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0,50 + 0,50 Voce ai giovani

numero 47 - Anno 12 Sabato 23 Novembre 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce “Premio Sessa”, la cultura ai giovani contro il femminicidio www. mezzoeuro.it

Montalto e la sua chiesa. Il culto sì, gli affari no

www. mezzoeuro.it


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Sabato 23 Novembre 2013

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Il legno storto

Tra i siti cosentini di animazione culturale,

Vertigo Arte

Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli

Ediratio editore Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana

n. 12427

Assieme alla prestigiosa associazione “Le Muse Arte” diretta da una eccezionale figura femminile di intellettuale, Myriam Peluso, promotrice di iniziative di grandissima importanza, che ebbe tra i suoi ispiratori il compianto Senatore Umile Peluso, un politico di vastissima cultura e sensibilità intellettuale (di cui occorrerebbe ricordarsi e parlarne meglio e più ampiamente), va tenuto presente anche il Centro internazionale di ricerca per la cultura e le arti visive contemporanee Vertigoarte che svolge programmi di grandissimo e raffinato livello, della quale finora ci si è accorti poco in una città che più spesso pensa ad altro, ma che certamente troverà apprezzamenti crescenti in quella parte di opinione pubblica giovanile in particolare, che pure a Cosenza non rimane facilmente vittima dei travisamenti e distrazioni di varia provenienza. La sede della Vertigoarte è nella suggestiva via Rivocati, e qui organizza le sue attività che finora hanno riguardato mostre su temi specifici, L’ideatore e l’ispiratore degli impegni culturali della associazione è un giovane, Emiliano Sacco, appassionato e convinto assertore di un ruolo decisivo della cultura e, in questa, della creazione artistica. Nel conversare con Emiliano, nell’ascoltarlo su quello che vorrebbe fare della Vertigoarte, un centro di discussione ed approfondimento delle principali esperienze, estetiche, filosofiche, di teoria della politica,di formazione della coscienza pubblica, che danno la cifra della inquietudine e della ansiosa sperimentazione della mente contemporanea, si rimane presi del suo entusiasmo e della sua ricchezza di idee

di Franco Crispini

Non si ha difficoltà a collaborare alla sua impresa culturale perche se ne vedono le finalità non di intrattenimento divagatorio bensì di sollecitazione a costruire orizzonti di appropriazione critica di fenomeni propri della sensibilità attuale. Dalla frequentazione e dai contatti che Emiliano Sacco ha con gli ambienti della nostra università ne vengono stimoli a dare vita a programmi, a cicli di ricognizione culturale su di un ampio arco di problemi: uno di questi appunto raccoglie sotto il malizioso titolo “Tentazioni e... tentativi”, interventi di specialisti abili nella conversazione pubblica, i quali, nella stagione 20013-20014, si soffermeranno sui temi proposti, in serrati confronti di idee da cui fare scaturire linee di tendenza della cultura italiana ed europea. Si ha motivo di credere che gli incontri, per una loro caratteristica che li rende diversi dalle lezioni accademiche, non mancheranno di attirare l’interesse di quanti nella città sentono il bisogno di aprirsi ad una produzione intellettuale che dalla dimensione estetica a quella etica a quella politica, va elaborando una visione del mondo più consona alle inclinazioni di questa nostra età. I programmi della Vertigoarte spaziano ovviamente su di un ventaglio di iniziative rivolte a tipologie di interessi culturali diversi, e in queste direzioni si sforzerà di raggiungere due obiettivi: la serietà ed i rigore critico delle proposte; la qualità indiscussa di quelli che avvieranno le discussioni, che sapranno orientarle e guidarle sulla base delle loro competenze. Se questi scopi, oltre quello sicuramente di un richiamo alla città a non trascurare occasioni di crescita culturale collettiva, verranno raggiunti, se la partecipazione soprattutto giovanile non sarà deludente, per Emilio Sacco e tutti suoi collaboratori potranno esservi giusti motivi di gratificazione: vorrà dire che vale davvero la pena un impegno operativo per arricchire le coordinate culturali della città. Intanto va segnalata una originale riflessione sulla “seduzione del microcosmo” attraverso una mostra su Mattia Preti presso il Museo dei Brettii e degli Enotri il 28 novembre prossimo. Sono chiare le ambizioni di Vertigoarte e favorirle è nell’interesse di tutta la comunità culturale cittadina.



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Sabato 23 Novembre 2013

Mezzoeuro C’è dell’altro dietro la vetrina

Due “Stelle” a Porta a Porta C’è del fermento nell’universo mondo che per anni, forse troppi, ha costeggiato nei meandri della politica talvolta finendo per essere corteggiati, talvolta solo spremuti. Ci riferiamo agli imprenditori di prestigio, di eccellenza, dove l’uno e l’altro degli aggettivi sono a testimoniare non tanto fatturati quanto idee, forza di penetrazione sociale, presenza sul territorio. È da un po’ di tempo che si muove qualcosa in questo senso ed è generalmente quando si è nei paraggi di grandi cambiamenti epocali che si percepiscono sensazioni del genere. L’altra sera, nel salotto buono del primo canale e cioè da Bruno Vespa, Pippo Callipo e Pina Amarelli sono andati in vetrina. Davanti al presidente di Confindustria Squinzi e nella puntata dove si è parlato del ruolo forte e ormai imprescindibile che debbono recitare le migliori aziende nel territorio due tra le più storiche e affermate imprese di Calabria hanno inorgoglito i conterranei. Callipo con i suoi cento anni e Amarelli addirittura con trecento hanno presentato al grande pubblico non tanto numeri ma volti e metodi rassicuranti, incoraggianti. Un Sud e una Calabria che non molti conoscono, specie fuori da qui. Un Sud che si dà da fare, che non piange più, che si fa forte delle proprie prerogative anche naturali e si lancia nella sfida della competizione che ormai è mondiale. Un Sud che ha le sue eccellenze che possono fare da guida soprattutto per i giovani. Non a caso sotto gli occhi di Squinzi e del ministro dell’Istruzione Carrozza s’è parlato da Bruno Vespa di ricerca scientifica, di fuga dei cervelli da arrestare, di energie conterranee da incentivare seppure al cospetto di uno Stato che investe poco e ci crede ancora meno. Da qui il ruolo essenzia-

Pippo Callipo e Pina Amarelli nello studio di Bruno Vespa nella serata delle aziende che sono chiamate a trainare il Paese in questo momento drammatico. C'è qualcosa che bolle in pentola nel mondo delle fatture impegnate nel civile C'è fermento le delle grandi e avveniristiche aziende che hanno affrontato poi anche concretamente il tema dell’incentivazione della ricerca. Unanime, tra i presenti, la convinzione che solo con il meccanismo del credito d’imposta si metterebbe davvero in campo un circolo virtuoso in grado di consentire alle imprese di investire ingenti capitali, con sgravi fiscali diretti, nel mondo della ricerca che è poi essenziale nel medio periodo alla stessa produzione industriale. Proprio Pippo Callipo in questi giorni ha inaugurato un concorso all’Unical per

Pina Amarelli e Pippo Callipo

giovani talenti dove verrà premiato chi sarà in grado di presentare il miglior progetto imprenditoriale, mettendo in gioco le proprie conoscenze e competenze. «L’obiettivo - ha detto Callipo - è quello di aiutare i giovani ad affacciarsi nel mondo del lavoro, cercando di adoperarci ognuno nel proprio campo. I giovani dovrebbero mettersi in gioco e partecipare ad iniziative del genere, anche se so bene che queste non sono né la panacea né la soluzione di una questione centrale per lo sviluppo calabrese. Ma i ragazzi devono comunque essere presenti per aprire le loro menti». Il tema in ogni caso è questo e l’apparizione mediatica dell’altra sera non poteva poi soddisfarlo più di tanto. Ma il tema contemporaneo rimane tutto. Nella fase in cui ci troviamo con la credibilità dei partiti (ma non della politica) ridotta ai minimi termini. Con la grande crisi economica, finanziaria e valoriale. Con lo scenario di incertezza etica che affoga soprattutto le realtà più depresse come la nostra è questo il tempo delle aziende brillanti che si mettono in gioco al servizio di un progetto, di un’idea di crescita collettiva. È il tema questo del momento e non si fa fatica a capirlo questo. È più o meno sottotraccia, almeno per ora. Ma il fermento c’è tutto. C’è del dinamismo, del movimento nell’aria. È il momento probabilmente delle imprese eccellenti, per prodotti eccellenti ma anche per comportamenti etici eccellenti. È nelle grandi transizioni epocali che ci si aggrappa a chi ha più luce. Callipo e Amarelli per una sera hanno brillato e lo hanno fatto tanto più perché hanno aggiunto un’appartenenza territoriale al Sud e alla Calabria che aggiunge altro significato e altro valore ancora alla faccenda. Non a caso, Callipo e Amarelli, due “Stelle del Sud” premiate nelle ultime due edizioni dalla kermesse di Assud di fine estate in Sila. Due “Stelle” a Porta a Porta, per una sera. Ma c’è del fermento e non tarderemo a capire perché...


