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numero 36 - Anno 12
Sabato 7 Settembre 2013
settimanale d’informazione regionale
Voce Borboni maestri ai giovani di tecniche antisismiche www. mezzoeuro.it
Amianto nelle scuole, il tempo stringe
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Sabato 7 Settembre 2013
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Il legno storto
Strenua difesa della legalità
Il Pd non può venir meno
Mezzoeuro Fondato da Franco Martelli
Ediratio editore
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n. 12427
di Franco Crispini
Dopo il penoso martellamento di tutto agosto, con alti e bassi di un condannato senza via di scampo, con minacce e marce indietro, un appoggio al governo ora come regalo al Paese ora come merce di scambio, il Cavaliere che cento ne pensa ed una ne fa, non sa davvero dove sbattere la testa, non sa più che pesci prendere: gli vengono meno le solite vie intrallazzatorie con cui si è sempre procurato salvacondotti. Questa volta il filo sembra essersi fatto più corto, le possibilità di farla franca, o comunque di guadagnare tempo per imbastire altre trame (ma quali?) sembra essersi accorciato: il Cavaliere è davvero alle strette. Su chi scaricare tutte le colpe, oltre si intende una magistratura politicizzata ed ostile? Il Pd per vie di tante sue incertezze interne, per il “soccorso rosso” di qualche suo esperto di scappatoie giuridiche, per precedenti di intese sottobanco, è quello tirato in causa continuamente per averne un appoggio. Perché come si dice gli tiri le castagne dal fuoco. Tutto lascerebbe credere che la fragilità del Pd (in fondo il tradimento a Prodi dei centouno e un fresco ricordo), posa indurre a fare qualche regalo al Cavaliere in nome di alto senso di responsabilità politica ed una alta idea del diritto. È difficile però che questo avvenga e lo si vedrà presto, il 9 di settembre in quella Commissione del Senato dove i cincishiamenti e la perdita di tempo sarebbero la spia di un cedimento del Pd nelle cui mani è in massima parte la decisione di applicare in pieno la legge Severino che prevede inequivocabilmente il decadimento del Cavaliere
Il Pd se non vuole gettarsi un sasso sui piedi, se non vuole esasperare e disorientare il suo popolo (vi sarebbero non pochi allontanamenti da un Partito incoerente ed incorreggibile), non ha molte strade davanti a sé, dovrà reprimere qualche sotterranea inclinazione a garantire il cosiddetto “agire politico” di Berlusconi, dovrà mettere da parte e respingere il timore dei “filogovernativi” preoccupati di un voto elettorale, ancora con il Porcellum, che non si sa se darebbe un nuovo successo “ricandidato”. Sono dunque tante le ragioni che fanno prevedere che il Pd non non farà passi indietro rispetto a quanto dichiarano di voler fare tantissimi suoi esponenti, a partire da Epifani: c’è una strada ormai obbligata per il Pd, ed è quella di non permettere che si deroghi dalla legalità, e offrire una via di uscita a Berlusconi significherebbe mettersi contro la legalità. Non sappiamo che altro tentativo farà il condannato per sottrarsi alla legge in tutto il suo rigore, a quali santi vorrà votarsi, è certo che ancora in questi ultimi giorni non vuole piegare la testa, accettare la sentenza definitiva della Cassazione e disporsi a subirne gli effetti: le sue dichiarazioni (che è sempre pronto a smentire il giorno dopo) lasciano intendere che farà sacco e fuoco se il Pd non si sposterà di un millimetro dalle sue scelte in favore della legalità, se non si comprenderà la sua “sacrosanta” causa di perseguitato politico, se si insisterà a volerlo abbattere solo sul piano giudiziario. Per il Cavaliere tutti nodi sono venuti al pettine e se sfugge da un lato è braccato dall’altro, cosa che gli sta facendo perdere la testa perche il peso della forza politica che ha non gli basta a piegare la giustizia che è inesorabile con chi si macchia di reati. Il Cavaliere ora non fa altro che far pagare al Paese i suoi conti con la legge, e difatti tiene appeso ad un filo le sorti di un governo che la tenacia di Letta sta portando ad ottenere dei risultati non del tutto magri. Il “proprietario” del Pdl che è anche l’unico a decidere la durata del governo, fa tutto dipendere dalla posizione che prenderà il Pd (che l’ha già presa anche il Cavaliere non vuole rendersene ragione) sulla sua decadenza da senatore e la sua incandidabilità. Qui è il passaggio fondamentale di un corso politico che è stata deleterio per il Paese: ma al di là di questo, sarebbe immorale fare eccezioni con chi, pur avendo rappresentato una maggioranza politica nel nostro Paese per tanti anni, si è reso colpevole di grosse violazioni della legge, riuscendogli sempre (prescrizioni e altro) di crearsi una perenne, illegittima immunità.
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Sabato 7 Settembre 2013
Eccellenze per sperare
Apnee notturne Non dormiamoci sopra Un disturbo da non sottovalutare Colpisce circa il 5% della popolazione. L’Irccs Neuromed è ora pronto a diagnosticare e seguire i pazienti afflitti da questa patologia Dopo la recente attivazione del centro di medicina del sonno, l’Irccs Neuromed è ora pronto a diagnosticare e seguire i pazienti afflitti da apnee notturne. L’apnea notturna - o più precisamente la sindrome delle apnee ostruttive del sonno - è una patologia che colpisce circa il 5% della popolazione e rientra tra le diverse patologie raggruppate sotto il nome di “disturbi del sonno”. Le apnee notturne sono interruzioni improvvise del respiro che si verificano durante il sonno e sono causate dal rilassamento delle parti molli della gola e della faringe che ostruiscono le vie aeree superiori impedendo il respiro per alcuni secondi. Chi soffre di questo disturbo lamenta in genere sintomi molto precisi che sono direttamente collegati alla cattiva qualità del riposo notturno: stanchezza cronica e sonnolenza diurna, difficoltà di concentrazione, mal di testa, calo del desiderio sessuale. Molto gravi, poi, possono essere le conseguenze collegate ad un problema di apnee notturne non curate, che si ripercuotono sull’apparato cardio e cerebrovascolare con aumentato rischio di infarto ed ictus. Durante la fase di apnea, infatti, il cuore rallenta il battito fino a che l’apporto di ossigeno non torna regolare; quando questo avviene, il cuore pompa velocemente in tutto il corpo per rifornirlo adeguatamente di sangue ben ossigenato. Questa continua altalena di rallentamenti e accelerazioni del ritmo cardiaco può portare a gravi aritmie o causare ipertensione. Oltre alla presenza di questi sintomi comuni, comunque, l’apnea notturna è diagnosticabile nei centri specializzati, come quello attivo presso l’Irccs Neuromed, tramite l’esame denominato polisonnografia che monitora le crisi di apnea ostruttiva che si verificano durante il sonno. La polisonnografia è un test piuttosto complesso che prende in esame più parametri. Durante il test, infatti, vengono contestualmente eseguiti l’elettroencefalo-
gramma, che verifica l’attività del cervello durante il sonno e l’elettrocardiogramma, che valuta lo stress che il cuore deve sopportare durante le apnee. Allo stesso tempo si controlla la ventilazione, ossia le variazioni della concentrazione di ossigeno nel sangue e il flusso d’aria che entra ed esce tramite la respirazione. Infine, si studiano i movimenti del torace e dell’addome. La polisonnografia consente di avere un quadro preciso del sonno del paziente e delle sue apnee, permettendo di poter scegliere la terapia più adatta.
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Sabato 7 Settembre 2013
Mezzoeuro La consapevolezza di non contare nulla
In primo piano Silvio Berlusconi e Angelino Alfano Sullo sfondo Peppe Scopelliti e Tonino Gentile
Dolori premestruali In linea teorica, ma del tutto teorica, ci si può divertire tracciando qualche mozzicone di futuro ma è un esercizio che oltre il tempo di un Sudoku non può andare, non lo merita. E così, fantasticando, possiamo dire che se un giorno non molto lontano dovesse esserci innanzitutto Alfano a suonare la musica nel centrodestra Peppe Scopelliti godrà, magari, di altre sette vite oltre a quelle dei gatti che già tiene. Se invece all’improvviso, e qui giochiamo un po’ meno, spunta il video del Cavaliere e comincia prima lui la guerra di quella che Obama minaccia a Damasco allora vorrà dire che sarà Tonino Gentile tra i nostri a sorridere con più denti bianchissimi (che peraltro già possiede) rispetto agli altri. Basta questo, il tempo di un Sudoku, a tracciare il futuro impossibile del centrodestra calabrese che a sua volta attende il destino di quell’altro ancor più impossibile destino che attende il centrodestra del Paese? Certo che no, assolutamente no. Eppure, se dovessimo formalmente prendere appena più sul serio la faccenda, non potremmo aggiungere molto di più. Perché sono vere entrambi le miserevoli realtà che abbiamo appena tratteggiato, una in scala nazionale e una tutta local. E’ vero che oltre Scopelliti e Gentile (Tonino) non si va in Calabria ed è vero che a Roma dove sta uno non sta l’altro nel senso che si guardano bene dal fare ammucchiata. Vero è che Scopelliti al solo annuncio di Forza Italia ha mostrato subito di gradire e di voler stare al fianco del Cavaliere, “senza se e senza ma”. Ma viene da chiedersi pure se aveva altre vie d’uscita, se la sua esternazione non fosse in realtà scontata quanto, tecnicamente, da para-culo. Se viene viene Forza Italia, avrà pensato Scopelliti. Ci prendiamo il marchio
Non possono nulla Gianni Letta e Fedele Confalonieri, nel senso che non sanno se si sveglieranno come si sono coricati, figurarsi Tonino Gentile, Peppe Scopelliti, Fausto Orsomarso e Luigi Fedele, tanto per fare qualche nome. Tutto può accadere e può accadergli e loro lo sanno bene che passa il convento, ragionando come avrebbe fatto il miglior agente di commercio in circolazione. Ma la passione è un’altra cosa e fosse per lui, il governatore dello Stretto, proseguirebbe su scala nazionale quel progetto di centrodestra sulla quarantina, in stile Alfano con dentro Casini e derivati. Ma se parte Forza Italia non si può, va in scena un altro film e lui proverà a recitarlo lo stesso anche se con meno carte forti in mano. Una cosa è certa rispetto al recente passato. Non ha al-
cuna intenzione il presidente Scopelliti di mollare la Calabria. Non gli conviene più anche perché non è fuggendo che di questi tempi si mettono a posto certe cose, meglio anzi restare e presidiare e proverà a farlo puntando a governare altri cinque anni. Esattamente quello che non vuole Tonino Gentile. Che altre idee su e per la Calabria, altri amici, altri retaggi. E altri loghi nel cuore a cominciare proprio da quel Forza Italia che tra i primi gli ha fatto sbocciare il sorriso qui dalle nostre parti. Se rinasce e se Berlusconi va alla guerra o se comunque rimane ancora del Cavaliere il pensiero dominante il progettino recondito di Gentile (Tonino) può essere il seguente. Ai giovani rampanti le poltrone in Parlamento e, ci si augura, di governo. Ai vecchi marpioni il potere più scomodo delle Regioni dove guarda caso uno consolidato come Tonino Gentile punterebbe volentieri. Ma sono schemi scritti sulla sabbia, che valgono il sapore e il tempo di un’onda. Può accadere tutto e il contrario di tutto e se fin qui solo di Scopelliti e Gentile abbiamo fatto cenno è solo perché, con tutta franchezza, la riproduzione in scala magari di un Orsomarso o di un Nino Foti lascia il tempo che trova. Le “comete” sono quelle, il resto gira attorno anche se un discorso a parte meriterebbero Jole Santelli e Pino Galati ai quali non mancano di certo le entrature per far partite proprie, se lo volessero davvero. Tanto alla fine, per tutti comete comprese, è l’insopportabile consapevolezza di non contare niente che prevale. Quel sapore beffardo e leggiadro che ti fa salire a Roma carico di ego e ti fa scendere dall’aereo a Lamezia come un coglione qualsiasi.
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Sabato 7 Settembre 2013
Le vacanze sono finite
In attesa come a Damasco Per dare un’idea di quanto ormai sono lontani i tuffi al mare e le grigliate in spiaggia basta prendere il Fatto quotidiano di venerdì. Due sberle in pieno viso a Ernesto Magorno, sindaco di Diamante ma soprattutto deputatissimodel Pd in quota Renzi. Due ceffoni apparentemente inspiegabili e fuori contesto, inseriti in un quadro nazionale che obiettivamente, nell’impaginato, poteva prescindere dalle considerazioni (e dalle notizie) approfondite sul sindaco del festival del peperoncino. Che il quotidiano di Padellaro non nutra affatto simpatie per Matteo Renzi è storia nota. Che peschi sistematicamente ispirazioni dall’area giustizialista e investigativa della sinistra “sinistra” idem con patate. Che sia stato costretto però a rifugiarsi sul lungomare di Diamante per “punire” uno dei potenziali pupilli (tutto da dimostrare questo) di Matteo Renzi un po’sorprende invece anche perché di nazionale il taglio aveva ben poco. Tanto documentate le sberle da immaginarle quasi confezionate su scala locale, con raccomandata senza ricevuta di ritorno. C’è il doppio anomalo incarico di Magorno, nel pezzo. Sindaco e deputato e soprattutto ispiratore della terza seduta consiliare che sistematicamente salta e che invece d’ufficio dovrebbe prendere atto della decadenza del primo cittadino. C’è il porto di Diamante, con tanto di riferimenti ambientalisti tutti local. La gigantesca colata di cemento (solo quella per ora) in combutta con la famiglia Santoro capace di attrarre finora più finanziamenti pubblici che benefici. C’è l’iper attivismo del sindaco deputato, presente sempre in aula alla Camera tranne quando s’è trattato di votare la modifica del 416 ter per i reati di scambio elettorale tra politici e mafia. C’è persino, nel promemoria del Fatto, un ritrattino flash del compagno di ultime conferenze stampa, quel Nicodemo Oliverio condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta. Tutto, proprio tutto su Ernesto Magorno compreso il quadro “trash” che il giornale dà del festival del Peperoncino di imminente celebrazione descritto più come una sagra della vulgata che come una vulgata che diventa tradizione. Ma chi ha ispirato la “manina” del Fatto? Ad esser positivisti o illuministi solo il diritto di crona-
La deflagrazione degli eventi possibili nel Pd rende ancora più irrespirabile l'aria nel partito calabrese Posizionamenti, guerre promesse e poltrone sono più che sufficienti per scatenare la grande guerra ma manca ancora, ufficialmente, la scintilla Anche se sotto cenere...
