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numero 28 - Anno 12 Sabato 13 Luglio 2013
settimanale d’informazione regionale
Immagini dal lido-bar Itaca di Scalea sequestrato dalla Dda
Voce Voci da non perdere ai giovani Il talento che sogna la Scala www. mezzoeuro.it
Se i consorzi di bonifica servono ancora
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Sabato 13 Luglio 2013
Mezzoeuro
Il legno storto
Grillo va al Colle
Un richiamo allarmato per il Paese Sembra proprio che Beppe Grillo si sia comportato bene alla presenza del Capo dello Stato e che abbia efficacemente presentato l’immagine di un proprio ruolo democratico che non fomenta odi e rabbia ma li incanala nel modo giusto e pacifico. Che si chieda da parte di figure iistituzionali e rappresentanti politici di essere ricevuti dal Capo dello Stato, che nel colloquio si vogliano affacciare questioni importanti inerenti la vita del Paese, non è un fatto anomalo. E d’altra parte, ove in anticipo Mezzoeuro si sappia per quali ragioni e contenuti viene avanzata Fondato da Franco Martelli la richiesta di un incontro, il Presidente non mancherebbe Ediratio editore certo di vagliarne la opportuna valenza e serietà. Sta avvenendo Direttore responsabile Domenico Martelli che non in un solo caso Napolitano ha dovuto accogliere al Colle Registrazione personalità di rilievo ascoltando quanto gli veniva prospettato Tribunale di Cosenza n°639 e vagliando la opportunità di un suo diretto intervento su tale del 30/09/1999 o talaltro problema. Se consideriamo ora il quadro politico Redazione e amministrazione generale creatosi dopo l’elezione e la formazione di un governo via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza di impossibili alleanze, il peso che vi ha avuto il Presidente, se Responsabile settore economia teniamo presente che il Governo Letta subisce continui ricatti, Oreste Parise avvertimenti, provocazioni, attacchi velenosi da parte proprio Progetto e realizzazione grafica di uno dei suoi partner, se non ci sfugge che il governo stesso Maurizio Noto è parte di un disegno non tanto imperscrurabile di Berlusconi telefono 0984.408063 fax 0984.408063 (è legato al filo della sua vicenda giudiziaria) e che può restare e-mail: ediratio@tiscali.it in vita fino a quando non vi sarà una riforma elettorale che Stampa nessuno sembra volere, allora si capirà quale può essere stata Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) la materia del colloquio ad esempio con Berlusconi ricevuto Diffusione subito dopo la pesante sentenza di primo grado ricevura Media Service di Francesco Arcidiaco dal Tribunale di Milano. telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Del tutto inconcepibile sarebhbe stata invece una visita Internet relations N2B Rende del capogruppo Pdl Renato Brunetta magari per andargli Iscritto a: ad esprimere la sua condanna dei comportamenti del Presidente Unione Stampa Periodica Italiana della Camera Boldrini, di quello del Senato Grasso, del ministro della Economia Saccomanni, di conduttori televisivi come Fazio, rei di antiberlusconismo, propiziatori delle strategie della sinistra: Napolitano non si presterebbe certo a dare corda n. 12427 agli agli ululati dei cani da guardia
di Franco Crispini
Quanto a Grillo cui è stato accordato il colloquio, svoltosi giorni fa, non si può pensare che sia servito a garantirgli con i voti del M5S la durata del governo Letta e nemmeno l’appoggio ad un nuovo governo; in cambio di cosa, poi? In presenza del Capo dello Stato il leader ha misurato i toni, ha dovuto mettere un freno alla sue trovate di comico, alle sue scurrilità; ha provato a far valere dei ragionamenti per quegli argomenti sui quali ha voluto richiamare l’attenzione di Napolitano. Si sa già che non è andato a chiedere nulla per sé se non per tutto quello che può riguardare le ragioni e gli obiettivi del M5S, che certo è “cosa sua ma che ha un peso considerevole nelle decisioni del Parlamento. A differenza di chi ha voluto assicurare al Presidente un appoggio leale al governo in cambio di “qualcosa” che non si sa bene come potesse essergli garantito, Grillo non ha avuto nemmeno bisogno di mostrare di non aver subito lesioni in processi giudiziari, diversamente da chi era fresco di una dura condanna di interdizione dai pubblici uffici e che era in attesa di ancora altre pene giudiziarie capaci di metterlo fuori dalla politica attiva, e ricevendolo, il Presidente ha rischiato di accreditare un condannato. Tutt’altra cosa per Grillo, alla massima carica dello Stato, altre volte dissacrata, Grillo evidentemente riconosce il merito di saper guardare all’interesse del Paese, diversamente riterrebbe inutile appellarsi a lui per quelle che ritiene delle urgenze, e cioè far cessare le mistificazioni di un governo che non esce dai nodi che strozzano l’economia del Paese, vive su di una intesa equivoca, di una stabilità forzata, non sa fare la necessaria riforma elettorale, è sotto schiaffo di tutti colonnelli del Cavaliere, tiene in una morsa il Pd che ogni giorno dichiara la sua volontà di essere fedele all’accordo con Letta, in una imbarazzante sudditanza. Persino. Sarà pure un pò provocatoria l’intenzione di Grillo di parlare al Presidente, ma, e questo è importante, non ha da invocare alcuna tutela per sé o chiedere atti anticostituzionali: le richieste di Grillo si indirizzeranno tutte, con ogni probabilità, a segnalare l’insostenibilità di un contesto politico che non ha vie di uscite; non una seria operatività del governo, irrilevanre attività del Parlamento (che tra l’altro arriva a votare, favorevole purtroppo il Pd, una sospensione dei suoi lavori associandosi ai risentimenti del berlusconiano Pdl), rinvio di una riforma elettorale col rischio di andare al voto col rovinoso Porcellum. La soluzione prospettata da Grillo a modo suo, sarà una sola, che il Presidente sciolga le Camere e mandi al voto elelettorale al più presto. In ogni caso, in quello che Grillo ha messo nelle sue dichiarazioni al Presidente, non vi è stato nulla che lasciasse pensare a qualche particolare “petizione”, come può essere avvenuto con altri bisognosi di un accredito e di “suggerimenti” del Capo dello Stato ad altri “poteri”: Grillo ha già protestato per la facilità con cui ha dato ascolto a chi portava e porterà il peso di pesanti condanne (ma certo non si trattava di un criminale) e quindi lo scopo di un contatto con Napolitano non era per nulla lineare. Piuttosto, vi sarà del paradossale nella condizione di Grillo, vi saranno toni acuti, ed anche lo specifico delle richieste difficilmente risulterà convincente per il Presidente. Non è male però che un qualche avvicinamento con un personaggio eccentrico della politica si abbia, al di là di ruoli particolari che in un futuro prossimo potrebbero essere assunti ma che al momento sono distanti dal pensiero del Presidente. In ogni caso, né per Grillo né per il Presidente il colloquio si è risolto in una trappola, in un trabocchetto che ne condizionerà i comportamenti: Grillo continuerà a sentirsi libero di portare avanti le sue “aggressioni”, Napolitano, come non rilascia “salvacondotti” così non avrà timore di cedere alle rabbie del capo del M5S.
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Mezzoeuro Chi di speranza vive...
Ex stagisti: slitta l'appuntamento con Calvetta che per impegni fa saltare il vertice Tutto rinviato al 18 di questo mese allungando il brodo (caldo) che non piace a nessuno
La presa per i fondelli continua È saltato l’incontro tra gli ex stagisti del Programma stage 2008 e l’avvocato Bruno Calvetta, dirigente del dipartimento 10 della Regione Calabria, previsto a Catanzaro per martedì di questa settimana volto a chiarire le linee guida contenute nel documento per “Iniziative di politica attiva a favore di laureati calabresi già impegnati nel Programma Stages di cui all’art.10 della legge regionale 22 novembre 2010, n. 32” divulgate la scorsa settimana in conferenza stampa. Pare che impegni istituzionali del dirigente gli abbiano fatto mancare l’appuntamento che slitta a giorno 18 allungando così l’incertezza dei giovani lavoratori precari che non vedono ancora chiaro nel proprio futuro. La preoccupazione anima i cuori di questi lavoratori, ormai non più così giovani, i quali ormai da ben cinque anni sono inseriti in pubblica amministrazione con finanziamenti regionali e dell’Unione europea. Ed invero, sebbene la Regione sembri tracciare un ventaglio di possibilità per l’occupazione degli ex stagisti, in realtà, il futuro bando sembra ricalcare quello della “dote” dell’anno precedente. Una sola la novità: un voucher individuale della durata di sei mesi per la realizzazione di azioni di work experence presso Enti pubblici e privati. In buona sostanza un altro stage-tirocinio-borsa lavoro con tanto di certificazione delle competenze acquisite. Un percorso involutivo, dunque, un vero e proprio ritorno al passato che riporta i lavoratori nell’ambito della formazione. Non bastavano i 24 mesi di tirocinio svolti tra il 2008 ed il 2010? Appare quantomeno lecito chiedersi se legittimamente gli ex stagisti possano ancora beneficiare di fondi dell’Unione europea destinati alla formazione posto che gli stessi sono ormai stati tutti contrattualizzati con co.co.co. e contratti a tempo determinato. Effettivamente, da una prima lettura delle linee guida, emergono diverse oscurità delle quali si sarebbe dovuto e voluto parlare nel mancato incontro. Appare dunque necessario che si apra un confronto tra Regione e lavoratori per concertare una valida risoluzione della vertenza. Pertanto gli ex stagisti non mollano e sono pronti a replicare alla Regione Calabria con una conferenza stampa dedicata al tema “La Calabria e il lavoro”.
Misteri contabili di casa nostra
Liquidi e cemento
La guerra dei poveri
Ma di chi è quell’immobile?
Succede anche questo nella Calabria disgraziata di questi tempi. Va bene che il bilancio langue da tutte le parti, sia quello del consiglio che quello della giunta regionale. Ma immaginare che la soluzione delle tensioni sociali sia quella di togliere ad un disgraziato per salvarne un altro pare eccessivo. Con il numero di protocollo 30093 del 27 giugno il consiglio regionale mette agli atti un emendamento alla proposta di legge n° 469/9 di iniziativa della giunta recante "assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario". Di cosa parla questo emendamento è presto detto. Si tratta di un gioco contabile di prestigio, uno scambio di numeri. Si toglie 1,5 milioni di euro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella regione (Fondo per le politiche sociali). E si mette guarda caso 1,5 milioni di euro per le misure di politiche attive dell'impiego in Calabria. Dunque avete capito bene. Si toglie ai servizi sociali per incentivare l'occupazione naturalmente con cifre risibili. È come se un disabile dovesse contribuire a trovare un posto di lavoro ad un disoccupato. Complimenti, proprio una bella manovra di bilancio.
