Anno 37 - 27 Luglio 2013 - Numero 30
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
di Lucia De Cicco
Strade a beneficio dell’intera comunità. Associazione sclerosi multipla e Codice della strada: fuori dalla logica dei privilegi STORIE DI MINORANZE
BRIGANTAGGIO
Dopo tante mortificazioni l’arbereshe ritrova la sua dignità
Tra cronaca e leggenda il mito di Calenda
La sentenza della Corte costituzionale ridà vita, in particolare, agli albanesi
Uno dei fenomeni più affascinanti e misteriosi della Storia italiana
di Federica Montanelli
II
sabato 27 luglio 2013
Un problema eterno Reggio, a Palazzo San Giorgio primo tavolo di concertazione per la risoluzione del problema randagismo
Zampe abbandonate
Si è tenuto qualche giorno fa il primo tavolo di concertazione sul tema randagismo. Invitati e presenti tutti gli attori protagonisti in città: la commissione straordinaria del Comune di Reggio, l’Asp - nei suoi vari dipartimenti interessati - le quattro cliniche veterinarie reggine (Camagna, Leda, Leonardo e San Giorgio) e il Coorr (Coordinamento reggino per i randagi), da cui è partita la segnalazione di allarme. Anche in questa sede il problema è emerso in maniera eclatante: tutti gli interlocutori sono coscienti e concordi circa lo ‘stato di emergenza’ relativo al randagismo in città e provincia, risolvibile - come da vari suggerimenti venuti fuori durante l’incontro e già più volte emersi anche precedentemente - sicuramente mediante la sterilizzazione e poi anche attraverso campagne di sensibilizzazione nei confronti dei privati sia per l’adozione di un nuovo amico in casa, ma anche per il ‘non abbandono’da parte di chi già ne possiede qualcuno, come anche di altre campagne ‘a tutto tondo’ (prevenzione da malattie, convivenza civile, anagrafe canina e felina, etc.) che dovrebbero partire sin da settembre, di ritorno dalle ferie estive e con gli inizi delle scuole. Inoltre l’Asp, che ha palesato la sua esigenza di un servizio di accalappiacani, si doterà nel più breve tempo possibile di tale funzione, che è quanto le manca per poter poi essere efficace almeno dal punto di vista del primo intervento. La struttura al contempo necessita - per l’espletamento di alcune di queste funzioni - di locali che sono comunali e, per questo, anche il Comune troverà una soluzione a breve. Per la parte sterilizzazioni si è stabilito, in accordo tra tutte le parti, che entro i primi di settembre sarà pronta alla firma una Convenzione - sulla scia di ‘buone prassi’ in tutti i Comuni in Italia (una tra tutte la Convenzione di Cremona, Crema e Casalmaggiore del 2012 per la sterilizzazione dei gatti, che può essere estesa anche ai cani) e come anche espressamente previsto nelle norme transitorie del Dpgr n. 197 della Regione Calabria - tra l’Asp e le quattro cliniche veterinarie della città, affinché le sterilizzazioni, nel primo periodo e fin quando l’Asp non sarà definitivamente pronta con ambulatori, medicinali e luoghi per la degenza post-operatoria, vengano effettuate dai professionisti privati in possesso di tali requisiti.
È emerso in maniera eclatante lo “stato di emergenza” risolvibile mediante sterilizzazione e campagne di sensibilizzazione
Regolamento datato maggio 1877 che disciplina il comportameno degli esercenti comunali di Trieste riguardo i randagi Sopra, Biachino, morto in giugno a causa della spazzatura; si stava riprendendo - curato dalla rogna e probabilmente è stato morso da un topo
Altro punto fondamentale su cui si sta andando avanti, oltre alla questione degli spazi utilizzabili, è l’appuntamento per la collaborazione ‘a più teste’ per l’adozione di un Regolamento comunale che disciplini la gestione degli animali d’affezione e domestici. In conclusione si può dire che quest’estate sarà, sia per le istituzioni - preposte alla risoluzione del problema - che per i volontari, piena e ricca di impegni, appuntamenti e step da percorrere e obiettivi da raggiungere, con tempi ben marcati e stretti per poter giungere al traguardo, stabilito per i primi di settembre, in cui si dovrà essere tutti pronti all’adeguamento della nostra realtà ‘metropolitana’ agli altri esempi di Comuni Italiani meritevoli, in cui questa situazione è stata gestita e risolta in maniera encomiabile.
sabato 27 luglio 2013
Miti contemporanei Partito il festival organizzato dalla compagnia teatrale Scena nuda
Buona la prima a Scilla
Interpretazione dell’Antigone di Sofocle
Museo archeologico, storia e mito
Tuffo nella guerra di Sybaris
Pubblico, giovani e un pizzico di emozioni: gli ingredienti ci sono tutti per poter orgogliosamente affermare “buona la prima”. Parte così, dall’incantevole baia di Scilla, il Festival Miti contemporanei organizzato dalla Compagnia teatrale Scena nuda. Dopo un pomeriggio a suon di “Teatro ragazzi” per le vie di Chianalea e il frenetico andirivieni del tratto della matita dei fumettisti della “Reggio comix”. Giunge la sera e, tutto ad un tratto, si ode il suono di tamburi lontani, gli echi di una storia antica che risuonano nell’odierna terra del mito, a scandire l’incipit della rassegna. L’Antigone Quartet concerto, incastonato nello splendido teatro naturale di Scilla, nobile e selvaggia, delizia i presenti con uno spettacolo tout court e dilata in modo unico i tempi e gli spazi: dall’antica Grecia ai giorni nostri, con semplicità tecnica. In scena Marco Sgrosso ed Elena Bucci de “Le Belle bandiere” interpretano l’Antigone di Sofocle, con un performance da brividi che lascia incollati al palcoscenico gli occhi degli spettatori: il fascino della storia che narra di un sentimento sempre nuovo, quell’amore senza limiti ed imposizioni, rapisce. I dialoghi tra i due incalzano, «ecco la fiera figlia di un fiero padre», con queste parole Creonte, condanna a morte la progenie di Edipo. Una prole, la nostra terra, che non si stanca di ricordarsi del proprio avo, il mito greco. Ismene, la sorella della donna ribelle, le chiede «cosa hai fatto Antigone?» e la domanda che risuona nelle coscienze: per amore della giustizia e dell’agape siamo disposti a sacrificare noi stessi? La tragedia classica è psicodramma dell’odierno: la cecità e la sordità dinnanzi alle sciagure umane alienano e allontano la dimensione empirica da quella escatologica. «Quando gli uomini perdono la gioia della vita, non è più vita, sono morti che respirano», questa la riflessione dalla voce dei protagonisti. Una visione introspettiva, quella dell’Antigone Quartet concerto, tracciata con una sottile, ma sagace vena comica. Musica disco, reggae, sinfonica fanno vibrare, una ad una, tutte le corde dell’anima; sorrisi appena accennati che rendono frizzante l’aria estiva di una Scilla incantata, che sovrasta con il Castello Ruffo il proscenio dell’opera. «Uno spettacolo - afferma Teresa Timpano, direttore artistico della compagnia Scena nuda - che scompagina l’idea del teatro classico: una fetta di cultura che due maestri come Marco Sgrosso ed Elena Bucci hanno voluto regalare alla nostra terra. Il pubblico ha risposto positivamente ad uno stimolo molto particolare, l’ardire di presentare la tragedia sotto casa». Un opera, l’Antigone Quartet concerto, che si congeda con sarcasmo consigliando l’unica ricetta per la felicità: la saggezza, difficile da raggiungere, ma non impossibile. Così Creonte, piangente il figlio Emone, è accompagnato sul percorso della vita, così il pubblico presente tributa applausi emozionati ed emozionanti ai due attori che hanno re - interpretato l’Antigone di Sofocle traducendolo, con immenso talento, in sentimenti contemporanei.
Giunge la sera e, tutto ad un tratto, si ode il suono di tamburi lontani, echi di una storia antica che risuonano nell’odierna terra del mito, a scandire l’incipit della rassegna
Dalla ristampa de La leggenda della Guerra di Troia alla seconda edizione de Il mito della guerra di Sybaris, dell’autore castrovillarese Antonino Ballarati per i tipi sempre de “Il Coscile”, il passo è breve a dimostrazione di come queste due opere sono piaciute e vanno a ruba per come raccontano e spiegano. La seconda, in particolar modo, alla riscoperta della Magna Grecia, dei suoi siti e dei suoi uomini, verrà presentata il 27 luglio nel museo nazionale archeologico della Sibaritide, per richiamare l’importanza di iniziative del genere anche a tutela di territori, validi testimoni e fondi millenari della nostra storia. All’iniziativa parteciperanno il sindaco di Cassano allo Jonio, Gianni Papasso, il direttore del museo, Silvana Luppino, il capo della delegazione del Fai Pollino, Donatella Laudadio, e il direttore del Gruppo archeologico del Pollino, Claudio Zicari che, con Minella Bloise, la quale leggerà alcuni passi, l’autore, l’editore Mimmo Sancineto e la curatrice della Collana di narrativa de “Il Coscile”, Isabella Laudadio, ribadiranno la portata del romanzo che aiuta a conoscere ed amare sempre più il nostro patrimonio. Un vero tuffo negli avvenimenti della città più grande, e prima della distruzione per la guerra contro Crotone. Il geografo greco Strabone la ricorda così: «Sybaris aveva raggiunto tal grado di prosperità da esercitare l’egemonia su quattro popoli limitrofi; le erano soggette venticinque città; trecentomila persone vivevano nei confini delle sue mura». L’autore, in questo libro, ricostruisce, mirabilmente, e racconta fatti storici che hanno immediatamente preceduto la distruzione di Sibari, intorno al primo millennio avanti Cristo, tra una intensa attività culturale ed economica. Per questi Ballarati ha anche supplito alla carenza di documentazione storica grazie alla sua inventiva, immaginando le situazioni e gli eventi di quel tempo. Un lavoro che solletica la curiosità e la voglia di apprendere un periodo che ancora troppo pochi sanno. Aiutano a questo i diversi aneddoti raccolti, oltre le simpatiche rivelazioni ben resocontate. Un viaggio, insomma, da condividere senza riserve, che Ballarati, oggi pure premiato con il riconoscimento letterario alla 59a edizione “Città di Pizzo”, offre a chi desidera “rivivere” questa storia, le cui radici e tradizioni sono anche le nostre. Valeria Pellegrini
III
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sabato 27 luglio 2013
Calabresi illustri Tommaso Cornelio di Rovito fu grande uomo di Scienza e di Lettere nel Seicento. Le sue verità furono riconosciute e l’Inquisizione non si abbattè su di lui
Il matematico che zittì maledici e invidiosi rise a cura di Oreste Pa
Tommaso Cornelio è un altro degli eclettici personaggi calabresi del Seicento che ha dato un significativo contributo all’avanzamento della Scienza. Metà matematico e metà filosofo, medico e letterato sempre schierato sul fronte del rinnovamento della scienza, del pensiero, delle idee. Nato a Rovito nel 1614, della sua famiglie e della sua infanzia non si hanno informazione. Le uniche notizie sono desumibili dalle tracce lasciate da lui stesso nelle sue numerose pubblicazioni. Egli parla delle sue numerose peregrinazioni in varie città italiane, dove incontra personaggi insigni e si confronta con le idee più moderne e avanzate. Il teatro della sua azione resta però Napoli, dove fa sempre ritorno dopo le sue lunghe assenze, vi fonda l’Accademia degli Investiganti e diffonde il pensiero cartesiano. Nella capitale del Sud incontra il suo corregionale Marco Antonio Severino, con il quale intrattiene un rapporto profondo e proficuo poiché entrambi sono tenaci sostenitori delle nuove correnti filosofiche e scientifiche. Lo scontro con i conservatori è inevitabile, il Severino viene addirittura incarcerato, ma anche il più giovane Tommaso non viene risparmiato, ma fatto bersaglio di dure critiche per il suo modernismo, per il quale viene accusato di posizioni molto pericolose, al limite dell’eresia. «Gli si mosse una guerra atrocissima, fino ad essere accusato d’incredulità», scrive il Marchese di Villarosa. «La verità fu alla fin conosciuta, i maledici ed invidiosi tacquero, e ‘1 Cornelio ricuperò perfettamente quella buona opinione che la malignità avea procurato di togliergli» continua il Villarosa. Per sua fortuna, la cappa repressiva seguita al Concilio di Trento andava lentamente spegnendosi, il processo a Galilei aveva provocato un dissenso generalizzato in tutte le università europee e aperto un ampio dibattito all’interno della stessa Curia romana che fu costretta ad attenuare i rigori del Sant’Uffizio. Le poche notizie biografiche sono state raccolte e da Andrea Mazzarella da Cerreto nella Biografia Napoletana del 1817 e dal Marchese di Villarosa, Ritratti poetici di alcuni uomini di lettere, pubblicata nel 1834. Racconta il Mazzarella. «In Cosenza; Città oltre ogni altra di questo reame di nobili ingegni e di profondi intelletti in ogni tempo feconda, ebbe i natali Tommaso Cornelio nel 1614; e quivi i primi suoi studii compì egli nella scuola de’ PP. Gesuiti; molto approfittandosi nelle Lettere latine, nella cui lingua giunse a scrivere in verso ed in prosa con elegante candore. Venuto in Napoli, con viva sollecitudine si applicò alla Filosofia, alle Matematiche ed alla Medicina, e fece in tutte queste scienze maravigliosi progressi. Viaggiò quindi per varie città d’Italia e si strinse in amistà coi più illustri e dotti personaggi di que’ tempi, siccome col Cardinal Michelangelo Ricci, col Torricelli, col Cavalieri, e con altri molti; anzi in tanta rinomanza egli venne, che di lui ebbe contezza in Olanda, Arnolfo Aniberto, in Danimarca il dotto professore Bartolino, ed altri non poco rinomati valentuomini d’oltremonti». Il Marchese di Villarosa dà un maggior dettaglio delle sue peregrinazioni. Dopo i primi studi a Cosenza, «si portò in Napoli; e dopo breve dimora, voglioso di far conoscenza di dotti uomini, recossi in Roma. Ivi ebbe 1’agio di trattare familiarmente col dottissimo Michelangelo
«Gli si mosse una guerra atrocissima, fino ad essere accusato di incredulità» Per sua fortuna la cappa repressiva seguita al Concilio di Trento andava lentamente spegnendosi
Riccio, indi Cardinale, che 1’esortò con premura ad applicarsi alle scienze matematiche, alle quali il Cornelio mostravasi cotanto propenso. Di ciò ce ne assicura egli stesso nel suo Proginnasma de Vita, che indirizzò allo stesso Cardinale, con queste parole: Tu enim unus omnium iam inde ab adolescenza mihi amicissimus, studiorum meorum adiutor, auctorque fuisti: nam cum Romam ego venissem vulgari quadam literatura imbutus, tu me ad Geometriae et Physiologiae studia acrius incitasti, facemque mihi ad optimarum artium notitiam praetulisti. Dopo aver soggiornato in Roma per qualche tempo, passò in Firenze, ove contrasse amicizia con Evangelista Torricelli, insigne professore di matematica, ed autore di molte fisiche osservazioni. Era risoluto colà trattenersi finché avesse potuto in qualche modo onestamente migliorare la sua condizione; ma vedendo fallite le sue mal fondate speranze, lasciò quel suolo, dicendo in una sua Elegia: Exosus mores, Flora superba, tuos. Si portò indi in Bologna, ed avido sempre di contrarre utili conoscenze, acquistò quella di Bonaventura Cavalieri, che con giustizia avea fama di valente Matematico, singolarmente per 1’opera degl’Indivisibili, che diede motivo all’utilissima analisi degli infinitamente piccioli. Con l’intima familiarità di costui il Cornelio di più dotte ed estese cognizioni si arricchì, e benedisse i durati disagi, inevitabili compagni delle non comode peregrinazioni». Continua il Mazzarella. «Ritornato in Napoli il primo ei fu a recarvi notizia della nuova filosofia di Renato Des-Cartes, ed a professarne e propagarne fra noi i principii; impugnando cosi le arguzie scolastiche ed aprendo il campo della libera maniera di filosofare.
