Voce ai giovani

Page 1

Anno 37 - 3 Agosto 2013 - Numero 31

Settimanale indipendente di informazione

euro 0,50

Si è conclusa la Summer school nel Palazzo Rinascimentale di Aieta. Parlando di integrazione tra Europa e Mediterraneo DAL 24 AL 29 SETTEMBRE

STORIE SACRE DI CALABRIA

Conto alla rovescia per il Tropea festival

Il convento di San Daniele a Belvedere

Tre sezioni: Parabolè, Una regione per leggere, Premio Tropea

Eretto dai padri cappuccini alla fine del XVI secolo. E durante i lavori...

di Francesco Fotia


II

sabato 3 agosto 2013

Qualità in Scienze della salute L'Anvur giudica eccellenti ben 17 progetti di ricerca su 19 dell'ateneo

“Magna Graecia” promossa a pieni voti Negli scorsi giorni l’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) ha pubblicato sul proprio sito (www.anvur.org) il rapporto che riguarda i prodotti dell’attività di ricerca scientifica nel periodo 2004-2010 di tutte le Università ed enti di Ricerca nazionali. La valutazione si è articolata su 14 aree disciplinari definite dal Cun (Comitato universitario nazionale). Ogni docente (professore o ricercatore) è stato chiamato a presentare un certo numero di prodotti dell’attività di ricerca, variabile da 1 a 3, sui quali l’Anvur ha espresso un giudizio sintetico, articolato su quattro livelli: Eccellente; Buono; Accettabile; Limitato. Inoltre le strutture deputate alla ricerca, ovvero i dipartimenti universitari, sono state analizzate anche sulla base delle capacità di rintracciare risorse da bandi competitivi, sul livello di mobilità internazionale in entrata ed in uscita dei ricercatori, sull’alta formazione effettuata e sulle risorse proprie utilizzate dalla struttura per progetti di ricerca. Infine, anche altri elementi valutati sono le prestazioni conto terzi, il trasferimento tecnologico attraverso brevetti, le attivazioni di spin-off ed incubatori di impresa compartecipati. Complessivamente, l’Università “Magna Græcia” di Catanzaro ha portato a casa grandi soddisfazioni, considerato che molti indicatori di qualità sono risultati al di sopra delle medie nazionali. Il dipartimento di Scienze della salute, presieduto dal prof. Giovambattista De Sarro (professore ordinario di Farmacologia) e composto da circa 70 membri tra professori e ricercatori, ha ottenuto risultati estremamente positivi grazie all’impegno quotidiano profuso nella ricerca in ambito chimico-farmaceutico, biologico e medico, collocandosi al terzo posto tra gli Atenei italiani di piccole dimensioni con valutazioni costantemente superiori alla media. Di particolare rilievo i risultati raggiunti dai gruppi di ricerca dell’area Scienze Chimiche coordinati dai professori Stefano Alcaro (professore ordinario di Chimica farmaceutica), Massimo Fresta (professore ordinario di Tecnica e Legislazione farmaceutiche) e Antonio Procopio (Professore Ordinario di Chimica Organica). In tale settore sono stati presentati 19 lavori scientifici, dei quali 17 sono stati giudicati dall’Anvur eccellenti e 2 buoni. Gli ambiti di ricerca spaziavano dal drug discovery in ambito oncologico e virologico, alla veicolazione mirata dei farmaci antitumorali grazie alle nanotecnologie, allo sviluppo di innovative metodologie eco-compatibili per la creazione di nuovi farmaci. I dati della valutazione Anvur testimoniano quindi come il dipartimento di Scienze della Salute, in sinergia con gli altri dipartimenti dell’ateneo, contribuisca a determinare la sempre crescente competitività a livello nazionale dell’Università di Catanzaro, che seppur relativamente giovane, nulla ha da invidiare alle Università più antiche e blasonate. L’auspicio finale è che a fronte di questi eccellenti risultati il Miur (ministero dell’Università e della Ricerca) possa destinare ulteriori risorse economiche alla nostra Università in modo da consolidare e incentivare le potenzialità dell’Ateneo e dei suoi giovani ricercatori. Questo significherebbe tradurre in fatti concreti i proclami, ormai all’ordine del giorno, di meritocrazia e trasparenza.

Risultati più che positivi grazie all’impegno quotidiano profuso nella ricerca in ambito chimico-farmaceutico biologico e medico collocandosi al terzo posto tra le università italiane

Oliverio incontra i giovani universitari disabili

Provincia abile nella disponibilità

Il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio ha incontrato i soci e i giovani universitari diversamente abili dell’associazione Arcifisa di cui è presidente Adele Iannuzzi. L’associazione si occupa principalmente di protezione civile e soccorso in caso di calamità naturali, dell’accompagnamento degli studenti diversamente abili sia all’interno che all’esterno del campus dell’Università della Calabria, del loro coinvolgimento in laboratori teatrali e musicali. Non è la prima volta che il presidente della Provincia di Cosenza incontra questi ragazzi a cui, qualche anno fa, la Provincia ha fatto dono di un furgone Fiat Doblò attrezzato per i loro spostamenti. «Grazie a quel dono - ha rimarcato la presidente Iannuzzi nel corso dell’incontro - molti nostri giovani hanno guadagnato il tempo che prima perdevano per spostarsi da una parte all’altra a discapito dello studio e delle lezioni, alcuni di essi lo hanno utilizzato per recarsi sul posto di lavoro, altri ancora ne hanno fruito per fare teatro ed altre attività ludico-culturali all’interno dell’ateneo». «Conoscendo la sua sensibilità - ha aggiunto la presidente dell’Arcifisa - siamo tornati da lei per ringraziarla e per rinnovarle la nostra amicizia, ma anche per coinvolgere l’amministrazione provinciale da lei presieduta in un nuovo progetto che vorremmo concretizzare al più presto e che riguarda la realizzazione di una fattoria didattica su alcuni terreni che appartengono alla Provincia e che sono, al momento, inutilizzati. Un modo attraverso cui creare lavoro e garantire ai nostri ragazzi la loro permanenza in una struttura solidale e accogliente anche dopo l’esperienza universitaria». Il presidente Oliverio, dopo aver evidenziato il grave momento di crisi che vive il Paese e i pesanti tagli che hanno colpito gli enti locali soprattutto in questi ultimi anni, dopo aver invitato i membri dell’associazione a mettere nero su bianco il progetto, sì è subito dichiarato disponibile ad accogliere la richiesta, nonostante la Provincia non abbia nessuna competenza in materia.


sabato 3 agosto 2013

Terza edizione Si è conclusa la Summer school nel Palazzo Rinascimentale di Aieta

La nuova Europa ha il volto dei giovani

Un’immagine viva, fresca, incoraggiante. È quella di un esercito di giovani che hanno animato il centro storico di Aieta. Sono i corsisti della Summer school “Giornate d’Europa” promossa, per il terzo anno consecutivo, dall’associazione socio-culturale “Centro Rinascimento” per la diffusione della cultura europeista. L’evento, rivolto a studenti e laureati provenienti dagli atenei dei paesi europei - selezionati attraverso un bando - ha offerto un intenso programma di studio, approfondimento, spettacoli musicali ed escursioni. L’idea prende le mosse da un precedente storico: l’operato lungimirante degli intellettuali del “Gruppo di Coppet”, che agli inizi dell’Ottocento si ritrovavano nel castello di Madame de Stael a Coppet, davanti al lago di Ginevra, per discutere di prospettive socio-politiche. E di Europa. Aieta come Coppet due piccoli centri, sedi di spontanei laboratori di pensiero, oggi come allora, per ribadire la forza identitaria dell’Europa. L’Europa di questa Summer school parte dal basso e rivolge uno sguardo al passato per costruire il futuro, partendo dai giovani. L’integrazione tra Europa e Mediterraneo, Europa e Regioni, Europa e Sud, il multiculturalismo, i fenomeni migratori internazionali ed il declino demografico, il principio di sussidiarietà europea, la solidarietà e la ricerca di armonizzazione fiscale sono solo alcuni dei temi affrontati nelle lezioni, tenute da docenti di livello internazionale, che appassionano e vedono scaturire il naturale dibattito tra corsisti con inclinazioni diverse ma orientati verso la comune ricerca di un’identità europeista. Alle lezioni si è affiancato con molto interesse il secondo ciclo di seminari tematici di Informazione e comunicazione sul Fondo di sviluppo regionale (Fesr), realizzato in collaborazione con il Dipartimento 3 - Programmazione nazionale e comunitaria Assessorato al Bilancio e alla Programmazione nazionale e comunitaria della Regione Calabria. L’Università estiva di Aieta si è conclusa con il meeting finale e la consegna dei Premi Europa Rinascimento. Sul tema centrale: “Europa, una nessuna e centomila. Unione e disunione” si sono confrontati esperti, accademici, rappresentanti del mondo della cultura, dell’economia e delle istituzioni. Alla tavola rotonda, coordinata dal presidente del Centro Rinascimento, il giornalista Rai, Gennaro Cosentino, hanno preso parte i docenti delle università di Bologna e della Calabria, Daniela Piana e Guerino D’Ignazio, il prefetto Raffaele Cannizzaro, la responsabile cultura dell’Ambasciata croata in Italia, Ines Sprem, l’assessore regionale alla Programmazione nazionale e comunitaria, Giacomo Manci e il presidente dell’ente Parco del Pollino, Domenico Pappaterra. Tre storie diverse sono state raccontate per l’assegnazione dei Premi Europa-Rinascimento. Premiati della terza edizione: la Repubblica della Croazia, ultima arrivata nel consesso dell’Unione; don Giacomo Panizza, prete-coraggio, fondatore di Progetto Sud; Antonio Monda, giornalista e scrittore, tra gli italiani più noti negli Stati Uniti d’America. Riconoscimento speciale al maestro orafo Gerardo Sacco che proprio al Palazzo Rinascimentale di Aieta ha festeggiato i suoi 50 anni di attività. Lo stesso orafo crotonese ha realizzato i gioielli per la sfilata dei costumi rinascimentali, realizzati da Maria Capalbo, suggestiva conclusione della serata e dell’intero programma “Giornate d’Europa” 2013.

Integrazione tra Europa e Mediterraneo, fenomeni migratori, declino demografico, principio di sussidiarietà europea, solidarietà...

La soddisfazione dell’ideatore di “Giornate d’Europa” Gennaro Cosentino

Il successo negli occhi dei ragazzi Come consolidare l’Università di Aieta È l’ideatore del progetto, l’anima di una manifestazione che si consolida anno dopo anno nei circoli del pensiero europeista e nel cuore degli universitari. Gennaro Cosentino, giornalista Rai e presidente dell’associazione Centro Rinascimento, ha pensato “Giornate d’Europa” quattro anni fa, immaginando di sovrapporre Aieta e Coppet, animando un piccolo centro con la linfa culturale di un gruppo di menti rivolte al futuro. Un bilancio della terza edizione con sempre nuove sfumature... È un’esperienza emozionante e sempre più incoraggiante. La forza di questo progetto è espressa dagli occhi dei ragazzi. Li ho visti illuminarsi di voglia di partecipare, gioire della conoscenza e delle conoscenze, piangere di commozione al momento dei saluti. E poi la grande motivazione dei docenti è riuscita a creare i contenuti veri per il laboratorio di pensiero che ci siamo prefissato tre anni fa e che si è ripetuto con un successo entusiasmante. Il resto lo fa Aieta con il Palazzo Rinascimentale e il suo straordinario centro storico. Un borgo antico a due passi dal mare Tirreno e dal Parco del Pollino. Europa, una nessuna e centomila: perché questo tema per l’edizione 2013? Abbiamo voluto riprendere il titolo efficacissimo del romanzo di Pirandello per definire, in chiave critica ma costruttiva, l’immagine di un’Europa che cerca di essere una ma ha tanti volti e realtà differenti, che è unita e plurale, ma anche in crisi di governance e di incisività nel peso internazionale. Il multiculturaliGennaro smo e le diversità devono essere una ricchezza per Cosentino l’Europa, specialmente se guardata dal mediterraneo. Quali nuovi propositi per Giornate d’Europa? L’università estiva di Aieta ha ormai preso piede, non è una delle tante attività passeggere e transitorie, è una realtà culturale dai molti risvolti economici per le ricadute positive di cui beneficia il territorio. Pensiamo di insistere sugli aspetti formativi con contributi sempre più internazionali. Vogliamo ampliare le collaborazioni con le università dei paesi europei ma è necessario migliorare la rete di ospitalità per poter ricevere ad Aieta e nel comprensorio un numero sempre maggiore di giovani corsisti e di ospiti. La scommessa del futuro parla il linguaggio dei giovani e della cultura dal basso.

