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numero 30 - Anno 12 Sabato 27 Luglio 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce ai giovani Aism, parcheggiare non è più una virtù www. mezzoeuro.it

Il vescovo Nunnari dopo tanto tempo a Bisignano

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Sabato 27 Luglio 2013

Il legno storto Il presidente del Consiglio Enrico Letta

Un governo di “logoramento”

Chi ne avrà la peggio?

Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli

Ediratio editore Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana

n. 12427

Il meno che si possa dire dell’attuale governo (cui è divenuto difficile dare una paternità, visto anche che spesso ciascuno dei coabitanti nervosi sembra quasi volerla rifiurare) è che esso, per essere una “costruzione lenta” come vuole Letta, finisce per non essere valutabile per i suoi risultati immediati, a parte quello che sentiamo dire dalle donne “di governo” berlusconiane tutte a recitare le parti previste in copione, tutte a predicare il verbo di Silvio. È come se non fosse Letta ed il suo governo a giocare una partita difficile per le soluzioni da adottare riguardo ad una marea di problemi che continuano a soffocare il Paese, ma proprio su di esso si stesse conducendo un braccio di ferro, un logorente conflitto per ottenere questi risultati: allalgare le crepe interne al Pd con il fallimento di un suo esperimento di governo; fare emergere il grande senso di responsabilità verso il Paese del vero artefice di una politica “di pace” finita male per colpa di un alleato inaffidabiile; evitare che si possa addossare la colpa del naufragio delle “larghe intese” alla possibile tragica disavventura giudiziaria del Capo. Il governo Letta, fa buon viso, annaspa, si ritaglia piccoli pezzi di ottimismo,sfrutta qualche vantaggio della protezione del Colle, colma l’attesa del 30 luglio facendo finta di ignorare che vi è già pronto chi ha le armi sotto il tavolo e che le sfruriate brunettiane o le sgridate della passiojnaria o i sermoni cicchettiani o capezzoniani, non riguardino il temuto capitombolo del Sovrano. Inutile chiedersi cosa possa venire fuori per il Paese che forse qualcosa se la attenderebbe anche da un Letta che sembra star lì come un “milite ignoto”, da un permanente traballamento governativo, una frustrante continua resa dei conti, e quale merito in termini di riaccreditamento della politica possano ricavarne le due maggiori forze coabitanti: se il Pdl potrà vantare di essere comunque riuscito a stare al governo e fare da scudo al proprio Capo, il Pd che ha messo avanti un suo uomo, che ha dovuto tanti ricatti e provocazioni, ne uscirà con le ossa rotte

di Franco Crispini

A differenza del PDL interessato unicamente al destino giudiziario del suo Capo, pronto a compiere ogni genere di azione pur di far valere le ragioni di una giustizia a propria dimensione, deciso a far crollare un governo di cui interessa soltanto la dispononilità a realizzare i punti dell’impegno elettirale berlusconiano, il PD ha invece l’obiettivo di raggiungere la migliore idea di sé, mettere a punto un serio progetto per il Paese, uscire da contraddizioni e contorcimenti, cessare di puntare tutto sull’antiberlusconismo come sola ragione per aspirare al governo del Paese. Il PD dunque potrebbe vedere i suoi sforzi per cacciarsi dalle sue confusioni interne vanificati da una presenza al governo rivelatasi inutile, il che proietterebbe sul dibattito congressuale, già così povero di spinte ideali, altre lacerazioni e incomprensioni. Un qualche conforto lo recano i piccoli effimeri successi che Letta va raccogliendo (l’approvazione in Parlamento con un voto di fiducia del “decreto del fare”: ma perché un “voto di fiducia”, per l’opposizione di SEL e M5S ?) e che gli vengono quasi accordati mentre tutto si fa sempre più duro su quelle questioni che rimangono quasi a costituire un permanente “casus belli” per la separazione finale. Il governo Letta col fiato corto ma va avanti nei giorni che separano dalle farali decisioni in Cassazione per il 30 Luglio, e fa finta di credere che continuerà il suo cammino per le urgenze terribili (al di là degli annunci del guro del M5S) che attendono il Paese: ma può capitare che sia proprio una consunzione traumatica di un governo reso necessario dalla brutta condizione del Paese, a spingere verso un voto elettorale anticipato senza quella riforma dei meccanismi elettorali che avrebbe dovuto normalizzarlo. Che avverrebbe del PD? Gli si perdonerebbero tutte le sue avventatezze? Avrebbe più il tempo e il modo di rifarsi una immagine? E un PDL senza il suo trascinatore che garanzie di successo potrebbe dare più al popolo della destra? Un guaio per tutti, altro dramma per il Paese reso privo di una via di scampo.


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Sabato 27 Luglio 2013

Le eccellenze per sperare

Ricostruisce lo scheletro meglio di come lo si sia mai fatto finora abbattendo quasi del tutto le radiazioni. L’Istituto Neuromed di Pozzili (Isernia) mette a segno un nuovo primato nel Centro-Sud Italia con l’acquisizione del sistema Eos, il secondo in Italia e fra i primissimi in Europa, un’apparecchiatura radiologica messa a punto dalla Società aerospaziale francese. A differenza degli apparecchi tradizionali nonché delle Tac più innovative, Eos permette di studiare la colonna vertebrale e gli arti inferiori in posizione eretta con la massima precisione e una dose minima di raggi. Nel caso della Tac le radiazioni sono ridotte del 90 per cento mentre rispetto a una radiografia tradizionale sono otto volte inferiori. È il secondo strumento del genere presente in Italia, l’altro è in Lombardia presso l’Istituto clinico Humanitas.

EOS, farsi

le ossa in 3D Bartolo:

Strumento rivoluzionario

«Questa apparecchiatura è sicuramente utilissima per tutti gli specialisti del settore che si occupano di colonna vertebrale sia dal punto di vista chirurgico che per quanto riguarda l’interventistica percutanea mini-invasiva» spiega il responsabile della Neuroradiologia diagnostica e terapeutica dell’Ircss Neuromed Marcello Bartolo. «Eos - continua - è un apparecchio rivoluzionario perché permette di studiare e di verificare effettivamente quale sia la problematica in essere, soprattutto per la colonna vertebrale, e di adottare la strategia terapeutica più adatta». Uno degli aspetti più innovativi di Eos consiste nel fatto di restituire delle immagini in scala 1 a 1, fornendo al chirurgo la possibilità di definire con maggior precisione il planning operatorio e le corrette dimensioni della protesi da utilizzare. A differenza di quel che accade con le normali immagini radiologiche, non è necessaria la rielaborazione dei dati acquisiti per tradurli in scala reale. La visione tridimensionale, inoltre, evita distorsioni e consente misurazioni reali delle deviazioni assiali degli arti.

Come funziona

Il cuore della tecnologia Eos sta nel cosiddetto “post processing”, ovvero nella lavorazione dei dati acquisiti. Grazie a un sofisticato software Eos ricostruisce lo scheletro intero in tre dimensioni, garantendo una valutazione di alta precisione delle curvature della colonna vertebrale e uno studio degli aspetti posturali dei pazienti, in particolare di bambini ed anziani, difficilmente valutabili con le tecniche tradizionali.

Cabina anti-claustrofobica

L’apparecchio è collegato ad una cabina all’interno della quale il paziente entra in piedi e rimane in posizione eretta per una manciata di secondi, tempo necessario ad eseguire l’esame. Dato particolarmente significativo per chi soffre di claustrofobia, non è necessario che la cabina sia chiusa. I vantaggi ottenuti dall’utilizzo di Eos derivano non solo dalla rapidità della scansione che consente di ottenere esami in posizione eretta (quindi sotto gravità), fondamentale per le valutazioni biomeccanicofunzionali, ma anche dalla dose minima di radiazioni assorbite dal paziente rispetto alla radiologia convenzionale. Attraverso l’adozione di Eos, l’Irccs Neuromed compie un nuovo importante passo avanti nel proprio aggiornamento tecnologico per migliorare ulteriormente la qualità dei risultati clinici offerti a chi si affida alle sue cure e per rendere accessibile un importante strumento diagnostico a un numero sempre maggiore di pazienti. Inoltre, la presenza di questo strumento presso l’Istituto Neuromed permetterà a tutti i pazienti del centro e del meridione d’Italia di poter usufruire di un servizio che fino ad oggi era presente solo in Lombardia.

L’Istituto Neuromed di Pozzili (Isernia) acquisisce, secondo in Italia e primo nel Mezzogiorno, un sistema innovativo nel campo della radiologia

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Mezzoeuro Coppole, voti e colletti bianchi

Per dare la cifra dello spessore della politica calabrese alle prese con le coppole della ‘ndrangheta gli inquirenti della Dda in conferenza stampa hanno citato il caso di Gianpaolo Bevilacqua, vicepresidente del Cda della Sacal e vicecoordinatore provinciale del Pdl di Catanzaro. È finito in manette e per lui, e su di lui, impietose sono state le parole dei magistrati. Secondo il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli, «è incredibile che chi ricopre importanti attività possa andare in un negozio per chiedere le tute per i detenuti da comprare con lo stesso sconto applicato alla cosca. Una vicenda grave, tra il folkloristico e il drammatico, ma che indica anche la qualità di certa politica in Calabria».

Polizze “d’onore”... D’altronde, Bevilacqua, secondo il gip Mellace che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, avrebbe fornito «un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo di natura materiale e morale» alla cosca Giampà. E questo, perché il gip ha riscontrato come il giovane politico lametino si sarebbe impegnato per «l’assegnazione di appalti o posti di lavoro in cambio del costante impegno elettorale da parte degli esponenti della cosca». Tutto, secondo il gip, «producendo un patto elettorale politico-mafioso». Ed in pochi anni, Bevilacqua aveva conquistato un ruolo di primo piano in politica. Eletto in Consiglio provinciale nel 2004 con 1.574 preferenze, salite a 2.367 nel 2008. Quindi assumendo vari ruoli: capogruppo del Pdl in consiglio provinciale, dirigente della Regione Calabria, presidente della commissione provinciale Lavori pubblici, prima rappresentante della Sacal, società che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme, e poi vicepresidente del consiglio di amministrazione. Ed ancora, presidente del cda del Centro tipologico nazionale-società consortile per azioni, membro del comitato di sorveglianza del consorzio agrario provinciale di Pistoia, su incarico del ministero delle Attività produttive, per il quale ha ricevuto altre consulenze. Quindi la scalata nello stesso Pdl, fino a ricoprire, attualmente, il ruolo di vice coordinatore provinciale. Una carriera lampo, alimentata dalle preferenze, dai legami con esponenti di primo piano del partito calabrese. Interrotta dall’operazione Perseo con la quale si contesta anche l’associazione a delinquere di stampo mafioso, oltre che l’estorsione per l’episodio dell’acquisto delle tute per i detenuti. Bevilacqua del resto è solo il colletto col bianco più sporco dentro la colossale operazione Perseo. La potentissima cosca Giampà di Lamezia, per finanziare le proprie ingenti operazioni criminali, aveva messo in piedi un colossale giro di polizze assicurative false potendo contare su politici conniventi, imprenditori, avvocati, affiliati alle cosche ovviamente, persino meccanici e carrozzieri. All’occorrenza, e cioè in occasione delle regionali del 2010 e delle politiche dell’anno in corso, la cosca poi metteva a disposizione dei politici di riferimento il proprio largo consenso in cambio, ovviamente, di favori e appalti sia nel campo in questione che in altri ancora. 65 gli arrestati, decine gli indagati con nomi eccellenti in mezzo. Come quello del senatore del Pdl Piero Aiello, vero dominus della politica catanzarese. Ex assessore regionale all’Urbanistica è stato anche in

Si chiama Perseo l'ultima clamorosa inchiesta della Dda di Catanzaro Sotto tiro la potente cosca Giampà di Lamezia in grado di finanziare le proprie complesse attività illecite con un gigantesco giro di assicurazioni false Conniventi, e coinvolti, anche politici e imprenditori oltre a periti, avvocati, persino meccanici e carrozzieri 65 le persone arrestate, decine gli indagati. In manette il vice presidente della Sacal e vice coordinatore di Catanzaro del Pdl Gianpaolo Bevilacqua e indagato il senatore, sempre Pdl, Piero Aiello per il quale i magistrati avevano pure chiesto l'arresto respinto dal gip Mellace

La Dda di Catanzaro A destra Giuseppe Borrelli e Vincenzo Antonio Lombardo

procinto di diventare assessore alla Sanità. Potente riferimento del Pdl è indagato per aver incontrato più volte i boss. Per lui i magistrati avevano chiesto l’arresto ma il gip Mellace non l’ha concesso. Aiello ha incontrato nello studio legale di un avvocato il boss Giuseppe Giampà e uno dei componenti di punta del clan, Saverio Cappello. A loro avrebbe chiesto il sostegno elettorale per le elezioni regionali del 2010, dove è risultato il primo degli eletti nella lista del Pdl. È questa la contestazione mossa nei suoi confronti, indagato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere 65 persone tra esponenti della cosca di Lamezia Terme e professionisti compiacenti. Secondo l’accusa Aiello avrebbe incontrato gli esponenti del clan almeno in due occasioni. Il magistrato titolare delle indagini, Elio Romano, aveva chiesto l’arresto per il parlamentare di centrodestra, ma è stato il gip Abgail Mellace a non concederlo. Secondo il gip, infatti, manca la prova che Aiello conoscesse la caratura criminale dei due personaggi, così come mancherebbe la prova che ci sia stata una contro-prestazione per il sostegno elettorale che la cosca avrebbe fornito. Le vicende sono state rese note dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli, il quale ha anche annunciato la decisione della Dda di presentare ricorso contro la mancata concessione degli arresti per il senatore. Ad Aiello è contestato il reato di voto di scambio. A ricostruire i rapporti con il parlamentare, all’epoca candidato al consiglio regionale e diventato poi assessore regionale all’Urbanistica, sono stati proprio i due interlocutori di Aiello, Giampà e Cappello. Entrambi, infatti, stanno collaborando con la giustizia da alcuni mesi e hanno raccontato al capo della squadra Mobile, Rodolfo Ruperti, i partico-