Non poteva passare inosservato l'immobile fortunato dl momento che la stampa quotidiana ha messo in vetrina in queste ore. Si tratta di un palazzetto a Catanzaro, in via Orsi. In pochi, se non nessuno del tutto, sa che quella è la sede diciamo così informale dei gruppi consiliari della Regione. È proprio così, una sede di allenamento, di serie B. Un punto di incontro, di riunioni infrasettimanali quando ovviamente non impegnati in aula a Reggio o in commissioni. Molti, se non tutti i consiglieri, sono all'oscuro dell'esistenza di questa sede che però costa alle casse della Regione circa 9mila euro al mese, quasi 110mila euro all'anno. Per rimanere, ovviamente, deserta per gran parte dei giorni dell'anno. Ma di chi sarà mai quell'immobile così dimenticato ma così fortunato di questi tempi? Pare che il proprietario sia Annunziato Scordo, ex dirigente proprio della Regione Calabria e in passato anche coinvolto nella famigerata inchiesta Why not. Sarà una coincidenza questa, non c'è dubbio, ma il pensierino malizioso arriva lo stesso. Gira e rigira la lobby che comanda e che incassa quella è, da sempre. Cambiano le forme e i colori, ma la sostanza no.
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Sabato 13 Luglio 2013
Giochi di fuoco in riva al mare
Gavettoni ghiacciati Senza potere. Senza linea. Senza via d’uscita. Impotenti e ammupiati come lo si può essere ammirando o temendo un eclissi, un’eruzione, un tornado. I “nostri” del circo conterraneo della politica non possono nulla in attesa del big bang della Cassazione. Non può nessuno nulla da Treviso a Ragusa passando per la capitale e la sensazione di smarrimento urticante diventa insopportabile poi in una realtà come quella calabrese mutilata di eventi virili già da un pezzo. Chi ha un po’ di potere se lo tiene ben stretto e comanda ma non basta, non può bastare. Non basta a chi è deputato, magari per poco e nella legislatura sbagliata. Chi l’ha detto che domani si sarà magari rivelata una sciagura aver preso parte a questo Parlamento? Non basta neanche a Scopelliti che non ha nemmeno un capello bianco in testa per poter immaginare di appendere le scarpette al chiodo. Ma rischiano, rischiano tutti a destra e a manca perché non c’è una linea da seguire o combattere, non c’è una guida, un progetto. C’è il big bang, e il resto gli gira attorno. Ora è evidente che un po’ di chiarezza anche tecnica va fatta su questo punto. Circola la tesi d’ultim’ora che vuole possibile se non probabile uno slittamento della sentenza Mediaset. In pratica se richiesto dal ricorrente il rinvio dell’udienza in Cassazione si può ottenere abbastanza agevolmente sospendendo i termini della prescrizione. Cioè a dire che si potrebbe arrivare a fine agosto o a metà settembre cambiando collegio giudicante ma non la sostanza in presenza di prescrizione scongiurata. Che è una e una soltanto e tutti conoscono: la Suprema Corte difficilmente smonterà la sentenza d’Appello e se avesse voluto in qualche modo aiutare il Cavaliere avrebbe fatto in modo che l’udienza del 30 luglio venisse fissata invece a ottobre o novembre, in piena ambiguità da prescrizione. Tecnicismi, anche poco chiari, che però portano solo da una parte. Si andrà a sbattere in Cassazione ed è allora che scoppierà il finimondo non tanto e non solo in un Pdl tutto sommato allenato se non addirittura eccitato dall’idea della liquefazione quanto nel Pd. Già, proprio nel Pd. E’qui dentro che cova la partita di domani. Basta un niente, una data, un dettaglio e cambia tutto. A cominciare proprio dal voto anti-
Politica sottosopra in attesa del big bang della Cassazione Gli attori conterranei, che si agitano lo stesso, possono poco o nulla al cospetto dello scenario nazionale che è drammaticamente in evoluzione cipato. Immaginiamo un precipitare prima di ferragosto della situazione con le Camere ardenti giorno e notte, lo spread con la febbre e Napolitano costretto a sciogliere le aule. C’è una “finestra”, dicono gli analisti, tra il 15 e il 30 ottobre per andare addirittura al voto anticipato prima che sia troppo tardi e per svariate ragioni. In questo caso al Pd non rimarrebbe altro che stoppare bruscamente ogni suo progetto di (virtuale) ristrutturazione. Tradotto vuol dire niente congressi, niente primarie, niente assemblaggio tra le grandi correnti. Enrico Letta, costretto a sospendere il suo esecutivo di emergenza di 18 mesi, si ricandida, lo ricandida la “ditta”. Non ci sarebbe tempo per altri esperimenti, chiederebbe di ripulire gli estremi e gli estremismi e di riprovarci con più serenità. E Renzi? Già, Renzi. Senza congresso, senza primarie, in piena emergenza rimarrebbe fuori dai giochi. Difficile immaginare che possa stare a guardare ma è altrettanto difficile pensare che possa organizzare qualcosa di credibile in poche settimane senza l’avallo del partito. Per farne un altro non avrebbe tempo e non gli rimarrebbe altro che rilasciare ancora campo a Letta-BersaniFranceschini e pure D’Alema in attesa di (difficili) tempi migliori. E chi dalle nostre parti si sta af-
Franco Laratta Sopra, da destra: Renzi, Letta e Berlusconi
fannando a correre sul carro del sindaco di Firenze giocando con un piede di qua e uno di là? Qualcuno si salverà, il più scaltro. Qualcun altro ormai sarà troppo “renziano” per risalire sul treno della ditta unica e unificata. L’elenco conterraneo non è avaro di nomi tra quelli che stanno provando a giocare su più tavoli in queste ore. La vivacità maggiore e più epidermica la stiamo apprezzando tra i cattolici (con Laratta in testa) ma guai a fidarsi dei silenzi degli ex comunisti. Anche tra loro è iniziata da un pezzo la corsa sotterranea ad accreditarsi su più tavoli possibili ma è un rischio, calcolato ma è un rischio. Come lo è, d’altra parte, rimanere del tutto fermi in attesa solo della cabala. Come ti muovi ti fulmino, dicevano gli antichi. Ma anche chi confida nell’immobilismo può rimanere fottuto. Basta un niente, il niente (che poi è tutto) della Cassazione per esempio. E se non si torna al voto anticipato c’è sempre poi quello in aula che deve ratificare la probabile decadenza del senatore Berlusconi. Che farà il Pd, tutto il Pd? Si spezzeranno le ali? Renzi ha sempre sostenuto per esempio di non augurarsi mai un Cavaliere fuori dai giochi perché in galera e come si comporterà? In queste ore più d’uno si va convincendo che sono in corso manovre (trasversali) per costruire o ricostruire qualcosa di vagamente moderato e centrista a tutti i livelli. Con pezzi palestinesi dell’Udc ormai ridotto a cifre decimali e le energie ancora spendibili di Scelta civica. In mezzo, come asse portante, un pezzo del Pd che non ama girare con il cappio in mano e quella parte di Pdl che dopo la sfuriata iniziale a difesa del Cavaliere comincerà a dire che bisogna pensare al Paese. Basta un niente, e il progetto potrebbe partire. Inutile fare nomi, anche locali. Non è difficile immaginarli. Basta un niente e tutto cambia. Ma bisogna aspettare, non si può fare altro. Gli eventi li gestisce un altro palcoscenico, inafferrabile. Ai “nostri” non rimane che provare a giocare in spiaggia per ingannare il tempo. Con un occhio particolare ai gavettoni però. Che si prevedono ghiacciati... d.m.
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Mezzoeuro Pinocchio rimasto in coda
Ecco le bugie recentissime dell'Anas sull'A3 Non bastavano i politici a riempire la testa di progetti mirabolanti e dichiarazioni trionfali Ora ci pensano anche i tecnici e provano a specializzarsi in fesserie dette ad alta voce Dal sito dell'azienda l'amara verità sui cantieri interminabili Lettera di Guccione al ministro Lupi Con soli 750.000 euro di stipendio all’anno, non si può certo pretendere la luna da Pietro Ciucci, amministratore unico dell’Anas. Tanto più che sono pure lordi quei quattro spiccioli. Però gli consentono di godere di qualche giorno di vacanze alla Bahamas con pericolo di insolazione.
Il naso lungo di Ciucci Non è dato di sapere se sia questo il caso, ma certo che le dichiarazioni rilasciate alla stampa da parte di questo ineffabile manager, lasciano con la bocca aperta. In una interrogazione al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi e al vice ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Vincenzo De Luca, del consigliere Pd della Calabria Carlo Guccione si legge: «Egregio Signor
Lavori che si dovevano concludere il 2013 e si sono allungati sino al 2014: Dal Km 139,000 al Km 148,000 LAVORI DI AMMODERNAMENTO ED ADEGUAMENTO AL TIPO 1/A DELLE NORME CNR/80 DAL KM 139+000 AL KM 148+000. MACROLOTTO 3 PARTE 1°.PROGETTO DEFINITIVO PER AFFIDAMENTO A CONTRAENTE GENERALE. Tipologia di lavoro Lavori straordinari per nuove costruzioni. Importi (euro) Importo lavori principali: 410.661.177,09 Importo totale: 450.315.229,76 Stato dei lavori Consegna all’impresa: 24/01/2011 Avanzamento lavori: 37,54% Ultimazione prevista: 01/12/2014
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Sabato 13 Luglio 2013
Pinocchio rimasto in coda Ministro, le recenti dichiarazioni dell’amministratore unico dell’Anas Pietro Ciucci sul completamento dei lavori della Sa-Rc e sulla necessità di realizzare il Ponte sullo Stretto, ancora una volta ci hanno sbalordito ed offeso come calabresi prima e come amministratori regionali poi». Non si contano le volte che la famosa autostrada è stata inserita nelle agende governative, le campagne elettorali combattute sotto le trombe trionfanti di una opera avviata a una immediata conclusione, le prime pietre e le peane cantate in suo onore. In quasi mezzo secolo di lavori ininterrotti «Non comprendiamo, infatti, come si possa ancora impunemente affermare e ripetere che i cantieri della Sa-Rc saranno completati e chiusi entro la fine del 2013 quando, alla data in cui Le scriviamo, ancora mancano da appaltare, come pubblicato sullo stesso sito dell’Anas, i lotti di Cosenza Sud-Altilia Grimaldi (2 maxi lotti); SibariFrascineto; Pizzo Calabro-Sant’Onofrio», continua il consigliere regionale. Chiunque abbia l’avventura di utilizzare l’importante arteria, che ancora costituisce l’unico collegamento tra Nord e Sud si rende immediatamente conto che vi sono interi tratti ancora intatti, fermi all’atto della sua inaugurazione nei primordi della prima repubblica. «Per dirla in cifre, dei 294,220 chilometri del tratto calabrese dell’A3 ne risultano ultimati solo 101,200, mentre altri 118,720 chilometri sono stati appaltati. Rimangono ancora da finanziare e da progettare 58,600 chilometri, quasi tutti in provincia di Cosenza, e il fabbisogno finanziario per il completo adeguamento dell’intero asse autostradale ammonta ad oltre 2,8 miliardi di euro. Se pure tali lotti dovessero essere appaltati oggi, occorrerebbero almeno altri cinque anni di lavori per terminarli». A dare una mano al grande manager è la crisi economica, che ha finito per ridurre drasticamente il traffico, specialmente nei periodi estivi. Fa un pò tenerezza rivedere i film degli anni sessanta con le interminabili code ai caselli nei giorni cruciali dell’esodo estivo. Quest’anno l’Anas annuncia che non vi saranno bollini rossi, che significa che il traffico sarà scorrevole. Non è un miracolo tecnico, ma il frutto amaro di una politica che ha finito per seppellire sotto un mare di ritardi negli investimenti, il turismo nel Mezzogiorno. C’è chi ancora ricorda la promessa di volerlo far diventa-
Dal Km 148,000 al Km 153,400 A3 SA-RC. LAVORI DI AMMODERNAMENTO ED ADEGUAMENTO AL TIPO 1/A DELLE NORME CNR/80 . TRONCO 2° - TRATTO 1° - LOTTO 1° DAL KM 148+000 AL KM 153+400 - DG27/99. Tipologia di lavoro Lavori straordinari per nuove costruzioni. Importi (euro) Importo lavori principali: 56.381.521,78 Importo totale: 68.918.329,71 Stato dei lavori Consegna all’impresa: 25/06/2012 Avanzamento lavori: 2,23% Ultimazione prevista: 01/06/2014 N° 12 interventi in progettazione e non ancora finanziati per un Tot. 3,100 miliardi di euro - Macrolotto n° 4 (Parte 1) dal km 259+700 al km 270+700. Cosenza-Rogliano. - Macrolotto n° 4 Parte 2 stralcio 1° dal km 270+700 al km 280+350. Rogliano-Viadotto Stupino. - Macrolotto n° 4 Parte 2 stralcio 2° dal km 280+350 al km 286+000. Viadotto Stupino-Altilia. - Macrolotto n° 3 (Parte 4) è compreso tra il Km 185+000 ed il Km 206+500. Morano-Frascineto.