Da destra: Ernesto Magorno, Nicola Adamo, Mario Maiolo, Mario Oliverio,
si sposta allora vuol dire che Laratta (e Bevacqua) vanno su e con Magorno e NaccariCarlizzi ma siccome a Roma è con Letta che si governa ecco che il gruppo qui in Calabria potrebbe non disprezzare un inizio di caffè con Mario Maiolo. E se a questi si aggiunge poi Nicodemo Oliverio, Mario Pirillo e (probabilmente) Stefania Covello il quadro poi si completa. E gli altri?
ca eppure tempi e modi (e nemici) sono perlomeno sospetti. E già perché nel frattempo l’aria che si respira nel partito di Calabria è diventata così putrida da spalmarsi come irrespirabile. Come un ascensore chiuso da anni senza prese d’aria né condizionatori.
Detto di Sandro Principe che per ora sta in mezzo ma è una finta, tratta ma sa già dove e con chi stare ecco il plotoncino dall’altra parte. Erano maggioranza bulgara fino a poco tempo fa ma è cambiato il mondo nel frattempo (anche se non le tessere, ancora). Mario Oliverio, intanto. Vuole fare il segretario e poi il presidente della Regione. Un po’ come Renzi, in scala. Un po’ contro Renzi. Probabilmente mai se Renzi sbanca. Con lui tra gli altri Carlo Guccione, Bruno Censore, Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo. Curioso il dato della coppia politicamente più affermata che c’è nei dintorni. Nel 2009 Adamo, quasi in solitudine e per distinguersi proprio dal gruppone Oliverio, appoggiò Franceschini al congresso. Strano il destino, chissà se c’avrà ripensato nel frattempo. Nico Stumpo (Bersani), Marco Minniti (Veltroni) Doris Lo Moro completano un mosaico senza però aggiungere nulla o poco più al territorio. Da sempre frequentano più la capitale che lo scalo di Lamezia e la gente che li circonda si comporta di conseguenza.
Si attendono nuove, dritte, impulsioni vincenti. La corrente giusta, il posizionamento che spiazza. E allora si gioca con le parole, col silenzio, con le feste, con le controfeste. Con le note e le interviste, le foto o le cene. È il grande valzer di chi non sa dove andrà a parare perché nel frattempo, in attesa del congresso che pare sempre più una barzelletta mal raccontata, a Roma si cambia pista e musicista ogni giorno. È Franceschini l’ultimo in ordine di tempo ad aver sparigliato del tutto le carte che nel frattempo erano incasinate di loro. Appoggerà Renzi e nel frattempo, giusto per ricordarlo, sta fedelmente nel governo di Enrico Letta. Anzi ne è probabilmente il principale esponente. E allora giù con le controdeduzioni in scala uno a cento. Se Franceschini
La partita è qui e non è di facile lettura, per niente. Perché se è chiaro che Oliverio lascia intendere cosa e come lo vuole va detto che anche dall’altra parte non mancano ambizioni e nomi. Manca il segnale, la dritta, e la guerra si scatena. Le mediazioni appaiono difficili perché c’è poca carne al fuoco e molti commensali. Non inganni il carro dei potenziali vincitori che si allarga e si riempie anche di possibili insidie interne (gli Occhiuto, per esempio), la quota Renzi in Calabria è tutta da decifrare. Così come non si illuda l’altro plotone se le tessere parlano ancora lo stesso linguaggio di sempre (fra un po’ potrebbero non contare più). La partita è aperta, apertissima. E cattiva, assai cattiva. Il Fatto quotidiano ha solo aperto le danze...
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Sabato 7 Settembre 2013
Verso nuovi (inevitabili) orizzonti
L’agorà sale di quota Assud e il suo terzo premio alle stelle del Mezzogiorno Occasione sempre più centrale per incontri e dibattiti di portata nazionale. La "piazza" è ormai una realtà È il terzo anno ma sembrano di più, molto di più. Non tanto e non solo per il premio che è prestigioso di suo e che lo diventerà sempre di più quanto, questo il dato, per la “piazza” che offre e che sale di quota. Per “l’agorà”. Per il palco, il pulpito, il laboratorio, il contenitore di volti e idee che dal cuore della Sila finisce inevitabilmente per spiazzare i media nazionali nel bel mezzo del dibattito di fine estate. Assud e il suo premio alle “stelle” e alle eccellenze del Mezzogiorno sono tutto questo e ancora di più. Sono, insieme (premiante e premiati) il meeting che dall’entroterra di una regione qualsiasi ma non “qualsiasi” si piazza al centro della contesa per due giorni e lo fa senza sgomitare più di tanto. È agli onori della cronaca l’ultima chance che Rosy Bindi offre al Cavaliere domenica primo settembre proprio dal palco di Camigliatello Silano. «Dimettiti», questo il senso, «e Napolitano potrà valutare serenamente una proposta di clemenza». Il messaggio rimbalza in pochi minuti su tutti i circuiti nazionali dei media finendo anche sulle prime pagine dei giornali del giorno dopo. È il meeting del Sud che non vuol fare più il Sud di prima ma è anche, come si è visto, vetrina politica di tutto rispetto. È questo il contenitore a forma di piazza aperta che ha del resto sempre immaginato Andrea Guccione, presidente di Assud. Un luogo fuori dagli schemi e dagli steccati delle bandiere dove poter affrontare con senso e metodo questioni centrali per lo sviluppo possibile del Mezzogiorno. Il premio alle eccellenze, quest’anno giunto alla terza edizione, si inquadra in questa direzione. Stimolare e incoraggiare con messaggi simbolici e mediaticamente forti chi in cuor suo sente di potercela fare. E a spingere sull’acceleratore, attraverso proprio il premio che riceve, è chi invece ce l’ha fatta, chi ha vinto la guerra, chi dal profondo Sud ha superato il “fiume” dell’indifferenza e delle ostilità. Sul palco amministratori coraggiosi, uomini dello sport e dello spettacolo, imprenditori, artisti. Il simbolo di quel Mezzogiorno che vince ben sapendo che la sua partita vale il doppio. Il premio alle “stelle” però, e i dibattiti che anche quest’anno hanno fatto registrare presenze prestigiose dentro e fuori il palco, non sono stati pensati per registrare un’atavica e insuperabile condizione di subordinazione, di arretratezza. Al contrario il costante messaggio divulgato da Assud parte dal presupposto che una soluzione c’è, una soluzione deve esserci. Culturale, commerciale, politica, generazionale. Ma c’è. A cominciare da quel “consuma meridionale” (che nelle due pagi-
Due momenti della due giorni Sotto, Andrea Guccione, presidente di Assud
ne successive viene affrontato più dettagliatamente) che sa un po’di “manovra finanziaria” della faccenda. Trattenere quanto più possibile le nostre risorse sul territorio attraverso il consumo dei migliori prodotti meridionali non già per una rivalsa fiscale o peggio ancora culturale nei confronti del Nord quanto per ridistribuire con più equità produttiva la liquidità che manca dalle nostre parti. Il senso ultimo è quello di non fare più del Sud il grande “supermercato” del Nord, la cassa. Ma un corpo produttivo possibilmente sufficiente a se stesso in grado così di contribuire decisamente all’innalzamento del Pil del Paese. È ormai sui tavoli delle più grandi banche, dei migliori centri studi. Il dato è semplice nella sua net-
tezza. Se non riparte il Sud il resto del Paese finirà per girare tra le mani una cambiale scoperta che non onorerà nessuno. La rivincita del sistema Italia non può che partire da qui, dal Mezzogiorno. Che deve consumare meglio quello che produce nella speranza di produrre di più quello che sa fare meglio. Alla fine del giro virtuoso le più energiche fatture del Mezzogiorno andranno ad irrobustire il sistema Paese in grado così di competere meglio col made in Italy nel mondo. Già, il mondo. Perché la partita questa è e passa dalle contrade del triste e depresso e maledettamente conterraneo Mezzogiorno. L’altra carta che si gioca Assud con le sue sollecitazioni è la qualità in campo. Non è un pozzo d’acqua in Nigeria che insegue ma la “semplice” emersione delle migliori intelligenze del Mezzogiorno finalmente a proprio agio nell’esprimersi in “casa”. Il punto chiave è qui, creare le condizioni perché queste sensibilità e intelligenze possano esprimersi al meglio. Altrimenti, ecco l’altra faccia della medaglia che poi è la sconfitta post mortem, la fuga. La resa ottocentesca di un popolo, di una generazione. Un’altra ancora. Assud, e il suo premio, ci provano ogni anno e ogni anno di più la sensazione è che la centralità dei dibattiti, degli ospiti, delle provocazioni, delle idee prendano quota. Il “contenitore” va, funziona. C’è, è presente e sarà sempre più difficile far finta che non ci sia. In qualche modo, in tutti i modi, bisognerà farci i conti. Anche e soprattutto in futuro.
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Sabato 7 Settembre 2013
Mezzoeuro Nuovi (inevitabili) orizzonti
Immaginate 50 anni di sardine salate, solo e soltanto sardine salate. E 50 anni di sete. Inesorabile, inevitabile e inconsolabile sete. Solo sete. Come una furia indistinta ma fine a se stessa che deve consumare soltanto il proprio effimero istinto di quotidiana sopravvivenza. Le sardine salate le ha mangiate il Sud negli ultimi 50 anni e non le sono mai mancate. L’acqua (a dosi consolidate e propedeutiche) gliel’ha sempre fornita solo e soltanto l’altra parte del Paese, quella opposta, quella che sul sale (e sulla sete altrui) ha costruito fin qui un bel pezzo della sua fortuna.
Consuma meridionale La “sete” del Sud La “sete” del Sud si può battere così Tra Casmez (la vecchia Cassa per il Mezzogiorno), Agensud, Imprenditoria giovanile, Sviluppo Italia e Invitalia (più varie ed eventuali) sono arrivati al Sud con raccomandata senza destinatario 235 miliardi di euro in poco meno di 50 anni. Più di 4 miliardi di euro di media all’anno che poi equivale, giusto per fare un esempio, al rompicapo contemporaneo poi neanche risolto del tutto della famigerata Imu da sacrificare sull’altare del governo. Una montagna di miliardi di lire prima e di euro poi sono piovuti dal cielo come “sardine salate” sui cittadini del Mezzogiorno. Bendati, i quattrini, hanno sparso solo la sete del consumo che si nutre di se stesso non intervenendo mai sulla reale crescita del Pil. E non a caso è avvenuto tutto questo. Oggi, che ci si lecca le ferite della crisi che non ha ancora girato la curva finale, è il momento dei numeri che parlano. Nel 2012 l’attività economica è diminuita sia nel Centronord che nel Mezzogiorno, evidenziando il carattere nazionale della crisi. La flessione è stata più forte però nelle regioni del Sud che risentono della maggiore fragilità strutturale del sistema delle imprese, le quali, per dimensione, caratteristiche settoriali e capacità competitiva, sono meno attrezzate a resistere a una dinamica negativa del ciclo così lunga e pervasiva. Secondo valutazioni di preconsuntivo elaborate dalla Svimez nelle anticipazioni del rapporto 2013, il prodotto interno lordo (a prezzi concatenati) è calato nel Mezzogiorno del -3,2%, approfondendo la flessione già registrata l’anno precedente (0,6%). È il sesto anno consecutivo che il tasso di crescita del Pil del Mezzogiorno risulta negativo: dal 2007 il prodotto dell’area si è ridotto cumulativamente del -10,1%, quasi il doppio della flessione registrata nel Centronord (-5,8%). A partire dal 2010 la beffarda recrudescenza, se si considera il divario in termini di Pil pro capite - indicatore più corretto delle diseguaglianze territoriali - il gap ha ripreso a crescere, passando quello del Mezzogiorno dal 58,8% di quello del Centronord nel 2009 al 57,4% del 2012. Tale dinamica - che è stata determinata in massima parte da un peggioramento dei livelli relativi della produttività dell’area - ha interrotto la tendenza positiva in atto dal 2001 fino al 2009; tendenza che rifletteva però, in presenza di una minore crescita del Pil, l’aumento relativo della popolazio-
La frontiera inesplorata, inedita. Non una rivalsa né una ritorsione ma l'unica via d'uscita Trattenere le risorse che il Mezzogiorno trasferisce al Nord sottoforma di acquisti e consumi ne nel Centronord, dovuto alle migrazioni sia interne che dall’estero, nonché il calo della natalità al Sud. E allora, tutti quei miliardi per arrivare fin qui? Secondo l’ultimo report di Bankitalia tutte le componenti della domanda interna hanno mostrato una contrazione più ampia nel Mezzogiorno: i consumi hanno risentito della peggiore dinamica dell’occupazione e delle retribuzioni; il maggiore calo dell’accumulazione di capitale riflette il più basso livello di utilizzo degli impianti, le più sfavorevoli condizioni finanziarie e il maggiore grado di incertezza sulle prospettive della domanda futura, nonché le maggiori difficoltà strutturali dell’industria meridionale. Ne è conseguita una flessione del Pil del Mezzogiorno più pronunciata di quattro decimi di punto rispetto alla media nazionale. Nell’ultimo triennio la dinamica del prodotto, relativamente più debole nel Mezzogiorno, ha accentuato il divario nel Pil pro capite fra le due aree geografiche. Questo si era lievemente ridotto nei prece-
denti quindici anni, per via di una più intensa dinamica demografica nel Centronord, sostenuta dalla componente migratoria. La flessione del valore aggiunto è stata più ampia nel Mezzogiorno rispetto al Centronord sia nell’industria sia nei servizi, dove la contrazione è stata doppia. Anche la flessione dell’occupazione è stata relativamente più accentuata nelle regioni meridionali, soprattutto per effetto della mancanza di un contributo espansivo proveniente dal comparto dei servizi: vi avrebbe influito il calo dell’occupazione nel pubblico impiego, che nell’area ha un peso più elevato. Si è ampliato il divario nel tasso di disoccupazione fra Centronord e Mezzogiorno, dove i soggetti privi di un impiego hanno cercato lavoro più attivamente di prima. E allora, tutti quei miliardi a cosa sono serviti? Nel buio generale il Sud sta più al buio degli altri e non si fa trainare a conti fatti da nessun settore segno evidente che le “sardine” hanno prodotto solo sete da spegnere ogni giorno. E se si smettesse di bere dalla solita fonte? Se si provasse a spezzare l’incantesimo infernale che si nutre di “sardine”, di sale e di unica fonte? Il Sud consuma esattamente da 50 anni quello che serve al Pil del resto del Paese ma il suo di prodotto interno lordo, quello delle sue regioni, non ne risente. Federalismo al contrario? Secessione del carrello della spesa? Non proprio, non ancora, non in questi termini in ogni caso. Ma una riflessione va fatta e c’è chi l’ha fatta. Se non fosse che Paolo Savona oltre ad essere economista ed ex ministro è stato alla guida della Banca di Roma fino a poco tempo fa, incarico che ha lasciato per andare a svolgere quello di presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi da quasi un anno, forse davvero nessuno se ne sarebbe accorto. Ma è pubblicato da
