Voce ai giovani

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Anno 37 - 16 Novembre 2013 - Numero 46

Settimanale indipendente di informazione

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Due giovani in gioco con la musica. Ilenia e Antonio quasi per scherzo improntano un unplugged in un locale del Vibonese... PICCOLI IMPRENDITORI CRESCONO

COSENZA E VINO

Orientagiovani studenti, il futuro del merito è adesso

Novello di gusto Arte e sapore tornano nel centro storico

Manifestazione di Confindustria Cosenza per le scuole della provincia

Recupero e valorizzazione al centro dell’attenzione dell’amministrazione

di Federica Montanelli


II

sabato 16 novembre 2013

Niente maglia nera Ulcer days, la regione all’avanguardia per i progetti di cura delle “ferite difficili”

La Calabria da imitare Le ulcere cutanee croniche, o ferite difficili, costituiscono una patologia diffusa, causa di sofferenze, invalidante nel 50% dei casi e anche costosa per le casse dello Stato e per le famiglie, ma ancora “sottovalutata” sia dagli stessi pazienti, che spesso non si rendono conto della sua gravità, sia dal Servizio sanitario nazionale che non assicura una adeguata ed omogenea rete di percorsi curativi dedicati. Per fortuna, pur nelle criticità esistenti, per una volta la Calabria non è fanalino di coda, ma anzi ha qualcosa da insegnare ad altre regioni. È emerso nel corso della manifestazione scientifica “Ulcer Days”, svoltasi nella sala Quintieri del Rendano ad iniziativa dell’Aiuc, Associazione italiana ulcere cutanee, di cui è coordinatore regionale il dottor Francesco Giacinto, responsabile dell’ambulatorio di Vulnologia di 1° livello Scalea-Praia a Mare Le ulcere cutanee croniche sono lesioni, prevalentemente degli arti inferiori e superiori, che stentano a guarire spontaneamente e che sono nella maggioranza dei casi dovute ad altre malattie, quali diabete, malattie vascolari, autoimmuni, reumatologiche, neoplastiche, decubito. Sono circa due milioni gli italiani interessati, anche se una quantificazione precisa è difficile. Certo è che le prestazioni di cura impegnano il nostro Sistema sanitario per il 2% della spesa annua, mentre il 36% dei pazienti grava anche sull’economia familiare con costi che arrivano a 300 euro al mese. Francesco Giacinto ha introdotto i lavori, moderati da Elena Scrivano, mettendo a confronto diverse esperienze sul territorio calabrese, a cominciare dal suo Ambulatorio, che costituisce una piccola isola felice, alla quale anno dopo anno afferiscono sempre più pazienti, provenienti anche dalla vicina Basilicata, e dove si privilegia l’assistenza domiciliare. È, questo, uno dei cinque centri sperimentali - gli altri sono a Soverato, Reggio, Crotone e Lamezia - che si sono realizzati grazie ad un Progetto regionale integrato Ospedale-territorio che -ha successivamente sottolineato Luigi Battaglia, chirurgo a Soverato e responsabile scientifico del Progetto- viene ora imitato da altre Regioni che ne hanno riconosciuto la validità. Esaurita questa fase, si sta già pensando alla seconda, che consentirà l’apertura di altri ambulatori utilizzando il personale appositamente formato durante l’attuazione del primo progetto. Il problema principale, infatti, è assicurare cure e prevenzione a tutti, come ha rilevato anche il direttore generale dell’Asp Gianfranco Scarpelli, che ha illustrato il lavoro che si sta facendo nell’Asp di Cosenza per migliorare l’assistenza territoriale e destinare solo ai casi acuti i ricoveri ospedalieri, insistendo sull’esigenza di prevenzione e opportuna diffusione dei punti deputati alle cure delle cronicità. Il presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza Eugenio Corcione ha rilevato l’esigenza che, soprattutto in tempi di crisi economica, si mettano a frutto tutte le risorse umane e finanziarie esistenti, privilegiando ciò che

Evento scientifico svoltosi al Rendano di Cosenza ad iniziativa dell’Aiuc, Associazione italiana ulcere cutanee, di cui è coordinatore regionale Francesco Giacinto, responsabile dell’ambulatorio di Vulnologia di 1° livello Scalea-Praia a Mare

davvero serve all’ammalato e non fuorvianti considerazioni di matrice politica, al fine di assicurare una maggiore omogeneità di cure nella provincia. Nella qualità di coordinatrice del mondo delle Associazioni del terzo settore di Cosenza, è intervenuta Alessandra De Rosa a rappresentare il punto di vista dei numerosi pazienti che registra la provincia cosentina e a rilevare gli aspetti di disagio psicologico che una patologia del genere comporta per ammalati e loro familiari. Il saluto del Comune di Cosenza, che ha patrocinato l’evento, è stato portato dall’Assessore alla solidarietà e coesione sociale Manfredo Piazza, che ha illustrato il lavoro che l’ente locale sta svolgendo in direzione di un’assistenza domiciliare integrata sanitaria e sociale. Un saluto è venuto anche dall’assessore Luca Gigliotti del Comune di Castrolibero. Particolare interesse ha poi suscitato la relazione del professore Raffaele Serra, dell’Università di Catanzaro, responsabile di un master in Vulnologia, che ha illustrato il progetto, già in corso di realizzazione, “Peer to peer-Wound Web Net”. Si tratta, in sostanza, di utilizzare le nuove tecnologie per migliorare l’assistenza e “aggirare” i problemi logistici. In sintesi, se la Calabria è servita in maniera disomogenea, oggi si può però fare ricorso alla telemedicina ed al web attraverso cui mettere in rete più centri: basta una buona macchina fotografica ed un software adeguato e ogni ulcera cutanea che arrivi all’attenzione di un centro diventerà oggetto di catalogazione e di scambio di informazioni. Addirittura, il software permetterà di registrare nel tempo progressi o regressi nella guarigione, costituendo così un prezioso strumento di orientamento obiettivo per gli operatori. Inoltre, le immagini e le cure adottate andranno a costituire un database di intuibile utilità per ciascuna struttura interessata. Di criticità frustranti per chi si trova ogni giorno a contatto con la malattia ha, invece, dovuto riferire Miro Sollazzo, infermiere esperto nella cura delle ulcere, responsabile dell’Ambulatorio infermieristico a Polistena. Marilù Vulnera, direttore dell’Area farmaceutica territoriale dell’Asp di Cosenza si è soffermata sulla competenza e capacità della figura del farmacista nel fare anche operazione di counselling verso un paziente che abbisogna non solo di terapie, ma di ascolto e sostegno. Infine, Giuliana Bernaudo, direttore del distretto “Tirreno” dell’Asp di Cosenza, ha illustrato la situazione non facile di un’Azienda sanitaria che deve assicurare assistenza a un territorio vastissimo, con 155 Comuni e circa 750.000 utenti, rilevando come i problemi vengano però quotidianamente superati grazie alla passione professionale di tanti operatori sanitari. Secondo la Bernaudo il problema non sta tanto nelle restrizioni economico-finanziarie, quanto nel non ottimale uso delle risorse esistenti. Una passione che Alessandra De Rosa, ha voluto mettere al centro delle conclusioni dei lavori, quale elemento positivo e motore delle azioni future. La De Rosa ha anche proposto una maggiore interazione della Simitu, Associazione che si occupa dei pazienti con ulcere cutanee e che ha collaborato all’evento cosentino, con il resto delle associazioni sul territorio, in modo da dare sempre più voce al paziente, i cui diritti sono purtroppo ancora non pienamente riconosciuti.


sabato 16 novembre 2013

III

Mostra di valenza didattica Storie e strumenti scientifici per viaggiare nel tempo

CosenzaScienza Giovedì 14 novembre 2013 è stata inaugurata a Cosenza, palazzo Arnone, sede della Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria e della Galleria nazionale di Cosenza, la mostra “Cosenza Scienza - Storie e strumenti scientifici per viaggiare nel tempo”. L’esposizione, di notevole valenza didattica, propone strumenti, apparati storici e reperti naturalistici appartenenti alla cospicua collezione tecnico-scientifica del Liceo classico “B. Telesio” di Cosenza acquisita nel corso della sua lunga e autorevole storia a partire dal 1861. La mostra è divisa in sezioni: Fisica moderna: serie di tubi a vuoto, rocchetto di Ruhmkorff, Scala di Cross, Spettroscopio di Kirckoff e Bunsen, ecc.; Elettromagnetismo: elettromagnete, sezione di cavo elettrico transoceanico, ago magnetico, modelli di motori elettrici, macchina del dott. Spalmer per terapia medica; Acustica: canne sonore, modello di microfono a carbone, modello di telefono, sirena di Cagniard de La Tour, microfono di Bell; Ottica: lanterna magica, episcopio, microscopio composto, camera obscura, modello di proiettore, microscopio solare, stereoscopio a cassetta ecc.; La nascita della chimica: L’alchimia: Athanor, vetreria, storte, alambicchi, distillatore ecc.; riproduzione di un laboratorio alchemico di fine ‘700. Non mancherà uno spazio scenico dove attori professionisti proporranno il testo teatrale La Scienza oscura - il monologo dell’Alchimista che racconta il cruciale passaggio alla moderna chimica quantitativa. Per i più piccoli sono previste, altresì, azioni interattive con strumenti ricostruiti o giocattoli scientifici a tema. L’iniziativa è voluta dal Liceo Classico “Bernardino Telesio”, dalla Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria e dalla società Bottega scientifica. La mostra “Cosenza Scienza Storie e strumenti scientifici per viaggiare nel tempo” avrà prosecuzione fino al 31 maggio 2014.

L’iniziativa è voluta da Liceo classico “Bernardino Telesio”, Soprintenden za per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria e dalla società Bottega scientifica

Palazzo Arnone Nel riquadro il soprintendente ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici Fabio De Chirico


IV

sabato 16 novembre 2013

Piccoli imprenditori crescono Edizione provinciale 2013 di Orientagiovani, la manifestazione di Confindustria Cosenza per gli studenti delle scuole della provincia, svoltasi al cinema Modernissimo, alla presenza di oltre 300 ragazzi dal tema "Saperi e competenze per prepararsi al futuro"

Il futuro è adesso Si è aperta con la consegna di due targhe l’edizione provinciale 2013 di Orientagiovani, la manifestazione che Confindustria Cosenza dedica agli studenti delle scuole della provincia, svoltasi al cinema Modernissimo, alla presenza di oltre 300 ragazzi, dal tema “Saperi e competenze per prepararsi al futuro”. I due riconoscimenti sono andati all’Istituto tecnico industriale “A. Monaco” di Cosenza ed all’azienda Fi.FF dell’imprenditore Paolo Filice per aver partecipato al concorso nazionale di Confindustria “Un giorno con l’imprenditore”, un’esperienza di affiancamento lavorativo di studenti ad un industriale. I protagonisti del progetto, gli studenti Francesco Cavaliere, Francesco Capalbo e Marco Stellato dell’Itis e l’imprenditore Filice hanno ricevuto la targa dall’Assessore regionale all’Istruzione Caligiuri e dal presidente di Confindustria Cosenza Mazzuca, ed insieme al professore Remo Scavello ed alla Responsabile dell’Education di Confindustria Cosenza Monica Perri ritireranno il terzo premio nazionale a Catania, in occasione della manifestazione nazionale di Confindustria sull’orientamento. Con la proiezione di un video sul made in Italy e sulle produzioni d’eccellenza che il Paese ha in tanti settori, dalla meccanica al food, dalla cosmesi al tessile, i relatori della giornata di orientamento, moderata dal direttore di Confindustria Cosenza Rosario Branda hanno interloquito con gli studenti motivandoli ad impegnarsi per la costruzione del proprio futuro. «Occorre rivalutare la cultura del merito - ha dichiarato il presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca - e creare le condizioni affinché una nuova classe dirigente possa farsi spazio e possa, a sua volta, creare nuovo sviluppo. È nostro compito aiutare i ragazzi a far venire fuori il loro talento, recuperando l’etica dei compor-

