Anno 37 - 16 Marzo 2013 - Numero 11
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
di Federica Montanelli e Francesco Fotia
Il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, a Cosenza con parole di forza e speranza SAN GIUSEPPE E GLI ANIMALI
A VOLTE DIVENTA OSSESSIONE
Alla fiera nessun pulcino mio padre comprò...
I tanti volti dell’amore al teatro Rendano
di Alessandro Cofone
Per un’ordinanza, a Cosenza non ci saranno più paperelle sui banconi
di Federica Montanelli
Sentimenti, gelosia e conseguenze che possono portare allo stalking
II
sabato 16 marzo 2013
Insostituibile prof La Federazione italiana insegnanti parla in Calabria della “professione docente”
Una scuola che non si arrende La Federazione nazionale insegnanti ha organizzato in Calabria un convegno dal titolo “Professione docente: work in progress per l’Europa”. Intenso e di alto livello il programma delle relazioni programmate nell’arco dei due giorni di congresso, in cui si è saputo unire i tanti saperi che compongono il sistema scolastico con le tante rappresentanze che compongono questo fondamentale settore della società civile. Oltre l’intervento della presidente nazionale Gigliola Corduas, che ha parlato di “Insegnanti ben formati per una scuola efficace”, sono seguite le relazioni dell’avvocato Claudio De Luca e del dirigente del Miur, Maurizio Piscitelli. Il rappresentante ministeriale ha parlato, in particolare, dell’importanza “della formazione dei docenti nella scuola che cambia”. Di rilevante valore formativo anche le relazioni di tre stimati e popolari formatori: Giuseppe Spadafora, dell’Università della Calabria, che si è distinto con un intervento su “Il docente per una scuola europea”; di Achille Notti, dell’Università di Salerno, che ha relazionato su “La valutazione dei processi e dei sistemi in campo formativo” e del professor Domenico Milito, dell’Università della Basilicata, cui è stata affidata la chiusura di queste due giornate di alta formazione al corpo insegnante. Al termine dei lavori congressuali, il giornalista Valerio Caparelli ha moderato una tavola rotonda sul tema “della funzione docente di fronte alle criticità in campo normativo”, che ha visto la partecipazione delle più importanti sigle del settore. Dal convegno nazionale è venuto fuori che la scuola italiana è una scuola che non si arrende, che vuole andare avanti migliorando, innanzitutto, le competenze e la preparazione dei suoi insegnanti. Sono loro, infatti, che devono imparare a relazionarsi con il loro sapere ai bisogni info-formativi delle nuove generazioni. Il docente, in prospettiva europea, ma sarebbe più giusto dire rispetto ad uno scenario globale, deve essere sempre più il vero protagonista della scuola del futuro. Il mondo della scuola, purtroppo, non è stato considerato e menzionato nei programmi elettorali dei vari partiti politici. Ed anche per questa ragione, in una scuola che cambia velocemente, è dovere di ogni insegnante, e di tutte le organizzazioni associative e sindacali che li rappresentano, credere nella propria missione, puntando sempre più nell’azione formativa. Oggi, l’Università italiana, da sola e per i tanti tagli ammini-
Intenso il programma delle relazioni congressuali in cui si è saputo unire i tanti saperi che compongono il sistema scolastico con le tante rappresentanze che compongono questo fondamentale settore della società civile
strativi subiti, non riesce più ad espletare bene la sua funzione di organismo deputato alla formazione dei formatori. Per ovviare a questo deficit organizzativo e istruttivo, è necessario rilanciare la ricerca pedagogica e il campo delle scienze dell’educazione. In particolare, nel Sud Italia, dove si avverte maggiormente il divario con il resto d’Europa. Dai lavori del convegno nazionale della Fnism sono emersi ed affrontati, inoltre, tutti i temi di maggiore rilevanza innovativa nell’ambito della scuola, partendo da una disamina cosciente dello stato della qualità dei servizi erogati e della formazione proposta alle nuove generazioni. I tanti interventi registrati hanno evidenziato il bisogno di elevare il grado di conoscenza degli insegnanti, che devono essere continuamente ben formati, al fine di riorganizzare il sistema italiano dell’istruzione verso una scuola efficace rispetto agli standard qualitativi delle altre realtà scolastiche europee. Dal convegno di Amantea (CS) è emerso chiaramente che bisogna verificare, innanzitutto, quale deve essere il punto di partenza per tutti gli operatori della didattica e in quale direzione indirizzare oggi il piano di revisione della scuola italiana all’interno del sistema scolastico europeo. Questo sistema, agli Stati membri che ne fanno parte, richiede di intervenire con azioni mirate in favore della costruzione dei nuovi cittadini comunitari del futuro. Per fare questo, però, è fondamentale riorganizzare la valutazione dei processi e dei sistemi espressi in campo formativo e di appropriarsi di un nuovo atteggiamento scientifico nella formazione dell’insegnante. Una valutazione che deve avvenire a più livelli e che deve chiedersi: cosa fa l’insegnante da solo, nell’insieme del corpo docente e, contestualmente, all’interno dello stesso sistema scolastico di appartenenza? Facendo attenzione a che l’autovalutazione non appaia come una forma di autoassoluzione. Il docente di oggi, pertanto, deve mettersi in discussione e farsi una disamina interna oggettiva per comprendere se le sue conoscenze, insieme al suo stato d’animo e alle sue convinzioni politiche e sociali riescono ad incidere nel percorso formativo dell’allievo: un’azione che deve essere sempre controllata e monitorata, che non può mai deviare e che non deve suggestionare il discente, con un eventuale rischio di plagio. L’insegnante, in conclusione, ha il ruolo di far ragionare i discenti sui saperi, perché oggi le informazioni sono ovunque e bisogna dotare i ragazzi italiani degli strumenti utili per saperle interpretare.
sabato 16 marzo 2013
Penne in crisi Il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, a Cosenza con parole di forza e speranza
Giornalismo facciamo il punto
Enzo Iacopino e Giuseppe Soluri
nelli di Federica Montatia e Francesco Fo
Un intervento semplice nella sua schiettezza ma raffinato nei toni, rivolto a giornalisti esperti e ai tanti giovanissimi presenti nel Salone di Confindustria Cosenza, gremita in occasione del discorso di Enzo Iacopino, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Il presidente è intervenuto toccando diversi punti, da quelli più cari al mondo del giornalismo alla lotta al precariato in genere, passando per qualche battuta sugli editori e su Beppe Grillo. A dare inizio all’incontro è stato Gregorio Corigliano, presidente del Circolo della Stampa Maria Rosaria Sessa, l’organizzatore dell’evento. L’intervento di Iacopino ha subito posto l’accento sul valore di quei giornalisti che con sacrificio mantengono in piedi le redazioni cui appartengono, «con la schiena dritta a lavorare come schiavi» a dispetto di quel concetto di Casta privilegiata paventata da qualcuno. Tra questi, il leader del Movimento 5Stelle Beppe Grillo, da più tempo promotore dell’abolizione dell’Ordine. «Non sa di che cosa sta parlando - è la staffilata di Iacopino, che su Grillo aggiunge - è una delusione perché uno che parla di moralizzazione della vita pubblica e poi scimmiotta il peggio del peggio dei politici, scegliendo di parlare solo a giornalisti “amici”, è una cosa che non concilia con quello che dice. Confido - continua - in qualcuno lo tiri per la giacchetta facendogli capire che noi giornalisti abbiamo doveri nei confronti di chi lo ha votato e dell’intero popolo italiano che ha il diritto di capire come questo paese verrà amministrato. Noi non siamo una Casta, e per capirlo basta guardare agli “stipendi” medi di giornalisti professionisti e freelance: se fossimo una casta saremmo quella degli straccioni». Da qui Iacopino prosegue citando una delle sue lotte più importanti, quella che riguarda l’equo compenso che «non è il mezzo con il quale si risolveranno tutti i problemi - sottolinea ma è sicuramente un grosso passo in avanti. Anche perché la giusta retribuzione è
Il presidente ha toccato diversi punti, da quelli più cari al mondo del giornalismo alla lotta al precariato, passando per qualche battuta sugli editori e su Beppe Grillo
qualcosa che riguarda tutte le classi lavoratrici italiane, non solo i giornalisti. Il precariato - osserva il presidente - colpisce tutti, in modo indiscriminato, e oggi è un concetto così immerso nella società che quasi ci siamo dimenticati il suo tragico significato. Il lavoro precario comporta una vita precaria, - continua - senza certezze, e nel Giornalismo, poi, l’accezione di precario può facilmente accompagnarsi a un abbassamento della qualità generale dell’informazione. Questo vale ancora di più per i collaboratori delle testate online. Ricordo che De Benedetti, nel corso di un convegno; affermò a tal proposito che i collaboratori de La Repubblica.it guadagnavano meno perché avevano maggiore visibilità. Lo applaudirono». Iacopino, proseguendo nel suo intervento, non poteva non soffermarsi anche sul ruolo dell’editore, al quale riconosce lo stato di crisi dovuto alle condizioni generali del paese ma a cui non risparmia frecciate, citando alcuni esempi: «una volta ho fatto notare a un editore che se applicassimo i parametri economici che utilizzava per la sua colf, decuplicheremmo lo stipendio a tutti i giornalisti. È vero afferma - che il settore è in crisi, ma perché non ci dicono quali aziende controllano i giornali? Magari ci dividiamo anche gli utili insieme alle perdite». E se il drammatico momento economico è probabilmente la causa più incidente della crisi dei giornali, lo sviluppo del web non è certamente un fattore di poco conto. Iacopino, a riguardo, considera che molti giornali «non sono fatti bene, tendono ad accontentare il “guardonismo”. Parlo - dice - di quelli che si sono trasformati in un buco della serratura sulla vita delle persone. Ma non credo che la carta stampata morirà, dobbiamo avere la capacità di migliorarne la qualità. Internet - prosegue - è una risorsa, ma il problema è che molti ritengono che la loro libertà non debba avere limiti. La rete è formidabile, ma anche negli eccessi perché rischia di devastare la vita delle persone». A chiudere l’incontro è stato Giuseppe Soluri, presidente dell’Ordine della Calabria, che, sottoscrivendo per larghi tratti l’intervento di Iacopino, ha concluso auspicando la riforma della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti.
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sabato 16 marzo 2013
Calabresi illustri Salfi, rappresentante tipico di quella classe di intellettuali che sognavano di trasformare il Regno di Napoli
L’abate a cavallo delle rivoluzioni napoletane rise a cura di Oreste Pa
Francesco Saverio Salfi è un rappresentante tipico di quella classe di intellettuali napoletani che a cavallo del Sette-Ottocento sognavano di trasformare il Regno di Napoli in una monarchia costituzionale e riformare profondamente le condizioni economico-sociali dello Stato. Nasce nella seconda metà del Settecento (nel 1759), quando era ancora in vigore il feudalesimo, che resisteva alle pressioni degli illuministi e dei tentativi di riforma effettuati nei primi decenni dell’arrivo dei Borboni a Napoli. Allo scoppio della Rivoluzione francese, nel 1789 è un giovane trentenne, colto, curioso e simpatizzante per le nuove idee libertarie propugnate dai giacobini. Le vicende francesi, la detronizzazione di Luigi XVI prima e il regicidio dopo, sconvolgono la corte napoletana tanti per i timori politici di un sovvertimento anche del Regno, quanto per una diretta partecipazione familiare alla tragedia della famiglia reale francese, poiché Maria Antonietta è la sorella della regina di Napoli Maria Carolina d’Asburgo. Di colpo la spinta illuminista della corte partenopea si interrompe, e inizia un periodo di dura repressione di qualsiasi manifestazione liberale o democratica: una frattura tra gli intellettuali regnicoli e i Borboni che non si riuscirà più a sanare. Particolarmente attiva nella politica di repressione di qualsiasi anelito libertario è la regina, che rimase particolarmente colpita dalla amara sorte della sorella. Ma le idee non conoscono barriere, e l’arrivo dei francesi nel 1799 provoca l’instaurazione della Repubblica Partenopea alla quale partecipano i migliori intellettuali dell’epoca e Salfi è con loro, il quale comunica a Cosenza la notizia della proclamazione della Repubblica accolta con molto entusiasmo e furono piantati tre alberi della libertà. Diventa segretario del Governo provvisorio e secondo la leggenda è uno dei pochi superstiti del Forte di Vibiena, uno degli episodi più sanguinosi della repressione sanfedista. Ancora più sorprendentemente riuscì a scampare anche alla forca fuggendo prima nella Repubblica Cisalpina e poi in Francia, a contatto con altri esuli di formazione illuministica e massonica. Come tanti altri prende contatto con la cultura europea, e inizia una attività clandestina di cospirazione con i gruppi rivoluzionari che pullulavano nella capitale francese Ritorna in patria dopo Marengo per insegnare al liceo di Brera e nel 1814 è a Napoli, l’anno seguente a Parigi consigliere di Murat. Prepara una bozza di costituzione, ma abbandona l’idea quando si rende conto che lo scopo del Re è quello di rafforzare il potere regio, ma non vi è alcuna intenzione di una democratizzazione dell’attività politica. All’Università di Milano istituì la prima cattedra europea di Diritto internazionale, scrivendo un ponderoso trattato rimasto inedito. Nel 1831 insieme con Filippo Buonarroti prepara una sommossa per la formazione di una “Repubblica una e indivisibile dalle Alpi al mare”. Scoperto dalla polizia borbonica fu nuovamente costretto a fuggire. Morì a Parigi nel 1732, all’età di 73 anni circiter. È autore di molti scritti di carattere letterario e politico, e di uno studio sul terribile terremoto del 1783.