re il giardino d’Europa. Nel Settecento era la meta obbligata di un turismo d’élite, ora rischia di diventare solo il rifugio degli immigrati. «La seconda questione su cui vorremmo si facesse definitivamente chiarezza», prosegue l’interrogazione del consigliere, «è l’ormai annosa vicenda che riguarda la costruzione del Ponte sullo Stretto senza il quale, ha detto l’amministratore dell’Anas in un recente convegno svoltosi a Cagliari, verrebbe meno il Corridoio 5 Helsinky-La Valletta». Questa è proprio una barzelletta amara, una pillola che ci siamo dovuti sorbire per anni, senza riuscire a capire perché una società privata, nata per non fare nulla, abbia sperperato in tutti questi anni una montagna di denari. Rigorosamente pubblici, s’intende. E sembra che questa idrovora monetaria debba non morire mai. Perché tanto il Ponte non si farà lo stesso, ma quei poveracci che hanno mangiato alle nostre spalle per tutti questi anni, mica si può lasciarli in mezzo al mare. Hanno bisogno del Ponte per sopravvivere. Ma come spesso accade, è sufficiente mantenere in vita l’idea. «Pensavamo che, all’indomani della messa in liquidazione da parte del Governo Monti della Società “Stretto di Messina” e con la conseguente nomina del commissario liquidatore, questo capitolo fosse definitivamente accantonato e messo da parte. Credevamo fosse chiara l’insostenibilità di un’opera ormai superata nei fatti per la mancanza di risorse e per la necessità di concentrare tutti gli sforzi per garantire la continuità del Mezzogiorno con il resto del Paese. E, invece, no. Ancora una volta, caparbiamente, se ne torna a parlare, a prescindere da ciò che pensano e dicono le popolazioni interessate sulla realizzazione di quest’opera». «Come calabresi siamo stanchi di essere illusi e presi in giro e riteniamo di avere capacità, competenze ed intelligenze sufficienti per essere coinvolti e per dire la nostra sulle questioni che riguardano la ripresa e lo sviluppo della nostra regione. Siamo convinti che il Paese non rinasce se non rinascono il Mezzogiorno e la Calabria, se ai nostri giovani non riconsegniamo la fiducia e la speranza che è possibile costruire anche qui un futuro migliore e diverso. Su questo tema siamo pronti a qualsiasi confronto. Questa terra, la nostra terra, non ha più bisogno di incantatori di serpenti, di funamboli bugiardi e, soprattutto, di portatori di interesse che non sono quelli della Calabria e dei calabresi», conclude sconsolato Carlo Guccione.
- Tronco 3° Tratto 1° Lotto 5° dal km 337+800 (svincolo di Pizzo Calabro incluso) al km 348+600 (svincolo di S. Onofrio incluso). Nuovi Svincoli - Nuovo svincolo di Eboli in provincia di Salerno (delocalizzazione dell’esistente ubicato al km 29+900), situato al km 31+600. - Nuovo svincolo di Sala Consilina Sud (località Trinità) in provincia di Salerno, situato al km 95+200 circa. - Nuovo svincolo di Padula-Buonabitacolo, provincia di Salerno, (delocalizzazione dell’esistente ubicato al km 103+900), situato al km 103+207. - Nuovo sistema di svincoli di Cosenza sud, tra il km 262+000 ed il km 266+000 circa e viabilità di accesso alla città. - Nuovo svincolo di Laureana di Borrello, provincia di Reggio Calabria, situato al km 377+750. - Nuovo svincolo di S. Eufemia di Aspromonte, provincia di Reggio Calabria, situato al km 410+000. - Nuovo svincolo di Settimo Rende, provincia di Cosenza, situato al km 250+000. - Svincolo di Scilla-Collegamento urbano con Ieracari al km 423+300.
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Beppe Grillo in giacca e cravatta L’incontro al Quirinale tra il rappresentante di quello che è il maggior partito italiano e il Capo dello Stato rompe un incantesimo. La richiesta di Peppe Grillo, subito accolta da Giorgio Napolitano, fa crollare il muro d’incomunicabilità che aveva fin qui impedito al movimento uscito vittorioso dalle urne solo qualche mese fa di trasformarle la forza elettorale in un torrente in piena in grado di rivoluzionare il sistema politico paralizzato dai veti reciprochi che impediscono di attuare i necessari aggiustamenti per portarlo fuori dalla crisi. Alessandro Mazzitelli e Gianfranco D’Atri sostengono a giusta ragione che l’incontro non può definirsi “istituzionale”, poiché il leader pentastellare ha solo un ruolo politico, e in tale veste incontra il Capo dello Stato. Dopo una fase di riflessione post elettorale, e forse colpito da un successo troppo improvviso, la prima forza politica del Paese sottopone le sue valutazioni ed esprime lo stato d’animo dei suoi militanti in questo momento di caos economico ed istituzionale.
E le stelle
non stanno più a guardare «A dispetto dell’oscenità dei titoli sui giornali e i telegiornali, la nostra dignità ed il nostro valore si riconosceranno a prima vista semplicemente interpretando i sentimenti e le aspettative degli autentici cittadini. Il Movimento è approdato in Parlamento per rovesciare il tavolo. I cittadini italiani non sono stupidi e soprattutto sono stanchi del solito teatrino inscenato da istituzioni che non rappresentano più nessuno, nemmeno quei farabutti che le hanno inquinate e che stanno affamando il popolo» sostiene Gianfranco D’Atri. L’incontro non poteva cadere in un momento più delicato, con la Corte di Cassazione sottoposta ad un pressing psicologico da parte del Pdl per impedirgli di svolgere il suo compito nel pieno rispetto dell’autonomia e indipendenza garantite dalla Costituzione. La decisione di accelerare la sentenza definitiva su uno dei tanti processi del Cavaliere ha provocato una scomposta reazione da parte di chi si preoccupa soltanto dei riflessi politici della decisione della Suprema Corte, incurante della questione principale, che dovrebbe riguardare la colpevolezza o meno dell’imputato. Il paradosso è che non si ha il timore di una condanna ingiusta, ma delle conseguenze che potrebbe provocare la decisione del tribunale, a prescindere dalla verità processuale. Si pretende l’impunibilità del proprio politico che deve essere al riparo dagli attacchi della magistratura, al riparo della linea Maginot del consenso elettorale. Uno stravolgimento di fatto dell’impianto costituzionale che vuole in primis che tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge, salvo casi specificamente previsti dall’ordinamento. L’incontro sembra programmato da un accorto ed occulto regista che in contemporanea gira la scena di Peppe Grillo impettito in giacca e cravatta, mentre i suoi rappresentanti istituzionali se lo tolgono in segno di protesta per l’incredibile decisione di schierare il Parlamento contro la Magistratura, uno scontro istituzionale di inusitata violenza in un momento molto delicato, quando i segnali congiunturali denunciano una difficoltà di un numero crescente di famiglie a sbarcare il lunario.
