Anno 37 - 5 Ottobre 2013 - Numero 40
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
di Federica Montanelli
C’è bisogno di specialisti! Per gli abilitati all’insegnamento nuova opportunità di inserimento nel mondo della scuola CALENDARIO DA PAURA
COSENZA, NUOVA SFIDA IN CITTÀ
“Io detective” A Cosenza il festival che dà i brividi
Progetto “Res novae” Sorridi, sei una smart city
Un ottobre di mistero vestito dal 18 al 20 con il Festival del Giallo
Nella città bruzia saranno sperimentate soluzioni innovative
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sabato 5 ottobre 2013
Una (ri)scoperta importante Un piccolo reportage sui Megaliti di Nardo di Pace
Il cuore roccioso della Calabria «Avevo letto di questi megaliti su un libro intitolato Guida alla Calabria misteriosa e non feci passare troppo tempo prima di andare vederli di persona, a toccarli con le mie mani». Inizia così il racconto che il lametino Fabrizio Basciano, musicologo e compositore spesso alle prese con oggetti di studio molto distanti o per nulla assimilabili al campo delle frequenze sonore, dedica alla nostra testata. Oggetti di studio e di scoperta come questo dei megaliti di Nardodipace, minuscolo paese collocato sul margine sud-orientale delle Serre calabresi, totalmente immerso nella natura. È qui che Fabrizio Basciano, in compagnia di altri 5 amici lametini e non, si è addentrato alla scoperta di qualcosa che «lascia incredibilmente esterrefatti» commenta il nostro musicista-archeologo «per due motivi: innanzitutto per l’unicità del reperto dinanzi al quale ci si viene a trovare: costruzioni le cui origini sono avvolte nel mistero e la cui datazione da sola basta a fare venire il capogiro (si parla addirittura del V millennio a.C.); e in secondo luogo per la totale mancanza di cure e di provvedimenti da parte dei nostri enti, provvedimenti atti a far sì che questa rarità mondiale venga messa al riparo da possibili atti vandalici (peraltro già subìti negli scorsi decenni con perdite incredibili di materiale non più recuperabile) e che possa, come normalmente avviene in qualsiasi altro territorio che viva di prospettive e non, come il nostro, di disperazione, essere motivo di attrazione turistica». Si resta talmente amareggiati quando malauguratamente ci si imbatte nella trascuratezza di reperti di rara bellezza e, come nel nostro caso, di incredibile valore sto-
Minuscolo paese collocato sul margine sud-orientale delle Serre calabresi totalmente immerso nella natura e (figurarsi) abbandonato dalle istituzioni
rico, archeologico e antropologico, che questa amarezza potrebbe addirittura prendere il sopravvento sulla meraviglia e sullo stupore, sulla fascinazione che rarità quali i megaliti di Nardodipace lasciano impresse in qualsiasi visitatore. «Non credevamo ai nostri occhi, specie quando, giunti sul luogo dove è ubicato il geosito A, abbiamo iniziato a ridiscendere tutta la collina in cima alla quale sono collocati questi enormi massi sui quali sono addirittura incisi veri e propri petroglifi (sorta di pre-scrittura pelasgica) che abbiamo potuto ammirare coi nostri occhi. Man mano che scendevamo infatti l’eccitazione saliva in misura proporzionale alla crescente consapevolezza di star camminando su una piramide sepolta dalla terra e dagli alberi, cresciuti su di essa nel corso dei millenni e costituenti, oggigiorno, la visibile collina. È così che, giunti alla base di questa collina, abbiamo volto lo sguardo verso su e abbiamo ammirato il sistema a terrazze concentriche che saliva verso l’alto. Le pietre che costituiscono alcune di queste terrazze sono addirittura visibili, spuntano come fossero semplici muretti da sotto il terreno. Ma ad uno sguardo attento e soprattutto consapevole dell’insieme ci si rende subito conto che non possono essere muretti qualsiasi, ma che trattasi di vere e proprie terrazze costituenti una piramide non quadrata come quelle egiziane ma, appunto, circolare». Cos’altro aggiungere al racconto di Fabrizio Basciano se non un doppio invito: il primo ai nostri lettori di andare a visitare questi due geositi di origine pelasgica (il celebre Popolo dei Mari di cui parla ampiamente Salavatore Raso nei suoi scritti); il secondo ai nostri politici e alle nostre sovrintendenze ad aprire una buona volta gli occhi sulle nostre meraviglie e a sfruttarle quali incentivo ad un sempre crescente turismo, tanto locale quanto nazionale ed internazionale.
sabato 5 ottobre 2013
Valore e qualità della Scienza Il Professor Vincenzo Pezzi dell'Università della Calabria eletto nel Comitato direttivo dell'Associazione italiana di biologia e genetica generale e molecolare
Le molecole del successo Nel centro congressi “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria, si è tenuto il XV Congresso nazionale dell’Aibg, l’Associazione italiana di biologia e genetica generale e molecolare, Società scientifica cui sono iscritti circa 250 tra docenti e ricercatori di tutte le università italiane che afferiscono al Settore scientifico disciplinare della Biologia Applicata (BIO/13). Il congresso si è aperto con un saluto del Magnifico Rettore, Giovanni Latorre, che ha ringraziato il Comitato direttivo per aver scelto l’Unical per celebrare il Congresso annuale dell’Aibg. Alla cerimonia inaugurale sono inoltre intervenuti Vincenzo Pezzi, in qualità di presidente del Comitato organizzatore del congresso; Sebastiano Andò, direttore del dipartimento di Farmacia Scienze della salute e della nutrizione dell’Unical; ed il presidente uscente dell’Aibg, Enrico Ginelli, ordinario presso l’Università statale di Milano. Il congresso, a cui hanno partecipato 160 soci, è stato articolato in 5 sessioni, ognuna delle quali ha ospitato 6 relazioni scientifiche. Sono stati discussi i risultati ottenuti da 30 ricerche selezionate da un Comitato scientifico altamente qualificato tra circa 120 lavori inviati. Le presentazioni sono state tenute tutte da giovani ricercatori che lavorano in prestigiosi gruppi scientifici italiani. Due tra i 30 lavori selezionati, in particolare, hanno visto impegnate le ricercatrici dell’Unical Rosa Sirianni e Francesca De Amicis. Le tematiche trattate hanno riguardato argomenti di estrema attualità nel campo della Biologia e della Genetica, come ad esempio l’isolamento e la caratterizzazione delle cellule staminali, la risposta cellulare alle condizioni di stress ossidativo, i nuovi meccanismi di regolazione genica, lo studio dei meccanismi cellulari alla base dell’insorgenza di diverse patologie tumorali. Il congresso è stato estremamente apprezzato da tutti i partecipanti sia per l’efficiente organizzazione ma soprattutto per l’altissima qualità scientifica dei lavori presentati. Al termine delle sessioni scientifiche si è tenuta l’assemblea annuale dei Soci con all’ordine del giorno le elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo Aibg per il triennio 2014-2016. Il nuovo Comitato direttivo eletto risulta adesso composto dal presidente Stefano Bonatti (Università di Napoli Federico II), dal Segretario-Tesoriere Rossella Manfredini (Università di Modena), dai Consiglieri Vincenzo Pezzi (Università della Calabria), Paola De Filippi (Università di Torino), Alessandro Quattrone (Università di Trento) e Riccardo Alessandro (Università di Palermo). Pezzi è stato il più votato tra i candidati alla carica di consigliere. Un significativo riconoscimento per il lavoro che il docente dell’Unical e l’intero gruppo di ricerca di Biologia Applicata ha portato avanti in questi anni; un gruppo di ricerca giovane, ma che ha saputo già farsi conoscere ed apprezzare a livello nazionale ed internazionale per il valore e la qualità dell’attività scientifica in cui è impegnato.
È stato il più votato tra i candidati alla carica di consigliere Un significativo riconoscimento per il lavoro che il docente e l’intero gruppo di ricerca di Biologia applicata ha portato avanti in questi anni
Manlio Gaudioso di Ingegneria gestionale Unical
Ecco il docente dell’anno
Ormai è tradizione che, sulla base dei questionari compilati dagli studenti per la valutazione dei singoli insegnamenti, il Consiglio di corso di laurea in Ingegneria gestionale premi il docente verso il quale essi abbiano espresso il maggiore gradimento nell’anno accademico trascorso. Ad aggiudicarsi l’ambito riconoscimento per il 2013 è stato il professor Manlio Gaudioso, che insegna Gestione e Controllo della Produzione nella laurea magistrale. Gaudioso, che lavora all’Università della Calabria dal lontano 1979, si è sempre distinto per la grande dedizione, il particolare impegno e l’ ammirevole passione che hanno caratterizzato la sua attività didattica e scientifica nonchè per gli impegni cui è stato chiamato nella gestione dell’Ateneo, come membro del Consiglio di amministrazione, sino a pochi anni fa. La targa ricordo al professor Gaudioso è stata consegnata dalla prof.ssa Francesca Guerriero, attuale coordinatrice del corso di laurea, durante la prima lezione di accoglienza delle matricole 2013/14, evento nel corso del quale i docenti si sono presentati ai nuovi studenti fornendo loro le prime informazioni utili per muoversi senza problemi tra i cubi d’ateneo di Arcavacata. Intervenendo subito dopo la cerimonia, il professor Gaudioso ha ricordato gli anni di fondazione del corso di laurea in Ingegneria gestionale, reso possibile, intorno a metà degli anni ‘80, dall’ordinamento speciale del nostro Ateneo. Da allora, ha sottolineato Gaudioso, grazie alla forte partecipazione e motivazione dei professori e dei ricercatori coinvolti, e ad uno staff di prim’ordine, il corso è via via cresciuto arrivando ad essere uno dei più graditi dell’area di Ingegneria.
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sabato 5 ottobre 2013
Donazione organi
Donare è amare... l'Itas Nitti di Cosenza consegna una sede sociale all'Asit
di Francesco Fotia
Quella di martedì 1 ottobre è stata una giornata importante per il generoso mondo della donazione e dei trapianti. La storica Piazza Cappello, a Cosenza, ha infatti tenuto a battesimo una doppia inaugurazione: quella dell’anno scolastico dell’istituto Ipsss “Leonardo Da Vinci” e Itas “A.Nitti” e della sede sociale di Asit, Associazione Sud Italia Trapiantati, che si stabilirà proprio in uno dei locali messi a disposizione all’interno del plesso. Una data non casuale, perché un tempo era questo il giorno predisposto all’avviamento dell’anno scolastico. Tema centrale dell’evento è stata, naturalmente, la donazione degli organi, base indispensabile per tutti quei trapianti che salvano la vita a decine di migliaia di persone ogni anno. Una scelta figlia dell’altruismo, dell’amore per la vita e per il prossimo; un tassello di civiltà che da oggi si avvale anche della collaborazione diretta tra il mondo della ricerca e quello della scuola. A fare gli “onori di casa” nel corso della manifestazione è stato Valerio Caparelli, addetto stampa dell’Asit. Il giornalista, ringraziando i presenti, ha introdotto l’intervento di Graziella Cammalleri, dirigente scolastico dell’Ipsss e dell’Itas. «Quello che ci accingiamo a vivere da oggi - ha spiegato il dirigente - è un’intersecazione stretta tra il mondo della scuola e quello dell’associazione, che insieme hanno deciso di mettersi a disposizione degli altri, collaborando al fine di offrire servizi, in un mondo dominato dall’individualismo. Per donare - ha proseguito Cammalleri - è necessario entrare nella logica dell’amore incondizionato, della carità, della visione della propria vita come di un dono che abbiamo ricevuto, e che ricambiamo donando a nostra volta». La cultura della donazione come missione dell’istituto dunque, e come parte della formazione dei giovanissimi studenti. Uno sforzo che, inoltre, bisogna della diffusione, perché tutti insieme ci si diriga verso una società più solidale e ricca di speranza. A tal proposito, spiega il dirigente: «La scuola si arricchisce oggi della sede dell’Asit, con la quale avvieremo un processo di conoscenza e istruzione. La cultura della donazione - prosegue - vuole diventare testimonianza di conoscenza e altruismo. Abbiamo scelto l’Asit, per questa nostra comune scommessa, perché opera sul territorio ormai da venti anni, e ben sappiamo quanto bene ha fatto sul campo, grazie alla passione e all’impegno dei suoi membri. Ospitando la sede sociale all’interno dell’istituto Nitti - conclude - vogliamo impegnarci altresì nella lotta al pregiudizio sfruttando il canale dell’informazione e della comunicazione. Alla diffusione saranno addetti anche gli studenti della scuola, per mezzo della radio e del giornalino, gestiti direttamente dai ragazzi».