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Coppole, voti e colletti bianchi ha ottenuto 208 di preferenza. L’avvocato, infatti, avrebbe concordato il sostegno elettorale con Franco Trovato, esponente del clan Giampà. Per quanto concerne le truffe assicurative, secondo il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, «la struttura messa in piedi per questo sistema era stata messa a servizio della città. Chi aveva bisogno di soldi andava a chiedere alla cosca di mettere in piedi un rimborso assicurativo, garantendo parte dei proventi. Un vero e proprio rapporto di collusione con la società civile - ha spiegato il magistrato - che dimostra la presenza della ‘ndrangheta nella società». Coinvolti in questo giro vorticoso che avrebbe fruttato alcuni milioni di euro, anche dei medici. Come Carlo Curcio Petronio, ortopedico in pensione dell’ospedale di Lamezia Terme, finito agli arresti domiciliari. Quindi il perito Renato Rotundo, finito in carcere per avere favorito il meccanismo. Stessa sorte per l’agente assicurativo Francesco Mascaro.

lari dell’incontro. «I collaboratori - ha detto Borrelli - convergono sull’incontro, riconosciuto anche dal gip, così come entrambi riferiscono che avrebbero ottenuto forniture in cambio di voti. In particolare, Cappello aveva avanzato la richiesta di poter fornire toner per stampanti agli uffici della Regione Calabria. L’incontro era stato organizzato dal padre dell’avvocato Giovanni Scaramuzzino, primario dell’ospedale di Lamezia Terme». L’avvocato Scaramuzzino è stato arrestato nel corso della stessa operazione. Per quanto riguarda invece Bevilacqua, l’altro politico coinvolto e finito però in manette, Mellace lo definisce «politico che da anni ha intessuto una stabile, paritetica, assolutamente deprecabile relazione di cointeressenza e solidarietà con l’organizzazione, nella consapevolezza di essere colui che ricambia o deve ricambiare i numerosi favori ricevuti per la sua brillante ascesa politica». Il core business dell’operazione criminale sono le truffe alle assicurazioni per finanziare le attività della cosca Giampà. Soldi incassati per finti incidenti e utilizzati per pagare avvocati nei processi, aiutare i detenuti, comprare armi e droga. Il meccanismo si era consolidato grazie alla compiacenza di avvocati e medici, ma anche grazie ad un assicuratore finito in manette, Francesco Mascaro. Per questo, sono finiti in carcere gli avvocati Giuseppe Lucchino, Giovanni Scaramuzzino e Tiziana D’Agosto. Lucchino, in particolare, è accusato anche di scambio elettorale politico mafioso oltre che del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre gli altri due legali devono rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. La contestazione elettorale di Lucchino è legata alle ultime elezioni comunali, quando è stato candidato con la lista dell’Udc e

Questo l’elenco delle persone coinvolte, a vario titolo, nell’operazione “Perseo” della squadra Mobile di Catanzaro contro la cosca Giampà di Lamezia Terme: Emiliano Fozza, 34 anni; Domenico Sirianni, detto “Pescatore”, 28; Andrea Crapella, 27 anni; Michael Mercuri, detto “Maicolino”, 24; Nino Cerra, detenuto, 22; Angelo Francesco Paradiso, detto “Ciccuzzu”, 27; Antonio Ventura, detto “Popello”, 29; Giuseppe Grutteria, 29; Pasquale Bentornato, 30; Michele Bentornato, detto “Bagnera”, 28; Antonio Curcio, detto “Ntoni du pani”, 39; Antonio De Vito, detto “Jack” e “principino”, 40; Francesco Renda, 29; Franco Trovato, 37; Luigi Trovato, detto “Gino”, 43; Luciano Trovato, 28; Antonio Muraca, 44; Giuseppe Ammendola, 30; Gino Strangis, 44; Pasquale Strangis, 33; Pino Strangis, 38; Salvatore Ascone, detto “U pinnularu” oppure “U craparu”, 47; Antonio Donato, 44; Giuseppe Lucchino, 37; Giorgio Galiano, 59; Antonio Fragale, 52; Francesco Costantino Mascaro, 39; Giovanni Cosentino, 39; Domenico Giamp’, detto “Micariellu” e “buccaciellu”, 32; Giuseppe Catroppa, 29; Pasquale Catroppa, 27; Vincenzo Bonaddio, detto “Lucky” e “Ca-ca”, 54; Pasquale Giampa’, detto “Millelire”, 49; Aldo Notarianni, detto “Piluosci” e “Alduzzu”, 48; Antonio Notarianni, 61; Maurizio Molinaro, detto “cannaruzziellu”, 30; Vincenzo Giamp’, detto “Camacio”, detenuto, 45; Alessandro Torcasio, detto “Cavallo”, 30; Claudio Paola, detto “Trachino”, 27; Eric Voci, 23; Saverio Torcasio, 27; Vincenzo Arcieri, 53; Vincenzo Ventura, 47; Daniele Scalise, 28; Pino Scalise, 65; Antonio Voci, detenuto, 47; Fausto Gullo, 42; Emanuele Strangis, 32; Carmine Vincenzo Notarianni, 66; Pasquale Notarianni, 27; Alessandra Folino, 27; Dragos Ionut Ciubuc, 21; Giuseppe Notarianni, detto “mastu Peppe”, 64; Carmen Bonafè, 51; Alberto Giampa’, 29; Michele Muraca, 49; Vincenzo Perri, 38; Domenico Curcio, 44; Giancarlo Chirumbolo, detenuto, 29; Pietro Aiello, 57; Giovanni Scaramuzzino, detto “Chicco”, 37; Vincenzo Torcasio, detto “U niguru”, 51; Luigi Notarianni, di Aldo, detenuto, 21; Carlo Curcio Petronio, 69; Renato Rotundo, 43; Pasquale Gigliotti, 32; Antonio Paradiso, 23; Luciano Arzente, 24; Juan Manuel Ruiz, 24; Davide Giampa’, detenuto, 24; Saverio Giampà, detenuto, 26; Torcasio Vincenzo, detto “U russu” o “Giappone”, 35; Giampaolo Bevilacqua, 45; Davide Orlando, 31; Domenico Chirico, detenuto, detto “u battero”, 31.

«Aspettiamo che la società civile batta un colpo e rifletta perché l’impegno dello Stato è altissimo». Lo ha detto il questore di Catanzaro, Guido Marino, commentando l’operazione della squadra Mobile contro la cosca Giampà di Lamezia Terme che ha portato a 65 arresti. Nel corso della conferenza stampa in Questura, Marino ha aggiunto: «Pensiamo di avere disarticolato in larga misura un vero e proprio sistema mafioso, con una maxi operazione che oggi ha impegnato oltre 400 poliziotti». Soddisfatto anche il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo: «Si tratta di un’ordinanza imponente per numero e qualità e per la molteplicità di imputazioni. Partendo dall’operazioA partire dall’alto ne “Medusa” - ha agGianpaolo Bevilacqua, giunto - è stata fatta taPiero Aiello, bula rasa sulla cosca Giovanni Giampà, della quale ora Scaramuzzino sappiamo tutto. Si tratta di una cosca che sembra essere stata una holding grazie a truffe alle assicurazioni, spaccio di stupefacenti, estorsioni a tutti i commercianti di Lamezia Terme, presi di mira con soluzioni diverse nei pagamenti e finanche con beni in natura. C’era un sistema - ha dichiarato Lombardo nel quale sono entrati anche autorevoli professionisti. Lo avevamo detto che non ci saremmo fermati davanti a nessun santuario, e così è stato». Secondo il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, «il lavoro su Lamezia non è completo. Giampà è una delle due cosche che comandavano Lamezia e una delle tre esistenti in città. E quando abbiamo iniziato a colpire i Giampà, qualcuno ha cercato di insinuarsi, ma siamo pronti anche per questo». Borrelli ha evidenziato la reticenza delle vittime di estorsioni a collaborare: «L’omertà non nasce solo da paura, ma anche da rapporti di coesistenza», ha detto citando le truffe alle assicurazioni a cui facevano riferimento anche semplici cittadini. Il capo della Mobile, Rodolfo Ruperti, ha ricordato i capi di accusa contestati a vario titolo: associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidi, estorsioni, truffe aggravate dalle modalità mafiose, la costituzione di una associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose. Complessivamente nell’inchiesta risultano indagate un’ottantina di persone. Di queste 61 sono quelle arrestate dalla polizia (1 solo ai domiciliari) e 5 dalla guardia di finanza (1 delle quali ai domiciliari). Tre delle persone colpite da ordinanza di custodia cautelare in carcere sono al momento irreperibili.

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Mezzoeuro Unanimità perplessa

Voto di scambio sotto dettatura I miracoli sono eventi rari. Quando se ne verificano due contemporaneamente si tratta di un evento eccezionale. Se sono tre concentrati nella stessa giornata non si hanno aggettivi per descrivere la situazione. Eppure è successo. La Camera approva all’unanimità la modifica dell’art. 416 ter del codice penale. Nessuno si astiene o vota contro. Un miracolo. Se ne dovrebbe arguire che si tratta di un argomento sentito, nei confronti del quale vi era una opinione pubblica largamente favorevole, una pressione da parte degli operatori del settore. Un Parlamento, per quanto sgangherato e “costruito” dall’alto, rappresenta pur sempre uno spaccato della realtà politica e sociale del paese. A fronte di questa unanimità ci si aspetterebbe insomma il “gaudium magnum”, la soddisfazione corale non di tutti, ma almeno degli addetti ai lavori, che vedono finalmente accolte delle istanze lungamente agognate. L’unanimità significa che hanno votato a favore i pentastellati vincolati dal “Braccialetto bianco”, che viene portato dai parlamentari che si sono impegnati di riformare la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso (416 ter) entro i primi cento giorni di attività parlamentare, come il capogruppo Nicola Morra. Le modifiche apportate estendevano l’ipotesi del reato non solo alla dazione di denaro ma anche ad altre utilità (incarichi, appalti, autorizzazioni, concessioni). Le numerose associazioni (“Riparte il Futuro”, Libera e il Gruppo Abele, Avviso Pubblico) si sono dichiarate entusiaste tanto da spingere il Senato a procedere con la stessa celerità per porre fine a questa vexata quaestio. A sorpresa sono intervenuti i magistrati che hanno messo in guardia sui pericoli che la nuova formulazione rappresentava, tanto che qualcuno si è spinto a dire che si trattava di un grazioso regalo alle organizzazioni criminali. Questo a causa della frase di chiusura dell’articolo che impone che sia dimostrato che la fattispecie criminoso si sia verificata «in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa di cui all’articolo 416bis o di suoi associati». A sostegno dei magistrati è sceso Roberto Saviane, che ha sposato questa tesi chiedendo una immediata modifica del testo, poiché porre a carico del magistrato l’onere di dimostrare che il voto dato a un determinato personaggio abbia prodotto un vantaggio verificabile all’organizzazione criminale può risultare impossibile. Stante la complessità di queste organizzazioni, la vastità degli interessi, e l’intreccio tra le varie attività, il tutto può avere uno svolgimento tale che non si riuscirà mai ad individuare il legame tra il voto e il vantaggio che ne è conseguito. Nessuno dubbio sulle buone intenzioni delle associazioni che si sono battute per arginare l’attacco criminale alle istituzioni, tanto che sono state proprio esse a lanciare il “braccialetto bianco”, chiedendo ai candidati alle passate elezioni politiche di impegnarsi a riformare nei primi 100 giorni della nuova legislatura l’art. 416 ter del Codice Penale. Il terzo miracolo si è verificato nel lametino, dove è scattata l’operazione Perseo, che ha portato all’arresto di 65 persone per truffe assicurative, estorsioni e naturalmente voto di scambio. Proprio un caso di scuola che mette alla prova la capacità della nuova formulazione dell’articolo di affrontare la casistica reale. Tra gli indagati figurano numerosi colletti bianchi, medici ed avvocati, il vicepresidente della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto di

