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numero 29 - Anno 12 Sabato 20 Luglio 2013
settimanale d’informazione regionale
Il ministro Angelino Alfano e l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza
Voce ai giovani Europa Una, nessuna e centomila Unione e disunione www. mezzoeuro.it
Papa Francesco, pauperismo o populismo?
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Sabato 20 Luglio 2013
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Il legno storto
Il pauperismo di Papa Francesco
è un populismo?
A prima vista, la predicazione di Papa Francesco sembrerebbe contenere più di un elemento di quelli che si ritrovano negli argomenti Mezzoeuro e negli accenti del migliore populismo: il male Fondato da Franco Martelli dell’impoverimento, la condizione disperata dei più umili e dei Ediratio editore più deboli, degli ultimi, l’indifferenza “globalizzata” di un Direttore responsabile Domenico Martelli mondo chiuso nel benessere e nell’egoismo. E non solo questi, la Registrazione forte vicinanza al modo di sentire del vivere comune, il volere Tribunale di Cosenza n°639 dare voce ai sentimenti di una angoscia collettiva, l’imperativo del 30/09/1999 della solidarietà con gli “esclusi”. Forse questo ultimo accento Redazione e amministrazione posto sulla tragedia sociale della “esclusione” assieme via Strada Statale 19 bis, 72 87100 Cosenza alla condanna di un cinismo che alligna nelle società e fa sì che Responsabile settore economia non si sappia guardare a chi soffre e si allontanino quelli che Oreste Parise chiedono giustizia, è un sostrato populistico che è dentro la Progetto e realizzazione grafica stessa veduta pauperisrica di Papa Francesco. Intanto, va capita Maurizio Noto bene l’idea stessa di pauperismo che è così presente in tutta telefono 0984.408063 fax 0984.408063 l’azione papale e nelle omelie dove una visione del mondo, e-mail: ediratio@tiscali.it un linguaggio, presentano i segni di una compenetrazione Stampa ed adesione alle genuine spinte di strati sociali profondi cui si Stabilimento tipografico De Rose, Montalto (Cs) vuol dare la parola per sentirsi presenti nel contesto di tutti gli Diffusione “altri” esseri umani. Papa Francesco appunto si sente obbligato Media Service di Francesco Arcidiaco a dare la parola ad una folla che la reclama, che vive ai bordi telefono 0965.644464 fax 0965.630176 e non riesce a venire alla ribalda, né i modi per renderla Internet relations N2B Rende protagonista , come la politica, ad esempio, riescono veramente Iscritto a: a realizzare una verace “inclusione” di chi patisce la povertà Unione Stampa Periodica Italiana che è una condanna a non avere peso alcuno in ordine sociale che è fondato su gerarchie e divisioni di ceti e di caste. Della tradizione del pauperismo, non solo di quello più specificamente francescano, vengono al pensiero ed alle effusioni del n. 12427 gesuita Papa Fancesco tante locuzioni e sottintese denunce
di Franco Crispini
E tuttavia a questo Papa, campione di un pauperismo come scudo per le ingiustizie sociali, tutto intriso della tensione evangelica, indirizzato a rivendicare quello che dà forza a chi è povero senza farne un rivoltoso, non sfugge certamente che la piaga sociale della indigenza non è sempre in ragione diretta dei malgoverni e non può divenire la base di un movimento ribellistico.A differenza che nel populismo che è stato ed è una strategia di potere, una chiave di volta per irrealistiche rivendicazioni emancipative, un disegno eversivo per superare il contrasto deboli-forti, basso-alto della gerarchia sociale, a vantaggio degli emarginati, nel pauperismo c’è invece un messaggio di riscatto attraverso una pacifica intesa, una “conversione” di chi possiede ricchezza e potere a renderne partecipi quelli che ne sono estranei. A far riflettere ancora una volta sul modo come questo Papa si accosta alla gente, su come parla, ed anche a distanziare il suo populismo da altre forme divenute incalzanti ed aggressive nel momento attuale, la recente significativa visita a Lampedusa, luogo di ripetuti sbarchi catastrofici, crudeli di immigrati disperati, ha lasciato vedere di quale spirito di “caritas” e di “pietas” è animata la parola rivolta a dare sollievo alla umanità che soffre, a dare un riconoscimento particolare alla dignità come tale della persona umana: non si potrebbe pretendere che si sia voluta pronunciare una parola portatrice di soluzioni realistiche (di un “realismo gesuitico” come lo si vuol chiamare) al pari di quella di chi è investito di autorità politica e sa (se veramente lo sa) quale via di uscita prendere per fare fronte a tutti i problemi di una immigrazione di massa in un quadro che ha dentro lo scontro tra realtà geografiche ad economie sviluppate o sottosviluppate. Chiedersi quali punti di convergenza possono essere trovati tra una ispirazione pauperistica che ha nel Vangelo la fonte di primario riferimento, e una legittimazione populista data a rivendicazioni sociopolitiche che in molti casi perdono per strada non poche delle ragioni di riscatto del “popolo”, significa fraintendere le intenzioni di questo Papa il cui populismo non è certamente polo di risentimenti collettivi, di esasperazioni sociali, sui quali, in una immediata comunicazione, far poggiare una azione di guida e di controllo. Se Papa Francesco batte queste stesse strade è perché deve dare forza al “magistero” di una Chiesa che si rivolge ad una folla di fedeli che ne chiedono aiuto e conforto.Viene in conclusione da ritenere che pauperistica è una predicazione che mette in luce il valore cristiano della povertà come rifiuto dei beni materiali e ideale di una vita semplice ricca di altri valori che la sete di ricchezza fa perdere di vista; mentre populistico nello stesso messaggio di Papa Francesco, è quel versante sul quale si coglie una condanna netta delle cause della povertà, una sottintesa denuncia di quanti trascurano di rimuoverle, una condivisione della rabbia e della protesta per la sorte sciagurata dei condannati ai disumani “respingimenti” che rendono imnpossibile ogni recupero ad una vita dignitosa.
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Sabato 20 Luglio 2013
Il saccheggio dei Comuni Infondo non si scandalizzerebbe nessuno dalle nostre parti se ancora una volta si confezionasse un’inchiesta giudiziaria, rumorosa e mediaticamente corposa, avendo in tasca o esibendo di possedere solo uno dei tre assi che solitamente servono. È inutile andare indietro con la memoria, è pieno il fascicolo di esempi del genere e quasi quasi ci si meraviglierebbe del contrario. Tre dicevamo sono gli assi che bisogna avere in mano, almeno due per meritarsi il terzo. Il meccanismo fraudolento. Il bottino in gioco derubato, quantomeno identificato se non ancora o forse mai acchiappabile. E il o i mandanti, chi non s’è mai sfilato la calzamaglia dalla testa se mai l’ha indossata. La procura della Repubblica di Cosenza, con l’inchiesta Sogefil sullo scandalo del saccheggio dei tributi ai Comuni, ha mostrato in piazza meno di due assi, diciamo uno e mezzo. Ha individuato e selezionato il meccanismo truffaldino, peraltro in concorso così da diventare reiteratamente a delinquere. Ha gettato l’occhio sulla posta soffiata, almeno 15 milioni di euro la partita sul tavolo anche se conta di recuperare briciole ormai. E tiene all’oscuro invece, o non conosce del tutto o non intendere conoscere il o i mandanti. La calzamaglia da scoprire.
C’è la rapina
Ma il rapinatore? Non servono armi da sparo né coltelli appuntiti per una rapina come quella che, a sentire gli inquirenti, avrebbero messo in piedi Saigese prima e Sogefil dopo. Sicuro il meccanismo e poi anche sofisticata la sparizione e parcellizzazione del bottino con una conoscenza della materia che può anche porsi all’avanguardia per le nostre latitudini. Ricapitalizzazioni fittizie, spese, perdite, consulenze sono il mare ondulato e ben conosciuto della liquefazione del denaro sottratto ma è il primo stadio che merita qualche approfondimento. Le società di riscossione dei tributi (Saigese prima e Sogefil dopo) per conto dei Comuni hanno agito nel tempo avendo come due unici contraenti i cittadini da una parte e le amministrazioni dall’altra. Impossibile sfuggire da questa forbice. Da una parte agendo con tutti i poteri coercitivi di cui dispone una società di riscossione, inutile sottolinearli. Dall’altra sistematicamente non versando o versando poco queste somme agli enti che li avanzavano, i Comuni appunto. Ora ve lo immaginate voi che un privato incarica una società di recuperare delle somme da un altro privato e poi non se ne cura nel tempo se questo ha riscosso o meno il denaro? Ovviamente no perché come minimo utilizza strumenti per conoscere in tempo reale se quei soldi che avanzava sono stati recuperati dalla società. Poi accetta di prenderne una gran parte, lasciando che quella società si meriti il suo giusto guadagno peraltro pattuito. Ma come un felino, quel privato cittadino, non mollerebbe mai la preda che è poi il denaro che avanza. Il suo denaro. Saigese prima e Sogefil dopo possono invece agire diversamente. Il denaro riscosso è dei Comuni, quindi dei cittadini che pressati hanno pagato immaginando che quei soldi potessero tornare indietro in termini di servizi. E invece ai Comuni è tornato poco o niente alla cassa. Ma quanto è credibile che Sogefil abbia agito e scelto a quale amministrazione sottrarre il denaro sen-
L'inchiesta Sogefil porta numeri interessanti con sé C'è il giro, il meccanismo Si conoscono le vittime e gli intermediari Mancano solo i mandanti... za temere che un sindaco, un tesoriere, il capo della ragioneria o un assessore potesse da un momento all’altro chiedere spiegazioni, inoltrare un esposto, rivolgersi persino alla magistratura? Poco credibile, molto poco credibile una versione del genere. Ai limiti del surreale. La tesi più ragionevole è che Saigese prima e Sogefil dopo abbiano agito potendo contare preventivamente sul silenzio connivente delle varie amministrazioni comunali sparse tra le contraenti. Un silenzio essenziale, diciamo pure tanto quanto il progetto stesso. Che ovviamente avrà previsto la dissoluzione nel tempo di tutte le somme cambiando denominazione alle società di riscossione puntando a mandare in prescrizione ogni eventuale debito nei confronti dei Comuni. Ma dal silenzio per i primi anni delle amministrazioni non si poteva prescindere altrimenti mai si sarebbe potuta rag-
giungere la somma di 15 milioni di euro in assoluta tranquillità. E il punto sta proprio qui che va ben al di là, perché antecedente e preliminare, delle stesse correlazioni che Airoma intravede nell’eolico e in alcune schede elettorali vidimate trovate tra il materiale sequestrato. Non ha bisogno Airoma di indicare tracce e odori di politica ai cani annusatori di verità. Non ne ha alcun bisogno perché senza il livello stratificato e unidirezionale della politica intesa proprio come “partito” un progetto criminogeno del genere non sarebbe mai potuto venire alla luce. Attenzione “partito” e non solo politica alla base perché un conto è provare a puntare sulle certe connivenze trasversali, magari con scambi di favori e potere. Altro è poter contare invece su una filiera di sindaci e amministratori legati tra loro e meglio ancora se appartenenti in gran parte ad una stessa parte o comitato politico. In questo senso “partito” e non solo politica in generale che poi vuol dire poco o nulla. Questo è l’uomo da smascherare e che ha ancora la calzamaglia al viso. Un uomo, o più uomini, in grado di poter tenere legate delle connivenze amministrative senza eccedere nelle motivazioni convincenti. La religione e il “partito”, almeno così era una volta, possono da sole arrivare a tanto. E Airoma questa volta rischia davvero di fare poca notizia se insiste sul “livello politico” che sta dietro. Noi crediamo ce ne sia uno addirittura “partitico” che è molto di più...
