Mezzoeuro

Page 1

euro 1,00

Mezzoeuro

0,50 + 0,50 Voce ai giovani

numero 31 - Anno 12 Sabato 3 Luglio 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce ai giovani Summer school, la nuova Europa ha il volto dei giovani www. mezzoeuro.it

Addio a Perrelli, ultimo democristiano

www. mezzoeuro.it


2

Sabato 3 Agosto 2013

Mezzoeuro

Il legno storto Riccardo Misasi e Aldo Moro

Situazione italiana

Una Sinistra di eredità democristiana La Sinistra postcomunista sta patendo da anni una infinità di passaggi difficili, ed a volte dà l’impressione che ne debba rimanere schiacciata senza possibilità di rinascere a nuova vita: niente meglio delle ultime Mezzoeuro traversie di quello che è stato il punto di arrivo, cioè il Pd, di un Fondato da Franco Martelli lungo e tormentato processo storico all’insegna di una conversione Ediratio editore al riformismo, può dimostrarlo. Le cose sono state piuttosto diverse Direttore responsabile Domenico Martelli per tutto quel variegato fronte postdemocricristiano che ha trovato Registrazione tanti canali per sopravvivere conservando in qualche modo, là dove Tribunale di Cosenza n°639 si è portato, caratteristiche delle sue origini adattate alle nuove del 30/09/1999 circostanze della lotta politica (un caso quasi analogo è quello Redazione e amministrazione dei sopravvissuti del Psi); vi è stata una specie di accettazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza della disseminazione di cui ha potuto godere non poco Responsabile settore economia la neoformazione creata da Berlusconi che ha fornito un alveo capace Oreste Parise di assorbire buona parte di un elettorato democristiano che più Progetto e realizzazione grafica facilmente si è potuto riconoscere in un progetto di “rivoluzione Maurizio Noto liberale” a forte impronta anticomunista (un motivo che ha telefono 0984.408063 fax 0984.408063 mantenuto vivi i ricordi della campagna anticomunista della Dc e-mail: ediratio@tiscali.it nel 1948, soprattutto). Un filone importante della storia della Dc che Stampa dal popolarismo di Sturzo a Dossetti ha potuto alimentarsi a fonti Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) nelle quali era preponderante una carica sociale che veniva Diffusione dal magistero della Chiesa cattolica, è stato via via quell’indirizzo Media Service di Francesco Arcidiaco interno quasi semore minoritario che ha cercato di dare voce e forma telefono 0965.644464 fax 0965.630176 ad un socialisnjo cristiano. Dalla stessa parte rappresentata per lo più Internet relations N2B Rende dall’alta gerarchia vaticana, venivano pure le spinte di un Iscritto a: conservatorismo clericale che trovò ampio spazio nelle azioni dei Unione Stampa Periodica Italiana governi democristiani in tantissimi anni. Si trovarono dunque insieme in quel Partito, cattolico e dei cattolici, in una miscela che più volte fu sul punto di esplodere, le due anime che, semplificando, chiameremo del progressismo e del clericalismo conservatore, entramn. 12427 be espressione di due Italie che hanno stentato sempre a stare insieme

di Franco Crispini

La Dc nei suoi molti rivoli, nelle sue varie mimetizzazioni, è tuttavia sopravvisuta a se stessa (d’altra parte era un continente, ogni giorno che se ne stacca un pezzettino piovono necrologi e rievocazioni), ma soprattutto è rimasta integra in quella parte di sé che incarnava ideali che non riusciva a far prevalere come una impronta stabile nei progetti del Partito che tenne il governo del Paese per una interminabile stagione. A ricordare un lascito inconfondibile della Dc, «una certa cultura cattolica che si nutre di autonomia dalla chiesa, istanze sociali e forte impegno di governo» che è «più viva che mai ed è vincente tra i progressisti», vi è l’attenta analisi che viene fatta da Marco Damilano,- “Democristiani sì, ma di Sinistra”-, nell’ultimo numero dell’ Espresso. Scrive Damilano con apprezzabile senso delle circostanze: «Sparito il Partito Stato, doveva seccarsi anche la pianta che l’aveva originato. Invece oggi, a distanza di vent’anni, in difficoltà politica e culturale si trova semmai la sinistra postcomunista, costretta a dividersi nella complicata geografia interna del Pd tra sostenitori di Letta e del governo delle larghe intese e tifosi di Renzi e del ricambio generazionale». Una ventata di “nostalgia democristiana” (Ilvo Diamanti) che vede Renzi e Letta, due “democristiani secolarizzari”, preferiti nei sondaggi, assieme a Napolitano, contendersi la guida del Paese. E dunque tale filone riesce a resistere alla fine del partito democristiano e riesce a rinverdire antichi ideali, a presentarsi come alternativa, col suo solidarismo ed europeismo, al moderatismo, al centrismo, ad una politica aquiescente ed appagata. Nell’articolo di Damilano che si apre con un giudizio positivo di Pasolini sui “democristiani di sinistra”, contiene molto altro (viene richiamato tra l’altro l’impegno culturale e politico di un Nicola Pistelli con la sua rivista “Politica”) che contribuisce a gettare una buona luce sui residui di una storia che non sembra chiusa ma continua ad avere intrecci significativi con l’attuale politica italiana. Purtroppo sono in circolo resti di quel clericalismo democristiano infettivo e rovinoso per la vita pubblica che in vari modi si manifesta in tanti esponenti ancora in vista nella politica e nelle istituzioni. Ma è un’ altra cosa dalla eredità positiva lasciata dalla vecchia Dc.


Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Le eccellenze per sperare

Tecnologia che avanza

La risonanza magnetica è una metodica di indagine che consente attraverso l’utilizzo di campi magnetici combinati in opportune sequenze di dare immagini molto dettagliate di strutture piccole. È una tecnologia ormai di uso comune ma che non smette di evolvere. Recentemente l’Irccs Neuromed ha acquisito una nuova Rm, O-scan, è un magnete aperto con un basso campo indicato per la patologia muscolo scheletrica. Essendo uno strumento dedicato allo studio di patologie di carattere ortopedico, l’esame con O-scan viene normalmente suggerito, oltre che dal medico di medicina generale, da ortopedici, fisiatri e fisioterapisti a tutti quei pazienti che presentano una sintomatologia di carattere articolare - qualsiasi sia la sua origine. L’apparecchio, di ultima generazione, è “dedicato” allo studio delle articolazioni (ginocchio, caviglia, mano, gomito, ecc) e delle strutture muscolari (polpaccio, avambraccio), mantenendo comunque - rispetto alle Rm “whole body” tradizionali, immagini d’alta qualità e molto dettagliate grazie ad un software particolarmente preciso. I vantaggi derivanti dall’esecuzione dell’esame diagnostico con questa Rm sono molteplici. In primo luogo, il paziente è situato completamente al di fuori della macchina, consentendo di ovviare ai problemi di claustrofobia che in molti casi si presentano con le macchine definite “chiuse”. La Rm dedicata, inoltre, è particolarmente ecologica, perché con i suoi consumi energetici molto limitati rispetto alle macchine whole body impatta pochissimo sull’ambiente; basti pensare che si alimenta in una normale presa elettrica. Per la sua altissima qualità di imaging dovuta a sofisticati software di elaborazione, l’O-scan è di grande ausilio e affiancamento

Risonanza magnetica una metodica di indagine che consente di dare immagini dettagliate di strutture piccole alla risonanza tradizionale ad alto campo, potendo trattare - senza perderne in efficacia delle immagini - molta parte dei pazienti che fino ad oggi venivano sottoposti alla Rm tradizionale. Questo aspetto consente di contrarre le liste d’attesa permettendo una maggiore flessibilità nel soddisfare la richiesta diagnostica dei pazienti. L’acquisizione di questa ulteriore Rm va ad integrare l’ampio parco macchine del Neuromed che già dispone di una Rm aperta, di due Rm1,5 Tesla dedicate principalmente allo studio di cranio, colonna, addome e

pelvi e di una Rm3 Tesla che si occupa fondamentalmente di neuroradiologia, in particolare dello studio spettroscopico, cioè dell’analisi chimica del tessuto, dello studio di trattografia cioè lo studio del dettaglio dei fasci nervosi ed anche dello studio funzionale per vedere l’attività delle aree cerebrali, aspetto molto importante prima di sottoporre un paziente ad un intervento chirurgico per esempio per l’asportazione di una neoplasia. Le attuali linee guida nello studio delle articolazioni individuano la risonanza magnetica quale strumento diagnostico più accurato e preciso in tutti i tipi di patologie: traumatiche, infiammatorie, degenerative, neoplastiche, infettive e dismetaboliche. Questa metodica diagnostica permette infatti un’ottimale differenziazione dei tessuti, con il vantaggio di non impiegare radiazioni ionizzanti. L’acquisizione di questo nuovo macchinario testimonia ancora una volta la volontà dell’Irccs Neuromed di mantenere un’offerta sanitaria d’alto profilo, con standard elevati in termini di risorse professionali e strumentali, a beneficio dei pazienti.

