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numero 27 - Anno 12 Sabato 6 Luglio 2013
settimanale d’informazione regionale
Voce Il riscatto del Palio ai giovani dei Principi di Bisignano www. mezzoeuro.it
Io, operato a cuore aperto ma lontano da qui
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro
Il legno storto
Ilda Boccassini
Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
Ediratio editore
Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana
n. 12427
In difesa del Cavaliere tutti a chi più sa
infangare la Giustizia Questa che c’è stata sul caso Ruby, e le altre sentenze che verranno, non meno pesanti e devastanti per un uomo che da venti anni è figura dominante nella vita politica italiana nonché nella cronaca giudiziaria, immancabilmente ha generato un putiferio, ha scatenato il popolo berlusconiano su cui incombe la paura della perdita del proprio idolo. Dalle piazze alla platea televisiva, apparizioni, messaggi, ricostruzione del processo in una versione tutta propria, non si è tralasciato nulla per dare il segno della rabbia vers una magistratura, quella di Milano in particolare (è lì che si è voluto fare anche un raduno di truppe fedeli) che sta consumando un vero sopruso nel suo piano accusatorio (balordo, secondo gli scalmanati adepti) di eliminazione di un leader politico che gode del consenso di milioni dei elettori italiani. Si è resa visibile la forte preoccupazione di tutta una corte che ha fatto e fa le sue fortune sui successi elettorali di Berlusconi, rappresentanti politici a vari livelli, dirigenti di piccola, media e grossa taglia, tutti in ansia per un futuro che li vedrebbe orfani del loro principale se non unico punto di sostegno. Un coro di improperi si è sollevato, e non cessa di rendersi assordante, contro i tribunali, (con quasi un assedio dell’aula del processo) che ne canta di rutti i tipi, dalle sperticate lodi delle qualità (bontà, generosità e via dicendo) del “santo patrono”, alle infamie scagliate contro i giudici
di Franco Crispini
Si è aperta una gara tra chi, amazzoni e moschettieri, meglio riesce a qualificare coloritamente i comportamenti dei magistrati, il tenore delle sentenze fino all’ultima sul caso Ruby e le false testimonianze, da un lato, e, dall’altro, a consolare o aizzare i sentimenti del Capo: tra i vincitori della gara medesima vi è sicuramente Giuliano Ferrara che è un caso a sé come promotore di manifestazioni divertite e ideatore di battute, lazzi e slogan (“siamo tutti puttane”) con cui mettere alla berlina intellettuali, magistrati, giornalisti, unificati nel fronte unico dei moralisti e bacchettoni. Lo spettacolo che viene da lì dopo tutto è spassoso, variopinto, chiassoso, irridente, comico, provocatorio nella sua denigrazione della morale dominante e nella sua giustificazione dei costumi praticati dal Cavaliere, i quali sono poi quelli che tantissimi altri praticherebbero sebbene ostentatamente facciano cadere su di essi la loro riprovazione. Quel teatrino sta anche però a dire che mostrare una Italia di quel genere liberata da presunte ossessioni di una falsa morale, la quale attraverso il Cavaliere ed i suoi comportamenti rivela quel che è nel profondo, senza veli e maschere, non è per nulla un buon servigio che si rende a quella formazione di una etica pubblica che è divenuta indispensabile, e che magari per il direttore del Foglio non è cosa indispensabile. Ancora altro si ricava dalle sequenze e variazioni degli attacchi a quanti applicano le leggi che condannano il Cavaliere: gli aggettivi più infamanti, le espressioni più volgari per i giudici dell’accusa, per Sangermano, per la Bocassini fatta oggetto di ogni genere di attribuzioni spregiative. Nelle varie ondate di vilipendio da parte di Berlusconi e dei suoi colonnelli, dei magistrati («antropologicamente inferiori», così ebbe a dire il Cavaliere anni fa), sono stati toccati tutti i tasti del discredito di una categoria e di singoli magistrati presentati come persecutori faziosi, comunisti nascosti. Non si sa immaginare a quale livello di asprezza verrà portato nei mesi che verranno lo scontro col potere giudiziario, ma si può esser certi che non gli verrà risparmiato sarcasmo,ingiurie,tutto un vocabolario insomma di termini di cui i più blandi sono quelli di mascalzoni, mascalzonate rivolti ai magistrati ed alle sentenze: per il colorito delle espressioni che usano, per l’odio che si sprigiona dai loro interventi protettivi del Capo, si distinguono Brunetta, Santanchè, Gasparri. È interessante perlustrare quei vocabolari, vi si notano i ruoli rispettivi che si assumono nella guerra contro la Giustizia, e vi si notano anche i diversi modi con cui si vuole far sentire l’intensità dell’attaccamento e della devozione, in cui meglio di rutti riescono le coorti femminili vere erinni nella tutela della integrità del Sovrano. Due sono dunque i fronti dai quali si spara addosso alla Giustizia: quello che per così dire martella con le rappresentazioni satiriche le quali vogliono dare la misura di quanto l’atteggiamento verso Berlusconi nei processi e fuori sia prigioniero di pregiudizi e arretratezze sul piano etico; e l’altro, fideistico, mistico che eleva un altare a quello nel quale vede incarnati i massimi valori dell’uomo giusto, del politico capace, del grande statista, e, perché no, del seduttore e del comunicatore pieno di fascino virile e simpatia.
Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro L’autocoscienza degli sprechi
Ma a che serve un ente che non serve? La nota del Collegio dei revisori dell’Asi di Cosenza, riprodotta integralmente, costituisce un importante documento che evidenzia al di là di ogni ragionevole dubbio che niente è più inutile di un ente inutile. Ci si può soffermare sulle inadempienze sottolineate nella relazione, ma in fondo si tratta di aspetti secondari. Il vero interrogativo se lo pongono alla fine gli stessi membri del “sacro” collegio, quando notano con una seraficità sconcertante “il persistere della situazione di rigidità finanziaria e della carenza di liquidità di cassa del Consorzio Asi, che desta forti perplessità circa la tenuta e la solvibilità dell’ente in parola”. Sembrerebbe che l’Asi sia affetta, al pari di qualsiasi altra azienda in questo momento difficile momento congiunturale, da una crisi di liquidità che gli impedisce di svolgere i suoi compiti. Se così fosse, sarebbe un grande risultato, poiché chiamerebbe in causa la responsabilità della regione che gli impedisce di operare. La triste realtà è che l’Asi non svolge alcuna attività utile, né fornisce una qualche sorta di servizio in grado di generare qualche forma di entrata sotto qualsiasi specie e natura. Si limita a introitare quanto benevolmente riceve annualmente per devolverlo al pletorico apparato burocratico parassitario, rigorosamente scelto sulla base di ben collaudati criteri politico-clientelari. Più che dell’impossibilità bisognerebbe parlare di inutilità di operare, della verità lapalissiana che è un ente inutile non è utile e la migliore risposta ai suoi gravi problemi è quella di una soppressione ad horas. Nello “scialo generale” appare giustificato che il serafico presidente, tecnicamente e senza offesa per nessuno “nullafacente” perché nulla è chiamato a fare, non si prenda neanche la briga di giustificare le spese addossate all’ente per la sua presenza probabilmente non utile, cioè inutile. Non vi è alcun dubbio che egli abbia utilizzato la facoltà di scialo connesso al suo status nel modo più corretto e rigoroso e nei margini che la legge consente. Ma la domanda è: ma per fare cosa? Cosa perderebbero i calabresi se la sua figura venisse semplicemente cancellata? Chi se ne accorgerebbe mai? Domande inutili che insorgono ai calabresi nelle notti insonni passate a lambiccarsi il cervello su come pagare l’ultima bolletta. Quante Asi operano in Calabria, quante zone industriali sono sparse sul territorio senza programmazione e senza servizi, quanti soldi e quante opportunità si sprecano per mantenere in vita la programmazione del paese di Bengodi? Il Sud è penalizzato in mille modi, per la forbice dei tassi che costituisce una tassa occulta in favore delle banche, per i divari delle tariffe assicurative che costituiscono una vera e propria tangente imposta ai consumatori meridionali, per l’inefficienza nei trasporti e così via. Tutto vero, tutto deprecabile. Ma quanti soldi si sprecano per mantenere ancora in vita degli inutili carrozzoni come le Asi e i Consorzi di Bonifica, (per non citarne che due)? Una piccola finanziaria all’anno e nessuno si lamenta, industriali compresi, perché prima o poi sperano di poter arrivare alla mangiatoia. Altrimenti non si spiega per quale motivi nei rituali annuali delle associazioni non si trova mai il tempo di denunciare qualche spreco. o.p.
Tra inadempienze e ritardi, l'Asi di Cosenza continua a macinare spese a danno dell'economia calabrese Il collegio dei revisori dei conti questa domanda se la fa
L’affondo - Il documento Consorzio Asi di Cosenza - Relazione del Collegio dei Revisori Rilievi gestionali riscontrati nell’espletamento del proprio mandato, sottoposti all’attenzione dell’On. Presidente della Giunta regionale della Calabria con propria nota del 12 dicembre 2012, a mezzo lettera raccomandata afferente la trasmissione dei verbali di Collegio a far data dal 24 settembre 2012, come recita la normativa regionale ex l.r. 38/2001, si possono riassumere i seguenti punti. mancata comunicazione al Collegio della convocazione delle sedute di Comitato Direttivo · La tenutesi nelle date del 21/5/2012 e del 6/9/2012 come previsto dall’art. 2405 CC e dall’art. 14 del-
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lo Statuto consortile (vedi verbale di Collegio del 24 settembre 2012). La richiesta di un analitico e dettagliato elenco riguardante le liti pendenti che vedono il consorzio ASI coinvolto come parte attiva e parte resistente, richiesta tuttora inevasa (vedi verbale di Collegio del 18 ottobre 2012). L’esaustiva specifica dei contratti in essere, alla data corrente, dei collaboratori, dei consulenti esterni e dei dirigenti interni, richiesta tuttora inevasa (vedi verbale di Collegio del 18 ottobre 2012). Sull’argomento non si ha contezza dell’attività svolta e delle determinazioni assunte a seguito della nota del Presidente dell’Ente, On.le Diego Tommasi, del 28 settembre 2012, prot. 1863, indirizzata al Direttore Generale dell’Ente, Arch. Stefania Frasca, e trasmessa per conoscenza agli scriventi, avente ad oggetto “Attuazione delle deliberazioni del Comitato Direttivo del 6 settembre 2012” (vedi verbale di Collegio del 4 ottobre 2012). La richiesta tuttora inevasa affinché l’Assemblea si pronunci sulla deliberazione assembleare n. 10 del 27/6/2009, avente ad oggetto “il rimborso spese forfettario” in favore del Presidente dell’Ente (vedi verbale di Collegio del 25 ottobre 2012). La mancata cognizione circa l’evasione della nota ricevuta dalla Regione Calabria - Prot. Generale SIAR n. 0372294 del 09/11/2012, a firma della dott.ssa Stefania Buonaiuto del Dipartimento Controlli della stessa Regione Calabria, acquisita al numero 2248 di Protocollo dell’Ente giorno 9/11/2012 (vedi verbale del Collegio del 12 dicembre 2012). Giova ricordare che la Dott.ssa Buonaiuto rappresenta per delega il Presidente della Giunta Regionale della Calabria nell’Assemblea Generale dei Soci del Consorzio ASI tenutasi il giorno 31 ottobre 2012 per l’approvazione del PEF anno 2013 e tuttora aperta, atteso il rinvio dell’Assemblea con differimento ad altra data, come da richiesta formulata in tale sede dalla Regione Calabria. Da un attento riesame della nota integrativa al Bilancio dell’Esercizio Anno 2011 approvato in Assemblea giorno 30/04/2012, emerge la modifica materiale della stesura di quanto in precedenza deliberato dal Comitato Direttivo nella seduta del 27/4/2012, così come trasmesso al Collegio dei Revisori per la redazione della propria relazione da parte del Dott. Carlo Rango, nella qualità di Responsabile dell’Ufficio Ragioneria dell’Ente. Il persistere della situazione di rigidità finanziaria e della carenza di liquidità di cassa del Consorzio ASI, che desta forti perplessità circa la tenuta e la solvibilità dell’Ente in parola. L’oggettiva difficoltà, quando impossibilità, da parte del Collegio ad adempiere ai propri compiti nei termini prescritti dalla vigente normativa. Si evidenzia che la definizione delle problematiche gestionali rilevate e segnalate è da ritenere aspetto fondamentale per la prosecuzione con diligenza del proprio mandato professionale, tanto da non potere escludere la presenza di altre anomalie in aggiunta e/o analoghe a quelle esposte ai precedenti punti.
Il Collegio alla data odierna non ha ricevuto riscontro alcuno ai chiarimenti specificati, evidenziando che gli stessi chiarimenti sono stati richiesti e sollecitati dalla Regione Calabria, Dipartimento Attività Produttive, con nota a firma del Direttore Generale del Dipartimento, Dott.ssa Mariagrazia Nicolò, del 10 gennaio 2013 prot. n. 9555, indirizzata al Presidente del Consorzio ASI di Cosenza ed allo scrivente Collegio per conoscenza, avente ad oggetto “Consorzio ASI di Cosenza, Nota Collegio dei Revisori - Comunicazioni”. Con tale nota si invitava l’Ente a fornire una “dettagliata relazione circa i rilievi formalizzati dal Collegio dei Revisori” nel termine di 15 giorni. Ad oggi, a distanza di circa 4 mesi dal ricevimento della suddetta nota regionale (prot. Dell’Ente n. 89 del 15 gennaio 2013), allo scrivente Collegio nulla è pervenuto. Il Collegio dà atto che sui punti sopra esposti è stato audito dal Direttore Generale del Dipartimento Attività Produttive della Regione Calabria, Dott.ssa Mariagrazia Nicolò, presso la sede dello stesso Dipartimento in Santa Maria di Catanzaro, giorno 18 febbraio 2013 alle ore 12,00, presenti i funzionari regionali Dott. Francesco Venneri e Dott. Francesco Marano. Cosenza, 16 maggio 2013. Firmato dott. Gaetano Giuseppe Papasso, dott.ssa Carmela Rocco e dott. Luigi Mazzulla.