Come avviene raramente, la Camera approva un provvedimento subito contestato da chi è chiamato ad applicarlo Lamezia Terme, Gianpaolo Bevilacqua, tratto in arresto e il senatore Piero Aiello, ex assessore regionale alla sanità e all’urbanistica, noto come “mister preferenze”, entrambi in quota PDL. Il senatore ha potuto evitare l’ordine di arresto proprio perché la promessa che era alla base dello scambio di voti non si è poi realizzata e quindi non si è prodotto il sinallagma tra il voto di scambio e il vantaggio atteso dall’organizzazione criminale. Poiché sono sopraggiunti altri e più importanti impegni sempre legati dallo stesso disegno criminoso: una ipotesi di reato ancora più grave che ha cancellato nella sostanza ma che non ha più alcun legame con quel voto. La vicenda lamettina mette evidenzia in maniera paradigmatica la difficoltà di intervenire in maniera efficace in questa materia, poiché si discute molto ma, nella sostanza, si è incapaci di dotarsi di un vero provvedimento che impedisca il voto di scambio, o almeno ne renda difficoltoso il continuo ripetersi. Ecco allora il paradosso che le tanto attese modifiche dell’art. 416 ter cp, hanno provocato la giusta reazione della magistratura inquirente. Fino a quando ci si limiterà al 416ter qualsiasi sia la for-

mulazione risulterà sempre difficile impedire il voto di scambio. In Parlamento giace la proposta di modifica della Legge Lazzati che affronta in maniera organica tutta la fattispecie, che incontra resistenze di vario genere, poiché finirebbe per avere effetti devastanti in tutti gli schieramenti politici. Gli abitanti di casa PDL si mostrano seraficamente indifferenti a questa problematica, in casa PD si è pronti a correre ai ripari, ma ancora non si è trovata la formula magica in grado di soddisfare le richieste dei magistrati. I pentastellati hanno accusato il colpo di aver votato convinti un testo ritrovandosi a dover rimpiangere la fretta che ha provocato più di un imbarazzo. In un post sul blog di Grillo e Casaleggio si legge: «Cerco di intervenire da oggi pomeriggio... Grazie Mario e grazie a tutti gli altri portavoce... Ora è il momento giusto per parlare, in aula, anche delle modifiche proposte dal nostro Movimento alla legge Lazzati (la n. 175/2010). In questo modo avremo anche l’occasione di fare uscire allo scoperto la parte buona del Pd-L (sperando che ne esista una!). Le problematiche da noi giustamente sollevate, tanto alla Camera, quanto al Senato, e poi riprese dai pm ed oggi da Roberto Saviano su Repubblica, in ordine alla “valenza” delle modifiche al 416 tre cp, sono essenzialmente quelle che più ci preoccupano e che vorremmo definitivamente affrontare, la soluzione al problema della prova del rapporto sottostante all’accordo tra politico e mafioso è perfettamente fornita dalla nuova formulazione della legge Lazzati. Diversamente dall’art. 416 ter cp, con la nuova legge Lazzati la pubblica accusa non dovrà fornire alcuna prova del perché (sottostante) è stato raggiunto l’accordo tra politico e mafioso per lo scambio di voti con utilità varie e/o denaro, l’accusa dovrà solo provare che lo scambio di voti è avvenuto. Mi auguro che se ne rendano conto tutti in Italia, come noi che per primi abbiamo presentato le modifiche alla legge Lazzati, così da poter finalmente approvare una vera norma di contrasto alle infiltrazioni delle mafie nelle Istituzioni. Mi piacerebbe che per primo il Portavoce capogruppo al Senato, Nicola Morra, cogliesse l’opportunità di far discutere anche le modifiche alla legge Lazzati che ha pubblicizzato in occasione della campagna elettorale in Calabria. Mi pare che il provvedimento attualmente sia stato assegnato proprio alla commissione Affari costituzionali». Rebus sic stantibus, sommando anche il “dettato” di Roberto Saviano, sembrerebbe proprio che più di un giurista di comprovata capacità e fama abbia auspicato la modifica della legge Lazzati indicando questo provvedimento come molto più efficace dell’art. 416 ter cp, modifiche comprese. o.p.

Le differenze 1. L’articolo 416-ter del codice penale è sostituito dal seguente: “Art. 416-ter. - (Scambio elettorale politico-mafioso). - La pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene, o si adopera per far ottenere la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della promessa o dell’erogazione di denaro o di qualunque altra utilità, ovvero in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa di cui all’articolo 416-bis o di suoi associati”.

Vecchia formulazione: “La pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro”. (art. 416 ter c.p.)


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Sabato 27 Luglio 2013

La partita a scacchi

Prove tecniche di un verde centrosinistra La frontiera è quella “verde”. Non è nuova per la verità, i suoi anni li ha pure. Ma non è “lei” ad essere passata di moda è stata semmai la politica e i suoi recinti a chiudere le tematiche ambientali nel ghetto delle appartenenze. Questo il peccato originale del centrosinistra alle prese con le stagioni ecologiste. O ci si è contati dentro il partito dei Verdi in quanto tale, finendo inevitabilmente per precipitare in un’intifada interna. O al massimo s’è voltato lo sguardo tutto a sinistra, troppo e sempre a sinistra. A Napoli, e da Napoli nel week end che i metereologi annunciano come il più bollente dell’anno, partono invece le prove tecniche di un nuovo centrosinistra con sguardo meno “religioso” al verde e alle sue tematiche abbandonate. Meno crociate, meno barricate. Il tavolo si allarga stavolta e non è tanto la presenza di Alfonso Pecoraro Scanio a farlo intuire (il suo è un ritorno) quanto quella di deputati di evidente estrazione differente. Dall’ex grillino Zaccagnini al renziano Angelo Rughetti, da Gennaro Migliore alla presenza data per certa nel corso dei lavori del delamiano Enzo Amendola. E poi Silvia Boschi, Tommaso Pellegrino, Dino Di Palma. Decine decine di sindaci, consiglieri regionali, consiglieri comunali. Il preside della facoltà di Economia dell’Università di Napoli, imprenditori come Gino Sorbillo. Unico calabrese alla kermesse del Gambrinus di Napoli l’imprenditore e capogruppo di minoranza al Comune di Luzzi Andrea Guccione, che è anche presidente dell’associazione Assud. Tema centrale e diciamo così “formale” le “Omg free, energie rinnovabili e green Jobs: per una nuova stagione ecologista in Italia e in Europa”. Poi, come detto, c’è quello sottotraccia di tema che è politico ma che non è meno importante di questi tempi. È evidente che si sta lavorando ad allargare il contesto e il concetto stesso di centrosinistra, eliminando laddove è possibile non tanto una visione e una gestione correntizia quanto alcuni limiti, come quello della trattazione di tematiche ambientali, che hanno segnato il passo. E così anche una nuova e ineludibile stagione ecologista nel Paese non può più prescindere dall’allargamento di un tavolo, quello del centrosinistra, che non può più costipare questi temi in un angolo di partito se non di corrente. Da qui il Gambrinus di Napoli. Dove c’è chi è pronto a giurare che siano pronte le grandi mosse di un nuovo centrosinistra. Mosse su temi però, i temi di tutti.

Tommaso Pellegrino

Dino Di Palma

Andrea Guccione

Enzo Amendola

Gennaro Migliore

A Napoli kermesse interregionale sulle energie rinnovabili. L'occasione è buona però per allargare il tavolo "illuminato" partendo dallo spunto che offre una nuova stagione ecologista nel Paese Da Pecoraro Scanio al renziano Rughetti, da Zaccagnini (ex Cinquestelle) al dalemiano Amendola. E poi decine di sindaci, consiglieri regionali, docenti Per la Calabria, unico presente, l'imprenditore e capogruppo di minoranza al Comune di Luzzi Andrea Guccione

Angelo Rughetti

Alfonso Pecoraro Scanio

Francesco Borrelli

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Sabato 27 Luglio 2013

Botte da orbi fuori tempo

Ma che c’è di sotto? Non è importante ricordare chi ha iniziato, con quale linguaggio, con quale malizia. O chi ha risposto, in tempo reale, come punto da una tarantola. Quello che non po’ sfuggire ai cosentini e ai conterranei appassionati ai giochi di potere della politica è il ring feroce sul quale sono ri-saliti nel cuore dell’estate Enzo Paolini, lo sfidante, e Mario Occhiuto, il detentore del titolo con la fascia tricolore. Come fossero da riaprire le urne, meglio e di più di quanto non è stato detto e fatto ormai più di due anni fa. Nel cuore dell’estate e a due passi da tutto (dall’esodo, per chi può, ma anche da incroci politici decisivi e definitivi) ha cominciato Enzo Paolini a punzecchiare come si può fare con un’accetta. Ha riempito la città di manifesti con l’ultima sigla che dev’essersi reinventato nei giorni scorsi nel suo studio legale.

Tra Enzo Paolini e Mario Occhiuto lo scontro è feroce ed è anche sorprendente perché apparentemente la partita del Comune di Cosenza è sepolta, lontano dalle urne. Ci dev'essere dell'altro, per tutti e due

Pse, porta il timbro sui manifesti, la rievocazione del glorioso garofano manciniano anche se va detto che tutto si può dire all’esperto avvocato dei lodi arbitrali sanitari tranne che sia rimasto sprovvisto negli anni di loghi e di codici fiscali di partito. Quando è servito ha usato i socialisti, i radicali, è stato persino vendoliano con Sel di recente. Fin qui la superficie ufficiale del mare perché se ci mettiamo a dare retta alle malelingue c’è pure chi è pronto a giurare che è stato a due passi dall’ingresso ufficiale, con tanto di investitura, nel Pdl. Ma si fa politica anche così in riva al Crati e fino a prova contraria non è certo un reato cambiare opinione politica negli anni, con tanto di sponsor al seguito.

Gentile, la figlia di Pino, proprio sull’operato di Mario Occhiuto. Sarà una coincidenza ma potrebbe non essere la prima volta che un Gentile la pensa in modo non dissimile a Paolini su Occhiuto.

Le mani sulla città, il titolo di un manifesto rosso ma non tanto da sembrare di Sel. Il giusto, rossiccio per somigliare il più possibile al garofano del Pse. Paolini porta nell’afa cittadina qualche consigliere comunale di opposizione (nessuno del Pd) e comincia a sparare bordate sul modus operandi del sindaco Occhiuto. E chi lo ha ascoltato con attenzione non ha potuto fare a meno di sovrapporre i suoi concetti a quelli più sanguigni espressi da Katya

Mario Occhiuto

Il sindaco, secondo il leader del Pse, avrebbe gestito fin qui la città solo con il fumo dell’arrosto lasciando in realtà nel degrado più assoluto il tessuto urbano. Solo vetrina, quella di Occhiuto. Che avrebbe fallito su tutto appunto mettendo “le mani sulla città” orientandola ancora di più verso la depressione che l’accompagna ormai da anni. Due o tre i simboli citati da Paolini come emblema della cattiva amministrazione di Occhiuto. Il tarocco, o presunto tale, del progetto di Piazza Bilotti. Un piano che secondo Paolini è stato integralmente copiato, plagiato dal passato spacciandolo per nuovo. La metropolitana di superficie, che il sindaco avrebbe sistematicamente boicottato fino al punto da rischiare di farla saltare e che invece, secondo Paolini, potrebbe servire al rilancio dell’area urbana. E la demolizione dell’ex Hotel Jolly, simbolo illuminato del passato finito nel tritacarne dell’incuria. A ben vedere si tratta di argomenti nemmeno poi tanto dissimili, né più cattivi, di quelli usati con più virulenza nella campagna elettorale di due anni fa. Come si ricorderà, e Occhiuto lo ricorderà più di tutti, Paolini ebbe ad usare argomentazioni ben più insidiose (anche per il mittente) facendo sprofondare il dibattito nell’inferno magmatico delle cambiali non onorate. Ad oggi non è dato sapere quanto in realtà non abbia nociuto del tutto a Paolini scadere in argomentazioni da bar ma

l’Occhiuto dell’epoca, nonostante i valori bollati, non arrivò alla malizia contemporanea. In tempo reale alla chiacchierata del Pse in piazza dell’altro giorno ecco il sindaco che risponde con una nota velenosissima. Inedita per chi conosce lo stile e la mitezza dell’architetto. Tralasciamo i passaggi in cui, ovviamente, Occhiuto difende e con ragioni documentate il suo operato citando fatti e riferimenti. I punti sollevati da Paolini vengono trattati e rilanciati dal sindaco nella sua nota ma appassiona poco stabilire chi abbia nel merito più ragione o più torno. Si sa che nella composizione mediatica degli eventi (siano essi pubblici e visivi o su carta rotativa) ognuno a modo suo te la può cantare come vuole in assenza di contradditorio ma quel che colpisce invece è il passaggio col sale del sindaco architetto. La città deve sapere una volta per tutte, sintetizza Occhiuto. Un numero ristretto di famiglie rigorosamente trasversali negli interessi di facciata controlla e vuole controllare tutto in città. Ed è questo stesso numero ristretto (e trasversale) di famiglie all’origine del sacco della sanità. Hai capito Mario Occhiuto. Pronto lì a tirare fendenti come non lo si era mai visto e sentito, nemmeno quando Paolini nella primavera del 2011 girava con le visure camerali per colpirlo. È a questo punto che conviene fermarsi un attimo e reinserire la faccenda in un contesto più consono. Che prevede poche certezze e molti perché. Tanto per cominciare le anomalie e gli inediti sono due, uno a testa. Paolini (che nel frattempo s’è reinventato una nuova sigla) non porta in piazza nessuna argomentazione nuova rispetto al passato, semmai qualcuna di meno. Non si comprende né il movente della sua uscita né la tempistica se è vero come è vero che tutto si immagina come imminente tranne una scadenza elettorale. E allora? Perché colpire? Per marcare una presenza, per differenziarsi, per “svegliare” il Pd? O magari per colpire preventivamente il sindaco e il cognome che porta prima che sia troppo tardi? Ci sono manovre sotterranee in corso che riguardano tanto l’uno quanto l’altro dei contendenti? Oppure ha ragione Occhiuto e a Paolini fischiano le orecchie quando fa riferimento alle famiglie trasversali che fanno affari sulla sanità? E d’altra parte, aspetto non secondario questo, perché Occhiuto reagisce così duramente in un momento in cui (apparentemente) poteva farne a meno? Dopotutto Paolini non pare appoggiato sulla linea d’opposizione dal Pd in consiglio comunale e allora come mai tanto e repentino veleno? Se Paolini magari attacca preventivamente per chissà quali ragioni non è che poi sono le stesse per le quali Occhiuto è costretto a reagire così duramente? Sono solo ipotesi, retropensieri nel cuore dell’estate cosentina. Magari ognuno alla fine ha agito solo per fatti propri e per le proprie ragioni (Paolini per stare sul pezzo, lontano dalle insidie sulla sanità e Occhiuto per riprendersi una guida un po’ ferita dalla scazzottata con Gentile). Magari, chissà. Certo è che la velina ufficiale non convince nesEnzo Paolini suno. Qualcosa di sotto dev’esserci... d.m.