sabato 27 luglio 2013
Calabresi illustri la famosa accademia degl’Investiganti, il nostro Cosentino vi recitò i suoi celebri Proginnasmi fisici; e questi essendo stati da tutti con ammirazione e con plauso ascoltati, fu indotto dagli amici a limarli, e quindi a pubblicarli per le stampe, siccome fece, essendo stati prodotti in Venezia la prima volta. I sudetti Proginnasmi dettati in colto latino in forma di dialogo, accrebbero di molto il nome e la riputazione al N.A.; dappoichè contengono essi il seme di profonde investigazioni, e di sode dottrine; le quali hanno di poi aperto la strada a nuove e famose discoverte. Ottenne quindi il Cornelio la primaria cattedra di Medicina nella prefata nostra Università; e carico di anni e di onori terminò i suoi giorni nel 1684, compianto dai più celebri uomini i quali allora fiorivano tra noi; che quasi tutti dalla sua scuola erano usciti, e dai più famosi letterati che erano in quell’età in Italia ed altrove. Fu sepellito nella Chiesa di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone. Francesco d’Andrea gli fece rendere nell’esequie pomposi onori, avendo recitata funebre orazione in di lui lode il Canonico Rinaldi di Capua, a que’ tempi riputato oratore. Oltre l’edizione de’ suoi Proginnasmi fatta in Venezia in 4.° nel 1664 essi furono ancora riprodotti per le stampe di Francfort nel 1665 in 12°, in Lipsia ed in Jena nel 1685, in 12°. Di tutte queste però la migliore edizione è quella fatta in Napoli in 8° dopo la sua morte nel 1688 coi tipi di Raillard, nel quale anno si diede ancora di tutte le sue opere, raccolte insieme, compiuta edizione. Di poi si dette Tommaso Cornelio tra que’ sublimi intelletti, i quali con le loro profonde investigazioni nuovo lume apportarono alle scienze. Difatti ripiene sono le sue opere di dottissime teorie, delle quali si sono serviti gli stranieri, spacciando come loro intiere discoperte, ciò che essi hanno attinto dalle opere di questo nostro insigne filosofante. Aveva egli prima del Pecquel proposta la forza elastica dell’aria, e di molte altre osservazioni da lui fatte, altri si fecero onore. Prima di Tommaso Willis e di Francesco Glissonio aveva egli descritta ne’ suoi Proginnasmi l’invenzione del succo nutritizio, dispiegando la digestione del cibo agitato dalla fermentazione, compresso dai moti delle pareti del ventricolo, e disciolti per mezzo dei succhi gastrici, cosi convertendosi in chilo, dimostrando come questo passa nella circolazione sanguigna, passando quindi nei polmoni e nel cuore, poscia diffondendosi nel corpo tutto. Di cotal furto si dolse lo stesso Cornelio altamente; ma i più dotti uomini della sua età e della seguente non mancarono di rendergliene giustizia, fra i quali lo insigne Francesco Redi, che gliene diede le debite lodi.
Gasparo Martellini, Una riunione dell’Accademia del Cimento (Museo di Storia Naturale di Firenze, Tribuna di Galileo) illustra l’Officina farmaceutica di Santa Maria Novella Sopra, frontespizio dei Proginnasmi fisici
Il rinomato Francesco d’Andrea riconoscente al Cornelio per la istituzione la quale egli ed il suo fratello ne avean ricevuta, persuase il Viceré Duca di Onatte di ristabilire nella Regia nostra Università la cattedra di matematiche facendone l’incarico addossare al N. A. Questo famoso avvocato il sostenne benanco contro le accuse de’ superstiziosi, i quali gli apponevano come errori in religione le sue novelle opinioni in filosofia. Essendosi a quel tempo eretta in Napoli
Il teatro della sua azione è Napoli, dove fonda l’Accademia degli Investiganti e diffonde il pensiero cartesiano
L’illustre Haller dalle opere del nostro Cosentino attinse egli ancora la teoria della irritabilità muscolare, tanto ai nostri tempi ricantata, la quale si è ai giorni nostri rappresentata al pubblico come affatto nuova; dacchè niun cenno si fa dal profondo Svizzero del N. A. al quale non dà altra loda che quella di dirlo «latine doctus». Il Cornelio (de sensibus) osserva la insita irritabilità in tutte le parti dell’animale, e quindi la rinviene in tutte le piante del mare, siccome ostriche spugne ecc:, e nei campi nell’erbe sensitive, nell’entropie, ne’ trifogli acetosi. Precede ancora il nostro insigne filosofo il Réaumour e lo Spallanzani in divisare il modo onde avviene la digestione nei diversi animali; la qual cosa appare chiaramente dalla sperienza fatta della moneta di argento che si fece inghiottire ad un gallinaccio siccome si descrive nel IV Proginnasma De nutricatione. In una lettera scritta dal signor Caldani nel 1793 al nostro dottissimo sig. Macrj si fa il Cornelio autore benanco della discoperta del fuoco latteo contenuto nel gozzo de’ Colombi che allevano i colombini, la quale si usurpò il sig. Hunter, che dopo essersi servito del N. A. non degna neppur mentovarlo. Scrisse ancora il Cornelio una lettera De cognatione aeris et acquae, ed un’altra a Gio: Alfonso Borelli De igne a nome di Marco Aurelio Severino, il quale era di già trapassato, introducendo questi due filosofanti a ragionar tra loro negli Elisi intorno alla vanità dell’Astrologia giudiziaria, volgendone in ridicolo i principii ed i dettami. Le poesie latine del Cornelio, le quali contengono elegie ed epigrammi, cui possono leggersi nelle sue opere, ed infine dei suoi Froginnasmi dell’edizione del Raillard, collocano il nostro filosofo tra i non ignobili moderni latini poeti. Non posso qui intermettere di dolermi di molti dei nostri, i quali ignorando e negligentando i proprii tesori, gli ammirano poi nelle opere prodotte dagli stranieri, i quali vengono a dare spaccio tra di noi, sotto altra forma, a quelle stesse merci che ci hanno rapite, siccome fanno di molte delle nostre derrate; la qual cosa io non mi riterrò di rilevare mai nel corso di queste vite, là dove il soggetto lo esiga».
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sabato 27 luglio 2013
Dopo tante mortificazioni... La storia dei cittadini e dei docenti di Spezzano Albanese che hanno visto sottodimensionare l’IIs Liceo S. +Ipa “Bachelet”
L’arbereshe ritrova la sua dignità comma 5, del decreto-legge n. 98 del 2011) una portata indiscutibilmente limitativa rispetto a quella originaria contenuta nella norma modificata. Infatti, nel conferire a tale previsione il significato di aree “nelle quali siano presenti minoranze di lingua madre straniera”, il legislatore statale determina una rilevante contrazione dell’àmbito applicativo della precedente disposizione (...), che comporta l’impossibilità di ricorrere a tale criterio rispetto ad aree nelle quali la specificità linguistica non è straniera; la qual cosa determina una non giustificata discriminazione della lingua e della comunità friulana e, quindi, un contrasto con il parametro statutario richiamato».
Guardia Piemontese (Cs) uno dei simboli delle minoranze linguistiche; centro tirrenico ultimo “baluardo” degli occitani in Italia
La lingua arbereshe ritrova la sua dignità, quella dignità che qualche funzionario miope e inadeguato, le aveva tolto e che aveva causato mortificazione, umiliazione e rabbia da parte di tutta la comunità arbereshe, ma soprattutto dei cittadini e dei docenti di Spezzano Albanese che hanno visto sottodimensionare l’IIs Liceo S. +Ipa “Bachelet”. La Corte costituzionale, con la sentenza numero 215, depositata il 18 luglio 2013, è finalmente intervenuta sull’articolo 19, comma 5, del decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011 chiarendo che la comunità di lingua friulana è una delle minoranze linguistiche storiche riconosciute dalla Repubblica italiana, la cui tutela discende direttamente dall’articolo 6 e 3 della Costituzione, e non una minoranza di serie B. Tale sentenza tocca direttamente tutte le minoranze citate nell’art. 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482 ‘cioè Sarde, Albanesi di Calabria, Occitaniche, ecc’. Il friulano, insieme al sardo e all’occitano, era specificatamente escluso, nella relazione tecnica del comma 16 dell’art.14 del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 95, ad essere considerato lingua madre, ma era divenuto un “particolare dialetto”, mentre la sentenza n. 215 rende ora rispettabilità alle varie lingue. Il professor Demetrio Mauro sostiene che la lingua arbereshe, a maggior ragione e senza ombra di dubbio (essendo lingua straniera), rientra ora tra quelle di “lingua madre” e quindi nei parametri dell’art. 19 comma 5 del decreto legge n. 98 del 6 luglio 2012. La scuole delle comunità arbereshe, e quindi l’Iis Liceo S. +Ipa “Bachelet”, deve avere la deroga per il sottodimensionamento senza se e senza ma. Il professor Arturo Ribecco afferma che la dicitura di «...minoranze di lingua madre straniera» non ha senso e, d’altronde, non è più suscettibile di interpretazioni arbitrarie da parte di uffici burocratici in quanto la bussola di riferimento è la Costituzione e l’art. 2 della L. 482 del 1999. La sentenza, cita, tra le altre, testualmente: «D’altronde, va rilevato che la sollevata questione si colloca in un contesto in cui il riparto delle competenze fra Stato e Regioni si attua attraverso la coesistenza di normative di principio in materia di minoranze linguistiche, che, nella specie, sono dettate dalla norma di tutela di cui all’art. 3 dello statuto di autonomia, nonché dall’art. 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche), secondo cui, “In attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princìpi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo”. La norma impugnata attribuisce alla definizione di “aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche” (di cui all’art. 19,
Sentenza della Corte costituzionale del 18 luglio 2013 che ridà vita alle minoranze tra cui quella degli albanesi di Calabria
Il professor Antonio Liperoti asserisce che l’art. 19 comma 5 del decreto legge n. 98 del 6 luglio 2012, dunque, non può esssere dunque applicato perché limita in modo indiscutibile le norme della Costituzione e della L. 482 del 1999 e discrimina altresì le minoranze. I docenti dell’Istituto, la Provincia, la Regione hanno sempre sostenuto con forza tale tesi attraverso documenti ufficiali inviati all’Usr Calabria che però ha risposto, incredibilmente, sempre picche. La Regione Calabria aveva già comunicato all’Usr che «...l’Iis Lc S.+ Ipa “Bachelet” rientra pienamente nella deroga prevista sia dalla normativa vigente sia dagli indirizzi regionali n.48/2010. Si ricorda che il dimensionamento scolastico rimane di competenza esclusiva della Regione e pertanto si chiede di applicare all’Iis “Bachelet” la norma che prevede, ai fini dell’autonomia scolastica, l’utilizzo dei parametri ridotti (400 alunni) previsti per le minoranze linguistiche». La questione è dunque risolta? Se avessimo a che fare con funzionari attenti e idonei, la risposta dovrebbe essere senz’altro sì! Ma il dubbio qui è d’obbligo. I docenti e il paese intero sono in trepidante attesa di una notizia positiva che ponga fine a questa incresciosa e surreale vicenda e ridia alla scuola ciò che merita e ciò che le spetta. I Docenti
In occasione della conversione in legge di tale decreto avevamo invitato l’Amministrazione regionale del Friuli-Venezia Giulia a intervenire presso la Corte costituzionale se il Governo italiano non avesse cancellato tale aberrazione e oggi, a poco più di un anno di distanza, possiamo leggere la sentenza della Consulta che così recita «La norma impugnata attribuisce alla definizione di “aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche” una portata indiscutibilmente limitativa [...] infatti, nel conferire a tale previsione il significato di aree “nelle quali siano presenti minoranze di lingua madre straniera”, il legislatore statale determina una rilevante contrazione dell’àmbito applicativo della precedente disposizione [...] la qual cosa determina una non giustificata discriminazione della lingua e della comunità friulana». Il concetto ci sembra abbastanza chiaro e ci auguriamo possa evitare nuovi episodi di discriminazione nei confronti dei friulani (ma anche dei sardi, degli occitani, ecc.). Non possiamo però non chiederci come sia possibile che, in un Paese che si definisce civile e democratico, ci si trovi ancora a dover ricorrere alla Corte costituzionale per affermare quelle che dovrebbero essere ormai delle ovvietà. Il problema è purtroppo molto più profondo e infatti, a oltre un decennio dalla sua approvazione, non solo buona parte di quanto previsto dalla legge 482/99 sulla tutela delle minoranze linguistiche rimane lettera morta, ma i suoi stessi principi di base continuano ad essere ignorati da molti politici, amministratori, funzionari e anche giornalisti italiani. C’è allora da chiedersi: quando la Repubblica italiana riuscirà davvero a riconoscere pienamente la propria diversità linguistica e nazionale? A tale domanda però, neppure la Consulta può dare una risposta.
sabato 27 luglio 2013
VII
Tra cronaca e leggenda Uno dei fenomeni più affascinanti e misteriosi della Storia italiana
Il mito del brigante Calenda Un brigante calabrese e uno scorcio delle montagne dell’Aspromonte
nelli di Federica Monta
Quello del brigantaggio è probabilmente il fenomeno più affascinante e misterioso della storia italiana. Cronache del tempo, leggende e brevi aneddoti si intrecciano scrivendo racconti spesso contrastanti tra loro, che hanno reso sempre difficile la lettura completa dei fatti. Questo è sicuramente vero tanto più quando ci si riferisce ai momenti storici dell’Italia appena unificata, laddove “la ragione di stato” ha potuto trasformare in banditi i migliaia di oppositori dei Savoia e i nostalgici dei Borbone processati e giustiziati sotto sospensione delle libertà costituzionali, e dove il mito popolare ha potuto nobilitare al ruolo di patriottici oppositori, Robin Hood del mezzogiorno, quelli che erano volgari assassini e ladri. In verità il brigantaggio, o almeno i suoi tratti distintivi, è un fenomeno al quale ci si riferisce già in epoca romana, stando a fonti che riportano di gruppi di contadini, poi repressi dall’esercito imperiale, che costretti alla fame dalle tasse troppo pesanti si dettero alla macchia. Di eventi simili c’è traccia anche in alcune testimonianze provenienti dagli stati italiani centrali e settentrionali in epoca medievale. Va inoltre ricordato che, agli albori della nascita della Resistenza italiana contro il duce e i nazifascisti, le istituzioni italiane si riferivano ai partigiani proprio con il termine briganti. Spauracchi da agitare contro il popolo spaventato, dunque, oppure simboli di giustizia sociale e ribellione per infondere nelle masse il “virus” della rivolta, i briganti sfuggono spesso all’oggettività della realtà per armare le ideologie di una fazione o dell’altra. Potremmo ricordare qui, a questo proposito, la storia e il mito del brigante Calenda, nato Giuseppe Garieri dal Rione Cona di Chiaravalle Centrale, le cui gesta, seppur discretamente testimoniate dalle fonti giudiziarie coeve, hanno lasciato spazio a letture contornate dalla leggenda. Del bandito si sa che nacque nella seconda metà dell’800 e che, come detto, abitò a Chiaravalle, un piccolo borgo nel catanzarese. Le sue “imprese” criminali lo portarono a essere, molto giovane, conosciuto dai locali e dalle autorità; dopo qualche tempo, Garieri fu arrestato e condannato alla pena di venticinque anni di carcere. Ma non li scontò mai: si pentì, aiutando direttamente e indirettamente le forze dell’ordine regio nella cattura di altri briganti o delinquenti solitari. Il borgo doveva però sembrare troppo piccolo e “pericoloso” per lui, ormai noto a donne e uomini di ogni età: decise così di andare a ingrossare le fila di quanti, in quegli anni, dalla Calabria emigravano negli Stati Uniti, in Canada, in Argentina. Giunto a destinazione, riprese le attività criminose che lo avevano reso celebre in patria; ma ben presto fu stroncato dall’arresto e dal successivo espatrio. Era il 1910 e Calenda fu condannato a scontare molti anni di detenzione nel carcere di Turi, in Puglia, lo stesso che ospitò anche Gramsci e Pertini. Qui morirà nel 1930.