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Sabato 23 Novembre 2013

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Il “biondo” della politica

Maria Elena Boschi, tra i deputati più vicini a Renzi e organizzatrice della Leopolda, non ha dubbi: «Siamo molto soddisfatti del voto regionale tra i tesserati, si è fatto un gran lavoro sul territorio» «Come ho trovato il partito? Si capisce che c'è gran voglia di cambiamento» «Il congresso entro marzo e il candidato alla presidenza della Regione con le primarie» Il “braccio armato” e gentile di Matteo Renzi, l’hanno definita tra l’altro. L’organizzatrice, la macchina della Leopolda. Ma, onorevole Boschi, qui c’è ancora chi pensa che la Leopolda sia una radunata tardoestiva con salsicce e birre al seguito, o comunque una kermesse più mediatica che di sostanza. Ci dice lei cosa rappresenta davvero per la sinistra italiana questo appuntamento fiorentino? «La Leopolda è una bellissima palestra per la partecipazione politica. Quest’anno è arrivata alla sua quarta edizione. Oltre 16000 persone da tutta Italia sono venute, a proprie spese, a Firenze per parlare di politica. Ragazzi che hanno saltato la scuola il sabato, donne incinta, tante persone che provengono dal mondo dell’associazionismo e dalle nuove professioni. Tantissime persone che hanno avuto voglia di raccontare la propria storia, di lanciare un’dea, un progetto. Io credo che dovremmo riportare anche dentro al Pd questo entusiasmo, questa curiosità, la voglia di partecipare, di essere un nome, un volto e non solo un numero». E questo ben di Dio di aspirazioni Matteo Renzi lo ha affidato a lei sul piano organizzativo, come è ormai noto a tutti. Non deve aver qualità da poco per cavarsela... «Credo che aver coordinato tutti i suoi comitati alle primarie dello scorso anno sia stato un bell’allenamento... Avendo solo 10 giorni a disposizione per l’organizzazione serviva qualcuno che non si spaventa facilmente!». Già, paura non ne ha mostrata di certo. Chissà se invece s’è spaventata quando ha fatto le "conoscenze" del Pd di Calabria... Che partito ha trovato nel corso del suo breve tour elettorale? «In poche ore è difficile farsi un’dea precisa. Credo però che anche qui, come in tutta Italia, ci sia voglia di cambiamento. Il risultato della prima fase del congresso riservata agli iscritti ha dimostrato che anche in Calabria c’è un forte desiderio di ri-

Soddisfatti

del voto in Calabria partire con persone nuove e soprattutto un modo nuovo di vivere la politica, lasciandosi alle spalle il periodo poco felice del commissariamento. L’importante è non soffocare questo entusiasmo». Mi sta dicendo che è rimasta piacevolmente sorpresa dalla performance di Renzi tra i tesserati calabresi? Si aspettava di più o di meno? «Siamo molto contenti del risultato che Matteo Renzi ha avuto in Calabria anche perché dimostra il lavoro che è stato fatto in questo anno sul territorio da parte di tanti uomini e donne che ci hanno creduto fin dall’inizio e da chi ha aderito al nostro progetto. Io credo che sia la dimostrazione di come all’interno del Pd sia cresciuta la fiducia nei confronti di Matteo Renzi e del nostro progetto di cambiamento radicale. La vera sfida però sarà l’8 dicembre quando tutti potranno votare, iscritti e non iscritti al Pd. Io mi auguro che chi ha voglia di cambiare davvero verso all’Italia venga a votare per Matteo Renzi». Questa, la Calabria, è la terra delle tessere avvelenate poi finite sulla stampa nazionale. Talvolta troppe, talvolta troppo poche. Terra di intifada nel Pd che si combatte da anni ormai. Cosa cambierà secondo lei nel partito calabrese dopo l’8 dicembre? Ci sarà vero rinnovamento nella forma e nella sostanza? «Sono convinta che dall’8 dicembre, se Matteo Renzi diventerà segretario del Pd, non cambierà solo il partito calabrese, ma il Paese. Di sicuro la prima cosa che ha promesso di abolire sono proprio le correnti interne al Pd. E lui mantiene sempre le promesse». Come pensate di individuare, se vince Renzi ovviamente, i prossimi candidati governatori delle regioni? E i congressi regionali? Quando si terranno? «Le regole del Pd sono chiare e prevedono primarie nel caso in cui ci siano più candidati alla presidenza della Regione. Sicuramente non verrà meno questo bellissimo strumento di democrazia che soltanto il Pd ha. Per quanto riguarda i congressi regionali, secondo il regolamento, dovranno tenersi entro la fine di marzo in tutta Italia». La Cancellieri (per ora) è salva, il governo pure. Dal 9 dicembre Enrico Letta sarà un premier più forte o più debole di prima? «Enrico Letta ci ha detto che il voto sulla Cancellieri era in realtà un voto di sfiducia nei confronti suoi e del suo governo e non nei confronti del ministro. Ci ha chiesto un gesto di responsabilità e noi gli abbiamo dato una mano lealmente, nonostante continuassimo a pensare - e lo

pensiamo tutt’ora- che il ministro si dovesse dimettere. Noi riteniamo che il governo esca indebolito da questo voto di fiducia perché ha un ministro della Giustizia dimezzato che non gode più della autorevolezza di prima e della stessa credibilità di fronte ai cittadini pur dovendo lavorare a riforme importantissime per il nostro Paese. Credo però che se l’8 dicembre Matteo Renzi diventerà segretario del Pd il governo sarà rafforzato con un Pd più forte e più coraggioso a sostenerlo. L’importante però è che il governo Letta faccia ciò che ha promesso di fare». Domenico Martelli

La “leoparda”

Probabilmente in questo momento è la deputata più vicina a Matteo Renzi, o se magari è antipatico stilare classifiche del genere diciamo che è senz'altro la più ostinatamente renziana che c'è in circolazione. Una volta si diceva del "cerchio magico" del leader e forse è la metafora che fotografa meglio anche adesso chi fa parte delle "grazie" del capo carismatico. A lei, a Maria Elena Boschi, Renzi ha affidato non solo l'organizzazione delle primarie dello scorso anno ma la Leopolda di Firenze, la kermesse fiorentina che per il sindaco vale come trampolino di lancio programmatico per la campagna elettorale in vista dell'8 dicembre. Un ruolo di assoluto rilievo se si tiene soprattutto in considerazione la maniacalità organizzativa che, pare, affligge il sindaco candidato alla segreteria del partito. Maria Elena Boschi è nata il 23 gennaio del 1981 a Montevarchi (Arezzo). È deputato da questa legislatura eletta nella circoscrizione della Toscana. È avvocato, vive e lavora a Firenze ed è membro del Cda di Publiacqua, la società a capitale misto pubblico-privato per la gestione delle risorse idriche del Fiorentino e della Toscana.

Maria Elena Boschi Sopra, con Matteo Renzi alla Leopolda



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Sabato 23 Novembre 2013

La giostra del potere non si ferma mai

E se Scopelliti chiedesse aiuto?

L’ultimo chilometro deve compiere Scopelliti ma sembra un’eternità visto da qui. Ha a portata di mano, il governatore, tutto e il suo contrario nel senso che mai crediamo si siano verificate come adesso tante e inedite occasioni per decollare così come per finire nel fango. E lui conosce bene che significa l’uno, e l’altro. L’ultimo chilometro di legislatura deve pedalare Scopelliti prima che possa, se vuole e se gli conviene, riprovarci per bissare Palazzo Alemanni ma è un distanza incolmabile vista da qui. C’è il mondo in mezzo nel senso che letteralmente è andato in pezzi il santuario delle certezze del 2010. Non c’è il Pdl, non c’è l’Udc, non c’è Berlusconi al potere ma non c’è neppure Alfano in quanto “Alfano”, se vogliamo ancora non c’è neppure il Pd nel senso che non è dato sapere chi comanda e comanderà e con chi trattare. È rimasto solo il presidente della Repubblica di prima, per il resto è tutto (fintamente) nuovo e indefinibile a cominciare da Forza Italia che non si capisce bene se sarà un partito nuovo, una ritorsione con codice fiscale associativo, un movimento col leader a casa o peggio in galera, un grande sommovimento di popolo illuminato ricco e incazzato che ha la sua dignità, e i suoi numeri, tra la gente.

Nessuno ancora sa bene in che modo si tradurrà in consiglio e in giunta regionale la deflagrazione (vera o finta che sia) del centrodestra nazionale Il governatore potrebbe persino chiedere una mano al Pd so che la regione non può farne a meno e nessuno tra i politicanti si sogna di mettersi al suo posto, almeno in questo momento. Deve andare avanti insomma, anche con una discreta fermezza. Già, ma come? Il primo elemento di ingovernabilità che non è azzardato definire come assai probabile glielo daranno a breve proprio i suoi ex compagni di potere. Forza Italia ben prima di Natale uscirà dal governo di Letta e a cascata chiederà che si faccia lo stesso in tutte le amministrazioni locali dove regnava il fu Pdl. A Galati, dominus di Forza Italia in Calabria e intestatario dell’intifada contro Scopelliti e Alfano, non parrà vero di poterlo fare. Altro che rivendicazioni di posti in giunta al pari di Nuovo centrodestra. Altro che giro di valzer da imporre a due dei suoi, Mancini e Tallini.

Un’era politica geologica c’è in mezzo tra Scopelliti e il suo eventuale bis senza contare Grillo, Renzi che si muove e parla da imminente comandante, fibrillazioni industriali, movimentismi di quartiere, inchieste della magistratura che non si sono mai fermate. Ciliegina sulla torta le europee di primavera come possibile via di fuga per salutare tutti, oppure elezioni politiche drammaticamente anticipate oppure ancora un ruolo nazionale nel partito di Alfano. Si capisce bene il perché, con questo scenario, Scopelliti per quanto la possa prendere di petto la situazione (e lo fa, con tanto di cappello) deve comunque accendere un cero alla madon- Da sinistra: na prima di andare a dormire. Mimmo Tallini, Nicola Adamo, Giacomo Mancini Anche i compagni di viaggio di cui si circonda o i previsori di scenari a pagamento devono arrendersi: può succedere di tutto, ogni giorno e per Per quanti posti al sole ha promesso in giro Galati tutti. in questa fase non riuscirà mai ad accontentare Una cosa però è certa. Scopelliti deve finire un antutti e niente sarà meglio per lui che chiamare gino e mezzo di legislatura in questo mare inafferro e passare forti e compatti all’opposizione. rabile di incertezze generali. Deve farlo nel senScopelliti in un primo momento potrebbe persi-

Peppe Scopelliti

no far finta di nulla, distribuirà le due deleghe oggi in mano a Forza Italia e proverà a raccogliere punto per punto briciole di consiglieri in aula. Non dovrebbe essere impossibile tirare a campare, nessuno vuole andare a votare in questo momento e in queste condizioni. Uno scenario mediocre però che tenderebbe a svilire Scopelliti, scoprirlo sul lato della forza, dell’affidabilità specie rispetto al ruolo che lui stesso chiede di avere. Un governatore meno incisivo, logorato fino a fine mandato. In antitesi a questa prospettiva s’infila il piano “b” che è più difficile, presuntuoso, per certi aspetti più coraggioso, ma che va preso in considerazione soprattutto se teniamo come punto di riferimento il governo Letta-Alfano e il clima che ne viene appresso. Scopelliti, per farla più breve, potrebbe chiedere una mano al Pd per girare l’ultima curva della legislatura. Un tratto insieme, di responsabilità e di servizio. Da offrire sul piatto democratico o sottoforma di appoggio esterno, punto per punto. O addirittura con un rimpasto tipico da larghe intese, da legislatura trasversale e di scopo. Dopotutto è quello che sta accadendo a Roma e non si capisce perché qui dovrebbe apparire abominevole. Scopelliti potrebbe avere il coraggio (o la faccia) per fare il passo. Già, questo è un punto. L’altro è immaginare cosa farebbe il Pd di lotta e di governo che si dilania tra larghe intese e battaglia feroce contro il governatore. Che proporrà di fare Sandro Principe, il capogruppo, per esempio? E Nicola Adamo? E come la prenderà una proposta del genere tanto per dire Mario Oliverio che da fuori aspetta il suo turno per giocarsi la sua di partita? Ed Ernesto Magorno? A guardar bene non sono irrintracciabili nel recente passato “simpatie” personali che qualcuno del Pd ha covato nei confronti di Scopelliti. Per non parlare del fascino irresistibile che un potere inaspettato potrebbe giocare anche sul piano intimo, individuale. Se Scopelliti si azzardasse nelle avances metterebbe in grande imbarazzo un partito che non sa ancora se deve morire democristiano. E che nell’attesa, di capirlo, potrebbe non disdegnare una delega e una posta di bilancio. Hai visti mai. d.m.

