euro 1,00
Mezzoeuro
0,50 + 0,50 Voce ai giovani
numero 44 - Anno 12 Sabato 2 Novembre 2013
settimanale d’informazione regionale
Voce Salta il Banco? Sempre meno ai giovani alimenti per la solidarietà www. mezzoeuro.it
Unical, il passaggio di consegne tra Latorre e Crisci
www. mezzoeuro.it
2
Sabato 2 Novembre 2013
Mezzoeuro
Il legno storto
Silvio Berlusconi
Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
Ediratio editore Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana
n. 12427
Non si infierisca su di un idolo infranto Lo si lasci ai patetici favolisti Detto in breve, e senza più dovervi sprecare ulteriori commenti, bisognerebbe mettere solo una pietra sopra le malefatte di un regime e del suo autore; ed invece non cessa il clamore attorno alle ingiustizie che gli sarebbero state fatte, alle persecuzioni giudiziarie con un leader popolare, non si smette ancora di esaltarne le gesta politiche (non potendo anche santificarne la condotta privata), di guardare con simpatia al triplice profilo di statista, libertino e fidanzato: il condottiero sconfitto continua ad essere proposto come un grande personaggio storico; non lo si vede per terra a lanciare gli ultimi ruggiti di guerra. Trovandosi così ridotto, effettivamente si dovrebbe non spacconeggiare e dargli altri morsi, anche se se li attira con la sua protervia ed i latrati dei suoi famigli. In questa vicenda tragicomica del forse non più Cavaliere, come in tanti altri casi, bisognerebbe davvero evitare che qualche moralista richiami al famoso episodio di Francesco Ferrucci che, morente (battaglia di Gavinana del 1530), a Maramaldo che vuole infierire sul suo corpo grida: «Vile, tu uccidi (“ammazzi”) un uomo morto». Non è lusinghiero che venga stigmatizzato come “maramaldesco” l'accanimento terapeutico contro un personaggio che, schiacciato dai propri errori, ora è boccheggiante e tenta invano di sfuggire alla legge da cui si sente perseguitato. Ma non lo è per nulla, e nonostante ciò, pronto a scendere in campo vi è sempre qualche nostalgico apologeta del “ducismo” berlusconiano che ha riempito un altro ventennio ed ha entusiasmato con le sue gesta quanti appunto ancora credono che la storia sia fatta da individui eroici. Al punto in cui si trova, dargli altre mazzate è sicuramente eccessivo, denota una testardaggine nel volerlo considerare ancora dotato di una forza superiore, è più serio lasciarlo a chi vuole lenirgli le ferite nell'illusione che torni a vincere.
di Franco Crispini
Basta con le invettive, ma basta anche tesserne smaccati elogi, favoleggiare sulle sue imprese di libertà: fa davvero pena, anzi fa ridere, chi vorrebbe portarlo all’altezza di uno dei personaggi (Alessandro, Cesare, Fabio Massimo, Pericle etc.) delle “Vite parallele”, la nota opera di Plutarco (scrittore, biografo filosofo greco). In questa impresa si avventurano i nostalgici patiti della grandezza delle singolari figure che popolano, nel bene e nel male, il teatro della storia. Cosicchè, anche ad un Berlusconi, discutibile leader politico di questi nostri penosi tempi, si tenta di erigere un monumento a gloria “perenne”, come amano dire i classicisti superstiti. Ed ora che quella stella è sulla via di un definitivo tramonto, (così almeno parrebbe), vi sono tanto quelli che credono che non basta l’azione della giustizia ma serve anche accanirsi ancora con chi è ritenuto responsabile di tante rovine per il Paese, quanto una pletora di convinti assertori della assoluta estraneità del Capo ad ogni genere di reato, e non solo, pronti a chiedere una sua beatificazione. Come non bastasse, il “comandante” dell’ “esercito di Silvio”, un tal Simone Furlan, è stato chiamato a Palazzo Grazioli, tra i fedelissimi, i doc, a fare parte del nuovo vertice della rinata FI. Di fronte a casi come questo, i patrocinatori di Silvio, esperti giustinianei, dovrebbero rimanere allibiti. Che si vuole di più? Ad ogni picconata che riceve il Cavaliere è fatta corrispondere una sfrenata apologia: vi è stupidità da tutte le parti. Si mettano in ogni caso da parte i dileggi di quello che è stato l’incontrastato re della foresta, non si facciano più richieste di supplementi di ghigliottina; ma neanche si ricorra più a quotidiane glorificazioni, ad inutili incensamenti di chi non ha saputo dare rappresentanza, con decenza e dignità morale,alla vasta fiducia di cui ha goduto per anni nell’area del moderatismo di destra. È urgentissimo liberarsi presto da quella che in Italia è una patologia del giudizio politico che fa pendere dalle parti opposte e guasta ogni veduta distaccata dei fatti: vedere tutto, sempre, sub specie di una morbosa infatuazione o della cieca denigrazione, fa perdere la strada maestra di una valutazione serena di quel che accade, che metta in grado di non ripetere gli stessi errori.
4
Sabato 2 Novembre 2013
Mezzoeuro Il fallimento ha la sua strategia
C’era una volta l’Europa Deve stupire solo fino ad un certo punto il fatto che a lanciare “l’allarme atomico” per la Calabria sia un europarlamentare napoletano. I “nostri” investiti di ruoli continentali sono impegnati altrove con la mente, di questi tempi. Basta pensare ai giochi di prestigio di Mario Pirillo sospeso a metà tra un posto al sole da ipotecare per il figlio e il consolidato intervento su agrumi e olive di stampo mediterraneo. Non fosse così da sempre, non avesse cioè queste connotazioni la rappresentanza calabrese in Europa, non ci troveremmo come lascia intendere proprio lui, Andrea Cozzolino: l’ultima della classe, la Calabria. In tutto, proprio in tutto. Dalla rendicontazione alla spesa alla progettazione. Parliamo di fondi Ue per le regioni che una volta si definivano appartenenti all’Obiettivo 1 e oggi al progetto “Convergenza”. Ma la sostanza quella è. Soldi per la risalita delle aree più depresse del continente, diciamo pure quelle che stanno a due passi dal baratro. L’unico vagone di euro a disposizione per progetti che sappiano guidare la riscossa delle aree economicamente più malconce del Paese e dell’Europa, come la Calabria appunto. Ebbene l’allarme “atomico” di Cozzolino da Napoli questo è (è vicepresidente della commissione Bilancio): la Calabria rischia di perdere più di un miliardo di euro entro il 31 dicembre di quest’anno. «La programmazione e la spesa dei fondi europei in Calabria va talmente a rilento che entro fine anno c’è il rischio di perdere ingenti risorse. I fondi ancora da impegnare sul Por Calabria entro il prossimo 31 dicembre e a rischio disimpegno per quella data ammontano a oltre un miliardo di euro», afferma il vice capodelegazione del Pd al parlamento europeo. «Come certificato - prosegue - dal monitoraggio della Ragioneria Generale dello Stato aggiornato al 31 agosto 2013 pubblicato recentemente (e che riportiamo in basso), la Calabria presenta, insieme alla Campania e alla Sicilia, la situazione più disastrosa non solo tra le Regioni italiane, ma anche a livello europeo, nell’utilizzo dei fondi Ue. Entro il prossimo 31 dicembre la Regione Calabria dovrà fare impegni giuridicamente vincolanti di spesa per circa un miliardo a valere sul Fesr e per circa 200 milioni sull’Fse, pena la perdita di queste risorse. È una cifra enorme, considerando anche il fatto che i pagamenti, vale a dire la spesa effettiva, sono in grave ritardo e completamente bloccati. In particolare sul Fondo europeo per lo Sviluppo Regionale, con il 25,8% di pagamenti (dato peggiore insieme a quello della Campania), la Regione Calabria è riuscita a certificare spesa, da giugno a settembre, per appena un milione di euro. Non utilizzare i fondi europei, le uniche risorse disponibili rimaste, e addirittura rischiare di restituirle a Bruxelles è
Più di un miliardo di euro se ne vola via al 31 dicembre di quest'anno Persi per sempre È l'ammontare dei fondi Fesr e Fse che la Regione Calabria non è stata in grado di intercettare e impegnare. Occasione che non tornerà più. Allarme dell'eurodeputato Andrea Cozzolino
Nelle tabelle, i dati della Ragioneria Generale dello Stato al 31 agosto Sopra, Andrea Cozzolino
un fatto doppiamente grave per la Calabria, dove oltre alla recessione economica, bisogna recuperare un grave ritardo storico in termini di sviluppo e di dotazione infrastrutturale». Hai capito Cozzolino. S’è messo a fare lui il mestiere di conterraneo che spetterebbe a qualcun altro, magari a uno dei “nostri”. Ma tant’è, poco importa questo. Quel che conta è che quasi certamente l’Europa revocherà un miliardo di euro a disposizione della Calabria, ovviamente per mancanza di progetti e impegni giuridicamente vincolanti. Una cifra enorme, imbarazzante, sconvolgente. Impossibile da acchiappare in pochi mesi ma che avrebbe potuto stravolgere il destino economico e sociale della regione più povera d’Europa. Una cifra che non tornerà più e che qualche altra area depressa del continente saprà sfruttare meglio. Dai Palazzi della Regione (l’interfaccia ineludibile, purtroppo) fanno sapere per altri versi che sono stati fin qui rispettati i cosiddetti target di spesa. Ma cosa sono i target? È una percentuale sull’ammontare totale a disposizione dei fondi assegnata dal ministero per la Coesione territoriale. Ma la percentuale viene assegnata preliminarmente a seguito di alcuni dati e progetti di massima indicati proprio dalla stessa Regione per cui va da sé che se si brinda al target raggiunto che è minimo di per sé è solo perché originariamente proprio la Regione aveva lasciato intendere al governo di poter intercettare solo la minima parte dell’ammontare dei fondi. Come se davanti ad una torta piena di crema e panna, e con ampia possibilità di scelta circa l’ammontare della fetta, ci si limitasse preliminarmente a far sapere di voler gradire solo la ciliegina che sta sopra. La Regione negli anni di questo si è accontentata e oggi se ne colgono i risultati (tragici). Non resta che gustarsi lo spettacolo di Maiolo e Mancini che rispettivamente scaricano sull’altro la colpa. Nel mentre un miliardo se ne va...