III


IV

sabato 3 agosto 2013

Calabresi illustri Pittore vibonese del Seicento che riuscì a cogliere il bello della natura anziché farne una semplice imitazione

Francesco Zoda la forza dell’espressione rise a cura di Oreste Pa

Come tanti altri personaggi vissuti nella stessa epoca, le notizie biografiche di Giuseppe Zoda, un pittore che ebbe una certa notorietà e fu apprezzato oltre i confini della sua terra, sono molto scarse. Egli visse e operò a Monteleone, l’attuale Vibo Valentia, e apparteneva alla nutrita schiera di pittori e decoratori che operavano in quella città seguendo la scuola di Pietro da Cortona. I centri artistici e culturali più vivaci e importanti erano la Certosa di Serra San Bruno e il convento di Soriano, dove affluivano artisti da tutto il Regno di Napoli. Nella Certosa Francesco Zoda aveva realizzato molti affreschi che gli avevano dato una certa notorietà, tutti andati perduti con il terremoto del 1783 che rase quasi completamente al suolo l’intero corpo abbaziale. Di lui parla Domenico Martire il quale annota: «Francesco Zoda di Monteleone. Pittore al presente vivente, imparò in Roma molti anni, e assai bene. Ha dipinto in Palermo le gallerie del Viceré, in Catania nella Chiesa di S. Stefano e altrove». Nessun pittore calabrese dell’epoca raggiunse il livello di notorietà di Francesco Zoda, che alcune fonte riferiscono che egli abbia anche frequentato la scuola di Claudio de Fiandria, e aveva pertanto conosciuto la scuola olandese e fu amico di Luca Giordano. L’unica sua biografia è stata scritta da un altro pittore monteleonese, Emmanuele Paparo, e inclusa nel volume undicesimo della Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli del 1826 curata da Nicola Gervasi, che si riporta integralmente. «Nacque in Monteleone illustre città di Calabria, d’Ambrogio, e Domenica Franco il giorno 13 settembre 1639. La natura formò quest’alunno delle muse con tutt’i talenti necessari per essere un grand’artista. Le medaglie di quest’antico municipio di Roma, i preziosi musaici, ancora in parte esistenti, i sepolcreti, ed i raderi sparsi per l’amene campagne, che lo circondano, se ricordano agli eruditi la grandezza di Ipponio, e di Valenza, sono per un pittore, ciò che la vista del Parnaso, e dell’antica Arcadia sarebbe al genio di Tasso, e di Dante. Francesco Zoda in mezzo a queste circostanze felici della natura, e dell’arte, intese il bisogno di esser pittore, e nella propria padria studiò gli elementi di questa arte divina, e difficile. Monteleone, come il collegio delle Vestali, conservò sempre nel proprio seno il fuoco sacro delle bell’arti, e la memoria dell’Elena dipinta in Crotone è un dolce stimolo unionate, perché i discendenti de’ Greci non coprissero con le tenebre dell’ignoranza la gloria de’ loro illustri antenati. Marco Calabrese, Mattia Preti di Inverna, e Francesco Cozza di Stilo contribuirono a ricordare agli eruditi, che questo suolo è quella terra classica di Zensi d’Eraclea, del Sibatita Ilepolemo, e di Scillace di Reggio. Francesco Zoda istituito nei principj del disegno in seno alla padria si condusse a Roma nella scuola di Pietro Berettini da Cortona. Il bello ideale dell’Apollo di Belvedere, le forme dell’Antinoo, e le grazie della Venere Medicea aprirono un nuovo campo al suo genio. Sulla testa di Lacoonte egli studiò tutta la forza dell’espressione, e del cuore. Da questo gruppo mira bile comprese, che non basta imitar la sola natura, ma che il difficile consiste sempre nella scelta di quanto c’ è di più bello in natura. Apprese dal maestro quello stile facile, e gustoso di comporre, che tanto piaceva a Mengs, e quella artifiziosa opposizione di figure con figure, che forma il carattere della scuola, e del secolo. L’urne de’ baccanali, e quei bassirilievi di cui Roma è doviziosamente ricolma, erano il santuario dove ricorreva a sentire i consigli, e gli oracoli. Supertizioso per quanto ci resta ancora d’antico, egli spesso consultava le pitture del Vaticano, dove l’Apelle di Urbino, a somiglianza del greco venerando edifizio, pari al Pecile, o al Pritaneo dell’antica capitale dell’Attica.

Svolse la sua attività artistica nella Certosa di Serra San Bruno, i cui affreschi andarono distrutti dal terremoto del 1783 Operò anche in Sicilia e a Napoli, dove incontrò Luca Giaordano

I torchi del suo pennello erano adiposi, ed arditi; le ombre più forti di quelle del capo scuola; le mezze tinte più gravi, ed un tuono più dorato di colore rendeva i suoi quadri piccanti, e quasi direi artisticamente misteriosi. Francesco Zoda dopo un corso di lunghi anni, e di studj, tornò a rivedere la padria, non solo per decorarla delle sue opere, ma per fondare nella propria casa un liceo di bell’arti, da dove si diffondevano i suoi lumi, acquistati nel Lagio, a tutt’il resto de’cittadini, naturalemten appassionati di ciò, che lusinga i sensi, ed il cuore. Cassiodoro scrivendo a Boegio in nome di Icodorico, l’assicurava, ch’egli solo era bastato a trasportare a Roma la musica di Pitagora, l’astronomia di Tolomeo, l’aritmetica di Nicomaco, la meccanica di Archimede, e che in somma egli solo avea rese romane tutte le opinioni de’ greci. Io dirò lo stesso di Zoda: i primi caratteri della moderna pittura, quella vita, che Sangio dava alle tele, quelle immaginazioni dantesche di Bonaroli, non si videro in Monteleone la prima volta, che nei suoi disegni, nei suoi cartoni, nelle sue tavole. Il suo quadro di Tobia è il monumento del suo genio, di quella bravura pittorica nell’esecuzione de’ vasti proggetti. La scena di questo quadro la casa dell’istesso Tobia, dove una folla di popolo circonda quel venerabile vecchio, il quale è nel momento di ricever la vita perduta, col contatto del fegato di quel pesce misterioso, a lui del reduce Figlio prestato. I moti di quel patriarca, la confidenza e la gioja si trasfondono sugli astanti, ma sembra, che un’aria di incertezza tenghi ancora sospesi questi ultimi sull’esito del già vicino miracolo. Il giovanetto Tobia stende sicura la destra sugli occhi incavati del genitore, e si mostra anch’egli impaziente di rivederlo guarito, e d’esser da lui riveduto. Si qui tutt’è natura, tutt’è verità, tutt’è vita, e tutto questo basterebbe per la celebrità d’un artista, ma la figura dell’angelo d’una bellezza celeste, trasparente, leggiera, pare, che cominci a divinizzarsi, e sparire, a questa figura, che sostiene la machina del poema, è quella, che più lo rende meraviglioso, e poetico. Il Davide posseduto dal Marchese di S. Catterina, varie mezze figure nella casa de’ signori Alessandria; i Maggi alla Capanna di Bettelemme, e l’energumena guarita da S. Diego presso il Sig. D. Vito Capialbi, sono opere condotte con tutta la scienza pittorica. Il signor Capialbi conservatore geloso di tutte le rarità della padria, ha fatto da me eseguire a bistro un disegno di quest’ultimo quadro, perché in gran parte consunto dal tempo.


sabato 3 Agosto 2013

Calabresi illustri La Chiesa di questo santuario famoso fu l’arena, dove il nostro atleta dove’ combattere col pittore napoletano Nicolò Rossi, chiamato a lavorar con lui in competenza. Nella tribuna del tempio, la nascita, e l’epifania del Signore furono i temi del concorso, ma l’onorato napoletano lasciò il suo presepio incompito, e fuggì di notte, dopo aver veduto l’incominciato lavoro lavoro del suo rivale. Fu sensibile al modesto Zoda l’incruenta palma ottenuta, e questa gli servì di pungente stimolo nella formazione de’ cartoni per la volta, e per la gran cupola. Disgraziatamente nel tremuoto del 1783 perirono e le pitture, e la Chiesa, ma io conservo nella raccolta delle mie stampe, i disegni originali, per poterli descrivere, e contentare la curiosità degl’intendenti, e degli amatori. Zoda dipinse nella volta caduta degli Angeli in questo fresco superò il suo talento, l’altrui aspettazione, e fece tacere l’opposto partito di quei monaci, che in odio del Priore, e del buon senso, volevano sostenere il profugo artista.

Immagini della Certosa di Serra San Bruno

È mirabile in questa logora tela la forza dell’espressione, parte la più difficile, in tutto il regno della muta poesia. I moti dell’indemoniata, lo stravolgimento degli occhi, la fiducia del Santo nel risanarla, e la sorpresa degli astanti formano l’insieme della storia. E graziosissimo sopra tutti un giovane cieco, che alla notizia del primo prodigio, aspetta per se stesso il secondo. Che Francesco Zoda sposò due mogli, e che procreò con queste più figli, sono quelle private circostanze, che punto non interessano la pubblica istruzione. Zoda appartenne ad un’onesta, e civile famiglia di Monteleone, che fu poi da lui nobilitata, e distinta, ed un suo figlio per nome Antonio fu sacerdote, e pittore, e fu ancora l’erede de’ pittorici talenti del padre. L’ottimo ecclesiastico lasciò dell’opere, che si confondono spesso con quelle del suo maestro, ma giovane appena di cinque lustri finì di vivere nel terzo giorno di Febrajo del 1722. Francesco, chiamato dalla corte di Palermo, eseguì colà de’ quadri degni del suo gran nome, e di quella splendida reggia. Le città di Sicilia gareggiarono in dargli commissioni, e specialmente i Signori della nobile e culta Catania. Egli riscosse in quest’isola e ricompense e onori, e forse avrebbe potuto colà fissata la sua permanenza, se il padre Baldari priore della celebre Certosa di S. Steffao del Bosco non l’avesse richiamato in Calabria.

Il sottoinsù di questa pittura è mirabile, come l’immaginazione de’ gruppi, e come le novità de’ pensieri. Lucifero alla testa delle sue legioni, mostra lo spavento, e ‘l terrore alla vista dell’infocata voragine, che s’apre sotto i suoi piedi. Quante diverse mosse nei spiriti prevaricati, e quanti contrasti di rabbia, di vendetta, di pena! Né Milton, né il cantore della divina commedia avrebbero potuto immaginare un inferno più terribile e più spaventoso. A questo terrore, s’oppone al disopra del quadro la lucida bellezza del cielo. Il carattere di S. Michele, che minaccia ai debbellati l’esilio, è d’una dignità divina, e mirabile, e Francesco Milizia, quel severo, e lepido aristarco dell’arti, non avrebbe potuto ripetere per questa figura quel verso di Virgilio tancta ne animis cœlestibus ime, come mal a proposito lo disse per quel Cristo del giudizio universale della cappella Sistina. Milizia sacrificava spesso alle opere la verità, e ad un bel tratto di spirito, il più severo giudizio. Passiamo alla cupola. Se in tutte le invenzioni di Zoda si conosce quella euritimia variata, quel bello ideale nelle teste, e quella forza di chiaro scuro, in quest’opera è dove più si manifesta la sua scienza pittorica, la fantasia, ed il suo genio. Ciò che rappresenta è l’apoteosi di S. Bruno. L’eterno Padre, che si curva per vedere questo nuovo cittadino del Cielo; il Figlio, che scende dal trono per incontrarlo; la Vergine, che piena di gioja il conduce; la festa de’ Serafini; la santa compiacenza di quegl’innumerabili comperensori, e quell’immensa luce, ch’or si diffonde, ed or s’interrompe fin le masse di tanti gruppi, è ciò che forma lo spettacolo più dignitoso, e più augusto. La prospettiva aerea, e lineare è bene osservata, e sopra tutto è mirabile la teoria della luce. Zoda dopo i lavori Cartusiani ritornò in Padria, e Luca Giordano, quel Proteo della pittura, a bella posta da Napoli si portò a visitarlo. Condiscepoli ‘n Roma sotto Pietro da Cortona, si rividero, e s’abbracciarono con vicendevol trasporto, e Zoda all’ospite illustre cede’ la commissione di un quadro per la Chiesa di S. Maria degli Angeli. Snibiel a questo tratto il Giordano, espresse la concezion della Vergine con tutta la bravura del suo pennello, e scrivendo a piedi ‘l suo nome, perché contento dell’opera, lasciò un erudito monumento d’affetto all’amico, ed un’al pubblico del suo talento. Francesco Zoda ottuagenario e quasi cieco, volle eseguire nel claustro de’ Zoccolanti la nascita di S. Francesco, e questo fu l’ultimo suo lavoro, perché da improvisa morte colpito sul ponte, cadde tra le lacrime de’ suoi concittadini, e fin il comune dolore. Se Pausania si meritò dagli argivi il nome di merehicio per le sue lascive pitture, io potrei chiamare il nostro Zoda l’ascetico, per la castità del suo pennello, non mai condaminato dall’indecenza. Elg teneva i motivi de’ suoi quadri dalla santa scrittura, e ciò basta per crederlo d’incominati costumi. La sua famiglia in Monteleone s’estinse, ma vivono ancora le sue opere, i suoi disegni, il suo nome, e questi bastano a mantener la sua scuola, dalla quale Francesco Coratoli, il Padre Michele Aloisio, e Francesco Saverio Mergolo attinsero i primi lumi dell’arte, che servirono alla loro celebrità. Ed alla loro gloria. Il primo si distinse per la grandiosità dello stile, e per un disegno severo; il secondo per la verità de’ suoi paesi, ed il terzo per un tocco di pennello facile, ardito e pastoso».