Nasce nella seconda metà del Settecento quando era ancora in vigore il feudalesimo, che resisteva alla pressione degli illuministi
Una sua biografia, che qui si riporta, fu scritta dal suo pronipote Pietro Salfi, e inserita nella Storia dei cosentini di Davide Adreotti. «Nacque Francesco Salfi il l° gennajo 1759 in Cosenza, antica e culta città della Calabria: morì a Parigi il 12 settembre 1832. Dotato di felice disposizione per la poesia e di amore immenso per le lettere, ancor giovinetto fu accolto e bentosto nominato segretario nell’Accademia de’ Cratilidi, allor fiorente nella sua patria, ove die’ luminose prove del suo insegno. Piena la mente de’ precetti della nascente filosofia del Genovesi, si adoperò a tutt’uomo per ridurre la gioventù del suo paese alla dritta via del sapere, allontanatasene pel sistema pedantesco che regnava nella scuola di quei tempi. Nel 1783 il tremuoto desolava le Calabrie: Salfi, ricordandosi i principii del Vico intorno l’influenza ch’esercitano i fenomeni della natura sopra i nostri pensieri e sentimenti, volle studiar l’uomo e le sue azioni colpito dallo spavento di quel flagello. Ridottosi in Napoli, la sua opera del Saggio de’ fenomeni antropologici relativi al tremuoto fu pubblicata nel 1787, procurandogli la stima del pubblico e l’amicizia di molti uomini distinti, tra’ quali il Filangieri, il Pagano, il Palmieri. La parte che prese alla compilazione del Dizionario degli uomini illustri che allora riproducevasi in Napoli, alcuni opusculi scritti in difesa de’ diritti del Regno, che li fruttarono dal governo l’abbadia di S. Nicola di Maida in Calabria Citra-seconda, e molte operette teatrali con qualche tragedia lo tennero occupato fino a che per le triste vicende che intorbidarono l’Europa spatriò dal suolo natio. Dopo molti e fortunosi accidenti si fermò in Milano; ivi rifiutando ogni occupazione politica che gli venisse offerta da quel governo, si abbandonò a’ suoi dolci studii, e quantunque novelle vicende l’obbligassero ad allontanarsene, attendendo alla carica di segretario dell’alto Comitato di Legislazione in Brescia, pure ebbe l’agio di metter mano a varie buone tragedie, delle quali alcune vennero stampate, e furon recitate in Milano ed in altri teatri d’Italia sempre con plauso.
sabato 16 marzo 2013
Calabresi illustri
È degno di notarsi come piacevasi esternare la gratitudine sentita verso le città che lo avevano sempre bene accolto, scrivendo sopra argomenti che interessassero e potessero arrecare gloria alle stesse. La Virginia Bresciana che gli fruttò molto onore e come travedo e come patriotta fu un omaggio per Brescia, che accordato avea la cittadinanza. Per Milano die’ il Pausania tragedia piena di allegorie a quell’uomo che, ricco di molte virtù, non scevro però di grandi pecche, allora in mezzo alla sua gloria cercava, come quegli della Grecia, impadronirsi dell’Europa tutta. In questo tempo essendosi ancora istituite le scuole di declamazione ad impulso del Salfi, volle egli in tale occasione dettare un opera utile a quell’arte, che trovasi finora inedita, e che grandemente venne applaudita dal Botta e dal Talma, cui l’autore davano lettura in Parigi». «Ritornato in Napoli nel 1779, ebbe parte con Pagano, Cirillo, Delfico e Bisceglia, suo concittadino, al governo d’allora; ma bentosto abbandonatolo riparò in Milano, ove gli venne affidata la cattedra di logica e metafisica nel Ginnasio di Brera, e poi quella di filosofia della storia, di diplomazia, di diritto pubblico e dell’alta scuola legale col Romagnosi e l’Anelli. In quest’epoca detto l’elogio di Antonio Serra Cosentino, primo scrittore di economia pubblica, al quale si può riconoscere la sua profonda dottrina in siffatta scienza. Caduto nel 1814 il regno d’Italia, e proclamata dal Governo provvisorio l’indipendenza e perciò l’esclusione de forestieri, Salfi, come il Gioja, il Rasori, il Foscolo, ecc., fu costretto a lasciar Milano. Allora non mancò Napoli di chiamare a sé l’esule figlio, nominandolo professore di cronologia nella regia università, e nel 14 febbrajo 1815 lesse, dopo si lungo tempo, a giovani suoi concittadini un dotto discorso sull’influenza della storia, mostrando “a quali abusi quei molti si espongono che della ragione non usano in tale studio, quali vantaggi, all’incontro, può la sola ragione raccoglierne ove sappia opportunamente adoperano”. Ma non durò lungamente nel suo incarico, che per l’emergenze politiche di quell’anno ebbe a trasferirsi a Parigi, ove incontrò lieta accoglienza presso il Gingnenè, il Tracy, il Constant, il Say e a altri molti co’ quali visse in costante relazione di affettuosa amicizia. Fermata quivi sua stanza, si die’ di bel nuovo a’ suoi prediletti studii letterarii, e nel 1817 pubblicò l’Analisi della storia greca, e molti dottissimi articoli in giornali letterarii. Collaborò nella Biographie universelle e nella rinomata Revue Encyclopédique». Combattimento tra Francesi e Lazzaroni per le vie di Napoli A sinistra e nel tondo Francesco Saverio Salfi
Gli piaceva sempre esternare gratitudine verso le città che lo avevano accolto
«Amante del vero bene della sua patria, se le circostanze vollero che fossene lontano, ed accettasse l’ospitalità della terra francese, il suo pensiero fu sempre rivolto all’Italia, e non mancò ne’ rivolgimenti politici del 1820 di farle sentire la sua voce, resa ormai più autorevole dall’esperienza di lunga età, pubblicando l’Italie au XIX siècle ou de la necessité d’accorder le pouvoir avec la liberté. Nella quale facendo un chiarissimo quadro dello spirito dominante del nostro secolo, e degli interessi diversi e speciali della penisola, mise il primo in luce l’idea di accordarle l’indipendenza e la libertà mercè una costituzione federale degli Stati d’ Italia. Che se questo concetto del Salfi venne poscia ampliato, e di proposito trattato dal Gioberti e dal Balbo, non deve negarsi la gloria al nostro autore di essere stato il primo a svilupparlo. Ma l’opera che lo rese più celebre fa la continuazione dell’Histoire littéraire d’Italie. La morte del Ginguenè gli presentò il destro di poterla eseguire. E da prima fece importanti addizioni agli ultimi volumi, e poi pubblicò il X tutto suo, a compimento del secolo XVI, arricchendolo con l’Eloge de Ginguenéy giusto tributo di riconoscenza verso questo scrittore, tanto benevolo alla nostra Italia. Il giudizio posto nell’esame delle varie produzioni e la perizia nel rinvenire le cause ascose del bello e del vero gli fecero grande onore, l’Eloge de Filangieri, il Résumé de l’histoire de la littérature italienne, ch’ebbe varie traduzioni e moltissime edizioni, ed il Saggio sulla Commedia italiana furono le ultime opere che il Salfi potè pubblicare; che la grande Histoire littéraire d’Italie du Siede XVlII per la quale lavorò circa dieci anni, non vide la luce che dopo la morte di lui. Insignito delle decorazioni di molti ordini cavallereschi, non mai ne fece una vana pompa che anzi modesto nel SUO sapere medesimo, si ebbe la stima di tutti gli uomini di lettere. Pieno poi di sincero affetto per la sua patria, non mai la dimenticò in suolo straniero, ivi procurandole con la sua penna quella giustizia di che non sempre gli estranei son cortesi verso di noi. Con carattere dignitoso protrasse la sua lunga ed agitata vita, e non mai il bello delle sue opere fu macchiato dalla bassezza o dalla venalità. Una modesta colonna che copre le sue ossa nel cimitero dell’Est in Parigi, accanto alla tomba di Ginguené, ricorda all’Italiano che ivi giace la spoglia di un suo illustre concittadino».
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sabato 16 marzo 2013
Campioni mano nella mano Sport, bambini, integrazione sociale e solidarietà
Pinocchio e il suo progetto
Una giornata all’insegna del ciclismo, dell’integrazione sociale e della solidarietà. L’occasione è stata la presentazione e la prima tappa del “Progetto Pinocchio 2013” organizzato dalla Gsc Armando Gatto, associazione sportiva ciclistica, e che quest’anno ha come tema l’integrazione sociale. La manifestazione si è tenuta il 9 marzo a Sibari presso l’istituto comprensivo di via Archimede scuola elementare. Come prevede il “Progetto Pinocchio”, i ragazzi delle classi III, IV e V hanno partecipato alla gara di gimkana ad ostacoli per stabilire chi andrà alle finali di giugno, e poi hanno assistito alla presentazione del progetto. Dopo l’introduzione, curata da Caterina La Banca, è toccato a Luigi Cristaldi presentare il tema di quest’anno “Ciclismo e Integrazione Sociale” e discutere insieme ai bambini del come lo sport possa permettere una maggiore integrazione sociale. All’evento hanno partecipato anche tutti i vertici della Armando Gatto. Ma la giornata è stata anche molto altro. Sono intervenuti, oltre al presidente del settore tecnico giovanile della Fci, Pasquale Golia; il presidente della Fci Calabria, Salvatore Dionesalvi, il sindaco Giovanni Papasso; l’assessore municipale Valentina Conte; il presidente della Gsc “A. Gatto”, Francesco Corrado; il direttore comunicazioni della squadra Androni Giocattoli, Leondino Pescatore. Proprio il team campione d’Italia 2012 ha già donato al presidente Golia le maglie indossate alle Strade Bianche di Francesco Reda e Franco Pellizotti, campione d’Italia 2012. La Federazione ciclistica italiana- comitato Calabria, infatti, per iniziativa del presidente del settore giovanile, Pasquale Golia, ha ideato una singolare iniziativa finalizzata alla raccolta fondi da destinare alle operazioni di bonifica dell’importante sito culturale italiano. L’idea, promossa in collaborazione con il Comune di Cassano All’Ionio, in cui ricade il sito archeologico, il gruppo sportivo ciclistico cassanese “Armando Gatto” ed il magazine d’informazione locale “Paese24”, ha deciso di raccogliere le maglie dei campioni del ciclismo che indosseranno alle gare di marzo (Strade Bianche, Giro del Lazio e Tirreno-Adriatico) e di metterle successivamente all’asta. Proprio il team campione d’Italia 2012 ha già donato al presidente Golia le maglie indossate alle Strade Bianche di Francesco Reda e Franco Pellizotti, Campione d’Italia 2012. Ma tanti altri campioni hanno annunciato già la loro disponibilità a donare la propria maglia. La stessa Androni Giocattoli-Venezuela, sia attraverso l’intervento di Pescatore che attraverso quella del suo direttore Gianni Savio, il quale è intervenuto direttamente per via telefonica alla manifestazione: «Siamo felici di partecipare a questo evento e, in generale, a questi tipi di iniziative. Organizzeremo uno specifico evento per questi luoghi, per l’antica Sibari e per i ragazzi, quando il Giro d’Italia passerà da qui quest’anno. Siamo sempre a disposizione». Premiato anche Marco Cirolla, che ha vinto la maglia per il concorso del miglior disegno “Aspettando il Giro d’Italia”. Il grande ciclismo pedala per la solidarietà e per Sibari.
Marco Cirolla vince la maglia per il concorso del miglior disegno “Aspettando il Giro d’Italia” in collaborazione con la Gazzetta dello Sport Tante maglie per l’antica Sibari
Iniziativa della Figc Calabria
Torneo dei piccoli amici Anche quest’anno il coordinamento regionale Calabria Figc settore giovanile e scolastico ha organizzato il “Torneo dei Piccoli Amici” aperto alle società che svolgono attività nella categoria di base “Piccoli Amici”, cui appartengono i bambini dai 5 agli 8 anni. All’evento sportivo, che avrà inizio domenica 7 aprile e si svolgerà con cadenza quindicinale, concludendosi i primi di giugno con la grande festa finale, parteciperanno 24 scuole calcio suddivise in sei raggruppamenti, ciascuno composto da quattro scuole, secondo il criterio della territorialità: due raggruppamenti per il soveratese, due per il catanzarese, uno per il lamentino, uno per l’alto Ionio, zona Simeri Crichi, Sellia. In linea coi valori che caratterizzano il Settore Giovanile e Scolastico, che, pianificando i programmi dell’attività di base, intende promuovere la pratica calcistica giovanile attraverso un corretto e graduale avviamento dei bambini e delle bambine al gioco del calcio, presso strutture federali e societarie, la finalità del “Torneo dei Piccoli Amici” è, e continua ad essere, il sano divertimento. La manifestazione sportiva vuole dunque rappresentare un’occasione di gioco e di socializzazione dedicata ai più piccoli, che attraverso lo sport del calcio apprendono il valore della complicità con i compagni di squadra e allo stesso tempo l’importanza del rispetto verso l’avversario. Lo scopo che anima il torneo è difatti puramente ludico ed educativo. Non esistono classifiche. Non esistono né vinti, né vincitori. Tutti sono protagonisti. Protagonisti del sano gioco calcio. Non rimane che fare il conto alla rovescia. E aspettare l’inizio del torneo.
sabato 16 marzo 2013
Cani da trofeo Al Parco nazionale della Sila settima edizione di “Dogs on the snow”
Gara a suon di zampe
Restituiti al loro ambiente falco, poiana e gheppio
A volte ritornano (a volare)
Nell’area prospiciente il cortile dell’istituto comprensivo “Primo Levi” di Saracena, sabato 9 marzo, alla presenza degli alunni, dei docenti, del personale amministrativo, degli agenti della Polizia provinciale, degli operatori del Cras e di numerosi cittadini, sono stati restituiti al loro ambiente naturale 3 rapaci curati presso il Centro di recupero animali selvatici (Cras) di Rende. Poco prima della “reimmissione in natura” dei rapaci, il responsabile del Cras Mauro Tripepi e l’assessore al Patrimonio faunistico della Provincia di Cosenza Biagio Diana hanno spiegato le ragioni e le finalità perseguite dalla Provincia di Cosenza, guidata dal presidente Mario Oliverio, in ordine alle politiche di conservazione della biodiversità. Infatti, in sintonia con il ruolo autorevole e lungimirante perseguito dall’ente Provincia in direzione della sensibilità verso la natura, gli animali e l’ambiente, l’assessore provinciale Biagio Diana ha programmato con la dirigente scolastica una giornata formativa coinvolgendo tutti i docenti e gli alunni che frequentano il plesso scolastico, i quali hanno apprezzato e seguito con grande interesse la “lezione” e ammirato da vicino il falco pellegrino, la poiana e il gheppio. Il recupero dei selvatici è stato reso possibile dalla concreta azione della Polizia provinciale. Infatti gli uomini del comandate Giuseppe Colajacovo si sono prodigati nel dare immediata risposta a tutte le chiamate che sono arrivate da ogni parte della provincia, soprattutto nei mesi di giugno e luglio. Un ringraziamento particolare va quindi ai volontari del Cras di Rende che attraverso il lavoro sinergico riescono ad ottenere lusinghieri risultati recuperando i volatili al loro ambiente naturale. Subito dopo, i tre rapaci, si sono involati con sicurezza offrendo ai presenti uno spettacolo entusiasmante in quanto, quasi a ringraziare chi ha dato loro soccorso, si sono fatti ammirare per qualche minuto volteggiando sulle teste degli spettatori.