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Sabato 20 Luglio 2013
Guai estivi in vista
E ora
che farà Angelino? Avrà poco tempo per riprendersi dal Kazakistan che al ministro Alfano piomberà sul tavolo bollente del ministero la relazione d'accesso antimafia dell'Asp di Cosenza. Che non si preannuncia come una favoletta per bambini... Sul tavolo del prefetto di Cosenza Cannizzaro da poche ore c’è la relazione d’accesso antimafia dell’Asp di Cosenza. Nella prossima settimana o al massimo l’altra ancora la girerà inevitabilmente al ministro degli Interni Angelino Alfano. I commissari hanno finito il lavoro iniziato tre mesi fa formalmente dopo alcune denunce presentate dall’ex direttore sanitario delle aziende ospedaliere di Cetraro e Paola alle quali poi sono seguite un paio di inchieste giudiziarie sempre sul Tirreno. Inevitabile è stato poi richiedere l’invio della commissione nel palazzone dell’Asp più grande della Calabria (e tra le più grandi d’Italia) che ha un bilancio di quasi un miliardo di euro all’anno. Non dovendo andare a spulciare tra le carte di un asilo nido ma avendo a che fare con appalti assegnati a personaggi borderline, parcheggi a uomini d’onore, mense e prestazioni misteriose è assai probabile che il lavoro svolto dai commissari nella più grande Asp della Calabria sia risultato complesso e insidiosissimo. Molto insidioso. Per molto meno Vibo è riuscita ad evitare che la sua di Asp venisse sciolta per mafia ma la posta in gioco di Cosenza, come è noto, è molto più alta e per questo molto più pericolosa. Un eventuale intervento del governo a sancire lo scioglimento per mafia del palazzone di via Alimena significherebbe sconvolgere definitivamente e irrimediabilmente tanto gli equilibri sanitari della regione
quanto, ovviamente, quelli politici. Ma al contempo, e al contrario, non farlo se invece in presenza dei requisiti giusti significherebbe alterare drammaticamente gli equilibri democratici che non profumano subito di soldi ma contano molto di più alla fine. Detta in altri termini il ministro Alfano avrà poco tempo per svernare dai guai del Kazakistan che gli piomberà sul tavolo un’altra rogna. Certo non ci perderà il sonno come invece è accaduto e accade con la bella moglie del presunto dissidente kazako rimpatriata con la figlia “a sua insaputa”. Ma una rogna sì, dal palazzone di Cosenza. Perché il clima generale delle larghe e robuste intese a Roma pare si sia davvero deteriorato fino all’usura nelle ultime ore. Non sapremo mai se l’intervento di Napolitano ha scongiurato altri pericoli ma la sensazione perniciosa stavolta è che il Pd non ne perdonerà più nemmeno una all’alleato berlusconiano. Non può, non che non vorrebbe ma non può nel senso che finirebbe per portare il suo codice fiscale in tribunale continuando così. E fatto salvo Alfano per il caso grosso grosso si finirà per essere molto meno indulgenti per cose diciamo così più ordinarie, periferiche, da non sporcarsi le mani. Come il palazzone dell’Asp di Cosenza appunto che rischia di finire con la sua relazione nel tritacarne di un clima più avvelenato di prima con i suoi parcheggi, le sue mense, i suoi appalti prevedibilmente assegnati negli anni a gente svelta di coltello e pistola. Se passa questa linea, a meno che i commissari non abbiano trovato giochi per ragazzi tra i cassetti,
sarà dura per la cortina politica conterranea (anche trasversale sia ben chiaro) salvare il palazzo che macina più soldi che c’è in giro. Molto dura. E finirebbe come d’incanto anche un’altra gallina dalle uova d’oro che circola all’Asp e che è più impettita della relazione antimafia. Qui la malavita ufficiale non c’entra o c’entra poco. Si parla di consulenze, consulenze milionarie e di lodi arbitrali fuori controllo e unidirezionali. Cifre importanti e seriali negli anni che poco hanno a che vedere con la commissione d’accesso antimafia ma che in un unico brodo porteranno più sapore se salta il tavolo, il tavolo della sanità di Cosenza. Poi si starà lì, se accade, a contare le lacrime che arrivano da Reggio per l’accaduto. E se ne arriveranno poche, o non ne arriveranno del tutto, una ragione si troverà pure per questo…
Il ministra Alfano sopra, l’Asp di Cosenza
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Sabato 20 Luglio 2013
La velocità del gambero
Il passo indietro di Scopelliti Mai come in questo caso il “taglio della sarta” è stato più facile, molto più facile a dirsi che a farsi. La salute con forbice a rastrello, quella che falcia posti letto e speranze come una semplice posta di bilancio da far girare, per un giorno e per una volta deve accontentarsi di un felice passo indietro. Non chiudono più gli ospedali di Praia a Mare e di Trebisacce. Restano dove e come sono. L’idea originaria del governatore e commissario straordinario Scopelliti era quella di trasformare le due strutture in semplici case della salute, poco più che niente se messe a confronto con l’immenso territorio di riferimento da servire. Dal momento dell’annuncio è partito un attacco violento al progetto partito in primis dal consigliere regionale del Pd Carlo Guccione e del deputato (sempre del Pd) Franco Laratta. Incongruente la scelta, denunciavano. Insensata. Deleteria per il territorio. Ma niente, Scopelliti mostrava di voler andare avanti come un treno, come sempre. Fino al ripensamento dell’altro giorno, fino alla clamorosa retromarcia dettata anche da precise indicazioni che sono arrivate dal Tavolo Massicci. Non si chiude più bottega, gli ospedali restano dove sono per fare quello che hanno sempre fatto. Nel dicembre del 2012, presentando il suo “viaggio nella sanità”, Guccione insieme a Laratta parlava di «totale fallimento del Commissario per l’attuazione del Piano di Rientro dal debito sanitario in Calabria». Giuseppe Scopelliti, tutto racchiuso nelle considerazioni finali del verbale del Tavolo Massicci del 7 novembre scorso in cui si afferma che «in relazione alle numerose criticità in essere che, al fine di consolidare e rendere effettivamente strutturali gli interventi previsti nel Piano di Rientro, la cui realizzazione sta avvenendo con ritardi, il “Tavolo Massicci” e il Comitato Lea chiedono alla struttura commissariale di redigere ed adottare il Programma Operativo per gli anni 2013-2015 entro il 31.12.2012 e che, in tale stato di cose, la valutazione sull’erogazione delle risorse è rinviata e si richiama la Regione ad attivarsi al fine di risolvere tutte le criticità rappresentate nel corso della riunione». «Sono passati tre anni da quando Scopelliti è stato nominato commissario della Sanità - ha aggiunto Guccione - e in Calabria non è stato fatto nessun passo avanti. Tutto è rimasto com’era, se non addirittura peggiorato. Gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti. È stata costruita una sa-
Gli ospedali di Praia a Mare e di Trebisacce non si chiudono più, restano dove e come sono. Fallisce il progetto del governatore che voleva trasformarli in case della salute Passa la linea a suo tempo denunciata dal consigliere regionale del Pd Carlo Guccione che su questo, insieme al deputato Laratta, ha fatto una battaglia nità disomogenea territorialmente e, a causa di tutto ciò, i Fondi Fas per il ripianamento dei debiti nella sanità degli anni precedenti restano bloccati. Fatti, testimonianze e situazioni che abbiamo raccontato ai calabresi in questi mesi e che hanno trovato puntuale riscontro nella nostra pubblicazione». «La Sibaritide - ha proseguito il consigliere regionale dei democrat- è il punto più critico della devastazione compiuta in questi anni. Il rapporto tra posti letto (pubblici e privati) e abitanti è il più basso di tutta la regione. I 255 posti letto previsti per l’ospedale “spoke” di Corigliano-Rossano ancora oggi sono solo sulla carta. La chiusura dell’ospedale di frontiera di Trebisacce che, insieme a quello di Praia a Mare, poteva garantire un servizio ospedaliero efficiente, in grado di arginare l’emigrazione sanitaria dei calabresi in altre regioni, si è dimostrata una scelta assurda e sbagliata. Per tutti questi motivi riteniamo che nel nuovo
Carlo Guccione e Franco Laratta durante il loro “viaggio nella sanità” del dicembre 2012
Programma operativo 2013-2015 che si dovrà predisporre entro il 31 dicembre prossimo, i quattro ospedali di montagna calabresi dovranno essere trasformati in ospedali generali e che gli ospedali di frontiera di Trebisacce e Praia a Mare debbano essere riaperti e potenziati, perché solo così facendo si assicura un servizio ospedaliero e sanitario più omogeneo territorialmente e, quindi, in grado di consentire di dare una risposta sanitaria adeguata a tutti i cittadini, al di là di dove essi vivono ed abitano ed anche a contrastare il fenomeno della mobilità sanitaria passiva verso altre regioni». «Non vorremmo che - ha aggiunto Guccione alzando il tiro del suo intervento - aver rinunciato ad affrontare la questione della riduzione dell’emigrazione sanitaria dei cittadini calabresi verso altre regioni, favorendo di fatto l’aumento di tale fenomeno, sia il frutto di pressioni di lobby che, utilizzando le risorse della sanità calabrese per alimentare un sistema che, solo nel 2011, ha acquistato prestazioni sanitarie pari a 58 milioni di euro dalla Lombardia, 44 milioni di euro dal Lazio e 33 milioni di euro dall’Emilia Romagna, serva a “foraggiare” strutture pubbliche e private di altre regioni. Sempre nel solo anno 2011 la Calabria, la Campania, la Sicilia e la Puglia hanno acquistato prestazioni sanitarie dalle regioni del nord per quasi un miliardo di euro. Visti i pessimi risultati raggiunti dopo tre anni di gestione della sanità in Calabria, Scopelliti non può più essere l’unico uomo al comando dell sanità calabrese». «Se il governatore della Calabria vuole fare sul serio rispetto alle annunciate “aperture” degli ultimi giorni al dialogo e al confronto -conclude Guccione- convochi immediatamente un tavolo di concertazione con i rappresentanti delle autonomie locali, delle Province e delle forze sociali e imprenditoriali calabresi per definire, insieme ad esse, il Programma Operativo 2013-2015. Poi venga in Consiglio regionale e chieda, su questo Programma, anche il contributo e il sostegno delle forze di opposizione. Potrà verificare direttamente quanto ci sta veramente a cuore il Bene Comune e il destino della Calabria e dei calabresi». Oggi, dopo poco più di sei mesi, la retromarcia. Non si chiude più. Rimane aperta, e vince, la civiltà.
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Sabato 20 Luglio 2013
Mezzoeuro Giornate da leoni
Da Lamezia al salone degli Specchi della Provincia di Cosenza passando per Luzzi, cuore dell’entroterra dinamico e rigoglioso. Il ministro per gli Affari regionali Delrio se l’è vissuto tutto il “giornatone” alla calabrese che aveva in programma andando incontro ad un protocollo che per una volta l’avrà fatto annoiare davvero poco, stante quantomeno il paragone con altri seriosi tour in giro per l’Italia. Un po’ per casualità, un altro bel po’ per causalità e il resto per inevitabili contingenze conterranee la giornata è trascorsa quasi alla perfezione con un protocollo semi spontaneo che ha saputo miscelare bene vetrina e propaganda politica di corrente con problemi veri e istituzionali che un buon ministro (come è Delrio senza dubbio) deve saper affrontare. La tappa di Lamezia per esempio, con il sindaco Speranza a fare da padrone di casa ma anche con i sindaci e i consiglieri regionali del Pd, non deve essere passata inosservata al ministro dai modi gentili e discreti. Tante le lamentele la maggior parte delle quali pure con un senso compiuto delle cose. I bilanci degli enti locali che non si chiudono e non si possono chiudere, stante una tassazione farraginosa e in alcuni casi campata per aria. I poteri limitati, l’Imu che servirebbe ma non si può dire, la Cassa depositi e prestiti che non fa appieno il suo mestiere.
Delrio il “calabrese” E poi politica ovviamente con la parte più battagliera dei sindaci e dei consiglieri che non digerisce il governo delle larghe e consumate intese. Il ministro ha ascoltato, ha annotato e non ha preso per i fondelli nessuno e già questa non è nona secondaria di questi tempi. La coperta delle risorse è maledettamente corta, sempre più corta ed è difficile ipotizzare miracoli. Delrio però non ha deluso pur nelle difficoltà mostrandosi ferrato sull’argomento come solo un ex leader dell’Anci può fare. I Comuni sono l’avanguardia della civiltà e del potenziale benessere ed è da lì che si può ripartire, solo da lì. Concetto ripetuto con più forza e convinzione a Luzzi, tappa intermedia e pomeridiana del tour calabrese. Alla delegazione municipale del rigoglioso centro presilano Delrio ci arriva per iniziativa del leader del gruppo di minoranza al Comune, Andrea Guccione. L’imprenditore in poche ore mette su un’iniziativa di tutto rispetto che forse è l’unica che nella giornata del ministro può essere annoverata tra quelle propositive. Pochi lamenti nonostante il caldo. Un assaggio al volo di prodotti tipici, un saluto poco formale alla gente accorsa per salutarlo (non poca per la verità) e subito al sodo. Una coppia di professionisti (con voce e microfono al più giovane) espone il progetto di rinascita per Luzzi che il ministro è chiamato a prendere a cuore come simbolo esponibile di giovani talenti al servizio della collettività. Si tratta di un minuzioso lavoro sulla riqualificazione dell’esteso territorio a margine del Crati con particolare attenzione alle zone più periferiche. Il progetto, si chiede al ministro, dovrebbe poter essere inserito nel Piano della città che da ex uomo forte dell’Anci conosce assai bene e offre lo spunto allo stesso ministro di ribadire che dalla rigenerazione e dal rifinanziamento di quel Piano è possibile ricominciare a mettere le mani sui territori. «Abbiamo più di 4mila domande che vanno in questa direzione - ha detto tra l’altro -. Le risorse, come è ovvio, non bastano per tutti ma contiamo, se il governo dura, di rifinanziare il Piano delle città e anche questo progetto, il progetto di Luzzi, non rimarrà inevaso».
Se l'è fatta tutta per intero la regione il ministro che parla emiliano ma che ha il "cuore" a Firenze E ai fiorentini. Da Lamezia a Cosenza passando per Luzzi la sensazione è quella che s'è miscelata bene forma e sostanza, vetrina e problemi veri Il break pomeridiano di Luzzi è stato poi utile al ministro per poter affrontare un altro tema caldo che riguarda assai da vicino proprio gli enti locali. Parliamo dei fondi comunitari che la Calabria utilizza colo per il 30% e che rischiamo di perdere inesorabilmente. Delrio, su sollecitazione proprio di Andrea Guccione, ha condiviso la proposta di rendere più snelle e fruibili le procedure che allo stato sono incancrenite dalla burocrazia. Occorre che sia possibile far interfacciare direttamente il soggetto richiedente con quello erogante, ha chiosato il ministro di fatto rendendo pienamente soddisfatta la platea. Ci si congeda dalla Luzzi “propositiva” non prima di un siparietto che accompagna il ministro alla porta della delegazione. «Non so neanche quali tasse pagare e a chi,
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Sabato 20 Luglio 2013
Giornate da leoni
fate chiarezza, ho tre case e non so come fare» ha esclamato un cittadino a pochi centimetri dal ministro. «Beato lei che intanto le ha tre case» ha risposto l’emiliano Delrio con accento compassato ma deciso. Da qui, dalla calda Luzzi, si è poi passati all’incontro conclusivo nel Salone degli Specchi della Provincia di Cosenza. Oliverio, il presidente, fa gli onori di casa ed è stato più o meno inevitabile toccare quasi subito il tasto dolente: l’abolizione delle Province stesse. Al di là di qualche retroscena apparso sulla stampa (più o meno credibile) il dato che è emerso uno è rimasto. Il tardo pomeriggio del Salone (sapientemente guidato da Salvatore Perugini che ha moderato con la solita classe) ha mostrato muscoli e qualche rogna prevista al ministro. Oliverio non si è intimorito né poteva davanti alla certezza di Delrio circa l’abolizione delle
Province. «È ormai inserito l’iter in un decreto costituzionale, impossibile tornare indietro» ha detto il ministro. «Si tratta di una riforma inutile che punta al fumo e non all’arrosto» ha invece risposto Oliverio ma non ci è azzannati più di tanto. Ognuno dei due, dal più navigato Oliverio al più altolocato (istituzionalmente parlando) Delrio s’è mostrato fin troppo saggio per non sapere che non è in quel Salone che si sarebbe decisa la sorte delle Province. Ormai il quadro è chiaro e non dipende da nessuno dei due così come da nessuno. Se il governo Letta dura è difficile che si possa tornare indietro rispetto alla riforma istituzionale con decreto annunciata dallo
stesso premier. Ma occorre tempo e quindi ha la stessa dignità l’altra soluzione e cioè che non duri poi chissà quanto questo governo e che quindi il tutto sia rimandato a data da destinarsi. E solo loro, Oliverio per un verso e Delrio per l’altro, sanno nel segreto della loro intimità quante lacrime butterebbero se cadesse domattina il governo. Forse non servirebbero molti fazzoletti. Tra ambiguità, mezze frasi dette e non dette, sorrisi di rito e strette sincere di mano si chiude il giornatone del ministro in Calabria (con l’onnipresente Magorno sempre in prima fila, da renziano doc e della prima ora). Una giornata quasi fatta apposta per far pareggiare con equità vetrina e sostanza. Poi ognuno a casa s’è portata la sua “lezione” in attesa della prossima esibizione. Che non tarderà ad arrivare...
