Voce ai giovani

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sabato 15 giugno 2013

Idee fresche fresche Concorso Regione-Consorzio “Patti chiari”, premiate le novità

I giovani e la crisi

L’ambasciatore presso Confindustria Cosenza

Scambi col Messico

Le idee dei giovani imprenditori per uscire dalla crisi. È questo il contenuto del concorso che è stato indetto dal consorzio “Patti Chiari”, d’intesa con la Regione Calabria e l’ufficio scolastico regionale e che fa seguito all’ampia azione di educazione finanziaria che si è svolta nell’anno scolastico scorso in tutta la Calabria. Uscire dalla crisi economica con idee imprenditoriali vincenti: con questo obiettivo gli studenti della provincia di Catanzaro hanno presentato i loro progetti di impresa presso la sede dell’Istituto “Pacioli” di Catanzaro Lido. Il primo premio è stato assegnato alla classe 5a F del Liceo “Cassiodoro-Fermi” di Catanzaro Lido con l’idea imprenditoriale “New plastic style” supportata durante l’anno scolastico dagli esperti di Ubi-Banca Carime. La “New plastic style” nasce dall’idea su come valorizzare ed incentivare le attività artigianali (ormai quasi dimenticate) nel territorio calabrese, proponendo la costituzione di un’azienda situata nella zona turistica di Le Castella in provincia di Crotone, che presenta come obiettivo principale quello di soddisfare le esigenze di un consumatore alla ricerca di nuove tendenze e contemporaneamente sensibile alla salvaguardia ambientale. Il progetto vuole realizzare tutto ciò che le precedenti generazioni usavano fare con la lana, il filo, la canapa, usando esclusivamente materiale plastico, adeguatamente trattato e ridotto a ‘filato’, utile alla produzione di nuovi capi per la realizzazione di un nuovo stile di vita per il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo delle potenzialità artigianali della Calabria.

Uscire dalla crisi economica con idee imprenditoriali vincenti: con questo obiettivo gli studenti della provincia di Catanzaro hanno presentato i loro progetti di impresa presso la sede dell’Istituto “Pacioli” di Catanzaro Lido

Nella sede di Confindustria Cosenza i vertici associativi hanno incontrato l’ambasciatore del Messico in Italia Miguel RuizCabanas Izquierdo. Si è trattato di un incontro volto a promuovere una maggiore conoscenza del Paese dell’America Latina e favorire opportunità di scambi e partnership commerciali e culturali con il territorio della provincia. In particolare sono state illustrate le occasioni offerte dal Messico in termini di mercato di sbocco per le aziende e di conoscenza di aree per nuovi investimenti, anche in considerazione del fatto che l’Italia è il terzo socio commerciale del Messico tra i Paesi dell’Unione europea, mentre il Messico è il secondo partner commerciale dell’Italia in America Latina. Nell’introdurre i lavori il presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca ha sottolineato che «il Messico investirà nei prossimi anni circa 10 miliardi di dollari in infrastrutture. Rappresenta, quindi, un mercato interessante non solo per le grandi imprese italiane, ma anche e soprattutto per quelle piccole e medie che possono creare forme di collaborazioni interessanti con le aziende locali. Il Messico è molto vicino culturalmente al sud Italia e il settore agroalimentare calabrese può trovare grandi risultati con l’esportazione delle proprie produzioni. Dal punto di vista fiscale il Messico è un’ottima destinazione visto che la tassazione è al 28%. Dall’incontro di oggi - ha concluso il presidente Mazzuca - vogliamo far partire una fase preparatoria per l’esportazione dei nostri prodotti e la delocalizzazione delle nostre imprese, grazie anche alla collaborazione con le istituzioni come la Provincia di Cosenza e con la Camera di Commercio». L’ambasciatore Miguel Ruiz-Cabanas Izquierdo ha informato gli imprenditori presenti all’incontro che il Messico sta crescendo velocemente ed è stimato fra i 10 paesi mondiali che crescerà di più nei prossimi anni. «Le imprese ed i cittadini italiani troveranno nel nostro paese un governo amico che li aiuterà. Le aziende messicane cercano validi partner con buoni progetti e buoni business plan. I settori di maggiore interesse sono quelli aerospaziale-elettronico-automobilistico, in maggior espansione quello della green economy. Inoltre c’è un grande investimento nel settore informatico». Il consigliere commerciale della Pro Mexico in Italia Oscar Javer Camachio Ortega ha completato l’analisi sul paese sud americano informando che in Messico hanno delocalizzato già 1425 aziende italiane e esistono tantissime possibilità d’investimento. «Il motivo principale è il trovarsi in mezzo fra il mercato centro-sud americano e il Nafta (North american free trade agreement), tra le aree commerciali più grande al mondo. Le aziende italiane che hanno delocalizzato in Messico non hanno chiuso la loro attività in Italia, bensì hanno spostato solo le lavorazioni più costose per poi finire in Italia la produzione. Fin dal momento dell’insediamento, il sistema messicano affianca alle imprese che delocalizzano un programma guida per tutto il percorso di vita». Tutti i presenti, a partire dal presidente della Camera di Commercio di Cosenza Giuseppe Gaglioti, hanno auspicato che dall’incontro possano nascere forme di collaborazione proficue.


sabato 15 giugno 2013

Un tesoro di città Riparte il servizio di accoglienza turistica offerto dall'amministrazione comunale per far apprezzare, attraverso i percorsi a bordo del bus scoperto, le eccellenze artistico- culturali

Alla scoperta di Cosenza Riparte per il terzo anno consecutivo l’attività di “ScopriCosenza”, il servizio di accoglienza turistica offerto dall’amministrazione comunale per far apprezzare, attraverso i percorsi a bordo del bus scoperto, le eccellenze artistico-culturali che la città è in grado di offrire, con la sua storia e le sue tradizioni. La sfida lanciata dall’amministrazione Occhiuto dall’inizio del mandato ha dato i suoi frutti se si considera l’incremento dei flussi turistici verso la città di Cosenza e l’apprezzamento che “ScopriCosenza” ha raccolto nei suoi primi due anni di attività. Per il battesimo ufficiale della nuova stagione estiva, l’assessorato al Turismo del Comune di Cosenza, in collaborazione con il Parco “Tommaso Campanella”, ha organizzato un educational tour che ha visto la presenza congiunta degli operatori dell’informazione e dei tour operator del territorio. Assente l’assessore Luciano Vigna, perché fuori città, sul bus di “ScopriCosenza” è salita, insieme ai giornalisti e ai tour operator, l’assessore alla Comunicazione Rosaria Succurro. A fare da traghettatore, il cantastorie William Gatto, responsabile del Parco “Tommaso Campanella” che ha guidato gli ospiti nell’itinerario teatrale “La città di Telesio”, vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, alla riscoperta di miti e leggende e dei segreti custoditi nel prezioso scrigno della Cosenza storica. «Cosenza - ha commentato durante l’educational tour l’assessore Rosaria Succurro - si conferma, per riprendere il claim della campagna promozionale dello scorso anno, un tesoro di città ed ogni qual volta la attraversiamo a bordo del bus scoperto la si trova sempre più bella e accattivante. La presenza, dei tour operator ci fa ben sperare per l’imminente stagione estiva nella quale dovremmo assistere ad una conferma e, auspicabilmente, anche ad un ulteriore incremento di turisti e visitatori, così come è accaduto lo scorso anno. Segno che si è lavorato bene, candidando Cosenza ad un ingresso vero e proprio nei circuiti importanti del turismo culturale, capaci di richiamare qui anche molti visitatori stranieri. Mettere il centro storico di Cosenza sotto i riflettori di un pubblico vasto e certamente esigente, come quello formato da turisti e visitatori, è quello che ci proponiamo di fare anche quest’anno, convinti che l’incremento dei flussi turistici possa comportare un effettivo rilancio anche dell’economia della città». L’educational tour ha assunto i toni e le caratteristiche del collaudato itinerario sentimentale cui ci ha abituati l’infaticabile cantastorie William Gatto, traghettatore degli ospiti che hanno preso posto sul bus di “ScopriCosenza”.

Il battesimo ufficiale della nuova stagione ha visto un educational tour con la presenza congiunta degli operatori della informazione e dei tour operator del territorio

Il viaggio è partito da piazza dei Bruzi e, dopo aver attraversato corso Telesio, ha conosciuto una prima sosta in piazza Duomo. William Gatto ha raccontato la storia della città con profusione di aneddoti, miti e leggende: da Enotrio e Paucezio, figli del Re Italo, da cui, pare, tutto ebbe inizio, ad Alarico, re dei Visigoti, che la leggenda vuole sia stato seppellito nel letto del fiume Busento nel 410 dopo Cristo. Nella narrazione di Gatto entrano la descrizione della Cattedrale, il racconto della sua consacrazione nel 1222 ad opera di Federico II, la donazione della stauroteca alla città, le nozze di Luigi III d’Angiò con Margherita di Savoia, la peste a Cosenza dalla quale la città viene salvata dalla Madonna del Pilerio. Poi, il tempo di riprendere fiato per una breve visita al temporary store “Le botteghe di Alarico” su Corso Telesio, la vecchia via degli orefici e ascoltare la responsabile elencare alcuni dei prodotti tipici del nostro territorio e descrivere alcuni gioielli realizzati al tombolo o i pizzi lavorati all’uncinetto. E il cantastorie riprende i fili del suo racconto, prima per ricordare, accanto all’omonima piazza, Aulo Giano Parrasio, fine umanista che insegnava eloquenza a Roma, cui venne intitolata l’Accademia cosentina, per dirigersi poi verso la casa dove visse nell’ultimo periodo della sua esistenza, dopo il ritorno da Padova, il filosofo Bernardino Telesio, che di lì a poco sarebbe stato eletto Sindaco del sedìle dei nobili di Cosenza ed al quale anche Tommaso Campanella avrebbe reso omaggio. La sosta nei luoghi abitati da Telesio è il preludio al coup de theatre riservato dal cantastorie agli ospiti. Dirigendosi a piedi proprio davanti alla statua di Telesio, in Piazza XV Marzo, per presentarlo ai visitatori ed indicare l’origine della sua pietra filosofale. Poi si risale sul bus per ammirare Cosenza da un’altra prospettiva, quella offerta da Portapiana e da Corso Vittorio Emanuele. L’ultima sosta è alla confluenza dei fiumi, all’ideale ricerca del tesoro di Alarico. Ed è qui che il cantastorie non può che declamare i versi di August Von Platen, tratti dalla ballata La tomba nel Busento. L’educational tour si chiude. Le emozioni suscitate lasciano ben sperare per il nuovo viatico dello “ScopriCosenza”. La città di Telesio attende i suoi turisti. Da ogni dove.

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Calabresi illustri Seconda parte Marco Berardi, il brigante calabrese eroico, buono, generoso, innamorato e temerario, difensore degli ultimi

rise a cura di Oreste Pa

Gli abitanti di San Sisto rafforzati da giovani provenienti dalla colonie valdesi, e da molti altri paesi formavano un vero e proprio esercito, forte di migliaia di uomini, ma mancava un vero capo, e l’assenza forzata di Marco Berardi, l’unico che aveva la capacità e il carisma di organizzare e guidare questa moltitudine priva di esperienza militare e di armi. Rimasero inermi di fronte alle truppe regie, e cercarono di fare affidamento nella pietà e comprensione dell’Inquisitore Malavicino, che seppe solo rispondere con una efferatezza che quanto raccontato da Voltaire al confronto sembra una scena idilliaca. Appena fuori dalla prigione, Berardi, con intenti battaglieri, si recò nei pressi di San Sisto dove raggruppò circa ottocento valdesi che divennero, in breve, molti di più (intorno a 1500) perché si aggregarono volontari di Cosenza, dei paesi della presila cosentina e giovani valdesi di Guardia.16

Scene di persecuzioni religiose e di briganti All’estrema destra papa Pio V

Il Re della Sila che combattè l’Inquisizione Furono tutti catturati e macellati nella piazza di Montalto.17 A questo fece seguito una vera e propria crociata contro i valdesi, con migliaia di morti, e a maggior terrore e spavento per la popolazione ... si è dato ordine e già son qui le carra, et tutti si squarteranno e si metteranno di mano in mano per tutta la strada che fa il procaccio fino ai confini della Calabria ...18 uno spettacolo che non si era mai più visto dai tempi della rivolta di Spartaco nel 71 a.C., quando Crasso fece crocifiggere nudi tutti i prigionieri, lungo la via Appia da Capua a Roma. Marco Berardi riuscì fuggire a questo macello insieme con la sua amata e fidata Giuditta, e si rifugiò nei monti della Sila. La fama della sua audacia e delle sue capacità fece accorrere numerosa gente da tutte le parti della Calabria, disgustati dalla ferocia della repressione e dai soprusi, abusi e vessazioni che erano costretti a subire. Si trattò di una vera e propria rivolta popolare che aveva trovato in Marco Berardi il suo condottiero. Gli uomini accorrevano a migliaia, ma mancavano le armi e il tempo per organizzare un vero e proprio esercito. Scrive Davide Andreotti: «... si mise bentosto non alla testa d’una compagnia, d’una banda; ma d’un intero esercito; d’un esercito forte di più che mille e cinquecento uomini; gente risoluta a tentar tutto, nulla a non omettere purché gli Spagnoli dalla Provincia si cacciassero, ed il tribunale (della Inquisizione) di Cosenza si potesse abbattere ...». Leonida Repaci ne dà una vivida rappresentazione, mettendo in risalto il carattere politico che aveva assunto il movimento di Berardi. Scoppiò nella metà del Cinquecento, contro la Spagna, la rivolta contadina prende il nome da Marco Berardi. Gridato Re da una moltitudine armata; vittorioso sotto le mura di Crotone: scomunicato dal papa; minacciato di un’enorme taglia dal Duca di Alcalà: Re Marco della Sila, famoso a suo tempo in tutta Europa come quattro secoli più tardi Giuliano, finisce la sua vita senza ferite sul corpo, spento forse dalla malinconia, abbracciato alla sua diletta Giuditta che divide il suo destino.19