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Sabato 7 Settembre 2013
Nuovi (inevitabili) orizzonti
Laterza e in collaborazione con Unicredit uno studio curato assieme a Riccardo De Bonis (Banca d’Italia) e da Zeno Rotondi, dal titolo anche un po’ impegnativo: «Sviluppo, rischio e conti con l’estero delle regioni italiane», in cui si evidenzia che i fondi dati per il Mezzogiorno tornano attraverso gli acquisti netti e l’attività commerciale alle regioni del Centronord. Questo spiegherebbe pure come il divario economico tra le due aree del Paese si amplia invece che restringersi negli anni. Le conclusioni “sorprendenti” di Savona sono che «la massa di trasferimenti pubblici che prende la via del Sud, al centro di infinite discussioni e polemiche, viene di fatto restituita alle altre regioni sotto forma di acquisti, dato il divario commerciale che esiste tra Nord e Sud». Non molto si sa, infatti, tra quello che avviene tra le bilance commerciali delle diverse regioni. Così emerge che la Lombardia presenta una saldo negativo verso l’estero e un «fortissimo avanzo» verso le altre regioni italiane, il Veneto ha valori positivi in entrambi i casi. La tesi contenuta nel volume è che «il modello con cui si guarda alla realtà produttiva del paese andrebbe rivisto». Dal Sud escono risorse per 72 miliardi l’anno e di questi 63 miliardi vanno al Centronord sotto forma di acquisti netti, mentre i trasferimenti pubblici sono stimati in circa 45 miliardi. Dunque ricapitoliamo e irrobustiamo il concetto. I miliardi di euro che arrivano al Mezzogiorno sottoforma di trasferimenti statali (in gran parte derivanti dall’erario versato dal Nord) ritornano in qualche modo poi proprio a nord del Po decisamente lievitati. A fronte di 50 miliardi che arrivano al Sud ne ripartono oltre 60 in acquisti di prodotti settentrionali. Che poi diventano 70 se ci aggiungiamo i servizi (la sanità, per esempio, cioè la cure in trasferta) e arrivano fino a 90 se ci mettiamo pure i
cosiddetti costi d’istruzione, l’università fuori sede per i ragazzi del Sud. Avete capito bene. Per 50 miliardi di euro che arrivano al Sud sottoforma di trasferimenti erariali ne ritornano 90 nelle casse del Nord. Lo fanno dopo un lungo giro, spesso complesso, ma lo fanno. Messa così lo capisce anche un bambino che c’è qualcosa che non torna. Il Nord per crescere, il Paese intero per crescere, ha fortissimamente bisogno del “depresso” Sud. Della sua spesa, dei suoi consumi, magari anche delle sua malattie e della sua ricerca d’istruzione specializzata ma ha bisogno del Sud. Della sua sete. È ancora Bankitalia, nel suo rapporto sull’integrazione economica, ad illuminarci. Se la domanda generica aumenta di 100 euro al Sud 20 di questi arrivano al Nord. Se aumenta di 100 al Nord solo 10 arrivano al Sud. I numeri macroeconomici sono questi, il resto è letteratura ideologizzata. Se c’è qualcuno in “credito” con la distribuzione della torta, questo è proprio il Mezzogiorno. E allora? Secondo uno studio Unicredit «se molte regioni del Nord hanno un saldo positivo in fatto di export lo devono al Mezzogiorno dove esportano moltissimo. Dall’analisi presentata Campania, Puglia, Calabria e Basilicata, risultano infatti caratterizzate da una forte propensione all’importazione di beni da altre aree del Paese e da un interscambio regionale prevalentemente orientato all’interno». Dall’analisi emerge anche che il sistema bancario impegna nel Sud attraverso credito alle imprese più risorse di quante ne raccolga e che le quattro regioni meridionali prese in esame sono tutt’altro che povere ma, anzi, hanno potenzialità enormi che potrebbero sfruttare per fare dei propri territori, anche attraverso un uso accorto dei fondi strutturali, una leva per lo sviluppo tramite il potenziamento del settore turistico.
Il centro studi della prima banca italiana è netto su questo punto. I fondi dati per il Mezzogiorno tornano attraverso gli acquisti netti e l’attività commerciale alle regioni del Centronord. Questo spiegherebbe pure come il divario economico tra le due aree del Paese si amplia invece che restringersi negli anni. Le conclusioni “sorprendenti” di Paolo Savona sono che «la massa di trasferimenti pubblici che prende la via del Sud, al centro di infinite discussioni e polemiche (235 miliardi di euro in 50 anni) viene di fatto restituita alle altre regioni sotto forma di acquisti, dato il divario commerciale che esiste tra Nord e Sud». Il Nord, sempre secondo il report di Unicredit, trasferisce al Sud risorse pubbliche (secondo finalità redistributive e di riequilibrio territoriale), che il Sud a sua volta riporta al Nord sotto forma di importazioni nette dei suoi prodotti. Emerge dunque una forte integrazione e interdipendenza tra le due aree, che non è stata indebolita dall’integrazione economica europea a seguito dell’introduzione dell’euro. Secondo Bankitalia l’aumento della domanda di manifatture nelle regioni del Mezzogiorno fa lievitare la produzione a Settentrione mentre l’incremento è molto più contenuto quando i consumi si innalzano oltre il Po. La banca centrale non nega nel suo report che il tragitto iniziale del flusso di denaro segue la traiettoria Nord-Sud ma subito dopo il senso si inverte con gli interessi. Il consumo rientra in gran parte a Settentrione e nel Mezzogiorno resta poco se non nulla e questo vale anche per la raccolta degli sportelli bancari. Da qui il falso teorema che il Nord paga più tasse ma solo perché è più ricco e il divario va a suo vantaggio in base alla vecchia equazione: il Nord vende, il Sud acquista. E il Sud più acquista più è il Nord a vendere. La conclusione per certi aspetti sconsolante del rapporto di Bankitalia è la seguente: uno shock di un certo ammontare monetario al Pil del Mezzogiorno ha effetti più pronunciati in termini assoluti sul Pil del Centronord di quanto uno shock di pari ammontare al Pil del Centronord ha sul Pil del Mezzogiorno. In base al modello baseline l’effetto marginale incrociato è pari a circa 0,4 euro a fronte di uno shock unitario con origine nel Mezzogiorno, e pari a meno di 0,1 euro quando lo shock ha origine nel Centronord. E siamo al punto chiave, drammaticamente centrale. Se pure il Sud accelerasse drasticamente il suo Pil in termini monetari ne risentirebbe, positivamente, in gran parte il Centronord. E allora? Come provare a uscire da questo incastro micidiale che fa della “sete” del Mezzogiorno la sua stessa condizione di arretratezza nei confronti del resto del Paese? Il consumo meridionale, tra i meridionali, potrebbe essere una via d’uscita. L’uso cioè pressocché esclusivo di prodotti conterranei potrebbe non già rappresentare una sterile rivalsa, ancorché miope e irragionevole, nei confronti delle grandi e medie produzioni del Nord quanto, piuttosto, l’estremo tentativo di trattenere risorse sul territorio che altrimenti prendono una via consolidata nel tempo. E che non ha giovato fin qui. Federalismo al contrario? La secessione del carrello della spesa? Non proprio, non esattamente, non in questi termini. Ma, come scrive Savona, il riordino delle «cose al proprio posto» a partire dall’eliminazione di quelle che al proprio posto non sono. Come il miele Ambrosoli comprato nella “sua” Sardegna, metafora e icona di un paradosso che in scala rappresenta e ha rappresentato la progressiva e intrinseca povertà del Mezzogiorno. Che ha preso fin qui 235 miliardi di euro di “sardine salate” più la gran parte dei trasferimenti erariali annui ricavandone in cambio, però, solo una “drogata” sete fine a se stessa che si rinnova ogni giorno. Che vive per se stessa. Che ha fatto il gioco del Paese.
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Mezzoeuro Morire di flaconi
Il sangue amaro dell’Annunziata
di Oreste Parise
Non c’era certo bisogno di una relazione ispettiva per rendersi conto del grave malessere della sanità calabrese. Fa comunque un certo effetto la certificazione di un fallimento, la constatazione di vivere in una regione dove viene messo in discussione persino il diritto alla vita. La reazione quasi spontanea è che in fondo abbiamo ciò che ci meritiamo, siamo vittime di noi stessi e della nostra incapacità di iniziativa, di proposta e di impegno politico e sociale. Fin dalla nascita di questa sciagurata istituzione pomposamente chiamata regione ci siamo condannati alla scelta di una classe politica e dirigente improbabile. La scelta è stata effettuata con criteri rigorosamente clientelari, affidando il nostro futuro a chi offriva soluzioni a problemi strettamente privati, inseguendo il proprio particulare. L’impianto normativo della “novella” costituzionale che ha rivoluzionato il Titolo V della Costituzione ha provocato uno shock nel sistema, con la creazione dei centri di spesa irresponsabili quali sono oggi le Regioni. Il consigliere regionale Francescantonio Stillitani, già assessore in varie salse, già politico di lungo corso, già responsabile di sfasci vari, oggi dichiara di volersi dimettere dichiarando a gran voce l’inutilità del suo ruolo. Bisogna plaudire per il coraggio della scelta di oggi, o addebitargli gli insuccessi di ieri? Che senso ha l’approvazione in pompa magna di legge fotocopia, che nella migliore delle ipotesi introducono assurdità nelle norme, in materie delicate come la sanità, l’urbanistica o la scuola? Che le regioni siano diventate i principali responsabili dello sfascio istituzionale in cui siamo caduti doveva essere chiaro a tutti da lungo tempo. La grande novità è che a Milano la scuola comincia ben una settimana prima che in Calabria: un segno di autonomia, di capacità organizzativa,
di efficienza burocratica. Figurarsi che una volta l’inizio era fissato per tutti il primo ottobre! Che vergogna! Nella sanità tutto procede per il meglio. La famosa riforma bolscevica che istituiva il Servizio sanitario nazionale da parte del centrosinistra voleva introdurre anche in Italia il principio assurdo di un diritto alla salute garantito a tutti, in applicazione di un principio umanitario. Abbiamo innovato il principio, con un progressivo svuotamento di tale principio con l’introduzione del criterio che quando i manager di nomina politica provocano disastri sono gratificati con premi milionari e le loro inefficienze addossate ai cittadini. Ci troviamo nella incomoda situazione di avere dei servizi sanitari da terzo mondo che siamo costretti a pagare a prezzi scandinavi. Questo è il bel risultato del federalismo o pseudo tale. Nella relazione che si pubblica nella sua interezza per dare una idea dello stato della nostra sanità sono elencati molti momenti emblematici, come la presenza dei topi nel reparto trasfusioni. Gli ispettori testimoniano infatti la rilevazione di «esche per topi e la riferita occasionale presenza di roditori nei locali del Centro trasfusionale», che dovrebbe essere un ambiente sterilizzato. nonostante le precedenti ispezioni, «le azioni intraprese dall’Azienda sanitaria non risultano essere state organizzate in un vero e proprio piano strutturato e organico, potendosi piuttosto ricondurre a interventi puntiformi, singolarmente parziali e complessivamente non ben coordinati tra loro». «Dalla verifica ispettiva sul campo, si raccoglie l’impressione complessiva che lo staff del servizio, dopo aver scritto le procedure operative di rispettiva competenza, non abbia più lavorato alla costruzione di un vero e proprio Sistema di Gestione della Qualità, anche in ragione di un elevato grado di conflittualità tra gli operatori e di un non riconoscimento delle funzioni a ciascuno assegnate. Si evince, inoltre, che la U.O. Qualità
aziendale svolge un lavoro sostanzialmente distaccato dalla realtà del Sservizio. La disorganizzazione che ne è derivata è stata ulteriormente aggravata dalla presenza di carenze tecnologiche pesanti a carico di settori di attività pesanti a carico di settori di attività particolarmente critici». Sembra accertato che di sanità in Calabria si muore. Scrive infatti il team ispettivo: «al di là di ogni ragionevole dubbio, la predetta situazione di grave criticità del servizio ha costituito elemento certamente favorevole la produzione di unità di globuli rossi contaminate, senza la presenza delle quali gli eventi non si sarebbero verificati»... «Il complesso degli accadimenti è comunque, in linea generale, da ricondurre ad una grave disfunzione sistemica del Servizio, che l’Azienda era comunque tenuta a presidiare e correggere, a maggior ragione dopo il Rapporto di verifica del 17 e 18 settembre». Nelle ultime ore è intervenuta anche la Guardia di finanza all’ospedale dell’Annunziata requisendo contratti e atti amministrativi di medici, per il sospetto che vi siano anche gravi irregolarità per le note esigenze di voler favorire i clientes politici piuttosto che competenze e professionalità. Questo non sarebbe che l’inizio di un nuovo filone di indagini che ancora non è chiaro dove possa portare. Ma non è certo solo l’ospedale cosentino a rappresentare una eccezione nel sistema sanitario calabrese. Nel mese di agosto appena trascorso diversi episodi di malasanità si sono riscontrati anche all’ospedale Sant’Anna di Catanzaro, considerato una delle eccellenze sanitarie del Sud. Anche lì qualcuno ci ha rimesso la pelle. Che fare? Chi può scappa e cerca altrove se non la salute almeno una buona sanità. Ma la crisi impedisce a tanti calabresi di rivolgersi altrove, e nei molti casi in cui vi è bisogno di un intervento immediato non resta che rivolgersi al santo di Paola.