Insieme con il fido Gianroberto Casaleggio il deus ex machina pentastellare varca il soglio istituzionale confrontandosi con Re Giorgio. Sciogliere subito questo Parlamento che non rappresenta il Paese e ritornare immediatamente alle urne. Questa la richiesta al Capo dello Stato, ma sono molti i nodi da sciogliere e quello delle Camere non appare il problema più urgente. La scalata al Colle dei grillini nostrani Della difficoltà economica del Paese è ben cosciente Beppe Grillo che continua a strillare ai quattro venti che siamo ormai sull’orlo del baratro e i lenitivi fin qui somministrati dal governo servono soltanto a rinviare il giorno del giudizio, ma i quat-
tro cavalieri dell’Apocalisse sono già pronti ad intonare le proprie tube. I segnali che provengono dai mercati e dai cosiddetti poteri forti sono contrastanti. Da un lato si annoverano coloro che continuano a spargere sale sulle ferite, come le società di rating, dall’altro si somministrano sedativi che servono solo a rendere meno insopportabile il senso d’insicurezza e di sfiducia che serpeggia nel Paese. Tra questi vi è la burocrazia europea, che nel confermare la sua linea di rigore, manda segnali rassicuranti come la chiusura della procedura d’infrazione per debito eccessivo. Mancano misure coraggiose in grado di sospingere i consumi e far ripartire la domanda interna con l’effetto moltiplicatore che si produrrebbe con il rilancio degli investimenti. Ma senza vendite non si programmano investimenti, poiché alla fine la produzione deve trovare una collocazione sul mercato, e il solo export non è sufficiente ad assorbire la produzione nazionale. La grillonomics contiene ricette interessanti che sarebbe il caso di sperimentare, considerato il totale fallimento del monetarismo e della politica di rigor mortis imposto dalle burocrazie europee. Il reddito di cittadinanza è in grado di dare da subito una forte scossa ad un sistema economico sull’orlo di una crisi depressiva, che potrebbe sfociare in proteste incontrollate e incontrollabili. Troppi in questi anni hanno evocato scenari apocalittici, in una congiuntura che avrebbe consentito di strutturare una manovra, ma oggi le difficoltà sono reali ed avvertite sulla nuda pelle degli italiani che cominciano a vedere le profonde ferite che si producono. I precedenti più simili a quelli attuali sono la grande crisi del 1929 e la congiuntura post-bellica caratterizzata da una Europa in macerie, materiali e morali. Da entrambi la via di uscita è stato un coraggioso piano d’investimenti, una scommessa sul futuro: il New Deal rooseveltiano e il Piano Marshall. I temi economici devono diventare i
Sabato 13 Luglio 2013
Mezzoeuro Beppe Grillo in giacca e cravatta
Stato di agitazione permanente
Movimento 5 stelle 2.0 Le dichiarazioni del Capogruppo Nicola Morra provocano reazioni contrastanti
Beppe Grillo (a destra) e Casaleggio
punti determinanti e qualificanti dell’agenda economica, poiché la crisi morde e non c’è tempo da perdere. L’attuale esecutivo è bollato come governicchio dai pentastellati, poiché finora non è stato in grado di assumere delle decisioni, accontentandosi di allontanare l’amaro calice a momenti più propizi, sperando di poter intercettare la ripresa. Enrico Letta, il Cunctator, è perfettamente consapevole del rischio che la politica del rinvio porti ad un aggravamento delle condizioni del Paese, ma in questo momento non s’intravedono alternative. Lo scenario è alquanto fosco, ma le forze politiche sono terrorizzate dall’idea di dover affrontare una nuova prova elettorale in questo momento. Il Parlamento è ampiamente rinnovato e vi sono tante figure di secondo piano che temono per la loro sopravvivenza politica, poiché la riconferma del mandato è come giocare un terno secco al lotto su una ruota scelta a caso. Il governo non cade, perché se cade si stanno già predisponendo le truppe cammellate per salvare la legislatura. L’inquilino del Quirinale non avrà il potere di sciogliere le camere se continuerà ad esistere una maggioranza pronta a sostenere l’attuale compagine di governo o quello che si caverà dal cilindro. Il Paese ormai ha le ore contate, secondo le analisi pentastellari. Solo un’azione politica coraggiosa, portata avanti con determinazione e senza i veti reciprochi imposti da interessi contrastanti potranno dare risposte reali alle aspettative di governo di questo paese. Raccogliendo gli umori del popolo della notte, radunati nei MU sotto il manto di stelle, la pentavisita di Beppe ha dato inizio ad una nuova fase di azione del Movimento, le ha consegnato la responsabilità di essere la prima forza politica del Paese, l’unica impegnata e concretamente in grado di risollevarne le sorti. È partita una nuova fase della strategia politica. Finora il movimento ha dovuto subire i contraccolpi di un’aggressione di
La visita di Grillo e Casaleggio (la cui partecipazione è stata fortemente reclamata dagli attivisti) al Presidente Napolitano segna un punto di svolta nella vita del Movimento 5 stelle. E ad interpretare questa svolta si trova in un ruolo chiave il professore cosentino Nicola Morra, al momento - ma speriamo possa essere riconfermato al termine dei tre mesi - capogruppo al Senato. L’ esperienza dei gruppi pentastellati calabresi, con le loro discussioni animate e posizioni anche conflittuali, gli ha sicuramente fornito una chiave di lettura politica degli avvenimenti e delle persone che lo ha portato a rendere pubblica una apertura all’unica altra forza politica ammissibile e determinante, il Pd. Ma se la stampa, in particolare lo stesso intervistatore di La Repubblica, tende ad interpretare le sue parole come l’ipotesi di un possibile sostegno/compartecipazione ad un governo del Pd, è per via di una incapacità della politica tradizionale di leggere il fenomeno 5 stelle. E, dopo il messaggio forte di Beppe Grillo agli italiani - misure urgenti e forti, pari a quelle di un economia di guerra, non possono più aspettare - è miope pensare all’attività parlamentare solo in termini di voto a favore o contro un governo. Le misure di cui ha bisogno l’Italia non sono misure da prendere con il bilancino, questa si e questa no, contrapponendo di volta in volta specifici interessi, né si riducono all’approvazione di emendamenti e proposizione di mozioni e interrogazioni. Fondamentalmente esse sono contenute nel programma elettorale del Movimento, ma chiaramente vanno declinate in un insieme di norme e singole disposizioni. la loro compatibilità economica può essere garantita solo dall’adozione “contemporanea” di provvedimenti: si può introdurre il reddito di cittadinanza e tagliare L’Irap ma solo se si rinegozia il debito e si tagliano i privilegi delle caste. Altrimenti, togliere Imu, Irap e simili è solo promessa. Possono i partiti, Pd in testa, esprimere in modo ordinario un governo che assuma provvedimenti che sconvolgono gli equilibri, e quindi mettono in discussione anche i privilegi dei loro grandi elettori? No. È evidente, quindi, che i gruppi Cinquestelle non potranno mai “sostenere” un governo del Pd. E allora? I deputati del Pd possono sicuramente farsi promotori di un Governo a 5 Stelle, vale a dire elaborare una specifica implementazione delle misure straordinarie e necessarie, dopo aver vinto al proprio interno le resistenze corporative e di casta (quanti incarichi in enti pubblici vanno ridimensionati e mutati!). I deputati del Pd possono benissimo diventare , essi stessi, a cinque stelle - senza cambiare gruppo parlamentare - perché il Movimento non e’ un partito, ma un’aggregazione di uomini e donne di buona volontà e ottime idee, che pero’ disturbano i manovratori. Non e’ necessario iscriversi al blog di Beppe Grillo per votare l’ineleggibilità di Berlusconi, per ridursi lo stipendio, rinunciare ai contributi elettorali e votare contro gli F35: se per fare questo si candida un governo con ministri espressi anche dal Pd, perché non dovrebbero i nostri conterranei Morra, Molinari e Barbanti esprimere il loro consenso. Grillo ha semplicemente sostenuto che e’ arrivata l’ora di un mutamento. Non si può mutare se non si cambiano i paradigmi, anche storici. Se il Pd vuole cogliere l’occasione, Morra ne ha offerto l’opportunità, ed essendo solo un portavoce, è l’offerta del Movimento. E per non continuare a fare chiacchiere gli eletti, di buona volontà, del Pd vadano a sottoscrivere le proposte di legge del Movimento e ne sollecitino la calendarizzazione, fornendo anche il loro contributo di elaborazione. I parlamentari sono al servizio del popolo italiano, ed essere d’accordo con i colleghi di altri gruppi non e’ finalizzato solo agli inciuci. E perché non cominciare con il progetto di legge sulla Lazzati, volto ad eliminare l’appoggio mafioso in campagna elettorale e che e’stata la prima proposta di legge degli eletti calabresi? Al Senato primo firmatario proprio Morra: facciano seguire le proprie firme i senatori del Pd - tranne ovviamente quelli che non possono farlo! - e, dopo, parleranno di Governo, essendo anche loro 5 Stelle, e perché no, più brillanti.
massa da parte dei partiti e delle istituzioni, dei giornali e delle televisioni. Adesso è arrivato il tempo delle lotte e delle proposte coraggiose: chiedendo a Napolitano di sciogliere le camere, il leader cinquestellare ha voluto mandare un messaggio al suo popolo, ha voluto chiedere maggiore impegno e determinazione nell’azione politica. Dalla base si alza l’accorato appello, che assume il connotato di un grido di rabbia e d’insofferenza, perché Ë avvertita l’esigenza di cambiare strategia, di rinnovare l’impegno di combattere la casta politica ed economica senza lasciarsi confondere ed omologare con essa. «Dobbiamo decidere ogni giorno ed ogni momento di liberarci da giacche e cravatte in segno di protesta, proprio così dovremmo ricorrere più spes-
so a forme di dissenso più consone al nostro modo di essere, il sit-in è perfettamente in linea con l’essere grillini, meglio se lo concordiamo prima, così chiamiamo anche la base a parteciparvi», afferma ad esempio Piergiorgio Lo Duca. «Dobbiamo osare», sostiene Alessandro Mazzitelli, «nella rete abbiamo uno strumento formidabile che non aspetta altro che un cenno per mobilitarsi se gli diamo le giuste motivazioni, è sempre pronta a rispondere, per come sa e per come deve, basta solo organizzarsi e organizzare la rete. L’approvazione di un comitato di saggi chiamati a riformare la costituzione è un grave attacco alla nostra carta, poiché di fatto esautora lo stesso Parlamento, che è stato costretto a subire l’autocastrazione».
