Voce ai giovani

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Anno 37 - 7 Dicembre 2013 - Numero 49

Settimanale indipendente di informazione

euro 0,50

attivisti M5s Savuto

Niente scuola per una trentina di studenti del Savuto: Comuni, Provincia e Regione non trovano pochi euro per il trasporto MEDICO-PAZIENTE-AZIENDA

COLLETTA ALIMENTARE

Sanità, sistema di emergenza: tutto di corsa

Aggiungi un pasto a tavola La Calabria è sempre generosa

a cura di Carmelita Brunetti

A Vibo il progetto nazionale “Vibo Emergency medicine”

Falcone e Romeo (Banco alimentare) soddisfatti per la raccolta


II

sabato 7 dicembre 2013

Scuola mia, scuola mia... L'abbandono scolastico (forzato) della Valle del Savuto

Banchi irraggiungibili Circa 30 studenti di alcuni paesi della Valle del Savuto potevano arrivare gratuitamente all’istituto Ipssasr di Scigliano grazie a un autobus che, di colpo, non garantisce più il primo tratto... Ocse: bene studenti al Nord, peggio al Sud

Mezzogiorno bocciato Se la matematica resta un ostacolo per gli studenti italiani, nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, per gli studenti di Trento, del Friuli Venezia Giulia e del Veneto è la materia preferita, tanto che ottengono un punteggio ben superiore alla media Ocse, rispettivamente di 524, 523 e 523 punti. Al contrario nel Mezzogiorno di registrano risultati in generale al di sotto della media italiana. L’Italia risulta quindi spaccata in due, e i dati Ocse presentati a Roma evidenziano questo divario regionale. Lo stesso vale per la lettura e le scienze, con gli studenti del Nord che hanno ottenuto punteggi al di sopra della media Ocse e quelli del Centro, ma ancora più del Sud, che con punteggi al di sotto della media. Nello specifico, per quanto riguarda la lettura, a fronte di una media Ocse di 496 punti, gli studenti del nord ovest hanno ottenuto 514 punti, quelli del nord est 511, quelli del centro 486 e quelli del sud e delle isole dai 475 punti in giù, a eccezione della regione Puglia i cui studenti possono vantare 493 punti. La situazione è praticamente identica per le scienze: la media Ocse è di 501 punti, gli studenti del nord ovest l’hanno superata con 521 punti, come quelli del nord est, che hanno addirittura ottenuto 524 punti, mentre i ragazzi del centro si sono fermati a 493 e quelli del sud e delle isole si sono aggiudicati un punteggio che va da 468 in giù, ma sempre con la Puglia che esce dal gruppo con 483 punti. Insomma, se fosse per gli studenti del nord, l’Italia sarebbe in tutte le materie al di sopra della media Ocse. Il Centro e il Mezzogiorno trascinano invece il Paese al di sotto di questa media.

Articolo 34 della Costituzione della Repubblica italiana: «La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Con molta probabilità la Valle del Savuto non fa parte della Repubblica italiana, visto che da due mesi e mezzo molti studenti della nostra Valle non possono frequentare l’Istituto professionale (Ipssasr) di Scigliano per problemi economici, violando inoltre anche l’articolo 3 della nostra Costituzione. Ma veniamo ai fatti. Fino allo scorso anno scolastico circa 30 studenti di alcuni paesi della Valle del Savuto potevano raggiungere gratuitamente l’istituto di Scigliano grazie ad un autobus che, partendo da Piano Lago, passava nei vari comuni (Belsito, Malito, Grimaldi, Maione-Altilia) per poi raggiungere la stazione di servizio Esso di Savuto, transitava per Pedivigliano ed altri comuni, per raggiungere infine la scuola di Scigliano. Non si può dire che gli studenti non erano motivati, visto che quelli più lontani impiegavano anche fino a 2 ore da casa fino all’istituto scolastico. Dall’inizio del corrente anno scolastico improvvisamente il primo tratto dell’autobus, quello compreso tra Piano Lago e la stazione di servizio di Savuto viene sospeso, lasciando almeno 20 studenti con il problema di autoorganizzarsi per raggiungere l’autobus, che ora parte dallo svincolo autostradale di Grimaldi. Molte famiglie, avendo la possibilità, si sono organizzate, accompagnando i figli dal proprio paese fino a all’ingresso dell’autostrada di Grimaldi. Purtroppo altre sono state costrette a negare ai propri figli la possibilità di proseguire gli studi per problemi economici. Abbiamo incontrato i familiari interessati: molte famiglie sono monoreddito o addirittura senza reddito, visto che i genitori sono disoccupati oppure lavoratori in cassa integrazione o in mobilità; alcune non hanno nemmeno i soldi per pagare l’assicurazione dell’automobile, che sono costretti a tenere ferma nel cortile di casa. In questi mesi si è anche tentato di risolvere il problema con le amministrazioni locali, che non sono riuscite a dare una risposta positiva alle famiglie: affermano che le famiglie dovrebbero pagare 50 euro mensili per l’autobus. Ma secondo chi legge, è possibile che 7-8 comuni, la Comunità montana, la Provincia o la Regione Calabria non riescano a trovare un centinaio di euro mensili ciascuno per pagare un autobus e permettere ai ragazzi, frequentanti spesso le ultime classi dell’istituto, di continuare e terminare gli studi? Oppure siamo tornati alla barbarie ed alla divisione in classi tra poveri e ricchi: i figli di chi ha abbastanza soldi possono studiare, gli altri devono restare poveri ed ignoranti come erano i nostri avi? Indigniamoci davanti a queste ingiustizie e chiediamo ai nostri governanti di risolvere i problemi reali delle persone che hanno permesso la loro elezione, altrimenti rimandiamo a casa chi non fa il proprio dovere e non è in grado di dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini elettori. Gli amministratori sono i nostri dipendenti e li possiamo mandare a casa quando vogliamo! attivisti Movimento Cinque stelle Savuto


sabato 7 dicembre 2013

III

Rapporto medico-paziente-azienda Sistema di Emergenza-Urgenza nelle strutture di Pronto soccorso, le normative

Sanità

tutta di corsa a cura etti di Carmelita Brun

Dopo il buon esito ottenuto dal congresso di Roma del 29 novembre scorso, dedicato alla conoscenza del sistema di EmergenzaUrgenza in Italia e su come affrontare le maxiemergenze, anche a Vibo Valentia si è presentato, nei giorni scorsi dal 2 al 4 dicembre, il Progetto di rilevanza nazionale “Vibo Emergency medicine”. In questo contesto il direttivo della Simeu organizza, con l’alto Patrocinio del ministero dell’Interno e della direzione centrale di Sanità, il Simposio nazionale Simeu su “La medicina d’urgenza dall’extra all’intramoenia, il modello spoke-hub”. Questo appuntamento si è sviluppato in eventi formativi Ecm organizzati due volte all’anno a Vibo Valentia presso la scuola Allievi agenti della polizia di Stato. Ogni edizione così come questa ha visto oltre 900 iscritti, fra medici ed infermieri. Esso costituisce un momento importante di aggiornamento e qualificazione professionale del personale operante nei dipartimenti di emergenza di tutto il Meridione. Partecipano personalità di assoluto rilievo del panorama dell’emergenza-urgenza nazionale ed europea, quali ad esempio i diversi presidenti nazionali della Simeu (da Ubaldo Mengozzi a Federico Miglio, da Vito Giustolisi ad Annamaria Ferrari, da Fernando Schiraldi a Giorgio Carbone) il dg della Protezione civile nazionale, il coordinatore dell’Eusem (Società europea di medicina d’emergenza). Tuttavia, riferisce il presidente regionale Simeu Enzo Natale: «Siamo tutti in cammino, gentili amici, nella direzione della piena ripresa dell’attività sanitaria che, vi confermo, marcia spedita verso l’impegno professionale e di servizio al paziente, a tutti i suoi livelli di competenza e di responsabilità». Aggiunge inoltre il dottore Giorgio Ferrara, segretario regionale Cimo-Asmd, presente fra i relatori, che oltre alle direttive di pronto intervento nelle urgenze è necessario sottolineare che «i medici sono in attesa di una legge che disciplini la responsabilità professionale dal punto di vista di una riduzione del contenzioso». Il tema della responsabilità professionale dei medici è tuttavia stato ampiamente trattato in occasione del 30º congresso nazionale Cimo-Asmd

Dopo il buon esito ottenuto dal congresso di Roma del 29 novembre anche a Vibo Valentia è stato presentato il Progetto di rilevanza nazionale “Vibo Emergency medicine”

e durante l’audizione della Commissione affari sociali della Camera dei deputati dove la Cimo-Asmd ha inoltrato le proprie richieste. La medicina difensiva, prosegue Ferrara, durante la nostra conversazione, ogni anno costa non meno di 12-14 milioni di euro. L’80 % dei medici, con più di venti anni di carriera ha avuto almeno una richiesta di risarcimento, un avviso di garanzia, e a trascorrere almeno ¼ della vita lavorativa sotto processo, mentre il 90 % di procedimenti si concludono senza rinvio a giudizio o con un’assoluzione. È dunque molto importante distinguere gli episodi tra “malasanità” e “malagestione” delle strutture sanitarie soprattutto se si considera che l’80% degli eventi avversi è di natura organizzativa. Nasce così l’esigenza di obbligare le aziende sanitarie pubbliche e private ad istituire strutture dedicate alla prevenzione e gestione del rischio e a stipulare una copertura assicurativa per responsabilità civile e tutela del personale medico e sanitario. Sembra che un tentativo normativo s’intravede nella Legge Balduzzi. Sottolinea Ferrara che «si deve combattere l’errore non chi lo commette, in modo che chi patisce le conseguenze dell’errore sia giustamente risarcito, ma chi lo commette sia sanzionabile soltanto in caso di condotta inescusabile». Molti i temi discussi in questi giorni a Vibo tutti di indubbia importanza che fanno tirare il fiato e sperare in una sanità calabrese non più etichettata come malasanità.

Giorgio Ferrara


IV

sabato 7 dicembre 2013

Weekend solidale Cosenza e provincia si tingono di generosità di Francesco Fotia

È arrivato a Cosenza, e nell’intera provincia, quello che è già stato definito il “weekend solidale” organizzato da Eco-Ematologia Cosenza onlus, la due giorni di raccolta fondi per l’associazione nata nel settembre di quest’anno. A Piazza Kennedy, e in decine di altre dell’hinterland bruzio, i volontari di Eco stanno allestendo i banchetti con le tradizionali “Stelle di Natale” e, per la prima volta, con i monili in argento con incisi tre dei più importanti simboli di Cosenza. Collane, anelli, bracciali e ferma soldi, ideati e lavorati con la maestria di Maison Adamas, diretta dall’esperta orafa cosentina Paola Righetti. I preziosi richiamano la venerata icona della Madonna del Pilerio, protettrice della città sin dalla peste del XVI secolo, il mito del Re Alarico, recentemente tornato al centro del brand turistico Cosenza, e il Castello Svevo, voluto da Eco anche nel logo, che dal Colle Pancrazio svetta su tutti i cosentini.

Piacere del cuore gioia dell’occhio Segni che, in modo diverso ma con eguale forza, richiamano l’appartenenza al territorio, l’identificazione e quel senso di vicinanza solidale che nasce proprio dalla condivisione delle medesime radici. È possibile avere uno dei monili, corredati da pergamena informativa ed esposti per la cittadinanza per l’intera giornata di oggi e di domani, con una donazione di dieci euro, una cifra tutt’altro che proibitiva, ma grazie alla quale sarà possibile contribuire alla buona riuscita delle tante cause che Ematologia Cosenza onlus ha fatto sue. In primo luogo, la Ricerca, la stella polare della lotta contro i tumori del sangue, e non solo: baluardo della speranza e concreto strumento grazie al quale, oggi, l’indice di sopravvivenze alle leucemie, ai mielomi e linfomi del sangue è considerevolmente cresciuto. Ricerca, lo sanno bene i volontari Eco, significa però anche fare proprie le nuove conoscenze, e divulgarne i contenuti attraverso l’organizzazione e promozione di convegni e di incontri per personale medico e paramedico. Obiettivo fondamentale dell’associazione è anche quello della sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’importanza di donare sangue, piastrine e midollo: piccoli gesti d’amore che non costano nulla, ma che permettono, ogni giorno, di salvare vite. E ancora, Eco ha nella propria mission la stretta collaborazione, e ogni tipo di supporto, con le strutture predisposte alla cura e all’accoglienza del paziente ematologico e delle famiglie, spesso bisognose di un sostegno di tipo psicologico che precede i trattamenti della malattia, e che li accompagna nei tempi di cui bisognano. Un’attenzione particolare alla persona, quella offerta dalla Onlus, che significa anche cura del malato a domicilio: un servizio incredibilmente importante, spesso addirittura vitale. Un esercizio di solidarietà che vuol dire sacrificio per i volontari, ma che restituisce loro l’orgoglio di dare amore incondizionato e l’impagabile calore che solo un sorriso amico sa regalare.