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Mezzoeuro Morire di flaconi
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Mezzoeuro Emozioni d’alta quota
E le stelle non stanno più a guardare
Terza edizione del Premio "Stelle del Sud" organizzato a Camigliatello Silano dall'associazione Assud La voglia di riscatto del Mezzogiorno guadagna la scena
Due giorni di pubblico delle grandi occasioni
Giunto ormai alla sua terza edizione, anche quest’anno l’evento organizzato dall’associazione Assud non è stato soltanto un premio ma in particolar modo un momento di riflessione sul ruolo del Meridione in Italia e in Europa. Obiettivo, dunque, è quello di dare un riconoscimento a personalità che si sono distinte in vari ambiti, dalla cultura alla ricerca, passando per l’arte e l’imprenditoria, contribuendo con il loro impegno alla crescita del paese ma soprattutto del Mezzogiorno. L’appuntamento, ancora una volta nella magnifica location di Camigliatello Silano, ha registrato un numero notevole di partecipanti, desiderosi di prendere parte a quello che può definirsi ormai uno straordinario laboratorio di idee e proposte da sottoporre all’attenzione degli enti locali, nazionali ed europei, al fine di avviare insieme un concreto processo di sviluppo che il Meridione aspetta ormai da tanto, troppo tempo. La kermesse ha alternato alla cerimonia di premiazione importanti momenti di discussione, dedicati rispettivamente ai giovani, al lavoro, all’attuale situazione politica e al made in Italy. Al primo dibattito, dal titolo “Generazione Sud. I giovani, il futuro, il Mezzogiorno” e moderato da Giancarla Rondinelli (giornalista politica Rai1-Porta a porta) e Domenico Martelli (direttore Mezzoeuro), hanno preso parte Simonetta Giordani (sottosegretario di Stato con delega al Turismo - Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo), Jole Santelli (sottosegretario di Stato - ministero del Lavoro e delle Politiche sociali), Dorina Bianchi (deputato Pdl), Ernesto Magorno (deputato Pd), Filippo Callipo (imprenditore), Giacomo D’Arrigo (fondatore Anci Giovane). Mentre nel pomeriggio di sabato 31 agosto, in relazione al dibattito “RouLetta. Il gioco d’azzardo della politica” e con la moderazione di Andrea Pancani (conduttore televisivo La7), si sono confrontati Roberto
Qui sotto: Andrea Guccione con Pancani de La 7; Rosy Bindi con il sindaco di Potenza Vito Santarsiero; il direttore de Il Tempo, Binaghi e il caporedattore di Rai3 Terremoto
Giachetti (vicepresidente Camera dei deputati), Ignazio Abrignani (vicepresidente commissione Attività produttive Camera dei deputati), Attilio Sabato (direttore TgTen), Massimo Clausi (Il Quotidiano), Davide Varì (vicedirettore L’ora della Calabria). La giornata di domenica 1 settembre si è chiusa con l’importante discussione dal titolo “Silvio c’è. Anzi no”. Made in Italy o made nell’Italy. Hanno partecipato Rosy Bindi (deputato Pd), Francesco Sisto (presidente Affari costituzionali Camera dei Deputati), Andrea Cozzolino (europarlamentare Pd), Salvatore Magarò (presidente Commissione contro la ‘ndrangheta - Regione Calabria), Vito Santarsiero (sindaco di Potenza - responsabile Anci per il Mezzogiorno), con la moderazione di Sarina Biraghi (direttrice de Il Tempo) e Annamaria Terremoto (caporedattore Rai Calabria). Nell’edizione 2013, condotta dalla splendida Anna Falchi, sono stati premiati: Vincenzo Pepe, presidente di Fare Ambiente, Alessandro Picardi, direttore Relazioni istituzionali e internazionali Rai, Carlo Puca, vice caporedattore Panorama, Pina Amarelli, imprenditrice, Aldo Bonifati, imprenditore, Domenico Menniti, Ad Harmont & Blaine, Carlo Pilieci, vicedirettore Tg2, Cataldo Calabretta, giurista e docente universitario, Giovanni Tocci, tuffatore, Carmen Ruggeri, manager Sky Italia, Daria Monti, ricercatrice, Alessandro Circiello, chef-opinion leader, Maria Perrusi, Miss Italia 2009. Ribadendo come “Stelle del Sud” abbia rappresentato un importante momento di riflessione sull’attualità, un appuntamento imperdibile per l’intero Mezzogiorno che sempre più vuole essere protagonista, l’associazione Assud porge un caloroso ringraziamento a tutti i partecipanti e a coloro i quali hanno profuso impegno e dedizione, divenendo i protagonisti indiscussi di questo straordinario successo.
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Mezzoeuro Emozioni d’alta quota
Chef - Opinion leader
Alessandro Circiello Esperto di cucina legata alla sana alimentazione, da molti anni è impegnato in iniziative e campagne volte ad affermare la salute legata alla cucina salutista. Opinion leader ed esperto di benessere, portavoce del cuoco come promotore di salute, Circiello è spesso ospite di trasmissioni Rai, Mediaset e Sky, ha curato rubriche di cucina per anni nei programmi della Rai dal programma “I Fatti vostri” e “Mattina famiglia” di Rai2; nei Tg dal Tg2 Costume e Società, Tg2 Medicina 33, Tg2 Eat Parade, al Tg1 e Tg1 Videochat; dal 2012 ospite fisso nelle puntate di alimentazione al programma di Rai1 “Porta a Porta” su Rai3 “Cose dell’altro Geo” e in radio su Radio1 Rai. Ha realizzato libri su tematiche attuali legate all’alimentazione il primo “La salute vien mangiando” per Rai Eri, il libro “Tutti a tavola la salute è servita” edito da Rai Eri - Kowalski (Feltrinelli Editore) e l’ultimo libro “Essenze di felicità” dal testo del ‘700 trovato da Antonella Martinelli edito da Rai Eri.
Motivazione Premio: perché ha saputo valorizzare l’arte culinaria italiana ponendo alla base della propria arte i prodotti e la cultura della nostra terra. Le molteplici esperienze all’estero gli hanno permesso di acquisire competenze tali da farlo divenire, oltre che chef di successo, opinion leader in importanti trasmissioni televisive. Esempio di impegno e grinta per tutti coloro che si avvicinano a questa importante professione.
Un lampo di orgoglio dal cuore del Sud Presidente Gruppo Bonifati spa
Aldo Bonifati Dopo sessant’anni di attività imprenditoriale nel campo dell’edilizia pubblica, svolta come presidente del Gruppo Bonifati spa, con sede a Roma, Milano, Cosenza e Catanzaro, mi sono ritirato, con mia moglie, nella mia dimora di campagna, sita nella ridente e amena località “Le Vigne” di Castrovillari, ove sono nato. Con me ho trasferito l’intera “biblioteca” di documenti che testimoniano i grandi lavori realizzati in questi lunghi anni dalla mia Società. Riordinandoli ho rivissuto, con intensa emozione, il percorso temporale in cui queste grandi opere si sono realizzate. In primis, l’Università degli Studi della Calabria. é stata la realizzazione di un “sogno fantastico” vissuto in prima persona. Così mi sono domandato se fosse giusto tenermelo egoisticamente chiuso nel cuore e nella mente, oppure renderlo noto ai tanti giovani calabresi, per far sì che essi possano conoscere, dalla voce di uno dei protagonisti, l’origine e la realizzazione di una delle più grandi opere realizzate in Italia, e soprattutto in Calabria, divenuta sede fisica della cultura delle nuove generazioni e non soltanto calabresi. Ho optato per la seconda ipotesi, pur non sapendo se ci riuscirà, dal momento che non sono uno scrittore, ma un uomo d’azione. L’intenzione, ripeto, è quella di portare a conoscenza delle migliaia di studenti che hanno affollato ed affollano le aule, la biblioteca, il rettorato, il grande viadotto, i corridoi, i vani scale e le piazzole dei “cubi” del campus di Arcavacata, ma anche di coloro i quali non credono che i propri sogni possano diventare realtà, quanto sia stato difficile e nello stesso tempo entusiasmante portare a compimento un’opera di tale portata.
Motivazione Premio: perché con lungimiranza e caparbietà ha rappresentato un pilastro fondamentale per la costruzione di quello che oggi è considerato uno dei migliori Atenei d’Italia, dando la possibilità a migliaia di giovani calabresi e meridionali di studiare e accrescere le proprie conoscenze senza abbandonare la propria terra. Tutto ciò ha rappresentato un momento di riscatto irripetibile per la Calabria . Fulgido esempio di onestà e abnegazione.
Direttore Relazioni istituzionali e internazionali Rai Anna Falchi madrina della manifestazione
Alessandro Picardi Nuovo direttore delle relazioni istituzionali e internazionali della Rai, Alessandro Picardi è stato ricevuto l’11 luglio dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, insieme ad Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi, rispettivamente presidente e direttore generale della rete televisiva pubblica. Picardi è arrivato in Rai dopo una brillante carriera nel settore dei public affairs delle aziende. Laureato in Scienze della comunicazione e di formazione classica, comincia il suo percorso professionale come consulente per la società di lobbying di Claudio Velardi e per altre agenzie. Il suo primo incarico di rilievo è in Strago, un’azienda immobiliare e specializzata in ingegneria civile, come responsabile delle relazioni esterne e istituzionali. Nel 2004 entra in Sky Italia come consulente nella direzione comunicazione, diretta in quel periodo da Tullio Camiglieri. La svolta è nel 2006 quando viene chiamato a ricoprire il ruolo di dirigente responsabile degli affari istituzionali di Wind. Alessandro Picardi svolge in questo periodo un’attività a 360 gradi che lo impegna in diversi ambiti di competenza e lo pone di fronte a difficili problematiche come la norma sul teleselling e la liberalizzazione dei servizi ausiliari dell’ultimo miglio. Sono 6 anni molto proficui che lo fanno crescere dal punto di vista professionale. Nel 2012 viene chiamato a ricoprire il ruolo di vice presidente corporate affairs in Alitalia, incarico che lascia per approdare in Rai. A soli 36 anni, Alessandro Picardi, si trova ad affrontare una fase di transizione nella rete televisiva pubblica, che prelude a una nuova era.
Motivazione Premio: Per il suo contributo, lontano dai riflettori, ai successi di aziende tra le più prestigiose: Sky, Wind, Alitalia e da pochi mesi alla Rai, dove si è già affermato quale indispensabile anello di congiunzione tra la tv di Stato e le Istituzioni. Di Picardi sono unanimemente riconosciute la competenza tecnica, la capacità di mediazione e l’indipendenza dalla politica. Doti che lo consacrano come uno dei manager italiani tra i più autorevoli, esempio assoluto del Sud che impone un suo modello professionale al Paese.
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Mezzoeuro Emozioni d’alta quota Ecco le "stelle", i premiati, le motivazioni
Il dibattito d'apertura coordinato da Giancarla Rondinelli e Domenico Martelli
Giurista e docente di Diritto dell’informazione Vice caporedattore “Panorama”
Carlo Puca Carlo Puca, napoletano di Sant’Antimo, classe 1970 può già vantare una significativa biografia: nel 1995 lo assume la Rai dopo che si è infiltrato con una telecamera nascosta a un incontro clandestino tra cani organizzato dalla camorra. Nel 2003 è nel gruppo che fonda il quotidiano Il Riformista, quando inciampa in uno scoop: anticipa e svela la bufala di Igor Marini su Telekom Serbia. Dal novembre 2006 è al settimanale Panorama. Nel luglio 2008 una sua inchiesta su Pompei ha portato il governo a commissariare gli scavi.
Motivazione Premio: tra le firme più autorevoli del panorama giornalistico italiano, ha dato
Cataldo Calabretta Motivazione Premio: per il suo impegno costante per la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale e artistico della sua terra d’origine la Calabria, alla quale è profondamente legato. Stimato giurista e docente universitario. La credibilità e il prestigio ottenuti in ambito legale, unitamente alle sue doti da talent scout dal fiuto infallibile, gli sono valsi la fiducia e la stima di numerosi volti del mondo dello show business per i quali è diventato un prezioso e insostituibile consulente.
dimostrazione di grande coraggio e competenza, sprezzando il pericolo ha affrontando inchieste relative a temi di grande rilevanza sociale. Esempio di come la passione e l’audacia rappresentino un valore aggiunto rispetto alle competenze.
Vice direttore Tg2
Carlo Pilieci Motivazione Premio: perché ha dimostrato le proprie innate capacità di giornalista e manager collocandosi ai vertici delle più importanti testate giornalistiche nazionali. Motivo di orgoglio per il meridione integro e onesto, un grande incoraggiamento per quanti credono nella giusta valutazione del merito quale volano di crescita e sviluppo.
Senior external/institutional communication - Sky Italia
Ricercatrice di Biochimica Università Federico II Napoli
Carmen Ruggeri
Daria Monti
di Messina
Motivazione Premio:
per le sue grandi capacità professionali e personali. Con la sua intraprendenza ha contribuito in maniera determinante alla crescita e al consolidamento di una realtà imprenditoriale tra le più importanti degli ultimi venti anni. Un esempio di poliedricità e concretezza, qualità che sono proprie delle donne del Sud.
È grazie a persone come lei che le università del Sud vengono riconosciute come centri d’eccellenza. Esempio di dedizione totale e di passione per la ricerca scientifica, che l’hanno portata a raggiungere importanti risultati a livello internazionale. Con la sua figura, Daria Monti ha reso celebri Napoli e la Campania nei più rinomati consessi scientifici planetari.
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Mezzoeuro Emozioni d’alta quota Ad Harmont & Blaine
Modella, Miss Italia
Domenico Menniti
Maria Perrusi
Nel 1986, Domenico Menniti, poi amministratore delegato di Harmont & Blaine spa, fonda, insieme ai soci e fratelli, Enzo Menniti, Paolo e Massimo Montefusco, un’azienda che, forte anche della tradizione italiana, si dedica alla produzione di guanti in pelle. Nel 1993 l’azienda comincia la produzione di cravatte di qualità, espressione di un’antica tradizione napoletana. Nel 1994, a fianco delle cravatte, viene presentata la prima collezione di boxer da mare, mentre l’anno successivo si integrano le collezioni con camicie, pantaloni e golf. Nel 2000 viene aperta la prima boutique monomarca, che funge da negozio pilota, a Frattamaggiore, in provincia di Napoli. Nel marzo del 2001 viene inaugurata la boutique di Capri e, nel maggio del 2004, Harmont & Blaine varca i confini italiani con l’apertura del primo negozio monomarca a Miami.