3



Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

L’ultima rivoluzione (ai domiciliari)

Viva l’Italia

Viva Forza Italia Il Cavaliere (titolo che potrebbe perdere) non molla mai. Medita un'oretta e dopo la sentenza registra un video che vuole scimmiottare (in decadenza) quanto fatto nel '94. Dopo un po' di lacrime ecco il nuovo manifesto e il nuovo-vecchio partito C'era una volta il Pdl Solo lui, ormai forse più ex che Cavaliere, può arrivare a tanto. Nell’angolo, probabilmente costipato in casa, rilancia. Sputtanato e offeso da termini ormai passati in giudicato, cristallizzati dal diritto, rilancia. Nel video che manda alle tv nella serata del grande affronto, la serata che lo colloca contabilmente tra chi delinque, lascia sul finale il nuovo proclama. Il nuovo manifesto. Un colpo di coda ben gestito anche dal punto di vista scenografico e lessicale. Nemmeno una parola sul governo, nemmeno una. E nemmeno una sul Pdl in quanto tale, neanche una. Tutto studiato come al solito a partire da una cipria più malinconica del solito. Silvio Berlusconi trascina tutto in viso il livore e la rabbia per uno sgarro che il formalismo delle regole gli ha confezionato proprio a pochi metri dal traguardo finale. Ancora qualche settimana e l’avrebbe fatta franca, per sempre. Ma dentro un uomo che vale da solo (nel male e nel bene) un quarto del Paese non ci può essere poi così tanto spazio per le sole ripercussioni interiori. Appena uno scazzo, uno sfogo, e si ricomincia. In ballo c’è un quarto dell’elettorato. Ci sono le sue aziende, altri miliardi e milioni che potrebbero sparire se il vento si mette male del tutto. Ci sono altri processi in giro, altre rogne. Napolitano e Letta (Gianni) non garantiscono più nel senso che non lo fanno abbastanza e non sa

bene il Cavaliere se per negligenza o per impossibilità. In ogni caso, per non rischiare più, Berlusconi rilancia, e il suo manifesto ognuno lo può leggere come vuole. Una minaccia per il governo, se non collabora come “clima” generale. Oppure un aiuto al governo, inteso come Enrico Letta contro i compagni della doppia morale. Un avviso ai suoi, finti belligeranti ben pagati al 27 del mese. O magari un bando pubblico per nuove reclute perché la guerra ricomincia, non si può fermare. Una guerra che lui come nessuno è abile a non far passare mai come solo la sua di guerra. Ed è pronto il Cavaliere (forse ormai ex) a contare per strada tutti quelli che in qualche modo hanno avuto o sanno di avere un guaio con la giustizia, magari anche una multa o un fermo amministrativo della macchina. Se riesce a far contare gli italiani su questo, se riesce ancora una volta a tirare una striscia per terra mettendo di qua i perseguitati dal formalismo, i coraggiosi del rischio indipendente e di là i finti bacchettoni, i teorizzatori della doppia morale, magari gli stipendiati impossibilitati ad evadere solo perché gli trattengono alla fonte le tasse il Cavaliere spariglia i giochi ancora una volta. Il suo infinito animalismo politico, socialmente adatto al populismo più sfrenato, ha intuito

ancora una volta che la partita era e rimane questa. Una ferita non chiusa, non risolta. Quell’imposizione del liberismo anche fuori controllo (e fuori le regole) che si giustifica con il mantenimento dello status quo, della pace sociale. Infondo lo dice pure il Cavaliere nel messaggio. Ho già dato 9 miliardi al fisco, possono bastare e avanzare. Su questo, su questo sangue che esce ogni giorno dalle vene degli italiani, ha capito che può risorgere ancora una volta sia pure dai domiciliari. Non lo fa, come non lo ha fatto del resto neanche nel ‘94, per ambizione. Ma per drammatica sopravvivenza e ancora una volta rischia di interpretare una guerra che c’è nei corridoi delle bestemmie quotidiane della gente. Ma per riuscire nel nuovo “miracolo” da condannato e pregiudicato questa volta non basta più l’azzurro nel simbolo della libertà. Non a caso parla solo e soltanto di Forza Italia e riesce difficile immaginare lì dentro gente come Gasparri tanto per dire. In quei due minuti finali, a chiusura del video, non sono stati in pochi a tremare. A cominciare proprio dallo stesso Letta (Enrico) Peppe Scopelliti (in primo piano) e Enrico Letta che s’è visto traballare la sedia. Un partito nuovo per una sfida vecchia che però s’è incattivita più di prima. Governare con questo scenario per Letta sarà come danzare sul Titanic, sappiamo come è andata a finire. E il Pdl? E il popolo delle libertà? E tutta quella gente che negli anni s’è avvicinata al Pdl provenendo da tutt’altra parte? E cosa farà, che ne sarà del “nostro” Scopelliti tanto per dirne uno? E ve li immaginate i fratelli Gentile nella nuova Forza Italia? Con quel viso tirato e la cipria nostalgica il Cavaliere l’altra sera ha quasi come lasciato intendere che farà una carneficina all’interno. Non gli basta più un esercito di governanti, vuole kamikaze del consenso. Del consenso non sotterraneo, ma spendibile. Sarà una guerra, dentro e fuori il centrodestra. Che poi è la guerra che cerca da venti anni il Cavaliere che ha capito come pochi che non c’è un italiano solo ma ve ne sono almeno due, da sempre. Viva l’Italia, viva Forza Italia. Ha chiuso così il video. Chissà quanti non hanno dormito la notte a seguire.

Silvio Berlusconi

5


6

Sabato 3 Agosto 2013

Mezzoeuro Il verde che c’è in noi

La strada “eco” del centrosinistra A Napoli nei giorni scorsi la kermesse della svolta ambientalista. Una sensibilità tutta nuova non più rintanata in un solo partito o in un angolo dello stesso partito ma in un sentire più allargato. Unico rappresentante calabrese Andrea Guccione Può darsi che la “scusa” nobile sia stata alla fine la chiacchierata dotta sulla nuova società economica “verde” ma non al verde. Può darsi che il confezionamento dell’evento sia stato buono per certificare in grande stile il ritorno sulla scena che conta di Alfonso Pecoraro Scanio, il più lucido da sempre tra quelli con il cuore ecologista. Sarà quello e questo ma di certo al Gambrinus di Napoli è andato in scena un caffè del tutto inedito. Un caffè nuovo ma non rifatto, più intelligente e lungimirante di quanto non fosse stato in passato. Deputati, sindaci, consiglieri regionali e comunali. E poi fior di docenti universitari, imprenditori. C’è una fetta di crema che pensa e che conta al Gambrinus e quel che più risalta è che non ci sono barriere di contenimento geografico. Ci sono aree del Paese sparse e ben rappresentate nel caffè illuminato di Napoli con evidente predominanza del Mezzogiorno dove non a caso si gioca, per dirla con le parole di Pecoraro Scanio, la finalissima della Terza rivoluzione industriale che poi altro non è che l’unica svolta possibile che possa coniugare senza morti e feriti mercato e welfare, progresso e solidarietà: l’ambiente e una nuova sensibilità ecologista. Unico calabrese al “caffè” dell’ambiente Andrea Guccione, imprenditore e capogruppo di minoranza in consiglio comunale a Luzzi. Anche questo un dato non certo trascurabile per chi li sa leggere. Pecoraro Scanio, è suo il gran ritorno sulla scena, ha fatto il leone, il protagonista. Il presidente della Fondazione Univerde non ha deluso e nella sua relazione tecnica ma anche sociologica ha spaziato e ha saputo appassionare. E poi al Gambrinus Adriano Zaccagnini,parlamentare ex 5stelle ora nel gruppo misto; Luigi Famiglietti, deputato renziano del Pd, responsabile Big Ben Campania; Arturo Scotto, deputato di Sel; Dino Di Palma, dell’esecutivo nazionale di Sel, già presidente della Provincia Napoli. E poi ancora il prof. Gianpaolo Cesaretti, preside facoltà Economia Università Partenope; Rino Strazzullo, segretario regionale della Uil Tucs Campania; Adriano Cardogna, capogruppo Verdi nel consiglio regionale delle Marche; Gianluca Carrabs, dell’esecutivo nazionale Verdi; Francesco Emilio Borrelli, Verdi Campania; Mimmo Giorgiano, sindaco di S Giorgio a Cremano; Tommaso Pellegrino, sindaco di Sassano (Ss), già segretario commissione parlamentare antimafia; Marcello Milani, presidente del consiglio comunale di Ancona; Angelo Consoli, presidente Cetri-Tires e direttore dell’Ufficio Europeo Jeremy Rifkin. Bella gente verrebbe da dire ma soprattutto, per una volta che non è mai abbastanza, bei contenuti. La “Terza rivoluzione industriale” è rigorosamente ecologista, doverosamente con spiccata sensibilità ambientalista. Non c’è altra via ed è anche conveniente che sia così. I primi due modelli hanno fallito miseramente. Non solo fonti rinnovabili ma un insieme di nuove e rigenerate sensibilità ambientaliste sono funzionalmente in grado di tirare su il Paese dalla crisi. In questo quadro, questo è venuto fuori dal Gambrinus, il Mezzogiorno si può caratterizzare senza dubbio come incubatore, palestra, generatore di esperimenti delicati ma utilissimi per lo sviluppo della nuova società: coniugare il progresso con il rigore ambientale. Il Sud per primo può giocarsi questa partita. Ma al Gambrinus di Napoli il quadro che ne viene fuori è anche e soprattutto di natura politica. Al “verde” che c’è in noi non conviene più starsene costipato in un solo partito o addirittura in un angolo dello stesso partito, come è avvenuto in passato. Una federazione di contenuti è possibile stratificando le sensibilità in tutti i partiti del centrosinistra. L’alveo quello è, ovviamente il centrosinistra. Ma guai a chiudersi in un angolo, questo il messaggio che viene da Napoli. Non è più una battaglia di rappresentanza, di presenza. Ma di sostanza e di svolta e un partito solo non può bastare. Perno della faccenda, manco a dirlo, il Pd. E all’interno del Pd il dialogo con questo nuovo approccio pare tutto appannaggio dei renziani. Per ora sono i seguaci del sindaco di Firenze a mostrare di avere più attenzione verso le tematiche ecologiste. Può darsi sia un passaggio, ma vale la pena di registrarlo in un pomeriggio napoletano e in un contesto che a tutto è servito tranne che a rialzare barriere e steccati. Chi vuole e chi può si accomodi pure nella nuova sfida ambientalista. L’ultima, pare di capire. Non ce ne saranno più.