«Occorre rivalutare la cultura del merito ha dichiarato il presidente Mazzuca e creare le condizioni affinché una nuova classe dirigente possa farsi spazio e creare nuovo sviluppo È nostro compito aiutare i ragazzi a far venire fuori il loro talento»

tamenti e rivalutando il senso del bene comune. Dobbiamo liberarci dalla burocrazia eccessiva che ingessa il Paese, anche nel sistema della formazione, se pensiamo che i nostri ragazzi per accedere a corsi a numero chiuso e impegnarsi in determinate professioni devono andare a studiare all’estero. Non tutte le famiglie possono permetterselo e non è giusto per la collettività». Sulla complessità della situazione economica del Paese e sulle opportunità di lavoro per i giovani si è soffermato l’economista e docente dell’Università di Bari Gianfranco Viesti, secondo cui «la formazione rappresenta l’investimento vero e più fruttuoso che ciascuno deve costruirsi, avendo anche la capacità di acquisire dalla rete un’informazione affidabile, sforzandosi di andare a guardare quello che succede a latitudini diverse. Il futuro dei giovani dipenderà in larga misura dalla capacità di fare per se stessi e per il bene comune, con competenza, impegno, creatività». Il docente dell’Università della Calabria e responsabile dell’Incubatore Technest Riccardo Barberi ha motivato gli studenti verso l’intrapresa, parlando dell’esperienza altamente formativa della Start Cup Calabria e dell’incubatore d’imprese Technest dell’Università della Calabria. «La conoscenza genera piacere ed aumenta le possibilità di avere successo, coltivando i sogni e facendo in modo che gli stessi possano realizzarsi». Dopo la testimonianza del presidente del gruppo Giovani imprenditori Paolo Filice, ha concluso i lavori l’assessore regionale alla Cultura, Istruzione e Ricerca della Regione Calabria Mario Caligiuri. «La crisi dell’esempio a cui ogni giorno siamo sottoposti, viene scompaginata con esempi di collaborazione fruttuosa come quelli messi in piedi dagli imprenditori che aprono le loro realtà ai giovani e gli consentono di maturare esperienze interessanti. Come Regione Calabria stiamo cercando di apportare migliorie al sistema dell’istruzione e della formazione attraverso interventi mirati a diffondere cultura. Senza cultura non potrà esserci sviluppo».


sabato 16 novembre 2013

Progetto vincente Storia di due giovani che si mettono in gioco con la musica

Nasce

Imused Duo

Ilenia Il progetto nasce estemporaneo. Sia io che il chitarrista Antonio Fiumara avevamo una band in elettrico da alcuni anni, quindi avevamo già suonato insieme, ma quasi per gioco in un locale del Vibonese abbiamo improntato un unplugged, senza mai tradire i nostri gusti musicali prevalentemente orientati verso la musica rock internazionale. Progetto che è risultato già dai primi live vincente.

Antonio Ci hanno chiamato a suonare per inaugurare i live di un locale, ma

per problemi di decibel ed orari non potevamo andare in elettrico con tutta la band e ci siamo detti: perché non provare in duo chitarra e voce? Abbiamo riarrangiato i brani in chiave unplugged e stiamo proponendo il nostro “acustico” in vari contesti; non possiamo dimenticare la giornata di apertura del Tropea Blues Festival nello scorso settembre con il pubblico straniero che ha cantato dal primo all’ultimo brano. Il mio percorso artistico

Ilenia Personalmente parto da una formazione classica improntata già dall’età di 5 anni. Grazie a mia zia insegnante di canto e pianoforte ho avuto la possibilità di formare il mio orecchio msusicale. Poi durante l’adolescenza ho sperimentato quella musica che sarebbe rimasta con me per tutta la vita con una band, i Muse, dei quali ho prontamente tatuato il nome e dal quale tatuaggio nasce il nome della band unplugged assieme ad Antonio Fiumara. Il mio percorso musicale progredisce però un po’ per curiosità, un po’ per superamento dei miei limiti come cantante verso l’ascolto di artiste quali: Simon Simmons e Tarya Turunen, senza dimenticare Janis Joplin alla quale mi ispiro da sempre. È anche grazie a questa sorta di sfida che acquisisco sempre più sfumature personali, che mi rendono orgogliosa del mio strumento, la mia voce.

Antonio Ho iniziato a suonare la chitarra da autodidatta nel 1994, poi nel 1997 ho fondato assieme ad altri amici del Liceo la mia prima band e da lì ho militato in varie formazioni in Calabria, a Milano e a Roma, iniziando a cantare nel 2001; tutte band di musica inedita alternative-rock (dall’hard rock, al punk, al grunge) con le quali ho svolto sia attività in studio, sia un’intensa attività live. Negli ultimi anni ho riscoperto il mondo dell’unplugged per i miei brani in un’altra ottica e per la rielaborazione di cover.

Ilenia e Antonio avevano una band in elettrico da alcuni anni Quasi per scherzo in un locale del Vibonese cominciano a improntare un unplugged...

Situazione musicale in Italia e globale

Ilenia La musica in Italia o per lo meno quella che oggi va per la maggiore, non mi rispecchia affatto, né per il gusto musicale e né per le prospettive che vedo davanti a me come cantante. In questo paese è l’immagine che conta prima ancora del prodotto musicale e quindi tutto viene un po’ pilotato dalle case discografiche che si fidano del giudizio dei programmi televisivi e di fantomatici talent scouts. Neanche la metà degli “artisti” di oggi ha vissuto l’altrettanta metà di quello che racconta e canta nei “propri” pezzi, tutto è retorica basato su idee che fanno più scalpore e magari che affiorano in seguito a ricerche di marketing del settore come sondaggi e quant’altro. Per quanto riguarda la musica all’estero anche lì vale il discorso del marketing e dell’immagine più hot o della canzone a maggiore carattere di denuncia, ma il discorso cambia quando incontri come me, più persone straniere che italiane disposte ad ascoltare con piacere un inedito di una band mai sentita, lì mi accorgo della differenza tra l’Italia e l’estero: l’ascoltare della musica a prescindere da chi la faccia, viene prima Lei e poi la celebrità di coloro che la producono.

Antonio Sono ormai svariati anni che in Italia non nasce, a mio parere, un progetto artistico di qualità, dovuto anche alla “overdose” di talent show, dj set e karaoke, che hanno affossato qualsiasi tipo di creatività. Tuttavia proprio perché vi è stato un abuso di tutti questi elementi si sta riscoprendo il live e questo fa ben sperare per il futuro. A livello globale la situazione è differente, specie se penso al mondo inglese o americano, in quanto le realtà indipendenti riescono ad andare avanti e non ci si limita a creare artisti a tavolino. Progetti per il futuro

Ilenia Spero vivamente di poter continuare a fare questo mestiere all’infinito e che le cose in Italia cambino, che si ritorni alla mentalità degli anni 70-80, musicalmente parlando, quando la musica parlava di qualcosa e soprattutto non si parlava di musica ma si “faceva” musica. Per me spero in un progetto musicale in elettrico, mantenendo la versione unplugged. Sono anche laureata e tra vent’anni mi vedo il risultato di un connubio tra la scienziata e la rock-star.

Antonio Su tutti sto riprendendo il mio progetto rock inedito The jungle tri-

be, grazie alla stretta collaborazione con Ilenia, che ormai perdura da due anni e mezzo e con la quale abbiamo realizzato un singolo e ne stiamo preparando altri; inoltre in questi anni ho conosciuto altri musicisti, specie giovani molto preparati e motivati, che sto coinvolgendo assieme ad altre “vecchie conoscenze” per la rinascita del progetto.

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sabato 16 novembre 2013

Leggere insieme “I diari di mio padre” del giornalista Gregorio Corigliano stampato anche nell’alfabeto dei non vedenti

I diari, editi dalla Pellegrini lo scorso anno, riportano gli scritti del padre dell’autore, Antonino, chiamato giovanissimo a combattere la Seconda guerra mondiale

La Memoria è un diritto di tutti di Francesco Fotia

I diari di mio padre 1938-1946, opera del giornalista Gregorio Corigliano, presidente del circolo della stampa “Maria Rosaria Sessa” di Cosenza, è tra i primi libri “calabresi” ad essere stampato anche in braille, lo speciale alfabeto per non vedenti e ipovedenti. I diari, editi dalla Pellegrini lo scorso anno, riportano gli scritti del padre dell’autore, Antonino Corigliano, chiamato giovanissimo a combattere la seconda guerra mondiale. Egli parte prima per Cesena, per poi essere spedito nella colonia italiana libica. Soltanto una volta fatto prigioniero dalle truppe inglesi però, il soldato incomincia ad appuntare le sue riflessioni e le sue paure: Antonino si trova ora in India. Egli scrive del fiero amor di patria che gli ha dato il coraggio di combattere e dell’andamento del conflitto; soprattutto, però, scrive del viaggio che lo ha portato da San Ferdinando, sua terra natia, a quella che ora è una vera e propria prigione. Rileggendoli, emerge l’orgoglio dell’autore, l’attaccamento all’Italia, nonché la crudezza dell’esperienza che in quei giorni ha dovuto vivere. Antonino, dall’inizio delle ostilità si era reso conto di combattere dalla parte più debole dei due fronti, ma per amore di patria, nonché per l’impossibilità di conoscere i

Gregorio Corigliano A destra, durante un momento della presentazione al terrazzo Pellegrini Qui accanto con uno dei tre tomi del libro in braille I diari di mio padre 1938-1946 Nella pagina accanto la copertina del volume in braille

massacri perpetrati dall’esercito hitleriano, egli difende a spada tratta le ragioni dell’asse Roma-Berlino. Con il passare degli anni però, resosi ormai conto del tracollo dell’esercito italiano, il soldato appunta addirittura idee e attenuanti da portare, da perdenti, al tavolo della pace. Ne viene così fuori un ritratto, al tempo stesso soggettivo e oggettivo, del dolore cui porta la guerra, della capacità di sopportazione dell’animo umano, della sua grande, indomabile, dignità. Il compito che ritaglia per sé Gregorio Corigliano è quello di commentatore delle parole del padre, che con il suo aiuto, i suoi pensieri, acquistano una valenza ancora più forte e attuale. Uno scritto, con prefazione del giornalista e scrittore Vittorio Zucconi, che assumerà sempre più importanza negli anni, con l’inevitabile scomparsa di


sabato 16 novembre 2013

Leggere insieme

L’autore

tutti i diretti testimoni degli orrori del secondo conflitto mondiale. Lacune che la letteratura, il cinema, il giornalismo, categoria di cui fa fieramente parte Corigliano, hanno l’obbligo di colmare aggiornando e recuperando il vasto catalogo di storie che uomini come Antonino hanno potuto, e voluto, raccontare. Forse è proprio dall’urgenza di tenere sempre vivo il ricordo, dal bisogno di concedere a ciascuno un contatto più o meno diretto con una verità lontana ma impossibile da ignorare, che nasce l’idea di tradurre I diari di mio padre in braille. <<Per me - commenta l’autore - oltre ad essere una gioia, è un grandissimo onore, perché non capita spesso che in Calabria si traducano libri per non vedenti. Merito dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Vibo Valentia e di Catanzaro, che ne hanno avuto il desiderio, preoccupandosi della traduzione del volume in braille assieme all’editore Walter Pellegrini. Tutto è incominciato - continua Corigliano - con la presentazione dei diari al festival di Tropea, e poi a Catanzaro. In queste occasioni il libro ha riscosso pareri molto positivi. In particolare nel vibonese sono stato piacevolmente riempito di domande e di curiosità dagli iscritti dell’associazione, che mi hanno chiesto di ritornare. E io sono rimasto

Ne viene così fuori un ritratto al tempo stesso soggettivo e oggettivo del dolore cui porta la guerra, della capacità di sopportazione dell’animo umano, della sua grande indomabile dignità

Gregorio Corigliano è stato giornalista Rai dal 1982 al 2010, diventando caporedattore della sede regionale. Nel corso della sua esperienza ha seguito eventi politici, condotto numerose inchieste nel territorio calabrese e curato tribune politiche. Ha lavorato anche in collaborazione con le Radio e testate televisivive nazionali. Editorialista del Corriere della Calabria, è stato anche dirigente del sindacato dei giornalisti della Rai, l’Usigrai. Prima de I diari di mio padre 1938 - 1946, ha pubblicato Un po’di noi - Storia di un viaggio in Calabria che ancora continua. Ha vinto il “Premio Cultura” della Presidenza dei Ministri, il “Premio Crotone Pitagora” e il “Premio Brutium”. Attualmente, oltre ad essere presidente del circolo della stampa Maria Rosaria Sessa è anche commissario del Corecom, il comitato regionale delle comunicazioni.