Evento organizzato da Eco-Ematologia Cosenza onlus Due giorni di raccolta fondi per l’associazione nata nel settembre di quest’anno

Doppio significato per il “regalo di Natale”... L’iniziativa dell’Ematologia Cosenza coincide con la vigilia di quel caotico periodo dell’anno che vede tutti alle prese con la scelta del regalo di natale da fare a parenti e amici: una scelta che spesso è fatta nell’insostenibile traffico della vigilia e dell’antivigilia, nelle ultime ore utili, quelle in cui è più alta la probabilità di fare un regalo poco gradito, o quella di spendere molti euro per oggetti di poco valore. Eco, con l’allestimento dei banchetti solidali ha dato così una buona opportunità anche per pensare a cosa metteremo sotto l’albero di natale, dando un’elevata garanzia di successo grazie alla qualità e all’eleganza delle creazioni Adamas. Garanzia resa ancora più forte dell’importanza del gesto: dalla solidarietà che dovrebbe animare ogni giorno ma che a natale, si sa, si carica forse di un significato più sentito e profondo. Quando alla gioia del cuore si accoppia il piacere dell’occhio prende vita il regalo perfetto.

In alto, la locandina del “weekend solidale” Qui sopra, le creazioni di Adamas e, più a destra, un bracciale con l’icona della Madonna del Pilerio A lato, in sequenza, le pergamene con il Castello Svevo; quella con il mito del Re Alarico; e quella con la Madonna del Pilerio


sabato 7 dicembre 2013

Weekend solidale Contatti Infoline 346.0211789/ 0984.413606 www.ecocosenza.it

Iscelti tredasimboli di appartenenza... Eco quali rappresentanti della città, il Castello Svevo, l’ef-

A piazza Kennedy e in decine di altre piazze dell’hinterland bruzio i volontari di Eco stanno allestendo i banchetti con le “Stelle di Natale” e i monili in argento con incisi tre dei più importanti simboli della città

fige del Re Alarico e l’icona della Madonna del Pilerio, sono raccontati brevemente nelle pergamene realizzate da Adt Group Press Editori, che ha curato tutta la comunicazione per conto dell’associazione. Il primo simbolo, l’antico edificio innalzato in origine dai saraceni e più volte ristrutturato e riadattato, è stato, di volta in volta, modificato dagli interventi di Ruggero II, duca dei Normanni, Federico II di Svevia e Luigi III d’Angiò, del quale fu residenza. Nel XVI secolo, il castello è stato adibito anche a prigione e armeria. Se in questo caso è la storia a farla da padrona, la leggenda è protagonista dell’avventura del Re Alarico, che nel 410 morì a Cosenza, dopo aver perpetrato il “sacco di Roma”. Si vuole che il re sia stato sepolto nel letto del Busento insieme al suo tesoro ma, nonostante le diverse ricerche effettuate, nessuna prova è mai stata trovata. Oltre il mito e la storia, c’è la fede, e qui si inserisce la sacra icona della Madonna del Pilerio, bizantina, presente a Cosenza sin dal XIII secolo. L’origine del suo culto è rintracciabile però nella seconda metà del ‘500, quando la città fu colpita dalla peste. Il morbo arrestò il cammino mortifero dopo che i suoi inconfondibili segni apparvero sul volto sacro della Vergine.

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sabato 7 dicembre 2013

Giornata della colletta alimentare Nella storia del popolo calabrese la condivisione gratuita dei bisogni degli altri ha sempre prevalso e continua a prevalere su tutte le crisi e le difficoltà economiche

Calabria generosa «Nella storia del popolo calabrese la grande generosità e la condivisione gratuita dei bisogni degli altri ha sempre prevalso e continua a prevalere su tutte le crisi e le difficoltà economiche». E’ quanto affermano, in una nota congiunta, il presidente e il direttore generale dell’associazione Banco alimentare Calabria Onlus, Franco Falcone e Gianni Romeo, commentando i risultati della XVII Giornata nazionale della Colletta Alimentare. «Quanto è accaduto in Calabria e, in particolare nella città di Cosenza - prosegue la nota - ha stupito e commosso anche noi che, alla vigilia, eravamo scettici e fortemente preoccupati per le avverse condizioni del tempo in cui avremmo dovuto effettuare la raccolta. Oggi ci siamo volentieri dovuti ricredere. Grazie a Dio e contrariamente alle nostre previsioni possiamo dire che in Calabria la Colletta Alimentare ha battuto anche Nettuno! La freschezza e la presenza attenta e gioiosa di oltre 3500 volontari sparsi in tutta la regione, alla ricerca essi stessi di un’esperienza di vera umanità, è riuscita a coinvolgere tantissimi uomini e donne, giovani e meno giovani, intere famiglie nella possibilità di un semplice dono per chi ha più bisogno. Ad essi rivolgiamo un ringraziamento sentito e sincero anche a nome di tutti i poveri della Calabria. Grazie a questo gesto semplice di solidarietà abbiamo raccolto 150 mila chilogrammi di derrate alimentari e abbiamo fatto esperienza di quanto Papa Francesco ci aveva invitato a essere, proprio parlando della fame

Soddisfazione del presidente e del direttore generale della associazione Banco alimentare Calabria onlus, Franco Falcone e Gianni Romeo

che colpisce un numero sempre maggiore di persone: “Veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi”». «Tutto ciò - concludono Falcone e Romeo - ci sprona a proseguire, con ancora più vigore, nel nostro impegno quotidiano di recupero delle eccedenze alimentari per il sostegno delle strutture caritative, e a sollecitare le imprese della filiera agroalimentare che ancora non sono al nostro fianco, a volersi attivare per una continua collaborazione con la nostra Rete. Il cibo raccolto verrà ora distribuito alle strutture caritative convenzionate con la Rete Banco alimentare che assistono ogni giorno migliaia di poveri». Di seguito i dati delle derrate raccolte. Riassunto COSENZA COSENZA PROV. VIBO CATANZARO REGGIO CALABRIA CROTONE Totale

ANNO 2012

ANNO 2013

30.500 34.000 11.048 32.751 35.000 14.000 157.299

28.128 38.000 12.093 20.500 42.000 10.000 150.721

Spettacolo di solidarietà

Migliorare la qualità della vita dei nefropatici Una bellissima serata al CineTeatro Odeon di Reggio Calabria. Uno spettacolo di beneficenza organizzato dall’associazione Amici della Nefrologia che ha visto avvicendarsi sul palco artisti di qualità che hanno entusiasmato e coinvolto con le loro performance gli ospiti che hanno affollato gli spalti e la platea della location reggina. La manifestazione è stata presentata da Alessandra Giulivo. L’associazione “Amici della nefrologia” è stata fondata dalla signora Mariolina Quartullo Rindone all’inizio degli anni novanta per fornire sostegno morale e supporto logistico ai nefropatici che afferiscono all’Unità operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto diretta dal dottor Carmine Zoccali

dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria. Questa associazione opera in tutte le Unità della Nefrologia e periodicamente organizza eventi di fund-rising al fine di migliorare la qualità della vita dei pazienti nefropatici. L’associazione continua le sue attività di supporto e di assistenza ai pazienti nefropatici.

Link video di tranche della serata https://www.youtube.com/watch?v=tas5OC0oxUI Teresa Libri


sabato 7 dicembre 2013

Un calcio all’egoismo Coni, sport come integrazione e solidarietà a favore delle Filippine

Palestra di vita La palestra dell’Istituto d’istruzione superiore di Castrolibero ha ospitato domenica 1° dicembre, l’ultima iniziativa del Coni di Cosenza. In occasione della giornata conclusiva di “Sport senza frontiere”, progetto che punta all’integrazione e alla socializzazione attraverso la pratica sportiva, voluto e sostenuto dalla delegazione cosentina, che vede protagonista la comunità filippina residente a Cosenza, il delegato provinciale e consigliere nazionale Pino Abate ha voluto dare un segnale di vicinanza alla popolazione filippina duramente colpita dal passaggio del ciclone Hayden organizzando una raccolta fondi che, attraverso l’Unicef, porterà un piccolo aiuto ai bambini e alle famiglie in difficoltà della Repubblica del sud est asiatico. Prima dell’inizio dei giochi, ai quali hanno preso parte anche un gruppo di studenti, la dirigente dell’Iis Castrolibero Iolanda Maletta e il presidente Abate, a nome del circolo aziendale del Comune di Cosenza, hanno consegnato un contributo finanziario al Comitato provinciale dell’Unicef rappresentato da Maria Giovanna Irene Fusca, alla presenza del presidente del Consiglio provinciale Orlandino Greco, del sindaco di Castrolibero Giovanni Greco, del presidente del Coni Calabria Demetrio Praticò, del vicepresidente vicario del Coni regionale Vincenzo Perri e della signora Merly Capulong, a capo della comunità filippina bruzia. Un momento di condivisione di valori umani e sportivi fra due differenti culture, cui hanno fatto seguito la fase di gioco, basket e volley maschili e femminili, e il divertimento, con balli e canti che hanno coinvolto le famiglie filippine al completo.

In occasione della giornata conclusiva di “Sport senza frontiere”, progetto che punta alla integrazione e alla socializzazione attraverso la pratica sportiva, voluto e sostenuto dalla delegazione cosentina, che vede protagonista la comunità filippina residente a Cosenza

Tonina Pantani e Francesco Ceniti

Un libro a due voci in nome di Marco «Perché Marco Pantani, nonostante tutto e tutti, resta il ciclista italiano più amato e rimpianto?». A quasi dieci anni dalla morte un libro denso di passione accende i riflettori sul mito del Pirata. In nome di Marco di Tonina Pantani e Francesco Ceniti, edito da Rizzoli, da pochi giorni nelle librerie, dopo l’anteprima nazionale a Milano, è stato presentato giovedì 5 dicembre alla Libreria Calliope Mondadori di Siderno, venerdì 6 alla Libreria Ubik di Catanzaro Lido e sabato 7 sarà presentato alla Libreria Ubik di Cosenza (sempre alle ore 18). In nome di Marco scava nel profondo della passione dei tifosi e racconta quello che è successo prima che un ragazzo gracile diventasse il Pirata e dopo la fine della sua vita intensa e tormentata. Per dare ai suoi fan il ricordo più completo di questa vicenda si alternano due voci: la prima è quella di mamma Tonina. La seconda è la voce di Francesco Ceniti, giornalista della Gazzetta dello Sport e fan di Pantani. Dagli anni luminosi dei successi a quelli bui delle accuse e del dolore. Sembrava impossibile trovare sorprese, e invece è emersa una clamorosa verità: il test antidoping che escluse Pantani dal Giro del 1999 violava il protocollo in almeno un punto. Da quel 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio, nulla è stato più lo stesso nella vita di Marco. Eppure i suoi sostenitori gli sono stati sempre vicini, fino all’ultimo. Si parla di Rimini, di una morte così misteriosa da convincere la famiglia a lottare senza sosta per far riaprire il caso. Si passa attraverso il tema doping con parole dirette, si affronta il doloroso capitolo della droga. Infine, si arriva alle tante iniziative di beneficenza realizzate dalla Fondazione e ai bambini della squadra “Marco Pantani”. Completa il racconto un ricco apparato di preziose immagini inedite. Alle tre presentazioni in Calabria, saranno presenti gli autori.

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sabato 7 dicembre 2013

Rombo unico A Cosenza il car pooling, nuovo servizio intelligente di mobilità sostenibile per ridurre emissioni inquinanti e risparmiare

Più siamo meglio stiamo

Approda a Cosenza il car pooling, l’uso dell’auto privata per trasporti di gruppo. L’abitudine di viaggiare insieme è già abbastanza diffusa quando si tratta di colleghi di lavoro diretti alla stessa meta. Ma il car pooling intende andare oltre questa forma di trasporto comune, rivolgendosi anche a persone che non si conoscono o che vogliano servirsi del servizio solo per occasioni specifiche. Il progetto è un’altra tappa del più complessivo disegno di città intelligente in cui l’amministrazione comunale è fortemente impegnata ed è stato presentato a Palazzo dei Bruzi dal sindaco Mario Occhiuto con l’assessore alle Innovazioni tecnologiche Geppino De Rose, la dirigente Maria Rosaria Mossuto, il funzionario Leo Acri, insieme agli ingegneri che hanno partecipato alla sezione Social innovation di Smart City, riservata a giovani imprenditori, con il pro-

getto Smob-Social Mobility Vehicle pooling: Antonio Cosma, Roberto Ceravolo, Gianluca Carrozzino e Carlo Giglio. C’erano anche comandante e vice comandante della polizia municipale, Ugo Dattis e Roberta Iazzolino. L’idea è stata già ampiamente collaudata in altre città: si tratta di trovare persone che hanno la stessa meta e fare in modo che utilizzino la stessa auto per trasporti consueti o anche occasionali.

