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0,50 + 0,50 Voce ai giovani

numero 48 - Anno 12 Sabato 30 Novembre 2013

settimanale d’informazione regionale

Voce ai giovani Nostalgia per quella patria lontana Il libro di Oreste Parise sugli arbereshe www. mezzoeuro.it

Consuma meridionale, la rivincita dal basso

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Sabato 30 Novembre 2013

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Il legno storto

Via il pregiudicato ora non occorre un altro

“Salvatore”

Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli

Ediratio editore Direttore responsabile Domenico Martelli Registrazione Tribunale di Cosenza n°639 del 30/09/1999 Redazione e amministrazione via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza Responsabile settore economia Oreste Parise Progetto e realizzazione grafica Maurizio Noto telefono 0984.408063 fax 0984.408063 e-mail: ediratio@tiscali.it Stampa Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) Diffusione Media Service di Francesco Arcidiaco telefono 0965.644464 fax 0965.630176 Internet relations N2B Rende Iscritto a: Unione Stampa Periodica Italiana

n. 12427

C’è da sperare che il nostro popolo, la parte più fragile e credulona di esso, dopo essersi illuso che il suo idolo riuscisse a farla franca, a sfuggire alla legge, a restare in piedi da invitto condottiero, ora, caduta quell’impossibile, estrema fiducia, non torni ad aspettare un altro “uomo della Provvidenza”, un altro “salvatore”, magari con caratteristiche umane, morali e politiche simili. È vero che quel “cesarismo” a suo tempo denunciato da Fini (e lui se ne intende davvero) come componente del berlusconismo, è un tratto peculiare dell’orizzonte mentale di non pochi italiani, ed è proprio per tale inclinazione che l’immagine di “unto del Signore”, di un “inviato Redentore”, nella versione romana e cristiana, è sempre quella che più scalda i cuori. E tuttavia la ragionevolezza conta pure qualcosa, per cui non è detto che per l’idolatria non debbano esservi dei limiti; certo al momento gli scalmanati non si rassegnano alla scomparsa del loro duce e, vista la tragica disfatta, cominciano ad invocare la venuta di un Messia che ricalchi le orme di Berlusconi.Se guardiamo a questi momenti in cui ci si vuole affidare ad una furiosa mobilitazione per indurre tutti quelli che hanno ordito il complotto contro il Cavaliere, a piegarsi, a fare marcia indietro,la scena che si offre ha dell’incomprensibile. denota un vero sbandamento in molta gente . Le manifestazioni eversive di piazza che Berlusconi dal 2 Agosto va organizzando con gli stessi slogan le stesse provocazioni, culminate in quelle di giovedì, giorno del voto al Senato sulla decadenza, hanno dato la immagine di una fine ingloriosa: a quale “infame” da “annientare” si è indirizzato il grido, o urlo, “Ecraser l’infàme”, di una folla eccitata ed aizzata?

di Franco Crispini

Dal palchetto, l’abile istrione, il vecchio saltimbanco istiga irresponsabilmente il suo popolo ad inaudite azioni eversive con parole d’ordine quali “omicidio politico”, “colpo di stato”, “giustizia ignominiosa”, vergognosa la pena inflitta, tutta una trama persecutoria, così viene fatta passare la condanna della Cassazione, verso un “innocente”, verso il proprio incolpevole Condottiero, il leader amato. La gente radunata, condotta sulla piazza dai vari colonnelli, istintivamente, accecata da una fedeltà canina, non sa certamente individuare l’ “infame” in altri che nella Legge, nella giustizia, nei magistrati, nella Sinistra, nel Capo dello Stato, un fascio di aguzzini, di carnefici che si è proposto di eliminare dalla scena politica il leader di milioni di italiani. Chi potrebbe provarsi a far capire a quella folla imbarbarita da un odio diffuso a piene mani contro chiunque si opponga a Berlusconi (chiunque se ne voglia allontanare è secondo gli sfegatati adoratori, un reo di tradimento:povero il suo exdelfino Alfano), chi è il vero “infame” da eliminare per tutto il male che ha fatto al Paese? Una impresa vana inutile, anche gli stessi sondaggi non danno ancora per definitivamente archiviato chi va scatenando una guerra civile pur di averla vinta sottraendosi alle leggi. Ma ora è finita, ora finalmente potrà placarsi lo sdegno del Capo dello Stato che ha continuamente richiamato al senso della misura, ed ha sempre invocato il rispetto della Costituzione, sempre inascoltato da quanti, assieme al proprio “Uomo della provvidenza”, non chiedono altro che conservare una posizione di potere che purtroppo è stata strappata alla sovranità popolare ed ottenuta quindi con larghissimo consenso. In nome di questo ultimo, si voleva a tutti costi che venisse consentito uno strappo alle legge. Ora si dovrebbe poter mettere la parola fine a tutta questa brutta vicenda, questa appunto, di poter calpestare la giustizia, di poter consumare ogni genere di soprusi, di potersi permettere ogni deroga alla moralità, di poter frodare lo Stato, in nome della volontà sovrana del popolo di cui si è presunto di avere la rappresentanza assoluta. Il pregiudicato ora con un voto libero ed aperto viene allontanato dal Senato che in questo modo ha difeso le sue alte prerogative: giovedì 27 il Senato ha scritto una pagine memorabile per la democrazia italiana. Il dopo è tutto da costruire in nome di valori che sembravano essere andati perduti.


Mercoledì 4 a Roma

È l’ora di calare gli assi sul tavolo

Mercoledì 4 a Roma l’imprenditore e presidente dell’associazione Assud Andrea Guccione presenta il suo libro “Consuma meridionale”. C’è molta curiosità e c’è un gran fermento attorno a quella che si prefigura già da ora come un’operazione d’impatto anche provocatorio che finirà per incidere e non poco all’interno del dibattito sul Mezzogiorno. S’è creato cioè quel clima tipico che difficilmente poi delude le attese. Si parla di numeri importanti, inediti, con formule choc all’interno del libro. Analisi del momento attuale del Sud ma anche un colpo d’ala, geniale, virile, sorprendente per molti aspetti. La grande reazione, con numeri alla mano a forma di euro, analizzata nella prospettiva del vivere quotidiano. “Consuma meridionale” di Andrea Guccione ha tutta l’aria di essere un volume sul “rinascimento” dell’uomo del Sud. Un uomo nuovo con radici antiche. Consapevole della propria forza. Maturo. Mercoledì 4 a Roma, da Roma, ne sapremo di più...


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Sabato 30 Novembre 2013

Mezzoeuro Prove tecniche di “poltronite”

Il Pd di Calabria riesce persino a deludere, complessivamente, anche quando in ballo c'è poco o nulla. La pantomima sulla composizione delle liste per l'assemblea nazionale va in archivio come la brutta fotocopia di quello che potrà accadere la prima volta in cui si apriranno le urne, quelle vere Devono aver pensato tutti quanti insieme che la composizione delle liste per l’assemblea nazionale sarebbe un po’valsa come prova generale per cose più serie, per quando si apriranno le urne vere tanto per intenderci. Non si spiegherebbe diversamente la foga, la ressa, la corsa disperata al posto sicuro da non perdere, la distribuzione col lanternino per correnti, per capicorrente, per “capibastone” come direbbe Veltroni con la mente retroattiva del 2008 (quando lo disse veramente a proposito dei “nostri”).

Fino all’ultima sedia Del resto il Pd di Calabria ha ormai abituato i suoi (poveri) elettori a performance del genere e stupisce solo fino a un certo punto che si faccia di tutto per mostrare il peggio ogni qual volta c’è da compilare delle liste. La mente ci mette meno di un secondo a tornare alle elezioni del febbraio di quest’anno, con le finte parlamentarie andate in scena con schede quasi certamente precompilate entrate nei seggi in scatoloni semichiusi e con adesivi consumati. Lo sanno tutti questo nelle stanze che contano ma nessuno, o pochi, vogliono o possono fare casino. Ognuno dei “capibastone” ha avuto in qualche modo il suo, dallo Jonio al Tirreno, da Cosenza a Rende, dai monti alle valli. E se qualcuno è rimasto fuori dalla spartizione delle poltrone deve stare zitto lo stesso perché sennò perde il posto in prima fila tra chi “piangendo” crede di accreditarsi un risarcimento per il futuro. È il gioco del Pd, che non gioca affatto e che seppellisce sistematicamente ogni tentativo di rinascita (autentica) dal basso. Il “lanternino” da laboratorio per poltrone è stato utilizzato anche stavolta per la composizione delle liste per l’assemblea nazionale. La cordata Cuperlo (diciamo la conservazione) non ha perso tempo. Non ha adoperato giri di parole. Subito Mario Oliverio e Enza Bruno Bossio, a cementificare il sodalizio che è poi quello che del resto ha consentito alla signora Adamo di entrare in Parlamento (quello vero) col giochino delle parlamentarie. Altri i tempi in cui la attuale onorevole entrava nella stanza del presidente della Provincia sbattendo i pungi sul tavolo e facendo saltare per aria carte e cartelle per la grande offesa subita, quella di non es-

sere stata nominata vicepresidente dopo il sostegno dato a Oliverio (che per tutta risposta, nonostante presunti accordi, ha premiato ancora Bevacqua). Ma in politica ci sta tutto, inutile meravigliarsi si finirebbe per passare per ingenui. Dall’altra parte della staccionata, diciamo cambiando cordata, ti ritrovi nel bel mezzo della sceneggiata del rinnovamento (finto). Qui direttamente non ci possono stare nomi consolidati, diciamo usati e abusati. Non è per statuto, ma dicono che sia per convenzione senza dirselo. Volti nuovi, e giovani. Detto e fatto. Il factotum (sulla carta) della cordata Renzi e cioè Ernesto Magorno (onorevole anche lui con le parlamentarie di cui sopra...) si mette all’opera per cercare una testa di legno del potere, possibilmente giovane e possibilmente rispondente ai voleri di chi in qualche modo l’ha piazzato lì dove è e cioè Sandro Principe. Gioco da ragazzi, letteralmente da ragazzi, è stato quello di individuare il segretario del Pd di Rende come capolista in quota Renzi per l’assemblea nazionale. Il resto delle composizioni è gioco delle parti, miscela calabrese di favori da interscambiarsi, gente a cui non si può dire di no, investimenti ritorsivi nell’ottica del consenso futuro. Metti tutto questo insieme e le liste del Pd per l’assemblea nazionale sono pronte. Da un lato la cordata Cuperlo non prova nemmeno a cercare scappatoie, teste di legno come si dice in gergo, prestanome. Dall’altra la cordata Renzi che fa il giro largo del (finto) rinnovamento e consegna nelle mani di Principe (attraverso un giovane che controlla) la nomina.