Calenda, nato Giuseppe Garieri dal Rione Cona di Chiaravalle Centrale, le cui gesta, seppur discretamente testimoniate dalle fonti giudiziarie coeve, hanno lasciato spazio a letture contornate dalla leggenda
Di Garieri, sicuro autore di un certo numero di omicidi, si racconta che avesse incominciato a delinquere quando il sindaco tentò di sostituirlo a un suo protetto, per favorire questi esonerandolo dalla leva militare. Il brigante incominciò dunque a bruciare le proprietà dei suoi nemici, a uccidergli il bestiame e a dedicarsi ai furti. Un’attività che cessò con l’arresto. Alla pena, abbiamo detto su, sfuggì con la promessa di consegnare alla Legge altri briganti; continuò comunque a scorrere per i centri abitati non rinunciando al malaffare e denunciando, o uccidendo, piccoli malfattori o bande a lui avverse. Anche nel corso del viaggio verso le americhe, si racconta, il brigante fu autore dell’uccisione di due uomini che si erano imbarcati, incauti, con lui. Il resto è cronaca. Un’altra versione delle cause che portarono Giuseppe sulla via del brigantaggio lo vuole vittima di un sopruso perpetrato ai suoi danni dal giovane figlio di un potente del tempo, che tentò di imporre al Garieri la cessione, a suo vantaggio, della donna amata. Il futuro brigante si rifiutò, subendo la fustigazione. Il giovane dispotico qualche tempo dopo verrà rapito, parzialmente mutilato, e rilasciato dietro il pagamento di esose somme di denaro; secondo voci del tempo, protagonista diretto del rapimento, o mandante, fu proprio il Calenda.
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sabato 27 luglio 2013
Strade per tutti Associazione sclerosi multipla e Codice della strada: fuori dalla logica dei privilegi
Parcheggiare non è più una virtù Aism e Codice della Strada Abbiamo incontrato Anna Flamia Batta Veltri, presidente dell’Aism (Associazione sclerosi multipla) presso la sede cosentina di Serra Spiga, per una recente manifestazione, che si è tenuta nei giorni scorsi nel centro della città bruzia dal tema “Il parcheggio riservato per persone con ridotta mobilità e disabili non è un privilegio, ma un diritto” (art. 188 circolazione e sosta dei veicoli a servizio di persone invalide; art. 381, comma 1 Cds). In collaborazione con l’Anglat (Associazione italiana guida legislazione andicappati trasporti). Per fare il punto sull’andamento della patologia abbiamo sentito il dottor Roberto Bruno Bossio.
Intervista a Anna Flamia Batta Veltri Il vostro impegno in questa raccolta firme a cosa mira? A sensibilizzare sul fatto che gli ammalati di sclerosi multipla hanno il diritto di trovare i parcheggi a loro riservati e liberi. I parcheggi ci sono ma vanno curati bene sia dall’istituzione sia dal cittadino che deve prestare maggiore attenzione e avere più rispetto. A volte si può trovare il cassonetto della spazzatura, altre volte lo si trova bloccato dall’utenza ordinaria. La difficoltà di trovarlo nelle vicinanze del luogo dove devono recarsi è sempre più frequente, trovandolo spesso occupato da persone che non hanno il cartellino o che usano lo stesso del parente disabile pur non essendolo, a volte anche dopo la morte del disabile. Quante firme avete raccolto? Abbiamo superato le 2mila firme, che presenteremo al Comune, che devo dire si pone sempre con grande sensibilità e attenzione su questioni del genere. La petizione chiedeva una maggiore attenzione dell’istituzione per il rispetto del parcheggio e la posa di nuovi spazi. Sono stati tanti i volontari coinvolti delle due associazioni a piazza 11 settembre, Cosenza. Sono state protocollate trentadue fogli firme contenenti 2.188 sottoscrizioni di sostegno all’iniziativa di sensibilizzazione. Con la richiesta al sindaco della città di Cosenza di istituire (leggo di seguito) una apposita commissione composta, oltre che dall’assessorato di riferimento, dai responsabili dei settori lavori pubblici, urbanistica, polizia municipale, traffico, servizi sociali e da una rappresentanza delle associazioni di categoria competenti per materia, per elaborare un piano di riordino e di messa a norma di tutti gli stalli esistenti sull’area urbana cittadina; verifica annuale, prevista all’art. 7 del regolamento comunale approvato con delibera n° 20/2007, dei permessi rilasciati ai propri residenti; di avviare al più presto, in seno al consiglio comunale, la modifica del regolamento sul riordino del traffico adottato con la delibera n. 20/2007 introducendo la gratuità del parcheggio per le persone detentrici del nuovo Cude sulle strisce Blu, così come da raccomandazione dell’Anci, inviata a tutti i Comuni d’Italia all’indomani della sentenza della Cassazione dell’ottobre 2010; provvedere alla revoca della parte del regolamento, adottato con delibera 20/2007, in cui prevede l’istituzione del parcheggio a tempo per i titolari di contrassegno disabili, in quanto in contrasto con quanto sancito dall’art. 188 comma 3 del C.d.S., che non prevede limiti temporali per i veicoli al servizio di persone munite dell’apposito contrassegno; invitare e supportare la Polizia municipale e gli operatori del traffico nell’applicazione della normativa prevista dal Codice della Strada, art. 158, con l’applicazione del massimo della sanzione prevista; apporre al cartello indicativo il parcheggio disabili la tabella con numero utile della polizia municipale al fine di segnalare gli abusi e le violazioni, così come adottato in altre città del territorio nazionale; intervenire in tempi brevi al ripristino in efficienza di tutti gli stalli di sosta presenti su tutta l’area urbana della città di Cosenza. Per ciò è stato chiesto un’incontro congiunto con gli assessorati che ho menzionato. La sede Asp di Serra Spiga da quanti anni vi ospita? Sono davvero tanti gli anni, dal 2001 in comodato d’uso. È una sede molto bella e ospitale adatta per l’accoglienza dell’ammalato. Gli
Recente manifestazione presso la sede cosentina della associazione per fare il punto Abbiamo sentito la presidente Aism Anna Flamia Batta Veltri e il dottor Roberto Bruno Bossio
ammalati si aiutano se possono usufruire di uno spazio adatto alle loro attività. Per esempio svolgono attività teatrali con la dottoressa Lucia Catalano, regista e che viene settimanalmente per eseguire il laboratorio con alcuni di essi. Possono anche incontrarsi e organizzare tante cose interessanti. Da ultima la commedia di De Filippo che abbiamo rappresentato al Rendano il 24 giugno scorso. Quotidianamente arrivano nove persone. che sono nel direttivo, abbiamo il segretario e il tesoriere e un addetto all’accoglienza degli pazienti che arrivano giornalmente. Potete contare sul supporto di volontari anche esterni? Prima potevamo contare su cinquantuno giovani del servizio civile per un’utenza censita di 700 affetti da sclerosi multipla nella Provincia, fino ai tagli economici. Un ottimo servizio che supportava l’ammalato davvero in modo concreto e che ora ne risentono negativamente. Abbiamo un protocollo d’intesa dal 2001 con l’Azienda sanitaria per usufruire di figure professionali approvato dalla Regione. Facciamo corsi di formazione interni e organizziamo Campi. Quest’anno quello di Trepidò in Sila, cui hanno partecipato anche delle persone che non escono mai o che abitano anche da sole. E nel caso della sospensione del servizio civile molta di questa utenza, che viveva da sola, è stata costretta a sospendere anche la terapia. Molti utenti sono stati anche dirottati verso le cliniche fisioterapiche della zona che però hanno come condizione il ricovero e per un’ora di terapia, ovvio, che la persona non può stare ospedalizzata. E ora..? Ora abbiamo il gruppo Young che s’interessa di organizzare i tanti giovani volontari, che vogliono collaborare con l’associazione, e
sabato 27 luglio 2013
Strade per tutti Cosenza, incontro fra Occhiuto e Ritacco
L’occhio dell’Unesco sul Mab
Roberto Bruno Bossio e anna Flamia Batta Veltri Sotto, i volontari dell’Aism
che vanno da un’età compresa dagli ultimi anni delle scuole superiori fino ai primi anni dell’Università. Devono saper rispondere a livello pratico e anche di come muoversi nell’ambiente. Abbiamo un rappresentante per il gruppo donne che è la poetessa, Maria De Luca e che ha ricevuto l’incarico di organizzare il prossimo Convegno Scientifico. Il gruppo donne è importante, perché, la Sclerosi Multipla è una malattia di genere, molto presente nel sesso femminile, anche se in età giovanile sono più gli uomini ad ammalarsi. La Fidapa (federazione Italiana donne arti e professioni) sezione di Cosenza con la presidente, Carmela Mirabelli e la past presidente, Nella Matta, ci hanno dato nel tempo un concreto aiuto, settimanalmente vengono in associazione e lavorano a seconda della richiesta, con anche l’organizzare dei corsi di Inglese per esempio. Anche il Centro Italiano Femminile nel passato ci ha aiutato soprattutto la sezione di San Pietro in Guarano, di cui io ho fatto parte, Cariati con Carmela Sciarrotta e Rose con Carmelina Smeriglio.
Intervista a Roberto Bruno Bossio Quali sono le cause che scatenano la malattia? È multifattoriale, sono esse genetiche, ambientali e concorrono insieme a creare una reazione autoimmunitaria, che è un attacco dell’organismo contro se stesso. È attaccata la mielina, il rivestimento della cellula nervosa, filo conduttore dell’impulso nervoso. Secondo la zona che sarà colpita, ne deriva una determinata sintomatologia per cui la malattia può iniziare, anche, in modo atipico e si mantiene per diversi anni come un senso di affaticamento, sintomo specifico e confuso che non porta a diagnosi precoce. Altre volte i sintomi sono molto più chiari con disturbi della sensibilità, disturbi del movimento che possono interessare un arto e indirizzano il medico verso un accertamento diagnostico. Le donne sono le più colpite... Sulle malattie vanno a incidere fattori di origine genetica e ambientale e ci sono diversi studi. La maggiore prova in questo momento in base agli studi condotti potrebbe essere la variazione ormonale. Il rapporto sono due donne a un uomo in totale. Anche l’etnia incide, si viene a verificare nei paesi più civilizzati (nord America e Nord Europa) sconosciuta nei Paesi asiatici e africani. L’esposizione ai raggi del sole conserva dall’insorgenza della malattia, favorendo la sintesi della vitamina D, importante per lo sviluppo della cellula nervosa. L’ipotesi più accreditata a oggi è il fattore ambientale, dovuta a un virus che è quello della mononucleosi infettiva, che in alcuni soggetti geneticamente predisposti favorirebbe l’attacco immunitario. Tra le regioni la più colpita è la Sardegna. In quella popolazione c’è la presenza di un gene, che mutando ne favorisce l’insorgenza. Questo perché nel nostro corredo cromosomico ci sono geni che mutando favoriscono alcune malattie piuttosto che altre. Lucia De Cicco
Corso Mazzini lungo cui si sviluppa il Mab Nel riquadro Adriano Ritacco
Il sindaco Mario Occhiuto ha ricevuto a palazzo dei Bruzi Adriano Ritacco, eletto qualche mese fa presidente nazionale dei club e centri Unesco. Ritacco, cosentino di nascita ma trasferito ormai da anni a San Marco Argentano, già tesoriere nazionale Unesco, ha avuto modo di distinguersi all’interno dell’Organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura, attraverso importanti iniziative portate avanti sul piano locale e apprezzate al punto da conquistare sul campo la nomina ai vertici dell’organigramma della prestigiosa associazione mondiale. Il primo cittadino ha tenuto così a congratularsi personalmente con Ritacco per l’importante risultato conseguito, rimarcando l’orgoglio che sia un cosentino doc, grazie alle sue spiccate doti organizzative e all’applicazione dei principi che guidano la filosofia dell’Unesco, a ricoprire un ruolo di tale rilievo. Insieme al sindaco, era presente all’incontro l’assessore Rosaria Succurro, con la quale si è anche discusso di invitare a Cosenza, prossimamente, il presidente mondiale George Christophides, proposta per la quale Adriano Ritacco ha già gettato le basi e che rappresenterebbe un’occasione per far conoscere direttamente al più alto esponente dell’Unesco le bellezze storico-culturali della città dei Bruzi, a partire da quell’inestimabile patrimonio che è il centro storico. La circostanza è stata inoltre gradita al sindaco Mario Occhiuto per strappare al presidente Ritacco la promessa di un impegno nell’avviare le pratiche necessarie affinché il Museo all’aperto Bilotti venga inserito tra i beni del patrimonio mondiale dell’umanità.