Per circa un anno aveva costituito una sorta di repubblica nell’altopiano Fu tradito dal suo migliore amico; e pur di non consegnarsi agli aguzzini preferì la dolce morte per veleno insieme alla sua fedele compagna Giuditta

Le gesta di Marco Berardi ebbero larga eco e sono state riportare dai più importanti storici del suo tempo, che cercarono anche di analizzare le ragioni del suo successo presso una parte consistente della popolazione. La potenza spagnola, la più grande della sua epoca non poteva certo permettersi di subire una sconfitta da un misero contadino, poiché questo avrebbe avuto una ricaduta enorme di immagine sull’intera Europa e quindi iniziò una lotta senza quartiere al "brigante" Berardi, il quale era quanto mai accanito e ostinato per i soprusi e le angherie che venivano imposti alla povere gente. La vicenda dei valdesi aveva lasciato una traccia indelebile nella sua vita, un ricordo perennemente rinnovato dalla presenza della sua Giuditta che lo seguì sempre fedelmente, non distaccandosi mai da lui. Nella sua visione del mondo i due mali assoluti erano rappresentati dagli spagnoli, che imponevano condizione fiscali insopportabili ai poveri, e gli ecclesiastici, che tormentavano e torturavano la popolazione in nome di Dio. Il suo obiettivo era quello di liberare la Calabria dagli spagnoli insieme al Tribunale dell’Inquisizione. Molto lucido nell’analisi dei principali mali che affliggevano la regione, dotato di un carisma naturale, e di capacità organizzativa gli mancò un disegno strategico, una visione politica e non fu in grado di organizzare il vasto territorio che riusciva a tenere sotto il suo controllo. Ecco il racconto dello storico Alesio De Sariis: Narra il presidente Tuano nelle sue dotte Istorie, che l’audacia di costui crebbe tanto, che fattosi chiamare Re Marcone, s’usurpò tra’ suoi le Règie insegne, e la Regal potestà, ed avea già raccolto un competente esercito, con cui depredando i paesi contorni, di latrocinj e di prede alimentava le sue genti. Il Duca d’Alcalà veggendo, che i soliti rimedj contro tanta moltitudine niente valevano, diede il pensiero a Fabrizio Pignatelli marchese di Cerchiara preside di quella provincia, che con 600 cavalli loro andasse sopra per estirpargli, e bisognò valersi di milizie regolate per combattergli; ne ciò bastando ad intieramente disfargli, fu d’uopo con stratagemmi andargli estinguendo,siccome felicemente gli avvenne: nel che vi conferì anche l’opera del Pontefice Pio IV, il quale ordinò, che inseguiti, se mai ponessero piede nello Stato Ecclesiastico, fossero presi, e dat’in potere de’Ministri Regj. Ma sopra tutto ebbe egli a combattere con gli Ecclesiastici,e con li Ministri della Corte di Roma, i quali con istravagantissime pretensioni tentavano far delle perniziose intraprese sopra la potestà temporale del Re, ed offendere in mille modi le sue più alte e supreme regalie, che saremo a narrare.20 Nel 1562, Berardi era riuscito a impossessarsi di tutti i paesi della presila e voleva occupare Crotone (o Cotrone, come veniva chiamata allora), per farne la capitale della Repubblica calabrese. I suoi


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Calabresi illustri ranza di vittoria. In tanti cedettero alle promesse del Tribunale dell’Inquisizione, ma non riuscirono ad evitare torture e supplizi. Anche quelli che avevano ceduto all’appello della Santa Inquisizione e del Governo furono ingannati tant’è che finirono miseramente la loro vita fra le torture e il patibolo. Chiese a Giuditta di ucciderlo per evitargli la vergogna di essere catturato e l’umiliazione del processo, la violenza della tortura che gli avrebbero inflitto. Era il 1563, Marco aveva circa 25 anni. Di Giuditta non si sa nulla, ma era una giovane come lui che aveva inseguito il sogno di libertà fino alla morte. Decisero di morire insieme, avvinghiati l’uno all’altro, portandosi dietro l’unica cosa preziosa che avevano mai posseduto: il loro amore. Per secoli il suo nome continuò a popolare le foreste della Sila, a risuonare nelle canzoni dei menestrelli, nelle poesie degli improvvisati poeti, nei racconti al focolare. Tira, nimicu miu, tira la pinna Fuorsi ca esci a morti la cunnanna, Tu tieni carta, calamaru e pinna, Ed iu purveri e palli a miu cumannu. Tu si lu vicere de chistu regnu, Ed io sugnu lu rre de la campagna, Tannu, nimicu miu, tannu mi riennu, Quannu la capa mia gira a la ‘ntinna.23

uomini liberarono tutti i paesi della presila dal dominio spagnolo e l’anno successivo, tentarono di impossessarsi anche di Crotone che, secondo Berardi, sarebbe potuta diventare, per la posizione centrale nella regione, la Capitale, della Repubblica Calabrese. «... di lì a poco gli insorti calatisi dalle rupi e dai monti cacciaronsi fin sotto le mura di quella storica città, la cinsero d’assedio e l’avrebbero presa se il viceré, meravigliato per sì audace assalto non avesse mandato contro gli assalitori 3080 fanti e 600 cavalieri sotto gli ordini di Fabrizio Pignatelli, marchese di Cerchiara».21 Marco Berardi non fu mai sconfitto in battaglia, e i suoi uomini gli furono sempre fedeli, nonostante la scomunica minacciata a chiunque collaborasse con lui, e gli ingenti eserciti mandatagli dal viceré spagnolo. Ma il viceré spagnolo usò qualsiasi mezzo lecito e illecito per sbarazzarsi di questa figura imbarazzante, che metteva a repentaglio il suo potere. Taglie sul suo capo e su quello dei suoi uomini, maldicenze e falsi racconti di atrocità commesse, calunnie e cronache infamanti, scomuniche e rappresaglie nei confronti di suoi amici e parenti. Marcone aveva risposto con la stessa moneta imponendo una taglia di 2.000 ducati sul feudatario Marino Caracciolo, marchese di Bucchianico, e di 10 ducati su ogni soldato spagnolo, ma alla fine gli tolsero il terreno da sotto i piedi. Trovarono solo nel suo miglior amico, Tommaso, il cavallo di Troia per distruggerlo. Lo catturarono e torturarono fino a farlo cedere. In cambio della vita e di una consistente somma di denaro si impegnò a uccidere Marco. Quando si incontrarono corse incontro al suo amico per abbracciarlo, mentre questi lo accoglieva con un coltello pronto ad ucciderlo. Nella furibonda lotta che ne seguì è Tommaso a rimanere morto sul terreno. «...Un Tommaso suo compagno ch’egli sapea prigioniero a Cosenza e che il raggiunse nella grotta ove s’era internato, dagli speranza, che il suo partito potesse risorgere. Egli corre ad abbracciare Tommaso; ma Tommaso, comprato dall’Inquisizione cerca di scannarlo. Si ingaggia una lotta terribile fra’due; Tommaso cade spento sul suolo e Marco allontanatone il cadavere col piede, forma il definitivo progetto di finir di fame una vita che egli era ormai d’un peso insostenibile ... Narra la cronica del Frugali, che Marco non ebbe modo a far sì che Giuditta lo avesse abbandonato al proprio destino...»22 Ancora una volta è libero, può ancora combattere ma ha perso ogni speranza di poter vincere, di poter liberare la sua terra dagli odiati nemici e viene presa da una malinconia infinita, da un senso di stanchezza e di noia. Ormai era braccato, attorniato da approfittatori e traditori, in molti lo abbandonavano poiché avevano perso ogni spe-

16 A. Perrotta, I valdesi a San Sisto, cit. p.87. 17 F. De Boni, L'inquisizione e i Calabro-Valdesi, Milano, 1864 18 C. Nardi, Notizie di Montalto di Calabria, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 1985 cit. in A. Perrotta. 19 L. Repaci, Calabria grande e amara, Soveria Mannelli, 2002, p. 76 20 De Sariis, Alesio Dell'istoria del regno di Napoli, Alesio de Sariis, Napoli 1792, Vol. III p. 134. 21 E. Arnoni, Calabria illustrata, Cosenza, 1875, p. 273. 22 D. Andreotti, Storia dei cosentini, Napoli 1869. 23 riportata in A. Pesavento Le gesta di Re Marco, Il Paese nr. 04/10/1993

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Un valido aiuto Rubbettino ospita la prima assemblea nazionale dell'associazione “Cataratta congenita”

Battaglia civile. Non vedo perché no Il dolore che si trasforma in solidarietà

Giornata della memoria per Domenico&Chiara Si è svolta la giornata dedicata interamente al ricordo di Domenico e Chiara. I due fidanzatini uccisi il 4 marzo dello scorso anno a Brescia. Domenico Tortorici di Salice e Chiara Matalone di Catona, uniti nella vita e tragicamente nella morte, hanno riunito nella “Giornata della Memoria” due comunità accomunate dal dolore di aver perso due figli. Con loro, furono uccisi Francesca Alleruzzo, madre di Chiara, e il compagno Vito Macandino, vittime della follia e della gelosia assurda di Mario Albanese ex marito di Francesca. Due famiglie distrutte dal dolore, ma con la dignità e con il coraggio di chi sa che la vita dei due giovani ragazzi servirà da esempio a tutti coloro i quali nel loro ricordo sapranno valorizzare le virtù e le qualità umane di cui Domenico e Chiara erano indiscutibili interpreti. I coniugi Tortorici, Nuccio e Marisa, e Dino Matalone hanno accettato con gioia ed entusiasmo l’invito delle associazioni coinvolte nell’organizzare e promuovere la manifestazione. La Polisportiva della parrocchia di Salice, Nuova solidarietà, il gruppo Scout di Catona, la polisportiva Salice e l’associazione Amici di Domenico e Chiara, hanno fortemente voluto la “Giornata della Memoria”, condivisione e sport messi insieme. Un ulteriore occasione per ricordare ed onorare la vita e l’amore che hanno saputo darsi Domenico e Chiara. La giornata ha avuto inizio presto, alle 9.00, con la colazione offerta agli atleti e alle squadre che hanno aderito alla manifestazione. Subito dopo Don Simone Gatto ha celebrato la Santa Messa nella tensostruttura davanti una platea numerosa ed insolita per la comunità di Salice, considerata la location. Nel pomeriggio hanno avuto inizio due mini tornei, quello di calcio a 5, nel quale si sono confrontate le squadre Pgs di Catona, Salice, Villa S.Giovanni e Gallico - questi ultimi risultati i vincitori del torneo; e quello di pallavolo che ha visto tra i protagonisti la squadra di Salice, l’Universal Villa e i vincitori del torneo Volley Cenide. Due momenti di sport entusiasmanti e al contempo ricchi di emozione, perché svolti nel ricordo di due giovani ragazzi amanti dello sport, ma soprattutto della vita. Il momento più toccante sicuramente quello a ridosso della premiazione dei tornei, quello della presentazione del video commemorativo, il quale ha ripercorso le tappe dell’amore di Domenico e Chiara, valorizzando la purezza del loro volersi bene ed ricordando che persone stupende la pazzia di un folle ha strappato a questo mondo. Un punto di partenza e non certo un punto di arrivo, la Giornata della memoria vuole essere un motore trainante, per quanti vorranno cercare di accantonare il dolore, o meglio, trasformarlo in positività e gioia di vivere magari per tuffarsi in iniziative rivolte al sociale per onorare nel migliore dei modi il ricordo di Domenico e Chiara, così come stanno facendo gli “Amici di Domenico e Chiara” con l’istituzione di due borse di studio per ragazzi socialmente svantaggiati.

Nata per volontà di un gruppo di genitori di bambini affetti da questa rara patologia si prefigge come scopo principe quello di diffondere la conoscenza della malattia

Si è tenuta presso la sede romana della casa editrice Rubbettino la prima assemblea nazionale dell’associazione Cataratta Congenita. L’associazione nata per volontà di un gruppo di genitori di bambini affetti da questa rara patologia si prefigge come scopo principe quello di diffondere la conoscenza della malattia che è tra le principali cause di cecità infantile, di dare supporto alle famiglie dei bambini affetti, mediante la messa in comune di informazioni, notizie e indicazioni utili ma, soprattutto, quello di creare una rete di solidarietà intorno alle famiglie che si trovano spesso a dover fronteggiare il problema nella solitudine e nello smarrimento, come spesso accade quando un bambino viene colpito da una patologia rara. L’associazione è scaturita da un gruppo Facebook creato da genitori che, grazie alla potenza dei social media, hanno potuto mettere in comune la loro esperienza, i loro sentimenti, le difficoltà incontrate lungo il cammino: una sorta di gruppo di self-help virtuale. Da qui la voglia e l’esigenza di trasformare la piazza digitale in una piazza reale dove incontrarsi di persona e mettere al servizio della collettività la propria esperienza. Molte le tematiche trattate durante questa prima assemblea. Tra tutte è certamente degna di menzione la decisione di impegnarsi in una battaglia di civiltà condotta sia presso le autorità competenti che presso i mezzi di informazione (grazie all’aiuto di qualche testimonial che volesse offrire la propria collaborazione) perché in tutti gli ospedali venga reso obbligatorio il controllo del riflesso rosso dell’occhio su tutti i neonati sia nei primi giorni che nei primi mesi di vita. Il controllo del riflesso rosso, che può essere effettuato grazie al semplice ausilio di un semplice apparecchio dal costo irrisorio, è infatti un banale esame che tuttavia consente di individuare l’eventuale presenza di una cataratta così come di molte altre patologie oculari come il retinoblastoma. La diagnosi precoce è l’unico strumento che consente di intervenire chirurgicamente sul bambino nei primi mesi di vita e scongiurare così la cecità parziale o totale. Ampio spazio è stato dedicato infine alla situazione della ricerca in Italia sulle patologie dell’occhio in età pediatrica che, purtroppo, nel nostro Paese è quasi assente. Rubbettino ha sposato in pieno la causa dell’associazione offrendo sostegno e supporto logistico ai genitori dimostrando ancora una volta la propria sensibilità rispetto al problema della cecità e dell’ipovisione. Problemi che spesso impediscono di accostarsi al variegato mondo dei libri e delle idee scritte. Info utili su http://catarattacongenita.blogspot.com


sabato 15 giugno 2013

Alla ricerca delle radici A Maida (Cz) concluse le attività didattico-educative relative al progetto "Territorio, cittadinanza e memoria"