Graziano Delrio Accanto al titolo prende la parola in Provincia; qui in alto, al tavolo con i relatori in Provincia e a Luzzi con, da sinistra: Lotti, e Andrea Guccione A centro pagina l’arrivo del ministro a Luzzi accompagnato da Andrea Guccione
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Sabato 20 Luglio 2013
La cambiale scoperta
La Provincia di Cosenza
La commedia continua La commedia continua! A due mesi dall’ultimo incontro di conciliazione convocato in Prefettura, alla presenza delle parti interessate, dal prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro in cui la Regione Calabria ha riconosciuto formalmente il debito accumulato nel corso di questi anni nei confronti della Provincia di Cosenza e maturato a seguito del mancato trasferimento delle risorse dovute per il pagamento degli stipendi e degli oneri previdenziali del personale trasferito ai sensi della legge 34 del 2002, non è accaduto nulla e la situazione si è ulteriormente aggravata. Come è noto, la Provincia di Cosenza, dopo aver provveduto per diversi anni ad anticipare consistenti risorse finanziarie al fine di tutelare i diritti dei lavoratori, pur di chiudere definitivamente questa triste vicenda, almeno relativamente alle risorse dovute per il personale trasferito, si era dichiarata disponibile ed aveva sottoscritto, insieme alla Regione, una soluzione transattiva per comporre bonariamente, così come si conviene tra istituzioni, l’intera vicenda. Per oltre due mesi ha atteso con fiducia che quanto sottoscritto ufficialmente venisse rispettato e le somme riconosciute fossero trasferite. Così, però, non è stato.
Al via la fase di sperimentazione del Progetto Recoil
Lunedì 22 Luglio, alle ore 11.30, presso la sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza si terrà una conferenza stampa durante la quale verranno illustrati i contenuti dell’accordo tra Alessco (Agenzia per l’energia della Provincia di Cosenza), Comune di Castrovillari, Rts e Varat per l’avvio della sperimentazione previste all’interno del progetto Recoil. Il progetto, ideato da Alessco (Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile della Provincia di Cosenza) assieme a diversi partner internazionali e finanziato sul programma europeo Iee, ha come obiettivo quello di aumentare la produzione sostenibile di biodiesel locale attraverso la raccolta e la trasformazione dell’olio da cucina utilizzato. Il Comune di Castrovillari, che già da tempo ha avviato la raccolta dell’olio da cucina attraverso Rts, con il supporto di Alessco implementerà le buone prassi individuate nelle fasi precedenti del progetto per aumentare la raccolta dell’olio da cu-
Ancora picche La Regione non gira i soldi che deve alla Provincia di Cosenza riguardanti il personale trasferito e sono guai per le casse Nemmeno la prima tranche delle somme dovute è stata trasferita e, a due mesi dalla sottoscrizione del verbale di accordo tra le parti, la situazione è ritornata al punto di partenza, aggravando ulteriormente lo stato di salute delle casse della Provincia di Cosenza che, nel frattempo, ha continuato ad anticipare il pagamento degli stipendi e degli oneri previdenziali del personale trasferito. «Ancora una volta, purtroppo - ha affermato il presidente della Provincia di Cosenza - siamo co-
stretti a denunciare che, nonostante i ripetuti solleciti, ad oggi dalla Regione non è stato ancora trasferito un solo euro delle risorse concordate, mentre anche per quanto riguarda l’esercizio corrente non sono state ancora erogate le risorse relative alla seconda semestralità, per come previsto dalle disposizioni vigenti. A ciò bisogna aggiungere che non sono state ancora erogate le risorse necessarie all’espletamento delle funzioni trasferite e quelle relative alle spese di funzionamento e contrattuali. Di questa situazione, che sicuramente avrà implicazioni negative, ho già informato ed investito il prefetto Cannizzaro ed ho convocato per martedì prossimo, 23 luglio, in Provincia, le organizzazioni sindacali». «Sarà quella - ha concluso Oliverio - l’occasione in cui illustreremo la grave situazione venutasi a determinare e annunceremo le iniziative che l’amministrazione provinciale è costretta ad assumere, considerato che il credito vantato dalla Provincia nei confronti della Regione ha, ormai, assunto proporzioni considerevoli e la situazione finanziaria della Provincia, già colpita da tagli pesantissimi, ne risente in termini seri, che non consentono più il permanere di questo stato di cose».
cina sul territorio comunale. Parte dell’olio raccolto verrà poi trasformato in biodiesel grazie al contributo della società Varat ed utilizzato come carburante nei mezzi del Comune di Castrovillari. Durante la sperimentazione verranno condotte analisi sulla qualità chimico-fisiche del biodiesel prodotto al fine di ottenere un prodotto perfettamente compatibile per l’utilizzo come carburante. La sperimentazione avrà come obiettivo quello di dimostrare come l’olio da cucina possa diventare da rifiuto una risorsa attraverso la creazione di una filiera corta (la fase di raccolta, trasformazione e utilizzo avvengono all’interno dello stesso territorio comunale). Tale sistema, oltre ad avere un indiscusso vantaggio economico, riduce significativamente l’inquinamento legato allo smaltimento dell’olio da cucina. Il progetto, indirizzato in particolar modo alla famiglie della nostra provincia che attraverso il coinvolgimento del loro Comune potranno sperimentare il nuovo sistema, prevede una massiccia campagna di comunicazione che coinvolgerà l’intero territorio, sono previste giornate informative per i cittadini e gli studenti del Comune al fine di rendere tutti gli abitanti attori principali del processo. In pa-
rallelo verranno avviati altre sperimentazioni nei paesi partner del progetto (Portogallo, Grecia, Spagna, Belgio e Danimarca) e sarà l’occasione per un confronto con altre realtà al fine di importare ed esportare esperienze. All’evento parteciperanno il presidente della Provincia onorevole Mario Oliverio, l’assessore all’Energia Cosenza Biagio Diana, l’Energy Manager Giovanni Romano, il presidente di Alessco Luigi Rinaldi, il sindaco di Castrovillari Domenico Lo Polito ed ai rappresentanti di Varat ed Rts. L’invito a partecipare, oltre che agli organi di stampa, è esteso a tutti i cittadini e tecnici interessati. «La Provincia di Cosenza continua la propria attività sul territorio in materia di sviluppo sostenibile e, attraverso la propria Agenzia Alessco, si fa promotrice sul territorio di progetti innovativi al servizio della collettività e a tutela dell’ambiente" -ha dichiarato l’assessore Diana." Auspichiamo che il progetto che avvieremo sul Comune di Castrovillari sia solo il primo di una lunga serie e che anche altri Comuni abbiano voglia di seguire la stesa strada, non mancherà per nessuno il supporto della Provincia di Cosenza e di Alessco».
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Sabato 20 Luglio 2013
Mezzoeuro La sfida magnifica
I numeri hanno dettato legge. Per il nuovo rettore dell'Unical è sfida finalmente a due tra Crisci e Maggiolini Alla fine la politica dei grandi intrighi, degli inciuci, degli accordi su altri tavoli s’è dovuta arrendere. Dev’essere risultato troppo alto il prezzo dell’accordo tra Cersosimo e Maggiolini prima del secondo turno e allora s’è lasciato correre lealmente il corso del voto. Ognuno dei due contendenti al secondo posto ha creduto fino all’ultimo di non doversi arrendere all’altro con un accordo preventivo e c’è più d’uno tra i cubi che questo tao non l’ha letto poi così male. Niente accordo politico tra i due e ovviamente nemmeno tra gli sponsor politici che gli soffiano dietro il collo e allora l’operazione è saltata. Crisci dal canto suo, da buontempone e forte del margine di vantaggio, non aspettava altro nel senso che ha lasciato che si consumasse l’intifada alle sue spalle e h avuto ragione.
Fuori i secondi Solo qualche stilettata, solo qualche frase sulla stampa quando si profilava la grande alleanza contro di lui ma niente di più, ha lasciato correre tutto sommato. Dev’essere saltato l’ultimo tassello politico prima del grande inciucio tra Cersosimo e Maggiolini e Crisci questo sperava, questo aspettava. Ora i numeri sono legge. Sarà sfida finale e ultima tra Crisci e Maggiolini e sarà interessante proprio ora vedere come si regoleranno i seguaci (anche politici) di Cersosimo. Corre voce che a sto punto ogni livello politico di trattativa sia saltato e che finalmente all’Unical (con la politica ingerente fuori dai giochi) si possa giocare una partita vera sui contenuti. Se è così ne vedremo delle belle fino al voto finale con più arrosto che fumo sul piatto. Del resto né a Crisci né a Maggiolini mancano doti per giocarsela fino in fondo. Quando si arriva a questo punto si riparte sempre da zero a zero e lo sanno bene questo, tutti e due. A Crisci in teoria potrebbe bastare non indietreggiare ma se Maggiolini convince chi non ha votato Crisci fin qui può fregarlo sul traguardo. Quel che è sicuro è che in una situazione per nulla scontata come questa (e con gli intrighi dei politicanti almeno allo stato fuori dalla porta principale) può guadagnarci proprio l’ateneo e i suoi attori. La posta in gioco, inutile ricordarlo, è la più alta in circolazione e lo sanno tutti questo. Non resta che attendere. Come si suol dire chi ha più filo da tessere tesserà. Fino all’ultimo.
Legalità e trasparenza: fiducia al prossimo magnifico
Un vero Primus inter Pares Non è affatto scontato che le competizioni elettorali partano dalla centralità dei temi della legalità e della trasparenza, non solo in termini di generico inserimento in questo o in quell’altro programma, ma proprio di una loro declinazione in punti programmatici di azione politica. In altre parole, ciò che contano sono i fatti e questi ci inducono ad esprimere soddisfazione per quanto hanno sin qui saputo esprimere i candidati alla carica di futuro Rettore della prestigiosa Unical, aprendo al territorio ed accogliendone le varie istanze democratiche. In particolare, merita di essere registrato il fatto che entrambi i candidati al ballottaggio hanno inteso aderire alla campagna “No privilegi” promossa da alcuni attivisti a cinquestelle della Calabria per la riduzione dei costi della politica (regionale) pari a 60,3 milioni di euro. E se questo è un fatto positivo e rilevante, non può nemmeno sottacersi come, da ultimo, alcune “voci sul ponte” riferiscano che esiste un “dietro le quinte” di interessi che, al di là delle motivazioni, non possono essere presi in considerazione. Un altro dato di fatto è che noi poi proprio non vorremo dover dire che siamo alle solite: l’Unical è la più grande azienda di questa nostra bella e martoriata regione, con una grande movimentazione di denaro che, da sempre, costituisce l’obiettivo prioritario di una “certa politica” delle lobbies. L’invito al corpo elettorale è ancora alla riflessione su un possibile cambiamento di un intero territorio, con l’auspicio che tutte le formazioni politiche gridino, a gran voce, che non saranno fatti sconti a nessuno e che saranno rispettati solo gli elettori che hanno “fame e sete” di favorire processi formativi effettivamente rivolti al trasferimento della conoscenza, in primo luogo, allo studente, quale immediato fruitore e, anche per il suo tramite, alla società. A prescindere dal Rettore che sarà nominato, Primus inter Pares, nessuno potrà mai negare titolo e legittimazione a chi dimostra un concreto impegno per il miglioramento della formazione in Calabria. firmato un cittadino a cinquestelle Piergiorgio Lo Duca
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Sabato 20 Luglio 2013
La sfida magnifica L’inciucio mancato
Un imperativo: fuori la politica da questo voto Intervista al professor Alessandro Mazzitelli
Il campus torni a dialogare con il territorio Per quali motivi l’Unical stenta a dialogare con il territorio, a porsi come un sistema aperto che contribuisce ad amalgamare le realtà amministrative? L’Unical, come altre università, opera in un contesto di crisi economica e di finanza pubblica, ma tale difficile contesto è accentuato dalla realtà circostante, ove la diffusione di pratiche non conformi alla convivenza civile rischiano di depauperare quanto di buono viene prodotto all’interno dell’ateneo. Il rapporto con il territorio, non è di per sé cattivo ma stenta a consolidarsi in modo costruttivo, quando i ruoli sono confusi, quando, diciamo, ci si muove su prospettive culturali diverse, i rapporti diventano problematici, a partire da quelli con le istituzioni locali. Viceversa, i tentativi di assunzione di ruoli politici del personale accademico che ricopre o ha ricoperto ruoli di governo dell’ateneo, non fanno che nuocere, in primo luogo, all’immagine dell’università quando, viceversa, occorrerebbe costruire nuovi dialoghi istituzionali in un quadro di regole certe e trasparenti come ci suggerisce l’art. 117 Cost. La creazione dell’Università aveva generato grandi aspettative e speranze, anche per la forma innovativa del campus, che mostra oggi tutti i suoi limiti. La specificità dell’Unical è certamente rappresentata dal modello Campus, inteso come vera e propria "comunità di destino". Una sperimentazione che dalla visione normativa dello Statuto doveva generare condizioni migliorative dell’intero territorio. Doveva incidere sugli assetti sociali e culturali della regione. Si pensò che fosse in grado di modificarne i costumi a partire dalla formazione di nuove generazioni di ricercatori e laureati, che avrebbero inciso profondamente il tessuto culturale regionale. In parte ciò è avvenuto. Probabilmente, con una classe politica diversa il cambiamento sarebbe stato più palpabile. Certo i risultati sono ben lontani da quelli preconizzati dalla legge istitutiva dell’Unical. Il rinnovamento della governance dell’ateneo ha creato aspettative di cambiamento nella politica universitaria. La riforma universitaria derivante dal legge 240 del 2010 ha ridisegnato il modello di governo e l’articolazione interna delle università con poche luci e molte ombre rispetto al sistema di autonomia costituzionale e della normativa previgente. E’ risultata evidente la riduzione degli spazi di autonomia degli atenei, con la conseguenza di limitare la pluralità di modelli comunitari e di governance magari più in sintonia con le tradizioni e con il territorio. Si tenga conto che affermare l’università legata al territorio e non disporre degli strumenti che rendano poi effettivo tale rapporto equivale ad assumere una enunciazione di principio che tale permarrà. A ciò si aggiunga che il nuovo Statuto, a mio modesto avviso, ha esaltato più che quelle poche luci, le molte ombre della legge di riforma, e noi ci ritroviamo a votare il nuovo rettore che avrà non un ruolo di indirizzo e di bilanciamento tra gli organi di governo, ma sarà il potere di vertice dell’ateneo. Tanto per intenderci, una sorta di modello semipresidenziale. Occorre quindi un intervento di riequilibrio tra i diversi organi, che ridimensioni il peso del Rettore a vantaggio dell’autonomia del Senato Accademico quale organo di rappresentanza reale della comunità universitaria, una comunità che è plurale, che deve essere tale, libera, perché il sapere è libero, con il dovere di critica. Quale potrebbe essere il ruolo dell’Università per un reale cambiamento della politica, tanto nella regione che a livello nazionale? Se dovessi esprimere un desiderio auspicherei che diventi patrimonio comune la voglia di cambiamento che circola nella comunità universitaria. Tale obiettivo si consegue innanzitutto mediante le più ampie forme di partecipazione trasparenti al progetto formativo e di ricerca. L’università non è il luogo delle anime belle, non è il luogo immune dalla decadenza sociale. Non è un’isola felice, e questo processo elettorale lo dimostra. E’ importante dare segnali forti. Gli studenti ricoprono un ruolo fondamentale in questo. Non possono essere e ripetere il passato, devono essere in grado di indirizzare la comunità accademica, e questa deve scrollarsi di dosso vizi privati e pubbliche virtù che offuscano il modo di essere di una comunità responsabile e vivace. Il ruolo dell’università pubblica non può prescindere dalla ricaduta che le funzioni ad essa demandate producono sulla collettività. In tal senso l’università deve restituirsi alle comunità locali come modello positivo.