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro Movimenti tellurici
L'irruzione di Forza Italia da una parte, l'eterno cammino palestinese del Pd dall'altra. Il nastro che riavvolge venti anni di centrodestra da una parte. L'affannosa ricerca della corrente giusta dall'altra. Ma chi dei "nostri" è più in ansia? Nell’apocalisse, quel buon uomo che s’è preso la briga di trascrivere nei secoli la Sacra scrittura, non è riuscito ad arrivare a tanto. Tra passato che ritorna, presente che non s’afferra e futuro che non s’inquadra alzi la mano tra i “nostri” della regnanza politica che può dirsi certo d’avere un pezzo di carta valido per il futuro. Ci mancava il Cavaliere e la riesumazione di Forza Italia a complicare il bordello con la inevitabile conseguenza che ora il fuggi fuggi dei posizionamenti e dei riposizionamenti è pressoché totale. Mai stata così stratificata e diffusa l’incertezza dell’insieme e non sono pochi i racconti settimanali di chi in treno da Paola o in aereo da Lamezia incontra all’andata nervosi ex aennini in partenza per Roma e al ritorno, sempre dalla capitale, ansiosi piddini che sconsolatamente se ne tornano a casa. Gli uni, i governanti del momento in Calabria, alla ricerca di un perché, di un modo, di un movente per stare dentro Forza Italia. Gli atri, i democratici conterranei, alla disperata caccia della corrente giusta, dell’imbeccata, del nome che vincerà la conta e su cui convergere. Per tutti, da una pare e dall’altra, l’imperativo categorico è assoluto: guai a sbagliare mossa proprio adesso.
Fatti più in là Il ritorno per certi aspetti paradossale e comunque pirotecnico di Forza Italia mette nei grandi casini il cuore pulsante dell’asse che governa la Regione. Tanto per cominciare, e per andare subito al sodo, il primo riferimento va a Peppe Scopelliti. Lui è stato abile e sornione sin dall’inizio, anche saggio nel fare uscire sulla stampa le esternazioni giuste al momento giusto. Ma il dato politico rimane e soprattutto le incognite. Quando c’era Forza Italia, e quando è nata soprattutto, Scopelliti stava da tutt’altra parte ed è difficile immaginare che ci sarà grande amore da qui in avanti. Se avesse scelto di mantenere in piedi un agglomerato di falsità e diversità, in scala niente di più e niente di meno che un grande partito come tanti nella storia del Paese, Berlusconi si sarebbe tenuto il Pdl pur con i suoi debiti e i conti in rosso ma il ritorno a Forza Italia non può che lasciar prefigurare fiammate di passioni originarie inserite in un quadro industriale di novità. Tutto insomma fuorché ex aennini o peggio ancora ex allievi di Fini il che non vuol dire che nes-
suno oserà ostacolare il cammino di Scopelliti dentro il nuovo partito ma l’amore, l’amore vero, è un’altra cosa. Forte del ruolo che ha di governatore giocherà con fascino irresistibile le sue carte, Scopelliti, ma è difficile immaginare per lui un prepotente futuro dentro Forza Italia. Altro sarebbe stato un Pdl ringiovanito e rilanciato da Alfano ma il cavaliere ha scelto un’altra strada e il resto si deve adeguare. Ora il punto è capire non tanto cosa sceglierà Scopelliti, che ha un percorso obbligato pare di capire. Quanto invece in che modo e in che misura si rafforzeranno i suoi principali avversa-
ri “interni” in Calabria a cominciare dal senatore Gentile a finire a Pino Galati passando per Nino Foti, giusto per fare qualche nome. Proprio la griffe Gentile, non fosse altro che per l’originaria appartenenza alla prima Forza Italia, è destinata a trarne i benefici maggiori dell’avvento che però non significa dare tutto per scontato. In qualche stanza di qualche segreteria in giro per Cosenza conserveranno una bandiera di Forza Italia, i fratelli. E questo fa punti ma guai a riavvolgere il nastro del film immaginando di conoscere il copione a memoria. C’è sempre qualche passaggio che può saltare. Ma se Scopelliti,
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Sabato 6 Luglio 2013
Movimenti tellurici
bandiera tricolore? Esisterà ancora lo Scudo di Casini da qui all’autunno o cos’altro diventerà. Non v’è dubbio che tra i regnanti di casa nostra c’è ora qualche difficoltà in più nel riposizionarsi e questo vale per i Trematerra ma vale anche per Dionisio Gallo, tanto per capirci. Se sparisce la sigla centrista o se prosegue nella via dell’estinzione come si comporteranno? Dove approderanno? Difficile immaginarlo, Casini potrebbe sempre tirare fuori dal cilindro una (improbabile) soluzione. Chi certamente ha più carte da giocare e più chances di riposizionarsi è l’ex deputato Roberto Occhiuto. Per giovane età, esperienza e ambizioni è difficile pensare che starà in panchina ancora per molto. Già, ma con chi scenderà in campo? Il ritorno dentro Forza Italia avrebbe dell’impossibile visto che c’era dentro agli inizi e sappiamo bene come è andata a finire. E allora? Tolta di mezzo l’ipotesi che si possa formare un grande centro (i tempi e lo spazio diminuiscono giorno per giorno) non pare ci siano molte alternative, i partiti quelli sono in Parlamento, basta fare mente locale. Ma è presto per fare previsioni, molto presto.
Dall’alto a sinistra Mario Pirillo, Mimmo Bevacqua, Peppe Scopelliti; Fausto Orsomarso, Gino Trematerra, Giovanni Dima; qui in primo piano, Roberto Occhiuto
che viene dal “fronte” ma che ora governa, ha una strada sola davanti a sé chi invece può ripensarci e si gira e si rigira nel letto è Fausto Orsomarso. Lui, dal “fronte”, il grande gesto può ancora farlo anche perché Giorgia Meloni e Gianni Alemanno pare lo eccitino abbastanza. Il giovane consigliere regionale di quello che oggi è il Pdl viene da lì, del resto. Dal “fronte” e con molte meno responsabilità di Scopelliti è possibile che ci pensi mille volte prima di indossare la maglietta di Forza Italia (sempreché qualcuno gliela voglia fare indossare poi alla fine). E non sarebbe l’unico di “peso” a poter saltare il fosso perché con qualche anno in più anche Giovanni Dima po-
trebbe rendersi conti che il futuro azzurro per lui è praticamente impossibile. “Fratelli d’Italia” li attende, pare di capire. Un po’ per scelta. Molto invece per necessità perché non ci sembra di aver capito che il Cavaliere abbia in mente di riesumare gli arnesi di Fini in giro per l’Italia. Spostandosi un pochino più al centro il gran casino non cambia, anzi peggiora in termini di nebbia fitta. L’Udc governa ancora qualche isola sparsa in giro e una di queste è la Calabria. Già col Pdl la resa dei conti però pareva sempre più vicina e cosa succederà invece ora con Forza Italia? I Trematerra family direttamente con la
Ma è saltando poi il fosso dall’altra parte ancora che si raggiunge l’orgasmo del movimentismo. Qui, dalle parti del Pd, non c’è il problema di trovarsi un partito o di scegliere il partito giusto. Anzi, se è per questo, c’è il problema opposto nel senso che c’è così tanto un partito da non esserci spazio per tutti allo stesso modo. E allora si gioca disperatamente alla caccia della corrente giusta, quella vincente, quella del “io c’ero e ci sono”, quella che ti può assicurare la scalata. E si muovono tutti, chi più chi meno. Anche chi sembrava fermo e inchiodato alle sue posizioni. Anche chi da bersaniano di ferro in una terra quasi tutta bersaniana pareva fino a ieri certo che il futuro sarebbe passato a prenderlo a casa. E invece niente, nessuno si sente al sicuro e si agitano tutti. Si agita l’ala più a sinistra del partito. Si guarda a Barca ma c’è anche chi teme Barca. Cosa farà il professore? Sarà della partita? Lo sarà nel Pd o fuori il Pd? Chi sbaglia una mossa è perduto ma stare fermi può essere peggio. E allora è il valzer allo stato puro. Riunioni a Roma e riunioni in Calabria con un’unica grande domanda sullo sfondo: ma il potere andrà a Renzi o no? Perché se è così la metà dei bersaniani di ferro o di amianto è pronta a saltare, ci sta già lavorando. Se così non sarà invece pagherà dazio chi si sarà pubblicamente mosso, anche di un millimetro. Se l’ala sinistra del partito non sa che pesci prendere figurarsi pii quella che sta più a destra, che poi sarebbe più al centro. Da Mario Pirillo nel cuore dell’Europa a Mimmo Bevacqua nel cuore del centro storico di Cosenza è un agitarsi continuo. Si va tutti da Renzi passando da Franceschini o passandoci direttamente? Non si va da nessuna parte e si aspetta che diavolo fa Fioroni con Letta? Già, Letta. Se dura rafforza i bersaniani o rafforza principalmente se stesso? Ma da solo dove va? E così tra bersaniani che si mandano messaggini di sicurezza coi renziani, franceschiniani che provano a giocare con due mazzi di carte la stessa partita e gli stessi renziani dichiarati (quelli che si vedono per ora in pubblico) che all’occorrenza fanno fronte comune “alla calabrese” senza divisioni di correnti la verità è che non si capisce niente. Nessuno capisce niente. E nessuno da per davvero come si chiamerà e che colore avrà il potere di domani. E non c’è sensazione peggiore per chi ha vissuto solo di questo fino a ieri. d.m.
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro La fiction di Rende
Dimissioni costruite?
Non c’è che dire, Vittorio Cavalcanti, sindaco dimissionario, si è assunto una pesante responsabilità politica, interrompendo una tradizione a guida socialista che durava da oltre mezzo secolo e senza porsi il problema delle conseguenze. Il commissario è già arrivato, viene dal ministero degli Interni ed è un esperto di enti locali. Si vedrà ma non c’è fretta. L’interrogativo rimane perché Cavalcanti si è dimesso senza fornire sufficienti ragioni se non argomentazioni politiciste, fra continuità e discontinuità, che non chiariscono nulla e aumentano semmai la confusione. Ma sbaglia anche chi pensa che, a un certo punto, sia pure sotto l’imperversare di vicende giudiziarie scabrose e penalizzanti, il timone di controllo della barca comunale sia stato abbandonato lasciando la barca in balia delle onde sollevate dalle vicende giudiziarie e dalle indiscrezioni provenienti dalla commissione d’accesso. Rende è una realtà urbana di tutto rispetto, al di là delle simpatie o antipatie politiche che si possono nutrire per interessate ragioni e, quindi, non può andare confusa con un paesino rurale dell’Aspromonte. Vi operano professionisti di altissimo livello, imprenditori capaci e intraprendenti, mutua conoscenza e scienza dall’università che ospita e, a livello politico ma non solo, esprime intelligenze raffinate che non si perdono di fronte a situazioni che, per quanto scabrose e imbarazzanti, possono essere comunque affrontate non fosse altro aggirando il problema per contenerne il danno temuto. Se non vi è alcun dubbio sul fatto che la situazione a Rende precipita nel momento in cui due mandati di carcerazione colpiscono l’ex-sindaco Umberto Bernaudo e l’assessore Pietro Ruffolo per voto di scambio e supposte infiltrazioni mafiose nell’amministrazione, allora bisogna seguire il filo logico-deduttivo di una così pesante ipotesi di reato, per altro conclamata dall’insediamento della commissione d’accesso, per chiedersi come sarebbe finita se il consiglio fosse stato sciolto per infiltrazioni mafiose nonostante sia in appello che in cassazione Bernaudo e Ruffolo siano stati assolti da tale imputazione. L’amministrazione, tutto sommato, veniva chiamata in causa per concessioni e atti amministrativi di cui non era comunque Cavalcanti a doverne rispondere. Salvo sorprese, Cavalcanti ne sarebbe uscito comunque personalmente pulito. Non era lui, dunque, a dover essere preoccupato delle conclusioni della commissione d’accesso. Restando ai fatti, Cavalcanti si è dimesso perché "è stato lasciato solo" nell’azione amministrativa di cambiamento e modernizzazione della macchina comunale azzerando, all’interno degli uffici, rendite di posizione, familismi, clientelismo e piccoli ma consolidati grumi di potere decisionale funzionali all’esercizio del potere. È l’onore
Irremovibile Vittorio Cavalcanti non molla, non torna sui suoi passi e nella cittadina del Campagnano arriva il commissario. Ma potrebbe sbagliare chi pensa che questo sia un colpo basso e un affronto alla regnanza. In realtà, a guardar bene, il sindaco potrebbe aver levato il disturbo per parare il colpo e disinnescare (o provare a farlo) altre e ben più pericolose bombe
Vittorio Cavalcanti sopra, il Municipio di Rende
delle armi perché il problema poteva essere di Rende come poteva esserlo di altri comuni dove c’era stato avvicendamento nella guida politica dell’amministrazione. Le ragioni fornite da Cavalcanti, dunque, non reggono e non convincono. Ben altro, invece, Rende rischiava se lo scioglimento fosse avvenuto per infiltrazioni mafiose (cosa che però al momento non è ancora scongiurata del tutto). Si pensi al danno d’immagine, al danno politico per chi lungamente ha governato Rende facendone un modello urbanistico-amministrativo. Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose avrebbe prodotto anche per l’economia del-
la zona danni irreparabili, autorizzando ogni tipo di congetture. I giornali e i media avrebbero ripreso a raccontare dei latitanti arrestati, chi nei pressi dell’università e chi nel cuore vivo della città. Inoltre per ragioni di lotta politica il Pdl si era scatenato per ottenere che Rende avesse la sorte di Reggio, per una sorta di compensazione che pareggiava politicamente i conti. Insomma è del tutto evidente che lo scioglimento del consiglio legato alle scabrose vicende giudiziarie avrebbe provocato danni enormi e per tutti, salvo per coloro che, più per miopia che per stupidità, dal tanto peggio tanto meglio avrebbero potuto trarre piccole e insignificanti soddisfazioni personali. Per contro non si può fare a meno di considerare quanti di questi problemi hanno risolto le dimissioni volontarie e irrevocabili di Cavalcanti, comprensibilmente non spiegate se non con esplicito riferimento a ciò che non gli si è lasciato fare ma senza alcun riferimento alle vicende giudiziarie e alla commissione d’accesso. Alla fine, al netto di tutte le polemiche e interpretazioni interessate, rimane il fatto che Cavalcanti si è dimesso perché "è stato lasciato solo". Alla sua decisione fanno da contorno e da contesto le sollecitazioni a presentarsi in consiglio e spiegare alla città ma, guarda caso, nessun ordine del giorno contiene le dimissioni del sindaco. Un gioco delle parti? Non si possono avere conferme ma tutto va nella direzione di dimissioni costruite per evitare il peggio. Oggi non avrebbe senso, a voler essere seri, decretare che il consiglio andava sciolto anche per infiltrazioni mafiose (a meno che non avvenga per davvero nonostante il "depistaggio" concordato di Cavalcanti). Le dimissioni di Cavalcanti hanno di fatto disinnescato la bomba che avrebbe avuto effetti devastanti, politicamente e non solo, su Rende. Si è sacrificato? Come si fa a dirlo visto che, a sentire chi lo ha frequentato molto da vicino, aveva perso ogni entusiasmo a fare il sindaco. Ha colto un’occasione che gli veniva offerta e per la quale, a cominciare dal Pd, erano in molti a considerarsi in grande debito con lui? O c’è dell’altro, a cominciare da altri e clamorosi sviluppi dell’inchiesta della Dda di Pierpaolo Bruni (che va avanti, lo ricordiamo, e che potrebbe provocare ulteriori scossoni?). Il trauma, in ogni caso, rimane e l’arrivo del commissario segna certamente l’interruzione di una guida amministrativa durata sessanta anni. Un danno contenuto, per ora, rispetto a quello temuto. Non c’è stata alcuna resa dei conti e nessun sistema di potere, se esisteva al di là di una leadership riconosciuta, è stato smontato. Ora tocca alla politica fare la sua parte per restituire l’onore a Rende, lo stesso onore che le menti raffinate hanno salvato anticipando la possibilità di scioglimento del consiglio per infiltrazioni mafiose.