L’abitudine di viaggiare insieme è già abbastanza diffusa Ma si intende andare oltre rivolgendosi anche a persone che non si conoscono o che vogliano servirsi del servizio solo per occasioni specifiche

«Il progetto Smob - ha spiegato l’assessore De Rose - ci è sembrato pienamente coniugabile con quanto stiamo realizzando in materia di smart city e, in particolare, di mobilità sostenibile. Il car pooling offre diversi vantaggi. Il primo è quello di una auspicabile riduzione del traffico urbano e quindi delle emissioni di CO2. Ma ogni cittadino che se ne avvarrà avrà anche dei ritorni in termini di risparmio, cui si aggiungeranno formule premiali che stiamo valutando». Nel dettaglio è entrato l’ingegner Cosma: «Lo Smob - ha detto - è un progetto di ricerca industriale, un applicativo innovativo che, attraverso il web, permetterà ad ogni cittadino interessato di iscriversi e avere a disposizione una piattaforma social sulla quale incontrare persone con le quali condividere un percorso stradale. Un modello matematico valuterà le richieste e le combinerà in modo da minimizzare il costo del trasporto e, quindi, l’emissione di CO2». Il progetto è rivolto all’area urbana di Cosenza, Rende, Castrolibero, Montalto e Unical. La fase sperimentale, di sei mesi, inizierà la prossima estate. Entro il 2015 si andrà a regime. Il modello prevede anche formule di utilizzo di mini-bus pubblici o privati. Un plauso al progetto è venuto dal comandante Dattis il quale ha ricordato che su Cosenza si riversano giornalmente le auto provenienti da oltre trenta centri della provincia e che ha rilevato come sia purtroppo frequente vedere auto di pendolari con solo una o due persone a bordo. Il Comando collaborerà attivamente nel progetto per individuare formule di premialità che incentivino il ricorso al servizio da parte dell’utenza potenzialmente interessata, che ci si augura sensibile. Del resto, la piattaforma applicativa è pensata per fornire massima sicurezza, attraverso la formale registrazione degli utenti. «Contiamo molto - ha detto il sindaco Occhiuto in conclusione - su progetti di questo tipo che vanno in direzione di una mobilità sostenibile e che ci permettono di dare risposte a tutti i cittadini senza distinzioni, mettendo a loro disposizione risorse nuove. Il progetto Smob si inserisce nel filone della smart city, del progetto Musa (Mobilità urbana sostenibile e attrattori culturali) e delle altre social innovation, tutte iniziative che troveranno una sistemazione logistica comune nei locali della vecchia stazione di piazza Matteotti». La firma del protocollo con i progettisti si è conclusa siglando l’avvio della fase operativa.

Come un cantiere diventa... la città che vorrei

Da lavori in corso a lavori a colori È stato avviato e tra qualche settimana arriverà “su strada” il progetto “Lavori a colori” ideato dalla Prefettura di Cosenza e dall’amministrazione comunale con lo scopo di trasformare il cantiere - con relativi disagi di piazza Bilotti in risorsa per la città. Il progetto ha incontrato il favore dei dirigenti scolastici che hanno coinvolto gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado, i quali sono già al lavoro per realizzare i dipinti, sviluppati sulla propria idea di città, destinati a coprire l’area cittadina interessata. Il risultato, lasciato alle idee, alla fantasia, alle mani degli scolari, sarà certamente dei più allegri. «I ragazzi - spiega Emanuela Greco, capo Gabinetto della Prefettura - realizzeranno i disegni su cartoncini che poi verranno riprodotti su banner e posizionati sull’intero perimetro del-

l’area. I disegni degli studenti saranno accompagnati dalla indicazione della scuola e della classe». Rosaria Succurro, assessore alla Comunicazione sottolinea che l’iniziativa porterà vantaggi per tutti. «Ci sarà un impatto visivo più gradevole della zona ed è facile prevedere che i lavori dei giovani artisti attireranno molte persone, il che sarà senz’altro gradito ai commercianti, che stanno vivendo qualche disagio. E per l’amministrazione comunale i disegni diventeranno altrettante bussole per capire esigenze e desideri delle nuove generazioni». Nei prossimi giorni il progetto verrà adeguatamente pubblicizzato. L’inaugurazione dovrebbe avvenire nel periodo delle festività natalizie.


sabato 7 dicembre 2013

Patrimoni unici al mondo Le opere del giovane orafo Domenico Tordo incantano monsignor Marcianò

La Storia che brilla

Le eccellenze di un territorio sono un patrimonio da custodire e valorizzare. Soprattutto quando si tratta del talento e della creatività dei giovani che, con la propria arte, contribuiscono a promuovere l’immagine più bella e più pulita della terra di Calabria. Se poi quest’arte si mette al servizio di un patrimonio unico al mondo, come il Codex Purpureus Rossanensis, il risultato non può che essere esclusivo ed emozionante. Ed è per questo che esprimo il mio apprezzamento e la mia gratitudine al giovane orafo Domenico Tordo, che ha riprodotto con grande precisione di particolari, le miniature del preziosissimo manoscritto su lastre d’argento 925. È quanto esprime, con soddisfazione, l’ordinario militare d’Italia monsignor Santo Marcianò, già arcivescovo della diocesi RossanoCariati, che, a conclusione dell’iter burocratico per il riconoscimento del Codice Purpureo a patrimonio dell’umanità, ha firmato il nulla osta che, di fatto, autorizza il giovane orafo crosiota alla riproduzione del Rossanensis. Ho avuto modo di apprezzare la grande abilità di Domenico Tordo, quando, in occasione del 25esimo anniversario di ordinazione sacerdotale, il clero della Diocesi Rossano-Cariati mi fece dono di una sua opera, una croce d’argento, al centro della quale era impressa la miniatura del Frontespizio dei Canoni, riprodotta con sorprendente manifattura e fedeltà rispetto all’originale. Così, incuriosito ed affascinato, ho voluto conoscere questo artista calabrese così giovane, eppure così tanto abile. Ho visto in lui la luce dell’arte, accompagnata da quell’umiltà e semplicità che rende quasi inconsapevoli del miracolo che Dio ha posto nelle proprie mani. Pertanto, l’ho creduto capace di poter esprimere la bellezza del Codex, affidandogli un compito arduo, ma di sicura gratificazione: la riproduzione delle tavole miniate del Rossanensis. Sono orgoglioso che il Comune di Rossano, nell’omaggiarmi di un bassorilievo argenteo, che riproduce fedelmente la veduta geo-panoramica di Rossano, abbia incaricato proprio il Maestro Tordo, di confezionare questo regalo che, insieme ai ricordi ed all’indimenticabile esperienza Pastorale, continuerà a tenermi idealmente e paternamente legato ad un territorio che vive e vivrà per sempre nel mio cuore. Il maestro Domenico Tordo è l’unico orafo che, in collaborazione con l’ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, ha avuto l’autorizzazione ufficiale alla riproduzione delle miniature del Codex Purpureus Rossanensis. Grazie alla sua grande abilità, infatti, è in grado di riprodurre le illustrazioni riportate sul manoscritto, in diverse dimensioni. Le sue eccellenti e ormai riconosciute doti artistiche, inoltre, gli hanno permesso, in ultimo, la riproduzione della veduta geo-panoramica della Città di Rossano, su lamina d’argento 925/1000 (attraverso la tecnica dell’incisione e sbalzo a mano, con l’effetto aggiuntivo della china indelebile), ricavata dalla lastra di rame originale di Giovan Battista (detto Tommaso) PIATTI, datata intorno ai primissimi del 1700, e tuttora custodita nella sala del sindaco all’interno del Palazzo di Città. © Fonte CMP Agency Rossano

L'Ordinario militare gli affida la riproduzione del Codex purpureus Rossanensis

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sabato 7 dicembre 2013

Terra dolce e aspra Storie di viaggiatori del passato e del presente in Calabria Convegno di cultura a cura dell'associazione Maria Cristina di Savoia di Cosenza

Naufragar m’è dolce ...in questo mare? di Lucia De Cicco

Tanti gli ospiti e nel pubblico personaggi di spicco delle istituzioni politiche di Cosenza e del vicino territorio

Giorgio De Leonardis, storico, ci parla del viaggio nella nostra terra che ricorda qualcosa di drammatico contrapposto al mondo della bellezza, della piacevolezza del conoscere percorrendola

“Naufragar m’è dolce... Storie di viaggiatori del passato e del presente in Calabria” convegno di cultura a cura dell’associazione Maria Cristina di Savoia di Cosenza, detta la Regina Santa, il prossimo gennaio presto sarà beata nella chiesa di Santa Chiara a Napoli. Tanti gli ospiti e nel pubblico personaggi politici di spicco delle istituzioni politiche di Cosenza e del vicino territorio. Giorgio De Leonardis, storico, ha letto una bellissima prolusione sul viaggio e sulla Calabria, in cui il viaggio, a volte, ci ricorda qualcosa di drammatico contrapposto al mondo della bellezza, della piacevolezza del conoscere percorrendo. Tanti storici hanno lasciato una documentazione nel tempo cui attingere, fatta di racconti tra disagi e asprezze nella di terra Calabra, ma anche di calma sublime, che Norman Daglas ha espresso nel suo viaggio diario, osservando l’immobilità della terra in cui è bello riposare e il cui calore si rovescia nella desolazione. Altri scritti di viaggiatori riportano lo sfasciume di un paese che appare stanco e pieno di rimpianti. Una terra dunque per il viaggiatore, secondo la lettura di De Leonardis, triste e desolata per la società e per la situazione politica. Ma nell’antichità anche Catone e Livio nella loro testimonianza fanno della Calabria un luogo aspro, mai alleati dei soldati perché ribelli e feroci. Testimonianze scritte risalgono al primo secolo a.C. la descrivono meravigliosa nelle sue ricchezze. Soprattutto, nel Basso e Medio Evo, la Calabria diventa il luogo privilegiato da diverse tipologie di viaggiatori, mercanti, studiosi e trafficanti di opere d’arte, che descrivevano il nostro territorio come l’Eden in cui si produceva tanta di quella seta che era paragonabile alla produzione del resto d’Italia. Nel 1574 l’ambasciatore Girolamo Nicomanno, in una relazione al Governo della Serenissima finiva scrivendo della Calabria come un luogo bellissimo, ma lo stereotipo del calabrese e della Calabria selvaggia si protrasse fino all’età moderna, grazie alle opere d’ingegno di letterati e umanisti del uogo. Un anonimo del ‘500 descrive, invece, la Calabria inerente a Tropea, dove un medico chirurgo si occupava già allora della rinoplastica e avendone fama in tutta Italia. Il momento di fioritura del teatro in Calabria emerse nel ‘700 di carattere filosofico e illuministico. Dopo il ‘700 il quadro che si da della Calabria è altro, diventa un luogo difficile dove non c’è possibilità di crescita e di prosperità in cui il Governo non è sollecito verso le necessità della popolazione. Emerge nell’opera storica da questo periodo l’enorme arretratezza contrapposta alla ricchezza dei regnanti dell’epoca. Eppure la Calabria è piena e lo è ancora di tante bellezze come il Castello Svevo e malie come il fenomeno della Fata Morgana, rimanendo sempre il paese delle grandi dinastie patriarcali e dai paesaggi stupendi, dalla calda umanità e dell’accoglienza degli abitanti. L’attrazione per gli stranieri della località di Paola nel Cosentino, perché portante nome di donna. Una terra che negli scritti fino ai primi decenni del secolo scorso rimane un mito, antica Madre cui aspirano tanti viaggiatori, archeologi nostalgici. «Provavo un gran dispiacere a dover lasciare la Calabria. Le sue bellezze avevano esercitato una specie di magica ascendenza su di me e sentivo che sarebbe stata eterna. Avevo la sensazione che qualsiasi cosa avessi visto in futuro non avrebbe suscitato in me sensazioni altrettanto piacevoli ed indelebili. Di questo non ho dubbi. Anzi, ho