A dominare nel contesto ambientale restano, comunque, i meravigliosi cani husky con il loro sguardo fiero e irrequieto nei momenti della partenza così come in quelli di puro riposo
I cani da slitta tornano nel Parco nazionale della Sila con la settima edizione “Dogs on the snow” portando una lieta notizia di un possibile riconoscimento ed omologazione del tracciato creato attorno al Centro fondo “Carlomagno”, da parte della Federazione italiana musher sleddog e sport (Fimss), che consentirà di potervi svolgere delle gare ufficiali a livello nazionale ed internazionale. Questa settima edizione, che ha visto in quattro giornate (dal 28 febbraio a domenica 3 marzo) la partecipazione di dieci team di musher percorrere varie località del Parco nazionale della Sila, suscitando grande interesse e compiacimento per la bellezza dei luoghi (Lago Vutturino, Monte Curcio, Monte Botte Donato, Stazione funivia Arssa di Camigliatello Silano, Stazione funivia Valle Cavaliere, Anelli del Centro fondo “Carlomagno”), è stata seguita da un nucleo di giornalisti, fotografi, cine operatori inviati da varie testate giornalistiche di settore e televisivi a livello nazionale, che con i loro servizi diffonderanno le immagini e i contenuti positivi dei luoghi e della nostra regione. Un grande merito, quindi, al Parco nazionale della Sila, all’amministrazione provinciale di Cosenza e alla cooperativa “La Comune Sangiovannese”, che hanno creduto fin dalla prima edizione alle grandi potenzialità che i luoghi silani potevano offrire per queste particolari competizioni sportive quale fonte anche di attrazione turistica in periodi invernali. Da segnalare, comunque, anche l’interesse ed il sostegno, così la vicinanza di altri soggetti ed istituzioni quali i comuni di San Giovanni in Fiore, Pedace, Spezzano della Sila, l’Arssa e le Ferrovie della Calabria, che certamente con il crescere di tale manifestazione s’impegneranno a fare rete per la valorizzazione e lo sviluppo dei propri territori e relative competenze. Per partecipare all’edizione di quest’anno della “Dogs on the snow” sono giunte squadre e musher provenienti dalla Puglia, dal Lazio, dall’Abruzzo, dal Veneto, dalla Germania e dalla stessa Calabria, stimolati dal pluricampione mondiale e nazionale, Giampiero Sabella. Ma a dominare nel contesto ambientale restano, comunque, i meravigliosi cani husky con il loro sguardo fiero e irrequieto nei momenti della partenza, così in quelli di puro riposo. Franco Bartucci
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sabato 16 marzo 2013
Tra santi e musica Il 18 marzo la XXI edizione delle “Fucarin’i San Giseppu”
Castrovillari si prepara per le feste
Lunedì 18 marzo, a partire dalle ore 20, si celebrerà la 21^ edizione delle “Fucarin’i San Giseppu e della Sagra d’i laghin’e ciciri”, mentre alle ore 15 di domenica 17 marzo, sul campo amatoriale “Valerio”, si disputerà, sempre in occasione dell’iniziativa, la 19^ edizione del torneo di calcio memorial “Giovanni Visciglia” a cui parteciperà le squadre “Gli Amici di Giovanni” ed una rappresentativa dell’associazione “Città di Castrovillari”; mercoledì 20 marzo alle ore 19,30 ci sarà, poi, la premiazione in corso garibaldi 134 del miglior falò, nella sede dell’associazione culturale gruppo folcloristico “Città di Castrovillari” che organizza la XXI manifestazione con il patrocinio dell’amministrazione comunale. «L’iniziativa - ricordano il sindaco Domenico Lo Polito ed il presidente dell’associazione, Antonio Notaro - ancora una volta richiamerà tanta gente, rendendo la città viva. Un’ occasione - aggiungono - che dà l’opportunità agli abitanti di più quartieri di incontrarsi e socializzare, offrendo a tutti una vera convivialità, senza perdere di vista il significato più profondo della festa religiosa». Degna d’attenzione sarà anche la sagra “d’i laghini e ciciri” con degustazioni, offerte gratuitamente presso piazza Dante, a partire dalle ore 20,30 di lunedì 18 marzo, vigilia,a cura dell’associazione culturale “Gruppo Folk Città di Castrovillari”. «L’iniziativa - sostengono - coinvolgerà, grazie anche ai falò in concorso ed ai tanti non in lizza, preparati come sempre dalla grande devozione popolare». «L’appuntamento, insomma - affermano Lo Polito e Notaro -, rappresenta il desiderio e la capacità della gente di essere ancora interprete di questi momenti che si desidera perpetuare. Con queste ragioni l’amministrazione municipale e il gruppo folk “Città di Castrovillari” intendono ancora una volta coinvolgere i quartieri del capoluogo del Pollino nella preparazione dei tradizionali falò". (g.br.)
Evento vissuto in allegria senza perdere di vista il significato più profondo della festa religiosa
Premio per l’olio più buono a Cotronei
Il migliore oro giallo Il Comune di Cotronei, insieme con la locale pro loco, la Camera di commercio della Provincia di Crotone, la cooperativa agricola Aoc spa, ed il gal Kroton ha indetto la prima edizione del concorso per l'assegnazione del premio “Giulio Verga”, per i migliori oli della Calabria (precedentemente il concorso era riservato agli oli della sola provincia di Crotone). Oltre alle finalità suddette, il premio mira ad incentivare gli operatori del settore che tendono al miglioramento della qualità del prodotto ed a stimolare la conoscenza delle caratteristiche organolettiche e le tipicità dell'olio extravergine di oliva. Il premio ha avuto una significativa partecipazione, con ben 25 aziende che si sono candidate alla vittoria, che rappresentano un significativo stimolo alla prosecuzione dell'esperienza, considerato che si è alla prima edizione. Al vincitore ed al secondo classificato, il giorno 16 marzo 2013, sarà consegnato il premio, alla conclusione di un convegno che ha come titolo “La commercializzazione dell'olio. Un premio per affermare la qualità”, che si terrà a Cotronei (KR) nella sala delle conferenze alle ore 17,30, ove parteciperanno i rappresentanti degli enti promotori, della Regione Calabria e gli onorevoli Alfonso Dattolo e Nico Stumpo. A garanzia della serietà e della correttezza delle scelte, la giuria, che ha una composizione larga e vede la presenza di un significativo numero di assaggiatori (componenti il panel), con annesso un panel leader di caratura nazionale.
sabato 16 marzo 2013
San Giuseppe amico degli animali Sulle bancarelle del mercato di Cosenza più atteso dell’anno, il divieto di vendita di piccole anatre e paperette
Alla fiera nessun pulcino mio padre comprò... e di Alessandro Cofon
Marzo ha per i cosentini un appuntamento molto importante: La fiera di san Giuseppe. L’evento è infatti uno degli avvenimenti annuali più attesi che porta ogni anno migliaia di calabresi per le strade della città a curiosare tra bancarelle e stand gastronomici. Quest’anno la fiera di San Giuseppe si apre nel rispetto per gli animali. Il Comune di Cosenza ha infatti emanato un’apposita ordinanza con la quale si vieta la vendita di animali cari ai bambini ma che spesso non trovano un “destino felice”. Lo scorso anno il divieto era circoscritto ai soli pulcini colorati. Quest’anno, invece, è stato esteso a tutte le specie considerate più a rischio, come appunto pulcini, anatre e le paperette. I pulcini colorati sono l’ultima mania per la Pasqua. Una pratica che sta sollevando moltissime polemiche, soprattutto da parte degli animalisti. Sebbene la colorazione di animali sia illegale in molti stati mondiali, la pratica ha visto un incremento negli ultimi anni, data la semplicità dell’operazione. Il colore, dicono molti siti specializzati in tutela degli animali, viene iniettato direttamente nell’uovo oppure l’animale, poco dopo la nascita, viene sottoposto ad un getto colorato. Questa procedure è particolarmente “stressante” per i piccoli pulcini che arrivano addirittura a ingerire parti del composto colorato. Ovviamente il problema è legato anche al destino di questi pennuti multicolore. Una volta cresciuti e diventati grandi sarebbero in tantissimi, infatti, i padroni che se ne liberano al primo cambio di piumaggio. Il problema, dunque, oltre alla possibile tossicità dell’intera operazione, è proprio l’uso improprio che si fa di questi animali, trasformandoli in semplici giocattoli . «Quest’anno - ha commentato con favore l’assessore alla Formazione della coscienza civica Marina Machì - viene compiuto un ulteriore passo avanti nella direzione di assicurare, durante la manifestazione fieristica, i livelli di tutela e salvaguardia della salute degli animali, estendendo in particolare il divieto di vendita e di maltrattamento ad alcune specie più a rischio. Lo scorso anno parecchi esemplari vennero, infatti, trovati morti in buste di plastica. Perché questa mattanza venga fermata saranno intensificati i controlli della polizia municipale». L’attenzione del Comune di Cosenza nei confronti degli animali rientra perfettamente nell’ottica europea per la salvaguardia per gli animali. È proprio di questi giorni infatti la notizia dell’entrata in vigore del divieto di vendita di cosmetici testati sugli animali. Il nuovo regolamento UE 1223/2009 impone il divieto assoluto di introduzione e commercializzazione di prodotti cosmetici testati sugli animali, valido per tutti i paesi dell’Unione. Cani, conigli, scimmie non saranno più cavie per testare trucchi, rossetti e shampoo. Gli esperimenti, infatti, venivano effettuati per conoscerne gli eventuali effetti avversi alla pelle. Con questo regolamento i nuovi cosmetici dovranno essere soggetti a controlli che esulino lo sfruttamento di essere viventi. Anche l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha manifestato il proprio consenso per l’iniziativa presa che rappresenta un momento importante per la diffusione della cultura del rispetto per gli animali. Esiste infatti un regolamento comunale che dal 2003 cerca di salvaguardare gli amici dell’uomo tutelandoli da iniziative che potrebbero compromettere le loro vite.
Il 23 marzo campagna del Wwf
Il Comune di Cosenza ha emanato un’ordinanza per vietare la vendita di animali cari ai bambini ma che spesso non trovano un “destino felice” Divieto esteso a tutte le specie considerate più a rischio
Anche Cosenza spegne le luci
Anche Cosenza aderisce a “Earth hour 2013”, la campagna di mobilitazione lanciata dal Wwf internazionale per la lotta ai cambiamenti climatici. A darne notizia è l’assessore alla Comunicazione di palazzo dei Bruzi Rosaria Succurro. Per sabato 23 marzo, data che coincide con la mobilitazione globale dei cittadini e delle comunità di tutto il Pianeta, il Comune di Cosenza, spegnerà simbolicamente, dalle ore 20,30 alle ore 21,30, le luci di palazzo dei Bruzi, sede del municipio. L’adesione all’edizione 2013 di “Earth Hour” consiste, secondo le indicazioni date dal Wwf, nello spegnimento simbolico di un monumento o di un edificio cittadino per la durata di un’ora. “Earth hour” rappresenta un’occasione importante per rendere esplicita la volontà dei cittadini di sentirsi parte integrante di una sfida globale che nessuno può pensare di vincere in solitudine. Lo confermano anche i dati della partecipazione all’edizione dello scorso anno, con oltre 2 miliardi di persone in 152 Paesi. 7000 le città che sono state coinvolte in tutto il mondo. «Aderendo alla campagna di mobilitazione del Wwf internazionale - ha sottolineato l’assessore alla comunicazione Rosaria Succurro - anche la città di Cosenza potrà partecipare all’evento simbolo della lotta ai cambiamenti climatici cogliendo l’occasione per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle azioni intraprese per garantire una gestione sostenibile e quelle che si stanno compiendo per far diventare la crisi climatica una priorità istituzionale, favorendo il processo di decarbonizzazione ed adottando una nuova strategia basata su risparmio, efficienza ed energie rinnovabili. Aspetti tutti che stanno caratterizzando le buone pratiche avviate dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Occhiuto per far assumere sempre di più a Cosenza la fisionomia di città sostenibile».
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sabato 16 marzo 2013
Iniziative fantasiose e oiriginali Mamme alla ribalta mettono in scena la favola più amata, il 22 marzo al Palazzetto dello sport di Cosenza
Biancaneve parla cosentino di Francesco Fotia
Venerdì 22 marzo andrà in scena, presso il palazzetto dello sport di Via Popilia, “Biancaneve e i 4 nani”, favola in vernacolo a cura della Compagnia del Sorriso - Mamme alla ribalta - con l’adattamento e la regia di Luisa Cinelli. Il testo riprende la nota fiaba della Walt Disney, alleggerendola della presenza di tre nani che, a causa di un’esasperante ignoranza, sono costretti ad andare all’università e arricchendola, nella veste di narratori, di due figure estranee al soggetto originale ma amatissime dal pubblico: il Gatto e la Volpe, direttamente da Pinocchio. Trovate fantasiose e originali, che fanno da contorno alla più interessante variazione testuale: la lingua nella quale recitano le protagoniste è, a sorpresa, il cosentino. Si perché la valorizzazione del nostro dialetto, che simboleggia la fiera appartenenza al territorio, è la colonna portante di questo speciale gruppo. La Compagnia del Sorriso - Mamme alla ribalta - è composta infatti da madri, appunto, per la maggior parte casalinghe, che da quattro anni organizzano e recitano spettacoli teatrali spinte da due, nobili, obiettivi: fare beneficenza con gli introiti e accendere una luce positiva sul più importante quartiere della città, Via Popilia. Ci parla della compagnia e dello spettacolo Mariella Toscani, interprete della perfida Regina: «mamme alla ribalta nasce quattro anni fa - racconta - nell’ambito di un progetto scolastico nato nel VII Circolo Didattico di Via Giulia. L’idea era quella di avvicinare, mediante uno spettacolo teatrale, le mamme degli alunni alla scuola. Infatti la nostra prima rappresentazione era stata anticipata da uno spettacolo dei nostri figli. Poi - prosegue - visto che ci eravamo divertite, e a giudicare dal riscontro non eravamo affatto male, ci abbiamo preso gusto e abbiamo scelto di proseguire in questo nostro percorso. Il nostro obiettivo, all’inizio, era quello di divertirci, ma visto che gli spettacoli andavano bene abbiamo incominciato ad organizzarne qualcuno per destinare i proventi in beneficenza; l’ultimo è andato in scena lo scorso 2 Maggio al Teatro Morelli, Nobili e Povaromi, liberamente tratto, come si può intuire, da Miseria e Nobiltà di Edoardo Scarpetta. Siamo state invitate, inoltre, all’Open Day della scuola Fausto Gullo, dove tanto ci ha emozionato l’affetto dei ragazzi. Altro motivo che ci muove è illuminare il nostro amato quartiere, Via Popilia, dove siamo tutte cresciute, con una luce di positività utile a smontare alcuni vecchi stereotipi. Per questo motivo utilizziamo il dialetto, che può essere davvero meraviglioso quando benevolmente legato alla genuinità delle proprie radici, e quando queste sono motivo di orgoglio. Come lo sono per noi». A presentare lo spettacolo di venerdì, con ingresso gratuito e a partire dalle 20:30, sarà Fabio D’Ippolito, e a fare il tifo per le mamme, insieme ai rispettivi figli, ci sarà sicuramente l’organizzatore della serata, Francesco De Cicco. Un uomo che condivide con la compagnia l’orgoglio profondo per le sue radici misto alla volontà di riscattare una zona di Cosenza tanto amata quanto, a volte, incompresa. Da questa volontà ha preso forma, più di dieci anni fa, la Popily Street, ormai famosa società di Calcio a 5. Alla base dell’idea del fondatore e presidente De Cicco c’era, e c’è tuttora, il sogno di regalare ai ragazzi del quartiere una possibilità di sana aggregazione e di riscatto dalle cattive nomee; un progetto solido, perché sorto su fondamenta orgogliose e piene di passione, che oggi rappresenta motivo di vanto per lo stesso presidente: un cosentino DOC, fiero di esserlo.