Mezzoeuro
Sabato 2 Novembre 2013
Azzurre ambizioni
Da sinistra: Sergio Abramo, Peppe Scopelliti Pino Galati e Wanda Ferro
Trame di Calabria C'è una conta nella conta dentro il posizionamento del Pdl conterraneo Un nutrito gruppetto (non uniforme) si smarca dalle movenze di Scopelliti e tenta altre strade. L'obiettivo è la prossima partita per Palazzo Alemanni C’è un motivo se Peppe Scopelliti è stato in grado di portarsi appresso in un attimo tutta la deputazione del Senato e invece finirà per perdere nelle prossime settimane un bel pezzo di partito conterraneo. Ha giocato un ruolo troppo forte, virile, di primissimo piano su scala nazionale e questo gli è valso, per contropartita, l’accensione della contraerei di Calabria che già pensa ai grandi giochi del 2015. Quella contraerei che non gli vuole bene. E così è stato un gioco da ragazzi trainare nel paniere di Alfano Piero Aiello o Tonino Gentile mentre sta diventando maledettamente difficile, se non impossibile, portare al fantomatico consiglio nazionale del partito un numero plebiscitario di posizioni “governative” in grado di tranquillizzare il più possibile il vicepremier. Mai come stavolta si sono potute apprezzare tutte le differenze di ansie e prospettive che caratterizzano chi siede su scranni nazionali e parlamentari rispetto a chi combatte per il potere regionale. Detto che dei reggini Caridi, Bilardi e D’Ascola Scopelliti poteva e può fare quel che vuole l’unica incognita nel documento che poi ha affidato ad Alfano il 2 ottobre quando s’è rischiata la caduta del governo era limitata a Piero Aiello e Tonino
Gentile. Ma anche qui è stato un gioco più o meno da ragazzi compilare per intero l’appartenenza del gruppo calabrese alla scalata di Alfano. Aiello ha altre cose a cui pensare, a partire dall’udienza di dicembre che riguarda una precedente richiesta di arresto nei suoi confronti. E Tonino Gentile, che forse sente aria di ultima legislatura parlamentare, ha unito nella sigla pro Alfano e pro Scopelliti una doppia esigenza che furbo com’è ha quagliato in un attimo. Convinto in quella mattina del 2 ottobre che ormai il vento fosse tutto e solo di Alfano e Letta, e quindi di Scopelliti, non ha voluto che rimanesse da solo il governatore a gestire la ricaduta di potere enorme sul territorio. E per di più, ma qui scendiamo sul personale, uno come lui e con la sua esperienza più prolunga la vita di una legislatura meglio è, perché rischiare di tornare a casa anzitempo. E così il listino fedele dei senatori di Calabria Scopelliti l’ha portato presto e completo ad Alfano aumentando e non poco il proprio “potere d’acquisto” nella cordata che sta sfidando niente di meno che il Cavaliere. Un attimo dopo però, in terra di Calabria, è partita la ragnatela delle contromosse di chi proprio appassionatissimo del governatore non è, per motivi diversi ovviamente. Anche per ambizioni in un certo senso lontanissime tra loro s’è andato così coagulando un fronte non omogeneo ma robusto di consiglieri regionali, sindaci, presidenti di importanti enti e big di partito che si stanno smarcando da Scopelliti. Non rompono, tranne alcuni e conclamati casi. Ma si mettono di fianco. Hanno atteso che Berlusconi battesse un colpo prima. E poi si sono schierati più o meno apertamente al suo fianco facendo muro contro la scalata di Alfano. Intifada reggina a parte (con Biasi e Foti che ne chiedono senza mezzi termini la testa, ma questa è un’altra storia) sono i movimenti di Catanzaro a destare più di qualche sospetto. Li ha trainati Pino Galati, i movimenti. Non tutte studiate a tavolino, le turbolenze. Qualcuna anche indotta per deduzione ma è fuor di dubbio che il parlamentare lametino ha giocato un ruolo di primo piano e di fino nel dare un volto e dei contenuti alla fronda che si muove più contro
Scopelliti che a favore di Berlusconi. Per ragioni regionali più che nazionali. E così non è stato difficile sbirciarli uno ad uno, i catanzaresi, nel mentre si posizionano con determinazione direttamente in Forza Italia, il partito a forma di vendetta che Berlusconi usa contro Alfano e i governativi dopo l’affronto del 2 ottobre. Ha iniziato Mimmo Tallini, ha proseguito Sergio Abramo, poi Wanda Ferro, finanche Pietropaolo. In blocco, come sempre. Ma una ragione dev’esserci, non è un caso se è andata così. Con toni morbidi, da Mimmo Tallini anche riepilogati in netta contrapposizione con quelli usati dai reggini Biasi e Foti, ma il gruppetto catanzarese un qualche progetto in testa deve avercelo. E non può che essere a Palazzo Alemanni la soluzione dell’arcano. Potrebbero essere iniziate da qui, dal posizionamento pro o contro Berlusconi su scala nazionale, le vere manovre che contano e cioè la riconquista “catanzarese” del potere regionale che verrà. E qui le strade sono due, non si scappa. O è Pino Galati che sta guidando tutte le operazioni, riconsolidando un vecchio asse Catanzaro-Lamezia che quando serve è sempre buono. Oppure i “catanzaresi” stanno lavorando per una loro leadership diretta, magari proprio di Sergio Abramo che tornerebbe a concorrere per la poltrona più alta della regione dopo la disfatta (annunciata) del 2005. Ci sarebbe pure Wanda Ferro tra le ipotesi più suggestive ma non sono pochi gli argomenti che poi dirottano questa evenienza tra le meno probabili. Tra gli altri la non semplice “manipolazione” del personaggio che finisce per renderla poi inaffidabile per certi giochi. Si vedrà. Quel che è certo è che Scopelliti ha azzardato grosso il 2 di ottobre. Se gli va bene e Alfano diventa imperatore sarà impossibile scalzarlo dal potere, regionale e se vuole pure nazionale. In caso contrario rimpiangerà di non essersi fatto venire un’influenza ai primi del mese. Standosene a casa, rintanato, avrebbe corso meno rischi...
5
6
Sabato 2 Novembre 2013
Mezzoeuro Crisantemi per tutti
Il 2 novembre del Pd Certo deve avere avuto un gran coraggio Mario Oliverio qualche giorno fa ad annunciare la propria disponibilità a correre per la presidenza della Regione nella primavera del 2015. Non solo perché questa è una regione difficile da governare per antonomasia quanto perché per vincere, e per concorrere, bisogna essere almeno in due. Il candidato, e il partito che ti presta la macchina. Poi il resto se c’è viene appresso. Da quel che si apprende dal campo di “crisantemi” che arrivano dal congresso di Cosenza pare siano a rischio tanto il primo, quanto soprattutto il secondo degli elementi. Il partito non c’è, o muore sistematicamente prima di esserci e stavolta anche con un certo simbolismo sospetto o perfetto (il 2 novembre). Alla fine Franco Laratta getta la spugna. Correva per la segreteria del congresso più importante della regione, quello provinciale di Cosenza. Una sorta di riproduzione in scala di quello che non può mai esserci di questo passo, quello regionale. Ma ha preferito chiamarsi fuori. Era una delle opzioni in campo peraltro nemmeno tenuta nascosta, quella del ritiro. Ma non l’unica. Laratta però ha preferito sottrarsi allo stillicidio quotidiano della conta dei circoli con troppe schede, o troppo poche, da accettare o da rifiutare. I più maligni ci metteranno poco poi a sentenziare che l’ha fatto anche perché s’è accorto (con discreto ritardo) che sarebbe andato a sbattere contro un muro, quello della sconfitta. Ma tant’è. Il gesto c’è tutto, peraltro secondo quanto lui stesso dice gestito non in solitudine, e va rispettato in quanto tale. «Non ci sono più le condizioni minime indispensabili - scrive Laratta - per celebrare in provincia di Cosenza un congresso all’insegna della trasparenza, dell’equilibrio e nel rispetto delle regole congressuali. Ed è per questo che tutti insieme abbiamo deciso di ritirare la candidatura alla segreteria provinciale e di chiedere la sospensione del congresso». «Un congresso che diventa una resa dei conti ed uno scontro all’ultimo colpo - aggiunge - non è quello che a me interessa. Io non sono disponibile a partecipare ad una corsa che porta alla distruzione di quel poco che c’è di Pd in Calabria». La tensione era alta già da un pezzo ma forse la scintilla finale prima della resa è arrivata dalla riunione della commissione provinciale di garanzia dove probabilmente saranno volate botte da orbi. Si doveva decidere su alcuni ricorsi presentati anche dallo stesso Laratta e gli sono
Franco Laratta, Mario Oliverio e Ernesto Magorno
È arrivata la rottura a Cosenza, il congresso più importante. Franco Laratta (quota Franceschini e quindi Renzi) ritira la sua corsa per la segreteria provinciale denunciando un clima torbido di irregolarità e presunti brogli. Ora ne chiede l'annullamento. Era una delle opzioni in campo, la rottura traumatica tra i due blocchi (bande) Ma non l'unica Se è tutto vero vuol dire che qualcuno ha sbagliato qualcosa pretendendo un po' troppo andate tutte contro le decisioni. È anche per questo che poche ore prima di ritirarsi Laratta ha scritto alla commissione nazionale di garanzia del partito sottolineando, tra l’altro, che «la Commissione di garanzia provinciale ha deciso a maggioranza di non decidere su alcun ricorsi urgenti, regolarmente inoltrati, compreso l’ultimo mio ricorso già trasmesso a codesta commissione. (L’unico ricorso fin qui accolto, è stato presentato dal candidato
Gugliemelli!) Ricorsi, il cui contenuto, era ed è finalizzato ad ottenere il rispetto delle regole, da fissare e rispettare, anche in vista della celebrazione della gran parte delle assemblee congressuali, fin qui non tenute. La scarsa trasparenza dell’intero processo congressuale in corso ( per come segnalato nei diversi ricorsi a tutti i livelli degli organi di garanzia), ha già prodotto condizioni di impraticabilità delle assemblee congressuali di circolo, nelle quali non sono mancati problemi di ordine pubblico. Questo quadro ha definitivamente allontanato la possibilità di dare a questa fase congressuale il valore politico e democratico del confronto delle idee sui problemi veri della gente e sul ruolo che il Pd deve svolgere nella società cosentina e calabrese. È per queste motivazioni che ritengo siano venute meno le condizioni politiche che hanno determinato la mia candidatura, pur registrando in queste ore consensi evidenti negli iscritti e un notevole e diffuso sostegno dell’ opinione pubblica». Strano pomeriggio di vigilia mortuaria quello del Pd di Calabria alle prese con il congresso di Cosenza. Poche ore prima della ritirata di Laratta il suo sfidante in quota Cuperlo, il giovane Guglielmelli (secondo alcuni già “vecchio” abbastanza) tesseva le lodi di un ritrovato clima di serenità. «Io e Franco Laratta - scriveva Guglielmelli abbiamo concordato di dotarci di un codice di autoregolamentazione con cui respingiamo il ricorso ai blocchi di tessere, alle infiltrazione di soggetti ostili al Pd e alla corsa al tesseramento. È con un ritrovato clima di serenità che io e Franco Laratta intendiamo proseguire l’iter congressuale». Ma a quale ritrovato clima di serenità faceva riferimento il candidato di Oliverio, Adamo e Guccione? Dopo qualche ora il gran ritiro di Franco Laratta. Saranno volati colpi bassi in commissione ma quella della rottura non era l’unica opzione in campo. Ve ne erano altre. Qualcosa dev’essere andata storta assai nelle intercapedini delle distribuzioni di potere e prospettive e il banco dev’essere saltato, non del tutto in modo prevedibile. Poi una sensibilità affinata come quella di Laratta ne avrà tratto le conseguenze, godendo dell’ottimo assist fornito dalla porcheria delle tessere ma è il gioco politico d’insieme che va analizzato. Una notizia del genere, quella del ritiro, piombata sul tavolo nazionale può provocare ora reazioni incontrollabili e dirompenti, per tutti. Con conseguenze non propriamente gradite, a nessuno. Ma ormai è fatta e se Laratta come pare non ha solo alzato la posta in gioco possiamo dire che la frittata è fatta. Su Cosenza rischia di saltare e questa volta definitivamente il banco. Forse per sempre. In archivio di questo fantomatico congresso resteranno solo le diatribe sulle tessere, taroccate o eccessive. Una scena già vista. Alzi la mano chi ricorda un tema concreto che sia uno affrontato in piazza. È anche per questo che Mario Oliverio rischia davvero di fare la figura del gran temerario a parlare delle regionali del 2015 e della sua corsa per la presidenza. Prima di fare il pilota di Formula uno ci vuole la macchina e va pure provata più volte in pista...