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Sabato 13 Luglio 2013
Con la paura di essere fatti fuori di Antonio Aprile
Era maggio quando sull’onda della riforma dell’Afor e dell’istituzione dell’Azienda Calabria Verde che in pratica ne eredita ruoli e funzioni, il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti aveva annunciato che presto sarebbe toccato anche ai Consorzi di bonifica: «Undici sono davvero troppi» aveva tuonato il governatore. Oggi, su iniziativa della Coldiretti Calabria e dell’Urbi, l’organismo di coordinamento, tre di quegli undici consorzi si sono riuniti a Palazzo Campanella per quella che è stata introdotta come una giornata di studio ma che, dallo slogan, appare subito come una vera e propria rivendicazione della centralità di un ruolo che i consorzi sentono di avere in tutta la regione. Alla fine quello che è uscito fuori è stato un incontro molto partecipato, all’insegna del «bonifichiamo la Calabria dalle inesattezze, i pregiudizi, le bugie e le rendite». In prima fila i consorzi di bonifica del Basso Ionio reggino, dell’Alto Ionio reggino e del Tirreno reggino con i loro presidenti Giandomenico Caridi, Arturo Costa e Filippo Zerbi, accompagnati da una nutrita rappresentanza di lavoratori e dipendenti che hanno preso posto, riempiendola, nella sala Calipari del palazzo della Regione. Presenti anche numerosi sindaci del territorio reggino e rappresentanti della politica regionale. Non ci stanno, in un momento in cui la politica sembra aver assunto la parola d’ordine “tagliare”, a fare da vittime sacrificali e continuare ad essere assimilati ai soliti carrozzoni senza vedersi riconoscere i progressi compiuti negli ultimi anni. La strada scelta è stata quindi quella di snocciolare dati, foto e filmati per documentare tutte le attività svolte. «Coscienti degli errori e delle inefficienze del passato» ma anche «dell’impegno e dei passi avanti compiuti», nonostante il poco tempo intercorso dalla precedente riforma; «Troppo poco per essere giudicati» spiegano, e ancora troppo poco, in sostanza, per pensare di mettere nuovamente mano al settore con ulteriori riforme. A tal proposito è stato chiaro Filippo Zerbi, presidente del Consorzio Tirreno reggino: «La strada che proponiamo è quella di un’assunzione di responsabilità, non servono riforme. Come si fa a riformare qualcosa che ancora non si è formata? Noi è da solo un anno che stiamo lavorando e non possiamo accettare che qualcuno ci dica che «dobbiamo essere riformati», lo dica tra tre o quattro anni quando avrà potuto vedere il lavoro che stiamo facendo. Non lo dico per me, perché noi siamo agricoltori, siamo qui di passaggio e siamo al servizio del consorzio. Lo dico perché ho l’impressione che non sia un destino felice vedersi di nuovo inglobare in una macrostruttura targata politica con un andamento che è stato in passato molto lento e deficitario. Tornare su certe esperienze negative non credo sia l’ideale. Le azioni e il lavoro di cui parliamo oggi - ha spiegato - sono la migliore risposta a quelli che demagogicamente vogliono solo sfasciare i consorzi. Per noi parlano i fatti concreti e tangibili, quello che vogliamo è un modello di sviluppo a vantaggio di un’agricoltura migliore». Gli ha fatto eco Arturo Costa, presidente del Consorzio dell’Alto Ionio reggino: «Sono in carica da un solo anno, speso nella maggior parte per chiudere i rapporti tra i vecchi consorzi della riforma del 2010 e già oggi si parla di nuova riforma. Noi non ci stiamo. Non siamo d’accordo con lo smantellamento dei territori periferici perché gestire una struttura come la nostra, con trenta comuni, è già difficile, immaginatene una sola con una sede lontana cosa comporterebbe. Siamo contrari perché i consorzi sono dei consorziati e tali devono rimanere. Noi, con un organico ridotto rispetto al precedente, siamo stati in grado di risolvere problemi vecchi, ad esempio abbiamo dovuto chiudere progetti anche di trenta, quaranta
Possiamo ancora essere utili I consorzi di bonifica calabresi temono il peggio e rivendicano la centralità del loro ruolo, dopo che il governatore Scopelliti sull’onda della riforma dell’Afor aveva annunciato che presto sarebbe toccato anche a loro anni fa: su undici ne abbiamo chiusi già sette e non è una cosa da poco. Abbiamo realizzato tante cose senza finanziamenti né dalla Regione né dallo Stato». Evidenziata, quindi, l’importanza di un ruolo che non si esplica solamente nelle attività di tutela ambientale e di difesa idraulica ma anche in attività di progetto, realizzazione e mantenimento delle opere pubbliche di bonifica, di difesa dell’ambiente dall’inquinamento, difesa del suolo, di sviluppo delle energie rinnovabili, di gestione delle dighe, che sono di proprietà della Regione. I Consorzi si propongono quindi come «forza amica della Calabria dell’agricoltura», quella che definiscono come la «Calabria che produce». Un settore complesso che già di tagli ne ha vissuti e che in sostanza non ne vuole altri. Gli undici consorzi sono infatti i «sopravvissuti» dei diciassette derivati con la modifica della legge 28 del 2008 e con la riforma regionale. Su di loro, in base ai dati forniti, in quattro anni si è già registrata una riduzione di oltre il 60% di trasferimenti dei contributi regionali, passando dai 4.300.000 dell’anno 2010 ai 2.320.000 del 2011, a 1.920.000 del 2012 per arrivare a 1.710.000 dell’anno 2013, in cui, mediamente, per ogni consorzio la Regione erogherà 155.454 euro. «Sostanzialmente gli agricoltori calabresi stanno finanziando la Regione» rivendicano con orgoglio.
Nella rappresentazione socio-economica 20102012, comprendente dieci consorzi delle varie province, si contano un totale di 315.252 consorziati per una superficie consortile di oltre un milione di ettari; 46.602 gli ettari di superficie irrigata per un totale di 24.186 imprese agricole che producono grazie all’acqua fornita. La parte del leone la fanno i 30.000 ettari irrigati solo nel consorzio dello Ionio cosentino, che conta ben 9.554 contratti irrigui. Includendo anche i 364 del Consorzio di bonifica Valle di Lao, le attività di forestazione impiegano, al 2012, 2.905 operai (576 nel cosentino, 483 nel crotonese, 298 nel catanzarese, 284 nel vibonese, 920 nel reggino). Secondo Giandomenico Caridi, presidente del Consorzio del Basso Ionio reggino, sono sei i pilastri fondanti per le attività: le risorse umane, operai forestali, acquaioli e impiegati; una gestione amministrativa oculata, efficiente e trasparente; l’impegno condiviso e solido della Coldiretti, «che è la più grande organizzazione agricola in Calabria e nel Paese»; i rapporti con la Regione Calabria e in particolare con il dipartimento dell’agricoltura; i «buoni e consolidati» rapporti con l’amministrazione provinciale; l’azione sinergica di coordinamento dell’Urbi; il rapporto con il territorio, agricoltori e amministratori comunali «perché noi siamo al servizio del territorio», ha tenuto a precisare Caridi. L’incontro, moderato dal direttore della Coldiretti, Francesco Cosentini, è stato concluso dal presidente regionale Pietro Santo Molinaro che ha esortato a lavorare al meglio e a comunicare tutti i risultati raggiunti. Non è mancato l’elenco delle cose da fare subito, messe nero su bianco su un opuscolo targato Coldiretti Calabria e distribuito a tutti i presenti: per la Regione, pagare i debiti derivanti dai piani forestali già accertati (anni 20012010 di circa 30 milioni di euro); approvare le linee guida per la redazione dei piani di classifica da parte della Giunta regionale; effettuare la variazione al bilancio regionale 2013 per cofinanziare la redazione dei Piani di classifica ed il nuovo schema di bilancio; predisporre un programma di interventi sugli esuberi del personale dei consorzi per 151 unità (91 nel 2013 più 60 nel 2014); rendere disponibili con programmazione finanziaria pluriennale risorse adeguate che la Regione deve destinare al suo patrimonio (rete impianti irrigui, opere di bonifica e dighe) in gestione ai consorzi per investimenti; utilizzare i consorzi di bonifica per la prevenzione dei rischi idrogeologici nelle aree di competenza.
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Sabato 13 Luglio 2013
Storia che non può riposare in pace di Pietro De Leo
Fuoriuscito per caso di notte dalla sua introvabile tomba tra il Crati e il Busento, il re goto Alarico è rimasto scioccato quando una stella cadente gli ha mostrato la notizia del giorno del Corriere della Sera secondo cui - è scritto così - l’ultima tappa che lo vide a Cosenza sarebbe stata registrata nel sec.V dallo storico Jordanes, vissuto invece nel secolo seguente. «Se questa è storia allora è preferibile la leggenda», ha subito detto.
Alarico si rivolta nella tomba Quando poi ha notato che la sua barbarie sarebbe stata certificata anche da Paolo Diacono, ha sbottato: «Non hanno proprio memoria! Come potevo io appena morto impedire che i miei soldati uccidessero quanti avevano scavato questa mia tomba?». E subito ha aggiunto: «Se non mi sbaglio ho sentito dire che Paolo Orosio ha ben ricordato che io e il mio esercito abbiamo rispettato nel sacco di Roma la tomba e il tesoro di S. Pietro e quanti lì si erano rifugiati». E ancora: «Non esitò a schierarsi dalla mia parte il vostro Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore il quale ammise bontà sua! - che non mi sono comportato da barbaro e ho avuto clemenza per i miei avversari? Lo ricorderò presto a chiare lettere insediato nel Museo di Cosenza». Si diradano le nubi. Risplende la luna. Non cadono più stelle. Alarico rientra nell’incognita tomba sperando che i “meneghini” lo lascino in pace.
Il re goto rimasto scioccato dalla notizia del giorno del giorno del Corriere della Sera che una “stella” cadente gli ha mostrato, torna a dire la sua e a rinfrescare la memoria...
Pietro De Leo e, più piccolo, Gian Antonio Stella Sopra, illustrazione del Busento
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Mezzoeuro Speciale sanità
La lotta ai tumori ha un’arma in più «Permette di trattare in modo preciso e non invasivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e utilizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti consente di ottenere dei risultati terapeutici migliori». È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà della Body Radiosurgery (radiochirurgia o radioterapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecniche più evolute di radioterapia oncologica. Il Malzoni Radiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attualmente il centro con la più alta casistica di trattamenti e ri-trattamenti radiochirugici e di radioterapia stereotassica.
Fondato nel 2004
all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e convenzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgery vanta la più alta casistica europea per il trattamento radioterapico stereotassico delle patologie oncologiche epatiche e polmonari «ma questa terapia - precisa il dottor Scotti, direttore del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica - può essere applicata anche a lesioni che interessano altri distretti corporei come il mediastino, il pancreas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago, i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto, prostata». La Body Radiosurgery si pone ormai come valida alternativa alla chirurgia tradizionale soprattutto quando questa non possa essere effettuata; trova indicazione per quei pazienti in cui i tumori sono diventati resistenti alla chemioterapia o che hanno già effettuato una radioterapia convenzionale. «Controllando i movimenti dovuti alla respirazione - spiega il dottor Scotti -, individuando in maniera precisa il bersaglio da colpire ed effettuando un controllo costante della terapia, il risparmio dei tessuti sani è massimo, evitando gli effetti collaterali della radioterapia convenzionale. Il trattamento radioterapico stereotassico ha dimostrato una tollerabilità elevatissima ed essendo effettuato in regime di “day hospital”, ossia senza la necessità di un ricovero, permette al paziente di riprendere subito le proprie attività quotidiane». A conferma della validità di questa risorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono in
Il Dott. Valerio Scotti descrive vantaggi e possibilità della Body Radiosurgery una nuova opzione terapeutica per la cura del cancro: «La precisione millimetrica consente nuovi trattamenti» fase di pubblicazione studi che vedono nella Body Radiosurgery risultati pari e sembra addirittura superiori in termini di sopravvivenza globale e controllo locale di malattia. Solitamente, invece, è usata come un’alternativa alla chirurgia tradizionale «costosa, difficile e che richiede un lungo periodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tecnologia, insieme alla grande e pionieristica esperienza degli operatori, consente una precisione di trattamento millimetrica, valutando durante l’irradiazione il movimento interno degli organi e del tumore dovuti alla respirazione». La Malzoni Radiosurgery di Agropoli ha due acceleratori lineari di ultima generazione che permettono si eseguire anche una radioterapia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Ad del Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa anche alle terapie tradizionali. I due acceleratori lineari, così come i bunker, sono due macchinari
gemelli. Tale caratteristica consente di affrontare l’eventuale blocco di una delle due sorgenti, semplicemente trasferendo i piani terapeutici da un acceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poi nel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobiologico (cellkilling) superiore delle singole sedute (radioterapia ipofrazionata) associata al risparmio dei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotassici) ci consente di trattare lesioni anche in distretti delicati come fegato, vie biliari, pancreas e di effettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesioni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica stereotassica che con tecnica convenzionale. Sono stati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tutte le zone corporee (testa-collo, torace, addome, pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fegato, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiega il dottor Scotti, responsabile del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica del Malzoni Radiosurgery Center.