molto colpito quando mi hanno detto che trascorrono gran parte delle loro giornate a leggere. Da questi incontri - prosegue - è arrivata quindi l’idea di tradurre il libro, caldeggiata dal presidente dell’Uici di Vibo Valentia, Giovanni Barberio, e dalla presidente dell’Uici di Catanzaro, Luciana Loprete, che naturalmente ringrazio per la stima dimostratami>>. La stessa Loprete è stata felice di ringraziare pubblicamente il giornalista per la sua decisione di donare parte del ricavato dei diari alla Lega del Filodoro, che si occupa di donne e uomini sordocieche, e di cui è importante testimonial Renzo Arbore. Corigliano, inoltre, presenterà presto il suo lavoro anche a Paola e ad Acri, sollecitato da associazioni locali. Il braille richiede molte più risorse di un qualunque alfabeto: messo a punto in Francia nella prima metà dell’800 si scrive utilizzando simboli formati da punti di pochi millimetri, al massimo sei, impressi con un punteruolo su carta. Il suo inventore, Louis Braille, divenuto non vedente in età infantile, lo mise appunto ispirandosi al metodo Hauy, troppo ostico da scrivere. Per ragioni di spazio tra una lettera e l’altra, e perché la lettura del braille si fa utilizzando soltanto il dito indice, trascrivere un volume in questo alfabeto (che si scrive da destra verso sinistra) significa, come nel caso dei diari, trasformare uno libro di 216 pagine in tre grossi tomi. Uno sforzo che fa onore a chi l’ha profuso e a chi ha collaborato affinché questo importante pezzetto di storia, questo punto di vista sorpreso, disarmato, dallo scorrere della storia, possa essere letto e vissuto davvero da tutti.

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sabato 16 novembre 2013

Pagine che si incrociano Presentazione a Firmo dei libri di Franca Marino "Senso e doppi sensi" e di Lucia De Cicco "Canto d'amore"

Nella società tra sacro e profano

Da sinistra Gino Zangaro, Teresa Viafora, Franca Marino, Antonio Bianchi, Adelina Aiello, Lucia De Cicco, Massimo Cistaro e Raffaella Scarpelli

Si è tenuto lo scorso 9 novembre presso la sala consiliare “Sandro Pertini” - Palavetro del comune di Firmo, Cs la presentazione dei libri di Franca Marino, Senso e doppi sensi e di Lucia De Cicco, Canto d’Amore, organizzazione di Adelina Aiello, responsabile dell’associazione “Progetto donna-Firmo” e che ha moderato gli interventi di Antonio Bianchi, presidente della Corte minorile di Castrovillari e della professoressa Teresa Viafora con gli intermezzi musicali di Raffaella Scarpelli, nota cantautrice del Cosentino e gli intervalli poetici drammatizzati dell’attore e poeta, Massimo Cistaro, che fa parte anche della Compagnia delle Alghe di Cerisano,

La passione che passa attraverso un cantico come nelle riflessioni sulla Maddalena della silloge della De Cicco e la passione della carnalità come per il testo della Marino

Cosenza impegnata da tre stagioni con opere teatrali che hanno come finalità raccogliere fondi per l’associazione di solidarietà Asmi da destinare all’acquisto di un mezzo, che possa servire al trasporto degli ammalati per le terapie ospedaliere e nei servizi sanitari del territorio. Interventi dal pubblico del sacerdote della parrocchia di Firmo e dello scrittore e editore Grafosud del testo della Marino, Gino Zangaro. La professoressa Viafora ha esposto sul testo Canto d’Amore, editrice l’Aletti, mostrandolo come un quadro al cui interno c’erano i moti dell’animo, a volte trasparenti, altre volte dal desiderio di non lasciare trapelare tutto, trasfigurati dai versi. Il femminile è soprattutto nella famiglia che emerge con chiarezza. Le liriche, dice la Viafora, nella raccolta non sono certo casuali, emerge un importante triangolo di tre donne, la nonna, Rosanna sorella e se stessa con la poesia dedicata a Matteo, il figlio, nel momento del partorire. Profondo senso religioso che anima i gesti e i pensieri dell’intero testo. Perfetta è la padronanza del verso libero, in cui si alterna il verso breve con quello più lungo e che invita il lettore a soffermarsi sulle singole parole espressioni o figure. Anofore polisinteti, che scandiscono con regolarità le fluide immagini, parole e i sentimenti. Per Senso e doppi sensi, la Marino afferma nella sua relazione l’avvocato Bianchi, ci descrive un sogno che, a volte, si può realizzare. Un salto storico, che giunge fino ai tempi di Eschilo, alle tragedie greche e del dolce Stilnovo, in cui la donna era angelicata. I protagonisti sono avvolti di quella gentilezza, che oggi è temuta, forse per paura del confronto, da una società in cui tutto è chiuso. Forte il riferimento ai classici e, soprattutto, al turbinio di abbracci di Paolo e Francesca nel Canto dell’inferno dantesco. Manca alla nostra società una forma di cultura alla sensibilizzazione, afferma Bianchi, e all’amore passionale in generale. Non riuscendo ad aprire i cuori vengono a mancare la gentilezza e l’apertura all’altro per paura di noi stessi e che a volte non conosciamo che cosa ci può rendere felici inaspettatamente. Un incontro, riprende Bianchi, importante tra due libri che in apparenza trattano temi diversi, ma in cui la centralità è la donna e l’uomo assieme, la passione che passa anche attraverso un cantico come nelle riflessioni sulla Maddalena della silloge della De Cicco e la passione della carnalità come per il testo della Marino. Sono complementari le due opere e spaziano dal sacro al profano e che esplicitamente trattengono in dialoghi finti le amicizie e le relazioni più vere. Gino Zangaro ha dato delle riflessioni importanti sul libro della Marino dal titolo, che è stato molto studiato come un piccolo scrigno coraggioso, che mette a nudo le aspettative e le ansie della protagonista.


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Penna ancora tutta da scoprire La Fallaci, attraverso la biografia di Cristina De Stefano

Oriana, una donna di Lucia De Cicco

Cristina De Stefano (già autrice di due biografie: Belinda e il mostro su Cristina Campo; Americane avventurose, biografia di venti donne americane pioniere) è autrice di una bellissima biografia dedicata alla Fallaci, Oriana. Una donna uscita negli ultimi tempi, edizioni Rizzoli. Sono tre anni si studio che Cristina De Stefano ha operato nell’archivio della giornalista e ne racconta la vita intima senza cadere nel gossip. Un libro, che, la scrittrice descrive come una tappa importante per disegnare il profilo della persona e non solo il personaggio, scrittrice e giornalista, Oriana Fallaci. Per la prima volta il nipote ed erede della giornalista ha avuto la volontà di aprire gli archivi privati della zia per darli a un biografo. È un libro che ha avuto la possibilità, quindi, di arrivare a dei documenti, che fino ad ora erano inaccessibili ed è stato presentato a Tropea, nel Vibonese, presso il Museo diocesano, il 7 novembre scorso. Da una prima storia andata male, un amore per un giornalista corrispondente di Londra per la Settimana incom illustrata e futura penna del Corriere della Sera, da cui la Fallaci trasse il celeberrimo romanzo Lettera a un bambino mai nato, affronta i temi difficili dell’aborto e del rifiuto della paternità da parte del compagno della protagonista. Seguono altre storie: Il reporter, l’eroe, l’astronauta. L’amore per il francese François Pelou, che la Fallaci conosce sul fronte di guerra e che sarà per lei un grande maestro e una vera passione. Il rapporto con Alekos Panagulis, oppositore greco al regime dei colonnelli e che dura fino alla morte nel 1976. Paolo Nespoli, un militare italiano con cui convive a New York. La storia finisce quando Nespoli si trasferisce per il lavoro presso l’Agenzia Aerospaziale Europea, il romanzo che ne seguì fu Un cappello pieno di ciliegie del 2008. Qual è l’elemento di novità, che emerge da quest’archivio e studio su Oriana Fallaci? Questo intanto è la prima volta che si racconta tutta la vita di Oriana Fallaci, soprattutto la parte giovanile che era meno conosciuta. Tantissime notizie sulla sua vita privata, che non tutti sanno, poiché era la Fallaci persona molto gelosa del suo privato. L’attenzione si concentra tantissimo sulle sue storie d’amore, anche se esternamente era una donna molto guerriera e dura, mentre nel privato ha avuto una vita sentimentale intensa e con una femminilità e una dolcezza che è sorprendente. Com’era il mondo di Oriana? Aveva due aspetti opposti e complementari, molto fragile, dolce nel privato e dura in apparenza e protetta in pubblico. Non c’è, però, a vedere meglio, alcuna contraddizione, poiché essendo così fragile nel privato di conseguenza, era normale un atteggiamento forte all’esterno. Quali sono gli elementi del libro che sono più in risalto? Ciò che fa molto discutere è il primo amore per un giornalista, consacrato in un grande romanzo. Un libro che dunque vuole raccontare Oriana privata a chi l’ha letta ma al tempo stesso spero sia un libro che racconti bene la sua bravura e l’ enorme capacità profusa nel lavoro. Come potremmo definirla nel privato, in sintesi? Generosissima, era una donna di cuore faceva regali ad amici e amori; allegra, era molto spiritosa, amava ridere e accettava gli scherzi; romantica, caratteristica simpatica; vulnerabile al limite della fragilità e del patologico, lei detestava l’essere ferita. Se ciò avveniva da parte di un amore, un amico, un familiare era molto dura nella reazione, che tendeva a cancellare le persone. Questo libro in che ambito letterario si pone? Non è un libro certamente di gossip, di pettegolezzo. È un volere dimostrare come in ogni passaggio della sua vita privata, la Fallaci realizzava un romanzo. Tutti gli eventi della sua vita sono evidenziati al lettore in un testo. Questa è la cosa più interessante, perché si vuole far capire che quando ci si avvicina ai suoi romanzi si può

Cristina De Stefano Sotto, la copertina del suo ultimo libro

Il libro è stato presentato a Tropea presso il Museo diocesano Una tappa importante per disegnare il profilo della persona e non solo il personaggio, scrittrice e giornalista

ben comprendere da dove sono nati e di come tutto proviene sempre dalla sua vita. La sua attenzione al momento si concentra nelle biografie... Trovo che leggere una biografia sia un’esperienza che ci espande e fa vivere e vedere le altre vite.


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sabato 16 novembre 2013

Per la gioia dell’olfatto Arte e sapore tornano nel centro storico cosentino

Novello di gusto nelli di Federica Monta

Proseguono gli eventi eno-gastronomici a Cosenza. Manifestazioni da vivere nel cuore del centro storico, il cui recupero e valorizzazione è da sempre oggetto di interesse dell’amministrazione di Palazzo dei Bruzi. Eventi, soprattutto, in grado di animare il turismo, dando così nuova linfa anche all’economia: una buona boccata d’ossigeno di questi tempi. Con queste premesse è iniziato venerdì il primo festival “Novello di gusto nell’arte del centro storico”, tre giorni di festa, degustazioni e spettacoli in onore del primo vino dell’anno pronto ad essere imbottigliato. L’iniziativa è promossa dall’assessorato alla Crescita economica urbana del Comune di Cosenza, guidato da Nicola Mayerà, in collaborazione con Coldiretti Calabria. Un’ottima occasione per bissare il successo che, ha riscontrato la Festa del cioccolato; un trionfo di partecipazione che l’assessore ha così commentato: «Siamo riusciti per la prima volta a mettere insieme associazioni, come Confartigianato e Cna, per realizzare una grande manifestazione, riuscendo ad attirare turismo da più parti della regione. Forte è stata la partecipazione degli artigiani del cioccolato, ha proseguito Mayerà - al punto da spostare gli stand dal centro storico alle più spaziose vie dell’isola pedonale. Un buon punto di partenza per organizzare in futuro una rassegna ancora più ampia che trasformi l’intero territorio in una sorta di “città del cioccolato”. Idee in grande, che troveranno certamente il favore degli esercenti e degli albergatori, molti dei quali hanno registrato prenotazioni fino al 70% dei posti a disposizione. Idee che - ha spiegato l’assessore - hanno bisogno di pianificazione e tenacia. Novello di gusto, ad esempio, è la prosecuzione di Sapori d’Autunno, organizzato dal 4 al 6 ottobre, ed è al tempo stesso l’anticipazione di eventi che stiamo già programmando per il prossimo futuro. La programmazione sull’enogastronomia - ha osservato Mayerà - dovrebbe essere pensata come annuale, con diversi eventi in grado di ripetersi, ciclicamente, nel tempo. Nel corso delle passate amministrazioni, questa idea è stata più volta sbandierata - ha concluso - ma mai davvero attuata; noi siamo intenzionati ad invertire la rotta. E per farlo richiederemo l’aiuto delle associazioni di categoria specializzate nei diversi campi. Perché le sinergie, assieme alla buona organizzazione, sono le chiavi per offrire alla cittadinanza manifestazioni di qualità».