Nel secondo turno per la elezione del rettore dell’Unical non è stato raggiunto il quorum e si passerà al ballottaggio tra i primi due. Il professor Crisci, al quale servono pochi ulteriori voti è favorito, salvo la formazione di una strana coppia Maggiolini - Cerzosimo, e per questo a lui devono ormai fare riferimento coloro che vogliono portare fuori dalle mura virtuali del campus la contesa. Fra questi hanno assunto una posizione chiara gli attivisti del Movimento 5stelle, anche non elettori, che ritengono di averne titolo: la quota, inferiore al 50% dei voti, non renderà il cittadino Rettore sufficientemente legittimato ad innovare radicalmente il ruolo dell’Università, a meno di cercare all’esterno tale forza. Il rettore dell’Unical deve ritenersi eletto - di fatto - dai cittadini calabresi che attendono da anni di avere risposte di alta cultura alle domande alle quali non è loro mestiere rispondere. I professori, e gli altri che depositano la scheda, si considerano semplici portavoce, iscritti nelle liste di voto per la loro sapienza e ruolo, non per il loro piccolo potere. Ed allora cosa chiede la Calabria al rettore? Chiede una persona che sappia rappresentarla nelle sedi di carattere nazionale ed internazionale, sappia imporre l’autorevolezza della propria cultura con la forza del carisma ed il supporto del territorio. Il tema centrale è banale nell’enunciarsi: il futuro dei figli di questa terra. Il Rettore deve avere questo obiettivo strategico, che trascini con sé gli altri: trovare sbocco, e di livello, alle migliaia di giovani che si iscrivono. Certo, per fare questo occorre la coerenza con gli impegni specifici già assunti da alcuni candidati, ma non basta ottenere solo la piena funzionalità interna dell’Istituzione, ma serve proiettarla verso l ‘esterno. Quindi, l ‘impatto sulla società di queste elezioni dovrà essere reale. Nessuno dei candidati aveva il carisma o una storia adeguata al bisogno, ma è l’occasione che forma le coscienze, tempra gli uomini/donne e fornisce gli stimoli. Chi ottiene la maggioranza deve guidare non solo l’Università, ma la società calabrese, incapace di rispondere alla crisi e alla miopia, quando non cleptocrazia, della classe politica locale. Pertanto, l’auspicio è che gli elettori si facciano carico, essi per primi, di non far prevalere i loro beceri interessi di bottega - di cui si parla sui ponti! - ma di proiettarsi nel futuro e di caricare di responsabilità e doveri il prossimo primus inter pares. Ed anche se molti si accontenterebbero oggi di un buon “amministratore di condominio “, il prescelto invece non dovrà assolutamente essere cercato nelle pagine internet del futuro (un tempo avremmo detto nei libri di storia) tramite la parole chiave “ma chi era costui?”. E soprattutto, fra gli ignavi della Divina Commedia 2.0. Gianfranco D’Atri
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Sabato 20 Luglio 2013
Mezzoeuro Falce e martelli
Avanti popolo Dov’è la riscossa?
Nesci (M5S) su Italcementi Vibo
Dove sono i Fondi europei? Assemblea affollata e partecipata al settimo congresso provinciale dei Comunisti italiani Proni ma non domi Nonostante le difficoltà elettorali, i Comunisti italiani rinnovano la volontà di continuare la propria battaglia per una società più giusta e solidale Sabato 13 luglio si è svolto presso la sede della federazione di Rifondazione comunista a Cosenza il settimo congresso provinciale dei comunisti italiani per eleggere il segretario provinciale ed indicare i delegati al congresso nazionale, che ha visto la partecipazione degli iscritti delle province calabresi. Nella sala erano presenti come ospiti, Sandro Scalercio referente del nodo territoriale Alba (Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente), nuovo soggetto politico di Cosenza, Nicola Corbino segretario provinciale di Rifondazione comunista, ed Enza Vigna candidata di rivoluzione civile alle scorse politiche. Al tavolo della presidenza, oltre al segretario uscente Giovanni Guzzo, vi era il segretario regionale Tripodi. Prima del voto si sono avuti una serie d’interventi di iscritti e ospiti dove si è evidenziata fortemente una grande voglia di sinistra.
Giovanni Guzzo ha ribadito l’idea di ricreare un partito comunista unito e grande, che può realmente porsi contro i grandi poteri capitalistici e finanziari rilanciando la difesa del lavoro e dei lavoratori. Ha continuato dicendo che non crede nei movimenti ma in un partito tradizionale organizzato e strutturato, dove però la politica si torna a fare nelle assemblee con i militanti e non nelle stanze chiuse del potere decisa dai soli dirigenti. Nicola Corbino ha fatto autocritica sull’incapacità dei comunisti di stare insieme e sulle divisioni che hanno portato alla perdita di consenso determinando le ultime sconfitte elettorali. Sandro Scalercio di Alba ritiene che necessiterebbe una casa nuova per le forze d’indirizzo sociale che, attraverso un linguaggio rinnovato ed un organizzazione non verticistica, ritrovino il contatto con i territori, allo stato attuale però i vari soggetti, ognuno dal proprio tavolo, devono unirsi sui temi e sui contenuti condivisi: il lavoro, i beni comuni e l’ambiente, bisogna opporre alla finanziariarizzazione dell’economia che mercifica i diritti la centralità dell’essere umano, il quale non deve essere il mezzo ma il fine di un economia sana e giusta. Alla fine del dibattito c’è stata la riconferma all’unanimità del segretario uscente Giovanni Guzzo, con un solo voto contrario. Egli visibilmente commosso ha augurato a se stesso ed ai militanti un lavoro proficuo per ritrovare il consenso della classe operaia. Sono stati successivamente indicati dall’assemblea congressuale i delegati per il congresso nazionale: Giovanni Guzzo, di diritto, Pietro Altavilla, Franco Pellicano, Carmelo Romano, Melina Vommaro, Pasquale Pellegrino. (OP)
«Non dimentichiamo che esistono i fondi europei e che la Calabria ne riceve tanti per lo sviluppo. La Regione si attivi in questo senso, i soldi ci sono». Lo afferma Dalila Nesci, deputata tropeana del Movimento Cinque Stelle, a margine del tavolo tecnico sulla vertenza Italcementi di Vibo Valentia, appena concluso in prefettura. La parlamentare aggiunge: «Ho chiesto di anticipare a inizio settembre i risultati dello studio che l’azienda ha affidato a Nomisma, in modo che si vada il più velocemente possibile. Spero di essere ascoltata». Dell’incontro Nesci riferisce: «Trovo assurdo che, a cinque anni dalla richiesta, Italcementi non abbia ancora ricevuto nuova autorizzazione integrata ambientale dalla Regione Calabria, che dovrà spiegare le ragioni del fatto, ritenuto perfino normale e pacifico. La questione del possibile inquinamento del sito industriale, spero non da amianto, è completamente sottovalutata. L’attenzione sta infatti ricadendo solo sulla crisi del cemento». La parlamentare Cinque Stelle prosegue: «Qualcuno è ancora abituato a ragionare per insulti, dimenticando che abbiamo la responsabilità di 80 lavoratori. Poi ho registrato la volontà di Italcementi di uscire subito dal discorso sul futuro degli operai». La deputata precisa: «Non mi pare che l’azienda si sia aperta, piuttosto vuole lasciare Vibo Valentia, dopo 73 anni, cercando di spendere il meno possibile». La deputata dice: «La vertenza dovrà continuare a Roma e il sottosegretario Stefano Fassina mi ha anticipato che un tavolo allo Sviluppo economico sarà convocato in tempi molto stretti. Italcementi dovrà essere stretta dalla politica. Finora siamo stati troppo morbidi verso l’azienda». Nesci conclude:«Il governatore Scopelliti ha assunto l’impegno di considerare Vibo Valentia nella programmazione dei fondi europei. Perciò, l’attenzione del Movimento Cinque Stelle sarà ancora maggiore».
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Sabato 20 Luglio 2013
Mezzoeuro Speciale sanità
La lotta ai tumori ha un’arma in più «Permette di trattare in modo preciso e non invasivo un tumore, risparmiando i tessuti sani e utilizzando dosi elevate di radiazioni ionizzanti consente di ottenere dei risultati terapeutici migliori». È la definizione che il dottor Valerio Scotti dà della Body Radiosurgery (radiochirurgia o radioterapia stereotassica ipofrazionata), tra le tecniche più evolute di radioterapia oncologica. Il Malzoni Radiosurgery Center di Agropoli (Sa) è attualmente il centro con la più alta casistica di trattamenti e ri-trattamenti radiochirugici e di radioterapia stereotassica.
Fondato nel 2004
all’interno dell’Ospedale civile di Agropoli, e convenzionato con il Ssn, la Malzoni Radiosurgery vanta la più alta casistica europea per il trattamento radioterapico stereotassico delle patologie oncologiche epatiche e polmonari «ma questa terapia - precisa il dottor Scotti, direttore del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica - può essere applicata anche a lesioni che interessano altri distretti corporei come il mediastino, il pancreas, l’addome, il distretto testa-collo, l’esofago, i reni e surreni, lo spazio retroperitoneale, retto, prostata». La Body Radiosurgery si pone ormai come valida alternativa alla chirurgia tradizionale soprattutto quando questa non possa essere effettuata; trova indicazione per quei pazienti in cui i tumori sono diventati resistenti alla chemioterapia o che hanno già effettuato una radioterapia convenzionale. «Controllando i movimenti dovuti alla respirazione - spiega il dottor Scotti -, individuando in maniera precisa il bersaglio da colpire ed effettuando un controllo costante della terapia, il risparmio dei tessuti sani è massimo, evitando gli effetti collaterali della radioterapia convenzionale. Il trattamento radioterapico stereotassico ha dimostrato una tollerabilità elevatissima ed essendo effettuato in regime di “day hospital”, ossia senza la necessità di un ricovero, permette al paziente di riprendere subito le proprie attività quotidiane». A conferma della validità di questa risorsa clinica per il trattamento dei tumori, sono in
Il Dott. Valerio Scotti descrive vantaggi e possibilità della Body Radiosurgery una nuova opzione terapeutica per la cura del cancro: «La precisione millimetrica consente nuovi trattamenti» fase di pubblicazione studi che vedono nella Body Radiosurgery risultati pari e sembra addirittura superiori in termini di sopravvivenza globale e controllo locale di malattia. Solitamente, invece, è usata come un’alternativa alla chirurgia tradizionale «costosa, difficile e che richiede un lungo periodo di ricovero - continua Scotti - La nostra tecnologia, insieme alla grande e pionieristica esperienza degli operatori, consente una precisione di trattamento millimetrica, valutando durante l’irradiazione il movimento interno degli organi e del tumore dovuti alla respirazione». La Malzoni Radiosurgery di Agropoli ha due acceleratori lineari di ultima generazione che permettono si eseguire anche una radioterapia tradizionale. «La sperimentazione - dice l’Ad del Malzoni Paola Belfiore - viene ora estesa anche alle terapie tradizionali. I due acceleratori lineari, così come i bunker, sono due macchinari
gemelli. Tale caratteristica consente di affrontare l’eventuale blocco di una delle due sorgenti, semplicemente trasferendo i piani terapeutici da un acceleratore all’altro». Il dottor Scotti entra poi nel dettaglio dei trattamenti. «L’effetto radiobiologico (cellkilling) superiore delle singole sedute (radioterapia ipofrazionata) associata al risparmio dei tessuti sani (precisione dei sistemi stereotassici) ci consente di trattare lesioni anche in distretti delicati come fegato, vie biliari, pancreas e di effettuare ritrattamenti in pazienti con nuove lesioni e/o con lesioni già irraggiate sia con tecnica stereotassica che con tecnica convenzionale. Sono stati irradiati circa 1600 tumori comprendenti tutte le zone corporee (testa-collo, torace, addome, pelvi) anche in distretti difficili da trattare (fegato, lesioni paraspinali, mediastino, rene)» spiega il dottor Scotti, responsabile del servizio di radioterapia-radiochirurgia stereotassica del Malzoni Radiosurgery Center.