V


VI

sabato 3 agosto 2013

Uniti contro il razzismo L'associazione di volontariato “Arcobaleno di Vazzano” di Vibo Valentia in prima linea

Mai più con gli occhi chiusi

Antonio Maida A destra, uno stralcio del documento del Ministero per l’Integrazione

Inserita nel Gruppo nazionale di lavoro per la realizzazione del Piano d’azione nazionale contro xenofobia e intolleranza voluto dalla ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge

Anche l’associazione di volontariato “Arcobaleno di Vazzano” (Vibo Valentia) è stata inserita tra quelle costituenti il Gruppo nazionale di lavoro per la realizzazione del Piano d’azione nazionale contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza, voluto dalla ministra per l’Integrazione, onorevole Cécile Kyenge, d’intesa con il viceministro del Lavoro e politiche sociali con delega alle pari opportunità, senatrice Maria Cecilia Guerra. Con il Piano nazionale d’azione il ministro per l’Integrazione, intende porre in essere un importante e significativo piano di misure pluriennale, volto a rendere sistematico ed effettivo il principio di parità di trattamento e non discriminazione avvalendosi dell’Unar- Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le pari opportunità. Il lavoro che ci si è proposti di fare, insieme alle associazioni, alle altre amministrazioni e a tutti gli stakeholder maggiormente coinvolti in tale ambito, è quello di contribuire alla attuazione di una strategia che possa essere di supporto alle politiche nazionali e locali in materia di prevenzione e contrasto del razzismo, della xenofobia e dell’intolleranza nel rispetto degli obblighi assunti a livello internazionale ed europeo. Si tratta di un piano di azioni integrate e multidisciplinari in grado di fornire una risposta dinamica e coordinata al crescente fenomeno del razzismo in linea con il sistema di intervento, proprio dell’Unar di governance sussidiaria e integrata per la prevenzione, il contrasto e la rimozione di ogni forma di discriminazione. Ciò anche in adesione alle osservazioni e alle raccomandazioni formulate dal Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (Cerd), dal relatore speciale delle Nazioni Unite contro il Razzismo, dalla Commissione contro il razzismo e l’intolleranza razziale del Consiglio d’Europa (Ecri) e dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea (Fra). Il Piano nazionale d’azione contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza copre il triennio 2013-2015. A rappresentare l’associazione di volontariato Arcobaleno di Vazzano al Tavolo nazionale di lavoro a Palazzo Chigi, è il rappresentante della stessa associazione, Antonio Maida, fondatore e già presidente della stessa.


sabato 3 agosto 2013

Competizione e allegria

Amantea sole, sabbia e volley Tappa del Campionato nazionela Under 20 di beach volley C’era il pubblico delle grandi occasioni sul lungomare di Amantea, per assistere alla tappa del Campionato nazionale di beach volley Under20. Lo Sport village è stato letteralmente preso d’assalto da appassionati e curiosi, che hanno creato attorno al campo centrale dove si sono disputate le finali, una cornice di pubblico attenta e sempre pronta ad incitare i ragazzi in campo. Dopo Bibione, Cordenons, Ravenna, San Cataldo, Catania, i beacher più forti del Circuito giovanile nazionale si sono affrontati ad Amantea in un avvincente torneo per la conquista di un posto nelle finali che attribuiranno a Cesenatico lo scudetto del Campionato Italiano. La manifestazione promossa dall’Asd Beach&volley Amantea in collaborazione con il Comune di Amantea, l’assessorato allo Sport della Provincia di Cosenza, la Fipav, il Coni, ed i partner privati, ha visto partecipare ben 80 atleti provenienti da tutta Italia, allenatori, dirigenti, 10 arbitri nazionali e lo staff Fipav. Nella delegazione Fipav erano presenti il responsabile nazionale Beach volley Italia Riccardo Blandino, il presidente regionale della Fipav Carmelo Sestito, ed anche Pietro Sacco uno degli 8 arbitri internazionali presenti in Italia. Dopo ben 56 match disputati sui quattro campi di cui è fornito lo Sport village Amantea, giocando dalle 9 alle 20 per due giorni consecutivi, hanno trionfato nel torneo femminile la coppia laziale Frasca-Giometti; seconde classificate la coppia Leone-Guido e terze classificate le pugliesi Avallone-Agostinelli. Nel torneo maschile invece, si sono imposti la coppia pugliese Marzo-Pellegrino; al secondo posto Porcelli-Latorre; mentre al terzo posto i siciliani Cavalli-Nicotra.

Hanno trionfato nel torneo femminile la coppia laziale Frasca-Giometti; in quello maschile si è imposta la coppia pugliese Marzo-Pellegrino

Quinto posto nel torneo femminile per la coppia della rappresentativa calabrese Fico-Schirripa, mentre nel maschile le migliori coppie calabresi si sono collocate ex aequo al nono posto con BrunoRizzuto e Mazzuca-Guerrazzi. I ragazzi, oltre allo spettacolo atletico, hanno saputo trasmettere la propria passione per questo sport, tanto da conquistare il pubblico, che ad ogni punto incitava le squadre, e dopo gli scambi più belli ricompensava gli atleti con molto affetto. Esperimento riuscito, dunque, questa prima nazionale del beach volley ad Amantea! La passione e la dedizione dei giovani volontari della Asd Beach volley ha fatto in modo che tutto dalla cornice coreografica al supporto agli atleti sia stato eccellente. Il grande sforzo organizzativo culminato nella cerimonia di premiazione vissuta con partecipazione anche dal pubblico, rimasto fino all’ultimo a rendere onore agli atleti, ha chiuso nella maniera migliore questa due giorni di sport e divertimento. Tanti, infine, gli apprezzamenti dei vertici della Fipav pronti a far rientrare anche per il 2014 la Città di Amantea tra le sedi italiane che contano per gli eventi nazionali del beach volley. Ora lo Sport village, divenuto Centro federale Fipav Calabria, dopo aver ospitato per dieci giorni le selezioni regionali e la rappresentativa calabrese, il Campionato italiano di Beach volley, ospiterà il 4 agosto il memorial “Franco Miceli”; per poi dare il via alla scuola di beach volley, ai tornei amatoriali aperti a tutti, e alla collaborazione con tutte le associazioni e le manifestazioni locali partendo dalla “Rainbow Stefano night”.

VII


VIII

sabato 3 agosto 2013

Storie sacre di Calabria Un convento porta il nome del santo a Belvedere Marittimo eretto dai padri cappuccini alla fine del XVI secolo

Il martirio di San Daniele di Francesco Fotia

Molti degli edifici sacri disseminati su tutto il territorio calabrese hanno alle spalle una leggenda circa la propria edificazione; è il caso del convento di San Daniele di Belvedere Marittimo, eretto dai padri cappuccini alla fine del XVI secolo. Si narra che, nel corso di alcuni lavori di scavo, fu rinvenuto un sigillo d’ottone risalente a diversi secoli precedenti: sull’oggetto, che un’altra versione della tradizione vuole fosse una moneta, era incisa un’iscrizione in aramaico, che tradotta significava “Monte della Preghiera”. La strana circostanza indusse i padri a costruire in quel posto il loro convento. L’edificio sacro fu intitolato a San Daniele, canonizzato circa ottanta anni prima da Papa Leone X e autore di una vita vissuta all’insegna di una coraggiosa professione di fede, conclusa con un martirio nobile e terribile.

Una raffigurazione del santo nel polittico presente nel convento dei cappuccini a Belvedere (foto a destra) Sopra, il massacro dei frati in un dipinto di autore anonimo del XVIII secolo

Daniele Fasanella nacque intorno alla metà del XII secolo; la sua era una nobile famiglia, ma la vocazione lo colse facendogli intraprendere la via del sacerdozio. Nel 1219 entrò nell’ordine dei Frati minori: a “dargli l’abito”, secondo alcuni studiosi, pare sia stato proprio il fondatore dell’ordine, colui che diventerà San Francesco d’Assisi. Il frate di Belvedere compì il noviziato a Corigliano, fino al 1925, ma prima di allora fondò il convento di Santa Maria del Soccorso, nei pressi di Santo Stefano in Mangone, vicino Rogliano. Daniele, in quel periodo, fonda un altro convento anche a Gerace, in provincia di Reggio Calabria. Nel 1926 è eletto ministro provinciale della Calabria, e da questo momento prepara la missione più importante della sua vita: quella da cui non farà più ritorno. Il frate ha in mente l’Africa, il Marocco islamico: per quanto pericoloso, decide di recarsi in loco per un’azione di conversione. Con

Si narra che nel corso di alcuni lavori di scavo fu rinvenuto un sigillo d’ottone risalente a diversi secoli precedenti...

lui ci saranno sei frati, tutti originari della provincia cosentina: Ugolino di Cerisano, Leone Somma e Nicola Abenante di Corigliano Calabro e, da Castrovillari, Samuele Iannitelli, Donnulo Rinaldi e Angelo Tancredi. I sette si imbarcarono da Belvedere su una nave, direzione Livorno, da dove salperanno dopo un anno in direzione Barcellona prima e Terragona poi. Da qui si imbarcano alla volta di Ceuta, oggi un’autonoma città spagnola vicina allo Stretto di Gibilterra, allora sotto dominio degli arabi, dal quale si affrancherà nel XV secolo, con la conquista portoghese. Daniele, con altri due frati, raggiunge Ceuta nel settembre 1227; una settimana più tardi saranno raggiunti dagli altri cappuccini. Iniziano la predicazione quando sono tutti insieme, e soltanto dopo essersi confessati e avere celebrato messa. I sette, ben consapevoli dell’enorme rischio cui stavano andando incontro entrarono in città, ciascuno stringendo nelle mani un crocifisso, proferendo parole che invitavano alla conversione. I frati, non conoscendo l’arabo, presero a predicare in latino, ma il senso del loro parlare dovette essere piuttosto chiaro: immediatamente, infatti, i cappuccini furono accerchiati dalla folla, che incominciò a percuoterli e a sbeffeggiarli. Probabilmente, solo l’intervento delle guardie del governatore li salvò dal linciaggio. Ma questi non fu meno clemente del suo popolo: dopo avere ordinato che fossero condotti presso le galere, e dopo aver negato loro il cibo per una settimana, chiese infatti ai sette di rinnegare la propria fede, di convertirsi al culto di Maometto. Naturalmente, però, il tentativo fu vano e i cappuccini con orgoglio confermarono il proprio credo e il proprio amore per Cristo. La condanna fu inevitabile. Il 10 ottobre 1227 Daniele e gli altri frati furono condotti per strada e legati, percossi e infine decapitati e fatti a pezzi. Per placare le ire del popolo e dare ciò che restava dei loro corpi fu trascinato per le vie di Ceuta: il gesto doveva evidentemente avere l’effetto di dare l’esempio. Quando le acque si calmarono i mercanti genovesi, pisani e marsigliesi, che per primi avevano accolto i frati, raccolsero i poveri resti rimasti e li seppellirono. Molte sono le città spagnole, italiane e portoghesi che, ad oggi, vanterebbero il possesso di alcune reliquie provenienti da Ceuta.


sabato 3 agosto 2013

Talenti da non perdere Moda Movie 2013 l'appuntamento glamour più atteso dell'estate

Moda e cinema della nostra terra nelli di Federica Monta

La creatività dei giovani talenti é tornata in scena con nuovi ingredienti per l’appuntamento glamour più atteso dell’estate: Moda Movie 2013. Cinema, arte e formazione hanno accompagnato il tema di questa edizione: “Nature’s Glamour”. La Sila e il suo paesaggio sono stati, per l’occasione, i protagonisti delle sezioni riservate al green lifestyle, alle eco-teorie e verdi-pratiche. Quest’ anno l’auditorium “A. Guarasci” del centro storico di Cosenza ha accolto i protagonisti e gli ospiti della serata “Evento cinema” con proiezioni e premiazioni. La manifestazione, presentata da Mary D’Onofrio, ha confermato il proprio numero di fedeli. Tra i video apprezzati da esperti del settore e non: “Cime di note”, di Gianpiero Capecchi, con musiche originali di Gianfranco De Franco, “The gates of dawn”, del regista irlandese Samuel Mac Fadden e “Vertigo”, di Annalisa Macchione con Serena Presta, Domenico Cortese, Francesco Milito (direttore della fotografia), Bruno Bartolini (assistente fotografia) e con Fabio Abate (ideatore della colonna sonora del video). «Vertigo - dichiara la regista - rappresenta la pura semplicità di ciò che vediamo, senza trucchi né finzione, ma sensualità ed eleganza. Chi osserva ha il piacere di ammirare quello che abbiamo intorno e che, molte volte, dimentichiamo». Richiami della natura miscelati a suoni artificiali e computerizzati hanno caratterizzato anche il live media di Gabriele Panico. Suggestivo, inoltre, l’omaggio a “Villammare”, di Piero Marchetti, con musiche di Nicola Piovani e la voce narrante di Riccardo Mei. A seguire una carrellata di ospiti “nostrani”: la fotografa Luisa Cosentino, i registi Luigi Veneziano, Fabrizio Nucci e Nicola Rovito, autori del recente prodotto “made in Calabria”, “Goodbye Mr president” e gli attori Alessio Alleva e Larissa Volpintesta. Giovani talenti che, però, si sono misurati con uno dei più noti compositori nazionali, Stelvio Cipriani che ha ricevuto un riconoscimento per il ci-

La Sila e il suo paesaggio sono stati, per l’occasione, i protagonisti delle sezioni riservate al green lifestyle, alle eco-teorie e verdi-pratiche

nema. Il maestro ha allietato le orecchie dei presenti con omaggi a Trilussa e Nino Rota. Per un momento l’auditorium ha respirato quel “friccicorio” che solo la genuinitá di un cuore romano sa regalare. La natura fa, dunque, da maestra e offre una location unica e affascinante: «Progettare e organizzare festival in Calabria - spiega il padrone di casa Sante Orrico- pone una serie di difficoltà. In tempi di crisi i problemi si amplificano senza, però, arrestare la voglia di fare e sperimentare. È dalla crisi che nasce un programma ancora più ricco e articolato che può servire da stimolo e da supporto alla classe dei creativi e alla comunità». E Cosenza ha saputo fare dono dei propri “figli”, talenti del cinema, affermati, ormai, sul piano nazionale come il regista Luigi Simone Veneziano. Nuovo orgoglio, insomma,alla fine dei lavori, per i direttori Sante ed Ernesto Orrico che confermano quanto la città bruzia continui ad essere il crocevia di grandi intelligenze. - Appuntamenti degli anni precedenti Città e stile nel progetto 2012: Moda Movie è, anzitutto, una sfida tra giovani stilisti. Il contest - spiega Paola Orrico, project manager di Moda Movie - é andato in scena anche nelle vetrine di alcuni negozi di moda lungo il Museo all’aperto (Mab) di corso Mazzini (Pretty, Adalgisa Carofiglio, Valenza Moda, Sexy Girl, Hit Shop, Arturo Scola, Corallino, Rossella, Mazzini Srl, Gaia Life, Primedea, Macallè Calzature, Status, Arpel, Scola Donna). E dopo l’evento cinema, l’appuntamento si è sempre spostato al workshop-convegno (“Fashionista o fashion victim?”quello dello scorso anno). Tra i vari premi 2012 c’è stato quello pensato e ideato dal presidente di Moda Movie, Sante Orrico, assegnato, per la prima volta, a un imprenditore di successo e che porta la firma del grande artista acrese Silvio Vigliaturo: il maestro del vetro è stato presente, in anteprima assoluta nazionale, con una collezione di borse: una mescolanza di tecniche, tematiche, esperienze di lavoro diverse per dare vita a qualcosa di assolutamente nuovo, un vero e proprio oggetto d’arte.