Mezzoeuro
Sabato 2 Novembre 2013
Emozione al cubo
Consegne docenti “ ”
Cari studenti, cari colleghi, Cari colleghi, cari amici del cari amici del personale tecpersonale t/a, cari studenti nico-amministrativo, sarò a non posso che esordire rintutti gli effetti il nuovo retgraziando tutti per l’alto onotore dell’Unical: il riferire che mi avete fatto conmento di tutti. Senza eccezioni o pregiudizi, e senza altro fine da perseguire sentendomi di essere il rettore di questa Istituzione per ben 14 anni. Spero di che quello, autentico e prioritario, del consolidamento dell’Istituzione che rapaver meritato questa vostra fiducia, certamente posso assicurarvi di non espresento. sermi risparmiato e di avere dedicato tutte, ripeto tutte le mie energie per Saluto il mio predecessore, il professor Giovanni Latorre, e lo ringrazio per l’Università della Calabria. questo incontro. I primi nove anni del mio mandato sono stati di crescita straordinaria, gli ulIl mio primo pensiero non può che essere rivolto alla comunità del nostro timi cinque di resistenza ai tagli che cumulativamente, rispetto al 2008, asCampus, in tutte le sue espressioni, compresi gli studenti stranieri, che saluto sommano a circa il 15% del budget a fronte di un’impennata del costi dal percon particolare affetto e simpatia. Mi attende un compito molto impegnativo; sonale, all’energia ed a tutti quelli conseguenti all’acquisizione di nuovi ediuna responsabilità altissima, che intendo onorare con energia e passione, nel fici. Con orgoglio posso dire che, checchè ne dica Stella, siamo ancora in piesuperiore interesse dell’Ateneo che sono stato chiamato a di e vigorosi più che mai lo testimonia la noguidare per i prossimi sei anni. Lo scenario che abbiamo dastra posizione nelle graduatorie del Vqr. vanti, purtroppo, non è dei migliori, e per il sistema educaOra inizia una nuova era, l’era Crisci, al qua«Possiamo e dobbiamo tivo italiano, a partire dalle Università, non sembra purtroppo le auguro grande successo personale e per il farcela, io sono pronto» finito il momento dei tagli e dei sacrifici. Ne abbiamo già bene dell’Istituzione che serviamo. Finalmente fatti molti e altri ancora ce ne aspettano. Ma questo non deè iniziata un’inversione di tendenza nei fiÈ con queste parole piene ve scoraggiare il nostro entusiasmo e la volontà di far bene, nanziamenti statali dopo cinque anni di tagli nonostante tutto. l’anno prossimo il Ffo crescerà di 150 Milioni di entusiasmo che Gino Avrei molte parole da dirvi: e ve ne dirò in molte altre ocdi , che significa per noi 2,2 Milioni di in Mirocle Crisci prende il posto più che sommati ai 4,6 Milioni di che io lacasioni d’incontro. Vi è già noto ciò che penso: come immagino l’Unical nei mesi e negli anni a venire, i cambiain cassaforte più quelli che il parlamento del rettore uscente Giovanni scio menti che intendo favorire. Dopo il confronto, anche aspro ha messo in più sulla premialità consentiraned acceso, registrato durante la comno all’Ateneo di poter contare per l’anno prosLatorre all’Università della petizione elettorale, non credo sia simo su 7 Milioni di in più rispetto all’anno Calabria. Un lungo applauso passato. A ciò si deve aggiungere un patrimoqui necessario riprendere i temi centrali del mio programma di governo nio edilizio non strategico del valore comda parte delle centinaia dell’Ateneo. Le tensioni di quel parplessivo di 18 Milioni di che l’Unical potrà ticolare momento sono alle spalle. tranquillamente alienare nei prossimi anni. di docenti, studenti, tecnici È mio interesse, e interesse sopratVorrei concludere con la speranza di essere rie amministrativi presenti, tutto dell’Università della Calabria, cordato almeno per le mie qualità umane. Non guardare avanti. Per costruire un futuro migliore. Il destino credo di aver mai fatto male a nessuno, soha chiuso la sobria ma dell’Ateneo, però, non è solo nelle mie mani. Non dipende prattutto di non essere stato incline né al cliensoltanto da ciò che saprò mettere in campo e dimostrare, cotelismo né al familismo che umiliano il merisignificativa cerimonia me Rettore. to e l’impegno delle persone. di saluto. Al termine Latorre È richiesta una forte assunzione di responsabilità collettiva. Aver servito questa Istituzione è stato per me Mi aspetto da tutti, perciò, indistintamente, sostegno e colfonte di grande gratificazione ma vi assicuro ha simbolicamente laborazione. Questa convinta e cosciente disponibilità da anche di grande fatica fisica e psicologica. parte di ognuno di voi, a condividere il percorso che ci atVivere sempre con l’ansia di non essere alconsegnato al neo rettore tende, è il presupposto indispensabile per partire con il piel’altezza delle varie situazioni, la costante le chiavi dell'Università de giusto e proseguire il nostro cammino con l’energia e le preoccupazione di sbagliare e di trovarsi, in motivazioni necessarie. Farò la mia parte, fino in fondo, statotale buona fede, imbrigliati in matasse antene certi. Ma, ripeto, è fondamentale che al mio lavoro si che di tipo giudiziario, sentire il rimorso di traunisca anche il vostro; il contributo, la vicinanza, la condivisione corale delscurare la famiglia sono cause ricorrenti di stress. Da tutto ciò comincio a senl’obiettivo, cioè di vincere la sfida che ci attende. tirmi liberato e naturalmente compensa il dispiacere causato dall’interruzioSono fiducioso che l’Università della Calabria riuscirà a farcela. E che la sua ne di rapporti umani con tutti quelli con i quali ho condiviso la trincea del bella e prestigiosa Storia continuerà a rappresentare, come è stato finora, il Rettorato, che ringrazio dal profondo del mio cuore. Naturalmente ho altri fiore all’occhiello della nostra regione. Grazie all’impegno e alla dedizione di progetti che mi terranno impegnato il primo dei quali è quello di evitare che tanti colleghi, dei tecnici e degli amministrativi, di migliaia e migliaia di laumi caccino anche dalla squadra di sci e pertanto ieri ho iniziato il duro perreati, la nostra Istituzione è riuscita ad incidere profondamente sullo sviluppo corso della ginnastica pre - sciistica. Ho intenzione anche di avviare una risociale e culturale del territorio. Contribuendo a formare giovani preparati e cerca che provi a dimostrare scientificamente le oggettive penalizzazioni dela produrre ricerca e conoscenze di altissimo livello scientifico, di cui ha enorle Università del Mezzogiorno sperando che di quest’ultima battaglia civile memente beneficiato la società, calabrese ed italiana. possa avvantaggiarsi tra le altre anche la noIl luogo, l’Università della Calabria, in cui, anche e soprattutto, viene quotistra amata Università della Calabria. dianamente riaffermato il valore irrinunciabile della conoscenza, della legaUn ultimo pensiero va ai nostri stulità e dell’amore per il bene denti, ragione d’essere dell’Istituzione comune, del rigore morale universitaria ed ai nostri giovani rie dell’eticità dei comporcercatori non strutturati che stanno patamenti, delle regole. gando il prezzo più alto in questi Cominciamo, dunque, anni di crisi. A questi ultimi questo cammino insiedico: non mollate. me. Possiamo e Fatelo per voi e per dobbiamo farquesta nostra terra di cela. Io sono Calabria, stringendo pronto. Mi i denti dovete andaaspetto il re avanti, ora più di massimo anprima perché, finalche da Voi. mente, si comincia Grazie. a vedere la fine del tunnel. Grazie.