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Sabato 23 Novembre 2013

Mezzoeuro Campagne d’inverno

L’assalto al Principato

Da sinistra Sandro Principe, Raffaele De Rango, Mimmo Talarico, Pietro Ruffolo

Che il principato di Rende è da più tempo sotto assedio non risulta più una novità. Dopo il fallimento della richiesta della commissione d’accesso da parte della coalizione del centrodestra regionale per infondate infiltrazioni mafiose il principato di Rende barcolla ma resiste agli attacchi che ormai provengono da più fronti. Il centrodestra è alla ricerca spasmodica di un candidato che possa rappresentare la svolta con lo spodestamento del “principe”. Non è cosa facile di questi tempi trovare la disponibilità di un candidato di prestigio per spodestare Sandro Principe. I rappresentanti del centrodestra rendese sono già in fermento con Rausa che organizza incontri, pranzi e cene per catalizzare il consenso intorno a sé quale possibile candidato a sindaco del centrodestra. Oltre a lui c’è una cortina di silenzio ma si percepisce un lavoro riservato per individuare il migliore candidato che al momento risulta non decifrabile. L’ulteriore divisione e la rinascita di Forza Italia e del nuovo centrodestra aumenta il caos. Nel centrosinistra i candidati a sindaco naturalmente sono di più si va da Pino Gagliardi già assessore al Comune di Rende, ex assessore provinciale che ha esperienza, capacità, conoscenza del territorio e le caratteristiche giuste per poter candidarsi alla guida della città. Sono in molti che indicano in Nello Gallo, con esperienze amministrative di provate professionalità, il candidato più probabile, ben visto dalla cittadinanza, da Sandro Principe e da Mimmo Talarico, sempre più debole politicamente, che vuole comunque le primarie di coalizione per riprendere il dialogo con la cittadinanza dopo il lungo periodo di commissariamento. In corsa anche il centro con il mondo cattolico che vede con grande favore la candidatura di Eraldo

Rende, tra un pericolo scampato e un altro in agguato, si avvicina a passo svelto verso una durissima campagna elettorale di primavera Centrosinistra e centrodestra, da ridisegnare nei ruoli e nel potere, sono già all'opera per mettere le mani alla poltrona di sindaco che è tra le più ambite della regione Rizzuti personalità politica conosciuta anche nei salotti calabresi e romani. Rimane in corsa l’ex presidente di Confindustria Cosenza Raffaele De Rango, il sindaco più popolare della città dopo i Principe che gode ancora di molta stima e fiducia su tutto il territorio comunale. Dei giovani inutile parlarne dopo le esperienze negative e le delusioni dell’ultima giunta e consiglio comunale. I giovani consiglieri eletti nella compagine Cavalcanti, dimostrando tutti i loro limiti, hanno fatto a gara solo a chiedere incarichi ed as-

sessorati senza nessuna attenzione per i problemi della città. Si è autocandidato Pierfrancesco Santoro, figlio dell’ex assessore socialista Oronzo Santoro che non è una novità avendo già dimostrato segni di instabilità con i suoi repentini cambiamenti di casacca. Nell’area socialista non si esclude un ritorno in campo di Pietro Ruffolo, politico di razza in grado di coagulare e catalizzare intorno a se numerosi consensi, dopo che la Cassazione ha fatto cadere le accuse sollevate dalla Dda di Catanzaro. Da non sottovalutare anche il Movimento 5 Stelle che sta lavorando sul candidato giusto per raccogliere il più ampio consenso. Da alcuni sondaggi recenti risulta già intorno al 20 % dei consensi. Si registrano anche diversi movimenti sul territorio per la formazione di liste civiche senza nessun timbro dei vecchi partiti ormai sempre più lontani dai cittadini e dai loro problemi. La mancanza delle sedi politiche sul territorio, che vengono aperte solo in prossimità della campagne elettorali, non consente più di poter effettuare tra i militanti e simpatizzanti una preparazione politica. Senza selezione, senza esperienze amministrative, è impossibile poter far arrivare dei giovani preparati alla ribalta. Nell’entourage Pd, che si appresta ad affidare il circolo del Pd rendese a Clelio Gelsomino, si auspica una candidatura di Sandro Principe che rientrerebbe al Comune dopo una lunga assenza con le premesse di potere raddrizzare un treno che sicuramente non è più in corsa ma che ha grandi potenzialità per percorrere ancora un lungo cammino anche se lo stesso Principe pensa ad altre soluzioni lontane da Rende.


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Sabato 23 Novembre 2013

Le coppole che non t’aspetti

La pacchia è finita Quello che colpisce subito a leggere nell’ordinanza dell’inchiesta le intercettazioni telefoniche è la violenza. Verbale certo ma per nulla rassicurante. Spietata, fredda. Seriale, rendicontata e ragionieristica nel senso che sale in progressione con l’aumentare delle rate non pagate. È il regno del racket inesorabile che affoga l’intera area urbana di Cosenza e Rende ma che è solo un capitolo degli affari più complessi che sono totalmente in mano alla criminalità organizzata. Che è forte, molto più forte di quello che si pensava. Pervasiva, infiltrata, aiutata. Il procuratore Borrelli l’ha detto del resto in modo chiaro in conferenza stampa. Cosenza e soprattutto Rende fanno conoscere un volto nuovo al grande pubblico. Il volto delle ex isole felici, dei perimetri urbani che sono con un piede e mezzo dentro gli ambienti criminali come e forse di più che altrove. Poi si lascia scappare un complimento Borrelli che tutto sommato lo si po’ scambiare come un avviso ai naviganti. Pierpaolo Bruni, l’aggiunto della Dda che ha in mano l’inchiesta e che sovrintende per competenza Cosenza e Vibo, è un osso duro per la ‘ndrangheta del Campagnano. Ne ha capito i meccanismi, ne ha fiutato le movenze. Sa quello che vuole e cole lo vuole. Non sarà facile farla franca e forse la pacchia è finita. Racket, violenza, minacce. Imprenditori che non ce la fanno più a pagare ma che hanno pagato e che ad un certo punto denunciano. Gli altri per ora aspettano ma il clima d’insieme sembra cambiare. Gli arresti non sono di secondo piano e un giorno capiremo pure perché s’è nascosto a Rende Ettore Lanzino e perché è stato beccato. Così come capiremo pure perché il fratello di uno di quelli che è finito in manette con accuse pesanti e reiterate nel tempo può tranquillamente svolgere funzioni da amministratore pubblico (e di fiducia) in un municipio dell’area urbana. È questo solo uno dei quattro punti oscuri nell’agenda di Pierpaolo Bruni. Gli altri non sono da meno e vanno ben oltre il “semplice” esercizio del racket. In un passaggio dell’ordinanza (secondo punto oscuro) uno degli arrestati, forse il nome di spicco in questa retata (D’Ambrosio) dice testualmente che può intervenire lui preso Provincia di Cosenza Francesco e Regione per acceCostabile lerare se non agevolare un finanziamento che un imprenditore edile attende. Non lo fa per il bene dell’impresa, s’intende. Ma per quello della cosca che attende la rata del pizzo. Ma perché l’affiliato alla cosca Lanzino dice di poter intervenire su Mario Provincia e Regione? Potestio Millanta? E perché? A chi si riferisce, a quali entrature? Sempre nell’ordinanza ad un certo punto si parla di un bar sito in un locale dato in comodato d’uso da un Comune dell’area urbana ad un conclamato malvivente (alla sua compagna, ma fa lo

Molinari (M5S)

Serve un’associazione antiracket Pierpaolo Bruni

L'inchiesta della Dda di Catanzaro sulla 'ndrangheta che spreme gli imprenditori di Rende e dell'area urbana di Cosenza mette in luce violenza e connivenze per certi aspetti introvabili altrove. Ma ora la musica sembra cambiata davvero... stesso). E poi si evince che per quell’immobile non si è neanche preteso un euro per la locazione. Ma chi copre dentro quell’amministrazione pubblica l’attività di (presunto) criminale? Perché dare a lui il Adolfo bar senza nemmeno D’Ambrosio pretendere un euro di canone? Dulcis in fundo gli euro, i quattrini. Centinaia di finanziamenti bancari che un alto funzionario di una banca ha concesso a prestanome di affiliati alla cosca o a nomi inesistenti del tutto. Quale banca e chi s’è prestato Alberto a questo gioco? Con Superbo quale ritorno e perché? Sono le “ombre”, le zone grigie dell’inchiesta che certamente Bruni non lascerà per molto tempo ancora nel buio. Forse davvero stavolta la pacchia è finita. Per tutti.