Sante Orrico Sopra, il logo del festival 2013

IX


X

sabato 3 agosto 2013

Tra cielo e mare A Reggio cala il sipario sul l'ottava edizione della kermesse organizzata dall'associazione "Nuovi Orizzonti"

Ma che Tesori nel Mediterraneo! Dopo una settimana di duro e intenso lavoro, cala il sipario sull’edizione 2013 dei “Tesori del Mediterraneo” a Reggio Calabria. Il palco dell’Arena Ciccio Franco, la Cittadella, le imbarcazioni ormeggiate presso la Rada dei Giunchi, i numerosi stand della “Cittadella”, lasceranno il posto alla quotidiana routine estiva, ma siamo certi che il pubblico ricorderà con grande affetto l’ottava edizione della kermesse organizzata dall’associazione “Nuovi orizzonti”, rimpiangendo le bellissime serate trascorse sul lungomare, che difficilmente potrà ospitare manifestazioni del medesimo spessore. La giornata di domenica, è iniziata con le riprese di “backstage” delle miss, immagini apparentemente rubate, ma che hanno permesso di apprezzare le giovani concorrenti nei momenti più spensierati ed in quelli di lavoro, tra le vie di Reggio Calabria; una splendida cartolina da custodire gelosamente. In serata la prevista gara remiera di finalissima, valida per l’assegnazione del trofeo “La Regata del Mediterraneo” non ha potuto concludersi, con estremo rammarico da parte degli organizzatori. Le imbarcazioni, messe a dura prova nei due giorni di gare (venerdì e sabato), hanno svelato il loro tallone d’Achille proprio nel corso dell’ultima prova. Gli scalmi, più volte stressati dal moto ondoso e dai forti venti delle batterie e delle semifinali, hanno ceduto per ben due volte nelle fasi di partenza della finalissima, costringendo i giudici, come da regolamento Fic (Art 69 - «...per il caso in cui l’avaria si produce nella zona di partenza, intendendosi per tale i primi 100 metri dalla linea di partenza, il Giudice di percorso deciderà in merito, riportando in partenza gli equipaggi...») a ripetere la procedura di partenza. Purtroppo il sopraggiungere del buio ha impedito lo svolgimento della regata, l’oscurità aveva reso impossibili anche le riprese televisive per cui la decisione re-

Il palco dell’Arena Ciccio Franco, la Cittadella, le imbarcazioni ormeggiate presso la Rada dei Giunchi, i numerosi stand...

sponsabile, anche in funzione sicurezza, di non gareggiare e non assegnare il titolo. In serata si sono accesi i riflettori sul palco dell’Arena dove, sempre con l’impareggiabile regia artistica di Roberto Vecchi, è iniziata la serata di gala “L’Olimpo degli Dei”, condotto dalla bellissima Melita Toniolo coadiuvata dal travolgente Tony Manero, alias Massimiliano Pipitone che si è alternato nelle vesti di presentatore ed in quelle del personaggio di Zelig e Colorado Cafè che lo ha reso famoso. La straordinaria voce di Roberta Bonanno ha incantato le migliaia di persone che hanno assistito allo show, dimostrando anche una non comune disinvoltura nell’interpretare brani di genere diverso, da Mina a Betty Hutton fino ai brani del suo repertorio. Ancora splendide coreografie per Cristina Lazzarino e le sue allieve della Lion Dance, che ne ha anche realizzata una per le miss. Le ragazze hanno sfilato, prima dell’ufficializzazione delle varie fasce, indossando le creazioni dei giovani e bravi stilisti della Camera Regionale della Moda Calabria, Francesca Scarfò e Giuseppe Deodato. Sotto gli occhi attenti della giuria, coordinata dalla psicologa Maria Francesca Rotiroti, sono iniziate poi, le operazioni, ricche di pathos, di decretazione per le vincitrici dei diversi titoli messi in palio per le ragazze impegnate nel concorso: Miss Venere del Mediterraneo è stata incoronata Debora Borgese per il Comune di Reggio Calabria premiata da Antonio Laganà, presi-


sabato 3 agosto 2013

Tra cielo e mare

Subito dopo i saluti finali dal palco con le miss che attorniavano la vincitrice, abbiamo raccolto, a caldo, le dichiarazioni di Natalia Spanò, presidente Nuovi orizzonti e dell’organizzatore Paolo Catalano. Le dichiarazioni Natalia Spanò - «Sono felice che anche questa edizione sia andata bene, nonostante le difficoltà incontrate nel realizzare tutto l’evento. Solo grazie ad una grande squadra e alla collaborazione di tutti siamo riusciti a portare a termine il nostro progetto. Sono contenta di aver contribuito a dare una ventata di divertimento e speranza alla nostra città rievocando gli anni festosi di qualche anno fa».

dente provinciale Coni e nell’occasione anche presidente di giuria e da Natalia Spanò, presidente dell’associazione Nuovi orizzonti; Miss Athena è stata nominata Valeria Zema per la Regione Calabria, premiata da Alfonso Spada, assessore alla Manutenzione del Comune di Amalfi; il titolo di Miss Minerva è andato a Serena Brancaforte abbinata alla Regione Sicilia, premiata da Sebastian Romeo; Miss Diana è risultata Giada Pulcinelli per la Regione Lazio, premiata da Paolo Catalano organizzatore dell’evento, la quale si è anche aggiudicata il titolo di Miss Moda - Camera regionale della moda Calabria, per il quale è stata premiata da Giuseppe Fata, presidente della Camera regionale della moda Calabria; il titolo di Miss Giunone è stato asLo scalmo segnato a Marta Buoncompagni asdelle imbarcazioni sociata alla Regione Campania, premiata da Clelia Scarano; ed infine la fascia di Miss Cinema Film commission Calabria, è andata a Zaira Marulla, abbinata al Consiglio regionale della Calabria, premiata da Michele Geria, direttore della Film commission.

...tutto lascerà il posto alla quotidiana routine estiva

Paolo Catalano - «Bilancio estramamente positivo su tutti i fronti, circa 700 pernotti realizzati negli alberghi, tanta promozione per i nostri siti culturali (Santuario padre Catanoso, Pinacoteca civica, Bronzi di Riace). Un grazie alla città, alle istituzioni, alla Regione Calabria, alla Provincia e al Comune di Reggio Calabria per la disponibilità e partecipazione. Un ringraziamento a tutti gli enti che hanno aderito all’evento e vissuto con noi questi giorni. Un bilancio sicuramente positivo, quello dell’edizione 2013 dei “Tesori del Mediterraneo”, grande partecipazione da parte degli enti, superba promozione del territorio, importante interscambio socio-politico-culturale fra gli amministratori delle delegazioni ed una visibilità mediatica, grazie anche alle dirette televisive, che, considerato il periodo di economia depressa che il paese sta attraversando, è da considerare come un record». Le parole confortanti di Paolo Catalano ed il suo «arrivederci al prossimo anno» con cui, dal palco, ha salutato il pubblico, fanno ben sperare per il futuro di questa grande iniziativa, frutto di attente ed oculate programmazioni, che si avvia, sin da subito, a preparare l’edizione 2014 con la passione e l’amore di sempre.

XI


XII

sabato 3 agosto 2013

Note in giro Parte la lunga tournèe estiva dell’Orchestra sinfonica giovanile della Calabria

Sinfonie su e giù per la Calabria

Peperoncino festival

Il jazz incanta anche i boschi Si è chiusa alla sede dell’ente Parco, a Lorica, in un incantevole scenario, sullo sfondo il lago Arvo, la “tre giorni” di jazz norvegese nel Parco nazionale della Sila. Dopo il concerto di Jacob Young venerdì scorso ai “Giganti della Sila”, la splendida esibizione del duo formato dal sassofonista Trygve Seim e dal pianista Andrea Utnem sabato scorso, nell’antica segheria restaurata del Centro visita Cupone, il trio Arild Andersen ha incantato il pubblico presente fino al tramonto con “Live at Belleville”, album del 2008 che ha ottenuto dall’Academie du jazz il premio come “miglior disco jazz europeo dell’anno”. Ai concerti non sono mancati il presidente e il direttore dell’ente Parco, Sonia Ferrari e Michele Laudati, che nei giorni del Peperoncino Jazz festival in Sila hanno accompagnato, in un tour fra i luoghi più belli del Parco, un gruppo di giornalisti della stampa e delle tv nazionali, ospitati in occasione di questo evento musicale per conoscere il Parco ed approfondire i temi legati alla sua candidatura al riconoscimento Unesco nell’ambito del programma Mab (Man and biosphere), iniziativa per la quale l’ente sta realizzando in questa fase molte attività di animazione territoriale. Intervistata durante la serata jazz di sabato al Cupone, Lidia Pregnolato, inviata di vanityfair.it e collaboratrice di molte altre testate di attualità, turismo e viaggi, ha espresso il suo stupore per la particolare bellezza dei luoghi visitati - i meravigliosi “Giganti della Sila”, le riserve naturali del Parco, i pianori da cui si ammira il lago Cecita, dominando l’altopiano che è cuore della Calabria - «luoghi di rara bellezza, inaspettati in una regione molto spesso associata a coste cristalline ed al mare». Anche Arild Andersen, famoso contrabbassista norvegese che ha collaborato con musicisti del calibro di Stan Getz, ha manifestato al pubblico presente al concerto di domenica a Lorica la meraviglia di aver riscontrato, in una regione al sud d’Europa, un paesaggio tanto simile a quello della sua terra d’origine, la Norvegia. «Con qualche differenza - ha detto - Il buon vino e una temperatura invidiabile». Anche quest’anno le tappe del “Peperoncino Jazz festival” nel Parco hanno ottenuto il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia, consolidando il «gemellaggio ideale - ha dichiarato la presidente Sonia Ferrari - che lega la Sila alla Norvegia, vicine grazie ad una natura e ad un paesaggio molto simili, ma ormai anche grazie alla musica che ospitiamo nel Parco in un appuntamento che sta diventando di anno in anno sempre più atteso».