sabato 16 marzo 2013
Esempio di forza morale
Intramontabile Verdi
Foto Franco Iacoviello
di Nunzia Bloise
La delegazione dell’Associazione italiana di cultura classica (Aicc) di Castrovillari, in collaborazione con l’Orchestra di fiati di Morano Calabro, ha celebrato il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi presso il teatro Sibarys della città, dedicando un Gala lirico, molto apprezzato, alla figura ed all’opera del più grande musicista italiano dell’Ottocento. L’appuntamento ha visto l’Aicc in linea con le più importanti istituzioni culturali italiane. La data del concerto, che si è tenuto sabato 9 marzo, è stata scelta con la consueta cura e competenza, poiché è la stessa del debutto del giovane Verdi che nel 1842 presentò il “Nabucodonosor” e due anni più tardi l’ “Ernani”, due pietre miliari nella storia del melodramma, non solo italiano. Il maestro Massimo Celiberto, che ha diretto egregiamente l’orchestra, il coro polifonico di San Giovanni in Fiore guidato dal maestro Luigi Benincasa, il soprano Rosaria Buscemi ed il basso Michele Bruno, hanno eseguito per l’occasione cori ed arie tra i più significativi delle opere verdiane composte tra il 1839, come “Oberto, conte di San Bonifacio”, primo lavoro del ventiseienne bussetano, ed il 1871 con “Aida”, composta per celebrare l’inaugurazione del Canale di Suez: splendido omaggio al musicista nato il 10 ottobre 1813, interprete dei più alti valori umani e sociali, le cui opere sono ancora oggi importanti componenti della nostra storia e della nostra identità nazionale viva e vitale anche all’estero. L’introduzione della dott.ssa Emilia Zicari e le interpretazioni dei corali dell’ensamble hanno evidenziato con chiarezza lo spessore della partecipazione di Verdi alle ansie ed ai problemi connessi alla situazione storica in cui viveva in quegli anni, caratterizzati, com’è noto, dal movimento politico risorgimentale di cui il grande musicista fu considerato una delle guide morali più significative. «Con questa opera si può dire veramente che ebbe principio la mia carriera artistica» scriveva Verdi nel 1879, riferendosi a “Nabucco”, che ebbe 57 repliche, e con la quale il Nostro sembrava inconsapevolmente aver dato risposta alla proposta mazziniana pubblicata nel 1836 nella “Filosofia della musica” . Per Mazzini era necessario incitare i “giovani artisti” affinché innalzassero “collo studi de’ canti nazionali delle storie patrie”; l’arte doveva essere concepita quale missione che “si prefigga un alto intento sociale, posta a sacerdote di morale rigenerazione”, che sapesse unificare, in una sublime armonia, i sentimenti individuali con quelli collettivi della nazione ed il coro doveva assurgere a simbolo di tale armonica fusione. Furono, infatti, i cori delle prime opere verdiane a simboleggiare le lotte del Risorgimento, primo fra tutti il famosissimo “Va pensiero” , la preghiera intima dei deportati sofferenti che anelavano la patria
Celebrato il bicentenario del grande musicista a Castrovillari La sua solidità è un modello da emulare nella crisi del nostro tempo
perduta, sottomessa al potere dello straniero. «Un popolo non può scrivere poesia ed intonare canti quando ha il cuore oppresso dallo straniero»: tale il concetto del coro, che riflette, in genere, il Salmo 136 “Super flumina Babylonis”, cui numerosi sono i riferimenti diretti, ed al quale anche Salvatore Quasimodo si ispirerà, durante la seconda guerra mondiale, nell’agosto del 1943, in occasione del bombardamento tedesco su Milano per i versi de “Alle fronde dei salici”. Il numeroso pubblico ha seguito con attenzione partecipe e, talvolta, commossa, le pagine del genio della drammaturgia musicale italiana, quasi a ricordare una parte della lirica di Giuseppe Giusti: “...un suon di banda. Dalle trombe di guerra uscian le note come di voce che si raccomanda, d’una gente che gema in duri stenti e de’perduti beni si rammenti. Era un coro del Verdi; il coro a Dio Là de’Lombardi miseri, assetati; quello: “O Signore, dal tetto natio”, che tanti petti ha scossi e inebriati. Qui cominciai a non esser più io e come se que’còsi doventati fossero gente della nostra gente, entrai nel branco involontariamente”. Intense, appassionate e vibranti, le interpretazioni del soprano Rosaria Buscemi hanno dato vita alle eroine fragili, ardimentose e nobili per le quali Verdi ha scritto parti che richiedono assoluto dominio della tecnica, fraseggio, capacità interpretativa e stretta collaborazione con l’orchestra, in opere che rappresentano un’efficacissima sintesi della sensibilità e della cultura romantica italiane. I melodrammi di Verdi hanno regalato all’Italia, priva di una tradizione tragica di rilievo, un’ espressione teatrale originale, hanno permesso la divulgazione della cultura dei grandi scrittori stranieri nel nostro paese, come Byron, Schiller, Shakespeare. La sua titanica grandezza, la “leonardesca potenza d’intelletto” convinse Massimo Mila, insigne critico musicale, a collocarlo “tra i geni superiori all’ottica dell’uomo comune insieme a Beethoven ed a Monteverdi”. A conclusione dell’applauditissima serata, Leonardo Di Vasto, presidente dell’Aicc di Castrovillari, ha sottolineato le idealità, i valori politici e sociali, l’attualità del messaggio verdiano; ha ringraziato il sindaco Lo Polito e l’avvocato Rende, delegato alla cultura, per l’ospitalità, ed elogiato gli artisti, in gran parte giovanissimi, che, con il loro impegno e l’amore per l’arte, divengono simbolo dell’altra Calabria, la Calabria positiva, fattiva, che fa sperare in un futuro migliore.
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sabato 16 marzo 2013
Percorso al buio Domenica 17 marzo mostra ospitata dal Maca di Acri
Non occorre guardare per vedere Domenica 17 marzo 2013, a partire dalle ore 16.30, la sala estemporanea del Maca (Museo arte contemporanea Acri) ospiterà l’evento Percorso al buio, ideato e promosso dal museo di Acri in collaborazione con la Federazione italiana donne arti professioni affari e l’Unione ciechi e ipovedenti di Cosenza. Ad una presentazione iniziale - che vedrà gli interventi di Luigi Maiorano, sindaco della città di Acri, Anna Cecilia Miele, presidente Fidapa, Massimo Garofalo, responsabile del Maca, e Giuseppe Bilotti, presidente Uci Cosenza - seguirà la mostra-che-non-mostra: un percorso multisensoriale ideato con l’obiettivo di rendere fruibile l’arte anche alle persone ipovedenti o non vedenti. La sala estemporanea del Maca, al buio per l’occasione, ospiterà una serie di 13 cubi in cemento, uniti gli uni agli altri da corde, che saranno sormontati ognuno da un materiale o un oggetto artistico differente - tra cui tre sculture dell’artista Silvio Vigliaturo realizzate con tre materiali diversi: vetro, gesso e legno. L’intenzione è quella di creare un contatto con la realtà artistica attraverso i sensi alternativi alla vista, in particolare il tatto, per imparare che non occorre guardare per vedere.
Percorso al buio
Con la collaborazione dell’Unione ciechi e ipovedenti di Cosenza, per creare un contatto con l’arte attraverso i sensi
Non occorre guardare per vedere Maca (Museo arte contemporanea Acri) Piazza Falcone, 1 - 87041, Acri (Cosenza) Domenica 17 marzo 2013, ore 16.30 Info: info@museomaca.it; www.museomaca.it
Ad Amantea l’istituto Iti Mortati, si rimette a nuovo
Dal pennello ai colori, educazione alla cratività Dal pennello ai colori, dalla creatività all’educazione. Tutto in due giorni. Professori e studenti impegnati nella stessa attività, con lo stesso obiettivo: insieme per ridipingere le pareti di alcune aule dell’Iti Mortati, plesso di via Elisabetta Noto, ad Amantea. Del resto, come dicono gli stessi professori, «la scuola deve essere maestra di vita. Deve fornire gli strumenti fondamentali per implementare, approfondire e modificare le conoscenze, senza accontentarsi di trasmettere agli allievi solamente un bagaglio di nozioni». Ed allora ecco le due giornate dedicate “all’arte e alla creatività” (venerdì 8 e sabato 9 marzo). Un appuntamento reso possibile grazie alla Max Meyer. L’azienda, specializzata nella produzione di pitture e vernici, gratuitamente ha messo a disposizione dell’Istituto i prodotti necessari per realizzare il lavoro. Le attività si sono svolte sotto la supervisione di personale specializzato per garantire il corretto utilizzo dei materiali in vista del risultato finale. Grazie a questa iniziativa è stato così possibile coinvolgere studenti di età diverse, dai quattordicenni delle prime classi fino a quelli dell’ultimo anno. «È compito della scuola - proseguono i docenti - fare acquisire agli alunni il rispetto delle regole, degli spazi, degli oggetti che utilizzano durante la loro permanenza nell’edificio scolastico. Tra i traguardi che l’istituzione ha prefigurato all’interno del piano dell’offerta formativa, rientrano quelli di sostenere la cultura della solidarietà e della tolleranza, costruire l’identità personale, accrescere l’autonomia e l’autostima e valorizzare le capacità relazionali. Il dirigente scolastico Alisia Rosa Arturi, ha quindi autorizzato le due giornate dell’arte e della creatività per il raggiungimento di questi obiettivi».
sabato 16 marzo 2013
XIII
Una fine misteriosa ancora oggi Abbiamo incontrato Silvio Parrello, uno degli ultimi testimoni della vita dello scrittore
Vi racconto Pier Paolo Pasolini Abbiamo incontrato, in un recente viaggio romano, passeggiando per Monteverde, uno degli ultimi testimoni che hanno avuto la possibilità di vedere il trascorso dall’adolescenza, fino alla morte di Pier Paolo Pasolini; un nome quest’ultimo che credo non abbia necessità di presentazioni. Silvio Parrello, settanta anni, detto “er pecetto” da Pier Paolo Pasolini è nominato nel libro romanzo Ragazzi di vita assieme ad altri suoi coetanei. Egli stesso è stato ospite in tantissime trasmissioni televisive, che l’hanno visto protagonista di questo incredibile racconto attorno alla morte di Pasolini e che mette in discussione i fatti su come si sono svolti, quella sera del 2 novembre all’Idroscalo di Ostia. Nel quartiere Monteverde in Roma, zona Gianicolare abitava Pier Paolo Pasolini e così anche lei signor Silvio. Cosa si ricorda di quegli anni? Pier Paolo Pasolini veniva sempre a giocare con noi nella zona denominata “I grattaceli”, perché la sua abitazione era distante solo 300 metri, abitava in via Ponteiana, dove rimase fino alla morte del padre. Si giocava sempre a pallone e poi in estate il bagno al Tevere nella zona ponte Marconi, anche se all’epoca il ponte non c’era. Scorribande ovunque nei campi a mangiare frutta e ortaggi. Stiamo parlando negli anni subito dopo la guerra, nel 1954. Io avevo all’ora dodici anni e Pasolini era già un ragazzo grande. Negli anni ‘60 smise di frequentarci, se non sporadicamente, perché era iniziata la sua carriera cinematografica e frequentava altre zone di Roma e soprattutto la famiglia artistica dei Bertolucci. Come descriverebbe Pier Paolo Pasolini? Era una persona molto forte e un vero sportivo e il pallone era lo sport preferito dallo lui. Mi ricordo il suo parlare in dialetto romano, lo stesso romanzo “Ragazzi di vita” è in dialetto, era una persona autentica. Tenne, anche se ormai famoso, sempre, le relazioni con noi del quartiere. Anzi capitò che proprio passeggiando per Roma mi sentii chiamare in pieno centro. Era Pasolini a spasso con la Maria Callas. Io non lo riconobbi, ma lui si, mi offrì subito qualcosa in un bar del luogo. Non aveva problemi Pasolini, stava con chiunque, montato di testa ma nel modo giusto. Aveva un cervello grandissimo, che superava tutti. Il suo ricordo più importante di Pasolini? Sono 200 ricordi importanti, il numero delle mie poesie dedicate alla sua figura. Credo che solo Dante sia più grande di Pasolini, in Italia e considerando che cinquantadue anni sono pochi per un uomo che era nel pieno della sua maturità artistica. Era una persona
Era una persona molto forte e un vero sportivo, il pallone era il suo sport preferito Mi ricordo il suo parlare in dialetto romano, era una persona autentica Tenne, anche se ormai famoso, sempre le relazioni con noi del quartiere
molto generosa, quando lavorò nelle “Notti di Cabiria con Fellini”, lo stesso gli regalò una 600. Quando ritornava nel quartiere, lasciava gli sportelli aperti e nei tasconi (le auto avevano i tasconi negli sportelli) lasciava dei soldi “spicci” così che noi potevamo prenderli diciamo, così, di nascosto. Un altro caso è successo a mia madre, Pasolini le diede 10mila lire, che per l’epoca erano tanto. Altro episodio riguarda mio padre, noi siamo Calabresi di origine e mio padre è stato un perseguitato politico anti - fascita, faceva a Roma il calzolaio e fu che riparandogli una scarpa, sempre per giocare a pallone, la sua più grande passione, conobbe Pasolini e nacque l’amicizia con la mia famiglia. Riguardo all’apertura del caso Pasolini? La macchina di Pasolini ritengo fu seguita, dall’auto con i tre balordi dentro, che poi lo massacrarono. E poi travolto da un’auto ancora una terza, simile a quella su cui viaggiavano Pasolini e Giuseppe Pelusi. La riapertura del caso mostra questo. Parrebbe ci fosse nella sua morte un arrivare da parte di Pasolini ai nomi dei mandanti della morte di Mattei. Mio malgrado, il caso Pasolini e le mie dichiarazioni hanno fatto Silvio Parrello si che divenissi un perSopra, Pier Paolo Pasolini sonaggio pubblico, ricevo spesso delegazioni di studenti che vogliono sapere da un testimone vivente chi era Pasolini. Parlare di Pasolini vorrebbe dire parlarne per settimane, di certo posso dire che credo abbiano costruito una verità su misura, di modo che la gente, l’opinione pubblica, si fosse accanita in una sorta di pulizia di genere. Tra il Pelusi e Pasolini c’era una frequentazione assidua andava sotto casa sua a prenderlo e la famiglia del Pelusi era contenta, dunque era una storia consolidata, ma tanto si arriverà alla verità ne sono certo Lucia De Cicco
XIV
sabato 16 marzo 2013
Versi che brillano “Premio Merini”, il dono di Michele Affidato
Un gioiello alla poesia
Michele Affidato Sopra, Alda Merini
Accogliendo l'appello lanciato nei giorni scorsi da Vincenzo Ursini, il noto orafo crotonese Michele Affidato ha deciso di realizzare gratuitamente le targhe di argento che l’Accademia dei Bronzi assegnerà ai vincitori della seconda edizione del Premio di Poesia Alda Merini. Il Maestro crotonese, noto per le sue belle creazioni d’arte sacra, ma anche per aver realizzato tantissimi premi per manifestazioni canore e televisive di successo, ultime delle quali il Festival di Sanremo, nel complimentarsi con Ursini per aver realizzato una manifestazione di così grande valenza culturale, ha dato, quindi, la sua disponibilità, «perchè - ha detto - è giusto che una iniziativa del genere rimanga in Calabria». «L’adesione di Michele Affidato - ha commentato Ursini - è la testimonianza tangibile di una Calabria sana che supera steccati e barriere economiche e che ben comprende quanto sia oggi necessario “fare rete” anche nel settore culturale, soprattutto quando le istituzioni preposte sono totalmente insensibili; una Calabria che lavora e produce nel segno dell’onestà e della condivisione di valori assoluti, quali l’amicizia, la fratellanza e il senso di appartenenza caratteristico delle regioni del Sud. Al Maestro Affidato un sincero grazie, quindi, da parte di tutta l’Accademia dei Bronzi, ma soprattutto da parte di quei poeti che continuano ad aderire con grande entusiasmo alle nostre iniziative». Tale notizia è stata accolta con gioia anche da tantissime persone che nei giorni scorsi, attraverso Fb, avevano manifestato la loro vicinanza all’Accademia dei Bronzi. «È una notizia eccezionale! - scrive Elena Verzì di Borgia - Ma non c’era da stupirsi, perché il premio Alda Merini merita questi consensi». «Una iniziativa straordinaria per serietà serietà e trasparenza - sottolinea poi Angelina Russo - condotta da Ursini con grande professionalità». «L’adesione di Michele Affidato, dopo quella del Presidente della Repubblica - sottolinea invece Maria Pia Furina (Soverato) - ha un valore morale altissimo e testimonia quanto siano ormai seguite a livello nazionale le iniziative di Vincenzo Ursini. Siamo in presenza di una persona davvero speciale che ha avuto il coraggio di “investire” sugli autori meritevoli, anche sconosciuti, senza mai farsi condizionare da fattori esterni. Credo sia questo il motivo di tanto meritato successo». Altre condivisioni sono arrivate da Valentina Meloni, Emanuela Riva, Monica Nannicini, Marianna Guerrieri, Emanuela Bonetti, Patrizia Ferraro, Aiello Concetta, Angela Barbieri, Angela Petriccione, Lidia Filippi, Alessio Carlini, Kiara Mancuso, Panciullo Dora Pascucci Antonio, Lucia Merola, Virdò Domenico, Ersilia Imbò, Rosalba Di Vona, Anna Benone, Enza Lepore, Giovanna Mangano, Carlè d. de Falco, Rodolfo Brogna, Anna Carella, Nicola D’amato, Annamaria Daniela Pellegrino, Sofya Di Stefano, Cristian Sotgiu, Teresa Sonnante, Novara Marianna, Maria Concetta Giorgi, Carmen Biella. «Questo premio - scrive Narratrice Autrice a proposito del concorso - risplende della luce di metalli preziosi, della luce di artisti e imprenditori di valore e della luce di "narratori" e poeti di egual valore: luci riflesse di una più luminescente delle alle altre, quella della poesia di Alda Merini». Molto significativo anche il commento di Diana Mayer Grego. «Grazie - scrive la poetessa a Vincenzo Ursini - di avermi resa partecipe di questo gruppo, dove non leggo di invidie, ma solidarietà e felicità, dove tutti gioiscono dei premi, incuranti di esserne vincitori». «Nell’Accademia dei Bronzi - conclude, infine, Caterina Tagliani - troviamo davvero la Calabria migliore».