Da sinistra e dall’alto: Mario Oliverio, Enza Bruno Bossio Mimmo Bevacqua, Ernesto Magorno Sandro Principe

Da un lato (cordata Cuperlo) nessuna delusione perché nessuna illusione c’era stata. Coerenti fino alla fine, prendono tutto i big nella spartizione, non lasciano nemmeno una sedia. Dall’altro la sorpresa e cioè il finto rinnovamento che fa il giro di Rende per compiersi passando pure per giovani carte d’identità. Viene da chiedersi se Renzi è stato messo al corrente di quanto accaduto, se sa bene in quale mani e con quali criteri s’è giocata la partita dell’assemblea nazionale che risponde alla sua quota. In caso contrario non vorremmo che qualcuno poi all’improvviso gli spiegasse cos’è davvero il “modello Rende”, anche al di fuori della politica. Non la prenderebbe bene il sindaco di Firenze, magari finirebbe per arrabbiarsi con chi sta dando le carte in suo nome. Del resto le notizie ormai, come è noto, si fa fatica a trattenerle dentro i confini del Pollino e prima o poi tutto sarà sulla scrivania del probabile segretario nazionale. Se poi Renzi invece è stato messo al corrente di tutto, ma proprio di tutto, può anche darsi allora che è stato lui stesso a chiedere che i big quantomeno si mettessero da parte, se non altro formalmente giusto per evitare inopportuni imbarazzi a pochi giorni dalle primarie. Oltre forse non poteva andare per il momento. Da qualsiasi parte la giri, la frittata del Pd, sempre con le stesse uova si cuoce alla fine. Quelle della mediocrità, se va bene. Del progetto che manca. Se va male invece si fa friggere dalla “poltronite” acuta e disperata che contagia tutti. Quella che per il potere è capace di tutto. Anche di stringere alleanze con il diavolo.


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Sabato 30 Novembre 2013

Dietro non si vede nessuno Peppe Scopelliti e Pino Galati Sotto, Tonino Gentile e Nino Foti

Una coppia al comando La cosa simpatica e allo stesso tempo grottesca di tutta la faccenda è che si sono persino scambiati i nemici giurati di un tempo. Nel senso che uno s’è preso nella sua cordata gli avversari consolidati dell’altro e viceversa con il non trascurabile risultato d’aver fatto terra bruciata attorno. Peppe Scopelliti e Pino Galati, di loro stiamo parlando, si promettono guerra di superficie ormai dopo essersela fatta al di sotto del suolo da parecchio tempo ma di una cosa possono andare fieri, al di là dei loro meriti sul campo. Ognuno s’è scelto un campo e una casacca da gioco e lo ha fatto per tempo e con diligenza e come d’incanto tutti gli altri si sono dovuti accodare appresso. Si sono dovuti mettere in riga, per il momento anche in modo silenzioso. Con ciliegina sulla torta, appunto. Che ognuno dei due s’è preso quota parte dei nemici dell’altro nella sua squadra indirettamente facendo un gran favore all’avversario finale. Basta dire che per esempio Tonino Gentile s’è dovuto accodare gioco o forza nella cordata di Scopelliti (che non ha mai amato) ma come non ricordare che è da sempre un acerrimo nemico proprio “dell’altro”, di Pino Galati. Doveva scegliere tra la padella e la brace, il Tonino di Cosenza. E non poteva che scegliere dove si brucia (per ora) di meno. Ma sempre fuoco ha sotto il sedere. E poi Nino Foti, tanto per dire. Più o meno da cinque anni (e chissà perché...) è il cosiddetto “killer” politico di Peppe Scopelliti ma se l’è preso in squadra Pino Galati, ovviamente. Ora toccherà a lui, al leader di Lamezia, non farlo crescere quel tanto che basta per non dare fastidio a nessuno, a se steso innanzitutto. Al termine del poker incrociato e avvelenato ogni capo avrà scaricato abbastanza la pistola del suo compagno di squadra e all’ultima scena in due dovranno rimanere in piedi, come in un film western. Peppe Scopelliti e Pino Galati, appunto. Nessuno allo stato attuale è in grado di ricostruire le motivazioni che hanno portato i due a lanciarsi una sfida così ben piantata per terra da apparire definitiva. Cruciale. Finale. Può darsi anche che la politica in senso stretto c’entri solo in parte in questa faccenda ma certo è che ogni pedina è stata messa al posto giusto per apparecchiare la finalissima tra i due. Anche la scelta delle rispettive appartenenze s’è caricata via via in

Si giurano guerra da lontano e sa la faranno, non c'è dubbio. Ma Peppe Scopelliti (Alfano) e Pino Galati (Berlusconi) d'una cosa possono essere però soddisfatti sin da ora. Hanno messo ordine all'interno delle rispettive cordate. Hanno messo in riga tutti gli altri. Il quadro (bellicoso) è definitivamente chiaro

modo strumentale di significati nazionali, con Scopelliti stabilmente nel quartier generale di Alfano in tutti i momenti chiave di questo autunno e Galati con sciarpa e cappello di lana nel cerchio magico di Palazzo Grazioli nei preparativi della manifestazione di mercoledì 27, il giorno della decadenza. Ora è fuori di dubbio che Peppe Scopelliti abbia realmente con Alfano, anche per questioni anagrafiche, un feeling che invece non ha mai avuto con il Cavaliere (e con Verdini, soprattutto). Così come è altrettanto vero il contrario per quello che riguarda Galati e cioè che da

sempre vanta d’avere un numero di cellulare riservato quando c’è da parlare con Berlusconi. E però la radicalizzazione delle posizioni, per una volta non impastate dal tipico atteggiamento “mediano” dei “nostri” sempre pronti a tenere più di un piede in più di una scarpa, lascia comunque più d’un sospetto. Malizioso, ma il sospetto rimane. Scopelliti potrebbe aver scelto al momento giusto e definitivo Alfano non solo perché dà il Cavaliere come morto ma proprio per tirare con il gesso una linea netta per terra rispetto proprio a Galati e Foti. Come dire io vado di qua, voi se venite venite dopo sennò, meglio ancora, state dall’altra parte. E infatti Galati, quasi contemporaneamente, s’è fiondato con movenze tipiche verso Arcore, proprio dall’altra parte. Il sospetto è cioè che ben prima delle motivazioni nazionali e splanetarie i due, Scopelliti e Galati, abbiano voluto scegliere due squadre opposte dalle quali potersi fare liberamente la guerra in casa propria mettendo in riga, e dietro, tutti gli altri. Le motivazioni tutte locali, per farla breve, potrebbero avere avuto la meglio sulle visioni nazionali ed europee all’interno della drammatica diaspora del centrodestra nazionale. Solo mettendosi palesemente di traverso Galati ha potuto lanciare la sua “opa” definitiva sul potere di Calabria. Non più al fianco di Scopelliti, più o meno fintamente. Ma palesemente contro. E d’altra parte solo smarcandosi al momento giusto dagli equivoci Scopelliti s’è potuto ritagliare un ruolo da assoluto protagonista in una delle due cordate addirittura prefigurando un ruolo nazionale in prospettiva. Ma è la “polpa” di Calabria che ha generato la guerra. Che ha definitivamente diviso i due. Solo loro, Scopelliti e Galati, sanno per davvero perché era arrivato il momento di darsele di santa ragione. Una volta per tutte e in pubblico. Chissà perché proprio ora e con quale posta in gioco e con quale elettorato al seguito. Si vedrà. Andrà come deve andare. Sul risultato finale peseranno dinamiche nazionali ma, c’è da scommettere, anche rogne tutte “local”. Una cosa però appare netta già da ora. Nell’incrocio di Calabria infondo a destra o si sta con Scopelliti, o con Galati. Non ci sono altre vie. Gli altri non contano niente.

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Sabato 30 Novembre 2013

Vacanze romane

Berlusconi, viaggio dalla Calabria e albergo 4 stelle ai fan: «Paga il consigliere Sciarrone» di Nello Trocchia 28 novembre 2013 da Il Fatto quotidiano

«Non siamo iscritti (Pdl - Forza Italia ndr), ma è tutto pagato pure l’albergo, tutto a gratis». In tre parole il racconto del viaggio con pernotto dei fan del pregiudicato Silvio Berlusconi accorsi per soccorrere il loro capo nel giorno della decadenza da senatore. Palazzo Chigi alla loro destra, la Galleria Sordi a sinistra. Un gruppo di giovani sostenitori di Silvio Berlusconi avanza in ritirata, lungo via del Corso a Roma, dopo il comizio e commiato da senatore del loro leader sotto Palazzo Grazioli. Cantano e ballano, non sembrano dispiaciuti per il “colpo di stato”, la “morte della democrazia”. Per loro, i giovani con bandiere e vessilli, la storia è diversa. Qualcuno intona un “Viva la patata, viva la patata”, esplicito riferimento goliardico al sesso femminile mentre i turisti imbambolati osservano l’invasione pacifica. È l’età del divertimento, il tempo per le rivendicazioni arriverà. Si fermano per raccontare la loro giornata, il video è sul fattoquotidiano tv. «Veniamo da Gioia Tauro, Calabria». Un lungo viaggio per sostenere il leader abbattuto dalla magistratura comunista e dalla sinistra giacobina. «Quando ripartiamo? Domani o la mattina o il pomeriggio». Spaesati sulla tempistica, sono più pronti a raccontare altro: «Il consigliere provinciale Pdl-FI Rocco Sciarrone ha organizzato tutto, questa sera dormiamo a Roma, tutto gratis». Sciarrone è consigliere provinciale a Reggio Calabria, eletto con il Pri a sostegno del centrodestra, ed ha organizzato, raccontano i ragazzi, il tour per la democrazia. Ma dove dormono i gladiatori della libertà? «Non ricordiamo, è un poco fuori Roma, però dicono che è bello, uno dei migliori alberghi». Poi rammentano: lo Sheraton golf club. Niente male, 4 stelle. C’è l’ultima domanda da porre ai giovani se sono iscritti a Forza Italia, la risposta degli intervistati è “No”. Ci sarà tempo per farlo. Un racconto che ha trovato conferma, visto che ilfattoquotidiano.it ha riscontrato la prenotazione all’albergo. Mentre la democrazia muore i giovanotti si trastullano per la vacanza “a gratis” e si godono la notte romana.