GINO MIROCLE CRISCI
GIOVANNI LATORRE
7
8
Sabato 2 Novembre 2013
Mezzoeuro La salute vien mangiando
Nel 2006 viene firmato un accordo tra l’ospedale “Pugliese Ciaccio” e l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Nasce a Catanzaro un centro pediatrico per le chirurgie», si legge ancor oggi nel sito dell’ospedale romano. «L’obiettivo è quello di far diminuire i “viaggi della speranza” da parte dei pazienti e dei loro familiari per curarsi nel Lazio e in altre regioni del Centro-Nord». «La convenzione è il primo passo di un accordo tra la Regione e il Bambino Gesù che prevede lo sviluppo di una collaborazione basata sullo scambio di professionalità mediche e infermieristiche tutto incentrato sulla pediatria. Il centro sarà costituito dalla attuale Chirurgia Pediatrica, diretto da un medico del “Pugliese Ciaccio” e dalle singole Chirurgie specialistiche, che - sulla base delle esigenze terapeutiche - vedranno invece la chiamata di chirurghi dell’ospedale Bambino Gesù da Roma». Sulla base della convenzione, quindi, i piccoli pazienti potranno effettuare gli interventi direttamente presso “Centro pediatrico per le chirurgie” istituito nel nosocomio calabrese, dove verrà ad operare l’equipe degli specialisti romani per le prestazioni di bassa complessità, secondo percorsi e procedure di eccellenza sulla base degli standard internazionali. Si evitano così i trasferimenti con un notevole risparmio tanto per le famiglie che per la Regione Calabria. Solo per gli interventi più complessi e delicati è previsto il “follow up” nella capitale, dove vi è una migliore dotazione di attrezzature. La seconda fase prevede la creazione entro la fine del 2012 di un “Centro di patologia neonatale” e di un “Centro di Oncoematologia pediatrica”, come parte integrante della “Rete pediatrica della Regione Calabria”. La previsione è di una consistente riduzione dei costi di mobilità passiva per i pazienti dai 0 ai 18 anni con un risparmio che già nel primo anno avrebbe dovuto raggiungere i 3,5 milioni di euro. «Qualche giorno fa sono stati resi pubblici i numeri della Convenzione tra l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e il Pugliese Ciaccio di Catanzaro; questi numeri, spacciati per un successo, in realtà svelano l’ennesimo fallimento delle strategie regionali calabresi in ambito sanitario, con un continuo sperpero di denaro» scrivono in un comunicato i parlamentari pentastellati Molinari e Brabanti. Gli interventi effettuati direttamente presso la struttura calabrese sono aumentati di qualche unità, ma ma è diminuito il valore medio dei ricoveri, poiché si tende a trasferire direttamente al Bambin Gesù quelli che presentano un qualche grado di difficoltà. «L’effetto della convenzione è stato quello di mantenere in loco la bassissima complessità per trasferire a Roma l’alta complessità» scrive ad esempio Sergio Costanzo, consigliere comunale a Catanzaro. I due parlamentari muovono una critica radicale denunciando l’inutilità di un accordo che non arreca alcun beneficio ai piccoli calabresi della regione né sollievo alle casse della Regione. «Per quanto riguarda l’importanza degli interventi che si compiono, il Bambin Gesù, a Catanzaro, esegue una chirurgia di basso livello, già gestita dal reparto di Chirurgia Pediatrica del Pugliese. Bisogna, inoltre, considerare il peso dei Drg (Diagnosis-related groups), dato che le operazioni effettuate sono poco difficoltose mentre per gli interventi più rilevanti i cittadini calabresi devono invece andare a Roma, con costi maggiorati per la Calabria che paga i Drg più importanti e più costosi alla regione Lazio. Ma anche in termini quantitativi i dati snocciolati dal presidente del
Operazione fallimentare I pentastellati Molinari e Barbanti denunciano la Convenzione col Bambin Gesù di Roma L'intenzione era quella di creare un "Centro pediatrico per le chirurgie" presso l'ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, dove avrebbero operato gli specialisti del Bambin-Gesù eliminando i viaggi della speranza e l'aggravio di costo per la Regione Calabria. I dati sembrano contraddire queste ipotesi Come denunciato anche dalla trasmissione "Report", si è trattato dell'ennesimo inganno in danno dei calabresi
Bambin Gesù, Giuseppe Profiti, sono preoccupanti: si dichiarano infatti 42 interventi al mese, rimarcando che, in precedenza, erano solo 20 al mese. Ebbene, nel reparto di Chirurgia pediatrica dell’ospedale dell’Annunziata, a Cosenza, gli interventi effettuati sono circa 50 a settimana: si tratta di una differenza assai rilevante. Ci si deve chiedere, pertanto, quant’erano - e sono - produttivi i sei medici dell’Unità Operativa complessa (Uoc) di Chirurgia pediatrica di Catanzaro, visto che l’attività chirurgica del Bambin Gesù non ha sostituito ma si è aggiunta all’attività svolta dai chirurghi locali. Un’altra cosa importante è sapere se corrisponde al vero che il reparto di chirurgia pediatrica catanzarese chiude sabato e domenica, a motivo del rientro degli operatori a Roma. Lo riterremo, anche questo, un fatto su cui fare gravi considera-
Mezzoeuro
Sabato 2 Novembre 2013
La salute vien mangiando
L’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro Sotto, il “Bambin Gesù” di Roma
zioni e - forse - anche con qualche profilo di illegittimità, trattandosi di un ospedale catalogato come hub. Solleviamo pure qualche dubbio sull’opportunità di cercare - pagando caro - fuori regione professionalità equivalenti a quelle che potremmo trovare in Calabria ; ci risulta, infatti, che i medici più quotati preferiscano operare a Roma piuttosto che scendere a Catanzaro, vista la differenza di tassazione tra la Calabria e il Vaticano, dove ha sede il Bambin Gesù. Insomma, per i medici migliori venire in Calabria - è triste dirlo - non sarebbe “economicamente conveniente”. E ci sarebbe da indagare, infine, anche sulla sostituzione della figura apicale del Bambin Gesù a Catanzaro, avvenuta a maggio di quest’anno - a quanto sembra - per scarsa produttività e incompatibilità ambientale. In conclusione, risultato di tale costosa convenzione è che non abbiamo le
migliori professionalità del Bambin Gesù, non sono terminati i viaggi della speranza dei calabresi fuori regione per quelle operazioni più importanti, non c’è una crescita professionale dei nostri medici ma (al contrario) un ostacolo allo sviluppo delle professionalità locali e - per finire - i costi della sanità regionale aumentano. Sarebbe il caso di riflettere su questa ulteriore discutibile operazione del commissario della sanità nonché governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, il cui nome garantisce, ai cittadini calabresi, un doppio fallimento per ogni suo atto amministrativo sia direttamente, per la scarsa qualità dei servizi fruiti, sia indirettamente, per il carico tributario che si troveranno costretti a sopportare per coprire l’aggravio delle spese regionali». L’effetto prodotto dalla convenzione in questi anni è quello di non aver ridotto significativa-
mente i trasferimenti dei pazienti a Roma, il “follow up” ha provocato una diminuzione degli interventi di media difficoltà, si è provocato un significativo incremento di costo per il pagamento delle trasferte agli specialisti dell’equipe medica che viene ad operare al Ciaccio. Una valutazione negativa che troverebbe sostegno nel tavolo Massicci dove si è fatto un consuntivo dell’opera di risanamento del deficit sanitario calabrese. L’unico risultato positivo sembra quello di aver creato una corsia preferenziale per i pazienti calabresi con una riduzione dei tempi di attesa. Molto perplesso anche l’ex primario di Ortopedia pediatrica del Pugliese, Enzo Morelli, secondo il quale, il centro si è rivelato un mero procacciatore di trasferimenti, che ha la necessità di garantire al “Bambin Gesù” attività di ricoveri e interventi chirurgici. In vigenza dell’accordo si è registrato un aumento della mobilità in uscita e quindi incremento dei costi a carico della Regione Calabria, mentre la lungaggine dell’analisi e della verifica del programma e quindi della fattibilità per attuare la realizzazione dei centri specialistici all’interno delle strutture del P.O. Pugliese ha impedito che venissero realizzati nei tempi previsti. La gestione sanitaria è ossessionata dalla perenne rincorsa di un risparmio forzosa, con un continuo taglio alle spese che non trovano alcuna giustificazione sul piano dell’efficienza dei servizi. La convenzione ha finito per depauperare la struttura calabrese delle professionalità di alto livello, ha impedito la formazione e la specializzazione dei chirurghi operanti in quella struttura, che si sono dovuti limitare agli interventi più elementari. La Calabria dovrebbe favorire il rientro nella regione delle grandi professionalità dei correggionali operanti in altri regioni dove hanno maturato esperienze e professionalità importanti. Molti di loro sarebbero disponibili a rientrare a condizione che gli venissero offerte condizioni ottimali di lavoro e l’opportunità di mettere a frutto le loro professionalità. I calabresi pagano tre volte le disfunzioni della sanità regionale, che assorbe circa i tre quarti del bilancio regionale: con le addizionali Irpef più elevate d’Italia, con gli esosi ticket che spesso superano il costo delle prestazioni presso strutture private e i “viaggi della speranza” alla ricerca dell’eccellenza delle prestazioni sanitarie. Il bilancio potrebbe diventare più disastroso con la prossima entrata in vigore del cosiddetto “Schengen della salute” introdotto con il recepimento della direttiva comunitaria 24/2011 sulle cure transfrontaliere, la cui entrata in vigore è prevista per il primo gennaio prossimo. Tutti i cittadini europei avranno il diritto di scegliere il migliore specialista per un’operazione chirurgica a Berlino o a Stoccolma o cercare una terapia all’avanguardia a Barcellona o ad Amsterdam. Sarò il Servizio sanitario del proprio Paese a pagare a pie’ di lista il costo dell’intervento. Per il cittadino calabrese il sistema potrebbe rivelarsi una beffa. Alcune regioni potrebbero frapporre ostacoli o rimborsare solo parzialmente gli interventi, senza alcun considerazione per le spese di viaggio e di soggiorno, o limitarsi al rimborso del solo costo previsto per cure analoghe in Italia. L’ennesimo confronto del tavolo Massicci con il governo potrebbe provocare la creazione di un sistema penalizzante per la Calabria che ha come obiettivo primario non la salute dei cittadini, ma la salute del bilancio regionale, sconquassato dalla disastrosa gestione sanitaria di tutti i governi regionali che si sono succeduti. o.p
9
10
Sabato 2 Novembre 2013
Mezzoeuro Le eccellenze per sperare
Monitoraggio COSTANTE Francia e Italia insieme per creare un laboratorio internazionale dedicato allo studio delle malattie neurodegenerative tra cui Parkinson e Alzheimer Francia e Italia hanno unito le forze per creare un laboratorio internazionale dedicato allo studio delle malattie neurodegenerative. L’Università di Lille 1, il Cnrs, il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Università Sapienza di Roma e l’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is) hanno infatti siglato l’accordo per la creazione del Laboratorio internazionale associato (Lia) “Stress prenatale e Malattie neurodegenerative”. A seguito di una collaborazione scientifica di lunga durata tra la Francia e l’Italia, il Lia ha lo scopo di continuare, e in qualche modo far convergere, la ricerca di diversi gruppi di studiosi che hanno già riportato importanti risultati nel campo delle neuroscienze. Nello specifico, il Laboratorio ha l’obiettivo di valutare se gli eventi traumatici (come, per esempio, condizioni di stress psico-fisico o patologie infettive) negli stadi precoci dello sviluppo, in particolare durante la gravidanza, possono influenzare la predisposizione nei confronti delle principali patologie neurodegenerative dell’età adulta (in special modo Parkinson e Alzheimer) in termini di età di esordio, severità e progressione della malattia. Lo studio di tali meccanismi potrebbe facilitare lo sviluppo di strategie terapeutiche in grado di prevenire o ritardare l’insorgenza delle patologie neurodegenerative o l’individuazione di biomarcatori per prevedere l’insorgenza delle malattie. I ricercatori auspicano di poter produrre risultati che abbiano un’effettiva ricaduta sulla salute pubblica sia in termini di diagnosi che di terapie innovative. Uno dei punti di forza del Lia sarà, inoltre, lo scambio di studenti e ricercatori, anche nell’ambito di programmi finanziati dall’Unione europea, incentivando la partecipazione al progetto di scienziati di fama internazionale.