La storiella che narra di Cosenza e del suo hinterland come di un’isola felice e senza ‘ndrangheta non regge più anche di fronte ai più ingenui. Due giorni fa le dichiarazioni del procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Dr. Giuseppe Borrelli, avrebbero dovuto creare nella provincia più grande della Calabria un sussulto politico e/o sociale : il numero due dell’Antimafia ha detto, infatti, senza mezze misure, che Cosenza è una città omertosa, dove tutti pagano il pizzo e nessuno denuncia ma, soprattutto, dove si fa sentire l’assenza di un’associazione antiracket. Un’affermazione fatta dopo l’arresto, effettuato dal comando provinciale dei Carabinieri, di tre estorsori del clan Lanzino a Rende, nel prosieguo dell’inchiesta “Vulpes”, che due anni fa ha portato in carcere il latitante capoclan Ettore Lanzino. Da quell’operazione l’Antimafia e i Carabinieri hanno conseguito ottimi risultati sul territorio e la loro attività, a quanto pare, da’luogo ad una continua scoperta - e conferma - di una ‘ndrangheta ben radicata nel Cosentino. Radicata a tal punto da godere anche di un certo consenso sociale, se non necessita di manifestarsi con azioni eclatanti ; sembra, inoltre, che in questi anni all’ottima salute dei clan abbia contribuito una pax mafiosa costante e duratura. Il Procuratore Borrelli e il nuovo Comandante provinciale dei Carabinieri, Giuseppe Brancati, hanno mostrato la loro inquietudine per un territorio - la provincia cosentina - che sottovaluta il fenomeno mafioso e dove «le collusioni tra ambienti rispettabili e criminalità non sono forse istituzionalizzate, ma come minimo stabilizzate». Anche noi condividiamo quest’inquietudine ed esprimiamo tutto il nostro disappunto; e accogliamo, rilanciando, la necessità della creazione di associazioni antiracket sul territorio del cosentino. Senza una rete forte e radicata, che possa dar conforto e sicurezza a chi denuncia, capace di mostrare una via d’uscita dal giogo delle organizzazioni criminali, il lavoro - per quanto imprescindibile ed encomiabile - delle forze dell’ordine non può bastare. Oltre allo Stato, deve scendere in campo la società civile che si esprime nell’associazionismo, imprenditoriale e sociale. In questa battaglia nessuno dovrà rimanere isolato: né le forze dell’ordine, né gli imprenditori, né i singoli cittadini. Solo tutti uniti potremo riuscire a scardinare un sistema malato che blocca lo sviluppo economico della nostra terra e marginalizza la nostra società civile. Francesco Molinari - M5S cittadino eletto al Senato componente della Commissione Antimafia

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Sabato 23 Novembre 2013

Mezzoeuro A colpi di carte bollate

L’autunno porta Consiglio

La battaglia legale per il rinnovo del consiglio della Camera di Commercio di Cosenza è arrivato a un punto di svolta. Il Consiglio di Stato ha posto la parola fine alla querelle che ha visto contrapposte le categorie imprenditoriali in rapporto alla composizione dell’organo. Il sistema di nomina è regolato dai regolamenti attuativi della legge 580 del 1993 che ha profondamente innovato il sistema introducendo il concetto di autonomia funzionale. Nell’ambito dei principi stabiliti dalle leggi e dei regolamenti nazionali, è lo stesso organo a dover determinare l’esatta composizione dei suoi organi che deve rispecchiare la distribuzione settoriale delle attività economiche esistenti sul territorio. Le nuove norme sono il derivato dell’applicazione della legge Bassanini n.59 /92, tra i cui principi fondamentali vi è quello della sussidiarietà; questa legge, che ha modificato radicalmente l’apparato amministrativo pubblico, ha introdotto il concetto di autonomie funzionali, delle quali fanno parte gli enti camerali. I componenti del consiglio sono nominati con decreto del presidente della giunta regionale su indicazione dello stesso ente, che deve provvedere a definire il numero dei rappresentanti di categoria sulla base della loro effettiva presenza sul territorio, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle associazioni di tutela degli interessi dei consumatori e degli utenti. Tempi, criteri e modalità relativi alla procedura di designazione dei componenti del consiglio e delle modalità per il calcolo della rappresentatività delle organizzazioni rappresentative delle imprese si fa riferimento ai regolamenti di attuazione dell’art. 10 della L. 580/1993 emanati dal Ministero dello Sviluppo economico ed alle loro modifiche ed integrazioni. Il rinnovo degli organi della Camera di Commercio di Cosenza ha fatto insorgere una delicata questione sulla determinazione della rappresentatività dei settori economici. Si sono contrapposte due tesi. Da una parte Confindustria, Confesercenti, Confagricoltura e Confartigianato che contestano immediatamente il criterio “storico” nella determinazione dei consiglieri, basato sulla valutazione del peso specifico delle categorie con autocertificazione dei loro rappresentanti. Con tale metodo la composizione è immutabile fino ad una esplicita riconsiderazione con apposito provvedimento del criterio adottato in un determinato momento. Le quattro associazioni sostengono, al contrario, che il criterio va considerato in senso dinamico e la valutazione della rappresentatività delle categoria va valutato in base alla consistenza nume-

Ora si può andare verso il rinnovo delle cariche della Camera di Commercio di Cosenza Respinto il ricorso di Coldiretti e Confcommercio In Consiglio di Stato accolte le tesi degli avvocati guidati da Oreste Morcavallo rica effettiva delle aziende e degli occupati in maniera tale che la composizione dell’organo sia una immagine fedele della realtà territoriale in cui opera l’ente camerale. In base a tale argomentazioni, le quattro associazioni, assistite dagli avvocati Oreste Morcavallo, Stanislao De Santis e Massimo Urso impugnavano il provvedimento del responsabile del procedimento della Camera di Commercio con cui veniva definita la procedura di verifica delle rappresentanze associative ai fini del rinnovo degli organi camerali. La questione è tutt’altro che una semplice querelle giuridico-amministrativa, poiché la delicatezza delle funzioni attribuite agli enti camerali rende molto delicato l’equilibrio degli interessi in gioco per il prossimo futuro. La governance uscente, che subentrava dopo una lunga turbolenza di gestione sfociata nel commissariamento dell’ente, ha radicalizzato lo scontro per le decisioni coraggiose ma molto discusse come quella che ha riguardato il progetto di creazione della Banca di Garanzia. Un progetto ambizioso che sarebbe stato di grande utilità in questa delicata fase congiunturale caratterizzata da un feroce credit crunch, che vede le aziende in grande difficoltà nel reperire risorse per gli investimenti necessari ad adeguare le proprie strutture e capacità produttive alle nuove esigenze dei mercati. Il progetto è naufragato per la mancata disponibilità delle risorse finanziarie necessarie lasciando dietro di sé uno strascico di delusione e recriminazione e la necessità di dover restituire i fondi raccolti dal comitato promotore. Confindustria, Confesercenti, Confagricoltura e Confartigianato sostenevano che i dati sulla base dei quali era stata redatta la composizione dell’organo camerale era molto lontana dai dati del registro delle imprese, e, soprattutto, di iscrizione all’Inps per la determinazione del numero degli

La Camera di Commercio di Cosenza

occupati. Soltanto questi ultimi davano una rappresentazione precisa delle imprese attive, considerato l’elevato numero di quelle “in sonno”. Il Tar della Calabria nell’ottobre scorso aveva accolto il ricorso e dichiarava nulli tutti gli atti già predisposti dallo stesso ente camerale, obbligando quest’ultimo a procedere alla determinazione dei rappresentanti servendosi degli stessi dati in suo possesso per attuare il criterio di rappresentanza effettiva. Il Tar ordinava al Responsabile del procedimento della Camera di Commercio di rinnovare l’istruttoria valutando i rilievi posti dalle Associazioni ricorrenti che contestavano le modalità di determinazione della consistenza rappresentativa di Confcommercio e Coldiretti, contestando i dati da questi comunicati in ordine agli associati, il numero degli occupati e la divergenza con i dati Inps per il calcolo del numero degli occupati. Confcommercio e la Coldiretti avevano immediatamente proposto appello contro tale decisione ribadendo la veridicità dei loro dati, e sostenendo che l’agricoltura e il commercio costituiscono la struttura portante dell’economia della provincia. La loro perdita di peso è il frutto della grave crisi che ha colpito i settori più rappresentativi, che dovrebbero riconquistare il loro ruolo e la loro funzione nella imminente auspicata ripresa dell’attività economica. La sesta sezione del Consiglio di Stato all’udienza del 20.11.2013 (Presidente Barra Caracciolo, Estensore Pannone) accogliendo integralmente le tesi difensive svolte dagli avvocati Oreste Morcavallo, Stanislao De Santis e Massimo Urso nell’interesse della Confindustria, Confesercenti, Confagricoltura, Confartigianato ha respinto il ricorso in appello proposto da Coldiretti e Confcommercio avverso l’ordinanza del Tar Calabria concernente il rinnovo degli organi della Camera di Commercio di Cosenza. Nella motivazione della sentenza il Consiglio di Stato, preceduta da un’ampia discussione, accoglieva in pieno le tesi degli avvocati difensori ritenendo che la rinnovata istruttoria disposta dal Tar può conseguire elementi diversi ai fini della rappresentanza delle singole associazioni e rigettava l’appello proposto da Confcommercio e Coldiretti. Eliminate tutte le incertezze giuridiche ora si può procedere rapidamente al rinnovo delle cariche dell’ente camerale, che opera in questo momento in regime di prorogatio del presidente uscente Giuseppe Gaglioti. Dopo la lunga battaglia legale si preannuncia una battaglia elettorale tra i due fronti portatori di due visioni contrapposte sul ruolo dell’ente camerale.


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Sabato 23 Novembre 2013

Le eccellenze per sperare

Roncopatia,

tra un ronfo e un’apnea Il russare costituisce il segnale d’allarme di due malattie importanti: la roncopatia cronica e la più grave sindrome delle Apnee ostruttive del Sonno. La patologia è trattata nell’ambulatorio di Otorinolaringoiatria di Neuromed, inserito nel “centro per la diagnosi e cura dei disturbi del sonno”

Il russare è sempre stato oggetto di ilarità e scherno oltre che fonte di disturbo per il sonno. Pochi sanno, però, che questa particolare forma di emissione sonora è una vera e propria patologia che può provocare serie conseguenze per la salute di chi ne soffre e costituisce il segnale d’allarme di due malattie importanti: la roncopatia cronica e la più grave sindrome delle Apnee ostruttive del Sonno.