Giorgio De Leonardis

Laino Borgo

Maria Cristina di Savoia

Pentedattilo

la presunzione di affermare che in nessun’altra parte d’Europa la natura ha tracciato in modo così magnifico le linee che il genio e l’opera umana devono seguire o gli sforzi dell’arte migliorare». Così il letterato tedesco Richard Keppel Craven scriveva nel 1821 all’indomani di un suo lungo viaggio in Calabria.


sabato 7 dicembre 2013

Terra dolce e aspra

Tropea

Negli occhi dei viaggiatori britannici rimane quella di un’immanente corruzione, essi invitavano a visitarla alla svelta prima che tutto fosse perduto. Con il regime fascista molti viaggiatori rinunciano a visitare l’Italia e quindi anche la Calabria. In chiusura lo storico fa riferimento al viaggio dei profughi che troppo spesso sono viaggi di sopravvivenza e apertura dello spirito. Le loro storie diventano spesso testimonianza di sofferenza, fa riferimento a una donna, una profuga che chiusa in un sacco di alluminio dorato nel porto di Lampedusa, in elicottero è portata all’ospedale della città. Questa donna scappata dall’Eritrea da un dittatore sanguinario, che li rendeva schiavi, ha attraversato il deserto del Sudan e a piedi s’imbarca su un gommone, dopo due mesi di stenti. Sulla bagnarola della speranza, in cui ha bevuto solo acqua di mare per non morire di sete, non seppe da subito la destinazione, ma di certo unica necessità era per lei fuggire, dando i risparmi di una vita allo scafista tunisino. In un mare grosso di un giovedì notte alle 3:00, finisce in mare nei pressi di quella regione, che porta oltre al dolore il peso dell’indifferenza. Alla serata organizzata dalla responsabile dell’associazione, Angela Gatto, che ha portato i saluti e introdotto al tema del viaggio, l’assistente spirituale monsignore Mario Merenda, Rosaria Succurro, comunicazione teatro e spettacoli, Mario Pititto, storico, Maria Assunta Salineto, lettrice, Giusy Bartoletti, Francesco Zappone, Guido Zappone per gli intermezzi musicali con i grandi cantautori Italiani. Il senso della serata è stato quello di volere raccontare la terra calabra in mezzo a due mari, per narrare una terra tra le varie storie che l’hanno contraddistinta nel tempo: dal mito alla tradizione, dal nuovo da Ulisse ed Enea tra le sue coste, i Greci lungo il mare, Alarico e il suo Busento. Attraverso lo sguardo di storici, di colonizzatori e di fuggiaschi di ieri e di oggi.

Il Castello Svevo sul centro storico di Cosenza

Reggio Calabria in una stampa d’epoca

«Muore, il sole a rilento adagiandosi, nel cupo mare della notte. Bisbiglio d’acqua e di genti fuggenti, nell’inerpicarsi di corpi sulla chiatta dei sogni. E gridano alla Luna “Alzati e dai luce al nostro cammino in germogliare di attese al domani di oggi”. Sguardi fugacia fievole lucine all’allontanarsi alla riva, già, lontana ai pensieri del saluto di uomini, donne e bambini. Cielo, sole, mare, sale e... giorni cocenti, affannati, distanti al dolore, prossimi all’intervallo dell’altra riva .Di colpo, fragorose grida frantumano la quiete, nel tumulto penetrante di corpi sospesi nell’infrangersi dei sogni in limpide, disumani, acque. Spasimo, sconforto e dolore, subentrano afferrando il posto del nuovo mondo, ai profughi, nell’altra riva». (Le due Rive Dyrian çi 61). Abbiamo chiesto allo storico De Leonardis riguardo al viaggio che cosa si sente di aggiungere: «Posso aggiungere che al discorso sulla piacevolezza del viaggio non possiamo non legare un pensiero ai recenti tragici eventi di Lampedusa e quindi pensare a quei viaggiatori per i quali naufragar non è dolce. Sono uno storico dell’arte. Non prediligo nessun particolare tipo di trattato. Analizzo le fonti in maniera critica per trarne un elemento il più verosimile possibile facendo attenzione a che le informazioni siano fedeli e storicamente fondate, particolarmente quando sono in contrasto con fonti posteriori più lontane dagli eventi raccontati. Il pregiudizio sui calabresi, come dicevo nel corso della conversazione, è legato a testimonianze fondate più spesso su preconcetti che non su verità storiche, avallate più dall’indomita ostilità della popolazione all’impero romano che non ad eventi accaduti realmente. Ciò fa percepire che tale pregiudizio, nel corso dei seAngela coli, ha certamente influito negativamente Gatto sul pensiero comune che ha trovato però conferma ed è stato avallato da una lunga serie di cattivi governi, protrattisi nel corso dei secoli. I viaggiatori, con le loro testimonianze, grazie ad una analisi diretta, hanno potuto verificare, con l’esperienza, la differenza tra la realtà ed una presunta verità. Tramite i loro resoconti hanno quasi sempre smentito i giudizi negativi mostrando, con il buon senso, che la brutalità dell’uomo, così come la gentilezza d’animo, sono simili in ogni latitudine e che la Calabria non fa eccezione. Ha invece un valore aggiunto. Una bellezza stupefacente conferita dalle vestigia di antiche civiltà che hanno continuato a trovare qui un rifugio eccellente per la ricchezza dei luoghi e la magnificenza del paesaggio. Tutto il resto, altro non è, se non una sovrastruttura fine a sé stessa».

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sabato 7 dicembre 2013

La natura fa rete Candidato a diventare Riserva della biosfera con il riconoscimento dell'Unesco

I passi da gigante del Parco della Sila Con la presentazione di un ricco dossier presso il ministero dell’Ambiente, il Parco nazionale della Sila ha completato l’iter necessario a diventare “Riserva della Biosfera” per come prevede il Programma Mab (Man and the biosphere), sostenuto dallo stesso ministero dell’Ambiente, sotto l’egida, assai prestigiosa, dell’Unesco. È il primo passo strategico, una volta ottenuto tale riconoscimento, perché poi si completi la pratica, aperta nel 2012, dell’inserimento del Parco nazionale della Sila nell’elenco dell’Unesco quale patrimonio dell’umanità. Con il programma Mab, intanto, il Parco nazionale della Sila ha incassato il sostegno e l’adesione della Regione Calabria, delle tre Province (Cosenza, Catanzaro, Crotone), dell’Università della Calabria e di ben 66 sindaci, con la firma, presso il Centro accoglienza “Cupone” di Camigliatello Silano, di un regolare atto di partenariato. Con tale atto, il Parco nazionale della Sila allarga i suoi confini fino a raggiungere una estensione di circa 355 mila ettari di terreno. Ai diciotto comuni storici e tradizionali del Parco, individuati come area Buffer (color verde) e le aree Core (color rosso), si sono aggiunti ben 48 comuni esterni confinanti, indicati nella cartina con il colore celeste. Fanno parte di questo programma come soggetti di partenariato, oltre ai soggetti istituzionali sopra indicati, varie associazioni sindacali, culturali, ambientaliste, agricole, del commercio e dell’industria, degli Ordini professionali, il Corpo Forestale dello Stato, l’Accademia italiana di Scienze Forestali, i Gal, il Cnr, fino ad arrivare all’Università della Tuscia, nonché, attraverso il Consorzio interuniversitario nazionale Cueim, vari altri atenei italiani. Riuscire ad ottenere da parte dell’Unesco già questo primo riconoscimento costituirebbe per il territorio del Parco nazionale della Sila un evento storico di dimensione economica, sociale, culturale e turistica di straordinaria importanza pensando al carattere internazionale e soprattutto alle opportunità di attrarre finanziamenti attraverso la programmazione dei Por 2013-2020, diventando di fatto destinatari di alcune misure. «Non vogliamo i soldi per noi», dichiara la presidente del Parco nazionale della Sila, Sonia Ferrari, ad Arcangelo Badolati della Gazzetta del Sud. «Va benissimo che vadano ai comuni nell’ambito però di un più vasto progetto organico di sviluppo e pianificazione. Questo tipo di logica l’abbiamo adottata anche con il Pil (Piano per il lavoro) varato dalla Regione per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani disoccupati. Per esempio dando incentivi e borse di studio ai giovani ed alle aziende che consentono loro di fare delle esperienze. Soltanto lavorando insieme con tutti gli altri soggetti che si occupano della gestione del territorio si possono ottenere, infatti, risultati significativi». È opportuno, quindi, entrare nella logica di fare rete tra i vari soggetti coinvolti ed interessati a tale progetto anche perché per essere mantenuto nel tempo ci sarà da parte dell’Unesco una valutazione periodica sullo stato di sviluppo e crescita. Dicevamo che trattasi di una prima tappa avendo sullo sfondo il riconoscimento del Parco, da parte dell’Unesco, quale patrimonio dell’umanità, e questo sarebbe un grosso vantaggio per la stessa Calabria che non ha finora alcun sito Unesco. Anche per questo riconoscimento fin dal 2012 è stato avviato un lavoro puntiglioso, seguito con costanza e passione dal direttore del Parco, dott. Michele Laudati, avendo come obiettivo la creazione di un qualificato dossier con studi scientifici ad opera dell’Università della Calabria in quanto occorre mostrare di avere elementi di unicità dal punto di vista paesaggistico e morfologico. Un ruolo ed un sostegno che l’Università, a cominciare dal rettore, professor Gino Crisci, è cosciente di svolgere con assiduità ed impegno trattandosi, come ha già sostenuto in una dichiarazione pubblica, di una grande opportunità di crescita e sviluppo per l’intera regione Calabria. Si pensi ai grandi benefici che ne trarrebbero, guardando ai nuovi confini emergenti dall’area transition esterna, indicata con il colore celeste, le comunità residenti nei 48 comuni indicati nella nuova cartina zonata, che potrebbero creare una spinta di stimolo e sostegno per i 18 comuni storici dell’area verde-rosso nel valorizzare i loro

Programma MaB, il Parco incassa il sostegno e l’adesione della Regione Calabria, delle tre Province (Cosenza, Catanzaro, Crotone), dell’Unical e di ben 66 sindaci, con la firma, presso il Centro accoglienza “Cupone” di Camigliatello Silano, di un atto di partenariato

patrimoni culturali, enogastronomici, per non parlare delle tradizioni storiche e religiose. Si tratta di dare un senso di partecipazione attiva facendo rete all’intera comunità gravitante nell’area in questione per preparare un futuro di reale crescita e sviluppo sostenibile vissuto in pieno nel modo più responsabile possibile, puntando alle forme previste dall’Unesco di educazione e di valorizzazione delle scienze, come della cultura. Con sofferenza va detto, comunque, che tre amministrazioni comunali rientranti nell’area storica tradizionale (colore verde) del Parco hanno scelto di starne fuori dal Progetto MaB, mentre altri aspirano ad entrarvi. E questo è molto bello ed incoraggiante. Franco Bartucci


XIII

sabato 7 dicembre 2013

Tutela dei più deboli Allo University club appuntamento scientifico d’alto livello che ha visto impegnati alcuni dei più importanti studiosi di questo particolare e attualissimo argomento del Diritto civile

Lo stato unico di figlio S’è svolto allo University club, il convegno “Lo stato unico di figlio”. S’è trattato di un appuntamento scientifico d’alto livello che ha visto impegnati alcuni dei più importanti studiosi di questo particolare ed attualissimo argomento del Diritto civile. L’iniziativa è stata organizzata dalla sezione calabrese della Società italiana degli studiosi del Diritto civile (Sisdic), dal dipartimento di Scienze aziendali e giuridiche dell’ateneo di Arcavacata, dall’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e dall’ Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, con la collaborazione degli Ordini degli avvocati di Cosenza, Castrovillari e Paola, la fondazione “Movimento Bambino” onlus e la fondazione “Ferrero”. Un convegno, dunque, “a più voci” che, oltre ad affrontare alcuni specifici aspetti tecnico-giuridici, non ha tralasciato di trattare le delicate ricadute sociali legate all’evoluzione legislativa della materia. Il dibattito s’è sviluppato partendo dall’esame dei provvedimenti di revisione delle disposizioni in materia di filiazione che - come ha spiegato nell’introduzione di Giovanna Chiappetta (presidente del Consiglio locale della Sisdic) - «hanno rappresentato un vero atto di civiltà poiché attraverso la soppressione dei termini “legittimo” e “naturale” e costituendo lo status unico della filiazione hanno eliminato alcune gravi discriminazioni. Un percorso - ha detto ancora la Chiappetta - che adegua il dettato normativo ai principi di uguaglianza e di diritti inviolabili della famiglia sanciti dalla Costituzione e dalla legislazione internazionale, ma che andrà completato dall’indispensabile, quanto delicata, fase attuativa». Al convegno, che è stato concluso da Pietro Perlingieri, professore emerito dell’Università del Sannio, ha portato i saluti del rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, Roberto