Recupero e valorizzazione è da sempre oggetto di interesse dell’amministrazione di palazzo dei Bruzi


sabato 16 novembre 2013

Per la gioia dell’olfatto

Tre giorni di festa del sapore e dell’arte... Ecco, nel dettaglio, il programma. Novello di Gusto, come detto, si è aperto venerdì pomeriggio alle 18,30, con il brindisi d’inaugurazione presso il museo diocesano. A Corso Telesio, immediatamente a seguire, la cittadinanza ha preso parte alla degustazione guidata presso gli stand. Le degustazioni sono state offerte dall’Organizzazione nazionale assaggiatori formaggio (Onaf), dalla Federazione italiana sommelier, albergatori e ristoratori (Fisar) e dall’Associazione italiana sommelier (Ais). Un aperitivo che ha preceduto il percorso enogastronomico curato dalla fondazione Campagna amica Coldiretti Calabria.

L’assessore Nicola Mayerà In apertura, la locandina dell’evento e quella della Festa del cioccolato 2013

Tre giorni di festa in onore del primo vino dell’anno pronto a essere imbottigliato L’iniziativa è promossa dall’assessorato alla Crescita economica urbana del Comune di Cosenza in collaborazione con Coldiretti Calabria

La buona tavola, attorno alle 21,30, ha lasciato il posto alla sua degna accompagnatrice, con lo spettacolo dei Sertango Quartet, band composta da Ivano Biscardi, Virginio Aiello, Bruno e Corrado Aloise. Musica per tutte le età che ha incontrato il favore del pubblico cosentino. Ultima tappa della giornata, il dj set che ha riscaldato la fredda notte dei più giovani. Novello di gusto prosegue sabato mattina, con l’incontro, alle ore 11,00 presso la Biblioteca nazionale, fra le cantine, i ristoratori calabresi, Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, l’assessore Mayerà e i presidenti delle associazioni di categoria. La tavola rotonda, dal titolo “Cooperazione regionale del settore enogastronomico”, porterà alla sottoscrizione della Carta dei vini della Calabria. Saranno inoltre presentati i vini vincitori al settimo Salone del Vino novello del Meridione. Nel pomeriggio, passeggiata all’interno delle Botteghe artigiane di Re Alarico, i temporary store, per una serie di dimostrazioni artigianali, a cura dell’assessorato al Turismo. Dalle 17,30, altri appuntamenti musicali: si incomincia con gli intermezzi, curati dal Conservatorio S.Giacomantonio, suonati dal DuoxDuo Quartet presso il chiostro di Santa Chiara. Alle 19,00, la Sala Quintieri del Teatro Rendano ospita il Lorenzo Bevacqua, che con il suo “pianoforte romantico” arrangia pezzi di Chopin e Liszt. La musica popolare della band Le Muse del Mediterraneo è l’evento delle 21,30, presso Piazza Parrasio, che a seguire ospiterà un altro dj set a chiusura della giornata. In caso di cattive condizioni meteorologiche, gli eventi si terranno all’interno di Palazzo Campagna. Novello di Gusto si chiude domenica, con la degustazione di sigari toscani, con diversi abbinamenti a disposizione, presso Piazza Toscano, a partire dalle 18,30. Si chiude, alle ore 20,00, con il concerto del Sestetto Moderno di Musica Classica, nella sempre suggestiva cornice di Piazza Duomo. Una festa del gusto e dello spettacolo che ha già iniziato a prendere per la gola cittadini e turisti, con tutto il suo succulento carico di prodotti d’eccellenza: salumi, oli e frutti di stagione. Senza dimenticare d’accompagnarli con un buon bicchiere di vino. Meglio se novello.

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Vino e aggregazione Gli organizzatori pensano alla seconda edizione...

Aspettando aspettando San Martino è andato...

Musica popolare e d’autore, enogastronomia e promozione della filiera dell’artigianato hanno animato il centro storico di Rossano. Per quella che è stata una due giorni dedicata interamente alla tradizione e alla produzione dei prodotti tipici locali, in particolare del vino novello. La prima edizione di “Aspettando San Martino” ha registrato il tutto esaurito, anche grazie all’esibizione del comico cosentino Paolo Marra e al concerto dei Teppisti dei Sogni. Soddisfatti gli organizzatori dell’evento, Abvision’s service Rossano che, con la preziosa partnership della comunità anziani “San Benigno” Rossano, e con il patrocinio del Comune di Rossano - assessorato al Turismo, hanno promosso la manifestazione. Siamo entusiasti - fa sapere lo staff dei promotori - dei risultati di quello che riteniamo possa diventare un appuntamento annuale per la città di Rossano nel periodo autunnale. Ringraziamo gli sponsor e tutti coloro che hanno contribuito fattivamente alla riuscita della manifestazione. Sicuramente, “Aspettando San Martino” è stata l’ennesima occasione per il centro storico, per confrontarsi con le diverse realtà territoriali, ma anche una opportunità per i cittadini, soprattutto quelli meno giovani, di aggregazione sociale e di riscoperta e valorizzazione della tradizione. All’interno della manifestazione, si è tenuta la Fiera dell’artigianato, con stand espositivi di oggetti manufatti realizzati in rame, cotto, terracotta, legno intarsiato a mano, giochi per bambini. Un mercatino di oggetti antichi, poi, con presepi tradizionali e alternativi, e oggetti realizzati con materiali di riciclo, oltre ad un’area dedicata alla bottega degli hobby, con la partecipazione dei liutai di Bisignano, ha arricchito il contesto artistico e festoso del piazzale Traforo. Nello stesso ambito, inoltre, è stata allestita la Fiera enogastronomica con l’apertura delle botti del vino novello, e gli stand di esposizione e degustazione di piatti tipici. © fonte Cmp agency Rossano

Musica popolare e d’autore, enogastronomia e promozione della filiera d’artigianato hanno animato il centro storico di Rossano


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Cultura a forma di e-book Gli studenti del liceo scientifico “Fermi” di Catanzaro Lido partecipano al progetto "Travel Game la cultura della lettura"

Quattro chiacchiere di filosofia Tra i 6.000 studenti che hanno affollato il “Tropea Festival leggere e scrivere” nell’ambito del progetto culturale “Travel Game la cultura della lettura” ha partecipato una delegazione del Liceo Scientifico “E. Fermi” di Catanzaro Lido, diretto dal preside Luigi Antonio Macrì, accompagnata dalle docenti: Elvira Nesticò e Leone Santa Monica. Gli alunni hanno lavorato, durante il corso dell’anno scolastico, con impegno alla realizzazione dell’e-book Quattro chiacchiere di... filosofia. Il libro è stato presentato al Festival di Tropea giorno 8 novembre alla presenza dell’autrice Anna Lisa Chirico, giornalista di Panorama; del giornalista Pasqualino Pandullo, presidente dell’Associazione, ‘Accademia degli Affaticati’; di Gilberto Floriani, presidente sistema bibliotecario; Florindo Rubbettino, dell’omonima casa editrice di Soveria Mannelli; dell’assessore regionale Mario Caligiuri e dell’assessore regionale alla Cultura del Piemonte Michele Coppola che dopo la bella esperienza vissuta l’anno scorso, con gli studenti calabresi al Salone del libro di Torino, ha avuto modo di rincontrarli a Tropea dando loro appuntamento all’evento previsto tra l’8 e il 12 maggio 2014 a Torino dove quest’anno è prevista la presenza del papa. Ha aperto i lavori l’intervento di Rita Macrì, presidente dell’associazione culturale La movida che ha coordinato la presenza delle scuole nelle 7 giornate del Tropea Festival nell’ambito del progetto Travel Game: “la cultura della lettura”, che ha intervistato la professoressa Nesticò, visibilmente emozionata, la quale dopo aver portato i saluti del preside ha ringraziato i suoi alunni per l’impegno con cui hanno lavorato. «Il libro è strutturato in tre capitoli - ha spiegato Elvira Nesticò -, ognuno dei quali è stato realizzato dalle terze classi. Ogni capitolo è stato curato dalla docente della classe di appartenenza, che ha seguito e guidato gli alunni a esprimere pareri, riflessioni e opinioni su argomenti di varia natura. I ragazzi hanno dibattuto su temi complessi quali: “cos’è la filosofia” oppure, “giusto o sbagliato”, o “chi è il filosofo”; hanno indagato su temi come “l’amore, l’amicizia, la felicità” e inoltre, si sono cimentati nella esposizione perso-

Tra i 6.000 studenti che hanno affollato il “Tropea festival Leggere e scrivere” nell’ambito del progetto culturale “Travel game la cultura della lettura” ha partecipato una delegazione dell’istituto diretto dal preside Luigi Antonio Macrì

nalizzata dei “dialoghi platonici”. Hanno, inoltre, utilizzato e perfezionato il linguaggio filosofico». Quattro chiacchiere di... filosofia ha riguardato domande che da sempre si sono posti in tanti, anche i filosofi. Le riflessioni che sono scaturite, tuttavia, sono proporzionate alla visione che i giovani hanno della vita, considerando ovviamente che la loro esperienza esistenziale è appena iniziata. È bene sottolineare che questo lavoro non ha la pretesa di realizzare un “libro di filosofia o di enunciare nuove teorie”, è semplicemente un «contributo inteso come propedeutico a questa disciplina». Il libro Quattro chiacchiere di … filosofia, racconta l’approccio dei ragazzi alla filosofia. Uno scritto che si fonda sul dialogo e il confronto aperto e attuale tanto da sfociare in discussioni dinamiche e sincere. Simulando la “chat” esprimono le loro opinioni, perché è mezzo di comunicazione e linguaggio adeguato. Questa scelta è stata fatta per sottolineare che si può parlare di Filosofia in tanti modi. ConQuattro chiacchiere di... filosofia, si è riflettuto su temi importanti con semplicità. Per consultare il libro basta entrare su facebook su “Filo chattiamo”, oppure si può andare su “Calameo”, scrivere il titolo del libro e visionarlo. La professoressa Nesticò ha infine raccontato la giornata vissuta tra Vibo e Tropea. «I nostri studenti hanno potuto conoscere tanti studenti loro coetanei provenienti da tutte le province calabresi e apprezzare i tesori della propria terra a partire dal museo archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo dove all’interno del Castello Normanno Svevo hanno visitato la mostra. Il percorso ha avuto inizio con l’esposizione di oggetti provenienti delle aree sacre della città greca: Scrimbia e Cofino. abbiamo visitato l’esposizione continua con le necropoli, cui seguono i materiali raccolti in alcune importanti collezioni, in particolare in quella della famiglia Capialbi. Molto bella anche la mostra all’interno di palazzo Gagliardi a Vibo. Ringrazio l’associazione che ha organizzato per noi questa giornata che ci ha permesso di fare un tuffo nella cultura mettendo in luce le nostre eccellenze: i nostri studenti appunto!».