Tesori dal passato Consapevole che non si possono realizzare appieno le possibilità del presente senza una profonda memoria e condivisione delle radici storiche e la valorizzazione dell’identità culturale del proprio territorio, la scuola primaria di Maida, nel corso del presente anno scolastico, si è impegnata nella realizzazione del progetto didatticoeducativo “Territorio cittadinanza e memoria” finalizzato alla conoscenza del territorio d’appartenenza attraverso la riscoperta di tradizioni e usanze del passato. Il progetto, realizzato in orario curriculare, ha consentito a tutte le classi della scuola primaria di riscoprire i luoghi simbolo del proprio paese, di riprendere proverbi e racconti antichi, di conosce. re le origini storiche e culturali maidesi, attraverso la lettura di testi della tradizione popolare, conversazioni guidate, indagini e interviste, ascolto di testimonianze diverse che hanno apportato un valido contributo all’arricchimento personale ed alla formazione culturale di ogni singolo alunno. Gli insegnanti delle nove classi di scuola primaria Amantea Giovanna, Bardascino Ippolita, Cervadoro Costantina, Colistra Carmela, De Sando Marianna, Donato Giuseppe, Ferraina Maria, Figlia Giuseppina, Fruci Amelia, Manti Giovanna, Marasco Silvana, Mussari Caterina, Notaris Elisa, Perri Carmela e Loprete Rosaria, quest’ultima in qualità di insegnante referente del progetto, attraverso un approccio interdisciplinare, hanno consentito agli alunni di conoscere e rivivere la storia di un tempo, consapevoli che “la scuola è il luogo in cui il presente è elaborato nell’intreccio tra passato e futuro, tra memoria e progetto”. Ciascuna classe ha apportato il proprio contributo alla riuscita della manifestazione finale, realizzata e introdotta rispettivamente da Pietro Mascaro, vice preside e da Rosa Procopio, dirigente dell’Istituto comprensivo di Maida. Massiccia la partecipazione del pubblico che ha voluto così dimostrare approvazione nei confronti del progetto, di cui ha condiviso appieno le finalità, mostrandosi emotivamente coinvolto di fronte alla rievocazione di momenti importanti della propria vita,della propria storia, della propria cultura, attraverso l’esecuzione di brani musicali, di drammatizzazioni, di balli folcloristici sulle note della tarantella e della quadriglia, eseguite con costumi tradizionali.

Tutte le classi della scuola primaria hanno riscoperto i luoghi simbolo del proprio paese, ripreso proverbi e racconti antichi, conosciuto le origini storiche e culturali maidesi

A farla da padroni, l’entusiasmo e il coinvolgimento degli alunni che si sono impegnati fino alla fine, indossando “abiti” probabilmente lontani dal loro tempo, ma sempre presenti nella cultura del territorio in cui vivono ed al quale appartengono. Preziosi e molteplici sono stati i contributi e i suggerimenti forniti dagli autori dei testi proposti agli alunni durante l’anno scolastico, dai suggerimenti bibliografici dell’insegnante Rosa Votta, alla quanto mai opportuna disponibilità del professor Leopardi Greto Ciriaco, quale profondo e appassionato conoscitore della storia delle tradizioni culturali del proprio territorio, che ha guidato gli alunni più grandi per le vie del centro storico, riferendo particolari significativi riguardanti sia i beni culturali che quelli architettonici presenti sul territorio di Maida. Altrettanto significativa la presenza del professor Giuseppe Giordano di Vena di Maida, autore di alcune delle poesie presentate dagli alunni, che hanno sicuramente offerto loro una preziosa occasione per riflettere sul passato, e poter operare comparazioni col presente in fatto di tradizioni e stili di vita. Hanno ancora allietato la manifestazione alcuni tra i Sonetti per Mastru Pàvulu in vernacolo di Antonio Araco, cittadino onorario di Maida che ha voluto esprimere l’amore particolare e profondo per questo paese, anche attraverso i “Fattariaji”, raccontando condizioni di vita, fatti e personaggi d’un tempo. Molto sentita e partecipata la manifestazione della scuola primaria di Maida che ha voluto concludere un progetto educativo lungo un anno di scuola, con l’augurio più sentito che proprio la scuola, quale agenzia educativa indispensabile su qualsiasi territorio e l’amministrazione comunale, oggi rappresentata dall’assessore alla cultura Francesco Dattilo, insieme a tutte le associazioni culturali che operano a Maida, possano sempre contribuire alla conservazione e alla trasmissione della memoria del passato, unica vera e propria ricchezza per ogni paese, e alla costruzione della storia e della cultura delle nuove generazioni. Proprio come è accaduto in questa occasione, quando la scuola da una parte e l’amministrazione comunale dall’altra con l’esibizione dell’Accademia musicale maidese diretta dal maestro Luana Anania, hanno danno esempio di apertura e cooperazione tra la scuola e le diverse agenzie culturali presenti sul territorio.

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Sul palco l’emozione I concerti di danza di Isabella Sisca chiudono al Rendano l'anno scolastico

Passi d’addio

di Francesco Fotia

Gli spettacoli dal titolo “Concerto di danza” hanno visto la partecipazione di tutti gli studenti della prestigiosa scuola

Come di consueto, anche in occasione della chiusura dell’anno 2012/2013, “Pianeta danza” ha salutato alunni e famiglie con una serie di spettacoli, che si sono tenuti dal 6 all’8 giugno, con due spettacoli al giorno, al teatro “A. Rendano”. Gli spettacoli, dal titolo “Concerto di danza”, hanno visto la partecipazione di tutti gli studenti della prestigiosa scuola diretta da Isabella Sisca e amministrata dal Maestro Stefano De Gaetano. Nel corso della tre giorni, il teatro di tradizione cosentino ha visto alternarsi ragazze e ragazzi di ogni età: dai piccolissimi dei “primi passi” agli adolescenti, fino ad arrivare ai più “esperti”, le ballerine e i ballerini giunti “al passo d’addio”. Esibizioni gradevoli, quelle che abbiamo ammirato al Rendano, in grado di fare sorridere, o emozionare, anche coloro i quali non hanno dimestichezza con i fondamentali della danza. Anche costoro però, pur considerando la naturale empatia che si crea quando a esibirsi sono i più piccini, non hanno potuto fare a meno di notare la cura, la professionalità, con la quale sono state studiate ed eseguite le coreografie. Sorprendenti, su tutte, quelle che hanno riguardato i più piccoli alunni di “Pianeta danza”, bambini dai tre ai cinque anni, che hanno letteralmente invaso e riempito il palcoscenico, armati di un mix della gioia vitale propria dell’età e di compostezza, figlia di un’attenta preparazione. Le piccole ballerine hanno danzato sfoggiando coloratissimi abiti di scena, sulle note memorabili del valzer e di “Pinocchio”. A curare le piccole sono state Tracy Johnson e Francesca

In alto accanto al titolo le soliste Sotto, l’esibizione delle piccole allieve di Pianeta danza Qui a destra un momento dello spettacolo

Chanel Torchiaro

È nata una stella... Tra i piccoli e le piccolissime ballerine di Isabella Sisca, tutti meritevoli per l’impegno e l’entusiasmo che hanno dedicato ai concerti, una piccola nota di merito in più la dedichiamo a Chanel Torchiaro. Così piccola ma già così sicura e innamorata del palcoscenico, Chanel lo domina come se si esibisse da anni. Lontana dalla timidezza e dalle inibizioni di cui, comprensibilmente, sono preda i suoi coetanei, la ballerina provetta lascia presagire un futuro di danza “tra le stelle”. La piccola In bocca al lupo! Chanel Torchiaro


sabato 15 giugno 2013

IX

Sul palco l’emozione

Crispino. La stessa Crispino ha curato anche le esibizioni del concerto degli allievi dei corsi intermedi di classico e del corso di perfezionamento, che hanno danzato nello stile contemporaneo due balletti, entrambi fortemente caricati di significato. Emozioni importanti sono state regalate anche dalle soliste di “Pianeta danza”, che hanno ballato con grazia sulle intense coreografie ideate dai maestri Stefano De Gaetano e Antonella Monaco: passi che hanno entusiasmato il pubblico. Il culmine dei concerti, probabilmente, va però rintracciato nei già citati “passi d’addio”: quelli della ballerine diplomande, che lasciano la scuola al culmine di un percorso di studi lungo dodici anni. Passi di classica e di moderna, coordinati da Antonella Monaco e Isabella Gaudio, al termine dei quali a congedare le ballerine sono stati degli ospiti di eccezione: l’etoile Diana Ferrara - che già qualche mese fa aveva tenuto un incontro con gli studenti di Isabella Sisca - il maestro coreografo Guy De Bock e il ballerino Gennaro Siciliano, dal programma “Amici”. Applausi anche per i gruppi di moderno, coordinati da Valentina De Vico, e per quelli del tip tap, che hanno danzato sulle note de “La Principessa e il Ranocchio”, guidate dall’insegnante Valentina Pulzella.

Isabella Sisca

La “signora” della danza calabrese... Quando si parla di ballo, in Calabria, Pianeta Danza emerge come scuola d’eccellenza; una quasi istituzione, un punto di riferimento per artisti e maestri. Le ragioni del successo della scuola sono da ricercare nelle sue anime, delle sue guide indiscusse: la signora Isabella Sisca e il maestro Stefano De Gaetano. Su Isabel, come viene affettuosamente chiamata dagli ex allievi, tanto è stato detto: è la madrina della danza in Calabria; una signora all’apparenza mite e gentile, ma ricca di un campionario inesauribile di risorse vitali, che giorno dopo giorno ne guidano il lavoro. Una storia, la sua, che inizia tempo fa, precisamente nel 1975, quando fonda il Centro internazionale di danza, a Cosenza, pensato per accogliere i giovani amanti del ballo. Nel 1981, sulla scia del successo del centro, che porta allo scoprimento di diversi talenti locali, fonda la Compagnia di balletti “Alfonso Rendano” (per usare il nome del grande compositore chiede il benestare della famiglia) che mira a valorizzare proprio i talenti provenienti dal centro. La scelta di fondare Pianeta Danza nasce quindi da una logica conseguenza: quella di trasmettere e promuovere la passione per il balletto sin dall’infanzia, offrendo, attraverso la formazione altamente qualificata, agli stessi giovanissimi di coltivare il proprio talento per poi esprimerlo al meglio. A supportarla è l’amministratore della scuola, il maestro Stefano De Gaetano, coreografo di fama internazionale e insegnante premuroso. Un’artista che ha ben chiaro il valore della storia della danza, che ha molto premuto perché le diverse aule della scuola fossero intitolate ai grandi maestri coreografi e per la nascita di corsi di “Storia della danza”. Perché la danza non sia soltanto l’amore per il ballo, ma un modello per vivere sulle punte della cultura.

Isabella Sisca e Diana Ferrara nel corso dell’incontro avvenuto a Pianeta danza

Il divertimento è proseguito con lo spettacolo degli allievi di Johnny Stellato, che si sono esibiti danzando su diverse coreografie hip pop, al termine delle quali sono stati inscenati dei flashmob. Proprio in questi momenti si sarebbe dovuta esibire anche la piccola Fabiana Luzzi, prematuramente scomparsa, e alla quale, sentitamente, sono stati dedicati i concerti di danza. Un appuntamento ormai fisso della primavera-estate cosentina, potenzialmente ricco delle stelle del domani, ma riempito sin da ora dall’intramontabile amore per la gentile e vitale arte della danza.

Esibizioni gradevoli in grado di fare sorridere, o emozionare, anche coloro i quali non hanno dimestichezza con la danza


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sabato 15 giugno 2013

Alimentazione da difendere Aspetti medico-sanitari dei prodotti e della dieta mediterranea

La dieta più sana è nei nostri piatti Il professore Sebastiano Andò, direttore del Dipartimento Farmacia e scienze, salute e nutrizione, dell’Unical, ha tenuto una relazione su “Aspetti medico-sanitari dei prodotti e della dieta mediterranea” in occasione del convegno organizzato, dalla delegazione italiana del gruppo parlamentare S&D (Alleanza dei socialisti e democratici) al Parlamento europeo. Il professore Andò ha riferito su studi scientifici che confermano la validità della dieta mediterranea e degli effetti benefici sulla salute umana, riportando altresì i risultati degli studi originali condotti nell’ambito del dipartimento da lui diretto, e già ripresi dalle maggiori agenzie di comunicazione scientifica statunitensi. All’iniziativa ha partecipato l’onorevole Mario Pirillo, componente della delegazione italiana del gruppo S&D, il quale ha espresso soddisfazione per l’iniziativa che ha permesso di presentare in un consesso internazionale i risultati di lunghi anni di ricerche e studi. È evidente- ha dichiarato Pirillo - che la dieta mediterranea si basa sulla qualità e sulle proprietà organolettiche dei nostri prodotti che vanno difesi e tutelati.

A Catanzaro un sistema di passerelle rimovibili

Spiagge per tutti Sono state già installate le pedane per rendere la spiaggia di marina accessibile ai portatori di handicap e alle persone con difficoltà motorie. Un sistema di passerelle rigide e removibili. «La nostra costa deve essere fruibile da tutti. Per questo è importante renderla accessibile anche a chi è in difficoltà. Una amministrazione comunale - ha detto il consigliere Eugenio Riccio deve dimostrarsi sensibile a questo tipo di iniziative. È importante che il nostro mare sia a portata di chiunque intenda trascorrere un po’di tempo libero. Una zona alla quale l’amministrazione Abramo sta riservando una particolare attenzione per renderla a misura di turista e per ottimizzare i servizi offerti ai residenti. Nei prossimi giorni sarà arricchita la segnaletica, già esistente, che indica il posizionamento delle passerelle. Particolare attenzione, in questo caso, è stata rivolta all’area di Giovino dove le pedane sono state estese fino all’area parcheggio proprio per rendere ancora più agevole l’accesso alla spiaggia dei diversamente abili. Non c’è dubbio - ha concluso Riccio - che dall’attenzione che viene data a queste problematiche sociali e dai servizi che sa offrire si distingue l’azione di una amministrazione locale. È proprio su questo versante forte è l’impegno concreto e tangibile del sindaco Abramo».