Nata il 13/09/1991 a Fiumefreddo Bruzio, Cosenza. Figlia di Francesco, operaio, e Lina, casalinga, si è diplomata in ragioneria a Paola (Cs). Nel 2009 vince il concorso di Miss Italia, dopo essere giunta in finale con il titolo di Miss Calabria. Dopo la vittoria debutta nel mondo della moda, sfilando prima per la maison Gattinoni, e poi nel 2010 per Renato Balestra. È stata testimonial di campagne pubblicitarie per Cotonella, Miluna, Peugeot, Sash, Deborah, Wella, Diana T, Agos e Valleverde.
Motivazione Premio: perché ha saputo creare un marchio che oggi, grazie alla qualità dei propri prodotti, rappresenta una delle firme più autorevoli del settore abbigliamento a livello internazionale. Nel periodo della maggior crisi mondiale la sua azienda è cresciuta affermandosi anche su nuovi mercati. Orgoglio di una terra che vede nella sua opera l’espressione autentica dei propri migliori valori.
Sportivo
Giovanni Tocci Principali risultati sportivi: Europei Rostock 2013 sincro trampolino m.3 9° Europei Eindhoven 2012 trampolino m.1 oro Europei Juniores Graz 2012 trampolino m.3 oro Europei Juniores Graz 2012 trampolino m.1 oro Europei Juniores Belgrado 2011 trampolino m.1 bronzo Europei Juniores Belgrado 2011 sincro trampolino m.3 4° Olimpiadi Giovanili Singapore 2010 trampolino m.3 4° Mondiali Juniores Tucson 2010 trampolino m.3 oro Europei Juniores Budapest2009 trampolino m.1 5°
Sport Nato a il Altezza Peso
Tuffi Cosenza 31/08/1994 180 cm 70 kg
Società attuale Cs Esercito - Tubisider Cs Presidente Paolo Pavano, Carmine Manna Tecnico attuale Lyubov Barsukova Prima società Cosenza Nuoto Primo tecnico Gaetano Aceti
Motivazione Premio: perché ha raggiunto traguardi importanti e prestigiosi in ambito sportivo, dando lustro e prestigio all’intero Paese. Esempio di abnegazione e grinta, tipico di chi incarna i valori insiti nella gente del Sud. Brillante esempio per la sua generazione, rappresenta il volto giovane del sud che vorremmo.
Imprenditrice
Pina Amarelli Pina Mengano Amarelli nasce a Napoli il 2 febbraio 1945. Laureata con lode a Napoli nel 1967, giornalista pubblicista, ha collaborato con il Gambero rosso, la Repubblica e il Corriere del Mezzogiorno. Ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica italiana, per aver saputo coniugare cultura ed imprenditorialità, Pina Amarelli è la responsabile delle relazioni istituzionali della Amarelli Sas e del Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli. La Amarelli è anche membro di numerose associazioni internazionali a scopo sociale e culturale nonché di categoria ed è consigliere dell’Aidaf, associazione italiana aziende familiari.
Motivazione Premio: perché ha saputo creare e consolidare una delle realtà imprenditoriali più solide e affermate della Calabria, rimanendo una donna sensibile e fortemente ancorata alla sua terra e battendosi quotidianamente affinché la Calabria si affranchi dalla cultura dell’improvvisazione e dell’approssimazione, convinta che solo attraverso il lavoro si possa garantire un futuro a questa Regione.
Motivazione Premio: perché con la propria bellezza ha saputo rappresentare il fascino di una terra troppo spesso raffigurata da immagini poco piacevoli. Esempio di semplicità e rara eleganza. Figlia di una famiglia di emigranti, costituisce l’esempio vero di un reale e dignitoso riscatto.
Ricercatore
Vincenzo Pepe Presidente FareAmbiente, ricercatore, docente di diritto pubblico e dell’ambiente presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, insieme a oltre 100 professori universitari, ha fondato il movimento ecologista europeo “Fare Ambiente” che oggi conta più di 150.000 iscritti ed è presente in tutte le regioni italiane e in diversi paesi europei. È autore di numerose pubblicazioni tradotte in diverse lingue a sostegno dell’ambientalismo realista e responsabile di tipo europeo. È Presidente della “Fondazione Giambattista Vico” e ha dato vita alle “Oasi di Filosofia”, dei luoghi di eccellenza dove la cultura si sposa con l’ambiente. Si batte in Italia per l’energia nucleare come fonte pulita e sicura ed è uno dei leader dei Comitati del “No al referendum” per l’abrogazione della legge che reintroduce in Italia il nucleare.
Motivazione Premio: perché ha sempre creduto in nuovo ambientalismo che si basi su uno sviluppo sostenibile che sappia integrarsi con l’identità culturale e geografica di appartenenza. Precursore di un nuovo e originale punto di vista rispetto alle tematiche ambientali, rappresenta oggi un valido e attento punto di riferimento per chi crede nella possibilità di coniugare il progresso con la salvaguardia e la promozione di beni e di valori che appartengono all’intera umanità.
Mezzoeuro
Sabato 7 Settembre 2013
Reparto sprechi
Sanità
mancata
Il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione, accompagnato dall’assessore ai Trasporti della Provincia di Cosenza Giovanni Forciniti, nei giorni scorsi ha effettuato una serie di sopralluoghi nelle strutture finanziate tra gli anni 1995 e 1996 dal ministero della Salute, costruite e mai entrate in funzione, che nel corso degli anni hanno subito danni, frutto di azioni di abbandono e vandalismo. La visita ha fatto la sua prima tappa al Comune di Cropalati dove, insieme al sindaco Fabrizio Grillo, Guccione e Forciniti hanno visitato una struttura che doveva ospitare una comunità terapeutica semi-residenziale che è costata oltre 250mila euro. Subito dopo, la delegazione si è spostata nel vicino comune di Calopezzati dove, insieme al sindaco Franco Cesare Mangone, ha visitato la struttura che avrebbe dovuto ospitare un alloggio protetto per cui sono stati spesi oltre 150 mila euro. La sorpresa più eclatante ed amara la si è avuta presso il comune di Mandatoriccio dove, accompagnati dall’avvocato Dario Cornicello, Guccione e Forciniti hanno avuto modo di constatare la presenza di una struttura di migliaia di metri quadrati, che doveva essere adibita ad Rsa per ospitare oltre ottanta anziani e costata 2 milioni 200mila euro, completamente devastata dall’abbandono e da atti di vandalismo che hanno seriamente compromesso la possibilità di un suo riutilizzo. «Questi fatti - ha dichiarato Guccione - gridano vendetta al cospetto del cielo! Un patrimonio pubblico così importante di strutture socio-sanitarie (ventuno sono state costruite solo nella nostra provincia) è stato completamente abbandonato e le risorse provenienti dalle tasse pagate dai cittadini sono state totalmente dilapidate. A questo punto è necessario, con urgenza, accertare le responsabilità di chi doveva vigilare e non ha vigilato sul buon fine dell’azione amministrativa e perseguirle con durezza e, dall’altra, vanno messe in atto tutte le iniziative amministrative possibili ed idonee al fine di poter riutilizzare queste strutture creando servizi socio-sanitari da mettere a disposizione delle categorie più deboli e creando così nuova occupazione». «Questo patrimonio - ha concluso il consigliere regionale dei democrat - non può essere sprecato, ma deve essere affidato immediatamente alla disponibilità dei comuni che sono gli unici in grado di mettere queste strutture al servizio del territorio e di utilizzarle al meglio, per le finalità per cui sono state realizzate».
Il consigliere regionale Pd Guccione e l’assessore ai Trasporti della Provincia di Cosenza Forciniti, hanno effettuato dei sopralluoghi nelle strutture finanziate dal ministero della Salute e mai entrate in funzione
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Sabato 7 Settembre 2013
Mezzoeuro Giochi di prestigio con la civiltà Il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, non è affatto rassicurato dal rinvio della soppressione del Tribunale di Rossano Di fatto, dice, si tratta di prolungare una morte annunciata
Ci prendono per i fondelli Il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio interviene sulla situazione di grave disagio che stanno vivendo gli operatori del diritto e, più in generale, i cittadini dell’Alto Tirreno Cosentino a seguito della soppressione della sezione distaccata del Tribunale di Paola, avente sede in Scalea. E lo fa con una lettera inviata al presidente del Tribunale di Paola e, per conoscenza, al ministro di Grazia e Giustizia Annamaria Cancellieri. «La soppressione della sezione distaccata del Tribunale di Paola, avente sede in Scalea - si legge nella missiva- ha determinato una situazione di disagio tra gli operatori del diritto e, in generale, nell’opinione pubblica locale. Le vicende giudiziarie che anche negli ultimi mesi hanno caratterizzato il territorio dell’Alto Tirreno cosentino e, in particolare, la situazione grave emersa nel comune di Scalea a seguito di indagini investigative delle forze dell’ordine, sollecitano un’attenta valutazione al fine di una revisione delle decisioni assunte e del mantenimento della sezione distaccata di Scalea quale presidio di giustizia in un territorio particolarmente disagiato e distante dalla sede del Tribunale di Paola». «A nostro avviso - prosegue il presidente della Provincia di Cosenza - sono da ritenersi meritevoli di favorevole considerazione le argomentazioni svolte dagli avvocati firmatari di un documento a difesa della sezione distaccata, che attengano alle difficoltà di carattere logistico che deriverebbero dalla soppressione della sezione distaccata del tribunale. Infatti, i collegamenti stradali dai comuni ricadenti nell’Alto Tirreno cosentino alla sede del Tribunale sono insufficienti e, in particolare, nella stagione estiva, sono fortemente disagiati. Altrettanto importanti sono le argomentazioni connesse al carico gravante sulla sezione. A tali argomentate ragioni riteniamo dover aggiungere che, sulla particolare situazione che vive l’Alto Tirreno cosentino, la chiusura del presidio giudiziario di Scalea appare inopportuno per evidenti ragioni, anche simboliche, legate alla lotta alla criminalità organizzata ed al contrasto della illegalità». «Per tutte queste ragioni riteniamo, ai sensi di quanto disposto dall’articolo 8, comma 2, del decreto legislativo n° 55, anche in accoglimento delle sollecitazioni pervenute da numerosi amministratori locali dell’Alto Tirreno cosentino - conclude Oliverio - di porre alla sua valutazione la opportunità di esprimere il proprio favorevole parere al mantenimento della sezione distaccata del Tribunale di Scalea secondo le modalità previste dalla norma anzidetta. Sicuri della vostra sensibilità, cogliamo l’occasione per esprimere i nostri più cordiali saluti».
Il Tribunale di Rossano
La provocazione
Senatori e deputati calabresi sfiducino il ministro Cancellieri di Orlandino Greco*
Intendo esprimere pieno sostegno e solidarietà all’ avvocato Mitideri e all’ingegner Stasi che con grande coraggio, mettendo a rischio la propria vita, stanno affrontando una vera e propria battaglia di legalità in difesa del tribunale di Rossano. L’azione estrema di Mitidieri e Stasi deve far riflettere l’intera classe politica che occupa gli scranni più alti del potere centrale, soprattutto i senatori e i deputati calabresi che in questi giorni stanno manifestando a mezzo stampa la loro contrarietà alla proposta di revisione delle circoscrizioni giudiziarie del ministro Cancellieri. Vorrei ricordare loro, ma sono sicuro ne siano ben consapevoli, che hanno a disposizione uno strumento importante per dimostrare che un elemento essenziale della politica è la consequenzialità tra parole e azioni. Mi riferisco ad una proposta di mozione di sfiducia congiunta nei confronti del ministro Cancellieri che intende sopprimere un presidio di legalità indispensabile per l’area Rossano - Corigliano e per l’intera regione, lasciando totalmente scoperta un’area di più di 300 km che va da Taranto a Crotone. Chi ha la possibilità di compiere delle azioni che possano modificare lo status quo non può più esimersi dall’attuarle, poiché in gioco c’è la sicurezza di un territorio, l’equilibrio sociale di una comunità e la vita di Mitideri e Stasi. Deputati e senatori calabresi di Pd e Pdl prendano di petto la questione andando se necessario contro i loro stessi partiti, perché stanno per cancellare un altro pezzo di Calabria e non possiamo più permettercelo. * presidente Consiglio provinciale di Cosenza
Scopelliti
Ancora la partita è aperta «Se mi chiedono se sono contento rispondo no, ma almeno siamo ancora della partita e possiamo ancora incidere tutti insieme per salvare il Tribunale di Rossano». Queste le parole del presidente della Giunta regionale della Calabria, Giuseppe Scopelliti, che è intervenuto in Consiglio regionale riunitosi oggi pomeriggio e che ha visto il dibattito iniziare sulla sorte del tribunale calabrese, sul quale il governo Letta ha decretato una proroga di 2 anni prima della chiusura. «Abbiamo dovuto sopportare l’ennesima azione inutile da parte del governo tecnico - ha detto Scopelliti - la nostra azione ha portato a una rivisitazione del provvedimento. Io stesso ho parlato col ministro Cancellieri che mi ha autorizzato a dire che lei si è detta fiduciosa di poter risolvere la situazione». «La soluzione migliore - ha proseguito il presidente della giunta - sarebbe stata il mantenimento della struttura e il riavvio delle attività. Ho sentito al telefono il sottosegretario alla Giustizia che mi ha riferito che l’orientamento era di mantenere per due anni l’attività sul versante civile e lavoro, escluso il penale. Ho replicato al sottosegretario Cosimo Ferri che questa soluzione non sarebbe stata accettata sul territorio, in mattinata mi ha richiamato e alla fine ho parlato col ministro Cancellieri che mi ha riferito: abbiamo salvato Rossano insieme ad altri, ma solo per Rossano c’è un’attenzione diversa perché salviamo anche il penale". "Abbiamo vinto su tutta la linea? No. Abbiamo perso? Io direi di no. Vero e’ che abbiamo due anni, ma ancora siamo della partita. Abbiamo avuto un decreto - ha concluso Scopelliti invitando tutto il consiglio regionale a restare unito su questa battaglia - che comunque da una sorta di risposta, che seppure non ci soddisfa, ci consente in sede parlamentare e non solo di fare squadra». Dopo l’intervento di Scopelliti il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, ha fatto approvare la proposta emersa dal dibattito, di costituire una delegazione che vada a trattare col ministro Cancellieri per mantenere in vita il Tribunale di Rossano anche dopo i due anni concessi dalla proroga.