Un convegno “a più voci” che, oltre ad affrontare alcuni specifici aspetti tecnico-giuridici, non ha tralasciato di trattare le delicate ricadute sociali legate all’evoluzione legislativa della materia

Musmanno che oltre a sottolineare l’importanza della materia trattata nell’iniziativa, ha voluto porre l’accento sulla collaborazione tra le Università Calabresi che ha definito “essenziale per lo sviluppo del sistema universitario regionale”. I lavori sono poi continuati con la relazione di Cesare Massimo Bianca, emerito dell’Università “La Sapienza” di Roma, nonché presidente della Commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che ha redatto nel luglio scorso il decreto legislativo di revisione delle disposizioni in materia di filiazione. Importanti contributi sono anche arrivati da Vincent A. De Gaetano, giudice della Corte europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo (“L’incidenza della Corte europea nel diritto di famiglia”), da Giampaolo Frezza dell’Università Lumsa di Palermo (“Il diritto di abitazione”), da Sara Menichetti del Tribunale per i minorenni di Roma (Adozioni in casi particolari e rapporti di parentela); da Gustavo Sergio, presidente del Tribunale per i minorenni di Napoli (“La responsabilità genitoriale”); da Rosanna Pane dell’Università del Sannio (“Il diritto a conoscere le origini”), da Maria Rita Parsi, psicoterapeutica e presidente della Fondazione Movimento bambino (“L’interesse preminente del bambino”). Il convegno è stato concluso da Pietro Perligieri, emerito dell’Università del Sannio, e tra i più noti giuristi italiani. Perlingieri nel corso della sua applaudita relazione ha, dopo aver affrontato i temi specifici del convegno ha allargato la sua riflessione a 360 gradi considerando pure l’esigenza di un adeguamento di una parte della Costituzione «utile - ha chiosato - per riequilibrare i rapporti tra i poteri dello Stato anche in considerazione della tutela dei diritti dei più deboli non più adeguatamente garantiti dall’attuale assetto».


XIV

sabato 7 dicembre 2013

Passione e tenacia Piccoli grandi sogni che diventano realtà, con i valori della famiglia e dell'amicizia

Un viaggio nella bellezza nelli di Federica Monta

Una bella storia di percorsi fatti insieme e sogni realizzati contando sulle poche cose che erano in grado di offrire certezze: l’amicizia e la fiducia in sé stessi. È il racconto del viaggio di Alessandro Catanzaro e Valentino Carbone, insieme, cuore e cervello di U&D Beauty center, l’atelier in cui hanno realizzato il loro ideale di benessere ed estetica. Giovani, ma protagonisti di un’avventura di look e bellezza che ha inizio più di venti anni fa. «Eravamo amici sin da ragazzini, - racconta Alessandro - e da sempre, quando si parlava di futuro, si sognava di avere una nostra attività di parrucchieri, un qualcosa che avessimo potuto sentire nostro. È così che abbiamo incominciato ad apprendere le tecniche e i segreti del mestiere, anche attraverso diversi tirocini formativi: io mi sono dedicato ai tagli maschili, Valentino a quelli femminili. Divenuti più grandi, abbiamo avuto l’opportunità di crearci un nostro spazio, e abbiamo incominciato a tagliare i primi capelli e ad accogliere i primi clienti. In quella nostra prima esperienza eravamo in quattro. Col tempo - prosegue Alessandro - per diverse ragioni le cose hanno preso una piega diversa dal solito. È così che io e Valentino abbiamo “dato un taglio” alla nostra prima esperienza e ci siamo messi in proprio. I clienti ci conoscevano già e si fidavano di noi, poi, con il tempo e con il duro lavoro, abbiamo incominciato a capire che stavamo andando nella direzione giusta: chi veniva a trovarci, ritornava, soddisfatto del precedente trattamento. Questa è la cosa più bella di questa professione: toccare con mano la soddisfazione che hai regalato a chi si è affidato a te. Uno dei trucchi del mestiere credo sia proprio riuscire a “leggere” ciò che il cliente desidera, facendo diventare il look cui sta pensando una realtà. Per riuscirci è decisivo lo studio sul campo, che abbiamo fatto anche all’estero, le tecniche che abbiamo acquisito anche grazie all’esperienza e un rapporto di complicità con chi si accomoda, anche per la prima volta, su una delle nostre poltrone. Guardando indietro - ha aggiunto - capisci quanti sforzi tu abbia fatto per trovare questa tua indipendenza, considerando soprattutto che io e Valentino abbiamo raggiunto il nostro obiettivo contando solo sulle nostre forze, e sui valori che ci hanno impartito le nostre famiglie. Valori fondamentali, perché senza quelli non si va da nessuna parte». Con il trascorrere dei mesi, con i successi che arrivavano lungo la strada, Alessandro e Valentino decidono di ampliare lo spazio che si erano ritagliati, aumentando anche l’offerta grazie all’incremento dello staff. Oggi, infatti, U&D Beauty center è un locale ampio e spazioso, che può contare su due parrucchieri a indirizzo uomo, due a indirizzo donna e due estetiste: uno staff affiatato, preparato e pieno di energia, composto, oltre ai due “maestri”, da Antonio, Bruno, Matteo, Francesco e Arianna. Uno staff - racconta Valentino - che si muove all’unisono avendo bene in mente la filosofia dell’atelier, fatta di accoglienza, formazione e innovazione. Partendo dall’ambiente, con arredi e profumazioni ben curati, speriamo, e ne siamo sicuri, di riuscire a offrire un servizio all’insegna del comfort e del relax: un posto che ti fa sentire come a casa propria. Crediamo che il rapporto che con il tempo abbiamo costruito con i nostri clienti - prosegue - sia il segreto dei successi che ci rendono tanto orgogliosi. Traguardi bellissimi per i quali non si può non ringraziare proprio le persone che giorno dopo giorno ci confermano la loro stima e fiducia. Per omaggiarli,

Una storia di percorsi fatti insieme e sogni realizzati contando sulle poche cose che erano in grado di offrire certezze: l’amicizia e la fiducia in sé stessi


sabato 7 dicembre 2013

Passione e tenacia

Valentino Carbone e Alessandro Catanzaro Sotto, lo staff di U&D Ancora più in basso, acconciature “natalizie” e la squadra a lavoro All’estrema sinistra, il maestro all’opera All’estrema destra, Bruno all’opera Qui accanto, fratello d’arte...

È il racconto del viaggio di Alessandro Catanzaro e Valentino Carbone due ragazzi che si sono rimboccati le maniche

facendo loro i nostri migliori auguri di buon anno e buon natale, abbiamo preparato una sorta di “gioco-regalo” per gli amici e i clienti. Si tratta di alcune pergamene custodite dentro a dei bei pacchettini, sistemati in una bolla sopra la cassa. Il gioco consiste nel pescare un pacchettino e scartarne il contenuto. Ogni pergamena all’interno contiene la dicitura di un nostro servizio: shampoo, piega, sopraciglia, colorazione dei capelli, anche con prodotti che non contengono ammoniaca, tutti trattamenti di cui il cliente usufruirà gratuitamente. È il nostro regalo di natale. Un dono che chiunque può fare a parenti e amici con le speciali gift card cui abbiamo pensato proprio per le feste natalizie e di fine anno. Solo uno dei tanti modi - conclude - per dire grazie a chi ci permette di continuare a vivere il nostro sogno». Fratello d’arte... nello staff di U&D Beauty Center, un posto di rilievo merita il “piccolo” Matteo, fratello di Valentino, ma già a tempo pieno al servizio della passione che condividono. Molto più di un posto d’onore all’indispensabile tavolo della formazione per Matteo, che da quando era ancora bambino ha avuto modo di osservare da vicino come si diventa un professionista della bellezza. Chissà che un domani non molto lontano non si possa aggiungere un altro maestro al duo formato da Valentino e Alessandro.

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sabato 7 dicembre 2013

Etno-antropologia culturale Mostra a cura di Ghislain Mayaud che si terrà al centro Vertigo arte di Cosenza dal 7 al 20 dicembre

Omaggio alla Calabria Vertigo arte, presente nel territorio calabrese da più di dieci anni, si fa promotore, sotto le ricorrenze natalizie, di un’esposizione dal carattere identitario, rendendo omaggio all’etno-antropologia culturale della terra di Calabria. La rassegna “U panaru” vedrà coinvolti ventisette artisti di area nazionale legati alle attività di ricerca che Vertigo porta avanti nelle sue annuali programmazioni. Ventisette nomi che produrranno ventisette interventi artistici su un oggetto (il “panaru”, appunto) legato alla civiltà contadina calabrese. Una rassegna curata dal critico d’Arte Ghislain Mayaud, documentata da un catalogo, collocato nelle collane di pubblicazioni d’Arte dell’Istituto Vertigo, che rappresentano una utile occasione di promozione degli autentici contenuti storici ed antropologici, oggetto di approfonditi studi di ricerca di notevole qualità. Gli artisti partecipanti sono: Salvatore Anelli, Caterina Arcuri, Angela Barbera, Renata Boero, Dario Carmentano, Lucilla Catania, Bruno Ceccobelli, Giulio De Mitri, Teo De Palma, M. Elena Diaco Mayer, Franco Flaccavento, Giovanni Leto, Oronzo Liuzzi, Ruggero Maggi, Alfredo Maiorino, Albano Morandi, Max Marra, Gianfranco Neri, Antonio Noia, Tarcisio Pingitore, Antonio Pujia Veneziano, Cloti Ricciardi, Emiliano Sacco, Giuseppe Salvatori, Leonardo Santoli, Gianfranco Sergio, Vincenzo Trapasso, Fiorenzo Zaffina.

La rassegna “U panaru” vedrà coinvolti ventisette artisti di area nazionale legati alle attività di ricerca che Vertigo porta avanti nelle sue annuali programmazioni Produrranno ventisette interventi artistici su un oggetto (il “panaru”, appunto) legato alla civiltà contadina calabrese

Trasportata sotto il braccio del linguaggio, duramente urtata dalle smisurate scosse nel viaggio, dalla cugina Francia la parola “panier” (dal latino panarium) ritorna nelle terre della Calabria come “panaru”. Micro spazio teatrale del dono, simbolo per eccellenza della pancia della madre (il primo cesto è stata creato da una donna, ha modellato con cura una grande pancia di fango con semplice dignità posandola sulla superficie desolata dell’eterno) e della salvezza di Mosè dalle acque, “u panaru,” colmo di presenti aspetta la mezzanotte sotto l’albero decorato. Da Lamezia Terme a Cosenza sfiorando la nevicata Sila Grande, dopo “Epifanico” (2007), “Lettera a Babbo Natale” (2009), “Nevica nella Dimora” (2008) e “Stella Cometa” (2011), “U Panaru” salda un fortunato ciclo natalizio. Come nelle “Scatole in valigia” di Marcel Duchamp, le plein créatif colma l’impaziente visitatore. Le “Panier mystérieux” arriva nello studio dell’artista già imbevuto di speranza. Segnato e farcito dal linguaggio, “u panaru” in vimini sarà esposto seguendo le precise indicazioni di istallazione dell’autore. Si tratterà di “mettere in scena” nel consueto rigore espositivo i segnali mandati nel o dal cestino per ridonare un senso delle molteplici e sincroniche esperienze dei 27 artisti presenti. Ghislain Mayaud