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La storica Piazza Cappello ha tenuto a battesimo una doppia inaugurazione: quella dell’anno scolastico dell’istituto Ipsss “Leonardo Da Vinci” e Itas “A. Nitti” e della sede sociale della Associazione Sud Italia trapiantati
A seguire, a intrattenere cittadini e studenti è stato il breve ma affascinante intermezzo musicale curato dal maestro Maria Pia Di Salvo, che al pianoforte ha riproposto le splendide note provenienti di Smile, una composizione di Charlie Chaplin, e dalla colonna sonora de La vita è bella di Roberto Benigni, composta da Nicola Piovani. Un’esibizione che ha preparato il terreno per l’evento nell’evento, il disvelamento della scultura in vetrofusione “A tre mani”, opera dello scultore e pittore Silvio Vigliaturo, nato ad Acri e oggi artista di fama mondiale. «La scultura di Vigliaturo - ha spiegato Valerio Caparelli - era situata fino a qualche giorno fa in Piazza Giacomo Mancini, dove si trovava dal 23 aprile 2008, quando era stata donata dall’Asit. Nel momento in cui il maestro la concepì - prosegue - pensò a un’opera che fosse si possente, ma non ingombrante. Si tratta di una creazione in acciaio con materia vitrea, che grazie alla
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sabato 5 ottobre 2013
Donazione organi
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sua particolare struttura, soprattutto di notte, avrà il dono di riflettere diversi fantastici colori. Il titolo “A tre mani” è stato pensato proprio per ricordare il “darsi all’altro”, l’altruismo che va oltre le nostre normali possibilità. L’Asit ha chiesto al sindaco Mario Occhiuto e allo scultore il permesso di spostare qui, in questa piazza voluminosa e molto trafficata, l’opera, affinché il passante possa, osservandola, soffermarsi a riflettere sull’importanza della donazione». Ha salutato poi i presenti, e rivolto agli studenti l’auspicio di una carriera di studi ricca di successi, il presidente Asit, Rachele Celebre, in carica dallo scorso luglio. La presidente ha tenuto a ricordare che l’associazione, essendo una onlus, «si mantiene grazie ai generosi contributi dei privati e del settore pubblico, e che necessitava quindi fortemente di una sede sociale. All’interno del Laboratorio di
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La sede si stabilirà in uno dei locali messi a disposizione all’interno del plesso
L’opera esposta in Piazza Cappello e, qui sotto, un suo dettaglio Graziella Cammalieri La presidente Rachele Celebre Valerio Caparelli e Mario Occhiuto
Ricerca “Rosanna Macchia Piemonte” del Centro ricerca Rene e Trapianto, che noi sosteniamo con fiducia, - ha raccontato poi agli studenti dell’istituto - lavorano delle vere e proprie eccellenze calabresi. Sono tutti laureati e tutti hanno un master, eppure non hanno ancora smesso di studiare e di apprendere. Questo è quanto voglio invitarvi a fare, - ha concluso il presidente - studiate, con passione e fiducia e chissà che un domani non sia proprio uno di voi uno di quei ricercatori». A chiudere la cerimonia di svelamento della statua, i saluti finali del direttore del Centro di ricerca “Rene e Trapianto”, dottor Renzo Bonofiglio, che ha parlato di “sinergie che fanno la differenza”, e quelli del sindaco di Cosenza, l’architetto Mario Occhiuto, che ha tenuto a ringraziare l’associazione per l’impegno profuso nel campo solidarietà e della sensibilizzazione, nonché l’istituto superiore, per l’importante donazione fatta.
Focus sull-associazione “Si può donare senza amare, ma non si può amare senza donare”. Questo il motto dell’associazione “Sud Italia trapiantati”, che usa le parole di Robert Levinson per raccontare quanto amore ci voglia per salvare una vita. L’Asit, nata nel 1995, si pone l’obbiettivo di restare fianco a fianco di chi è in attesa di un trapianto e di chi è ormai prossimo a farlo. Al tempo stesso, è impegnata nel campo della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, dell’affermazione della cultura della donazione degli organi. Diverse sono state, negli anni, le manifestazioni utili in tal senso, e quelle destinate alla raccolta fondi a favore del sostegno alla Ricerca. Asit collabora, fianco a fianco, con enti e associazioni che ne condividono gli obiettivi e ne sostengono l’attività.
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sabato 5 ottobre 2013
C’è bisogno di specialisti! Per gli abilitati all'insegnamento una nuova opportunità di inserimento nel mondo della scuola
Formare per insegnare
nelli di Federica Monta
Quanto “costa” il sapere? E quanto conta competere tra colleghi? Il lavoro scarseggia ancora per molti docenti precari, ma agli abilitati all’insegnamento viene “offerta” una nuova opportunità di inserimento nel mondo della scuola. Partono, infatti, anche i corsi di sostegno, ovvero i percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per l’attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità. Con un decreto ministeriale fresco di emanazione (D.M. 706 del 9 agosto 2013), il Miur ha autorizzato le università ad attivare i percorsi di formazione per conseguire l’idoneità alle attività didattiche per gli alunni disabili per le scuole di ogni ordine e grado. L’attenzione non è più destinata, dunque, ai docenti in esubero. I corsi saranno riservati ai soli docenti già abilitati. Nel decreto, inoltre, è definita la ripartizione per i vari ordini di scuola e tra gli atenei: 1.285 per la scuola dell’infanzia, 1.826 per la scuola primaria, 1.753 per la scuola secondaria di primo grado e 1.534 per la scuola secondaria di secondo grado. La prima università ad ufficializzare il bando è stata la Luspio, con sede a Roma, che ha indetto la selezione per l’ammissione ai corsi per un totale di 500 posti. 100 saranno destinati al conseguimento della specializzazione per la scuola dell’infanzia, 150 per la scuola primaria, 150 per la secondaria di I grado e 100 per la secondaria di II grado. La prova di accesso si articolerà in un test preliminare, una prova scritta ed una prova orale. Una nuova, buona, occasione per gli aspiranti al “posto fisso” che, nel caso di superamento delle prove e di frequentazione dei corsi, conseguiranno il titolo in soli 8 mesi. A tal proposito, Formazione Srl (www.formazionesrlitalia.com e info@formazionesrlitalia.com) ente accreditato al Miur dal 2011, con sede a Cosenza, allestirà un punto di assistenza per l’iscrizione alla prova di accesso e, al raggiungimento del numero minimo di partecipanti, diventerà polo attivo per l’espletamento del corso. Le iscrizioni dovranno avvenire
Partono, infatti, anche i corsi di sostegno ovvero i percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per l’attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità
esclusivamente mediante procedura informatizzata entro e non oltre il 10 ottobre. La scuola non può essere un “parcheggio” per alunni disabili bisognosi di esperti del settore. Essa stessa necessita di tutte quelle risorse (docenti precari e abilitati) che solo mediante una formazione ad hoc potranno garantire sull’apprendimento dei piccoli allievi “speciali”.
Le cifre Emergenza alle scuole primarie Gli insegnanti di sostegno specializzati, soprattutto di Scuola Primaria, sono carenti ovunque ma, in alcuni territori, il fabbisogno è oggi davvero esorbitante rispetto al numero degli specializzati disponibili. Nelle grandi regioni del nord, soprattutto, si è in assoluta emergenza. È così in Lombardia, in Piemonte, in Veneto: in quest’ultima regione, ad esempio, centinaia di posti sono rimasti non assegnati e non si potrà in alcun modo assicurare agli alunni un docente con specializzazione. Nelle province di Venezia, Vicenza, Verona o Padova, nello specifico, a fronte di 250/300 posti disponibili in organico di fatto (incarichi annuali) per ciascuna provincia, sono presenti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento circa cento docenti, in alcune anche meno. Così centinaia di posti di sostegno tornano alle scuole. Se a ciò si aggiunge la turnazione dovuta all’aggiornamento tardivo delle graduatorie delle scuole, che individua aventi diritto dopo mesi dall’inizio dell’anno scolastico, ne deriva un’attenzione decisamente improbabile verso la qualità dell’istruzione per gli allievi disabili.
Formazione srl
Biografia Domenico Milito
Domenico Milito
Domenico Milito è professore associato di Didattica e Pedagogia speciale presso l’Università della Basilicata. Per lungo tempo ha coniugato l’impegno universitario con quello di dirigente nelle istituzioni scolastiche statali. È esperto in processi psico-educativi e in progettazione, conduzione e valutazione in campo formativo. Impegnato nelle associazioni professionali e nelle organizzazioni sindacali di categoria, collabora per la realizzazione di iniziative rivolte alla formazione dei docenti e dei dirigenti delle scuole di ogni ordine e grado anche in modalità blended. Iscritto all’Albo dei giornalisti pubblicisti, produce articoli per diverse riviste professionali, di cui assume la direzione. e/o la responsabilità di componente dei Comitati di redazione. È autore di numerosi testi riguardanti tematiche politico-istituzionali e pedagogico-didattiche con particolare riferimento al superamento del disagio, all’integrazione e all’inclusione familiare, scolastica, sociale e lavorativa.
sabato 5 ottobre 2013
L’unione fa la forza Campus di Germaneto, 9 ottobre
Tutto pronto per il Matricola day lo di Eugenio Garofa
componente Senato accademico Università degli studi “Magna Graecia” Catanzaro
Un evento straordinario, rilevante dal punto di vista sociale e culturale, che richiama l’attenzione del mondo accademico e degli studenti che si apprestano a vivere la quotidianità del campus Universitario di Germaneto, con rinnovati entusiasmi e nuove aspettative. La sentita partecipazione da parte mia, in qualità di senatore accademico, alla manifestazione del 9 ottobre, promossa dalla Fondazione Umg in collaborazione con l’Università Magna Graecia e il Comune di Catanzaro, è motivo di orgoglio e di riconoscenza verso tutti coloro che operano e lavorano per promuovere la ricerca e la qualificata offerta formativa confezionata dal nostro Ateneo. Sono fiero di intervenire alla giornata dedicata agli studenti che per la prima volta si accingono a varcare la soglia del nostro Campus: a costoro porgo sin d’ora il mio personale benvenuto, fiducioso che insieme potremo proseguire un percorso professionale sempre più qualificato e significativo per noi stessi e per le nostre popolazioni. Al comitato organizzativo dello straordinario evento, ed in particolare al professor Arturo Puja, presidente della Fondazione Umg, va il mio plauso e il mio ringraziamento per la sensibilità dimostrata verso le giovani matricole, portatrici di nuove e vitali energie, unite dal comune desiderio di rinvigorire l’identità culturale e professionale del nostro campus. Per tutte le informazioni è possibile visitare la pagina Facebook “Matricola Day Umg” o direttamente ill sito della fondazione Umg www.fondazioneumg.it. Il programma Ore 09:00 Incontro al Campus tra matricole e coordinatori corsi di laurea Ore 09:45 Trasferimento a Catanzaro con navette Ore 11:00 Appuntamento al Teatro Politeama con introduzione musicale Ore 11:30/ 13:30 Benvenuto e presentazione dell’offerta formativa, a cura delle Autorità accademiche e cittadine; incontro con il management didattico Ore 14:30 Trasferimento in Villa Margherita (ex Villa Trieste), Stand a cura di aziende locali; Interviste, musiche e altro, a cura della Web Radio Umg Ore 16:30 Dibattito Docenti/Matricole presso la Biblioteca Comunale “F. De Nobili” Ore 19:00 Concerto con Band musicali.
Sensibilità dimostrata verso i giovani iscritti, portatori di nuove e vitali energie, uniti dal comune desiderio di rinvigorire l’identità culturale e professionale dell’Ateneo
Successo a Siena per una giovane calabrese
Ma quanti bei fiori nel territorio di Papasidero «È motivo di orgoglio vero, per l’intera comunità di Papasidero, apprendere del premio alla giovane brillante concittadina, Federica Di Marco, distintasi in terra senese, per gli studi condotti che rappresentano, nel contempo, una sicura e approfondita declinazione scientifica delle specie botaniche, ma anche una fonte diretta e autentica della conoscenza del nostro territorio e della promozione delle nostre risorse, molte delle quali ancora poco conosciute». Federica Di Marco, papasiderese doc, ha terminato gli studi nella cittadina toscana, laureandosi a pieni voti in Conservazione ed Evoluzione presso la facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali dell’Università di Pisa discutendo una tesi sulla “Diversità floristica del territorio comunale di Papasidero”. Lo studio condotto dalla gioFederica vane Federica, che suggella il Di Marco percorso universitario, ha consentito di censire la presenza di sei entità botaniche che prima non erano state registrate in territorio calabrese. «Il lavoro della neo dottoressa - ha sottolineato l’assessore alla Cultura Olivieri - in un territorio ad alta vocazione naturalistica, come il nostro, inserito nel cuore del Parco nazionale del Pollino, rappresenta il censimento dal quale si deve partire per strutturare sia il programma di conservazione sia quello di valorizzazione del territorio e offerta turistica diversificata».