Il professor Andò direttore del Dipartimento "Farmacia e scienze, salute e nutrizione” dell’Unical ha tenuto una relazione a Bruxelles sugli studi scientifici che confermano la validità della dieta mediterranea e degli effetti benefici sulla salute umana

Per garantire la qualità ma soprattutto la sicurezza dei prodotti é necessario - ha continuato Pirillo - che vi siano controlli lungo tutta la catena alimentare, é in questo senso che va la nuova proposta di regolamento della quale Pirillo sarà relatore per la commissione ambiente e sicurezza alimentare del Parlamento europeo. Su iniziativa congiunta di Pirillo con il dipartimento di Farmacia e Scienza, salute e nutrizione diretto dal professor Andò, si prevede di organizzare una sessione sugli aspetti innovativi della Dieta mediterranea nell’ambito di Expo 2015.

Un protocollo per la definizione dei criteri

Scienza al sicuro Il coordinamento delle University press italiane ha redatto un protocollo per la definizione dei criteri di scientificità delle pubblicazioni di alta divulgazione. Il protocollo, siglato da University press facenti parte del coordinamento, tra cui il Centro editoriale e librario dell’Università della Calabria, mira a sviluppare una proposta operativa che possa definire adeguati criteri di validità scientifica e individuare concrete procedure di attribuzione dello status di “pubblicazione scientifica” a quei prodotti della ricerca che potranno essere presentati per le diverse istanze di valutazione, dai “Nuclei di valutazione all’abilitazione scientifica nazionale”, dalla Valutazione della qualità della ricerca ai progetti nazionali ed europei. La certificazione potrà essere documentata attraverso l’apposizione nel colophon del volume del logo Upi accompagnato dall’indicazione “Opera sottoposta a peer review secondo il protocollo Upi”. Il protocollo stabilisce che, per potersi definire scientifica, una pubblicazione dovrà avere un carattere di originalità e presentarsi in una forma che permetta la verifica e il riuso in attività di ricerca. La lingua utilizzata e la distribuzione dovranno rendere accessibile la pubblicazione ai ricercatori potenzialmente interessati. La sede editoriale - rivista, collana, monografia, sito web dovrà infine assicurare l’esistenza sistematica di una peer review esterna e con carattere di terzietà. Alla base dell’intero processo valutativo ci dovrà essere un percorso trasparente e tracciabile. La definizione di tale protocollo rientra nel quadro generale delle iniziative progettate dal coordinamento Upi (University press italiane) nato nel 2009 con l’obiettivo di sostenere la diffusione delle pubblicazioni di qualità legate ai risultati della ricerca scientifica italiana nel circuito della comunicazione accademica a livello nazionale e internazionale.


sabato 15 giugno 2013

Polmoni protetti Illustrato il Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria

Respirazione controllata «La Regione Calabria, con la nostra collaborazione, si sta dotando di un piano regionale per la tutela della qualità dell’aria, strumento di programmazione che, sulla base di una di una serie di normative tecniche di provenienza comunitaria e nazionale, permetterà un controllo costante, ma anche una pianificazione, delle sorgenti emissive e dei valori di inquinanti misurati». È quanto dichiarato dalla dottoressa Sabrina Santagati, direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), aprendo i lavori del convegno “Qualità dell’aria: Pianificazione, Valutazione e Misure di Mitigazione” che si sta è tenuto a Reggio Calabria nell’auditorium “Nicola Calipari” del Consiglio regionale della Calabria. Nel corso del convegno - promosso dalla Regione Calabria e dall’Arpacal nell’ambito della progettualità riconducibile al Por Fers Calabria 2007/2013 L.I.3.5.2.1 Operazione n.1 - sono stati presentati gli strumenti di gestione della qualità dell’aria e le linee di indirizzo del nuovo Piano regionale di tutela per la qualità dell’aria. È sulla base delle direttive comunitarie degli ultimi anni, infatti, che lo scenario è stato modificato sia per il quadro normativo relativo alla valutazione e sia per quello relativo alla gestione della qualità dell’aria. Ecco perché la Regione Calabria, si sta dotando del proprio Piano regionale di tutela per la qualità dell’aria, realizzato dall’Arpacal su apposito incarico dell’Ente regionale. Alla presenza di tecnici di ministero dell’Ambiente, dell’Enea e dell’Ispra e delle altre Arpa italiane, nel corso del convegno sono stati analizzati gli elementi unificanti e le differenze che ancora persistono relativamente al monitoraggio della qualità dell’aria, alla redazione dei piani di azione, alla loro implementazione ed ai risultati raggiunti, discutendo le problematiche comuni a tutto il territorio nazionale ed in particolare quelle relative alle aree del Sud Italia. Nel corso della prima sessione tecnica del convegno - moderata dall’ingegner Domenico Vottari, referente aria della direzione scientifica dell’Arpacal - è stato analizzato il contesto nazionale ed europeo e l’evoluzione della normativa in materia, nonché le progettualità che coinvolgono, a cascata, diversi soggetti, dall’Unione europea sino alle Regioni. Fabio Romeo del ministero dell’Ambiente, ha illustrato lo scenario nazionale e comunitario, evidenziando, tra l’altro, come la situazione italiana non sia affatto negativa rispetto al contesto europeo; il ministero dello sviluppo economico, infatti, «fin dal 2002 - ha riferito Romeo - ha dato grande rilevanza allo sviluppo di strumenti di valutazione quali inventari, scenari e modelli di qualità dell’aria, ed in particolare allo sviluppo ed aggiornamento del sistema modellistico Minni (Modello Integrato Nazionale a supporto della Negoziazione Internazionale sui temi dell’inquinamento atmosferico)». Mariacarmela Cusano, ricercatrice dell’Ispra ed esperta della qualità dell’aria, ha relazionato sul ruolo che riveste l’Istituto e le agenzie regionali per la protezione dell’ambiente nel contesto nazionale, at-

Strumento di programmazione che permetterà un controllo costante e una pianificazione delle sorgenti emissive e dei valori di inquinanti

traverso una serie di reti regionali che acquisiscono i dati del monitoraggio dell’aria; un complesso di informazioni ambientali che permettono di verificare l’andamento negli anni, su scala nazionale e anche regionale, del monitoraggio dei principali inquinanti. Antonio Piersanti, ricercatore Enea, è entrato nel vivo della sessione tecnica illustrando il progetto Minni (Modello integrato nazionale a supporto della Negoziazione Internazionale sui temi dell’inquinamento atmosferico), realizzato dall’Enea e finanziato dal 2002 al 2012 dal ministero dell’Ambiente. «L’Enea - ha spiegato Piersanti - elabora ogni cinque anni, e per la prima volta entro il mese di giugno 2014 con riferimento all’anno 2010, simulazioni modellistiche della qualità dell’aria su base nazionale, utilizzando l’inventario delle emissioni nazionale opportunamente scalato. I risultati di tali elaborazioni sono resi disponibili alle Regioni e alle Province autonome per le valutazioni necessarie ai provvedimenti di zonizzazione e di classificazione, rete di misura, piani e misure di qualità dell’aria, ma anche per la valutazione della qualità dell’aria ambiente, nonché la valutazione della qualità dell’aria ambiente e stazioni di misurazione in siti fissi di campionamento in relazione all’ozono». Luisa Ciancarella, anch’essa ricercatrice Enea, ha approfondito sul “Gains_Italia: il motore del modello Minni per le valutazioni di scenario”. «Il Gains - ha spiegato Ciancarella - è una componente di grande rilevanza per le politiche di qualità dell’aria: è un modello che calcola emissioni e non coincide con un inventario». «L’incontro evidenzia in maniera plastica come sia strategica, anche in chiave di prospettiva, la scelta della Regione di dotarsi di un piano di tutela della qualità dell’aria, e l’Arpacal ha dato, come sempre, il suo contributo tecnico-scientifico a conferma della sinergia e della collaborazione fattiva tra gli Enti». È quanto dichiarato dal dottor Oscar Ielacqua, direttore scientifico dell’Arpacal, aprendo i lavori della seconda sessione del convegno. Ielacqua ha illustrato le nuove scelte strategiche che, nello specifico dei fondi Por destinati al Piano e quindi alla Rete di monitoraggio della qualità dell’aria, la Regione ha pensato di adottare facendosi, appunto, affiancare dall’Arpacal nella realizzazione di questo documento di programmazione e regolamentazione che disciplina la matrice aria a livello regionale. La sessione pomeridiana, moderata dal dr. Antonino Votano della direzione scientifica, è stata quindi dedicata all’illustrazione dei diversi casi di studio in materia, focalizzati su base regionale. In particolare, per quanto riguarda la Calabria, si è discusso della valutazione della qualità dell’aria che ha portato alla nuova rete di monitoraggio di cui si doterà la Regione, ma soprattutto dei controlli sulle zone di pressione ambientale con specifico riferimento alla piana di Gioia Tauro, dove insistono una serie di impianti tecnologici, tra cui il termovalorizzatore di Gioia e la centrale turbogas di Rizziconi».

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sabato 15 giugno 2013

Giovani pennelli Giornate didattiche tra il Museo del cedro, i murales e il Museo archeologico tra Santa Maria del Cedro, Diamante e Cirella

Alla scoperta del Borgo marinaro Si è conclusa l’ottava edizione del programma “alla scoperta del borgo marinaro”, promosso con successo dalla Euro turism. L’assessore alla Cultura e Turismo di Diamante Franco Maiolino ha voluto essere presente all’ultima giornata di visita degli studenti provenienti questa volta da Cerzeto, per l’anno scolastico 2013. Maiolino ha portato il saluto dell’amministrazione, sottolineando la valenza dell’iniziativa che si è distinta per il notevole gradimento che negli ultimi anni ha ottenuto dalle scuole primarie e secondarie provenienti dalla nostra Regione e da quelle limitrofe. «Quest’anno - sottolinea Antonio Castellucci, l’imprenditore promotore dell’iniziativa - abbiamo avuto studenti provenienti dai distretti di Aiello Calabro, Firmo, Maierato, Melissa, Amantea, Petilia Policastro; San Demetrio, Savelli, San Lucido, Villa San Giovanni, Vibo Marina, Cerisano. La nostra proposta - aggiunge Castellucci - prevede giornate didattiche e attività ricreative alla scoperta del territorio, nel corso delle quali i ragazzi visitano il Museo del Cedro di Santa

Maria del Cedro, i murales di Diamante, il Museo archeologico di Cirella. Anche quest’anno, come nelle precedenti edizioni gli alunni sono stati attivamente coinvolti, seguiti da Giusy Sollazzo, nella realizzazione di murales, proprio per consentire loro di far comprendere come nasce una di queste opere. Siamo orgogliosi di dire che insieme ai ragazzi abbiamo realizzato il murales indoor più lungo di Diamante. Un dipinto, infatti, lungo più di 20 metri. Desidero ringraziare i miei collaboratori che hanno curato l’accoglienza, l’animazione e le attività didattiche: Maria Teresa Gallelli della Magical, per la parte organizzativa e promozionale; Eleonora Presta, Angela Magurno, Giusy Sollazzo per le attività di animazione e didattiche». L’assessore Maiolino ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa che ha detto essere «ideata e promossa con ottimi risultati nel corso degli anni da un bravo operatore turistico di Diamante. L’assessore ha poi evidenziato che obiettivo dell’amministrazione è quello di ampliare e incoraggiare il proseguimento e la realizzazione di tale attività. L’idea di Castellucci aggiunge Maiolino riesce infatti a conciliare mirabilmente più attrattori fondamentali di cui dispone la nostra Città: quelli del turismo scolastico, quelli rappresentati dai Murales e dal patrimonio archeologico e storico di Diamante e Cirella. Ci impegneremo pertanto - conclude Maiolino anche come amministrazione, nelle attività di coinvolgimento di nuove scolaresche in questa iniziativa, provenienti dalla nostra regione e da tutto il mezzogiorno». Appuntamento, quindi, al prossimo anno scolastico.