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sabato 16 novembre 2013

C’è un “Altro ponte” Inaugurazione della mostra collettiva "Sicilia dives", curata da Gianfranco Labrosciano

La dialettica del risveglio

Domenica 17 novembre alle 11 presso la sede della associazione culturale Alt-Art Creazioni in corso, Arcavacata di Rende, c/o l’Università della Calabria

Dopo il successo ottenuto a Napoli nel mese di settembre, la mostra “Sicilia Dives”, curata da Gianfranco Labrosciano, fa tappa a Cosenza nel parco d’arte in cui ha sede l’Associazione culturale Alt-Art Creazioni in corso, al 25 bis di via Longeni di Arcavacata di Rende, presso l’Università della Calabria. Dal 17 novembre al 3 dicembre sarà possibile ammirare le opere di molti maestri siciliani che si fanno comunicatori della ricchezza della loro terra e portatori di una cultura contemporanea che «supera i confini finiti dell’io per correre verso il molteplice e la collettività». La straordinaria collettiva esprime con forza la continuità di un ideale estetico capace di rappresentare il territorio e il suo valore artistico e culturale. Sarà una giornata ricca di eventi: si inizierà alle 11:00 con l’intervento del curatore Gianfranco Labrosciano che spiegherà come la Sicilia, cuore pulsante del Mediterraneo, si pone al centro di una “dialettica del risveglio” finalizzata alla costruzione di un “altro ponte”. Nel pomeriggio, alle 16:00, Calogero Barba, artista e operatore culturale, relazionerà sulla attività di “Qal’At- Arte al Centro/ il Centro dell’arte” di Caltanissetta. Sarà proiettato un video realizzato dallo stesso Barba che mostrerà la proficua attività ventennale del centro d’arte sul territorio locale e nazionale. Dopo la giornata inaugurale, le attività proseguiranno giovedì 28 novembre con la presentazione del film-documentario del giovane regista Davide Gambino, dal titolo “Pietra pesante”, incentrato sulla vita e l’opera dell’artista siciliano Lorenzo Reina. Saranno presenti le opere di: Pippo Altomare, Luciana Anelli, Antonella Ludovica Barba, Calogero Barba, Nicola Busacca, Barbara Cammarata, Massimo Cappello, Letterio Consiglio, Rosario Genovese, Lillo Giuliana, Michele Lambo, Giovanni Leto, Michele Lombardo, Leopoldo Mazzoleni, Gina Nicolosi, Enzo Patti, Calogero Piro, Natale Platania, Lorenzo Reina, Giuseppina Riggi, Salvatore Salamone, Enzo Salanitro, Attilio Scimone, Alfonso Siracusa, Turi Sottile, Franco Spena, Giusto Sucato, Croce Taravella, Delfo Tinnirello, Valeria Troja, Agostino Tulumello, Andrea Vizzini, Nuccio Zicari, Nicola Zappalà. La mostra, inserita nel progetto “l’altro ponte”, sarà visitabile, gratuitamente, fino al 3 dicembre.


sabato 16 novembre 2013

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Esposizione di talenti 12 giovani del progetto Young at art del Maca di Acri, hanno esposto le loro opere a Torino Da mercoledì 6 a domenica 10 novembre 2013, i 12 giovani talenti del progetto Young at Art del Maca (Museo arte contemporanea Acri), hanno esposto le loro opere a Torino, all’interno degli spazi del Moi, nell’ambito della manifestazione Paratissima, ottenendo un successo di pubblico che ha superato le più rosee aspettative degli organizzatori dell’evento. Young at Art, giunto quest’anno alla seconda edizione, è un progetto espositivo itinerante, realizzato e promosso dal Maca di Acri (Cs) in collaborazione con le associazioni Oesum Led Icima e l’omonima Young at Art, attraverso cui, le tre istituzioni culturali intendono promuovere sul territorio nazionale, lungo un’intera annualità, il lavoro di un gruppo di artisti under 35 nati in Calabria, dando loro la possibilità di essere visti e conosciuti da un pubblico numeroso.

Paratissima di successo L’idea che sta alla base del progetto Young at Art è quella di trasformare il museo da spazio statico in promotore attivo delle realtà artistiche e culturali del proprio territorio. Per questo motivo, dopo una prima mostra tenutasi al Maca, tra l’aprile e il maggio scorsi, le opere dei 12 artisti sono state successivamente esposte all’interno della VII edizione della Biennale d’arte contemporanea Magna Grecia, nel mese di agosto, fianco a fianco con quelle di un gruppo di nomi illustri del panorama artistico italiano e internazionale della seconda metà del Novecento (tra gli altri: Arman, Mario Merz, Mimmo Paladino e Michelangelo Pistoletto). Come nel 2012, l’ultima tappa del progetto si è svolta a Torino, in concomitanza con il lungo fine settimana della fiera d’arte contemporanea Artissima, durante la quale il capoluogo piemontese si trasforma a tutti gli effetti nella capitale mondiale dell’arte contemporanea. La collaborazione con la manifestazione Paratissima, l’evento off più importante e visitato di Artissima, ha dato la possibilità ai 12 artisti di incontrare, in soli cinque giorni, un pubblico stimato intorno alle 100.000 unità. Non si è trattato, però, di mera una questione quantitativa: molti visitatori hanno dimostrato vivo interesse nei confronti dei lavori degli artisti. «Possiamo dirci più che soddisfatti di aver raggiunto pienamente l’obiettivo di far conoscere i nostri 12 giovani talenti da un pubblico ampio ed eterogeneo, composto tanto da gente comune, quanto da appassionati d’arte contemporanea, da collezionisti e da galleristi», spiegano Massimo Garofalo e Andrea Rodi, curatori della mostra e ideatori del progetto Young at Art. La mostra tenutasi nell’ambito di Paratissima è stata resa possibile grazie a 25 generosi contributi di privati cittadini giunti in aiuto alla campagna di raccolta fondi indetta dall’associazione Oesum Led Icima, che hanno permesso di coprire una parte significativa dei costi di realizzazione della mostra. Ad essi si è aggiunto l’importante sostegno della neonata associazione culturale Young at Art, che, con la mostra, ha inaugurato la sua attività di promozione dei giovani artisti attivi sul territorio nazionale. Il numero degli artisti selezionati per l’edizione 2013 del progetto è raddoppiato rispetto a quelli della prima annualità, a testimonianza dell’estrema vitalità della scena artistica calabrese e della varietà della sua offerta, capace di spaziare at-

Dall’alto: Mirella Nania, Vita Nova; Anna Capolupo, Ordine; Salvatore Insana, Space Time Lapse out of this time

Con l’obiettivo di trasformare il museo da spazio statico in promotore attivo delle realtà artistiche e culturali del proprio territorio

traverso tutti i linguaggi e le forme espressive dell’arte contemporanea. Particolarmente ricca è stata, quest’anno, la sezione dedicata alla fotografia, che ha annoverato gli artisti Domenico Mendicino, Gregorio Paone, Marco Colonna, Salvatore Colloridi e Salvatore Insana. Quest’ultimo era presente, con un’opera, anche nella sezione video, di cui fa parte anche l’artista Giusy Pirrotta. Erano tre, invece, i pittori che hanno preso parte a Young at Art. Anna Capolupo, Giulio Manglaviti e Maurizio Cariati, enormemente distinti fra loro per stile, tecnica e tematiche affrontate nei rispettivi lavori. L’artista Mirella Nania ha testimoniato della freschezza dell’approccio digitale applicato al mondo dell’arte. Non sono mancati poi gli approcci ibridi, come la pittura materica proposta da Giovanni Fava e la scultura fatta di materiali di recupero, naturali e artefatti, di Giuseppe Guerrisi.


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sabato 16 novembre 2013

I prossimi appuntamenti in Sila Insieme ad altri quattro Parchi naturali europei per presentare gli sviluppi del progetto BioEuparks

Il Parco parte per Budapest Il Parco nazionale della Sila ha partecipato alla due giorni di meeting che si è svolta in Ungheria, a Budapest, per discutere dei progressi realizzati dai partner del progetto “BioEuparks”, finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Altener Eie (Energia intelligente in europa). Il progetto mira alla valorizzazione delle aree protette come modello per l’energia intelligente in Europa e intende aumentare l’offerta locale di biomassa proveniente dalle foreste gestite in modo sostenibile e dai residui agricoli, con l’obiettivo di sviluppare una filiera della biomassa efficiente e sostenibile in 5 Parchi naturali europei e contribuire, così, alla promozione di filiere corte. Durante i due giorni dedicati al confronto fra le realtà che aderiscono al progetto - in particolare il Parco nazionale della Sila per l’Italia, il Parco nazionale del Danubio - Ipoly per l’ Ungheria, il Parco Kozjanski per la Slovenia, il Parco nazionale di Rodopi per la Grecia e il Parco naturale Solktaler per l’Austria - sono state presentate idee e proposte per lo sviluppo di un Piano locale per la costituzione della filiera per approvvigionamento di biomasse, basato, ovviamente, sulle esigenze degli specifici territori coinvolti. Alla presenza anche degli altri tre partner che rappresentano le associazioni ambientaliste e gli organismi di ricerca sulle biomasse e la bioenergia - l’Agenzia per le risorse rinnovabili (Germania), l’ Università Democrito di Tracia (Grecia), Legambiente (Italia) e l’Istituto Forestale Sloveno - il Parco della Sila ha illustrato la propria bozza di Piano e resi noti gli eventi realizzati in Sila per coinvolgere e sensibilizzare i produttori di biomasse, che potrebbero diventare anche produttori di energia elettrica e termica, facendo leva sulla economicità della filiera corta. Altre pubbliche amministrazioni potrebbero essere coinvolte ed utilizzare la biomassa per la produzione di energia elettrica ed anche termica, al fine di fornire riscaldamento ad uffici e scuole, e pubblica illuminazione, etc. e lo stesso ente Parco ha istallato caldaie a biomassa (pellet, cippato), per una potenza di circa 800 kw, che servono i Comandi stazione del Coordinamento territoriale per l’ambiente (Cta) del Corpo forestale dello Stato.

Il progetto mira a valorizzare le aree protette come modello per l’energia intelligente in Europa e intende aumentare l’offerta locale di biomassa proveniente dalle foreste gestite in modo sostenibile

Per quanto riguarda le attività di sensibilizzazione sul territorio, il Parco ha finora organizzato incontri e tavole rotonde con gli stakeholders della Sila, sia pubblici che privati, proprio al fine di informare l’utilizzatore finale della biomassa circa i suoi benefici e le sue potenzialità ed allo scopo di condividere obiettivi e progetti con gli attori locali. Inoltre, in vista della fase finale del progetto - che prevede, fra l’altro, la realizzazione di un piano definitivo per la costituzione della filiera per approvvigionamento di biomasse, nonché la sottoscrizione di un “Memorandum di intese” da parte dei partner e la firma di protocolli d’intesa tra i promotori della catena di fornitura e attori locali - l’ente Parco organizza due tavole rotonde che si svolgeranno lunedì 18 novembre prossimo alla sede dell’ente Parco, a Lorica. La prima avrà luogo dalle 10:00 alle 13:00 con i rappresentanti della filiera forestale e degli autotrasportatori, la seconda dalle 15:00 alle 18:00 con associazioni di categoria, associazioni ambientaliste, ordini professionali, stakeholders del territorio della Sila.