Il noto orafo crotonese accoglie l’invito di Vincenzo Ursini e decide di realizzare a titolo gratuito le targhe d’argento che l’Accademia dei Bronzi assegnerà ai vincitori della seconda edizione del Premio di poesia “Alda Merini”
Giovani stilisti crescono
Il riciclo va di moda
Si è da poco concluso l’evento “Il riciclo va di... moda” , presso il centro commerciale “Metropolis” di Rende, che ha visto l’Istituto d’istruzione superiore “Leonardo da Vinci” di Castrovillari guidato dal dirigente scolastico Rosita Paradiso e il centro commerciale lavorare in sinergia. La manifestazione è stata varia e articolata: è stato possibile ammirare un’originale e sorprendente collezione di circa 50 capi d’abbigliamento, realizzati con materiali da riciclo creati dal team alunni docenti dei settori Produzioni Industriali e Artigianali e Tecnico dell’Abbigliamento e della Moda, stand dedicati ad attività laboratoriali e una bella sfilata conclusiva. I risultati raggiunti ripagano alunni e docenti di una settimana faticosa e densa di appuntamenti: grande successo di pubblico, apprezzamenti dal mondo dell’informazione e l’assegnazione del Premio “Giovani Designers” dalla Camera regionale della moda Calabria. Per una scuola come l’Ipsia di Castrovillari, che si pone l’importante obiettivo di finalizzare lo studio direttamente all’inserimento nel mondo del lavoro è fondamentale un intenso scambio di contatti tra alunni e lavoratori, tra studenti e un pubblico con cui, in un futuro molto prossimo, si troveranno ad interagire. In particolare gli alunni del corso “Moda”, che operano, e a breve lavoreranno, in un contesto in cui l’apprendimento non può essere statico e sconnesso dalla realtà, hanno bisogno di mostrare le proprie competenze e la moda stessa, in quanto espressione artistica, assume senso completo nel passaggio da chi realizza al pubblico. E proprio questo fondamentale trasferimento è stato possibile in occasione dell’evento “Il riciclo va... di moda”. La giornata conclusiva è stato un successo e ha inoltre rappresentato il trionfo di ragazze che, proprio in occasione della festa della donna, hanno sfilato indossando gli abiti che loro stesse hanno realizzato, mostrando il lato bello e puro di una giornata di commemorazione ma di gioia, in cui la donna è protagonista e artista.
sabato 16 marzo 2013
Appuntamento con il jazz Al teatro Rendano di Cosenza il concerto di Paolo Fresu con il progetto “Brass bang!”
Paolo Fresu
Fior di trombettisti internazionali Appuntamento con il jazz internazionale il 22 marzo prossimo al Teatro “Rendano” di Cosenza. Per la sezione “Celebrity” della stagione del teatro di tradizione cosentino, curata da Isabel Russinova, in programma, alle ore 21,00, un evento musicale molto atteso, protagonista il trombettista sardo Paolo Fresu con la formazione dei “Brass bang!”, composta da altri eccellenti nomi della scena jazzistica internazionale e che vedrà schierati accanto a Fresu anche il trombettista americano Steven Bernstein, una delle personalità più prolifiche della scena downtown, il trombonista Gianluca Petrella, tra i più dotati del panorama italiano, e Marcus Rojas, newyorchese virtuoso della tuba. Leader e autentica vedette della formazione è senz’altro Paolo Fresu, jazzista e trombettista di fama internazionale, fondatore del Festival “Time in Jazz” che si tiene da venticinque anni in Sardegna, a Berchidda, suo paese natale. Paolo Fresu ha al suo attivo più di 300 dischi, incisi con formazioni diverse, e 2500 concerti in tutto il mondo. La critica lo ha più volte paragonato a due leggende come Miles Davis e Chet Baker. Le formazioni storiche di Paolo Fresu sono il Paolo Fresu Quintet, l’Angel Quartet e il Devil Quartet, con il quale ha inciso il recentissimo disco Desertico, pubblicato qualche settimana fa. Innumerevoli le sue collaborazioni con altri importantissimi nomi del jazz internazionale come Ralph Towner, Richard Galliano, Trilok Gurtu, Carla Bley, Uri Caine. Nella sua ultratrentennale carriera, ha ricevuto moltissimi riconoscimenti, alcuni di particolare prestigio, come la nomination per il Latin Grammy Awards e il Django d’Or francese come miglior jazzista e miglior musicista internazionale per il cd Melos. Autore anche di musiche per il teatro e di colonne sonore per il cinema, ha ricevuto il Nastro d’Argento per la colonna sonora del film L’isola. Nel 2011, in occasione del suo cinquantesimo compleanno e dei suoi trent’anni di carriera, il trombettista sardo ha realizzato un lungo tour-evento dal titolo “Cinquant’anni suonati” che in 50 giorni, con formazioni diverse, lo ha portato in altrettante località della sua Sardegna, esibendosi accanto a tutti i musicisti che aveva incontra-
Il 22 marzo evento musicale molto atteso, per la sezione “Celebrity” della stagione del Teatro di tradizione cosentino, curata da Isabel Russinova
to in passato. Un tour di cinquanta date di fila, senza un giorno di pausa, partito proprio da Berchidda, con il concerto di quella banda musicale del paese nella quale Paolo Fresu entrò all’età di 11 anni e dalla quale partì la sua meravigliosa avventura musicale, e conclusosi al Teatro Lirico di Cagliari con un concerto nel quale Fresu si è esibito da solo. Come accade tutti gli anni per il suo festival “Time in Jazz”, anche durante il tour dei suoi cinquant’anni Fresu si è esibito in luoghi non convenzionali, come siti nuragici, chiese o basiliche sperdute, parchi eolici, nei boschi, dove gli spettatori si recano spesso a piedi compiendo percorsi non proprio agevoli. Una sfida che val la pena ogni volta affrontare, tanto le proposte musicali di Paolo Fresu risultano cariche di suggestioni e di significati profondi, mai scontati, e dove il rito della fruizione collettiva della musica è amplificato fino alla massima espressione. La storia del concerto del 22 marzo al “Rendano” di Cosenza è presto scritta: Fresu invita a suonare i “Sex Mob” di Steven Bernstein a Berchidda per il suo festival “Time in jazz” e si innamora di quel suono e di quell’atmosfera. Petrella invita Fresu a suonare nella sua “Cosmic Band” e si diverte da morire. Bernstein conosce Petrella e comincia a dire in giro per il mondo che esiste un vero e proprio genio del trombone. I tre si incontrano per puro caso a Bolzano dove suonano in tre formazioni diverse in quel festival. E’ lì che matura l’idea di dar vita a qualcosa che può essere “esplosivo” anche senza l’ausilio della ritmica tradizionale : un progetto “tutti fiati”. Le ultime perplessità legate all’assenza di un suono basso contribuisce a fugarle Steven Bernstein che ha un asso nella manica: Marcus Rojas, considerato il miglior suonatore di tuba al mondo. E’ fatta. Così è nata la formazione dei “Brass bang”, una piccolagrande band di fiati con grandi solisti tra poesia, humour, ritmi travolgenti e divertimento! Assicurato quello che si preannuncia per gli spettatori che seguiranno il concerto del “Rendano”. Biglietti in vendita sia al botteghino del teatro che all’Agenzia Inprimafila di viale degli Alimena.
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sabato 16 marzo 2013
Il racconto Giunti da novanta chilometri di distanza, avevano deciso di partecipare alla raccolta a qualunque costo Non avrebbero badato al freddo, all’umidità, alla pioggia...
Carmela sotto gli ulivi di Giuseppe Aprile
Pioveva e non pioveva. Non si capiva se si potesse partire quella mattina che tutti, in famiglia, avevano previsto come giornata per la raccolta delle olive. Le prime ore del mattino avevano impegnato per capire come si sarebbe stati in campagna. Per capire se la pioggia sarebbe stata continua o a tratti. Se, sia pure sospendendo in fasi in cui sarebbe caduta più fortemente, si sarebbero ricavate ore per raccogliere le olive che cominciavano a marcire sulle piante oppure se fosse stato meglio non partire per niente e ritardare di un giorno, ancora, la oramai pur tardiva decisione di abbatterli con la pertica a motore, raccoglierle e togliersi il pensiero che, si sa ogni anno, impegna tutta la famiglia con quella benedetta raccolta delle olive quando il freddo gela le mani e la pioggia rende fredde le mattinate, sotto gli ulivi, carichi e bisognevoli di essere liberati dal frutto anche per favorire la fioritura per l’anno dopo. Mico e Carmela erano giunti dalla loro città, distante novanta chilometri, la sera prima. Avevano deciso di partecipare alla raccolta delle olive a qualunque costo. Non avrebbero badato al freddo, all’umidità, alla pioggia. La decisione di dedicarsi ad una giornata di raccolta, come una volta, come quando andavano con i loro genitori in campagna, era stata irrevocabile. Avevano stabilito di partire, andare in campagna, sfidare il temporale con quel cielo nuvoloso che minacciava di mandare acqua a catinelle, sulla loro testa. L’indecisione solitamente non era il loro forte, ma quella mattina non aveva avuto per niente nemmeno un secondo di vita. E così, presi un paio di stivali vecchi, e di chissà quanto tempo non più usati, incitati tutti a partire, avevano avviato tutta la comitiva verso la vicina fiumara sul cui lembo si estendeva il grande uliveto che, dalle antichità degli avi, era stato il luogo del lavoro e del sostentamento di tutte le famiglie che dall’olio di oliva solevano ricavare anche quel tanto che, una volta venduto, procurava un pò di denaro per affrontare le mercanzie dei venditori che arrivavano dalla marina, soprattutto pescivendoli, venditori di stoffe, di scarpe e di minutaglie varie. Mico non dimenticava mai i volti di alcuni rivenditori della sua fanciullezza. Quello che vendeva filo perlè usato per ricamo dalle ragazze, aghi, pettini, coltelli, rasoi, sapone da barba, matasse di filo colorato, filo di lana a rotoli. «Vuoi venire o no!» gridò d’un tratto Maria, pensando che Carmela avesse qualche indecisione di troppo. Non aveva capito nulla della voglia di lavoro che invece invadeva sia Carmela, sia Mico. E partirono anche se la pioggia cominciava a farsi sentire, sia pure gradualmente. «Succede sempre così quando si deve andare per raccogliere le ulive» sbottò Luigi. «La gente pensa che andare per le olive sia come andare a mare in estate. Sembra non sappia che ogni cosa ha il suo tempo. Magari quando si va a mare qualcuno teme l’eccesso di caldo e, magari qualche poco di cirri nel cielo, dietro cui si sarebbe potuto nascondere il sole, diventerebbero la speranza dei tanti. In base a quello che produce la campagna, legati ai frutti ed al lavoro della terra, siamo abituati a dover vedere sole, vento, pioggia, tuoni, fulmini, temporali, anche inizi di alluvioni. Ma le necessità del momento devono consigliare tutti a non tenere conto che il tempo lo possiamo comandare noi. Sempre ci si trova di fronte a comportamenti della natura che impongono decisione e determinazione. Del resto non per niente c’è il detto che recita “Chi si ferma è perduto!”. Via, andiamo e quello che verrà, verrà. Poco o assai raccoglieremo. Non torneremo sicuramente con molti sacchi vuoti. Se aspettiamo che la giornata si presenti sempre assicurando serenità e buon tempo, le ulive hanno voglia a stare sugli alberi! Nessuno le raccoglierebbe e i frutti resterebbero sull’albero da un anno all’altro. Invece vanno raccolte in tempi giusti e così producono di più e meglio.