Premio internazionale “Hippocrate” 2013

Magister insignis per l’Unical L'evento "Premio internazionale Hippocrate 2013", svoltosi a Salerno è stato promosso dalla Fondazione Scuola medica salernitana congiuntamente alla Nuova scuola medica salernitana. La Fondazione scuola medica salernitana (Sms), istituita al fine di richiamare i valori storici, culturali e scientifici dell'Antica scuola medica salernitana, prima scuola di medicina fiorita nell'occidente cristiano, assegna prestigiosi riconoscimenti a studiosi che si sono particolarmente distinti in ambito scientifico. Quest'anno tra i premiati, una docente dell'Università della Calabria, Maria Stefania Sinicropi, che ha ricevuto il riconoscimento di Magister insignis con la motivazione seguente: "Per l'impegno costante nelle scienze farmaceutiche e per gli importanti risultati ottenuti in campo scientifico". La professoressa dopo avere ricevuto la prestigiosa pergamena, consegna-

tale dal preside della scuola Carlo Montinaro, è intervenuta ringraziando gli organizzatori e i componenti della commissione esaminatrice ed evidenziando come il principio originale del Regimen sanitatis su cui si fonda la Medicina ippocratica e la Fondazione stessa sia oggi quanto mai riconosciuto scientificamente, considerati i numerosi studi che dimostrano la stretta correlazione tra alimentazione e salute. Pertanto, la prof.ssa Sinicropi ha sottolineato l'importanza nell'ambito delle Scienze farmaceutiche della Scienza della nutrizione, settore in cui la professoressa sviluppa parte della sua attività scientifica e didattica e su cui il dipartimento di sua appartenenza, il dipartimento di Farmacia e Scienze della salute e della nutrizione, ha creduto fermamente tanto da diversificare la sua offerta didattica istituendo un corso di laurea specialistica in Scienza della nutrizione, per l'accesso al quale si registrano richieste di anno in anno crescenti.


sabato 15 giugno 2013

XIII

Memorial “Isio Saba” Baba Sissoko ricorda in occasione della giornata mondiale del genere musicale afroamericano per eccellenza

Il re del jazz nelli di Federica Monta

Lo scorso 30 aprile, il Centro jazz Calabria ha tenuto presso la propria sede nel centro storico di Cosenza il Jazz memorial “Isio Saba”, in occasione della giornata mondiale del genere musicale afroamericano per eccellenza. Un'occasione per ricordare un grande protagonista della musica, ad un mese dalla sua scomparsa. Infatti Isio Saba, fotografo e promoter del jazz in Italia, era di origine sarda, ma, dopo aver vissuto per gran parte della sua vita a Roma, operava da diversi anni in Calabria, precisamente ad Amantea, dove viveva con moglie e figlio e da cui continuava a seguire band e musicisti a lui legati professionalmente e affettivamente nelle loro attività professionali. Non una vera e propria celebrazione, ma un incontro senza clamori fra amici, conoscenti ed estimatori di colui che ha rappresentato per decenni l'anello di collegamento dell'Italia con New York e soprattutto con l'area chicagoana, ma anche con Londra, Parigi, Oslo e Berlino, e con grandi musicisti internazionali come Lester Bowie, Fontella Bass, Diane Schur, Ray Gelato la "sua" Art ensemble of Chicago, probabilmente il gruppo musicale a cui Saba fu più legato. Saba, infatti, tramite la propria "Around jazz", ha operato nel settore per oltre trent'anni a livello internazionale. Conosceva bene lo slang afroamericano, il che gli aveva consentito di essere di fatto "interno" alla Aacm, la famosa e storica Association for the advancement of creative musicians. Questo è quanto ha ricordato nel suo intervento il percussionista Baba Sissoko, uno tra i maggiori esponenti di musica jazz ed etnica, che già da tempo ha orientato la sua ricerca e i suoi lavori verso la riscoperta delle origini africane del jazz e della musica nera in genere. Il polistrumentista maliano ha infatti collaborato e sperimentato con diversi musicisti e band, tra cui Famoundou Don Moyè, Aka Moon e proprio l'Art ensemble of Chicago, rimescolando il jazz e il blues. Nel suo ricordo, dicevamo, che ha ulteriormente delineato la forza vitale di questo personaggio, il percussionista ha altresì raccontato aneddoti e particolari di tournèe, come quella applaudita con Dee Dee Bridgewater e musicisti del Mali che lo ha portato praticamente in tutti i continenti, oltre a tratteggiare simpatici aspetti caratteriali propri del manager e dell'amico Saba.

Sguardo verso un grande protagonista della musica, ad un mese dalla sua scomparsa di un fotografo e promoter del jazz in Italia, di origine sarda che, dopo aver vissuto per gran parte della sua vita a Roma, operava da diversi anni in Calabria, precisamente ad Amantea

Sissoko ha sottolineato, alla presenza della moglie del manager, Adriana Montalto, e della sorella Luisa Saba, la profondità del loro legame, la spinta da lui ricevuta all'interno dell'ambiente jazzistico e la sua capacità di spingerlo a portarsi sempre avanti a livello artistico. L'evento è proseguito con la visione di filmati inediti legati, in vario modo, all'attività di Isio Saba. Al memorial hanno aderito, fra gli altri, i musicisti Francesco Suppa, direttore della Binghillo Blues Band, Alberto Leonetti, del gruppo Battisti project, Franco Blasi, Silvano Montanelli. Un messaggio di saluto è arrivato dal trombettista Luca Aquino attualmente in tour in Africa. Come ricordato dal direttore artistico del Cjc Francesco Stezzi sarebbe auspicabile che quella che è nata come una convention possa essere riproposta in futuro, ovviamente nella stessa giornata, non come convegno bensì come appuntamento concertistico fisso intitolato a Saba, a questo "re del jazz", il cui segno è rimasto impresso in modo sicuramente indelebile nel mondo della black music.

Baba Sissoko Sopra, una delle proiezioni nel corso dello spettacolo


XIV

sabato 15 giugno 2013

Questione di medaglie Crotone, alunni della scuola "Anna Frank" campioni provinciali dei giochi sportivi studenteschi e vice campioni nazionali nella categoria vela

Crescere con lo sport

Non tanto le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo conquistate nei recenti campionati provinciali dei giochi sportivi studenteschi ma soprattutto sono i loro sorrisi a colpire. Sono quelli degli alunni della scuola “Anna Frank”, felici di crescere con lo sport senza l’assillo di primeggiare a tutti i costi. E questo spirito di squadra che l’amministrazione comunale, in accordo con la preside della scuola Ida Sisca, ha voluto sottolineare con una piccola ma significativa cerimonia di consegna delle medaglie e degli allori conseguiti che si è tenuta stamattina nella Sala Consiliare. Ad evidenziare l’importanza che l’amministrazione Vallone annette al rapporto con il mondo della scuola la presenza del vice sindaco ed assessore alla Pubblica Istruzione Anna Curatola, dell’assessore allo Sport Claudio Molè, dell’assessore all’Urbanistica Salvatore Ruperto e dell’assessore alla Cultura Antonella Giungata. Poi i docenti della scuola “capitanati” dalle professoresse Emanuela Adamo e Francesca Zizza che hanno seguito dal punto di vista della preparazione sportiva i giovanissimi atleti e Santino Mariano dell’Ufficio Scolastico Regionale. Presente Francesco Verri del Club Velico Crotone. Quaranta medaglie d’oro, otto medaglie d’argento, otto medaglie di bronzo, il bottino di questi giovani ma determinati atleti che hanno gareggiato in numerose discipline sportive come corsa campestre, atletica su pista, nuoto, tennis tavolo e vela facendo conseguire alla scuola il titolo di Campione provinciale dei Giochi sportivi studenteschi 2012-2013. Proprio dalla vela è venuto il risultato tecnico più apprezzabile in quanto l’equipaggio crotonese, superato lo scoglio delle fasi provinciali e regionali si è affermato a livello nazionale acquisendo il secondo posto assoluto alla finale nazionale di Reggio Calabria. Ma tutti i ragazzi, senza distinzione di classifica, sono meritevoli di apprezzamento per l’impegno e lo spirito sportivo come hanno sottolineato nei loro interventi gli amministratori comunali. Soddisfatti ed emozionati anche i numerosi genitori presenti per un momento di socializzazione che sottolinea come la casa comunale sia realmente la casa dei cittadini.

Quaranta titoli d’oro, otto d’argento, e di bronzo il bottino di questi giovani atleti che hanno gareggiato in numerose discipline sportive facendo conseguire alla scuola il titolo di Campione provinciale dei Giochi sportivi studenteschi 2012-2013

Estate sport village

Lamezia si mette in gioco L’amministrazione comunale di Lamezia Terme, in continuità con le tre precedenti edizioni, proporrà anche per il 2013 la realizzazione di “Lamezia Estate Sport Village”. La novità della nuova edizione è quella di spostare il villaggio sportivo all’interno dei Parchi Urbani di Lamezia Terme (all’interno del progetto di valorizzazione Habitat in particolare presso il Parco “Peppino Impastato”, il Parco “XXV Aprile” e il Parco “Felice Mastroianni” avvalendosi della collaborazione dell’Impresa Sociale Talia), aperto a tutti coloro che vorranno “mettersi in gioco”, tenendosi in forma anche durante la calura dell’estate lametina. In particolare il progetto intende continuare la sua missione di divulgazione dello sport fra i giovanissimi (bambini dai 6 ai 14 anni), i giovani e gli anziani, consentendo loro di cimentarsi nelle più svariate discipline sportive, dalle più popolari e diffuse a quelle più di nicchia e alle più estreme in modo da valorizzare il binomio sport e giovani, e sport e benessere, al fine di promuovere la pratica sportiva in quanto ottimo strumento di formazione e palestra di vita per tutti i ragazzi in un’ottica di scambio intergenerazionale. Il coinvolgimento delle istituzioni, degli enti di promozione sportiva, delle federazioni e delle scuole dovrà essere l’ingrediente fondamentale del successo di questo progetto, una festa dello sport per bambini, giovani, adulti ed anziani. Il primo appuntamento con tutte le realtà sportive e sociali interessate a divenire partner attivi nell’organizzazione e nella partecipazione all’evento è stato il 13 giugno. «Lo Sport village è ormai diventato un appuntamento fisso dell’estate lametina - ha commentato l’assessore allo sport Rosario Piccioni - atteso con grande ansia da tutti gli appassionati sportivi. Ciò soprattutto grazie alla straordinaria partecipazione e cooperazione da parte di tutte le società sportive appartenenti ai più disparati sport. La novità assoluta di questa edizione è che alla parte sportiva abbiamo pensato di abbinare anche una parte educativa. Vogliamo infatti che nelle mattinate estive presso l’auditorium del Parco “Impastato” o anche all’aperto siano le grandi figure che hanno fatto la storia dello sport nella nostra città a dialogare con i più giovani. Vogliamo che si approfondiscano oltre che la tecnica, anche l’etica sportiva, l’educazione civica, l’educazione alimentare. È per questo che mi voglio rivolgere pubblicamente a tutti coloro che pensano di voler sposare questo ambizioso progetto educativo e sociale, ancor prima che sportivo per far crescere con sani principi i giovani della nostra città, chiedendo loro di impegnarsi in prima persona a dialogare con le nuove generazioni».


sabato 15 giugno 2013

Viaggio attraverso i secoli Celebrato il convegno di studi dedicato al rapporto antico, presente e soprattutto futuro

Napoli e la Calabria insieme «A conclusione dell’intensa due giorni di Cosenza e Camigliatello dove si è celebrato il convegno di studi dedicato al rapporto antico, presente e soprattutto futuro tra Napoli e la Calabria, è importante rilevare l’interesse che questa iniziativa ha suscitato a tutti i livelli». È questo il commento dell’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri sull’iniziativa “Napoli e la Calabria, un viaggio attraverso i secoli”. Importante è stata la partecipazione, oltre dei relatori, di istituzioni che hanno testimoniato un effettivo impegno a dare seguito a questo nuovo percorso tra le due regioni, unite da una storia millenaria. «Su sollecitazione dell’assessorato alla Cultura della Regione Calabria, la Fondazsione “Napoli Novantanove”, d’intesa con l’assessorato all’Istruzione della Regione Campania che da anni lavora per la valorizzazione dei singoli territori di Napoli e Calabria, ha accettato questa sfida di riunire, d’ora in avanti, le proprie attività e di realizzarle non più separatamente ma in modo il più possibile congiunto». È la considerazione espressa da Mirella Barracco, presidente della Fondazione “Napoli Novantanove”. Si è partiti dalla storia e, attraverso l’arte, l’architettura e la musica, si sono esplorati i campi comuni che nei secoli hanno unito le due regioni. In questo quadro, non sono stati trascurati il viaggio nei luoghi, nel costume, nella natura, nella memoria, nelle tradizioni del lavoro di una regione, percorrendo le strade montane o marine, i corsi dei fiumi o, proprio come se fossero strade, le carte geografiche, i libri di viaggio, le testimonianze scritte, attraversando la natura o l’agglomerato costruito dall’uomo. Questo attraverso le relazioni e gli interventi di Mario Caligiuri, Caterina Miraglia, Fabrizio Vona (soprintendente del Polo museale di Napoli), Mauro Giancaspro (direttore della Biblioteca nazionale di Napoli), Elvira Graziano (direttore della Biblioteca nazionale di Cosenza), Francesco Caglioti (Università “Federico II” di Napoli), Mirella Stampa Barracco (presidente della fondazione Napoli Novantanove), Marta Petrusewicz (Università della Calabria), Francesco Paolo di Teodoro (Politecnico di Torino) Silvana Musella Guida, (Università “Federico II” di Napoli), Gennaro Matacena (architetto), Vincenzo De Gregorio (preside del Pontificio istituto di Musica sacra). Le mostre allestite, a partire dalla prossima settimana, nelle Biblioteche Nazionali di Napoli “La tradizione del viaggio in Calabria” e di Cosenza su “Cosenza-Napoli andata e ritorno in musica” sono state concepite proprio secondo quello che è il filo rosso dell’iniziativa e cioè cominciare a ricordare e divulgare la grande storia comune del Sud. Nello stesso spirito devono intendersi le visite che le due Soprintendenze ai Beni storici artistici di Napoli e Cosenza organizzano, rispettivamente su Mattia Preti (Museo di Capodimonte a Napoli) e Luca Giordano (Palazzo Arnone di Cosenza). Da non dimenticare lo scambio nel settore enogastronomico che si è voluto sottolineare nel buffet del Convegno cui hanno partecipato due cuochi, uno campano (Pietro Parisi di Somma Vesuviana, allievo di Alain Ducasse) e uno calabrese (Pietro Lecce di Camigliatello Silano), che stanno portando avanti approfondite ricerche legate ai prodotti del territorio. Un buffet che non era un semplice elemento di congiunzione tra mattino e pomeriggio, ma che ha voluto avvicinare l’attenzione dei partecipanti verso i valori della cultura materiale, risolvendo il confronto gastronomico nella rivelazione di una comune discendenza, sempre più viva ed attuale. Caligiuri ha concluso dicendo che «è appena l’inizio di un percorso che dovrà rafforzarsi sempre di più nei mesi a venire, mettendo in risalto la grande potenza culturale del Sud, premessa di progresso economico e sociale, per la crescita di tutto il Paese in una visione mediterranea ed europea».