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro La partita a scacchi del rinnovamento
Nardella lascia il segno "Scegli tu" portava come titolo di locandina l'iniziativa del Pd dedicata al tema dell'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e a giudicare dalle presenze e dalla qualità del dibattito chi ha scelto, ha scelto bene. Nella sala consiliare del comune di Rogliano il grande atteso era Dario Nardella, braccio più che destro e uomo forte, oltreché competente, di Mateo Renzi. E l'attesa non è andata delusa se è vero come è vero che non solo la location è stata facilmente riempita quanto, cosa più importante, la qualità del dibattito che ne è venuto fuori è andata a di là delle aspettative più incoraggianti. Corre voce che lo stesso Nardella, nell'anticamera della via di ritorno a casa, sia rimasto più che meravigliato e ovviamente soddisfatto di come è andata la giornata in terra di Calabria, ben consapevole lui per primo che di questi tempi è difficile appassionare gente comune e di qualità all'offerta politica che passa il convento. Come dire, fuori dal politichese di convenzione, che un conto è condurre una giornata in trasferta politica d'ordinanza altro, come è avvenuto in Calabria e a Rogliano, è ripartire con qualche convincimento in più della solita routine. A Nardella è piaciuta la kermesse e ovviamente agli "abitanti" della sala consiliare di Rogliano è piaciuto l'uomo forte di Matteo Renzi. Numerosi infatti gli esponenti politici, i sindaci, gli amministratori presenti oltre che i cittadini e militanti. Filo conduttore dei diversi interventi il sostegno alla proposta di legge, di cui il primo firmatario è proprio Dario Nardella, e che ha come slogan "Scegli tu" perché parte dall'assunto che siano i cittadini a scegliere liberamente come finanziare i partiti politici. Gli interventi, moderati da Francesca Bozzo che è coordinatrice dei Comitati Renzi Cosenza, non si sono parlati addosso come si suol dire nel senso che ognuno ha portato un contributo funzionale all'operazione di marketing di giornata. Dopo i saluti di Giuseppe Gallo, sindaco di Rogliano e padro-
Segna un punto importante nello scacchiere politico conterraneo l'incursione riuscita dell'uomo forte di Matteo Renzi A Rogliano l'iniziativa "Scegli tu" del Pd è andata oltre le aspettative ne di casa con tanto di saluti, ha portato il suo contributo Roberto Rizzuto (sindaco di Villapiana), Demetrio Naccari Carlizzi (consigliere regionale del Pd), Andrea Guccione (imprenditore e capo-
gruppo di minoranza al Comune di Luzzi), Salvatore Perugini (capogruppo di minoranza al Comune di Cosenza e componente l'ufficio di presidenza dell'Anci), Pietro Midaglia (componente del direttivo Pd della federazione provinciale di Cosenza), Roberto Castagna (segretario generale della Uil), Ernesto Magorno (deputato del Pd). Ha concluso, naturalmente, Dario Nardella.
Magorno ha sottolineato come il finanziamento pubblico ai partiti è stato fallimentare ed ha prodotto dei veri e propri mostri. Il deputato Pd ha aggiunto che "i cittadini devo percepire i partiti come la propria casa , come luogo dove si detta l'agenda del futuro del Paese". Approvare il disegno proposto in parlamento, ha aggiunto ancora Magorno, significa "ridare la parola alla gente ai cittadini, riconciliare i cittadini con i partiti". Il primo firmatario della legge, Nardella, ha ricordato che l'abolizione è stata voluta dagli italiani già con il referendum del 1993 e, aggiunge l'ex vicesindaco di Firenze: "Quando non si ascoltano i cittadini si da un colpo alla democrazia, alla fiducia dei cittadini". Dopo quel referendum, in pratica il Parlamento ha introdotto il principio dei rimborsi, che in realtà non sono rimborsi, ma canali di finanziamento. Nardella ha quindi chiesto provocatoriamente se è vero che il "finanziamento pubblico ha diminuito la corruzione oppure ha aumentato la partecipazione alla vita dei partiti?". Non è stato così, ha detto il deputato, visti gli episodi di corruzione degli ultimi anni e dato che, sondaggi alla mano la fiducia degli italiani nei partiti è scesa ai minimi storici e che gli italiani considerano, i partiti al terzo posto tra i loro nemici. Con la proposta "Scegli tu", è previsto il 40% di detrazione con il quale in pratica lo Stato da un piccolo contributo, ma solo se il cittadino decide se finanziare o no il proprio partito. Il punto centrale della proposta è che si da ai cittadini la possibilità di riabilitare la politica, non alla nomenclatura di autoassolversi. L'unica vera soluzione passa dai cittadini attraverso i partiti politici. Da Rogliano parte dunque un segnale forte per il cambiamento a iniziare da un tema di un grande interesse per i cittadini come quello dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Gli altri, se ci sono, battano un colpo.
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro La rivoluzione dei pentastellati parte dalla Calabria di Gianfranco D'Atri e Piergiorgio Lo Duca
Dopo la due giorni calabrese presso l’Unical il 24 e 25 giugno scorso, del professor Paolo Becchi, impegnato ad illustrare le sue tesi sul colpo di stato permanente, ormai in atto in Italia, gli attivisti locali Cinquestelle rilanciano sulla rivoluzione. Per l’appunto, Becchi sostiene, con vigore, la tesi del colpo di stato di cui il caso dell’acquisto degli F35 costituisce l’esatta rappresentazione. Con la creativa italianissima revisione del pronunciamento economico militare il Consiglio Supremo
Stelle
Dopo la due giorni presso l'Unical di Paolo Becchi, impegnato ad illustrare le sue tesi sul colpo di stato permanente, ormai in atto in Italia, gli attivisti locali Cinquestelle rilanciano sulla rivoluzione
poco favorevoli per Napolitano di Difesa ha, di fatto, esautorato il Parlamento, assumendo decisioni gravi per i cittadini italiani che devono rinunciare al pane, alle ferie, all’assistenza sanitaria ecc., per acquistare armamenti la cui inutilità è acclarata, ma che sono evidentemente funzionali a perpetrare il drenaggio della ricchezza del Popolo Italiano. In questa situazione, Beppe Grillo ha formalmente ingiunto al comandante delle Forze Armate pro tempore, presidente della Repubblica, di cessare
l’occupazione del potere per riconsegnarlo al Parlamento ed al Popolo Italiano. Giorgio Napolitano, abituato a dialogare con condannati per crimini abominevoli, ha prudentemente ridimensionato l’ingiunzione notificata via web in colloquio routinario, fissando paletti, steccati, percorsi ad ostacoli (propri delle difese militari !!!). Gli attivisti pentastellati si sono quindi mobilitati per restituire il precipuo significato all’azione po-
litica condotta dal proprio Primo Portavoce, reclamando, a gran voce, la partecipazione di Paolo Becchi all’incontro “al vertice” che si terrà a Roma, dieci di mercoledì prossimo. È quindi in atto una vera e propria mobilitazione del Popolo a Cinquestelle per meglio sostenere le ragioni degli Italiani. Per la cronaca, già giorno 26 giugno u.s., assieme al professor Paolo Becchi ed al giudice Romano De Grazia è partita dalla Calabria una delegazione di numerosi attivisti Cinquestelle che ha occupato i Gruppi parlamentari a dibattere di Legalità e Costituzione. Ne è venuto fuori che “il Paese non può più attendere”, che Beppe Grillo ha perfettamente indicato il cammino per “risalire la china”, che è necessario “restituire al Parlamento quel nobilissimo ruolo sancito dalla Costituzione” e che per farlo bisogna liberare tutte le Istituzioni dagli uomini e le donne corrotti. Gli attivisti pentastellati intendono così rovesciare il tavolo, sin da subito, ma il tema cruciale che dalla Calabria si sta estendendo in tutta Italia è che la rivoluzione Cinquestelle è solo avviata. Gli eventi elettorali costituiscono solo opportunità per innescare il cambiamento. Così, mercoledì la partita si gioca sul tema: Giorgio II ha definitivamente acquisito il potere o teme ancora di confrontarsi con i suoi oppositori: Casaleggio, e la sua lungimiranza nella comunicazione via rete, Becchi, con la sua dottrina politica di supporto a Grillo, evidentemente lo preoccupano. I paletti “piazzati” da Napolitano per mercoledì prossimo dovranno allora essere rimossi dalla forza degli attivisti invitati a Piazza del Quirinale. «Perché sia chiaro che saranno rispettati solo quegli Italiani che hanno fame e sete di legalità e giustizia».
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro I voucher d’eccellenza
Ne manca solo uno per coprire tutti i giorni dell’anno. Sono, infatti, 364 i giovani laureati calabresi che rischiano di unirsi al folto stuolo dei disoccupati intellettuali in Calabria, residuati dei 500 che avevano ricevuto i voucher. Una storia iniziata da qualche anno, con l’approvazione di una legge regionale (n. 26 del 12.11.2004) con la quale, servendosi dei fondi messi a disposizione dall’Unione europea, veniva bandito un concorso per l’attribuzione di voucher personali ai giovani laureati della regione. Ciascuno dei vincitori del concorso ha ricevuto una dote di 24mila euro, da corrispondere in rate mensili di euro 1.000,00 per 24 mensilità, che potevano utilizzare per un periodo di formazione professionale in un ente pubblico della regione.
La fabbrica delle illusioni I voucher erano riservati ai laureati calabresi con una votazione di 110/110 e miravano a trattenere le eccellenze sul territorio per rafforzare la pubbliche amministrazioni. L’aver tentato di trattenere i suoi giovani talenti è certamente un merito, ma oggi gli stessi lamentano che in tal modo si è loro preclusa la possibilità di trovare altre soluzioni, e nella grave crisi in cui si ritrova la regione, questo significa una sicura condanna a una condizione di cronica disoccupazione. Tutto il progetto si è dimostrato un boomerang e gli effetti benefici che si sperava di realizzare non solo non si sono verificati, ma si rischia di peggiorare la loro condizione. Con deliberazione n. 83 del 17.09.2008, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Calabria ha proceduto all’approvazione delle graduatorie definitive di assegnazione dei 500 voucher formativi. La vicenda ha infatti avuto uno svolgimento singolare. Alla conclusione del periodo di stage, al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenza già acquisito dai giovani impegnati nel “Programma stages”, l’articolo l0 comma I della legge regionale n. 23 dell’11.08.2010, in sostituzione dell’articolo 14 della legge regionale n. 8 del 26.02.2010, ha disposto l´erogazione da parte della Regione di «un contributo annuo di euro 10.000,00 a favore degli Enti che si impegnano a stipulare, con ogni stagista che abbia concluso con esito positivo tutte le attività di formazione previste dal regolamento di cui alla deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale n. 49, tipologie contrattuali previste dalla normativa vigente per una durata non inferiore a 12 mesi di lavoro, concertate attraverso uno specifico protocollo d’intesa stipulato tra la Giunta regionale, il Consiglio regionale e gli enti fruitori»; La legge regionale n. 32 del 22.11.2010 ha modificato l´art. 10 delle legge regionale n. 23 dell’11.08.2010, eliminando la necessità del protocollo d´intesa tra Giunta, Consiglio ed Enti fruitori, e confermando l´erogazione da parte della Regione di un contributo annuo di euro 10.000,00 alle suddette condizioni; In seguito a ciò le Pa calabresi hanno sottoscritto con i giovani impegnati nel Programma Stages dei contratti di lavoro (co.co.pro e contratti a tempo determinato) per un periodo di mesi 12 con una retribuzione di circa euro 600,00 mensili. Successivamente, nel mese di agosto 2012 il Consiglio regionale ha prorogato l’esperienza dei
Scopelliti aveva fatto grandi promesse che oggi si traducono in cocenti delusioni per i giovani laureati che si sono impegnati in stage formativi negli enti pubblici della regione Oggi rischiano di finire tutti sul lastrico Intanto, sono diventati gli ennesimi precari...
non più giovani stagisti per ulteriori mesi 6 con un contributo complessivo di euro 5.000,00 procapite in attesa che la Giunta trovasse una soluzione definitiva alla questione. Come è spesso avvenuto, tutto si è risolto in un processo di precarizzazione senza che nessuno sappia esattamente cosa fare di questi giovani laureati, che hanno persino perso la possibilità di riciclarsi all’estero, poiché per molti il processo formativo si è risolto in una delusione. Ora la maggior parte di questi contratti sono scaduti e molti altri stanno per scadere. Moltissime amministrazioni pubbliche hanno chie-
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Sabato 6 Luglio 2013
I voucher d’eccellenza Giunta a trovare una soluzione per garantire il rifinanziamento o comunque l’effettiva vigenza della legge con cui erano stati selezionati i migliori giovani laureati della Regione. La soluzione trovata dalla Giunta è stata esposta alla conferenza stampa tenuta dal presidente Scopelliti e dall’assessore Salerno lo scorso primo luglio. Uscirà un avviso pubblico per attingere a fondi comunitari. La nuova soluzione è vecchia. Ed è anche peggiore di quella già risultata fallimentare.