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Sabato 20 Luglio 2013
Speciale sanità Acceleratori lineari In basso, un telaio stereotassico Nel box in alto, Paola Belfiore amministratore delegato del Radiosurgery center
Medicina del dolore
Trattamenti all’avanguardia per sconfiggere il dolore Il Centro di Medicina del dolore dell'Irccs Neuromed continua ad ampliare il numero di innovativi trattamenti terapeutici per i propri pazienti. Questa branca specialistica, finalizzata a studiare le cause del dolore per adottare ed applicare le terapie più adatte per eliminarlo, è in continua evoluzione. In Neuromed oggi è possibile fruire di alcune importanti novità terapeutiche contro il dolore: l'epidurolisi, trattamenti intradiscali tra cui l'ozonolisi e i trattamenti a base di capsaicina. L'epidurolisi è una tecnica particolarmente indicata nelle patologie del canale vertebrale e dunque contro il dolore generato da cicatrici post-operatorie o post-traumatiche e consiste in una sorta di "pulizia" del canale vertebrale, che consente di liberare le aderenze riducendo la "strozzatura" del nervo. È una tecnica percutanea, quindi non invasiva, molto valida in caso di dolore lombare persistente anche dopo trattamenti chirurgici inefficaci e per il trattamento di dolori da precedenti interventi sulla colonna vertebrale lombo sacrale; si pratica sotto anestesia locale o blanda sedazione e prevede, generalmente, solo un paio di giorni di ricovero. Anche l'ozonolisi intradiscale, o ozonoterapia intradiscale, richiede una semplice anestesia locale ed è pressoché indolore. È un trattamento indicato in caso di ernie e protusioni discali con conservata integrità del disco e, nell'80-85% dei pazienti trattati, può rendere non necessario l'intervento chirurgico poiché consente di decomprime il disco riducendone il volume e di risolvere l'infiammazione delle radici nervose. Ultimi, ma non per eccellenza, i trattamenti a base di capsaicina, un composto chimico presente in piante della famiglia Capsicum, tra cui il peperoncino piccante. Da millenni l'uomo è a conoscenza degli effetti positivi del peperoncino sulla salute, ma solo di recente si è riusciti a comprendere il ruolo giocato dalla capsaicina e se ne sono investigati più approfonditamente i diversi effetti, tra cui quello analgesico e antinfiammatorio. Il Centro di Medicina del dolore del Neuromed ha introdotto dei particolari cerotti a base di alte concentrazioni di capsaicina per il trattamento di patologie post-erpetiche e altre neuropatie in day hospital. Anche questa tecnica, da pochissimo introdotta, sta fornendo ottimi risultati clinici e incontrando la grande soddisfazione dei pazienti trattati.
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Sabato 20 Luglio 2013
Riparte la campagna di informazione Il Tar accoglie ricorso di Rao
Questione di arringhe...
Il Tar - sezione di Reggio Calabria (presidente Leotta, estensore Gatto Costantino) accogliendo integralmente le tesi difensive degli avvocati Oreste Morcavallo e Michele Filippo Italiano, nella Camera di Consiglio del 17.7, ha sospeso il provvedimento di informazione antimafia della Prefettura di Reggio Calabria e di revoca del finanziamento regionale adottati nei confronti di Gaetano Rao, assessore provinciale di Reggio Calabria. I fatti. L’assessore provinciale Rao, titolare di una importante azienda agrumicola, otteneva un contributo regionale per l’attività agricola nell’anno 2011. Con provvedimento del 14.1.2013 il Prefetto di Reggio Calabria, sulla scorta di relazioni della Questura e del Comando dei Carabinieri di Reggio Calabria, emetteva informazione antimafia ai sensi dell’art. 10 d.p.r. n. 252/1998.
In conseguenza del provvedimento interdittivo la Regione Calabria in data 21.3.2013 revocava la concessione del contributo all’impresa Rao. Avverso i provvedimenti Gaetano Rao, che nelle more giudiziali per correttezza politica e professionale si era autosospeso dalla carica di assessore provinciale, ricorreva al Tar, con gli avvocati Morcavallo e Italiano. Il Tar con ordinanza del 18.7.2013 accoglieva in toto le motivazioni del ricorso, rilevando che la documentazione su sui si fondano i provvedimenti impugnati non risultano sorretti da "appropriato riscontro", sospendendo gli effetti dei provvedimenti. «Siamo particolarmente soddisfatti - hanno commentato gli avvocati Morcavallo ed Italiano - per l’esito del giudizio cautelare per le importanti questioni giuridiche trattate e per la serenità e per la giustizia restituita ad un imprenditore affermato in campo nazionale».
Tutti al mare e tutti in barca
Provincia di Cosenza e Capitanerie di porto di Corigliano e Vibo rinnovano una convenzione per un “Mare sicuro” Caro Ciucci ti scrivo
Una stagione turistico-balneare sulle coste cosentine, 130 Km per quella tirrenica, 140 per quella jonica, all’insegna della sicurezza, grazie alla rinnovata collaborazione fra la Provincia e le Capitanerie di porto - Guardia costiera di Corigliano Calabro e di Vibo Valentia. Una solida e proficua sinergia istituzionale, sperimentata da anni, a vantaggio dei cittadini grazie anche alla convenzione sottoscritta, per il quarto anno consecutivo, dal presidente Mario Oliverio e dai comandanti delle Capitanerie di porto di Corigliano Calabro, capitano di Fregata Antonio D’Amore, e di Vibo Valentia, capitano di Fregata Paolo Marzio, presente l’assessore ai Trasporti Giovanni Forciniti. Come già in passato, l’intesa renderà attuabile e realizzabile il sistema provinciale di programmazione e pianificazione degli occorrenti interventi in materia di tutela degli ecosistemi marini e costieri, di difesa dei litorali, nonché di vigilanza e controllo sull’utilizzo delle acque e sulla circolazione dei natanti a motore per il perseguimento di adeguate condizioni di sicurezza. L’attività operativa, con l’impiego del dispositivo navale e terrestre delle Capitanerie, sarà effettuata da quella di Vibo Valentia Marina da Tortora ad Amantea e da quella di Corigliano Calabro da Rocca Imperiale a Cariati. Per queste, la Provinciacome spiegato nell’incontro con gli organi di informazione - metterà a disposizione i fondi necessari per permettere un numero maggiore di uscite in mare per le attività previste. Risorse aggiuntive particolarmente importanti per l’aumento dei controlli a tutela della sicurezza. Affianca l’intesa, forte del successo straordinario sperimentato nelle passate stagioni, la riproposizione della campagna di informazione “tutti al mare…in Calabria” e “tutti in barca….in Calabria”, realizzata sempre in collaborazione tra Provincia e Capitanerie- Guardia costiera di
Corigliano e Vibo. Capillarmente distribuiti in stabilimenti balneari, centri commerciali, stazioni ferroviarie ed altri punti di ritrovo, volantini illustrati indicheranno a turisti e diportisti quali siano le semplici ma essenziali regole da osservare contro i comportamenti che mettono a repentaglio la sicurezza. Importante indicazione contenuta negli stampati, il numero blu della Guardia Costiera, raggiungibile gratuitamente: il 1530, utile nelle emergenze. «La sicurezza è fondamentale in mare quanto sulle strade. Renderla oggetto di informazione significa lavorare sulla prevenzione per allontanare rischi ed evitare incidenti» ha detto l’assessore Forciniti, il quale ha anche informato di manifestazioni di sensibilizzazione che saranno organizzate in alcuni centri, tre del Tirreno ed altrettante dello Jonio, con l’allestimento di punti informativi nei quali saranno presenti responsabili della Provincia e delle Capitanerie. «Abbiamo voluto rinnovare questa collaborazione di notevole importanza perché tra istituzioni è fondamentale il rapporto di collaborazione per affrontare problemi» ha affermato il presidente Oliverio. «La Guardia Costiera- ha aggiunto- svolge un lavoro egregio, che richiede impegno e notevoli sacrifici di tanti uomini e donne, dal quale il territorio trae grandi benefici. Sostenere le attività che in questo periodo dell’anno sono naturalmente più intense, significa tutelare i cittadini da rischi, anche molto gravi, e valorizzare la risorsa mare, strategica in una regione come la nostra». Grande soddisfazione è stata espressa dai comandanti D’Amore e Marzio. Entrambi hanno che hanno ancora voluto ringraziare la Provincia per la prosecuzione del comune lavoro in direzione della sicurezza. Ha partecipato all’incontro il dirigente del settore Trasporti Claudio Carravetta.
La preoccupazione si fa strada Il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio ancora una volta interviene sulla necessità che la costruzione dello svincolo di Paola sia ripresa e portata a termine e lo fa con una lettera inviata all’amministratore delegato dell’Anas Pietro Ciucci. Di seguito il testo della missiva: Pregiatissimo dott. Ciucci, sono passati ormai circa quattro anni dall’inizio dei lavori dello svincolo sulla strada statale 18 per l’innesto con la città di Paola e il Santuario di San Francesco. Inspiegabilmente il cantiere rimane chiuso da tempo ed i lavori sono fermi. La mancata realizzazione dell’opera che, una volta completata, dovrebbe consentire una ordinata e sicura mobilità intorno ad un nodo stradale importantissimo che serve a collegare la città di Paola e il Santuario di San Francesco con la SS. 18 e che si è incagliata improvvisamente in ostacoli di cui non si comprendono bene le ragioni ha, di fatto, aggravato la già caotica mobilità che, in particolare nella stagione estiva, caratterizza il traffico su questa arteria. Come ho avuto modo di dirLe in occasione della inaugurazione dell’apertura del tratto autostradale tra San Mango D’Aquino e Falerna avvenuta circa un mese fa, i cittadini, gli operatori turistici e quanti utilizzano quotidianamente questa importante infrastruttura viaria, esigono e meritano risposte sollecite e precise. Ritengo doveroso, quindi, riproporre alla sua attenzione detta questione, sicuro che solo un suo diretto intervento potrà risolvere definitivamente una situazione che non è più sopportabile. Cordialmente Gerardo Mario Oliverio Presidente della Provincia di Cosenza
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Mezzoeuro In Calabria l’industria sta sparendo
È sufficiente qualche riga per indurre allo sconforto e temere che questa lunga crisi possa trasformare la regione nel regno degli zombie, popolato da morti viventi tra le macerie di un sistema che è saltato. «Regge la crisi ma con molta fatica il sistema produttivo cosentino. Nel secondo trimestre 2013 si sono registrate appena 1.106 nuove iscrizioni, il 10,4 % in meno rispetto al 2° trimestre del 2012, molto peggio del dato nazionale (-3,2%)», così inizia il comunicato della Camera di Commercio di Cosenza sulle iscrizioni e cancellazione delle imprese. Seguendo la logica dell’appiglio, qualsiasi segnale che possa provocare un’attesa di inversione di tendenza viene giustamente enfatizzato. Ma è difficile in questo momento di difficoltà accontentarsi delle parole. Il ritmo delle cancellazioni si è attutito, ma ancora continuano a rappresentare un numero enorme e tale, comunque da non compensare quello delle iscrizioni.
La Camera di Commercio di Cosenza dà i numeri «In controtendenza il dato delle cancellazioni che hanno fortunatamente subito un rallentamento dello -3,6% rispetto al 2° trimestre 2012 (aumento dell’1,1% invece a livello nazionale). Il tasso di crescita del 2° trimestre 2013 è pari allo 0,54%, inferiore allo 0,7% dello stesso periodo dell’anno precedente ma comunque migliore dello 0,43% nazionale. Altro dato positivo è dato sempre dalle nuove iscrizioni: aumentano quelle delle società di capitali (+42% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; 15% il dato nazionale)». Si tratta della misurazione della velocità in punto, e potrebbe non essere indicativo, trattandosi di un dato puntuale soggetto ad oscillazioni congiunturali. Bisogna però osservare che siamo di fronte al consolidamento di un trend, un declino del quadro clinico industriale che non lascia alcuno spiraglio di ottimismo. Siamo di fronte a una regione con il motore in panne che tenta di ripartire con il freno a mano tirato. Due sono, in particolare i freni che impediscono la ripartenza: la burocrazia regionale e il credito. A queste due variabili bisogna aggiungere il vincolo di contesto costituito dalla criminalità organizzata che impedisce qualsiasi programmazione e condiziona qualsiasi intervento. L’unico segnale positivo è lo sblocco dei crediti della pubblica amministrazione, che possono dare un po’di respiro finanziario alle imprese, mettendo in moto il meccanismo del moltiplicatore agli investimenti delle imprese ed ai consumi delle famiglie. Si tratta però di residui della passata attività destinati ad esaurirsi se non sono seguite da una ripresa strutturale. L’economia calabrese è public-oriented, e il comportamento delle amministrazioni e delle imprese pubbliche costituisce l’unica possibile locomotiva in grado di far ripartire l’economia. Non solo non si riesce ad intravedere alcun segnale di riprese della spesa pubblica. Al contrario, vi è una richiesta unanime da
Un vero e proprio comunicato di guerra, quello delle iscrizioni e cancellazioni di imprese nella provincia La crisi morde, ma ancor di più l'inefficienza La Camera ha messo a disposizione due bandi per le aziende che hanno assunto. Ma è come voler prosciugare il mare con una bottiglia parte della finanza internazionale, Unione europea, Banca Mondiale di mantener fede agli impegni e comprimere la spesa pubblica per arrivare nel breve volgere di qualche anno a comprime-
re il debito pubblico. Una politica suicida che provocando la diminuzione della ricchezza, restringe anche la base imponibile e il conseguente gettito fiscale. Il paradosso è che gli unici fondi disponibili con i fondi europei non si riescono a spendere. Di recente la Calabria è stata commissariata per velocizzarne l’utilizzo, poiché l’estenuante opera di mediazione politica provoca una paralisi nelle procedure. L’impressione storicamente consolidata è che i meccanismi burocratici sono volutamente macchinosi da richiedere costantemente l’intervento “politico” di un intermediario in grado di ungere adeguatamente la macchia, e, se non vi sono dimostrati interessi clientelari il meccanismo si blocca. Si preferisce rischiare di perdere i fondi piuttosto che assegnarli a un avversario vero, presunto o potenziale. «I problemi di accesso al credito si fanno sentire: rispetto al 2° trimestre 2012 si è registrato un incremento del 121,2% di imprese entrate in scioglimento e liquidazione (37,8% il dato nazionale) ed un aumento del 32% delle imprese con fallimenti e altre procedure concorsuali (22,2% il dato nazionale)», si legge nel comunicato della Camera di Commercio. Un vero e proprio bollettino di guerra. Ma prendersela con il credito è un esercizio inutile, poiché nessuno affiderebbe dei capitali a chi non è in grado di dimostrare di po-
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In Calabria l’industria sta sparendo
L’Unione per il periodo 2007/2013 ha messo a disposizione dell’Italia quasi 60 miliardi, dei quali 47 destinati alle regioni meridionali, dei quali ne sono stati utilizzati complessivamente meno di sei, pari a meno del 10%. E la Calabria è sfoggia una delle peggiori performance, distinguendosi per la sua incapacità di programmare e portare a termine programmi di investimento. Com’è successo anche per il passato si utilizzeranno dei progetti ponti, predisposti di gran carriera e senza molto costrutto, per evitare di perdere i finanziamenti. Ma come per il passato saranno in gran parte soldi non solo sprecati, ma che ingrassano un sistema improduttivo, inefficiente e criminale. Forse sarebbe il caso di utilizzarli in progetti nel Nord Africa per alleggerire il flusso dell’immigrazione. «Nel perseguire l’obiettivo di migliorare le condizioni di accesso al credito delle imprese provinciali, la Camera di Commercio di Cosenza ha istituito, insieme alla Provincia di Cosenza, un fondo di garanzia dell’importo di euro 1.600.000 operativo da più di due anni; destinato ad aiuti alle imprese in forma di garanzia. Inoltre la Cciaa sostiene l’attività dei confidi operanti sul territorio provinciale mediante la costituzione, presso gli stessi confidi, di specifici fondi rischi destinati al rilascio di garanzia in favore delle banche finanziatrici delle imprese provinciali, soprattutto di quelle in grossa difficoltà ed a rischio di usura. Infine, ma non meno importante, la Cciaa ha istituito un fondo rotativo di 3 milioni di euro per alleviare la situazione di tensione finanziaria delle imprese provinciali creditrici della pubblica amministrazione, affinché queste possano farsi liquidare velocemente e senza oneri i predetti crediti». L’industria sta sparendo, con il 40,3% in meno di imprese iscritte rispetto al 2° trimestre 2012 nel manifatturiero e l’industria delle costruzioni è entrata in coma, con il 29,6% in meno. Non certo migliore la condizione del commercio, che ha registrato il numero più alto di iscrizioni nel trimestre (313) registra comunque un calo del 18,5%.