La decisione di dedicarsi a una giornata di raccolta, come una volta, come quando andavano con i loro genitori in campagna, era stata irrevocabile. Avevano stabilito di partire, andare in campagna, sfidare il temporale con quel cielo nuvoloso che minacciava di mandare acqua a catinelle sulla loro testa
Quando le olive si raccolgono in tempi giusti, l’albero respira meglio. Diventa più regolare il tempo che deve passare tra la cessazione di una annata e la fioritura per l’altro. E quando l’albero può fiorire meglio, perché i suoi rami vengono liberati in tempo, la fioritura è migliore, il frutto spunta più sano, produce più olio, è più grosso, e per tanti motivi preferibile. Gli antichi contadini queste cose le sapevano e succedeva che ogni volta che stabilivano le giornate di raccolta, il loro pensiero li accompagnava alla necessità di operare. Ovviamente non partivano come pazzi sotto il temporale impossibile, ma soprattutto avvertivano la necessità che il tempo di raccolta non venisse allungato di troppo perché la pianta, quando la raccolta viene ritardata, soffre abbastanza. Anche le piante hanno la loro vita, sono come noi». E Mico, apprezzando il dire di Luigi, aggiungeva:«È vero, se noi, quando ci dobbiamo tagliare i capelli, non andiamo dal barbiere, li teniamo e diventano zazzera. Noi siamo brutti, sulla testa prosperano i pidocchi e la sporcizia indurisce. Come noi dobbiamo tenere conto della crescita dei capelli, così le piante hanno bisogno di liberarsi delle olive e prepararsi alla prossima stagione!». Anche le piante hanno bisogno del barbiere periodicamente. Ed il loro barbiere siamo noi, è il contadino con la sua scure, la sua pertica, la zappa per pulire la terra, togliere ogni tipo di erba che allignerebbe fino a far diventare il terreno selvatico e capace di coprire le olive e farle marcire all’atto della raccolta. Si parlava, mentre tutti gli altri, Maria su tutti, si affrettavano alle ultime operazioni per la partenza. Anzi Maria, ad un certo punto disse: «C’è un tempo per ogni cosa, e c’è la tolleranza pure per ogni cosa. Nulla dev’essere rigido né come tempo né come altro! Per questo si parla del tempo della raccolta delle olive e non si identifica il periodo rigidamente con calendario e orologio alle mani. Si sa che le giornate utili per raccogliere le olive si devono ricavare in un lungo periodo in cui è autunno o inverno. E ci sono giorni buoni e utili per la raccolta, ma anche quelli proibitivi quando non si può nemmeno uscire di casa». Interviene Andrea che solitamente fa il saggio della comitiva: «Ma giorno più, giorno meno, i nostri antichi sapevano che si poteva scegliere tra una giornata e l’altra, però sapevano pure che il primo pensiero di tutti doveva essere la vita degli ulivi e la raccolta inevitabile, pena la perdita dell’annata successiva perché se non si raccoglie
sabato 16 marzo 2013
Il racconto
ti sono in possesso. Una volta i frutti più golosi li avevano solo i grandi proprietari. Noi ragazzi ponevamo a mente a quanti agrumeti c’erano nel paese di nostra origine. Sapevamo dove si sarebbero potuti trovare determinati frutti. Giocavamo a ricordare dove e quanti fossero, a chi sapeva e indovinava di più. La terra era da noi conosciuta per ogni suo palmo. E tutti si arrogavano a cibarsi di quei frutti. Erano pochi i proprietari ed essi stessi giganteggiavano per la parsimonia che esprimevano non curandosi di chi mangiava loro prodotti. Mettevano in conto la cosa come se fosse magnanimità nel senso che i bisognosi era giusto che si sfamassero dovunque. C’era anche un rapporto naturale tra contadini, poveri o non, i proprietari e coloro che pur possedevano bei pezzi di orto o di terra di alberi ad alto e grosso fusto. Ora nessuno cura più la campagna con sistematicità ed intensità. I mercati portano al paese tutto quanto serve, nessuno fa la fame, nessuno brama il mangiare. Come si dice? la gente non lo richiede più. Tutti hanno tutto. «Chi volete che venga a rubare in campagna più?» si dice comunemente. «Si chiude un territorio per gli animali e basta. Nessuno tocca più niente! La gente non ha fame, quello che una volta costava sacrificio e sudore, oggi si ha con quattro soldi. Basta la pensione» si dice ad ogni angolo di via, dove si apre in qualche maniera un discorso più per conversare e passare il tempo dicendo dell’oggi e di una volta, che per affrontare per davvero il tema dei bisogni della gente. Si fa coltivazione più per avere il prodotto genuino della terra, che per altro.
in tempo utile un anno, ne va di mezzo l’altro; l’annata successiva. L’ulivo non fiorisce se lasci sopra le olive e non le butti in tempo utile per la raccolta! A parte che una certa quantità appena matura cade da sola o la fa cadere il vento. Ma la caduta per natura dovuta a eccessiva maturazione o al vento, comporta che la pianta soffre per mesi in più e si squilibra il rapporto tra i tempi naturali che devono servire per i vari tipi di intervento e di cura che si devono fare anche per grandi alberi come l’ulivo: fioritura, potatura e tenuta in pulizia della terra nell’uliveto; il rampare. Non solo l’orto ha bisogno del contadino in continuazione, anche l’uliveto che se non è curato a dovere, olio non ne produce». Era da aspettarsela la lungaggine dei discorsi quando si prepara una comitiva tra famigliari ed amici che si vedono ogni tanto e magari con dominio quasi totale più che dell’idea del lavoro che li aspetta, quella della conversazione e dello scambiarsi cose tra loro e gioire della ritrovata occasione per vedersi, parlare, stare assieme. Ma alla campagna, vicino al fiume, si è arrivati infine. È trascorsa un’ora circa da quando si sarebbe dovuto partire, ma l’ora trascorsa è stata di fatti inevitabili. Quando non si vedono famigliari ed amici per tanto tempo, appena si rivedono diventa piacevole ed utile scambiarsi quattro parole e ricordarsi, nel discutere, delle lezioni della propria vita su fatti quotidiani e su ricordi di famiglia. Parlando e rimembrando, il tempo passa e non se ne avvedono. La campagna era una grande meraviglia. Un reticolato avvolgeva l’immenso uliveto dove si entrava per un cancello di difficile apertura. Stava lì e solo raramente qualcuno andava ad aprirlo ogni tanto. Il catenaccio che lo assicurava per la chiusura, si arrugginiva sempre. Era talmente abituale, la cosa, che il sempre presente saggio della compagnia, quello che provvedeva ai particolari di quanto serviva per procedere nel preparare il lavoro di giornata, si portava riservatamente un po’ di olio o di benzina che spandeva sulla ruggine e liberava maggiorante la chiusura, altrimenti resistente alla chiave che tentava di girare ed far scattare il gancio di apertura. In verità, forse, se non fosse per le pecore e le mucche che ci entrano e recano danni alle colture, lo stesso reticolato non avrebbe bisogno di esserci. Oramai rubare non ruba più nessuno. La gente è quasi scomparsa dalla campagna e ci va solo per le grandi colture quali l’olivo, l’uva, le arance, e qualche frutto di cui tan-
Via, andiamo e quello che verrà, verrà. Non torneremo sicuramente con molti sacchi vuoti. Se aspettiamo che la giornata si presenti sempre assicurando serenità e buon tempo, le ulive hanno voglia a stare sugli alberi!
E’ un altro mondo quello in cui si vive oggi! Carmela non aveva fatto i conti con la condizione degli stivali stravecchi che aveva avuto, se li mise e scappò via, verso gli alberi, come una ragazzina arrivata nel mondo fiabesco per divertirsi, correre, darsi da fare piacevolmente, librarsi in un mondo da favola, dimentica dei pensieri di vita quotidiana, nella grande città dov’era andata a farsi la famiglia e vivere. Non ha aspettato nemmeno che tutti si preparassero a cominciare la raccolta. Dovevano mettersi le scarpe adeguate o gli stivali, preparare le ceste, i panieri , definire il luogo dover predisporre le grandi casse dentro cui, di volta in volta, man mano che si riempivano, venivano portate e svuotate le ceste piene. Non basta arrivare e cominciare a raccogliere. La comitiva ha un bel lavoro da fare prima che tutti siano in condizioni giuste per partecipare attivamente alla raccolta. Ma Carmela sembrava Haidi, un personaggio di una fiaba trasmessa dalla televisione e che aveva affascinato tutta la gioventù dei paesi; un personaggio stupendo, una ragazzina che saliva correndo per le colline, sui monti, dietro ad una capretta, verso la casa della nonna, sempre ridendo a gioendo alla visione ed alla vita naturale della terra, della propria nonna che la accoglieva sempre con amore indicibile e felicità immensa. Dove l’alba ed un tramonto erano ragione assoluta di contentezza e di sorriso pieno. Assomigliava a quella bambina della televisione. La raccolta, la compagnia erano solamente la cornice del suo meraviglioso gioire. L’acqua non veniva più nemmeno pensata e sembra che la giornata fosse volta ad uno splendido sole e tutti fossero sotto un cielo azzurro che non solo aveva allontanato ogni rischio di pioggia, ma sembrava che avesse rivolto il tutto nello splendore di una delle giornate più belle dell’intero anno. Che tepore e che gioia nell’armonia tra voglia di lavorare e splendore del sole, scampato oramai il pericolo di maltempo! E tutti erano contenti di Carmela. Sua sorella Tina dimostrava il massimo di contentezza nel vederla così gioiosa. E disse: «Per la gioia di mia sorella, non mi interessano le olive oggi. Ci sono o non ci sono, ci sono molte o poche, ha poca importanza. Ora mi interessa solo godere mia sorella che si vede all’apice della sua felicità! Mi sta facendo rivivere i tempi indimenticabili di quanto vivevano i nostri genitori e venivamo con loro, avvolti nel calore del loro affetto e delle loro premure. Mia sorella sembra calata dalle loro affettuose braccia e messa in mezzo all’erba, lì, a correre e divertirsi. Potrebbe tutto il lavoro essere sempre così, un misto tra la gioia di farlo e la fatica di produrre!». Tina aveva ora grande piacere e soddisfazione per avere proprio lei ideato e organizzato questa giornata che sicuramente si sarebbe un giorno rivelata indimenticabile. Tra i migliori ricordi del proprio tempo. A Luigi che le sottolineava la bellezza del giornata fino al punto che le olive non avrebbero avuto ancora grande importanza per quel giorno, Tina rispose: «Andiamo, andiamo a lavorare perché la gioia è bella, ma non si vive solo di gioia e di felicità, si vive anche di averi e di olive!». continua...
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sabato 16 marzo 2013
Dibattito pubblico in tempo reale Nasce il nuovo blog Rubbettino editore
Il Fattore Erre della cultura Si chiama Fattore Erre e sarà raggiungibile o attraverso l’home page del sito Rubbettino (www.rubbettinoeditore.it) oppure direttamente mediante l’url www.fattoreerre.it, il nuovo blog creato da Rubbettino editore per dare spazio ad autori e opinionisti vicini alla casa editrice. Un modo per intervenire all’interno del dibattito pubblico in tempo reale. D’altronde, come osserva Florindo Rubbettino nella pagina di presentazione del blog i tempi dei libri non sono più (o lo sono solo in parte) i tempi delle vicende del mondo. La realtà è diventata sempre più veloce e l’informazione viene consumata (e accantonata) ormai nel giro di qualche ora o al massimo di qualche giorno. Il mondo è diventato veramente più piccolo e coeso e la pubblicazione di unlibro ha tempi che spesso non riescono a inseguire la realtà ma rappresenta certamente lo strumento migliore per approfondirne la conoscenza. Pur tuttavia un libro non può essere considerato una sorta di hortus conclusus, il cui orizzonte si esaurisce con la pagina del finito di stampare. Fattore erre diventa così uno strumento per coniugare i tempi lunghi del libro con quelli veloci della cronaca e della realtà nel rispetto continuo di quella libertà di opinione e di parola che è da sempre un baluardo della casa editrice. A dare voce al blog una squadra di autori Rubbettino che sarà presto in rapida crescita: Flavio Felice, economista, docente universitario e autore per Rubbettino di numerosi volumi. Dirige la collana Novae Terrae Davide Giacalone, giornalista e voce nota di RTL 102.5, autore, tra le altre cose, del pamphlet Terza repubblica Angela Iantosca, giornalista, esperta di fenomeni mafiosi, autrice del volume di prossima uscita Onora la madre Armando Matteo, teologo, autore del best seller La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede Andrea Minuz, docente universitario ed esperto di cultura visuale autore del noto volume su Fellini politico Viaggio al termine dell’Italia Robert Royal, editorialista e collaboratore di numerose testate americane (dal Washington Post al Wall Street Journal) è autore del celebre libro Il Dio che non ha fallito. Ha seguito da Roma il Conclave inviando ogni giorno una breve cronaca-riflessione Luigi Tivelli, già consigliere parlamentare, editorialista. Ha pubblicato di recente per Rubbettino L’Italia dimenticata Christian Uva, docente universitario, direttore della collana Cinema di Rubbettino e autore di saggi sul mondo del cinema e degli audiovisivi.