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Studi rinascimentali a livello europeo Diventa realtà il Centro internazionale di Studi telesiani "Alain Segonds"

Unical in continua evoluzione È stato costituito, all’Università della Calabria, il Centro internazionale di Studi Telesiani “Alain Segonds”. Alla riunione istitutiva hanno partecipato rappresentanti di prestigiose istituzioni di ricerca europee, come il professor Peter Mack, direttore del Warburg institute di Londra, e di importanti istituzioni calabresi che hanno offerto un fondamentale sostegno economico, come il professor Mario Bozzo, presidente della Fondazione Carical, il professor Andrea Pisani Massamormile e la professoressa Ermanna Carci Greco, rispettivamente presidente e vicepresidente della Banca Carime, Mario Oliverio, presidente della Provincia di Cosenza. Erano presenti, inoltre, il rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, il direttore del dipartimento di Studi umanistici, Raffaele Perrelli, Roberto Bondí e Nuccio Ordine, docenti dello stesso Ateneo. Sono stati eletti all’unanimità: presidente il professor Nuccio Ordine, vicepresidenti i professori Miguel A. Granada, Peter Mack e Jürgen Renn, direttore il professor Roberto Bondí. Il Centro di Studi Telesiani “Alain Segonds” si propone di continuare il programma di diffusione europea dell’opera di Bernardino Telesio già avviato dal Comitato nazionale per le celebrazioni del V centenario della nascita, la cui attività cessa formalmente entro dicembre 2013. In quattro anni di intensa attività, il Comitato nazionale è riuscito a restituire una visibilità europea al pensiero telesiano. Le pubblicazioni promosse in Francia (Ad Felicem Moimonam Iris, introduzione di R. Bondì, Paris, Les Belles Lettres, 2009; e il convegno su Telesio et la musique che si è svolto a Tours nel novembre del 2010, i cui atti sono in preparazione), in Spagna (Sobre los cometas y la Vía Láctea, edición del texto latino, introducción, traducción y notas de Miguel Á. Granada, Madrid, Tecnos, 2012; Roberto Bondì - Karl Schuhmann - Michel-Pierre Lerner - Miguel Á. Granada - Susana Gómez López, Bernardino Telesio y la nueva imagen de la naturaleza en el Renacimiento, presentación de M. A. Granada, Madrid, Siruela, 2013; Bernardino Telesio, La naturaleza según sus propios principios, traducción, introducción y notas de Miguel Saralegui, Madrid, Tecnos, 2013) e in Inghilterra (Sense, Affect, and Self-Preservation in Telesio, convegno che si è svolto a Londra nella sede del Warburg institute il 18 giugno del 2010, i cui atti sono in preparazione) testimoniano il rilancio degli studi telesiani in paesi che, pur avendo all’attivo un antico interesse per il Rinascimento italiano, non avevano mai tradotto opere del filosofo cosentino o organizzato specifici convegni sul suo pensiero. In Italia, il Comitato nazionale ha promosso, tra le altre attività, la pubblica-

Si propone di continuare il programma di diffusione dell’opera del filosofo Bernardino già avviato dal Comitato nazionale per il 5° centenario della nascita, la cui attività cessa formalmente entro dicembre 2013

zione, in ristampa anastatica con ampie introduzioni e indici analitici, di tutti gli scritti di Telesio (Roma, Carocci, 5 volumi). Il nascente Centro si propone ora, in particolare, di fondare a Cosenza la “Biblioteca Telesiana”, che conterrà non soltanto tutti gli studi su Telesio ma anche e soprattutto la riproduzione digitale di tutti gli esemplari delle opere telesiane custoditi dalle biblioteche sparse per il mondo, avvalendosi del censimento condotto dalle dott.sse Giliola Barbero e Adriana Paolini. Il censimento ha portato alla conoscenza dell’esistenza di 664 esemplari: 352 si trovano in Italia, 256 in altri paesi europei, 56 negli Stati Uniti e in Canada. La schedatura degli esemplari vedrà la luce in un volume che sarà presto pubblicato da Les Belles Lettres di Parigi. La “Biblioteca Telesiana” costituirà un centro di eccellenza negli studi rinascimentali a livello europeo. Metterà, infatti, a disposizione degli studiosi, da subito, anche le riproduzioni digitali di quasi tutti gli esemplari delle opere di Giordano Bruno (circa 900) individuati attraverso il censimento curato da Rita Sturlese. Le riproduzioni sono state generosamente donate al nascente Centro dal Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, avv. Gerardo Marotta. Tutti gli studiosi, giovani e meno giovani, troveranno così a Cosenza quello che non trovano attualmente in nessuna biblioteca o centro del mondo.

La statua di Bernardino Telesio in piazza XV Maggio a Cosenza


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sabato 16 novembre 2013

Il racconto sindacale Nona parte

A tu per tu con un contadino

Nella terra di origine a qualsiasi costo di Giuseppe Aprile

Con una zappata Nardo aveva rotto, di nuovo, la zappa contro un sasso che si nascondeva nel pur pulito orto che settimanalmente veniva, dopo anni ed anni di lavoro curativo, setacciato alla ricerca di pietre che non finivano mai. Quando lo immaginava pulito, ne trovava ancora. Più cacciava, più trovava Nardo e, ogni volta, si spazientiva assai. E diceva: «Ci sono terreni puliti, belli, grassi; che non richiedono nessun lavoro di ripulitura, dove non trovi mai una pietra e puoi lavorare anche con una zappa delicata. Qui, da me, dopo una vita dedicata alla cura del terreno ricavato da uno spiazzo pieno di pietre, non puoi mai lavorare mezz’ora che ti si presentano pietre e la mia povera zappa, pur di acciaio duro, si rompe a poco a poco, e alla fine resta solo il cozzo da usare per piccone. Lo rivolti e scavi per ulteriori pietre. La devo portare dal fabbro che me la affili, ogni volta che si rompe. Potrei avere bisogno della sua assistenza sul posto di lavoro. Spesso decido di portarlo con me e averlo a disposizione ogni volta che sbatto su una pietra e la si rompe! Un giorno sono andato sul suo posto di lavoro e ci siamo messi a parlare del sindacato locale e nazionale». Il colloquio è stato assai interessante perché Nardo parlava con grande sincerità e senza termini delicati. Era abituato a dire pane al pane e vino al vino, come si dice comunemente. Questo suo sincero affetto per le cose vere, per come le vede e dette con assoluta sincerità, mi portava spesso a sentirlo, mentre lavorava, ogni qual volta sentivo la necessità di avere idee più chiare su un determinato argomento. Perché lui sapeva di tutto e di tutti, pur passando la maggior parte delle sue giornate, da sempre, nella sperduta terra di campagna a dedicarsi per fare l’orto, curare gli alberi di alto fusto, coltivare l’agrumeto e produrre ogni sorta di verdura e di golosità per il suo pranzo da contadino provetto. Sapeva della mia predilezione verso l’attività sindacale e mi sapeva appassionato dell’organizzazione dei lavoratori perché avessero riconosciuto un ruolo più importante nella società. «Del sindacato» esordiva, «parlo più volentieri per due ragioni. La prima perché vi so appassionato, la seconda perché con voi mi sfogo e dico quello che penso e so che non vi offendete e posso dire quello che ho nello stomaco a dilaniarmi la vita». «Dite, dite compare Nardo, dite che vi voglio ascoltare. Sono venuto da voi proprio con questo intento. Per sentirvi, per avere una sincera opinione su questo argomento. Perché troppa politica si abbatte sul sindacato e tutti vogliono dire la propria. Ma non sono mai sinceri. Tutti parlano in base alla loro convenienza politica o di altra natura, o secondo un’esperienza poco ampia». Nardo: «Io non tanto ho amato il sindacato anche se sapevo che difendeva i lavoratori. Ho guardato con molta diffidenza perché trovavo sempre una ragione di sfruttamento verso noi che lavoriamo; e verso le nostre famiglie. Da una parte vi fanno il bene perché operano per fare dei lavoratori i protagonisti della società e li difendono per farli retribuire meglio, rendere più ragionevole l’orario di lavoro, avere meno pericoli da affrontare quotidianamente. Perché i loro datori di lavoro pensano ai fatti propri e non si preoccupano della vita di chi sgobba e si fa il mazzo così, sudando ogni momento e senza un attimo di riposo. Dall’altra, però, non si rendono conto che il sindacalista non può essere uno inferiore, quindi governato, dal politico di razza. Se la politica è più forte, il sindacato cala le brache e perde. Ci sono centinaia di persone che si occupano di sindacato mentre sono buone solamente per il nulla. Io ho conosciuto tante persone che non ti sanno nemmeno dire cose semplici come informazioni e fanno carriera; diventano dirigenti assai importanti. Passano dalle terre di primo lavoro alle grandi città dove davvero si parla la lingua italiana e se non sai scrivere non è che stai dentro la terra dove si scrive con la zappa e il piccone, sei alla scrivania dove la zappa non c’entra e la falce nemmeno. Un sindacalista non può essere incapace. O sa o deve andar via. Io ho abbastanza espe-

«Ci sono terreni puliti, belli, grassi; che non richiedono nessun lavoro di ripulitura, dove non trovi mai una pietra e puoi lavorare anche con una zappa delicata»

rienza sindacale perché sono stato a Milano, a Torino e in altre località del Nord Italia dove il sindacato si faceva davvero e sfidavamo i politici su qualunque argomento. Una volta facevano riunioni a non finire e ci preparavamo, parlavamo tra noi e vedevo come c’era gente analfabeta come me che sapeva più del laureato. Il vero uomo si vede se la vita gli ha dato esperienza e sapienza. Non che uno sta nei campi e resta cretino. La vita non è fatta solo di scrivanie, di libri, di vocaboli italiani o dialettali. La vita è fatta di sacrifici, di sudore della fronte, di mani incallite, di schiena curva, di denti doloranti, di dolori di pancia reali e di ogni altro possibile sacrificio che l’umanità conosca. Io non devo imparare niente da nessuno e mi viene da ridere quando qualcuno, che sa fare solo qualche pratica per la pensione o per avere qualche assistenza di un ente, si sente grande sindacalista. Quello il sindacato l’ha visto come io ho visto la cattedra universitaria. E non ha avuto a che fare con gente preparata, vissuta, conoscente della vita vera, quella che si pratica tutti i giorni e supera i sacrifici senza aiuto di alcuno. Non sanno di distinzione tra lo sbrigare qualche pratica e fare il sindacalista davvero. È questo che ha cancellato il sindacato dalla faccia della nostra terra italiana». Intervengo: «Sembrate un grande esperto di sindacato. Ma voi quanti anni siete stato nelle zone del Nord Italia? Quante riunioni di fabbrica avere vissuto? Com’è che siete così esperto da mettere in difficoltà anche me che penso di sapere tanto?». Nardo: «Io so più di quanto potete immaginare perché ho conosciuto gente che il sindacato e la politica la fanno tutti i giorni e sfidano altri più preparati di loro. Ho avuto, per compagno di lavoro, un sindacalista che aveva fatto attività dentro la fabbrica della FAT di Torino e, prima ancora, nella sua Sicilia, la terra da dove proveniva. Ed an-


sabato 16 novembre 2013

Il racconto sindacale

di cose della vita ed anche di vita sindacale e di organizzazione politica. A me piace relativamente parlare di queste cose con tanti. Parlano con intendimenti fuori luogo, senza sincerità e per convincervi del loro pensiero. Per carità, è legittimo. Ma ha sempre la caratteristica della relatività e del fatto decisamente personale. Non dicono verità, dicono pensieri propri, personali; ed oggi possono dire una cosa, domani l’altra. Mai trovate convinzioni profonde e radicate nel proprio cervello e nel proprio cuore, Non sanno che la politica dovrebbe essere il meglio delle proprie idee e il massimo come qualità, della propria cultura. Parlano, parlano, parlano quasi per passare il tempo, per stare con voi, perché si faccia l’ora di finire la discussione, senza badare a quanto e a come si dice. Con voi è tutto più interessante, Ora, ditemi: quale sarà, per voi, il sindacato di domani, di quando la politica evolverà tanto da avere bisogno di nuove forme di progresso per i lavoratori e che dovranno sapere battere per il miglioramento di tutti, non solo loro?». Nardo: «Non si può andare molto in avanti. Con questa gente che c’è in giro che fa sindacato per guadagnarsi il pane o arricchirsi, il sindacato non ha futuro. Andrà in crisi perché, se non si sa fare oggi che c’è mediocrità il proprio dovere, volete che si sappia fare quando i padroni cresceranno e il loro potere sarà doppio? Prima o poi, vedrete, invece che al grande sindacato di gente preparata e capace, si arriverà che predominerà il rapporto tra la gente e questi sindacati che finiranno nelle mani dei faccendieri definitivamente che, fatta la pratica e ricavato il loro guadagno, per il resto non faranno nulla; non sapranno fare nulla. Non c’è gente come quel mio amico del Nord che sapeva davvero come ci si doveva battere per aiutare il sindacato, i lavoratori, i suoi compagni e tutti noi che stavamo in assemblea permanente anche quando, poi, la sera, ci ritrovavamo in cantina o al bar; parlavamo sempre perché i problemi non finivano mai e per noi la compagnia era la nostra scuola. Lì imparavamo tutti. Qui, che volete imparare? Saranno i faccendieri che vinceranno e ridurranno il sindacato ad un ammasso di sbriga pratiche e ci faranno perdere ogni forma di tutela. I lavoratori si stancheranno definitivamente e perderanno ogni entusiasmo a sindacalizzarsi e credere nella lotta politica. Vedrete, finirà così».