Tutti con Silvio a scrocco Sanità (disgraziata) alla cosentina

Vicini a una svolta clamorosa

Una delle clamorose inchieste sulla disgraziata sanità cosentina potrebbe ricevere una clamorosa accelerazione nelle prossime ore. Gli “spifferi” del senso comune che vengono da sotto la porta non lasciano spazio ad alcun dubbio. Che si tratti di uno dei casi di malasanità che tristemente si sono fatti largo sulla stampa locale e nazionale (quello più conosciuto ha a che fare con il centro trasfusioni del sangue) o che si tratti della malagestione amministrativa dell’Asp non è dato sapere. Potrebbe essere tanto l’uno quanto l’altro degli ambiti investigativi ma certo è che siamo al giro di boa per la sanità cosentina. Forse l’ultima curva. Una “botta” forte è in arrivo per il mondo organizzato (e oneroso) delle corsie e dei camici. Non ci sono conferme ma solo lunghi silenzi dagli ambienti investigativi e questo più di ogni altra cosa lascia intendere che siamo davvero vicini ad una svolta in campo giudiziario. La misura, del resto, ormai è colma sia sul versante delle prestazioni sia su quello delle spese dell’Asp. Non resta che attendere. Intanto il leader del Movimento Diritti Civili rivolge un appello al presidente della Regione e commissario alla sanità, Giuseppe Scopelliti, e al direttore dell’azienda ospedaliera di Cosenza, Paolo Maria Gangemi, affinché «vengano scongiurati la preannunciata interruzione del trattamento di dialisi dell’ospedale “Mariano Santo” e il trasferimento dello stesso servizio al nosocomio dell’Annunziata ma con turni di notte». A chiedere l’intervento di Diritti Civili - spiega Corbelli - sono stati alcuni dializzati che gli hanno prospettato la drammatica situazione che sta per verificarsi, già a partire dai prossimi giorni: la dialisi non sarà più possibile farla al “Mariano Santo” ma bisognerà andare all’altro ospedale cittadino dell’Annunziata e quel che è particolarmente grave, ingiusto e inaccettabile è il fatto che sarà necessario, per questi dializzati, fare i turni di notte».


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Sabato 30 Novembre 2013

È sempre un gratta gratta

L’allarme della Cgil regionale

Calabria al verde

Squallore fino in “fondo” Lsu-lpu, squallida manovra economica della Regione: i soldi dei disabili usati per il consenso politico Abitualmente diciamo "di necessità virtù", ma ciò vale forse solo quando si tratta di coprire le spese private, come i gratta e vinci, i viaggi, la lap dance. Esposto in Procura del M5S per abrogare i vitalizi ai consiglieri già da questa legislatura Siamo tutti d’accordo: in materia economica, e in periodo di crisi soprattutto, occorrono soluzioni rapide ed efficaci; e siamo ancora tutti d’accordo che in quanto a movimentare il bilancio regionale i nostri amministratori calabresi hanno più volte dimostrato grande destrezza. La settimana scorsa questa mirabile capacità è tornata utile ai nostri, a onor del vero, questa volta non si tratta di spese folli e rimborsi illegittimi, ma di una variazione di bilancio volta a coprire gli stipendi dei precari Lsu ed Lpu della nostra regione. Fin qui parrebbe un’operazione ammirevole e ad alto impatto sociale, che risponde con rapidità ed efficacia alle legittime proteste dei lavoratori. Invece per non perdere i benefici che alcuni consiglieri regionali (e lo stesso presidente Scopelliti) traggono dall’ormai ventennale sfruttamento dei 5.267 lavoratori precari lsu ed lpu ai fini del consenso elettorale, si è pensato di spostare i fondi per pagare le ultime due mensilità, che giustamente i lavoratori attendono, da un al-

tro capitolo di spesa. Ma quale sarà questo capitolo di spesa? Sicuramente uno la cui priorità sia inferiore a quella urgente dei lavoratori? Senza voler polemizzare sulla rapidità con cui gli amministratori comunali hanno ben pensato di prendersi i meriti della copertura finanziaria, è invece proprio sulla provenienza di quest’ultima che vogliamo riflettere: la variazione di bilancio ha riguardato 5 milioni e mezzo di euro che sono stati dirottati dai fondi per i disabili. In buona sostanza, i fondi miracolosamente trovati per i precari sono gli stessi che la legge 19 del 2 maggio 2013 destinava ai disabili e alle fasci deboli. Ebbene sì, il nostro Consiglio regionale ha svuotato il fondo per le politiche sociali, elaborando quindi una soluzione a danno di chi è già fortemente in difficoltà, specie in tempo di crisi. È così che inaspettatamente le ostentate abilità da prestigiatori applicate al bilancio calabrese svaniscono. Abitualmente diciamo “di necessità virtù”, ma ciò vale forse solo quando si tratta di coprire le spese private, come i gratta e vinci, i viaggi, la lap dance (senza le quali probabilmente oggi la copertura finanziaria ci sarebbe). È stata depositata dal cittadino al Senato Francesco Molinari e dal cittadino alla Camera Sebastiano Barbanti (e da altri attivisti di Catanzaro), un esposto alla Procura in merito alla richiesta di referendum relativamente all’abrogazione, sin dalla attuale legislatura, del vitalizio spettante ai consiglieri regionali, dichiarato inammissibile dalla Regione Calabria. Noi non accettiamo espedienti che tocchino sempre le fasce più deboli a vantaggio dei soliti privilegiati, crediamo in soluzioni drastiche e definitive atte a risistemare quel divario sociale che questa classe dirigente vergognosa vuole accentuare ancora di più. Non è affatto necessario innescare una guerra tra poveri per trovare soluzioni rapide ed efficaci, né tanto meno operare magheggi o beffe alle spalle dei cittadini. Piuttosto ripartire dai tagli ai costi della politica e alle spese inutili, ma questa classe dirigente è evidentemente più avvezza ai giochi di prestigio che a miracolosi aneliti di lealtà. Movimento 5 Stelle Cosenza

«Il 28% delle famiglie calabresi si colloca al disotto della soglia di povertà». Lo si legge in un comunicato della Cgil regionale secondo la quale «in questi numeri la sofferenza e le diseguaglianze in cui vivono migliaia di persone: bambini, giovani, donne, anziani. Sono gli effetti di una crisi dura che si abbatte mese dopo mese sulla condizione occupazionale e sui redditi da lavoro e da pensione e contro cui né la Regione né il Governo stanno offrendo risposte sufficienti. Il contrasto alla povertà- prosegue il sindacato - passa dal lavoro, dalle politiche ad esse finalizzate e dall’accesso a quei servizi essenziali di cittadinanza verso cui le famiglie calabresi sono di fatto deprivati: servizi di cura sociali e sanitari, trasposto pubblico, accesso a nidi, scuola e università. La legge regionale 19/2013 che prevedeva interventi di contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani, approvata con una dote di 6,1 milioni di euro, oltre a disattendere l’obiettivo sollecitato dalla Cgil di introdurre elementi innovativi, resta da oltre 8 mesi sulla carta perché manca del regolamento attuativo che definisca i criteri di accesso per i Comuni». Per la Cgil, «la condizione di sofferenza del Paese e della Calabria, impegna il Governo e la Regione nella predisposizione di strumenti di contrasto alla povertà assoluta, da assicurare come livello essenziale e strumento di inclusione, definendo un reddito integrato da servizi finalizzati a orientamento, formazione, ricerca occupazionale, cura e promozione della salute, istruzione dei minori. In questa direzione l’orientamento del Governo di estendere, rifinanziandola, la nuova carta acquisti già in uso con la sperimentazione per le grandi città con popolazione oltre i 250mila abitanti attraverso progetti personalizzati di Sostegno all’inclusione attiva (Sia), va nella direzione di interpretare il disagio economico e sociale di persone e famiglie. Il sostegno all’inclusione attiva (Sia) per come nelle proposta di legge di Stabilità è però insufficiente di finanziamento affinché possa essere esteso dal 2014 alle aree oggi escluse che interessano soprattutto il Mezzogiorno dove invece è maggiormente radicata la povertà. Verso un rafforzamento di questa misura che presuppone l’integrazione con politiche pubbliche per il Welfare ed il lavoro, le amministrazioni locali, ogni forza politica e sociale deve sentirsi - a parere della Cgil - impegnata per sollecitare il governo nazionale e regionale a interventi calibrati, coerenti ed esigibili di contrasto alla povertà che concorrano a superare gli squilibri sociali del Paese».

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Sabato 30 Novembre 2013

Guai ad arrendersi alla disoccupazione

Lavori regolari Rete per l’Emersione Qualità e sviluppo locale Istituzione Fondo di garanzia per l’inserimento lavorativo di giovani laureati in Calabria

Il progetto “Lavori regolari - Rete regionale per l’emersione, la qualità e lo sviluppo locale Istituzione Fondo di Garanzia per l’inserimento lavorativo”, è promosso dalla Regione Calabria e finanziato mediante il Dipartimento 10 Lavoro con fondi del Por Calabria Fse 2007-2013. L’intervento ha come finalità: Ridurre il tasso di irregolarità nei diversi comparti produttivi, attraverso una forte integrazione delle politiche di intervento regionale, la valorizzazione del patrimonio informativo esistente per individuare condizioni di rischio e target sociali verso cui orientare gli interventi di politica attiva; Formare degli Agenti di sviluppo per l’emersione inserendoli nel contesto lavorativo mediante appositi incentivi; Realizzare entrate erariali dirette per la Regione Calabria, derivanti dalle attività di contrasto al sommerso.

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I destinatari del Progetto “Lavori regolari” sono: Laureati e Imprese. Con apposito bando pubblico sono stati individuati 200 Agenti per l’emersione, giovani laureati disoccupatiè una figura professionale capace di promuovere e sostenere i processi di emersione e di sviluppo locale. Con le competenze specifiche acquisite e l’esperienza maturata nell’ambito dei percorsi di accompagnamento ed assistenza al sistema privato e pubblico (percorso integrato) avrà il compito di: diffondere la cultura della regolarità e accompagnare i processi di emersione del lavoro non regolare; sostenere le imprese ed i datori di lavoro interessati a processi di innovazione e/o aggregazione (creazione di reti d’impresa); garantire servizi reali di consulenza finalizzata ad avviare processi di emersione e regolarità; garantire una puntuale informazione circa le opportunità e gli incentivi esistenti su scala regionale nazionale ed europea e favorire l’accesso al credito bancario mediante consorzi fidi o fondi di garanzia già esistenti; agevolare il dialogo e migliorare il rapporto tra il mondo delle imprese e la P.A.; agevolare il dialogo, la collaborazione e la condivisione di strategia tra imprese e associazioni datoriali per incrementare i rapporti commerciali e l’incontro tra domanda ed offerta (link di processo); sostenere la cooperazione tra imprese attraverso l’innesco di meccanismi di collaborazione. Il tema del contrasto al lavoro irregolare non è solo una fondamentale questione etica e morale ma anche il modo per far si che tante risorse tornino a far parte del bilancio dello Stato e della stessa Regione ed possano essere indirizzate a sostegno di bisogni primari per i lavoratori calabresi e per il Paese stesso. Solo riportando a livelli fisiologici il tasso di lavoro irregolare sarà possibile creare condizioni positive al tema ed al dibattito sulla quantità e sulla qualità del lavoro, sul rapporto tra stabilità di

esso e la flessibilità, sulla necessità di incentivare le imprese a creare posti di lavoro stabili, di utilizzare, ma non di abusare, di tipologie di lavoro non standard che, pur essendo forme “regolari”, cioè non illegittime, di lavoro, non sempre, corrispondono alle regole. Il progetto si prefigge di raggiungere un triplice obiettivo:

1 ridurre il tasso di irregolarità nei diversi com-

parti produttivi attraverso una forte integrazione delle politiche di intervento regionale, la valorizzazione del patrimonio informativo esistente per individuare condizioni di rischio e target sociali verso cui orientare gli interventi di politica attiva;

2 Formare “Agenti di sviluppo del lavoro e del-

l’economia regolare” (di seguito Agenti per l’emersione) per il contrasto all’economia sommersa ed al lavoro irregolare, inserendoli nel contesto lavorativo mediante appositi incentivi.