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Sabato 27 Luglio 2013

Rospi difficili da ingoiare

Decisioni piene di amarezza

Le parole del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio nel corso di un incontro con le organizzazioni di categoria e con la Rsu Dal prossimo mese di agosto la Provincia di Cosenza non sarà più in grado di anticipare gli stipendi e gli oneri previdenziali al personale trasferito dalla Regione alla Provincia ai sensi della Legge 34 del 2002. Dopo alcuni mesi dall’ultimo incontro di conciliazione convocato in Prefettura alla presenza delle parti interessate dal prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro in cui la Regione Calabria ha riconosciuto formalmente il debito accumulato nel corso di questi anni nei confronti della Provincia di Cosenza e maturato a seguito del mancato trasferimento delle risorse dovute per il pagamento degli stipendi e degli oneri previdenziali del personale trasferito ai sensi della Legge 34 del 2002, ad oggi dalla Regione non è stato ancora trasferito un solo centesimo delle risorse concordate. Anche per quanto riguarda l’esercizio corrente non sono state ancora erogate le risorse relative alla seconda semestralità, per come previsto dalle disposizioni vigenti. A ciò bisogna aggiungere che non sono state ancora erogate nemmeno le risorse necessarie all’espletamento delle funzioni trasferite e quelle relative alle spese di funzionamento e contrattuali. Tutto ciò ha determinato l’impossibilità di continuare ad anticipare gli stipendi a causa di assenza di liquidità nelle casse dell’ente. È con grande amarezza che siamo costretti ad assumere tale decisione. Gravi sono le responsabilità della Giunta regionale che, in violazione alle leggi e malgrado gli accordi sottoscritti con un atto di conciliazione davanti al prefetto di Cosenza, fa orecchio da mercante, scaricando sui lavoratori le conseguenze di tale atteggiamento. Mario Oliverio presidente Provincia di Cosenza

Partorito un nuovo tratto

A3, la vera cartolina della Calabria «Ha ragione il ministro Lupi quando afferma che l’autostrada Salerno-Reggio Calabria è il simbolo dell’inefficienza del nostro Paese». È quanto ha detto, tra l’altro, il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio che ha partecipato all’inaugurazione del nuovo tratto dell’A3 compreso tra gli svincoli di Campotenese e Morano Calabro, a cui oltre al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi hanno partecipato anche l’amministratore unico dell’Anas, Pietro Ciucci e il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti e all’incontro a Catanzaro con lo stesso ministro Lupi. «Sono passati quindici anni -ha aggiunto Oliverio- dall’inizio dei lavori di ammodernamento di questa importante infrastruttura. Quindici anni mi sembrano un periodo abbastanza lungo e non credo che si possano presentare le inaugurazioni di questa fase come risultati di straordinaria efficienza. La A3 deve costituire una priorità reale per l’intero Paese e deve essere totalmente completata. La realizzazione del tratto tra Cosenza ed Altilia, che è quello più tormentato ed a rischio dal punto di vista idrogeologico, è fondamentale per evitare strozzature ed interruzioni nella mobilità nord-sud e viceversa, così come si è verificato quattro anni fa in occasione di una frana segnata anche da fatti luttuosi». «L’autostrada -ha proseguito Oliverio- deve costituire un’occasione di sviluppo anche per i territori della Calabria e, per questo, il sistema degli svincoli (Settimo di Rende, Cosenza Sud, San Mango d’Aquino in collegamento con la SS 18/Campora San Giovanni) deve essere completamente realizzato. È necessario ed urgente, anche in relazione alla grave situazione occupazionale che vive la nostra regione, cantierare immediatamente le opere già finanziate, a partire dai lotti della 106 jonica compresi nel tratto tra Roseto Capo Spulco e Sibari fino allo svincolo di Firmo, per le quali le risorse sono state già stanziate e destinate dal Cipe sin dal gennaio del 2008. Così come priorità nella programmazione degli investimenti deve essere data al tratto della SS. 106 jonica compreso tra Crotone e Rossano Calabro che, in particolare tra Cirò e Rossano, presenta le caratteristiche di una “mulattiera” con una banchina di appena cinque metri». Il presidente Oliverio, infine, commentando una battuta del presidente della Regione Scopelliti sul Ponte dello Stretto ha affermato: «Il tempo delle favole è finito. Almeno in questa sede, che vede la presenza di amministratori e di rappresentanti istituzionali, evitiamo di raccontarle e di raccontarcele...».

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Sabato 27 Luglio 2013

Mezzoeuro Co.co.co tempo scaduto

Dignità costretta a chiedere i tempi supplementari L'appello degli ex stagisti al Consiglio regionale: non interrompete i contratti

Palazzo Campanella sede del Consiglio regionale

“Riprendiamoci la Calabria”. Con questo slogan 375 giovani professionisti calabresi, da cinque anni precari nelle pubbliche amministrazioni, hanno tenuto una conferenza stampa all’hotel Royal di Cosenza. I lavoratori, selezionati per titoli nell’ambito del programma stages 2008, a distanza di cinque anni esatti rischiano di vedere interrotti i loro contratti. Nel corso dell’incontro i giovani che hanno prestato servizio in diversi enti: comuni, province, aziende sanitarie sparsi in tutta la Regione, hanno illustrato le tappe principali del loro percorso. «Ormai dal 2010, grazie alla legge regionale n. 23 - hanno ricordato i relatori - la Regione Calabria ha incentivato la nostra contrattualizzazione e ci ha inseriti nel bacino dei precari calabresi con delibera del 2013. Ma lo scorso 28 giugno la maggioranza in Consiglio regionale ha espresso la feroce volontà di interrompere i rapporti di lavoro adducendo a pretestuosa giustificazione l’impegno della giunta a individuare soluzioni alternative. Poco dopo, è stato lo stesso presidente Scopelliti a presentare alla stampa le linee guida di un bando in uscita che rivela l’intenzione chiara di chiudere il percorso e tagliare i 375 co.co.co. in essere». «Il bando, infatti, - hanno spiegato ancora gli ex-stagisti - ci farebbe ripiombare nella condizione di tirocinanti prevedendo la possibilità di una work-experience di soli sei mesi, ovviamente presso enti diversi da quelli nei quali abbiamo già lavorato. Una condizione questa lesiva della dignità di lavoratori». Una soluzione fittizia che ipotizza l’impiego di fondi comunitari per avviare una ri-formazione di cui, per altro, potrebbe beneficiare solo una parte dei 375 lavoratori precari non essendo le risorse individuate sufficienti per tutti. Ancora più incerto si configura il percorso ipotizzato nel privato: una dote occupazionale e un incentivo per l’auto-impiego usufruibili esclusivamente da un centinaio di persone. Percorsi questi- per altro- già tentati in passato dall’ex assessore al lavoro Stillitani e rivelatesi impraticabili. In quel caso, infatti, il bando andò deserto. «Dopo cinque anni di precariato nelle pubbliche amministrazione calabresi - hanno affermato i lavoratori - ci aspettiamo dalla classe politica un’assunzione di responsabilità e ci domandiamo se la scelta di tagliare i 375 co.co.co. di giovani professionisti che vivono e lavorano in Calabria sia un risparmio o uno spreco».

In conclusione i lavoratori hanno rivolto un invito al confronto agli enti locali, alla Regione e al Governo nazionale e hanno auspicato che della vicenda si ritorni a discutere al più presto in Consiglio per individuare una concreta prospettiva e non interrompere i contratti di lavoro. Storia di ordinaria follia tutta calabrese, follia allo stato puro perché aldilà delle solite parate istituzionali in cui tutto sembra per e con i giovani, la verità è che non importa a nessuno dove andranno questi ragazzi per riprendersi il pezzo di pane che rischiano ora di perdere, se andranno via dalla Calabria sarà un duro colpo per una regione nella quale se gli anziani avessero le forze probabilmente anche loro andrebbero via. Poi si parla di fuga di cervelli come una malattia incurabile e si organizzano eventi a dimostrazione che le istituzioni ci sono e puntuali arrivano le mazzate. In un quadro allarmante per quanto riguarda la disoccupazione che riguarda il Paese, poi c’è la

Calabria che aldilà dei colori dei governi nazionali rimane sempre allo stesso livello cioè sotto zero. Certo adesso c’è la crisi e c’è sicuramente una scusa in più per giustificare situazioni che persistono da anni, ci sarà sempre una motivazione valida per non ammettere che questa regione non è dalla parte dei suoi ragazzi che finiscono ogni volta per crederci e che puntualmente sbattono contro un muro. Un muro di gomma contro cui rimbalzano e tornano al mittente le richieste disperate e le speranze sempre meno urlate perché sempre più stanche. Ora questi giovani professionisti chiedono un’assunzione di responsabilità e chissà magari questa volta saranno ascoltati e accontentati, con risposte concrete un po’ meno attente alle luci delle telecamere che spesso accecano e basta.


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Sabato 27 Luglio 2013

Dal “Corriere della sera”

Le sindache Antimafia dimenticate dal Pd Fa notizia il clamoroso silenzio del partito di Epifani a proposito delle donne in prima linea nei comuni di frontiera Come quello di Monasterace guidato fino a ieri da Maria Carmela Lanzetta peraltro finita pure sotto attacco mediatico negli ultimi giorni Il primo quotidiano nazionale ha deciso di accendere i riflettori su di un caso che è politico ma che la dice lunga anche sulle connivenze anche involontarie che si respirano in Calabria di Goffredo Buccini

Mercoledì 24 luglio 2013 Ricordate la Lanzetta e le altre? Nel vasto catalogo di autolesionismi del Pd, ora entrano anche loro a pieno titolo: le sindache anti ‘ndrangheta. Definizione impropria, certo, perché si dirà che un sindaco non è “anti” o “pro”, è sindaco e basta, la legalità essendo (in teoria) una precondizione. E tuttavia definizione fortunata, quella, perché fotografava una stagione, un’ipotesi di rinascita per la Calabria, un sogno per molti. Questa stagione si identificava con un gruppetto di prime cittadine, militanti del Partito democratico o comunque da esso fortemente sostenute; elette in paesi dove le amministrazioni erano sta-

Maria Carmela Lanzetta

te minacciate dalla penetrazione ‘ndranghetista, e dove i “maschi” avevano fallito, diventando impresentabili: la Monasterace di Maria Carmela Lanzetta, la Isola Capo Rizzuto di Carolina Girasole, la Rosarno di Elisabetta Tripodi. Tre donne calabresi (emigrate al “Nord” a studiare e poi tornare per passione civile) potevano insomma essere una risposta all’antipolitica per il Pd, l’unico vero partito rimasto in campo e dunque l’unico capace di attingere davvero dal territorio. Non è andata così. Lungi dal portare in Parlamento le sue amministratrici pi popolari (ma invise ai cacicchi locali), il Pd - certo impegnato in dibattiti sulle primarie e sulla coincidenza tra le figure si segretario e candidato premier - ha semplicemente rimosso la pratica, buttando via un’occasione. Delle tre sindache, adesso, ne resta in piedi solo una, la più solida: Elisabetta Tripodi, che ha alle spalle un paese sfigurato, sì, da clan feroci come i Pesce e i Bellocco, ma anche riscattato dal coraggio di rosarnesi come il segretario del Pci Peppino Valarioti, assassinato nel 1980 dai sicari della mafia, o Giuseppe Lavorato, che ne raccolse il testimone. Carolina Girasole (che alle politiche aveva provato a correre con Monti) è caduta alle elezioni di maggio, abbattuta dallo stesso Pd che, essendosi diviso in due (metà con lei, metà contro) al grido di «riprendiamoci la dignità», ha finito per consegnare il paese a un giovane rampante del Pdl che prometteva una nuova stagione antimafia con la foto di Dell’Utri nella bacheca Facebook. I picciotti di Isola hanno festeggiato l’addio della sindaca dando fuoco alla casa al mare del marito. Un destino persino più amaro sembra toccare a Maria Carmela Lanzetta, forse la più “colpevo-

le”, perché con la sua aria naif aveva conquistato le amministratrici locali di mezza Italia, esportando la questione calabrese con modalità che la ‘ndrangheta non può tollerare. Per dirla con Saviano, le mafie non sopportano il peso della parola ascoltata, e la Lanzetta aveva trovato le parole giuste per farsi ascoltare da Reggio Calabria fino a Torino. Per ridurre al silenzio questa piccola farmacista testarda, ci hanno provato con gli attentati. Con l’isolamento. Con la diffamazione e l’intimidazione (estese ai giornalisti colpevoli di occuparsi di lei). Monasterace era (ed è) un tale pasticcio di ritardi e inadempienze che è quasi impossibiElisabetta le non inciampare, governanTripodi do (due giorni fa un quotidiano locale ha sparato come scoop un vecchio dossier dei suoi avversari politici che ha partorito sin qui un’indagine «contro ignoti»). Non tutto è mafia, ovvio. Ma tanta gente in buona fede finisce per allargare l’area grigia dentro cui la mafia si muove. Così lei ha scelto di andare a sbattere: pubblicamente. Quando la sua giunta si è divisa sulla costituzione di parte civile in un processo contro la ‘ndrangheta , lei s’è dimessa Carolina (ma il dissenso era “politico”, Girasole dicono naturalmente gli avversari che adesso brindano). Dal Pd nazionale messaggi di Valeria Fedeli e Marco Minniti. Graziano Delrio si è schierato apertamente con lei ma, da renziano doc, forse al momento va rubricato a parte. Per il resto, silenzio. «Così non vivo più», ci dice la Lanzetta al telefono. La farmacista che buttò fuori i costruttori dalle scrivanie dell’ufficio tecnico domenica esce di scena. In quel silenzio che i mafiosi considerano da sempre il miglior collega di lavoro.