Palazzo Alemanni
sto al Consiglio regionale di consentire la prosecuzione dell’esperienza lavorativa degli ex stagisti attesa l’impossibilità, al momento, per i numerosi vincoli, di poter procedere ad indire concorsi pubblici. La situazione è grave, il Consiglio regionale non intende più farsi carico della problematica, la Giunta ha indetto una conferenza stampa nella quale ha anticipato che verrà emanato un bando che prevede del “voucher” di mesi sei presso le PA o la possibilità di ottenere una dote per l’autoimpiego. Il Consiglio il 24 giugno aveva impegnato la
Il bando proposto dall’ex assessore al Lavoro, Francescantonio Stllitani, aveva già annunciato una soluzione per gli ex stagisti ma di fatto li ha esclusi. L’attuale, inoltre, come si legge nelle linee guida pubblicamente diffuse, consentirebbe agli ex stagisti di continuare il percorso intrapreso solo interrompendolo. Oggi, infatti, dopo l’investimento della Regione nella formazione, gli ex stagisti avevano contratti di lavoro con le pubbliche amministrazioni. Con l’avviso, invece, potrebbero al più beneficiare di un nuovo voucher formativo. Tornerebbero ad essere stagisti mentre ora sono diventati, a stento, lavoratori precari. Un percorso al contrario, dunque. Col passo del gambero, non avranno più un contratto di lavoro. E col voucher si spenderanno ulteriori fondi, questa volta comunitari, non per avviare all’occupazione ma per la formazione di giovani laureati con 110 e già impegnati nelle pubbliche amministrazioni da tre anni. I consiglieri del Pd Guccione, Adamo, De Gaetano e Giamborino avevano presentato al Consiglio del 28 giugno un emendamento che avrebbe consentito la proroga dell’attività lavorativa presso gli enti pubblici. Ma i consiglieri del Pdl, chiamati a esprimersi con voto nominale, hanno detto no. Troppo misera, per il Consiglio, una proroga di tre mesi. E la Giunta ha confermato quel no proponendo l’ennesimo periodo di formazione, a fronte di un’attività lavorativa già iniziata. La formazione, questa volta, dovrebbe essere finanziata mediante i fondi comunitari. La Regione Calabria chiede all’Unione europea fondi per formare con uno stage semestrale lavoratori precari che hanno già fatto uno stage biennale e tre anni di lavoro. Peccato che dopo avere lottato per non essere chiamati ancora stagisti, questi giovani debbano avviare una nuova battaglia per essere chiamati ancora lavoratori precari. Dalla lettura delle linee guida del bando si evince che sono tante le perplessità e i dubbi sull’applicabilità dello stesso agli ex stagisti atteso che il nuovo bando è una mera riedizione (aggiornata e integrata) del bando fallimentare dell’assessore Stillitani. La domanda che ci poniamo è come mai la Regione Calabria, che ha speso milioni per formare gli stagisti affinché potessero migliorare l’efficienza della Pa calabrese, adesso ritiene di dire “basta” e di sprecare il patrimonio umano e di conoscenze ormai consolidatosi. Come mai noi che ormai abbiamo dei contratti di lavoro seppure mortificanti, un’età per la quale non possiamo più essere considerati “stagisti”, una condizione familiare che non ci consente di rimanere privi di occupazione, non possiamo essere considerati “lavoratori precari”. Come mai nonostante siano trascorsi ormai cinque anni non si considera la nostra questione come un’emergenza sociale che deve essere risolta in modo serio e definitivo? Se lo chiedono costernati i giovani stagisti. La soluzione è anche ostacolati dalla stessa Unione Europea con i vincoli che impone all’utilizzo dei fondi comunitari. Regole note fin dall’inizio, ma di cui spesso si vuole dimenticare la loro esistenza, con le complicazioni che ne conseguono. o.p.
La replica
Gli ex lavoratori del Programma Voucher al governatore Egregio Presidente, Teniamo a precisare che presso gli enti ospitanti, dove abbiamo svolto proficuamente lo stage di 24 mesi e 18 mesi quali collaboratori a progetto, non abbiamo MAI fatto fotocopie, né ci è stata mai fatta tale richiesta. È superfluo rammentarLe che solo per mera comodità, e per non riconoscere la nostra condizione lavorativa, si continua a chiamarci “Stagisti”, nonostante lo stage si sia ormai concluso da tempo, lasciando spazio a veri e propri contratti di lavoro. Quanto a Lei riferito e riportato nel corso della conferenza stampa del 01.07.2013, non descrive effettivamente l’attività da noi svolta e non tiene conto del fatto che l’aver accettato gli esigui importi da Lei riferiti nasce dall’esigenza di far fronte all’assenza di effettive opportunità lavorative nella nostra Regione. D’altro canto le parti politiche ci hanno indotto, anche a mezzo recenti pubbliche dichiarazioni, a ritenere che una strada migliore si sarebbe individuata. Eppure, allo stato dei fatti e degli atti i contratti di lavoro sono scaduti e non ci pare che una soluzione inclusiva ed idonea sia stata individuata nel senso di valorizzare le competenze acquisite nella pubblica amministrazione. Confidiamo, pertanto, nella Giunta e nel Consiglio regionale affinché operino di concerto per realizzare una soluzione perseguibile e che non disconosca la meritocrazia di cui è frutto questo percorso, che ci ha condotto nel bacino dei precari a seguito di una pubblica selezione per titoli. Cordialmente. gli ex lavoratori del Programma stage
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro Speciale sanità
La lotta ai tumori ha un’arma in più «Permette di trattare in modo preciso e non invasivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e utilizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti consente di ottenere dei risultati terapeutici migliori». È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà della Body Radiosurgery (radiochirurgia o radioterapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecniche più evolute di radioterapia oncologica. Il Malzoni Radiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attualmente il centro con la più alta casistica di trattamenti e ri-trattamenti radiochirugici e di radioterapia stereotassica.
Fondato nel 2004
all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e convenzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgery vanta la più alta casistica europea per il trattamento radioterapico stereotassico delle patologie oncologiche epatiche e polmonari «ma questa terapia - precisa il dottor Scotti, direttore del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica - può essere applicata anche a lesioni che interessano altri distretti corporei come il mediastino, il pancreas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago, i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto, prostata». La Body Radiosurgery si pone ormai come valida alternativa alla chirurgia tradizionale soprattutto quando questa non possa essere effettuata; trova indicazione per quei pazienti in cui i tumori sono diventati resistenti alla chemioterapia o che hanno già effettuato una radioterapia convenzionale. «Controllando i movimenti dovuti alla respirazione - spiega il dottor Scotti -, individuando in maniera precisa il bersaglio da colpire ed effettuando un controllo costante della terapia, il risparmio dei tessuti sani è massimo, evitando gli effetti collaterali della radioterapia convenzionale. Il trattamento radioterapico stereotassico ha dimostrato una tollerabilità elevatissima ed essendo effettuato in regime di “day hospital”, ossia senza la necessità di un ricovero, permette al paziente di riprendere subito le proprie attività quotidiane». A conferma della validità di questa risorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono in
Il Dott. Valerio Scotti descrive vantaggi e possibilità della Body Radiosurgery una nuova opzione terapeutica per la cura del cancro: «La precisione millimetrica consente nuovi trattamenti» fase di pubblicazione studi che vedono nella Body Radiosurgery risultati pari e sembra addirittura superiori in termini di sopravvivenza globale e controllo locale di malattia. Solitamente, invece, è usata come un’alternativa alla chirurgia tradizionale «costosa, difficile e che richiede un lungo periodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tecnologia, insieme alla grande e pionieristica esperienza degli operatori, consente una precisione di trattamento millimetrica, valutando durante l’irradiazione il movimento interno degli organi e del tumore dovuti alla respirazione». La Malzoni Radiosurgery di Agropoli ha due acceleratori lineari di ultima generazione che permettono si eseguire anche una radioterapia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Ad del Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa anche alle terapie tradizionali. I due acceleratori lineari, così come i bunker, sono due macchinari
gemelli. Tale caratteristica consente di affrontare l’eventuale blocco di una delle due sorgenti, semplicemente trasferendo i piani terapeutici da un acceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poi nel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobiologico (cellkilling) superiore delle singole sedute (radioterapia ipofrazionata) associata al risparmio dei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotassici) ci consente di trattare lesioni anche in distretti delicati come fegato, vie biliari, pancreas e di effettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesioni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica stereotassica che con tecnica convenzionale. Sono stati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tutte le zone corporee (testa-collo, torace, addome, pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fegato, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiega il dottor Scotti, responsabile del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica del Malzoni Radiosurgery Center.
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Sabato 6 Luglio 2013
Speciale sanità Acceleratori lineari In basso, un telaio stereotassico Nel box in alto, Paola Belfiore amministratore delegato del Radiosurgery center
Medicina del dolore
Trattamenti all’avanguardia per sconfiggere il dolore Il Centro di Medicina del dolore dell'Irccs Neuromed continua ad ampliare il numero di innovativi trattamenti terapeutici per i propri pazienti. Questa branca specialistica, finalizzata a studiare le cause del dolore per adottare ed applicare le terapie più adatte per eliminarlo, è in continua evoluzione. In Neuromed oggi è possibile fruire di alcune importanti novità terapeutiche contro il dolore: l'epidurolisi, trattamenti intradiscali tra cui l'ozonolisi e i trattamenti a base di capsaicina. L'epidurolisi è una tecnica particolarmente indicata nelle patologie del canale vertebrale e dunque contro il dolore generato da cicatrici post-operatorie o post-traumatiche e consiste in una sorta di "pulizia" del canale vertebrale, che consente di liberare le aderenze riducendo la "strozzatura" del nervo. È una tecnica percutanea, quindi non invasiva, molto valida in caso di dolore lombare persistente anche dopo trattamenti chirurgici inefficaci e per il trattamento di dolori da precedenti interventi sulla colonna vertebrale lombo sacrale; si pratica sotto anestesia locale o blanda sedazione e prevede, generalmente, solo un paio di giorni di ricovero. Anche l'ozonolisi intradiscale, o ozonoterapia intradiscale, richiede una semplice anestesia locale ed è pressoché indolore. È un trattamento indicato in caso di ernie e protusioni discali con conservata integrità del disco e, nell'80-85% dei pazienti trattati, può rendere non necessario l'intervento chirurgico poiché consente di decomprime il disco riducendone il volume e di risolvere l'infiammazione delle radici nervose. Ultimi, ma non per eccellenza, i trattamenti a base di capsaicina, un composto chimico presente in piante della famiglia Capsicum, tra cui il peperoncino piccante. Da millenni l'uomo è a conoscenza degli effetti positivi del peperoncino sulla salute, ma solo di recente si è riusciti a comprendere il ruolo giocato dalla capsaicina e se ne sono investigati più approfonditamente i diversi effetti, tra cui quello analgesico e antinfiammatorio. Il Centro di Medicina del dolore del Neuromed ha introdotto dei particolari cerotti a base di alte concentrazioni di capsaicina per il trattamento di patologie post-erpetiche e altre neuropatie in day hospital. Anche questa tecnica, da pochissimo introdotta, sta fornendo ottimi risultati clinici e incontrando la grande soddisfazione dei pazienti trattati.