3 Realizzare entrate erariali dirette per la Regione

Calabria, derivanti dalle attività di contrasto al sommerso. Il raggiungimento di tali obiettivi richiede l’implementazione di azioni mirate, quali: promozione di buone prassi e consulenza alle imprese in area di irregolarità, da parte degli Agenti per l’emersione; sostegno alle politiche di accompagnamento e stabilizzazione dei posti di lavoro presenti nelle aziende che si andranno ad individuare ed ai quali saranno assegnati gli Agenti per l’emersione, previa apposita e mirata formazione; sviluppo di attività di cooperazione e scambio tra imprese; la modulazione delle politiche preventive tese alla regolarità e stabilizzazione dei rapporti di lavoro (integrando i diversi strumenti di politica attiva) in funzione delle diverse intensità e caratteristiche locali del fenomeno, favorendo altresì la cooperazione e l’interazione tra le imprese, i diversi attori istituzionali e i soggetti sociali (associazioni datoriali e sindacali) impegnati nelle politiche di emersione a livello locale; azioni di sistema per rendere più efficaci le azioni dei servizi pubblici per l’impiego (Centri per l’impiego), attraverso la realizzazione di politiche di contrasto del lavoro irregolare; azioni di comunicazione mirate, attraverso la realizzazione di campagne informative e di

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Benedetto Di Iacovo

Legalità e regolarità, punto fisso per ristabilire le regole e rilanciare lo sviluppo

Genesi di una idea della Regione Calabria Parlare di economia sommersa, lavoro nero e irregolare in una regione debole come la Calabria è esercizio frequente quanto agevole per qualsiasi istituto di statistica. La Regione Calabria, è consapevole di questa criticità, una delle tante che pesano sulle regioni meridionali. Per questa ragione la Regione ha messo in campo una serie di azioni volte a incoraggiare l’emersione del lavoro nero ed irregolare, prima fra tutte, nel 2012, una legge ad hoc - la prima in Italia - varata all’unanimità dal Consiglio regionale. Prima ancora, nel 2011, matura l’idea di sperimentare un’azione di sistema che potesse coinvolgere direttamente imprese e giovani laureati disoccupati per un triplice obiettivo di fondo: impedire che i talenti calabresi emigrino altrove in assenza di prospettive, rendere competitive le aziende presenti nell’apparato produttivo calabrese e favorire la regolarità oltre alle azioni di contrasto in essere. Un progetto sperimentale denominato “Lavori Regolari Rete regionale per l’emersione, la qualità e lo sviluppo locale. Istituzione Fondo di Garanzia per l’inserimento lavorativo”. Intervento - fortemente voluto dal governatore Giuseppe Scopelliti - finanziato dalla Regione Calabria, con fondi del Por Calabria-Fse 2007-2013, mediante il dipartimento 10 Lavoro diretto dall’avvocato Bruno Calvetta, che ha come supporto operativo la Fondazione Field e la Commissione regionale della Calabria per l’emersione del lavoro non regolare che questo progetto lo ha sviluppato. La Regione ha affidato al Presidente della Commissione, Benedetto Di Iacovo, il compito di coordinarlo con il supporto scientifico di Domenico Marino, docente di economia all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Entrambi sono coadiuvati da una rete costituita da agenti, docenti, tutor, esperti e collaboratori.


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Sabato 30 Novembre 2013

Guai ad arrendersi alla disoccupazione sensibilizzazione per specifici target di riferimento, con l’intento di far conoscere alle imprese, in via preventiva, le sconvenienze ed i costi delle sanzioni derivanti da situazioni di irregolarità ed illegalità nei rapporti di lavoro. E il primo e fondamentale punto di forza di questo progetto è quello di porsi come obiettivo principale quello di contribuire all’emersione delle imprese e dei lavoratori andando a ricostituire situazioni di legalità e di regolarità nei rapporti di lavoro. Tale processo di induzione al cambiamento e conseguente accompagnamento al lavoro regolare è indubbiamente la risposta più complessa ed articolata alle politiche dell’emersione, che tra le finalità del progetto assume un ruolo prioritario ed innovativo, attraverso la contestuale formazione degli Agenti per l’emersione che al termine del percorso formativo potranno accedere alle agevolazioni del cosiddetto “autoimpiego” o essere assunti dai datori di lavoro che usufruiranno di un aiuto all’assunzione, come integrazione salariale. Il secondo punto di forza del progetto è quello di creare una forza lavoro qualificata che, attraverso l’attività formativa, attraverso lo strumento della formazione continua e l’uso dei Fondi Paritetici Interprofessionali, prenda conoscenza del territorio e con il nuovo sapere esperenziale offra, a diversi livelli, imprenditoriali e sindacali, una mano “amica” a chi versa in condizioni di irregolarità. La nuova e qualificata figura professionale (Agente per l’emersione e lo sviluppo locale - Tutor di impresa) resterà a carico del progetto per i primi dodici mesi e successivamente verrà immessa nel mercato del lavoro e sostenuta con idonei incentivi occupazionali e di conseguenza si tradurrà nella creazione nuova occupazione. Non andrà, quindi, ad aumentare il già rilevante bacino di precariato queste unità, attraverso un processo selettivo e meritocratico, con l’ausilio di appositi incentivi, come già evidenziato, potranno accedere alle agevolazioni del cosiddetto “Autoimpiego” o essere assunti dai datori di lavoro che usufruiranno di un aiuto all’assunzione, come integrazione salariale.

Il progetto step by step 1 Pubblicazione dell’Avviso per la selezione di 200 giovani laureati (Agenti); 2 Selezione dei beneficiari della Dote effettuata da un’apposita Commissione; 3 Pubblicazione della manifestazione d’interesse rivolta alle imprese o datori di lavoro che intendono aderire al progetto e quindi all’assunzione dei beneficiari della Dote; 4 Avvio del percorso rivolto ai selezionati, della durata di 24 mesi. Nello specifico tale percorso si struttura in formazione laboratoriale ovvero in una formazione iniziale in cui si assumono le competenze di base, in una formazione sul campo in cui si consolidano le competenze acquisite presso le imprese o datori di lavoro (si conta di coinvolgere circa 15.000 imprese), nonché promuovere la legalità presso gli istituti scolastici (almeno 200) e in un orientamento, in cui, sulla base delle capacità del disoccupato, viene fatta una valutazione da parte del Dipartimento 10, della Commissione regionale per l’emersione del lavoro non regolare e del soggetto in house al fine di condurlo dell’autoimpiego o dell’assunzione presso le imprese. 5 Al termine della valutazione, il disoccupato o agente possono avvalersi di incentivi regionali per l’avvio di una propria attività o essere assunto presso l’impresa.

I 200 nuovi posti di lavoro creati attraverso l’inserimento lavorativo degli Agenti per l’emersione - Tutor di impresa, è un ulteriore punto di forza del progetto. Va in tal senso evidenziato il basso investimento per posto di lavoro creato che nel caso del progetto “Lavori regolari in Calabria” è bassissimo. Un ulteriore punto forza di questo progetto è poi la circostanza che tra i progetti che utilizzano il Fondo Sociale europeo è quello che investe meno in formazione e più in creazione di posti lavoro. La formazione costituisce meno del 10% del budget del progetto e in questo senso il progetto si configura come fortemente orientato alla creazione di posti di lavoro. Il progetto si caratterizza, poi, per l’innovatività dell’impianto che unisce politiche di emersione e politiche di sviluppo locale e dell’occupazione giovanile. L’ultimo punto di forza è legato, poi, all’aumento del gettito erariale per la stessa Regione Calabria che deriva proprio dal numero dei lavoratori emersi, atteso che ogni unità emersa produce entrate erariali dirette per la Regione pari a 1.300,00 euro per ogni unità dipendente e di 2.350,00 per ogni unità indipendente.

Il Progetto quindi si configura dal punto di vista del gettito fiscale a livello regionale, come un investimento per la Regione Calabria che così riesce, grazie alle entrate erariali dirette (addizionali regionali Irpef + quota Iva + Irap + Addizionali comunali Irpef) che derivano dalle emersioni di unità lavorative presso le imprese irregolari, a recuperare un quantitativo di risorse economiche superiori a quelle investite nell’arco della durata del presente Progetto e ad assicurarsi per il futuro entrate erariali dirette a livello regionale per effetto delle politiche di contrasto al sommerso, portate avanti dal Dipartimento lavoro e dalla preposta Commissione regionale per l’Emersione. Le azioni e le politiche di contrasto al sommerso, come si evince non sono solo degli strumenti per ristabilire condizioni di legalità e di restituzione dei diritti ai cittadini/lavoratori calabresi, ma è un investimento conveniente, anche, in termini di gettito erariale per le casse regionali! La manifestazione di interesse è ancora aperta e le imprese che aderiranno fino al 31 dicembre c.a. potranno ricevere incentivi per 24 mesi consecutivi se assumono i giovani precedentemente formati con il progetto. L’importo complessivo degli incentivi è pari al 50% del costo totale del giovane assunto per 24 mesi.

Si legge modello “Dote” si traduce “benefici” Prima Fase: cosa prevede 1) la concessione di un voucher nella fase di realizzazione del percorso integrato (15.400,00 euro complessivi per 12 mensilità a 200 giovani laureati); 2) l’implementazione di attività formative, consistenti in moduli di tipo seminariali. Seconda Fase: scelta dell’autoimpiego o dell’assunzione. 3) Avvio dell’attività di lavoro autonomo del giovane, con concessione di pacchetto incentivi quali: - Massimo 20.000 euro per l’autoimpiego; - Garanzia bancaria pari all’80%, per finanziamento max di 25.000 euro sottoforma di microcredito; - 100% degli interessi passivi maturati in relazione al microcredito concesso; 4) Assunzione del giovane agente presso i datori di lavoro - individuati attraverso la procedura di evidenza pubblica - con la possibilità per l’impresa di ottenere un bonus sottoforma di integrazione salariale, per un importo pari al 50% del costo lordo annuo, per due anni; Ovvero: 5) Assunzione del giovane presso i datori di lavoro individuati con la possibilità per l’impresa di ottenere i seguenti un bonus sottoforma di: - Integrazione salariale, per un importo pari al 40% del costo lordo annuo, per due anni; - Concessione di Garanzia bancaria pari al 80% della linea di finanziamento (microcredito) richiesta - non superiore a 25.000 euro - per favorire l’accesso al credito, al fine di sostenere l’inserimento lavorativo delle categorie in condizioni di svantaggio. - Erogazione di un contributo in conto interesse, nella misura del 100% degli interessi passivi maturati in relazione al prestito concesso presso l’istituto di credito convenzionato. - Per i datori di lavoro gli incentivi sono ammissibili e cumulabili anche con altri già in essere, a concorrenza dei limiti prescritti dalla normativa vigente.