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sabato 5 ottobre 2013
Corso di storia e didattica della Shoah
Per non perdere la Memoria Università della Calabria 18-19 ottobre 2013 Come posso trasmettere la Shoah alle generazioni del futuro? E come posso farlo in modo equilibrato, nel rispetto cioè della sostanza storica ma al tempo stesso tenendo a distanza la retorica e la facile demagogia? Infine: quali fra le molte iniziative possibili offrono i migliori benefici sul piano didattico e formativo? Per rispondere a queste domande l’Università della Calabria istituisce venerdì 18 e sabato 19 ottobre 2013 un corso di Storia e didattica della Shoah. Il corso, alla quinta edizione, si svolge in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale per la Calabria, il Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia e lo Spi Cgil Calabria. La responsabilità scientifica è a cura della professoressa Viviana Burza e di Paolo Coen; la segreteria organizzativa di Cesira Bellucci e di Alessandra Carelli. Oltre che dei curatori scientifici, il corso si avvale nella parte didattica del contributo di personale interno ed esterno all’Università. All’interno del corso viene inoltre presentato il “Premio Ferramonti”, destinato a studenti e giovani ricercatori. Il corso dell’Università della Calabria è uno dei dodici organizzati negli stessi giorni dalla Rete universitaria per il Giorno della Memoria in altrettanti atenei del Paese, con il patrocinio del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, dell’Ambasciata d’Israele in Italia e dell’Unione delle comunità ebraiche Iitaliane. In Italia la memoria della Shoah rappresenta ormai un valore acquisito. Dall’anno 2000 questo valore è divulgato e protetto anche da una legge, la n. 211 del 2000, che fra l’altro istituisce il 27 gennaio Giorno della Memoria, in ricordo della Shoah e, insieme, di ogni persona caduta o discriminata per motivi etnici, sessuali o religiosi. Ben oltre l’obbligo di ricordare il passato, il senso profondo del Giorno della Memoria coincide con valori fondamentali di pacificazione civile, come la responsabilità individuale, la libertà democratica e la lotta al razzismo. La Rete universitaria per il Giorno della Memoria, costituitasi nel marzo del 2011, è stata presentata ufficialmente il 24 gennaio del 2012 alla Camera dei deputati. Il 4 giugno del 2012, sempre alla Camera dei deputati, si sono svolti i suoi primi tavoli tecnici, centrati su Negazionismo, Museologia della Shoah e Didattica della Shoah. Il suo primo corso nazionale di Storia e didattica della Shoah è stato presentato ancora alla Camera il 16 ottobre dello stesso anno. La Rete si propone di implementare e diffondere negli atenei e nei licei italiani, attraverso il Giorno della Memoria e altre iniziative legate alla conoscenza della Shoah, “buone pratiche” nella lotta contro ogni forma di razzismo e antisemitismo, in vista della costruzione nelle generazioni più giovani di un sentimento di cittadinanza condivisa e dello sviluppo della cultura del pluralismo e della tutela dei diritti umani e civili. L’Università della Calabria si è già rivelata interprete sensibile di questi valori. Dal 2007 ha organizzato nel rispetto del 27 gennaio una serie rimarchevole di manifestazioni sul tema. Lungo la stessa
Come posso trasmettere la Shoah alle generazioni del futuro? E come posso farlo in modo equilibrato, nel rispetto della sostanza storica ma al tempo stesso tenendo a distanza la retorica e la facile demagogia? Quali fra le molte iniziative possibili offrono i migliori benefici sul piano didattico e formativo?
linea, ormai da quattro anni essa istituisce appunto corsi di storia e didattica della Shoah: i corsi sono stati seguiti da centinaia fra studenti e insegnanti scolastici, provenienti non solo dalla Calabria, ma anche da Basilicata, Campania e Sicilia. Il corso del 2013 trae spunto da tali esperienze e ne riprende in primo luogo l’articolazione pratica. Anche al fine di agevolare la frequenza degli insegnanti le lezioni sono ripartite in due blocchi di quattro ore ciascuno. Il primo blocco si tiene il pomeriggio di venerdì 18 ottobre all’Università della Calabria; il secondo la mattina di sabato 19 ottobre nel Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia, vicino Cosenza. Le lezioni sono principalmente rivolte ad insegnanti di scuole secondarie di primo e di secondo grado. I responsabili scientifici si riservano la facoltà di valutare, caso per caso, l’accesso al corso di insegnanti di altro grado. Il corso garantisce ai partecipanti il rilascio di un attestato individuale di frequenza e l’accredito di 2 Cfu. La partecipazione al corso è gratuita. Ciascun partecipante deve compilare e spedire alla segreteria organizzativa il modulo allegato, reperibile anche online sul sito dell’Usr per la Calabria (http://www.anp.it/anp/doc/usr-calabria_-corso-di-storia-e-didattica-della-shoah-_-universita-dellacalabria). Il modulo deve pervenire entro il 12 ottobre 2012 presso la segreteria organizzativa. Avvertendo per tempo, la notte compresa fra il 19 e il 20 ottobre una parte degli insegnanti che risiedono fuori dalla provincia di Cosenza potrà dormire a un prezzo convenzionato nelle strutture di accoglienza dell’Università della Calabria. Ulteriori chiarimenti, inclusi i profili dei curatori e dei partecipanti, possono ottenersi consultando la voce “Corso di Storia e didattica della Shoah 2013” su paolocoen.blogspot.it o contattare direttamente la Segreteria organizzativa: dott.ssa Cesira Bellucci, cesirabellucci@live.it, tel. 3289465002; Alessandra Carelli, alessandra.carelli06@libero.it, tel. 3200949753.
sabato 5 ottobre 2013
Corso di storia e didattica della Shoah
Descrizione del programma Il programma didattico è frutto del lavoro di un gruppo di studiosi, che riunisce storici contemporanei, esperti in scienze dell’educazione, di filosofia del linguaggio e in storia e teoria del Museo. Il programma messo a punto fra il 2009 e il 2011 nell’Università della Calabria in tre corsi di Storia e didattica della Shoah, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria e con il Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia, vicino Cosenza, è stato applicato con successo su scala nazionale nel 2012. Tali corsi - pur non escludendo altri soggetti - si sono progressivamente indirizzati sulla domanda espressa dagli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Al Corso del 2012 hanno partecipato oltre cinquecento insegnanti.
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Il programma didattico mira a tenere insieme diverse istanze: - approfondire o richiamare la conoscenza generale della Storia del primo Novecento, com’è noto spesso trascurata o addirittura esclusa dai programmi di studio; - richiamare alcuni principi base di pedagogia, insistendo particolarmente sul ruolo dell’educazione alla cittadinanza come strumento essenziale nella lotta contro il razzismo e la xenofobia; - delineare il ruolo della Shoah come elemento
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chiave ed unificante della storia e della società occidentali in età contemporanea; trasmettere gli strumenti idonei all’insegnamento della Shoah, puntando fra l’altro sulla loro diversificazione in base all’età degli allievi; creare o rinforzare il legame circolare o sinergico fra Università le realtà del territorio, ovvero i musei ed i memoriali, da intendersi come testimoni concreti della Shoah; fornire agli insegnanti gli strumenti essenziali per contrastare in modo concreto e positivo l’insorgenza del Negazionismo; stabilire una collaborazione reale, anche attraverso lo scambio di indirizzi, fra gli insegnanti e i responsabili di musei e luoghi della memoria che si trovano nei pressi delle scuole; comunicare, attraverso esempi scelti opportunamente, quali possano essere in concreto le attività migliori in termini didattici; stabilire una circolarità e un ‘traino’ con le iniziative promosse dalle università il 27 gennaio.
Il Corso è strutturato per stimolare l’interesse del pubblico, variando l’impostazione del messaggio e il contenuto delle lezioni in base ai singoli territori. Esso è inoltre concepito per alleggerire gradualmente l’impegno dei partecipanti, al fine di venire incontro al calo fisiologico della loro concentrazio-
ne. Un contributo fondamentale in tal senso viene anche dalla scelta di tenere i due blocchi di lezioni in due luoghi differenti. L’Università è dunque la sede idonea per tenere il primo blocco, contrassegnato da lezioni di forte impegno teorico (A e B). Il Museo ed il memoriale sono invece il teatro di attività di più accentuata valenza pratica (C e D), che includono naturalmente la visita al Museo stesso. Ecco sotto forma di tabella una proposta per la strutturazione dei corsi: Primo blocco di lezioni Sede: Aula universitaria A 14.00-15.00 Lineamenti di Storia del primo Novecento A 15.00-16.00 Storia della Shoah B 16.00-17.00 Lineamenti di Pedagogia generale B 17.00-18.00 Pedagogia della Shoah Secondo blocco di lezioni Sede: Museo, luogo della memoria C 9.00-10.00 Saluti e introduzione storica alla visita C 10.00-11.00 Visita D 11.00-12.00 Esempi concreti di attività didattiche sulla Shoah (es. teatri; seminari, etc.) D 12.00-13.00 Esempi concreti di attività didattiche sulla Shoah (es. teatri; seminari, etc.)
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sabato 5 ottobre 2013
Una nuova sfida in città Presentato a Cosenza il progetto “Res novae”
Sorridi
sei una smart city Una piattaforma per la gestione ottimizzata dei flussi energetici a livello cittadino, basata sull’uso e sull’integrazione di tecnologie innovative in campo energetico ed informatico. Sistemi e dispositivi che consentiranno di abilitare, anche mediante lo sviluppo di una rete elettrica “Smart”, nuovi servizi ai cittadini e alle Pubbliche Amministrazioni per gli edifici, privati e pubblici, le strade, l’illuminazione pubblica. Infine, un centro di monitoraggio e controllo a servizio della pubblica amministrazione, dei cittadini e degli altri soggetti interessati che fornirà le principali informazioni energetiche dell’eco-sistema urbano. Tutto ciò è “Res novae” (acronimo di reti, edifici, strade, nuovi obiettivi virtuosi per l’ambiente e l’energia), il progetto illustrato presso la sala Coni del Comune di Cosenza. Alla presentazione sono intervenuti Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, Livio Gallo, direttore della divisione Infrastrutture e Reti di Enel, società capo-fila del progetto, Giovanbattista Perciaccante, vice presidente Confindustria Cosenza, Gino Mirocle Crisci, Pro rettore dell’Università della Calabria, Fausto Orsomarso, delegato Energia e Innovazione Regione Calabria, Nicola Piepoli, presidente Istituto Piepoli, e Gian Luca Galletti, sottosegretario Miur. Erano, inoltre, presenti i responsabili istituzionali delle altre aziende partner del progetto Res novae: General Electric, Ibm, Asperience e Elettronika, Cnr, Enea, politecnico di Bari e Università della Calabria. Alla presentazione è intervenuto anche Marco Lacarra, assessore ai Lavori Pubblici, in rappresentanza del Comune di Bari. Il progetto coinvolge, infatti, due aree urbane densamente popolate dell’Area della convergenza (Puglia e Calabria) come le città di Bari e Cosenza.
Res novae che si svilupperà su un orizzonte temporale di 32 mesi, prevede un investimento complessivo di 24 milioni di euro e sarà cofinanziato, per 14 milioni, tramite il bando “Smart cities and communities and social innovation” del Miur (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). Il progetto, che rappresenta uno dei primissimi tasselli del “mosaico” che mira a realizzare un ambiente urbano sostenibile e a misura d’uomo, affronta in maniera organica le problematiche della città, partendo dalle infrastrutture energetiche analizzate in ottica smart: verranno studiate e dimostrate funzionalità per il monitoraggio, il controllo e la gestione ottimizzata dei flussi energetici negli edifici, non tralasciando le soluzioni tecnologiche necessarie per coinvolgere i cittadini, il cosiddetto “Active Demand”. La rete elettrica rappresenta una delle infrastrutture vitali per la crescita economico-sociale di un territorio, in particolare quella a bassa tensione, che è più prossima all’utente finale. Avere una rete elettrica al massimo dell’efficienza, energetica ed operativa, che sia in grado di abilitare servizi di “In Home Energy Management” o che favorisca la diffusione della mobilità elettrica mediante la gestione della rete di infrastrutture di ricarica integrata rappresenta uno dei passi fondamentali verso la Smart City. Grazie a Res Novae si applicheranno le potenzialità dei sistemi di accumulo anche alla rete in bassa tensione e si sperimenteranno tecnologie e funzionalità per una migliore gestione dei consumi energetici degli edifici e dell’illuminazione pubblica. Due gli strumenti sviluppati in Res novae che saranno a disposizione di amministratori pubblici e cittadini: “Energy box”, per gli ap-
Cosenza e Bari sono le città in cui saranno sperimentate soluzioni innovative per una gestione integrata dei flussi energetici a livello di utente finale, che porteranno verso le future città sostenibili
partamenti, e “Building energy management system”, per gli edifici. Questi strumenti potranno ricevere comandi dall’esterno, da un soggetto terzo chiamato aggregator, per gestire in maniera ottimizzata i cicli di funzionamento degli elettrodomestici o di altri dispositivi elettrici o termici. Tra gli strumenti di ricerca che saranno implementati a Cosenza ci sarà una piattaforma software in grado di rendere intelligenti le reti energetiche. Tale piattaforma, basata su di un’infrastruttura di Cloud Computing, potrà coordinare e gestire il comportamento intelligente delle reti attraverso l’utilizzo di sensori e attuatori o più in generale di Smart Object (So) wireless capaci di interagire fra loro. Nella città di Cosenza è prevista, anche, la realizzazione di uno spazio fisico interattivo e multimediale, chiamato “Urban lab crea Cosenza”, che, avvalendosi di tecnologie all’avanguardia e sistemi di realtà aumentata, renderà fruibili ai cittadini gli effetti della ricerca. In particolare, questo spazio dimostrativo svilupperà in modo innovativo e continuo attività d’interazione fra l’utente e le statue del Museo all’Aperto Bilotti. Al suo interno verrà sviluppato, inoltre, un sistema di gestione e controllo della Smart user network (SUN), che integrerà fonti di energia rinnovabili con sistemi di accumulo elettrico e termico, illuminazione pubblica e sistemi di mobilità elettrica. «Con Res novae - ha dichiarato il sindaco Mario Occhiuto - Cosenza compie un importante passo verso la smart city e un futuro sempre più sostenibile. Affrontare questa nuova sfida assieme alla città di Bari, alla quale ci sentiamo legati per le tante testimonianze di rapporti vissuti tra le due comunità, significa dimostrare che questo Meridione vuole crescere e lo vuole fare puntando decisamente verso il progresso e la modernità. Pur trattandosi di un progetto di ricerca che non prevede, quindi, interventi diretti di grande portata, Res novae è uno strumento che ci aiuterà a concepire una città tecnologicamente evoluta nella quale le nuove tecnologie dovranno significare meno costi e più qualità nei servizi per i cittadini». «Res novae - ha concluso Livio Gallo, direttore della divisione Infrastrutture e Reti di Enel - oltre ad essere oggi il progetto di punta nel percorso concreto verso le smart cities, potrà produrre anche nuova occupazione’». Con la conclusione del progetto si conta, infatti, di avere significativi benefici non solo in termini di razionalizzazione dei consumi energetici, ma anche di creazione di nuovi posti di lavoro e di un indotto green legato al suo sviluppo. Res novae include, infatti, anche il progetto di formazione “Great Global research education and advanced training for Smart cities” che, attraverso attività di Alta formazione, di e-learning e di laboratori progettuali nel Centro studi dello Urban lab di Cosenza, potrà creare sul territorio le competenze sui nuovi business legati all’energia e alla sostenibilità ambientale. Le diverse azioni formative saranno attivate dall’Università della Calabria e dal Politecnico di Bari con il supporto degli altri partner del progetto. Il progetto prevede, infine, anche l’implementazione, a Bari, di uno “Urban control center”, curato da Ibm, che fornirà informazioni relative al contesto ambientale urbano, grazie al quale le amministrazioni locali avranno a disposizione la mappa energetica della loro città e altre informazioni necessarie per pianificare le politiche energetiche più affidabili ed efficaci per il territorio ed i cittadini.