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Sabato 27 Luglio 2013

Mezzoeuro I conti che tornano

Approvato a larghissima maggioranza il Bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2013 Relazione previsionale e programmatica, Bilancio pluriennale 2013-2014-2015 - Piano triennale delle Opere Pubbliche 2013-2014-2015 ed elenco annuale 2013 nel corso della seduta del Consiglio Provinciale di Cosenza che si è tenuta presso la Sala delle Adunanze dell’ente sotto la presidenza dell’ing. Orlandino Greco. I lavori sono stati aperti dall’intervento dell’assessore al Bilancio Antonio Graziano che non ha lesinato critiche al Governo nazionale e a quanti sostengono che l’abolizione delle Province possa rappresentare la panacea per la soluzione di tutti i problemi italiani. Forti critiche Graziano ha poi rivolto soprattutto alla Regione Calabria da cui la Provincia vanta crediti per oltre 55 milioni di euro. L’assessore al bilancio, quindi, è entrato nel merito dei capitoli del documento contabile e, pur ammettendo le difficoltà dell’attuale momento di crisi ed i tagli che hanno sottratto all’ente circa 45 milioni di euro solo negli ultimi tre anni, ha espresso soddisfazione per l’approvazione di un docu-

Passa a larghissima maggioranza il documento contabile di previsione 2013 della Provincia di Cosenza. Tra tagli imposti e ritardi clamorosi della Regione che non gira il dovuto all’ente di Palazzo XV Marzo mento finanziario-contabile pienamente rispettoso delle norme che regolano la materia. Dopo Graziano ha preso la parola il presidente della Commissione Bilancio Mario Melfi.

«Se c’è un voto contrario da dare - ha detto, tra l’altro, Melfi - quel voto va dato certamente alla Giunta regionale e al suo presidente, che hanno fatto di tutto in questi tre anni per mettere in difficoltà la Provincia di Cosenza». A quello di Melfi sono seguiti gli interventi di Rapani (Fratelli d’Italia), Morelli (Gentile presidente), Lopez (Partito socialista), Grisolìa (Popolo delle libertà), Filice (Udc). «Non è stato né facile né semplice - ha affermato, dal canto suo, il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio - rispettare tutti i parametri di legge in un momento così problematico e difficile che, ad oggi, costringe oltre il 90% delle Province e l’80% dei Comuni a non approvare i propri bilanci. Sulle autonomie locali gravano pesantemente le conseguenze di una crisi lunga e difficile. Noi abbiamo approvato il bilancio, e potevamo benissimo farne a meno, per avere in mano uno strumento che ci possa consentire di effettuare le partite di giro o di sfruttare eventuali finanziamenti che potrebbero venire in seguito. Le scelte che abbiamo compiuto in questi anni og-


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Sabato 27 Luglio 2013

I conti che tornano

Il bilancio c’è Nonostante tutto

gi ci consentono di garantire i servizi fondamentali ai nostri concittadini. Abbiamo costruito nuovi e moderni edifici scolastici, progettato e realizzato nuovi impianti sportivi, mantenuto le strade sicure, al contrario di quanti ricercano il protagonismo mediatico, effimero e passeggero, a tutti i costi. Abbiamo ridotto al 10% le spese per i fitti facendole passare da otto milioni ad ottocentomila euro. Anche la rata dei mutui è calata di 2 milioni e nel giro dei prossimi 5-6 anni sarà più che dimezzata. Siamo stati costretti a lavorare in un rapporto non fecondo e per nulla positivo con la Regione. L’ultima vicenda del personale trasferito alla Provincia dalla Regione è emblematica di una incomunicabilità pervicace, che ci ha costretto, nostro malgrado e con grande amarezza, ad annunciare che dal prossimo mese di agosto non saremo più in grado di anticipare gli stipendi al personale regionale trasferito». «Per dieci anni consecutivi - ha aggiunto Oliverio - la Provincia di Cosenza ha chiuso sempre in attivo i propri bilanci e lo farà anche alla fine del mandato. Nessuno potrà e dovrà mai dire, come è già accaduto per altri enti, che questa giunta e

questo presidente hanno lasciato debiti. La Provincia di Cosenza è un ente in condizione di “sana e robusta costituzione”. Mai come in questo momento c’è bisogno di un concorso di responsabilità per risolvere i problemi ed evitare che tutto venga irrimediabilmente travolto. Se la Regione fosse animata da saggezza dovrebbe chiamare le Province ed i Comuni e chiedere loro progetti ed idee per mobilitare le risorse comunitarie che rischiano di essere disimpegnate e perse creando, così, opportunità di lavoro e dando ossigeno all’economia regionale e alle imprese». «Per quanto ci riguarda - ha concluso Oliverio vogliamo stare in campo e non ci rassegniamo a subire passivamente né la crisi, né gli ostruzionismi, né le difficoltà del momento». Messo ai voti, il bilancio preventivo è stato approvato a larghissima maggioranza (30 voti a favore e 4 contrari). Il presidente Oliverio, quindi, è passato ad illustrare il secondo punto all’ordine del giorno che riguardava il Disegno di legge costituzionale riguardante l’abolizione delle Province, approvato dal Consiglio dei ministri il 5 luglio 2013. Dopo aver ricordato il pronunciamento del-

la Consulta che ha dichiarato incostituzionale questo disegno di legge, Oliverio ha definito un errore, una scelta incomprensibile quella dell’attuale Governo di riproporre un nuovo decreto costituzionale. «Il modo con cui si sta affrontando questa questione - ha detto, tra l’altro - è assurdo e va respinto. Questa questione va affrontata nell’ambito di un disegno di riorganizzazione generale organico. Un’istituzione che ha 150 anni di storia alle spalle non si può buttare a mare dalla sera alla mattina come se niente fosse. Noi siamo contrari al percorso che il Governo si accinge a fare. Sarebbe un danno enorme per il Paese rinunciare alla battaglia contro la soppressione delle Province». Al termine del dibattito, il Consiglio provinciale, su proposta del presidente Greco, ha demandato alla Conferenza dei capigruppo la formulazione di un documento che motivi in maniera ampia ed articolata la contrarietà della Provincia di Cosenza all’abolizione di questa istituzione.

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Sabato 27 Luglio 2013

Speranze nel Ministero della Difesa

Dopo Plinius...

Si attendono risposte concrete L’operazionePlinius che ha portato all’azzeramento del consiglio comunale di Scalea dà un altro duro colpo a me come a tutti i calabresi che credono nella buonaamministrazione della cosa pubblica e, soprattutto, nella legalità. L’interrogazione che abbiamo presentato al presidente del Consiglio, al ministro degli Interni e al ministro di Grazia e Giustizia mi è sembrato un atto dovuto verso quei cittadini che il 12 luglio scorso si sono svegliati attoniti con il rumore delle sirene che per quasi tutto il giorno hanno urlato nella cittadina turistica del tirreno. In attesa chela giustizia faccia il suo corso ci sembrava indispensabile formalizzare gli interrogativi che i calabresi si pongono ai rappresentanti del Governo: - quali mezzi siintendono predisporre per combattere queste sempre più frequenti commistioni tra politica e criminalità organizzata, visto che una folle rincorsa al risparmio di spesa pubblica ha portato alla chiusura di molti tribunali? - come s’intendono rafforzare i presidi delle forze di pubblica sicurezza, visto che tra Tortora e Campora San Giovanni sono presenti solo un commissariato e due compagnie di carabinieri? - è possibile che da più di due anni sia stata completata e non ancora utilizzata la nuova sede della Caserma dei carabinieri nel Comune di Cetraro, nonostante l’intervento del Consiglio regionale della Calabria, che nella seduta del 25 marzo 2013, mediante un apposito ordine del giorno in merito alla sua mancata operatività, ha invitato «la Giunta regionale a mettere in atto tutte le azioni necessarie per superare ogni ostacolo al riguardo»? Auspichiamo che il Governo dia al più presto delle risposte a quei cittadini che ancora ritengono, nonostante tutto, che solo la fiducia nello Stato e nel rispetto delle istituzioni possa far uscire questa Regione dal baratro dell’illegalità. Sebastiano Barbanti deputato Movimento 5 stelle

Vogliamo sentirci più sicuri Dopo l’interrogazione parlamentare di Magorno, i sindaci del Tirreno cosentino scrivono al ministro Mauro per chiedere la costruzione della caserma della Tenenza di Scalea e l’apertura di quella dei carabinieri di Cetraro A seguito dell’interrogazione parlamentare presentata da Ernesto Magorno un gruppo di sindaci del Tirreno cosentino, tra cui quelli di Cetraro, Acquappesa, Acquaformosa, Aieta, Cerzeto, Fuscaldo, Guardia Piemontese, Orsomarso, Praia a Mare, Sant’Agata d’Esaro, Villapiana, ha scritto al ministro della Difesa, il senatore Mario Mauro per chiedere la costruzione della caserma della Tenenza di Scalea e l’apertura di quella dei carabinieri di Cetraro. Nella lettera si legge: «Le scriviamo in merito alle problematiche della sicurezza del Tirreno Cosentino, un territorio particolarmente vasto e diversificato, nel quale purtroppo si registrano seri fenomeni legati alla presenza della criminalità organizzata. Inoltre, questo comprensorio, per la propria vocazione prettamente turistica, vede nel periodo estivo l’aumento esponenziale delle presenze a cui consegue un aumento dei rischi relativi all’ordine pubblico. In questo contesto, le forze dell’ordine svolgono un lavoro encomiabile a tutela della sicurezza dei cittadini e assolvono, brillantemente ed in maniera puntale, il loro compito di contrasto ai fenomeni delinquenziali. Però, com’è stato più volte rilevato - dicono i sindaci i rappresentanti delle forze dell’ordine si trovano a operare nella scarsità di mezzi, con organici esigui e senza la possibilità di usufruire di strutture

adeguate. Esemplificativi in questo senso sono i casi della Tenenza dei carabinieri di Scalea e della caserma dei carabinieri di Cetraro. La prima delle strutture, la Tenenza dei carabinieri di Scalea, nonostante sia stato individuato il sito e trovate le relative risorse economiche, è ancora da realizzare. La caserma dei carabinieri di Cetraro, invece, sebbene completata da due anni, non è stata mai aperta, perché il ministero dell’Interno, a causa della crisi economica, non dispone delle somme a suo tempo pattuite, con le quali si impegnava a riconoscere un canone di locazione annuo da versare alla società costruttrice che, tra l’altro, ha realizzato i lavori a proprie spese. Noi, nella funzione di sindaci e quindi di responsabili della sicurezza dei comuni che amministriamo, riteniamo che il nostro territorio abbia l’urgente necessità di dotarsi di quei presidi, che tutelino la sicurezza e contrastino l’illegalità, operando nel contempo da deterrente al diffondersi del cancro della criminalità organizzata. Pertanto, facendo seguito all’interrogazione parlamentare a lei indirizzata e presentata dall’onorevole Ernesto Magorno in commissione Difesa, ci rivolgiamo anche noi alla sua persona, chiedendo, per quanto di sua competenza, di intervenire affinché la nuova caserma dei carabinieri di Cetraro sia al più presto aperta e resa operativa nonché vengano iniziati, in tempi brevi, i lavori di costruzione della Tenenza dei carabinieri di Scalea. Chiediamo altresì- scrivono in conclusione i sindaci -, che in tutto il nostro territorio le forze dell’ordine siano dotate di organici più consistenti in modo tale da soddisfare le reali esigenze del territorio». F.to I Sindaci del Tirreno Cosentino Giuseppe Aieta, Sindaco di Cetraro Giovanni Saverio Capua, Sindaco di Acquappesa Giovanni Manoccio, Sindaco di Acquaformosa Giovanni Ceglie, Sindaco di Aieta Giuseppe Rizzo, Sindaco di Cerzeto Gianfranco Ramundo, Sindaco di Fuscaldo Vincenzo Rocchetti, Sindaco di Guardia Piemontese Paola Maria Candia, Sindaco di Orsomarso Antonio Pratico’, Sindaco di Praia a Mare Luca Branda, Sindaco di Sant’Agata d’Esaro Roberto Rizzuto, Sindaco di Villapiana

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Sabato 27 Luglio 2013

Mezzoeuro Sportelli in soccorso

Fiato alle imprese Secondo il parere di molti autorevoli osservatori, la difficoltà delle imprese a trovare adeguata assistenza creditizia costituisce uno dei fattori principali che impediscono alle imprese di ripartire. Tutte le analisi congiunturali effettuate dai più accreditati istituti di ricerca economica, segnalano un disagio crescente e la progressiva scomparsa del sistema industriale. Vi è da un lato la scarsa propensione delle banche a finanziare imprese che si trovano ad attraversare un momento difficile e delicato e per le quali è difficile pronosticare il tasso di sopravvivenza. Il sistema industriale meridionale è sempre stato in grave difficoltà ad affrontare il mercato per un problema di comparazione di costi e di obsolescenza dei processi. Oggi si trovano di fronte alla nuova minaccia di restringimento dl mercato, per effetto della progressiva contrazione del volume dei consumi. Ci provano ora la Confindustria Cosenza e Banca Popolare del Mezzogiorno a dare una risposta alle esigenze degli imprenditori calabrese con un accordo volto a favorire il dialogo e l’incontro tra il settore del credito e il mondo imprenditoriale locale. A sottoscriverlo, alla presenza di tanti imprenditori, il presidente degli Industriali cosentini Natale Mazzuca, assistito dal direttore Rosario Branda, il vice direttore generale della Banca popolare del Mezzogiorno Antonio Rosignoli e il capo area Calabria Nord della Bpm Mario Straface. L’accordo si muove su due direttive principali: un plafond di 20 milioni di euro dedicato alle aziende associate a Confindustria Cosenza da impiegarsi in finanziamenti a condizioni di privilegio e la realizzazione di un desk operativo Confindustria-Banca popolare del Mezzogiorno, presso la sede dell’Associazione degli Industriali. Il desk si configura come un punto di assistenza disponibile per tutti gli iscritti all’Associazione composto da esperti di finanza aziendale dei due enti che esamineranno insieme all’imprenditore la situazione aziendale, per individuarne i punti di forza e le aree di miglioramento, soffermandosi in quest’ultimo caso sulla tipologia di sostegno di cui l’azienda necessita e sulle sue prospettive future, puntando contemporaneamente a sviluppare un approccio più consapevole alle agevolazioni previste dalla normativa europea, nazionale e regionale. Il plafond di 20 milioni di euro è destinato a sostenere il circolante, gli investimenti, la realizzazione di impianti fotovoltaici, l’internazionalizzazione del business aziendale, la ricapitalizzazione dell’azienda. «Non si tratta di uno spot ad effetto ma di una intesa operativa - ha affermato il presidente degli Industriali cosentini Natale Mazzuca - che diventa anche strumento che fa recuperare la fiducia negli imprenditori. In presenza di merito creditizio, conditio sine qua non per accedere al plafond, si darà risposta entro 20 giorni alle proposte presentate dagli imprenditori iscritti all’associazione. Chiediamo alla Banca di stare vicino e sostenere le imprese serie che hanno voglia di fare e che danno lavoro e distribuiscono ricchezza sul territorio. Non può esserci impresa senza la banca e viceversa. Anche il Governo sta rimarcando la necessità di allentare la stretta creditizia per realizzare la crescita».