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Crotone alza gli scudi
Con le mani nel sacco
Rifiuti “sotto” le Stelle Dalila Nesci (M5s) ha depositato alla Camera una interrogazione sui rifiuti in Calabria: «Il tema dei rifiuti è bollente, una bomba», precisa Nesci, che ammonisce sul «pericolo di controllo mafioso dei relativi servizi». Dalila Nesci ha depositato alla Camera una lunga interrogazione sui rifiuti in Calabria, concepita con Federica Dieni e Paolo Parentela, suoi colleghi parlamentari Cinque Stelle della stessa regione. In tutto sono sessantuno i deputati grillini che stavolta hanno firmato, a sostegno della Calabria, pur eletti altrove, come su altre urgenze: legalità, lavoro e tutela rispetto ai crimini bancari. «Il tema dei rifiuti è bollente in Calabria, una bomba», precisa Nesci, che ammonisce sul «pericolo di controllo mafioso dei relativi servizi». Nell’atto di sindacato ispettivo, si chiede dove siano finiti i soldi dell’emergenza rifiuti, nel complesso oltre un miliardo di euro, «con cui - tuona Nesci - è stato risolto nulla, a partire dalla raccolta differenziata, indispensabile e agli atti obbligatoria». L’interrogazione si caratterizza per la sua estrema precisione: è un dossier impietoso “sull’inganno nei confronti dei cittadini”, rimarca Nesci, che aggiunge: «I sedici anni di emergenza rifiuti hanno prodotto dodici commissari, un miliardo e quattrocento milioni di euro e dubbi, esborsi non contestati, inquinamento spaventoso e l’idea diffusa di una pubblica amministrazione ingorda». Nesci, Dieni e Parentela segnano un altro passo: a commento denunciano il trasferimento di risorse umane dall’ufficio del commissario al dipartimento Ambiente della Regione Calabria, «con ulteriore aggravio di costi e il paradosso di un organico - dicono - che include chi partecipò al fallimento dell’emergenza». Nesci prosegue: «Abbiamo chiesto anche quali azioni, al fine di concorrere a un’adeguata informazione sulla raccolta differenziata e sul riciclo, possano attuare i ministri interrogati». «Denuncia e proposta», sottolineano i tre deputati calabresi Cinque Stelle, che del coinvolgimento di tanti colleghi hanno fatto un segno distintivo, «visto che - concludono - la Calabria deve uscire dall’isolamento».
All’arrembaggio contro le trivelle «Un rifiuto che è in piena sintonia con la volontà dei cittadini. Il nostro è infatti un territorio splendido ma fragile e puntare ancora sul petrolio invece che sul turismo di qualità sarebbe l’ennesima scelta scellerata», afferma Francesca Travierso, presidente Circolo Legambiente “Ibis” Anche Legambiente Calabria alza gli scudi contro le trivelle nel mar Ionio e l’arrembaggio con Goletta verde 2013. Nell’annunciare la partecipazione al “No Triv tour” in programma dal prossimo 27 luglio ad Amendolara - a cui prenderanno parte cittadini e associazioni, movimenti e organizzazioni, sindaci e amministratori di Calabria, Basilicata e Puglia - l’associazione del Cigno verde comunica inoltre di aver avanzato richiesta di audizione nella seduta della Commissione Ambiente regionale in programma il prossimo 11 luglio a Roseto Capo Spulico convocata per portare avanti un’attività di indagine conoscitiva sul tema. Un appuntamento a cui seguirà la visita della Goletta verde a Crotone il 13 luglio, con l’incontro pomeridiano dedicato al confronto sul tema delle trivellazioni nello Ionio. «Il netto “no” della Provincia di Crotone all’ipotesi di nuove trivelle - afferma Francesca Travierso, presidente del Circolo Legambiente “Ibis” di Crotone - fa ben sperare per il prosieguo della battaglia. Un secco rifiuto che è in piena sintonia con la volontà dei cittadini. Il nostro è infatti un territorio splendido ma fragile, e puntare ancora sul petrolio invece che sul turismo di qualità sarebbe l’ennesima scelta scellerata. Non dimentichiamo che
dalla costa crotonese vengono già estratti 12 milioni di metri cubi standard di idrocarburi, con la presenza di ben 6 piattaforme e 28 pozzi all’interno di un’area marina protetta. Per questo motivo vogliamo ribadire la nostra contrarietà al progetto della Transunion petroleum, e lo faremo in piazza il prossimo 13 luglio con la visita non casuale della Goletta verde di Legambiente». «L’ipotesi di nuove trivellazioni nello Ionio rappresentano l’ennesimo schiaffo al nostro territorio - dichiara Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria - reso possibile dalle sciagurate norme del decreto Sviluppo. Ci batteremo al fianco dei cittadini e dei movimenti contro l’ipotesi di nuove trivelle nello Ionio, un’ipotesi che Legambiente ha già condannato duramente bocciando la Strategia energetica nazionale adottata dal precedente governo, che tra l’altro tende ad accentrare il processo decisionale escludendo gli attori locali e dunque ignorando le istanze del territorio. Abbiamo chiesto di essere ascoltati in Commissione Ambiente regionale il prossimo 11 luglio proprio per ribadire l’importanza fondamentale degli enti locali nelle scelte in materia energetica».
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro Tagliati i tentacoli alla politica
Un mattone in testa
Il Tar della Calabria Sezione seconda ha dichiarato l'illegittimità delle nomine dei componenti dei Collegi dei Revisori dei conti delle Aterp di Cosenza e di Vibo Valentia effettuate dalla Regione Calabria Con sentenze n. 761 e 763 del 2013, depositate il 3 luglio 2013, il Tar Calabria di Catanzaro, Sezione seconda, ha dichiarato l’illegittimità delle nomine dei componenti dei Collegi dei Revisori dei conti delle Aterp di Cosenza e di Vibo Valentia effettuate dalla Regione Calabria.I provvedimenti impugnati - decreti del presidente della Giunta regionale e presupposte deliberazioni di Giunta regionale avevano dichiarato la decadenza dagli incarichi dei componenti dei Collegi dei revisori dei conti, ex art. 1 L.R. n. 12/2005 (cosiddetto spoils system), con contestuale nomina dei nuovi componenti scelti su base fiduciaria dalla Giunta regionale calabrese. Il Tribunale amministrativo regionale per la Calabria, accogliendo in pieno le innovative argomentazioni proposte dai ricorrenti, difesi dagli avvocati Oreste Morcavallo e Giancarlo Gentile per Cosenza e dall’avvocato Valerio Zicaro per Vibo Valentia e già positivamente apprezzate dal Consiglio di Stato in sede cautelare, ha affermato che il Collegio dei Revisori delle Aterp è «un organo costituito da figure caratterizzate da un profilo tecnico, che svolgono funzioni di carattere neutrale, la cui designazione non richiede una vicinanza politica con i componenti dell’organo di vertice politico». Per tali ragioni, il Tar ha annullato i provvedimenti impugnati, dichiarando illegittime le nomine dei componenti dei Collegi dei Revisori dei Conti nei quali dovranno essere reintegrati i ricorrenti.
REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Seconda) ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1197 del 2012, proposto da: Sergio De Buono, rappresentato e difeso dagli avv. Oreste Morcavallo, Giancarlo Gentile, con domicilio presso segreteria TAR Catanzaro; Franco Ventura, Giulio Grandinetti, rappresentati e difesi dagli avv. Giancarlo Gentile, Oreste Morcavallo, con domicilio presso segreteria TAR Catanzaro; contro Regione Calabria, rappresentata e difesa dall’avv. Franceschina Talarico, con domicilio eletto presso Franceschina Talarico in Catanzaro, Avvocatura Reg.Le v.le Cassiodoro; A.T.E.R.P. Di Cosenza, rappresentato e difeso dall’avv. Carolina Citrigno, con domicilio presso segreteria TAR Catanzaro; nei confronti di Sergio De Marco, rappresentato e difeso dagli avv. Eugenio Garritano, Nicola Gaetano, con domicilio presso segreteria TAR Catanzaro; Paola Gaetano, Giovanni Genise, rappresentati e difesi dagli avv. Nicola Gaetano, Eugenio Garritano, con domicilio presso segreteria TAR Catanzaro; per l’annullamento del decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 140 del 25 ottobre 2012 con il quale in base alla deliberazione di G.R. n. 439 del 5 ottobre 2012 si pronuncia la decadenza dei ricorrenti dagli incarichi di componenti il Collegio dei Revisori ex art. 1 L.R. n. 12/2005, della presupposta delibera di Giunta Regionale n. 439 del 5 ottobre 2012, nonché di ogni atto con-
nesso, presupposto e consequenziale, Visti il ricorso e i relativi allegati; Visti gli atti di costituzione in giudizio di Regione Calabria e di A.T.E.R.P. Di Cosenza e di Sergio De Marco e di Paola Gaetano e di Giovanni Genise; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell’udienza pubblica del giorno 14 giugno 2013 il dott. Emiliano Raganella e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO Con ricorso ritualmente notificato e depositato, i ricorrenti espongono che con D.P.G.R. n.6/2010 veniva nominati, rispettivamente, Presidente (Grandinetti) e componenti (dott. De Buono e Ventura) del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Aterp di Cosenza. Con deliberazione n.439 del 5 ottobre 2012, la G.R. della Calabria, in forza dell’art.1 L.R. n.12 del 3 giugno 2005, dichiarava decaduti ope legis gli incarichi di componenti del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Aterp con contestuale nomina di altri componenti. Seguiva il Decreto del Presidente della Regione Calabria n.140 del 25 Ottobre 2012 che recepiva integralmente il contenuto della delibera n.440/2012. Avverso entrambi i provvedimenti insorgevano i ricorrenti chiedendone l’annullamento previa sospensiva. Si costituivano in giudizio l’Aterp di Cosenza, la Regione Calabria, i controinteressati Genise Giovanni, Gaetano Paola, De Marco Sergio, chiedendo la reiezione del ricorso. Alla camera di consiglio del 20 dicembre 2012 il Collegio, in diversa composizione, rigettava la do-
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Mezzoeuro Tagliati i tentacoli alla politica
manda incidentale di sospensione. Avverso l’ordinanza cautelare di rigetto, i ricorrenti proponevano appello dinanzi al Consiglio di Stato che, con ordinanza n. 556/2013, rilevando la dubbia riconducibilità della posizione dei revisori dei conti entro l’orbita applicativa dell’art. 1 della L.R. n.12/2005, accoglieva la domanda cautelare ai fini della sollecita fissazione dell’udienza di discussione del giudizio nel merito. All’udienza pubblica del 14 Giugno 2013 la causa veniva trattenuta in decisione. Preliminarmente, i controinteressati deducono l’improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse alla luce dell’entrata in vigore della L.R. n.24 del 16 maggio 2013 che ha accorpato in un’unica azienda le varie Aterp Regionali prevedendo, al contempo, la modifica della struttura dei revisori dei conti da organo collegiale a organo monocratico con la previsione di un revisore supplente. L’eccezione è infondata. La legge regionale n. 24/2013 prevede che l’istituzione dell’unica ATERP avvenga secondo la procedura di cui all’articolo 3 per la quale il Presidente della Giunta regionale nomina entro 60 giorni i Commissari per la gestione ordinaria e straordinaria di ciascun ente conseguente all’accorpamento. L’amministrazione resistente non ha dato conto dell’avvio della menzionata procedura. L’eccezione, pertanto, deve essere respinta. Il ricorso nel merito è fondato. Il Collegio, infatti, ritiene di aderire ai rilievi formulati dal Consiglio di Stato in sede di appello cautelare ove venivano apprezzate le argomentazioni formulate dai ricorrenti. Invero, l’art. 1 comma 1 L.R. Calabria n.12/2005, invocata dalle amministrazioni resistenti a giustificazione dei provvedimenti impugnati, non è applicabile agli organi di controllo.
Dall’esame del testo della previsione in argomento e da una lettura costituzionalmente orientata della stessa emerge che possono essere destinatari della disposizione gli “organi di vertice e dei componenti o dei rappresentanti della Regione nei consigli di amministrazione o negli organi equiparati degli enti pubblici, degli enti pubblici economici, delle aziende sanitarie, ospedaliere ed assimilabili dei consorzi, delle società controllate o partecipate, delle agenzie, degli ambiti territoriali ottimali, delle fondazioni e di ogni altro soggetto od organismo, comunque denominato, individuale o collegiale, di diritto pubblico o privato, appartenente o meno alla struttura amministrativa della Regione ed a qualsiasi livello, nonché dei componenti di comitati, commissioni, gruppi di lavoro ed organismi regionali od interregionali”. La norma deve soggiacere ad una lettura restrittiva imposta dall’indirizzo seguito dalla Corte Costituzionale che con sentenza n.390/2008, in tema di collegi sindacali, è intervenuta sulle ASL della Regione Lazio censurando, per contrasto con gli artt. 3 e 97 Cost, un meccanismo di cessazione automatica dei componenti dei collegi sindacali per effetto della semplice designazione dei nuovi membri, compromettendo le esigenze di neutralità e imparzialità che in modo marcato sussistono nei confronti dei titolari di organi con funzioni di controllo. La Corte Costituzionale (n.34/2010) è poi intervenuta sulla legge regionale in esame (n.12/2005) ritenendo il c.d. spoils system compatibile con l’art. 97 Cost. solo qualora si riferisca a soggetti titolari di organi di vertice dell’amministrazione e che sono nominati sulla base di valutazioni personali coerenti all’indirizzo politico regionale. Nel caso di specie i componenti del collegio dei revisori dell’Aterp vengono nominati tra gli esperti in materia di amministrazione e contabilità iscritti nel registro dei revisori contabili, durano in ca-
rica cinque anni a decorrere dalla data dei provvedimenti di nomina e svolgono funzioni di controllo generali di legittimità e di merito su tutti gli atti finanziari e contabili (art. 8 statuto Aterp e art. 15 L.R. n.27/1996). Trattasi, dunque, di un organo costituito da figure caratterizzate da un profilo tecnico, che svolgono funzioni di carattere neutrale, la cui designazione non richiede una vicinanza politica con i componenti dell’organo di vertice politico. Alla stregua di quanto esposto, i revisori dei conti non ricadono nel perimetro applicativo della L.R. n.12/2005. Il ricorso pertanto va accolto e, per l’effetto, devono essere annullati i provvedimenti impugnati. La peculiarità della problematica trattata giustifica la compensazione delle spese di giudizio. P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria (Sezione Seconda) definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie. Spese compensate. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa. Così deciso in Catanzaro nella camera di consiglio del giorno 14 giugno 2013 con l’intervento dei magistrati: Massimo Luciano Calveri, Presidente Concetta Anastasi, Consigliere Emiliano Raganella, Referendario, Estensore L’ESTENSORE
IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 03/07/2013 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)
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Mezzoeuro Rapporto sull’economia calabrese di Confindustria Cosenza
Lavorare su due linee di intervento: una che guardi a misure immediate in grado di immettere liquidità sul mercato, facendo ripartire la domanda interna e restituendo fiducia a cittadini ed imprenditori, l’altra che si concentri su misure di natura strutturale. È quanto chiedono gli Industriali cosentini, presenti numerosi alla presentazione dello studio “La Calabria nella crisi italiana: una regione in affanno”, il Rapporto sull’economia calabrese che ogni anno Confindustria Cosenza realizza con i dati economici aggiornati al primo trimestre dell’anno in corso.