terli investire utilmente. L’assistenza e la beneficenza competono ad altri organi, poiché le banche devono in primis preoccuparsi dello stato di salute dei propri depositi e garantire la liquidità del sistema. La carenza più grave è l’assenza di un piano industriale, la definizione di un coerente piano di interventi in grado di far ripartire l’economia regionale. La nomina di una Task Force da parte dell’Unione europea è un sintomo inequivocabile del totale fallimento della burocrazia regionale a governare il processo di programmazione degli interventi. «Queste strutture sono guidate da funzionari del ministero della Coesione territoriale insieme ai nostri esperti e hanno lo scopo di risolvere i problemi direttamente sul territorio: dal malfunzionamento delle attività di controllo dei sistemi di appalto pubblico, alla cattiva pianificazione», sostiene il commissario Ue alle Politiche regionali, Johannes Hahn. Il ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia assicura che la decisione «è stata presa dopo una serie di incontri tenuti con il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti». Una dichiarazione di totale fallimento della politica comunitaria della nostra regione, che continua la gloriosa tradizione negativa di straordinaria incapacità e incompetenza in questo delicato settore, ostinatamente e tenacemente bipartisan, refrattaria a qualsiasi miglioramento.
«Bene l’agricoltura», si legge nel comunicato, «che con le sue 145 nuove iscrizioni registra un +9,8% rispetto allo stesso trimestre del 2012, dato in forte controtendenza a quello nazionale (21,3%)». Battuta d’arresto per le iscrizioni delle imprese femminili e giovanili (rispettivamente -6,4% e 4% rispetto al 2° trimestre 2012), che avevano iniziato benissimo il primo trimestre 2013, tanto che nei primi 6 mesi del 2013 si è registrato un incremento nelle iscrizioni rispetto al 1° semestre 2012 di +2,6% per le imprese femminili ed un + 6,2 % per le imprese giovanili. «Crollo delle iscrizioni di imprese straniere: -25% rispetto al 2° trimestre 2012 e -26,1% rispetto ai primi 6 mesi. Resta critica la situazione occupazionale: secondo i dati Inps, al primo trimestre 2013, gli addetti delle imprese compresenti risultano in diminuzione del 10,6% rispetto al 1° trimestre 2012 (-6,0% il dato nazionale). La Cciaa di Cosenza, per sostenere le imprese che non hanno disposto licenziamenti e hanno avuto il coraggio di aumentare i propri livelli occupazionali, ha emesso due bandi (uno chiuso nel 2012 ed uno chiuso il 30 aprile 2013) per l’erogazione di contributi a favore delle aziende che hanno assunto o trasformato a tempo indeterminato, i contratti di lavoratori già presenti in azienda. Col primo bando sono state ammesse al contributo 24 imprese, con il secondo 21». Il lodevole comportamento della Cciaa cosentina assomiglia al tentativo di Sant’Agostino di prosciugare il mare con una bottiglia, o fermare uno tsunami con un castello di sabbia.
E vissero felici e contenti?
Finché sportello non vi separi Firmato l'atto di fusione per incorporazione tra la Bcc Mediocrati (incorporanda) e la Bcc Banca dello JonioAlbidona (incorporata) Gli effetti dell'atto di fusione decorreranno dal 1° settembre 2013 È stato firmato, presso il centro direzionale di Rende, l’atto di fusione per incorporazione tra la Bcc Mediocrati (incorporanda) e la Bcc Banca dello Jonio-Albidona (incorporata). Gli effetti dell’atto di fusione decorreranno dal 1° settembre 2013. L’atto è stato firmato dal presidente della Bcc Mediocrati, Nicola Paldino, e dal presidente della Bcc Banca dello Jonio-Albidona, Michele Aurelio. Con il notaio Leucio Gisonna erano presenti il direttore generale Pietro Sena, il vice direttore generale Francesco Intrieri, dirigenti e funzionari della Banca. A seguito della fusione, deliberata dalle assemblee delle due banche nelle sedute straordinarie del 26 maggio 2013, il nuovo istituto mantiene la denominazione “Credito cooperativo Mediocrati”, con sede in via Alfieri a Rende (CS), conferma l’assetto direzionale della Bcc incorporante e aggiunge all’attuale zona di competenza della Mediocrati tutta la fascia dell’alto Jonio cosentino, fino a sconfinare nel comune di Nova Siri (provincia di Matera) dove è ubicata una delle quattro filiali della Bcc Banca dello Jonio (le altre sono: Albidona, Amendolara e Rocca Imperiale). I dipendenti della Banca dello Jonio sono assorbiti dalla Mediocrati, nella cui compagine sociale, dal 1° settembre, con un trattamento di concambio confluiscono anche gli 860 soci dell’Alto Jonio. In tal modo, la nuova banca conterà su una base formata da 5.472 soci. In virtù della fusione, all’attuale cda della Bcc Mediocrati, presieduto da Nicola Paldino, si aggiungeranno Michele Aurelio, Giuseppe Ferraro e Pasquale Antonio Stamato, consiglieri eletti dall’assemblea della Bcc Banca dello Jonio.
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Esperienze da catturare
La visione del cosmo
La Società astronomica italiana, d’intesa con il Miur, direzione generale per gli Ordinamenti scolastici e l’autonomia scolastica in collaborazione con l’Istituto nazionale di astrofisica, la Provincia di Reggio Calabria e il Comune di Stilo, organizza la XVIII Scuola estiva di astronomia di Stilo: Astronomia e Astrofisica nella progettazione di percorsi formativi. La scuola si svolgerà dal 22 al 26 di luglio presso Stilo (Reggio Calabria) Si può rendere lo studio delle discipline scientifiche più coinvolgenti per gli allievi. La Società astronomica italiana è impegnata da molti anni su questo versante, attraverso l’attuazione di percorsi didattici a contenuto storico-scientifico, orientati all’inserimento della scienza in un contesto interdisciplinare che consenta ai docenti delle diverse discipline di “catturare l’esperienza” degli scienziati e di comprendere i perché della scienza. In continuità con questa linea di indirizzo, la XVIII edizione della Scuola di Stilo ha per tema: “La visione del cosmo dagli antichi ai giorni nostri, tra scienza e letteratura” Il tema proposto favorisce l’acquisizione delle conoscenze e dei metodi propri della discipline scientifiche e consente ai docenti di guidare gli studenti ad approfondire le interazioni tra le diverse forme del sapere, assicurando la padronanza dei linguaggi, delle tecniche e delle metodologie relative. Inoltre e soprattutto consente ai docenti di sviluppare negli allievi le conoscenze necessarie per cogliere la complessità e la specificità dei processi formativi all’interno di un quadro culturale che, riservando attenzione anche alle discipline umanistiche, consente di enucleare le intersezioni tra i saperi. La Scuola intende, così, costituire un incentivo all’insegnamento dell’astronomia, non come fatto puramente tecnico, ma come una ricerca, con immancabili dubbi e mancate risposte, come azione congiunta tra esperimento, osservazione e teoria, metodo
XVIII Scuola estiva di astronomia di Stilo dal 22 al 26 di luglio, ragazzi alle prese con discipline scientifiche coinvolgenti scientifico e interazione tra scienza, tecnologia e società”. In questa ottica l’astronomia e l’astrofisica diventano strumento di facilitazione dell’apprendimento delle discipline scientifiche, per un maggior coinvolgimento degli studenti. Trenta docenti, provenienti da tutta Italia, grazie alla lungimiranza culturale e politica della Provincia di Reggio Calabria che da XVIII anni supporta questa iniziativa, si confronteranno sotto la guida di docenti universitari di riconosciuto prestigio su come rendere strettamente complementari i programmi degli insegnamenti di Scienze, di Chimica e di Matematica e Fisica, nell’ambito della revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico previsto dall’attuale riforma. L’auspicio è, che partendo da questa esperienza formativa i docenti inseriscano sulla base del Piano dell’Offerta Formativa, nei limiti del contingente di organico assegnato all’istituzione scolastica, approfondimenti di astronomia ed astrofisica ove non previsti tra le attività ed insegnamento. La scuola, alla presenza delle autorità, sarà aperta il 22 luglio alle ore 17.00, dal professore Roberto Buonanno, direttore dell’Osservatorio astronomico di Teramo e presidente della Società astro-
nomica italiana con una conferenza dal titolo: “Dante e le equazioni della Cosmologia medievale”. Nei giorni a seguire ci saranno gli interventi: della prof.ssa Donatella Puliga, docente di lettere classiche presso l’università di Siena, che tratterà di: “Mundus Orbis Terra: le parole degli antichi per raccontare l’ Universo”; seguiranno le relazioni del professor Fabrizio Bo’noli, direttore della scuola e docente dell’Università di Bologna e del professor Elio Antonello, astronomo dell’Osservatorio astronomico di Brera che parleranno dell’Astronomia pre-copernicana.” A seguire, in un ordine storico cronologico, ci saranno le relazioni dei professori Alberto Righini, Massimo Mazzoni, Fabrizio Mazzucconi, astronomi dell’Osservatorio di Arcetri Firenze, che attraverseranno il periodo che va da Keplero all’Astronomia del XX secolo. Il professore Massimo Capaccioli, docente dell’Università Federico Secondo di Napoli, tratterà della “Astronomia inglese nel Settecento” ed il professore Massimo Mazzoni dell’”Astronomia nell’antica Cina”. L’aspetto peculiare della scuola sono i gruppi di lavoro che i docenti costituiranno al fine di individuare i possibili percorsi didattici da proporre ai rispettivi Collegi dei docenti. In questo conteso si inserisce l’intervento delle professoresse Silvana Comi ed Angela Misiano che presenteranno una unità didattica centrata sullo “Stupore dell’Artista e esplorazione dello Scienziato”. Nello scenario della Chiesa di San Domenico in Stilo sarà replicato lo spettacolo teatrale: “Osservando il Cielo” diretto dalla professoresse Natalia Polimeni e Silvana Comi e già rappresentato al teatro Politeama di Siracusa di Reggio Calabria. La scuola, pur se destinata ai docenti selezionati, visto l’alto contenuto culturale oltre che didattico è aperta a quanti, anche non docenti, fossero interessati agli argomenti oggetto delle relazioni.
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Mezzoeuro Agrumi dal sapore amaro
di Giuseppe Aprile
La questione del bergamotto a Reggio Calabria, un prodotto che di tutto il territorio mondiale nasce e - dovrebbe - prosperare solo a Reggio Calabria, in una fascia che va da Caulonia a Reggio-Gallico con epicentro nella zona di Melito Porto Salvo, dimostra la sciagurataggine di gente locale che è capace di scambiare l’oro con l’inutile terra rossa che è eguale a quella bianca, il famoso tufo. Ed è stata capace di perdere tanto tempo che oramai è quasi persa l’esclusiva zona in cui vegeta, visto che è ridotto ad un semplice agrume come il limone, l’arancia, il mandarino; tal che anche il cedro ed il comune arancio tarocco rispetto ad esso sono diventati un valore.