cor prima aveva fatto la gavetta come servo di un riccone del suo paese. Immaginate qui, da noi, uno che si sia adattato a fare questi mestieri, nella propria vita, senza scorno? Capite che cosa è l’uomo di fatto? Quando nessuno gli dà un pezzo di pane tagliato se il genitore è povero, non sa che fare, non ha l’indispensabile per i figli? Da noi ognuno si arrangia e soffre la fame dentro le pareti della propria capanna, in campagna o nella piccola casa che ha in paese. Si vergognano perché pensano che ognuno deve avere dal padreterno il necessario per vivere e se non ce l’hanno pensano di avere perso e disperso un bene di Dio! Anche questo c’è da noi! Non sanno che si può nascere avendo bisogno di ogni cosa e che ogni cosa si conquista con le mani, la propria disponibilità al sacrificio e al lavoro. Quì i poveri si vergognano e quel mio amico e compagno di lavoro aveva passato rischi, fame, miseria e tanto altro male fino a poter venire a Milano e Torino, dove avevamo trovato un lavoro stabile che ci consentiva anche di aiutare la famiglia rimasta quggiù. La verità è che si dovrebbero vergognare i ricchi, quelli che i soldi li hanno in quantità assai maggiore di quanto sanno spendere, di quanto hanno bisogno. È il loro egoismo e la strafottenza degli altri che li ha portati ad essere ricchi e disporre di denaro senza limiti. Loro dovrebbero vergognarsi, non i poveri e i disastrati. Quel mio amico, di cui ricordo il volto come se lo avessi davanti in questo minuto in cui stiamo parlando, era una ricchezza della natura. Sapeva di tutto, parlava di tutto, ci faceva bella compagnia pur non avendo mai avuto la possibilità di frequentare una scuola. Aveva la terza elementare perchè al suo tempo c’erano le scuole serali dove si poteva imparare qualcosa. Quelli erano uomini e quelli facevano sindacato vero!». Ed io: «Sembrate più che laureato. Sapevo della vostra conoscenza

Qui, da me, dopo una vita dedicata alla cura del terreno ricavato da uno spiazzo pieno di pietre, non puoi mai lavorare mezz’ora che ti si presentano pietre e la mia povera zappa, pur di acciaio duro, si rompe a poco a poco

Non è la prima volta che devo sorprendermi in più, quando mi accingo a parlare con uno che sa di lavoro e di sacrifici. Con uno di quelli che la società isola. Perché i maggiorenti della società, che ci sono in ogni luogo e in ogni grado, sempre stanno meglio scacciando gli altri dal loro mondo. Non c’è l’educazione al meglio, al bene comune. Non è una gara a chi fa bene e meglio, nella vita. In ogni campo c’è la guerra dell’uomo sull’uomo, di uno contro l’altro. E ognuno pensa a stare bene, magari meglio, a discapito dell’altro. Il giusto sarebbe che si capisse il valore, il meglio, la maggiore esperienza e si facesse come nella scienza che hanno potuto vedere tutti tra il pensare che la terra fosse rotonda invece che quadrata. La scienza ha consentito di capire le stagioni, i pianeti, la funzione del sole, l’energia, il mezzo di trasporto, il motore, l’auto, il camion, l’aereo. La scienza ha potuto dimostrare che la sanità può essere forte o debole, a seconda delle ricerche, dei ritrovati, della conoscenza, del progresso di ogni mezzo atto a curare gli ammalati, a fornire gli ospedali di mezzi e materia d’intervento. Nel campo medico non si ha il tempo di immaginare l’altro come te. Si studia, si sa, si impara, e poi hai lo specialista migliore dell’altro; chi ti cura il cuore, chi il fegato, chi i reni a seconda non di opinioni, ma di sapere, di conseguenze di studio e di approfondimenti. Tutti siamo fatti di carne ed ossa, ma ognuno ha una propria vocazione, una propria indole. Non siamo uguali, ovviamente. E lo dico anche se so di dovere combattere la disuguaglianza che nella società crea mostri sacri che sacri non sono; ricchi intasati perché scambiano il denaro e gli averi come mezzi per primeggiare e di fondere, come pare e piace, ricchezze che servirono solo per creare differenze, per corrompere i mercati, per creare povertà e sudditanza. In tema di uguaglianza il discorso sarebbe molto lungo. Una cosa è l’uguaglianza come dignità di ognuno, valore umano e spirituale, come viene intesa nel senso religioso e cristiano della vita. Un’altra cosa è l’abbattere differenze economiche e prepotenze dominanti, il far passare per normalità abusi ed usi delle differenze precostituite; ben altra è la vera uguaglianza nel senso che siamo tutti esseri umani, titolari di dignità e valori, di vita, di diritti, di uguali bisogni e di uguali leggi che regolino la vita di uno stato. Nei fatti avviene che si fa distinzione indegna tra chi è più forte per prepotenza e chi è povero per discendenza e per sfortuna o per difficoltà varie che di generazione in generazione vengono create.

continua...

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Sport per stare con i piedi per terra La scuola media di Tortora protagonista del progetto sportivo interregionale

Taekwondo per crescere insieme

Il taekwondo si fa strumento per riconnettere i giovani al mondo reale, al movimento e al lavoro di gruppo. Questo e quanto è stato proposto nel corso del progetto: “L’arte del taekwondo per crescere insieme”. Una manifestazione sportiva che si è tenuta a Tortora, presso la scuola media statale Amedeo Fulco. Un progetto interregionale, organizzato dall’associazione sportiva dilettantistica My Gym di Praia a Mare in collaborazione con la palestra Fit For You e il Centro sportivo universitario (Cus) di Potenza. I tempi sono cambiati, come anche i modi di vivere l’infanzia e l’adolescenza. I giovani si confrontano ogni giorno con una società fortemente informatizzata, che oltre ad apportare notevoli benefici, ha anche reso la vita di molti ragazzi sedentaria e individualista. «Si gioca con i videogiochi, - ha spiegato Giovanni Schettini, maestro taekwondo dell’associazione sportiva My Gym di Praia a Mare - si comunica con i social networks e si vive una vita sempre meno a “contatto”, poco reale, con danni anche sullo sviluppo di una sana corporatura. Lo sport diventa quindi uno strumento per ritrovare quel contatto perduto. Oltre ai benefici fisici il taekwondo permette di sviluppare disciplina e equilibrio interiore». Il maestro Gianluca Gentile, del Centro sportivo universitario di Potenza ha sottolineato, ai ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa, come il taekwondo non debba essere inteso come uno sport di offesa e di attacco, ma come una filosofia di vita che può aiutare molti giovani a ritrovare quel rapporto con il proprio corpo che va

I tempi sono cambiati, come anche i modi di vivere l’infanzia e l’adolescenza. I giovani si confrontano con una società fortemente informatizzata, che oltre ad apportare notevoli benefici, ha anche reso la vita di molti sedentaria e individualista

I tre maestri del progetto

sempre più scomparendo. «Inoltre - ha continuato Gentile- questa arte marziale predispone al confronto, alla socializzazione e insegna ad affrontare le sfide della vita con coraggio». «Il taekwondo - ha ricordato il maestro Paolo Smaldone della palestra Fit For You - è un’arte marziale coreana nata fra gli anni ‘50 e ‘60 (sport nazionale in Corea del Sud). Si basa sull’uso di calci tirati da una posizione mobile, impiegando la maggiore potenza e velocità delle gambe. L’allenamento del taekwondo tradizionale generalmente include un sistema di parate, calci pugni in volo, forme di proiezione e difesa personale». Il taekwondo sportivo si compone in larga misura da vari tipi di calci (soprattutto acrobatici), per i quali gli atleti fanno un allenamento specifico. «Ci teniamo a ringraziare la dirigente dell’istituto comprensivo di Tortora, la dottoressa Teresa Barletta, per aver creduto in questo progetto e per aver compreso quale importanza possa avere l’attività motoria per la crescita di questi ragazzi. Gli studenti hanno partecipato con entusiasmo alla dimostrazione, imparando le prime tecniche base del taekwondo». Un progetto di sensibilizzazione allo sport che continuerà ad essere portato avanti, nelle due regioni, con nuovi progetti e iniziative, per far comprendere l’importanza della pratica sportiva per il benessere fisico e mentale dei ragazzi.

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Il video game può attendere "Il Bambino, l'attività motoria e lo sport". Al via gli Stati generali della Pediatria 2013 organizzati dalla Società italiana di pediatria

Piccoli impigriti “Il Bambino, l’attività motoria e lo sport” è il tema dell’edizione 2013 degli Stati Generali della Pediatria, organizzati dalla Società italiana di pediatria in concomitanza con la Giornata mondiale del bambino e dell’adolescente che si celebra il 20 novembre. L’iniziativa è articolata in un evento nazionale che si svolgerà a Roma in Campidoglio e in numerosi eventi locali, organizzati dalle sezioni regionali SIP, ai quali prenderanno parte rappresentanti del mondo delle istituzioni, della scuola, dei media, dello sport. Un confronto a tutto campo per richiamare l’attenzione di tutta la società sulla necessità di contrastare la sedentarietà sin dalle prime età della vita. Nella nostra Regione l’incontro, svolto in sinergia con il Coni di Cosenza, si terrà a Castrolibero (Cs) nell’auditorium dell’istituto d’Istruzione superiore “Valentini-Maiorana” sabato 16 novembre dalle ore 9,00 alle ore 12,30. A preoccupare i pediatri è in particolar modo il fenomeno del “drop out” , ovvero l’abbandono della pratica sportiva che si verifica tra i 15 e i 17 anni, e in maniera ancora più marcata tra i 18 e i 19 anni. Un fenomeno che assume dimensioni importanti soprattutto tra le ragazze. Con un tasso di sedentarietà triplo rispetto alla media degli altri Paesi europei gli adolescenti italiani trascorrono gran parte del loro tempo seduti, complice anche l’avvento di internet, smartphone, tablet ecc.. I rischi sono alti in termini di importanti patologie croniche che possono insorgere in età adulta. «Occorre cambiare stili di vita», spiega il presidente Sip nazionale Giovanni Corsello. «L’attività fisica e motoria, non necessariamente agonistica, devono essere percepite nella nostra società come un investimento per la salute delle generazioni future: questo è il messaggio che lanceremo agli Stati Generali della Pediatria con il coinvolgimento di genitori, insegnanti, istituzioni e media». «Una regolare attività fisica previene l’insorgenza di numerose patologie ed in particolar modo l’obesità, che sta assumendo i caratteri di una vera e propria epidemia sociale», afferma il presidente della sezione calabra della Sip Giampaolo De Luca. «Per questo è necessario stabilire delle sinergie comuni con la scuola e con il Coni con l’obiettivo di limitare questo fenomeno».