Mezzoeuro
11
16
Sabato 2 Novembre 2013
Mezzoeuro Eccellenze di Calabria - Gruppo Barbieri
Il piacere di essere coccolati Speciale sposi, il giorno più bello in un'atmosfera unica ed in ambienti particolarmente suggestivi
Hotel di lusso col profumo della natura "Hotel delle Stelle Beach Resort un invito a scoprire un luogo che profuma di mare e di natura, di tradizione e di borghi, di torri, di castelli, che si tuffano nel Mediterraneo"
Mezzoeuro Eccellenze di Calabria - Gruppo Barbieri
Sabato 2 Novembre 2013
17
14
Mezzoeuro
Mezzoeuro
Sabato 2 Novembre 2013
A colpi, si fa per dire, di penna di Mario Occhiuto*
blematiche serie, cercando di indirizzare invece l’attenzione, che fa comodo a pochi, su un ulteriore depauperamento dell’area a sud di Cosenza. La città trainante non sarà nuovamente abbandonata a se stessa e sarebbe ora che gli habitué di certe politiche vecchio stampo se ne facessero una ragione.
Devo ammettere che a volte, leggendo la rassegna stampa che ha a che fare con il sottoscritto e con l’azione amministrativa del mio Esecutivo, ho la puntuale sensazione di trovarmi nella trasmissione televisiva ‘Scherzi a parte’. Perché scorro opinioni, giudizi, commenti che non combaciando con la realtà delle cose possono solo appartenere alla finzione tipica dei reality show.
Con Principe mi pare di satre su “Scherzi a parte” Questo è senz’altro il caso dell’ultimo intervento dell’onorevole Sandro Principe che, dalle colonne del Quotidiano della Calabria, approfitta della conferenza dei servizi che si è svolta qualche giorno fa a Palazzo dei Bruzi per sentenziare in maniera non obiettiva sui cambiamenti rivoluzionari che stanno avvenendo nel capoluogo di una delle province più vaste d’Italia e nella quale rientra anche la ‘sua’ Rende. Certo, riconosco che Sandro Principe è espressione della vecchia guardia politica, abituato in quanto tale alle battute spicciole e a denigrare gli avversari. A me invece, come ormai spero sia abbastanza noto, piace entrare nei contenuti e nel merito delle questioni. Tanto per cominciare, alla suddetta conferenza dei servizi il Comune di Rende era presente con il commissario prefettizio straordinario, con i sub commissari e con i tecnici municipali. Mi spiace che l’onorevole Principe, molto legato al suo territorio, non ne fosse informato. Di più: l’incontro è l’ultimo di una serie di riunioni che io stesso ho avviato fin dal mio insediamento, e alle quali non mancò a suo tempo di partecipare l’allora sindaco di Rende Vittorio Cavalcanti, a testimonianza di quanta importanza venga attribuita dal sottoscritto al concetto di area urbana. Che è, in primo luogo sinergia, cooperazione e integrazione dei servizi offerti ai cittadini. Come appunto il progetto della Circolare veloce da estendere fino all’Unical. Bisogna partire da qui e dagli sforzi concreti che vengono messi in atto, per intervenire sul tema, anziché additare colpe inesistenti che al massimo risiedono egoisticamente in casa propria e non in quella altrui. La conferenza dei servizi si è infatti resa necessaria in seguito alle numerose richieste di docenti universitari, studenti e cittadini che hanno rappresentato una reale esigenza di mobilità fra Cosenza, Rende e l’Università della Calabria da attuare attraverso un sistema di trasporto pubblico la cui efficacia in questo momento viene ritenuta da tutti inadeguata e insufficiente. In questo senso, se per area urbana l’onorevole Principe intende la sua ristretta visione a favorire altri interessi che non siano quelli della popolazione (ma magari solo ad aumentare le rendite fondiarie) allora sì, ha ragione lui: le politiche di Mario Occhiuto tendono a demolire QUESTO tipo di area urbana. Ricordo a tal proposito, che negli anni è stato perpetuato uno scempio a danno della storia, della tradizione e dello sviluppo del capoluogo di provincia, semmai.
L’area urbana Cosenza-Rende Sopra, Sandro Principe
Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, replica su Facebook all'attacco del capogruppo del Pd in Consiglio regionale a proposito di area urbana, trasporti, qualità della vita Cosenza ha ridotto drasticamente i suoi abitanti da 110mila a 70mila, l’asse dello sviluppo urbano è stato volutamente spostato verso nord svuotando completamente la zona a sud dei suoi elementi attrattivi, con il totale abbandono del centro storico e la realizzazione di quartieri dormitori privi di funzioni, causando il generale impoverimento del ruolo della città-porta della Sila. Mi chiedo quindi come mai oggi si torni a parlare di un nuovo ospedale da far sorgere in un’area allocata, guarda la combinazione, a nord del territorio e quindi quasi a Rende, mentre, al contrario, occorrerebbe pretendere a gran voce una maggiore qualità dell’offerta sanitaria. Trovo assolutamente ridicolo e riduttivo non discutere di pro-
Il rinnovamento è già stato avviato e non si fermerà, puntando, ad esempio, sulla forza del passato che è concentrato a sud del capoluogo bruzio che non possiamo permetterci di rendere periferia. Qui, come cerniera di collegamento, l’ospedale principale di tutta la provincia continuerà ad avere la sua sede. Ho sempre ribadito l’esigenza di una città unica che riconoscesse simultaneamente la giusta importanza al capoluogo ma, per creare davvero un territorio unico, dobbiamo fornire risposte concrete sui servizi. La domanda c’è. Nella Presila le popolazioni attraverso i loro sindaci ci chiedono, in quanto amministratori del Comune capoluogo, il servizio di trasporto pubblico integrato. Com’è possibile che a Rende ci si ostini invece a mantenere le cose come stanno? L’onorevole Principe, grazie al supporto della sua lunga esperienza, dovrebbe sapere che le leggi in base alle quali si governa il territorio si ispirano ad alcuni principi basilari, che sono sempre incentrati al soddisfacimento dei diritti fondamentali dei cittadini. Ecco perché i Municipi, al contrario di quanto da lui affermato, sono addirittura incentivati ad unirsi in modo da gestire insieme i servizi integrati. Il legislatore si rifà anche al principio di sussidiarietà (ovvero: il cittadino viene amministrato dall’Ente che è immediatamente più vicino. Laddove l’Ente non riesce, subentra l’ente superiore che in questo caso è la Regione alla quale l’onorevole Principe vorrebbe demandare in primis la gestione di questi servizi). Gestire i servizi in modo integrato significa rispondere alle esigenze dei cittadini. Ma per quanto riguarda l’area urbana no, si preferisce l’assurdo: mentre c’è un’amministrazione che cerca di fare, la Regione deve sostituirsi alla medesima amministrazione, almeno secondo la visione di Sandro Principe, al fine di tutelare l’interesse di un privato che diventa superiore a quello della collettività. Addirittura, poi, l’ex inossidabile sindaco di Rende ci accusa, come se la capacità di gestire le uniche risorse a disposizione fosse una colpa, di aver avviato la ristrutturazione dei marciapiedi cittadini grazie ai fondi Pisu, quando si è provveduto semplicemente a inserirle come opere aggiuntive utilizzando il ribasso e in questo modo ovviando alla carenza di fondi correnti che colpisce tutti i Comuni. In questa ottica, cioè quella di fare del nostro territorio l’elemento di volano dell’intera area urbana (e già per questo motivo l’onorevole Principe dovrebbe sostenerci), non intendiamo creare cattedrali nel deserto per le quali i Comuni non hanno più le risorse per la gestione e la manutenzione (discorso che vale per la metropolitana leggera e anche per le altre opere). Cosenza oggi punta sulla riqualificazione degli spazi liberi aperti e sugli attrattori culturali proprio perché è inconcepibile realizzare opere pubbliche che sono fuori scala per gli utenti e che poi vengono abbandonate a se stesse. Cosenza guarda alla totalità del territorio, non si chiude a confini anacronistici da prima Repubblica e proseguirà a valorizzare i suoi spazi al fine di attrarre turismo e sviluppare una sempre migliore qualità della vita per i cittadini. Alla luce di tutto ciò, è lecito interrogarsi: chi è che si ostina ad avere una visione miope sul futuro dell’area urbana? * sindaco di Cosenza
15
16
Sabato 2 Novembre 2013
Mezzoeuro La dura legge dei numeri
Depressa e corrotta Presentato il IX Rapporto annuale sull'economia della provincia di Cosenza a cura di Banca Mediocrati La recessione non fa più notizia. È accettata da tutti come evidente ed ineluttabile. L'analisi della Demoskopika non poteva che prenderne atto La sfida è di individuare impietosamente le cause e tentare di creare i presupposti per una economia onesta di Oreste Parise