Due giorni tra Cosenza e Camigliatello, incontro nel quale si è partiti dalla storia e, attraverso l’arte, l’architettura e la musica, si sono esplorati i campi comuni che hanno unito le due regioni In questo quadro, non sono stati trascurati il viaggio nei luoghi, nel costume, nella natura, nella memoria

Progetto didattico sulla cinematografia

Ciak tra i banchi di Archi Sono state effettuate in alcuni locali della scuola “Klearcos” di Archi, parte delle riprese del film “Una carezza di vento” che il regista Pino Laface sta girando in questi giorni tra Reggio, Villa San Giovanni e Scilla. Tratto dal romanzo omonimo di Bart Laface, il lungometraggio è composto da due episodi che si svolgono tra giovedì santo e domenica di Pasqua, e racconta la storia di tre “resurrezioni mancate”: un cantante fallito, un giovanissimo componente di un gruppo di ragazzini deviati, e lo zio Santo pescatore poeta. Il film, racconta Laface di cui è anche produttore, sarà un lungometraggio «politicamente scorretto» e perciò indipendente, «una amara riflessione sulla società di oggi che racconta storie di denuncia sociale e di riscatto civile». L’ospitalità ricevuta dalla scuola ha dato l’occasione al regista Pino Laface che è nativo di Reggio ed ha frequentato le elementari nel plesso di Santa Caterina, di stabilire un positivo rapporto di collaborazione con i vertici dell’Istituto comprensivo FalcomatàArchi. È allo studio infatti, per il prossimo anno scolastico, un progetto didattico e formativo sulla cinematografia che vedrà gli alunni delle scuole della Falcomatà-Archi impegnati nella scrittura della trama e della sceneggiatura di un film. L’idea è quella di realizzare un cortometraggio che potrebbe anche aspirare alla partecipazione al “Giffoni Film Festival cinema per ragazzi”. Già in passato, del resto, la “Falcomatà” di Santa Caterina aveva realizzato un progetto simile concluso con la realizzazione di un corto sulle origini e la storia della città di Reggio, giudicato positivamente dalla critica specializzata. La proposta del progetto collaborativo ha ricevuto un positivo apprezzamento da parte della dirigente scolastica Serafina Corrado che ha dichiarato come «Pino Laface è una risorsa della nostra scuola. Un artista che con grande disponibilità offre le proprie competenze al servizio della comunità scolastica». L’idea di interessare i ragazzi della scuola reggina trova il registra felice di poter tornare nella scuola della sua infanzia e offrire una valida opportunità culturale ai giovanissimi che vivono nei quartieri di Archi, Santa Caterina e San Brunello.

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sabato 15 giugno 2013

Museo d’arte

Frammenti di Novecento Opera dell’artista Rino Cosentino al Maon di Rende, omaggio a De Chirico, Merilyn e Guevara

Il Maon di Rende acquisisce una nuova opera. Si tratta di una tela in stampa digitale dell'artista Rino Cosentino, dal titolo "Frammenti", che rende omaggio a tre icone del Novecento: Marilyn Monroe, Giorgio de Chirico e Ernesto "Che" Guevara. L'opera è stata donata dal pittore calabrese ed è rappresentativa del suo intero percorso artistico, iniziato negli anni Ottanta con una produzione ispirata alla pop art e ad Andy Warhol. Cosentino ha ripreso negli ultimi anni i suoi temi più cari e li ha trasposti nella tecnologia digitale, a voler ulteriormente "replicare" immagini di forte riconoscibilità e popolarità. "L'opera di Rino Cosentino - scrive Filberto Menna - pone una domanda che credo immediata: se può avere ancora senso, e quale, fare pittura a partire da immagini stereotipe (divenute tali) in quanto veicolate dai mezzi di comunicazione di massa. (...) Egli da una risposta affermativa invertendo la direzione di marcia del procedimento che presiede al prelievo di immagine dall'arte di ricognizione e di reportage: l'operazione, ora, non è diretta dall'interno all'esterno e non si fonda su un rapporto essenzialmente percettivo, ma va dall'esterno all'interno e si identifica con una sorta di sprofondamento e di scandaglio delle stratificazioni nascoste e segrete dell'io." E aggiunge Tonino Sicoli, direttore del Maon: "L'immagine è un pretesto per una liberazione collettiva dal mito, incarnato ora da una scontata figura del "Che" Guevara (idolo ideologico di derivazione sessantottesca) ora dalla sex-symbol Marilyn Monroe, ora dal "pictor optimus" Giorgio de Chirico." La riproposta di quelle immagini, non solo caratterizza l'identità di Cosentino ma è un'operazione di mitizzazione-smitizzazione, nella consapevolezza di una impossibile fuga dal consumismo visivo contemporaneo, ovvero di una continua renovatio delle icone almeno attraverso le nuove forme del linguaggio, portando alle estreme conseguenze il punto di vista di Walter Benjamin sulla replicabilità delle immagini dell'arte. Rino Cosentino è nato a Bagnara Calabra nel 1944 e vive a San

Un dono del pittore calabrese rappresentativo del suo intero percorso artistico iniziato negli anni Ottanta con una produzione ispirata alla pop art e ad Andy Warhol

A Crotone le opere di silvio Vegliaturo

Il Giudizio universale delle grandi dimensioni Il Castello normanno di Santa Severina (Crotone), risalente all'XI secolo d.C., ospita una significativa collezione di opere dell'artista e maestro del vetro Silvio Vigliaturo. La mostra, a cura di Boris Brollo, promossa dal Comune e dal Rotary club di Santa Severina, in occasione del suo decennale, è composta di venti lavori rappresentativi della produzione più recente di Vigliaturo, tra sculture, dipinti e una videonarrazione. "Sono le grandi dimensioni - si legge in un comunicato di presentazione dell'evento - a farla da padrone, in un'ottica di interazione con gli spazi imponenti e massicci della rocca di origine medievale voluta dal normanno Roberto il Guiscardo, che, nel 1075, conquistò il borgo di origine greco-bizantina di Santa Severina, ad oggi uno dei più belli d'Italia. Le sale del Piano Nobile del Castello ospitano una serie di tredici sculture di oltre due metri di altezza, che sono altrettante esemplificazioni di alcuni dei temi più cari all'artista: dalle figure

Lucido dopo aver soggiornato e lavorato per diversi anni a Ventimiglia. Negli anni Ottanta ha fatto parte del gruppo "I postmeridionali", finalizzato al superamento del meridionalismo piagnone in favore di un ritrovato orgoglio identitario. L'opera di Cosentino va ad arricchire al collezione del Maon di Rende, che si conferma come la più completa documentazione permanente sull'arte contemporanea in Calabria.

eroiche, mitologiche e bibliche, ai Musicisti, sino agli Amanti. All'ingresso trovano spazio due Amazzoni con gli scudi in vetro e acciaio posati a terra. Si tratta - è scritto - di un omaggio che l'artista rende alla donna e alla sua forza, ritraendola in un momento di riposo ed esaltandone la femminilità attraverso la trasparenza del vetro che accende la lucentezza dei colori. Volgendo lo sguardo alternativamente nelle due direzioni opposte del percorso espositivo, il visitatore si trova posizionato su di una linea immaginaria che collega i personaggi totemici di Adamo ed Eva, situati ai lati opposti del Castello, ma sempre presenti l'uno nello sguardo dell'altra. Negli spazi che ospitano il Museo archeologico trovano la loro sede altre tre sculture in vetro in cui riverberano le tematiche della donna-guerriero, questa volta personificata dalla Camilla del poema virgiliano, e degli Amanti. Infine, il percorso della mostra, che si giustappone a quello della visita del Castello che la ospita, trova il suo termine nella video-narrazione e nei tre dipinti di grandi dimensioni alloggiati nelle ex-scuderie. Il vorticoso e drammatico Giudizio universale, che dà il titolo alla mostra, un marasma di corpi che si fondono in macchie rosse, bianche e nere, offre il perfetto contrappunto alla vivacità cromatica e alle forme sinuose e trasparenti tipiche dell'arte scultorea di Silvio Vigliaturo".


sabato 15 giugno 2013

Un passato mai passato L'Istituto d'istruzione superiore "Raffaele Piria" di Rosarno ha presentato lo spettacolo "Omaggio a Persefone"

A tu per tu con la Grecia Nella ricorrenza del centenario della memorabile campagna di scavi (1912-1914), condotta a Rosarno dall'archeologo Paolo Orsi su Pian delle Vigne e in contrada Carozzo-Nolio, l'Istituto d'Istruzione Superiore "Raffaele Piria" di Rosarno, ha presentato lo spettacolo "Omaggio a Persefone". Proiettato il documentario "A Medma, nel bosco sacro di Persefone", di Giuseppe Lacquaniti, con la partecipazione della preside e degli allievi del Liceo scientifico ed in collaborazione con le docenti Angela Alessi e Vera Violi; musiche di Aldo Borgese; scenografia Bruno Pugliese; operatore di ripresa Francesco Punturiero; montaggio Carmen Speranza. Poi c'è stata la rappresentazione del recital "Nell’Agorà di Medma, sulle orme di Filippo", sempre a cura degli allievi dell'Istituto "Piria", con accompagnamento musicale di Aldo Borgese. Il documentario "A Medma, nel bosco sacro di Persefone", scritto e diretto dal professor Giuseppe Lacquaniti, ha per tema la storia e l'arte di Medma, l'antica città magnogreca fondata nel VII secolo a. C. Protagonisti del racconto sono stati i ragazzi del Liceo che, accompagnati dalla loro preside e da alcuni docenti, in visita al Parco archeologico, hanno provato una forte emozione nell'ascoltare le vicende di quella civiltà ormai passata, che però ha lasciato delle tracce culturali ed artistiche tanto importanti e significative da rappresentare un patrimonio inestimabile non solo per la città di Rosarno, ma per l'intera umanità.

I ragazzi in visita al Parco archeologico hanno ascoltato le vicende di quella civiltà che ha lasciato tracce culturali e artistiche importanti e significative

Attraverso le domande poste dagli allievi, la preside Mariarosaria Russo ha ripercorso i momenti storici salienti di Medma, ripropone le fasi più interessanti dei rinvenimenti archeologici, a partire dai primi del Novecento sino ai nostri giorni, mettendo in risalto il grandissimo valore della produzione artistica, di cui si trovano tracce consistenti nel Museo di Reggio Calabria ed in tanti altri musei del mondo. Ampio risalto è stato dato alle divinità maggiormente venerate a Medma, ed in particolare al culto di Persefone, la principale dea del pantheon magnogreco. Il filmato è concluso proprio con la "Preghiera a Persefone", con la suggestiva rappresentazione, in costumi greci, della processione delle fanciulle che si recano al santuario per l'offerta di doni votivi alla loro dea. Il recital di poesia e prosa "Nell'agorà di Medma" è stata la rappresentazione immaginaria della piazza dell'antica pòlis, dove i giovani hanno ricevuto i pregnanti messaggi provenienti dalla cultura greca e vivono il contatto ideale con alcune tra le più significative personalità del mondo antico, come Protagora, Socrate, Platone con il suo discepolo Filippo Medmeo, Aristotele, Pitagora, ecc., di cui hanno declamato celebri aforismi, o come Omero, Pindaro, Saffo, Alceo, celebrati attraverso la recita di alcune liriche. In rappresentanza dell'universo politico greco, la più alta figura dell'età d'oro ateniese, Pericle. Nonsono mancati gli esponenti del mondo magnogreco, tra cui i poeti Stesicoro (Metauros), Ibico (Reggio), la potessa locrese Nosside e il primo legislatore della cultura occidentale, Zaleuco di Locri. In chiusura c'è stata la riproposizione dei versi di Dante dedicati ad Ulisse, che sprona gli uomini a "seguir virtute e conoscenza" e di una lirica di Giuseppe Lacquaniti, destinataria la dea Persefone, nell'interpretazione di Mariella Russo. Nel corso della manifestazione sono stati consegnati riconoscimenti a personalità eccellenti, distintesi nel mondo della cultura, dell'arte e della formazione dei giovani.

Premi e riconoscimenti per l’Orchestra sinfonica giovanile della Calabria

Giovani strumenti sul podio Con l’assegnazione del Premio assoluto al X Concorso internazionale “Città di Paola” consegnato nell’ambito della serata di gala della manifestazione, tenutasi presso il prestigioso Teatro Rendano di Cosenza, si è concluso un interessante percorso per l’Orchestra sinfonica giovanile della Calabria che, nell’arco di meno un mese, è riuscita ad arricchire il suo palmares con numerosi premi e riconoscimenti: 1° premio al X Concorso europeo Città di Filadelfia (Vv) con 96/100; 1a classificata al I Concorso internazionale - Liceo di Cinquefrondi (Rc) con 98/100; 1° premio al Concorso internazionale Euterpe - Corato (Ba) con 95/100; 1° premio al X Concorso internazionale “Città di Paola” con 100/100; Premio assoluto “S. Francesco di Paola” con assegnazione di borsa di studio e concerto; 2° premio al Concorso Ama Calabria Lamezia Terme con 88/100. L’orchestra, nata all’interno dell’associazione culturale musicale di Gioia Tauro “Musica insieme” presieduta dalla professoressa Caterina Genovese, si avvale della partecipazione di più di 60 fra giovani e giovanissimi provenienti da diverse province della nostra regione. Costituita come Orchestra sinfonica giovanile della Piana nel 2010 all’interno della stessa associazione, di recente, considerata la eterogenea provenienza geografica dei suoi giovani musicisti e su volontà del direttivo (Caterina Genovese, Presidente; Prota Stefania, Vice Presidente; Raffaele Crea, Tesoriere; Maria Raco Consigliere e Fulvio Pinto Segretario), ha modificato al sua denominazione in Orchestra sinfonica giovanile della Calabria. Nell’arco dei concorsi l’Orchestra ha proposto i seguenti brani: Beethoven

- Egmont, Mozart - Sinfonia n. 25, Piazzola - Oblivion, Libertango. Il complesso è stato diretto dal maestro Ferruccio Messinese che ha così commentato: «Sono molto soddisfatto dei risultati ottenuti dai ragazzi, merito del loro impegno e di tutti coloro che collaborano affinché tutto ciò sia realizzabile». I successi infatti sono stati possibili anche grazie all’impegno di numerosi docenti che curano la preparazione didattica dei ragazzi: l’organigramma dell’orchestra prevede la presenza dei responsabili di sezioni che, con il loro impegno didattico fanno si che la preparazione dei ragazzi sia sempre pronta ed efficace per affrontare i brani in repertorio: Maria Raco (responsabile flauti), Giuseppe Mimmo Rotella (oboi), Antonio Baccaglini (corni), Caterina Genovese (violini e viole), Stefania Prota (violoncelli). Collaborano inoltre con l’orchestra anche i docenti Angelo Avati (clarinetto), Emmanuele Saccà (fagotto), Andrea Lombardo (tromba), Domenico Bruno e Francesco Serratore (tromboni), Salvatore Schipilliti (contrabbasso) Giovanni Bonasorte (corno). I prossimi impegni vedranno l’orchestra impegnata nella realizzazione del programma estivo, che, considerate le premesse, si prefigura assai interessante. Soddisfazione hanno espresso anche i vertici dell’associazione: «Siamo veramente contenti del percorso realizzato dall’Orchestra - ha commentato la professoressa Caterina Genovese - un itinerario che ci ha regalato molte soddisfazioni. Desidero rivolgere inoltre un ringraziamento particolare all’amministrazione comunale di Gioia Tauro guidata dal sindaco Renato Bellofiore per la vicinanza con cui segue la nostra attività».