Alfonso Pecoraro Scanio

Andrea Guccione


Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Questione (non solo) di ambiente...

Il colpo di Oliverio Il presidente della Provincia diventa commissario per l'emergenza ambientale nel territorio del Cosentino. Per cui se anche Palazzo XV Marzo viene svuotato dai poteri lui il palcoscenico ce l'ha garantito lo stesso Ed è per questo che s'incazzano Tonino Gentile e Peppe Scopelliti Perché il principale avversario non affonda Quando ormai si dava per certo che con lo svuotamento e lo svilimento delle Province Mario Oliverio si sarebbe dovuto rintanare nella sua San Giovanni in Fiore (come ultimo e definitivo approdo) ecco spuntare la nomina che non t'aspetti. O che te l'aspetti ma che non si poteva dire. O che te l'aspetti ma mai dire mai fino all'ultimo. È il ministro Orlando in persona ad annunciare nel salone degli Specchi della Provincia che il presidente sarà nominato a breve con un decreto ad hoc commissario per l'emergenza ambientale nel Cosentino. Con tanto di centro decisionale di potere e di inevitabile capitolo di spesa e solo chi fa politica da tanti anni quanti capelli aveva in testa sa bene cosa vuol dire di questi tempi poter disporre ancora di un centro di potere e di spesa. Se non è bingo per Oliverio poco ci manca e tutto questo proprio nel momento in cui il suo lento e inesorabile cammino verso il futuro pareva segnato dall'ormai irrevocabile decisione del governo di svuotare a fine anno le Province. Una manna dal cielo tempestiva quanto, almeno così pare, scientemente studiata a tavolino sfruttando non solo la presenza ministeriale dell'amico Orlando quanto il clima ibrido che si respira a livello nazionale. Del trappolone infatti (il colpo nel basso ventre che cambia le carte in tavola a livello regionale) se ne accorge subito il senatore Gentile che raccoglie un manipolo di senatori proponendo un'interpellanza. Non si possono avere due commissari in una stessa regione, dice in sintesi Gentile, tanto più che quello diciamo così ufficiale e regionale coincide con il governatore della Calabria, Scopelliti. Può esserci un commissario per Reggio, Catanzaro, Vibo e Crotone e uno soltanto per Cosenza? Questo il quesito che il senatore Gentile rivolge con urgenza al presidente del Consiglio dei ministri ma è difficile che qualcuno si azzardi a fornire risposte utili in queste ore, c'è ben al-

L’incontro in Provincia tra Mario Oliverio e Andrea Orlando Sotto, la visita al sito di Sibari

tro a cui pensare nella testa di Letta. Probabilmente la procedura non è del tutto rituale e il senatore Gentile (che finge abilmente di parlare a difesa del ruolo di Scopelliti quando è invece soprattutto nei suoi interessi che interviene) non ha tutti i torti quando scrive che un commissario straordinario basta e avanza in una sola regione. Trascura però il senatore di ricordare agli attori di governo che proprio nel Cosentino di recente sono finiti nel fango niente di meno che gli scavi di Sibari, conosciuti in tutto il mondo. E trascura pure di ricordare che con ogni probabilità la procura della Repubblica di Castrovillari non tarderà di bussare alla porta di qualcuno a tal proposito, il nucleo dei carabinieri che operano a difesa dell'ambiente pare sia già all'opera sull'argomento. Argomenti viscidi, spinosi, che potrebbero pure sfociare niente di meno che nei meandri più regionali del ben più complesso mondo dei lavori pubblici con tutto quello che ne potrebbe venire appresso. Angolazioni queste che il senatore interrogante si guarda bene dal riprendere nel testo che fa firmare ad occhi chiusi ad una quindicina di senatori. Altro argomento che non gioca a favore di chi si oppone alla proposta (decisione) di Orlando è quello che la provincia di Cosenza da sola rappresenta territorialmente quasi mezza Calabria con peculiarità ambientali da proteggere che difficilmente possono essere pianificate a livello centrale, tanto più se con logiche reggine. Se vale per questo il criterio che è valso per la ripartizione dei fondi della sanità, per esempio, è già conosciuta la strada

che vede Cosenza sistematicamente penalizzata non solo a vantaggio di Reggio ma anche di Catanzaro. Tecnicamente quindi la nomina di Oliverio sarà difficilmente smontabile dagli interroganti e l'esercizio dell'opposizione rischia di diventare poi velleitario del tutto se si passa sul piano politico. Non c'è ministro del Pd che possa vedere bocciate in questa fase proposte dal Consiglio dei ministri così come non c'è ministro del Pdl che possa subire la stessa cosa. Perché il clima ibrido di cui sopra è quel sottilissimo equilibrio maleodorante che s'è creato ormai e che nessuno vuol prendersi per primo la responsabilità di far saltare, tanto più poi per questioni periferiche e localistiche come può essere la nomina di Oliverio a commissario straordinario per l'emergenza ambientale. Se a questo si aggiunge poi che il tutto può anche valere a titolo di risarcimento politico per l'imminente soppressione o svuotamento delle Province il quadro che ne viene fuori è ben delineato. Oliverio resterà in pista, con o senza Palazzo XV Tonino Marzo. Con o senza il futuro Gentile del governo Letta a tempo indeterminato. Con o senza la buona salute del suo stesso partito. E il punto è proprio qui. Oliverio come unica e istituzionale contrapposizione certa a Scopelliti è notizia che finisce per non rallegrare il ferragosto non solo di Tonino Gentile. Qualcun altro dentro il variegato universo democratico taglierà meno angurie in riva al mare... d.m.

7


8

Sabato 3 Agosto 2013

Mezzoeuro Unical, habemus rettore

La Madonna ha fatto il Mirocle. Alla fine si può dire che ha vinto il migliore, a dimostrazione del fatto che la democrazia con percorsi tortuosi, ma offre soluzioni inaspettate. La contesa dell’ermellino è stata aspra, ma contenuta nei limiti della correttezza, una dimostrazione di civiltà che costituisce un esempio positivo che dovrebbe essere utilizzato anche nelle competizioni politiche.

Santo Mirocle pensaci tu In hoc signo vinces, sembra sia stato il messaggio letto da Costantino, prima della battaglia di Ponte Milvio che gli consegnò lo scettro del potere imperiale. Il nobile Mirocle fu il primo vescovo di Milano dopo il famoso editto che dichiarava il Cristianesimo religione di stato, e iniziò la costruzione della cattedrale, la Basilica vetus. Queste poche notizie sono tratte da Wikipedia, poiché il nome è raro, tanto che sarà difficile ricordarsi del suo onomastico che cade il 30 novembre. Il personaggio che si insedierà ad Arcavacata in autunno è quanto di più lontano possibile al rettore uscente, tanto nell’aspetto fisico, con il mento ornato di una candida barba che gli conferisce l’aspetto di un rispettabile saggio orientale, a metà tra il burbero e l’intellettuale impegnato, che per la formazione professionale di carattere scientifico. Laureato cum laude in Scienze geologiche all’Università di Pisa ha ricoperto per molti anni il ruolo di preside della Facoltà dell’Unical di Scienze matematiche, fisiche e naturali e consigliere d’amministrazione dello stesso ateneo nel biennio 1986-7 e successivamente dal 2000 al 2006. Agli inizi della sua carriera universitaria è risultato vincitore di una borsa di studio Nato di sei mesi, per studi sulla petrografia delle vulcaniti dell’isola di Lipari, presso l’Università di Stato dell’Arizona, Tempe (Usa), nel 1984. Tre anni più tardi vince una borsa di studio presso l’Università di Rhode Island (Usa), una borsa di studio Formez, della durata di 8 mesi, per studi sui fenomeni di mixing nei prodotti Eoliani. A partire dal 1 gennaio di quest’anno è stato nominato Direttore del Dipartimento di Biologia, Ecologia, Scienze della Terra (Dibest). Ha svolto la funzione di chairman in conferenze nazionali ed internazionali su problematiche inerenti il rischio vulcanico e, più recentemente, nell’ambito dell’archeometria e nella conservazione dei Beni Culturali. È stato invitato a tenere conferenze e lezioni in Italia e all’estero (Stati Uniti, Francia, Spagna, Ungheria, Messico, Belgio, Turchia, Cina, ecc.). Un algido tecnico, dunque? Al contrario. Per tutti è Gino, il suo primo nome e quello che lo caratterizza maggiormente per le sue doti umane e di simpatia, una naturale propensione al dialogo che mette immediatamente a suo agio qualsiasi interlocutore. Apprezzato per la sua competenza, unisce al tecnicismo della sua formazione la sensibilità dell’intellettuale curioso e amante delle arti e della buona musica. Una passione quest’ultima affinata dalla sua compagna Daniela Troiani, una raffinata flautista insegnante al Conservatorio