Qui non si batte cassa Introdotti e moderati dal direttore di Confindustria Rosario Branda, che attraverso le immagini delle copertine degli ultimi cinque studi ha proposto una riflessione sulla nascita e sulla consistenza della crisi, i lavori hanno registrato gli interventi del presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca, della docente di Politica economica dell’Università della Calabria Rosanna Nisticò, dell’assessore alle Attività produttive della Regione Calabria Demetrio Arena e sono stati conclusi dal direttore generale di Confindustria Marcella Panucci. Il numero uno degli Industriali cosentini Natale Mazzuca, dinanzi ad un parterre d’eccezione ed ai colleghi presidenti del sistema confindustriale calabrese (Giuseppe Speziali, Francesco Cava, Cuzzocrea, Giuseppe Gentile, Daniele Rossi, Michele Lucente, Aldo Ferrara e Mario Romano), ha rimarcato «la necessità di dare un segnale di discontinuità per il bene di tutti, iniziando dal pagamento dei debiti pregressi alle imprese (in grado di generare un gettito fiscale che per alcuni economisti risulterebbe maggiore di quanto apporterebbe il previsto aumento dell’Iva di un punto), all’abbassamento del costo del lavoro, dalle misure urgenti in favore dell’occupazione alla realizzazione di piccole opere per la manutenzione del territorio in grado di far aprire tanti cantieri, generare occupazione nella filiera dell’edilizia ed a cascata sull’intera economia territoriale. In questa direzione va il fondo sbocca-cantieri, il piano dei “6mila campanili” con cui il Governo punta a sbloccare interventi già maturi, dotati di tutti i pareri ed autorizzazioni. Quest’opportunità è riservata ai comuni italiani con meno di 5mila abitanti, che con queste risorse potranno avviare interventi di riqualificazione urbana o messa in sicurezza del territorio». Per quanto concerne le misure regionali, il presidente di Confindustria Cosenza ha fatto particolare riferimento agli interventi a cui sta lavorando la Regione Calabria, di 80/90 milioni di euro, non ancora partiti, che si riferiscono ai contributi alle Pmi giovanili e femminili, al bando start-up imprese innovative, al bando per gli spin-off, al fondo di Garanzia Diretta. «L’imperativo è fare presto - ha sottolineato Mazzuca - l’effetto moltiplicatore che si potrebbe mettere in moto è fin troppo facilmente intuibile». Per Rosanna Nisticò, curatrice del Rapporto e docente dell’Università della Calabria «il rallentamento dell’attività produttiva, le politiche fiscali restrittive ed il calo dell’occupazione hanno in Calabria effetti più severi di quelli nazionali, si sono ridotti i consumi e gli investimenti e vi è l’incapacità di catturare la domanda estera. Le gio-
Lavorare su due linee di intervento: una che guardi a misure immediate in grado di immettere liquidità sul mercato, facendo ripartire la domanda interna e restituendo fiducia a cittadini e imprenditori, l'altra che si concentri su misure di natura strutturale vani generazioni subiscono di più i contraccolpi severi della crisi: solo l’occupazione per i giovani laureati tiene. Bisogna accompagnare la crescita - ha concluso Rosanna Nisticò - a un’idea di progresso in cui il benessere economico si associ a livelli essenziali di qualità della vita». «L’economia calabrese - ha commentato il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci - è la riproduzione in scala di quella nazionale. È questo che emerge dal Rapporto presentato da Confindustria Cosenza: l’attività produttiva rallenta, la pressione fiscale si impenna, la domanda interna continua a scendere, il credito diventa meno accessibile e più caro, l’occupazione crolla, tanto da registrare 31mila occupati in meno rispetto allo scorso anno. I problemi che gravano sul tessuto produttivo italiano e su quello calabrese registrano una sostanziale convergenza, con l’aggravante che la Calabria, con una scarsa presenza sui mercati internazionali, non beneficia dell’effetto traino dell’export, l’unica nota positiva in uno scenario difficile». Il Centro studi Confindustria la scorsa settimana ha stimato che probabilmente quest’anno la crisi ha toccato il picco e si cominciano ad intravedere alcuni timidi segnali di ripresa che dovrebbero consolidarsi verso la fine dell’anno. «Tuttavia - ha aggiunto il direttore generale di
Confindustria Panucci - una crescita di qualche decimale non risolleverà una base produttiva che è stata minata nel profondo. Dobbiamo crescere ad un ritmo del 2/3% l’anno, quindi occorre rilanciare gli investimenti, immettere liquidità nell’economia, sostenere l’accesso al credito, tagliare il costo del lavoro e quello dell’energia, riformare il fisco e semplificare l’apparato burocratico per puntare ad una Pa che sostenga imprese e cittadini. Confindustria - ha concluso il direttore generale Marcella Panucci - non smetterà di incalzare Governo e Parlamento ad agire su queste leve perché il nostro sistema produttivo torni ad essere competitivo». L’assessore alle Attività produttive della Regione Calabria Demetrio Arena ha dichiarato che il grande problema della Calabria è la disoccupazione che si pone «sia come problema sociale che come problema economico. Per questo, il primo obiettivo è quello di congiungere le risorse al fine di creare buone politiche per il lavoro. Ed oggi ci confronteremo con Confindustria per sostenere lo sviluppo economico che a sua volta genera lavoro». Per ciò che concerne il problema della burocrazia regionale e nazionale, l’assessore ha dichiarato che «la Regione ha investito 4 milioni di euro per una piattaforma informatica, già partita, che serve proprio a snellire la burocrazia. L’obiettivo è di fornire alle aziende un unico interlocutore pubblico. Questa piattaforma è stata resa necessaria dal fatto che molte aziende calabresi vanno via dall’Italia, non solo per l’eccessivo carico fiscale, ma anche per l’eccessiva burocrazia». Dall’assise di Confindustria Cosenza emerge, quindi, un quadro desolante e rigoroso delle difficoltà in atto ed al contempo la volontà di voler incidere nei processi e rompere con gli schemi del passato, puntando al futuro con pochi e condivisi obiettivi e con la consapevolezza che occorra fare in fretta e che sia necessario concentrarsi alcuni temi, che abbiano come comune denominatore l’innovazione e l’istruzione, aspetti che favoriscono lo sviluppo economico accrescendo la competitività e la possibilità di catturare la domanda estera, ridurre l’affanno della crisi economica. È scritto chiaramente nella prefazione al rapporto del direttore di Confindustria Cosenza Rosario Branda, «l’analisi dei dati congiunturali indica una direzione pressoché obbligata: puntare sul circolo virtuoso costituito da lavoro, welfare, istruzione, innovazione, competitività. In maniera coerente, equilibrata, armonica».
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Rapporto sull’economia calabrese di Confindustria Cosenza
Da sinistra Branda, Arena, Mazzuca, Panucci e Nisticò
Piante officinali per farci conoscere dal mondo
Il turismo è verde Sintesi dei dati
I dati presentati nel corso del convegno sono devastanti: la drammatica “mortificazione civile” della disoccupazione (così la definisce Sylos Labini) mostra, in generale nel Paese e con particolare intensità in Calabria, incrementi da capogiro: tra il 2011 ed il 2012 le persone in cerca di occupazione sono aumentate del 61%, passando da 84mila a 135mila. La differenza rispetto all’Italia nel tasso di crescita della disoccupazione è stato di 30 punti percentuali. Nei primi tre mesi del 2013, inoltre, il livello della disoccupazione in Calabria raggiunge le 168mila unità, 33mila in più rispetto alla media dell’anno precedente e 35mila in più rispetto allo stesso periodo del 2013 (+27%). Attualmente in Calabria solo 38 persone ogni 100 in età lavorativa ha un’occupazione, mentre ve ne sono 64 ogni 100 al Nord, e solo un giovane calabrese su quattro ha un’occupazione, mentre al Nord è un giovane su due. Diminuisce l’occupazione industriale, sia nella componente delle costruzioni che nella manifattura. Il settore delle costruzioni ha avuto nel 2012 una perdita di 5mila posti di lavoro (-9,6%) rispetto all’anno precedente, ma si aggrava nei primi 3 mesi del 2013 registrando una diminuzione di 12mila unità lavorative (circa un quarto di quelle complessive). Non va molto meglio alla manifattura che nel 2012 registra un aumento di 3mila unità (+8,4%), ma ad inizio 2013 segna un netto -14,6% di occupazione (7mila lavoratori in meno rispetto allo stesso periodo del 2012). La perdita di occupati nel settore manifatturiero è l’aspetto più preoccupante delle tendenze settoriali, perché indebolisce ulteriormente un settore strutturalmente gracile nella nostra regione con una dinamica negativa che si perpetua dal 2008 (-2mila unità, pari a -2,9%). L’andamento occupazionale in agricoltura è rovesciato rispetto a quello della trasformazione industriale: il 2012 si conclude segnando una perdita di posti di lavoro pari a 4mila addetti in meno rispetto al 2011 (-5,6%), mentre nei primi tre mesi del 2013, probabilmente in ragione della stagionalità dei lavori in agricoltura. L’occupazione nel terziario è in diminuzione sia nel breve che nel medio periodo. Il settore nel complesso subisce una contrazione di 17mila posti di lavoro negli ultimi quattro anni (-4%), di cui 7mila solo tra il 2011 e il 2012 (-1,6%). L’inizio del nuovo anno segna un ulteriore calo di 14mila addetti (-3,5%) tra il primo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2013.
Tre anni di lavoro hanno portato a valorizzare le piante officinali che aiutano a stare meglio per creare nuovi prodotti e far conoscere nel mondo il patrimonio di materie prime che il territorio offre anche attraverso un progetto per il rilancio del turismo Può la ricerca aiutare la valorizzazione dei prodotti tradizionali e del loro territorio di appartenenza? E può la ricerca applicata alle materie prime della Calabria portare a prodotti che promuovano la salute e aiutino a stare meglio in modo naturale? Per Distilleria Caffo la risposta è “sì”. Una convinzione che ha portato l’azienda calabrese, nota in tutto il mondo per il Vecchio Amaro del Capo, ad avviare un progetto di ricerca, della durata di tre anni, che ha portato a rilevanti risultati non solo nella commercializzazione di nuove bevande, firmate dal gruppo Caffo, che promuovano la salute di grandi e piccini, ma anche ad elaborare un ritratto chimico e sensoriale ad alta definizione di ciò che il territorio offre. L’intento del gruppo è stato quello di avviare un laboratorio chimico e sensoriale che non fosse a servizio solo dell’azienda ma dell’intera regione e nel contempo di avviare un sistema di accoglienza che permetta anche al turista di comprendere da vicino non solo il patrimonio che il territorio offre, ma anche delle sue potenzialità. Questo sarà reso possibile anche grazie al museo di Distilleria Caffo, al “giardino delle essenze” ed ad nuovo punto vendita. Un percorso esperienziale che si propone come sinergia di passato e presente, uomini e piante, tradizione e scienza che contribuirà alla promozione dell’eccellenza calabrese nella produzione dei distillati e dei liquori. Tra gli obiettivi della ricerca c’era anche quello di descrivere compiutamente le piante officinali calabresi e valutarne il potere antiossidante così caro ai medici di oggi, ma anche definire con maggiore precisione il carattere e le peculiarità dei vitigni come il Magliocco e il Gaglioppo per dare una carta di identità a questi autoctoni che sono da sempre utilizzati in regione per la produzione di grappa. Non solo, la ricerca ha investigato anche sui residui della distillazione per verificare se si possono recuperare molecole di interesse per il consumo umano riuscendo così a separare e concentrare l’alcol beta feniletilico, una molecola che concorre a dare il profumo di rosa. «La finalità della ricerca - spiega Sebastiano Giovanni Caffo, Ceo del Gruppo Caffo - è l’innovazione e l’obiettivo è la valorizzazione del territorio. Durante il percorso sono stati allestiti nuovi laboratori chimici e sensoriali, eseguito sperimentazioni, messi a punto impianti e progettato un percorso esperienziale in fase di realizzazione. Qui sta un altro cardine che riguarda il futuro: portare gente in Calabria, soprattutto dall’estero, sicuri che la nostra regione la può entusiasmare». Venerdì 5 luglio a Vibo Valentia è stato illustrato il risultato della ricerca “Elaborazione di bevande alcoliche o analcoliche derivate da uve autoctone, erbe aromatiche ed agrumi coltivabili in Calabria, con aggiunta di Bioflavonoidi e polifenoli estratti da succhi di agrumi e vinacce esauste”, progetto realizzato con il contributo della Regione Calabria secondo: “Azione 2 - Laboratori pubblici di ricerca mission oriented interfiliera. Azione 3 - Sostegno alla domanda di innovazione nel settore agroalimentare dell’Accordo di Programma Quadro (Apq) in materia di Ricerca Scientifica e Innovazione Tecnologica nella regione Calabria - I° Atto Integrativo”. Il progetto conferma l’impegno del Gruppo Caffo nel promuovere il territorio dentro e fuori i confini nazionali. Un impegno che continua a dare sempre maggiori riscontri positivi non solo per i prodotti dell’azienda, ma per l’immagine della Calabria nel mondo. «In Calabria ci sono aziende che fanno innovazione e ricerca e per questo hanno posizioni prestigiose all’interno del mercato nazionale e internazionale, a conferma di come in Calabria vi siano tante potenzialità che vanno conosciute e valorizzate», ha affermato l’onorevole Mario Caligiuri, assessore alla Ricerca e Innovazione della Regione Calabria.