catalogo in galleria


sabato 7 dicembre 2013

Come essere alla Scala

Al Cineteatro comunale arriva, da sabato 7 dicembre, “La grande lirica in diretta via satellite sul grande schermo”, grazie a un’iniziativa dello stesso Cineteatro condivisa e supportata dall’assessorato alla cultura guidato da Sinibaldo Esposito e dall’associazione culturale “Luci della città”, con la partecipazione di Adol (Associazione amici musica lirica). Il programma dell’iniziativa è stato presentato al Caffè comunale. Così come ha spiegato il vicesindaco Esposito, quattro saranno le opere che sarà possibile apprezzare fino all’8 aprile 2014. Si parte sabato 7 dicembre, alle ore 17.30, con La Traviata di Giuseppe Verdi, prima opera della stagione 2013/2014 del Teatro alla Scala di Milano, che arriva al Comunale in diretta via satellite e in alta definizione, grazie a Microcinema distribuzione in collaborazione con la Rai. La Traviata è un’opera in tre atti ispirata alla celebre pièce di Alexandre Dumas figlio (La signora delle camelie). Bersaglio della censura, il melodramma debutta nel 1853 alla Fenice di Venezia, per consacrarsi poco dopo come uno dei capolavori verdiani. Amata dal pubblico di ogni epoca, La Traviata ha attraversato tutti i linguaggi artistici: dalla letteratura al cinema, dalla pittura alla tv. Alla direzione del maestro Daniele Gatti, si affianca la regia e la scenografia di Dmitri Tcherniakov. Il 4 febbraio 2014, alle ore 19,30 in diretta dal Teatro Regio di Torino, sarà la volta della più famosa “tragedia giapponese”: Madama Butterfly di Giacomo Puccini, che fu dedicata alla regina d’Italia Elena di Montenegro. La direzione è di Pinchas Steinberg, la regia affidata a Damiano Michieletto, la scenografia firmata da Paolo Fantin. Nel cast Amarilli Nizza, Massimiliano Pisapia, Alberto Mastromarino. Turandot di Giacomo Puccini è l’opera in tre atti diretta da Key Lynn Wilson, per la regia di Maurizio Scarparro, in programma, in differita, alle ore 19.30 di martedì 11 marzo. L’ultimo dei quattro appuntamenti è in programma per l’ 8 aprile, alle 19,30. Dal Metropolitan opera di New York, arriva al cinema Comunale La Bohéme di Giacomo Puccini con il grande ritorno di Franco Zeffirelli che firma regia e scenografia. La direzione è di Stefano Ranzani, mentre nel cast vi sono: Anita Hartig, Susanna Phillips e Vittorio Grigolo. «Abbiamo centrato l’obiettivo - ha detto Esposito - di mantenere nel centro storico questa sala cinematografica, nonostante la crisi che investe tutto il Paese e che ogni giorno ci porta alla conoscenza della chiusura di varie sale anche in città come Bologna, Roma o Milano. La nostra mission è quella di vivacizzare il centro e la sala del cineteatro Comunale rappresenta per la città e per molti cittadini un pezzo di storia che non poteva non essere salvato dalla chiusura». «Con questa iniziativa la gente potrà assistere a veri e propri capolavori pagando un biglietto di soli 10 euro. Ringrazio intanto la famiglia Proto per il coraggio dimostrato nel tenere in vita il cinema, gli imprenditori che hanno dato il loro prezioso contributo, nello specifico Guglielmo spa, Caruso Costruzioni, The Brainwork srl, Myricae srl». Ad affiancare l’assessore alla cultura, vi erano il sovrintendente del Teatro Politeama, Mario Foglietti, il presidente dell’associazione “Luci della città”, Nunzio Laquaniti e il proprietario della cineteatro Comunale, Franco Proto.

Opere da grande schermo Lirica a Catanzaro, concerti via satellite al Cineteatro comunale

Si parte sabato 7 dicembre alle ore 17.30 con “La Traviata” di Giuseppe Verdi, prima opera della stagione del tempio della musica milanese che arriva in diretta via satellite e in alta definizione

Mercatino nel centro storico di Pizzo

Stand di festa La città di Pizzo si prepara al Natale e il centro storico si immerge nel clima della festa più attesa dell’anno. Fino a domenica 8 dicembre, piazza della Repubblica ospiterà il mercatino natalizio, organizzato dalla Proloco, in collaborazione con Arcipesca, e patrocinato dall’Amministrazione comunale. Tra le bancarelle che saranno allestite nel salotto della città sarà possibile fare shopping natalizio e degustare gratuitamente molte specialità gastronomiche locali, tra cui i classici monacej, la tradizionale frittella con dentro l’acciuga salata. Spazio anche a piatti tipicamente invernali, anche se meno ancorati alla tradizione calabrese, come la polenta e il vin brule’. Non resteranno delusi neppure i più golosi, che potranno apprezzare i dolci tipici accompagnati da cioccolata calda con panna. Tra una frittella e un dolce ci sarà il tempo per dedicarsi allo shopping, con la possibilità di acquistare addobbi natalizi, presepi, pastori e festoni. Occasione utile anche per comprare in tutta calma qualche regalo da mettere sotto l’albero, senza ridursi all’ultimo momento come spesso accade. «Con l’edizione 2013 del mercatino di Natale - ha affermato l’assessore comunale al Turismo, Giacinto Maglia - la Proloco conferma la propria capacità di promuovere, in tutti i periodi dell’anno, iniziative estremamente importanti che contribuiscono alla promozione di Pizzo. Sono certo che anche questo evento richiamerà molte persone da tutta la provincia vibonese, rafforzando la capacità attrattiva della città e favorendo i giro d’affari degli esercizi commerciali».

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sabato 7 dicembre 2013

Il racconto Con Severino, maestro di chitarra e compositore di musica folk

Note nelle corde di Giuseppe Aprile

«Posso non essere un credente? Si può essere come si vuole in questo mondo? Io non ci credo, lo dico, me ne faccio un vanto. Proprio così» dice con convinzione e determinazione Severino, un maestro di chitarra che impartisce lezioni a tanti ed ha fondato una scuola di musica e canto dove sono due i maestri in voga: lui per la chitarra e la figlia Giovanna per il canto. Giovanna ha una voce squillante, meravigliosa. Basta che apra la bocca per sentire vibrare la sua voce dentro di te. E non vorresti mai allontanarti. Non vorresti mai perdere i motivi che produce; che fa entrare dentro la tua anima in decisa beatitudine e desiderosa sempre più di sentire. Severino è un maestro soprattutto di chitarra. Uno di quelli che fa cantare tutti perché appena sente la loro voce intuisce la tonalità e fa partire una canzone. Quella che il suo interlocutore accenna. Lui non ha difficoltà alcuna a trovare le posizioni. Le trova subito, quasi istintivamente e fa partire l’altro con la voce fino ad entrare subito in carburazione e procedere fino a quanto si ricorda in mente. Severino sa di sapere bene la chitarra. Conosce le posizioni ed è come se le tonalità ed i ritmi non fossero acquisiti ma fatti uscire da un suo mondo interiore, pronti a produrre motivi che sembra siano nati lì per lì. Ed anche quando svolgono musiche conosciute, Severino sembra li stia provocando dalla sua forza creativa. Li reinventa, li fa procedere in ritmi dove anche la chitarra si vede che è uno strumento fisico, fatto di cassa, manico e corde nel mentre quello che si sente, usandola, è ciò che non nasce appunto dalla chitarra, ma è dentro il suo animo che si serve della chitarra per far sentire la canzone e lo accompagnamento. Lo stesso è il procedere della figlia Giovanna. Lei non ha la chitarra, non ha bisogno di strumenti musicali se non per essere accompagnata. Giovanna ha la voce, un profondo e pietrificato sentimento, un gusto inimitabile, una magica forma di espressione sonora che le fa produrre melodie e canti che nessun altro linguaggio avrebbe potuto produrre, in modo assai incantevole, e far pervenire alle orecchie ed al cuore di chi ascolta. Sentendola capisci subito che la voce è legata al sentimento e ad una motivazione e che quello che produce è creazione, mai imitazione. Qualunque canzone lei canti, anche se è una canzone che hai già sentito e più volte da più diversi cantanti, noti che prima la sapevi come fosse canzone normale, ma con lei senti che è un’altra cosa. La stessa canzone sentita da altri, assume diversità e intensità diverse nella espressione della sua esibizione. Io con grande piacere frequento, quando posso, le stanze della scuola del maestro Severino. E quando non vado è perché il mio lavoro mi tiene legato ad altre momentanee esperienze e ad altre motivazioni da non perdere. Penso che una scrittura, soprattutto di narrativa, richiede un ambientarsi sulla materia e sulle motivazioni che si vogliono rappresentare. E non bisogna farsi distrarre. Da Severino diventi tutto preso dalla musica e dal canto. Trovi spesso la presenza di tante persone che lo frequentano per imparare uno strumento musicale, per accordare la chitarra, produrre suoni e canti perché ognuno di noi potenzialmente è uno che sta, con la musica, come se stesse vicino a pane e acqua.

Giovanna ha una voce squillante, meravigliosa Basta che apra la bocca per sentirla vibrare dentro di te

porto che è sicuramente superiore o eguale a tanti altri rapporti di cui si ciba la vostra vita?». «È semplice capire» risponde. «Vedete?» dice «la musica non solo non è estranea a noi, ma è una qualche cosa di grande nella nostra parte migliore della vita. Noi non possiamo descriverla con le parole. La musica viene oltre le parole; non sarebbe musica diversamente»; «Essa costituisce un linguaggio che si caratterizza proprio perché non è uguale ad un altro. È musica e niente altro. Se si potesse descrivere con parole che non fossero musica e canto, non sarebbe altro rispetto al linguaggio normale che, per comune conoscenza ed esperienza, è quanto esprime ognuno degli esseri umani. È un po’ come la pittura. Un uomo parla, discute, si confronta. Poi dipinge e quello che dipinge è sicuramente un di più. È la sua vera lingua, quello che gli consente di essere se stesso. È il momento più alto del suo linguaggio. È l’arte, la creazione della sua sensibilità che attraverso i colori e la tavolozza prendono quota e forma, sostanza definitiva» dice Giovanna intervenendo e accostandosi a noi, attratta dal significato del nostro dire e volendo dire la sua.

La musica è dentro di noi. Non lo sappiamo, forse, con coscienza precisa, ma tutto è musicalità, motivo, suoni e parola, sogno estetico che con lo strumento musicale diventa come la voce della natura; anzi, è voce di natura. È musica che trovi prodotta nelle acque, nel vento, sotto i ragi del sole, nelle tonalità di colori che la natura ti va vedere e sentire in ogni secondo di vita. I rumori della natura sono la musica della terra, dell’aria, della tua essenzialità di essere vivente. Non ci sono rumori a noi estranei. È il nostro sentire che deve rapportarsi con essi e capire, sviluppare una propria sensibilità, una sorta di confidenza con il rumore che provoca perfezione totale nella naturalezza della sua espressione.

Parliamo, io canto, lui suona, sembriamo presi da una voglia inappagabile di continuare a parlarci, a sentirci, a colloquiare con Severino. Nel mentre Giovanna che pur deve badare ad una brava donna, la signora Grio, moglie di un ottimo medico chirurgo in un ospedale di città, che viene da lei per prendere lezioni di canto, avverte dirigendo verso di noi le sue orecchie sensibili e cerca motivi di intervenire perché trova importante l’argomento. Io dico: «lo Stato ci ha inventato la scuola. Per l’educazione dei giovani, la loro preparazione professionale. Fornisce conoscenze di libri e di professori, ma non fornisce quanto davvero serve per l’educazione che è comportamentale ma anche e soprattutto totale situazione emotiva e mentale della persona umana che non è tale solo se parla, lavora, stira e gioca, ma è tale se il suo modo di essere aumenta la tonalità dei suoi movimenti, se vuole sempre più sapere e dire, se migliorano le sue capacità di sentire, vedere, realizzare approcci sempre più consistenti con il mondo esterno».