Le tappe, a partire da domenica 4 agosto saranno: Cittanova (Rc) Gimigliano (Cz) Gioia Tauro (Rc) S. Cristina d’Aspromonte (Rc) Lorica, Sila Grande (Cs) Rizziconi (Rc)

Si snoderà attraverso quasi tutte le province della nostra regione la tournée estiva dell’Orchestra sinfonica giovanile della Calabria, complesso nato all’interno dell’associazione “Musica insieme” di Gioia Tauro presieduta da Caterina Genovese e che si sta ritagliando un posto di prestigio nel panorama musicale del settore. Diversi infatti sono stati i premi conseguiti di recente dal complesso tra cui spicca il Premio assoluto “S. Francesco di Paola” assegnato al complesso nell’ambito del concorso internazionale “Città di Paola” nell’ambito della serata di gala svoltasi nel mese di giugno nella cornice del Teatro “Rendano” di Cosenza. L’Orchestra sinfonica giovanile della Calabria, nata come Orchestra sinfonica giovanile della Piana nel 2010, di recente, su volontà del direttivo (Caterina Genovese, presidente; Prota Stefania, vice presidente; Raffaele Crea, tesoriere; Maria Raco, consigliere e Fulvio Pinto, segretario) e considerata la eterogenea provenienza geografica dei suoi componenti ha modificato la propria denominazione. I circa 65 giovani e giovanissimi musicisti, provenienti da quasi tutte le province della Calabria e diretti dal maestro Ferruccio Messinese, si esibiranno in una tournée che li vedrà impegnati secondo il seguente calendario: domenica 4 agosto h 22 - Cittanova (Rc); martedì 6 agosto h 21 - Gimigliano (Cz); domenica 11 agosto h 21.30 - Gioia Tauro (Rc); sabato 17 agosto h 21.30 - S. Cristina d’Aspromonte (Rc); martedì 20 agosto h 18.30; località Lorica (Sila Grande - Cs); venerdì 6 settembre h 20 - Rizziconi (Rc). Numerosi i brani in programma, composizioni sinfoniche, musiche da film, musica leggera napoletana ed americana e molto altro ancora (Beethoven, Mozart, Bach, Bizet, Franck, Marcello, Gershwin, Piazzolla, alcuni degli autori che verranno eseguiti). Alcuni concerti saranno impreziositi inoltre dalla presenza del tenore maestro Francesco Carmine Fera, dal coro “Gaudium et spes” guidato dal maestro Eleonora Genovesi e dal maestro Bartolomeo Piromalli e dal coro polifonico Symphonia-Istituto musicale “S. Guzzi” di Lamezia Terme la cui preparazione è curata dal maestro Ferruccio Messinese. «Siamo soddisfatti - ha commentato Caterina Genovese - del lavoro di preparazione svolto: ringrazio tutti coloro che, con il loro impegno, hanno contribuito affinché la preparazione del complesso fosse pronta nei tempi previsti. Un plauso particolare inoltre intendo rivolgerlo all’amministrazione comunale di Gioia Tauro guidata dal sindaco Renato Bellofiore, per la vicinanza e la costanza con le quali segue la nostra attività». L’orchestra, si avvale della presenza di numerosi preparatori e responsabili di sezione. Settore fiati: Maria Raco (flauti), Giuseppe Mimmo Rotella (oboi), Vincenzo Virgillo (clarinetti), Antonio Baccaglini (corni). Settore archi: Caterina Genovese (violini e viole), Stefania Prota (violoncelli). Inoltre, collaborano con l’orchestra diversi docenti: Andrea Lombardo (tr), Emmanuele Saccà (fag), Antonio Mungo (fag), Angelo Avati (cl), Domenico Bruno (trb), Salvatore Schipilliti (cb). «Credo sia giusto mettere in evidenza il lavoro svolto dai colleghi nella fase di preparazione delle sezioni - ha specificato Ferruccio Messinese, direttore musicale del complesso -; un lavoro certosino e meticoloso senza il quale sarebbe impossibile realizzare un percorso del genere».


sabato 3 agosto 2013

È partito il conto alla rovescia Serata che ha dato ufficialmente il via alla manifestazione. Prossimo appuntamento dal 24 al 29 settembre

Tropeafestival Buona la prima

La serata del 28 luglio ha dato ufficialmente il via al Tropeafestival. Accolti nel centro della cittadina di Tropea i direttori artistici insieme alle istituzioni hanno presentato l’evento ricordandone l’importanza per l’intero panorama culturale calabrese. A raccontare il festival, che si svolgerà dal 24 al 29 settembre, l’assessore alla Cultura della Regione Calabria Mario Caligiuri, del Comune di Tropea, Lucio Ruffa, gli scrittori Mimmo Gangemi e Carmine Abate, Vittorio Sgarbi e i tre direttori artistici dell’evento. Le novità di quest’anno, infatti, sono le tre sezioni del festival: “Parabolè, narrazioni in corso”, diretta da Maria Faragò, “Una regione per leggere”, coordinata da Gilberto Floriani, e “Premio Tropea”, diretta da Pasqualino Pandullo. Moltissimi contenuti e decine di ospiti nazionali e internazionali (Marc Augé, Ramin Bahrami, Salvatore Settis) in programma per la fine di settembre, quando troverà piena realizzazione uno degli eventi che la Regione Calabria ha inserito nel suo programma “Calabria Terra di festival”. «A dispetto della percezione esterna, la nostra regione produce ed esporta cultura» ha affermato Mario Caligiuri il cui assessorato si pone da anni il compito di incentivare la lettura in Calabria, incrementare il turismo culturale, riunire in un grande cartellone una serie di eventi che coinvolgono tutte le discipline, dalle arti figurative (i festeggiamenti per il quarto centenario dalla nascita di Mattia Preti) alla musica, dal teatro alla letteratura. Ha insistito sullo scopo di colmare il gap con i livelli di lettura nazionali Gilberto Floriani, direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese, polo regionale della lettura e della conservazione dei beni culturali. La sezione del TropeaFestival da lui diretta, infatti, porta come titolo “Una regione per leggere” e attraverso ospiti di rilevanza nazionale come Marina Valensise e Marcello Veneziani, racconterà nuovi modi di leggere la propria regione e il mondo, nuove fruizioni della lettura (il digitale) e le nuove frontiere della scrittura collettiva. La prospettiva, come nell’edizione 2012 è quella di un festival itinerante, che valorizzi le potenzialità culturali e paesaggistiche della nostra regione spaziando da Tropea a Vibo Valentia, da Serra San Bruno a Soriano Calabro. Una rilettura della Calabria che legge. Per Maria Faragò, la direttrice artistica del Festival sin dalla sua pri-

Le novità sono le tre sezioni del festival: “Parabolè, narrazioni in corso” diretta da Maria Faragò; “Una regione per leggere” coordinata da Gilberto Floriani; “Premio Tropea” diretta da Pasqualino Pandullo

ma edizione, “l’evento è il risultato di un lungo lavoro”, la storia del Tropea attraversa tutta l’Italia, dalla partnership con il Festivaletteratura di Mantova al Salone del Libro di Torino, che ha scelto la Calabria come regione ospite della scorsa edizione. «Queste importanti kermesse, che raccolgono personaggi, qualità, contenuti, sono il modello a cui si tende, con la collaborazione fattiva di tutti». Un festival della comunità, quindi, che vanta firme come quella di Isabella Bossi Fedrigotti e una storia densa di successi come quella del Premio Tropea, quest’anno giunto alla settima edizione. «Il cambiamento parte dalla parola» racconta Maria Faragò la cui sezione prende il nome proprio dalla radice antica del termine, “parabolè”. Ad animare ancora di più la serata, il grande critico d’arte Vittorio Sgarbi, cultore e studioso dell’arte pittorica di Mattia Preti, il caravaggista soprannominato Cavalier Calabrese. Attraverso le pagine del suo libro, edito da Rubbettino e presentato all’uditorio di “Aspettando il Tropeafestival”, Sgarbi ha sottolineato il forte valore di artisti e intellettuali calabresi, come Mattia Preti precursori dei loro stessi tempi e anticipatori di tendenze culturali. Attraverso iniziative in collaborazione con i luoghi dell’artista e con la città di Reggio Calabria, il critico si propone di valorizzare le attività di diffusione dell’arte e della cultura, nonché una migliore organizzazione di musei e pinacoteche, affinché la Calabria ottenga dalle istituzioni quello che merita di diritto, la conservazione e il mantenimento del proprio territorio ai vertici dell’offerta culturale. A simboleggiare la buona riuscita di questo monito i due noti scrittori, Carmine Abate (Campiello 2012) e Mimmo Gangemi (Tropea 2012) che raccontano di emigrazione e perdita, della calabresità e del ritorno visti dal punto di vista delle loro storie, narrazioni insieme epiche e attuali. Molto più di una conferenza stampa, insomma, la vetrina di presentazione del TropeaFestival propone al suo pubblico un calendario di circa 70 appuntamenti, distribuiti in sei giorni, che costituiscono ogni anno il punto da cui partire per un’esperienza collettiva di intrattenimento e arricchimento culturale di una “Calabria che resiste”. Per tutte le altre info www.tropeafestival.it

XIII


XIV

sabato 3 agosto 2013

La notte bianca di Rogliano Il 17 agosto con un palinsesto arricchito dai contributi sonori dei gruppi che si esibiranno nei vari angoli di piazza San Domenico

Stelle da vivere Ospiti di questa edizione i Last minute, South Rootz, I Casa Babylon tribute band Manu Chao, Swydou Kienou, Paolo Scebba e Piero Tucci L’estate roglianese sarà attraversata dalla Notte bianca del 17 agosto, e vedrà come di consueto un palinsesto arricchito dai contributi sonori dei gruppi che si esibiranno nei vari angoli della ormai notissima piazza San Domenico. Gli ospiti che in questa edizione sono stati invitati all’evento saranno, si legge da una nota diffusa dall’organizzazione, nella persona di Francesco Altomare, direttore artistico, per il secondo anno, e promossa dall’amministrazione comunale di Rogliano, Cosenza: i Last minute, un trio rock acustico formato da eccellenti musicisti calabresi al loro esordio; South Rootz con le loro vibrazioni pre-silane e con l’obiettivo di fare musica e condividere emozioni creandone di nuove, ma, soprattutto, tanto divertimento. Il progetto nasce il primo di maggio del 2012 con il primo concerto. Il tutto permeato di passione per la musica e che li spinge a diffondere un genere aspro e non sempre compreso al grande pubblico; il reggae, infatti, è un genere in continua evoluzione e che arriva fino ai giorni nostri, passando tra testi, che raccontano l’amore, fino a giungere ad altri e che denunciano problematiche sociali e le dure condizioni dei paesi in guerra, altri ancora raccontano di come la vita può prendere colore, credendo in ciò che si fa e nella musica; i Casa Babylon tribute band Manu Chao, progetto nato dalla collaborazione di nove musicisti dalla decennale esperienza, e provenienti dai più diversi generi musicali (latino, pop, funky, rock, popolare) e accomunati dal desiderio di offrire lo spettacolo di Manu Chao e Radio Bemba sound system dal vivo. Da Clandestino a Malavida alla Rumba de Barcelona, lo spettacolo si completerà di un’ora e mezza circa di emozioni, che non potranno non coinvolgere. Abbiamo raggiunto il leader del gruppo, Vince Zecchino, (il gruppo lo ricordiamo è del nord -st della Puglia), che ci ha chiarito qualcosa sulla formazione, nata nel 2009, e che da quattro anni è il tributo in Europa di Manu Chao: «Dopo averlo incontrato, ci dice, a Bucarest e spiegandogli il progetto ci ha dato la disponibilità e la conferma della ufficialità della sua band tribute e sono già quattro anni che suoniamo in tutta Italia e abbiamo anche aperto concerti a livello nazionale. Progetti futuri riguarderanno strettamente il nostro gruppo, Casa Babylon, ma al momento andiamo a proporre qualcosa che già esiste»; altro personaggio è Swydou Kienou: originario del Burkina Faso, ha cominciato a suonare all’età di sette anni il doun doun e poi il djembe con il padre, Baba Kienou. In seguito è stato chiamato in Germania, Italia e Francia per diverse esibizioni come Solista. E uno dei maggiori esponenti della musica etnico Africana in Europa. Ci sarà Paolo Scebba, un dj-producer di ventennale esperienza che ha calcato le più grandi piazze calabresi ed è al passo coi tempi e ancora Piero Tucci, dj-producer e vocalist eccellente. Francesco Altomare ha dichiarato al nostro settimanale grande soddisfazione per la scelta degli artisti e nonostante le ristrettezze economiche delle istituzioni, tuttavia afferma, si è riuscito anche quest’anno a garantire un grande spessore artistico per la Notte bianca alla sua consueta edizione estiva. L.dC.

Un concerto dei Casa Babylon


sabato 3 agosto 2013

Sipario sulla cultura Imma Guarasci regista della compagnia teatrale e culturale " Maschere e Volto"

Il teatro delle Contaminazioni Imma Guarasci è regista della compagnia teatrale e culturale “Maschere e Volto”. L’associazione ha sede legale a Rossano, Cosenza, con sede operativa in tutto il territorio della Calabria, con degli spettacoli anche fuori regione, come al teatro tedesco di Bolzano, in Trentino e con il “Parlamento” di Ruzzante. Il loro è un teatro sperimentale, che ripropone le caratteristiche di un teatro impegnato, legato alla letteratura e alla cultura in generale. L’associazione nasce nel 2002 e in occasione dei parchi letterati sorti e legati al millenario di San Nilo di Rossano e ad altri progetti riguardanti sempre il Santo come gli scritti di De Rosis, cavaliere e duca. Con opere teatrali importanti e che hanno visto coinvolti, Vanessa Gravina, Vincenzo Bocciarelli, Marco Marelli, attori di rilievo nazionale. L’associazione è composta di attori stabili, che trasmettono sul territorio, il gruppo del direttivo è composto di cinque persone e secondo gli spettacoli si cerca di integrare figurazioni e personalità di artisti, che possono aiutare il progetto del momento. Si lavora tanto sul gruppo, con un percorso su se stessi, sul corpo e con dei laboratori. L’associazione collabora con la cultura Arberesche, una di queste collaborazioni ha riguardato il testo di Dacia Maraini, “Passi affrettati”, tradotto nella lingua. L’associazione crede molto nella rappresentazione evocativa della cultura. L’obiettivo dei vostri progetti... La valorizzazione della cultura in generale quella Bizantina, ad esempio con un lavoro “Sui sentieri dei Bizantini”, oggetto di un progetto regionale 2011, realizzato presso il museo delle Icone di Frascineto, Cs. Questi paesi sono legati alla cultura Bizantina e conservano molto di più le sue tradizioni, perché hanno anche il rito. Sono ricche dal punto di vista iconografico e dei canti liturgici. Ad esempio importante il coinvolgimento di Rossano e Frascineto e San Basile nella contaminazione delle varie culture. Cosa bolle in pentola? Un progetto sul territorio di Mendicino, Cs, legato alla festa della seta e dal titolo “Sulle vie della seta”, in dialogo con l’amministrazione comunale e l’assessorato alla cultura Francesca Reda. Facendo un giro lungo le filande Gaudio, il lavoro mira alla valorizzazione dei centri storici e delle opere d’arte. Faremo delle passeggiate culturali/teatrali nel tempo e nello spazio. Un recupero delle tradizioni, ma nello stesso momento il teatro, che noi abbiamo in mente non lavora sul vernacolo, ma cerca di effettuare tutto in maniera semi professionistica, utilizzando la lingua e quella dialettale colta, per dare maggiore slancio alla valorizzazione del dei luoghi. Sono tanti i laboratori su cui lavorate, qualche ricordo particolare? “La Voce del silenzio” laboratorio didattico di teatro terapia e il ricordo va al fatto di come esso possa essere utile per il benessere personale. Essendo formatrice in questo settore particolare ho collaborato in progetti presso i Centri di salute mentale. La teatro-terapia sta entrando sempre più in ambito medico, devo però dire che il progetto non ha titolarità della mia Associazione, ma sono stata “prestata” come teatro-terapeuta ad altra associazione con l’intento che attraverso il teatro si possa creare benessere nelle Istituzioni, nelle scuole e nei progetti individuali e di gruppo e in cui il teatro possa essere lo strumento per generare benessere.