sabato 5 ottobre 2013
Disoccupazione che strangola Se sarà ripresa o crisi profonda, dipende dal grado di apertura verso i mercati stranieri
Economia, è il momento delle risposte «Il grado di apertura verso i mercati esteri costituisce sempre di più il discrimine tra segnali di possibile e concreta ripresa o il continuare a permanere in quello stato di crisi profonda che sta caratterizzando la nostra economia facendo segnare cali di fatturato, vertiginoso aumento dei disoccupati, preoccupante diminuzione del numero delle imprese con conseguente abbassamento della capacità produttiva del Paese». È quanto sostenuto dal presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca nell’introdurre il seminario “Soluzioni per crescere all’estero: gli strumenti esistenti a supporto dell’internazionalizzazione” che Confindustria Cosenza ha organizzato in collaborazione con Confindustria Mezzogiorno, Piccola Industria Confindustria e la partecipazione di Simest e Bei. «Abbiamo bisogno di avere un coordinamento tra le diverse iniziative messe in piedi da Camere di Commercio, Regioni e Province ha concluso Mazzuca - per evitare sprechi di risorse economiche e per dare risposte concrete agli imprenditori che non si recano all’estero per vacanza ma per consolidare attività d’impresa». Il seminario, moderato dal direttore degli Industriali Rosario Branda secondo cui «la crisi economica ha inasprito la competizione internazionale ed ha comportato una riduzione dell’erogazione del credito alle piccole e medie imprese rendendo sempre più importante il ricorso a canali finanziari aggiuntivi a quelli ordinari», ha fornito alle imprese del territorio un’esaustiva informazione sull’operatività dei programmi di finanziamento esistenti, con un focus specifico sulla filiera agroalimentare. Ampio spazio è stato dedicato agli incontri individuali sulle tematiche di interesse per l’attività produttiva e sulle possibilità di finanziamento esistenti nei paesi target del proprio business. Il vice presidente nazionale della Piccola Industria Confindustria Mario Mancini ha fatto il punto sulle iniziative messe in piedi dal Sistema Confindustria, tra cui un desk per il mercato cinese, ed ha sottolineato l’importanza di rilanciare l’Ice e di lavorare in sinergia con istituzioni come la Simest. All’intervento del Direttore del Mezzogiorno di Confindustria Massimo Sabatini è seguito quello dell’esperto di Simest Paolo Di Marco che ha illustrato il ruolo dell’istituto, che fondamentalmente si preoccupa di tutelare le imprese partecipando al capitale societario, individuando finanziamenti e preoccupandosi dell’assistenza economico-finanziaria. Il ruolo della Banca europea degli investimenti è stato presentato da Riccardo Rolfini. «La Bei è di proprietà dei 28 paesi dell’Ue, assume prestiti sui mercati dei capitali e concede prestiti a un basso
Seminario “Soluzioni per crescere all’estero: gli strumenti esistenti a supporto dell’internazionalizzazione” di Confindustria Cosenza con Confindustria Mezzogiorno, Piccola industria Confindustria e la partecipazione di Simest e Bei
tasso d’interesse per finanziare progetti in sintonia con gli obiettivi delle politiche comunitarie». Il presidente della sezione agroalimentare Fortunato Amarelli, nel concludere i lavori, ha affermato che «siamo ancora all’anno zero: la Calabria esporta solamente lo 0.2% del proprio Pil. Se le nostre realtà fossero capaci di internazionalizzarsi potremmo risollevarci e far crescere tutto il territorio. Dobbiamo pensare che il mercato di riferimento è globale e conta 4 miliardi di abitanti. Il momento di crisi che stiamo vivendo ci obbliga a guardare oltre, ad immaginare nuovi scenari, a ricercare altri partner per acquisire nuove quote di mercato. Per fare ciò è strategicamente importante che le aziende siano competitive e che puntino sempre alla qualità delle produzioni ed al loro legame con il territorio».
Consegna attestati e presentazione nuovo anno
Corso per assistenti domiciliari all’infanzia Si terrà martedì 8 ottobre, alle ore 11.00, nella sala degli Stemmi di piazza XV Marzo, nella sede della Provincia di Cosenza, la conferenza stampa di presentazione del nuovo anno della seconda edizione del corso di Formazione professionale per assistenti domiciliari all’infanzia e, contestualmente, ci sarà la consegna degli attestati di Formazione dell’anno precedente. Intervengono l’assessore provinciale alla Formazione professionale Giuseppe Giudiceandrea, la presidente dell’associazione “Mammechemamme” Cecilia Gioia, il dirigente provinciale del settore formazione professionale Gaetano Pignanelli, Il responsabile del servizio piani e programmi del settore provinciale Formazione professionale Giuseppe Fiordalisi. Sono stati invitati alla Conferenza il Preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Unical Raffaele Perrelli, il cui dipartimento ha ospitato corsi di formazione, e le direttrici degli asili convenzionati con l’associazione dove le apprendiste tate hanno svolto il tirocinio.
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Calendario “da paura” a Cosenza Ottobre di mistero vestito. Dal 18 al 20 in Provincia la seconda edizione del "Festival del Giallo"
Il festival che dà i brividi “Io, Detective!” è il tema della seconda edizione del Festival del Giallo organizzato dalla Provincia di Cosenza e dal suo assessorato alla Cultura ed in programma nel palazzo di piazza XV marzo dal 18 al 20 ottobre prossimi. «Una seconda edizione - come sottolineato dall’assessore alla Cultura Maria Francesca Corigliano anticipando alla Stampa calendario e dettagli della manifestazione - che arriva consolidando l’iniziale idea di dare continuità a questa manifestazione e potendo contare sui numeri, assolutamente d’eccezione, registrati l’anno passato. Più di 4000 persone a seguire il festival, i suoi incontri; un favore di pubblico, il più eterogeneo, al quale ci siamo riferiti nell’elaborazione del fitto programma che consoliderà la formula già sperimentata introducendo alcune novità». «Un Festival che seppure giovane ha già conquistato un suo pregevole spazio grazie alla qualità della proposta ed al successo dello scorso anno - ha ripreso - che riserva un posto di piano alla lettura, e che è frutto di uno sforzo organizzativo notevole, nonché di una lunga preparazione», sottolineati, questi ultimi, anche dalla dirigente del settore Cultura Maria Francesca Gatto. Per i tre giorni del festival saranno presenti autori della narrativa di genere che, affiancati da giornalisti ed esperti, racconteranno i loro detective. Gli incontri copriranno tutto l’arco delle giornate. Le mattine saranno dedicate al pubblico di lettori più giovani, studenti delle scuole medie e superiori, universitari con lezioni e dibattiti sulla narrativa poliziesca. I pomeriggi saranno caratterizzati da presentazioni di romanzi, con alcuni reading, nei quali la figura dell’investigatore emerge e diventa anche personaggio seriale. Per concludere, in serata spazio ai talk show con attori di fiction poliziesche interpreti di personaggi entrati nel cuore di milioni di telespettatori. Per questi appuntamenti arriveranno Flavio Insinna, il capitano Anceschi delle prime puntate del fortunatissimo Don Matteo; Simone Montedoro, il nuovo capitano Tommasi della stessa serie; Cesare Bocci, impareggiabile Mimì Augello immaginato da Andrea Camilleri quale fido braccio destro del commissario Montalbano. La seconda edizione del Festival del Giallo conterà ancora la presenza di 15 autori che pubblicano per le maggiori casi editrici ed il supporto di esperti di noir quali Luca Crovi, autore e sceneggiatore; Marco Piva, firma del seguitissimo blog “I Corpi freddi”; Sebastiano Triulzi, giornalista di Repubblica. Quale ospite d’eccezione è da segnalare il danese Jacob Melander, all’esordio in Italia con la sua opera prima che è già un successo. Presenti ancora Patrizia Debicke van der Noot, autrice di gialli storici, anche in qualità di madrina, e Margherita Oggero dalla cui penna è nata la “Prof.” interpretata da Veronica Pivetti, attualmente in programmazione nella sua quinta stagione su Rai1. «Dopo l’omaggio alle città del mistero, location di famosi gialli italiani e stranieri-ha spiegato Cristina Marra, direttore artistico del Festival- quest’anno si punta alla figura del detective, dominante nella letteratura gialla e protagonista di romanzi che hanno reso celebri autori di ogni tempo. Si tratta di detective infallibili, investigatori privati, poliziotti, commissari, ispettori, agenti protagonisti di casi intricati e difficili che hanno risolto grazie alle loro peculiarità investigative. Un modo per parlare anche di dimensioni più ampie, della società, sfondo comune di ogni indagine». Arricchisce il programma del Festival del Giallo, per il quale si conta la collaborazione della Dekla Comunicazione, una mostra a fumetti dedicata alla criminologa Julia, personaggio della Bonelli, così come non mancherà spazio per la graphic novel tinta di mistero. Come nella scorsa edizione, per il pubblico del Festival del Giallo, l’omaggio di una nuova antologia noir. Curata da Cristina Marra ed edita dalla Falco di Cosenza, quest’anno ha a titolo “Animali noir”.
«Una seconda edizione come sottolineato dall’assessore alla Cultura Maria Francesca Corigliano che arriva consolidando l’iniziale idea di dare continuità a questa manifestazione»
Festival del Giallo 2013 Gli autori Massimo Carlotto, Le vendicatrici - Einaudi Vito Bruschini, Educazione criminale - Newton Compton Roberto Riccardi, Venga pure la fine - e/o Sebastiano Vilella, Requiem per due c. Italo Grimaldi commissario - Coconino Press Luca Poldelmengo - Piemme Luca Crovi, Noir, istruzioni per l’uso - Garzanti Fabio Sanvitale, Morte a via Veneto - Sovera Pierluigi Porazzi, Nemmeno il tempo di sognare - Marsilio Donato Carrisi, L’ipotesi del male - Longanesi Maurizio de Giovanni, Vipera, I bastardi di Pizzofalcone - Einaudi Margherita Oggero, Un colpo all’altezza del cuore - Mondadori Jacob Melander, Nei tuoi occhi - Giano Marcello Simoni, L’isola dei monaci senza nome - Newton Compton Patrizia Debicke van der Noot, La sentinella del Papa - Todaro Assunta Morrone Jole Savino Gli attori ospiti Flavio Insinna Simone Montedoro Cesare Bocci Brunella Caputo
sabato 5 ottobre 2013
Rullo di tamburi Si chiude la Start cup 2013
Con la musica dei Takabum, band composta da soli strumenti a fiato e percussioni, parte il TechGarage la finale della V edizione di Start Cup Calabria 2013. Un gremito Teatro Auditorium, all’Università della Calabria, ha accolto la fase decisiva di un percorso che da giugno ha visto nascere idee, progetti e tanto successo. Ma a salire sul podio sono solo in tre. Primo classificato il team di Scalable Data Analytics, una social innovation che si rivolge a imprese, analisti di business, organizzazioni scientifiche che necessitano strumenti efficaci e scalabili per l’analisi di dati di grandi dimensioni. Si classifica secondo il progetto dal titolo Share your transport, che individua i propri segmenti di interesse in un mercato potenziale di 3,8 milioni di Pmi italiane di produzione e oltre 100 mila aziende di trasporto attive. Infine, medaglia di bronzo all’unico team tutto al femminile: Ovage, un’idea che risponde all’esigenza di fornire un servizio web-based per la predizione dell’età ovarica della donna che sia affidabile e validato clinicamente. Un trionfo per questa edizione targata CalabriaInnova e Università della Calabria. La finale, presentata dalla blogger e giornalista di Corriere Innovazione, Elena Collini e dal giovanissimo ma intraprendente Davide Dattoli di Talent Garden ha regalato al parterre di oltre 200 presenze, un pomeriggio di grande qualità. Dieci i team arrivati in finale. Tanti quante le loro idee d’impresa. Giovani carichi di buone speranze legati tra loro dal desiderio di vincere e di vedere il proprio progetto trasformarsi in una startup di successo. E così si aprono le danze, non sulle note della street band ospite, ma a suon di pitch. Tutto è pronto. La gara ha inizio. Durante il primo round salgono sul palco: GreenDea, SeaToSea - Biotecnologie a tutela dell’ambiente, EOlit, Misbio e GipsTech - Geomagnetic indoor Positioning System technologies. A seguire la seconda parte delle presentazioni con: MagicBus, Waste Management System, Scalable Data Analytics, Share your Transport e Ovage. Tra un pitch e un altro gli opponent, Pierantonio Macola Amministratore delegato di Smau, Laura Ramaciotti coordinatore progetto Spinner Emilia-Romagna e Simone Ungaro, direttore genarale dell’Iit (Istituto italiano di tecnologia), hanno approfondito con gli aspiranti startupper la loro idea e gli hanno posto domande e chiarimenti. La giuria composta da più di quaranta tra esperti, imprenditori, venture capitalist, giornalisti di settore, blogger, rappresentanti istituzionali e docenti universitari ha avuto l’arduo compito di scegliere i tre vincitori che, oltre ad aver ricevuto un premio in denaro, sono stati ammessi al Premio nazionale per l’innovazione 2013. «Questa è la Calabria che vogliamo. - ha dichiarato l’assessore alla Cultura, Istruzione e Ricerca della Regione Calabria, Mario Caligiuri, che ha consegnato i premi ai vincitori - Questa sera abbiamo visto una Calabria che studia, che innova, quella che ha fede nell’avvenire. I giovani calabresi dimostrano di avere idee e talento e intendono spenderli per il miglioramento della propria regione. I risultati stanno arrivando - conclude Caligiuri - sono importanti adesso e lo saranno ancora di più domani. Per questo le istituzioni devo continuare a sostenere la ricerca e l’innovazione, per far sì che la nostra regione diventi sempre più competitiva».