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sabato 27 luglio 2013
Passi che arrivano in alto
Un Premio al “Genio femminile”
La ballerina cosentina Mary Garret riceverà il riconoscimento come donna dell'anno di Lucia De Cicco
Mary Garret, che in molti ricorderanno per la sua grande passione per il balletto, già solista del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano dal 1998 e per la sua tenace battaglia per una alimentazione sana, che possa riguardare tutti e non solo il mondo della danza, riceverà, nell’ambito dell’annuale premio “Al Genio femminile” del Centro italiano femminile, il riconoscimento come donna dell’anno scelta dall’associazione a rappresentare il Premio. Esso sarà conferito dal Centro italiano femminile comunale di San Fili, da quest’anno per la prima volta senza la collaborazione del Centro italiano femminile di Rende (il premio, infatti, è stato pensato in questi anni dai due Cif comunali, ma quello di Rende si è sciolto nei mesi scorsi). La serata di consegna sarà il 28 luglio a San Fili alle ore 18,00. La ballerina ha studiato nella città di Cosenza fino a 16 anni. Autrice del libro La verità, vi prego sulla danza. Alla serata di consegna del premio saranno presenti il consulente nutrizionale, Mario Sicilia, la psicologa Asp Rossanna Castriota, le scuole di danza del luogo “Scarpette rosse” e “Elanhi dance”. Introdurranno e saluteranno Loredana Bastone, vicepresidente del Cif di San Fili, Ottorino Zuccarelli, sindaco della città, Carmelina Smeriglio, presidente regionale del Centro italiano femminile e modera la presidente provinciale Cif Cosenza, Gisella Florio, consegna il premio la presidente del Cif di San Fili, Manuela Cuconato. Mary, quando è stata contattata per il conferimento del premio? Mi hanno contattata un mese fa, ed io arriverò direttamente per la manifestazione dal momento che mi trovo a Paestum, dove sono stata invitata per uno stage di danza classica ed una conferenza sull’alimentazione. Quanti anni sono di amore per la danza? Ho iniziato da piccolissima a 3 anni. Era un gioco divertente che è poi diventato una vera passione. Seguendo il percorso della via della danza è arrivata la professione a Milano da quando avevo 16 anni. Come ti preparerai a ricevere quest’altro premio? Sono molto legata a San Fili e credo di non avere necessità di prepararmi, essendo a casa. Ci passo le estati in quanto è il paese di origine di mia madre e sono molto legata a questo luogo, alle persone d’infanzia e di famiglia e mi emoziona quest’ evento perché, se è vero che nessuno è profeta in Patria, avere dei riconoscimenti a casa propria è un grande onore e un gesto toccante. Diventata particolarmente nota la sua vicenda per l’impegno rivolto alla lotta dei disturbi alimentari. Quanto è importante una sana alimentazione per una danzatrice? Io penso che sia importante per l’essere umano in generale. Perché l’alimentazione è la prima cosa che la mattina ci viene d’istinto per vivere, fin dai tempi in cui si cacciava il cibo per la sopravvivenza,
La serata di consegna sarà il 28 luglio a San Fili alle ore 18 nell’ambito della manifestazione organizzata dal Centro italiano femminile La ballerina ha studiato a Cosenza fino a 16 anni Autrice del libro “La verità, vi prego, sulla danza”
quindi, è intrinseco nel nostro Dna. Fondamentale, affinché, il nostro corpo non si fermi e ovviamente nel caso specifico della danza ci vuole tanta attenzione nell’alimentarsi, proprio perché al contrario di ciò che si pensa, cioè che per essere snelli non si debba mangiare, è esattamente l’opposto. Si deve avere una alimentazione corretta e studiata, tenendo conto che tutti abbiamo un metabolismo diverso e ognuno di noi deve imparare a gestire la propria “macchina”. I ballerini, come tutti gli esseri umani, sono diversi nel metabolismo e non tutti reagiscono allo stesso modo. Si deve essere seguiti da professionisti, in modo differente, a seconda del dispendio energetico, che uno investe. Sono tante le tue partecipazioni come testimonial della corretta alimentazione... Spesso sono invitata proprio perché la mia azione è mirata a porre l’accento sui problemi dei disturbi alimentari. Ciò ha suscitato una particolare curiosità ed è per questo che mi invitano. In seguito ai vari eventi ho sentito la vicinanza di tantissime associazioni sui Dca, di singole persone e di famiglie e di persone che soffrono dei disturbi alimentari anche gravemente. Viene utilizzato, quindi, il mio nome e la mia esperienza per parlarne. Sono numerosi i casi di disturbo dell’alimentazione negli ambienti dello sport e della danza in particolare? Purtroppo, sono numerosi e taciuti, perché, spesso, non sono riconosciuti e c’è poca informazione sul tema. L’ambiente del balletto pensa che tutto ciò rientri nella prassi e che una danzatrice che abbia amenorrea sia una normalità. Non essere informati, a volte, induce la persona a credere che tutto ciò sia perfettamente giusto ed è questo il vero problema: i dati forniti, nonostante, gli interventi del Ministero della Salute, dimostrano che i casi continuano ad aumentare in ogni ambiente. Certamente nella danza è passato col tempo un messaggio falso, cioè che essere snelli potenzia la prestazione, quando in realtà essa è determinata dalla corretta coordinazione dei movimenti e da una giusta alimentazione. La negazione non fa altro che andare ad alimentare la disinformazione, che c’è in questi contesti. Parlare di questi temi non è semplice ed io sono stata allontanata dall’ambiente della danza presso cui lavoravo, perché, mi hanno spiegato gli specialisti, negare il problema è il sintomo del problema stesso. Quali sono gli altri riconoscimenti che ha avuto in seguito alla sua vicenda? Sono diversi i premi che ho ricevuto con la motivazione di aver fatto un atto di coraggio, come la “Venere Capitolina”, in Campidoglio a Roma, l’otto marzo 2012; il “Premio Marcello Sgarlata” sempre in Campidoglio a Roma, la nomina a “Cavaliere onorario dell’Ordine sovrano e militare del Tempio di Jerusalem” durante le investiture templari ad Aversa; in Calabria ho ricevuto un premio che è conferito alle donne che hanno rappresentato una svolta per l’immaginario femminile, riscattandola, ed è dedicato a Mary Cefaly, la prima imprenditrice che rilanciò l’agricoltura calabrese.
sabato 27 luglio 2013
Testo che ha fatto storia Portato da Lello Arena, lo spettacolo di Molière è stato l'ultimo atto della rassegna “Chi è di scena” 2013
L’Avaro tirchieggia a Castrolibero di Francesco Fotia
A Castrolibero è stata una sera all’insegna dell’arte e del sorriso quella di giovedì, che ha visto protagonisti Lello Arena e Molière; L’avaro, uno dei capolavori dell’autore francese, è stato portato in scena dall’attore partenopeo, con la regia di Claudio Di Palma. Si tratta di uno dei testi che ha fatto la “storia” del teatro, riportato in scena un incalcolabile numero di volte e che ha ispirato opere e autori di ogni generazione di teatranti a venire. L’avaro ha come protagonista Arpagone, interpretato proprio da Arena; vecchio, ricco e sfacciatamente taccagno, l’uomo sogna di convolare a nozze con una giovane di basso ceto sociale. Al tempo stesso, però, Arpagone, per preservare i propri denari, spera di combinare le nozze dei suoi due eredi: il figlio Cleante e la figlia Elisa. Naturalmente, però, come commedia detta le cose non andranno come Arpagone spera; l’anziano sarà invece coinvolto in una serie di vicissitudini che lo costringeranno a scegliere tra le sue ricchezze e il suo capriccio amoroso. Considerata una delle migliori commedie di Molière, pseudonomimo di Jean-Baptiste Poquelin, assieme a Il malato immaginario, Il borghese gentiluomo e Il Tartuffo, L’avaro, andato in scena per la prima volta a Parigi nel 1668, è un concentrato di personaggi, intrecci, situazioni e azioni che già prima d’allora avevano caratterizzato la commedia non solo francese, ma che qui trovano perfetto equilibrio, diventando le trame ben cucite di un’opera divertente e intelligente, che ha trovato la consacrazione a capolavoro solo col trascorrere dei secoli. Molière ha scritto il testo in prosa ispirandosi alle commedie di Plauto, sulle quali ha innestato motivi tratti da altre commedie seicentesche. La commedia è stata rappresentata per la prima volta a Parigi, città natia del grande commediografo e attore che, per l’occasione, interpretò proprio il ruolo di Arpagone. Forza innovatrice del teatro di Molière fu l’approfondimento psicologico dei personaggi, non più relegati alle figure tipo che già caratterizzavano, tra l’altro, anche la Commedia dell’Arte italiana, ma protagonisti di una vita reale, di relazioni personali autentiche che, avvicinandosi alla cronaca del tempo, inevitabilmente evidenziano la spietata critica al costume, specchio del pensiero molièriano e che, altrettanto fatalmente, gli attirarono contro le antipatie di alcuni potenti del tempo, pur regalandogli la fama e la stima di cui ancora oggi gode. Non è la prima volta che Lello Arena si cimenta con la commedia di Molière; era già stata la volta, negli anni scorsi, di George Dandin o il marito confuso e de Il Tartufo. L’attore, classe 1953, insieme a Massimo Troisi ed Enzo Decaro formò il gruppo teatrale “I Saraceni”, divenuto poi La Smorfia, nel 1977, da dove innova la commedia napoletana; tratti distintivi del gruppo sono la satira sui luoghi comuni innestati all’interno di sketch assolutamente originali. Dai successi al botteghino, passando per
Il festival ha visto avvicendarsi sul palco del teatro V. Tieri, nelle scorse settimane, Massimo Lopez, Manlio Dovì e Serena Autieri
Lello Arena
le trasmissioni radiofoniche, Arena approda anche al Cinema, con l’amico Troisi, in Ricomincio da tre, che ne sancisce, anche qui, le grandi capacità interpretative. Qualità consacrate definitivamente dal David di Donatello conquistato per la successiva interpretazione di Scusate il ritardo, ancora per la regia di Troisi. Il rapporto dell’attore con la settima arte sarà costellato di importanti collaborazioni: con i fratelli Taviani (Tu ridi, 1998) e Monicelli (Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno nel 1984 e Facciamo Paradiso nel 1995) su tutti. Nel 1988 Arena si cimenta anche con la regia, dirigendo Chiari di luna. L’avaro è stato rappresentato nell’ambito della rassegna “Chi è di scena”, organizzata dall’associazione Ditirambo e dall’amministrazione comunale di Castrolibero. Il festival, chiuso proprio con lo spettacolo di Arena ha visto avvicendarsi sul palco del teatro V. Tieri, nelle scorse settimane, Massimo Lopez, Manlio Dovì e Serena Autieri.
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sabato 27 luglio 2013
Il maestro alza il sipario Parole e musica duettano sul palco di "Catonateatro"
Proietti... molto altro per voi!
A Catona (Rc) Parole e musica duettano sul palco di “Catonateatro”. Gigi Proietti interprete di Pierino e il lupo... e molto altro!, accompagnato dall’Orchestra sinfonica del teatro “Francesco Cilea”, incanta il pubblico dell’arena “Alberto Neri” nella serata inaugurale della kermesse culturale piu’ attesa dell’estate. Un sold out che gratifica l’impegno e la tenacia di “Polis cultura” nell’organizzare un cartellone di eventi teatrali e musicali che da ventotto edizioni offre il meglio del panorama artistico italiano. La bravura e l’improvvisazione di Proietti si confrontano con Pierino e il lupo noto classico della musica scritto da Prokofiev nel 1936. Sul palcoscenico di Catona gli strumenti diventano personaggi e la melodia si fa recitazione. Il “solista” Proietti fa sfilare sul palco i protagonisti della fiaba rappresentati da uno strumento. Concepita con l’impegno didattico di far conoscere ai bambini le caratteristiche di ciascun elemento di un’orchestra, la favola narra della cattura di un lupo ad opera del piccolo Pierino e dei suoi amici animali a dispetto delle raccomandazioni del nonno. La voce dell’attore incontra quella dei personaggi. Il quartetto d’archi rappresenta Pierino, il flauto l’uccellino, l’oboe l’anatra, il clarinetto il gatto, il fagotto il nonno. Suoni melodiosi e forti si alternano in scena e se i corni ricordano l’avvicinarsi del lupo, i fiati sono i passi dei cacciatori che sparano al ritmo dei timpani. Il carisma dell’attore romano e le melodie armoniose dell’orchestra ammaliano la platea. Sul palco di “Catonateatro” anche il prestigioso riconoscimento che Nicola Petrolino, direttore artistico del festival “Verso Sud”, consegna al «carismatico, travolgente e ironico Gigi Proietti per la sua prestigiosa e intensa carriera». Da un classico della musica ai classici del repertorio di Proietti con ...e molto altro!, la seconda parte dello spettacolo dedicata al meglio delle sue interpretazioni caricaturali e delle sue maschere. Ancora duetti musicali con l’orchestra del teatro “Francesco Cilea” diretta dal maestro Michelangelo Galeati, in una condivisione di emozioni e di risate. L’attore porta in scena personaggi e macchiette espressione della sua quasi cinquantennale carriera teatrale. Un recital con sketch da avanspettacolo e varieta’, monologhi e canzoni che coinvolge il pubblico e abbatte la distanza tra platea e palcoscenico. Dalla lezione di grammatica in romanesco, alla lettura comica della poesia La pioggia nel pineto in dialetto pugliese Proietti esalta il vernacolo «parte delle radici da conservare come una cosa cara». Vestito col “fumando”, lo smoking, il grande mattatore canta Gastone e rende omaggio a Petrolini. In «una serata di contaminazioni con poesie d’autore, canzoni popolari e musica» improvvisa battute, conquista il pubblico con la sua inconfondibile mimica. Una fiaba delicata apre lo spettacolo e un’altra è raccontata in chiusura dall’attore nei panni di un anziano un po’ confuso e distratto che mescola tutti i personaggi delle favole in un unico ironico e irriverente monologo pieno di doppi sensi ed equivoci: «Una volta le favole si raccontavano davanti al caminetto ed i bambini sognavano le fate. Oggi il caminetto e’ sostituito dalla televisione». Due ore di evasione in compagnia del big del teatro italiano, che come “bis” racconta una nuova e divertente favola strappando l’ennesimo lungo applauso del “Catonateatro”.
Sul palcoscenico gli strumenti diventano personaggi e la melodia si fa recitazione Il “solista” Gigi infatti fa sfilare sul palco i protagonisti della fiaba rappresentati da uno strumento
Magna Graecia Film festival
Una colonna d’oro per Mira Sorvino Da Los Angeles al lungomare di Catanzaro. Il premio Oscar 1995 per la migliore attrice non protagonista, la statunitense Mira Katherine Sorvino, sarà il grande ospite d’onore nella serata inaugurale del Magna Graecia Film festival che apre i battenti, sul lungomare di Catanzaro (piazza Brindisi) sabato 27 luglio. A dare l’annuncio del “colpo a sorpresa” messo a segno da Gianvito Casadonte, direttore artistico della kermesse cinematografica, sono stati il sindaco Sergio Abramo e il vicesindaco e assessore alla Cultura Sinibaldo Esposito. La Sorvino, indimenticabile interprete di Mighty Aphrodite (La dea dell’amore) di Woody Allen, sarà accompagnata dal padre, l’attore e regista Paul. I due grandi artisti statunitensi sono arrivati a Catanzaro Lido, in un noto hotel sul lungomare, e quindi hanno trascorso alcuni giorni sul litorale catanzarese. A Mira Sorvino sarà consegnata la Colonna d’oro (l’opera di Michele Affidato creata appositamente per il Mgff) per avere promosso il cinema italiano nel mondo. A Paul Sorvino andrà la Colonna d’oro alla carriera. Il nome della Sorvino, ospite d’onore della prima serata della rassegna cinematografica, va ad aggiungersi a quello degli altri illustri ospiti che sfileranno sul red carpet in occasione della decima edizione del Magna Graecia Film festival fra i quali Michele Placido, Anna Falchi, Claudia Gerini e Valeria Golino, mentre Catrinel Marlon, modella e attrice rumena sarà la madrina dell’evento. Cresce l’attesa per l’evento di punta dell’estate catanzarese che, come più volte hanno ribadito il sindaco Sergio Abramo e il vicesindaco e assessore alla cultura, Sinibaldo Esposito, «servirà ad alzare la qualità dell’offerta turistico-culturale della città». Intanto, prende forma a piazza Brindisi l’imponente struttura destinata a ospitare l’evento. L’arena, con una platea e due tribune laterali da duemiladuecento posti a sedere, e il palco di 26 metri sono stati ideati dallo scenografo Aurelio Guaglianone.