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Sabato 7 Settembre 2013
C’era una volta il gioiello del Sud
il municipio di Rende Sotto, il sindaco Cavalcanti
Rende, la partenza sbagliata In molti comuni d’Italia, dalle metropoli alle città più piccole, ci sono impianti sportivi chiusi perché i costi di gestione sono superiori alle entrate. Anche nella stessa provincia di Cosenza diversi impianti sportivi, alcuni realizzati grazie anche dalla stessa amministrazione provinciale, non vengono messi in funzione perché i bandi di affidamento vanno sistematicamente deserti. Nessuno intende partecipare a delle gare dove sono richiesti canoni alti e incomprensibili che le società sportive non possono sostenere. E allora cosa succede? Nulla, i canoni restano abnormi e i diversi impianti sportivi continuano a rimanere chiusi e nel totale abbandono tra l’indifferenza generale. Nella città di Rende, dove da qualche mese le sorti del Comune sono rette da un commissario prefettizio, dopo le dimissioni del sindaco Cavalcanti, alcuni impianti sportivi, normalmente in funzione, si avviano addirittura verso la chiusura. Risanare le casse comunali con gli impianti sportivi, come tutti i cittadini hanno avuto modo di apprendere dai mezzi di informazione nei giorni passati, è assurdo e fuori da ogni logica. I gestori degli impianti sportivi, non solo di Rende, svolgono spesso un’opera di volontariato al servizio della cittadinanza che nessuno comprende o fa finta di non comprendere. Se una società sportiva deve continuare a promuovere lo sport e a diffondere la pratica sportiva, se lo sport deve essere considerato un mezzo
Suscita molte perplessità fin qui la gestione commissariale del Comune. Senza contare che potrebbero intervenire altre sciagure ancora a complicare del tutto il quadro
di trasmissione di valori universali e una scuola di vita che insegna a lottare per ottenere una giusta ricompensa e che aiuta alla socializzazione ed al rispetto tra compagni ed avversari, allora lo sport va compreso, incentivato e aiutato a svolgere la sua migliore e nobile missione. Se invece lo sport deve abbandonare questa concezione storica e deve mettere in campo nuove strategie imprenditoriali e pensare solo a fare business perché le casse comunali vanno risanate vuol dire che nell’amministrazione della cosa pubblica c’è qualcosa che non va. Se il commissario prefettizio solleva la regolarizzazione delle convenzioni ha , per alcuni aspetti, anche delle giuste ragioni perché le anomalie vanno sicuramente sanate, distinguendo naturalmente i diversi casi. Anche per il discorso canoni vanno fatte le dovute distinzioni con proposte ragionevoli che non vessano ulteriormente le già precarie situazioni economiche delle società sportive. Al riguardo, le amministrazioni precedenti della città di Rende, distratte dai numerosi problemi del territorio che restano comunque irrisolti, hanno comunque delle grandi responsabilità perché non sono state in grado e non hanno trovato il tempo per procedere alla loro regolarizzazione. Concludendo, le società sportive non devono essere spremute e rinunciare a campionati o trasferte perché il Comune di Rende ha i conti in rosso. Il commissario prefettizio questo lo sa e sa meglio di tutti che non può far chiudere i battenti a sodalizi che hanno portato e portano alla ribalta sportiva nazionale, da decenni, i colori biancorossi e il nome della città di Rende. La cittadinanza sportiva auspica che vengano regolarizzate al più presto le diverse situazioni sospese e che tutti gli impianti possano ritornare nella piena funzionalità.
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Sabato 7 Settembre 2013
Mezzoeuro In ricordo
Caro Umile, ti ascolto in silenzio mentre reciti a memoria i versi di Dante. Seduto nel tuo studio, attorniato dagli amici a te cari, con la tua voce suadente ci porti a immergerci in un mondo lontano dalle preoccupazioni quotidiane, dalle ossessioni dell’omino di Arcore, dalle delusioni di un sogno irrealizzato. Il mondo che ti circonda non è tuo, così lontano dalle aspirazioni che avevano riempito la tua gioventù, un mondo dove tutti si affannano a rincorrere la ricchezza, avendo perso per strada l’orizzonte degli ideali, l’utopia dell’uguaglianza. La tua scrivania piena di libri che tracimano dalla libreria stracolma dove sono raccolti i severi tomi dei classici che ti hanno accompagnato nel tuo viaggio nel sapere, e l’ultima provocazione di Gomez e Travaglio per immergerti ancora nella attualità, per sconfiggere quel senso di estraneità provocata dalla rapida evoluzione della tecnica e delle idee, dei comportamenti e delle logiche politiche. Libri, giornali, riviste, opuscoli... qualsiasi cosa che ti portasse le novità del mondo hanno riempito la tua vita, portandoti a una forma di disincantato scetticismo, ma capace di ardite speculazioni interpretative.
Hai lasciato a chi ti ha conosciuto il testimone di una vita spesa al servizio degli altri, la tua unica religione è stata sempre il desiderio di giustizia e di equità sociale, la sofferenza per un mondo sempre più diseguale, il prevalere della volgarità e dell’imbarbarimento dei costumi. Quante volte ti sei rifugiato nei classici con la smania di organizzare qualcosa, di vivacizzare un ambiente culturalmente addormentato, l’ansia di partecipare con la finta aria di un osservatore distratto
Il tuo è sempre stato un rifiuto partecipativo, un disinteresse investigativo di chi sente il tradimento delle proprie idee, ma esprime il suo dissenso e la sua disapprovazione per un tornante non previsto nell’evoluzione della società. Il tuo lungo cammino ti ha portato nei fasti dei palazzi del potere, ti ha concesso l’onore di rappresentare i bisogni e le ansie della tua città natale, che ha visto in te uno dei suoi figli più rappresentativi. Nel tuo impegno non hai accumulato ricchezza, ma esperienza e conoscenze per continuare la tua missione politica, l’orgoglio e la tenacia di chi ha vissuto il suo passaggio istituzionale come servizio, rifiutando le prebende e gli onori della sua investitura.
Umile Peluso senatore a vita Quanto lontano è quel mondo che ci hai lasciato, che rievochi nei tuoi ricordi. La tua voce penetra nel profondo, richiama alla responsabilità e al dovere e continua a rimbombare forte e chiara nel cuore di chi ti ha conosciuto e riporta dentro di sé l’esempio di una vita specchiata. Hai lasciato nel tuo lungo cammino il profumo dell’onestà, la finezza delle tue colte dissertazioni, l’umiltà di una intelligenza spesa in una affannosa ricerca del sapere, l’incontenibile voglia di mantenere costantemente aperta una finestra sul mondo, pronto a cogliere le sfumature delle nuove correnti di pensiero. Spandi attorno a te una ansia di partecipazione, un costante desiderio di lottare per correggere il corso degli eventi, l’affanno della conoscenza, il senso si vuoto e di impotenza di fronte a una evoluzione non prevista, alla volgarità imperante, per dover accettare una condizione sempre più lontana dai tuoi ideali e dalle tue aspirazioni Quale cruccio per un vecchio e indomabile compagno osservare le evoluzioni di un glorioso partito che perdeva per strada la sua diversità, lambito da ombre e sospetti per gli illeciti arricchimenti di tanti suoi dirigenti.
In agosto si è recato nell'empireo con la coppola in testa Uomo del Sud fiero della propria identità che porti con disinvoltura i simboli della tua terra, sicuro che la saldezza dei principi e la limpidezza del comportamento prevalgono sempre sui pregiudizi e gli stereotipi, testimone di una società ingiustamente criminalizzata che affida la sua rinascita ai suoi tanti uomini che trovano in te un luminoso esempio
che coglie per caso le sfumature di un dibattito e le trasforma in osservazioni acute e penetranti. La tua casa di campagna là sui monti della tua città natale trasformata in cenacolo, dove inviti gli amici a discutere, a confrontarsi sulle tue provocazioni intellettuali, organizzando premi letterari e incontri conviviali per riempire le grigie serate invernali. Hai lasciato un segno in chi ti avuto maestro burbero e severo, di vasta e profonda cultura con il desiderio sempre insoddisfatto di trasferire agli altri i traguardi della propria conoscenza. Uomo di mondo godevi dei piaceri della vita con raffinata delicatezza. Uomo del Sud fiero della propria identità che porti con disinvoltura i simboli della tua terra, sicuro che la saldezza dei principi e la limpidezza del comportamento prevalgono sempre sui pregiudizi e gli stereotipi, testimone di una società ingiustamente criminalizzata che affida la sua rinascita ai suoi tanti uomini che trovano in te un luminoso esempio. I tuoi versi, il tuo impegno, il tuo entusiasmo, il tuo esempio... e la coppola rimangono con noi. (OP)
Mezzoeuro Tra un dibattito e l’altro qui si muore
Calabria dimenticata per le
guerre di poltrone «Spero vivamente che non ci troveremo per mesi a discutere su chi dovrà guidare uno schieramento piuttosto che un altro e su quali saranno gli accordi da stringere per garantirsi un posizionamento personale adeguato. Oggi la nostra regione non ha bisogno di questo» di Orlandino Greco*
Che ci si stia avvicinando ad una campagna elettorale lo si capisce da alcuni aspetti piuttosto preoccupanti. Da qualche settimana infatti sulla stampa il dibattito politico è incentrato su posizionamenti personali, accordi partitici e bagarre su congressi. Intanto ci passano sulla testa i dati allarmanti fornitici dall’Unione europea con lo studio preliminare sull’indice di competitività regionale 2013 che certifica l’arretramento della nostra Regione al 233° posto, davanti solo alla Sicilia in Italia e con risultati paragonabili a quelli raggiunti dalle aree più disagiate dell’est europeo. Spero vivamente che non ci troveremo per mesi a discutere su chi dovrà guidare uno schieramento piuttosto che un altro e su quali saranno gli accordi da stringere per garantirsi un posizionamento personale adeguato. Oggi la Calabria non ha bisogno di questo. I dati sulla competitività presentati dall’Unione europea dovrebbero portare invece ad animati dibattiti su come ribaltare la condizione in cui si trova la nostra Regione. Perdere di competitività significa non avere la capacità di attrarre finanziamenti e di mantenere in vita le imprese. Significa lasciare all’inerzia il compito di risollevare una terra in declino. Nell’analisi dell’Unione europea sono inseriti indici come l’innovazione tecnologica, la qualità delle istituzioni, il livello d’istruzione, le infrastrutture e il mercato del lavoro; tutti settori che in Calabria mostrano lacune ataviche e criticità insormontabili. Ed è scandaloso che in questo quadro desolante la Regione Calabria si prenda il lusso di non presentare alcun progetto per le due gare lanciate dall’Unione europea per infrastrutture e trasporti (Ten-t 2012 annual call e multi annual call luglio 2013) per un totale di 1597 milioni di euro. Dobbiamo allora prendere atto che la nostra è una regione dove tutto funziona alla perfezione. D’altra parte se i finanziamenti devono essere distribuiti come accaduto con i Pisl da parte della Regione Calabria, forse è meglio che ci sia qualcun altro a spenderli. Insistere infatti con la distribuzione dei finanziamenti a pioggia sarebbe l’ennesima ferita per la nostra terra, che continuerebbe ad inseguire le briciole di una classe dirigente che non ha il coraggio di scegliere ed individuare le priorità per risollevare le sorti della Calabria. Oltretutto mentre si chiudono le scuole, i tribunali e gli ospedali, mentre si toccano i più alti livelli di disoccupazione e precarietà è ridicolo che il dibattito tra chi occupa i più alti scranni del potere centrale si limiti al correntismo del Pd o al centralismo democratico del Pdl. È evidente allora che se le forze partitiche fino ad oggi in campo non riescono a percepire l’urgenza di problematiche che i cittadini sentono sulla pelle, vuol dire che diventa necessario un movimento che ne interpreti i bisogni, che si trovi sulla stessa lunghezza d’onda delle comunità, che abbia come unica ideologia il territorio, l’appartenenza, l’autonomia. Oggi l’Italia del Meridione (bisognerebbe iniziare a chiamarla così) deve trovare la forza per trasformare le ragioni in diritti e per farlo è necessario ribaltare il tavolo di gioco, superare gli schemi di potere costruiti nel modello del nordismo leghista, facendo diventare le regioni meridionali terre di produzione e non più di consumo, utilizzando le materie prime e la manodopera locale per gli appalti pubblici assegnati al Sud, aggredendo il mercato degli investimenti privati attraverso l’istituzione di zone franche con fiscalità di vantaggio. Se invece rimarremo nella flebile discussione tra correnti di partito e lotte di poltrone la nostra voce rimarrà inascoltata, con la possibilità sempre più concreta che alle prossime elezioni regionali ci ritroveremo con l’ennesimo tasso di astensionismo record. La speranza è che i calabresi reagiscano con un sussulto d’orgoglio nei confronti di coloro che rappresentano solo le proprie ambizioni personali e la propria sete di potere. *presidente del Consiglio regionale
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Sabato 7 Settembre 2013
Completata la fusione
La Bcc Mediocrati riferimento sul territorio Continua il processo di rafforzamento della Bcc Mediocrati, e il suo impegno per il territorio. Il processo di assestamento del settore ha portato la Banca a diventare il principale attore nella vasta provincia cosentina, e tale da poter a giusto titolo aspirare al ruolo di policy maker del territorio. La crisi economica che ha colpito pesantemente la Calabria, ha provocato uno shock per il sistema bancario locale, che si è rinchiuso a riccio nel tentativo di passare indenne la bufera, per riprendere il cammino di crescita e di sviluppo. Gli indicatori economici segnalano la persistenza della congiuntura favorevole a causa del lag temporale che caratterizza i territori marginali e arretrati. La previsione di una graduale ripresa segnalata a livello europeo è molto affievolita per l'Italia soprattutto a causa del Meridione che in questa fase costituisce la zavorra che impedisce di tradurre in numeri significativi i timidi segnali che si registrano a livello nazionale. Tuttavia, anche la Calabria mostra dei piccoli ma significativi segnali che costituiscono iniezioni di fiducia in una realtà che sembra destinata a un declino senza speranza. Il ruolo delle banche assume un carattere strategico in una regione che abbisogna di un rilancio degli investimenti tanto pubblici che privati, e il rafforzamento di un istituto ben radicato sul territorio, e con la governance autoctona può giocare un ruolo fondamentale in questa delicata fase di transizione. La fusione tra due banche locali, quali la Bcc Mediocrati e dell'Alto Ionio, deve essere salutata con molto entusiasmo poiché costituisce un ottimo antidoto alla pandemia che ha colpito le Bcc del territorio. Il numero e la progressione delle procedure di commissariamento con la conseguente sparizione di un buon numero di esse sa-
Michele Aurelio lascia la federazione calabrese per assumere l'incarico di vicepresidente della Banca. Insieme a lui entrano nel Consiglio di amministrazione anche i consiglieri Giuseppe Ferraro e Pasquale Antonio Stamato crificate sull'altare dell'incompetenza e della tenace volontà di difendere la scarsa professionalità degli amministratori, scelti su base di un consenso puramente clientelare. L'anomalia della Bcc Mediocrati è proprio quello di essere riuscita a trovare un mix di competenza, professionalità e rappresentatività territoriale nella sua governance che gli ha fin qui consentito non solo di affrontare brillantemente la crisi, ma di anticipare le evoluzioni del mercato, con operazioni di rafforzamento strutturale che consentono di raggiungere un assetto molto più razionale. Il processo di progressivo allargamento della sua base territoriale e patrimoniale è stato accompagnato da una oculata formazione di una compagine impiegatizia che unisce competenza e collegamento con il territorio.