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Sabato 13 Luglio 2013
Speciale sanità Acceleratori lineari In basso, un telaio stereotassico Nel box in alto, Paola Belfiore amministratore delegato del Radiosurgery center
Medicina del dolore
Trattamenti all’avanguardia per sconfiggere il dolore Il Centro di Medicina del dolore dell'Irccs Neuromed continua ad ampliare il numero di innovativi trattamenti terapeutici per i propri pazienti. Questa branca specialistica, finalizzata a studiare le cause del dolore per adottare ed applicare le terapie più adatte per eliminarlo, è in continua evoluzione. In Neuromed oggi è possibile fruire di alcune importanti novità terapeutiche contro il dolore: l'epidurolisi, trattamenti intradiscali tra cui l'ozonolisi e i trattamenti a base di capsaicina. L'epidurolisi è una tecnica particolarmente indicata nelle patologie del canale vertebrale e dunque contro il dolore generato da cicatrici post-operatorie o post-traumatiche e consiste in una sorta di "pulizia" del canale vertebrale, che consente di liberare le aderenze riducendo la "strozzatura" del nervo. È una tecnica percutanea, quindi non invasiva, molto valida in caso di dolore lombare persistente anche dopo trattamenti chirurgici inefficaci e per il trattamento di dolori da precedenti interventi sulla colonna vertebrale lombo sacrale; si pratica sotto anestesia locale o blanda sedazione e prevede, generalmente, solo un paio di giorni di ricovero. Anche l'ozonolisi intradiscale, o ozonoterapia intradiscale, richiede una semplice anestesia locale ed è pressoché indolore. È un trattamento indicato in caso di ernie e protusioni discali con conservata integrità del disco e, nell'80-85% dei pazienti trattati, può rendere non necessario l'intervento chirurgico poiché consente di decomprime il disco riducendone il volume e di risolvere l'infiammazione delle radici nervose. Ultimi, ma non per eccellenza, i trattamenti a base di capsaicina, un composto chimico presente in piante della famiglia Capsicum, tra cui il peperoncino piccante. Da millenni l'uomo è a conoscenza degli effetti positivi del peperoncino sulla salute, ma solo di recente si è riusciti a comprendere il ruolo giocato dalla capsaicina e se ne sono investigati più approfonditamente i diversi effetti, tra cui quello analgesico e antinfiammatorio. Il Centro di Medicina del dolore del Neuromed ha introdotto dei particolari cerotti a base di alte concentrazioni di capsaicina per il trattamento di patologie post-erpetiche e altre neuropatie in day hospital. Anche questa tecnica, da pochissimo introdotta, sta fornendo ottimi risultati clinici e incontrando la grande soddisfazione dei pazienti trattati.
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Sabato 13 Luglio 2013
Il vero cancro di Calabria
Vacanze nostrane Si chiama Plinius e scopre che la pentola dell’alto Tirreno cosentino è piena zeppa di ‘ndrangheta fino al collo. È impressionante per numeri e portata l’inchiesta della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del comando provinciale e del Ros. Praticamente da Cetraro a salire, fino a Salerno, è un tutt’uno con la ‘ndrangheta. Crocevia ineludibile è Scalea dove l’amministrazione comunale presente e passata è, secondo gli inquirenti, completamente a disposizione degli affari delle cosche. In manette il sindaco di Scalea e cinque assessori ed è indagato l’ex primo cittadino. Tutto, ma proprio tutto, nelle mani delle cosche attraverso la politica e il giro dei colletti bianchi. Residence turistici, immobili residenziali e industriali, negozi, centri della grande distribuzione alimentare. Fiumi di denaro drenati e passati per la ripulitura attraverso centinaia e migliaia di conti correnti e depositi postali e bancari. Ingente la massa sequestrata, tra beni mobili e immobili, più di 60 milioni di euro. E agghiacciante il quadro che ne viene fuori a partire dal numero delle regioni coinvolte: Calabria, Puglia, Basilicata e Campania. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, sequestro di persona, armi, estorsione, rapina, corruzione, il tutto aggravato dal metodo mafioso. In carcere, fra gli altri, il sindaco di Scalea, Pasquale Basile, e cinque assessori della sua giunta. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro, nel centro del Tirreno cosentino operava un’associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico denominata “Valente-Stummo” operante nel territorio del comune di Scalea e nei comuni limitrofi. Il clan, subordinato al “Locale” mafioso di Cetraro facente capo al boss Franco Muto, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, aveva ottenuto il controllo e lo sfruttamento delle risorse economiche della zona. L’organizzazione, secondo l’accusa, sarebbe riuscita, attraverso il procacciamento di voti, ad orientare le ultime elezioni amministrative svoltesi nel marzo del 2010 a Scalea, in favore di propri candidati che, una volta eletti, si sarebbero prodigati per l’assegnazione di concessioni e appalti ad imprese rientranti nella sfera di influenza della consorteria. Trentotto gli arresti eseguiti nelle prime ore di oggi nelle province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno da 500 carabinieri del comando provinciale di Cosenza che hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo
Impressionante operazione dei carabinieri e della Dda di Catanzaro. Si chiama "Plinius" e decapita mezzo Tirreno cosentino In manette il sindaco di Scalea e cinque assessori (indagato anche l'ex primo cittadino). E poi uomini delle cosche e colletti bianchi sparsi dappertutto Tra complessi turistici, residenziali, attività commerciali, auto e conti correnti sequestrati beni per più di 60 milioni di euro. Il "cervello" di comando è a Cetraro, preso la consorteria Muto Messe le mani attraverso la politica praticamente su tutte le attività del comprensorio che va da Cetraro a salire, praticamente fino a Salerno. Evitata, secondo gli inquirenti, una sanguinaria guerra di mafia Il ministero ha ovviamente sciolto il Comune di Scalea
mafioso, sequestro di persona, detenzione e porto di armi comuni e da guerra, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, concussione, falso, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso. Altre 21 persone sono state denunciate in stato di libertà per gli stessi reati. Il decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili riguarda i vertici della cosca “ValenteStummo”, alcuni amministratori locali, imprenditori e professionisti. I beni sequestrati sono principalmente concentrati nel versante tirrenico della provincia di Cosenza, ma con significativi investimenti anche nelle regioni Umbria e Basilicata. L’indagine, in particolare, avrebbe consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’organizzazione criminale costituito con conferimenti di “sospetta provenienza” nel settore commerciale, attraverso l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento; in quello immobiliare, con la realizzazione di società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari “pilotate”; in quello agricolo, attraverso la costituzione di cooperative e società agricole, che (non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti) hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco; in quello turistico, attraverso la gestione dei lidi balneari, come “L’Angelica”, “l’Aqua Mar” e “l’Itaca”, realizzati su terreni di proprietà del Demanio dello Stato del comune di Scalea. Complessivamente, è stato disposto il sequestro preventivo di 22 tra società ed aziende; 81 immobili, dislocati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (RM), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno; 33 autoveicoli, tra cui Jaguar, BMW, Mercedes ed auto d’epoca; 78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2 milioni 695.685 euro; due imbarcazioni; numerose polizze assicurative. Anche l’ex sindaco di Scalea (Cs), Mario Russo, capogruppo del Pdl al consiglio provinciale di Cosenza, risulta indagato nell’inchiesta. La Dda di Catanzaro ipotizza che anche la sua amministrazione sia stata vicina a Pietro Valente, il capo dell’omonima cosca. In particolare, Russo è sospettato di aver agito in modo da far avere i lavori per la costruzione del porto turistico di Scalea ad una ditta che sarebbe riconducibile ad un presunto appartenente ad un clan di Castellamare di Stabia (Na). L’importo della gara è di più di 14 milioni di euro.