Il Rapporto sull’economia della provincia di Cosenza curato dalla Demoskopika su incarico della Bcc Mediocrati costituisce un appuntamento annuale che riunisce attorno ad un tavolo autorevoli personaggi chiamati a discutere sulle condizioni della congiuntura e proporre correttivi per evitare il declino e riagganciare il treno della crescita. Quest’anno nella sala “De Cardona” del Centro direzionale credito della banca ospitante, a fianco del presidente della banca ospitante Nicola Paldino e del segretario Federico Bria, Luisa Zappone, direttore Banca d’Italia di Catanzaro, Nino Floro direttore Ricerca Demoskopika, Lino Busà, presidente Sos Impresa, Maria Teresa Brassiolo, presidente Transparancy international Italia e Claudio Galtieri, presidente della Corte dei Conti della Lombardia. La lettura del Rapporto è sconfortante. Più che una fase recessiva, il Mezzogiorno sembra vivere un lungo percorso di inarrestabile declino. I numeri sono impietosi. Il mondo imprenditoriale della provincia, ma il discorso potrebbe estendersi senza modifiche significative all’intera regione, sembra aver rinunciato al suo ruolo di forza propulsiva dello sviluppo. Il lungo periodi di intervento straordinario ha provocato l’incapacità delle imprese di confrontarsi con il mercato e cogliere le opportunità che la trasformazione dell’economia mondiale offre. L’80% delle imprese denuncia una diminuzione del fatturato e ancor maggiore è la percentuale di quelle che chiudono l’esercizio in perdita. La crisi si ripercuoto sul sistema del credito con una forte contrazione delle concessioni. Il “credit crunch” è causa ed effetto nello stesso tempo della crisi. Sarebbe necessario fornire alle imprese le risorse necessarie per gli investimenti, ma lo stato di crisi in cui versano non consente loro di programmare le azioni di rilancio e alle banche di
avere gli elementi per una valutazione positiva delle richieste. Maria Teresa Brassiolo nel suo intervento si sforza di fornire alcuni elementi di speranza. L’Italia è ancora una potenza industriale, mantiene il secondo posto come produttrice di beni manifatturieri ed è leader in molti settori tanto che si assiste a una forte ripresa dell’export. Dalla crisi stanno emergendo nuove e interessanti realtà che hanno la potenzialità di suscitare un nuovo miracolo italiano. Questo segnale di speranza, però non trova alcun riscontro nella nostra regione che rischia la desertificazione industriale e non riesce a proporsi neanche nei settori che potrebbero e dovrebbero essere i settori propulsivi, come il turismo e l’agricoltura. L’incapacità delle imprese meridionali di inserirsi nei mercati internazionali e la scarsa capacità attrattiva del territorio per gli imprenditori nazionali o esteri costituisce l’elemento di maggiore debolezza dell’economia meridionale: la Calabria costituisce il fanalino di coda con un movimento di export irrilevante. Lino Busà lancia l’allarme di una impresa ricacciata nel limbo dell’illegalità trascinando con sé l’intero sistema economico, costretto a sopportarlo per evitare il collasso sociale. Ormai le uniche forme di occupazioni hanno natura sommersa, senza alcuna tutela e senza alcun diritto. In un simile contesto la corruzione diventa un mezzo di sopravvivenza, un espediente per superare gli ostacoli buracratici ed amministravi che impedirebbe un “libero” esercizio dell’attività imprenditoriale, improntata all’arbitrio e all’abuso. Questo sistema imprenditoriale assicura la mera sopravvi-
venza, ma non consente la programmazione della vita dei lavoratori sfruttati. Questa situazione di precarietà si traduce in una diminuzione del tasso di natalità che non assicura più neanche il ricambio generazionale. Tra squilibrio naturale e emigrazione il futuro è uno scenario di un lento declino non solo economico ma anche demografico. «Siamo rimasti solo noi a tentare di arginare il declino sostenendo famiglie ed imprese», sostiene Nicola Paldino, recentemente chiamato alla guida della Federazione Calabrese delle Bcc, «ma il nostro sforzo non può essere sufficiente e rischiamo di essere risucchiati nel vortice», conclude. La discussione si concentra sulla corruzione, che costituisce il focus del Rapporto di quest’anno, macigno legato al collo della regione che rischia di farla sprofondare. Nino Floro sciorina i dati cercando una quantificazione del fenomeno corruttivo, trasformando in numeri gli episodi denunciati dalla stampa, dalle sentenze dei tribunali, dalle relazioni della Corte dei Conti. Si tratta di approssimazioni grossolane, poiché siamo di fronte a un iceberg la cui massa nascosta è informe e illeggibile non essendo riusciti ancora a trovare una chiave di decodificazione del fenomeno. Il dato che emerge è una parte irrilevante del fenomeno poiché la difficoltà di trovare una risposta legale ai bisogni induce a una generalizzata e spasmodica ricerca di soluzioni personali di natura politico-clientelare. La crisi denunciata dalle indagini statistiche non si è ancora tradotta in un visibile abbassamento del tenore medio di vita, ma iniziano a manife-
Mezzoeuro
Sabato 2 Novembre 2013
La dura legge dei numeri Contro i funzionari corrotti I recenti episodi emersi nel Nord hanno dimostrato che è in atto un processo di meridionalizzazione dell’economia, che diffonde il suo cancro ben oltre i suoi confini naturali. La diffusione del fenomeno sembra inarrestabile. Tuttavia, la sua percezione è molto maggiore nel Nord per il maggior senso civico che porta all’emersione del fenomeno corruttivo, che al Sud resta coperto dall’omertà provocata dal maggior stato di bisogno. Nel Sud “Mani pulite” non è mai iniziata e la lunga crisi ha ulteriormente dilatato i confini della illegalità. Il costo economico e sociale è rilevantissimo, anche se non quantificabile. Le indagini giudiziarie si occupano di una parte molto piccola del totale degli episodi, le indagini si fermano alla dazione illegale di denaro o altri favori, ma non sono in grado di quantificare il maggior costo dell’opera provocato dal fenomeno corruttivi, in termini di costi aggiuntivi o utilizzo di materiale di scarsa qualità.
Una sede della Bcc Mediocrati Sullo sfondo Nicola Paldino
starsi fenomeni diffusi di deprivazione materiali tipici delle società povere che avevamo sepolto nella nostra memoria. Frugare nella spazzatura, ricorrere alla mensa della Caritas, rinunciare alle cure mediche preventive sono fenomeni che vanno estendendosi a strati crescenti di popolazione. La difficoltà reali sono denunciate dalla fuga che va assumendo la dimensione di un esodo biblico, come denunciato dall’ultimo rapporto Svimez. La Calabria ha perso in un quinquennio quasi duecentocinquantamila giovani, per la gran parte con un grado di istruzione superiore o universitario. Una perdita umana, ma anche economica poiché l’istruzione e la formazione costituiscono il primo e più importante investimento delle famiglie. La perdita della componente più attiva e dinamica della popolazione impedisce la costruzione di un futuro di crescita e di sviluppo. Secondo il modello introdotto dallo Svimez per poter ripartire è necessario investire sui driver di sviluppo, eliminando le cause che impediscono un funzionamento corretto dell’economia. La corruzione è una delle externality negative che ha assunto un carattere così diffuso da costituire un ostacolo alla ripresa economica. Claudio Galtieri ha illustrato con numerosi esempi tratti dalla sua esperienza personale come Presidente della Corte dei Conti Lombardia, la diffusione del fenomeno corruttivo che investe la pubblica amministrazione, la classe politica, ma ha finito per provocare una assuefazione anche nel rapporto tra privati.
L’indagine sulla corruzione presentata nel Rapporto evidenzia che «il fenomeno corruzione è considerato uno dei principali problemi del nostro paese dall’89,7% del campione degli imprenditori della provincia di Cosenza, mentre solo il 9,5% è in disaccordo con tale affermazione». «Complessivamente per l’insieme delle istituzioni (media dei quattro livelli, locale, regionale, nazionale ed europeo) si evidenzia che un’elevata percentuale di imprenditori della provincia (81,4%) ritiene siano pervase dalla corruzione. Ciò significa che gli imprenditori sono convinti che la corruzione sia presente ad ogni livello istituzionale e sia un fenomeno inevitabile». Il dato forse più significativo e preoccupante è che il 58% degli imprenditori esprime la convinzione che il fenomeno corruttivo sia una prassi comune della gestione aziendale, faccia parte della “cultura aziendale” ed è necessaria per sopravvivere in una società corrotta.
Queste le amare conclusioni:
«La responsabilità del dilagare del fenomeno nel nostro Paese è attribuita principalmente alla politica, a causa dei suoi stretti legami con il mondo degli affari: un imprenditore su due (51,3%) è convinto che questo rapporto contribuisca ad alimentare la corruzione nella società e nel proprio contesto, poco meno del 50% pensano che i politici non stiano facendo abbastanza per combattere la corruzione nel loro paese e un quinto degli intervistati (21,6%) denuncia la mancanza di trasparenza nel modo in cui viene speso il denaro pubblico. Importante sottolineare che nelle domande non è specificato quale governo e quale ala del parlamento, dunque, l’opinione è riferita generalmente alla politica. Minori le percentuali di quanti individuano quale causa scatenante del fenomeno la clemenza e la poca severità nelle pene inflitte nei confronti dei soggetti che compiono reati legati alla corruzione (12,6%) o la non efficace applicazione della legge da parte delle autorità preposte (10,1%) e ancora l’attribuzione di incarichi nella Pubblica Amministrazione non basati su criteri di merito (10,8%)». Claudio Galtieri sottolinea che “tangentopoli” non è mai finita. Dopo una breve flessione, il fenomeno si è riproposto in maniera ancora più virulenta assumendo un carattere più generalizzato e personale. Questa costituisce uno dei principali ostacoli alla crescita per l’imponenza dei valori coinvolti e la distorsione provocata nell’allocazione ottimale delle risorse, nell’aumento del costo degli appalti pubblici, nel mancato riconoscimento delle professionalità, dell’esperienza, delle competenze e del merito.