Ecco la Calabria che vogliamo Un gremito Teatro auditorium all’Università della Calabria ha accolto la fase decisiva di un percorso che da giugno ha visto nascere idee, progetti e tanto successo
Al Merito sportivo a Pino Abate
Coni, consegnata la Stella d’oro In occasione dell’ultimo Consiglio nazionale, svoltosi a Roma, il presidente del Coni Giovanni Malagò, in apertura dei lavori, ha voluto insignire della Stella d’Oro al Merito sportivo alcuni componenti della giunta e del Consiglio nazionale. Fra questi, ha ricevuto la prestigiosa onorificenza, consegnata dallo stesso Malagò e dal segretario nazionale Roberto Fabbricini nel salone degli Onori del Coni, il consigliere e delegato provinciale del Coni cosentino Pino Abate. Una vita dedicata allo sport, quella di Abate, alla guida del Coni provinciale dal 2001, e già presidente provinciale della Federazione italiana tennis per 10 anni, presidente della commissione tecnica Tennis nazionale dell’U.S. Acli dal 1985 al 1990, più volte componente della commissione circuiti nazionale della FederTennis e della conferenza nazionale degli organi territoriali del Coni. La Stella d’Oro al Merito sportivo è conseguente all’assegnazione della Stella d’Argento, avvenuta nel 2006, e di Bronzo, ricevuta nel 2002. Durante il mandato, che ancora prosegue, Abate ha profuso impegno e passione nella creazione di una sede che svolge le funzioni di un centro servizi per lo Sport a 360°, con la presenza, oltre agli uffici amministrativi, dello sportello per il registro delle società sportive e del servizio di consulenza per l’impiantistica. La sede inoltre, dotata di un’ampia sala conferenze, ospita il Museo dello Sport, una ricca biblioteca a tema e una galleria fotografica che testimonia la nascita del movimento sportivo a Cosenza. «Sono orgoglioso - ha dichiarato Pino Abate - di aver ricevuto questa onorificenza, circondato dalle massime autorità dello sport italiano e nella stesso giorno di un grande campione che abbiamo avuto il piacere di ospitare nella nostra città, l’olimpionico Giuseppe Abbagnale».
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sabato 5 ottobre 2013
Ruote da trofeo Salita di Cellara, conferma per Scaramozzino
Rombi sul podio In una bellissima giornata di fine settembre si è consumata la settima edizione della “Salita di Cellara”, cronoscalata inserita nella serie cadetta di validità Csai, il Trofeo Italiano Velocità Montagna, organizzata dal comitato della Cosenza corse presieduto da Sergio Perri. Le due manche di gara si sono svolte agli ordini del direttore di gara Alessandro Battaglia, e hanno visto una partecipazione massiccia da parte del pubblico che ha invaso e colorato Cellara per una vera e propria festa di sport. Sul primo gradino del podio è salito il pilota di Pellaro Carmelo Scaramozzino a bordo di una Ligier da 3000 cc della Jonia Corse. Il reggino ha chiuso al traguardo di Colle D’Ascione in 6’03”83. «È stata una bella gara - ha spiegato Scaramozzino - e sono felice per questo risultato considerando anche la vittoria che avevo ottenuto nell’ultima edizione del 2011». Secondo piazzamento assoluto per un altro reggino, il veterano Antonino Iaria su Osella Pa 20 S Bmw della scuderia Vesuvio, staccato di 9”57. «Nella prima salita - ha commentato Iaria - ho patito un po’ la scivolosità di alcuni tratti unitamente ad un piccolo errore che ho commesso. Raggiungere i tempi di Carmelo, sono soddisfatto». Ottimo podio per il cosentino Emanuele Greco, su Osella Pa 21 Evo Mugen, che conquista anche il successo di classe tra le biposto E2B da 2000 cc. Il pilota cosentino è stato supportato, poco prima della seconda salita, da uno dei protagonisti mancati della sfida: Domenico Scola jr., che gli ha dato qualche consiglio utile. «Mi è dispiaciuto tanto - ha spiegato il pilota rendese della Cosenza corse - non riuscire a partecipare a questa gara a causa delle noie alla vettura. Sono già al lavoro per presentarmi al meglio nella prossima stagione». Greco dunque festeggia il meritato podio. Quarto miglior tempo per Francesco Ferragina, alfiere della scuderia Cubeda corse con l’uscita di scena di Domenico Cubeda, che a causa della rottura di un cerchio e del tirante della sterza in gara uno ha dovuto abbandonare la sfida, dopo aver fatto registrare il miglior tempo virtuale del tracciato. Ferragina chiude anche primo tra le 1300, davanti all’avvocato bruzio Franz Caruso, su Radical Rs4 Cosenza corse. «Sono soddisfatto della mia gara - ha detto Caruso - che tra l’altro era la prima stagionale a causa di alcuni problemi alla spalla». Sesto - e primo tra le 1600 - il pilota di Celico Leonardo Nicoletti su Radical Prosport della Sila Racing. Dietro, su Elia Avrio, il veterano cosentino Antonio Ritacca chiude primo tra le 1000, mentre Silvio Reda chiude secondo tra le 2000. Nono assoluto Antonio Fuscaldo su Sighinolfi. Decimo, Salvatore Macrì su Alfa 147. In gruppo CN, sfortunato Dario Gentile dopo le buone prove: leggera toccata per la sua Gisa e obbligo ritiro. Nel gruppo E1 primato per Salvatore Macrì su Alfa Romeo 147 da
La settima edizione della cronoscalata è andata al pilota di Pellaro che bissa il successo ottenuto nel 2011
2000 cc. Seconda piazza per Domenico Chirico su Peugeot 106 (e primo posto tra le 1400 davanti a Rodinò). Terzo di gruppo e secondo di classe 2000 Antonio Vassallo su Peugeot 205 GTI. Sempre tra le 2000, ottimo tempo per il moranese Natale Stabile. Tra le 3000 bene Vitantonio Micoli su Renault 5 Gtt. In gruppo Gt il cosentino Ivan Fava, a bordo della sua Ferrari 360 Challenge, ha risolto i problemi agli iniettori che lo avevano limitato nelle ultime uscite e si è presentato bene a Cellara. In gruppo N primato per il cosentino Davide D’Acri (su Citroen Saxo) davanti a Eusebio Arduino su Peugeot 106. Terza piazza di gruppo, e miglior crono tra le 2000 Andrea Arnone. Terzo di classe 1600 Eugenio Molinaro, luzzese alla seconda uscita a bordo di Peugeot 106. In gruppo A Luca Micieli su Fiat 600 Sporting ha confermato le buone risposte ottenute in prova e ha preceduto in classifica Domenico Covello su Renault Megane Cup di classe 2000 della Cosenza Motorsport, che non ha disputato la seconda salita. In Racing Start, Ricardo Martelli (Peugeot 106 r) ha preceduto Alex Mario Greco e Maverik a bordo di una Honda Civic Type. Tra le vetture E3 miglior crono per Luigi Presta a bordo di Alfa Romeo 33, davanti a Angelo Cardone su Renault 5 Gtt e Pasquale Ferraiuolo su Peugeot 106 R di classe 1400. Tra le piccole MiniCar, successo su 500 per Roberto Anello davanti ad Antonio Ferragina. Su 126 terzo piazzamento per Giuseppe Anello. Quarto Vincenzo Pezzolla. Soddisfatto della tre giorni il presidente Perri: «È stata una bellissima manifestazione, un trionfo di sport, a dimostrazione che anche in un periodo di crisi come questo giornate di questo tipo sono fondamentali per far vivere momenti di condivisione a tutti gli appassionati». Anche il sindaco di Cellara ha manifestato la propria gioia per l’ottima riuscita della manifestazione, «di grande importanza in un comune piccolo come il nostro - ha commentato il primo cittadino perché ci aiuta a valorizzare il territorio».
Classifica assoluta: 1. Carmelo Scaramozzino (Ligier) in 6’03"8; 2. Iaria (Osella PA20/S Bmw) a 6"57; 3. Greco (Osella PA21 Evo) a 14"61; 4. Ferragina (Elia Avrio) a 15"21; 5. Caruso (Radical Sr4) a 24"41; 6. Nicoletti (Radical) a 24"61; 7. Ritacca Antonio (Elia Avrio) a 32"11; 8. Reda (Osella Pa 20S), a 33"41; 9. Fuscaldo (Sighinolfi) a 35"41; 10. Macrì (Alfa 147) a 59"61.
sabato 5 ottobre 2013
Musica e movimento Coni Cosenza, bilancio positivo per la Notte bianca dello Sport
Fitness sotto le stelle
Risultati positivi per gradimento e partecipazione per la nona edizione della Notte bianca dello sport, la manifestazione organizzata dal Coni di Cosenza, con il coordinamento tecnico di Giuseppe Stamile e con il patrocinio di Provincia e Comune, che da anni costituisce un appuntamento atteso per gli operatori del settore. Trentadue le società e i centri sportivi che hanno preso parte alla kermesse e che hanno, per una lunga serata, portato sport, musica e divertimento lungo l’isola pedonale di corso Mazzini. Una vetrina per le discipline sportive e per il fitness che ha coinvolto tecnici, istruttori, appassionati e praticanti, per i quali l’esibizione “sotto le stelle” costituisce un diversivo e un’opportunità per far conoscere la propria attività. Spinning, danza - con le sue numerose varianti: standard, latinoamericano, danza del ventre -, judo e taekwondo, ginnastica artistica, boxe e triathlon, arrampicata sportiva, capoeira, rugby e football americano, volley e basket, pattinaggio e scherma, ma anche trucco e massaggi all’insegna della ricerca di un benessere totale, erano le specialità presenti, alle quali si sono aggiunte, per la prima volta, golf, vela, squash e automodellismo. Una manifestazione seguita e apprezzata, al punto che il presidente della delegazione Coni cosentina Pino Abate sta valutando se trasformare la Notte bianca dello sport in un vero e proprio festival del fitness.
Organizzata con il coordinamento tecnico di Giuseppe Stamile e con il patrocinio di Provincia e Comune, da anni costituisce un appuntamento atteso per gli operatori del settore
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sabato 5 ottobre 2013
Nuovi orizzonti per il turismo letterario Il Rotary di Cosenza inaugura il nuovo anno sociale
Nel bel mezzo del cammin...
Tra i più antichi Rotary del Meridione d’Italia, quello di Cosenza, fondato nell’immediato Dopoguerra, ha inaugurato il nuovo anno sociale giunto al traguardo del quasi mezzo secolo di attività con una cerimonia svoltasi sotto la presidenza di Sandro Campolongo. Il Past governor del 210° distretto, lo scrittore Coriolano Martirano, ha svolto una dettagliata relazione sulla ipotetica presenza di Dante Alighieri nella Sila cosentina. Su questo argomento il relatore ha scritto quello che ama definire un romanzo ma che alla luce di una serie di ipotesi confortate da una puntuale documentazione archivistica assume sempre di più le vesti di un saggio scritto con non poca arte creativa. Nel corso della relazione il conferenziere con quella onestà intellettuale che caratterizza la sua attività di scrittore ha svelato i segreti di queste ipotesi. Un dato di fatto incontrovertibile è la condanna all’esilio subita dal sommo poeta quando a Firenze c’è un capovolgimento di potere. La domanda è d’obbligo: Dante dove si è rifugiato? È un cavaliere dell’Ordine dei Templari le cui abbazie sono state invase e devastate dal Re Angioino di Francia. Tutte tranne una, quella silana di Cerenzia che, fondata dall’Ordine cistercense per antico privilegio offre ospitalità ai cavalieri sfuggiti alla polizia di Filippo il Bello. Cerenzia è nel cuore della Sila. È un posto isolato, privo di strade di accesso, al centro di un bosco che è tanto fitto da rappresentare un’isola irraggiungibile. A Cerenzia l’abbazia è retta da un vecchio amico del Poeta che gli offre una accettata ospitalità. Le ipotesi possono essere quindi considerate vicino ad altrettanto prove. Corre l’inizio del 1300. Dante si trova a Napoli per rendere omaggio alla corte reale. Da una documentazione esistente nella Curia di Siena c’è notizia del Vescovo amico del Poeta che nominato Abate della Abbazia silano raggiunge Cerenzia in compagnia del Cavaliere di nome Lui. Dante in una lettera alla famiglia dice che come vuole la tradizione entrando in convento il Cavaliere assume un altro nome. Che nel suo caso è Lui. Il che è confermato dal registro delle presenze in questo luogo sacro. Altra ipotesi che diventa prova è la presenza di non pochi vocaboli del dialetto silano nel Convivio e per diciotto volte nella Commedia. Uno tra i tanti: “canuscenza”. Altra ipotesi che merita di essere meditata è che l’Abate Gioacchino è completamente ignorato dalla letteratura e dalla teologia generale. È conosciuto solo in Sila. Dove evidentemente entra nella architettura della Commedia di Dante. Ed ancora: il primo canto della Commedia sembra la fotografia del bosco di Cerenzia: una selva oscura solcata da un fiume che si inabissa in un cono rovesciato attorno al quale, tramanda un’antica leggenda, le anime sono in attesa di conoscere il loro destino. La relazione di Martirano continua con sottolineare che molte correnti di pensiero sono d’accordo nel dire che la vera storia, che non è mai quella ufficiale, emerge non solo dalle carte ingiallite degli archivi ma più compiutamente dall’esame delle coscienze umane che trovano riscontro nelle ipotesi. È questo quello che ha fatto Martirano scrivendo Il luogo delle anime, le cui ipotesi sono state svelate dall’Autore nella interessante conferenza svolta al Rotary di Cosenza suscitando non poco interesse non solo nel mondo culturale ed aprendo orizzonti nuovi al turismo letterario della Sila. Il che non guasta.