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Mezzoeuro Lettera aperta al potere che non c’è

Ora tutti d’accordo:

rubiamo! La disperazione della Calabria è riassunta dal dato della disoccupazione giovanile che interessa ormai la metà dei giovani in età lavorativa La grande politica non ha altro da proporre che la ripetizione dei abusati metodi che hanno prodotto il fallimento della Regione di Gianfranco D’Atri*

Nel mentre la nazione va, guidata dagli Schettino di turno, ad infrangersi sugli scogli del debito pubblico, la Calabria si prepara a gestire la propria rotta di navigazione con abili piloti, apparentemente senza meta, che conoscono bene la sicurezza dei mari antichi e conosciuti. L’equipaggio, in questo caso, condivide la navigazione in acque basse ma tranquille, con l’orchestra che suona inni al sol dell’avvenire di uno sviluppo, che tutta l’Italia non riesce a cantare, ma che è sapientemente illustrato nel Dos (documento operativo strategico) che descrive le linee guida per l’utilizzo delle risorse finanziarie della programmazione 2014-2020. Con un dibattito aperto a tutti, dai sindaci ai sindacati alle università, si andranno a delineare i riferimenti per spendere miliardi di euro. Ed è così che si troveranno tutti d’accordo: mille iniziative e progetti diversi, mille territori diversi, mille attori e mille gestori di soldi: in una regione affamata come la Calabria, già la sola speranza di far parte - piccola anche - del grande fiume, garantisce consensi e supporti.

Quale idea di Calabria, quale idea di società, quali disegno strategico? Nessuno: abbiamo da decenni fatto Por e ritardato bandi, abbiamo finanziato opere inutili o di difficile realizzazione, abbiamo fatto nascere migliaia di posti di lavoro con aziende fasulle e creato la categoria dei “non lavoratori” a tempo indeterminato. E oggi perché dovremmo cambiare? I Mancini, i Trematerra, i Gentile i Covello, i Guccione, gli Adamo - elenco parziale - sono ancora lì e nessuno ha chiesto loro il conto della loro incapacità a gestire e degli effetti letali della loro programmazione: nulla è mutato. Se i precari e gli studenti occupano strade, municipi e università, gli si paghino due mensilità di sussidi e cosi si calmano. Se all’università viene chiesto di fare proposte nuove e significative, basterà dargli contributi aggiuntivi, un po’ a tutti i dipartimenti, e sapranno scrivere gli stessi programmi e stilare le stesse tabelle di sempre. Se i sindaci reclamano il lavoro per i propri cittadini, gli si prometta di dargli soldi per parcheggi e metropolitane (perché altrimenti i soldi si perdono!). Con calma - ci sarà tempo fino a dicembre 2020 - una schiera di funzionari regionali scriverà bandi, li correggerà, li annullerà, li sottoporrà alla nuova giunta che li modificherà, eccetera eccetera. I sussidi, si spera almeno, potranno calmare la fame dei più agitati e, soprattutto, le promesse, si le promesse varranno oro e, se qualche professore universitario, coprirà di belle parole il vuoto pneumatico di idee e progetti, si riuscirà a campare per un altro sessennio. Ma, per fortuna, si potenzierà l’aeroporto di Lamezia, con voli low cost anche per l’estero. Questa sarà la soluzione vera per i giovani calabresi: costeranno poco i biglietti di sola andata! Dimenticavo, infatti, di precisare il titolo dell’articolo. Nessuna rivelazione penalmente rilevante nelle mie parole: quello che la classe dirigente regionale, con l’accordo o la condiscendenza di tutti, si sta preparando a rubare è... il futuro dei nostri giovani. PS: Ovviamente, ora i temi sono altri. Da Scopelliti a Grillo, è vincere le elezioni Europee: per fare che? * Università della Calabria

Morire per niente, di niente

Precari fino alla tomba La Usb Calabria si stringe attorno alla famiglia, colpita in modo così brutale e violento, e lista a lutto le sue bandiere. Franco era un lavoratore precario, uno dei tanti “ragazzi” che da una vita attendono di aver riconosciuta la dignità di lavoratore a pieno titolo e che per questo avrà sicuramente lottato assieme ai suoi colleghi anche nelle scorse settimane. Le morti sul lavoro sono la cosa più terribile che possa avvenire, ma in questo caso è ancora peggio, perché lui era un non-lavoratore, uno, cioè, di quei 5.200 qui in Calabria, a cui lo Stato non vuole riconoscere lo status di lavoratore. Infatti, noi dell’Usb gli Lsu-Lpu li abbiamo definiti lavoratori invisibili, cioè lavoratori utilissimi, ma non riconosciuti come tali e, ironia della sorte, Franco è caduto da una scala proprio mentre, in servizio presso il suo comune, svolgeva il suo dovere, come sempre. Questa morte dà una tristissima risposta a personaggi come Brunetta o i tanti politici locali, che dall’alto dei loro privilegi si permettono il lusso di mettere in discussione l’utilità degli Lsu e degli Lpu. Ed è proprio per questo, per dare un senso a questa morte assurda, che tutti i suoi colleghi sono chiamati, ora più che mai, a ribellarsi per ottenere, anche a nome suo, il giusto riconoscimento: diventare lavoratori a tutti gli effetti. Ai lavoratori chiediamo di ricordarlo martedì nella manifestazione di Villa San Giovanni, chiedendo che a lui, almeno dopo morto, e a tutti gli altri venga data la piena dignità di lavoratore. Alla moglie e alla figlia, il cordoglio, la vicinanza e la solidarietà di Usb. Federazione regionale Usb Calabria


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Mezzoeuro Le eccellenze per sperare

L’Irccs Neuromed ha promosso un focus sulla patologia, dall’esordio clinico alle fasi più avanzate, passando per l’importanza della valutazione neuropsicologica e per la gestione farmacologica della malattia

Parkinson

Come cambiano le cure In occasione della Giornata della Malattia di Parkinson del 30 novembre, l’Irccs Neuromed ha promosso un focus sulla patologia, dall’esordio clinico alle fasi più avanzate, passando per l’importanza della valutazione neuropsicologica e per la gestione farmacologica della malattia. Il Parkinson è la patologia neurodegenerativa più comune dopo l’Alzheimer e, con il passare degli anni, cambia sempre più l’approccio terapeutico, come ha ampiamente spiegato il Responsabile del Centro per lo studio e la cura della Malattia di Parkinson dell’Irccs Neuromed, Nicola Modugno: «Oggi il modo di affrontare la malattia e il modo di aiutare i pazienti e i loro familiari, e quindi di assisterli, è sicuramente più individualizzato. Vuol dire che si presta molta più attenzione a quelle che sono le diverse caratteristiche di una malattia che non è più considerata come un disturbo del movimento ma una malattia in cui sono presenti disturbi di natura motoria e i cosiddetti disturbi di natura non motoria. Parliamo, tanto per citarne alcuni, degli aspetti di natura cognitiva, depressiva, psichiatrica, cardiovascolare e di tanti altri. A partire da questa consapevolezza, la terapia comprende dunque non solo le strategie atte ad aiutare il paziente a gestire le problematiche di natura motoria - vedi il tremore, il disturbo della deambulazione, la rigidità delle mani - ma anche la terapia di natura farmacologica e attività parallele (come possono essere il teatro, il canto, la danza) per aiutare il paziente in maniera sempre più completa e complessa». Allo stesso tempo, l’attenzione degli specialisti dell’Irccs Neuromed, nel trattamento del paziente, non perde mai di vista i cambiamenti cognitivi e psichiatrici della Malattia di Parkinson, aspetti che possono produrre un forte impatto sociale sulla vita dei pazienti e dei loro familiari, come ha sottolineato la psicologa Barbara Gandolfi elencando quelli oggi più comuni e più studiati: «Il gambling patologico, di cui tanto si parla, ossia l’irrefrenabile compulsione al gioco da parte dei pazienti; l’ ipersessualità, lo shopping compulsivo, il punding, che rientra tra i comportamenti ripetitivi e compulsivi ed è caratterizzato dal maneggiare, riordinare e catalogare improduttivamente oggetti. Grande attenzione, nel trattamento psicologico del paziente, poniamo anche nella sindrome di disregolazione della dopamina, che è una sindrome altrettanto critica, così come il gioco patologico, in quanto si caratterizza per un uso compulsivo ed eccessivo dei farmaci antiparkinsoniani e dopaminoagonisti da parte del paziente».


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Mezzoeuro Nelle mani della fede

Ma che succede nella città di San Francesco? di Sebastiano Barbanti

Il Comune di Paola, da tempo ormai, sta vivendo una vera e propria impasse politica, imboccando un tunnel di cui non si vede l’uscita. La mancata applicazione del principio di trasparenza - al di là delle responsabilità specifiche, oggetto di valutazione di altri organi - ci interessa primariamente per il supporto che fornisce all’accessibilità totale alle informazioni che riguardano l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni e sulla possibilità offerta del controllo diffuso del cittadino sull’operato delle istituzioni e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. E, purtroppo, ci ricorda la grave ed interessata tolleranza delle istituzioni su ogni violazione normativa che riguardi il rapporto tra amministrati ed amministratori, emblematica in Calabria. Secondo la quinta Sentenza del Consiglio di Stato del 15.03.2006, n. 1370 infatti gli enti locali sono obbligati per legge a rendere noti tutti gli atti di esercizio del potere deliberativo attenendosi a regole tecniche precise; invece, il comune del tirrenico cosentino ha violato il principio e, con esso, il rapporto che vi sta alla base. Non sono “piccole” postille quelle ignorate dai dirigenti comunali: l’art. 18 del decreto Sviluppo, dal primo gennaio 2013 sancisce l’inefficacia legale dell’atto, con relativa responsabilità amministrativa, patrimoniale e contabile del funzionario che non adempie agli obblighi di legge; il decreto Sviluppo n. 83/2012, d’altronde, ha modificato le modalità di pubblicazione degli atti che comportano compensi e corrispettivi. Si tratta di norme che non possono essere disattese dalle amministrazioni pubbliche, soprattutto da quelle - come il Comune di Paola - angustiate da una pesante situazione finanziaria della quale, come la solito, le amministrazioni in carica non sono mai responsabili. Noi siamo per la dimostrazione concreta dell’assenza di responsabilità, ad iniziare dalla doverosa pubblicazione delle spese effettuate con i soldi dei cittadini: incomincino gli amministratori paolani a giustificare il titolo delle uscite da loro determinate. I nostri attivisti in città hanno sollecitato più volte il sindaco a chiarire la posizione ma inutilmente: è grave che un’amministrazione che non è riuscita neanche a pagare i cittadini impegnati nei seggi delle ultime elezioni non capisca l’importanza del rispetto dei parametri di legge. Speriamo vivamente che questa mancanza non nasconda qualcosa di ancora più grave ai cittadini paolani. Il M5S, del quale siamo solo strumento, continuerà a tenere sotto controllo il territorio, ed il sottoscritto ha sollecitato - tramite un’interrogazione parlamentare - il ministro per la Pubblica amministrazione e l’innovazione affinché intervenga urgentemente per dire quali provvedimenti intenda prendere e - se necessario - sanzionare chi non ha rispettato i criteri di legge. E Paola non è un caso isolato: ma la Calabria, egregio ministro, è pure soggetta alla legge italiana? * M5S cittadino eletto alla Camera