Nella nostra regione l’incontro in concomitanza con la Giornata mondiale del bambino e dell'adolescente è svolto in sinergia con il Coni di Cosenza e si terrà a Castrolibero sabato 16 novembre

Il gruppo di ricerca dell’Unical si fa notare

Fisiologia cardiovascolare all’avanguardia La Commissione scientifica nominata dal Consiglio direttivo della Società italiana di ricerche cardiovascolari (Sirc) ha riconosciuto il valore scientifico degli studi svolti dal gruppo di ricerca in Fisiologia cardiovascolare del Dibest, diretto dalla professoressa Maria Carmela Cerra, premiando quale miglior poster il contributo presentato dalla dottoressa Teresa Pasqua, assegnista presso il gruppo di ricerca. Il premio è stato consegnato durante il XIX congresso annuale della società, tenutosi recentemente a Imola nella storica sede di palazzo Sersanti. Il lavoro premiato ha avuto come obiettivo la descrizione degli effetti cardiaci della Cromofungina, uno dei frammenti derivati dalla proteina endogena nota come Cromogranina-A. Questi studi sono da tempo portanti avanti con notevole successo dal gruppo di Fisiologia car-

diovascolare dell’Unical. Le ricerche hanno dimostrato, per la prima volta nella letteratura mondiale, gli effetti cardioprotettivi di alcuni dei frammenti derivati dalla Cromogranina-A, proteina che prima degli studi condotti dal gruppo di Fisiologia Cardiovascolare, era esclusivamente nota come marker oncologico. I risultati, che hanno avuto ampio e documentato riconoscimento in ambito internazionale e sono stati più volte premiate in consessi scientifici di rilievo, hanno aperto la strada a studi attualmente in corso finalizzati ad applicazioni in ambito biomedico. Quale ulteriore apprezzamento nei confronti del gruppo di fisiologia cardiovascolare dell’Unical, l’assemblea dei soci Sirc tenutasi al termine del congresso, ha riconfermato Tommaso Angelone, ricercatore presso il gruppo di ricerca di Fisiologia cardiovascolare dell’Unical, fra i membri del Consiglio direttivo della società per il prossimo triennio. Il consenso elettivo ampiamente espresso ha riconosciuto la dinamica e fruttuosa attività condotta da Tommaso Angelone all’interno della società, arricchendone le potenzialità e le occasioni di scambio scientifico e culturale.

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asabato 16 novembre 2013

Pillole di fede Abbiamo fatto visita all'Ufficio catechistico della Curia cosentina per capire come si affronterà l’Anno mariano

Generare la fede di Lucia De Cicco

Abbiamo fatto visita all’Ufficio catechistico della Curia cosentina per capire come si affronterà il nuovo anno, quello Mariano, che ormai è alle porte e come ci si sta organizzando nella catechesi diretta alle varie parrocchie. Abbiamo incontrato i membri dell’ufficio, direttore padre Celeste Garrafa, già sacerdote della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore di Serra Spiga a Cosenza. Con la collaborazione del giovanissimo Luigi Spinelli, impegnato in questo periodo nella Comunicazione e la preparazione dei giovani della parrocchia di Cerisano, di Daniela Vercillo ed Elisa Lecoche. L’Anno pastorale della fede che sta volgendo al termine, ci racconta padre Celeste Garrafa, ha affrontato il tema della fede cercata, vissuta e celebrata e a livello territoriale. Quest’anno la programmazione che si cerca di portare avanti è quella di una condivisione della stessa a livello regionale. Padre Celeste ci racconta della due giorni dell’estate scorsa di Camigliatello con la partecipazione dei direttori dei vari uffici delle curie calabresi. Al quale evento ha partecipato la metà delle diocesi e che segue al Convegno regionale degli uffici catechistici del 2012. Alla luce di questa esperienza si è pensato di promuovere delle attività formative comuni alle diocesi, che però vanno calate nelle realtà differenti. «Vogliamo partire dagli operatori pastorali e offrire elementi generali di orientamento sulla necessità di cambiamento dell’impostazione della catechesi nell’iniziazione cristiana. Gli incontri per tanto vogliamo siano condivisi dai catechisti e dai possibili sacerdoti insieme, da qui il titolo di “Percorso formativo 2013/2014 per catechisti e presbiteri. Insieme”. In programma ci sono quattro incontri uno al mese che si terranno in 4 punti della diocesi, e si partirà il 19 novembre. Per orientare i catechisti verso una matura consapevolezza d’impostazione dell’iniziazione cristiana. Per motivare in merito ai cambiamenti avvenuti e a quelli che sono in atto nella pastorale in generale e nella catechesi in particolare e che si possono riassumere con il tema della conversione pastorale, che mira a generare la fede». Gli incontri successivi si orientano verso il modello del catecumenato, quindi verso la necessità della presenza della famiglia nel cammino d’iniziazione cristiana dei figli e il ruolo della comunità intera. Incontri questi che si terranno in maniera frontale sull’esposizione del tema con un momento di condivisione e di ricerca. Ecco il calendario degli incontri: il secondo si terrà il 21 gennaio, il terzo a febbraio il 18, il quarto il 18 marzo, in determinate parrocchie di Carolei, Luzzi, Cosenza a seconda della forania di appartenenza e presso il Seminario arcivescovile diocesano. Riguardo ai contenuti della Fede di cui si avverte la grande fatica a livello sociale e clericale, la realtà, ci dice padre Celeste, è molto complessa, tuttavia, il problema essenziale è l’evangelizzazione verso gli adulti e i genitori in particolare. Si devono fornire strumenti che possano suscitare la fede tanto da richiederla, poiché se gli adulti vivono la fede, saranno in grado di trasmetterla. «Il primo annuncio deve essere preceduto dall’ ascolto delle persone, facendo una proposta di fede, che sia luce per la vita». Rimane ovviamente il problema di approccio, metodo e contenuti, che si mettono in atto. Esistono anche canali inversi, che vanno dal cammino di fede dai ragazzi ai genitori. Ci chiarisce padre Celeste che tutto ciò può succedere se il gruppo dei catechisti è solido. Sono importanti le attività di tipo oratoriale, dove, i ragazzi possono sperimentare una vita attiva. Se la fede, tuttavia, si dovesse misurare dall’affluenza che c’è alle udienze di papa Francesco ne valuterebbe ancora l’esistenza, questo il quesito posto a padre Garrafa. «È bello questo entusiasmo che c’è attorno a papa Francesco, che molti colgono a livello emotivo con, a volte, l’impressione che vi sia una differenza di sostanza tra quello che è il messaggio di papa Francesco e quello del suo predecessore. Ciò non è cosa vera. Tuttavia, avere la capacità di comunicazione immediata facilita la trasmissione del messaggio. Mi porta a pensare che sia importante anche come il contenuto è mediato, con la capacità di testimonianza e di relazione». Riguardo alla giornata dei catechisti, a parlarcene è la dottoressa Vercillo, che ci ha raccontato della esperienza come un momento di

Padre Celeste Garrafa Sotto, i membri dell'Ufficio: Daniela Vercillo, Elisa Lecoche e Luigi Spinelli

L’anno pastorale della Fede che sta volgendo al termine, ci racconta padre Celeste Garrafa, ha affrontato il tema della fede cercata, vissuta e celebrata a livello territoriale

assoluto silenzio durante la celebrazione eucaristica ed erano tanti i catechisti che provenivano da ogni parte del mondo, poi l’esplosione al passaggio di Francesco, con gente che si spostava a seconda del suo andare. La Vercillo ci racconta di avere avuto la fortuna di incrociare lo sguardo del Papa che trasmetteva quella gioia che ha pervaso la sua anima e del desiderio di incontrare l’altro. Un messaggio diretto che non si perde in tante frasi e che ha consigliato, a chi era lì, di non credere di essere arrivati solo perché catechisti, di non stancarci mai e di portare la parola nella propria vita, poiché essa non deve essere finalizzata alla sola formazione per poi ricevere il Sacramento. Si deve prima curare la propria fede. A questo scopo anche in quell’esperienza, del 28 e 29 settembre, si è composto un laboratorio di gruppo e di scambio anche linguistico tra i vari catechisti. Luigi Spinelli ci accompagna, invece, nel nuovo Anno Mariano, che sappiamo bene, dovrà incontrare anche le tante forme di devozione, che esistono, soprattutto, nei religiosi e nelle forme di pietà popolare locali, attorno alla figura di Maria. Luigi giovanissimo membro dell’ufficio catechistico ci dice che quest’anno sarà un’opportunità, che ci pone non solo di avvicinarci a Maria, ma anche alla fede. La centralità di Maria, dice Spinelli, ci deve far riflettere, perché è indicativo il percorso verso lei. Deve essere fatto tutto l’anno e profuso nella pastorale annuale liturgica. Alle comunità parrocchiali, quindi, il compito di sapere indirizzare questa devozione Mariana a servizio dell’intero territorio. Qualche tempo fa, ci narra Spinelli, la congregazione per la disciplina e il culto dei Sacramenti ha redatto un direttorio proprio sulla pietà popolare che si potrebbe consultare. Ancora Spinelli si sofferma sulle immagini dei Santi patroni, dei martiri per affrontare il tema di come loro possono essere humus fertile che ci può accompagnare verso la “memoria” e non solo l’evento festivo e diventare un grande contributo alla crescita personale. Per prendere contatto con l’ufficio esiste un sito ufficiocatechisticodiocesanocosenza.it e la segreteria è aperta in Curia piazza Parrasio, Cosenza, settimanalmente al mercoledì, la mattina.


sabato 16 novembre 2013

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Piatti calabresi È ripartito per Mosca il gruppo arrivato per apprendere i primi rudimenti della nostra cucina

I russi approvano e gustano È ripartito per Mosca il gruppo di russi giunto in Calabria dieci giorni fa per apprendere i primi rudimenti della nostra cucina. L'iniziativa, messa in piedi dalla Barbieri Group e dalla scuola russa “Pinch of Cinnamon”, è stata presentata nella sede provinciale di Confcommercio Cosenza. Un’idea nata questa estate dall’incontro di Patrizia Guerzoni Barbieri con Maria Sorokina, rispettivamente chef del famoso gruppo imprenditoriale di Altomonte (Cs) e titolare della scuola moscovita, ospite in questi giorni in Calabria con i suoi entusiasti allievi per conoscere gli eccellenti prodotti tipici e per seguire con loro dei corsi di cucina dei più gustosi piatti della nostra regione. Per illustrare gli aspetti caratteristici di un simile modello di promozione del territorio si è tenuta un’apposita conferenza di presentazione, moderata dal giornalista Valerio Caparelli, dove ha preso parte anche il direttore di Confcommercio Cosenza, Maria Cocciolo, che ha così esordito: «La nostra associazione guarda con favore a simili iniziative, che non rappresentano solo uno scambio di natura culturale con altre popolazioni straniere. L’incontro di conoscenze, attraverso la visita di territori e la conoscenza delle tradizioni, dei costumi e delle eccellenze enogastronomiche della nostra regione, sono senza dubbio uno stimolo valido per creare nuove opportunità di natura commerciale». Alcuni mercati esteri, come quelli asiatici e russi, sono molto affascinati dal Made in Italy. Questi, però, hanno la necessità di ap-

Per illustrare gli aspetti di un simile modello di promozione del territorio si è tenuta una conferenza moderata dal giornalista Caparelli con la presenza del direttore Cciaa Cosenza, Maria Cocciolo

profondire la conoscenza e le peculiarità dei prodotti calabresi. «In questa prima settimana di presenza in Calabria - ha dichiarato in conferenza Maria Sorokina - grazie al programma strutturato dagli amici Barbieri, abbiamo potuto conoscere e apprezzare molti prodotti tipici della vostra regione. Tutti i discenti della nostra scuola stanno imparando molto sulle preparazioni dei piatti della vostra tradizione. Vere bontà che, per qualità e gusto, sono di gran lunga superiori a quelle presentate sino a Mosca». Questo viaggio nella conoscenza della cucina calabrese è stato delineato dalla chef Patrizia Guernoni: «Questo progetto, rivolto agli amici russi che frequentano la scuola di cucina “Pinch of Cinnamon”, consiste nel tenere alcuni corsi gastronomici che trasferiscano ai particolari allievi di quella scuola i segreti e i metodi di preparazione dei piatti più tipici della nostra regione. Un progetto nato improvvisamente la scorsa estate dopo l’incontro avuto con la dottoressa Maria Sorokina, che era rimasta affascinata dai sapori della cucina calabrese». L’istrionico Enzo Barbieri, invece, ha illustrato agli operatori dell’informazione presenti per l’occasione alcuni dei principali luoghi oggetto di visita da parte della carovana russa. Punti di partenza necessari per far conoscere agli interessati visitatori alcune delle principali eccellenze enogastronomiche del nostro territorio, oltre alle svariate modalità di preparazione degli ottimi prodotti che presenta la cucina calabrese.

La presentazione in Confcommercio Qui a lato, da sinistra Maria Sorokina, Patrizia Guerzoni Barbieri e Maria Cocciolo



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