«Dove nasce e perché la musica?» chiedo al maestro Severino. «Perché siete sempre stato interessato alla chitarra ed avete, con essa, un rap-

Severino impartisce esperienze di canto a Francesca Angrisani. Poi telefona. Cerca di prendere appuntamento con un suo amico chi-


sabato 7 dicembre 2013

Il racconto

tarrista perché devono andare a fare delle prove con un gruppo folcloristico e lui è senza macchina. Io capisco e gli faccio cenno che lo accompagno io con la mia auto che ho lasciato proprio lì fuori, accanto alla sua porta. Ci prepariamo, usciamo, ci licenziamo da Giovanna che resta a fare le sue lezioni di canto, nel mentre, nell’altra stanza l’aspetta un suo compagno; un uomo con cui condivide, ora, tanto della loro vita e che noi salutiamo con dovuto rispetto. Appena in macchina, Severino, non ha il tempo per accomodarsi al meglio, che fa «Ho capito, come al solito, che mi accompagnate perché mi stimate, vi piace conversare con me, avete capito che mia chitarra può accompagnarvi oltre, siete appassionato della chitarra e della musica tutta, amate conversare con il sottoscritto che vi ha anche confidato che avete una interessante voce e che è stato un peccato, per voi, non dedicarvi al canto nella vostra giovinezza. Anche io vi stimo e ammiro la vostra passione per la musica». Ci siamo messi in cammino sull’auto verso il luogo dove avrebbero fatto le prove con un gruppo Folck alle periferia della città. «Non ho voluto credere in niente se non alla mia passione per la musica. Sin da quanto avevo i pantaloncini corti, ho suonato e cantato. La mia famiglia ha subito i miei insegnamenti. Ora ho Domenico, il mio figlio grande, che fa di professione il musicista. Canta, si accompagna al piano, con la chitarra, con altri strumenti musicali. Vive di musica ed è sempre in giro, per il mondo. Giovanna è una cantante che ha una voce divina, immensa, raggiunge le note più alte, usa come nulla fosse e senza sforzo alcuno anche il famoso do di petto, non è seconda ad alcuno. Io, alla mia venerabile età, continuo a fare della chitarra e dei miei amici in conseguenza, la mia vita, la mia passione. Ed ho anche composto oltre cinquecento canzoni in lingua dialettale. Nella lingua della mia terra reggina. Perché a me dell’italiano non importa molto. Io parlo la lingua di mia madre e di mio padre; quella della terra che mi ha fatto. Tanto, tra l’altro, avendo la chitarra mia che mi permette di comunicare, che volete che faccia delle parole e del vocabolario? Il mio vocabolario è fatto di note musicali, di tonalità, di motivi, di voci, di musica e parole che tante volte io stesso compongo ma non per farmi una ricchezza o una ragione, ma solo perché sento di doverlo fare come voi sentite tutto quello che è la vostra vita e la vostra lingua» dice. «A proposito, voglio una chiarificazione personale» dico. «Mi spiegate perché con due figli, uno che suona tanti gli strumenti musicali e fa una orchestra completa, l’altra cantante sicuramente non seconda ad alcuno, non si è costituito un unico fatto musicale che avrebbe sicuramente avuto più successo e più lunga notoria attività

Antonio Severino col suo strumento e, qui sopra, con Francesca Angrisani

Marinella Rodà

Non vorresti mai perdere i motivi che produce; che fa entrare dentro la tua anima in decisa beatitudine

in campo nazionale?». «Vi sbagliate», mi risponde. E continua: «A parte che non mi impiccio del pensare degli altri, anche se sono i miei figli, nella musica conta la personalità di ognuno ed ognuno fa quello che preferisce, che gli detta il cuore. Non sarebbe artista diversamente. Loro vanno avanti secondo la propria vocazione. Ognuno ha il suo stile, la sua tecnica, i suoi gusti, le sue predilezioni. Il fatto che sono fratello e sorella non vuol dire niente. Anche io sono chitarrista e mandolinista e compositore. Le nostre cose non si fanno per mestiere. Sono vocazioni naturali ed ognuno segue la sua vocazione e se la difende, la vive, la realizza. È questo un fatto di arte e non di mestiere» mi dice convincendomi e zittendomi. Poi tira fuori un’altra delle sue massime: «Vedete il fatto che non sono un credente, -anche il grande Pertini non era un credente- non vuol dire che non abbia la mia religione. La mia religione è la musica. Una mia creazione che nessuno mai potrà disconoscere sapendomi suo autore e creatore». E conclude, essendo giunti nella vicinanze del posto dove lo aspettavano gli amici del bel gruppo folk con cui avrebbero suonato per tutta la serata. «Vi divertirete a sentire. Capisco che siete innamorato della musica tradizionale e che rappresenta i sentimenti della nostra gente. Io vi capisco e come! A parte che ci conosciamo da una vita e siamo ottimi amici!». La serata è stata assai bella. Tra l’altro ho conosciuto i bravi dirigenti del gruppo, tradizionalmente, maturati nelle tradizioni musicali di Motta San Giovanni, ricca di tradizioni di tal genere. Rovistando tra le loro carte, ho trovato una foto che riproduceva l’antico “cavalluccio di canna” che il fuochista ballava nella serata finale come chiusura delle festa del patrono, al suono di un tarantella prodotto dalla banda musicale che aveva rallegrato la processione del santo, per le vie del paese. Non vedevo quel tipo di costruzione in canna, da oltre quaranta anni. Da sempre, oramai, lo fanno malamente di carta pesta. Nulla del vecchio “cavalluccio” di canna. Chiesi la foto, me l’hanno promessa. Mi hanno fatto felice. La serata non poteva essere migliore. Ottimi gli artisti che si sono esibiti. Cantanti, suonatori, ballerini. Tra il meglio delle nostre tradizioni folcloristiche. Tornando, Severino mi dice: «Vedete quanta brava gente c’è che si occupa di Folk e musica etnica? Questi sono persone e giovani che operano per vocazione naturale. Fate bene a ricercare fino a definire il gruppo di vertice da aiutarli nelle loro affermazioni artistiche, Fate bene a cercare il meglio, da aggiungere ai vostri già decisi Marinella Rodà, Adele e Pina Lafece, Francesca Angrisani,. Ce ne sono altre ed altri. Vi aiuterò a farvi conoscere e decidere per il meglio. Loro hanno bisogno della vostra attività giornalistica!».

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sabato 7 dicembre 2013

Il Natale al tempo della crisi Codacons, prezzi fermi o in lieve aumento

Coldiretti, soffiati 600 milioni...

Scontrini “corti” sui prodotti tipici

Shopping con furto Suona l’allarme

Anche i listini al dettaglio sembrano risentire della crisi economica. I prezzi dei prodotti tipici delle festività natalizie, tranne alcune eccezioni, appaiono quest'anno stabili o in debole crescita rispetto al 2012. Lo afferma il Codacons, che rende noti i prezzi medi di alcuni beni classici delle feste di Natale rilevati sul territorio nazionale. Per quanto riguarda il settore alimentare, i listini di pandori e panettoni, re indiscussi delle tavole italiane durante le feste, risultano stabili o in calo per i principali marchi, e in lieve salita quelli non di marca. Costerà invece l'1,8% in più brindare al cenone e al pranzo di Natale. L'albero di Natale vero perde terreno rispetto a quello sintetico, con effetti diretti sui prezzi: se il classico abete non subisce rincari rispetto al 2012, quello sintetico, grazie anche ai modelli sempre più all'avanguardia presenti sul mercato, fa segnare un costo mediamente più alto del 6,15%. Costerà un po' di più (+2,3%) addobbare l'albero con le palline ma, in compenso, la classica stella di Natale , immancabile nelle case degli italiani, mantiene listini in linea con quello dello scorso anno. "Con il crollo dei consumi registrato nel corso del 2013, sarebbe stato impensabile per i commercianti aumentare i prezzi dei prodotti tipici delle feste - spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi - tuttavia, per il settore alimentare, occorre considerare come i listini siano estremamente variabili, e i prezzi del comparto subiscano generalmente forti variazioni a ridosso delle feste".

Nel mese decisivo per lo shopping di Natale dagli scaffali sparisce per furti merce per un valore che supera abbondantemente i 600 milioni di euro, che è ben più del doppio di quanto viene rubato in media durante l’anno. In Italia i fenomeni di taccheggio, frodi da parte di dipendenti o fornitori, attività della criminalità organizzata nel retail ed errori amministrativi, rappresentano l’1,3% delle vendite al dettaglio, per un valore stimabile sui 3 miliardi. I furti nei negozi toccano però il massimo nel mese dello shopping natalizio a causa - sottolinea Coldiretti - dell’affollamento che rende più facile sfuggire ai controlli. Se il black friday dedicato agli acquisti negli Usa ha costretto la polizia ad intervenire per sedare risse e incidenti, in Italia è già scattato l’allarme per il taccheggio. Nella lista dei prodotti che scompaiono più facilmente dagli scaffali ci sono le referenze più facili da nascondere, ma che possono anche essere indossate sperando di farla franca. Tra le categorie di prodotti più a rischio ci sono alcolici e alimentari, abbigliamento femminile e accessori moda, giocattoli, profumi e confezioni regalo di prodotti di salute e bellezza, dispositivi elettronici come smartphone e tablet, prodotti da bagno per uomo, confezioni regalo di dvd e consolle, articoli elettrici e articoli per ferramenta/fai-da-te, orologi, gioielli, cioccolate e dolciumi. Tra i prodotti alimentari svettano - precisa Coldiretti - i vini pregiati, gli spumanti e gli altri alcolici, ma anche formaggi come il parmigiano reggiano e il grana padano, i salumi, i diversi tipi di patè confezionati e le specialità regionali più tipiche. Non sempre - osserva la Coldiretti - si tratta di furti dettati dal bisogno come dimostra l’attenzione ai vestiti di marca o agli accessori di moda. Il 16% degli italiani conosce personalmente - continua Coldiretti - qualcuno che per indigenza è stato costretto a rubare nel 2013 e tra questi ben due su tre hanno sottratto prodotti alimentari e il 22% oggetti per i propri figli, secondo una analisi Coldiretti-Ixè. In realtà ad essere responsabili dei furti - sottolinea la Coldiretti sono per il 42% i clienti, ma per il 30% i dipendenti, per il 21% errori amministrativi e l’8% i fornitori. Se da un lato si tratta della conferma del fatto che non si vuole rinunciare ai simboli del Natale anche nei momenti di difficoltà economica, dall’altro si tratta di una situazione particolarmente pesante per le imprese che hanno già problemi a chiudere i bilanci per effetto della crisi che ha contratto i consumi. Ad aumentare in Italia sono anche i furti di prodotti agricoli nelle campagne, dalle insalate alla frutta ma anche animali dalle pecore alle galline ma anche piante tipiche delle feste in vista del Natale. La Coldiretti chiede un rafforzamento dell’attività di controllo delle forze dell’ordine sul territorio.

Caro Babbo Natale...

Regalo preferito? Più lavoro e meno tasse Più lavoro e meno tasse. Questo è il regalo più ambito che gli italiani vorrebbero dal Governo per Natale. Secondo il sondaggio Confesercenti-Swg, 26,9 milioni, ovvero il 56% degli italiani, indicano come priorità per il Paese la creazione di occupazione, mentre ci sono 12,9 milioni, il 27% del campione, che vorrebbero una riduzione del fisco per poter utilizzare al meglio le proprie risorse. Ed a reclamare in particolare la detassazione delle tredicesime sono gli ultrasessantenni, i pensionati. Il 34% (16,3 milioni) vorrebbe vedere diminuire l’imposizione sui redditi (Irpef), mentre il 19% vorrebbe vedere detassate le tredicesime. Quota identica a chi invece vorrebbe che fosse più leggera la prossima tassa su servizi e rifiuti, mentre il 14% e il 12% auspicano, rispettivamente, che l’Iva torni al 20% e che si fermino gli incrementi delle accise (problema che secondo il sondaggio sta a cuore soprattutto ai giovani, con evidente riferimento soprattutto ai carburanti). Secondo i dati del sondaggio, infatti, quest’anno solo il 54% degli italiani (26 milioni) segnala di riuscire a far fronte senza problemi alle spese di famiglia fino alla fine del mese. Una percentuale in calo del 5% rispetto al 2012 e del 18% sul 2010 (agli inizi dell’acuirsi della crisi economica italiana), quando ce la faceva il 72%. S’infoltisce il gruppo di coloro che arrivano a fatica fino alla terza settimana (il 32%, in salita del 4% sullo scorso anno) ma ci sono anche 6,7 milioni che confessano di farcela solo fino alla seconda (il 14%, +1% rispetto al 2012).

...giusto quelli che non entrano in cassa

Le aziende piccole la vedono nera Pessimistiche le previsioni delle piccole e microimprese del commercio sull'andamento delle vendite durante le prossime festività natalizie. Lo afferma uno studio dell'associazione Comitas, che ha sondato le prospettive degli operatori sul giro d'affari legato al Natale 2013. In particolare, le microimprese prevedono che il giro d'affari subirà una flessione di ben 600 milioni di euro rispetto al 2012. I settori che risentiranno in modo particolare del taglio degli acquisti, secondo le previsioni delle piccole attività, saranno l'abbigliamento, le calzature, e il comparto viaggi. Maggiore ottimismo è manifestato dalle imprese operanti nel comparto casa, alimentare, elettronica e cultura. «Allo stato attuale, spiega Comitas, le previsioni di chi opera nel settore del commercio al dettaglio sono negative. Tutti gli indicatori economici ufficiali disegnano un quadro deprimente, con il potere d'acquisto delle famiglie calato del 6,4% tra il 2012 e i primi sei mesi del 2013 e la pressione fiscale in costante crescita. Numeri che hanno ripercussioni dirette sulle spese dei cittadini e, quindi, sul comparto del commercio, che sotto le feste risentirà delle minori possibilità di acquisto da parte degli italiani».


sabato 7 dicembre 2013

Serata magica Inaugurazione del presepe artigianale lungo 21 metri raffigurante il centro storico del paese

Tortora città del presepe Inizia il conto alla rovescia per l’inaugurazione ufficiale del nuovo grande presepe di Tortora. Per il terzo anno consecutivo, la Pro loco di Tortora ha realizzato un presepe da record, lungo 21 metri, sul corso principale del paese. Quest’anno la Pro loco ha deciso di raffigurare il borgo del centro storico, ricostruendolo nel dettaglio. I pezzi, realizzati in separata sede, saranno assembrati su corso Aldo Moro in occasione dell’inaugurazione, che si terrà domenica 8 dicembre alle ore 17,30. La manifestazione “Tortora città del presepe”, vedrà il corso principale protagonista di un grande evento, a cui prenderanno parte attività commerciali e associazioni. La via principale diventerà, per una sera, area pedonale e sarà animata da musica, balli, stand e molto altro ancora. Protagonista indiscusso della serata, il presepe realizzato dalla Pro loco. «Ogni pezzo - ha spiegato Angelo Montesano, presidente Pro loco Tortora - è stato costruito artigianalmente, ricreando con dovizia di particolari il centro storico del paese. Il nostro intento è quello di valorizzare i luoghi e la storia del nostro territorio e incuriosire i visitatori ad andare a visitarli personalmente».