Bergamotto povero re spodestato Era, e forse ancora potrebbe essere, una rarità, un prodotto che potendosi ricavare da esso l’essenza per i migliori profumi del mondo o l’uso per bevande e prodotti di pasticceria, una ricchezza determinante e mondiale per l’economia reggina, ed ora è ridotta al nulla, al valore dell’arancia. Un vasto campo di bergamotto non si differenzia più di un agrumeto che si vende anche per una manciata di denaro tanto da essere diventato meno produttivo di un impianto edile per edilizia popolare o per la costruzione di case rurali o l’allargamento di un paesetto locale dove l’industria delle costruzioni si allarga a macchia d’olio, ma a discapito delle residenzialità dei nostri storici abitati di media collina oramai abbandonati e riducibili a semplici ruderi senza un’anima viva. Erano immense le distese di terra dove viveva il bergamotto, la nostra miniera di carbone; con la differenza che il carbone v’è in tantissimi Paesi del mondo e sono di uso meno consistente per l’economia, mentre il bergamotto è prodotto reggino unico al mondo, unico per la produzione dei profumi, e degli altri usi di sua derivazione. Ma bastava il profumo perché si determinasse il decollo economico della nostra terra che poteva diventare di valore mondiale per uno dei fattori fondamentali che da solo avrebbe fatto decollare la nostra altrimenti povera economia. All’inizio si sapeva che in nessun’altra parte del mondo esisteva o poteva esistere il bergamotto. Solo il clima mediterraneo, la terra che dalla riviera del mare si estende fino a dieci chilometri d’interno sul litorale ionico della provincia di Reggio Calabria, era la culla dove poteva coltivarsi e crescere il bergamotto, rendevano possibile questo prodotto apparentemente agrumicolo ma di fatto più miniera produttiva e determinante per Reggio, di quanto non lo fosse il carbone per il Belgio e come il petrolio per i Paesi arabi ed africani. C’è stata una prima fase in cui si è sperato che ci si rendesse conto di cosa fosse il bergamotto per la nostra terra e la nostra gente; per i nostri produttori ed il nostro lavoro. Nessuno aveva il bergamotto, nel mondo intero. Ed il profumo del bergamotto era la ricchezza per il mondo. Nessuno s’è reso conto di ciò, tranne del contadino e dell’intenditore normale; dico che la politica ha sempre ignorato la questione, sia nazionale che locale. Tutti pensavamo che, dopo il fallimento del gelsomino dovuto al fallimento di ogni politica
Fallita una unica potenzialità di crescita e di sviluppo economico e di lavoro a Reggio Si costituì il Consorzio del bergamotto che è diventato il vero protagonista negativo, strumento distruttivo che ha reso possibile l’immissione sui mercati europei dell’essenza umiliando i produttori costretti a vendere a costi vergognosamente bassi
ma anche dell’eccessivo costo per la raccolta e la trasformazione del fiore e le pretese terribili dei produttori facenti parte della più arretrata e incolta proprietà terriera della nostra provincia, nonché dei nostri industriali che mai hanno avuto l’intelligenza di capire l’originalità ed il valore del prodotto, finalmente attraverso la presa di coscienza di ciò che era il bergamotto, si sarebbe potuto operare di miracolo nelle prospettive immediate dell’economia italiana. Venne costituito il Consorzio del bergamotto che è diventato il vero protagonista del mercato e uno strumento tra produttori e mercati europei del consumo. Soprattutto divenne lo strumento distruttivo che ha reso possibile l’immissione sui mercati europei dell’essenza umiliando i produttori costretti a vendere a costi vergognosamente bassi e favorendo coloro che hanno imitato con prodotti sintetici l’essenza del bergamotto e imitandolo resero inservibile o quasi la sua produzione. Potere imitare il bergamotto non è un fatto determinante ai fini del suo valore di fondo, ma ha drogato il mercato, consentito l’imbroglio sulla sua essenzialità, quasi fatto crollare il suo in-
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Sabato 20 Luglio 2013
Agrumi dal sapore amaro
trinseco valore che solo un intervento, ancora possibile, sul piano europeo potrebbe determinare la ripresa prima della sua morte definitiva. Nelle fasi cruciali ho avuto la opportunità di condurre intere trasmissioni in sede di tv e potendo parlare con i migliori produttori di bergamotto quali l’avvocato Leone e Totò Famigliari che avevano una preparazione assoluta ed una competenza meravigliosa sulla materia e si battevano da leoni denunciando continuamente l’assenza di una adeguata politica e l’imperversare del potere distruttivo dell’edilizia che rubava la terra del bergamotto per far nascere costruzioni che alla fine hanno abbondantemente ridotto gli spazi disponibili. Oggi laddove c’era la terra per far nascere e crescere il bergamotto, è sorta la selvaggia edilizia che ha allargato inutilmente aree urbane che con una giusta programmazione del territorio sarebbero egualmente sorte, ma senza sacrificare le terre del bergamotto. Non più unica l’essenza del bergamotto. Sopratutto i francesi l’hanno imitata. Noi l’abbiamo data in regalo. Ci siamo fatti fregare da buoni fessi. Quello era, adesso quasi non c’è più. Non ci so-
no più i grandi produttori, ci sono solamente gli appassionati che non hanno nemmeno potuto affrontare le concorrenze di mercato e si sono visti ridurre al potenziale di un orto agricolo quella che sarebbe stata una miniera di ricchezza e di potenzialità complessiva di sviluppo economico e sociale. Non c’è il bergamotto, ma c’è sempre il Consorzio del bergamotto perché c’è sempre anche un posto di commissario da utIlizzare e favorire qualcuno. Pochi posti per esperti elettorali e speculatori economici, mai una politica di programmazione in conseguenza, l’incoscienza totale hanno determinato la distruzione del bergamotto e della terra ad esso preposta. Di questa ricchezza sta rimanendo il solo ricordo ma soprattutto uno storico esempio di come si può anche distruggere una ricchezza davvero naturale, nel mentre si piange miseria e disoccupazione. Ed hanno il coraggio di inventarsi convegni e iniziative varie sul tema che vede protagonisti ingenui, gente di cattiva coscienza che ha contribuito alla distruzione davvero quasi totale, che viene a impartirci lezioni sul bergamotto e sulla ricchezza della nostra terra. Il
tutto per quattro posti di lavoro clientelare sulla pelle dei coltivatori che stavano diventando protagonisti economici e sono oramai distrutti da dolore e dalla fine di un sogno. E la Regione Calabria, ignorante dell’argomento fino all’assoluto, che si occupa solo di sanità e di finanziamenti europei, con mentalità davvero fuori da ogni logica che non fosse quella della bestione elettorale ed il potenziamento delle clientele e degli intrallazzi della politica e delle sue conseguenze, sta quasi finendo le sue funzioni senza lasciare traccia alcuna di questo bene unico della nostra terra. La “Forestale” che determina risultati elettorali e clientelari, costituisce un pensiero centrale degli interessi della nostra classe politica; la terra e l’agricoltura vera, le potenzialità del nostro clima e del nostro ambiente, le potenzialità e le risorse vere del nostro clima e del nostro mondo, invece, sono neglette da tutti i “nostri” governanti, nessuno escluso. Ognuno fa quel che può, non può fare quello che non sa. Qualche lodevole iniziativa ha al massimo costituito l’interesse momentaneo, parziale, di qualche politico più perché sollecitato dalla passione degli ultimi nostri produttori, che dalla consapevolezza di quello che si sarebbe potuto fare dall’utilizzo di questo prodotto. È come se avessimo un mare pieno di pesci, nessuno li va a pescare e tutti muoiono di fame, magari facendo lacrime di coccodrillo. È una questione di economia, della più specializzata e qualificata economia quella della produzione della terra e dell’uso dell’ambiente, non certo per turistiche e da passatempo politico occasioni per fare propaganda per se stessi o per illudere la gente che qualcosa si muove. E voglio ricordare che non serve alcuna iniziativa personale sull’argomento, fuori da una grande e risolutiva battaglia per porre sul tappeto un argomento di questa portata. Ho presente le lamentele e le invocazioni di speranza dei produttori di bergamotto che oramai sfiniti, hanno cessato di essere. Ogni tanto qualche ingenuo giovanotto in voglia di aprirsi un varco nei campi della politica nostrana, si ricorda del bergamotto e si inventa un congegno. Non ci permettiamo nemmeno di porre quello che sarebbe potuto costituire una iniziativa per una ripartenza: un consiglio regionale straordinario per la ridiscussione di un grande argomento. Si vede da un miglio di lontananza l’assenza di ogni volontà, di ogni capacità, di ogni tendenza ad occuparsi di veri problemi per questa nostra terra. Voglio dire che non serve affrontare e invocare l’apertura di un ospedale laddove sai che non ci sono i medici e i mezzi per operare. È finita la storia del bergamotto? Vogliamo chiudere la saracinesca di ogni possibile prospettiva politica? No, non è questa l’intenzione. Èsolo necessario distinguere le discussioni accademiche senza costrutto e sperare, come sempre - la speranza è l’ultima a morire o forse non muore mai! - che si prenda coscienza di questo e si riesca a riaprire il discorso dove la serietà è oramai d’obbligo, è senza alternative; non si può scherzare! La questione del bergamotto testimonia l’dea che tanta politica serve solamente per distruggere i valori locali, mantenere sudditanza per l’economia calabrese e meridionale, al servizio dei potenti nazionali ed europei. La politica non ha risolto i nostri problemi, li ha aggravati, ha garantito la costruzione di ogni potenzialità meridionale solo al servizio di chi aveva bisogno che le nostre campagne fossero annientate, i nostri contadini diventati operai al servizio delle terre a noi poco amiche, i nostri giovani cacciati dal nostro mondo e messi al servizio di altre terre a noi sicuramente lontane ed ostili.
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Mezzoeuro Il nemico di sempre
di Giovanni Perri*
Il punteruolo rosso è insetto fitofago appartenente alla famiglia dei coleotteri, il cui nome scientifico è Rhynchopheros ferrugineus, originario dell’Asia, che attualmente sta impegnando molto intensamente tecnici ed esperti delle scienze botaniche e agronomiche per trovare soluzioni razionali e sostenibili sotto il profilo paesaggistico ed ambientale, in merito alle problematiche da affrontare per limitare gli attacchi del parassita che in alcune aree geografiche della Calabria e non solo, attacca e distrugge le piante di palme.
Verde sotto attacco L’insetto comparso nell’ultimo decennio in Europa e in Italia vive all’interno delle palme, dove compie tutto il suo ciclo vitale, nutrendosi dei tessuti della stessa pianta scavando gallerie nel tronco o in corrispondenza delle superfici di attacco delle foglie. In siffatte condizioni vegetative le piante assumono un portamento anomalo e di grave sofferenza, tant’è che gli assetti vegetativi aerei si avviano lentamente verso la morte, non prima di aver mostrato chiaramente lo stato di malessere vegetazionale. I danni causati dalle larve dell’insetto si manifestano nella fase avanzata dell’infestazione, allorché i sintomi esteriori dell’attacco del coleottero sono facilmente visibili dall’anomalo portamento dell’apparto fogliare, ovverosia della chioma che perde la sua armonia e la sua simmetria verticale, per assumere progressivamente un aspetto di sofferenza ed una forma completamente divaricata, tanto da assomigliare per effetto delle foglie decadenti ad un ombrello aperto. In questo delicato e triste periodo, della fase terminale della piante, le nuove generazioni dei coleotteri in grado di volare, in massa abbandonano la pianta, dove sono presenti all’interno del tronco, definito stipite, per andare alla ricerca di nuovi esemplari di palme delle quali alimentarsi e nuovamente moltiplicarsi e dare così origine a nuove generazioni. Per fronteggiare questo è necessario porre la dovuta attenzione ed intervenire per contenere gli attacchi ed i conseguenti danni. La lotta fito-sanitaria non è semplice, né tanto meno facile in considerazione del fatto che le larve dell’insetto restano all’interno delle piante per lunghi periodi e,peraltro, risultano difficilmente raggiungibili dai comuni antiparassitari. Alla luce di tutto ciò necessita fronteggiare l’infestazione che, ovviamente per motivi ambientali e non solo, presenta alcune difficoltà operative nelle aree già significativamente danneggiate, la cui lotta, peraltro obbligatoria, possibilmente con metodi biologici deve essere incentrata sulla decimazione dell’insetto per ridurne così la popolazione e conseguentemente gli attacchi e i danni alla palme. La lotta chimica deve essere fatta con molta attenzione, soprattutto nei contesti urbani e periurbani, al fine di evitare danni alle persone quando l’insetto si trova fuori dalla palma. In tali casi è necessario usare scrupolosamente prodotti chimici consentiti dalle vigenti normative per tali impieghi e più specificatamente per piante ornamentali.
Il punteruolo rosso continua a distruggere il patrimonio ornamentale calabrese delle palme Per fronteggiare questo è necessario porre la dovuta attenzione e intervenire per contenere gli attacchi e i conseguenti danni
In siffatte condizioni risulta evidente la difficoltà di impedire preventivamente l’ingresso degli insetti nel tronco delle piante, né tanto meno diventa facile individuare con un certo anticipo il momento dei trattamenti per impedire nuovi futuri insediamenti. Ad ogni buon fine per fronteggiare nuovi attacchi è consigliabile mantenere le palme nelle migliori condizioni vegetative, adottando i pur necessari accorgimenti tecnici che consentano di evitare, o quanto meno, limitare l’insediamento iniziale dell’insetto. Nei casi più gravi, come si sta verificando attualmente in alcune aree della Sicilia-(Palermo), Campania(Salerno), Puglia (Bari), Calabria (Villapiana, Sibari, Bonifati, Belvedere Marittimo, Corigliano, Rossano ecc.), per limitare i danni e
Sabato 20 Luglio 2013
Mezzoeuro Il nemico di sempre
A 50 anni dalla legge istitutiva
La geologia ieri, oggi e domani di Beniamino Falvo *
gli attacchi, non è sbagliato ricorre a mezzi di lotta più energici quali l’abbattimento delle piante prossime alla morte o gravemente danneggiate per la presenza massiccia dei focolai delle popolazioni del punteruolo rosso che si diffonde con estrema rapidità. Per le operazioni di abbattimento dei soggetti morti, deperiti o prossimi alla morte devono essere usati tutti gli accorgimenti tecnici e di difesa in grado di salvaguardare l’ambiente e l’incolumità delle persone che frequentano aree di interesse pubblico ove sono ville, parchi e giardini, ove solitamente sono ubicate le palme ed il verde ornamentale in genere. * già presidente Ordine dei Dottori agronomi e dei Dottori forestali della Calabria
Rappresentare la geologia di ieri sembra che sia trascorso molto tempo, più dei 50 anni della legge istitutiva. Eravamo laureati ma senza un ordine professionale di riferimento, neanche a carattere nazionale in quanto esso, istituito con legge n. 112/63, si è reso operativo molto più tardi, per cui siamo risultati iscritti, e, quindi, formalmente riconosciuti nel contesto delle professioni, nel 1968. Da allora divenimmo i pionieri della nuova professione: la geologia. In applicazione della legge sismica n. 64/1974 entrammo nell’articolato mondo professionale tecnico, nel settore della programmazione urbanistica, al fine di accertare se le indicazioni dei tecnici e le scelte degli amministratori fossero compatibili con le caratteristiche geomorfologiche del territorio. Questo periodo non solo ha rappresentato per noi geologi l’ingresso, a pieno titolo, nel mondo professionale calabrese, ma si è dimostrato oltremodo proficuo, per la nostra professione, in considerazione della necessità della programmazione territoriale, a scopo prevalente di espansione edilizia, delle varie comunità locali che, allora, non erano ancora dotate degli strumenti di programmazione urbanistica. Non solo, ma anche il legislatore avvertiva, da tempo, la esigenza della conoscenza delle caratteristiche geologiche dell’intero territorio nazionale, e non solo di quello classificato sismico, in relazione alle varie tragedie che si registravano ( alluvione del Polesine, tragedia del Vajont, alluvione di Firenze, oltre ai vari fenomeni sismici del Belice, del Friuli, dell’Irpinia ecc. ). Cresceva cosi la consapevolezza della importanza della geologia, nel contesto delle scelte territoriali e, contemporaneamente, anche il numero di professionisti e la necessità di organizzarsi, su base regionale, per la riconosciuta esigenza di caratterizzare, nell’ambito del contesto geologico, le varie normative regionali. Siamo giunti agli anni ‘90 con la attuazione degli Ordini Geologici su base regionale, e, quindi, anche del nostro O.R.G.C. ( Ordine Regionale Geologi della Calabria - anno 1992 ). L’Ordine Regionale riusciva ad incidere, nell’ambito della legislazione regionale, in prevalenza nel settore della pianificazione urbanistica, con la promulgazione della legge n. 19/2002, oggi modificata dalla 35/2012. Si sono così maggiormente caratterizzati, sotto l’aspetto geomorfologico , anche con il contributo del settore della difesa del suolo,mediante la promulgazione del Piano di Assetto Idrogeologico ( PAI ), quei terreni che potessero essere oggetto di espansione edilizia, in quanto limitrofi ad aree urbanizzate. Ma l’abusivismo edilizio, l’utilizzo di quelle aree non contestualizzate nell’ambito della pianificazione, la assenza di un servizio geologico efficiente ed autonomo, la carenza di geologi con ruolo di responsabilità ed autonomia nell’ambito dell’organico degli enti locali, non hanno evitato il verificarsi diffuso di dissesti in Calabria quali quelli di Tarsia, Crotone, Soverato, Vibo Valentia, Maierato, Sibari. La attuale profonda crisi economica ha determinato la crisi dei settori produttivi e, di conseguenza, anche dei finanziamenti per gli interventi sul territorio.