sabato 27 luglio 2013
Grande opportunità per gli artisti Incontriamo Maria Credidio che è presidente e fondatrice della Biennale Arte contemporanea Magna Grecia
Emozioni su tela La Biennale della Magna Grecia, una grande opportunità per gli artisti, perché della sua partecipazione? La mia presenza alla Biennale come artista non era prevista, ma come tutte le cose che devono accadere, sfidano il destino, esse avvengono senza che te lo aspetti. Infatti, quando il curatore della VII Biennale Magna Grecia, mi diede la facoltà di scegliere due artisti, immediatamente pensai all’artista Antonio Gatto, già docente dell’Accademia delle belle arti di Perugia, e originario di Trebisacce, nel Cosentino, nonché collega dei maestri, Michelangelo Pistoletto, Bruno Corà e Jannis Kounellis, e alla giovane artista Laura Patacchia di risaputo talento. Aver avuto l’opportunità di invitare due artisti bravi e di diversa generazione, che stimo ed ammiro nella stessa misura, è un vero onore oltre che motivo di ammirazione e di arricchimento personale e culturale. L’emozione dei due artisti... Quando sottoposi l’invito ad Antonio Gatto, egli mi disse tempestivamente che ne era lusingato e onorato di poter portare nella sua terra la sua arte, ma che avrebbe pensato ad un progetto innovativo in cui si potesse coniugare bene il senso estetico dell’opera e il lato emozionale del fruitore con la realizzazione della stessa con l’apporto dell’artista Patacchia e con il mio supporto. Ed è ciò che ha trovato posto in me nel senso di curiosità e di approvazione immediata al progetto. Ci può raccontare i momenti importanti di questa “magica” decisione? Antonio Gatto mi inviò il progetto e in me scattò qualcosa di indescrivibile. Sentimenti diversi e opposti stati di tensione, di pensiero, di emozioni, di paure e di desideri. E mentre la mia mente e il mio cuore si dirigevano verso mondi lontani, mi trovavo al personal computer, e lì mentre guardavo una foto del mio volto, la mia attenzione fu destata quando, in maniera ludica, triplicavo l’immagine deformandola e così iniziai a pensare che il volto è la parte del nostro corpo, dove noi siamo più riconoscibili agli altri, ma esso è anche la testa, la mente e lo Spirito e, man mano che elaboravo le immagini, notavo e meditavo che quel volto conteneva delle forme-deformi, moventi e mutanti. Pensai che era possibile vedermi nel mio di dentro, nelle “creature immaginifiche” di una memoria lontana e recente, nella Gestalt di realtà non comuni, per poi arrivare agli elementi più superficiali e evidenti quali la pelle, gli occhi, la forma del viso e di tutti gli altri suoi elementi. Pensavo che l’immagine in cui l’osservatore guarda il volto di un altro è mutante perché ci si riflette in essa. Su di essa sono rappresentati i miei più reconditi sentimenti, le mie ansie, paure, dolori, gioie, aspettative, più intime manifestazioni dell’ego. Di comune accordo con gli artisti mandai il progetto al curatore della Biennale, Vigliaturo. La sua immediata risposta fu quella di voler comprendere meglio quello che avremmo voluto realizzare e che dovevamo inviargli a breve le foto dell’opera. Informati gli altri due artisti, il giorno dopo entrambi hanno raggiunto la Calabria.
«La mia presenza alla Biennale come artista non era prevista, ma come tutte le cose che devono accadere, sfidano il destino, esse avvengono senza che te lo aspetti»
al fruitore quella sua passione, amore e gioia, impalpabili sentimenti di cui solo l’artista può avere sentire immediato. Soprattutto se l’esecuzione è frutto di collaborazione, condivisione e partecipazione, l’esperienza allora diventa unica. Il progetto dell’opera realizzata in ensemble porta il titolo “Est-ce que tu peux me voir?” Progetto a tre voci, Mneme d’affezione e un viaggio nella mente (mens) ipertestuale, capace di ricostruirsi nella triangolazione delle differenze su un’unica voce, attraverso varie distanze di lettura. Grande soddisfazione dunque per gli artisti e per lei stessa? È stata grande la soddisfazione, ma non inaspettata, quando spedii le foto al curatore e mi disse che era una gran bell’opera. Un viaggio, che auguro a tutti di fare almeno una volta e di vivere nella propria esistenza di artista.
Come ha svolto le attività con i due artisti? Mi trovai a lavorare insieme a loro con molto fervore e indefessamente, presa da una forza inspiegabile, mi urgeva la necessità che avevo di comunicare qualcosa di estrema importanza. È stata un’emozione indescrivibile che in quarant’ anni d’arte non avevo mai provato. Mi sembra di avvertire si tratti quasi di una sorta di missione, per questa opera? La missione di un artista è qualcosa di più che dimostrare quanto sia bravo, quanto sia capace di eseguire tecnicamente un’opera, al contrario è il giusto grado di tensione, che riesce a impiegare perché la creazione dell’opera trasmetta
Lucia De Cicco
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sabato 27 luglio 2013
Natura fin da piccoli Workshop di "stencil art" con David Vecchiato e Lucamaleonte sotto la presidenza di Sonia Ferrari
I bambini nel Parco della Sila I bambini nel Parco della Sila per un workshop di “stencil art” con David Vecchiato e Lucamaleonte - Il Parco nazionale della Sila ha da sempre, sotto la presidenza della prof.ssa Sonia Ferrari, un progetto ben definito rivolto all’educazione ambientale attraverso il coinvolgimento dei ragazzi e questa volta a primeggiare sono stati chiamati a svolgere un ruolo primario i bambini con una età minima di sei anni per un workshop di stencil art, a cura di David Vecchiato e Lucamaleonte. Ben noti per aver partecipato a Cosenza, nello scorso mese di febbraio, alla quarta edizione dell’Urban superstar, il festival di Urban art che si è tenuto alla Galleria Santa Chiara, proprio a cura dell’artista David Vecchiato, dove l’artista romano Lucamaleonte ha presentato l’opera dal titolo “Lupo della Sila”. Nel workshop tenutosi negli ambienti del centro di accoglienza “Cupone” di Camigliatello Silano è stato proprio il lupo il soggetto sotto esame per i bambini che si sono adeguati agli insegnamenti del maestro Lucamaleonte, coadiuvato da David Vecchiato, particolarmente seguiti dalla presidente, Sonia Ferrari, da alcuni dirigenti del Parco e del personale del Corpo forestale. È stata una prova dura, ma i bambini ce l’hanno messa tutta con entusiasmo e partecipazione sia nel disegno che nel graffito del lupo silano, che raccolti alla fine hanno fatto mostra del loro valore su appositi pannelli collocati all’interno dell’antica segheria del Centro visita Cupone, restaurata grazie all’intervento dell’ente Parco nazionale della Sila e considerata uno splendido esempio di archeologia industriale. I lavori dei ragazzi che fanno da cornice alla grande opera in acrilico che raffigura il “Lupo della Sila” realizzato da Lucamaleonte ed acquisito dal Parco nazionale della Sila per essere esposto al pubblico nell’ampio spazio della segheria meta dei tanti visitatori del Parco durante questa estate e le prossime stagioni. Proprio qui, alla fine del workshop, gli artisti David Vecchiato e Lucamaleonte, con la presidente del Parco, Sonia Ferrari, e del comandante del Cta del Corpo forestale di Cosenza, Angela Polillo, hanno avuto modo di parlare della loro esperienza e delle nuove frontiere dell’Urban art, nata sugli edifici delle metropoli, ma con uno sguardo sempre più rivolto alla natura, ed il Parco nazionale della Sila per i due artisti è un ottimo soggetto di ispirazione e lavori futuri ben graditi dalla presidente, Sonia Ferrari, quale effetto immagine positiva in funzione anche della candidatura di riconoscimento del Parco per il progetto Mab dell’Unesco, quale Patrimonio dell’Umanità. Franco Bartucci
Un progetto rivolto alla educazione ambientale attraverso il coinvolgimento dei ragazzi che questa volta sono stati chiamati a svolgere un ruolo primario
L’utilizzo dei social network per conoscere la Sila
Navigare nel verde L’utilizzo dei social network come mezzo per la creazione di una coscienza collettiva del territorio del Parco Nazionale della Sila e delle sue risorse. Di questo si è parlato a Lorica, alla sede dell’ente Parco, in un incontro durante il quale l’associazione “Calabresi creativi” ha presentato il progetto “Smart Dmo”, cofinanziato dal Miur e per la cui sperimentazione è stato scelto proprio il Parco silano. Allo scopo di importare in Calabria più idee e innovazione, rafforzando il contributo delle tecnologie digitali allo sviluppo territoriale della regione, l’ente Parco nazionale della Sila, l’associazione “Calabresi creativi” e la Bto educational hanno firmato infatti un protocollo d’intesa per la sperimentazione di questo progetto su turismo e innovazione digitale. «L’obiettivo - ha detto il presidente dell’associazione “Calabresi creativi”, Domenico Rositano - è quello di creare nel Parco della Sila una gestione di relazioni tra operatori, flessibile ed efficace, attraverso il digitale. In questa prima fase incontreremo gli operatori del territorio, pubblici e privati, valutando il loro livello di alfabetizzazione digitale, successivamente organizzeremo dei corsi di formazione sull’utilizzo dei social network, per poi passare alla creazione di una piattaforma gratuita che consenta un’offerta turistica integrata attraverso la messa in rete e il dialogo fra tutti gli operatori turistici e gli attori che contribuiscono allo sviluppo del territorio». Per la presidente dell’ente Parco, Sonia Ferrari, «il progetto di destinazione turistica “smart” in Sila non può che apportare crescita e contribuire allo sviluppo sostenibile, favorendo il riposizionamento sul mercato turistico attraverso la sinergia fra tutti gli operatori. D’altro canto a questo scopo, il Parco da sempre realizza iniziative efficaci, fra cui le due candidature Unesco, di cui una è relativa all’inserimento nella “Tentative list” dell’Unesco, l’altra riguarda la candidatura del Parco al riconoscimento nell’ambito del programma Mab (Man and biosphere), che individua le riserve della biosfera, gestite secondo un modello attento alla conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile nel pieno coinvolgimento delle comunità locali, promuovendo e dimostrando una relazione equilibrata proprio fra queste e il territorio». Ad occuparsi dei corsi di formazione sull’utilizzo dei social network, destinati agli operatori del territorio che aderiranno all’iniziativa, sarà la Bto educational, partner del progetto, che farà da advisor e terrà i Focus sui social media - Facebook, Twitter, Instangram, Google plus -strumenti ormai essenziali per promuovere il territorio e l’offerta turistica locale. Valeria Pellegrini
sabato 27 luglio 2013
Scintille di rock Grande attesa ad Altomonte per il Rock festival con la musica dei Pink Floyd eseguita dai "New Collura"
Strumenti in riscaldamento Sarà il repertorio del mitico gruppo inglese dei “Pink Floyd” a caratterizzare l’edizione 2013 della kermesse musicale Altomonte Rock Festival, giunta al suo XIII appuntamento. Quest’anno la manifestazione sarà organizzata sabato 27 luglio 2013 dall’Associazione Mosaico, presso il noto Teatro “Costantino Belluscio” e trasmessa per la prima volta in diretta streaming per permettere a tutti gli amanti della musica rock di seguire i “New Collura” da tutto il mondo. Dopo il notevole successo delle edizioni precedenti del Festival di Altomonte, iniziativa che si è oramai imposta nel panorama delle manifestazioni estive, riconosciuta e apprezzata sia in tutta Italia che all’estero per aver selezionato oltre mille gruppi rock, quest’anno si annuncia con questo clamoroso evento dedicato interamente, appunto, allo storico gruppo dei “Pink Floyd”, che tante emozioni hanno regalato, con le esibizioni della Tribute band “New Collura” di Potenza. La manifestazione altomontese, presentata a stampa e televisioni, mercoledì 10 luglio, ha visto gli interventi del direttore artistico Giulio Pignataro, dell’assessore Provinciale allo Sport, Turismo e Spettacolo Pietro Lecce, del’Assessore allo Sport, Ambiente e Politiche Giovanili di Altomonte Antonio Piraino, che ha rappresentato il Sindaco di Altomonte Giampietro Coppola ed alcuni dei componenti di gruppi degli anni scorsi che verranno premiati nell’ambito del festival, come il cantautore Giuseppe Medaglia del gruppo Music Man Mimmo Mazza del gruppo Dispetto. L’assessore Lecce, in quella occasione, ha esplicitato il sostegno convinto alla manifestazione altomontese che rappresenta un fiore all’occhiello tra le tante manifestazioni estive. «In un territorio dove non è facile e per nulla scontato continuare a mantenere in piedi eventi come questo, si deve riconoscere il merito al direttore artistico ed al suo staff per come abbiano saputo, per 13 anni, perpetuare un appuntamento di grande stile ed energia, idoneo a segnare il destino di una cittadina che sempre più offre, attraverso iniziative pregnanti, stimoli attrattivi di forte richiamo turistico. Se in molti decidono di passare le vacanze ad Altomonte è proprio perché richiamati da una serie di pregevoli eventi. Tutto ciò crea indotto e dà respiro all’economia locale. Scegliere poi il gruppo storico del Pink Floyd per il Festival è stata una scelta felice che celebra un momento musicale di alto livello. Ma quello che interessa come spirito del Rock Festival di Altomonte è anche la possibilità, come vetrina di tutto rispetto, offerta alle giovani band emergenti di farsi conoscere e di poter essere proiettate nel panorama musicale». Dell’organizzazione generale del Festival, come per le precedenti edizioni messe in cantiere, si occupa il direttore Giulio Pignataro, che quest’anno ha compiuto un grande sforzo per avvalersi anche di sponsor per dare lustro e contenuto all’evento. Il Festival rock di Altomonte, che anche nelle passate edizioni aveva dedicato diversi omaggi alle band rock europee, avrà questa unica ma importante band che eseguirà live le più belle canzoni del gruppo Inglese. Il gruppo dei “New Collura” si esibirà in una magistrale riproposta, meticolosamente e attentamente curata dal chitarrista Nicola Tancredi e dal tastierista Raffaele Digiglio nei minimi particolari. Una rielaborazione dei brani riproposti con fedeltà straordinaria e decisamente sorprendente, esattamente così come i mitici maestri del rock li hanno eternati sul supporto audio. Durante la Conferenza Stampa è stato proiettato un video che ripercorre la storia e la carriera artistica del gruppo inglese. Altri componenti del gruppo sono: Antonio Colangelo (Bass. Elettrico, Freetles), Franco D’aranno (Batteria Acustica, Percussioni), Antonio Darino (Voce Solista e Coro), Mariagrazia Raggi (Voce Solista e Coro),Teresa Disisto (Voce Solista e Coro) e Anna Lavieri (voce solista e coro). L’evento si terrà dalle ore 21.00 alle ore 23.30.