Anche in questa occasione, si è voluto rispettare la regole della competenza e delle capacità professionali per costituire l'organismo della nuova banca che nasce dalla fusione della Bcc Banca dello Jonio-Albidona. Il Consiglio di amministrazione della Bcc Mediocrati, riunitosi per la prima volta dopo la fusione, ha nominato vice presidente vicario il consigliere Michele Aurelio, dottore commercialista, con una larga esperienza nel settore bancario avendo ricoperto con competenza e professionalità l'incarico di presidente della Bcc dello Jonio, con risultati più che lusinghieri considerata la dimensione dell'Istituto e le difficoltà di operare in un momento così delicato della congiuntura economica. Le sue qualità sono state riconosciute con la nomina a presidente della Federazione calabrese delle Bcc e membro del Consiglio della Federazione nazionale delle Banche di Credito cooperativo. Egli dovrà lasciare entrambi gli incarichi per il venir meno dei requisiti, poiché il presidente della Federazione è scelto tra i presidenti di una Bcc socia della stessa, ma sicuramente si troverà il modo per valorizzare la sua professionalità e competenza. Insieme a Michele Aurelio, entrano nel CdA della Bcc Mediocrati altri due rappresentanti della ex Banca dello Jonio: i consiglieri Giuseppe Ferraro e Pasquale Antonio Stamato. La Bcc Mediocrati si caratterizza sul territorio per l'impegno costante a favore dei giovani e della cultura. Una lodevole iniziativa è il restauro del crocifisso ligneo della Cattedrale di Cosenza, ad opera del maestro Gianluca Nava di Nova Ars Restaurandi, che domenica 8 settembre sarà riconsegnato alla parrocchia a chiusura del novenario della Madonna del Pilerio, Patrona della città di Cosenza. o.p.
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Mezzoeuro Il “rifiuto” dei Cinquestelle
Associazioneantiracket, (M5s): necessaria nel Cosentino
Non è quell’isola felice che si vorrebbe far credere
Export del sacchetto Barbanti: no al centro di stoccaggio al porto di Gioia. L'invio della spazzatura fuori nazione ennesima falla del "sistema Calabria" Ancora una volta ci troviamo a combattere contro scelte insensate effettuate da chi dovrebbe tutelare la salute dei cittadini. La decisione della Regione Calabria di ricercare nell’area portuale di Gioia Tauro un immobile ad uso industriale da destinare a stazione di imballaggio e stoccaggio di rifiuti indifferenziati per il successivo conferimento in impianti extranazionali ci lascia allibiti e senza parole. Inviare i rifiuti all’estero non risolverà il problema né ci farà uscire fuori dall’emergenza. Sarà solo un ulteriore modo per continuare a penalizzare il porto di Gioia Tauro, che diventerà un sito di imballaggio e di stoccaggio di spazzatura, né concorrerà al rilancio di un settore in crisi da più di sedici anni. Leggendo l’avviso pubblico emanato dalla Regione Calabria risulta chiara l’inadeguatezza del nostro “sistema” di smaltimento dei rifiuti, un “sistema” che produce un deficit di spazzatura non trattabile pari a 800 tonnellate al gior-
no, a fronte di una produzione quotidiana di 2400 tonnellate. Secondo i propositi insani della Regione, un giorno, questo maleodorante esubero dovrebbe prendere il largo per essere smaltito in terre straniere. Questo perché noi non siamo in grado di lavorare i rifiuti che produciamo. Ma oggi che fine fanno? Dove vengono smaltiti? Sappiamo per certo che, attualmente, vengono gettati in discarica senza ricevere un minimo di trattamento. Scopelliti e Pugliano, con una semplice ordinanza, in spregio alla normativa nazionale e comunitaria, ci hanno fatto ripiombare direttamente nel caos dell’emergenza ambientale degli Anni ‘80. E, peggio, la Regione, invece di assumere responsabilmente l’impegno di creare immediatamente centri riciclo all’avanguardia come quello da noi proposto per Cosenza e per il quale è stato negato il finanziamento pubblicocerca di costruire megaimpianti, normativamente superati e tecnologicamente anacronistici, nonchè dalla nocività certa: ci sarà qualche interesse particolare in ballo? Diciamo decisamente no alla scelta della Regione di creare un sito di imballaggio e di stoccaggio di rifiuti indifferenziati per un successivo, costoso, conferimento in impianti extranazionali e chiediamo all’assessore al ramo di fare un passo indietro a favore dell’ambiente, del territorio della Piana e di tutta la Calabria. SebastianoBarbanti (cittadino eletto alla Camera) Movimento 5 Stelle
Le inchieste dell’Antimafia hanno messo in luce che il Cosentino non è, poi, quell’isola felice che si vorrebbe far credere, libera dal morso della ‘ndrangheta. La criminalità organizzata, anche quà, la fa da padrona e gli ultimi casi di cronaca dell’area urbana sono la dimostrazione di un fermento delinquenziale che mostra i primi segni d’insofferenza contro quei commercianti che si ribellano al pagamento del pizzo. Ma come può difendersi un imprenditore taglieggiato? Oltre alla denuncia alle autorità, come e con chi può confrontarsi per mettere in atto una strategia comune, alla categoria a cui appartiene, di contrasto alla malavita “dal basso”? L’unico metodo esistente, diretto a eliminare il senso di solitudine nell’aggressione, sarebbe - a nostro avviso - la costituzione di un’associazione antiracket. Un gruppo aperto a tutti i commercianti della provincia, ai sindacati e a tutte quelle categorie produttive obiettivamente svantaggiate dall’invasività del fenomeno della delinquenza organizzata, che, unendosi, possano far valere le proprie ragioni su quelle del malaffare. L’idea che vogliamo riprendere e rilanciare al nuovo prefetto, dottor G. Tomao, ricalca quella del suo predecessore, dottor R. Cannizzaro, che - prima del suo trasferimento a Catanzaro - aveva gettato le basi per creazione di tale associazione. Un’idea condivisa, a quanto apprendiamo, anche dal procuratore della Repubblica, dottor Dario Granieri, e dall’Aggiunto, dottor Domenico Airoma. Siamo sempre più convinti che le strade per combattere il fenomeno della criminalità organizzata, grave ostacolo allo sviluppo della nostra società, ci siano e debbano essere attraversate insieme, in maniera consapevole e condivisa. FrancescoMolinari (cittadino eletto al Senato) SebastianoBarbanti (cittadino eletto alla Camera) Movimento5 Stelle
Sabato 7 Settembre 2013
Mezzoeuro La cleptocrazia al potere
Giù le mani dall’Italia
In Sol/Sì-lv minore
Sonata di mezza estate di Anonimo Mediterraneo
Il regime democratico ha creato un meccanismo di riallocazione di una fetta importante di risorse economiche pubbliche agli uomini appartenenti agli organi di governo di Gianfranco D’Atri
Ai tempi di tangentopoli l’economista Giulio Sapelli introdusse il termine cleptocrazia per descrivere il fenomeno che la vicenda giudiziaria aveva evidenziato. Il regime democratico aveva creato un meccanismo di riallocazione di una fetta importante di risorse economiche pubbliche agli uomini appartenenti agli organi di governo. E se gli scandali che si susseguono ancora oggi sembrano confermare, in molti casi, l’esercizio del furto, vero e proprio, come forma di accaparramento da parte dei governanti, ormai in Italia abbiamo un consolidato sistema legale di trasferimento di risorse in maniera eccessiva , sproporzionata e, infine, ingiustificata. È quindi il caso di dare il nome corretto al regime che governa l’Italia, e che tenta di attraversare indenne questa fase di crisi, trasformandola in opportunità. La voce di Wikipedia recita: «nella cleptocrazia il governante e i suoi accoliti usano i meccanismi di governo per tassare pesantemente la popolazione allo scopo di ammassare delle fortune personali. Le cleptocrazie tendono a essere stabilmente instabili, ovvero si ha una successione di “ladri” che si susseguono scalzando i predecessori, senza risolvere i veri bisogni della popolazione». Mettiamo ladri fra virgolette perché non vengono usati, qui in Italia, delle forme illegali, ovvero sancite come tali dai codici, per appropriarsi delle ricchezze. L’intera organizzazione dei poteri, degli incarichi, delle norme, delle concessioni legali è fatta in maniera da trasferire le risorse e le ricchezze dai cittadini, contribuenti e lavoratori, ai gruppi organizzati di cleptocrati. E così assistiamo agli incarichi milionari di amministratori e consulenti, sia nelle società private che pubbliche, ai compensi stratosferici dei dirigenti e dipendenti delle amministrazioni (vedi gli stipendi dei commessi delle Camere e non solo quelli dei parlamentari!). Tutto legale - hanno vinto un concorso, sono stati scelti e fanno un lavoro di responsabilità, sono ruoli stabiliti con leggi e regolamenti ferrei: lo scopo è sempre e comunque l’appropriazione delle risorse pubbliche e la ga-
ranzia dell’omertà. E non è stato reso legale l’acquisizione delle concessioni televisive da parte di Berlusconi? Così non sono state rubate ma sono state date e mantenute grazie alle continue attenzioni di tutti i cleptocrati (che qualcuno sia stato meno abile a profittarne, accontentandosi di stare a vita in Parlamento, non lo esclude dal gruppo). È normale che faccia scandalo voler fare espiare la pena all’evasore fiscale Berlusconi per soli 7 milioni. Ma se abbiamo tollerato che acquisisse gratis le risorse pubbliche (etere, frequenze) per mettere su un impero che vale tremiliardi di euro! E cosi le acquisizioni delle concessioni autostradali, aeroportuali, la svendita delle banche statali, della Telecom, dell’industria agroalimentare (ahi, Prodi, rimembri ancor?). Tutte sono il risultato di procedure legali; nessuno è stato inquisito o condannato, perché non è stata violata alcuna legge: le leggi sono state fatte per vestire le operazioni! Continua Wikipedia: «Poiché la corruzione impone una tassazione massiccia sulle imprese e persone che non ritornano come servizi per i cittadini e imprese, le cleptocrazie tendono ad avere un’economia dagli scarsi risultati. I cleptocrati comprendono che possono ottenere di più da una grossa fetta di una torta che si riduce, piuttosto che da una piccola fetta di una torta che si espande. Inoltre, i politici corrotti ignorano i problemi economici e sociali sottostanti, per via della loro ricerca del benessere e del potere. Siccome non vogliono cercare di costruire uno stato funzionante, né possono mettere in piedi delle grandi forze repressive, a causa del pericolo di subire un colpo di stato, i governi sono spesso incompetenti di fronte alle crisi sociali». È la descrizione della situazione italiana attuale. Il Governo Letta ed il suo Parlamento (cari portavoce pentastellati, ahinoi, è inutile stare dentro alla banda bassotti sperando di convertirli) stanno approfittando della crisi per giustificare ulteriori acquisizioni e appropriazioni - ben inteso legali, basta fare la legge. Cassa Depositi e Prestiti, Agenzia per i Fondi europei e, dulcis in fundo, oro della Banca d Italia. I 100 miliardi di riserve auree che spettano ai cittadini italiani, saranno utilizzati per risanare i bilanci delle Banche, con la scusa che le stesse pagheranno le tasse sugli enormi utili ingiustificati. Prima di essere spazzato via, il governo dei cleptocrati provvederà a prendersi ancora un pezzo di torta. Per far questo la decretazione e la legislazione d’urgenza saranno la giustificazione di ogni abominio, compreso il condono per gli evasori delle slot machine. Pur di continuare come sempre, potrebbero anche fare una nuova legge elettorale e modificare la Costituzione, che, eventualmente, (in piena e assoluta legalitá!) aiuterà ad esercitare la grande e condivisa forma di governo: la cleptocrazia.
Ahi di Letta Italia dei Renziani ostello Nave senza Bersani in gran tempesta Non donna di grillini, ma bordello, Ora che i Pisani la dicon lunga agli Epifani E Rosy già focosa demo e dem, All’ombra dell’Ulivo oggi nascosta, Col listino catapultata sullo Stretto Non sa nemmeno, poveretta, dove sia. Purtroppo lo san bene principi e lojeri E i ben noti di mestier cambia-casacca Rimasti a digiuno frastornati, perché nei lor feudi spodestati. Or che il cavaliere a morte è condannato Tutto si rivela assai scontato: Presto Ilda verrà a raddrizzar l’Italia Con coda rossa e scettro a stelle e striscie, A Palazzo Chigi e al Quirinale sarà intronata Visto che al Foro e alla Consulta abita già, Certa che lì con Lei sul Colle mai piomberanno Né mortadellosi professori, nè arzilli rodotà. A trascinar alla forca e con la falce il gran [ Berlusca, attivi son già brutti, liberati e de’magistri: Lo ingroieranno in un casson di pietra Per viver con valor - ad personam [ stracontenti.