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Alle sette del mattino ero già in viaggio a piedi verso la clinica, dopo 20 minuti eccomi dentro a ritirare il ticket Alle 8.30 ero già schedato (efficienza pugliese) e in fila per fare analisi, poi eccomi al sesto piano catapultato nella mia stanza...
La balena e l’aneurisma di Francesco Cirillo
Non so perché appena ho visto la facciata della clinica Santa Maria di Bari mi è venuta in mente una balena. Non ha niente che possa riportare a una balena la struttura di questa clinica, ma a me è venuta in mente una balena. La mattina del 3 giugno, sono partito presto dal mio B&b chiamato “Mille pagine”. Un B&b per intellettuali, pieno di libri. C’ero solo io come ospite e sono stato davvero tranquillo. Sono uscito a prendermi una pizza con annessa birra e mi sono piazzato a mangiarla nella sala colazione con la tv. Poi mi sono affacciato dal balcone della mia stanza ed ho sbirciato un po’ di vita notturna barese. Da una parte strani uomini sostano davanti ad una sala gioco,di fronte loro ragazze nigeriane sul marciapiedi opposto, in giro ragazzi che si avvicinano a macchine che si fermano per dare loro qualcosa. Ho capito, il solito giro delle nostre periferie del Sud. Alle 21 ero già a letto ed ho dormito fino alle 4 tutto di seguito. La mattinata di domenica, era passata davvero bella con Emiliano, Francesca e Alessandro miei accompagnatori. Era come in gita. Partenza alle 9 in punto da Diamante, arrivo alle 12 con una breve sosta al castello di Roseto Capo Spulico. Una tappa obbligatoria. Non riesco a passare da certi luoghi senza fermarmi e poi se c’è Francesca fermarmi nei luoghi della bellezza sono un atto d’amore verso di lei. Quando Francesca è andata via, l’ho seguita dal balcone del mio B&b, lei non se n’è accorta ed ho avuto come la sensazione che quella scena l’avessi vissuta in un sogno. L’ultima notte con Francesca a Diamante è stata davvero bella. Lei con la sua dolcezza riesce sempre a farmi stare tranquillo. Francesca è premurosa verso di me, si preoccupa eccessivamente, a volte e piange solo al pensiero di quanto mi deve succedere. Ma nel viaggio verso Bari siamo stati bene tutti. Abbiamo visitato la Bari vecchia e abbiamo trovato una bella trattoria, dove abbiamo fatto un bellissimo pranzo alla pugliese. Non pensavo che sarei ritornato a Bari. C’ero stato nel 1974 da militare. Avevo 24 anni e mi mandarono qui
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Mezzoeuro Diario di un passaggio da una parte all’altra e viceversa La clinica Santa Maria di Bari
nella caserma Porcelli. Una caserma punitiva dove mandavano, pregiudicati sardi, esponenti di Lotta Continua e comunisti in genere. Per 12 mesi non mi hanno fatto fare niente. Piantone delle camerate era il mio compito. Ho sempre odiato questa città e giurai che non ci avrei mai più messo piede. E così è stato, fino a ieri. Alle 7 del mattino, ero già in viaggio a piedi verso la clinica. Dopo venti minuti eccomi dentro, la balena, a ritirare il ticket. Efficienza pugliese dentro la balena. Alle 8,30 ero già schedato e già in fila per fare analisi del sangue, raggi al torace, elettrocardiogramma. Poi eccomi al sesto piano catapultato nella mia stanza insieme ad un anziano già operato. Nemmeno a farlo apposta è un ex carabiniere che si lamenta di brutto. Ma ha fatto un’operazione al cuore e quindi è normale. Oggi farò una coronografia e l’esame transesofageo, quello che non mi fecero all’Annunziata di Cosenza. Quel medico anonimo dell’Annunziata di Cosenza, penso che mi abbia salvato la vita. Mi ci aveva mandato il mio ex cardiologo. L’anonimo medico dell’Annunziata, appena ha visto i precedenti esami fatti all’ospedale Germaneto di Catanzaro è saltato in aria. «Come fai a girare con un’aorta che ha un aneurisma di 5,3 cm?, sei in pericolo...» mi ha detto, «ed io mi rifiuto di farti l’esame transesofageo in quanto invasivo e quindi pericoloso per te». Ho capito che avevo il cardiologo sbagliato. Ora sono qui a Bari per questo anonimo medico. Ho cambiato cardiologo e mi sono rivolto a un cardio chirurgo che si chiama Mauro Cassese. Ha operato per anni al Sant’Anna di Catanzaro e se ne è andato per la mancanza di nuove attrezzature che ha trovato qui a Bari in questa clinica, dove mi trovo adesso. Qui da noi se devono mangiarsi soldi della sanità e spartirseli fra mafiosi e politici sono subito pronti. Se invece devono attrezzarsi per modernizzarsi ci pensano due volte. E difatti dalla Calabria partiamo verso altre regioni per curarci. Mi tengono a digiuno. Alle 13 una dottoressa mi fa un’ecografia al petto. Di nuovo a letto ed in attesa. Alle 14 eccomi nella sala operatoria per la coronografia. Alcuni infermieri scherzano fra di loro, qualcuno mi sfotte per allentare la mia tensione, una dottoressa mi buca il polso destro per mettere dentro la microtelecamera che filmerà le mie vene ed arterie. Dopo mezz’ora è tutto finito. Mi mettono al polso una cintura che è una tortura vera e propria. Serve a fermare il sangue. Ritorno col lettino in camera trasportato da due infermieri. Dopo un quarto d’ora una nuova chiamata. Questa volta vado a piedi con un’infermiera come guida. Un eco alla gola. Alle 16 ecco l’anestesista che mi spiega tutto ed un dottore mi comunica che all’indomani alle 7,30 verrò operato dal professor Cassese e dalla sua equipe. E vai. L’aneurisma ha raggiunto il diametro di 5,5 cm e rappresenta un vero pericolo per la mia vita. Tutta l’aorta sarà sostituita con un pezzo nuovo, un tubo protesico Gelweave n.28. Ho pensato, appena i dottori se ne sono andati, che fra 500 anni, il mio corpo , sarà oggetto di studio in qualche trasmissione televisiva tipo Quark, dove studieranno gli esseri umani con protesi strane all’interno dei loro corpi. Un po’ come facciamo oggi con le mummie egiziane. È una soddisfazione.
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro Diario di un passaggio da una parte all’altra e viceversa
Chiamo Emiliano e Francesca giunti da poco a Diamante. Devono ripartire ed essere per le sette del mattino a Bari. Possono entrare e salutarmi. Non si sa mai penseranno i medici chirurghi. Sempre un’operazione è. Intanto la notte con l’anziano operato è un caos assoluto. Sarà per l’effetto dell’anestesia, sarà per il carattere autoritario dell’uomo stesso, fatto sta che questo grida contro le infermiere, le donne, le badanti rumene che il nipote le aveva mandato nella mattinata. Non sanno come fare. Questo si alza nudo sul letto, cerca di strapparsi i vari tubi e tubicini. Un’infermiera si avvicina e lui tenta di morderla al braccio. Poi chiamano il nipote e questo riesce a fargli bere un calmante. Finalmente si dorme. Penso che potrebbe essere la mia ultima notte. Al risveglio al mattino, ecco i miei angeli viventi, qui davanti il mio letto, sono le 7 del mattino del 5 giugno. Francesca mi aiuta nella preparazione, disinfettandomi tutto il corpo già depilato completamente il giorno prima. Sembro un pollo. Mi rimetto nel letto e parto spinto da due infermieri verso il mio destino. Vedo Emiliano e Francesca farsi sempre più lontani, nel corridoio del mio reparto, mentre i due infermieri cominciano a spingermi , fra ascensori e lunghi corridoi dove vedo solo i lampadari passare sopra di me. Sento il rollio delle ruote del letto e sento i ragionamenti sindacali degli infermieri. La mente è vuota. Non penso a niente. Vado verso il nulla. L’unica persona che mi viene in mente è mia madre. Penso al suo coraggio quando la vidi allontanarsi nel suo lettino, nell’ospedale di Roma all’età di 82 anni, per operarsi di tumore all’ano. Che coraggio che ebbe, pensai. Ed oggi, io perché dovrei aver paura? Mi passano attraverso un passa malati nella zona operatoria. Sento altri infermieri parlare di loro problemi. Nessuno che mi chieda qualcosa. Vedo passare vicino a me, medici, infermieri, tecnici, tutti indaffarati a fare qualcosa. Poi si avvicina un dottore e mi chiede come mi sento. La prima cosa che mi viene in mente è una frase di Groucho Marx, detta non so in quale occasione. «Mi sento come un tacchino nel giorno del ringraziamento». Sento tutti ridere. Poi un anestesista mi dice che sta per farmi un’iniezione e che dopo qualche minuto dormirò. Faccio in tempo a dire di non sbagliare l’operazione che ho ancora da fare la rivoluzione. Salto nel vuoto. Mi hanno spaccato il torace, tirato fuori il cuore, creato un by-pass meccanico per il passaggio del sangue, raffreddato il cervello e infine sostituita l’aorta. Operazione completamente riuscita. Mi sveglio dopo una decina di ore nella sala rianimazione. «Sono vivo», è la prima cosa che penso. Mi guardo attorno e vedo altri operati sparsi in diversi ambienti attigui al mio. Cerco di guardarmi. Sono nudo con tubi che mi escono dalla pancia, dai polsi, dal collo, sembro un cyborg. Ho una sete incredibile. Ma mi dicono che non posso bere acqua. Ogni tanto mi danno una garza imbevuta di acqua, che succhio fino alla fine. Mercoledì finalmente fanno entrare i miei due angeli azzurri, Francesca ed Emiliano, con delle tute azzurre sembrano davvero angeli dello spazio. Mi emoziono a vederli, forse piango, ora posso dire di essere davvero vivo. L’anestesia e altri medicinali mi producono allucinazioni incredibili. Vedo topi che passano sotto il mio letto e mosche sul mio lenzuolo. Poi vedo medici che passano davanti il mio letto e andare dietro di me. Immagino una centralina elettronica computeriz-
il disegno della balena è tratto da minimanieio.blogspot.it/p/blog-page
Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro Diario di un passaggio da una parte all’altra e viceversa
zata dietro il mio letto che mi monitora. Saranno una ventina i medici e gli infermieri dietro di me. Poi chiedo a un’infermiera che mi dice che dietro di me c’è solo un muro con una porta e che loro passano per andare agli altri reparti e mi consiglia di dormire e stare tranquillo. Durante la mia prima notte in rianimazione, per tutta la notte sento Francesca parlare con un medico. È proprio la sua voce, e un po’ m’innervosisco perché non capisco per quale motivo non viene vicino a me restando sempre a parlare con questo medico. Chiaramente Francesca non è stata lì quella notte. La cosa più bella dopo essere ritornato in vita? L’acqua. Ho apprezzato l’acqua come non mai, e credo che sia davvero la vita. Giovedì 6 giugno mi riportano nella stanza. Prego gli infermieri di non riportarmi nella stessa stanza di quel pazzo e tutti mi rassicurano di stare tranquillo. E difatti mi portano in una stanza insieme a un anziano operato al cuore. È un ambulante di Manfredonia. Si chiama Antonio, ed è una bravissima persona. Facciamo subito amicizia, aiutandoci a vicenda nelle piccole cose quotidiane. In effetti siamo due handicappati che possono muoversi poco, lentamente e con continui dolori dovuti alle operazioni ed ai tubi di drenaggio che ancora escono dai nostri corpi. Le infermiere e gli infermieri sono molto pazienti e gentili, ma non possiamo chiamarli per ogni piccola cosa. Io ho delle allucinazioni e vedo mobiletti Ikea vicino al mio letto, e vi poggio ogni cosa, facendole cadere nel vuoto. Rompo così il mio telefonino un paio di volte, il telecomando della tv, varie bottiglie , di plastica per fortuna, vengono lanciate nel vuoto durante la notte. Una mattina apro gli occhi e mi vedo sospeso nel vuoto. Davanti a me un grande atollo, pieno di gente che mi saluta. Io sono nell’aria e vedo questa scena incredibile e bellissima. Tutto è in bianco e nero e dura qualche minuto. Poi ritorno nella mia stanza. Richiudo gli occhi li riapro e vedo accanto al mio letto una nuova stanza con poltrone, divani e tappeti per terra. Penso all’arrivo di nuova gente. In realtà c’è solo un muro. Venerdì 7 giugno, mi tolgono il catetere e finalmente faccio pipì come ogni umano, alzandomi dal letto e andando da solo in bagno. Mi tolgono anche i tubi del drenaggio che avevo nella pancia. Ne resta solo uno. Sabato 8 giugno, la mia prima cacca seduto sulla tazza. Mangio qualcosa ma poco non riuscendo a deglutire bene. Mi tolgono l’ultimo tubo di drenaggio. Domenica 9 giugno, notte di dolori al petto e sogni di incendi, fuochi, macchine bruciate. Riprendo sonno solo con antidolorifici. Lunedì 10 giugno. Ultime analisi, sono in uscita. Tutto è andato bene. Telefono ad Alessandro che viene a prendermi. Francesca è già tornata a Diamante per farmi trovare la casa pulita. Martedì 11 giugno esco con i miei piedi dalla casa di cura Santa Maria di Bari. Il pomeriggio alle 16 sono a casa sul mio letto, fra i miei libri, i miei disegni, i miei quadri e soprattutto Francesca ed Emiliano vicino. Ora devo iniziare una lunga riabilitazione nell’ospedale di Cetraro, l’unico nella zona con un reparto cardiologico. Inizio il 17 giugno per 4 giorni la settimana, per 4 settimane. L’odissea è finita. Ricomincia la vita. I disegni sono stati realizzati da Francesco Cirillo nell’ospedale
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Mezzoeuro
Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
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Sabato 6 Luglio 2013
Mezzoeuro Di gratis c’è solo l’aria
Neanche a pane e acqua di Giuseppe Aprile