Quest’anno la manifestazione sarà organizzata sabato 27 luglio presso il noto Teatro “Costantino Belluscio” e trasmessa per la prima volta in diretta streaming
A Villapiana, festival dell’Alto Jonio dance
Kosovo ballet La danza dopo la guerra Attesissimo l'evento Festival dance di Villapiana, organizzato dall'Alto Jonio dance con tanti appuntamenti per il 2013 e sempre più entusiasmanti novità. Il Festival, sostenuto dagli Assessorati Provinciali alla Cultura e allo Sport, Turismo e Spettacolo, si concluderà nella giornata di sabato 27 luglio, in cui si avrà l'onore di ospitare il Kosovo Ballet, balletto nazionale del Kosovo, venuto in contatto con l'AJD grazie al direttore artistico Antonio Pio Fini che ha creato per il Kosovo Ballet lo spettacolo "dove cade la luce". Durante la serata di gala verrà premiato con il Premio AJD Carriera Ahmet Brahimaj, direttore artistico del Kosovo Ballet, colui che, dopo la guerra, ha rimesso insieme la compagnia nazionale kosovara. Alla premiazione interverranno l'Assessore Provinciale allo Sport, Turismo e Spettacolo Pietro Lecce e l'Assessore Provinciale alla Cultura Maria Francesca Corigliano. Intanto da sabato 20 a domani giovedì 25 luglio Summer School. Sono sei giorni dedicati ad un vero e proprio corso intensivo con la possibilità di partecipare ogni giorno a sette diversi corsi con docenti e coreografi di fama internazionale. Durante la scuola estiva vengono assegnate numerose borse di studio per l'Italia e l'America, come è accaduto lo scorso anno in cui sono state assegnate più di trenta borse di studio, tra cui dieci per gli USA. Gli insegnati della Summer School 2013 sono: Michael Mao con la lezione di Repertorio, Elena Albano con la lezione di Tecnica Graham e Repertorio, Sara Knight con la lezione di Classico, Nicola Iervasi con la lezione di Composizione Coreografica, Gianluca Blandi con la lezione di Modern Contemporary, Daisuke Omiya con la lezione di Contemporary Hip Hop, Davide Accossato con la lezione di Tap Dance. Venerdi 26 e sabato 27 Luglio Concorso/Festival Nelle due giornate si terranno workshop gratuiti, master class e audizioni con Alex Atzewi e tanti altri ancora. Quest'anno l'AJD offrirà tante borse di studio molto importanti: i partecipanti potranno vincere un semestre alla Martha Graham Dance School di New York, due settimane alla Steps on Broadway, una borsa di studio per la Peridance, una borsa di studio per la SLK Dance New York, una borsa di studio per lo Staten Island Ballet, una borsa di studio per la Michael Mo Dance, una borsa di studio per la Key West Modern Dance, la possibilità di presentare una coreografia durante L'Italian International Dance Festival NYC, una borsa di studio per il Congresso Brasileiro de Dança Moderna e, infine, la borsa di studio I Love New York Dancing, che comprende passaggio aereo in classe turistica A/R Roma e/o Milano United Airlines; trasferimento aeroporto / residence / /aeroporto; Sistemazione in residence universitario: camere a due letti, bagno privato e aria condizionata (due studenti per ogni camera), pensione completa (10 pasti + 30 "dining dollars" settimanali, dal lunedì al venerdì); corso di inglese: 10 lezioni settimanali, certificato di frequenza e progresso a fine corso; corso di danza: 20 lezioni (al momento dell'iscrizione si dovrà indicare la tecnica prescelta), certificato di frequenza; libero accesso al NYU Coles e Palladium Sport Center un ingresso ad un "musical" di Broadway; una mini crociera con cena e serata danzante nella baia di New York; accompagnatore dall'Italia e per tutta la durata del viaggio; assicurazione ProntoMedico/bagaglio; borsa e maglietta Broadway.
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sabato 27 luglio 2013
Arriva il vento norvegese Anche quest'anno torna il Peperoncino Jazz festival al Parco nazionale della Sila
Jazz tra i boschi
Anche quest’anno il grande jazz norvegese fa tappa nel Parco nazionale della Sila. Dal 26 al 28 luglio, con il patrocinio della Reale ambasciata di Norvegia e nell’ambito del Peperoncino Jazz festival, rassegna musicale itinerante diretta da Sergio Gimigliano, il Parco ospiterà una “tre giorni” di grande jazz ispirato alle sonorità nordiche. Protagonisti dell’evento saranno tre dei maggiori jazzisti norvegesi che presenteranno i loro ultimi lavori discografici in alcuni dei luoghi più suggestivi del parco silano. Le tappe silane hanno avuto inizio il 26 luglio, quando la bellissima riserva naturale “I giganti della Sila”, a Croce di Magara (Camigliatello Silano, Cs) ospiterà l’esibizione di Sidsel Endresen, cantante e compositrice norvegese. La seconda serata di jazz è prevista per sabato 27 luglio, sempre alle 17.00, nello splendido scenario verde del centro visita Cupone, dove si esibiranno Trygve Seim e Andreas Utnem, due giovani musicisti norvegesi che fondono influenze mediorientali, di cui è rimasto affascinato il sassofonista Seim, e la cultura neoclassica, che impregna il pianismo di Andreas Utnem. La “tre giorni” di jazz norvegese si chiuderà domenica 28 luglio alla sede dell’ente Parco nazionale della Sila, a Lorica, con il terzo concerto, alle 17:00, che prevede l’esibizione dell’Arild Andersen trio. Arild Andersen è sicuramente uno dei musicisti norvegesi più famosi al mondo. Cominciò la sua attività di contrabbassista come componente del Quartetto di Jan Garbarek Quartet (1967-1973), ha suonato assieme ad alcuni celebri musicisti jazz americani, come Phil Woods, Dexter Gordon, Hampton Hawes, Johnny Griffin, Sonny Rollins e Chick Corea. Andersen ha registrato una dozzina di dischi con la casa discografica Ecm come leader di un gruppo musicale e come collaboratore di diversi altri musicisti ed in Sila presenterà il suo nuovo trio composto dal sassofonista Tommy Smith e dal batterista Paolo Vinaccia. I concerti saranno accompagnati da degustazioni a base di prodotti tipici locali, offerte dal ristorante La Tavernetta, Barrese Prodotti Tipici e Fattorie aperte in Sila. I vini saranno anche quest’anno a cura dell’Ais Calabria. * Il Programma Mab (Man and the Biosphere) è stato avviato dall’Unesco negli Anni ‘70 allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca e capacity-building. Il programma ha portato al riconoscimento, da parte dell’Unesco, delle riserve della biosfera, aree marine e/o terrestri che gli Stati membri s’impegnano a gestire nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità locali. Scopo della proclamazione delle riserve è promuovere e dimostrare una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi, creare siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l’educazione ambientale, oltre che poli di sperimentazione di politiche mirate di sviluppo e pianificazione territoriale. Valeria Pellegrini
Il 27 luglio si esibiranno Trygve Seim e Andreas Utnem, due giovani musicisti norvegesi Il 28 luglio si prevede l’esibizione dell’Arild Andersen trio
Praia, Campionato nazionale di lancio del telefono
Cellulari in volo
Una folla di gente di ogni età, ha invaso Praia a Mare (Cs). Circa ottocento persone hanno dato libero sfogo allo stress, lanciando in aria il telefonino. L’unica tappa calabrese del Campionato Nazionale del Lancio del Telefonino, ha riscosso il successo sperato. Uomini, donne, ragazzi e ragazze di ogni età, hanno gareggiato per cercare di portare a casa il premio finale, uno smartphone. Il fortunato vincitore di questa edizione praiese è Davide Pasquale di Napoli. Davide ha 32 anni e come professione fa l’autista. Il suo record di lancio è stato di 47 metri 67 centimetri. Il Lancio del Telefonino è stato importato e brevettato in Italia nel 2009, dall’imprenditore Massimo Galeazzi di Alzate Brianza (Co). «Sono rimasto piacevolmente colpito - ha spiegato Galeazzi - dalla cittadina di Praia a Mare, per la bellezza del paesaggio e la limpidezza delle acque. Questa tappa è stata un grande successo, la gente ha partecipato con entusiasmo e si è creato un clima divertente ma allo stesso tempo competitivo. Spero di poter mettere nel calendario degli eventi del Lancio del Telefonino, questa splendida cittadina, anche l’anno prossimo». I partecipanti al Campionato Nazionale di Lancio del Telefonino sono stati divisi in due categorie: junior e senior. Il punteggio è stato calcolato misurando, attraverso un tele laser, la distanza raggiunta dal telefonino dopo il lancio. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito internet dell’evento www.lanciodeltelefonino.com.
sabato 27 luglio 2013
Sinergia fra gli atenei reggini Progetto Contamination lab Reggio Calabria si classifica al primo posto del Bando Startup
Contaminazione delle idee imprenditoriali Le due Università reggine insieme per la contaminazione imprenditoriale delle idee: il progetto Contamination Lab Reggio Calabria si classifica al primo posto del Bando Startup - Linea 4 Il progetto Contamination Lab presentato - nell’ambito della Linea 4 del Bando Start-up - dall’Università Mediterranea, in partenariato con l’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria e con il MEDAlics - Centro di Ricerca per le relazioni Mediterranee, è stato valutato positivamente conseguendo il maggior punteggio nella graduatoria finale stilata dagli esperti e, pertanto, sarà finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il progetto prevede la creazione nella città di Reggio Calabria di spazi fisici e virtuali che facilitino nuove modalità di integrazione e collaborazione tra studenti e docenti delle due università cittadine, mondo imprenditoriale, territorio e istituzioni per promuovere la cultura dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del fare impresa in un modo nuovo. La contaminazione è l’elemento portante del progetto, e avviene in diverse direzioni: tra studenti locali provenienti da diverse discipline e studenti provenienti da altre realtà, sia italiane che straniere; tra studenti e docenti; - con attori del mondo produttivo - imprese, startup, investitori, camere di commercio - e delle istituzioni; - con attori internazionali, costruendo partenariati e collaborazioni per acquisire le migliori prassi di innovazione e facilitare la mobilità degli studenti. I CLab si configurano come luoghi sia di diffusione di importanti risorse (umane e di Know-how) attualmente presenti in ambito scientifico universitario, sia di riferimento in cui poter effettuare l’analisi, la pre-valutazione e lo sviluppo di business plan di proposte di idee progettuali innovative. Un fattore chiave del piano formativo sarà l’utilizzo di metodologie di apprendimento innovative, quali il learning by doing, la simulazione esperienziale, la flipped classroom e le tecniche di creatività, applicate con l’intento di favorire un approccio creativo alla risoluzione dei problemi e alla elaborazione di soluzioni efficaci. Il progetto presentato dall’Università Mediterranea insieme all’Università per Stranieri “D. Alighieri” coinvolge importanti enti di formazione presenti sul territorio locale oltre a partner di respiro nazionale e internazionale: Università Commerciale “L. Bocconi” Milano; l’Institute for Economic Research on Innovation - Pretoria, South Africa; Tekpol - Science Technology Policy Studies; Middle East Technical University - Ankara Turkey; MEDAlics - Centro di Ricerca per le Relazioni Mediterranee; APS s.r.l.- spin off Università Mediterranea di Reggio Calabria; Accademia Belle Arti Reggio Calabria; Camera di Commercio di Reggio Calabria; Centro di Informazione Europea della Rete Europe Direct; Azienda speciale IN.FOR.MA della Camera di Commercio di Reggio Calabria; Giovani Industriali Confindustria Reggio Calabria; Artémat; Calabresi creativi; INBAR Siracusa; Istituto per l’Innovazione e la Tecnologia nel Mediterraneo di Reggio Calabria; Starteed; Think! The Innovation Knowledge Foundation, Tshwane University of Technology; Studio Negri - Pisa.
Il progetto prevede la creazione nella città dello Stretto di spazi fisici e virtuali che facilitino nuove modalità di integrazione e collaborazione tra studenti e docenti delle due università
L’obiettivo di “Calabresi nel mondo”
Innovazione e competitività Promuovere l’apertura internazionale del sistema produttivo regionale e del mercato del lavoro allo scopo di ottenere un incremento dell’occupabilità: è questo l’obiettivo della Fondazione dei Calabresi nel Mondo che nel realizzare questo percorso si avvale del coinvolgimento attivo dei calabresi residenti al di fuori dei confini regionali, al fine di renderli partecipi dello sviluppo della loro terra di origine. Queste finalità, emergono nel Programma sperimentale Calabria e in Work, coordinato dalla stessa Fondazione, in collaborazione con il dipartimento Lavoro della Regione Calabria e sotto la diretta supervisione dell’Autorità di gestione del Fondo sociale europeo. E’quanto e’ emerso in un incontro avvenuto presso la sede della Fondazione dei Calabresi nel Mondo. Per raggiungere i risultati indicati la Fondazione dei Calabresi nel Mondo sta ponendo in essere un modello innovativo di politiche di sviluppo che parte dall’individuazione delle buone prassi aziendali ed istituzionali, ovvero da quelle innovazioni individuate nei Paesi target che, applicate in un determinato contesto, possono contribuire al raggiungimento di obiettivi di crescita nel territorio regionale. A poco meno di un anno dall’avvio delle sue attività la fondazione dei Calabresi nel mondo è capace di esprimere progettualità a carattere di forte innovazione e competitività riconosciute sia dal mondo accademico che da quello istituzionale come sottolineato poco tempo fa da Francesco Tufarelli, capo di gabinetto del Ministro delle Politiche europee. «Il lavoro della Fondazione, attraverso lo studio delle buone prassi, rappresenta - ha evidenziato Tufarelli - un modello da esportare a livello nazionale ed internazionale». È la prima volta che in Italia ed in Europa si cerca di mettere in campo un sistema così articolato, organico e complesso in questo ambito, che potrebbe determinare prospettive di sviluppo inesplorate attraverso la rete dei calabresi all’estero. «Il Programma integrato Calabriae in work - ha affermato il presidente della fondazione dei Calabresi nel mondo Giuseppe Galati - ha un imprinting innovativo, poiché attiva strumenti di acquisizione di knowhow per capitalizzarli in occupazione reale e competitiva. Il progetto tesaurizza, in particolare, best practises istituzionali e opportunità dei sistemi del lavoro dei Paesi dell’Unione europea, consolidate e riconosciute, trasformandole in abilità tese a migliorare e ad arricchire il “sistema lavoro” della Calabria». Il Programma integrato Calabriae in work si articola in tre distinti moduli: Calabriae in work network individua le buone prassi aziendali ed istituzionali presenti nei Paesi dell’Unione europea; Calabriae in work capacity trasferisce sul territorio regionale le buone prassi precedentemente individuate; e Calabria in work occupability che capitalizza i risultati raggiunti attivando politiche di formazione ed occupabilità.
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sabato 20 luglio 2013
Narrativa Minitesti, caratteri, aforismi
Gerani e garofani al balcone della zia Tetè di Giuseppe Aprile
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Siamo imprigionati da poche cose quotidiane. Spesso le stesse. Liberarsi è rivoluzionario. Normalizzare la propria vita è quasi assurdo.
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La mala informazione è spesso padrona di noi. Liberarsi è spesso impossibile. Nella tarda età si vive meglio. Si ha dietro l’apparato dell’esperienza, sempre importante. Anche quando sembra dolorosa. Non c’è di peggio che stare sempre bene; essere sempre felici. Non si comprende che la felicità, intesa com’è comunemente, è mortificazione della propria indole creativa.
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Non esiste la vecchiaia. Esiste solo l’invecchiamento del corpo a cui corrisponde una sempre più densa maturazione di sentimenti e di idee.
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Da giovani si vive sopratutto di speranza. Si immagina un futuro. Da anziani si vive il vero, sempre utile e importante. Il piacere spesso genera fiacca. Il dolore aguzza l’ingegno e tu compi atti di cui andrai sempre fiero.