Accordo Confindustria Cosenza e Banca popolare del Mezzogiorno, un plafond di venti milioni di euro destinato a sostenere il circolante, gli investimenti, la realizzazione di impianti fotovoltaici, l’internazionalizzazione del business aziendale, la ricapitalizzazione dell’azienda Il vice direttore generale della Banca popolare del Mezzogiorno Antonio Rosignoli ha sottolineato come, con le 115 filiali presenti nel Mezzogiorno «la banca mette a disposizione un ventaglio di proposte che costituiscono una importante leva per il rilancio del credito alle imprese quali ad esempio: i finanziamenti garantiti dal Fondo centrale di garanzia per le pmi e i finanziamenti dedicati alle imprese che operano verso l’estero garantiti da Sace. Questa iniziativa può essere a buona ragione considerata il preludio di un diverso e più approfondito approccio alle tematiche afferenti i rapporti banca/impresa: una stabile relazione di tipo fiduciario che permetta di valutare al meglio la solidità dell’azienda, i suoi progetti di investimento e le sue strategie operative, attraverso uno scambio di informazioni che non si limiti più ai mo-

menti di crisi, ma diventi una prassi professionale in grado di caratterizzare profondamente la gestione del rapporto». I vertici di Confindustria Cosenza e Banca popolare del Mezzogiorno ritengono che l’obiettivo comune di migliorare il confronto tra banca e impresa nasca nella consapevolezza che l’uscita dal tunnel della crisi può essere più vicina se imprese e mondo del credito trovano spazi per soluzioni comuni, e cercano di parlare un unico linguaggio. L’ammontare delle risorse e lo standing dei sottoscrittori sono una sicura garanzia della serietà delle intenzioni e che i fondi messi a disposizione potrebbero dare una scossa effettiva all’asfittica economia locale. Tuttavia l’urgenza più immediata e grave delle imprese in questo momento è la scarsità del credito ordinario, poiché la difficoltà di riscossione dei crediti costituisce il problema più grave per molte di esse, che ha portato molte di esse sull’orlo del default. I fondi messi a disposizione dalla Banca popolare del Mezzogiorno sono destinati agli investimenti, che le aziende hanno molte difficoltà a programmare proprio per la particolare condizione di difficoltà in cui si sono venute a trovare. Una dimostrazione palese è costituita dall’analisi degli utilizzi dei fondi strutturali europei. Il commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn, in riferimento al programma 2007 - 2013 del Fondo europeo di Sviluppo regionale FESR, ha messo in evidenza che l’Unione europea ha messo a disposizione dell’Italia 59,4 miliardi di euro, di cui 47 per le regioni del meridione, dei quali risultano inutilizzati solo il 9%.


Sabato 27 Luglio 2013

Mezzoeuro Sportelli in soccorso

Fattorie aperte in Sila

Le mucche che aiutano il turismo

Ottava edizione della manifestazione organizzata da Mario Grillo, presidente dell'associazione Fattore creativo

La situazione della Calabria è ancora più delicata, poiché il tasso di utilizzo è ancora minore. Questa è conseguenza della situazione burocratica, la difficoltà progettuale, la cronica incapacità degli organismi regionali a dare risposte certe in tempi brevi. A questo si aggiunge in questo momento la cautela delle imprese, che sono molto restie a programmare nuovi investimenti in una situazione congiunturale così poco rassicurante. Trattandosi di un tessuto industriale costituito da piccolissime imprese, il loro comportamento è quasi esclusivamente influenzato dal mercato locale, poiché è difficile per loro immaginare di potersi espandere all’estero. Nell’accordo sono previsti anche finanziamenti per l’internalizzazione, che difficilmente potranno produrre effetti significativi. Vi sono fermi presso la Commissione ben 400milioni di euro destinati alla Calabria che sono fermi per le ragioni più svariate e non si riescono a spendere. Una somma dieci volte superiore al plafond messo a disposizione della Banca popolare del Mezzogiorno. Il commissario Hahn e il ministro Carlo Trigilia hanno deciso, in accordo con la Regione Calabria, di istituire una task force per un rapido e proficui utilizzo dei fondi. Vi è una diversità essenziale tra i due casi, poiché la gestione dei fondi della Banca popolare è completamente libera dai vincoli e dai condizionamenti politici e burocratici, e questo potrebbe senz’altro un elemento di grande rilevanza per dimostrare che il sistema imprenditoriale, al di fuori dei condizionamenti, è in grado di esprimere energie positive. Tuttavia, forse anche in questa caso sarebbe necessaria una task force che le aiuti a formulare di piani di investimento che superino l’impatto con il mercato.

Si è svolto venerdì 26 luglio nella Sala “De Cardona” della Bcc Mediocrati l'ottava edizione di "Fattorie aperte in Sila", sotto la sapiente regia e il coordinamento del segretario generale Federico Bria. La manifestazione si terrà dal 27 luglio al 29 settembre tutti i giorni, non solo quindi i sabati e le domeniche. Durante questo periodo tutti potranno visitare le aziende agricole aderenti, dai singoli turisti alle famiglie. Particolarmente graditi i bambini che avranno l'opportunità di scoprire dal vivo gli animali domestici, e passare qualche ora a contatto con la natura. Anche quest'anno dal lunedì al venerdì, su prenotazione, si potrà incontrare personalmente l'imprenditore agricolo, passare con lui qualche ora e conoscere la complessa organizzazione della forma aziendale più vecchia del mondo, poiché l'agricoltura costituisce la prima forma di organizzazione economica dell'homo sapiens. L'edizione 2013 prevede inoltre un premio fedeltà. Chi visiterà per primo, ogni settimana, tutte le fattorie aperte avrà la possibilità di trascorrere un weekend gratuito in pensione completa da spendere nella prossima stagione autunno-inverno negli agriturismo convenzionati per nuclei familiari di quattro persone e selezione di prodotti di fattoria. La presentazione della manifestazione è stata l'occasione per fare il punto della situazione agricola, che è l'unico settore economico che mostra qualche segnale di ripresa. Dopo i saluti del presidente della Bcc Mediocrati, Nicola Paldino, sono intervenuti l'assessore regionale all'Agricoltura Michele Trematerra, il consigliere regionale Salvatore Magarò, il presidente Cia Calabria Mauro D'Acri, il presidente del Parco nazionale della Sila Sonia Ferrari, l'assessore al Turismo della Provincia di Cosenza, Pietro Lecce, il direttore del Gal Sila Francesco De Vuono, e i sindaci dei Comuni di Celico e Spezzano della Sila Luigi Corrado e Tiziano Gigli. Apprezzato ed applaudito l'intervento di Mario Grillo, responsabile dell'associazione "Fattore creativo", che con la consueta passione anche quest'anno ha organizza questa manifestazione diventata un appuntamento annuale che crea un importante flusso turistico verso l'altopiano silano, diffondendo la cultura dei prodotti locali che costituiscono un importante strumento di difesa del sistema ecologico poiché danno un importante contributo all'economia agricola. Gran parte dei disastri che si registrano annualmente sono causati dall'abbandono delle coltivazioni e dalla mancanza delle opere di manutenzione degli argini fluviali e dei terrazzamenti agricoli. Il crescente successo dell'iniziativa ha portato ad aumentare il numero delle fattorie che si sono dichiarate disponibili ad accogliere i visitatori. L'ottava edizione è quindi nel segno della crescita. Salgono infatti a sedici le fattorie silane che aderiscono al circuito e si apprestano ad ospitare turisti e famiglie nello splendido scenario del Parco nazionale della Sila. Mario Grillo ha sottolineato il ruolo strategico svolto dall'agricoltura in questo momento di crescita e le importanti sinergie che si possono realizzare con il turismo, non escludendo che il superamento della fase sperimentale con l'estensione di questa iniziativa per tutto l'anno in modo da favorire il contatto diretto tra gli impreditori agricoli e i consumatori. Il momento clou della giornata, è stato l'ottimo buffet organizzato dalle stesse fattorie che hanno offerto un succulento assaggio delle loro specialità. Uno spot di sicuro effetto per tutti coloro che hanno avuto il piacere di gustarle.

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Sabato 27 Luglio 2013

Mezzoeuro Poltrone da raccontare

di Giuseppe Aprile

È impressionante che ci siano giornali e giornalisti che ritengano il Consiglio regionale della Calabria una struttura che abbia chissà quale e quanto prestigio da difendere. Non pretendiamo che siano tutti convinti della nostra opinione che è diametralmente opposta. Ogni giornale ed ogni giornalista hanno il diritto a pensarla come meglio gradiscono. Ma non è male se si tiene conto che anche la stampa va giudicata e la gente giudica. E non è male se si vuole tenere conto che il comportamento della stampa dovrebbe avere ruoli importanti nel determinare ambienti e luoghi politici più o meno positivi. In un paese sviluppato e serio, la stampa non può essere semplice cronaca.

Stampa e politica, tra odio e amore La stampa ha il dovere di non venire meno ai suoi compiti che presuppongono un diritto alla critica ed alla satira tale che contribuiscono al modo di essere complessivo della società, della politica e dell’economia in cui operano. Quale giudizio positivo si possa dare di un Consiglio regionale come questo calabrese - che viene addirittura magari ritenuto pregno di un prestigio da difendere (per tutti ed ogni singolo consigliere) è davvero impressionante immaginare. In questa regione si scambia oramai il ferro con l’oro, si sa. Purtroppo è così. E si scambiano pure soggetti che dovrebbero davvero cambiare mestiere ed invece stanno testardamente al loro posto sia pure da inutili e spesso decisamente inetti, oltre che estranei al loro dovere di interpretare i problemi dei cittadini tutti. E va detto pure che quando arriva la cosiddetta grande stampa nazionale a rilevare scandali, il nostro dovere è di domandarci perché, per chi e come. Spesso, invece, sostituisce carenze di commentatori locali e di giudizi strumentali per cui non ci scandalizziamo nemmeno per le cose che avvengono in atto e che tormenterebbero qualunque buon ambiente sociale e culturale. Le ragioni per cui fin’ora hanno richiesto interventi di dimensioni oceaniche da parte di tanti giornali nazionale, a parte qualche possibile esagerazione o informazione difettosa, di fatto sono evidenti, reali, fondati e nessuno può ignorare la realtà. La Calabria ha il Consiglio regionale, forse, il più costoso del Paese intero, consiglieri inutili, assenti, pieni di faccende giudiziarie (comunicazioni, condanne in atto, inchieste, indagini, accuse anche di peculato (vedi gruppi regionali). Non puoi assistere ad un consiglio senza dover avere grande pazienza per sopportare quanto in esso avviene e senza dover attendere ore inutili per pochi minuti non certo per discutere e confrontarsi, ma magari per approvare o bocciare cose predisposte in sede riservata di commissione consiliare. Nessun argomento di dimensioni regionali è mai portato davvero al giudizio ed alla discussione del Consiglio fatto di cose ovvie e minime quasi sempre. La Calabria ha problemi di grande portata e il Consiglio non se ne avvede quasi mai. Nessun problema è trattato in modo funzionale ai bisogni della regione ed alle necessità della popolazione. Capiamo che ci siano giornali e giornalisti che vivono dei contributi del finanziamento pubblico, o di speranza di aiuto o di attuati privilegi personali, ma sappiamo anche che il giornalismo non può essere solo e sempre tale. Ci so-

«La stampa ha il dovere di non venire meno ai suoi compiti che presuppongono un diritto alla critica e alla satira» no sopratutto i lettori che hanno diritto alla verità ed al giudizio veramente giusto e sereno. Qui non ha scorno di parlare nemmeno uno a cui è stato sistemato un figlio o un parente o un amico. In tanti badano al loro interesse personale e non si rendono conto che sono tollerati solo perché non si vuole andare sull’accusa personale con nome e cognome, anche se nomi e cognomi si hanno al chiaro di luna. Potrebbero tutti fare davvero un passo indietro. Non devono provocare la pazienza dei giornalisti veri che in massa sono impegnati in primis dovendo tollerare editori che hanno interessi ben precisi e che vanno fuori dal seminato di una informazione popolare e democratica, e soprattutto non devono approfittare fino al punto che davvero si richiede una vera e propria analisi dei fatti. Il rappresentante regionale non è bravo se ci fornisce favori o si compra giornale e giornalisti e droga l’informazione. Un buon politico - e non è la prima volta che lo diciamo - se vuole operare bene deve avere una stampa critica e non la stampa amica o il giornalista che scrive perché lo serve. Non vogliamo dire che tutti sono eguali e che tutti sono inservi-

bili i nostri politici, La risultante, comunque del loro comportamento, è tale che non si vedono grandi luci di chiarezza e di capacità. Quali battaglie meritano attenzione e richiami? Vogliamo dire una panoramica di cose che ci impediscono di avere riguardo per lavori positivi? Bene, cominciamo con la questione sanità. Quali sono le novità degne di rilievo? Il maggior costo delle medicine, il servizio ospedaliero sempre peggio organizzato? Gli ospedali dove nessuno sa che fine gli viene riservato per i prossimi giorni? Quanti e quali medici sono venuti ad operare in questa terra di Calabria, dove noi siamo costretti a lamentare che i nostri cervelli per avere una funzione devono andare ad operare al Nord e comunque fuori regione e fuori dal Sud? Forse s’è fatta qualcosa per qualificare il personale, per dargli una funzione che non sia solo di tipo tradizionale, ovvio, secondo canoni oramai superati? Forse c’è più condizione sul posto di lavoro per chi passa intere giornate tra gli ammalati, o corridoi e le stanze dei nosocomi senza poter fare quello che vorrebbero: il proprio dovere di soccorso ed asssistenza agli ammalati? Forse sono ridotte le fila ai Pronti intervento? Forse le farmacia hanno qualche novità di rilievo per i farmacisti e per gli assistiti? Forse i medici hanno una nuova vita e nuove condizioni per meglio operare a favore del cittadino? Ci sono nuovi ospedali? Ci sono nuovi punti di intervento? O non si riduce il tutto solo per favorire la sistemazione di amici e famigliari al solo scopo di fortificare la propria struttura elettorale? Ci sono cittadini nuovi sistemati con la logica di interventi per i non protetti? Ci sono scuole vere di qualificazione,