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Il vero cancro di Calabria C’è poi un noto avvocato, diversi tecnici comunali ed il comandante dei vigili urbani fra le persone coinvolte. Fra gli arrestati, con il sindaco e cinque assessori, l’avvocato Mario Nocito, 63 anni; il comandante dei vigili urbani Giovanni Oliva, 51 anni; un geometra ed un architetto del Comune: Giuseppe Biondi, 44 anni, e Vincenzo Bloise, 41 anni, dipendenti dell’ufficio tecnico comunale di Scalea. Ci sono anche diversi episodi di corruzioni fra gli elementi emersi dalle indagini della Dda di Catanzaro. In particolare, secondo quanto emerge dall’inchiesta, il sindaco Pasquale Basile, l’assessore comunale all’ambiente Francesco Galiano, il presidente ed alcuni membri della commissione giudicatrice, avrebbero accettato la promessa di una somma di danaro pari a 500.000 euro (di cui avrebbero materialmente percepito un acconto) al fine di pilotare l’appalto per l’affidamento dei servizi di igiene ambientale e manutenzione straordinaria ad una associazione temporanea di imprese. Sindaco, assessore, presidente e membri della commissione giudicatrice avrebbero rivelato agli interessati circostanze che potevano essere d’ostacolo all’aggiudicazione della gara. In particolare, avrebbero comunicato i termini di una contestazione da parte di una ditta concorrente circa la partecipazione alla gara dell’Ati interessata, adducendo la mancata iscrizione all’albo dei gestori ambientali della capofila. In questo modo avrebbero consentito all’Ati di produrre le sue controdeduzioni, accogliendole in violazione della normativa che prescriveva il possesso dell’iscrizione all’albo del gestori ambientali da parte della capogruppo e di tutte le altre imprese riunite nell’associazione. A questo proposito gli inquirenti contestano agli indagati l’aggravante di avere agito con la finalità di agevolare il clan Valente Stummo cui doveva confluire parte del prezzo della corruzione. La ‘ndrina di Scalea, secondo gli inquirenti, controlla il ciclo di smaltimento dei rifiuti dal 2007. A testimoniarlo sarebbe la vicenda di un imprenditore della provincia di Salerno, che aveva avuto incarico dal Comune di Scalea, di trasportare i rifiuti solidi urbani sino alla discarica di Crotone in conseguenza della chiusura di quella locale. L’imprenditore sarebbe stato avvicinato in più occasioni dai fratelli Franco e Pietro Valente che, spalleggiati da uomini di Cetraro, lo avrebbero minacciato affinché consegnasse loro 50.000 euro a titolo estorsivo. Valente e gli altri avrebbero detto all’uomo di potergli garantire la concessione dell’intero servizio di smaltimento dei rifiuti dietro la corresponsione di ulteriori somme di danaro. Ma l’uomo non si sarebbe piegato ed inseguito all’ennesima intimidazione, avrebbe deciso di abbandonare Scalea. Gli arrestati dell’operazione “Plinius”, eseguita dai carabinieri, sono: Pasquale Basile, 53 anni, sindaco di Scalea; Antonino Amato, 59 anni, di Scalea, Giuseppe Biondi, 44 anni, di Scalea; Vincenzo Bloise , 41 anni, di Scalea; Roberto Cesareo, 46 anni, di Cetraro; Maurizio Ciancio, 56 anni, di Scalea; Luigi De Luca, 41 anni, di Scalea; Raffaele De Rosa, 46 anni, di Scalea; Andrea Esposito, 38 anni, di Cetraro; Francesco Galiano, 44 anni, di Scalea; Agostino Iacovo, 35 anni, di Cetraro. E ancora: Francesco Saverio La Greca, 38 anni, di Santa Domenica Talao; Riccardo Montaspro, 41 anni, di Scalea; Mario Nocito, 63 anni, di Scalea; Eugenio Occhiuzzi, 33 anni, di Cetraro; Rodolfo Pancaro, 39 anni, di Scalea; Antonio Pignataro, 50 anni, di Cetraro (già detenuto); Cantigno Servidio, 46 anni, di Scalea; Giuseppe Silvestri, 54 anni, di Scalea; Alvaro Sollazzo, 49 anni, di Scalea; Antonio Stummo, 30 anni, di Scalea; Mario Stummo, 58 anni, di Scalea; Franco Valente, 51 anni, di Scalea (già detenuto); Pietro
AMATO Antonio Cl. 1954
BALSEBRE Nicola Cl. 1971
BARBARELLO Pierpaolo Cl. 1961
BASILE Pasquale Cl. 1960
BLOISE Vincenzo Cl. 1972
BOVIENZO Luigi Cl. 1960
CESAREO Roberto Cl. 1967
CIANCIO MAURIZIO Cl. 1957
CRISCITI Santino Pasquale Cl. 1956
DE LUCA Francesco Cl. 1977
DE LUCA Luigi Cl. 1972
DE ROSA Raffaele Cl. 1967
ESPOSITO Andrea Cl. 1975
FORESTIERI Giuseppe Cl. 1973
GALIANO Francesco Cl. 1969
IACOVO Agostino Cl
LAMBERTI Corrado Cl. 1932
MANCO Olgarino Cl. 1959
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MANCO Pino Cl. 1965
MONTASPRO Riccardo Cl. 1972
NOCITO Mario Cl. 1950
OCCHIUZZI Eugenio Cl. 1980
OLIVA Giovanni Cl. 1962
PANCARO Rodolfo Cl. 1974
PIGNATARO Antonio Cl. 1963
POLIGNANO Angelo Cl. 1968
PUGLIESE FRANCESCO PAOLO CL. 1963
SERVIDIO Cantigno CL
SILVESTRI Giuseppe Cl. 1959
STUMMO Antonio Gianmarco Cl. 1983
STUMMO Mario Cl. 1955
VACCARO Antonio Cl. 1954
VALENTE Franco Cl. 1962
VALENTE Pietro Cl. 1968
ZITO Giuseppe Cl. 1953
31.De luca francesco, '77; 32.Lamberti corrado, '32; 33.Manco olgarino, '59; 34.Manco pino, '65; 35.Oliva giovanni, '62; 36.Polignano angelo silvio, '68; 37.Pugliese francesco paolo, '63; 38.Vaccaro antonio, '54; Sottoposto all'obbligo di presentazione alla p.g.: Forestieri giuseppe, '73, vice sindaco e assessore bilancio e tributi
Valente, 45 anni, di Scalea; Marco Zaccaro, 30 anni, di Scalea; Giuseppe Zito, 60 anni, di Scalea. Ai domiciliari sono finiti Nicola Franco Balsebre, 42 anni, di Montescaglioso (Mt); Pierpaolo Barbarello, 52 anni, di Scalea; Luigi Bovienzo, 53 anni, di Scalea; Santino Pasquale Crisciti, 57 anni, di Santa Maria del Cedro; Francesco De Luca, 36 anni, di Scalea; Corrado Lamberti, 81 anni, di Terni; Olgarino Manco, 54 anni, di Scalea; Pino Manco, 48 anni, di Scalea; Giovanni Oliva, 51 anni, di Scalea; Angelo Silvio Polignano, 45 anni, di Putignano (Ba); Francesco Paolo Pugliese, 50 anni, Gioia del Colle (Ba); Antonio Vaccaro, 59 anni, di Scalea. Infine, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di Giuseppe Forestieri, 40 anni, di Scalea. I carabinieri hanno probabilmente impedito uno scontro armato fra opposti clan della ‘ndrangheta a Scalea con l’esecuzione delle 38 ordinanze di custodia cautelare dell’operazione “Plinius”. I clan Valente e Stummo, infatti, secondo quanto emerge dalle indagini, avevano raggiunto una tregua molto precaria intorno agli affari da spartirsi nel territorio della cittadina tirrenica. Ad interrompere il patto tra i boss Pietro Valente e Mario Stummo sarebbe stato il ritorno in libertà di Luigi Muto, figlio dello storico boss di Cetraro, Franco. Pietro Valente fu aggredito e percosso, in modo volutamente plateale, dagli uomini di Stummo, il giorno dopo la scarcerazione di Muto, tanto da essere costretto a trovare rifugio a Sala Consilina (Sa), dove avrebbe avuto l’appoggio di un noto narcotrafficante da sempre vicino a Franco Muto. Valente, lungi dall’accettare il ridimensionamento, sarebbe stato in costante contatto con i suoi sodali i quali, a loro volta, secondo quanto emerge dalle indagini, si recavano a Cetraro, quartier generale del clan Muto, evidentemente per essere autorizzati a compiere ritorsioni ai danni degli uomini di Stummo. Ovviamente Il ministero dell’Interno ha disposto la nomina una commissione d’accesso per il Comune di Scalea. Destinatari di misura cautelare: 1. Amato antonino, cl.'54, responsabile ufficio tecnico; 2. Basile pasquale, '60, sindaco; 3. Biondi giuseppe, '69, impiegato ufficio tecnico,già noto alle ff.oo.; 4. Bloise vincenzo, '72, architetto dipendente ufficio tecnico; 5. Cesareo roberto, '67; 6. Ciancio maurizio, '57, assessore ai lavori pubblici; 7. De luca luigi, '72, consigliere di minoranza; 8. De rosa raffaele, '67, assessore all'ambiente ed alle reti idriche; 9. Esposito andrea, '75; 10.Galiano francesco, '69, assessore alla protezione civile ed all'arredo urbano; 11.Iacovo agostino, '78, già noto alle ff.oo.; 12.La greca francesco saverio, '75, già noto alle ff.oo.; 13.Montaspro riccardo, 72, già noto alle ff.oo.; 14.Nocito mario, '50, avvocato; 15.Occhiuzzi eugenio, '80; 16.Pancaro rodolfo, 74, già noto alle ff.oo.; 17.Pignataro antonio, '63, già noto alle ff.oo.; 18.Servidio cantigno, '67, già noto alle ff.oo.; 19.Silvestri giuseppe, '59; 20.Sollazzo alvaro, '64, già noto alle ff.oo.; 21.Stummo antonio, '83, ass. al commercio; 22.Stummo mario, '55, già noto alle ff.oo.; 23.Valente franco, '62, già noto alle ff.oo.; 24.Valente pietro, '68, già noto alle ff.oo.; 25.Zaccaro marco, '83; 26.Zito giuseppe, '53, già noto alle ff.oo.; 27.Balsebre nicola franco, '71; 28.Barbarello pierpaolo, '61, dipend. uff. tecnico; 29.Bovienzo luigi, '60; 30.Crisciti santino pasquale, '56;
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Il fascino pulente del mattone Ecco i beni immobili sequestrati dalla Dda
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Mezzoeuro Unical, rettore a Cinque Stelle
Che futuro avrà
chi non si interroga? di Rocco Lo Duca e Gianfranco D’atri
Le elezioni del rettore dell’Università della Calabria sono da tempo apparentemente sottratte alla politica (nel senso dei partiti) in quanto riconducono da sempre alla conquista di posizioni accademiche che, necessariamente, vedono gli interessati siglare accordi ed amicizie che sono madri e padri di tutti gli inciuci. Gli scandali pubblici, che vedono figli, figliastri e amanti occupare posizioni di rilievo e che ci hanno risparmiato solo la nomina di un cavallo (ma non degli asini) a professore sono stati documentati nei libri e nelle aule giudiziarie, ma non hanno mai fatto oggetto di pubblico dibattito e di pentimento. Può un qualsiasi professore di fascia A (perché ad essi è riservata la nomina) candidarsi senza rimettere in dubbio e in crisi la sua stessa genesi, frutto di compromessi e trattative non legate alle sue competenze scientifiche? Ogni contributo esterno, per aver senso, deve ipotizzare che almeno uno dei candidati possa allo stesso tempo rinnegare il metodo che lo ha generato e ricevere il consenso di una maggioranza, soggetta a tale metodo. Allora s’impongono come doverose analisi, riflessioni e lungimiranti decisioni che dicano, a gran voce, basta ad una comunità silente a tracimare oltre il muro eretto dal sistema di potere dell’omertà e dell’ipocrisia. Basta, dunque, all’assenza di qualsiasi reale confronto su una governance miserevole, una gestione della corruzione e del privilegio, dove l’opacità ha sopravanzato la trasparenza, la conservazione ha abbattuto l’innovazione, il calcolo personale ha soverchiato rispetto al bene comune. Si è o si dovrebbe essere più consapevoli che nel panorama nazionale di crisi profonda dell’economia e della finanza pubblica la sopravvivenza ed il ruolo della formazione avanzata e della ricerca scientifico-tecnologica, umanistico-economica, giuridico-amministrativa hanno prospettive assolutamente incerte. Altro che maggiore attrattività per gli studenti di fuori regione , nonostante l’impegno continuo e costante di larga parte del personale docente ad offrire buona ricerca e preparazione adeguata, attualmente, la copertura delle borse di studio non risponde neppure alla richiesta proveniente dal territorio . Da una parte è risultata evidente la riduzione degli spazi di autonomia organizzativa degli atenei, con la conseguenza di limitare la pluralità di modelli di governance magari più in sintonia con le tradizioni e con il territorio. Si tenga conto che affermare l’università legata al territorio e non disporre degli strumenti che rendano poi effettivo tale rapporto equivale ad assumere una enunciazione di principio che tale permarrà. E se è vero che il rapporto con il territorio è difficile poiché la diffusione di pratiche non conformi alla convivenza civile rischiano di depauperare quanto di buono viene prodotto all’interno dell’ateneo, è vero anche che possono e devono costruirsi occasioni di nuovi dialoghi istituzionali,
M5S crede che il cambiameto sia possibile nel mondo della formazione e per questo gli attivisti, solo pochi sono elettori, ritengono di rivolgersi al corpo elettorale con il tono dell’invito a riflettere considerato pure che, in materia di ricerca è attribuito alle regioni potere normativo concorrente con lo Stato. Occorre che un tale contesto venga collocato nel quadro di principi e valori che da sempre permeano la cultura e la ricerca universitaria, per come stabilito agli artt. 9 e 33 Cost., e soprattutto il trasferimento della conoscenza, in primo luogo, all’immediato fruitore di essa, lo studente e, anche per il suo tramite, alla società.