Siamo imprigionati da poche cose quotidiane Spesso le stesse Liberarsi è da rivoluzione Normalizzare la propria vita è quasi assurdo
Ogni cosa si misura rispetto ad un’altra. L’altro dà senso ad ogni cosa. Osservo il monumento a un grande della storia. Genera invidia e rispetto. Dopo un pianto e un dispiacere, viene la cala simile alla quiete dopo la tempesta. Dopo un riso viene niente. Qualche volta il cavallo di mio padre era ricalcitrante. Mio padre lo sapeva prendere e non lo considerava mai negativamente. Gli voleva un bene matto. Il cavallo è stato sempre un suo amico e un aiuto determinante per la sua vita. Pensava a quando avrebbe dovuto fare a meno di lui e si rattristava.
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Il mio paese è la cornice della mia vita: è il tempo e la terra della mia esistenza. Spesso mi facevo una scarrozzata con il mezzo di mio padre che andava in giro con il cavallo che tirava e sembrava un eterno compagno. Mio padre viveva in simbiosi con il carrozzino e la campagna dove passava gran parte del suo tempo. Nell’orto produceva il meglio della sua e nostra vita.
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Si dice che è un signore una persona educata, di buon senso, altruista, generosa, sincera, pulita, di sani costumi. Il fiori crescono in campagna come gli uomini nei paesi, tra le case. I fiori adornano ogni cosa e ci parlano, ci aiutano a go-
dere il bello, ci vengono incontro facendoci sapere che, oltre al dolore, c’è anche il piacere che aiuta a vivere; non è il piacere coincidente con il nulla e l’insipido. Non è il piacere sciocco ma quello che fa riposare e ti ridà la forza per riprendere il sacrificio.
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I genitori possono soffocare o esaltare la predisposizione dei figli. Occorre equlibrio in tutto. Oggi ci sono figli succubi e figli ribelli. Gli uni e gli altri cono mancanti di equilibrio.
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Franco è taciturno. Mi piace spesso stare in sua compagnia. È essenziale, non è mai invadente, è sempre un compagno che ama la compagnia e che aiuta a capire il valore dell’altro. La socialità costruttiva.
sabato 20 luglio 2013
Narrativa
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Si andava a squadra, in fila per due, cantando e ridendo in totale spensieratezza ed allegria. Il professore si voltava verso di noi e diceva: «Non cullatevi dello stare bene e sorridenti. Siete ragazzi, scolari, figli. La vita non è questa. Questa è la vita da ragazzi. Poi verrà quella vera dove si ride meno e si piange di più. Abituatevi! Quando si sta bene occorre pensare al male per poterlo affrontare!». Il male è organico alla vita, come il bene. Non c’è l’uno senza l’altro.
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Ognuno di noi procede verso un futuro che pensa di costruirsi e di dominare. Il domani può essere il contrario dell’oggi. L’uomo deve sapere sempre affrontare la vita.
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I gerani ed i garofani sul balcone della zia Tetè sono ornamento ammirato da tutti i passanti. Sono fiori antichi che tutti vogliono avere. Soprattutto quando passa la processione, tutti li guardano, li ammirano, li desiderano. Poi, quando incontrano la zia Tetè, glielo dicono e chiedono come mai riesce ad averli così maestosi, così vivi, di colori smaglianti, grandi che coprono tutto il vaso di creta su cui sono piantate, e si spandono verso il basso adornando il muro sottostante. Tutti nominano il balcone della zia Tetè dove gerani e garofani affascinano i passanti.
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La processione della festa percorre quasi tutte le vie del paese. Dove non può passare fermano all’imbocco la statua del Santo e il prete benedice le case della zona, invocando la benedizione per tutti di modo che alla fine nessuno sia rimasto trascurato. La festa è per tutti ed è il simbolo dell’amicizia, della religiosità vigente, della protezione che la Chiesa riserva per il paese e per la popolazione. È una giornata di canti e di suoni, di attività religiose e civili. È gioia per tutti che lasciano da parte rancori e dolori per prodursi in una trionfante vita comune. Saggiamente pensano, però, al domani dove ricomincia la vita normale e torna la litania del sacrificio e dei problemi di ognuno.
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Il pittore ti presenta il suo mondo. Tu avverti che è un mondo universale, senza il dominio del particolare. È la semplicità naturale che diventa linguaggio efficace, musica che ti eleva verso le vette che sovrastano la quotidianità talvolta opprimente. Il pittore, con i colori che sembrano in natura, ti presenta i colori più veri; quelli che ti parlano, ti narrano, ti interessano, che sono in uno parole e canti.
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Un turbine di vento una volta mi ha provocato spavento. S’è levato all’improvviso sorprendendomi e provocando schianto. Rimessomi a posto, ho pensato: «meglio, a volte, essere scossi da improvvise vicende brutte, che stare tranquilli, senza infamia e senza lode. Non è bella la vita quando si mostra priva di sorprese».
Nella tarda età si vive meglio Si ha dietro l’apparato della esperienza sempre importante Anche quando sembra dolorosa
Lo scrittore Sharo Gambino non aveva più una copia del suo romanzo Sole nero a Malifà. Non sapeva che io ne avessi conservato la copia di quando me l’aveva regalata, oltre venti anni addietro. Quando gli dissi che l’avevo io, sembrava avesse toccato il cielo con le mani. Gli promisi che sarei tornato a Serra S. Bruno per regalargliela: «Essendoci una sola copia, è giusto che l’abbia tu». Mi restò grato infinitamente! Avutolo da me, dopo qualche mese un editore glielo ripubblicò e il romanzo divenne l’opera più presente nella librerie della regione. E tanti lo comprarono. Ora il libro è abbastanza diffuso. Peccato che Sharo, dopo pochi anni, sia venuto a mancare. Conservo caramente, di lui, una bella recensione che fece a un mio libro di racconti.
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-Vai via, vai via che mi stai stonando la testa,-disse Saverio al padre che per l’ennesima volta gli raccomandava di giocare meno al pallone. -Non vuoi capire che è peggio, se fai così. A volte mi viene l’idea di smettere da solo e del tutto di giocare. Poi arrivi tu e, per ripicca vera e propria. Mi ritorna il desiderio di giocare. E più forte di prima. Lo vuoi capire che un padre non ha diritto ad impicciarsi dei fatti dei figli?- proseguì, sapendo che rischiava di essere abbastanza scortese. -Bello mio,- fece il padre,tu ora sei giovane e non conosci la vita. Tanti, come te, hanno sempre protestato quando i genitori si sono mostrati premurosi del loro avvenire. Poi, magari da grandi, si sono pentiti amaramente di non aver fatto tesoro di certe raccomandazioni. Noi genitori abbiamo mille ragioni per preoccuparci di voi figli. La prima è che il bene che vi vogliamo noi, non ve lo vuole nessuno. Poi viene quella che abbiamo più esperienza della vita. Poi, ancora, che voi venite al mondo senza sapere come si guadagna il pane e vi sedete a tavola, con tutto l’occorrente sopra, bello e preparato. Capisci? E poi non basta che mi dici: vai via, levati dai piedi. Io non lo faccio perché so quanto sei incosciente sostenendo certe tesi. Lo vuoi capire?- concluse un po’arrabbiato il padre che poi, guardandolo con grande affetto, gli lesse gli occhi e se lo strinse caramente al petto.
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sabato 27 luglio 2013
Vibo Valentia riscopre il pugilato Dieci ottimi combattimenti che hanno visto impegnati pugili provenienti da Calabria, Sicilia e Puglia
Estate a suon di pugni Ancora una splendida serata organizzata dal team Amaranto boxeShanti Vibo. A Vibo Valentia, si sono svolti dieci ottimi combattimenti che hanno visto impegnati pugili provenienti dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Puglia. Secondo evento su Vibo Valentia nel giro di un mese, grazie al costante impegno sul territorio di Aldo Facciolo ed Alessandro Aversano ed al ritrovato amore per la boxe con i due nuovi pupilli Filippo Corello e Lorenzo Sisinni, mentre altri giovani pugili scalpitano per avere il "battesimo" del ring.
Francesco Versaci e Tobia Loriga Sotto, Carmelo Regolo e Giuseppe Lavitola A destra, scatti dai combattimenti (foto Antonio Facciolo)
Per l'Amaranto boxe tre splendide vittorie ottenute da Antonino Vazzana, nel match clou della serata, contro il fighter messinese Riccardo Torre. L’incontro molto combattuto dall'inizio alla fine ha visto prevalere il pugile reggino ai punti, ma va fatto un plauso a Torre che si è battuto come un leone fino al termine dell'incontro. Un'altra splendida vittoria è giunta da Filippo Corello che opposto al ben più esperto Giuseppe Giardinelli della Pugilistica Eagles di Catanzaro ha conquistato il suo quinto successo su sei incontri fin qui disputati. Terza vittoria per l'Amaranto boxe conseguita dal peso massimo Lorenzo Sisinni - anche lui come Filippo Corello vibonese ed allenato dal bravo tecnico Aldo Facciolo - che ha vinto al termine della seconda ripresa per un infortunio del pugliese Francesco Di Bari, match comunque fino al momento dell'arresto dominato dal pugile calabrese, che aveva peraltro inflitto un conteggio alla prima ripresa. Nei supermassimi Rocco Calabrò dopo una bellissima ripresa contro l'altro reggino Francesco Di Giorgio subiva uno stiramento al braccio destro che richiedeva l'intervento del medico di riunione Francesco Catalano - che constatata l'impossibilità del pugile dell'Amaranto boxe di proseguire l'incontro segnalava il fatto al commissario di riunione Luca De Sanzo - e veniva decretava la vittoria del bravo Di Giorgio, complimenti al giovanissimo Calabrò che nonostante la poca esperienza ha creato non poche difficoltà al più esperto Di Giorgio. Sfortunato l'altro atleta reggino Stanislav Bragutsa che dopo una splendida prima ripresa, subiva un colpo proprio sulla spalla sinistra - recentemente operata - per cui era impossibilitato a continuare la lotta. Nonostante il parere negativo del pugile che voleva proseguire il match il maestro Peppe Fedele - coach dell'Amaranto boxe - optava per l'interruzione dell'incontro al fine di evitare ulteriori possibili complicazioni, anche perché tra qualche mese Bragutsa sarà impegnato ai Campionati italiani. Nei 60 kg il cariatese Alfonso Lettieri - nonostante due richiami ed un conteggio - superava meritatamente ai punti il bravo Cataldo Nigro della Krotn boxe. Sempre nei 60 kg un altro derby reggino
Per l’Amaranto boxe tre splendide vittorie ottenute da Antonino Vazzana contro il fighter messinese Riccardo Torre; da Filippo Corello opposto al ben più esperto Giuseppe Giardinelli di Catanzaro; e dal peso massimo Lorenzo Sisinni per infortunio del suo avversario Francesco Di Bari
con Sagar Kumar della Reggio boxe che batteva per squalifica il giovanissimo Francesco Arena dell'Amaranto boxe. Ancora nei 60 kg il piccolo guerriero Fabrizio Canale della Reggio boxe batteva ai punti il tarantino Marco Urselli. Nei 57 kg match combattutissimo tra il catanzarese Danny Costantino ed il pugliese Carmine Tagliente che dopo tre accesissime riprese concludevano l'incontro in parità. Ed infine nei 75 kg il crotonese Agostino Gallo della Kroton boxe batteva l'esordiente Giovanni Arfuso della Reggio boxe. Congratulazioni ancora una volta agli arbitri (nell'occasione L'Avena, Avolio, Costanzo e Rago) per la professionalità e la correttezza dimostrata sia sul ring sia nella formulazione dei cartellini. Complimenti anche a tutti i tecnici (Marra, Cutruzzulà, Pace, Sero, Cupri, Centorrino per la discrezione e complimenti, soprattutto, ai pugili che hanno dato il massimo e sono stati i principali attori di questa bellissima serata di sport. Ad iniziare la serata e scaldare il pubblico vibonese - in un interessante prologo - ha provveduto il pugile professionista Francesco Versaci che si è esibito in sei riprese di "guanti" contro i giganti Angelo Trimboli (Amaranto boxe ) e Angelo Gentile (Pugilistica cariatese ). Ospiti d'onore della serata - alla presenza del delegato regionale della Fpi calabrese Giuseppe Lavitola - due eccellenze del pugilato calabrese, il crotonese Tobia Loriga (Campione italiano, Campione del Mediterraneo Ibf, Campione internazionale Ibf, Campione mondiale latino Wbc) che il prossimo 24 agosto disputerà in Ucraina il Campionato internazionale Wba. Sabato 3 agosto nel ridente paese di Rizziconi (Rc) vi sarà un'altra serata pugilistica organizzata - ancora una volta - dal team Amaranto boxe-Shanti Vibo con la sapiente regia del promoter Carmelo Regolo. E sempre nel mese di agosto (il 24 per l'esattezza) - sempre nel contesto di "Summer boxe" tutto lo staff si porterà a Messina (località Ganzirri) ad organizzare un'altra interessante serata pugilistica.
sabato 27 luglio 2013
XXI
Pillole di fede Giovanni Daluiso, di Rossano, è un artista di Proiezione Calabria, e nel suo estro artistico un autodidatta
di Lucia De Cicco
Giovanni Daluiso è un artista di Proiezione Calabria, (presidente di associazione, la pittrice e architetto, Carmen Ignoto) è rossanese, nel Cosentino e nel suo estro artistico un autodidatta. È stato paragonato all’artista Jackson Pollock. Nei mesi scorsi la sua personale presso il Museo delle arti e dei mestieri della Provincia di Cosenza, inserita nel progetto “Arti visive”. L’artista rossanese, spesso, opera in Puglia e in Campania. Nella sua arte usa vernici varie e la tecnica è quella del colare il prodotto sulla tela. Un rappresentante emblematico, Daluiso, della cosiddetta, action painting, la corrente che rappresenta il contributo all’arte dell’informale e che consiste nel trattare la tela con ampi e vorticosi movimenti del pennello, attraverso pennellate dinamiche. Un contemporaneo Daluiso, i cui quadri emanano energia, che sbalordisce e rapisce l’occhio dell’osservatore. Giovanni Daluiso è anche un installatore di effetti, che uniscono la musica ai giochi di colore. La musica che preferisce è profonda e ci rimanda al trascendente e al significato intrinseco delle cose che lo stesso va a rappresentare e che tuttavia rimangono avvolte dall’inconsapevolezza perché avvolte dal Mistero. Come la sua “Natività... sulla via dei presepi”, installazione inserita in una collettiva a Rossano, centro storico e con tema il mistero per eccellenza, la nascita del Cristo Gesù. Un altro modo di vivere il divino e partendo proprio dal sentimento che esso prova verso la sua Umanità, che avverte come un bambino qualunque attaccato al cordone ombelicale della mamma, il centro della forza generatrice.