Mezzoeuro

Sabato 27 Luglio 2013

Poltrone da raccontare fosse qualche volta per gli interessi pubblici attorno alla scuola nazionale, potrebbero chiudere. Quel poco che si vende è solo per lo sforzo sovrumano della famiglia, visto che nemmeno i mezzi didattici vengono forniti dai governi e dallo Stato. Di che dobbiamo gioire? Quali miracoli avvengono dentro il Consiglio regionale di questa regione dove nemmeno si parla e nemmeno si ascolta. Qui si inventano polemiche per impegnare il tempo, altrimenti inutile e nocivo. Non ci sono luoghi di dibattito pubblico, niente televisioni di rilievo, niente radio, niente più che mai teatri, piazze dove incontrarsi, organizzare manifestazioni per supportare le carenze drammatiche del Consiglio regionale. Niente vita di partito politico, niente di niente e qualche deficiente si preoccupa di falsi prestigi e di falsi allarmi. E non ci si accorge che demandare al potere centrale certi compiti oggi vuol dire favorire l’antipolitica, l’inciucio, il potere antipopolo, isolare ulteriormente il cittadino già impotente e costretto a subire tasse e disoccupazione, pensioni di fame e luoghi di abbandono e di isolamento. Abbiamo, poi, un codice che non salvaguarda la libertà di pensiero. Devi avere paura di scrivere con sincerità e onestà allo scopo - per noi sempre unico - di contribuire con la penna e la mente al progresso della società, della politica, della cultura, della scienza, della politica in cui vivi. Un giornalista per un eventuale “errore” di valutazione, deve sfidare condanne che possono segnare una vita ed un valore. Perché il Codice, che dovrebbe essere la scure contro le ingiustizie e per regolare fatti vitali della convivenza civile, non è di fatto chiaro, percepibile, leggibile per il cittadino comune. In questo Paese si vuole il rispetto della legge che spesso non c’è o è contraddittoria o inspiegabile. Un cittadino, per osservare la legge, deve conoscerla? E per conoscerla deve averla scritta con chiarezza e di facile lettura? Per una lettura che sia alla portata di tutti? Non ci siamo assolutamente per ora. Non c’è chiarezza laddove avrebbe dovuto esserci. comodità nuove per chi ha bisogno dell’ospedale? O non sono anche minacciati di chiusura o modifiche di ruoli, ospedali che pur hanno storia e tradizioni importanti come tutti quelli esistenti dal passato? Melito, Scilla, Taurianova, Gioia Tauro, che male hanno fatto per essere trascurati, costretti a vivere di incertezza e di rischi di chiusura? Una volta di parlava dell’ospedale di Melito Porto Salvo, con i suoi chirurghi luminari che si chiamavano Ricci, Panuccio i medici Evoli, Aloi ed altri ancora e su Locri dei Candida e dei Morgante, come di ospedali storici, punti di conforto e di cura vera per la gente di tutta la fascia ionica. Ora ci sono strumenti elettorali, interessi di case medicinali, trafficanti di voti e di clientele a battersi tra promesse, patteggiamenti di responsabilità tra l’uno e l’altro fino a che si deve per forza parlare di sanità in declino, di sanità ad altre dimensioni rispetto a quello che dovrebbero essere Istituto di Prevenzione e Cura per gli ammalati. La malasanità è imperante. La struttura sanitaria è oggetto di interessi politici, clientelari, vergognosamente funzionali ad interessi clientelari e di dominio politico. Di che si parla nel consiglio regionale rispetto al problema sanitario? Mi si dica: di che e perché e chi! Sul tema dei trasporti, poi, non si dice altro che cose di basso profilo. E così sull’agricoltura, sulla pesca, sulle industrie, sui temi dell’economia e della scuola. Non c’è protezione e promozione culturale, le case editrici non hanno aiuti obiettivi e sostanziali protezioni da poter concorrere con l’invadenza dei prodotti del nord e del centro, le librerie languono nella miseria peggiore e se non

Hanno ragione Casaleggio e Grillo, lo diciamo ancora una volta. Lo dice chi storicamente appartiene ad altra tradizione politica e culturale ma che riconosce il torto della parte alla quale ha fatto riferimento ma dentro la quale ha fatto mille battaglie senza grandi risultati fino a doversi dispiacere dell’appartenenza. Perché lo dico con chiarezza che il problema è anche il dominio degli odierni poteri, ma è anche vero che la classe politica del passato ha mille colpe per la loro presenza. Lo scontro tra socialisti e comunisti e tra questi e la Dc non ha avuto risoluzioni di valore politico. Non ha avuto altro esito che quello di vedere lo sbandamento di un paese che oggi è alla deriva sul terreno politico, culturale, economico. Lo vogliamo dire una buona volta per tutte. Da una parte abbiamo Berlusconi che si lamenta di essere un perseguitato, dall’altra abbiamo risultati di magistratura che mai hanno saputo maturare una chiara idea circa sue innocenze o sue responsabilità. Forse è vero che la questione della sua incompatibilità non data da oggi. Perché non s’è provveduto in tempo perché si evitasse la conseguenza dei suoi poteri di stampa, televisivi, e di altra natura? Com’è possibile che abbia avuto poteri la politica nazionale che si è avvalsa dei voti dei tanti siciliani legati alla mafia ed di altri comunque poco raccomandabili? Un ultimo capitolo lo merita la Giustizia, senza della quale andare avanti sarà impossibile, oramai, Qui non è solo questione di giudici e dell’apparato più o meno efficiente degli organi di indagini e di processo. Gli uomini della magistratura non

possono operare per due motivi (non per uno): a) hanno mezzi insufficienti e tempi biblici per definire indagini e processi, a disposizione; b) hanno codici che non facilitano l’attuazione della giustizia. E vivono in un ambiente dove è popolare il detto che “la causa la fanno i testimoni” , non la verità che è qualcosa di più assoluto e valido, come dovrebbe essere. Se c’è da giudicare il diritto o meno a stare in un consiglio che amministra il potere pubblico, come mai non si da precedenza a quanto serve a tale scopo e la causa ed i processi per incompatibilità si tengono con tempi che fanno passare l’intera legislatura e nulla di fatto avviene? Avviene che molti consessi sono pieni di gente incompatibile, ma nessuno fa niente contro perché occorre far passare il tempo fino alla sentenza definitiva, quando il Consiglio avrà finito il suo mandato. E non si applica nemmeno una regola elementare che al buon senso della pubblica opinione si presenta. Se uno è imputato di gravi reati, soprattutto di avere commesso fatti elettorali scandalosi, visto che quasi sempre le indagini vengono svolte da organi dello Stato che meritano sempre rispetto e fiducia, potrebbe non bastare la risultanza dell’indagine per un giudizio definitivo, ma perché non dovrebbe bastare per determinare l’astensione da ogni attività, un primo giudizio se non proprio la prima motivata comunicazione giudiziaria? Ognuno ha diritto alla sentenza definitiva. Ma anche il cittadino ha diritto ad amministratori integerrimi, di specchiata capacità, di morale ineccepibile. Ed invece avviene che gente condannata sta a fare politica e gente onesta resta fuori e fregata da questa. Vuol dire che non si ha rispetto per il bene pubblico e l’interesse generale. È diventato il primo problema quello della giustizia dove il giudice non deve avere alcun ruolo di dipendenza dal potere politico. Il potere legislativo fornisce le leggi, poi l’organo preposto (la Magistratura) lo applica con regole dove davvero la legge sia eguale per tutti. Il parlamento fa le leggi, la Magistratura le applica e realizza la giustizia tramite esse. Non essendo il sottoscritto un giurista può anche ammettere che ci siano altri connotati per la giustizia, Ma in atto nessuno è tranquillo quando avviene una sentenza. Tutti la contestano, tutti la criticano, tutti sono innocenti, tutti sono senza colpa, la stessa verità eclatante viene travolta da dubbi, incertezze, giudizi in libertà. Anche questo è segno dei tempi! In sostanza penso sia giusto ricordare che tanta gente che della politica sa poco o niente, occupa posti di rilievo e i veri intenditori sono lasciati fuori. La “patrie galere”, spesso sono una scuola per occupare posti di comando. Il sospetto non è mai consigliere di prudenza e fatto richiedente garanzia, è quasi sempre il niente. Per questo abbiamo inetti al potere pubblico e competenti fuori. L’etica per la politica non è quasi mai salvaguardata. Di fronte a queste questioni, è chiaro che si sta realizzando uno dei passi più veloci e più certi verso un precipizio dove non solo ci saranno disordini, ma il cittadino perde ogni orientamento e tutto può essere eguale al niente, il giusto e l’ingiusto coincidono nella mente dei tanti. Alla società italiana manca la stella popolare per il proprio cammino. Siamo arrivati a questo. Chi ha ragione per un altro ha torto, e chi ha torto per un altro ha ragione. Questo è il dato di oggi. Vince chi sa di più, chi osa di più, chi ha più coraggio, chi è prepotente, chi sopporta di più, chi è più spregiudicato. Non, come dovrebbe essere, chi ha ragione e opera secondo una legge giusta ed eguale per tutti. In atto è la coscienza civile degli onesti che consente il buon comportamento dell’uomo. Ma è un fatto individuale, minoritario. Di fatto la politica e la società vanno verso altri lidi. Sbagliamo? Ci venga dimostrato il contrario.

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Mezzoeuro Senza ungersi le mani

Recoil

Olio di gomito nel recupero Al via a Castrovillari la sperimentazione del progetto per il riutilizzo della materia esausta da cucina. Verrà utilizzata per la produzione di biocarburante per i mezzi del Comune È stato sottoscritto presso la sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza un Protocollo d’intesa tra l’Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile della Provincia di Cosenza Alessco, il Comune di Castrovillari e le aziende Rts e Varat per l’avvio della sperimentazione del progetto Recoil. Il progetto che, oltre a produrre un indiscusso vantaggio economico ai comuni che lo realizzeranno, riduce significativamente l’inquinamento, è indirizzato in particolar modo alle famiglie che, attraverso il coinvolgimento del loro Comune, potranno sperimentare il nuovo sistema. Ideato da Alessco assieme a diversi partner internazionali e finanziato sul programma europeo Iee, ha come obiettivo quello di aumentare la produzione sostenibile di biodiesel locale attraverso la raccolta e la trasformazione dell’olio da cucina che verrà utilizzato come carburante nei mezzi del Comune di Castrovillari. Una serie di giornate informative per i cittadini e per gli studenti saranno promosse al fine di rendere tutti gli abitanti attori principali del processo. In parallelo verranno avviate anche altre sperimentazioni nei paesi partner (Portogallo, Grecia, Spagna, Belgio e Danimarca) e sarà l’occasione per un confronto con altre realtà al fine di importare ed esportare esperienze. All’incontro di questa mattina hanno preso parte l’assessore provinciale all’Energia Biagio Diana, l’energy manager Giovanni Romano, il presidente di Alessco Luigi Rinaldi, il sindaco di Castrovillari Domenico Lo Polito, l’assessore allo Sviluppo ambientale e tecnologico del Comune di Castrovillari Angelo Loiacono ed i rappresentanti delle aziende Varat ed Rts. «La Provincia di Cosenza - ha detto l’assessore Diana nel corso della riunione - prosegue a pieno ritmo la propria attività sul territorio in materia di sviluppo sostenibile e, attraverso la propria agenzia Alessco, continua a farsi promotrice sul tutto il territorio provinciale di progetti innovativi al servizio della collettività e a tutela dell’ambiente. Auspichiamo che il progetto che avvieremo sul Comune di Castrovillari sia il primo di una lunga serie». «A tutti i Comuni che avranno voglia di seguire questa strada - ha concluso Diana - assicureremo senz’altro il supporto e il sostegno della Provincia di Cosenza e di Alessco».

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Mezzoeuro Bisignano accoglie il suo pastore 1

C’era molta animazione sabato 20 luglio a Bisignano per la visita pastorale del vescovo della Diocesi di Cosenza, padre Salvatore Nunnari. L’occasione era data dalla riapertura della chiesa di Santa Maria, nel Rione San Zaccaria, dopo 16 anni di fermo per lavori necessari che hanno richiesto più tempo del previsto. La chiesa di Santa Maria - si legge in una brochure sul Rione San Zaccaria - «è un autentico gioiello dell’arte barocca meridionale, le cui forme attuali risalgono agli anni intorno al 1616, data incisa sul portale d’ingresso tufaceo dell’edificio di culto, è l’unica attualmente ad essere presente nel Rione».

La Chiesa che vuol vivere tra la gente È opportuno ricordare che Bisignano, con le sue 12 chiese e il convento di Sant’Umile, rappresenta un punto di forza e di eccellenza della Chiesa cosentina. Fino agli Anni ‘50 ed oltre, il vescovo era solito trascorrere una volta al mese una settimana a Bisignano dove era attivo anche il seminario. A casa della famiglia Loise, che ospitava il vescovo quando si recava a Bisignano, c’era una stanza a lui riservata che veniva appunto chiamata “la stanza del vescovo”. Col tempo e per vicende complesse Bisignano ha perso, come rappresentanza e attività religiosa, non poco del suo protagonismo anche per la difficoltà a gestire, senza supporti e aiuti esterni,tutte le strutture esistenti.