La contesa dell'ermellino è stata aspra, ma contenuta nei limiti della correttezza, una dimostrazione di civiltà che costituisce un esempio positivo che dovrebbe essere utilizzato anche nelle competizioni politiche “Giacomantonio” di Cosenza. Quale presidente, dal 1993 al 2008. del Centro Interdipartimentale dell’Università della Calabria Cams (Centro arti, musica e spettacolo) ha organizzato e promosso molte attività e manifestazioni musicali, teatrali, cinematografiche e mostre di vario genere e natura, mostrandosi sempre attento alle nuove correnti intellettuali e aperto verso la multiculturalità e le contaminazioni di generi, storie ed esperienze diverse. La sua naturale propensione all’inclusione di elementi eterogenei è forse il prodotto della sua origine. Nasce, infatti, a Portocannone in provincia di Campobasso, uno dei quattro paesi della provincia di Campobasso appartenenti alla minoranza etnica e linguistica albanese, insieme a Campomarino, Montecilfone e Ururi che conti-

nuano ostinatamente a difendere da secoli la lingua e la cultura arbëresh. La sua presenza nell’ateneo calabrese, sito nella provincia con la maggiore presenza in termini assoluti e percentuali della minoranza arbëresh è da considerarsi naturale. La caratteristica che maggiormente lo distingue dal suo predecessore, proveniente del pari dall’esterno essendo di origine pugliese, è il suo rapporto con la politica, un impegno costante e continuato che lo ha portato a confrontarsi con la realtà locali e le problematiche del territorio senza contaminarsi, mantenendo un “distacco ravvicinato”, una dialettica che saputo creare un rapporto dialettico senza lo scivolamento verso pratiche familistico-clientelari. Mentre il rettore uscente ha tentato in tutti i modi di utilizzare l’alta sua carica per tentare il gran salto nella politica regionale o nazionale, Gino Mirocle ha una naturale propensione alla politica di cui si serve per esaltare le sue naturali doti di dialogo e di abile mediatore nelle problematiche più controverse. In linea con il personaggio le prime dichiarazioni del rettore designato, che ha sùbito fatto appello coloro che non l’hanno votato di contribuire alla crescita dell’ateneo. «Spero di essere ricordato per essere stato un rettore democratico, che coinvolgerà tutte le componenti dell’università, anche chi non mi ha votato», ha subito dichiarato in un comunicato stampa. Il prof. Marcello Maggiolini, il concorrente sconfitto, subito dopo l’esito delle elezioni si è congratulato con il vincitore con british fair play. «Ci sono contrasti da sanare, - ha aggiunto il neo rettore - ma sono convinto che li saneremo, gli obiettivi sono comuni e io sono ottimista. Abbiamo un patrimonio edilizio spettacolare e


Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Unical, habemus rettore deve prevalere più che mai l’interesse istituzionale e la necessità di indirizzare ogni energia verso il raggiungimento degli obiettivi scientifici e didattici in grado di garantire all’Università della Calabria il futuro che merita». La procedura non è stata ben accolta dalla cordata vincente che ha portato alla nomina del nuovo rettore, che vuole sottolineare il carattere di discontinuità che dovrà caratterizzare la nuova gestione, e questo periodo di interregno lascia intravedere una commistione di interessi tra la vecchia e la nuova gestione, che sarà successivamente nell’impossibilità di procedere a una politica di rottura di gruppo di potere che ha governato l’ateneo per circa tre lustri. Si potrebbe anche pensare che questa soluzione nasconda ipotesi di precedenti accordi per una discontinuità gattopardiana. Sarebbe pertanto opportuna una accelerazione dei tempi, con le dimissioni del rettore in carica in modo da indurre il Ministro ad accelerare i tempi della procedura. Numerosi sono stati i messaggi di auguri al nuovo Magnifico, che ha incontrato il favore delle forze politiche e sociali per le sue riconosciute doti di equilibrio. «Al nuovo Magnifico Rettore dell’Università della Calabria, professor Gino Mirocle Crisci, rivolgo le mie più vive congratulazioni con la certezza che opererà per consolidare e rafforzare il ruolo dell’ateneo calabrese», dichiara ad esempio Mario Oliverio, Presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio.

spettacolare è il patrimonio culturale e degli studenti: l’unica novità che voglio portare è il rilancio di tutto questo. Ma non aggiungeremo un mattone, siamo già andati troppo avanti: dobbiamo passare da un semidormitorio a delle residenze vere. Il sogno è che questa sia una vera città universitaria, come lo era nei primi anni, quando docenti e studenti vivevano vicini. E poi voglio coinvolgere tutto il Mediterraneo. Lo scopo è far diventare l’ateneo un riferimento nazionale e internazionale: se tu acquisti prestigio, poi lo spendi a livello locale, senno’ sei come tutti gli altri. Va recuperato il rapporto con la Regione Calabria. Dobbiamo riaprire un dialogo che credo che in questo momento sia molto sterile e noi ci impegneremo al massimo. Non credo molto nelle sedi distaccate, per esempio nel centro storico cosentino. Non siamo chiusi alle iniziative, ma il vantaggio di avere tutti i colleghi a porta è fantastico, puoi scambiare idee e confrontarti - ha concluso Crisci - e invece nelle altre città le facoltà sono distanti. L’interazione è un grande vantaggio». Un vero e proprio programma politico che non richiede un ulteriore passaggio, ma richiede il pieno utilizzo degli strumenti messi a sua disposizione per il compito che gli è stato affidato. In questo momento di grave crisi del modello europeo che ha provocato una frattura tra l’area mediterranea e il nord del Continente il richiamo al Mare Nostrum appare opportuno ed impegnativo. Al pari del Vescovo Mirocle deve iniziare la costruzione della nuova “basilica” universitaria con il completamento del campus e l’internazionalizzazione dell’ateneo che deve porsi come il centro di riferimento culturale dei paesi rivieraschi del Mediterraneo, ricercando e promuovendo la collaborazione delle università islamiche in sinergia

con l’Università di Catania che ha promosso analoghe iniziative. L’ateneo calabrese è stato spesso accusato di fungere da area di parcheggio, ammortizzatore sociale per frenare la delusione giovanile per la frustrazione della loro aspettative lavorative, soprattutto guardandola in prospettiva. Il nuovo rettore, titolare della cattedra di petrologia, è chiamato a scegliere le pietre giuste per smuovere le acque della palude in cui si è arenato l’ateneo calibrando l’angolo di incisione per ottimizzare l’effetto di propagazione. La nomina del nuovo rettore deve essere ufficializzata con decreto del ministero del Miur, entro tre mesi dalla votazione, per cui presumibilmente il nuovo incarico inizierà il primo novembre prossimo. Il rettore uscente, Giovanni Latorre, ha provveduto immediatamente dopo il completamento dello scrutinio a nominare il candidato prorettore vicario dell’Ateneo «Si tratta evidentemente di una determinazione concordata - spiega il prof. Latorre - che risponde all’esigenza di favorire in questi mesi un graduale ma diretto coinvolgimento del professor Crisci nelle questioni e nei problemi dell’Unical. Il rettore eletto - aggiunge Latorre - avrà tra l’altro la possibilità di partecipare ai lavori degli organismi di governo dell’Università, il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione, ricevendo informazioni utili sulle diverse pratiche all’ordine del giorno, ma dando anche il suo contributo di idee e di esperienze in rapporto ad esse. In questo modo - conclude Latorre - all’Università sarà assicurata una regolare transizione in un momento congiunturale certamente non facile, in cui

Dal canto suo Giuseppe Scopelliti, presidente della Regione Calabria ha diramato un comunicato stampa in cui dichiara: «Desidero rivolgere al neo rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, le più vive congratulazioni per l’incarico che lo attende alla guida di un ateneo tra i più prestigiosi del Sud Italia. Al mio sincero augurio unisco anche l’invito a rafforzare le sinergie istituzionali tra Regione e Università per dare ancora maggiore slancio al ruolo del campus di Arcavacata su scala nazionale concorrendo, al contempo, insieme agli altri atenei calabresi, alla crescita culturale e professionale dei nostri studenti, creando un grande incubatore di eccellenze su cui puntare per il futuro della nostra terra». «Giungano al neo rettore dell’Università della Calabria, Gino Crisci, gli auguri più sentiti di buon lavoro per l’impegno che lo attende», scrive il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. «Sono certo che proseguiremo insieme quel rapporto di grande sinergia istituzionale che ha sempre reso possibile una proficua collaborazione fra Comune di Cosenza e Università della Calabria. È di ottimo auspicio, in tal senso, il messaggio che lo stesso Crisci ha veicolato durante la campagna elettorale, ovvero l’intento di riconciliare tutte le componenti dell’ateneo. L’augurio è dunque che il suo mandato sia segnato da azioni che rendano ancora più prestigioso il grande campus di Arcavacata». Francesco Molinari, senatore del Movimento 5 Stelle ha dichiarato: «Faccio i migliori auguri al nuovo Rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci, con la speranza che all’Università della Calabria inizi una nuova stagione nella quale dovrà diventare centrale per l’innovazione il ruolo di tutti coloro impegnati nella formazione e nella ricerca. Speriamo si apra una nuova era per l’ateneo calabrese, che ha tutte le potenzialità per potersi ritagliare un ruolo importante ben oltre i confini nazionali e diventare motore trainante della nuova Calabria, che punti decisamente verso uno sviluppo ecosostenibile nonché su nuovi cittadini attivi e consapevoli a cui noi auspichiamo». op

9


10

Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Balene in estinzione

Era un personaggio della politica, aveva un suo stile e una versatilità naturale per la diplomazia. Parlava con tutti, al di là delle appartenenze, ritenendo che il confronto fra posizioni distanti fosse l’asse portante della democrazia. Si era formato politicamente ad una scuola che a Cosenza ha dato il meglio del cattolicesimo militante, la scuola di don Luigi Nicoletti, il sacerdote con la passione della politica. Le frequentazioni romane di Tonino Perrelli sono state sempre di alto profilo, a cominciare da una delle intelligenze più lucide della Dc, quel Fiorentino Sullo che dovette soccombere all’irresistibile ascesa di Ciriaco De Mita,formatosi alla Cattolica di Milano insieme a Riccardo Misasi ma rimasto fedele al tressette di Nusco e molto più abile di Sullo nel raccogliere consensi e voti. Tonino Perrelli li conosceva tutti, ne seguiva i percorsi e ne conosceva le debolezze.