Con sede legale a Rossan e sede operativa in tutto il territorio della Calabria l’associazione organizza spettacoli anche fuori regione

Alcuni momenti dello spettacolo nella foto piccola, Imma Guarasci

Ci racconti un progetto particolarmente impegnato? Di certo quello su Ferramonti, il campo di concentramento, un “Diario”, in cui si narrano le vicende più umane della condizione degli Ebrei all’interno del campo di concentramento, avevano a disposizione una biblioteca, potevano giocare a scacchi e lo spettacolo prende il nome appunto di “Partita di Scacchi”, dove i personaggi si muovono come pedine nelle mani dei potenti, ma nell’idea di recuperare una loro libertà e di non essere scavalcati come “scacchi matti”. Altro progetto importante è “Alice”, progetto regionale del 2010 del Fondo Unico Cultura (Fuc) e rivolto alla formazione di tre competenze di operatori differenti nel mondo dello spettacolo. Uno per attori e/o non, che volessero avvicinarsi al mondo delle Voci, “Le voci di Alice”, un laboratorio che si è tenuto a Frascineto Cs. Un altro laboratorio si è tenuto, invece, a Reggio Calabria “Lo spazio di Alice”, allestimento di uno spazio performativo, realizzato in una struttura confiscata ai beni della ‘ndrangheta, con docente Aldo Zucco, famoso scenografo del teatro Calabrese e l’ultimo laboratorio si è tenuto a Rossano, Cs, sull’allestimento di un teatro in soli tre giorni, dedicato ad “Alice alla scoperta del mondo delle meraviglie”. L.dC.

XV


XVI

sabato 3 agosto 2013

Chiesa al passo coi tempi Cerisano in controtendenza

Recuperiamo la storia con Bennato A fianco di un calendario liturgico nutrito, fatto della novena con lodi mattutine e con un padre carmelitano predicatore, don Antonio Calvieri proveniente da Taranto, il vicario generale della Diocesi cosentina, don Salvatore Bartucci, che ha celebrato la messa di chiusura dei festeggiamenti in onore della Vergine Maria del Carmine a Cerisano, Cosenza, e con la premiazione del già presidente della Congrega, negli Anni novanta, Lorenzo Chiappetta, insignito di una targa, in cui si sono elencati gli anni di grandi iniziative fatte per la devozione mariana, tra cui anche le opere del noto pittore Salvatore Fiume, ha però registrato anche una notevole importanza nei festeggiamenti popolari e di piazza. Spaziando dall’opera, al teatro per i più piccini, dai concerti bandistici al teatro popolare, alla presenza della canzone di autore con Eugenio Bennato. Si è iniziato con i giochi popolari per i piccoli, presso la ormai storica sede del Palazzo Sersale, con il Teatro della Tarantola e la lettura della favola “La cicala e la formica”. L’edizione, la prima di “Canta Carmine”, dove si sono esibiti comuni cittadini e professionisti, come la cantautrice Zaira Vitaro. L’esibizione nelle sere a seguire della banda città di Cerisano e la serata danzante con prelibatezze del territorio. Il teatro popolare con attori del luogo, che da qualche tempo praticano il teatro polare, ripercorrendo in dialetto scene della vita di qualche tempo fa. Ha visto impegnati i giovani del paese, la caccia al tesoro, nella sua VI edizione. Nella serata finale il concerto operistico, di Gioia del Colle “Paolo Falcicchio”, diretto dal maestro Giuseppe Carbonara. Il concerto che ha ottenuto un grande successo di pubblico, proveniente da ogni parte del territorio della provincia, è stato quello di Eugenio Bennato e le sue musiche tarantolate, innovative e impregnate di suoni nuovi, nella serata del 27 luglio scorso. Nella settimana, che ha preceduto il concerto è stato ospite della libreria Feltrinelli di Cosenza e nella città di Cerisano ha smosso braccia e gambe al ritmo frenetico delle sue tarantelle. Già nella serata verso le 20,00 il Cantautore ha fatto visita all’affascinante e preziosa chiesa della Madonna del Carmine ed è con grande rispetto che è entrato nel Tempio, accompagnato dal Comitato della Congrega e dalla presidente Antonella Fioravante, che l’ha portato tra le opere d’arte e le spettacolari “misture” di stili pittorici e architettonici che sono proprie di questa struttura, che nel tempo è andata arricchendosi e ingrandendosi nella sua bellezza, da ultima, gli è stata mostrata la cappella del Tebernacolo completamente dedicata ai Santi del Carmelo, con scene della vita di Teresa D’Avila e Giovanni della Croce. Poi le prove e infine alle 22,00 l’inizio del concerto, che ha tenuto per due ore i ritmi sempre alti. Noi lo abbiamo incontrato alla fine dello spettacolo, nel retroscena, per farci raccontare del suo amore verso tutto il Sud d’Italia. Eugenio Bennato durante il concerto ha affermato che il Sud non ha mai impugnato le armi, popolo pacifico che non ha fatto mai grandi rivoluzioni... In realtà non abbiamo mai fatto guerre, piuttosto le abbiamo subite, non siamo mai stati imperialisti. Le uniche rivolte erano per liberarsi di un gioco che veniva da fuori, dai regnanti che invadevano i nostri territori. La domanda che mi pone, mi ricollega ai briganti del presente. Chi sono questi briganti? La nuova generazione del Sud che si sta riappropriando delle radici. Tutti i giovani che questa sera ballavano le tarante o tutti quelli che hanno scelto uno strumento come la chitarra battente, il tamburello o l’organetto, sono variabili impazzite, contro l’appiattimento globale, contro la logica del business planetario. L’immagine di Cerisano di questa sera è un fatto assolutamente rivoluzionario rispetto alla logica televisiva e del potere globale e delle multinazionali. Dal Sud sta partendo una ventata nuova e importante, che non è una frangia dell’Italia del Sud, ma l’intero popolo che sta facendo questo. Riguardo alle musiche dei suoi brani, quali saranno i nuovi ritmi, che potremmo ascoltare nel prossimo futuro? Abbiamo grandi maestri nell’intero Sud e una tradizione che va studiata e rispettata. Auguro ai musicisti, che a fronte dell’avere impa-

All’interno dei festeggiamenti in onore della Vergine Maria del Carmine la musica tarantolata del grande Eugenio


sabato 3 agosto 2013

Chiesa al passo coi tempi

Martedì 6 agosto a Sant’Agata d’Esaro

Il momento degli Efm trio

Eugenio Bennato con la congrega del Carmine; a sinistra il presidente Antonella Fioravante Nella pagina accanto l’artista impegnato nel concerto a Cerisano

rato quelle formule e gli accordi antichi, di trasgredirli, di andare avanti e, soprattutto, legarli al contemporaneo. Non esiste la musica popolare da museo, ma la cosa importante è recuperare quegli strumenti e canti che innovati si possano conservare. Questa sera ho eseguito una canzone che appartiene alla tradizione calabrese che è “Riturnella”. E se io non l’avessi ascoltata venticinque anni fa, salvandola dall’oblio, avrebbe potuto fare la fine della gran parte della musica popolare, che va nel dimenticatoio della storia e si perde. Il Sud resiste al fenomeno, che appartiene a tutta l’Europa, mantenendo le scintille di questa cultura. Un messaggio diretto ai calabresi, quale potrebbe essere? Il messaggio parte da Cerisano, in contro tendenza rispetto alla Calabria cambiata urbanisticamente. Qui abbiamo le mura antiche e il rispetto per l’arte anche popolare. Il messaggio quindi potrebbe essere quello di eliminare tutte le costruzioni abusive, che stanno deturpando questa Regione e poi certamente altro messaggio quello di eliminare tutto il mal costume sociale, che porta alla malavita, fenomeno che non è solo calabrese, ma che la Calabria possa dare il grande esempio di una civiltà, che va verso la pace e l’onestà. Lucia De Cicco

Martedì 6 agosto alle ore 21 Sant’Agata di Esaro, cittadina del Cosentino, ospiterà gli Efm trio, un terzetto che presenta un repertorio misto composto da brani standard d’autore che hanno fatto storia, ovviamente rivisti, smontati e riassemblati con un sound grintoso e fortemente contaminato. Questi tre personaggi calabresi Egidio Ventura piano Frank Marino Basso e Max Russo batteria hanno fatto confluire le loro molteplici esperienze, che vanno dal Jazz alla musica latina/cubana, per dar vita ad un progetto forse non troppo innovativo ma sicuramente di grande impatto. Un repertorio lessicale jazzistico quasi inesauribile, che consente alla formazione di offrire al suo pubblico esibizioni forti e sempre convincenti. Composizioni originali e famosi standard, dove l’eleganza, la musicalità e la maestria del pianismo di Egidio Ventura, sono supportate da una ritmica affiatata, di esperienza e di altissimo livello. Gli Efm trio già da qualche mese ha iniziato il loro tour estivo, presentando in vari Comuni calabresi ma anche fuori regione un repertorio dalle energiche sonorità afrocubane con contaminazioni jazz, ad arrangiamenti personali che fanno omaggio a grandi personalità del Latin Jazz internazionale. Il risultato molto eterogeneo e sicuramente accattivante grazie anche a momenti di grande energia e virtuosismo. Egidio Ventura in una sua dichiarazione ha affermato che riguardo il repertorio che suonano e negli arrangiamenti «si possono sentire sonorità di funk, jazz, latin, fusion. Composizioni che si lasciano ascoltare anche da un pubblico distante dal genere. Immediatezza o persuasione? Mi chiedo spesse volte...». «Sicuramente immediatezza, preferiamo essere il più possibile comunicativi con la nostra musica, evitando soluzioni cervellotiche o di maniera, pur mantenendo dei solidi connotati jazz». «Nelle nostre perfomance Il pubblico sempre numeroso ai concerti, è entusiasta non c’è in solo concerto che non si suona il bis e alla fine delle esibizioni il pubblico si avvicina al palco offrendoci apprezzamenti e complimenti. Questo ci fa sentire orgogliosi e ci gratifica nello stesso tempo per il lavoro e l’impegno che abbiamo impiegato nel nostro progetto». Un doveroso grazie va al Sindaco Luca Branda primo cittadino di Sant’Agata di Esaro che pur il momento difficile che attraversa il paese e la nostra regione in particolare ha promosso iniziative culturali di grande spessore artistico-culturale tra cui l’importante Festival internazionale di musica classica “Arthemisia” quest’anno dedicato al maestro Emilio Martorelli che tanto bene fece alle passate generazioni del Comune di Sant’Agata di Esaro. Si cercherà, dunque, come avvenuto nelle edizioni precedenti, di soddisfare le aspettative della cittadinanza sempre più attenta e competente verso questo tipo di proposta musicale. Si intende, perciò, continuare il cammino intrapreso proponendo un offerta musicale di grande eccellenza. Il concerto del 6 agosto con gli Efm trio è gratuito offerto dall’amministrazione comunale di Sant’Agata di Esaro, e nel periodo delle attività verrà offerta la cittadinanza onoraria al sindaco Gianni Speranza del Comune di Lamezia Terme. Per ulteriori informazioni sugli eventi si può contattare il Comune di Sant’Agata di Esaro al seguente numero telefonico 0981 62890.