Raggiungibile attraverso l’home page del sito Rubbettino www.rubbettinoeditore.it oppure direttamente mediante l’url www.fattoreerre.it
Seminario a Cosenza
Il mondo dei fondi In Italia, il panorama delle realtà interessate al fundraising è davvero vasto: dalle onlus alle associazioni culturali, dalle associazioni di promozione sociale alle cooperative sociali, dalle fondazioni private agli enti ecclesiastici, dagli ospedali alle università, dai comuni alle comunità montane e marine. Il seminario intende fornire alle organizzazioni calabresi una panoramica dei princìpi e delle tecniche che servono per raccogliere fondi. Partecipanti amministratori e dirigenti di: P.A., Comunità montane, Asl, aziende ospedaliere, musei, enti Parco, istituti scolastici, biblioteche, Pro loco, organizzazioni di volontariato e onlus, cooperative sociali, parrocchie, gruppi sportivi dilettantistici. Quando: 20 marzo 2013, dalle ore 15 alle ore 17.00 presso salone degli Stemmi, palazzo della Provincia di Cs, piazza 15 marzo; Costo: la partecipazione è gratuita previo invio scheda di iscrizione. I posti disponibili sono limitati. Programma - Il terzo settore in Italia - analisi dati delle ultime ricerche sulle donazioni di fondi - il fundraising - i princìpi della raccolta di fondi - gli strumenti e le tecniche del fundraising - i mercati del fundraising: persone, imprese, enti pubblici - differenze tra sponsorizzazione, donazione, protocollo e partnership - l’uso di internet nella raccolta fondi: esempi pratici - le risorse umane: selezionare i volontari e gestire i volontari - la motivazione - il manager solidale: saper dirigere un gruppo di volontari relatore: Raffaele Picilli amministratore dell’agenzia di consulenza Raise the Wind. Consulente in fundraising per organizzazioni Non Profit ed enti pubblici. È l’ideatore del blog tematico www.beafundraiser.it. È stato autore di alcune pubblicazioni sul fundraising e sulle tecniche di direct mail e di ricerche comparative sul fundraising e people raising, tra cui: “fundraising e people raising per la politica” Italia/Usa/U.K. 2010 e “fundraising e people raising per la sanità” Italia/Usa/U.K. 2011. È docente in tecniche di fundraising presso enti pubblici, privati e università. Dall’anno 2001 ha formato oltre 9000 operatori appartenenti al terzo settore. Dal 2001 è socio di Assif Associazione italiana fundraiser professionisti e attualmente ne è il vice presidente. Dal 2010 è presidente del centro studi sul Non Profit. c.da Macchialonga,n.21 - Rende (CS) - Info cell: 328/1096591 - 329/6176146 e.mail: brunellastancato@alice.it C.F.: 98063190783.
sabato 16 marzo 2013
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A volte diventa ossessione La forza che tutto può muovere farà parlare di sé il 20 marzo al teatro Rendano di Cosenza
I tanti volti dell’amore nelli di Federica Monta
L’amore, la forza che tutto può muovere, sarà al centro dell’incontro che il prossimo 20 marzo si terrà al ridotto del Teatro “A. Rendano” di Cosenza alle ore 18:00. L’evento, dal titolo “I volti dell’amore”, patrocinato dall’amministrazione comunale di Cosenza, analizzerà vari tratti psicologici e biologici del più potente dei sentimenti, con particolare attenzione ai meccanismi che regolano la gelosia e le implicite conseguenze che in alcuni casi possono portare allo Stalking: una pratica che solo da qualche anno ha un nome ed è perseguibile dalla legge. A introdurre e moderare la discussione sarà l’assessore alla Comunicazione del Comune di Cosenza, Rosaria Succurro, che con orgoglio spiega le ragioni dell’incontro e ci parla dei suoi protagonisti: «I volti dell’amore - spiega - vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sulle motivazioni psicobiologiche che portano gli uomini e le donne a diventare stalker, ovvero a ossessionare i rispettivi ex partner. Un fenomeno molto cresciuto in Italia negli ultimi anni, probabilmente perché quanto già fatto dalle istituzioni, anche in termini di leggi, ha spinto parte della cittadinanza a denunciare questo tipo di situazioni. Come Comune di Cosenza - prosegue - riteniamo sia indispensabile non abbassare però la guardia nei confronti di questa piaga, e diffondere informazioni utili a prevenire gli effetti più drammatici dello stalking riconoscendone, per tempo, i sintomi. In quest’ottica abbiamo pensato a due esperti del settore, che con dati alla mano e certezze scientifiche potranno spiegare al meglio il senso dei loro studi alla cittadinanza. Perché sconfiggere lo stalking, che è una pratica che non riguarda, come erroneamente si crede, solo gli uomini ma anche le donne è un obbiettivo che bisogna assolutamente centrare in un Paese democratico. Spesso, però, c’è una sorta di imbarazzo nel denunciare le moleste perpetrate dal gentil sesso; questo ne riduce fortemente i dati quando si parla di donne stalker». Ma chi farà compagnia all’assessore al ridotto del teatro cosentino per eccellenza? «A intervenire saranno Mario Campanella e Donatella Marazziti. Il primo - spiega Rosaria Succurro - è un giornalista e scrittore da sempre impegnato nel campo degli abusi. Campanella è anche il presidente della onlus Peter Pan, particolarmente attenta nei confronti dei minori che subiscono abusi. L’associazione, tra l’altro, si è anche fatta portavoce di una proposta di legge che mira a istituire misure di prevenzione e assistenza verso le piccole vittime. La seconda è un’importante docente di Psichiatria all’Università degli Studi di Pisa, neuroscienziata di fama mondiale ed autrice di oltre 350 pubblicazioni, tra le quali alcuni bestseller e 7 monogra-
Analizzare i sentimenti, la gelosia e le conseguenze che possono portare allo stalking A introdurre e moderare, l’assessore alla Comunicazione del Comune di Cosenza Succurro
La neuropsichiatra Donatella Marazziti Più a sinistra l’assessore Rosaria Succurro
fie su temi psichiatrici, in particolare sugli aspetti biologici dei disturbi dell’umore, d’ansia e dell’innamoramento. La professoressa Marazziti - aggiunge - ha da poco ultimato una ricerca, che ha avuto echi in tutto il mondo, sui meccanismi neurobiologici che stanno alla base della gelosia, e di conseguenza di quelle cause che determinano lo stalking. I volti dell’amore sarà quindi un momento dedicato a queste tematiche ma anche ai lati più leggeri e freschi dell’amore e delle sue conseguenze. Un momento - conclude l’assessore - che speriamo possa attrarre per il suo interesse tanti dei nostri cittadini».
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sabato 16 marzo 2013
Amore in versi Presentazione a Roma della raccolta poetica della cosentina Lucia De Cicco
Da sinistra: Giuseppe Lorin, padre Varghese, Lucia De CIcco e Michela Zanarella Sotto, Lucia De Cicco con i frati e al centro Padre Serrao
Canto di spiritualità carmelitana Si è tenuto in questo mese presso il San Giovanni della Croce, collegio internazionale della Pontificia facoltà teologica Teresianum a Roma, la presentazione della raccolta poetica, edita Aletti, Canto d’Amore, di Lucia De Cicco, pubblicista cosentina. A presentare la raccolta, la poetessa e giornalista, Michela Zanarella e l’attore e giornalista Giuseppe Lorin. Michela Zanarella, che è una giovanissima e brillante poetessa padovana, è spesso a contatto con il mondo poetico cosentino, lei stessa è stata nella città per presentare una sua raccolta poetica “Meditazioni al femminile” ed ha curato la prefazione del testo “Canto d’amore” della De Cicco. Giuseppe Lorin è un affermato attore di teatro, nato a Roma, laureato in psicologia e diplomato all’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico”, anche sceneggiatore e regista. Nella presentazione in finale ha declamato il Cantico delle creature di San Francesco D’Assisi. Erano presenti il preside della facoltà padre Joseph Varghese e padre Serrao che si è occupato di organizzare l’incontro con i frati carmelitani del Collegio. Le musiche sono state donate del compositore Gioda Grafella, che ormai da molti anni compone per passione usando strumentazione digitale, sovrapposta alle note della chitarra, l’immagine di copertina era un disegno su carta del pittore conosciuto con lo pseudonimo di Gaber Fugentis, romano non più da qualche tempo residente nella città, ma che ha voluto essere presente idealmente donando alla sua amica di vecchia data, la De Cicco appunto, una sua opera dal titolo La cerbiatta. Una relazione ricca di spunti interessanti quella del preside dell’Istituto Teresianum. «Nel poema la fede è importante, dice (afferma Padre Varghese, attraversando un cammino che è scandito in circolare richiamo): Chi di amore è innamorato se si ammala non guarisce. Il risultato è ov-
A presentare la raccolta la poetessa e giornalista Michela Zanarella e l’attore e giornalista Giuseppe Lorin
vio, la nostalgia. Quindi, in Passi nei versi “Dove sarai amico mio, per quali sentieri, segnerai i tuoi sandali”. La nostalgia porta alla ricerca, alla strada, che sono nella poesia Bambina, nei versi “Strade che non conoscono la felicità”. L’infelicità di questo cammino si vede in un nemico ammirabile che, dice nei versi, “Cammina nelle dune del deserto a dorso di un cammello”. Dopo questo cammino instancabile, uno arriva come vediamo in Emmanuel, nei versi “Nella Trinità infinita”, dell’incontro d’amore, che è lo Spirito e la relazione. Fatti che sottolineano la affinità dell’autrice con la spiritualità carmelitana». La giornalista Michela Zanarella ha posto una serie di domande alla De Cicco, in una conversazione, che ha spaziato dalla vita del quotidiano ai sentimenti verso la chiesa cattolica, e del perché proprio della scelta di questa spiritualità, mentre Giuseppe Lorin ha così inteso relazionare: «la poesia dell’autrice è sollecitata dallo scrivere nel contesto quotidiano, affetti, riflessioni, ricordi e proiettata nel III millennio... un canto questo che evoca la leggendaria Fenice, dalle ceneri risorgono e si rinnovano i sentimenti, dopo che quelli vecchi hanno attraversato le tenebre e si sono purificati» ha concluso l’autrice ringraziando i presenti e quanti in questi anni hanno accompagnato il suo libro dedicato a due figure di sacerdote importanti, don Enzo Gabrieli e don Enrico Trombino, alla famiglia Carmelitana tutta e in quella sede, in particolare ai frati Mark, Dasu, Tijo, Carmelo, Gerardo, Justin, Shon e Edwin Antonio e tutti i Padri, che negli anni hanno accompagnato i frati del San Giovanni della Croce a contatto con la comunità di Cerisano, dove l’autrice risiede. Non dimenticando il dono di avere ricevuto come lei stessa ha affermato la presenza di una beata Cosentina, Elena Aiello e nelle figure delle sue novizie e di Suor Silvia Liguori.
sabato 16 marzo 2013
Giornata mondiale della poesia Il 21 marzo dedicato ai versi in tutto il mondo
Rispolverare le opere poco note L’Unesco nel 1999 ha istituito il 21 marzo come Giornata mondiale della poesia riconoscendo all’espressione poetica un ruolo privilegiato della promozione del dialogo interculturale, della comunicazione e della Pace. In questo contesto la direzione della Biblioteca comunale “Giuseppe Angelo Nociti” inserisce l’evento Piana di Sibari “Guarda il celeste fiore del lino...”, presentazione e letture critiche di “Poesie” di Raoul Maria de Angelis (1908 -1990). All’insegna della continuità, dell’esportabilità e della riscoperta di opere poco note dell’autore calabrese Raoul Maria De Angelis (autore caro al grande Arnoldo Mondadori che lo pubblicò per primo nel lontano 1936 riconoscendone subito le grandi doti di narratore e che di lui disse: «...uno dei pochi giovani di oggi degni di interesse, munito di cultura e di proprietà di lingua, scrittore onesto e sen-
Edizione 2013 dell’evento culturale
“Cittanova Radici” sbarca a Roma Il Premio “Cittanova Radici” sbarca a Roma. L’edizione 2013 dell’evento culturale imperniato su poesia dialettale calabrese e saggistica meridionale, si svolgerà nella Capitale, così come a suo tempo annunciato dal sindaco e dal presidente del Premio. L’impegno per il prestigioso appuntamento era stato condiviso, nel corso dell’ ultima edizione del “Radici” svoltasi a Cittanova il 24 Agosto 2012, dall’Onorevole Domenico Naccari, Consigliere di Roma Capitale, delegato ai rapporti con le Regioni, e insignito proprio in quella occasione di un riconoscimento. I promotori, in accordo con il “Gruppo amatoriale degli Amici del vernacolo”, hanno voluto perseguire uno scopo ben preciso, quello di incontrare, in forma ufficiale e concordata con le Autorità capitoline, i tanti cittanovesi che vivono ed operano a Roma sin dal lontano dopoguerra. Sono cittadini che hanno onorato la propria terra di origine attraverso l’impegno operoso e qualificato in tutti i settori della vita nella Capitale e che in alcuni casi hanno rappresentato e tuttora rappresentano , delle eccellenze assolute, degne di essere menzionate e gratificate. Il Presidente del Consiglio Comunale, Dottor Girolamo Giovinazzo, nel ruolo di Presidente del Premio Radici, sulla base degli impegni presi con Naccari ed in piena armonia collaborativa con lo stesso, ha avviato e curato i dovuti contatti con gli uffici del Sindaco di Roma Capitale nonché con un buon numero di compaesani che hanno profuso entusiasmo ed impegno. Completata, dunque, positivamente la fase esplorativa ed organizzativa di massima, il Presidente ha comunicato al Sindaco che l’evento si svolgerà il 22 Marzo ore 17,30 nella Sala del Carroccio in Campidoglio alla presenza delle Autorità politiche di Roma Capitale e che, come di prammatica, il programma sarà imperniato sulla poesia in vernacolo ma, soprattutto, incentrato sull’ incontro, un vero e proprio abbraccio, con i cittanovesi che vivono a Roma. Il Sindaco Alessandro Cannatà,a sua volta ed anche a nome della Amministrazione comunale, esprime tutta la sua soddisfazione per quanto si va a realizzare a Roma essendo, per altro, tangibile come, sulla base di un percorso culturale assai positivo, il Premio Cittanova Radici da evento localistico diventi ora “esportatore di cultura” in modo allargato. Soddisfazione, altresì, in quanto l’evento oltre ad assumere un alto significato sociale per la ufficialità dell’incontro ,continua il rapporto con Roma che , apertosi con il tragico caso della cittanovese Teresa Gullace , vittima dei nazisti nel Marzo del 1944 ed immortalata nel celebre film di Rossellini “Roma città aperta”, non si è mai interrotto dovendosi, piuttosto, ritenere privilegiato.
Per la occasione la direzione della Biblioteca comunale “Giuseppe Angelo Nociti” inserisce l’evento Piana di Sibari “Guarda il celeste fiore del lino...”
sibilissimo...») il prossimo 21 marzo Giornata mondiale della poesia 2013 sarà presentato al pubblico di estimatori, critici ed amici dell’autore “Poesie” (Ed. Porfiri per gli scrittori e gli artisti del Babuino 1952) la sua prima raccolta poetica. Parteciperanno all’evento in qualità di relatori: Maria Francesca Falvo, la responsabile della Biblioteca Domenica Milione, il direttore della Rivista Calabria Letteraria Franco Del Buono, il docente Dams Unical Carlo Fanelli. Parteciperà con l’invio di uno scritto inedito il poeta Dante Maffia: ...«R. M. de Angelis sconfigge … il luogo comune che vuole i narratori incapaci di comporre delle belle poesie (valga per tutti il caso Moravia) e dimostra di saper maneggiare i versi con una perizia di poeta che ha attraversato lunghe esperienze e ne ha saputo fare tesoro»... La Biblioteca con questo evento persegue due finalità: continuare a proporre al gran pubblico le opere mal note di autori calabresi ma di respiro internazionale proprio come Raoul Maria de Angelis (filone inaugurato con la riscoperta dei suoi Radiodrammi, dei suoi Testi Teatrali e di suoi Articoli giornalistici); far diffondere sempre più l’amore per la poesia tra i bambini invitandoli a “comporre poesie”. Infatti, nel corso della serata i bambini vincitori e menzionati speciali che avranno partecipato al primo concorso di Poesia per bambini 7-14 anni bandito dalla Biblioteca saranno premiati e reciteranno le proprie poesie. Il tema scelto per questo primo appuntamento è “Poesie per la pace...”. La serata organizzata dalla direzione della Biblioteca è patrocinata dal Comune di Spezzano Albanese in partenariato con Bcc Mediocrati e Simet Agenzia Viaggi sponsor delle attività della Biblioteca per l’anno 2013. I bambini, coordinati da. Rosetta Chefalo, saranno premiati dal Vicesindaco Carolina Luzzi con un “dono di libri” messi gentilmente a disposizione da Cepell (centro per il libro e la lettura) e Diel Energie. Buona poesia a tutti!