1) Definizioni (per capirsi meglio) Roncopatia è il termine utilizzato per comprendere tutti i fenomeni connessi ad eventi ostruttivi che ostacolano la respirazione nel sonno; la roncopatia comprende quindi tutti i livelli della malattia ostruttiva del sonno, dal russamento semplice fino ai quadri caratterizzati da gravissime apnee. Russamento è determinato da vibrazioni delle pareti faringee che producono una rumorosità connessa agli atti respiratori durante il sonno; non si realizza un’ostruzione completa e pertanto il ritmo del respiro non è interrotto da pause (apnee). Sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas) è caratterizzata da arresti del passaggio dell’aria (apnee) la cui durata dipende dalla gravità della ostruzione (fino ad alcune decine di secondi). È una patologia tanto più grave quanto maggiore è il numero di interruzioni del respiro nell’arco di un’ora di sonno.

2) I sintomi Dopo una serie di atti inspiratori senza passaggio di aria ai polmoni (apnea), si compie un’inspirazione tanto più profonda e rumorosa quanto più duratura è stata l’apnea. Durata e numero delle apnee condizionano una qualità di sonno via via più compromessa con problemi di: - sonno non riposante, possibili risvegli con senso di soffocamento - sonnolenza diurna (soprattutto post-prandiale) e conseguente pericolo soprattutto alla guida (è dimostrata una frequenza di incidenti automobilistici molto più importante nei pazienti Osas) - disordini cardiovascolari (con maggior incidenza di ipertensione, aritmie cardiache, infarto cardiaco, ictus cerebrale) - disturbi psico-comportamentali quali irritabilità, depressione, turbe della memoria - disturbi della sfera sessuale e, nel caso estremo, impotenza.

3) La diagnosi È multidisciplinare, basata sullo studio del sonno da eseguirsi in un Centro per la Medicina del Sonno e sul bilancio otorinolaringoiatrico; è integrabile con altri contributi specialistici secondo le patologie individuali (cardiologia, pneumologia, dietologia, endocrinologia, etc.): Studio del sonno: - viene eseguito mediante semplici strumentazioni portatili fornite al paziente, perché le utilizzi durante la notte, in grado di monitorare diversi parametri quali il tempo di russamento, la durata e la frequenza delle apnee, l’entità delle riduzioni di ossigeno nel sangue (desaturazioni di ossigeno), le variazioni di frequenza cardiaca, la posizione del paziente, il flusso nasale, etc. Fibroendoscopia naso-faringo-laringea: - è un esame indolore eseguito mediante strumenti a fibre ottiche e flessibili che, per-


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Sabato 23 Novembre 2013

Le eccellenze per sperare

correndo l’intero tratto respiratorio dal naso al laringe, consentono di individuare le sedi di ostruzione.

4) La terapia La terapia può essere medica, strumentale o chirurgica ed è atta alla riduzione del russamento o alla risoluzione dei problemi ostruttivi che nei casi di apnee del sonno sono garantiti solo dall’uso della Cpap.

5) I consigli e le terapie mediche È sempre bene: - Evitare bevande alcoliche la sera - Consumare una cena leggera - Coricarsi a distanza di alcune ore dalla cena - Trattare l’obesità e comunque contrastare l’eventuale sovrappeso con ogni mezzo possibile - Garantire il naso sempre pulito e libero prima di dormire La terapia medica: - non può curare tutti i pazienti roncopatici, ma sostanzialmente solo gli obesi e gli ipotiroidei - non può garantire una guarigione in tutti i pazienti trattati ma solo un miglioramento - consentirà risultati accettabili solo mantenendo un’adeguata terapia nel tempo - è di fondamentale supporto in tutte le patologie cardio-vascolari e respiratorie secondarie o concomitanti alle apnee del sonno

6) La terapia strumentale ventilatoria o protesica orale Due sono gli ausili protesico-strumentali in grado di curare la roncopatia: i respiratori nasali a pressione positiva (il più noto è la n-Cpap) e gli apparecchi ortodontici specifici per i problemi ostruttivi del sonno (noti come “oral devices”). La n-CPAP: - È un apparecchio da utilizzare durante il sonno che eroga una pressione positiva nelle vie aeree impedendo il collasso delle strutture molli faringee ed evitando, in tal modo, sia i fenomeni vibratori alla base del russamento sia i più gravi eventi ostruttivi con apnea. Le sue ridotte dimensioni ne consentono sia l’uso domiciliare che un agevole trasporto. Gli oral devices: - sono apparecchi ancorabili ai denti, da utilizzare nel sonno e concepiti per mantenere in avanti lingua e mandibola, contrastando così la “caduta all’indietro” della lingua ed i conseguenti effetti di russamento e apnee. Non possono essere utilizzati in tutti i pazienti essendo necessaria una sufficiente dentatura per l’ancoraggio.

7) La strategia chirurgica nella roncopatia Tutte le procedure chirurgiche richiedono anestesia generale e ricovero ospedaliero e sono classificabili in: a) interventi chirurgici sul palato molle (ad esempio Uppp, tonsillectomia, etc.) b) interventi chirurgici sul distretto nasale (ad esempio settoplastica, turbinoplastica, etc) c) interventi chirurgici sull’ipofaringe.

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Mezzoeuro Nel nome del Signore

La chiesa sì, gli affari no Personalmente sono favorevole a qualsiasi provvedimento dal quale ne consegua, in concreto, la realizzazione dell’edificio del culto cattolico a servizio delle comunità di Settimo e Sant’Antonello. Se un privato mette a disposizione capitali, terreno ed altro per realizzare una chiesa debbono essere concessi ponti d’oro a tale benefattore. Tuttavia, in siffatte ipotesi, occorre fare i conti con la realtà delle cose e non limitarsi alle intenzioni delle parti. Con l’adozione della convenzione, infatti, viene modificata la destinazione urbanistica di un’area che, se non vado errato, da verde pubblico diventerebbe edificabile. Al proprietario del terreno da zero possibilità di edificare viene riconosciuto il diritto di realizzare, per fare un esempio, 80 unità abitative e costruendo la chiesa gli viene concesso, un ulteriore diritto, quello di realizzare altre 20 unità abitative per un totale di 100. Fin qui nulla da eccepire sempreché la chiesa sia effettivamente e preventivamente costruita. Cosa succederebbe, invece, se dopo l’accordo: a) il terreno viene venduto a terzi; b) il soggetto che ha assunto l’impegno, se persona fisica venga meno, se persona giuridica venga dichiarata fallita e via discorrendo? A mio sommesso avviso la destinazione urbanistica impressa al terreno permane e, pertanto, il nuovo proprietario, ritornando all’esempio di prima, potrà sempre realizzare le 80 unità abitative anche se la Chiesa non sarà costruita. Fatte queste doverose precisazioni è lecito chiedersi: a) in primo luogo se tali ipotesi siano state previste nella convenzione e quali siano i rimedi per evitare gli eventuali effetti negativi, b) se questa sia l’unica strada percorribile, per realizzare, tramite convenzione urbanistica, la chiesa nella località Settimo-San Antonello, oppure se siano ipotizzabili altre soluzioni. Al riguardo mi permetto di segnalare che a 500 metri di distanza si trova un terreno attrezzato di parcheggio di circa 10.000 mq. dove insistono tre edifici, uno dei quali può essere trasformato in luogo di culto e gli altri a servizi. Il riferimento corre alla struttura dell’Unical sita in località San’Antonello. Il capannone laboratorio di mq. 1.561 con volumetria di mc. 6912, il capannone uffici di mq. 550, con volumetria di mc 1600, il fabbricato laboratorio di mq. 242, il fabbricato adibito ad uffici di mq. 620, il piazzale di mq. 7230 debitamente recintato, la restante area di mq. 3.400, sono stati posti in vendita, senza trovare acquirenti, per il prezzo che al 27.10.2011 era stato fissato in 1.803.000,00 (vedasi avviso pubblico con scadenza per l’offerta al 27.10.2011). Attualmente, se non vado errato, il prezzo sarebbe sceso a circa 1.600.00,00 euro. Ritengo che acquisendo l’area di circa 10.000 mq. ed adeguando il capannone a chiesa, il costo, sicuramente, sarà inferiore ed il vantaggio maggiore per la comunità. Inoltre i tempi di realizzazione dovrebbero essere più brevi e la chiesa verrebbe realizzata prima di concedere la variante urbanistica. Giovanni Carlo Tenuta avvocato

Lettera aperta al sindaco e ai capogruppo del consiglio comunale di Montalto Uffugo (Cs) in ordine alla convenzione per la realizzazione della parrocchia in località Settimo. Si sospetta che dietro la libertà di culto, alla quale mai porre limiti, si possa nascondere la malcelata tentazione di qualcuno di cambiare la destinazione d'uso del terreno per edificare nuovi appartamenti

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Mezzoeuro Ogni tanto l’attenzione è sul paziente

Sanità che si guarda intorno

Un nuovo modello organizzativo per i laboratori di analisi è in fase di elaborazione ad opera dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, che con il supporto della Scuola Focus, Ente no profit fondato dalla stessa azienda e dall’Università della Calabria, ha promosso, presso la sala convegni dell’Ordine provinciale dei medici di Cosenza, un incontro dibattito per tracciarne i percorsi attuativi sulla base di una esperienza innovativa maturata e praticata nella Regione dell’Emilia Romagna attraverso il CoreLab, Laboratorio unico area vasta Romagna, diretto dal dottor Romolo M. Dorizzi. Ad aprire e moderare i lavori è stato il direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, che ha preceduto gli interventi di saluto del presidente dell’Ordine dei medici, Eugenio Corcioni, e del direttore del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della nutrizione dell’Università della Calabria, Sebastiano Andò. Un intervento ch’è servito per entrare nei contenuti e nelle aspirazioni dell’Azienda sanitaria provinciale cosentina nell’assicurare un risanamento economico - finanziario ben definito del servizio sanitario pensando nel frattempo anche ad una riorganizzazione aziendale con un programma finalizzato al rinnovamento Tecnologico, alla ristrutturazione più urgente degli ospedali, al rafforzamento della medicina territoriale, dove la questione dei laboratori di analisi rappresenta il punto di primo imbatto per un servizio sanitario efficiente e di qualità. «Si sta cercando di passare da una sanità ospedale centrica - ha sottolineato il dottor Gianfranco Scarpelli - ad una sanità che abbia al centro il paziente con i suoi bisogni da soddisfare in modo appropriato attraverso procedure assistenziali e diagnostiche presenti sul territorio e possibilmente più vicino possibile al domicilio del cittadino». La forma di organizzazione dell’attuale sistema operativo della medicina laboratoristica gravitante nell’area di competenza dell’azienda sanitaria