Ma il Movimento Cinque stelle crede che il cambiamento sia possibile, che la casta dei baroncini sia fornita di intelligenza e di cuore per valutare quello accade nel mondo esterno, e per questo che gli attivisti, solo pochi sono elettori, ritengono di rivolgersi al corpo elettorale, con il tono dell’invito a riflettere. E come prima cosa chiedere al nominato di rompere con chiarezza con il passato: non accordi di alcun genere, né promesse camuffate da obiettivi di crescita. E, dunque, chiedere che si istituisca una apposita commissione di inchiesta / revisione sull’attività di appalto lavori, con pubblicazione di un elenco semplice e leggibile dei lavori, dei costi, delle ditte e professionisti incaricati. La rivisitazione degli incarichi dirigenziali, a tutti i livelli, in termini di nomi e compensi dovrebbe essere un’esigenza sentita di tutti, a prescindere da negoziazioni su futuri impegni ad personam. Cosi come l’ordinato rientro del precedente rettore alle semplici e importanti mansioni di docente non costituisce argomento di interesse. Ben altri compiti spettano al futuro primus inter pares. Il rettore dell’Unical dovrebbe essere eletto - di fatto - dai cittadini calabresi che attendono da an-
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Unical, rettore a Cinque Stelle
E per raggiungere tali obiettivi, il rettore deve essere in grado nelle sedi nazionali di confrontarsi e proporre -si proporre, lui- modifiche legislative, decreti legge, stanziamenti e decisioni in genere che abbiano impatto positivo sulla nostra specifica realtà. Questo significa che il rettore dell’Unical dovrebbe essere un leader, capace di vincere battaglie, dal momento che possiede una squadra forte di competenze (dove altro esiste una concentrazione di conoscenze e capacità, non solo in Calabria?). E quindi l’invito ai docenti: ricordatevi che dovete nominare un “primus inter pares”, non il vostro, più o meno rispettato, capo. Scegliete chi sapete che non farà prevalere la propria posizione, ma ascolterà, anche dopo eletto, le vostre proposte, chi sarà disponibile a ridimensionare il proprio peso a vantaggio dell’autonomia del Senato accademico, quale organo di rappresentanza reale della comunità universitaria. Lasciate stare i programmi elettorali; in una realtà che non dà certezze, le cose da farsi dovranno essere decise di volta in volta. E un invito agli studenti elettori: è vero che siete stati blanditi e il vostro ruolo è transitorio, ma a voi pure spetta di rappresentare gli interessi dei vostri coetanei, non di giocare una vostra carta in favore di questo o quel docente indicatovi. Abbiate ben presente la centralità formativa degli allievi autoctoni per definire politiche di governance coerenti con le funzioni local da dimensionare global, per agevolare la qualificazione professionale di quelli tra di voi meritevoli, e salvaguardare il diritto allo studio per i più capaci da inserire poi in un contesto degno della sua funzione, non legato alla valigia pronta per il ritorno al borgo antico e ad abbandonare un Centro residenziale relegato a vitto e alloggio, come antico convitto rieducativo.
ni di avere risposte di alta cultura alle domande alle quali non è loro mestiere rispondere. I professori e altri che depositeranno la loro scheda si considerino semplici portavoce, legittimati al voto per la loro sapienza, non per il loro piccolo potere. E allora cosa chiede la Calabria al rettore? Chiede una persona che sappia rappresentarla nelle sede di carattere nazionale, sappia imporre l’autorevolezza della propria cultura con la forza del carisma ed il supporto del territorio. Il tema centrale è banale nell’enunciarsi: il futuro dei figli di questa terra. Il rettore deve avere un unico obiettivo: trovare sbocco, e di livello, alle migliaia di giovani che si iscrivono ogni anno. Anteporre questo obiettivo diretto ad ogni altro. Lo scopo non è coprire i corsi tramite nuove chiamate e nuovi posti di docente, ma individuare il fine formativo, condiviso con i cittadini e le istituzioni. Lo scopo non è richiedere nuovi fondi di ricerca, ma far sviluppare la ricerca nei settori che offriranno opportunità. Significa ridisegnare il fondamentale ruolo dell’università pubblica - che non può prescindere dalla ricaduta che le funzioni ad essa demandate producono sulla collettività - at-
torno ad un stretto rapporto tra ricerca e didattica (e sempre previa verifica e valutazione del sistema della didattica), ossia proprio sul binomio, inseparabile, tra insegnamento e ricerca, secondo l’imprescindibile considerazione che la ricerca alimenta la qualità dell’insegnamento, l’insegnamento forma il capitale umano necessario allo svolgimento delle attività di ricerca. Lo scopo è quindi attenzionare il mercato nazionale e la sua internazionalizzazione. La dimensione più appropriata è senza dubbio, quella europea. Ciò non discende solo dal processo di integrazione europeo, bensì dalla forza dei processi reali che intervengono per un verso negli ambienti della ricerca (una gran parte della ricerca ha solo dimensione internazionale) e, per l’altro, nella disciplina del trasferimento e dell’utilizzazione dei risultati della ricerca nel mercato e nella società. Non si può quindi prescindere dagli orientamenti del Vertice di Lisbona nel fare dell’Europa sempre più una “economia basata sulla conoscenza”. Lo scopo allora non potrà nemmeno essere quello di aumentare il numero di iscritti, ma fornire agli iscritti un programma di studi e di sacrifici che sia compatibile con le loro possibilità, sia soggettive che ambientali.
Ed anche per il personale tecnico l’invito sarà quello di voler auspicare una sana ambizione a rendersi effettivamente partecipe del modello culturale, che come tale ha necessità di liberarsi dalla sottocultura della bieca rispondenza agli interessi di parte. I vostri obiettivi sarebbero ben definiti e non potrebbero che essere quelli della vostra valorizzazione e, dunque, della complessiva riorganizzazione amministrativa in termini premiali. E per ultimo, non un invito ma un grido forte ai cinque candidati, dal più votato al meno selezionato: smettete immediatamente i vostri calcoli di aritmetica servile e rigiratevi come calzini: chiunque vi abbia votato Voi siete le persone che riusciamo ad esprimere, vostra è la responsabilità, una volta offerti alla piazza, di rimanere fino alla fine a testa alta anche di fronte ai posteri. Non rinunciate al meglio delle vostre idee e possibilità solo perché i numeri non vi sembrano idonei,e se ritenete un altro più idoneo di Voi, abbiate il coraggio di nominarlo pubblicamente, spiegandocene le ragioni: non chiedete il posto di prorettore né quello di guardia giurata, chiedete l obbligo del meglio. Dunque solo un’effettiva rivoluzione democratica può ridisegnare il ruolo dell’università pubblica e, da sola, legittimare il mutamento radicale di rotta, con un nuovo stile ed un nuovo metodo basati sulla meritocrazia. Il nuovo richiede un totale rovesciamento per sostituire l’arbitrio del soggettivo alla condivisione, alla trasparenza ed alla partecipazione della società civile che, prima di tutto, ha fame e sete di legalità.
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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
Nuovo look per una maggiore efficienza Continua il lavoro dei dirigenti della sede territoriale di Altomonte della Fna per rendere più adeguati e di qualità servizi e accoglienza di una utenza sempre in fortissima crescita. Difatti, in questi giorni per chi si reca negli uffici siti in contrada Pantaleo c’è la sorpresa di un nuovo look, di un’immagine moderna ed efficiente, già dall’ingresso e dalla cartellonistica che indica tutte le sigle del sistema servizi e delle categorie sindacali di emanazione Fna; poi si entra in sale climatizzate, in sale d’aspetto con la tv e il servizio bar, in salette adibite a collegamenti internet per gli utenti, in uffici accessibili a tutti, compresi i portatori di handicap per l’abbattimento delle barriere architettoniche, insomma un’accoglienza degna di un’organizzazione moderna e rispettosa di chi sceglie di aderire alle proprie sigle o di utilizzare un sistema di servizi e tutele all’avanguardia. Oramai la gamma dei servizi offerta è complessiva: dalle tutele previdenziali e assistenziali garantiti dalle attività del Patronato Epas, all’assistenza fiscale e reddituale del Caf Italia, alle tutele per gli invalidi civili dell’Unic, alle garanzie contrattuali e legate ai rapporti di lavoro dell’ufficio Vertenze e Contratti. Inoltre, nella sede è possibile rivolgersi ai rappre-
In forte crescita la sede territoriale di Altomonte della Fna, ora migliora la qualità dei servizi per dare sempre di più
sentanti sindacali delle categorie dei pensionati (Snap), dei disoccupati (Snad), dei lavoratori agri-
coli e forestali (Snaf), di tutte le altre categorie di lavoro dipendente (Snalv - Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori e Vertenze); per quando riguarda i lavoratori della Scuola e dell’Università la Fna è convenzionata con lo Snals, che garantisce settimanalmente il servizio presso la sede territoriale. Infine, l’Ufficio legale, ogni martedì pomeriggio è aperto per consulenze, vertenze legali legate ai rapporti di lavoro e ai contenziosi con enti e istituzioni; così come è in piena attività l’ufficio di assistenza agli agricoltori, in collaborazione con Gaja (Gruppo Alto Jonio agricoltori). Insomma, un sistema servizi e sindacale a tutti gli effetti, che garantisce sempre più accoglienza, efficienza, qualità e preparazione dei propri funzionari e addetti. La sede territoriale Fna di Altomonte annuncia per i prossimi giorni la visita agli uffici rinnovati del vice segretario nazionale della Federazione Mario Smurra e per le prossime settimane l’inaugurazione ufficiale della sede con la presenza di Pasquale Zavaglia, direttore nazionale del patronato Epas. Franco Pignataro responsabile sede territoriale Fna Altomonte
La sede territoriale Epas di Altomonte