Il Past governor del 210° distretto, lo scrittore Coriolano Martirano, ha svolto una dettagliata relazione sulla ipotetica presenza di Dante Alighieri nella Sila cosentina
Il corso dell’Unical
Pari opportunità prima di tutto
“Donne, Politica, Istituzioni”: è il titolo del corso che il dipartimento di Scienze Politiche e sociali dell’Università della Calabria (in collaborazione con Centro di Women’s Studies “Milly Villa” e la Scuola Superiore di Scienze delle amministrazioni pubbliche) organizza per la 8a Edizione, a partire dal 14 ottobre 2013. Si tratta di un’iniziativa specialistica a carattere formativo per la diffusione della cultura di genere nelle istituzioni culturali, sociali e politiche, finalizzato a qualificare e aumentare la presenza e la partecipazione delle donne nella vita attiva. Il corso, di 90 ore, è gratuito, ed è stato promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità. Il percorso formativo intende contribuire a creare condizioni culturali e di consapevolezza per incrementare la partecipazione e la presenza delle donne nella vita politica, a livello nazionale e locale, nelle assemblee elettive, nei consigli e nei comitati consultivi dove le donne sono in posizione minoritaria. L’obiettivo del corso è quello di contribuire a ridurre il deficit di presenza femminile nei luoghi della decisione politica, attraverso un’azione positiva diretta a fornire alle donne non solo le conoscenze giuridiche e politiche necessarie per partecipare attivamente alla vita politica, ma anche la consapevolezza delle ragioni di una ‘storica assenza’ e dell’esigenza di una ‘presenza responsabile’.
sabato 5 ottobre 2013
IX Giornata del Contemporaneo Bizhan Bassiri e Alfredo Pirri nuove acquisizioni alla Galleria nazionale di Cosenza
Open space 3 Sabato 5 ottobre 2013, alle ore 18.00, a Cosenza, palazzo Arnone, in occasione della IX Giornata del Contemporaneo, promossa dall’Amaci - Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani - la Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria presenta Open Space 3 - Bizhan Bassiri e Alfredo Pirri nuove acquisizioni alla Galleria nazionale di Cosenza. La terza edizione della rassegna rivolge l’attenzione verso due indiscussi protagonisti dello scenario artistico internazionale, Bizhan Bassiri (Teheran, 1954) e Alfredo Pirri (Cosenza, 1957). La Galleria nazionale di Cosenza ha recentemente formalizzato, a seguito dell’impegno profuso dal soprintendente Fabio De Chirico, l’acquisizione di due loro opere di grande pregio grazie al “Piano per l’Arte contemporanea - Annualità 2012”. Il Piano è lo strumento operativo della direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee e del servizio Architettura e Arte contemporanee del Mibac, che rende possibile l’acquisizione di opere da destinare alle sezioni di arte contemporanea dei musei del territorio nazionale. Sono entrate quindi a far parte della collezione permanente della Gnc la scultura Il Guardiano, che Bassiri ha concepito e realizzato in pietra nel 1986 e poi eseguito in bronzo nel 2006, e l’installazione a parete Verso N, realizzata da Pirri nel 2009, in acciaio inox, fibra di carbonio, plexiglas bianco e vernici acriliche. In occasione dell’evento si inaugurerà, al II piano di palazzo Arnone, la sezione di Arte contemporanea della Gnc dove verrà esposta l’installazione Verso N. La scultura Il Guardiano di Bassiri invece accoglierà i visitatori nell’androne del Palazzo. Nel corso della serata si terrà un incontro sul tema Territorialità e nomadismo nel contemporaneo. Parteciperanno: Francesco Prosperetti, direttore regionale Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria; Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza; Mario Bozzo, presidente Fondazione Carical; Fabio De Chirico, soprintendente Bsae della Calabria; Carmelo Cipriani, storico dell’arte e i due artisti, Bizhan Bassiri e Alfredo Pirri. Bizhan Bassiri e Alfredo Pirri nuove acquisizioni alla Galleria Nazionale di Cosenza Cosenza - Palazzo Arnone Sabato 5 ottobre 2013 - ore 18.00
Cosenza Palazzo Arnone Sabato 5 ottobre ore 18.00 Dall’alto: Palazzo Arnone; Alfredo Pirri - Verso N; Bizhan Bassiri - Il Guardiano; il soprintendente Fabio De Chirico
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sabato 5 ottobre 2013
Il racconto Terza parte
Tante volte mi pongo il problema del valore delle mie scelte, circa l'importanza delle predilezioni
Nella terra di origine a qualsiasi costo di Giuseppe Aprile
Tante volte mi pongo il problema del valore delle mie scelte, circa l’importanza delle predilezioni territoriali per il mio impegno sindacale. E deduco che non è stato un male aver trascurato la possibile esperienza come dirigente del sindacato delle costruzioni (la Filca) di Palermo che potrebbe intendersi, come qualche volta e per qualche momento io stesso ho inteso, il secondo ipotetico errore dopo quello che era consistito nell’aver preferito rispettare e ubbidire a chi mi aveva voluto a Reggio Calabria dopo la brillante esperienza alla Scuola sindacale di Firenze presso il Centro studi che mi aveva dato la possibilità, come allievo, di scegliere tra tante province dove andare a svolgere il mio lavoro. Apparentemente è sembrato un rispetto verso colui che mi aveva proposto per il corso lungo, come veniva chiamato il corso annuale alla scuola sindacale di via della Piazzola a San Domenico di Fiesole nella periferia della meravigliosa città di Firenze. Da una parte il mio amico Giovanni Lazzeri, allora segretario della Cisl di Reggio Calabria, che mi aveva voluto con insistenza nel sindacato e aveva dimostrato di volermi inserire nella organizzazione avendo riconosciuto in me doti ideali come uomo di lotta sindacale e sociale, aveva dimostrato interesse verso di me alla fine del corso; dall’altra aveva fatto quanto non avrei potuto immaginare per riportarmi in questa Reggio dove avrei successivamente dovuto fare i conti con una realtà degradata di sudditi, di pensionati e di gente che puntava ad avere i riconoscimenti pensionistici ed assistenziali da un istituto, l’Inps, che venivano elargiti dal governo per le terre dove non aveva avuto né voglia, né capacità di operare per il lavoro vero, l’industrializzazione, un sistema economico come quello del Nord e del centro Europa o dei paesi stranieri dove andavano i nostri emigrati per un tozzo di pane ed uno spazio di vita. Era tanto degradata la situazione del mondo del lavoro a Reggio che il sindacato stesso non veniva preso sul serio. Operare in questa terra era davvero collocarsi in un ambiente dove stavi a fingerti dirigente nel mentre eri solamente utilizzatore di spazi che galleggiavano sul nulla delle deleghe dei disoccupati di fatto che apparivano lavoratori attivi, in quanto possibili titolari di delega di iscrizione a cui non corrispondeva un ruolo di lavoratore attivo, titolare di diritti e capace di rivendicazioni contrattuali per come si poteva con la organizzazione sindacale. C’erano i famosi elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli che di fatto erano una categoria a cui appartenevano falsi lavoratori, soprattutto donne, che si iscrivevano disoccupati presso gli uffici di collocamento per avere il diritto alla disoccupazione agricola e alla iscrizione per sole cinquanta o cento giornate che davano diritto da una parte alla disoccupazione agricola e dall’altra come precari iscritti all’Istituto nazionale della previdenza sociale che, dopo cinque anni di iscrizione con sole cinquanta giornate, davano diritto a fare domanda di pensione di invalidità. Vale a dire che, se riconosciuti alla visita medica, si aveva diritto alla pensione. Si incentrava una sorta di precariato per cui, in tutti gli uffici di collocamento, erano a centinaia coloro che si iscrivevano, diventando disponibili ad un rapporto di amicizia clientelare con i collocatori comunali che avevano il potere di iscrivere le persone in tali elenchi, garantendo il diritto di avere la disoccupazione agricola e la pensione superando la visita medica all’Inps e garantendosi una pensione al minimo che per molti, ancora oggi, era l’unico mezzo di sostentamento al soldo dello Stato. I collocatori diventavano potenti, nei comuni. Avevano una clientela assai consistente, prendevano regali a iosa, vivevano di entrate davvero consistenti, molti li utilizzavano per i voti e l’elezione ai consigli comunali, alla Camera dei deputati e via di questo passo.
C’erano i famosi elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli che di fatto erano una categoria a cui appartenevano falsi lavoratori, soprattutto donne, che si iscrivevano disoccupati presso gli uffici di collocamento
Quasi tutti erano diventati, direttamente o tramite propri fiduciari o parenti, corrispondenti sindacali. Iscrivevano al collocamento i disoccupati, curavano i rapporti fino a portare i disoccupati alla domanda di pensione, l’assistenza per malattia, la maturazione dei contributi per il diritto alla pensione di invalidità che, col passare degli anni e continuando l’iscrizione in tali elenchi, avrebbero poi maturato il passaggio da invalidi a pensionati definitivi. Il sindacato era una sorta di organizzazione apparentemente utile per i disoccupati in un mondo totalmente agricolo e pensionistico. Nel paese il collocatore era un dio vivente per tanta gente. Quando il collocatore, che rappresentava di fatto il Ministero del Lavoro nel territorio, non aveva parenti diretti a svolgere l’attività assistenziale per i lavoratori, poteva essere un amico a farlo e veniva garantita una forma associativa utilizzabile per tanti interessi. Non c’era collocatore, o attivista sindacale, che non avesse un rapporto con un deputato, un sindaco, un amministratore comunale. Si creavano aggregazioni utilizzabili in tanti campi sociali. E diventava un grande privilegio disporre di un patronato sindacale per svolgere questa forma di assistenza sociale. In mancanza anche di lavoratori attivi, il sindacato si riduceva in una sorta di associazione di persone che non avevano alcuna relazione lavorativa, non si potevano riunire perché non appartenevano ad alcun cantiere di lavoro. Frequentavano la Messa e la fontana per l’acqua. Non avevano altra forma associativa dove potersi rapportare per altre ragioni impegnative di vita. Io avevo chiara l’idea di questa condizione. Sapevo
sabato 5 ottobre 2013
Il racconto territoriali per il mio impegno sindacale
la di aprire i miei occhi alla realtà e fare qualcosa per una società più umana e più giusta. Sapevo di che stoffa fosse fatta la vita del mio paese e dei paesi circonvicini. Anche per questo ho visto la lotta sociale per l’emancipazione ed il progresso, come impegno esclusivo oltre che prioritario, nella mia attività di vita.