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La visita di monsignor Nunnari e la ripresa delle funzioni religiose a Santa Maria segnano inequivocabilmente un ritorno all’antico prestigio e protagonismo. Nunnari, nel rispondere all’indirizzo di saluto rivoltogli dal sindaco della città e dai fedeli, ha fatto capire, riferendosi ai 16 anni di inagibilità della chiesa, di non essere compiacente con le farraginosità della burocrazia ed ha annunciato che presto emetterà il decreto vescovile per la riapertura del convento di Sant’Umile alla cui figura è legata tutta la popolazione della Valle del Crati. Visita pastorale, dunque, ma soprattutto un contatto con la gente semplice del Rione San Zaccaria accorsa in massa a rendere omaggio al suo vescovo. Bisogna ricordare che Bisignano ha una storia sociale fatta di casati espressione della nobiltà terriera, classe socialmente dominante su una popolazione di contadini e artigiani almeno fino agli Anni ‘60. Alla caduta del fascismo, Bisignano fu teatro di duri scontri sociali che sono ancora vivi nella memoria della popolazione. Oggi è una cittadina democratica che ha smaltito le contrapposizioni classiste e che con le sue libere scelte determina l’assetto politico-sociale della comunità. Quel che rimane della vecchia nobiltà terriera convive senza problemi col resto della popolazione. Del resto lo stesso Palio del Principe, che si svolge ogni anno a Bisignano, altro non è che la rievocazione storica della presenza a Bisignano del principe di Sanseverino, figura dominante della storia di Bisignano. A ricevere il vescovo di Cosenza c’erano tutti, sindaco, assessori, autorità e maggiorenti della comunità bisignanese difficilmente distinguibili nella gran folla di fedeli accorsi.

Da Papa Francesco al vescovo Nunnari l’esempio di prossimità verso i fedeli L’occasione è stata data dalla ripresa delle funzioni religiose nella chiesa di Santa Maria nel Rione San Zaccaria

A ricevere il vescovo al suo ingresso nel Rione San Zaccaria è stata la famiglia Boscarelli il cui palazzo costituisce la porta d’ingresso a San Zaccaria. Qui il vescovo si è soffermato nella cappella privata di palazzo Boscarelli aperta al pubblico per l’occasione e da qui è partita la processione solenne diretta alla chiesa di Santa Maria dove il vescovo ha tenuto messa, dopo avere incensato l’altare. Per il vescovo è stato un bagno di folla, di gente semplice ma di profonda religiosità e, nel ringraziare dell’accoglienza, Nunnari non ha nascosto la sua commozione. Per il suo magistero Bisignano, insieme a tante altre iniziative nella provincia cosentina rappresenta, sotto la guida di Nunnari, un netto recupero di prestigio e di protagonismo della Chiesa cosentina dopo le tristissime vicende dell’istituto Papa Giovanni di Serra Aiello e dell’Oasi francescana di Cosenza.


Sabato 27 Luglio 2013

Mezzoeuro Bisignano accoglie il suo pastore

1 - L’ingresso solenne del vescovo Salvatore Nunnari a S. Maria con la mitria e il pastorale 2 - L’apertura delle porte della chiesa dopo 16 anni di inagibilità 3 - Il vescovo incensa l’altare all'inizio delle celebrazioni e risponde ai saluti di bevenuto (4) 5 - La chiesa affollata durante la celebrazione della messa 6/7 - Festa in piazza con il buffet offerto dal Rione San Zaccaria 8 - Il gonfalone del Rione San Zaccaria

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8 Il saluto dei fedeli

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Eccellenza reverendissima e nostro amato vescovo padre Salvatore 6

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Monsignor Nunnari si è insediato come vescovo di Cosenza in un momento delicatissimo che ha affrontato con la maturità e l’esperienza del prete di strada forgiatosi nei quartieri del maggior disagio sociale di Reggio Calabria e che, ai tempi della rivolta di Reggio, seppe svolgere con grande equilibrio il suo ruolo di parroco e sacerdote. Arrivò a Cosenza un giorno di pioggia torrenziale e, appena giunto a Cosenza, fece fermare la macchina, scese e si chinò, sotto la pioggia, a baciare il suolo casentino. Un gesto che gli fece guadagnare subito la considerazione e l’affetto dei cosentini. Fino a Rogliano lo aveva accompagnato una lunga carovana di amici e fedeli di Reggio che visibilmente commossi lo avevano salutato confermandogli affetto e riconoscenza. Oggi monsignor Nunnari è nel cuore dei fedeli della sua diocesi che riconoscono in lui la gui-

da e il riferimento delle loro coscienze. Le sue lettere pastorali, ricche di sensibilità sociale, indicano senza equivoci i valori cui si deve ispirare l’azione e la vita di chi intraprende un percorso di fede. Monsignor Nunnari non ha dovuto attendere l’esempio di Papa Francesco per sentirsi impegnato a essere più vicino agli emarginati, ai bisognosi, ai meno fortunati, ai tanti cui la vita in questo mondo non risparmia sofferrenze, lutti e ingiustizie. Sarà pur vero che ci sono tanti modi di servire il Signore e la Chiesa che lo rappresenta ma quello scelto da Papa Francesco e monsignor Nunnari si distingue da tutti gli altri perché ha una direzione precisa e inequivocabile. alp

La comunità dei fedeli del Rione San Zaccaria e di questa chiesa è particolarmente lieta di porgerVi il saluto di benvenuto nella nostra comunità. Riapre i suoi battenti la chiesa che conserva la memoria della nostra gente ed è grazie all’impegno dei suoi fedeli, alla loro generosità, se oggi possiamo averla più bella e accogliente di prima. Il ringraziamento va anche a quelle persone che non sono più fra noi, che vivono nel nostro ricordo e che molto si sono prodigate per la riapertura di Santa Maria come D. Carolina Scarfoglio e sua figlia Nicolina Loise. La chiesa è luogo di raccoglimento e di preghiera dove interroghiamo le nostre coscienze e chiediamo remissione dei nostri peccati ma anche dove chiediamo al Signore di illuminare il nostro cammino. In questa giornata di esultanza collettiva per la riapertura della chiesa di Santa Maria e la Vostra presenza fra noi, il pensiero della comunità va alla memoria delle generazioni che hanno vissuto questi luoghi e che sono state popolo civile e popolo di Dio. Gente semplice e gente umile che in questa chiesa ha trovato, nella preghiera, conforto alle sofferenze della vita, al duro e ingrato lavoro, ai torti e alle ingiustizie di questo mondo terreno. Oggi, ognuno con i propri ricordi, rende loro omaggio impegnandosi a conservare la loro memoria e a consegnarla alle generazioni che verranno. Un ringraziamento particolare va a don Maurizio, a don Luigi e a quanti, dedicandovi tempo e lavoro, si sono impegnati con grande passione per il restauro, la riapertura e la ripresa delle funzioni religiose. A Voi, padre Salvatore, nostro vescovo e pastore, dal più profondo del cuore va il nostro ringraziamento per aver dato, con la Vostra presenza, solennità e rilevanza alla cerimonia. L’occasione ci dà modo di confermare, con amore filiale, obbedienza e devozione al Vostro magistero. Grazie ancora per essere stato tra noi.

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Sabato 27 Luglio 2013

L’angolo delle essenze aromatiche

di Giovanni Perri *

La menta è una pianta erbacea da orto e da vaso molto utile per il nostro organismo, le cui foglie di color verde chiaro vengono utilizzate per aromatizzare diverse pietanze e liquori e per preparare medicinali, grazie alle intrinseche proprietà curative. Il suo impiego è diffuso in tutto il mondo, tant’è che nell’antichità veniva usato dai Greci, dai Romani, e ancor prima dagli Egizi, Arabi e Cinesi che ne sfruttavano le proprietà calmanti e la capacità di attenuare e risolvere i disturbi dell’apparato digestivo e intestinale. Per scopi culinari viene per lo più utilizzata da noti ed affermati chef come pianta aromatizzante, tant’è che trova largo impiego in aggiunta a molte pietanze, tanto da ritrovarla in diverse ricette, come nelle zuppe, nelle salse, mescolata con altre verdure, in diverse frittate ed in piatti a base di pesce, melanzane, come pure nei dolci, nei gelati e nelle tisane. La menta, diffusa in tutto il mondo, viene altresì utilizzata per produrre e commercializzare l’ottimo infuso di menta, per la produzione delle caramelle, è impiegata nell’industria estrattiva e nell’industria cosmetica per la preparazione di creme e prodotti tonici vari per la cura della pelle. La pianta viene coltivata in vaso, in pieno campo, sul terrazzo di casa; le foglie si presentano di color verde chiaro e sono caratterizzate da aromi intensi e odorosi, al pari di altre piante spiccatamente aromatiche quali il basilico, il rosmarino, l’origano e la salvia. Lo sviluppo complessivo della pianta è caratterizzato da modeste dimensioni; l’apparato epigeo viene utilizzato oltre che in cucina, ma anche nelle industrie agro-alimentari. Le tecniche colturali non richiedono particolari

Tempo di menta Pianta rinfrescante e benefica che trova in Calabria condizioni ottimali per produzione, raccolta, conservazione e commercializzazione delle foglie fortemente profumate, fresche o essiccate, in vasi di vetro, per essere successivamente utilizzate approfondimenti, né tanto meno affinate specializzazioni, essendo la pianta non esigente per quanto attiene la fertilità dei terreni, presenza di acqua e temperature. La pianta ama temperature tipicamente primaverili-estive, cosicché il ciclo produttivo, in pieno campo o in vasi, si svolge nell’arco temporale maggio-ottobre, mentre in coltura protetta (serre - serre tunnels), può avvenire anche nei periodi meno favorevoli dal punto di vista climatico e meteorologico.

Dati gli esiti positivi ed i successi della sua coltivazione e considerate le buone possibilità di mercato, pur se a livello di nicchia, la pianta aromatica trova in Calabria condizioni ottimali per la produzione, raccolta, conservazione e commercializzazione delle foglie fortemente aromatizzate e profumate, fresche o essiccate, in vasi di vetro, per essere successivamente utilizzate e commercializzate. In tal modo, gli agricoltori che vivono in campagna e nelle aree prossime agli agglomerati urbani e periurbani, possono valorizzare l’eccellente produzione, favorirne l’utilizzo, salvaguardando al contempo il territorio stesso. L’auspicio è che si possano vedere sempre più terrazzi coltivati, meno balconi vuoti e soprattutto, dal punto di vista ambientale, spazi urbani e periferie non assolate e deserte, soprattutto in quelle aree prossime o limitrofe a strutture produttive e abitative, ove vengono praticate attività agricole residuali, o di tipo part-time, per la produzione di ortaggi per esigenze familiari o dei piccoli mercatini locali. Ciò consente altresì di valorizzare piccoli appezzamenti, solitamente ubicati in prossimità del reticolo stradale, dei corsi d’acqua, nelle aree e spazi residuali, la cui utilizzazione agricola viene prevalentemente esercitata per la produzione di piante aromatiche ed ortaggi nell’arco delle quattro stagioni e, fatto estremamente importante dal punto di vista salustico, senza sostanze chimiche. * dottore agronomo

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Sabato 27 Luglio 2013

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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

0981.992322

VIA DEL POPOLO, 1

NUOVAAPERTURA

Ufficio Area urbana Rende - Cosenza Via Marconi (s.s.19 bis), 72 - Cosenza

Il nuovo numero di telefono della sede zonale EPAS di FRANCAVILLA MARITTIMA è:

0981.992322

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Mezzoeuro Bellezze a confronto

Calda l’estate con Miss Kliché Italia Inizia da San Fili, nei pressi di Cosenza, la prima delle serate di Miss Klichè Italia organizzate dalla Big Agency management. Tina e Antonio Lucibello, i presentatori, non hanno dubbi: chi assisterà alla serata sarà travolto da un turbinio di emozioni! «Non solo bellezza, ma tanta voglia di proporre uno spettacolo innovativo in cui il fascino sarà coprotagonista del talento e della voglia di divertire ed entusiasmare», riferisce Tina, stando attenta a non svelare troppi contenuti, «per Miss Kliché Italia sorprendere è fondamentale: ogni spettacolo sarà unico e solo chi ci sarà potrà vivere questa esperienza! Sul palco si alterneranno esibizioni di danza, interpretazioni canore, momenti di divertimento e piccole gag». L’evento che toccherà le maggiori piazze della Calabria e dell’Italia è al suo debutto, quindi: tutto pronto per la serata del 27 luglio a San Fili. L’adrenalina degli artisti che si esibiranno non fa che salire così come la positiva ansia delle ragazze che prenderanno parte a questa prima selezione. Le vincitrici di questa prima serata riceveranno una corona e una fascia e proseguiranno nel percorso che porterà alla proclamazione di Miss Klichè Italia 2013. Top secret i nomi dei giurati, questo per assicurare il massimo rispetto e la trasparenza delle votazioni che si svolgeranno con un sistema limpido e semplice, ispirato a quello utilizzato nei maggiori concorsi di bellezza. Dopo San Fili sarà la volta, il 4 agosto, di Marano Marchesato (Cs), presso Bar del Carmine, il 6 di San Lucido (Cs), presso il lido Miami Beach, 12 agosto, di Cerva (Cz), presso il teatro comunale all’aperto, il 25 agosto di Paola (Cs), presso il Lido Beach story. Tutti i dettagli per partecipare su www.misskliche.it Approfondimenti su www.kliche.it

A San Fili la prima delle serate il 27 luglio L’evento toccherà le maggiori piazze della Calabria

Sabato 27 Luglio 2013

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