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sabato 15 giugno 2013

Narrativa Caratteri, minitesti, aforismi

Il mandorlo è di nuovo in fiore... di Giuseppe Aprile

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Eravamo nel piazzale antistante alla chiesa. Tutti vestiti di nuovo. Attendevamo l’uscita della processione. Si parlava di tante cose. I più ricordavano usanze antiche. I più anziani si facevano ascoltare con maggior piacere. Dicevano di quando, ai loro tempi , la processione si aspettava e si faceva con maggiore devozione. «Non come ora» sbottava Mastro Girolamo. «Che sono tutti qui, contenti e sorridenti per nulla seri, che non solo non sono, ma nemmeno sembrano devoti a San’Ilario. Sono devoti solamente ai loro piaceri ed ai loro gusti. I ragazzi vengono per le ragazze e trovarsi la zita. La notte le pensano e il mattino della festa vengono qui per godersele, scegliere, guardarle e vivere del loro successivo ricordo». Girolamo, invecchiato, se ne frega. «Non toccano mai una ragazza! Sanno solo guardare» diceva mastro Cosimo Ruggeri.,

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Si aspettava l’uscita della processione dalla chiesa. Appena pronti per la partenza in strada, la banda avrebbe cominciato a suonare dando il via per incamminarsi verso la lunga via Marconi al canto delle donne, dietro la vara con il santo. Improvvisamente, quando tutti erano immersi in discorsi di circostanza, s’è sentito un alzare del suono dei tamburi, lo scoppio a tric trac delle bombe del fochista Minasi, il canto delle donne dell’azione cattolica in doppia fila e il vocio dei fedeli portatori della vara che varcavano risoluti il portone di uscita della chiesa e via, verso la parte alta della chiesa, oltre la fontana, ad iniziare la processione tra i canti, suoni di banda, elevazioni dei cori religiosi che seguivano il canto del prete amplificato dall’apposito impianto a batteria portatile. Minasi. il fochista, cominciava a mandare verso il cielo qualche petardo che lasciava uno strascico di fumo. Fuochi artificiali, dopo in continuazione, accompagnavano l’inizio della processione ai primi passi per le vie del paese. Ciccio, come al solito cominciava a cantare e dava il via ai cori. Qualche ritardatario proveniente dalla campagna prendeva la rincorsa per unirsi alla coda della processione e mischiarsi con gli altri.

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Mio nonno era nato e vissuto fino a tarda età in una campagna sperduta. Non l’ho mai identificata. Non so dove fosse. Venne al paese per sposarsi …

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Pur sapendo di avere molti pregi, vivo preoccupato di imparare e togliere i difetti. Dei pregi non me ne faccio vanto; dei difetti ho paura.

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Ancora pioveva un poco. Nell’aria fresca tagliavo il gelido verdeggiare delle piante di arancio con il corpo ansiosamente proteso a raggiungere le più grandi. I frutti, sembravano, sugli alberi, fiori odoranti. Mi veniva il desiderio di mangiarmeli tutti. Gianni, al riparo di una grande quercia, sul sentiero soprastante, sembrava intontito. Teneva la zappa in mano, ma si capiva che non aveva voglia di lavorare. «Non la mangi la fatica, tu!» gli dissi avvicinandomi. «Hai l’aria di chi se ne infischia di tutto. Che stai a fare qui con la zappa in mano? Parti da casa per far capire ai tuoi che sei un lavoratore». «Io sono nato con la zappa in mano» rispose. «Non sono vagabondo come te. Mio padre lasciò la vita sui campi. Un mio nonno morì sotto una quercia come questa, d’inverno, fulminato da una scarica di temporale. Tutti i miei nonni hanno trascorso la vita sulla terra per lavorare, zappare dalla mattina alla sera, guardare le capre, allevare i maiali e le vacche; e senza tanti profitti. Siamo di eredità contadini e lavoratori» disse quasi arrabbiato.

Trionfa nuovamente la natura che a primavera rinasce rinverdisce rivive Tornerà a fiorire il mandorlo, un altr’anno Rivivrai la stessa condizione di oggi

«Mi vuoi dire dove sta scritto che figli di buona gente sono sempre buoni!» precisai a modo mio.

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È grave essere troppo contenti di se stessi. Bisogna lavorare sempre, studiare, ricercare quello che non si riesce a capire.

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Il mandorlo è di nuovo in fiore. Trionfa nuovamente la natura che a primavera rinasce, rinverdisce, rivive. Dal balcone della mia casa, ritorna verde la distesa di pianura che si allunga, come una lingua tra due fiumare, che si congiunge con la riviera jonica, e finisce là, dove comincia l’infinita distesa del mare azzurro, oltre la riviera biancastra, e si disperde e si confonde con l’azzurro del cielo che prima sfumato, poi più denso, salendo ritorna completando la volta fino alle montagne che stanno alle mie spalle e scendendo ritornano la natura a me, per un abbraccio che dice: la maestosità dell’universo è disegnata è disegnata e vissuta dall’animo umano. Tornerà a fiorire il mandorlo, un altr’anno. Rivivrai la stessa condizione. La natura è bella proprio perché, fisicamente, idealmente, geograficamente, umanamente, nel pensiero ha una sua lettura ed una sua dimensione. È conoscenza, è sensazione, è lettura umana. In essa, ognuno, vede se stesso. La legge come può, come sa. Ma la definisce. Il resto non conta. Se c’è.

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Mi guardava fisso negli occhi. Voleva farmi intendere che la persona che stava rimproverando, non si accorgeva di nulla. Io e lui, invece, capivamo perché eravamo di un’altra dimensione. Più tardi si videro al Bar.


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Narrativa

Sorseggiavano comodamente un caffè. Mimmo disse all’altro: «Hai capito bene che parlavo per far capire a Peppe certe cose? Era ovvio che non ti avrei mai rimproverato perdavvero, io. Mi fa piacere che hai capito bene. Ora lui è contento; è convinto che ti ho fatto mettere giudizio circa i tuoi comportamenti. La cosa è andata bene». «Avvocato, fece Vito, «Tra noi è un discorso da adulti e da intelligenti. Era ovvio che avrei capito. D’altro canto, a che varrebbe parlare, di notte e di giorno quando è possibile, ma continuamente, tra di noi?». «Bravo Vito! Deve nascere lo sbarbatello che metta nel sacco noi. Ti pare?» finì Mimmo.

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Decise di invitarci per una serata alla caldaia della ricotta. Da sempre so che la ricotta la fanno soprattutto in montagna. Dove pascolano le bestie ed i pastori hanno la loro quotidiana dimora. Ma da molto tempo anche nei paesi c’è l’uso di far crescere capre. In numero ridotto. Qualche volta una o due. E’ sufficiente per coltivare l’obi del capraio e dedicarsi a fare della ricotta. Magari senza arnesi del mestiere; con pochi strumenti. La ricotta viene bene egualmente. Si può gustare il siero, il pane scottante dentro la fumante tazza. Un bel momento di gusto al profumo del latte in cottura. Quella sera, in una casa quasi al centro del paese, ci siamo trovati come fossimo in piena montagna. Chiusi dentro la casa, accanto alla brace, con la caldaia sopra il tripode e lui, Piero, come esperto nel fare la ricotta, a curare le varie fasi della cottura; fino a preparare la fascera e raccogliere anche la cagliata, pronto a togliere e versare porzioni di ricotta con un cucchiaio e metterla nei piatti di terracotta. Il suo fare non aveva nulla da invidiare a quello del vero capraio di montagna.

Di quando Peppe sparò ai passeri nonostante Cecè e tutti gli esperti cacciatori li stimassero “minutaglia” Ma quella sera la cena di Peppe fu inimitabile

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La barca di Middonti, la spiaggia, la stazione e il treno che si fermava per riprendere ansimando la sua corsa, erano il tempo e la natura che non passavano mai. Trifoglio li ha fermati magicamente sulla tela. L’opera è datata 1957

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Peppe andò a caccia con Cecè diverse sere. Mai si sparava ad uccelli. Si camminava per tanto tempo. Si guardava tra gli ulivi e per l’immensa distesa di cielo che sovrastava l’immensa pianura della marina. Cecè, da esperto cacciatore, non badava ad uccelli che venivano considerati comuni, ossia poco grassi, molto noti perché i cacciatori cercavano, invece, quaglie, pettirossi, pernici,

E di quando Peppe andò per asparagi con Sandro: «Il bosco è bello e suggestivo Ma se ti perdi un attimo non ti ritrovi più...»

beccafichi, uccelli dal lungo becco. Non valeva la pena sprecare una cartuccia per un volatile senza carne. I veri cacciatori se ne intendevano di selvaggina carnosa e non con i soli scarni ossicini, scheletriti. Passavano per tali i cardellini, i passeri, le favette, gli uccelletti di siepe, quelli che saltellavano tra un ramo e l’altro di roveto. «Minutaglia» diceva anche Cecè. Peppe che non era per niente esperto di caccia, non sopportò più quell’andazzo di cose. Armava la sua fantasia e si passava, per la mente, tutti quegli uccelli che Cecè non calcolava. «Ma non sono uccelli?» pensava. Guardò Cecè con fissazione e gli chiese perché non sparava a quegli uccelli che gli capitavano. La risposta è stata che i cacciatori non ammazzano piccole e tenere bestiole; per questa avevano una sorta di rispetto. Peppe stimò la tale cosa una bestialità, e gli disse. «O non spari a nessuno, o spari quando la mira non è inutile. Capisco che sono migliori i più grassi e quelli che voi cacciatori siete abituati a ritenere più convenienti, ma se non ci sono quelli che a voi piacciono di più, perché non vi accontentate degli altri?». «Meglio poco che niente» pensava tra sé Peppe. Ogni tanto passavano sottogli una filiera di pioppi. A sera, sui di essa, cinguettavano centinaia di passerotti in continuazione, per tutto il calare della sera. Peppe chiese: «Mi carichi due belle cartucce nelle canne del fucile? Voglio fare una sperimentazione». Cecè rise. «Dai fallo» insistette Peppe. «Non andrai in fallimento per due cartucce! Quanto costano?». «Se è per questo, ti carico cento. Lo sai che non faccio caso ai soldi. E poi tra noi!»: Cecè ha capito e fece per camminare verso una zona dove si sviluppava una lunga filiera di pioppi. «Ti vuoi togliere una soddisfazione?». Eccoti il fucile. «Stai attento che è carico!». Peppe gli chiese: «Secondo te ci sono persone su quei pioppi?». «E che ci farebbero?» disse Cecè scherzando. «Pensi che anche lassopra si giochi a carte, la sera?» finì. Peppe imbracciò il fucile non senza avere gridato: «C’è qualcuno lassù?» e sparò. Caddero a decine gli uccelli per terra. I più, morti; tanti svolazzando cadenti, ma senza la forza per riprendersi in volo. Solo qualcuno era sfuggito alla morte. «Tu raccogli di qua che io raccolgo di là» fece Peppe. Cecè ha ubbidito pensando ancora ad uno scherzo perché mai si era avverato a sua memoria che un cacciatore avrebbe mangiato i passeri, ritenuti poco prelibati e forse anche piuttosto di carne dura e pieni di ossa. Hanno raccolto, insieme, sessanta e sette, precisamente. «Stasera vieni a casa mia, la cena sarà pronta!». «Non hai idea di cosa stai dicendo? Ci vuole una giornata intera per spennarli e sistemarli per la cucina!» disse Cecè. Peppe precisò: «Allora ci vediamo domani sera a casa mia, sono certo che mangerai come non mai nella tua vita; e lo dirai ai tuoi sapienti cacciatori!» finì. Così avvenne. La sera dopo è stata festa con una cena inimitabile in casa di Peppe.

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Nella foresta si raccoglievano asparagi in notevole quantità. Sandro si muoveva più lestamente di me; era molto più abituato. In quella foresta era di casa. Conosceva ogni razza di animale ivi esistente. Sapeva delle vipere, pericolose perché velenose e ti potevano sorprendere nello sporgere una mano per strappare alla radice un asparago più resistente. Alla fine non era detto che Sandro raccogliesse molti più asparagi di Peppe. Conta l’esperienza, ma conta di più la maggiore energia. E Peppe era più ragazzo, Sandro era molto più vecchio. La foresta non finiva mai. Entravi e avevi l’impressione di non uscire facilmente senza l’ausilio di Sandro. I due si tenevano a distanza controllata. Entrambi sapevano del pericolo di perdersi per distrazione o perché attirati dalla ricerca degli asparagi. Questi attraggono facilmente, appena li vedi ti riempi di gioia; per trovarne uno, a volte, ti perdi e ti giochi la via del ritorno. «Se ti perdi un attimo, non ti ritrovi più» dice saggiamente Sandro che sentenzia, ancora: «Il bosco è bello e suggestivo, attira e non ti accorgi dei suoi pericoli. Meglio prudenza al massimo e comunque sempre la compagni di uno che sa. Con esso non si scherza. I pericoli te li presenta sempre all’improvviso perché tutti gli animali sono solitamente poco pericolosi, ma rischi di molestarli ed allora non li tiene nessuno. Quando si infuria uno buono, sei fritto! Non ti salva più nessuno!».

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Sandro faceva sempre tragedie. Non riusciva a stare tranquillo. O una cosa o l’altra doveva combinare. Per lui la pace era l’inquietudine. Fino a quando il padre, un giorno, non lo rimbrottò di brutto. E disse: «L’educazione è la prima cosa. Guai a non usarla con i figli!». Sandro disse: «E bravo mio padre che s’è accorto di me. Ci voleva tanto?».