L'azienda sanitaria provinciale di Cosenza, con il supporto della Scuola Focus, ente no profit fondato dalla stessa azienda e dall'Università della Calabria, ha promosso, presso la sala convegni dell'Ordine provinciale dei medici di Cosenza, un incontro dibattito per tracciarne i percorsi attuativi sulla base di una esperienza innovativa maturata e praticata nella Regione dell'Emilia Romagna provinciale di Cosenza è stata illustrata dal dottor Pasquale Paletta, che ha avuto modo così di confrontarsi con l’esperienza innovativa ed unica, nel panorama del sistema sanitario nazionale, rappresentata dal CoreLab romagnolo, attraverso la testimonianza del suo direttore, dottor Romolo M. Dorizzi, che considera la sua struttura un punto di

eccellenza perfettamente trasportabile in altre realtà territoriali regionali. Lo scopo del convegno è stato quello di individuare il modello organizzativo più appropriato alle esigenze dei variegati territori della Calabria al fine di dare applicazione al documento approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel mese di marzo 2011 relativo ai criteri per la riorganizzazione delle reti di offerta di diagnostica di laboratorio. Una risposta in tal senso è arrivata proprio dall’esperienza romagnola, che utilizzando gli apparati tecnologici con un solo Laboratorio centralizzato riesce, attraverso una rete diffusa di punti di prelievo, ad assicurare risposte di efficienza e servizi di qualità. Di tutto questo si è parlato nell’apposita tavola rotonda che ha visto confrontarsi i massimi referenti dirigenziali delle aziende sanitarie ed ospedalieri di Cosenza (Gianfranco Scarpelli e Paolo M. Gangemi), Vibo Valentia (Maria Pompea Bernardi), Catanzaro (Gerardo Mancuso), Reggio Calabria (Grazia Rosanna Squillacioti). Tra i fattori indispensabili da praticare per l’esigenza di diminuire il ricovero ospedaliero, favorendo la deospedalizzazione, è necessario migliorare l’assistenza a livello territoriale e la riorganizzazione dei servizi di laboratorio riveste un ruolo strategico per poter garantire la possibilità di effettuare le indagini di laboratorio il più vicino possibile al domicilio dei cittadini grazie a dei punti di prelievo distribuiti capillarmente su tutto il territorio. L’Asp di Cosenza vuole superare la frammentazione delle strutture pubbliche di laboratorio, ce ne sono ben 16, lanciando il progetto di realizzazione della rete di laboratori per tipologia per come indicato già nel regolamento della Regione Calabria n° 13 del 1° settembre 2009 e mai applicato. È un lavoro, comunque, aperto ad un confronto anche con i laboratori privati ricordando che l’Asp di Cosenza rappresenta la realtà più complessa e con maggiore criticità di tutta la Regione Calabria. Franco Bartucci


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Sabato 23 Novembre 2013

Si continua a sparare sulla Croce rossa

Quando l’ospedale c’è ma i medici no La decisione della direzione generale dell’azienda ospedaliera di Cosenza di trasferire tre anestesisti dall’Unità operativa complessa di Anestesia nella dotazione organica della Ssd di Partoanalgesìa rischia seriamente di compromettere la capacità dell’Annunziata di affrontare tempestivamente le urgenzeemergenze e le sedute operatorie di un centro hub come quello cosentino. Quali siano le ragioni di tale decisione al momento non è dato saperlo, anche se esse appaiono assolutamente inspiegabili ed incomprensibili, tenuto conto che l’Unità operativa complessa di “Anestesia, rianimazione (Terapia intensiva)” dovrebbe avere un organico di ben 51 medici, mentre attualmente ve ne sono in servizio solo 25 (26 in meno) costretti a sopportare ritmi e turni massacranti pur di assicurare il funzionamento dell’ospedale Hub di Cosenza e a rinunciare a ben dodici giorni di ferie all’anno. Aver deciso di trasferirne tre vuol dire davvero mettere a serio repentaglio il proseguimento di tale servizio ospedaliero. La direzione generale dell’Annunziata anzichè operare per una migliore organizzazio-

«La decisione della direzione generale dell'azienda ospedaliera di Cosenza di trasferire tre anestesisti dall'Unità operativa complessa di Anestesia nella dotazione organica della SSD di Partoanalgesìa rischia seriamente di compromettere la capacità dell'Annunziata di affrontare tempestivamente le urgenze-emergenze e le sedute operatorie di un centro hub come quello cosentino». È quanto afferma in una nota il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione

ne e cercare di risolvere le diverse criticità che quotidianamente si registrano all’Annunziata (centro trasfusionale, i pericolosi black-out che si verificano nelle terapie intensive e nelle sale operatorie, l’inadeguatezza strutturale, tecnologica ed organizzativa del Pronto soccorso e di altri reparti) si preoccupa di completare la dotazione organica della Partoanalgesìa, creando gravi disfunzioni all’intera organizzazione sanitaria dell’ospedale. A pensar male, diceva il saggio Andreotti, si fa peccato ma spesso ci indovina. Non vorremmo che tali scelte, più che da criteri scientifici e da esigenze reali di miglioramento dell’organizzazione dell’intera macchina ospedaliera, fossero state dettate da precisi input politici o per rispondere a ragioni e sollecitazioni squisitamente clientelari. Aver raccolto pareri e contributi autorevoli da quanti operano quotidianamente nell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza siamo giunti alla conclusione che, per utilizzare in modo ottimale le risorse umane e rasserenare gli animi di quanti non hanno assolutamente condiviso questa decisione che anche noi riteniamo cervellotica e assurda, è assolutamente necessario far “rientrare” i tre medici anestesisti trasferiti. Chiediamo, pertanto, che il provvedimento venga immediatamente revocato e attendiamo di conoscere da parte della direzione generale dell’Azienda ospedaliera le ragioni vere che stanno alla base di questa decisione assurda e scriteriata. Carlo Guccione

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Sabato 23 Novembre 2013

Politica al “timone”

Alzi la mano chi fa il giornalista di Giuseppe Aprile

Mai come oggi si pone, con carattere di assoluta urgenza, il tema dell’informazione. Ci sono tante forme di giornalismo: al servizio di un editore, di un’ideale forma di partecipazione, di partecipazione istituzionalizzata, di partecipazione libera, di libera espressione creativa del giornalista - che da ora in poi definiamo semplicemente “informazione giornalistica”. Nella mia regione, ossia la Calabria, e tutte le aree meridionali, si può dire che quasi non esiste il giornalismo inteso come creatività dell’operatore della carta stampata e della penna, libera da condizionamenti istituzionali e privati o, al massimo, facenti riferimento a visioni interessate di parte, per favorire l’una o l’altra potenza in campo. Emerge un potere affaristico che ha trasformato la politica in associazione per la gestione delle risorse finanziarie pubbliche. Ci sono casi di giornalismo che, sia pure forzatamente, riescono a sottrarsi al potere di chi, appunto, gestisce le risorse finanziarie, tra l’altro a proprio piacimento. Si tratta spesso di fenomeni periodici, tendenti a finire nel momento in cui su di essi non cade l’attenzione del potere di turno. In Calabria non c’è un campo preciso dove esercitare la dinamica del rapporto etico e produttivo finalizzati all’esercizio dell’informazione giornalistica. C’è il sistema dominante di gestione delle finanze pubbliche, tra cui prevale quello della regione che unisce i due poteri, politico e finanziario, e che comprende anche le province, i comuni, enti vari. È minima l’influenza dei piccoli enti tra cui mettiamo anche i comuni dove la faziosità non è dominante perché le amministrazioni agiscono a tu per tu con gli elettori e i cittadini tutti. La cosa riguarda soprattutto l’ente regione dove assessori e presidenti sono in condizione di dotarsi di una sistema informativo al loro servizio tanto da rendere l’informazione un fatto determinante ai fini elettorali. La Calabria ha un giornale della Giunta, uno del Consiglio, siti ufficiali al servizio dell’uno e dell’altro, un potere gestionale presso i gruppi politici. Se fai la conta di quelli che si cono occupati d’informazione giornalistica, ti accorgi che ora hai solamente dei buoni ed educati gentiluomini che si dedicano al godimento di una buona pensione e senza nemmeno avere aiutato la propria prole ad intraprendere l’attività che in assoluto è il meglio che possa esserci per mente ed at-

L'informazione per l'opinione e l'orientamento: sembra così logico e invece diventa sempre più utopia

in un basso fondo di mediocrità, di impopolarità, di sottosviluppo e ne risente il sociale nell’interezza delle sue espressioni: pessima politica, pessimo governo, decadimento della cultura, aumento della criminalità, forme di sopravvivenza che si basano sullo sfruttamento, sulle divisioni e sulle speculazioni, incapacità di capire i problemi, e di intraprendere la strada del progresso generale.

tività umana e creativa. Perché, nella propria attività concreta, hanno pur dovuto inventarsi dignità e valore ad un mestiere che di fatto ha compreso solamente una trentina di anni senza né arte, nè parte. Quindi, senza nemmeno ipotizzare cosa utile e interessante per i propri figli; protesi, magari, ad una funzione dove l’indipendenza e il proprio estro potessero avere ben altra considerazione sociale e culturale. Ci sono tanti che al piacere dell’immediatezza di un’assunzione di ruolo presso un giornale o un ente pubblico, cosa alternativa ad un lungo e interminabile periodo di attese e di disoccupazione, magari con delle poche eccezioni di pagati a tre lire al rigo, nel migliore dei casi, e al godimento per essere stati privilegiati rispetto alla massa enorme di speranzosi di fronte allo spettro della mancanza di qualsiasi reale condizione per una attività giustamente retribuita, hanno fatto seguire un interminabile periodo di frustrazione di pessimi pagamenti e, nel migliore dei casi, una vecchiaia, autentica negatrice di ogni precedente speranza ed attesa.