Si vede dalla diminuzione dei consumi, nel caso degli alimentari e di altri beni di prima necessità, come quelli riguardanti la salute, il dramma delle famiglie che continuano a dimezzare il loro potere di sopravvivenza economica. Anche la pasta e il pane si comprano sempre meno!... Ma i nostri governanti fanno finta di non accorgersene, mentre sarebbe veramente urgente che tenessero finalmente conto dei bisogni del cittadino e della famiglia. Il resto vale zero assoluto! Nei fatti continua ad avvenire che si chiacchiera di impegni governativi laddove la gente comune non può vedere, si continua con le sceneggiate televisive dove tutti hanno diritto a parlare tranne che il cittadino normale; passano i giorni ed i mesi, ma la “vita continua” con il procedere dellaggravarsi del sistema economico e politico in questo paese che è ancora lontano assai dal punto in cui si possa imboccare la via della ripresa. Ci vengono forniti dati in continuazione ed è drammatica la novità del giorno: anche il consumo della pasta, alimento base di tutte le famiglie, è diminuito. La gente ha cominciato anche a razionalizzare il consumo della pasta e del pane. Come nei periodi di guerra: si deve mangiare meno...! Negli ultimi tempi le strette dei due fattori, negozianti e consumatori. Da una parte la stretta dovuta a ulteriori tagli delle disponibilità finanziare della famiglia su cui incidono liva e le altre numerose tasse che vengono imposte e dall’altra i negozianti che cercano di guadagnare, alla giornata, il più possibile, perché “domani non si sa che giorno sarà". Noi ci stiamo stancando di analizzare i problemi e di fare i cronisti di ciò che avviene: unico compito rimasto ai commentatori e ai giornalisti in genere in questo sistema dove l’informazione è funzionale al mantenimento dei poteri; dove per le grandi questioni della società e i bisogni delle famiglie non sono rimasti nemmeno i santi da pregare per il loro vivere quotidiano; oltre che per il loro diritto alla sopravvivenza. Si tratta di una situazione drammatica, quella attuale, che richiede una svolta epocale nel sistema su cui si fonda il nostro Stato. Si aspetta, forse, la reazione violenta della popolazione? È forse questo che si vuole? Noi diciamo di no e attribuiamo alla logica vigente, che domina il panorama delle rappresentanze politiche ed istituzionali, facendo emergere incapacità ed inadeguatezze, grandi responsabilità. Qui si è incapaci, privi di conoscenze adeguate, privi della capacità di capire come si cambia un sistema che tanti continuano a ritenere conseguenza di politiche internazionali ma che noi riteniamo frutto di incapacità tutta interna della classe politica che governa il nostro paese. Anche se comprendiamo
Drastica diminuzione dei consumi, e non si parla solo di abbigliamento ma di beni di prima necessità Gli ultimi dati dicono che si mangia meno pasta e pane per riuscire a far quadrare i conti Il dramma delle famiglie sono soffocate dai continui aumenti e l’indifferenza dei governanti le influenza europee su determinati settori, quali, per esempio, il gioco degli interessi di mercato che impedisce levolversi naturale delluso di risorse nazionali e dell’orientamento del bisogno di consumo nei vari stati e nel mercato mondiale delle merci. In Europa, vale a dire, stanno consolidandosi poteri che contrastano nettamente con gli interessi generali di tutti gli Stati. Non si vedono equilibri nel difendere gli stati membri rispetto alle risorse naturali. Si capiscono bene i poteri delle banche e del sistema bancario che sta sostituendo quello politico per imporre quello economico, e secondo logiche che nulla hanno a che vedere con i gusti e le volontà delle popolazioni. Ci costringono a consumare prodotti che vengono da dove i lavoratori e le energie costano molto poco anche perché, lì, i governi si consolidano proprio perché costringono la gente alla sudditanza e a fare quello che vogliono quelli che comandano. Chiudono i negozi italiani e aprono quelli cinesi, sul nostro territorio, nelle nostre città, nei nostri sobborghi. Diminuisce il valore del bergamotto, prodotto italiano e meridionale, e aumenta quello dei giocattoli in plastica e materiali nocivi alla salute che qui, in Italia, nessuno si potrebbe permettere di mettere in campo. Ho visto in vendita delle scarpe apparentemente normali a dodici euro, in un negozio cinese, nel mentre in un negozio normale non si vende meno di cinquanta o settanta euro. Un vicino a cui ho confidato la cosa, mi ha detto: «Sì, anchio sono caduto in inganno. Ho comprato e poi è spuntato ai miei piedi un callo san-
guinante e per eliminarlo ho impiegato sei mesi di cura e di spese per medicinali. Hanno guadagnato le farmacie, i medici. Hanno perso i venditori di scarpe italiani, io che ho sofferto e speso venti volte in più che se avessi comprato in un negozio italiano dove quelle porcherie di materiale non sono immaginabili. Sono prodotti fatti con chissà quale materiale. Quando ce ne accorgeremo, non avremo niente da fare. In Italia non si interviene da una parte perché ancora questo fenomeno non è conosciuto abbastanza e dall’altra perché si tratta di difendere un sistema che ha una dimensione internazionale e sono troppi gli interessi che corrono di mezzo. Che ne sa la gente? «Mi sono preso di paura, ho usato quelle scarpe per non più di un mese e ho capito che davvero correvo il rischio di quanto mi aveva detto quell’amico. Ho buttato via quelle scarpe e sono tornato al negozio italiano. I cittadini vivono di inganni, di false rassicurazioni, di trucchi che a loro vengono ammanniti da furbi stranieri, da un sistema che ha dell’incredibile. Sei costretto a risparmiare e non ti accorgi che ti trovi di fronte a prodotti nocivi. Il bisogno ti chiude gli occhi ed offusca la mente. In tutte le fiere, dove anticamente si esponevano prodotti locali dell’artigianato nostrano, ora non vedi commercianti italiani e passi tra venditori stranieri, in massa, che ti propongono, ad un euro soltanto o anche meno, tutto il sistema di giocattoli per i bambini, e altre minutaglia che sono prodotti cinesi e mongoli che al paese di origine si producono e che in Italia si vendono. Tanto, nessuno controlla! Bene, siamo arrivati al punto che aumenta vertiginosamente il consumo delle medicine, dove ti illudi che il sistema mutualistico è ancora dalla tua parte ma paghi in ticket e spese di ricetta più di quanto costa la medicina alla fabbrica. C’è l’illusione della mutuabilità e ti indirizzano sulle fabbriche che producono medicinali (quante volte ti sei visto indicare una certa simile medicina, se la vuole con la mutua, dicendoti che è la stessa di quella di prima come effetto?). Il mercato è condizionato, le tasse sono esose quanto mai, il consumatore è solo una pedina indifesa e sottomessa perchè le ragioni del consumo sono enormemente superiori a quelle dei veri bisogni del consumatore. Siamo alla comica finale: non c’è equilibrio nel governare i termini di questo mercato del consumo e della produzione e il cittadino resta sempre al servizio dei potenti e di quelli che determinano le politiche anche se la casa brucia e lo Stato sta andando in malora. Ed allora ha ragione chi dice: «Siate orgogliosi di andare contro corrente, opponetevi alle ingiustizie!» come papa Francesco a cui ci pare di dover attribuire più meriti di quanti si potesse pensare. Le ingiustizie di questi nostri governanti sono oramai insopportabili. Ci tengono pressati come le sarde salate. A quando il risveglio?
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Sabato 6 Luglio 2013
Costruire nelle zone agricole Per privilegiare lo sviluppo agricolo nelle aree particolarmente sensibili, altamente produttive e vocate, è sempre necessario e consigliabile coniugare gli interventi edificatori e di riqualificazione alle effettive esigenze delle aziende agricole, attraverso un piano economico aziendale che ne stabilisca la validità e la sostenibilità progettuale. Questi due ultimi aspetti vanno bene analizzati prima di decidere se procedere a nuove costruzioni, oppure di ricorrere, se necessario, alla ristrutturazione delle strutture già esistenti, con particolare riguardo rivolto alla conservazione degli aspetti storici, paesaggistici ed ambientali, finalizzati al recupero funzionale e formale dei manufatti preesistenti.
Mattone sì ma con cautela Nelle aree altamente produttive e fertili, molto vocate per produzioni tipiche e di eccellenza, pur se non sempre pianeggianti, necessita favorire l'uso compatibile e lo sfruttamento delle potenzialità produttive delle risorse e nel contempo preservarle da inopportuni interventi edilizi che possano minacciare o intaccare in modo irreversibile la qualità dei luoghi dal punto di vista agronomico, paesaggistico e ambientale di Giovanni Perri *
In riferimento alle problematiche sollevate in questi giorni dal ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo ed ancor prima dal suo predecessore Mario Catania), secondo la quale si rendono necessarie «iniziative finalizzate a colmare le lacune che sono state prodotte con effetti drammatici come l’aumento del 166 per cento del territorio
edificato in Italia negli ultimi 50 anni», va sottolineata, come in tale ottica opera la legge urbanistica della Regione Calabria, n. 19/02 e s.m.i.,”governo ed uso del territorio”, al fine di dare concretezza operativa in materia di contenimento e dell’uso razionale del suolo agricolo. In Calabria, infatti, il rilascio del permesso di costruire è consentito all’azienda che si impegna a mantenere in produzione superfici fondiarie che assicurino la dimensione dell’unità minima (piano di sviluppo aziendale), mentre per le nuove costruzioni il lotto minimo dovrà essere rappresentato dalla superficie aziendale minima di almeno un ettaro (coacervo delle aree anche non limitrofe), uguale o superiore all’unità aziendale minima (art. 50 comma 5 LR n. 19/02). Nelle aree altamente produttive e fertili, molto vocate per produzioni tipiche e di eccellenza, pur se non sempre pianeggianti, necessita favorire l’uso compatibile e lo sfruttamento delle potenzialità produttive delle risorse e nel contempo preservarle da inopportuni interventi edilizi che possano minacciare o intaccare in modo irreversibile la qualità dei luoghi, soprattutto dal punto di vista agronomico, paesaggistico ed ambientale. Ciò giustifica pienamente, qualora ve ne fosse bisogno, la disciplina dell’uso del territorio agricolo e l’osservanza delle regole che dovranno orientare e guidare l’edificazione attraverso obblighi, vincoli e norme di tutela. In questo contesto è importante anche disciplinare l’uso delle costruzioni non più funzionali alle esigenze abitative e produttive aziendali, con iniziative favorevoli alla realizzazione di opere e manufatti agro-turistici, agro-industriali o altri interventi finalizzati a riqualificare i luoghi. Tutto ciò in perfetta sinergia con le norme previste dalla legge regionale n.19/02 e successive modificazioni e integrazioni, finalizzate a salvaguardare l’azienda agricola e nel contempo le riserve naturali ed ambientali in essa presenti, sia gli assetti produttivi, sociali e culturali che si sono instaurati e consolidati nel tempo.
Per l’attività edilizia nelle zone rurali è sempre opportuno minimizzare in futuro gli aspetti negativi della edificabilità non necessaria e che non viaggia in direzione del consumo razionale del suolo; in tali coincidenze, invece, si ravvisa la necessità e l’opportunità di trasferire ad altre destinazioni d’uso, soprattutto per i nuovi insediamenti, le superfici meno produttive ed in quelle aree dove le interazioni negative sulla produttività sono minime. In questo contesto, la salvaguardia dell’azienda agricola costituisce un presupposto essenziale in quanto, attraverso le dovute e necessarie indicazioni, si tutelano e preservano sia le risorse naturali ed ambientali in essa presente ed utilizzate, sia gli assetti organizzativi e sociali, frutto di una cultura prodotta da complessi e particolari rapporti che le comunità rurali hanno instaurato con il territorio. Da valutare con particolare attenzione, nelle zone rurali caratterizzate da alta densità abitativa ed eccessiva frammentazione fondiaria, villaggi rurali e nuclei abitativi, il concetto della cosiddetta “premialità”, previsto peraltro nell’ambito della elaborazione dei PSC (Piani strutturali comunali) dall’art. 52 - comma 4 - che recita testualmente: «Per la realizzazione e la ristrutturazione delle strutture connesse alle attività di turismo rurale e agriturismo, gli standard urbanistici ed i limiti indicati al comma 2 sono incrementabili massimo fino al 20% fatta salva la normativa vigente nazionale e regionale in materia di agriturismo e turismo rurale». Tutto ciò, ovviamente, nel pieno rispetto degli indici stabiliti e previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e dalla legge regionale sull’urbanistica o “governo ed uso del territorio” che possono essere così sintetizzati: - progetti realizzati sul territorio comunale, al fine di promuovere l’adozione di opportuni strumenti urbanistici e pianificatori a salvaguardia del paesaggio; - progettazione di qualità e di miglioramento estetico-visivo nel rispetto della tradizione storica, paesaggistica ed ambientale della zona ove sorge il manufatto produttivo o abitativo; - pieno rispetto della tipologia costruttiva dell’opera già esistente; - incentivare il recupero e la valorizzazione delle tradizioni tipologiche e costruttive locali; - recupero di elementi caratteristici del paesaggio, tra cui manufatti, infrastrutture, fabbricati singoli, nuclei o agglomerati, interventi di riqualificazione ambientale e progettazione del verde, il cui criterio ispiratore sarà quello guidato da un attento studio di inserimento ambientale nel contesto circostante affinché determini effetti positivi di riqualificazione dell’assetto del luogo; - Interventi che possano comprendere anche nuove costruzioni e opere di valorizzazione dei lineamenti paesistici e ambientali dell’intorno. * già presidente Agronomi e Forestali Calabria
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