XVII


XVIII

asabato 3 agosto 2013

Pillole di fede La festa in onore della Madonna del Carmelo, voluta dalla congrega del Carmine di Cerisano

Il Carisma carmelitano La festa in onore della Madonna del Monte Carmelo, voluta dalla congrega del Carmine di Cerisano, nel Cosentino, presidente Antonella Fioravante, giovanissima ragazza con una laurea d’informatore scientifico, quest’anno ha registrato, fra gli altri avvenimenti, anche la presenza di un frate carmelitano, proveniente da Taranto, padre Antonio Calvieri, priore parroco della comunità (tre sono i fratelli che la vivono: oltre padre Antonio, padre Anastasio Filieri, vicario parrocchiale e Salvatore Rainieri, religioso) della città dei Calzati e appartenente alla Provincia napoletana con sede a Bari. Padre Antonio Calvieri è nativo di Curinga, provincia di Catanzaro, in cui è presente un Terzo Ordine Carmelitano (l’anno prossimo sarà il 50° della fondazione), una congrega carmelitana e i Fiori del Carmelo, bambini, che dopo battezzati sono iscritti all’abitino del Carmine e crescendo nella Gioventù carmelitana; chi si sente chiamato alla vocazione, entra nell’Ordine secolare. Ha percorso le serate del Triduo, animandole, nell’omelia, con la storia dell’Ordine che si perde nelle Scritture antiche, dal profeta Elia, alla leggenda/apparizione della donazione, da parte della Madonna, del Santo Scapolare a San Simone Stock: dalla grande famiglia carmelitana, che si divide nelle sue due anime di Scalzi e Calzati, post e preRiforma teresiana, fino alla nascita delle congreghe, forme di pietà popolare e alla Terza vocazione della famiglia, l’Ordine secolare, con l’accettazione dello Scapolare Mariano. Padre Calvieri, ci può comunicare qualche notizia riguardo alla vocazione nel Terzo Ordine Carmelitano, nella zona di Curinga? All’inizio vivevano una vita riservata, erano chiamati Terziari isolati, andavano a fare la professione addirittura a Messina, poi nacque il primo Terzo Ordine a Sambiase. Non è stato facile perché la devozione Mariana al Carmine è molto sentita e là dove la parrocchia è non Carmelitana è facile comprendere la situazione di molti parroci, che si sentono orfani del fatto di vedere le chiese poco frequentate, perché ci si sente maggiormente chiamati nella devozione. All’epoca c’erano anche altri fattori, di certo il caso che nella parrocchia si aveva necessità di disponibilità di offerte e i congregati non sempre erano disponibili a disporre offerte per altro che non era l’ingrandimento e l’abbellimento delle loro chiese, trascurando i doveri della parrocchia. Il carisma dei Carmelitani è soprattutto la contemplazione... Noi siamo contemplativi di vita attiva, preghiera e azione, perché

Padre Antonio Calvieri

Presidente Antonella Fioravante, giovanissima ragazza con una laurea d’informatore scientifico Quest’anno anche la presenza di un frate carmelitano proveniente da Taranto, padre Antonio Calvieri

l’attenzione oggi più che mai deve essere verso le famiglie più bisognose, i poveri e i più lontani. I Carmelitani sono «una comunità orante in mezzo al popolo». La preghiera e l’azione si riferiscono a Marta e Maria. Ci dobbiamo compenetrare non stando isolati o dedicandoci solo alla preghiera, ma facendo l’una e l’altra cosa. Tanta vitalità ha in se questo Carisma, ma esiste ancora una datata divisione tra Scalzi e Calzati? L’incontro tra le anime dell’Ordine è nel Carisma stesso, nella preghiera e nell’ideale. Alla morte di Santa Teresa D’ Avila e San Giovanni della Croce si sono staccate le due anime dell’ordine in Calzati e Scalzi. La differenza consiste nella vita di parrocchia o conventuale, in base alla propria attitudine o per testimonianza diretta ci si avvicina all’una o all’altra realtà. Il suo servizio nella comunità di Taranto, oltre a quella di esserne Priore, che cosa riguarda? Io vado, dove mi invitano e andando, dove c’è necessità di un Padre come per le novene della Madonna del Carmine. Il fatto è che stiamo diventando davvero pochi e quest’anno in particolare ho trascurato la mia chiesa per poter essere là dove c’è bisogno. Quest’anno personalmente sono stato a Grottaglie, nel Tarantino, dove c’è una grande Congrega e dove si sta formando un Terz’Ordine. Quest’anno molto intenso, mi sono recato anche a Sambiase di Lamezia Terme e in fine a Cerisano, Cosenza, dove mi hanno invitato in una bella realtà Carmelitana, dove è sentita forte la devozione alla Madonna. Sperando che questa mia venuta possa portare qualche vocazione all’Ordine Carmelitano, nutrendo la Congrega di chi maturo voglia crescere nella fede. Ci parli della realtà di Taranto... La comunità antica dei Carmelitani, che oggi è parrocchia, gestita dai Diocesani e dove si svolge una grande festa in onore della Madonna del Carmine e poi esiste la comunità dei Carmelitani, la mia. Noi siamo lì dal settecento, ritornati, ma non facciamo la processione, perché è la parrocchia che porta la Madonna nella nostra Comunità. Quest’anno don Marco Gerardo, il parroco, ci ha invitato ufficialmente e per la prima volta a partecipare alla processione. L.dC.


sabato 3 agosto 2013

Pennelli che tornano a casa Sculture e disegni di Francesco Triglia al Castello Ruffo di Scilla

Oltre il Mito L’associazione culturale Ulysses, da diversi anni impegnata sul territorio per l’attivazione di eventi rivolti alla valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale calabrese, con il patrocinio del Comune di Scilla e del Consorzio per il bergamotto organizza la seconda edizione di “Vivere il castello”, festa delle arti, della moda e della letteratura. Il 25 luglio è stata inaugurata al Castello Ruffo la mostra “Oltre il Mito”, sculture e disegni di Francesco Triglia, curata da Marisa Cagliostro. La ricca personale dell’artista reggino resterà aperta tutti i giorni dalle 16 alle 20 fino al 31 agosto. Lo stesso giorno nella piazza San Rocco verrà inaugurata una splendida e monumentale “Scilla” in bronzo, donata alla cittadina dalla famiglia di Giovanni Capua, noto imprenditore reggino, prematuramente scomparso e molto legato ai luoghi del mito di Scilla e Cariddi. Francesco Triglia nasce a Reggio Calabria nel 1951. Studia presso il liceo artistico del capoluogo calabrese, seguendo i corsi dello scultore Reginaldo d’Agostino. È toccato dal fascino della statuaria classica che conosce frequentando il Museo archeologico nazionale della Magna Grecia, venendo a contatto di forme e miti che impronteranno tutta la sua futura produzione, seppure lontano dalla sua terra. Nel 1970 si trasferisce a Milano, ove segue le lezioni dell’Accademia di Belle arti di Brera e si diploma in scultura. Intraprende subito la libera professione approfondendo la ricerca sulle possibilità plastiche di materiali diversi, legni innanzitutto e poi bronzo. Nel 1984 tiene una personale a Ginevra, nell’ambito della quale, oltre alla scultura presenta la sua opera grafica, dal tratto fine e incisivo. Tra il 1985 e il 1986 vince il Concorso nazionale per la realizzazione di un monumento in bronzo per i carabinieri di Merano ed esegue per il Comune di San Gregorio nelle Alpi un trittico monumentale dedicato ai Caduti sul lavoro. Viene invitato, nel 1986, alla Biennale del Bronzetto di Padova, dove partecipa presentando due opere. Nello stesso anno tiene una personale a Verona e una Venezia e negli anni successivi una serie di mostre tra Milano, Venezia e Torino. Per la Curia Vaticana ha eseguito il ritratto di monsignor de Lorenzo Nel 1995 la Galleria Arrigo Boito di Belluno e, l’anno successivo, l’Art space di Milano allestiscono una sua personale. Nel 1998 l’assessorato alla Cultura del Comune di Trani organizza una grande

mostra presso il Monastero di Santa Maria di Colonna. Nel 2000 realizza, unica opera in Calabria, il monumento dedicato al mare, destinato all’aeroporto di Lamezia Terme.

La ricca personale dell’artista reggino resterà aperta tutti i giorni dalle 16 alle 20 fino al 31 agosto

Nel 2003 a Roma gli viene commissionato dall’Aig (Associazione italiana alberghi per la gioventù) il ritratto di Aldo Franco Pessina, padre fondatore dell’associazione stessa. Nel 2005 a Firenze, presso la limonaia di Villa Strozzi, espone sculture e disegni col patrocinio del Comune di Firenze e nello stesso anno espone a Pisa, presso la Basilica di San Zeno. Nel 2006 a Montecarlo l’Artemisia art gallery propone una esposizione di sculture e disegni e, in Rue Princesse Caroline, viene installata una sua grande scultura in bronzo. Nel 2007 a Firenze, presso la prestigiosa sede dell’Accademia delle Arti e del disegno, col patrocinio del Comune di Firenze, viene allestita una sua mostra antologica. Nel contempo la rinomata Enoteca Pinchiorri, in Firenze, ospita due monumentali sculture in bronzo. Nel 2007 a Feltre l’associazione Donatori di sangue lo incarica per la realizzazione di un monumento in marmo dedicato al Donatore di sangue. Nello stesso anno gli viene commissionata una Via Crucis in bronzo per la chiesa del Gesù Salvatore in Milano Tre (Basiglio). Nel 2008 viene allestita una mostra personale presso la Villa Manin di Passariano (Udine), e, nello stesso anno, un’altra personale nel fondaco delle Biade nel Comune di Feltre. Nel 2009 esegue con il gruppo Ryaki una grande fontana in bronzo per la Piazza di Barberino del Mugello. Nel 2010 allestisce una mostra personale presso lo “Spazio Statuto” in via Statuto a Milano. L’anno 2010 si conclude con una mostra personale presso la Loggetta Soncinelli di Gardone Val Trompia (Brescia) e nel 2011 una personale presso la Torre Avogadro di Lumezzane (Bs). Dal 2012 si è impegnato, su committenza privata, nella monumentale opera scultorea raffigurante Scilla, figura mitologica da cui prende nome l’omonima località, protesa con il suo castello nello Stretto di Messina. Un grande ritorno, anche se temporaneo, di un bravo artista reggino, che non ha mai dimenticato la sua Calabria magnogreca, tornando ogni anno a trascorrere le vacanze estive sullo Jonio reggino!

Chiara Corazziere presidente associazione Ulysses

XIX


XX

sabato 3 agosto 2013

VII edizione della Biennale Nei suggestivi spazi del settecentesco Collegio Sant'Adriano di San Demetrio Corone, dal 3 agosto al 2 settembre

Magna Grecia vuol dire arte contemporanea Anche la Calabria ha la sua Biennale e quest’anno, per la prima volta, l’organizzazione dell’evento è realizzata in collaborazione con il Maca (Museo arte contemporanea Acri), per la direzione artistica di Silvio Vigliaturo, e rientra nell’ambito del programma MacArtCalabriaProject. Giunta alla sua settima edizione, la Biennale d’Arte contemporanea Magna Grecia ha luogo nei suggestivi spazi del settecentesco Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone (Cs). La rassegna, che si tiene da sabato 3 agosto a lunedì 2 settembre 2013, è composta di quattro sezioni, per un totale di oltre sessanta opere. Una prima sezione, a cura di Silvio Vigliaturo, che si avvale della collaborazione dell’associazione culturale “De arte”, raccoglie una collezione di importanti opere (molte di grandi dimensioni) di alcuni degli artisti più noti del XX e del XXI secolo: Arman, Pascal Bazilé, Mauro Benetti, Sandro Chia, Piero Gilardi, Luigi Mainolfi, Mario Merz, Vik Muniz, Ugo Nespolo, Mimmo Paladino, Gianni Piacentino e Michelangelo Pistoletto. «I corridoi e le sale del Collegio Sant’Adriano - spiega Vigliaturo - fanno da cornice a una breve storia, un riassunto, delle tante rivoluzioni artistiche che si sono susseguite dai primi anni Sessanta del Novecento in avanti, trovando il punto di partenza nel Nouveau Realisme e terminando con la Transavanguardia, senza scordare, ovviamente, l’arte povera, sia nei suoi membri “ufficiali”, che in quelli più estrosi e meno categorizzabili».

La rassegna in collaborazione col Maca è composta da quattro sezioni per un totale di oltre sessanta opere

La terza sezione, intitolata Hand Made, si propone come focus sulle manifestazioni più attuali della scultura contemporanea e presenta una selezione di opere del giovane artista Giovanni Longo, «perfetto rappresentate di una nuova generazione di artisti che hanno metabolizzato la lezione concettuale, concretizzandola in un’idea di arte intesa come “téchne”, come “saper fare”, - spiega Andrea Rodi - che affonda le sue radici nelle origini elleniche della nostra cultura e che, quindi, si addice perfettamente a una Biennale denominata Magna Grecia». La quarta sezione, infine, è composta da un’opera realizzata in ensemble dagli artisti Laura Patacchia e Antonio Gatto, invitati da Maria Credidio, presidente della Biennale Magna Grecia, che prende parte anch’ella alla sua realizzazione. «L’opera è stata apposita-

1 La seconda sezione, a cura di Massimo Garofalo e Andrea Rodi, coincide con la nuova tappa del progetto espositivo itinerante Young at art, attraverso il quale il museo di Acri sta portando avanti la promozione attiva della scena artistica calabrese e, in particolare, dei suoi giovani talenti. Gli artisti, tutti under 35, che partecipano all’edizione 2013 sono dodici (Anna Capolupo, Maurizio Cariati, Marco Colonna, Salvatore Colloridi, Giuseppe Guerrisi, Giovanni Fava, Salvatore Insana, Giulio Manglaviti, Domenico Mendicino, Mirella Nania, Gregorio Paone e Giusy Pirrotta) e restituiscono una sintesi efficace della vivacità della scena contemporanea calabrese in tutte le sue forme espressive: dalla pittura alla scultura, passando per la video-arte, la fotografia e il collage digitale. I due curatori sono mossi dalla convinzione che «proprio questa diversità sia l’indizio principale della ricchezza della Calabria artistica, che sta finalmente cominciando a credere in se stessa e nelle proprie potenzialità. Dodici giovani talenti per dodici linguaggi nuovi che raccontano della freschezza di un territorio in rinascita».