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sabato 16 marzo 2013
Occasione per non dimenticare Due gli appuntamenti cosentini: uno a Castiglione e l’altro a Radio Ciroma, che ha dato spazio a tante voci del mondo del volontariato
Otto marzo, festa o commemorazione?
Due appuntamenti hanno caratterizzato, tra gli altri, l’otto marzo cosentino. Uno, che si è tenuto a Castiglione Cosentino, Frantoio dei Saperi “S. Fumo” dal titolo “Con le donne... per le donne”; l’altro radiofonico, Radio Ciroma, rete sociale di Piazza Toscano ha dato spazio a tante voci del mondo del volontariato, impiegate a vario titolo nella società. «Noi l’otto marzo, afferma la presidente della Proloco di Castiglione Cosentino, Mariangela Sicilia, abbiamo deciso di essere con le donne, che vivono il dramma della violenza. Vogliamo offrire spunti di riflessione, che possano indirizzarci verso un percorso culturale ed educativo, fondato sul rispetto reciproco e basato sulla comprensione e la valorizzazione delle differenze di genere». Durante la serata è stato possibile acquistare la gardenia dell’Aism, per sostenere la ricerca e aiutare le donne, che sono tra le più colpite dalla Sclerosi multipla, malattia invalidante (ad occuparsene un membro del direttivo di Cosenza, la poetessa Maria De Luca, ella stessa affetta dalla terribile patologia).
I due appuntamenti: a Castiglione Cosentino (in alto) e a Radio Ciroma
L’otto marzo è la ricorrenza della memoria della donna ed è giornata di solidarietà, ecco perché della gardenia dell’Aism, una malattia, la sclerosi multipla, che colpisce principalmente le donne occidentali. A esporre sulla donna e la sua condizione, pro e contro, di un viaggio al maschile sono state, la presidente del Centro italiano femminile provinciale di Cosenza, Gisella Florio e con l’introduzione di Dora Lio, vicesindaco di Castiglione Cosentino e di Maria Angela Sicilia, presidente Proloco era presente l’assessore, Antonio Acri. La Giornata internazionale della donna (comunemente definita festa della donna) è ogni anno nella stessa data per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, e che oggi paiono, sempre, più a rischio e nelle discriminazioni e nelle violenze cui esse sono fatte oggetto, in molte parti del mondo e, soprattutto, all’interno della loro famiglia di appartenenza. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti, nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922.
«Abbiamo deciso di essere con le donne Vogliamo offrire spunti di riflessione che possano indirizzarci verso un percorso culturale ed educativo, fondato sul rispetto reciproco delle differenze di genere» afferma la presidente della Proloco di Castiglione Cosentino, Mariangela Sicilia
Sono state lette alcune poesie di poeti cosentini, che per la stessa ricorrenza hanno voluto essere simbolicamente presenti, anche se impegnati nelle loro attività artistiche, e che hanno toccato il tema del mobbing in seguito affrontato da un’altra dei relatori, giornalista e scrittrice, assieme alla donna nelle Sacre Scritture, e dalla stranezza di dovere festeggiare, perché per molti è così, una commemorazione. Era presente il poeta Giuseppe Salvatore, che ha riportato la sua poesia “Anna Maria è il mio nome” dedicata ad Anna Maria Scarfò, un caso di cronaca nostrana. In cui proprio lei, Anna Maria, all’età di tredici anni, ingannata da un amore adolescenziale, si ritrova a vivere una dimensione di abuso sessuale di gruppo. Esce allo scoperto per salvare la sua piccola sorellina dalla stessa sorte e ora vive in una situazione di custodia cautelare, tanti i processi e tanti i rinvii. “Io sono un passerotto rassegnato/sperduto in quest’angolo a morire/Le ali del mio corpo hanno spezzato/c’è solo il buio a tanto mio soffrire/La Malanova sono diventata/per l’ignoranza che resiste ancora/non più la vittima ma l’accusata/ che nello stupro ha perso l’onore” (Giuseppe Salvatore). L’altro appuntamento ha visto il toccare la donna e la sua dimensione sotto ogni profilo e per riflettere insieme con otto donne sul mondo femminile e tutte le sue connessioni. Otto donne, che attraverso la radio e quindi con parole e musica hanno voluto far riflettere sulla nostra società, sulla difficoltà di ridefinire i nostri ruoli di donna e ricordare la storia di questa giornata e, infine, per condividere insieme pensieri e momenti per la cura dell’anima. Gisella Florio, con una novella da lei stessa scritta, “Felicita”, in cui si affronta il tema della rinascita e del cambiamento; Francesca Filice, che ha fatto riflettere sul rapporto donna, salute e cibo; Anna Maria Di Rosa, che è intervenuta in una duplice veste: prima con un brano tratto da Lisistrata di Aristofane e l’altro di analisi del testo di Lucia De Cicco, Canto d’amore, edito Aletti, un testo letterario della stessa autrice, da poco pubblicato e, che dalla stessa psichiatra, Anna Maria Di Rosa è stato paragonato, nella sensazione, che esso conduce e che deriva dal testo a un celebre dipinto che si trova nella cappella Sistina; l’avvocato, Elvira Dodaro con il tema “Se la donna dice no”, una riflessione contro la violenza sessuale a tutto tondo e sui posti di lavoro. Infine Gabriella Dragani con Intermittenza: dal mondo femminile, ovvero, oltre l’Italia, le donne che fanno? Un programma ricco di interventi, quindi quello radiofonico durato due ore e che pone l’accento sull’attualità, ma che vuole combattere la violenza contro le donne costruendo relazioni e riaffermando diritti e valori, attraverso la cultura e la parola. È stato condotto dal giornalista, Francesco Plastina. con la splendida voce recitante, dell’attrice, Giulia Carmela Montalto. Il tutto è stato accompagnato dalla magistrale regia di Pierluigi Vattimo, “ciromista” doc.
sabato 16 marzo 2013
Soddisfazioni che rafforzano l’impegno Il premio della Fisc a “Parola di vita” ha la voce di don Bruno e la penna di Debora Ruffolo
Pagine di fede e giornalismo Debora Ruffolo
di Lucia De Cicco
Debora Ruffolo ha ventotto anni, giornalista, vive a Marano Principato, lavora per il settimanale d’informazione della diocesi di Cosenza-Bisignano Parola di vita e per l’emittente radiofonica Radio libera Bisignano. La sua esperienza nella redazione di Parola di vita è iniziata nel 2009. Una telefonata inaspettata del direttore ha trascinato Debora in questa bella realtà di giornalismo. Dopo aver lavorato all’interno della redazione di un quotidiano locale, la giovane giornalista decide di cimentarsi e misurarsi in una nuova veste di giornalismo, quello cattolico. Un banco di prova difficile che richiede non solo formazione, ma anche l’ancoraggio ai valori della famiglia, della vita e della libertà di credere, pensare, educare e comunicare. La giornalista di Parola di vita in questi giorni sta seguendo dalla Città del Vaticano tutte le fasi del Conclave in attesa dell’elezione di conoscere il nome del nuovo pontefice della Chiesa cattolica. Da giornalista ad inviata una bella esperienza quella di essersi resa protagonista di un premio inaspettato. A lei, donna calabrese e alla testata il conferimento del Premio giornalistico nazionale promosso dalla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) con il Servizio promozione sostegno economico alla Chiesa della Conferenza episcopale italiana (Cei). Che cosa ha provato nell’apprendere la notizia di questo Premio? E’ stata una vittoria inaspettata. Vivo con gioia questo momento insieme a tutta la redazione e le persone che in questi giorni hanno riempito le nostre caselle di posta elettronica, le bacheche di face book, di auguri e complimenti per testimoniarci il loro affetto e gratitudine. E’ una bella soddisfazione che rafforzerà l’impegno al servizio della chiesa e della Diocesi. Un ringraziamento al nostro direttore, don Enzo Gabrieli, che crede in tutti noi. Il Settimanale è una parrocchia di carta e i temi da esso affrontati sono sempre della buona notizia. Il suo pezzo riguarda un sacerdote e la sua Caritas in mezzo al popolo? Sì, infatti, questo premio rimarca l’impegno che il settimanale diocesano porta avanti per promuovere l’immagine degli interventi caritativi della chiesa in Italia, sostenuti ai fondi 8xmille e pone molta attenzione ai fondi destinati al sostentamento del clero per aiutare tanti sacerdoti nel loro diurno impegno a favore dei poveri e degli indigenti. Senza, ovviamente dimenticare le attività che la Chiesa italiana mette in campo per sostenere quella rete di solidarietà tanto utile e necessaria per le comunità locali. Ho scelto di raccontare la storia di don Bruno Di Domenico, tra l’altro mio parroco per nove anni, perché attraverso la rete di solidarietà e la mensa Caritas che ha avviato a Paola, una città periferica e in continua espansione, soprattutto dal punto di vista del flusso migratorio, perché offre a tante persone sole e bisognose un pasto caldo. Una bella realtà che supporta quelle sacche di povertà in continua crescita. Che cosa ci vuol fare notare il pezzo vincitore: “Don Bruno un sacerdote in cammino in mezzo a un popolo”? Di storie come quella di don Bruno sacerdote in mezzo ad un popolo, ce ne sono davvero tante. Sono numerosi i sacerdoti che nascostamente lavorano a servizio della Chiesa, degli ultimi, dei bisognosi. L’esperienza del parroco di Paola credo che sia stata scel-
«Vivo con gioia questo momento, insieme a tutta la redazione e le persone che in questi giorni hanno riempito le nostre caselle di posta elettronica» afferma la giornalista
ta tra le cento e ottantanove testate nazionali presentate, perché rispecchia una realtà di una delle tante comunità del Sud Italia che promuove i veri valori della condivisione e corresponsabilità, nell’opera della chiesa Cattolica. Quali sono le sue considerazioni verso quei sacerdoti che sono lasciati soli in questo duro recupero delle fasce più emarginate? Il sacerdote è una figura indispensabile nella vita di una persona, la sua presenza è importante in una comunità. Pertanto va sostenuto da tutta la comunità, in modo che possa dedicarsi totalmente all’annuncio del Vangelo e alle opere a favore dei fratelli, dal vicino di casa a quello più lontano. Ogni fedele, ogni famiglia e ogni parrocchia che contribuisce al sostegno dei sacerdoti non contribuisce solo alle necessità quotidiane del suo parroco, ma a quelle di tanti altri preti, parroci di comunità più piccole e meno fortunate del nostro Paese. Lontane geograficamente, ma in comunione fraterna le une con le altre. Sostenere i sacerdoti, dunque, significa far crescere la comunità. Ogni credente deve accompagnare, non solo con la preghiera, nella missione i sacerdoti dal più lontano a quello della propria parrocchia. Perché, come avveniva nelle comunità cristiane delle origini, i fedeli sostengano chi si fa pane spezzato per tutti. Il premio consta anche di un pellegrinaggio in Terra Santa in quali luoghi si recherà appena sarà lì e che sensazioni le procura arrivare nella terra dei Padri biblici? Già la scorsa estate ho avuto la possibilità di fare un pellegrinaggio nella terra di Gesù. È stata un’esperienza unica e molto significativa. Sono felice di tornarci questa volta non da semplice pellegrina, ma da giornalista, giacché al ritorno dovrò realizzare un reportage per raccontare le opere, che sono realizzate tra Betlemme e Gerusalemme con i fondi dell’8xmille. Per quanto riguarda le tappe e il programma non posso anticiparvi niente. Work in progress. Il settimanale diocesano da quasi sei anni di attività, con grande determinazione del suo direttore don Enzo Gabrieli, dà prova di resistenza nel mare dell’editoria che, lo sappiamo, è in forte crisi. Qual è il motore che vi tiene uniti e con il “timone” sempre saldo sulla rotta? Parola di vita è una comunità fresca e giovane ovviamente con un buon pastore. Credo che la nostra forza risieda nella volontà di portare avanti un progetto, di condividerlo, per il resto contribuiscono alla nostra crescita i lettori che ci seguono in ogni settimana. Il Signore fa la sua parte. Siamo ancorati al timone, perché ci cimentiamo nella ricerca della speranza e dei segni, che fanno tanto bene alla nostra Chiesa, di tante cose belle che ogni giorno accadono intorno a noi. E poi è d’obbligo ringraziare l’arcivescovo Salvatore Nunnari che ci sostiene e ci dà la possibilità di navigare la rotta per far crescere il settimanale, e con esso la giovane redazione che si è messa in gioco e che nel suo piccolo ha già vinto, nell’avventura della comunicazione. La premiazione avverrà nell’ambito del convegno “Nuova evangelizzazione e Sovvenire. Essere cristiani credibili”. Un tema importante, da affrontare alla luce anche degli eventi che stanno interessando la Chiesa oggi e che paiono aprire nuovi scenari? Il Convegno organizzato dalla Cei sarà l´occasione per trattare argomenti d’interesse attuale e strategico e per coordinare gli sforzi comuni nella promozione del sovvenire alle necessità della Chiesa. Dopo questo premio ci saranno cambiamenti nel settimanale e nella sua vita ? Parola di vita continuerà a fare informazione con professionalità. Il mio impegno dovrà essere doppio per il bene della nostra diocesi. Il settimanale, oltre ad essere un avamposto di missione è uno strumento di presenza sociale della chiesa nel territorio diocesano. Il nostro punto di forza è raccontare la vita e le storie della gente. Sono felice di essere parte attiva di Pdv, una realtà giovane, che porta avanti un impegno iniziato nel 1925. Il nostro vuole essere un tentativo di costruire comunione, raccontare una storia, essendo eredi di questa bella presenza, che c’è stata donata e nel Cosentino. Per quanto riguarda il mio percorso professionale mi auguro di continuare a svolgere con passione questo mestiere, difficile, e ancor meglio da svolgere da questo momento e con un riconoscimento come questo.
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