Significato contemporaneo della Natività Come nasce l’opera “Natività”? È nata con lo scopo di offrire a noi artisti la possibilità di trovare un senso alla Natività ma contemporanea e non strettamente riferibile a quella tradizionale di Cristo, ma partendo da essa e dando un significato intrinseco alla stessa e moderno. Cinque artisti, di cui tre pittori, uno scultore e una poetessa, che hanno avuto a disposizione il proprio spazio e rappresentato la natività per come ognuno di noi pensava di realizzarla. La mia opera in particolare è concreta e si basa sull’effettivo percorso, che compie uno spermatozoo nella caverna uterina. La grotta di San Bernardino si è prestata all’istallazione, tutta ricoperta da cellofan; l’installazione dava proprio l’idea di un utero materno e in cui i visitatori entrando si ambientavano come in un grembo materno, viaggiando al suo interno e vedendo con occhi di adulto ciò che non si ricorda. Volevo far comprendere l’art- inside, il fuori/dentro del messaggio della nascita e ciò che potrebbe sentire e ascoltare il bambino (feto) nella pancia della mamma. Ho realizzato l’installazione con un bambino, che aveva un paio di cuffie collegate al cordone ombelicale e un sonoro che dava un battito cardiaco e il movimento del liquido amniotico e far comprendere, così, ipotizzando il mondo prenatale di un individuo. La sua arte è stata paragonata a Pollock... Il tutto è avvenuto in modo inconsapevole essendo autodidatta. Ho cominciato a sfiorare la tela senza imprimere direttamente e ciò lo faceva anche negli anni sessanta Pollock e vedendo la sua storia in un film mi sono ritrovato. I progetti futuri? Sto preparandomi alla Biennale di Roma, tappa importante. A San Bernardino il 12 agosto la preselezione. Come ha incontrato l’associazione Proiezione Calabria? Tramite un’amica ho conosciuto la presidente dell’associazione e ci siamo sentiti ed è stata molto gentile ad accogliermi pur essendo io di altro territorio, un poco distante da Cosenza. Da questo incontro è nato un affiatamento, particolarmente lo definirei fraterno. Lei artisticamente nasce non a Rossano, rispettando la tradizione di Nemo Propheta in Patria... Nasco artisticamente in Puglia facendo la mia prima personale alle
Giovanni Daluiso nella sua personale Sotto, l’installazione raffigurante l’utero con al centro il bambino
Nei mesi scorsi la sua personale presso il Museo delle arti e dei mestieri della Provincia di Cosenza inserita nel progetto “Arti visive” “Officine del tempo” e poi in tutto il Salento. La mia arte è accompagnata anche dalla musica, altra grande passione e che cerco di riprodurre sulla tela. La musica che amo è quella da ascolto molto rilassante, ma molto dipende dal tema della performance, se il tema che vado a trattare è forte allora potrei scegliere musica più importante.
XXII
sabato 27 luglio 2013
Tradizioni infinite I militari scelsero Antonio da Padova quale santo a cui votarsi
Sant’Antonio pensaci tu I molteplici aspetti con cui s’atteggia la devozione tradizionale delle genti di Calabria, fatta di esercizi spirituali, opere, orazioni, invocazioni, canti, vengono riportati, «con un buon lavoro di ricerca, sostenuto da un’ottima letteratura di riferimento», da Antonio Iannicelli, catanzarese d’adozione, nel libro di recente pubblicazione: Sant’Antoniu miu binignu. Culto Universale e pratiche devozionali di alcune comunità calabresi. Un lavoro ammirevole e straordinario nel suo genere che evidenzia una devozione sempre attuale al Santo Taumatugo che trova fondamento e rispondenze nella cultura tradizionale. Risolutore di tutte le afflizioni che possono investire il calabrese tanto per i bisogni spirituali che per le necessità materiali, Sant’Antonio viene invocato con gli aggettivi binignu, putenti, divinu, dilettu, nobili e divinu, bellu, beatu, binignu e divoto a secondo del tipo di intercessione richiesta: la pace dello spirito, la serenità della mente, la conversione delle anime, la vittoria su una passione, una guarigione, l’aiuto in un esame, la ricerca del buon marito, il ritrovamento degli oggetti smarriti; per tutti i calabresi resta sempre viva l’invocazione: Sant’Antoniu gigliu giucundu è numinatu pi’ tuttu ‘u munnu e c’ u teni pi’ avvucatu ‘a Sant’Antoniu sarà aiutatu. Tra le notizie storiche di particolare interesse riportate nel lavoro di Iannicelli ci piace ricordare quella relativa alla devozione dei militari. Sant’Antonio, da sempre protettore delle reclute, è stato, comunque, molto amato dai soldati e godeva tra questi forte popolarità. Gli alpini che, durante la grande guerra, combattevano sul monte Cazzola, portavano sulla divisa in bella mostra la spilla con l’immagine di Sant’Antonio e la bandiera dei Savoia. Di recente sul Carso, durante alcuni scavi interessanti sempre la zona di guerra, sono state trovate diverse medagliette votive con l’immagine del Santo. Una popolarità così forte in tempo di guerra tanto da far pensare ad una devozione collettiva, espressa in un momento di bisogno o addirittura ad un intero battaglione consacrato al Santo. I precedenti c’erano stati. Durante la riconquista del Regno di Napoli da parte del Cardinale Ruffo (1799), le truppe, dopo la marcia trionfale nelle Calabrie, agli inizi di giugno si trovavano alle porte di Napoli. La strada per la capitale era libera ed i giacobini rintanati nel forte di Sant’ Elmo. Ruffo aspetta l’alba del 13 giugno 1799 per ordinare l’assalto alla città. Si voleva far coincidere la liberazione di Napoli dai francesi con la ricorrenza della festività del grande Taumaturgo, essendo i realisti sacrati a Sant’Antonio. E il Santo diede il buon segno. Un colpo di cannone dei Borbonici andò a spezzare di netto l’asta della bandiera repubblicana sventolante su forte Sant’Elmo. La rovinosa caduta dell’odiato vessillo fu salutata con immenso entusiasmo dalle truppe. L’episodio della cannonata miracolosa sarà poi ripreso in tante stampe di oleografia popolare. Sant’Antonio di Padova viene salutato come il nuovo generalissimo, il nuovo Santo patrono che ha saputo farsi valere come grande mazziatore dei nemici della città. Nelle strade appaiono raffigurazioni popolaresche di Sant’Antonio che fustiga San Gennaro per le sue presunte debolezze filo-giacobine. A rua Catalana, in un grande quadro esposto al pubblico, viene raffigurato Sant’Antonio che con un bastone le dà di santa ragione a San Gennaro. San Gennaro riceve da Sant’Antonio, protettore dei lazzari, ‘nu santantoniu. Anche il re di Napoli fu riconoscente a Sant’Antonio. Per l’avvenuta riconquista del regno, un editto di Ferdinando IV del 13 otto-
Da Antonio Iannicelli, catanzarese d’adozione, il libro di recente pubblicazione: “Sant’ Antoniu miu binignu. Culto Universale e pratiche devozionali di alcune comunità calabresi”
bre 1801 proclamò il Santo di Padova patrono del Regno di Napoli. Sant’Antonio riceveva così ampia ed universale venerazione su tutto il territorio del Regno. E così, per lungo tempo nel Meridione d’Italia il culto del Santo fu talmente forte da avere il sopravvento finanche sulla festa riservata al Santissimo. Infatti quando la festa del Corpus Domini cadeva il 13 giugno, in quel giorno si festeggiava Sant’Antonio di Padova, tralasciando o rinviando la solennità del Corpus Domini . La popolarità militare di Sant’Antonio viene confermata anche durante l’ultima guerra. Nelle chiese e presso i distretti militari veniva distribuito un santino raffigurante Sant’Antonio di Padova benedicente le truppe armate di terra, di aria e di mare. L’implorazione a bella scritta era: «Sant’Antonio proteggi i nostri soldati». Nella preghiera riportata a tergo del santino, il soldato chiedeva, con l’intercessione del Santo, la grazia di cui aveva bisogno «nelle aspre e dure fatiche della guerra». In particolare implorava il Santo «aiutatemi a compiere lietamente e valorosamente il mio dovere di soldato d’Italia e di difensore della civiltà». In un altro santino dello stesso periodo, nella “Orazione a Sant’Antonio per gli attuali bisogni” la richiesta per una pace duratura viene avanzata dal famigliare di chi è andato in guerra: «Voi che Vi moveste a pietà di tanti infelici, abbiate ora di noi pietà; proteggete i nostri cari lontani esposti a indicibili sofferenze e alla morte e salvateli; asciugate le lacrime di tante madri desolate, assistete tanti fanciulli privi di ogni umano appoggio; consolate nella sventura le vedove; date conforto a noi tutti affranti da sì gravi sciagure... e fate che, per Vostra intercessione, presto sulla terra insanguinata sorrida la pace, quella pace di cui con l’abbandono di Dio ci rendemmo perversamente indegni, quella pace santa che estingue ogni odio e ci affratelli di nuovo». E i militari in guerra mantengono con Sant’Antonio un fitto dialogo. Implorano il suo patrocinio nelle dure fatiche e nei pericoli giornalieri della guerra, come emerge dalla copiosa corrispondenza inviata al Messaggero di Sant’Antonio. Finita la guerra, Sant’Antonio, già invocato in tante manifestazioni religiose-patriottiche, incominciò ad essere implorato di occuparsi dei dispersi nelle diverse nazioni, di coloro che non avevano fatto più ritorno a casa e dei quali non si avevano notizie. Ebbene nei martedì dedicati alla preghiera del Santo, le associazioni degli Orfanelli inseriscono la preghiera per ottenere la grazia a che questi ex soldati facciano felice ritorno in seno alle loro famiglie.
sabato 27 luglio 2013
Tradizioni infinite
Giuseppe Prestìa, poeta cosmico
Ultimi voli
Una curiosità: durante il Ventennio, Sant’Antonio è stato “omaggiato” anche di saluti fascisti. Nel 1931, a Nicastro, il vescovo Eugenio Giambro aveva cercato di attuare le raccomandazioni dell’Episcopato Calabrese e mettere fine a taluni abusi che si verificavano durante lo svolgimento della festa del Patrono. Aveva così emanato precise disposizioni circa lo svolgimento della processione e in particolare aveva fatto divieto di appendere danaro alla statua del Santo; di fermarsi con il simulacro davanti ad abitazioni ed esercizi pubblici; di cantare, durante la processione a richiesta o dietro pagamento; di riaccompagnare la processione in chiesa dopo l’Ave Maria. Le disposizioni del Vescovo vennero mal interpretate dal popolo che manifestò forte malcontento, strumentalizzato da quei gerarchi che non avevano tollerato l’accordo tra Stato e Chiesa realizzato con i Patti Lateranensi. Costoro, sin dalla metà di maggio del 1931, organizzarono dimostrazioni per le vie di Nicastro gridando slogan di osanna per il Duce e di abbasso per i preti. E fu così che il giorno della festa, i fedelissimi del Santo, spalleggiati dai gerachi locali si portarono in chiesa e contro il volere del clero s’impadronirono, con la forza, del simulacro e diedero vita alla processione che durò tre giorni. Più di una volta la processione passò davanti al Seminario e al Palazzo Vescovile. Si faceva allora una breve sosta ed un gerarca, in tono provocatorio e più volte gridava: e per Sant’Antonio eja, eja... e la piccola folla, insieme ai portatori rispondeva: alalà. L’anno successivo, essendosi la popolazione ravveduta, la processione durò solo mezza giornata, nel rispetto dell’ordinanza del vescovo. In tempi recenti, i lametini hanno interessato il Santo anche in merito alla soppressione del Tribunale locale: il 13 giugno 2012, giorno della festa, la processione si è fermata davanti al tribunale ed al Santo è stata richiesta, collegialmente dagli avvocati, dalla popolazione e dalle forze dell’ordine la divina intercessione per scongiurare la soppressione del tribunale. Ma quello affrontato in questo articolo è solo un particolare aspetto del libro. Iannicelli nel suo lavoro di ricerca sulle pratiche devozionali a Sant’Antonio di Padova di alcune comunità calabresi rimanda ad un insieme di testi, storie, vicende e volti sconosciuti ai supermercati del libro, descrivendo con intima passione riti, processioni, avvenimenti e facendo partecipare il lettore, con semplicità e modestia alla sempre viva ed attualizzata storia devozionale delle genti di Calabria. Il lavoro si pregia di uno scritto introduttivo di Leonardo R. Alario presidente dell’Istituto di Ricerca e di Studi di demologia e di dialettologia nonché membro della Consulta scientifica della Federazione italiana tradizioni popolari. La Pro loco di Soveria Mannelli, in collaborazione con l’associazione culturale “Fiore di Lino”, l’associazione sportiva dilettantistica Fidasc “La palla d’oro” ed il Club Lions, stanno già organizzando un nuovo evento nella città di Soveria Mannelli.
Tra le notizie storiche riportate nel lavoro di Iannicelli ricordiamo quella relativa alla devozione dei militari Sant’Antonio da sempre protettore delle reclute, è stato, comunque, molto amato dai soldati
«Tra liricità e religiosità, i suoi versi sono sempre altissimi», così scrive Giorgio Bàrberi Squarotti di Giuseppe Prestìa, poeta calabrese che pubblica, con le Edizioni Ursini di Catanzaro, una sua nuova raccolta di liriche dal titolo Ultimi voli. «È un giudizio - sottolinea il poeta - che mi commuove perché non pensavo che le mie poesie potessero meritare tanta attenzione». Prestìa, però, non è nuovo a tali giudizi. Il suo volume Ultimi voli è, infatti, introdotto da un lungo saggio critico di Carmine Chiodo, professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università Tor Vergata, uno dei massimi esperti di letteratura meridionalistica, ed in particolare di poeti e scrittori come Lorenzo Calogero, Leonardo Siniscalchi, Eurialo De Michelis, Fortunato Seminara e Mario La Cava. Tendenzialmente schivo, Prestìa dal 1980 pubblica saggi di Estetica, libri di poesie e narrativa alcuni dei quali sono diventati veri “oggetti di culto” per i soci dei circoli letterari più accreditati, a partire da quelli di Firenze e Roma. «Questi Ultimi voli - scrive Carmine Chiodo - mi autorizzano a dire che il poeta calabrese ci offre davvero una poesia originale. Si tratta di una poesia ben misurata, breve, intensa, efficace. Si resta affascinati dal discorso poetico di Prestìa, che è essenziale ma nel contempo racchiude splendidi pensieri, umanissimi ricordi, motivi spirituali, bellezze naturali che dicono anche il modo con il quale egli si avvicina al mondo fenomenico e a quello interiore, umano e anche spirituale». Il suo modo di fare poesia, di creare poesia è quindi autentico e personale. «Né una parola in più - continua Chiodo - né una parola in meno. Dalla Terra il poeta si spinge verso il cielo e la sua bellezza, verso il Giuseppe creatore che regge tutPrestìa te le cose. A volte parte da ciò che è bello nella natura, nella realtà, per alludere a una dimensione spirituale, cosmica». La sua visione del Cosmo va tuttavia oltre quella pascoliana, anche per la scoperta delle sonde spaziali; a seconda del momento poetico-creante, il Cosmo è sentito ora come creazione, ora nel senso filosofico-teologico, ora come infinito, ora divina bellezza, ora secondo la fisica quantistica (campi, quanti, vuoto), ora come apparenza (filosofia orientale). Ma quello che è più importante è che tutti questi aspetti (che altri poeti più celebrati hanno espresso al massimo in bella prosa), con Prestìa diventano poesia di una universalità sottesa da un'eterna dimensione spirituale. Il volume Ultimi voli, inserito dalle Edizioni Ursini nella collaudata collana “Farfalle”, ci consegna un poeta sensibile, dotato, che ha trovato la sua vera e giusta via e la batte fino in fondo, un poeta di tutto rispetto che merita la massima attenzione. «Leggendo queste poesie - conclude Carmine Chiodo - ci si sente veramente "come un flusso di cielo" in un'atmosfera di grande bellezza naturale, materiale e spirituale». Giuseppe Prestìa è nato a Gioiosa Jonica il 4 settembre 1939. Laureato in Lingue e Letterature straniere, ha insegnato per tantissimi anni. Ama la musica classica e la pittura ad olio. Suoi, infatti, sono i quadri che illustrano quasi sempre le poesie.
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