Enrico Letta
Silvio Berlusconi
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Sabato 7 Settembre 2013
Mezzoeuro Prendere soldi è faticoso
«Non sono più motivato a fare attività politica». Con questa motivazione Francescantonio Stillitani ha presentato le proprie dimissioni da consigliere regionale della Calabria. Dopo le dimissioni dall’Udc, partito in cui era stato eletto, e da assessore regionale al lavoro, Stillitani ha voluto abbandonare anche l’assise regionale spiegando che: «In questo momento ricevo come indennità di consigliere regionale circa 8.000 euro netti al mese, e godo di tanti altri privilegi pur non svolgendo nessuna attività politica- amministrativa utile per il territorio. Ritengo questo ingiusto, tanto nei confronti dei calabresi su cui grava il mio costo, quanto nei confronti degli elettori che mi hanno votato, perché non tutelo e non rappresento più il mio territorio». «Ho deciso per coerenza ed onestà di dimettermi da consigliere regionale, rinunziando a tutti i vantaggi che la carica comporta; questo senza che nessuno mi obblighi a farlo o me lo richieda e pur potendo legittimatamene continuare a mantenere la carica di consigliere sino alla fine della legislatura nel 2015». È quanto sostiene il consigliere regionale Francescantonio Stillitani che spiega: «Ho iniziato a fare politica esattamente venti anni fa, quando alcuni amici pizzitani mi hanno invitato a candidarmi come sindaco di Pizzo la cui amministrazione era stata sciolta per illegalità diffusa. Sono stato eletto quella volta e la volta successiva. Sino ad allora non avevo avuto interesse per la politica e svolgevo esclusivamente la mia attività di imprenditore. Una volta entrato in questo mondo, mi sono appassionato ed ero entusiasta all’idea di poter fare qualcosa di utile per il paese e per la regione in cui vivevo, anche a costo di sacrificare la mia attività privata e la famiglia. Mi sono iscritto al Ccd, ora Udc, partito che - aggiunge Stillitani - ritenevo a me più congeniale ideologicamente e non ho mai cambiato casacca. Nel 2001, come unico rappresentante del partito, sono stato nominato assessore regionale esterno dal presidente Chiaravalloti, sono stato eletto poi per due volte consigliere regionale e nel 2010 sono stato nominato assessore regionale al lavoro ed alle politiche sociali in quota Udc dal presidente Scopelliti. A gennaio di quest’anno ho deciso di uscire dall’Udc e per coerenza ho presentato contemporaneamente le dimissioni da assessore regionale. Su richiesta del presidente Scopelliti ho continuato a svolgere il ruolo di assessore fino ad
La redenzione con comodo... Francescantonio Stillitani decide di passare da attore a spettatore, lascia il Consiglio regionale della Calabria per correttezza nei confronti dei calabresi Cala il sipario su vent'anni di attività politica con tanti, troppi privilegi che a quanto pare ora sente di non meritare più. Ora aprile. Non ho aderito a nessun altro partito, non partecipo ad alcuna riunione politica, ho, di fatto, abbandonato tutti i contatti con il territorio che rappresento». Stillitani, che ad inizio legislatura ha ricoperto l’incarico di assessore, ha aggiunto: «Non sono più motivato a fare attività politica, mi trovo a disagio in un mondo dove ormai spesso si opera e si fanno scelte dettate da interesse di parte e personale e si privilegia l’appartenenza e la clientela rispetto alle capacità, un ambiente in cui prevalentemente si vota e si appoggia un uomo politico non perché se ne condividono le idee e le attività, ma perché si spera di ottenere qualche vantaggio e questo a discapito della Calabria e dell’Italia in generale. Non ho mai visto la politica come fon-
te di reddito e di potere, non mi va più di essere confuso ed accumunato dall’opinione pubblica, a quei miei colleghi, anche nazionali ,che vedono le Regioni e le Istituzioni come mucche da mungere illegalmente, come si rileva, purtroppo, dalla stampa e dalla cronaca giudiziaria». Sempre Stillitani: «Non ho mai richiesto un euro di rimborso per tutte le spese legittime che ho sostenuto nello svolgimento delle funzioni di sindaco per otto anni e di attività regionale per dodici di cui sette come assessore; decine e decine di viaggi a Roma, ristoranti, alberghi , taxi etc etc...li ho sempre pagati personalmente, senza chiedere alcun rimborso. Non ho mai usato il telefonino fornitomi dalla Regione e così via. In questo momento ricevo come indennità di consigliere regionale circa 8.000 euro netti al mese, e godo di tanti altri privilegi pur non svolgendo nessuna attività politica- amministrativa utile per il territorio. Ritengo questo ingiusto, tanto nei confronti dei calabresi su cui grava il mio costo, quanto nei confronti degli elettori che mi hanno votato, perché non tutelo e non rappresento più il mio territorio». Conclude Stillitani: «Ringrazio tutti quegli amici ed elettori che lealmente ed disinteressatamente mi hanno sostenuto, i collaboratori ed i componenti della mia segreteria, che non si sono mai risparmiati quando ho chiesto loro di lavorare più del dovuto; un particolare ringraziamento agli organi di informazione, carta stampata e televisione, che sempre correttamente hanno seguito e commentato la mia attività politica ed amministrativa. Un augurio di buon lavoro ai tanti colleghi consiglieri ed assessori regionali, politici ed amministratori in genere, onesti, seri, capaci e disinteressati che continuano a svolgere l’attività politica malgrado le tante difficoltà sperando che possano continuare sempre a fare bene l’interesse della nostra Calabria. Io dico basta: da questo momento, da attore divento spettatore!».
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Sabato 7 Settembre 2013
L’occhio attento di Legambiente
Non si può rimanere a secco
Legambiente Calabria ha presentato a Cosenza, presso la Sala degli Stemmi della Provincia, le osservazioni al progetto di gestione dell’invaso Arvo (Diga Nocelle) della concessionaria A2A, che prevede lo svaso del bacino e la fluitazione di oltre 6 milioni di m3 di sedimenti presenti nel lago. La contrarietà degli ambientalisti al progetto proposto ha solide motivazioni: non si tiene in debita considerazione che le attività dovrebbero svolgersi nel cuore del Parco nazionale della Sila; inoltre è evidente la macroscopica carenza di analisi e monitoraggi necessari per stabilire quale sia l’intervento più opportuno da mettere in atto per continuare a garantire la produzione idroelettrica, fonte rinnovabile da incrementare, e la conservazione della biodiversità e del paesaggio silano di cui i laghi rappresentano l’identità fondante. Una posizione, quella di Legambiente, maturata alla scoperta del progetto della A2A, grazie alla denuncia di un sindaco e al relativo clamore sulla stampa suscitato dalla proposta della concessionaria. Il progetto di A2A trova la sua giustificazione nella necessità di ispezionare le paratoie dello scarico di fondo e dell’opera di presa, per verificarne lo stato di manutenzione e predisporre eventuali interventi di manutenzione della diga, per garantire la sicurezza del territorio e delle popolazioni locali. Per questa ragione A2A prevede lo svuotamento del Lago Arvo: con una manovra di fluitazione totale l’acqua invasata, circa 80 milioni di m3, sarà fatta defluire insieme agli oltre 6 milioni di m3 di sedimenti che si sono accumulati in questi anni nel fondo del bacino. Dopo questa fase, che inizierà a novembre 2013 e durerà 40 giorni, nei successivi 5/8 anni sarà messa in atto una manovra annuale di fluitazione parziale che permetterà di eliminare la parte (circa 25/30 mila m3) di sedimenti che si accumulano sulle opere di presa. Di fatto per i prossimi 10 anni il paesaggio del Parco nazionale della Sila
No allo svuotamento dei laghi silani. Presentato dagli ambientalisti presso la Sala degli Stemmi della Provincia di Cosenza le osservazioni al progetto di gestione dell'invaso Arvo della concessionaria A2A, che prevede lo svaso del bacino e la fluitazione di oltre 6 milioni di m3 di sedimenti presenti nell’invaso sarà completamente sconvolto da queste attività fortemente invasive, che avranno effetti nefasti oltre che sulla biodiversità e l’habitat naturale, anche sull’economia e le tradizioni locali. Nella prossima Conferenza dei servizi indetta dal Dipartimento alle infrastrutture e lavori pubblici della Regione Calabria per l’11 settembre, alla quale parteciperemo per la prima volta, chiederemo innanzitutto di valutare misure tecniche alternative a quelle proposte in quanto ci sembra non adeguato il fine denunciato nel progetto di A2A (ispezione, opere di presa) con i metodi proposti (svaso e fluitazione). Chiederemo, in particolare, di valutare la possibilità di utilizzare mezzi moderni e meno invasivi, come i ROV, o tradiziona-
li, come i sommozzatori, per compiere un’azione compatibile con la sicurezza della diga e la tutela del Parco nazionale della Sila e applicando, in ultima analisi, un’attività di dragaggio dei sedimenti a invaso pieno o altra tecnica che non sia necessariamente lo svuotamento del lago. Altro punto critico rilevato nella proposta di A2A è il fatto che le analisi sui sedimenti presenti del fondo del lago Arvo sono state realizzate nel 2005, mentre sarebbe abbastanza scontato che queste analisi fossero recenti e realizzate secondo le nuove disposizioni del D.M. 260/2010, oltre a prevedere un coinvolgimento di una parte terza, magari l’Arpacal, a garanzia della bontà di quanto si analizza. Anche le analisi e i monitoraggi utilizzati per valutare l’incidenza delle opere sulla biodiversità ci sembrano carenti. Non avendo ancora potuto analizzare lo studio di incidenza proposto da A2A alla Regione Calabria, e sulla base di quanto del progetto di gestione è disponibile alla consultazione pubblica, valutiamo insufficienti un semplice studio sulla fauna ittica presente nel lago per giustificare un intervento fortemente impattante sulla biodiversità del Parco nazionale della Sila. Crediamo che gli interveti proposti debbano essere sottoposti a Valutazione di incidenza ambientale (Vinca), basata su studi conoscitivi più approfonditi, monitoraggi di tutte le diverse specie/habitat presenti, e considerando tutte le perturbazioni e danni che si possono causare ai siti della rete Natura 2000, verificando anche come gli interventi interferiscono Direttiva Acque (Wfd) di cui non si fa cenno nella documentazione. Infine, occorre chiarezza sulla tempistica complessiva del progetto che rischia di sconvolgere per 10 anni il territorio silano, e viste le implicazioni che questo comporta pensiamo che sia necessario predisporre per il progetto di gestione una Valutazione ambientale strategica (Vas) che tenga conto anche degli impatti economici e sociali dell’intera operazione proposta.
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Sabato 7 Settembre 2013
Il tempo stringe
Amianto fra i banchi Misure urgenti da attuare entro il 15 settembre per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, la mancata trasmissione dei progetti comporta la decadenza del finanziamento La legge n. 98 del 9 agosto 2013 (di conversione del decreto legge 21 giugno 2013 n. 69) recante “disposizioni urgenti per il rilancio della economia”, all’art. 18 comma 8, in relazione alla attuazione di misure urgenti in materia di riqualificazione e di messa in sicurezza degli edifici scolastici statali, con particolare riferimento agli edifici scolastici in cui è stata censita la presenza di amianto prevede, per l’anno 2014, la erogazione di una somma di euro 150 milioni. A tal fine gli enti locali devono presentare alle regioni, entro il termine perentorio del 15 settembre 2013, progetti esecutivi immediatamente cantierabili di messa in sicurezza, ristrutturazione e
manutenzione straordinaria degli edifici scolastici. La mancata trasmissione dei progetti, entro il termine stabilito, comporta la decadenza dell’assegnazione del finanziamento. Nell’ambito della campagna di mobilitazione per la bonifica e messa in sicurezza dell’amianto, l’Osservatorio nazionale amianto (Ona) si è impegnato, in modo particolare, nella promulgazione della legge, per la approvazione dell’emendamento per lo stanziamento della somma di euro 150 milioni a fondo perduto. L’Ona sollecita, pertanto, gli organi di stampa per informare tutti i sindaci che possono accedere, ai
fondi stanziati, senza obbligo di restituzione, per potere bonificare gli edifici scolastici contenenti materiali con amianto e, quindi, esercitare una indispensabile opera di prevenzione rispetto al rischio che corrono i ragazzi nel contrarre malattie asbesto - correlate. Inoltre l’Ona ha organizzato una struttura per la redazione dei progetti di bonifica, che metterà a disposizione dei sindaci che ne faranno richiesta (comunicazione per e-mail all’indirizzo osservatorioamianto@gmail.com oppure consultazione del sito onacosenza.it per la sezione provinciale di Cosenza).
Scippi culturali
Al Premio “Rotella” Catanzaro è assente Giorno 6 settembre, secondo quanto si apprende da notizie di stampa, verrà consegnato a Venezia il Premio Fondazione Mimmo Rotella, giunto alla tredicesima edizione. La manifestazione veneziana è ulteriore testimonianza del continuo e immutato interesse che ancora riesce a suscitare il grande artista catanzarese, nato nella città dei Tre Colli nel 1918. Non saremo certamente noi, poiché non ne abbiamo la competenza e l’autorevolezza, ad intrattenerci sugli immensi meriti artistici di Rotella, consacrato come un punto di riferimento per l’arte del XXI secolo fin dagli Anni sessanta del ‘900, in occasione della sua partecipazione alla Biennale di Venezia, e neppure ci avventureremo in valutazioni che riguardano la straordinaria e sempre attuale novità del linguaggio rotelliano, le cui lacerazioni e sovrapitture, per dirla con le parole del critico d’arte Alberto Fiz, compongono un messaggio che è andato oltre al Nouveau Réalisme degli Anni cinquanta del secolo trascorso, «diventando un vero e proprio codice interpretativo attraverso cui captare i mutamenti del presente» e, quindi, del contemporaneo, diremmo noi, istintivamente ed intimamente convinti che l’arte di Mimmo Rotella non abbia minimamente esaurito le sue spinte propulsive e che ancora siano vitali il clima storico, culturale e artistico creati dall’artista catanzarese.
Il motivo che ci spinge a scrivere questa nostra nota e da ricercare nella curiosità che ci ha assaliti allorquando abbiamo notato che tutta “l’operazione” - definiamola così - è promossa, gestita e sostenuta dall’associazione culturale Trapobana di Castrolibero, dall’assessorato Turismo e Spettacolo della Provincia di Cosenza, dall’Agis-Anec Calabria - la cui sede regionale è a Cosenza -, dalla Caffè Aiello e dalla Banca di Credito cooperativo Mediocrati, entrambe di Rende. Davvero curioso e singolare, vero? Nessuna realtà catanzarese partecipa a un evento di notevole prestigio incentrato su un concittadino che ancora oggi dà lustro alla nostra città. La domanda - come soleva dire un famoso conduttore televisivo sorge spontanea e non nascondiamo che ci farebbe immenso piacere sapere se la Fondazione Mimmo Rotella ha interpellato enti, istituzioni e industriali catanzaresi che, evidentemente, hanno declinato l’invito rifiutando di partecipare e sostenere la manifestazione o, pegMimmo gio, se tutto ciò non sia avveRotella nuto, impedendo alla nostra città di essere presente e rappresentata. A Catanzaro, purtroppo, siamo abituati agli scippi; vuoi vedere che ci scippano anche Mimmo Rotella? Aldo Ventrici Osservatorio per il Decoro urbano di Catanzaro
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