che si viveva di disoccupazione agricola, di clientele, di favori. Su queste forme deleterie di rapporti, con poteri assoluti di sindacaci, preti, impiegati postali, medici condotti, insegnanti si fondava quella forma associativa che coinvolgeva anche il sindacato. Altro che le grandi assemblee dei metalmeccanici delle grandi aree del Nord e di dove comunque c’erano i lavoratori e il sindacato. Tra i braccianti l’unica forma di sindacato possibile era la lotta per il lavoro e contro le baronie esistenti dei proprietari terrieri, dopo le storiche e nobili lotte per l’occupazione delle terre da parte dei contadini che avevano contro i grandi latifondisti, protetti spesso dallo stato, con a disposizione prefetti, carabinieri, propri fattori e criminalità che viveva all’ombra del lavoro agricolo e dell’uso della terra, dando anche vita al caporalato che era una sorta di organizzazione del lavoro al servizio del padrone, con un sistema di precariato che imponeva il lavoro ai poveri lavoratori, irrisoriamente retribuito e un silenzio incondizionato al servizio padronale. Ognuno doveva accontentarsi della condizione che gli veniva proposta e senza fiatare. Anche questo ha favorito l’emigrazione e l’abbandono della terra da parte dei contadini. Io sapevo di questa realtà; anch’io stavo immerso in tale ambiente che difficilmente potevo prendere coscienza per una ribellione totale e determinata. La coscienza di questa drammatica condizione dei lavoratori della terra, dico della terra perché la campagna era l’unico campo di lavoro per loro, è stata la mia prima ed unica formazione di ragazzo, giovane, uomo. Per questo la mia strada è stata sin dall’inizio quel-
A guidarci il direttore Silvio Costantini con gli assistenti Romano Lazzareschi Elio Corrente Non dimentico mai lo stesso Erminio Chioffi, fiduciario della confederazione per le selezioni e la organizzazione del corso Intelligente, onesto, bravo selezionatore
Nel sindacato ci sono entrato con motivazione assai fondata. È stata una circostanza fortuita il primo approccio. La voglio ricordare. Erano usciti i quadri degli esami di stato all’Istituto magistrale di Locri e mentre li guardavo, essendo stato tra i quattro-cinque promossi a giugno, nella sessione estiva - caso strano perché nei primi anni di scuola ero stato tutt’altro che brillante- sono stato avvicinato da due persone che non conoscevo, proprio mentre ero curvo per la lettura dei quadri e vedere il risultato di tutti i miei compagni. Erano Nicola Chinè e Bruno Chinè, suo amico che lo accompagnava e, subito, vedendomi abilitato e pensando che fossi particolarmente dotato di intelligenza tanto da avere superato la prova di esami nella prima sessione, mi fecero salire sulla loro auto e mi portarono in giro per Locri, la cittadina che ospitava le scuole medie superiori. Nicola Chinè era un sindacalista ed un uomo assai versatile nelle attività sociali vicine agli ambienti cattolici. Gestiva un ente, il Cniop, che disponeva delle scuole popolari. Una sorta di scuola di recupero per anziani, che durava sei mesi, ti consentiva uno stipendio decente e ti dava il punteggio per le graduatoria provinciali dove si iscrivevano gli insegnanti elementari in attesa di concorso o di supplenze. Nicola Chinè era anche segretario provinciale del SinascelCisl, il sindacato della scuola elementare della Cisl. Ci tenne tanto a me che mi aiutò ad avere la scuola popolare e a introdurmi nel sindacato. Bruno, un giovane molto preparato, stava con lui e lo aiutava nel suo lavoro sociale e culturale. Anche lui mi ha aiutato moltissimo nelle mie prime attività sindacali e sociali. L’esperienza dentro il Sinascel è stata propedeutica perché arrivassi alla Cisl e al suo segretario provinciale Giovanni Lazzeri, un fiorentino che era stato mandato dalla confederazione nazionale per dirigere la organizzazione reggina e farla crescere. Al congresso del Sinascel sono stato tra i primi eletti con diritto a partecipare al congresso confederale che si teneva nella sala della biblioteca comunale di Reggio Calabria. Feci un intervento che impressionò il Lazzeri, capacissimo sindacalista, dotato di una intelligenza assai elevata. Questi mi invitò ad entrare nella organizzazione dando così il via alla mia vita sindacale che feci come segretario Cisl per la mia zona, quella di Locri, che comprendeva circa quaranta comuni. Subito sono stato segnalato per il corso annuale della Cisl e, dopo numerose selezioni, tutte superate, feci parte dei diciotto selezionati con diritto alla frequenza del corso a San Domenico di Fiesole di Firenze, sede del Centro studi della Cisl nazionale. È stata la mia grande occasione. Non parlo di fortuna, solo perché alla fortuna non ci credo per niente. Nemmeno nella forma approvata da Nicolò Macchiavelli, che andava in voga a quel tempo. Rimasi per vari mesi a Firenze e credo siano da annoverare tra i migliori della mia vita. Ricordo quel tempo e quelle problematiche in modo assai elevato. Credo che siano stati i mesi più importanti della mia formazione non solo sindacale, ma di uomo. Ho avuto la opportunità di frequentare giovani attivisti sindacali, veri amanti della cultura e della vita sindacale, tutti protesi a fare del sindacato un qualcosa sempre in crescita, tutti fortemente interessati alla vita sociale e al destino dei lavoratori. Tutti cari, ottimi giovani dediti alle lotte sociali e sindacali perché migliorasse la società, aumentasse il tasso di democrazia nella vita dello stato, dediti alle più belle idee dell’uomo e della politica, conviventi tra le più diverse esperienze di provenienza e con un solo fine da raggiungere: aumentare e definire la propria capacità per meglio fare, per il miglioramento della organizzazione, per una società più umana e più giusta, per superare i dislivelli tra le regioni del Nord e del Sud. I nomi indimenticabili: Corti, Berlingieri, Mario Di Legge, Pippo Rumbo, Antonio Antonuzzo, Mario Annoni, Abbate, Gino Cuviello, Jacobitti, Tonino Del Re, Malara, Francesca, ... Carlo Ecolani, etc. A guidarci il direttore Silvio Costantini con gli assistenti Romano Lazzareschi Elio Corrente. Non dimentico mai lo stesso Erminio Chioffi, fiduciario della confederazione per le selezioni e la organizzazione del corso. Intelligente, onesto, bravo selezionatore.
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sabato 5 ottobre 2013
Iniziativa dell’associazione “La Via” Un percorso di tenerezza dal grembo all'accettazione della Croce
Abbracciami Sabato 28 settembre è stato presentato il libro Abbracciami. Per una terapia della tenerezza. Saggio di antropologia teologica di Carlo Rocchetta edizione Edb, nell’auditorium dell’Istituto comprensivo “A. Guarasci” di Rogliano, nel Cosentino. Evento organizzato dall’associazione “La Via” in collaborazione della parrocchia di san Pietro, sacerdote don Santo Borrelli, progetto Caritas “The Life2” con il consenso della Diocesi cosentina. Nell’ambito della presentazione anche la proposta di un corso di alfabetizzazione emotiva già al suo secondo anno.
Qui a destra Carlo Rocchetta Sopra, da sinistra, don Santo Borrelli, l’autore, due psicologhe che hanno presentato il corso di “alfabetizzazione emotiva”
Carlo Rocchetta è sacerdote già docente di Sacramentaria alla Pontificia Università Gregoriana e alla facoltà Teologica dell’Italia Centrale, socio fondatore della Società italiana per la ricerca teologica e dell’International Academy for Marital Spirituality. Docente di Teologia fondatore della “Casa della Tenerezza”, Perugia. Di abbracci e tenerezza negli ultimi tempi in campo della Chiesa Cattolica ne abbiamo visti tanti, storico resterà quello tra Benedetto XVI, vescovo emerito di Roma e Papa Francesco, così come la tenerezza è stata tra le primissime parole, dopo buona sera e pregate per me, ricorsa nelle frasi dal Santo Padre, subito dopo la sua elezione. La casa della tenerezza esisteva già precedente a questi storici passaggi della Chiesa cattolica. A Montemorcino, Perugia, fin dal 2000 ospitante 30 famiglie, la Casa della Tenerezza opera sulle orme della Sacra Famiglia di Nazaret e il carisma è la tenerezza nuziale come scelta e progetto di vita. Il testo si divide in XII capitoli più le conclusioni e l’appendice per un totale di 257 pagine, che ripercorrono i vari modi di abbracciarsi e il significato che quest’abbraccio ha nella vita comune e nella vita della Chiesa. “In principio era l’abbraccio” questo il titolo del III capitolo, dove il Dio è Dio trinità e amore quindi relazione. Tutti i gesti fatti nell’abbracciare l’altro consistono in questo dimostrare la relazione amicale e affettiva che c’è tra chi s’incontra. Il prototipo storico della trinità si trova nell’abbraccio nuziale, grazie al quale il nuovo essere è concepito nel grembo di una donna ed è custodito. Interessante anche la copertina del testo che l’autore ha voluto rappresentasse simbolicamente un utero materno. Una continuità, che appartiene alla storia della salvezza e che va dalla creazione della prima coppia uomo e donna, fino a Gesù di Nazaret, sposo della Chiesa. Altro importante passaggio del testo è la crocifissione di Gesù, un atteggiamento di apertura e di effusione dello Spirito, che si offre affinché accada la comunione trinitaria. Dio dona il suo unico figlio, che si concede per la salvezza di tutti in un abbraccio universale. Altro momento descritto nel testo è l’abbraccio di accoglienza di Maria, già in attesa di Gesù, nella ca-
Saggio di antropologia teologica di Carlo Rocchetta edizione Edb, presentato nell’Istituto comprensivo “A. Guarasci” di Rogliano
sa di Zaccaria, dove Lei ed Elisabetta si salutano proprio abbracciandosi, così come fa Simeone nella presentazione al tempio. Altri capitoli riguardano l’abbraccio nuziale, amicale, quello difficile dell’abbraccio ai nemici, l’abbraccio come convivialità. Nel libro si parla anche di “mistica dell’abbraccio”, che parte proprio da un’esperienza, che non è asettica, poiché la natura umana avvicinandosi a Dio non può che essere trasfigurata dalla grazia, che consiste in una continuità radicale tra umanità e santità. Anche nelle riflessioni di Santa Teresa di Lisieux in Storia di un’anima, lei dice: «nel donarsi a Dio, il cuore non perde la sua tenerezza naturale; essa anzi aumenta, diventando sempre più pura e divina» e si legge nel testo di Rocchetta «non neutra e priva di éros». Il testo Abbracciami nasce per affiancare ciò che da mesi sentiamo da Sua Santità Francesco sul tema dell’accoglienza? Il testo è nato prima e all’origine c’è il nostro centro Casa della tenerezza, dove accogliamo coppie in difficoltà e lì facciamo un grande lavoro per aiutare le coppie a superare le crisi. Fin dalla sua fondazione abbiamo cercato molto di fare nel campo della tenerezza, intesa come maturità affettiva, come scambio positivo, tra marito e moglie. Quando il Papa Francesco ne ha parlato, eravamo felicissimi. Il libro è nato già nel contesto del discorso della tenerezza, aiutando gli sposi a superare la crisi recuperando quella gestualità, che si sintetizza nell’abbraccio di quel condurre le persone, quasi nel grembo materno. Quali sono i maggiori problemi che allontano le coppie? I problemi sono tanti, ma soprattutto il fatto di non dedicarsi abbastanza tempo, un po’ per il lavoro, un po’ perché ci si abitua, la pigrizia, a volte, per l’immaturità. Non si dedicano tempo e piano piano si creano dei muri, che allontanano. Il problema è quello poi di buttare giù questi muri e di costruire e recuperare la relazione affettiva. L’aiuto concreto che date in che cosa consiste? Cerchiamo, innanzitutto, di capire la situazione, una sorte di diagnosi, un’anamnesi del vissuto, la storia del loro matrimonio, in un due tre incontri. Poi, una volta capite le cause, mettiamo in atto un percorso adatto a ogni coppia. Con la scelta di fare dei colloqui anche fino a dieci incontri singolarmente e di gruppo. Se la coppia collabora, riesce a superare gli ostacoli. Chi sono gli operatori, che prendono in carico le coppie? Io, che sono consulente familiare, poi ci sono due coppie, i cui membri sono anch’essi consulenti familiari. Se ci sono, invece, delle problematiche specifiche, allora vengono indirizzati verso professionisti che collaborano con noi, psicologi e psichiatri, ma di ispirazione cristiana. Ldc
sabato 5 ottobre 2013
Conferenza sul volontariato Il 5 e 6 ottobre a Rossano, due giorni con tutte le associazioni della provincia di Cosenza
Solidarietà a confronto Volontà solidale - Csv (Centro servizi per il volontariato) della provincia di Cosenza organizza la II Conferenza provinciale del volontariato, una due giorni di incontro e riflessione rivolta ai volontari di tutta la provincia che si terrà sabato 5 e domenica 6 ottobre presso l’hotel Club residence Roscianum di Via Momena, n. 4, a Rossano (Cs). L’obiettivo è quello di riflettere sul ruolo del volontariato e sulla sua capacità di essere una risorsa per la comunità, ma anche di far luce sui nuovi scenari rappresentati dalla programmazione europea e dalla sempre più urgente necessità di fare rete per la costruzione di percorsi comuni. I lavori prenderanno il via alle 10.00 di sabato 5 ottobre con i saluti istituzionali e una prima sessione dedicata al tema “Il Volontariato: risorsa della comunità” a cui seguirà un secondo momento di incontro incentrato sulla programmazione europea 2014-2020. Nel pomeriggio è prevista una terza sessione su “Il valore delle reti nel volontariato” seguita dai tavoli di lavoro su tematiche di attualità sociale. Domenica 6 ottobre ci sarà la restituzione dei lavori di gruppo e un momento di incontro e confronto tra Volontariato e istituzioni. Ai lavori, introdotti da Maria Annunziata Longo, presidente Volontà solidale, parteciperanno, tra gli altri, Luigi Zironi, Responsabile del Progetto Portobello (emporio sociale) del Csv di Modena, Andrea Pastore, referente della Fondazione di Comunità di Salerno, Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, Luciano Squillaci, Vice presidente di Csvnet - coordinamento nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato e Renato Frisanco, sociologo e ricercatore nel campo delle Politiche Sociali, Volontariato e Terzo Settore. I lavori saranno moderati dai giornalisti Anna Maria Terremoto e Vittorio Sammarco. La Conferenza, oltre che favorire la partecipazione attiva dei vo-
Riflettere sul ruolo del volontariato e sulla sua capacità di essere una risorsa per la comunità, ma anche di far luce sui nuovi scenari rappresentati dalla sempre più urgente necessità di fare rete per la costruzione di percorsi comuni
lontari mediante i tavoli di lavoro, rappresenta un momento di scambio e convivialità tra le associazioni che avranno modo di conoscersi meglio e scambiarsi idee innovative e buone prassi. Lo scorso anno la Conferenza si è svolta ad Amantea ed ha visto la partecipazione di 200 volontari. «Dopo il successo dello scorso anno le associazioni abbiamo hanno espresso il desiderio di incontrarsi e fare rete e la Conferenza vuole rispondere a questo bisogno - ha affermato Maria Annunziata Longo - il volontariato oggi più che mai è una risorsa per la comunità e il nostro intento è valorizzarlo affinché possa rappresentare, sempre di più, per tutta la nostra provincia un punto di riferimento».