Nessuna trasparenza al Comune di Paola Interrogazione parlamentare di Barbanti (M5S) «La posizione dell'ente è oltremodo imbarazzante, non rispetta la legge»

L’interrogazione al ministro Premesso che attualmente si registra sul sito del Comune di Paola la mancata pubblicazione delle determinazioni dirigenziali, si rappresenta che la sentenza del Consiglio di Stato, sezione quinta, del 15.03.2006, n. 1370, ha stabilito che tale obbligo debba riferirsi non solo alle deliberazioni degli organi di governo (consiglio e giunta), ma anche alle determinazioni dirigenziali, esprimendo la parola “deliberazione” ab antiquo, sia risoluzioni adottate da organi collegiali che da organi monocratici, ed essendo l’intento quello di rendere pubblici tutti gli atti degli Enti locali di esercizio del potere deliberativo, indipendentemente dalla natura collegiale o meno dell’organo emanante. Non è sufficiente pubblicare le determine dirigenziali integralmente in formato Pdf, ma occorre attenersi a regole tecniche precise (link a progetti, contratti, curriculum, capitolato forniture, servizi, etc...). Nell’art. 18 del d.l. n. 83/2012, convertito in legge 134/2012, è anche prevista, a partire dall’1 gennaio 2013, la non efficacia legale dell’atto con responsabilità amministrativa, patrimoniale e contabile del funzionario che non adempie agli obblighi. In particolare, il decreto Sviluppo n. 83/2012 ha modificato completamente le modalità di pubblicazione degli atti che comportano compensi e corrispettivi di importo superiore a 1.000 euro, per cui, a partire dal 1 gennaio 2013, sono in vigore norme certe e più gravose che non possono assolutamente essere disattese dalle amministrazioni pubbliche, pena la non efficacia legale dell’ atto interessato. Il d.lgs 33/2013, recante “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”, dispone espressamente che le disposizioni contenute nell’articolo 18 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, costituiscono principio fondamentale della normativa in materia di trasparenza dell’azione amministrativa. Nel caso specifico del Comune di Paola, non ci troviamo di fronte ad un semplice caso di mancanza di trasparenza ma anche di mancata applicazione di una legge che stabilisce la inefficacia dell’atto non pubblicato e l’addebito delle responsabilità e dei danni subiti al Dirigente di turno.

Alcuni attivisti del movimento 5 stelle di Paola hanno sollecitato il Sindaco del Comune di Paola, il Responsabile Amministrativo e il Responsabile della pubblicazione, ad ottemperare alla richiesta che abbiamo protocollato giorno 11 giugno 2013, con oggetto “richiesta pubblicazione del testo degli atti”, in quanto già passati 50 giorni dalla prima richiesta. Considerato che: le pubblicazioni di cui all’articolo 32, comma 2, della Legge 69 del 2009 hanno effetto di pubblicità legale; la responsabilità della pubblicazione online è del responsabile del procedimento di pubblicazione individuato dalla direttiva n. 8/2009 del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione; affinché il processo di pubblicazione on line possa generare un prodotto atto ad assolvere agli obblighi di pubblicità legale è necessario che esso garantisca la conformità di quanto pubblicato all’originale, l’autorevolezza dell’ente emanatore e del sito web, la validità giuridica dei documenti e quindi la loro veridicità, efficacia e perdurabilità nel tempo; nella pubblicazione sull’Albo on line devono essere rispettati i requisiti di accessibilità e usabilità validi per qualsiasi documento pubblicato su un sito web, al fine di erogare servizi e fornire informazioni che siano fruibili senza discriminazioni. in particolare, la pubblicazione on line deve garantire: - autorevolezza e autenticità del documento pubblicato; - conformità all’originale, cartaceo o informatico; - preservazione del grado di giuridicità dell’atto ossia non degradazione dei valori giuridici e probatori degli atti pubblicati sul sito web; - inalterabilità del documento pubblicato; - possibilità di conservazione, a norma di legge, del documento; Chiediamo: se sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa; se e quali provvedimenti, per quanto di sua competenza, intenda adottare affinché l’ente rispetti le norme a cui è sottoposto - violate anche da altri numerosi enti locali - alla luce della considerazione ulteriore della ricaduta negativa sul buon andamento e l’imparzialità dei pubblici uffici.

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Mezzoeuro Finanziaria occulta

Un gentile regalo alla casta bancaria di Oreste Parise

Prima della celebrazione del decennale della sua mancata applicazione, sembra che la legge 262 approvata in pompa magna e con urgenza nel 2005 sta per essere finalmente completata con l’emanazione del decreto di attuazione da parte del ministero competente (il Mef, ministero Economia e Finanza). È assolutamente necessario premettere qualche rigo di chiarificazione poiché l’argomento è apparentemente solo tecnico e non riguarda la vita dei comuni mortali. La situazione ideale per poter disporre in maniera arbitraria e assolutamente senza controllo del patrimonio pubblico. La grande riforma bancaria del 1936 ha reso la Banca d’Italia, costituita sotto forma di società per azione, l’unica banca emittente e il suo capitale distribuito tra le principali banche, tutte rigorosamente pubbliche: i sei istituti di credito di diritto pubblico (Banco di Napoli, Istituto San Paolo di Torino, Banco di Sicilia, Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro e Banco di Sardegna) e le tre Bin (Banche di interesse nazionale, Banche commerciale italiana, Banco di Roma e Credito italiano) e altri enti pubblici e assicurazioni. Il capitale era ed è rimasto una componente del tutto irrilevante nel funzionamento della Banca d’Italia, la cui attività, continua ad essere costituita da funzioni esclusivamente pubbliche: la politica monetarie con la regolazione dell’emissione di monete e banconote, oggi passata alla Bce, e l’attività di vigilanza e controllo del sistema creditizio, che per quanto riguarda i grandi gruppi sta per essere ceduta alla stessa Bce). Nessuna di queste dipende dalla condizioni di mercato, sono funzioni pubbliche che solo per finzione sono state organizzate sotto forma societaria di natura privatistica, ma non hanno ne un prezzo né una domanda né una offerta. Il suo ruolo di organo di controllo impedisce semmai che essa possa avere alcun ruolo dirette nel mercato creditizio e finanziario. L’assemblea annuale della Banca d’Italia è stato, e continua ad essere anche se in tono minore, uno dei principali momenti della vita politica nazionale, non certo per l’approvazione del bilancio della banca trattata alla stregua di una mera formalità. Il momento clou dell’assemblea era costituito dalla Relazione annuale sulla condizione economica del paese, uno dei principali documenti, se non il più importante, delle analisi della congiuntura economica e delle possibili correzioni di politica economica necessari per fronteggiare le difficoltà del momento. Le Considerazioni finali del governatore hanno rappresentato una sorta di Bibbia economica con Luigi Einaudi, Guido Carli, Paolo Baffi e così via e ascoltate in religioso e sussiegoso silenzio da parte degli principali attori politici ed economici. La strana natura della Banca d’Italia è stata una fortuna per i suoi dipendenti che godono di un regime assolutamente privilegiato, che non viene mai messo in discussione e oggi si sta tramutando in una manna anche per le banche aderenti. Rispetto all’assetto originario i partecipanti al capitale sono profondamente cambiati non solo nel nome, ma soprattutto nella natura giuridica. Ieri erano pubbliche anche se alcuna in forma privata, oggi sono private nella forma e nella sostanza

Si apre lo scrigno della Banca d'Italia Non servirà ad alleviare le sofferenze dei nuovi poveri, ma a impinguare il capitale e la rendita parassitaria delle banche partecipanti e si apprestano a spartirsi lo scrigno accumulato nel corso degli anni, e alla cui formazione non hanno dato alcun contributo neanche sotto forma di partecipazione di capitale. L’acquisto delle quote nel 1936 è stato fatto rigorosamente con fondi pubblici e mai più nel corso degli anni sono stati

chiamati a finanziare l’istituto. La grande trasformazione del sistema bancario e i processi di concentrazione avvenuti negli ultimi anni hanno accresciuto enormemente il peso percentuale del capitale della Banca d’Italia detenuta dai gruppi bancari di maggiori dimensioni. In un documento riservato “Un aggiornamento del valore delle quote di capitale della Banca d’Italia” redatto da Franco Gallo, Lucas Papadernos e Andrea Sironi si afferma però che «ciò non ha creato problemi di sostanza, grazie alle norme che limitano i diritti dei partecipanti, ma è necessario evitare la possibile (erronea) percezione che la Banca possa essere utilizzata dai suoi maggiori azionisti». Si è creato un vero e proprio pasticcio, poiché il quadro giuridico originario, l’assetto proprietario degli istituti e le funzioni stesse della Banca d’Italia sono profondamente cambiati, come si è riconosciuto con la legge richiamata sopra. Gli esperti interpellati sostengono però che «il modello caratterizzato da una proprietà pri-