La vera guerra Imprenditori vittime di estorsioni «Serve un'associazione antiracket regionale. La richiesta ai 5 prefetti calabresi e al Consiglio regionale per ripulire le istituzioni dalla corruzione» A scorrere i dati contenuti nell’indagine dell’istituto Demoskopica, realizzata per la banca di Credito Cooperativo Mediocrati, in Calabria gli operatori economici che avrebbero ricevuto richieste estorsive sono circa 15mila. Una cifra a tre zeri che dovrebbe far scattare un vero e proprio allarme sociale da parte delle istituzioni competenti se non fosse che, almeno secondo questo studio, parte delle richieste estorsive partirebbero proprio dall’interno delle istituzioni. Secondo lo studio i maggiori danni li riceverebbero le imprese edili e dei servizi rispettivamente con il 13,2% e 13%, seguiti subito dopo dagli imprenditori agricoli (11,7%), mentre le percentuali minori si registrano tra le imprese commerciali (2,4%) e dell’industria (8,7%). Ma il dato mortificante è che il 45,8% degli imprenditori intervistati ha ammesso che la motivazione più frequente della richiesta di tangenti è la velocizzazione di una pratica ed a richiederla sarebbero, nel 26,1% dei casi, i funzionari che gestiscono gli appalti pubblici e, nel 17% dei casi, i politici. È una notizia che, pur non sorprendendo, nulla toglie al rinnovo della comune indignazione per un potere corrotto che si pone sullo stesso piano della criminalità organizzata, creando un sistema malato che inficia le regole del mercato e della democrazia, condannando alla marginalità la Calabria. Come Movimento 5 Stelle non possiamo che prendere una posizione netta e decisa contro questo fenomeno vergognosamente tollerato, posizione già espressa nei mesi scorsi allorché abbiamo chiesto nel Cosentino la costituzione di una associazione antiracket per creare una rete amica dell’imprenditore che si ribella. Oggi chiediamo ai prefetti delle cinque Province calabresi e al Consiglio regionale di farsi carico della questione e di creare un comitato a livello regionale, comprensivo delle categorie vessate, per contrastare - ovunque sul territorio - sia la lunga mano delle organizzazioni criminali che quella di funzionari e politici corrotti. La nostra richiesta parte dalla considerazione che solo facendo cerchio intorno all’imprenditore coraggioso si possa dare il via a quel processo di rinnovamento culturale della nostra terra, rinnovamento che deve necessariamente partire dal basso, dalla società civile, dal singolo cittadino. In questa primavera di ribellione all’illegalità diffusa, che solitamente si tollera come pratica consolidata, nessuno deve più rimanere solo: soli si è preda degli avvoltoi, in gruppo si diventa inattaccabili. Noi, da semplici cittadini rispettosi della legge, siamo pronti a chiedere la tutela della Legge. I calabresi imparino a fidarsi dei calabresi e a creare comunità. È arrivato il momento che, anche in Calabria, nasca e cresca una associazione anti racket, perché nessuno di senta solo e nessuno rimanga indietro; è arrivato il momento che questa terra cessi di essere di confine. Francesco Molinari - M5S cittadino eletto al Senato membro della Commissione Antimafia Sebastiano Barbanti - M5S cittadino eletto alla Camera
17
Mezzoeuro
Sabato 2 Novembre 2013
Urbanistica e pianificazione territoriale
Settore primario di primaria importanza di Giovanni Perri*
Si intrecciano fra i diversi soggetti e tra le categorie che vengono quotidianamente coinvolte intorno alle attività connesse all’agricoltura, all’ambiente e al territorio, rapporti tali che alla fine se sviluppati in maniera virtuosa marciano nella direzione giusta della tutela e valorizzazione delle risorse materiali e immateriali quali l’ambiente, l’ecologia ed il paesaggio. Il settore agricolo-forestale riveste perciò un ruolo importante in quanto oltre alla funzione sociale, alla difesa del suolo e del paesaggio, anche per le altre attività economico-produttive, contribuendo così ad ammodernare la vita nelle campagne, aspetti che in Calabria fanno registrare significativi trend di crescita finalizzati a migliorare il rapporto tra uomo e ambiente. In virtù di ciò è pertanto prioritario che le politiche di sviluppo rurali puntino oltre che sul settore primario, anche in direzione dei servizi, della qualità della vita per innescare effetti positivi sulle attività economiche connesse, sia a monte che a valle del settore agricolo, creando un insieme di opportunità di sviluppo generale sul territorio. Nel contesto delle attività economiche e produttive l’agriturismo consente all’imprenditore agricolo di generare nuove ed aggiuntive forme di reddito e di occupazione rispetto a quelle ottenibili dal normale esercizio delle attività ordinarie. L’agriturismo rappresenta una realtà di vita collettiva che può generare benefici per l’ulteriore valorizzazione delle risorse presenti nel territorio. I tre termini “agriturismo, territorio e ambiente” chiariscono bene l’intreccio positivo della “multifunzionalità in agricoltura” per svolgere, sempre di più, un ruolo decisivo e determinante per lo sviluppo rurale che si manifesta a livello regionale, nazionale europeo, soprattutto dopo la nuova riforma della Pac (Politica agricola comunitaria) e di coesione dell’Unione europea. Gli aspetti più importanti della “multifunzionalità in agricoltura” sono essenzialmente quelli di legare l’attività agricola alla tutela, salvaguardia e valorizzazione di tutte le risorse naturali e territoriali, in un approccio di tipo integrato, per ottenere prodotti di qualità facilmente collocabili sui mercati. Negli ultimi decenni, si è affermata la politica della globalizzazione con l’idea di attuare iniziative finalizzate al mantenimento della diversità degli agroecosistemi di pianura, di collina e dei territori rurali in genere, supportando e privilegiando le produzioni di qualità e la salvaguardia ambientale e paesaggistica. Non a caso, oggi, si parla di rilanciare le politiche che ruotano intorno al Psr (Piani di sviluppo rurale) integrati e sostenibili che, giustamente, guardano all’azienda agricola come entità produttiva che tende a configurarsi, sempre di più, come l’impresa multifunzionale e diversificata, capace di proporsi in termini di concretezza operativa sui vari mercati nazionali, europei e mondiali. Un tipo di agricoltura, quindi, che non produce solo alimenti, materie prime e derrate, ma anche
I rapporti tra agricoltura, ambiente e territorio costituiscono un trinomio inseparabile e indivisibile, il cui complesso di relazioni e connessioni si ripercuotono sulle attività economiche e produttive che si rendono necessarie per il conseguimento delle politiche di sviluppo socio-economiche e per il miglioramento generale della qualità della vita servizi di interesse generali, ambienti non inquinanti e paesaggi incontaminati che non hanno mercato, capaci di assicurare e soddisfare esigenze collettive. In questo contesto un valido aiuto lo possono dare gli strumenti urbanistici, privilegiando le reali potenzialità delle aree rurali, scoraggiando il consumo indiscriminato dei suoli agricoli, più sensibili dal punto di vista agronomico, produttivo ed ambientale, per finalità non compatibili con l’attività primaria. Con l’attuazione della legge urbanistica regiona-
le n. 19/02, la maggior parte dei Comuni calabresi si sta dotando di strumenti urbanistici, per governare con spirito innovativo il territorio con l’elaborazione e l’approvazione dei Psc (Piani strutturali comunali), in sinergia con i Ptcp (piani territoriali di coordinamento provinciali) ed il Qtr (piano territoriale regionale). Per una attenta lettura delle risorse territoriali vanno pertanto bene individuate le “aree rurali”, caratterizzate da diverse specificità, mediante la classificazione in ben cinque diverse sottozone con precise caratteristiche produttive e vocazionali. Tale ripartizione è stata effettuata attraverso la lettura e la valutazione rigorosa dello stato di fatto, delle caratteristiche geopedologiche, agronomiche intrinseche dei suoli, della loro attitudine e potenzialità colturale e produttive. In seguito a ciò è diventato più facile programmare gli indirizzi e la relative linee d’azione di orientamento e di prescrizioni che costituiscono punti di riferimento per attuare i processi pianificatori, sia per quanto riguarda gli ambiti urbani che extraurbani, in primis le aree agricole e forestali, che, invece, devono essere attentamente programmate, coniugate ed avviate a soluzione prevedendo (finalmente) la tutela e la salvaguardia delle risorse umane, storiche, naturali ed ambientali. La nuova stagione urbanistica con l’attuazione dei Psc è, pertanto, destinata a dare il giusto risalto alla tutela e valorizzazione delle risorse territoriali agro-forestali, dell’agriturismo e dell’ ambiente coinvolgendo conseguentemente nell’èquipe progettuale figure professionali capaci di tradurre tali esigenze in iniziative progettuali sostenibili e di eccellenza qualitativa. * già presidente Ordine Agronomi e Forestali Calabria
19
20
Sabato 2 Novembre 2013
Mezzoeuro Laurea al passo coi tempi
di Francesco Fotia