L’ultimo democristiano Ha vissuto prevalentemente a Roma dal lunedì al venerdì, partecipando alla carovana del rientro settimanale dei parlamentari del sud. Nessuno meglio di lui conosceva gli organigrammi dei vari ministeri, consapevole come era che il vero potere è nelle mani della burocrazia e dei meccanismi del potere Tonino Perrelli aveva imparato a conoscerne i segreti. Quello che Bisignani oggi racconta nel suo libro sui palazzi romani e sugli incontri combinati per operazioni politiche, Tonino Perrelli l’aveva colto avvalendosi della sua intelligenza e della sua capacità di osservazione. Di questo patrimonio di conoscenze Tonino Perrelli si serviva in occasione dei congressi della DC, sovente sparigliando il gioco e facendo pesare più

Mario Segni

Se ne va Tonino Perrelli il "mago delle tessere" come veniva chiamato a Roma. Parlava con tutti e il suo forte era la scuola di don Luigi Nicoletti

del dovuto i voti che riusciva a manovrare. I deputati democristiani li conosceva tutti e gli portavano amicizia riconoscente. Molta importanza ha avuto per lui l’amicizia con Roberto Mazzotta, big democristiano di alto profilo e potentissimo banchiere milanese. Di questa amicizia, solida e ricambiata, Tonino Perrelli non si è avvalso personalmente nemmeno quando Mazzotta, presidente della CARIPLO, diventò arbitro dei destini della CARICAL. Per lui la politica era passione e teatro quotidiano di performance che nella Dc non mancavano mai. Senza essere deputato, ha vissuto il parlamento e i suoi meandri più del deputato più longevo. Oggi che ci ha lasciato tutti ricordano la sua generosità che aveva il pregio di non avere contropartite. Sono tanti i non democristiani che potrebbero testimoniare della sua generosità e disponibilità. Trattava i giornalisti con rispetto e non si sottraeva mai a spiegare i misteri della politica. Molti abbiamo beneficiato professionalmente delle sue spiegazioni. Ma c’è un elemento che rende unico Tonino Perrelli ed è il senso che aveva dell’amicizia. Mariotto Segni ne sa qualcosa. Finito politicamente a tutte le latitudini del Paese, in Calabria sopravviveva grazie a Tonino Perrelli e a “Patto per il Sud”. Una storia incredibile se si pensa ai voltagabbana che affollano la scena politica, pronti a cogliere ogni convenienza. Questo e altro era Tonino Perrelli che ha lasciato la scena del teatro politico tenuta fino all’ultimo giorno. Lo vogliamo ricordare con la sua lunga sciarpa rossa, d’inverno, che sembrava una provocazione, a passeggiare di domenica su Corso Mazzini o a sostare al bar antistante palazzo degli uffici, agorà dei politici in attività. Chi scrive gli fece affettuosamente osservare che le sciarpe in uso nel suo partito erano bianche (Segni e Cossiga in particolare) e avevano un significato simbolico. La sua risposta fu: «Io non ho niente a che fare con le sciarpe bianche e con ciò che rappresentano nella simbologia politica. Vengo da un’altra scuola». Con lui se ne va l’ultimo democristiano, convinto ma autonomo, di quelli che conoscevamo. Gli volevamo bene anche per questa sua dichiarata diversità. alp

Roberto Mazzotta


Mezzoeuro

15


16

Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Collezioni aperte

La Provincia prende l’arte

e ce ne fa parte

a cura di Anna Cipparrone*

La scelta di esporre per la prima volta al pubblico la collezione di dipinti dell’Ottocento custoditi nel palazzo della Provincia di Cosenza, inserendo nel percorso espositivo la visita al Salone del Consiglio provinciale e alla Sala degli Specchi - ambienti del palazzo del Governo caratterizzati da importanti campagne decorative -, nasce dalla consapevolezza che questa collezione si configura come un unicum nel patrimonio artistico di un’istituzione pubblica. Difatti le opere, recuperate, inventariate e restaurate, non sono frutto di acquisizioni o donazioni recenti, ma sono tutte nate per volere diretto sotto forma di committenza o indiretto attraverso sussidi, premi e concorsi - dell’Amministrazione provinciale di Cosenza alla vigilia e all’indomani dell’Unità d’Italia. La realizzazione di questo importante progetto espositivo ha ulteriormente evidenziato l’attenzione che nel tempo - ma soprattutto nell’ultimo decennio - la Provincia ha profuso nei confronti del patrimonio artistico di proprietà e che insiste nel territorio di sua pertinenza, ponendosi come istituzione virtuosa sia in termini conservativi che in quelli della valorizzazione. Inoltre, getta le basi per una futura ricognizione di opere degli artisti attualmente in mostra nei depositi delle Accademie, nei Musei e nei patrimoni delle Istituzioni pubbliche e private per realizzare, tra qualche anno, un’esposizione che sia capace di fornire il quadro generale della produzione artistica cosentina di ambito accademico, espressa da artisti che, da giovani sussidiati, raggiunsero scenari degni di riconoscimento.

Temi e opere

La mostra Cosenza e le Arti. La collezione di dipinti dell’800 della Provincia di Cosenza (18611931) ruota difatti attorno al tema cardine del sussidio, ovvero il supporto economico concesso dall’Amministrazione provinciale per tutto il XIX secolo -e parte di quello successivo- ai giovani studenti di Belle Arti per arginare la loro drammatica condizione di perifericità: (...) che i sussidi si diano a’giovani studenti di Belle Arti per concorso e che i concorsi si facciano per titoli, o per esami (...) con l’emendamento però che nei concorsi non possono essere ammessi, che solamente coloro che sono mancanti di mezzi. È per questo che la facies specificamente artistica della mostra si intreccia a temi di natura sociale, economica e politica connessi alla situazione della Calabria e del Mezzogiorno in età moderna. I dipinti esposti appartengono ad un arco cronologico gravitante attorno alla data del 1861, data capitale per alimentare l’interesse nei confronti di una fioritura artistica eco dell’attenzione manifestata dall’allora Amministrazione provinciale verso la celebrazione delle glorie locali e di quelle nazionali in una lingua che fosse unica e riconosciuta da tutti. Il loro studio ha permesso, da un lato, di ricostruire anche in termini sociali le condizioni e le carriere degli artisti che nell’Ottocento trasmisero in altri contesti territoriali l’entusiasmo e l’impegno di una terra ostile eppur speranzosa di un cambia-

L’ente provinciale di Cosenza mette a disposizione della colletività, al Museo delle Arti e dei mestieri il patrimonio di dipinti dell’Ottocento di proprietà e che insiste nel territorio di sua pertinenza mento e, dall’altro, di indagare sui rapporti, i debiti, le derivazioni, le autonomie specificamente artistiche che ciascuna opera esprime nei riguardi della pittura accademica e delle tendenze coeve, riconnettendo il periferico contesto artistico cosentino ai più ampi e noti tracciati della storia dell’arte nazionale. È stata intenzione del curatore della mostra ripercorrere - nella mostra come nel catalogo - le tappe della concessione dei sussidi, quella dei concorsi banditi dalla Provincia per i giovani sussidiati, le carriere autonome condotte dalle singole personalità dopo gli studi accademici e, infine, le grandi campagne decorative commissionate dall’Amministrazione nei saloni del proprio palazzo. Dal concorso del 1863, i cui dipinti (tre raffigurazioni del San Girolamo in meditazione apparentemente identiche eppur pregne di sottili differenze stilistiche e ideologiche) inaugurano il percorso espositivo, configurandosi quale episodio protagonista della produzione artistica fiorita in seno all’Ente, si offre poi al visitatore una messe di documenti inerenti la vicenda politica e artistica della Provincia per la cui catalogazione sono stati preziosi gli interventi degli archivisti della Provincia di Cosenza. Successivamente è la volta delle opere eseguite dai giovani artisti sussidiati dalla Provincia di Cosenza tra gli anni Cinquanta e Novanta dell’Ottocento a cominciare dal Giuramento di Annibale erroneamente attribuito ad Angelo Mazzia (1864) e qui presentato come opera di un altro grande artista sussidiato dell’Amministrazione provinciale. L’artista che eseguì l’opera seppe offrire in questo giovanile saggio di Accademia una composizione calibrata nel rapporto tra elementi cromatici, inserti archi-

tettonici, personaggi e simboli. La tela risulta sapientemente equilibrata e trasmette il vibrante messaggio espresso dal soggetto iconografico: l’odio di Annibale al popolo romano. Del 1850 è il ritratto di Torquato Tasso, di Angelo Mazzia, nel quale gli insegnamenti accademici ricevuti a Napoli si coniugano con le personali aspirazioni e tendenze, denotando una spiccata predilezione per il disegno e la ritrattistica protoromantica. In piedi, di tre quarti, l’autore della Gerusalemme Liberata - soggetto caro per la pittura di storia ottocentesca - volge lo sguardo altrove con seria e malinconica profondità, stringendo al petto una lira che Mazzia riproporrà nell’opera di seguito esposta in mostra, raffigurante Omero al sepolcro di Ettore desunta dai Sepolcri di Ugo Foscolo. Datato agli anni ‘50 dell’Ottocento ed eseguito in grandi dimensioni, il dipinto mostra felici esiti pittorici in una perfetta sintesi di elementi. Omero, anziano e cieco, si presenta in tutta la sua fragilità (l’incarnato chiaro, le esili spalle e gli arti), ma trasmette nella fermezza della posa e nel corpo eretto al quale tiene stretto la lira, quella solidità interiore che lo contraddistinse. Nell’opera, intessuta di riferimenti mitologici e imperniata sulla linearità del diSan Girolamo in meditazione segno, la figura di Omero emerge grazie all’assenza di profondità e alla riduzione della gamma cromatica declinata sulla monumentalità della figura umana in un’aura mistica e simbolica. La resa dei dettagli desunti dalla classicità ne fanno un dipinto erudito e di chiara ascendenza accademica.


Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Collezioni aperte

chè la trasmissione della caratura sociale e ideologica dei personaggi effigiati. Presentiamo poi il Ritratto Maschile, da Salviati (come recita l’iscrizione in basso a sinistra) del sussidiato Mario Battendieri che spinge al 1931 la cronologia della mostra. Fedele copia del Ritratto virile eseguito da Francesco Salviati negli anni Quaranta del Cinquecento - oggi al Museo di Capodimonte l’opera del sussidiato roggianese esprime fermezza e sobrietà in perfetta consonanza con i dettami accademici che ne delinearono la formazione, denotando la persistenza dei modelli figurativi ottocenteschi e la consuetudine della copia quale saggio accademico, nonché la particolare abilità dell’artista nell’eseguire una pittura analitica e dettagliata. La ritrattistica raggiunge la massima suggestione romantica con il dipinto del catanese Natale Attanasio, Maria, aggiunto alla collezione provinciale nel 1916. In esso la minuziosa descrizione dei pannelli bronzei della chiesa su cui si adagia la donna e l’atteggiamento profondamente meditativo, quasi catartico e distaccato dalla realtà, nel quale l’autore la ritrae, rivelano la maestria di Attanasio colta e analizzata nel catalogo.

Vicino all’Omero di Angelo Mazzia, intessuto di riferimenti mitologici e letterari, è la raffigurazione di Antonio Serra nel carcere della Vicaria eseguita da Rocco Lo Tufo, giovane sussidiato di Morano Calabro, nel 1867. Il celebre cosentino siede su una panca di legno in una cella angusta e logora che suggerisce lo stato d’animo non tanto dell’effigiato - che comunque non perde la forza e l’anelito della lotta continuando a leggere e a scrivere - ma di chi lo sapeva ingiustamente arrestato per le sue idee. Un valido esempio di ritrattistica protoromantica intrisa, in questo caso, di contaminazioni e aspirazioni ideologico-sociali e di una rara capacità di fornire una rappresentazione dettagliata e analitica da parte dell’autore. Il dipinto di Lo Tufo partecipa della tensione politica avvertita dai giovani calabresi che condivisero con il Serra il desiderio del riscatto culturale, proponendo scenari e tendenze di ascendenza romantica. Conclude il secondo corridoio espositivo e il genere della ritrattistica di uomini illustri di ambito accademico, il Ritratto dell’abate Salfi eseguito da Giovan Battista Santoro, esponente di una famiglia originaria di Fuscaldo. Nel salone del Museo delle Arti e dei Mestieri il percorso continua a far evincere l’adesione degli artisti cosentini al genere del ritratto del quale, a questo punto della mostra, viene definito l’aspetto ufficiale e regale. Vi si espongono le effigi dei sovrani realizzate in circa un decennio dal pittore garibaldino Eugenio Tano (la Regina Margherita, Vittorio Emanuele vestito da marinaretto, Umberto I e Vittorio Emanuele) datate dal 1873 al 1888 insieme ai ritratti del meno conosciuto Luigi Grassi. Le opere denotano l’originalità di Eugenio Tano nel distaccarsi dai canonici ritratti pompier o di stato, connotati da regale e marziale austerità, i quali costituivano una sorta di codice-stile per gli artisti del tempo, mostrando piuttosto adesione al vero, capacità di indagine introspettiva e immediatezza comunicativa -

cifra stilistica peculiare del pittore di Marzi già evinta nell’opera giovanile del San Girolamo - pur non rinunciando all’esposizione delle medaglie e dei simboli del potere degli effigiati. L’opera di Tano - qui agganciata al fenomeno della circolazione delle copie e dei modelli - è informata da uno stile essenziale, equilibrato e lineare grazie agli insegnamenti accademici che egli intese riformulare autonomamente, aderendo piuttosto ad una personale visione artistica, e si contraddistingue per una luce calcolata, per sobrietà ed efficacia espressiva. Pur nella continuità del genere del ritratto, la mostra esamina, nell’ultima sequenza di dipinti, le contaminazioni che subì a causa delle tensioni sociali e delle aspirazioni politiche vissute dal popolo calabrese negli anni Dieci-Trenta del Novecento e l’attenzione, quasi cronachistica, alla temperie intellettualistica del tempo, presentando alcuni risultati della produzione artistica di Andrea Alfano, sussidiato castrovillarese della Provincia di Cosenza, Mario Battendieri ed Enrico Salfi. Maria, Natale Attanasio Quest’ultimo, figura di grande risalto della città di Cosenza, rigoroso filologo nelle sue rappresentazioni pompeiane, simbolista nella resa dei soggetti religiosi e abile ritrattista, fu il principale seguace di Domenico Morelli in Calabria. Nei ritratti del professore Paladino, del Cav. Marini Serra e del Cav. Trocini realizzati da Enrico Salfi, il genere del ritratto recupera reminiscenze quattro-cinquecentesche, prediligendo l’introspezione, la posizione e la vicinanza allo spettatore, non-

Completa l’esposizione, proponendo un lavoro di forte denuncia sociale, Il Cerinaio di Andrea Alfano. Questi, sussidiato castrovillarese della Provincia di Cosenza, colloca la propria produzione artistica in un più ampio e critico spirito di osservazione dei tempi coevi. Pittore e poeta, indagatore dell’animo umano, Alfano intese soffermarsi ove altri trovarono agevole non guardare, e volle additare a quei drammi verso cui gli altri fanno finta di niente. La vita degli umili è divenuta protagonista delle sue opere e, in esse, i personaggi si materializzano in un’atmosfera impalpabile, priva di riferimenti spazio-temporali, quasi a ricordare la loro dimenticata dimensione umana. Ciascuno dei dipinti qui brevemente enunciati diviene oggetto di approfondite ricerche nei contributi del catalogo, suddivisi in due sezioni volte a sistematizzare studi su ampie questioni generali e analisi specialistiche sui singoli artisti e opere della collezione provinciale, nel tentativo di dimostrare che l’indagine storico-artistica e la conoscenza hanno fortemente contribuito a tutelare, negli anni, questo patrimonio. Tali ricerche, inserite nel volume a compendio della temperie storico-artistica di cui fu teatro la Provincia di Cosenza nel contesto nazionale post-unitario, si pongono come un importante traguardo, configurandosi quale stimolo e auspicio verso nuove e sempre più impegnative indagini che la Provincia di Cosenza promuove e valorizza. La mostra sarà visitabile fino a sabato 10 agosto presso il MaM di Corso Telesio e rispetterà i seguenti orari: 10-13 e 17-21. Chiuso la domenica e il lunedi mattina salvo prenotazioni * direttore del Museo delle Arti e dei Mestieri della Provincia di Cosenza

17


18

Mezzoeuro


Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Dura presa di posizione del Movimento «Pugliano pensa solo a costruire nuove discariche e mega impianti inutili», così inizia il comunicato dei due parlamentari pentastellati con il quale i due rappresentanti bocciano senza mezzi termini il Piano regionale dei rifiuti. L’assessore all’Ambiente della Regione Calabria Francesco Pugliano replica da parte sua «la situazione è insostenibile: la Regione è pronta a far scattare un decreto d’urgenza per consentire di sversare la spazzatura non triturata, pur di accelerare lo smaltimento. Ma intanto si spendono 500mila euro al giorno per spedire i camion in Puglia».

Riciclare a cinque stelle La classica lotta dei poveri, che devono decidere tra una soluzione pasticciata con grave rischi per la salute dei cittadini e dell’ambiente e il caos totale nel momento della maggiore calura estiva con grave e immediato rischio di infezione. Questa è una eredità della lunga stagione del commissariamento che ha provocato un immane disastro nella regione, dal quale è difficile e costoso uscirne, ma soprattutto si preannuncia come un processo molto lungo caratterizzato da fasi di accelerazione e di immobilismo, per la difficoltà di intervenire efficacemente nei tempi adeguati. Vi sono difficoltà di carattere tecnico, poiché bisogna realizzare gli impianti, e di carattere economico, per le difficoltà finanziaria degli enti locali che non hanno le risorse indispensabili per affrontare il problema. La nuova tassa Ires che dovrebbe costituire il tesoretto dei comuni che gli dovrebbe consentire di recuperare le risorse necessarie si preannuncia molto problematica, poiché costituisce un ulteriore salasso per le già debilitate finanze di cittadini e imprese, e risulta difficile immaginare che possa essere introdotta molto facilmente. In questo momento la difficoltà maggiore resta la decisione sulle iniziative da intraprendere e quale forma organizzativa dare al sistema dei rifiuti. Da un lato la regione lamenta l’immobilismo che deriverebbe dall’applicazione del metodo nimby (not in my backyard), invocato dai pentastallati che interpretano le posizioni dei movimenti e dall’altro la regione che vorrebbe l’immediata realizzazione del piano regionale con la costruzione dei megaimpianti, e i rischi ambientali denunciati dai primi. Nel mezzo vi è l’urgenza di provvedere a dare una risposta immediata a una urgenza che si preannuncia drammatica. La guerra viene condotta a suon di comunicati stampa. «Non può passare la tesi del no ad ogni tipo di discarica» tuona l’asessore Pugliano. «Alle associazioni che usano e spesso gridano questi slogan andrebbe posta la seguente domanda: dove portare quella percentuale di rifiuti o scarti che residuano, sempre e comunque, anche nelle situazioni di elevatissimi standard di differenziata? Li imbarchiamo e mandiamo in Australia? In realtà, parlando con cognizione di causa e dati certificati alla mano, sappiamo benissimo di non poter fare a meno di un numero, seppure limitato, di impianti di servizio agli impianti. In Calabria abbiamo bisogno di discariche di servizio. Serve responsabilità e mediazione. È, in sintesi, quanto sostenuto dall’assessore regionale all’ambiente