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Finanziaria occulta dal capitale dell’Istituto, per il quale viene proposto un metodo di valutazione determinato con l’attualizzazione degli utili futuri. Nelle parole degli esperti. «Secondo i principi generali della finanza, il valore di un’attività finanziaria è pari al valore attuale netto del flusso di reddito che esso genera. Il valore delle quote della Banca è stato determinato utilizzando un Dividend discount model (Ddm) al fine di stimare il valore attuale netto del flusso dei dividendi futuri che saranno percepiti dai partecipanti in base all’attuale disciplina. Ciò ha richiesto un’attenta selezione dei parametri di base del modello: il risk free interest rate, il tasso di crescita dei dividendi della Banca, il coefficiente Beta delle quote della Banca, l’equity premium, il liquidity discount. Nel complesso, in base alle analisi svolte il valore complessivo delle quote si collocherebbe in un intervallo compreso tra 5 e 7,5 miliardi di euro». Tradotto in italiano corrente, ciò significa che si sta per regalare alle banche un patrimonio valutabile tra i 5 e 7,5 miliardi, a cui bisogna aggiungere i futuri dividendi che riceveranno per diritto divino, non avendo (repetita juvant) alcuna funzione da svolgere. «Ogni ambiguità su tale questione, definendo con chiarezza i diritti economici dei partecipanti e allineando le norme che regolano la distribuzione degli utili a quelle adottate da altre banche centrale con azionisti privati», sostengono gli esperti. Resta senza risposta la domanda in virtù di quale principio degli azionisti che non hanno mai investito niente e non svolgono né sono chiamati a svolgere alcuna attività nella società di cui detengono le quote debbano percepire degli utili. Gli esperti hanno provveduto a 1) calcolare il valore corrente delle quote della Banca; 2) aumentare il valore del capitale della Banca (al momento puramente simbolico). trasferendo una parte delle riserve a capitale; 3) attribuire ai partecipanti un flusso futuro di dividendi, il cui valore attuale netto sia pari al valore corrente stimato delle azioni della Banca (ponendo contemporaneamente fine a ogni eventuale pretesa sulle riserve statutarie); 4) fissare un limite massimo alla quota di capitale detenibile da una singola istituzione e gruppo, stabilendo un intervallo temporale entro il quale cedere obbligatoriamente le quote eccedenti.

vata del capitale va preservato; l’assetto proprietario e la struttura di governance hanno garantito per decenni la piena indipendenza della Banca d’Italia». Per corroborare questa tesi richiamano l’esempio della Federal Reserve dove circa il 38% delle 8039 banche commerciali negli Stati Uniti ha lo status di azionista del Federal Reserve System, mentre le banche commerciali a statuto federale ne fanno parte per legge. «In secondo luogo,» - continua il documento degli esperti - «occorre evitare che si dispieghino gli effetti negativi della legge n. 262 del 2005, mai attuata, che contempla un possibile trasferimento allo Stato della proprietà del capitale della Banca. L’equilibrio che per anni ha assicurato l’indipendenza dell’Istituto, preservandone la capacità di resistere alle pressioni politiche, non va alterato». Il problema reale non è certo la definizione della proprietà dell’Istituto (e si continua ad usare per essa una terminologia riservata agli enti pubblici non a caso), è un aspetto assai secondario della questione, poiché nella sostanza sia-

mo di fronte a un ente che svolge funzioni esclusivamente pubbliche e solo per convenienza è stato organizzato sotto forma privatistica. In questo caso non si tratta di disquisire del sesso degli angeli e indire un concilio a tale scopo, ma è in gioco un rilevante patrimonio, la cui destinazione riveste un grande e concreto interesse per la finanza pubblica. Che possano esserci degli equivoci da chiarire lo rileva lo stesso studio, dove si rileva che «è necessario modificare le norme che disciplinano la struttura proprietaria per chiarire che i partecipanti non hanno diritti economici sulla parte delle riserve della Banca riveniente dal signoraggio, poiché quest’ultimo deriva esclusivamente dall’esercizio di una funzione pubblica (l’emissione di banconote) attribuita per legge alla banca centrale». Bisogna evitare che i partecipanti pretendano di appropriarsi del tesoro della Banca d’Italia costituito nel corso degli anni con l’esercizio del signoraggio della moneta. Le due componenti economiche sono costituite dalle riserve, quantificate in 15 miliardi di euro, e

«Le nostre analisi mostrano che nelle attuali condizioni di mercato, qualora il capitale della Banca venisse aumentato a 6/7 miliardi di euro e considerando un tasso di dividendo del 6 per cento (360 o 420 milioni in termini assoluti), il valore delle azioni dopo la riforma si collocherebbe all’interno dell’intervallo sopra indicato (57,5 miliardi di euro)». Nello scarno linguaggio tecnico si nasconde la verità che alle banche si sta per consegnare il cadeau di una rendita annuale valutabile tra i 360 e i 420 milioni di euro, pari a circa la copertura di una rata di Imu (o come si chiamerà domani l’imposta) sulla prima casa. Alla fine una questione tecnica si traduce in un interesse concreto. E resta da chiarire in che modo, tolto il signoraggio della moneta, la Banca d’Italia potrà realizzare questo utile e per quale attività le banche sono chiamate a sedersi alla tavola per consumare la succulenta crapula. Un utilizzo più consono è un aiuto concreto alle fasce più deboli della popolazione che soffre per gli effetti della crisi. E se la Banca d’Italia diventa un ente pubblico, non sarà certo un dramma. Lo è di fatto.

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Cercasi portatori sani di soluzioni

È il momento delle alleanze

«Dobbiamo coniugare speranza e sacrificio impegno e visione» è quanto ha dichiarato il vicepresidente nazionale di Confindustria Boccia nel concludere i lavori del convegno organizzato dagli Industriali della provincia di Cosenza

Della necessità di individuare «soluzioni che possano far incontrare nel concreto due esigenze: quelle delle banche che lamentano la mancanza di reali occasioni di investimento e quelle delle imprese che denunciano tanto la riduzione delle linee di credito in essere, quanto l’accesso a nuovi finanziamenti» ha parlato il direttore Rosario Branda. «Alleanza e sinergia vera» sono i concetti più volte ribaditi dal presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca che ha richiamato la necessità di «ricostruire quel rapporto tra sistema finanziario e sistema delle imprese che ha permesso il grande miracolo italiano. Dobbiamo tener presente che il credito rappresenta uno dei pilastri fondamentali per la crescita e lo sviluppo e che lo stesso svolge un ruolo sociale di legalità perché si pone come freno al dilagare di fenomeni, come l’usura, che al Sud ha dimensioni davvero allarmanti. Oltre alla crisi - ha dichiarato Mazzuca - molti imprenditori sono spinti nella morsa dell’usura per il pagamento delle tasse! E’ necessario pensare alla costruzione di un percorso virtuoso che faccia recuperare l’arretramento economico della regione e questo non può prescindere dalla concessione di finanziamenti e di credito al sistema economico».

«Dobbiamo coniugare speranza e sacrificio, impegno e visione. Puntare alla crescita come soluzione per superare la crisi del Paese. Non abbiamo bisogno di uomini duri o straordinari, ma di portatori di soluzioni». È quanto ha dichiarato il vice presidente nazionale di Confindustria con delega al credito, Vincenzo Boccia, nel concludere i lavori del convegno organizzato dagli Industriali della provincia di Cosenza, dal titolo “Alla ricerca del credito perduto”, che ha registrato anche gli interventi del presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca, del direttore Rosario Branda, della vice presidente della Regione Calabria Antonella Stasi e del direttore Da sinistra Branda, Boccia, Mazzuca, Stasi e Avantaggiato generale di Ubi Banca Carime Nella foto sopra, Branda, Boccia e Mazzuca Raffaele Avantaggiato. «Esiste una questione industriale che è nazionale, non Di mancanza di risorse nazionali, della necessità meridionale o settentrionale. Se vogliamo essere di impegnare quelle provenienti dal bilancio reun paese industriale - ha continuato Boccia - ocgionale nella sanità e degli eccessivi vincoli dericorre dare un orientamento preciso alla politica vanti dall’utilizzo dei fondi comunitari ha parlaeconomica, costruendo tutti insieme quella dito la vice presidente della Giunta regionale scontinuità che si traduce nel fare cose diverse dal Antonella Stasi che ha sottolineato come «la passato, lavorando ad un’agenda per la competiRegione ha avuto la capacità di mettere insieme tività. Un lavoro che deve vedere in prima linea determinate risorse ma probabilmente non ha spula politica, l’impresa, il sistema del credito». to trovare le formule più giuste per farle arrivare

alle imprese. È il caso del fondo “Jeremie” che ha una dotazione di 80 milioni di euro ma che vede istruite pratiche solo per 10 milioni, oppure dello strumento denominato “Mezzanine financing” che sta vedendo impegnate solo la metà delle somme a disposizione. Tali fondi, utilizzati oggi in una percentuale bassissima, devono necessariamente essere spesi entro il 2015. Ci stiamo battendo affinché venga allentato il Patto di stabilità e per creare un unico strumento di ingegneria finanziaria che supporti realmente le imprese». A dare risposte per conto del gruppo bancario che rappresenta, il primo per sportelli presenti nella regione, è stato il direttore generale di Ubi Banca Carime Raffaele Avantaggiato. «Non dobbiamo dimenticare che la banca è un’impresa, che deve dare conto agli azionisti e che deve essere capace di autofinanziarsi. Siamo obbligati ad operare riferendoci a precisi criteri - ha sottolineato il direttore Avantaggiato - ed è nostro compito sostenere impieghi di qualità. Siamo passati negli ultimi tre anni, in Calabria, da 1 miliardo e 400 milioni di impieghi a 1 miliardo e 749 milioni. La domanda di credito si è fortemente contratta, comportando una riduzione nelle erogazioni, perché gli imprenditori non investono, i fatturati diminuiscono e le famiglie sono in grande difficoltà. Il dato più allarmante è che una famiglia su tre in Calabria è a rischio povertà e che il “costo del credito”, rappresentato dai crediti che non tornano, è aumentato del 135% in tre anni perché le imprese e le famiglie non sono capaci di restituirli. Siamo quindi d’accordo a creare sinergie tra i nostri sistemi perché altrimenti non avremo più l’opportunità di fare il nostro lavoro». Il denominatore comune di tutti gli interventi è rinchiuso in poche parole chiave: nuova alleanza tra sistema finanziario, politica ed impresa, fiducia diffusa, discontinuità reale, impegno, responsabilità e dignità ruolo. L’auspicio di Confindustria Cosenza è che si registrino al più presto i primi segnali di una ripresa che ancora appare lontana.