Il 28 ottobre è stato un giorno molto importante per gli studi e per la formazione di giovani, professionisti, dipendenti pubblici cosentini. Un giorno che dà il via a nuove opportunità: da una parte quella di seguire un corso universitario tarato su misura per le esigenze del singolo, dall’altro quella di poter potenziare e aggiornare le proprie conoscenze specifiche, restando al passo con i tempi. Protagonista è l’Università Telematica Pegaso, che dal 2006 tiene corsi di laurea, master di I e II livello, corsi di perfezionamento e di alta formazione, e che, presso il salone di rappresentanza di palazzo dei Bruzi, ha firmato un protocollo d’intesa con il Comune di Cosenza e con diversi ordini professionali. «Sdoganiamo Pegaso, una delle undici università telematiche riconosciute dal ministero dell’Istruzione, mettendoci in raccordo con il territorio - spiega in apertura Danilo Iervolino, presidente di UniPegaso. Non è nostra consuetudine - prosegue - entrare a “gamba tesa” in una città, ma quando ci avviciniamo a un nuovo territorio lo facciamo sempre tenendo ben presente le esigenze del territorio, valutandone gli sbocchi e le opportunità offerte. Quella che offriamo noi è indirizzata a giovani, a lavoratori che vogliono aggiornare le proprie competenze, a chi vuole espandere i propri orizzonti culturali. La concezione dello studio in qualunque momento è uno dei punti cardine della nostra idea di formazione, alla quale bisogna abbinare la qualità del percorso di studi e delle figure professionali». Una mission che, chiarisce il dirigente Pegaso, non è in contrasto con quella dell’università tradizionale, rappresentata, per l’occasione, dai docenti dell’Unical Menichini, Calabrò e Caterini. «Il titolo di studio - prosegue Iervolino è, come sappiamo, molto importante oggi; ma lo è ancora di più il saperlo spendere bene, e noi ci muoviamo in questa direzione consapevoli anche del fatto che, grazie alla tecnologia, ora il rapporto studi/apprendimento va oltre la situazione antropologica, che un tempo poteva essere una barriera
Quando lo studio è innovativo L'Università telematica “Pegaso” affiancata dagli enti cosentini È stato firmato infatti un protocollo d'intesa con il Comune di Cosenza e con diversi ordini professionali
difficile ad aggirare». Il presidente tiene a sottolineare quanto vaste siano le opportunità che un me-
todo di studio basato sulla persona è in grado di offrire: «lo studente ora è al centro del proprio processo formativo - dice - e può contare su una serie di figure che lo affiancano lungo il percorso». Il tutor, il mentore, manager didattici e sociologi. «Ricordo un articolo di Repubblica - commenta Manlio Caruso, direttore UniPegaso Calabria - in cui il giornalista, stupito, osservava che la nostra università telematica ha ormai superato la Bocconi e la Luiss per quanto riguardo l’intestazione dei 5x1000. Io credo che non ci sia nulla di sorprendente, perché questo risultato è figlio di investimenti di risorse e di energia, che in molti casi permettono a chi termina il suo percorso di studi con Pegaso di inserirsi immediatamente nel mondo del lavoro. Questo è possibile proprio perché le sinergie, la collaborazione con il territorio, sono parte essenziale per una completa formazione; e per questa ragione lavoriamo con enti, associazioni e aziende. Direi che è un peccato non aver avuto qualche tempo fa, perché credo che questo avrebbe impedito almeno in parte la cosiddetta “fuga dei cervelli”. Un fenomeno che colpisce fortemente il Mezzogiorno e la Calabria conclude - ma che, questa è la nostra speranza, vogliamo contribuire a diminuire. Di “attrazione delle intelligenze e capacità di farle restare nel territorio” ha parlato anche Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, il quale ha spiegato che la firma del protocollo d’intesa fra il Comune e la Pegaso rientra in quell’idea di città “smart”, tecnologica e intelligente. «Lo sviluppo della capacità attrattiva - ha considerato il primo cittadino - si fonda proprio sulla nozione di formazione, indispensabile per gui-
Mezzoeuro
Sabato 2 Novembre 2013
Laurea al passo coi tempi
dare aziende ed enti, ma anche per fare parte di quella burocrazia pubblica che tanto ha bisogno di maggiore efficienza». Al termine della conferenza, la firma che convenzionerà dipendenti del comune e università Pegaso, e che permetterà ai dipendenti comunali di avere accesso ai servizi dell’università con un
sensibile sconto. E poi il turno della firma delle convenzioni con gli ordini, le associazioni e le
Nelle foto grandi: la firma della convenzione e i dirigenti di “Pegaso” A sinistra, il Tavolo di Confindustria
Qui a lato, Manlio Caruso e Danilo Iervolino e, al tavolo Lucio Sconza, Manlio Caruso e Mario Bozzo
La scuola... di Management per l’efficienza pubblica e privata
Nel pomeriggio, tavolo di lavoro presso la sede di Confindustria Cosenza, alla presenza del presidente Natale Mazzuca, diverse personalità di Pegaso, Mario Bozzo, presidente della Carical e di Lucio Sconza, avvocato e dirigente comunale. Oggetto di discussione è stata la possibilità di fare nascere in città una Scuola di Management che abbia come mission la formazione responsabile e qualificata di manager che possano operare tanto in campo pubblico quanto nel privato. Una proposta ben accolta da Natale Mazzuca, presidente di Confindustria Cosenza, che ha osservato quanto sia oggi importante preparare “un mercato delle competenze” adeguato a quelle che sono le esigenze di un universo del lavoro che va sempre più specializzandosi. Nota condivisa da Danilo Iervolino, che ha aggiunto: «occorre che il manager, per essere produttivo, sia dotato di quella fantasia utile all’innovazione e all’adattamento, che abbia creatività. Ma, al tempo stesso, che, così come l’imprenditore, abbia ben presente i concetti di etica e di morale, che devono essere le fondamenta di un’impresa tanto quanto lo è il denaro investito.
aziende che hanno mandato un proprio delegato: tra gli altri ci sono l’Ordine dei Commercialisti, dei Consulenti del Lavoro, il Collegio dei Geometri, le associazioni CoreCultura, Gianmarco De Maria e Fiamme d’Argento, Acqua Fonte del Principe.
Come ente universitario - ha aggiunto - Pegaso non prende soldi pubblici».
Per Mario Bozzo, presidente di Carical, la formazione, soprattutto nel Meridione, è il cavallo di Troia per «liberarsi dal pressappochismo e dalla burocrazia che ne blocca lo sviluppo». Bozzo, ricordando quanto il mercato globale abbia creato enorme competizione in ciascun settore del lavoro, ha auspicato l’avvento di innovazioni in grado di rendere davvero efficiente la pubblica amministrazione. E del settore pubblico ha parlato anche Lucio Sconza, intervenuto proprio in rappresentanza dell’amministrazione comunale. «Ormai tanto tempo fa, insieme con Antonio Acri parlavamo di quanto fosse necessario conoscere le esigenze del pubblico impiego in Calabria al fine di migliorarne la produttività. Era stato avviato uno studio, finanziato da fondi comunitari, e per il quale ricevemmo i complimenti di Bruxelles, dal quale emergeva il bisogno di aggiornamento del settore pubblico. La legge Bassanini - ha proseguito Sconza - ha fatto si che questo aggiornamento fosse obbligatorio, Brunetta poi l’ha ripresa, aggiungendo alla norma la “punizione” per quanti non avessero provveduto a farlo. È evidente - ha concluso - che ci troviamo di fronte a qualcosa che non è più possibile rimandare». E da oggi, l’amministrazione e la città di Cosenza hanno, in questo senso, un alleato in più.
21
Mezzoeuro
Sabato 2 Novembre 2013
Calabria sul podio
La presentazione de “La primavera araba” di Azzurra Meringolo
La primavera egiziana di Mario Guido
Azzurra Meringolo, orginaria di Bisignano, coordinatrice scientifica di Arab Media Report e collaboratrice di Reset e Reset Doc, ha vinto il Premio di scrittura (sezione Giovani) “Indro Montanelli”, dedicato alla memoria del giornalista e storico di Fucecchio. Ad assegnare il premio, quest’anno incentrato sul tema “L’incontro con personaggi, luoghi, fatti” è stata la giuria composta da Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca; Paolo Mieli, in rappresentanza della Fondazione Corriere della Sera; Marco Ballarini della Biblioteca Ambrosiana di Milano; Giovanni Sartori, accademico dei Lincei e Ferruccio De Bortoli delegato dal presidente della Fondazione Montanelli Bassi. Azzurra Meringolo è una giovane di sangue calabrese che come tanti altri giovani corregionali si è affermata lontano dalla terra d’origine che può soltanto gioire dell’eco dei suoi successi professionali. Già vincitrice, nel 2012, del premio giornalistico Bonfanti e del premio Maria Grazia Cutuli, Azzurra Meringolo si aggiudica il premio istituito dalla Fondazione Bassi Montanelli con il libro “I ragazzi di Piazza Tahrir” (Clueb, Bologna 2011 ) che racconta la primavera egiziana attraverso i suoi più giovani protagonisti. Gli stessi protagonisti che Azzurra ha conosciuto di persona, affiancandoli nel percorso che li avrebbe portati alla storica data del 25 gennaio 2011. Arrivata in Egitto nell’estate 2010, nell’ambito del suo progetto dottorale per l’Università di Roma Tre, la giovane ricercatrice entra in contatto con quegli attivisti egiziani che da tempo, segue attraverso la rete: si tratta, per la maggior parte di blogger, giovani che segretamente si incontrano agli angoli delle piazze reali del Cairo e spargono il seme della rivoluzione in quelle digitali. Il rischio che quotidianamente corrono è alto, come alta è la consapevolezza del ruolo che ricoprono per il futuro dell’Egitto: non sorprende più di tanto il fatto, quindi, che all’inizio si fidino poco della loro collega italiana, dubitando possa essere una spia. Passata l’iniziale diffidenza, tra Azzurra ed i ragazzi di Piazza Tahrir nascono amicizie più o meno importanti, solide e durature che la porteranno a vivere in prima linea la rivoluzione egiziana e a raccontarla per le testate con cui Azzurra collabora come freelance. I suoi articoli dall’Egitto e, prima ancora, da Gerusalemme e dal Sud America, sono stati ospitati dalle pagine de Il Messaggero, Il Riformista, Europa Quotidiano, Limes, Aspen, Il Mulino. Anche Radio3 ha a lungo mandato in onda i suoi reportage e le sue corrispondenze hanno fatto parte del programma Radio3 Mondo. Azzurra completa la sua attività online sui siti di Affari Internazionali, di cui è caporedattrice, e di Arab Media Report dove ricopre il ruolo di coordinatrice scientifica.
Azzurra Meringolo originaria di Bisignano coordinatrice scientifica di Arab Media Report e collaboratrice di Reset e Reset Doc, vince il Premio di scrittura "Indro Montanelli" con il libro "I ragazzi di Piazza Tahrir"
23