Molinari e Barnanti bocciano il Piano Regionale dei rifiuti "Pugliano pensa solo a costruire nuove discariche e mega impianti inutili", così inizia il comunicato dei due parlamentari pentastellati Francesco Pugliano rispondendo, insieme all’assessore provinciale Leonardo Trento, alle domande di alcuni giovani rappresentanti di un’associazione locale, incontrati nei giorni scorsi a margine di un evento sulla eco-sostenibilità e lo sviluppo sostenibile promosso dall’assessore all’ambiente del Comune di Cariati Sergio Salvati, alla presenza, tra gli altri, del presidente della sezione turismo di Confindustria Cosenza Alfonso Cosentino, del Sindaco di Cariati Filippo Sero e del presidente della Fee Italia Claudio Mazza. Se la differenziata in Calabria, iniziata ma ancora ai minimi termini le responsabilità vanno individuate certamente nel lunghissimo periodo commissariamento, che ha oggettivamente creato caos, ma allo stesso modo vanno ricercate senza infingimenti in noi calabresi. Senza aprire polemiche, ma con sguardo storico - ha proseguito - se da questo punto di vista c’è un sistema squilibrato in Calabria, è in parte anche colpa della classe dirigente cosentina che, per decenni, ha preferito il principio secondo cui è meglio mandare i rifiuti al vicino. Una dato del resto è eloquente e lo conosciamo tutti: la provincia di Cosenza rappresenta oltre il 40% del territorio calabrese eppure non ha impianti di selezione e valorizzazione della differenziata. Con il risultato di non aver fatto neppur gli interessi degli stessi cosentini». Fin qui l’assessore. Replicano e deputati pentastellati Francesco Molinari e Sebastiano Barbanti: «Prendiamo atto che la decisione della Regione di bloccare il centro riciclo a Cosenza è strumentale alla creazione di un mega impianto che di innovativo non ha nul-

la, se non il nome. La lettera inviata ai sindaci del cosentino, dove si chiede di intercettare un luogo adatto alla costruzione della piattaforma di recupero/riciclaggio spinto prevista nell’area nord ovest della provincia di Cosenza, dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, la miopia politica di questa classe dirigenziale che non riesce ad immaginare un futuro ecosostenibile per la nostra terra e pensa solo a riciclare idee stantie che mai e poi mai potranno arrivare a risolvere il problema dei rifiuti in Calabria. Diciamo questo dopo un’attenta lettura del Piano regionale dei Rifiuti, linee guide che tralasciano le più elementari novità in campo di valorizzazione dei rifiuti - a partire dal trasporto su rotaie e alla necessità di creare micro aree totalmente indipendenti l’una dall’altra. Questo al fine di evitare il più possibile l’uso della gomma per i trasporti e di limitare il più possibile la distanza tra il punto di raccolta e quello di trasformazione. Quello che leggiamo tra le righe del piano regionale è, invece, solo un grosso impianto di tritovagliatura, a cui hanno cambiato il nome, con discarica di servizio a seguito che fa capire subito le finalità e gli intenti dei nostri politici regionali! Perciò sembra un paradosso quando Pugliano e Gualtieri scrivono di una “pianificazione” intelligente e di concreta attuazione, “proiettata nel futuro e, quindi, volta inesorabilmente al potenziamento e valorizzazione della raccolta differenziata e della selezione delle materie prime seconde”. Perché il vero futuro nel campo dei rifiuti sarebbe rappresentato dal nostro centro riciclo, un centro questo sì tecnologicamente all’avanguardia, come dimostra la positiva applicazione del modello a Vedelago. E dire che eravamo stati fiduciosi quando venne firmato il protocollo di intesa tra il sindaco Occhiuto, l’ex Ministro Clini ed il governatore Scopelliti. Ma, ad oggi, ogni speranza è vana ed ogni nostra previsione si è avverata puntualmente. Consigliamo perciò ai residenti dei Comuni segnalati dall’assessore Pugliano (Tarsia, Spezzano Albanese, Bisignano, San Marco Argentano, Roggiano Gravina, Altomonte, Firmo, Lungro, Saracena, Castrovillari, San Basile, Morano, Frascineto, Luzzi, Lattarico, Torano Castello, Mongrassano, Cervicati, S. Sofia d’Epiro, S. Lorenzo del Vallo, Terranova da Sibari) di vigilare attentamente sulle attività delle proprie amministrazioni comunali che sicuramente riceveranno pressioni e promesse di regalie affinché si possa stuprare ulteriormente il territorio per avvantaggiare i soliti noti. E noi, statene certi, daremo il nostro supporto a tutti i cittadini che si faranno carico di quest’onere».

19



Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Bando di ammissione 2013/2014

L’Unical scalda i motori

Numero di immatricolazioni che conferma l’offerta formativa dello scorso anno Risultato non di poco conto se si considera la diminuzione delle risorse disponibili È stato presentato nella sala stampa del centro congressi “Beniamino Andreatta”, il bando per il concorso di ammissione ai corsi di laurea e di laurea magistrale a ciclo unico dell’Università della Calabria per l’anno accademico 2013/14. All’incontro - moderato dal responsabile delle Relazioni esterne e comunicazione, Francesco Kostner - ha preso parte il delegato per la didattica, professor Nicola Leone ed il responsabile dell’area didattica, Franco Santolla. «Siamo molto soddisfatti - ha dichiarato il professor Leone - di aver messo a bando un numero d’immatricolazioni che in buona sostanza conferma l’offerta formativa dello scorso anno. Un risultato che non deve apparire di poco conto se si considera la consistente diminuzione delle risorse disponibili ed il parallelo innalzamento dei requisiti di qualità richiesti». Il delegato per la didattica ha, inoltre, voluto sottolineare che tutti i corsi di laurea attivati dall’Unical, da quest’anno, hanno ricevuto la certificazione dell’Anvur, l’Agenzia nazionale preposta all’accreditamento dell’offerta formativa delle Università. «Un’ulteriore garanzia di qualità - ha spiegato - che conferisce aggiunge valore ad una laurea conseguita all’Università della Calabria». Il responsabile dell’area didattica, Franco Santolla, dal canto suo, dopo aver chiosato sulle principali caratteristiche e scadenze del bando d’ammissione (disponibile all’indirizzo web www.segreterie.unical.it) s’è soffermato su alcune importanti novità come l’abbassamento del tetto massimo delle tasse e la possibilità - utilizzando i sistemi elettronici di paga-

mento - di realizzare delle importanti economie. L’appuntamento ha infine, rappresentato il “battesimo” dell’attività, ancora sperimentale, di Unical Channel, la televisione dell’Università del-

la Calabria che, nei prossimi giorni, sul canale 685 del digitale terrestre, trasmetterà integralmente la conferenza stampa. L’ateneo insomma nonostante le tante difficoltà, rimane una certezza e un punto di riferimento fondamentale per la Calabria.

Lo schema riassuntivo dell’offerta didattica con le principali variazioni rispetto al bando dello scorso anno

21



Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Referendum tradito

Chiare, fresche e dolci acque di Sandro Scalercio

Si è svolto a Corazzo nei pressi dei ruderi di quella che un tempo fu una certosa, immersi nel verde in una magnifica giornata di sole, l’incontro regionale promosso dal coordinamento calabrese acqua pubblica Bruno Arcuri, un incontro aperto con lo scopo di fare il punto sulle varie battaglie in difesa del territorio e dei beni comuni e provare a costruire un percorso comune e dal basso con i soggetti che condividono questi temi sul territorio calabrese. La presenza di Padre Alex Zanotelli ha impreziosito la serata ribadendo che siamo in mezzo ad una feroce lotta per accaparrarsi le risorse essenziali del pianeta tra le quali, naturalmente, la prima è l’acqua, e sottolineando la necessità di una forte unione tra le varie realtà presenti in questa battaglia per dare peso alla stessa, facendo pressione sulle istituzioni affinché ratifichino il risultato del referendum sull’acqua pubblica. Ha aggiunto poi l’idea di creare un fondo in cui autotassandoci, ognuno per quello che può, possa essere utilizzato a sostegno delle iniziative da portare avanti. Alba (alleanza per il lavoro bene comune e ambiente) come nodo provinciale di Cosenza ha aderito all’iniziativa se non altro per quello che è il proprio dna sociale e politico. I partiti tradizionali, venendo meno alle indicazioni dell’art. 49 della Costituzione, si sono trasformati in impermeabili blocchi di potere che di fatto impediscono la partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese; di conseguenza le realtà associative e i movimenti, anche in Calabria, hanno rappresentato, in considerazione del vuoto di rappresentanza politica che negli ultimi 20 anni si è fatta drammatica, l’unico sbocco alla rinnovata voglia di impegno civico dei cittadini. Il successo in termini numerici della raccolta firme per l’acqua bene comune ha dimostrato l’enorme vitalità sociale e civica che c’è nel nostro vituperato Paese, ed è una risorsa fondamentale per spingere ad un rinnovamento dal basso della politica nazionale. Noi di Alba ci poniamo come obbiettivo quello di dare dignità e rilevanza politica a questa variegata realtà ed ai temi che affronta concretamente, perché è nel confronto con queste forze che la politica può ritrovare il contatto vero con il territorio ed i problemi della gente. Gli interventi sono stati molti, nei quali si è sottolineato il lavoro fatto finora, dando naturalmente risalto alla stagione del referendum sull’acqua pubblica ed a quell’enorme risultato di partecipazione; si è messo in evidenza la colpevole inadempienza dei dirigenti istituzionali a ratificare la volontà popolare attraverso l’esempio del Sindaco di Catanzaro Abramo che, pur prendendo atto del risultato referendario, ha affermato in consiglio che non è possibile rendere pubblica la gestione delle risorse idriche (e siamo tutti al corrente della scellerata gestione operata dalla Sorical proprio in quelle zone ed in particolare nel Vibonese); Altri hanno ribadito la necessità della lotta senza compromessi e di evitare intrusioni o cappelli di carattere politico da parte di chi vuole sfruttare a proprio vantaggio il movimento. Noi di Alba abbiamo messo in rilievo la necessità di dare un’organicità a tutti i temi che riguardano l’ambiente, i beni comuni ed i diritti fondamentali, trovando una unità d’intendi per creare un grande coordinamento che metta insieme tutte le varie forze in campo, unificando, ove possibile le iniziative.