I pezzi realizzati in separata sede saranno assemblati in occasione dell’inaugurazione che si terrà domenica 8 dicembre alle ore 17,30

Riapre l’Archivio storico comunale di Catanzaro

Cultura ritrovata

Salutiamo la riapertura dell’Archivio storico comunale di Catanzaro con l’entusiasmo che meritano le buone notizie e, questa che ci viene comunicata dall’assessore alla Cultura Sinibaldo Esposito, rappresenta senz’altro un ottimo annuncio che aspettavamo da tempo e che più volte abbiamo sollecitato con ripetuti nostri interventi, anche sui mezzi di informazione. Dopo due anni di chiusura, da quel lontano novembre 2011, finalmente l’importante ed insostituibile istituzione archivistica riapre i propri battenti per offrire nuovamente agli studiosi e cultori di storia locale, agli studenti, ai ricercatori ed a tutti gli appassionati, il prezioso materiale storico-documentale che rappresenta una fonte imprescindibile per qualsiasi approfondimento sulle vicende, sui personaggi e sulle istituzioni della nostra città. La riapertura dell’Archivio storico comunale rischiara sensibilmente il panorama culturale della nostra città che, speriamo, possa ben presto definitivamente illuminarsi con l’avvio, da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dei lavori di adeguamento strutturale e funzionale dei locali che dovranno essere destinati ad accogliere la nuova sede dell’Archivio di Stato, con annesso laboratorio di restauro del libro. Aldo Ventrici Osservatorio per il decoro urbano di Catanzaro

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Pillole di fede Presentato il libro dedicato alla beata Elena Aiello di suor Giovanna Toteda

L’umile serva della tenerezza di Dio di Lucia De Cicco

La copertina del libro Sopra, da destra don Michele Fortino, Demetrio Guzzardi, madre Eugenia Amodio e Lavinia Trucino In piedi, l’autrice suor Giovanna Toteda

Il libro, Suor Elena Aiello l’umile serva della tenerezza di Dio di suor Giovanna Toteda, è più che un semplice libro di memoria, che ripercorre la storia della “monaca Santa” com’era conosciuta la beata Elena Aiello dalla città di Cosenza e non solo, la sua fama era arrivata fino in America erano tanti coloro, che arrivavano per la Settimana santa e assistevano al miracolo delle stimmate della Beata Elena, resa tale nel settembre del 2011, primo evento assoluto di tale portata per la Calabria, con la postulazione di don Enzo Gabrieli, direttore dell’ufficio delle comunicazioni sociali della diocesi cosentina e del settimanale diocesano Parola di Vita che ha curato la presentazione del testo che è stato, invece, editato da Editoriale Progetto 2000 e nella doppia presentazione da Demetrio Guzzardi, direttore responsabile. Presentato per la prima volta nella sala convegni della chiesa di Loreto in centro città Bruzia, il testo inizia con un accenno della vita non proprio felice della nostra Teresa, così era chiamata da madre Elena, suor Giovanna che racconta in prima persona nel testo le vicende che l’hanno portata a conoscere la madre e la sua fedelissima compagna suor Gigia, che qualche tempo più tardi fu anche sua madrina di Cresima (dice nel testo suor Giovanna «tutte noi ragazze avevamo una predilezione per suor Gigia, che ci aiutava nei lavori femminili e pregava con noi quando la madre non poteva per le afflizioni, che pativa durante la passione della Croce»). Il testo inizia solo con un accenno alla vita dura che patì la piccola Giovanna prima di arrivare, accompagnata dall’ospedale, alla casa delle Minime, nel centro storico cosentino a un passo dal monumento ai Fratelli Bandiera. Perché era finita in ospedale e tutto ciò che ha preceduto la vita di Giovanna è una confidenza che ha fatto al suo editore e che parte dal suo abbandono della madre, che in un piccolissimo momento della sua vita di ragazza ebbe voglia di cercare, ma subito lasciato come pensiero, poiché Elena divenne la sua vera madre accordandole il permesso di chiamarla tale. Finita in ospedale per maltrattamenti da parte di una famiglia che l’aveva accolta come figlia, ma tutti sappiamo che più che figlie vere e proprie le bambine diventano assistenti familiari dedite ai lavori domestici come i maschi a quelli dei campi, malconcia e fragile arriva nella Santa casa ai Casali Cosentini, come dalla gente del luogo, ancora oggi, è conosciuto il rione della parte antica e povera del centro storico. Qui, inizia la vita di serenità di Giovanna, con quel piatto di pasta e fagioli offertole al suo arrivo. Un pasto vero non come quello che la gente del tempo, nella miseria dei centri più emarginati della città

Il testo inizia con un accenno della vita non proprio felice della nostra Teresa, così era chiamata da madre Elena, suor Giovanna che racconta in prima persona le vicende che l’hanno portata a conoscere la beata «Sarò io la tua mamma» le dice

erano costretti a mangiare: sangue di maiale bollito e senza altro condimento. Il ricordo più acceso nel testo per Giovanna è quello della sofferenza della madre, irrorata nel volto di sangue, lo stesso che sgorgava da quello di Cristo impresso sulla parete della sua stanza. Una stanza che a volte era, invece, luogo di accoglienza, luogo di consolazione come per la donna affetta da un male incurabile al viso e che per ciò aveva avuto dal medico del suo paese il divieto di girare e che la Madre aiutava comperando a prezzo intero le uova, che ella vendeva per nutrire i suoi figli. Non rimandava indietro nessuno la beata Elena, tutti trovavano un rifugio, un luogo in cui avere dignità per il lavoro, forse per riscattare il torto che a lei fu fatto, quando entrando in convento e trovata svenuta dalla superiora, dello stesso, fu mandata via come non adatta alla vita conventuale. In realtà Elena soffriva per una ferita che portava sulla spalla destra, una malattia che solo un miracolo la rese ancora alla vita e che il venerdì diventava il peso della Croce di Gesù, che alleviava con il poggiarsi sui cuscini e ponendo petali di rosa sulla ferita che gli si era aperta sul cuore nel suo amore sconfinato per Cristo. Nel testo sono riportati alcuni disegni che la stessa suor Giovanna ha eseguito e che abbelliscono il libretto, come la venuta di Maria che pone tra le braccia della Beata il Bambinello, oppure uno strano sogno, che fece Giovanna, con i colori mariani nelle vesti di una processione di suore, tra mandorlo e pesco con le pietre preziose della cintura di Elena, simboli con profondo significato biblico e spirituale. Lei pregava come i profeti, si dice nel testo, ma anche come San Francesco d’Assisi, i salmi e i Cantici erano il segno di quella spiritualità poetica del Silenzio e della contemplazione, carisma carmelitano, che vive nei Santi Teresa di Gesù, Teresa del Volto santo e San Giovanni della Croce. Non mancano nel testo riferimenti socio-politici al periodo di fondazione della Casa di accoglienza dei fanciulli emarginati, l’ostacolo dell’allora vescovo della città a che l’opera di Elena si compisse pienamente. Tuttavia, è risaputo che tutta la storia della Chiesa è colma di questi momenti d’incomprensione tra i religiosi e i diocesani, che però sempre con l’obbedienza (altro importante elemento per la vita delle Minime di Elena, ancora oggi e importante per la Monaca Santa) e la fedeltà, al Colonnato su cui Cristo dona il mandato a Pietro, supera ogni possibile torre di Babele. Il testo termina con l’omelia della Messa di beatificazione di madre Elena del cardinale Angelo Amato. Riportiamo un breve cenno della presentazione dell’editore al testo e che personalmente conobbe fin da ragazzo l’opera della beata e la scuola primaria per l’infanzia ancora oggi una tra le migliori della città, di cui suor Giovanna da tantissimi anni ne è la direttrice, e dice: «La piccola Teresa, sperimentò da subito che quella sarebbe stata la sua vera casa e suor Elena la sua vera madre (in) un rapporto filiale che in questa testimonianza traspare da ogni parola».


sabato 7 dicembre 2013

Insegnamento come missione di vita Volume di scritti in memoria del professor Albino Saccomanno

Cattedre che lasciano il segno

Premio alla ricercatrice Unical Paola Tucci

“Bioeconomy”, se la Medicina è traslazionale

Presso l’Accademia nazionale dei Lincei a Roma, alla dottoressa Paola Tucci, ricercatrice di Biochimica presso il dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della nutrizione, è stato conferito il prestigioso premio “Bioeconomy Rome 2013”. La Tucci è stata insignita del prestigioso premio insieme ad altri 5 giovani ricercatori per le sue ricerche innovative nell’ambito dei nuovi approcci di medicina traslazionale applicati alle malattie neurodegenerative. I vincitori sono stati selezionati da una giuria internazionale composta da illustri scienziati provenienti dall’accademia e dall’industria e presieduta dal Premio Nobel per la Medicina Tim Hunt. La cerimonia di premiazione si è svolta a conclusione della terza edizione del convegno internazionale Bioeconomy, organizzato dal consorzio Cnccs, costituito dal Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e da Irbm Science park. L’evento si è svolto in due giornate e ha riunito alcuni tra i migliori scienziati al mondo del settore, i rappresentanti più autorevoli delle Istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali, ed imprenditori di rilievo del campo farmaceutico, per favorire una discussione sulla medicina traslazionale e sul rapporto tra economia, politica e ricerca.

Testo presentato nella sala dello University club per ricordare l’impegno di un apprezzato docente Unical titolare della Cattedra di Istituzioni di Diritto pubblico della facoltà di Economia scomparso nel 2005 all’età di 52 anni

Con la presentazione del volume Scritti in memoria di Albino Saccomanno, tenutasi nella sala dello University Club, sono stati ricordati la figura e l’impegno accademico di un apprezzato docente dell’Università della Calabria, titolare della cattedra di istituzioni di diritto pubblico della facoltà di Economia, scomparso prematuramente il 16 novembre 2005 all’età di 52 anni. All’incontro, dopo i saluti del direttore del dipartimento di scienze aziendali e giuridiche, Franco Rubino, hanno partecipato i curatori dell’opera: i professori Luca Albino, Carlo Amirante, Enrico Caterini, Augusto Cerri, Silvio Gambino, Renato Rolli, Massimo Siclari e Paolo Stancati. L’iniziativa, curata dal dipartimento di Scienze giuridiche - sezione Giuridica “C. Mortati” dell’Unical, ha inteso evidenziare, attraverso la testimonianza diretta di colleghi ed amici del giurista scomparso, la grande passione del professor Saccomanno per la ricerca, il rigore scientifico con cui ha caratterizzato sua attività e le non comuni doti di disponibilità e immediatezza sempre dimostrati in ogni rapporto. È stata una presentazione a tratti toccante, arricchita da numerosi aneddoti che hanno contribuito a delineare con maggiore chiarezza, anche a chi non ha conosciuto il professor Saccomanno, i tratti distintivi di una personalità intellettualmente molto vivace che aveva fatto dell’insegnamento all’Unical una vera missione di vita. Il dibattito, naturalmente, non ha mancato di sottolineare i temi più importanti della ricerca di Saccomanno, argomenti ben rappresentati dagli scritti contenuti nel volume edito da Aracne: la giustizia costituzionale, l’ autonomia universitaria, l’ordinamento europeo, le costituzioni provvisorie, l’organizzazione parlamentare e lo studio dei sistemi elettorali.

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