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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)

IN COLLABORAZIONE CON

SEDI ZONALI ALTOMONTE FRANCAVILLA MARITTIMA PRAIA A MARE SCALEA

C.DA PANTALEO, 7/A VIA MAZZINI, 64 VIA TRIESTE, 20 VIA FIUME LAO, 253

0981/946193 0981/992322 0985/777812 0985/90394

SEDI COMUNALI ACRI ALTOMONTE BELVEDERE MARITTIMO CASTROVILLARI CERCHIARA DI CALABRIA CETRARO COSENZA FAGNANO CASTELLO GRISOLIA LAUROPOLI DI CASSANO IONIO MALVITO MOTTAFOLLONE PAOLA SAN MARCO ARGENTANO SCALO SAN SOSTI SANTA MARIA DEL CEDRO SARACENA SARTANO DI TORANO CASTELLO SPEZZANO ALBANESE TERRANOVA DA SIBARI TREBISACCE VILLAPIANA LIDO VILLAPIANA LIDO

VIA DUGLIA, 486 VIA SAN FRANCESCO, 62 VIA GIOVANNI GROSSI, 33 C/O STUDIO LEGALE CORDASCO VIALE PADRE F. RUSSO CONTRADA PIANA VIA G. DE GIACOMO, 4 VIA DE RADA, 24 VIA SAN SEBASTIANO CORR. BELLUSCI ANGELO PIAZZA CAPOLANZA, 8 CONTRADA VADITARI CORR. BORRELLI ANTONIETTA VIA NAZIONALE, 134 C/O CEDEFIN VIA ALCIDE DE GASPERI C/O STUDIO PERRONE-NOVELLO VIA PIANO DELLA FIERA, 14 VIA SAN MICHELE, 10 PIAZZA XX SETTEMBRE, 21 CORSO UMBERTO I PIAZZA DELLA REPUBBLICA, 49 CORSO MARGHERITA, 365 VIA PARIGI, 16 VIA DELLE AZALEE C/O STUDIO MELITO VIA DELLE ROSE, 28 C/O TEAM SERVICE

333/9833586 0981/948202 0985/84661 0981/483366

0982/999654 349/5842008 346/8569600 347/9433893 0981/70014 349/5438714 0982/621429 346/8569600 0981/60118 0985/5486 340/9692335 0984/521251 345/1337465 0981/956320 0981/51662 0981/56414 0981/56423

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Sabato 30 Novembre 2013

La prevenzione non può essere un miraggio

Quando piove sul bagnato In riferimento alle recenti intense avversità climatiche, al maltempo ed alle piogge intense che hanno danneggiato diverse aree dell’Italia ed anche alcune della Calabria, è lecito porre la dovuta attenzione all’opera di prevenzione Per fronteggiare i dissesti idrogeologici e la prevenzione degli eventi alluvionali, abbiamo chiesto, all’agronomo Giovanni Perri, che per diversi anni è stato presidente della Federazione regionale degli Agronomi - Forestali della Calabria, cosa si può fare in questa direzione. Innanzitutto tutto gli enti locali dovrebbero portare avanti ed attuare una serie di interventi preventivi, rispettando rigorosamente le norme urbanistiche della pianificazione territoriale, le caratteristiche fisiche del territorio, dell’ambiente, del paesaggio e le risorse produttive, cercando di evitare così che ogni pioggia di una certa intensità faccia registrare situazioni di emergenza e situazioni drammatiche, spesso luttuose per alcune famiglie. Quale incidenza può avere la pianificazione territoriale ed urbanistica, sul fronte della prevenzione del dissesto idro-geologico e degli eventi alluvionali? La legge urbanistica regionale n. 19/02, ha sottolineato Perri, dovrà sempre di più dare concretezza operativa alla elaborazione ed attuazione dei Psc (Piani strutturali comunali), strumenti di pianificazione territoriale indispensabili per individuare e programmare anche il territorio agricolo e forestale secondo le specifiche potenzialità di sviluppo, finalizzati a garantire la sicurezza fisica e nel contempo prevenire gli eventi calamitosi come quelli di Crotone, Soverato, Vibo Valentia e di Piano Lago, gli scavi archeologici di Sibari ecc. Che ruolo possono svolgere gli agricoltori, considerati come sentinelle dell’ambiente, al fine di garantire la sicurezza del territorio e delle persone?

Pianificazione territoriale e prevenzione delle frane, intervista all'esperto agronomo Giovanni Perri Bisognerebbe premiare quei tanti agricoltori ed imprenditori del settore primario che svolgono attività di manutenzione sul territorio e che con la loro costante laboriosità effettuano opere di manutenzione e di sistemazioni del terreno, per la prevenzione del dissesto idro-geologico per impedire il verificarsi dei movimenti franosi, almeno di quelli superficiali e sotto-superficiali. A tale scopo sono necessarie opere di sistemazione idraulico-agrarie ed idraulico-forestali? È abbastanza evidente che c’è assoluto bisogno di tali opere sistematorie e del necessario continuo monitoraggio, diversamente le acque piovane, non opportunamente incanalate nei fossi di scolo e nella rete idrografica generale, diventano il vero motore che innesca le attività erosive di una certa intensità favorendo l’irrazionale scorrimento superficiale e sotto-superficiale delle acque. Per concludere dottor Perri, il settore agricolo e forestale non deve essere dunque marginalizzato? Non è più giustificabile la scarsa attenzione nei confronti dello sviluppo del territorio agro-forestale, non sempre razionalmente monitorato, spesso trascurato da parte di molti amministratori che, invece, hanno dato priorità, pur se a volte giustificata, alla cosiddetta armatura urbana delle città e dei centri storici in genere.

Tenendo sotto controllo il territorio, si possono allora favorire le diverse risorse e la attività economico-produttive? È proprio così. Tutto ciò per coniugare le risorse produttive, ambientali, paesaggistiche ed ecologiche in sinergia con lo sviluppo del territorio per non più sprecare risorse finanziare con interventi di ripristino dei danni causati dalle avversità temporalesche e dalle purtroppo ricorrenti avversità climatiche. I danni di questi giorni, causati dalle piogge abbondanti, dimostrano ancora una volta che necessitano validi progetti per prevenire danni nelle aziende agricole, alle strutture produttive mantenendo in perfetta efficienza la sistemazione dei terreni e del reticolo idrografico e dei corsi d’acqua, soprattutto quelli a carattere torrentizio. Per concludere è proprio il caso di affermare che la regimazione delle acque piovane è un aspetto importante per evitare, o almeno attenuare i danni ed i disastri di questi giorni? La storia e l’esperienza insegnano che non bisogna mai trascurare le Giovanni opere riguardanti la sistemazione Perri dei terreni, la regimazione delle acque meteoriche superficiali e sottosuperficiali, al fine di prevenire, quando ciò è possibile, possibili danni alle strutture produttive, alle colture e alle attività economiche e produttive in generale, ma soprattutto il risparmio di tante vite umane. Ciò è possibile se quanti operano sul territorio si attengono scrupolosamente al rispetto delle risorse naturalistiche ed ambientali ed alla progettazione integrata o interdisciplinare secondo le ben note e rigide regole della conservazione del suolo e dell’assetto territoriale. O.P.

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La serata evento

La sfilata di Nino Lettieri


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Largo ai giovani gnerà, con l’edizione dedicata al Classico, la diciottesima candelina. «Un traguardo importante - ha sottolineato il patron Sante Orrico - che avvalora sicuramente il progetto ma soprattutto la volontà di fondo che lo anima: credere nei giovani, mettendo a loro disposizione impegno e mezzi. Personalmente ho sempre creduto in loro e nella grande risorsa che possono rappresentare per la nostra società. E ammetto che mi spiace pensare che molti adulti questo ancora non lo hanno capito; non sempre sono i giovani che non vogliono fare, come si è ormai soliti dire, ma spesso siamo noi altri che non glielo permettiamo». Pensiero che ha trovato il suo contrappunto nell’intervento dell’assessore Rosaria Succurro: «Ho avuto modo di seguire l’attività di Sante Orrico e di tutto il suo staff. Moda Movie è in grado di fare di un evento una serie di eventi portando avanti un progetto che ha tanto valore, valorizza le professionalità artistiche dei talenti locali e non solo.

Antonella Biondi. Ad indossare gli abiti realizzati dai giovani designers sono state le allieve dell’istituto Leonardo Da Vinci di Cosenza supportate dalla loro dirigente Graziella Cammalleri, che ha preso parte al dibattito insieme a Franca Trozzo dell’Accademia New Style di Cosenza e alla stilista, nonché docente dell’Accademia del lusso, Simona Iannicelli. Tante le testimonianze che nel corso della serata hanno omaggiato il progetto Moda Movie, tanti i partecipanti già pronti ad essere coinvolti nella prossima edizione dedicata al Classico. A dare un’anticipazione sul nuovo tema 2014, dopo aver presentato ai partecipanti la nascita, la creazione e la finalità di questo nuovo progetto del calendario Moda Movie, è stata la project manager Paola Orrico che ha concluso la presentazione dedicando un ultimo pensiero alla giornata mondiale contro la violenza sulle donne, sottolineando la presenza in sala del silenzioso contrappunto dei foulard rossi indossati dallo staff.

Presentato il nuovo calendario ModaMovie2014 Calendario - Scheda tecnica votato alla creatività e ai giovani talenti dell’edizione NATURE’S GLAMOUR

Il 25 novembre è stato presentato all’interno della suggestiva cornice della sala “M. Quintieri” del Teatro Rendano, il Calendario Moda Movie 2014 e il mini book “Nature’s Glamour” con il meglio della passata edizione. Molti i partecipanti accorsi all’evento che ha loro mostrato alcuni dei capitoli che compongono la grande storia di Moda Movie. Il progetto ideato e creato dall’associazione Creazione e Immagine che quest’anno spe-

Un plauso va alla sua dinamicità e organizzazione. L’amministrazione comunale patrocina con piacere tale iniziativa perché è un’idea che valorizza il territorio stesso e il suo patrimonio». Basti pensare, infatti, all’ultima edizione raccontata fotograficamente nel rincorrersi dei mesi del calendario “Nature’s Glamour” che oltre i confini cittadini si è spinta fino al Parco della Sila, coinvolgendo così il territorio in un dialogo diretto con l’arte. Oltre le immagini, nel corso della presentazione non sono mancate le performance di moda che hanno mostrato dal vivo dettagli e capacità sartoriali delle tre finaliste di Moda Movie 2013 e alcuni dei capi della collezione Red Hot Dress Peppers, realizzata in occasione del Festival del Peperoncino rappresentato dalla referente

Il nuovo calendario - distribuito durante la presentazione e successivamente presso tutti gli stakeholders del festival, le istituzioni e i media si fa così sintesi di quest’ultimo progetto firmato Moda Movie, grazie al contributo di Ivan Patitucci (grafica), di Francesco Tosti e Francesco Greco (fotografi), di Francesco Orrico (setting) e grazie soprattutto a Sante e Paola Orrico, rispettivamente ideatore e project manager. Per un prodotto in definitiva esclusivo e dalla grafica accattivante che presenta rispettivamente le creazioni di: Maria Rosa Petrungaro (primo premio) con i suoi capi dalla natura sognante e decisa in un gioco di forme e geometrie equilibrate e d’impatto, Marina Vespa (secondo premio) ideatrice di capi che strizzano l’occhio ad una spiccata creatività, declinata in intrecci floreali su abiti basic e infine Maria Elisabetta Mazzuca (terzo premio) con modelli che lasciano spazio al dialogo tra l’innovazione e la classicità, tra scale cromatiche decise e dettagli sofisticati. Altri scatti del calendario presentano, inoltre, alcuni delle creazioni nate dell’estro dello special guest di Nature’s Glamour: Nino Lettieri, autore di una collezione che indaga ed esalta la bellezza senza tempo della terra.

Il calendario si può ritirare gratuitamente presso la sede dell’associazione in Via G. Marconi - pal. Grimoli Cosenza (di fianco sede regionale Rai) nella settimana dal 16 al 20 dicembre 2013 dalle ore 9:30 alle ore 12:30

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