Il popolo delle associazioni in campo a difesa dell'acqua pubblica Ancora una volta il potere cerca di stravolgere la volontà emersa dalle urne, e ridare la gestione ai privati, il cui unico obiettivo è di realizzare profitti sulle spalle della collettività Divisi si presta il fianco al divide et impera sul quale poggia l’arroganza dei nostri dirigenti; in realtà siamo numericamente consistenti ma spesso questo non si vede. Occorre dare consequenzialità al formidabile strumento della mobilità popolare, e lo si può fare solo ponendosi l’obbiettivo della rappresentanza istituzionale, non dobbiamo rifiutare la politica ma ridarle dignità e riempirla di contenuti, riportarla al ruolo che le compete e cioè l’essere strumento di democrazia. Attraverso le battaglie e le iniziative, all’interno dei movimenti e delle associazioni, si sono espresse professionalità e sviluppate competenze che debbono puntare ad assumersi responsabilità di governo per dare sostanza alle idee e mettersi alla prova, perché è nella stanza dei bottoni che bisogna dimostrare a noi stessi ed alla comunità di saper mantenere coerenza ed onestà. Occorre però quella visione complessiva dell’organizzazione sociale che è visione politica e che deve dare organicità alle istanze che vengono dal territorio integrandole in un programma di ampio respiro, un modello nuovo di pensiero che ponga al centro di ogni azione politica, sociale ed economica, l’essere umano, e spezzi il dominio neo li-

berista che tende a mercificare ogni cosa relegando anche i diritti all’interno di variabili statistiche che sottendono all’economia finanziaria.

Padre Alex Zanotelli foto baseness.blogspot.com

23



Mezzoeuro Andamento lento

San Fancesco guidaci tu Pietro Ciucci scrive a Mario Oliverio: i lavori sulla ss.18 allo svincolo di Paola si concluderanno quanto prima «L’andamento dei lavori per la definitiva e completa realizzazione dello svincolo della ss. 18 “Tirrena Inferiore” per l’innesto con la città di Paola e il santuario di San Francesco è stato condizionato da ripetuti momenti di difficoltà economica dell’appaltatore, circostanza che ha comportato vari periodi di fermo delle attività lavorative». È quanto si apprende, tra l’altro, dalla lettera che l’amministratore unico dell’Anas Pietro Ciucci ha inviato in risposta alla missiva del 17 luglio scorso con la quale il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio aveva fortemente sollecitato la necessità di un intervento rapido e urgente per la ripresa dei lavori e il completamento dello svincolo di Paola. «Come a Lei certamente noto -scrive Ciucci a Oliverio- dopo un primo periodo di consegna parziale dei lavori di che trattasi, dovuto sia a demolizioni di opere insistenti nelle aree di cantiere che alla risoluzione di interferenze con sottoservizi e tralicci Rfi, i lavori nel loro complesso sono stati consegnati nel gennaio del 2011. L’andamento degli stessi è stato condizionato da ripetuti momenti di difficoltà economica dell’appaltatore, circostanza che ha comportato vari periodi di fermo delle attività lavorative. Dal gennaio 2013 le attività del cantiere sono riprese con discreta produzione e sono proseguite, senza soluzione di continuità, fino al mese di maggio u.s. quando, ancora, per problemi di natura economica, l’appaltatore ha di nuovo sospeso i lavori». «Le preciso -si legge ancora nella lettera- che la produzione complessiva dell’intervento già realizzato ammonta a circa 820mila euro, pari a circa i 2/3 del valore dell’appalto, e che i lavori ancora da eseguire riguardano, per quanto concerne l’opera principale, la realizzazione della rampa per il traffico proveniente da Reggio Calabria ed altre opere complementari (idraulica, rivestimenti delle paratie, illuminazione). L’appaltatore ha espressamente manifestato la volontà di riprendere i lavori e condurli a termine quanto prima, anche per evitare un’eventuale risoluzione del contratto. La configurazione del cantiere risulta tale da consentire comunque tutte le manovre dell’originario svincolo a raso; la percorribilità, in entrambi i sensi del tratto in argomento, sia pure con deviazioni su rampe provvisorie, non costituisce pericolo per la circolazione, pur rappresentando un disagio alla normale viabilità». «Rimanendo a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento -conclude Ciucci- Le assicuro tutta la mia attenzione alla risoluzione delle sovraesposte problematiche».

Qui a destra la lettera inviata dall'amministratore unico dell'Anas, Pietro Ciucci al rresidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio

Sabato 3 Agosto 2013

25


26

Sabato 3 Agosto 2013

Mezzoeuro

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

0981.992322

VIA DEL POPOLO, 1

NUOVAAPERTURA

Ufficio Area urbana Rende - Cosenza Via Marconi (s.s.19 bis), 72 - Cosenza

Il nuovo numero di telefono della sede zonale EPAS di FRANCAVILLA MARITTIMA è:

0981.992322

BELVEDERE MARITTIMO - FAGNANO CASTELLO - PAOLA - ROSE SANTA DOMENICA TALAO - TARSIA Vuoi aprire una sede nel tuo comune? CONTATTACI!


Mezzoeuro

Sabato 3 Agosto 2013

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

È tempo di bilanci per quel che riguarda il settore pensionistico in Italia, oggetto di numerose e importantissime riforme negli ultimi anni. I dati relativi ai lavoratori posti in quiescenza e, di conseguenza, alla spesa sostenuta dallo Stato per far fronte al soddisfacimento di questo diritto per milioni di cittadini, merita di sicuro un’analisi attenta e approfondita, al fine di capire se e in che misura gli obiettivi che si intendevano raggiungere con tali riforme siano stati effettivamente centrati.

Effetto riforme Crolla il numero delle pensioni Come era facile prevedere, è visibilmente diminuito il numero di pensioni liquidate nei primi 6 mesi del 2013, con un autentico crollo per quel che concerne soprattutto i lavoratori dipendenti, (tanto del settore pubblico che di quello privato), area che ha fatto registrare addirittura un calo del 38%. Le grandi differenze col passato sono riconducibili al sensibile aumento dell’età pensionabile, che si concretizza nella variazione importante dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia e per la stretta sulle pensioni di anzianità: inoltre, l’età media effettiva del pensionamento è destinata ad aumentare ancora, sebbene già ora si attesti sui 61 anni e mezzo per i dipendenti privati e sui 61 anni per quelli pubblici. «La rivoluzione che ha investito il settore previdenziale ha generato grandi cambiamenti economici e normativi -sono le parole del Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e ha creato anche difficoltà di un certo rilievo a tanti cittadini. Ad ogni modo, però, le riforme messe in atto sono state reputate dolorose ma necessarie per il risanamento dei conti pubblici, per cui la speranza adesso -dice ancora Nesci- è che in futuro non si debba più ricorrere a provvedimenti così radicali a danno dei lavoratori». Provando a fornire qualche dato in merito a tali riforme, oltre alla netta diminuzione del numero di pensioni erogate, il dato di maggior rilievo è senza ombra di dubbio l’ipotesi di risparmio avanzata dall’Inps: l’Istituto Previdenziale ha stimato in oltre 80 miliardi di euro il risparmio realizzato nel decennio 2012-2021 con l’attuazione delle nuove norme rispetto alla normativa prima in vigore. Interessante notare anche come, con un’età media effettiva di pensionamento di 61 anni e mezzo, l’Italia è molto vicina alla Germania (61 anni e 7 mesi) ed è ormai molto più avanti della Francia (59,3 anni), mentre resta ancora “più giovane” di Spagna, Regno Unito e Svezia. Nel parlare di età media, però, è bene tener conto che ancora oggi l’età per la pensione è molto diversa tra i diversi settori, andando dai 54,8 anni per i corpi di polizia fino ai 71 anni per i magistrati. «La questione risparmio è senza ombra di dubbio una priorità assoluta per il bene del Paese -osserva Il Presidente Epas- e purtroppo spesso questa esigenza è stata realizzata mediante scelte e soluzioni poco popolari. Allo stesso tempo, però, speriamo che provvedimenti e misure dell’immediato futuro non debbano basarsi su ulteriori sacrifici richiesti a lavoratori e pensionati -conclude Nesci- ma che si trovino rimedi che non vadano a gravare sulle tasche dei cittadini e a colpire i redditi più bassi, ma che trovino le risorse necessarie attraverso altre vie, come ad esempio la lotta agli sprechi e all’evasione».

SI AVVISANO I CITTADINI DI SARACENA E DEI COMUNI LIMITROFI CHE NEL PROSSIMO MESE DI SETTEMBRE IN PIAZZA XX SETTEMBRE N° 21, SARACENA APRE UNA SEDE DELLA FNA. LA RESPONSABILE DELL’UFFICIO È LA Dott.SSA BARBARA FORTE. PER INFORMAZIONI TELEFONARE AL NUMERO 340/9692335

27



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.