Ciò comporterà l’esigenza di divenire attenti professionisti, legati al proprio territorio ed alle modifiche evolutive dello stesso, e , pertanto, in grado di offrire agli amministratori precise indicazioni , già nella fase di impostazione normativa di politiche territoriali ( settore dell’agricoltura, della forestazione, della difesa del suolo,dell’ambiente ecc. ). Non si può assistere impotenti allo spreco del territorio nella gestione dei rifiuti, di ingenti risorse economiche nell’ambito della forestazione, di combustibili fossili nell’ambito del riscaldamento delle abitazioni, di risorse idriche nell’ambito di distribuzione del prezioso liquido con condutture obsolete ( a Cosenza la dispersione supera valori del 70% ), di inquinamenti diffusi del nostro territorio, di impegnativi programmi di spesa nell’ambito del settore della difesa del suolo. La nuova frontiera dovrà, pertanto, riguardare la geologia ambientale ( difesa del suolo, settore rifiuti, recupero dei siti inquinati ), la geologia urbanistica ( adeguamento sismico delle costruzioni, salvaguardia dei centri storici), la geologia delle fonti energetiche di cui è ricco il nostro territorio (geotermia a bassa ed alta entalpia ), la geologia delle risorse idriche ( utilizzo delle ottime acque naturali ed oligominerali, salvaguardia dei corpi idrici dagli inquinamenti, utilizzo delle risorse idriche nella filiera delle acque ), la geologia della forestazione ( utilizzo delle foreste e dei boschi, di cui è ricca la Calabria, quali elementi determinanti per la difesa del suolo, oltre che a fini produttivi nella filiera del legno ), la geologia del mare con uso integrato delle coste ( controllo discariche e siti inquinati, depuratori, pozzi disperdenti, acque reflue, tracciabilità dei rifiuti inquinanti ), la geologia delle risorse turistiche ( geositi, salvaguardia da inquinamenti marini, erosione delle coste), oltre i settori tradizionali professionali ( geognostica, geotecnica, geomorfologia, geomeccanica ecc. ). Ma l’elemento caratterizzante la nuova classe professionale dovrebbe riguardare la geologia dell’associazionismo e della partecipazione, vale a dire un nuovo modo di permeare la società, in primis le forze politiche e culturali, dei principi della geologia che pertanto non devono rimanere un patrimonio specifico dei geologi, vale a dire un know how circoscritto ai tecnici dei problemi territoriali. In tale visione grande importanza acquisisce anche l’aspetto culturale. Quindi riferimento a nuove proposte a carattere divulgativo, quali ad esempio la importanza degli alberi nella difesa del suolo in occasione della giornata internazionale della forestazione ( 21 marzo ), unitamente alla proposta di diffusione di una settimana di tematiche geologiche nelle scuole (settimana della cultura geologica ed ambientale ), come avviene per la settimana della cultura dei beni storici ed artistici. Sono gli elementi culturali che generano i fermenti di una nuova visione di uso del territorio, ricco come è di risorse, attrattive, potenzialità, le quali si potranno riflettere ed irradiare positivamente nella economia sociale, tesaurizzando una corretta gestione e salvaguardia del territorio, a vantaggio delle attuali e delle future generazioni. * Geologo libero professionista già consigliere dell’ Ordine regionale Geologi
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Sabato 20 Luglio 2013
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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
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Rubrica a cura dell’Ente di Patronato e di Assistenza sociale Epas-Fna (Federazione nazionale agricoltura)
«Non sono certo confortanti i dati diffusi dall’Inps sull’attuale situazione dei pensionati italiani, infatti - afferma preoccupato Denis Nesci, presidente nazionale dell’Epas - in un Paese che sta ancora facendo i conti con la crisi, con l’aumento delle tasse e con un aumento generalizzato dei beni e servizi, tirare avanti con meno di mille euro al mese sembra diventata ormai un’ardua impresa». Uno scenario italiano alquanto allarmante che deve fare i conti con problemi ai quali bisognerà trovare al più presto una soluzione, perché in gioco ci sono due aspetti fondamentali che viaggiano su binari paralleli: da una parte la grave condizione in cui versa, purtroppo, l’occupazione giovanile, dall’altra la situazione che invece affligge i pensionati nostrani considerati i più poveri d’Europa. Poco più di sette milioni di pensionati, circa il 45,2% del totale vive con una pensione inferiore a 1000 euro al mese, il 14% dei pensionati, circa due milioni di persone ha un reddito pensionistico (costituito da una o più prestazioni sia previdenziali che assistenziali) inferiore a 500 euro mentre il 31% (circa 4,9 milioni di persone) ha redditi da pensione tra i 500 e i 1.000 euro. Numeri che riassumono la gravità dello stato attuale che appare piuttosto diversificata in considerazione di due variabili che sembrerebbero incidere notevolmente sul trattamento pensionistico: il sesso risulta un elemento rilevante che ha un certo peso sulla pensione percepita (a fronte di una pensione pari a 1.518 euro per gli uomini, le donne rimangono un passo indietro con 1.053 euro); l’ente da cui si percepisce l’assegno che in media ammonta a 881 euro per le pensioni Inps, 1.725 euro quello per le pensioni ex Inpdap e 1.175 quello per le pensioni ex-Enpals. «Ciò di cui bisognerebbe preoccuparsi ora è il buco nelle casse dell’Inps che ammonta a nove miliardi di euro - conclude il presidente nazionale dell’Epas - perché se non si studia un modo per frenare questo lento declino si rischia seriamente di compromettere il patrimonio passato già da 41 miliardi nel 2011 a 22 miliardi nel 2012».
Poveri pensionati... «La situazione è allarmante Ciò di cui bisogna occuparsi ora è il buco delle casse dell’Inps» afferma Nesci, presidente nazionale Epas
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Sabato 20 Luglio 2013
Estate calabrese, si aprono le danze
A grande richiesta torna “Cinema Sud” Alla sua seconda edizione, promossa dall'amministrazione comunale di Castrovillari iniziativa che quest'anno guarda anche all'integrazione e al mondo dei bambini “Continua con successo la seconda edizione di “Cinema a Sud”, promossa dall’amministrazione comunale di Castrovillari ed avviata il 9 luglio scorso.” Lo ha reso noto il sindaco, Domenico Lo Polito, nel ribadire la valenza della manifestazione. “Quest’anno l’iniziativa - ricorda il primo cittadino - è uscita dai confini del Sud Italia per allargare orizzonti ed ambientazioni, guardando pure all’integrazione ed al mondo dei bambini.” I cartoni animati “Coraline e la porta magica”, “Zambezia” e “La città incantata” sono previsti rispettivamente il 31 luglio ed il 21 e 28 agosto. Invece i lungometraggi “London River” di Rachid Bouchareb che si proietterà l’8 agosto; “Il destino nel nome” di Mira Nair il 27 agosto ; il film per bambini “ La città incantata” il 28 agosto ed il 29 agosto “ Almanya-La mia famiglia va a vivere in Germania” di Yasemin Samdereli , proposti dall’associazione “Integrando.Si’” “esplorano culture nuove per scoprire le dinamiche del dialogo tra genti diverse.” Sono queste le tracce su cui si sta sviluppando la nuova rassegna di cinema all’aperto che si protrarrà sino al 5 settembre, con 18 pellicole, approfondendo varie tematiche tra aspetti appassionanti, enigmatici, emozionanti e drammatici della realtà.” “Luogo delle proiezioni - rammentano i consiglieri comunali Armando Garofalo ed Antonio Viceconte che seguono l’organizzazione per l’amministrazione - sarà ancora il giardino dell’antico palazzo Gallo; l’evento è curato da Alessandra Stabile, Gianni Colaci, Tiziana Rizzo, Mimmo Donato, Paolo Saraceni e dall’associazione “Integrando.Si’” per quanto riguarda la scelta dei film; da Giovanni Bonifati (figlio dell’indimenticabile Carmine, appassionato irriducibile di cinema), titolare del Cinema “Atomic Cafe’” , per l’allestimento, e si avvale dei contributi di altri giovani.” Le altre pellicole in programma, sempre a partire dalle ore 21,30 ogni martedì e giovedì, tutte ad ingresso libero, sono: il 30 luglio “Viola di mare” di Donatella Maiorca; il 31 luglio per i piu’ piccoli “CoraLine e la porta magica”; il 1° agosto “Ciliegine” di Laura Morante; il 6 agosto “Tutti i santi giorni” di Paolo Virzi; il 20 verrà proiettato “Sette psicopatici” di Martin McDonagh; il 21 agosto “Zambezia” film di animazione per i più piccoli; il 22, invece, sarà la volta di “ L’amore dura tre anni” di Fre’de’ric Beigbeder; il 3 settembre sarà in programma “I più grandi di tutti” di Carlo Virzì ed il 5 settembre “Viva la libertà” di Roberto Andò.
Scilla alza il sipario
In vacanza con le stelle
Scilla teatro festival 2013 alza il sipario della 5a Rassegna Teatrale, che si terrà a Scilla nell’Anfiteatro comunale dal 21 luglio al 25 agosto 2013. Un impegno che si rinnova quello dell’associazione parrocchiale culturale La Filodrammatica Scillese, affiliata alla Federazione italiana teatro amatori, e che continua instancabilmente a promuovere la cultura popolare, sostenendone la diffusione mediante l’allestimento di spettacoli teatrali. Scilla Teatro Festival è ormai un appuntamento molto atteso dal territorio e proprio per questo perpetua il suo omaggio alla meridionalità. Il cartellone 2013 introduce però anche spettacoli in lingua italiana portando così a ben 16 le serate di spettacoli, proposti da sodalizi amatoriali e professionisti provenienti dalla Calabria, dalla Sicilia e dall’Emilia Romagna, così da proporre un cartellone “nazionale”. L’Anfiteatro comunale, da quest’anno in gestione alla Filodrammatica Scillese, ospiterà infatti compagnie teatrali calabresi: oltre a quella di Scilla, calcheranno la cavea dell’Anfiteatro quelle di Anna’, Bovalino, Morano Calabro, Delianuova e le siciliane Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) e Cassibile (Siracusa). A chiudere la kermesse scillese il teatro classico con una commedia di Tito Maccio Plauto. Anche quest’anno non mancherà l’esibizione dei ragazzi dell’Accademia della Filodrammatica, laboratorio sperimentale che raccoglie l’impegno dei più piccoli verso la passione del teatro popolare. A completare il cartellone 2013, che si allega al comunicato, le compagnie professioniste di Spazio Teatro, Scena Nuda (entrambi di Reggio Calabria), la compagnia Le Belle Bandiere di Cesena e la partecipazione del Caffe’ Letterario Mario La Cava. Spazio infine anche ai libri, con due rapping&playing book , e con ospiti giornalisti e scrittori come Paola Bottero, Roberto Mistretta, Alessandro Russo, don Pino Demasi e tanti altri, protagonisti di una serata, quella del 13 agosto, sul beato Padre Pino Puglisi.
Ancora qualche giorno e la X edizione del Magna Graecia Film Festival entrerà nel vivo. Tra i tanti personaggi svelati in questi giorni ci sarà anche l’attore di fama internazionale, regista, sceneggiatore e produttore Michele Placido. L’artista originario di Ascoli Satriano, in provincia di Foggia, parteciperà alla rassegna cinematografica il 29 luglio, in occasione della proiezione della pellicola “Razza bastarda”, che segna l’esordio in cabina di regia di Alessandro Gassman. Il film, incentrato sul rapporto tra un immigrato rumeno (interpretato da Gassman) e suo figlio, vede impegnato Placido nel ruolo di un astuto avvocato. Molto atteso l’arrivo di Placido, senza dubbio uno dei maggiori artisti italiani del grande e del piccolo schermo. Apprezzato a livello internazionale nel ruolo del commissario di Polizia Cattani, all’interno della serie tv “La Piovra”, Placido ha alle spalle una quarantennale carriera da attore. Negli ultimi anni ha riscosso un enorme successo nella veste di regista, firmando le riprese del lungometraggio “Romanzo criminale”, basandosi sulla storia scritta da Giancarlo De Cataldo. Nel 2010, sempre sullo stesso filone thriller/poliziesco, ha diretto “Vallanzasca - Gli angeli del male”. Nel 2012 è stato protagonista di un ottimo successo al botteghino, l’opera seconda di Massimiliano Bruno “Viva l’Italia”, altra pellicola in concorso alla X edizione del Magna Graecia Film Festival. Nel 2013, invece, ha ricoperto per il piccolo schermo i ruoli di Vittorio De Sica, in “Volare - La grande storia di Domenico Modugno”, e quello del licenzioso poeta dialettale Trilussa, in “Trilussa Storia d’amore e di poesia”. Michele Placido, in occasione della kermesse cinematografica, riceverà la colonna d’oro per la promozione del cinema italiano nel mondo. “Un riconoscimento importante e meritato per uno dei più grandi interpreti del nostro cinema”, ha dichiarato Gianvito Casadonte, direttore del Magna Graecia Film Festival.
Rassegna teatrale che si terrà nell’Anfiteatro comunale dal 21 luglio al 25 agosto, appuntamento sempre molto atteso dal territorio
Magna Graecia Film Festival, tra i personaggi svelati il 29 luglio ci sarà anche l’attore, regista, sceneggiatore e produttore Michele Placido
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