi e iniziative la cui concretizzazione, in aggiunta al tradizionale programma di proiezione dei film, potrebbe rappresentare un ulteriore sostegno per il Cineteatro comunale. Il film della ripartenza promette già molte risate per gli appassionati ed è adatto, secondo il regista Gennaro Nunziante, sia per pubblico di adulti che per il mondo dei più piccoli «per l’assenza quasi totale - ha commentato il regista - di battute volgari».
Dopo i successi di “Cado dalle nubi” e “Che bella giornata”, a due anni dall’ultima apparizione, Checco Zalone torna con il suo nuovo film “Sole a catinelle” che sarà proiettato, come detto, nelle sale del Cineteatro comunale di Catanzaro a partire da giovedì 31 ottobre. “Sole a catinelle” inizia con una promessa di papà Checco al figlio Nicolo’: «Se sarai promosso con tutti dieci papà ti regalerà una vacanza da sogno»; niente di male fino a quando arriva la pagella perfetta e Checco, in crisi con il suo lavoro di venditore di aspirapolvere e senza nessuna entrata, deve mantenere la promessa. Iniziano cosi’ le avventure alla ricerca del denaro necessario e Checco, partito verso il Molise dove avrebbe dovuto vendere elettrodomestici ad alcuni paesi si ritrova a casa di una ricca donna (Zoe) la quale ha un figlio della stessa età di Nicolò. I due ragazzini diventeranno molto amici e Nicolò entrerà nel magico mondo di feste private, piscine da sogno, campi da golf e gite nei posti più esclusivi. Oltre che da Checco Zalone, il cast principale del film è formato da Stefano Sabelli, Miriam Dalmazio, Robert Dancs e Aurore Erguy nei panni della protagonista femminile.
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Sabato 26 Ottobre 2013
Sovrasta il colore
“Tutto muta... e noi appresso” Personale del pittore Domenico Monteforte presso il Complesso monumentale dei Dioscuri al Quirinale fino all'8 novembre Ha aperto il 24 ottobre2013 la mostra personale del pittore Domenico Monteforte presso il Teatro dei Dioscuri in Roma, dal titolo “Omnia mutatur”. La mostra ha il patrocino del ministero dei Beni e delle Attività culturali, della Regione Calabria, assessorato alla Cultura, del Comune di Forte dei Marmi. L’artista toscano presenta una serie di circa 50 opere recenti ad olio e su spartiti musicali realizzati appositamente per questa esposizione, la presentazione della mostra è stata affidata al professor Strinati, la supervisione a Sprovieri e l’organiz-
zazione alla dottoressa Myriam Peluso, titolare della Galleria Le Muse a Cosenza. I dipinti esposti di varie dimensioni e tecniche pittoriche hanno come comun denominatore il paesaggio sviscerato ed analizzato fin nei dettagli, partendo da alcuni lavori di taglio più classico, fino alle ultime interpretazioni pittoriche su grandi tele dove il colore sovrasta e scompone l’immagine stessa del paesaggio per riformarsi in una pennellata libera, istintiva e gestuale al punto da sembrare quasi informale in alcuni di questi lavori. Il tutto seguendo una traccia stilistica personale e
continuativa che inevitabilmente porta ad una evoluzione linguistica che in alcune opere rasenta l’astrazione, sia per la matericità dell’opera che per il colore e la sintesi pittorica stessa: “Omnia mutatur”, estrapolazione dalla citazione del poeta latino Ovidio «Omnia mutatur, nos et mutamur in illis», (dalle Metamorfosi): «tutte le cose mutano e noi mutiamo con esse». Ecco il principio al quale fa riferimento Monteforte in questi suoi ultimi lavori: il mutamento, l’evoluzione stilistica e pittorica, il continuo divenire nel lavoro dell’artista. La mostra rimarrà aperta fino all’ 8 novembre.
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