È quella di Annamaria Bria di dottorato in Logica computazionale (Unical)
Gulp! Miglior tesi in Italia non c’è Il premio biennale per la migliore tesi di dottorato d’Italia su argomenti di Il premio in Logica computazionale è, dunque, un’ulteriore conferma del vaLogica computazionale, assegnato dall’Associazione italiana per la program- lore scientifico di questa tesi di dottorato e, più in generale, della qualità della mazione logica (Gulp), è stato conferito a un giovane dottore di Ricerca in ricerca del gruppo di Intelligenza artificiale dell’Unical diretto da Nicola Leone Matematica e Informatica dell’Università della Calabria, Annamaria Bria, per del dipartimento di Matematica e Informatica. Esso infatti si aggiunge a una la sua tesi dal titolo “Normal form nested programs”, svolta sotto la supervi- serie di altri riconoscimenti conferiti ai membri del gruppo di ricerca del disione dei professori Wolfgang Faber e Nicola Leone partimento di Matematica e Informatica. del dipartimento di Matematica e Informatica Nel 2008, l’Associazione italiana per l’Intelligenza artifidell’Unical. ciale (AIxIA) assegnò a Mario Alviano, primo laureato in Il prestigioso riconoscimento è stato conferito alla dotInformatica dell’Unical, il premio per la miglior tesi di lautoressa Bria nel corso del XXVIII convegno italiano rea in Intelligenza artificiale di Italia. Lo stesso premio è di logica computazionale, Cilc-2013, che si è svolto stato conferito nel 2012 a Carmine Dodaro, un altro gioall’Università di Catania nei giorni scorsi. Per l’ocvane dottore in Informatica dell’Unical e attualmente al casione, Annamaria Bria è stata inoltre invitata a presecondo anno del dottorato in Matematica e Informatica, sentare i principali contenuti della propria dissertaper la sua tesi “Wasp: A new model generator”. Inoltre, tra zione dottorale in una speciale sessione del convegno. i riconoscimenti scientifici più importanti attribuiti al grupLa tesi della Bria presenta un nuovo e potente linpo del professor Leone negli ultimi anni, si ricordano il Annamaria Bria premio “Marco Somalvico”, conferito a Gianluigi Greco guaggio, basato sulla logica, per la rappresentazione con il professor Leone nel 2009 come miglior giovane ricercatore in Intelligenza della conoscenza, e fornisce significativi contributi teorici, con la dimostrazione di numerosi teoremi e, artificiale di Italia, nonché il prestigioso “Mendelzon Testal tempo stesso, importanti contributi applicativi. of-Time award” conferito a Leone nel 2009 a Providence Infatti, il linguaggio della Bria è stato implementato nel sistema di intelligen- (New York, Usa), e l’inclusione dello stesso Leone nella classifica dei “Top za artificiale Dlv (www.dlvsystem.com), sviluppato dal gruppo del professor italian scientists” stilata dalla Via Academy. Leone all’Università della Calabria e utilizzato in centri di ricerca di tutto il Infine, il premio Eccai-2012 alla dissertazione di Mario Alviano e l’impormondo. tantissimo “Eccai Fellowship” assegnato sempre a Leone nel 2012 per i suoi L’ottima qualità della tesi elaborata dalla dottoressa Bria era stata già ricono- contributi particolarmente significativi e prolungati nel campo dell’Intelligenza sciuta dalla comunità scientifica, come testimoniano le pubblicazioni di alcu- artificiale che lo collocano tra i migliori scienziati del settore in Europa. ni estratti del lavoro in conferenze e riviste scientifiche di elevato livello in- Annamaria Bria oggi lavora presso l’Uoc “Organi di governo e Attività istiternazionale, ed è stata confermata dalla commissione per l’assegnazione del tuzionali” dell’Università della Calabria, dove si è già distinta per le eccellenpremio, in un processo di valutazione che ha coinvolto oltre venti esperti di li- ti capacità organizzative, fornendo un fondamentale contributo alla gestione vello internazionale. dei Tfa (Tirocini formativi attivi) dell’Università.
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asabato 5 ottobre 2013
Pillole di fede
Abbiamo incontrato un'associazione che si occupa da qualche tempo di volontariato
A sinistra il presidente Dursi; a destra, Tina Tiano
Questa associazione nasce proprio
“La Via” dell’accoglienza nasce a Rogliano di Lucia De Cicco
Abbiamo incontrato un’associazione di Rogliano nel Cosentino che si occupa da qualche tempo di volontariato, fin dal 2007 “La Via” con presidente Paola Dursi. Tina Tiano, invece ci racconta il loro percorso. «Tutto succede in seguito ad un fatto triste per la cittadina: un giovane si è tolto la vita in carcere. Quest’associazione nasce proprio dal bisogno di tutte quelle persone che per vario motivo si possono trovare escluse dalla società appunto come il carcere. C’è chi è allontanato nella malattia o perché è straniero. Legata alla necessità dell’accoglienza ci sono varie attività, che partono dal libero volontariato, diretto a sostenere, soprattutto, le persone che hanno degli handicap gravi e con un’attività di formazione alle spalle, volta a non improvvisare. Ci sono psicologi, professionisti quindi, che ci sostengono nelle varie attività e motivazioni». “La Via” ha anche a disposizione degli utenti, una serie di attività, che si svolgono in gruppo. Esiste il gruppo famiglia, che si propone di incontrare le coppie e confrontarsi su vari temi e problemi che possono insorgere all’interno del nucleo familiare, ma anche su argomenti come la sessualità con i giovani e delle tossicodipendenze con il supporto di sociologi. Altri gruppi, invece, propongono l’accoglienza nel percorso di avvicinamento alla fede cattolica. «Una preparazione quella di questi gruppi alla fede, che è supportata dalla presenza di sacerdoti e suore che svolgono varie attività
dal bisogno di tutti coloro che si possono trovare escluse dalla società»
collegate al discorso del volontariato tra cui le missioni esterne verso i paesi del mondo (Grecia, Albania, India, Polonia). Una serie di attività che gratificano chi le propone, in quanto nell’aiutare gli altri ci s’arricchisce». La sede attuale è stata allestita con l’aiuto dell’arcivescovo Salvatore Nunnari della diocesi di Cosenza, che ha consentito la possibilità di utilizzare una chiesa sconsacrata, Sant’Ippolito, che ha avuto un excursus precedente non felice adibita a deposito, poi a officina meccanica e adesso si è riusciti a riportarla ad una attività che fosse socialmente utile. La sede è dedicata a Giovanni Paolo II. Attorno all’associazione ci sono almeno trenta volontari e trenta sostenitori. «Tuttavia, dice l’avvocato Tiano, abbiamo almeno un centinaio di persone che si affacciano alla nostra associazione, perché attratti da varie attività, una di queste è la Passione di Cristo, che coinvolge tante persone nella drammatizzazione, poi segue la Marcia della Misericordia, in collaborazione della parrocchia di San Pietro e si svolge ogni 25 aprile, cui partecipano un migliaio di persone. Altre attività riguardano la presentazione della letteratura cristiana». Si promuovono, quindi, tanti eventi, che cercano di avvicinare attraverso vari argomenti, che riguardano il Credo cattolico, le persone alla fede e di come essa si può trasmettere, attraverso, semplici gesti di solidarietà verso il prossimo attraversando la storia e la cultura.
sabato 5 ottobre 2013
XXIII
Camminare nella fede Tre serate hanno dato il via all'apertura dell'Anno pastorale per l'arcidiocesi metropolitana di Cosenza-Bisignano
Nel segno di Maria 26-27-28 settembre, tre serate Dal titolo “La Madre di Gesù. Icona della fede” che hanno dato il via all’apertura dell’Anno pastorale per l’arcidiocesi metropolitana di Cosenza-Bisignano. Il convegno che ne è seguito ha ripercorso, in varie relazioni, la figura di Maria cui quest’anno liturgico è dedicato e segue all’anno della Fede appena terminatosi. Ha aperto la prima giornata di Convegno monsignore Salvatore Nunnari, e il vicario generale per il clero cosentino, monsignore Salvatore Bartucci cui è seguita la recita dei Vespri, delle brevi riflessioni sul capitolo VIII della Lumen gentium e al termine dell’apertura dell’anno si sono formati dei gruppi di studio in alcuni ambiti scelti per le discussioni di laboratorio e relative soluzioni ai problemi loro inerenti: Lavoro e festa; fragilità; tradizione. Partendo proprio dal capitolo VIII della Lumen gentium del 21 novembre 1964 dal titolo “La beata Maria Vergine Madre di Dio nel Ministero di Cristo e della Chiesa” di cui al paragrafo del Proemio, 54, riguardante l’intenzione del Concilio, si legge: «Perciò il santo Concilio (Vaticano II) (...) intende illustrare attentamente da una parte, la funzione della beata Vergine nel ministero del Verbo incarnato e del corpo mistico (...) il Concilio non ha in animo di proporre una dottrina esauriente su Maria (...) permangono quindi nel loro diritto le sentenze, che nelle scuole cattoliche vengano liberamente proposte circa colei, che nella Chiesa santa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi». Il capitolo procede con altri paragrafi, che spiegano meglio la funzione, che Maria ha svolto nell’Evangelo di Gesù all’infanzia di Cristo, la sua funzione nella vita pubblica, che si comprende nella piena importanza nelle nozze in Cana di Gallilea, in cui è lei che invitò Cristo a dare inizio alle manifestazioni miracolose dello stesso, per poi scomparire fino al momento della Crocefissione, dove Cristo tramite l’apostolo Giovanni le affida la continuità della missione terrena, affidandole l’Umanità intera. C’è un chiaro riferimento nel paragrafo III - 61 della funzione cooperativa alla redenzione in modo del tutto speciale di Maria, recita lo stesso: «(...) umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo con il Figlio (...) cooperò (...) all’opera del salvatore. Coll’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità». Altro importante passaggio del documento riguarda il culto della Vergine Maria attraverso i secoli e le devozioni popolari e nel paragrafo V- 69 si legge che per il Santo Concilio è di grande gioia che il culto della Madre trovi risposta, soprattutto, presso i popoli orientali «i quali vanno con ardente slancio ed anima devota, verso la madre di Dio (...) per renderle il loro culto». La seconda giornata di Convegno a illustrare la figura di Maria come donna del suo tempo ma, anche della perfezione che si esplica nella scelta e sopportazione del dolore è stato il mariologo, Padre Salvatore Perrella, rettore della Pet “Marianum”, residente a Bolzano, nel Trentino, il quale ha relazionato in una accattivante riflessione, sul culto, la devozione e la razionalità, sulla maternità di Maria e sul suo essere icona di fede. Prima di affrontare il tema inerente alla figura di Maria, Padre Perrella ha tenuto a precisare che soprattutto in Occidente si è scatenato il virus della debolezza dei cattolici, che prende il nome di relativismo e che fa perdere di vista quelle luci positive, che ci sono in questo periodo di crisi meglio conosciuto con il titolo di post moderno. Crisi non solo sistemica ma anche sistematica e il cristianesimo ne è attraversato. Un cristianesimo rilegato solo nell’angolo della fede, della storia, per proseguire indisturbata la secolarizzazione e il cattolicesimo non sempre ha saputo rispondere con sapienza e fiducia. Il cristianesimo, aggiunge padre Perrella, per la sua peculiarità d’intersecarsi nella realtà è anche un fatto culturale, poiché Cristo non ha fondato una nuova religione, ma ha portato una vita nuova, fatta di senso, carne, spirito con uomini e donne che hanno concorso a completare la pienezza del tempo, che è anche del Vangelo, di Dio e dell’umanità con la collaborazione di Maria «una di noi, perché come noi».
“La madre di Gesù icona della fede” Il convegno ha ripercorso in varie relazioni la figura di Maria cui quest’anno liturgico è dedicato E segue all’anno della Fede appena terminato
Maria, quindi, deve essere inserita nella strategia della pastorale e dell’evangelizzazione. Padre Perrella ha affermato l’importanza di Maria che si comprende attraverso la devozione della gente che alla domanda chi è Maria riesce a dare maggiori e convincenti risposte rispetto alla domanda chi è Cristo? «Ecco perché, dice padre Perrella non c’è Cristo senza Maria e non c’è Maria senza Cristo». Lo studio della Mariologia aggiunge Perrella non è materia facile, poiché, difficilmente è accettata in ambito diocesano, si pensa che sia cosa da minimi pur essendo la cosa massima. L’anno della fede voluto da Papa Benedetto XVI è d’immensa strategia, accenna Perrella alla consegna dell’apostolo Paolo al suo discepolo «cerca questa fede e con la costanza di quando tu eri ragazzo» e il Papa Benedetto ci dice cercate la fede con lo stesso entusiasmo, consapevolezza e gioia di quanti eravate ragazzi. Allora che cosa è la fede? «Di certo non è un secondo me, dice Perrella, fede è dinamicità, consegna abbandono, senza il martirio e senza rischio non è vera fede», poiché l’uomo dinanzi al mistero si sente perso e non cerca nelle sue carni e sangue la risoluzione, ma rivolge inquietanti domande al cielo, tuttavia, il vero credere consiste nel non chiedere segni, ma offrirne all’amato che ci chiama. Questa in fondo è tutta la storia di Maria di Nazareth. Sono 153 versetti in totale nel Vangelo che parlano di Lei ma sono strategicamente posizionati nell’essenzialità della narrazione, la dove essenziale significa non «poterne fare a meno» ed è così che diviene così il fondamento stesso del Cristianesimo. Abbiamo posto una domanda a padre Perrella, alla fine del convegno, riguardo alle apparizioni mariane poiché è autore di un testo dal titolo: Le apparizioni Mariane. Dono per la fede e sfida per la ragione edizione San Paolo. Che cosa può dirci riguardo alle mariofonie? «La Chiesa è molto seria nel suo giudizio e nella sua analisi perché deve salvaguardare la fede della stessa. Noi non camminiamo nella visione, ma dobbiamo farlo nella fede. Le apparizioni hanno anche questa dimensione, cioè di facilitare la capacità dell’essere credente uniformandosi alla prima credente che è Maria. Questo è lo scopo delle apparizioni mariane». Lucia De Cicco
Qui a sinistra, padre Salvatore Perrella Nelle altre foto alcune fasi del convegno diocesano