È chiara la responsabilità che deriva in tutti coloro che pensano di attrezzarsi di mezzi di comunicazione efficaci in atto (giornale e televisione) allo scopo di fare carriera, condizionare la politica, a diventare padroni, a gestire gli interessi in campo per fini propri. O si punta al sapere, alla cultura vera, come avviene nel campo della medicina e della scienza; o si contribuisce al degrado della società e al crollo delle istituzioni ed anche la democrazia può ridursi all’interesse dei tanti che non meritano. Gli editori hanno un ruolo assai importante nella vita di un territorio. Di fatto, abbiamo maturato una condizione che riguarda il settore dell’informazione, come strumento di privilegio momentaneo o totale se proprio al giornalismo si arriva per protezione assoluta; anche questo c’è. Non sono pochi gli ignoranti che, dallo stato di ignoranza assoluta (che in questo caso, si dice che “non sanno nemmeno tenere in mano la penna”, io aggiungo il microfono), diventano “giornalisti” perché protetti o fatti assumere dal Presidente di turno.

Si pone, evidentemente, una grande questione che è anche di questa terra: semplici iscritti all’albo dei giornalisti o dei pubblicisti, o giornalisti dell’informazione come esposizione di opinioni, strumento di sviluppo e potenziamento per l’orientamento sociale? È il tema di fondo di questi tempi e per questa società. Che viene prima di tute le altre cose. Prima della Giustizia e sicuramente prima del Lavoro. Una società non cresce se non aumenta la condizione culturale di chi la compone e la esprime. Non c’è cosa peggiore dell’ignoranza e del disinteresse per i fenomeni culturali, storici, politici. Quando si dice, dovendo o volendo dir male di un sistema politico, si usa la frase: “Ogni popolo ha il governo che si merita”. Nulla di più vero. Questo significa che non si può avere “botte piena e moglie ubriaca”. O la gente viene informata, e dotata di forme alte di apprendimento culturale e sociale, a contatto continuo con il mondo politico, scientifico, scolastico, storico, o si resta

In Calabria, solo alla Regione, recentemente, si sono avute almeno quattordici assunzioni dirette di giornalisti. Così il presidente Scopelliti e la sua Giunta hanno garantito “l’autonomia dell’informazione” per la Giunta e per la maggioranza che la esprime. Vogliamo dire una verità? Si eliminino tutte le forme al servizio dei pubblici poteri che possono essere usati per drogare l’informazione, per condizionare i giornali, per assoggettare stampa e televisione. Sarebbe un segnale di civiltà e di cambiamento per un servizio informativo migliore e più utile a modificare l’attuale stato vergognoso di sottosviluppo e degrado politico e sociale di questa città e di questa regione. Poniamo la questione dell’informazione e del diritto in questa regione e in questa terra assai negletta da parte dei governanti. Che non governano, anche se sono eletti per farlo. Sono, in atto, ben altra cosa. Per come andiamo dicendo e continueremo a dire al servizio del bene comune e di una terra meno avara di cose buone.

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Sabato 23 Novembre 2013

Verso il mercato comunitario

Il Mezzogiorno che si muove Conclusa la visita di Aldo Patriciello a Tirana per la Delegazione per i rapporti con l’Albania «Anche le nostre imprese - afferma - potranno beneficiare di proficui rapporti di collaborazione» Conclusasi la visita istituzionale ed operativa a Tirana dell’onorevole Aldo Patriciello nell’ambito delle attività della delegazione interparlamentare per i rapporti con l’Albania.

Dopo aver incontrato il presidente del Consiglio albanese onorevole Edi Rama, l’onorevole Zef Bushati, leader del Partito democristiano albanese ADK e il presidente della Camera onorevole Ilir Meta, l’eurodeputato ha incontrato sua eccellenza Massimo Gainai, ambasciatore italiano a

Conclusa la Fiera Mediterranea Food&beverage

Tirana presso la residenza del diplomatico con cui ha affrontato la tematica inerente le prospettive di crescita commerciale per le aziende italiane nel paese balcanico. «Credo ci possano essere reali opportunità di lavoro e quindi di sviluppo per le nostre aziende ha affermato Patriciello - in quanto l’Albania, una volta entrata in Europa, rientrerà nel sistema europeo di sviluppo e quindi potrà a sua volta avere nuove e migliori opportunità di crescita per ciò che concerne le risorse e il lavoro. Le aziende italiane, che devono adeguarsi ad un mercato comunitario, potranno altresì inserire l’Albania nell’elenco dei partner per le proprie attività». L’onorevole Patriciello ha poi incontrato il ministro per l’Industria e l’Energia Damian Gjiknuri. Durante l’incontro con il ministro Gjiknuri affrontate le problematiche industriali ed energetiche dell’Albania e le possibili sinergie attivabili nell’ambito della commissione Itre (Industria, Ricerca ed Energia) del Parlamento europeo di cui l’onorevole Patriciello è membro. L’ultimo incontro ha visto l’onorevole Patriciello ospite del Nunzio Apostolico Moliner Iglesias, ambasciatore della Santa Sede in Albania con il quale si é parlato dell’indispensabilità dell’ingresso dell’Albania in Unione europea per la stabilizzazione dei Balcani. La Santa sede, da osservatore permanente nell’Ue, auspica un’imminente svolta in tal senso per il popolo albanese.

Alla riscoperta dei nostri piatti

Si è chiusa con un gran successo in termini di presenze, la IV edizione della Fiera del Gusto “Mediterranea Food & Beverage”, al parco commerciale Le Fontane di Catanzaro Lido. La manifestazione, frutto della consolidata sinergia costituita da Oceania srl, Catanzaro Fiere e con l’alto patrocinio e partenariato progettuale della Camera di Commercio di Catanzaro, si è distinta anche in quest’occasione per il ricco programma di eventi che hanno fatto da corollario all’esposizione e alla vendita dell’eccellenza dei prodotti enogastronomici calabresi. Oltre 60000 visitatori nelle quattro giornate espositive, in cui 120 realtà di produttori provenienti dalle cinque province della regione hanno avuto modo di far conoscere i propri prodotti, spesso di nicchia e fuori dal mercato della grande distribuzione, al numeroso pubblico locale che ha affollato i 4000 mq dell’area fieristica. Inoltre, anche quest’anno erano presenti in fiera numerosi buyers europei, che hanno avuto modo di conoscere, in un un’unica occasione, le diverse realtà della cultura enogastronomica locale. Le tre sale dedicate agli eventi hanno dato ulteriore pregio alla kermesse; di rilievo è stata la presenza, nella giornata di venerdì, del noto chef televisivo Filippo La Mantia, che ha incontrato i ristoratori calabresi in un piacevole dibattito condotto dalla giornalista Rai Marzia Brancacci. Lo stes-

so chef ha avuto modo di premiare, insieme con il presidente della Cciaa Paolo Abramo, i ragazzi dell’Istituto alberghiero di San Giovanni in Fiore che in contemporanea, nell’area cooking, vincevano il primo premio nella seconda edizione del concorso enogastronomico per istituti alberghieri calabresi. Una kermesse, la “Mediterranea Food & beverage” che, come il suo stesso nome sta ad indicare, vuole essere testimone e promotrice di quella che è oggi è riconosciuta come la più sana cultura alimentare, quell’insieme di tradizioni che prende il nome, appunto, di dieta mediterranea. Per valorizzare e diffondere questi concetti si prodiga l’organizzazione fieristica, in questo pianamente appoggiata dai suoi partners Istituzionali, che sempre appoggiano l’evento. La manifestazione ha proposto anche quest’anno, in questa direzione, corsi d’assaggio di prodotti tipici, corsi di cucina con dimostrazioni dal vivo e degustazioni per il numeroso pubblico, oltre a convegni, seminari e tavole rotonde tra esperti del settore. Insomma un evento, questa Fiera del Gusto, che non ha davvero nulla da invidiare alle grandi manifestazioni nazionali e che, anzi, in un territorio così ricco di eccellenze agroalimentari, non può che continuare a crescere.


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Sabato 23 Novembre 2013

Disastri annunciati

La vendetta della natura Dottor Perri, cosa ci può dire in merito alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per migliorare ed arricchire sempre di più le aree naturalistiche della Calabria? Il territorio agro-forestale dei Comuni calabresi necessita di molta attenzione per la tutela e valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche, affinché l’intera Regione acquisti un rilievo ambientale notevole, non trascurando ovviamente la cura degli elementi naturali, quali siepi, alberate, boschetti, zone umide ecc. Cosa bisogna fare più specificatamente per abbellire ulteriormente l’aspetto paesaggistico della Calabria? Per abbellire sempre di più il contesto agro-forestale, gli interventi riguardanti la cura e la manutenzione del paesaggio rurale diventano incisivi atteso che in dette aree esiste una diffusa naturalità, per cui è auspicabile una sempre maggiore attenzione da coniugare con l’adozione di tecniche gestionali sostenibile per contribuire significativamente al mantenimento e alla salvaguardia del paesaggio agrario tradizionale, aspetti peraltro contemplati nelle politiche ambientali dell’Ue. Detti interventi possono anche contribuire alla conservazione della biodiversità, degli habitat naturali e delle specie animale e vegetale? Tutti gli interventi manutentori ordinari e straordinari virtuosi, nell’ambito della gestione e della sostenibilità ambientale, sono destinati ad agire positivamente per quanto attiene gli obiettivi di conservazione della biodiversità e nel contempo di perseguire l’obiettivo di conservare, tutelare e salvaguardare l’attività agricola e forestale sotto l’ottica della naturalità, del paesaggio e dell’ambiente. Le politiche portate avanti dall’Ue e più specificatamente le misure e le azioni della programmazione del Psr (Piano sviluppo rurale) 2007-2013, danno un contributo in tale direzione? In merito a queste problematiche va sottolineato il fatto che gli obiettivi specifici del Psr, si intrecciano e sono strettamente collegati con i bisogni e le necessità di tutela delle risorse complessive del territorio e, nel contempo, di fronteggiare il dissesto idrogeologico, non solo ma anche di svolgere complessivamente azioni positive per l’ulteriore valorizzazione dell’ambiente, del paesaggio e dei sistemi agricoli e forestali calabresi. In che modo l’attuazione della legge. sull’urbanistica n. 19/02 “governo ed uso del territorio” può influire ed agire su tali interventi? È abbastanza evidente che l’attuazione della lr n.19/2 sul “governo ed uso del territorio”, soprattutto quando è attuata in modo virtuoso, innesca politiche attive della difesa del suolo, finalizzate alla conservazione e preservazione delle caratteristiche del paesaggio agro-forestale mediante la salvaguardia, la protezione e valorizzazione dei sistemi a forte naturalità ecologica, quali siepi, alberate, boschetti, zone umide ecc., unitamente ad altri fattori naturali, alle sistemazioni dei terreni e dei corsi d’acqua che modellano e configurano la complessità biologica del territorio calabrese. È possibile limitare e frenare il consumo di suolo, atteso che in Italia ed anche in Calabria, è diventata ormai una priorità della pianificazione territoriale e ambientale? È indubitabile che la riduzione delle aree agro-forestali, così pure la perdita della biodiversità, che