2


XXI

sabato 3 agosto 2013

VII edizione della Biennale

3 mente progettata e realizzata nello spazio del teatrino del Collegio - raccontano gli artisti -, come ipotesi di abitare il linguaggio alla stregua di segno prezioso di una estrema epifania». Informazioni relative all’evento sono reperibili all’indirizzo: biennalemagnagrecia.com o contattando il seguente indirizzo e-mail: info@museomaca.it L’evento rientra nell’ambito del programma MacArtCalabriaProject, che fa parte della rete di eventi finanzianti dalla Regione Calabria nell’ambito dell’attuazione del Progetto integrato di sviluppo regionale Arte contemporanea in Calabria. Piano regionale per l’Arte contemporanea in Calabria. Linea di intervento 5.2.2.4 del Por Fesr 2007/2013 - Azioni per lo sviluppo dell’Arte contemporanea in Calabria.

4

1 - Piero Gilardi Autunno sul greto poliuretano espanso 2 - Salvatore Insana Space Time Lapse (Out of this time) 3 - Giovanni Longo Uroboro Smemorato, legno di recupero, gommapiuma, ferro 4 - Michelangelo Pistoletto Frattale, acrilici su specchio

Biennale d’Arte Contemporanea “Magna Graecia” Luogo:

Collegio Sant’Adriano Via Dante Alighieri, San Demetrio Corone (Cs)

Presidente:

Maria Credidio

Direttore:

Silvio Vigliaturo

Curatori:

Massimo Garofalo, Andrea Rodi, Silvio Vigliaturo

Vernissage:

sabato 3 agosto, ore 18:00

Periodo:

dal 3 agosto al 2 settembre 2013

Orari:

tutti i giorni, dalle 16 alle 20.

Info sede:

tel. 0984482848

Info mostra:

Ufficio stampa Maca tel. 0119422568 info@museomaca.it www.museomaca.it biennalemagnagrecia.com youngatart2013.com


XXII

sabato 3 agosto 2013

Quattro chiacchiere serie... Conversazione tra amici per capire cosa pensavano delle rappresentanze istituzionali di questi tempi e del passato

Politicando... di Giuseppe Aprile

È possibile che un avvocato sia più cretino del suo difeso? Sembra una cosa d’altro mondo, ma è possibile. Èanche possibile che uno perda la causa pur avendo ragioni da mettere in campo, solo perchè non sa difendersi. E a ciò può concorrere che conta il maggior prestigio di un avvocato rispetto ad un altro. La giustizia italiana è tale che la ragione ed il torto si giocano spesso sul terreno della maggiore capacità di difesa o di attacco o per la maggiore influenza che un organo di difesa può esercitare sull’intero apparato del potere giudiziario che spesso sembra faccia riferimento al potere di uno, magari più furbo dell’altro. Può avvenire, dunque, che sul terreno dei torti peggiori espressi in campo, rispetto a quello che più di ogni altra cosa crea ingiustizia, paga un imbecille e restano in trionfante vita proprio coloro che fanno scempio dei peggiori corpi di reato esistenti. Vale a dire che paga per corruzione elettorale chi ha corrotto solamente, ma resta indenne da colpe chi ha maggiormente usufruito del vantaggio della corruzione elettorale, sol che mancanze

di denunce o coperture di altro genere, determinano privilegi di entità determinante. Vale a dire che su cento persone che vincono solo per il voto di scambio o la corruzione elettorale, la fanno franca cento per le quali sarebbe interessante chiedere perché siano state votate. È come se si dicesse che Maradona è pagato cento miliardi nel mentre siano stati sprecati altri duecento per un soggetto che del pallone non conosce alcuna esistenza. In questo Paese avviene che per effetto della legge elettorale, decisamente sbagliata, vengono elette persone ad amministratori della cosa pubblica che non sanno alcunché del pubblico e tanto meno della cosa da amministrare. Avviene questo perché è come se un cacciatore, invece di dotarsi di un fucile e del cane da caccia, vada a caccia con il frustino da cavallo o stia in un consesso politico ed amministrativo come se stesse nel proprio ambulatorio medico dove continua a tenere relazioni sociali pensando che quello fosse il suo compito e, magari, qualche nozione di medicina potesse esaurirsi solo nella capacità di tessere amicizie e consensi.

Ho riunito persone di diversi ceti ed ho voluto sentire cosa avevano in mente in materia. Erano Cecio, Mastro Milio, Tita e Marietta

Abbiamo che invece di avere dei politici e dei bravi amministratori al loro posto, abbiamo dei medici che compiono due danni. Uno perché vengono meno a quello per cui hanno studiato una vita, che sarebbe la laurea e la professione di medico, l’altro perché vanno ad occupare un posto che presupporrebbe ben altre competenze rispetto a quelle di cui dispongono loro. Abbiamo ospedali vuoti e amministrazioni con medici al timone. Partiti politici retti da medici, dentisti, farmacisti, faccendieri, impiegati postali o da uffici del lavoro ed ammalati senza assistenza, senza cure, senza un punto a cui rivolgersi per la loro cura. Oltre che una politica degradata, abbiamo una politica sostituita da gente che di tutto sa tranne che di politica. In un paese una persona capace di fare il sindaco o il consigliere comunale o il dirigente di un partito è lasciata fuori da attività di sua competenza e ad amministratore troviamo gente che lo fa per passatempo, per convenienza, perché furfante, per caso. Feci un giorno una conversazione tra amici per trattare e capire cosa pensavano delle rappresentanze istituzionali di questi tempi e del passato. Ho riunito persone di diversi ceti ed ho voluto sentire cosa avevano in mente in materia. Erano Cecio, Mastro Milio, Tita e Marietta. Tutte persone che avevano una discreta conoscenza di cose della politica e del comune. Ecco quanto mi hanno detto. Cecio - Io odio la politica. Personalmente non mi sono interessato

più da quando ho capito che chi entrava in politica lo faceva senza sapere niente e per farsi i soldi, sistemare qualche parente al comune, per avere un vantaggio e quando diceva che lo faceva per meglio amministrare il paese lo diceva per inganno. La sua intenzione si è subito rivelata diversamente da come diceva. Dopo che è andato al municipio, anche se non aveva mai fatto il sindaco, aveva avuto il posto per suo nipote, una casa popolare per una sua sorella e lui i soldi li aveva sempre in grande quantità. Ho avuto modo di capire l’inganno della politica e da allora ho deciso di disinteressarmene. Non sono più andato a votare e quando sento uno che mi parla di politica, lo faccio cambiare discorso. Mastro Milio - Considero male tutti quelli che fanno politica al giorno d’oggi. Non sono tutti disonesti nel mondo, lo capisco. Ma si mettono per diventare onorevoli, arricchirsi, prendere in mano le redini del comando. Conosco gente che non aveva nemmeno una lira per mandare avanti la propria vita. S’è messa a fare politica ed allora tutti l’hanno riverita, osannata, cercata per favori, perché attratti da quanto dicevano al solo scopo di avere il loro voto. Io pre-


sabato 3 agosto 2013

Quattro chiacchiere serie...

ferisco vivere la vita del mio orto, qui, in questa terra dove nessuno mi comanda e nessuno può dirmi quello che devo e quello che non devo fare. Non voglio padroni, non voglio favori, ma vita della mia famiglia la regolo secondo le nostre tradizioni. Siamo tutti educati al lavoro, a non avere bisogno di nessuno, a vivere secondo la nostra natura di persone dedite al lavoro ed alle cose più umili della nostra vita. Mio padre ci ha imparati cos’ e mi rendo conto che questo vivere è l’unico modo per non farsi illudere da alcuno, per accontentarsi di quello che Dio ti manda dalla terra che coltivi, che zappi da mattina a sera, senza mai andare al paese dove ti fanno mille promesse e mille discorsi al fine del loro interesse. Una volta, quando aveva la barberia e dovevo stare in paese, non c’erano le porcherie di oggi. Si viveva tra amici, tutti ci volevamo bene; a nessuno passava l’idea di imbrogliare l’altro. C’era più sincerità, meno filosofia, mai inganni disdicevoli, di quelli che si fanno da quando c’è gente meno intelligente di te e si sente un padre eterno che con la politica può diventare chissà che cosa. Questa politica è stata la rovina del mondo. Da quando è subentrata la politica, non abbiamo più pace. Le amicizia hanno cominciato e subire flessioni i buoni rapporti tra noi paesani, tutti sono diventati furbi, tutti hanno cercato di prevalere sull’altro pur essendo tutti fatti di carne e ossa, senza privilegio alcuno, perchè Dio ci ha voluti tutti eguali, maschi e femmine, grandi e piccoli, anziani e giovani. Ora non si capisce più niente e l’unica via rimasta è allontanarsi dal paese ritirarsi in campagna e vivere tranquillamente fregandosi di quello che pensano o fanno gli altri. E poi c’è che tutti hanno mandato u figli agli studi e sono diventati professionisti, avvocati, medici, professori. Le case hanno tanti che sono istruiti, sembra essere sorta una specie di

gara tra famiglie e persone ed ognuno sembra devono a fregare l’altro. Non c’è più quella bella e sincera amicizia di una volta; quando avevi piacere frequentare tuoi simili che tutti ci volevamo bene, nessuno voleva primeggiare sull’altro. Ora ognuno vuole primeggiare sull’altro. Il mio figlio è un semplice zappatore, il tuo è laureato, l’altro è impiegato. Ed ognuno deve primeggiare sull’altro. Gli avvocati sono tutti meravigliosi, uno migliore dell’altro, uno più capace dell’altro di difendere causa. E poi vai a vedere che l’ignoranza la prendono con la pala. Perché la scuola è diventata pure una rovina. Promuovono tutti e tutti si sentono grandi, migliori dell’altro, fanno a gara a chi è meglio nel mentre sono tutti in condizione che se fossero più umili farebbero davvero meglio ed imparerebbero tante cose nella vita. L’umiltà è di pochi, la presunzione è di tutti. E tutti si candidano in politica, sembra che la politica sia la nuova terra, la nuova ricchezza, la nuova fonte di guadagno. Tita - A me piaceva vivere meglio una volta, quando avevamo meno e ci amavamo di più. La vita era di poche cose, di piccole soddisfazioni. Si lavorava, si parlava, si stava con i vicini, si raccontavano

cose dell’uno e dell’altro, ognuno diceva la sua e non c’erano grandi ragioni di guerra o di inimicizia. Ora è subentrata la politica e siano divisi in fazioni. Io sono con questo e tu sei con quello, io vinco e tu perdi. Ed alla fine finisce che perderanno tutti e vincono solo quelli che vanno a comandare dove ci sono i soldi pubblici, le ricchezze del governo, le provvidenze dello Stato. La politica ha cominciato a rovinare tutto ed ora non ci riprendiamo più. Io odio la politica, amo la vita di famiglia, non mi interesso degli altri se non delle cose in comune che abbiamo. Ognuno va a fare quello che gli pare e piace ed io rispetto tutti e tutto. Ma resto della mia opinione che meno si interessa degli altri, uno, e meglio è. Ho tentato più volte di capire di più, di sapere, di vedere come fanno gli altri di fronte a certi problemi. Ho sempre capito poco o niente anche perché nessuno ti dice la verità. Tutti sembrano devoti a primeggiare sugli altri e restano pochi a fare le cose per bene e ad occuparsi dei fatti propri senza rompere le scatole agli altri. Marietta - Io per la verità non sarei tanto contraria alla politica. Oramai la fanno tutti e penso che con il passare del tempo nessuno potrà fare a meno. Tutto è politica oggi. Tutto si risolve con la politica e penso che ci sarà una prima fase in cui è cosa sporca, ma dopo migliorerà; quando tutti isi renderanno conto che la politica non è un male, ma è il bene futuro. Allora la faranno tutti per bene, diminuiranno gli interessi di parte, si farà senza secondi fini. Del resto anche nel passato spesso la politica si faceva per passione e tanti sindaci ci hanno pure rimesso. Non tutti sono ingiusti, non tutti pensano ai fatti loro, a guadagnare. Molti lo fanno per grandezza, come la intendono loro, ovviamente e si sentono importanti, predi-

Tutte persone che avevano una discreta conoscenza di cose della politica e del comune Ecco quanto mi hanno detto

sposti ad occuparsi per il bene della società. Molti si sentono più importanti e pensano di essere utili agli altri, per il bene comune. Vedete, io non sono molto sfiduciata. Io penso che anche la politica si possa fare per il bene della società. Anzi, si deve fare per questo. Quando non si fa così, è la devianza. Certo, ancora sono i peggiori, per lo più, che si dedicano alla politica e sono eccezione i giusti e gli onesti. Poi sarà il contrario. La maggior parte sarà giusta e diminuiranno i negativi. Perchè con il passare del tempo la gente si imparerà e controllerà, voterà meglio, farà scelte. Ora è una fase di confusione. Ci sono avvocati che sembrano bravi perché parlano delle leggi che nessuno conosce e coprono la loro effettiva ignoranza che nessuna scuola può coprire. È facile vedere avvocati che sanno meno dei loro clienti. È facile che i professori siano solo tecnici nel mentre alla scuola si impara poco dove il professore del essere prima uomo e poi preparato per insegnare. Se non c’è l’uomo non ci può essere il professore. Per questo tanti restano ignoranti anche se frequentano la scuola. La società deve migliorare. Io penso che mai è stato brutto come oggi. In futuro non può che migliorare. Peggio di ora non potrà essere mai.s

XXIII



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.