Le tragedie che colpiscono con frequenza sempre maggiore il nostro Paese non sono del tutto casuali. Abbandono delle campagne, mancata attenzione alla cura e manutenzione del paesaggio rurale contribuiscono in maniera determinante a provocarle. Intervista al dott. Giovanni Perri già presidente regionale degli Agronomi e forestali della Calabria diversi esperti, economisti ecologici e studiosi di tutto il mondo, valutano come il vero motore che innesca ed attiva problemi complessi territoriali di non facili soluzioni sulle ricadute negative e sugli impatti altrettanto negativi sull’assetto fisico e idrogeologico del territorio. Con il consumo generalizzato della risorsa suolo, si dà l’avvio all’apertura di porte che danneggiano spesso la qualità dei servizi naturali, soprattutto alla penuria, carenza dei beni di prima necessità come l’acqua potabile, la vivibilità dei luoghi con l’aria pulita, le frane e i dissesti idrogeologici, l’indebolimento della sicurezza fisica del territorio che si riflette in primis sulla qualità della vita dell’uomo e degli animali. In definitiva l’uso indiscriminato del suolo porta spesso a sconvolgimenti e sconquassi territoriali, all’attività edili-

zia non sempre sostenibile e necessaria, alla distruzione di luoghi belli, puri e incontaminati, all’uso irrazionale delle risorse naturalistiche, ambientali e del paesaggio. È possibile limitare attenuare i rischi delle alluvioni ed i dissesti idro-geologici, come quelli di questi giorni verificatosi in Sardegna, in Calabria e in Liguria? Ancora una volta in Italia siamo costretti a fare la conta dei danni cagionati da piogge (non sempre) particolarmente eccezionali che innescano sconvolgimenti superficiale del terreno, in alcuni casi con notevoli danni alle strutture abitative e produttive, con relativi sgomberi e chiusure delle strade di collegamento ai centri abitati. Gli eventi catastrofici di questi giorni hanno cagionato diversi danni e perdite di vite umane e cancellato anche anni di duro e paziente lavoro, sacrifici sopportati da diverse generazioni. Le principali cause che innescano e favoriscono i movimenti franosi riguardano la non razionale gestione del territorio, la carenza manutentoria delle opere sistematorie dei terGiovanni reni idraulico-agrarie e Perri idraulico-forestali, l’irrazionale regimazione delle acque di scorrimento superficiali e sottosuperficiali, la funzionalità e l’efficienza del reticolo idrografico e dei corsi d’acqua, soprattutto quelli a carattere torrentizio. Si tratta di eventi legati al clima, all’ambiente, al territorio, all’uso irrazionale del suolo, i cui intrecci e le interdipendenze, ben gestiti e programmati, possono significativamente fronteggiare e prevenire buona parte dei fenomeni erosivi, gran parte dei movimenti franosi, evitare dissesti idro-geologici, con conseguenti ingenti danni e alluvioni che spesso causano perdite di vite umane, come a Soverato in Calabria nel 9 settembre del 2000, il 13 ottobre del 2000 in Piemonte ed il 4 novembre a Genova del 2011 in Liguria. O.p.

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Sabato 23 Novembre 2013

Mezzoeuro

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

IN COLLABORAZIONE CON

SEDI ZONALI ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA

C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253

0981/946193 0981/992322 0985/777812 0985/90394

SEDI COMUNALI ACRI ALTOMONTE BELVEDERE MARITTIMO CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO COSENZA FAGNANO CASTELLO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE PAOLA SAN MARCO ARGENTANO SCALO SAN SOSTI SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO CASTELLO SPEZZANO ALBANESE TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA LIDO VILLAPIANA LIDO

VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 VIA GIOVANNI GROSSI, 33 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE

333/9833586 0981/948202 0985/84661 0981/483366

0982/999654 349/5842008 346/8569600 347/9433893 0981/70014 349/5438714 0982/621429 346/8569600 0981/60118 0985/5486 340/9692335 0984/521251 345/1337465 0981/956320 0981/51662 0981/56414 0981/56423

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Sabato 23 Novembre 2013

Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

«Nessuno paga tante tasse quanto quelli italiani. Una situazione molto delicata che non può non far riflettere» sostiene Denis Nesci presidente nazionale patronato Epas «Le notizie diffuse in questi ultimi giorni riguardo l’incidenza del fisco sulle pensioni italiane - sostiene Denis Nesci, presidente nazionale del patronato Epas - non possono non far riflettere su una situazione molto delicata, che vede ancora una volta i pensionati al centro di un caso che sembra paradossale.

Pensionati in ginocchio Se è vero che necessità relative ai conti pubblici impongono sacrifici importanti - continua il presidente Epas - è altrettanto vero che il principio di equità dovrebbe essere sempre salvaguardato dalle Istituzioni, specialmente nei confronti di questa specifica categoria, troppe volte al centro di riforme e decisioni fortemente penalizzanti». La realtà dei pensionati italiani torna di nuovo prepotentemente al centro di considerazioni e dibattiti, dopo che uno studio condotto da Confesercenti rivela che la tassazione a cui sono sottoposti i percettori di pensione del nostro Paese rappresenta un

caso praticamente unico in Europa. La situazione sarebbe già di per sé molto complicata per i soggetti che hanno terminato la propria carriera lavorativa e sono approdati alla tanto agognata pensione: il potere d’acquisto è calato vistosamente negli ultimi anni, causa un’indicizzazione ridotta o in alcuni casi addirittura assente, mentre i tempi di maturazione dei requisiti utili per la quiescenza si sono allungati a dismisura dopo le numerose riforme intervenute. Come se non bastasse, però, ci ha pensato il fisco ad assestare un colpo se possibile

SERVIZI OFFERTI DAL PATRONATO

INAUGURAZIONE NUOVO RECAPITO PATRONATO EPAS – SPORTELLO CAF ITALIA

SABATO 16 NOVEMBRE 2013 ORE 17:00

Pensioni di ogni genere Ricostituzioni contributive e documentali Indennità di Disoccupazione (Agr, Aspi ecc.) Controllo e rettifica posizione assicurativa Indennità di malattia, maternità, congedi parentali Infortuni e malattie professionali Pensioni invalidità civile, ciechi, sordomuti Indennità di accompagnamento e frequenza Assistenza Medico Legale

VIA G. GROSSI, 33 (DI FRONTE FARMACIA GIANCOTTI) BELVEDERE MARITTIMO (CS) PARTECIPERANNO :

LEONE CAZZOLATO – Responsabile EPAS – Tirreno

FRANCESCO PIGNATARO – Responsabile EPAS – Gruppo “ACQUARIO”

PIERPAOLO STELLATO – Direttore Provinciale EPAS

MARIO SMURRA

– Vice Segretario Nazionale FNA

SERVIZI OFFERTI DAL CAF Modello 730 Modello Unico Red Isee Modelli INPS: Icric-Iclav Successioni Dichiarazioni ICI - IMU Bonus fiscali e detrazioni Bonus Energia - Gas TUTTI I SERVIZI SONO GRATUITI

ancor più doloroso alle tasche degli appartenenti a questa categoria particolarmente bistrattata negli ultimi anni. Da quanto emerge dallo studio sopra menzionato, sono diverse le criticità riconducibili al mondo delle pensioni. I pensionati, ad esempio, sono penalizzati rispetto ai dipendenti per quel che concerne le detrazioni riconosciute; in particolare, chi ha da 75 anni in su beneficia di 57 euro in meno all’anno rispetto ai lavoratori dipendenti, mentre la differenza sale a 115 euro all’anno per chi ha meno di 75 anni. Tale differenza in realtà crescerà ulteriormente, visto che la Legge di stabilità provvederà ad aumentare le detrazioni per i dipendenti escludendo invece i pensionati. In realtà però il dato che fa sensazione è quello che si deduce dal confronto fra i pensionati italiani e quelli degli altri Stati europei. Provando a fare qualche esempio che possa chiarire meglio la situazione, un pensionato italiano che percepisce un assegno pari a tre volte il minimo, quindi 19.322 euro annui, si trova a pagare più di 4.000 euro di tasse, considerando Irpef, addizionali comunali e regionali, escludendo quindi altre voci come tasse su casa e rifiuti. Questo dato già di per sé allarmante diventa quasi incredibile se paragonato ad esempio alla realtà tedesca, dove un pensionato nelle medesime condizioni si trova a pagare tasse per un ammontare complessivo di 39 euro. Volendo considerare la Germania come una sorta di paradiso per i pensionati si può paragonare però la realtà italiana a quella di altri Paesi: anche in questo caso, però, il confronto è impietoso, poiché un pensionato spagnolo arriva a pagare di tasse meno della metà rispetto ad uno italiano, un inglese poco più di un terzo e un francese un quarto rispetto alla somma sborsata dai nostri pensionati. «Siamo sempre più fermamente convinti - afferma ancora il presidente nazionale Epas- che occorra agire con una certa urgenza e in maniera concreta su determinate questioni ormai non più rinviabili. Tra queste, indubbiamente, un posto di rilievo è occupato dalla pressione fiscale - conclude Nesci - che continua a minare il potere d’acquisto di pensioni e stipendi in una maniera molto più forte rispetto a quanto accade negli altri Paesi».

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