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sabato 15 giugno 2013

Lèggere per stare in guardia Castrovillari, il 15 giugno presentazione del libro ‘’Il gusto amaro delle caramelle’’

L’esca del mostro

A Catanzaro nuovo progetto per i giovani

Cultura che fa goal Le caramelle sono una delle forme di adescamento utilizzata dai pedofili. Da qui il titolo del libro Il gusto amaro delle caramelle, scritto dall’avvocato Antonio Bianchi che sabato 15 giugno, a partire dalle ore 19.30, presso il Protoconvento francescano di Castrovillari, insieme con il sindaco Domenico Lo Polito, la psicologa Rosa Cerchiara, la presidente della Sezione locale del Centro italiano femminile, Rosalia Vigna, la giornalista Lucia De Cicco, lo presenterà, dopo una rappresentazione-denuncia, attraverso una riflessione sul drammma che viene descritto e si abbatte su tanti piccoli. L’iniziativa, organizzata dal Centro italiano femminile del capoluogo del Pollino e dall’associazione culturale Khoreia 2000, si avvale, nella proposizione teatrale, della regia di Rosy Parrotta e della partecipazione degli attori Carlo Tallarigo, Martina Daniele e Christan Ventimiglia. «Il racconto è la storia di un uomo - spiegano gli organizzatori- che si sente un mostro e che nella sua consapevolezza di esserlo trova la sua condanna. È una storia di solitudine dove gli atroci silenzi dei bambini diventano più assordanti di mille urla. È una storia in cui una vittima si trasforma in carnefice e il carnefice in vittima di se stesso. Vittima di un’anima che non trova pace, neppure dietro le sbarre. Vittima di un demone che risiede dentro lui. Attraverso il racconto di un pedofilo - precisano - si entra in questo mondo perverso, dove l’apparente normalità nasconde doppie vite». L’appuntamento è stato patrocinato dall’amministrazione comunale, dal consiglio dell’Ordine degli avvocati, dalla Camera minorile, dalla Camera civile, dalla Camera penale “Eugenio Donadio”, dall’associazione “Donne avvocato” e dal comitato Pari opportunità (del Tribunale di Castrovillari).

A Reggio seconda edizione del concorso

Angeli in musica L’associazione “Angeli bianchi” onlus, indìce per il secondo anno consecutivo, un concorso nazionale canoro a scopo benefico, i cui proventi delle donazioni saranno usate per l’apertura di un centro d’ascolto e sede operativa per le fasce deboli. Il modulo iscrizione e regolamento ufficiale sono scaricabili dal sito www.angelibianchi.it. Ancora una volta la musica si sposa alla solidarietà. Presenta la serata la volontaria dell’associazione, Nadia Labate con il presidente Maurizio Albanese. Probabili ospiti della serata il bravissimo showman reggino Pasquale Caprì e il duo di cabarettisti I Non ti Regoli (salvo imprevisti lavorativi). Le iscrizioni sono state prorogate e termineranno il 22 giugno 2013 compreso. La giuria sarà composta da personaggi appartenenti al mondo dello spettacolo, della musica e della danza, oltre un membro della stessa associazione. In caso di superamento delle 10 iscrizioni, ci sarà una preselezioni, sempre seguite da una giuria di professionisti e a porte aperte a tutti.

Le caramelle sono una delle forme di adescamento utilizzata dai pedofili Da qui il titolo del libro scritto dall’avvocato Antonio Bianchi

Cultura e sport hanno fatto ancora da padrone nel trofeo “Non solo goal”, il progetto promosso dal settore giovanile e scolastico della Federazione italiana giuoco calcio, che come consuetudine ha visto protagoniste le scuole secondarie di primo grado. Nella provincia di Catanzaro diverse sono state le scuole coinvolte nel progetto che, coadiuvando didattica e sport, intende educare le giovani generazioni alla legalità e ai valori genuini dello sport, da estendere agli altri comportamenti in ambito sociale, e sviluppare in loro il senso di appartenenza al territorio come parte integrante della nazione. Accanto a una fase dedicata alle attività culturali in linea con gli interessi degli alunni e la programmazione didattica di ogni singola scuola, il settore giovanile e scolastico non poteva non prevedere una fase finalizzata alla pratica sportiva. A cimentarsi in un torneo di calcio a undici, nell'ambito di una prima giornata svoltasi a Gimigliano, sono stati il convitto “P. Galluppi” di Catanzaro, l'Istituto comprensivo di Sellia Marina, l'Istituto comprensivo di Gimigliano e l'Istituto comprensivo “Lampasi-Todaro” di Catanzaro. Fra queste a emergere e ad aggiudicarsi la partecipazione alla finale provinciale del trofeo è stato il Convitto “Galluppi” che ha vinto per 3 reti a 2 contro l'Ic di Gimigliano. Nella seconda giornata tenutasi a Girifalco le scuole partecipanti sono state l'Istituto comprensivo di Girifalco e l'Istituto comprensivo “G. Sabatini” di Borgia, che contro il primo ha vinto per 3 reti a 0. Le partite sono state svolte da squadre miste, composte sia da alunni che alunne, rappresentanti ciascuna scuola, a dimostrazione che lo sport calcio è aperto a tutti e non conosce distinzioni nemmeno di sesso. Sono state animate da una sana competizione e si sono tenute nella piena osservanza dalle regole, senza perdere mai di vista il rispetto per i compagni e gli avversari. Con lo stesso spirito si è svolta anche la finale provinciale che, venerdì scorso, presso il campo federale di via Contessa Clemenza a Catanzaro, ha visto l'Ic di Borgia e il convitto “Galluppi” contendersi il trofeo “Non solo goal 2012-2013”. Ad avere la meglio ai calci di rigore è stata la squadra del “Galluppi”. La partita di finale si è conclusa in parità con il risultato di 2 reti a 2. E, pertanto, sono stati i rigori a decretare la scuola vincitrice che è stata il convitto “Galluppi” con 5 reti contro le 4 dell'Ic “G.Sabatini”. Soddisfazione per la buona riuscita della manifestazione sportivoculturale ha espresso il responsabile dello staff organizzativo Rodolfo Aracri. Quest'ultimo, con riferimento alla prima giornata, ha voluto ringraziare il sindaco di Gimigliano e l'amministrazione comunale per avere offerto gli spazi e il pranzo alle scuole partecipanti. «Inoltre, - ha affermato Aracri - è doveroso un ringraziamento al professore Giuseppe Rotella per avere prestato la sua collaborazione nell'organizzazione dell'evento. Ringrazio altrettanto il sindaco di Girifalco, l'amministrazione comunale e il professore Agazio Gagliardi». Il coordinamento federale Regione Calabria ha inteso ringraziare anche tutte le scuole secondarie di primo grado che hanno aderito al “Non solo goal” nella consapevolezza della bontà dei suoi obiettivi, nonché i dirigenti scolastici e insegnanti che hanno contribuito, insieme agli alunni, al successo di questa edizione del trofeo.


sabato 15 giugno 2013

XXI

Forze che si uniscono Una associazione che si uccupa con impegno continuo del mondo femminile e contro la violenza

“Petali di rose” per le donne È nata, a Trebisacce, l’associazione “Petali di rose”, lo scorso 7 giugno presso l’istituto “Filangieri”; promotore e presidente, l’avvocato Antonio Bianchi; vice presidente Esperia Piluso, sociologa e giornalista di un quotidiano online della città di Cosenza. Cinquanta aderenti, trentotto sul totale sono donne del mondo dell’associazionismo, della comunicazione e altri settori in cui si possa operare a servizio e per il bene e la tutela delle donne. Che cosa ha spinto tutte queste forze a unirsi? Un sogno che parte fin dai primissimi anni di laurea di Antonio Bianchi, presidente della Camera minorile di Castrovillari e che si sviluppa durante gli anni del servizio militare in cui attraverso l’ascolto ha potuto conoscere un modo difficile. Un’associazione costituita come tutte le associazioni da un direttivo e che si presenta come associazione itinerante, con una sede legale, presso lo studio professionale dell’avvocato Bianchi, con lo scopo di formazione, sensibilizzazione alla violenza contro le donne, dinamiche e possibile prevenzione. I paesi coinvolti sono tanti: San Marco Argentano, Castrovillari, Roseto, Rossano, Sibari e altri, compresa Cosenza. Con entusiasmo è stato accolto il progetto, ci dice Bianchi e anche la vicepresidente Piluso; s’incomincerà proprio dall’informazione che è di certo il mezzo più importante per sviluppare una politica di risonanza sociale contro la piaga del fenomeno della violenza. Perché proprio questa titolazione, avvocato Bianchi? Spesso nel web scrivo questa riflessione: le donne sono petali di rosa, e la cosa è stata accolta in forma democratica da tutte le associate per cui ecco la denominazione. Perché le donne rappresentano nella loro eleganza e delicatezza questo fiore, come anche i bambini. Un fiore che è comunque presente anche nelle iconografie sacre. I petali sono vellutati e profumati e rappresentano il fatto che la rosa deve essere rispettata, ma non perché è un fiore debole, ma perché con le sue spine si sa difendere con carattere, dignità e libertà. Quindi da questo, il nome; il fiore ha la sua vita, colori e profumi, non è un oggetto, ha la linfa.

Nata a Trebisacce Promotore e presidente Antonio Bianchi, presidente della Camera minorile di Castrovillari; vice presidente Esperia Piluso, sociologa e giornalista

Un uomo come responsabile di un’associazione femminile? Si deve superare la visione che le donne debbano vedersi tra di loro come se l’uomo fosse un nemico. Non è così, ci sono uomini violenti, ma non tutti lo sono. Nei rapporti interpersonali lei deve essere rispettata, nei rapporti sociali soprattutto, oltre che in casa propria. Nelle relazioni di lavoro, di politica, nella giustizia, la dove ormai le pari opportunità si sono consolidate e non c’è quella disparità dei diritti, per cui la donna è qualcosa di molto di più dell’uomo, con l’azione che ha fatto nel tempo. Quest’associazione non nasce a seguito di fatti, ma perché tutte le mie conferenze sono state rivolte a ciò. Un passo successivo al contatto in rete, si sente di affermare, sarà per esempio anche l’aderire a un organismo di raccordo come potrebbe essere il Centro servizi per il volontariato? Certo, l’associazione deve non solo interagire in rete, ma deve anche apprendere dalle altre associaioni. Ho preso dei contatti per protocolli d’intesa. Nel territorio dell’Alto Ionio, ad esempio, si parla in maniera sempre tiepida dell’argomento o solo in occasione del 25 novembre (giornata contro la violenza alla donna). L’attività dell’associazione, invece, che si occupa di donne e contro la violenza è un impegno continuo. Un’associazione che presenta anche un elemento maschile... Sì, ci sono cinquanta aderenti di cui trentotto sono donne. Ringrazio tantissimo il dottor Matteotti, membro anch’esso della Camera minorile, criminologo e che ha partecipato a tutti gli incontri. Io l’ho invitato a partecipare a questo progetto e lui ha risposto subito con prontezza. Perché il fenomeno che andiamo ad affrontare è un tema che riguarda tutti, parliamo di violenza, ma soprattutto sviluppare una politica di sensibilizzazione e d’informazione e formazione non solo negli ambiti specifici e professionali, ma anche nel mondo del sociale. LdC

Alcuni degli aderenti all’associazione Al centro Antonio Bianchi con Esperia Piluso


XXII

sabato 15 giugno 2013

Pillole di fede Franco Michele Greco è uno studioso di Storia e Antropologia, di Dipignano. Scrittore da moltissimi anni si occupa della rivalutazione dei monumenti e della tradizione

Territori ancora da esplorare di Lucia De Cicco

Franco Michele Greco è uno studioso di Storia e Antropologia, di Dipignano. Scrittore da moltissimi anni, si occupa della rivalutazione dei monumenti e della tradizione del suo territorio. «Il mio interesse nasce, ci dice, perché è visibile il fatto che il territorio del Cosentino sia caratterizzato dalla presenza di tante chiese. Il mio, particolarmente, ha anche la presenza di una basilica importante a livello nazionale che è la Madonna della Catena. Curiosità storica che mi spinge a domandarmi e darmi delle ragioni di questa arte. Solo che per gli uomini del nostro tempo le ritroviamo abbandonate all’incuria, alla non tutela e protezione. Chiese, che ormai sono diventate dei ruderi, che prima erano basiliane, poi affidate a religiosi. Il mio impegno, che è quello dello storico, è di sensibilizzare le amministrazioni comunali a predisporre mezzi di tutela anche a livello economico». Quali sono gli ostacoli maggiori? Certamente l’immobilismo amministrativo, che fa si che i mezzi economici non arrivino, per la crisi, oggi, e aspettiamo tempi migliori. L’interesse di un suo lavoro, ma anche di altri studi è proiettata verso la chiesa dell’Ecce homo... Nel 1947 i padri giuseppini del Murialdo, congregazione del Nord, vennero a Dipignano sotto la spinta amministrativa del tempo. Ristrutturando il chiostro, portarono avanti il loro disegno, che era quello di formazione spirituale per giovinetti che volevano adire alla vocazione sacerdotale, secondo metodo don Bosco. Scavarono nel sottofondo della chiesa trovando vari reperti in cui pensarono di realizzare anche un museo. In cui introdussero anche vari suppellettili della nostra tradizione territoriale, soprattutto quella del rame. Oggetti che negli anni che seguirono furono anche trafugati; a volte furti anche sacrileghi come il saccheggio di molte campane, arte fusoria del territorio. Un amore questo delle catacombe nato per azione di mio padre che me le fece visitare la prima volta e crescendo, l’interesse storico è

Franco Michele Greco Sotto, la Madonna del latte, dipinto anonimo in una casa di Dipignano

«Il mio interesse nasce perché è visibile il fatto che nel Cosentino vi sia la presenza di tante chiese, tra cui anche una basilica importante a livello nazionale che è la Madonna della Catena»

cresciuto con me. Il nostro territorio così ricco di storia però non riesce a decollare, lasciato all’immobilismo. Andando via i Giuseppini andarono via anche queste attività di raccolta della memoria storica. Una parte del complesso monumentale dell’Ecce Homo oggi è adibita a clinica per cure fisioterapiche dirette a utenti con problemi di autismo e di deambulazione... Questo è un aspetto che non mi riguarda direttamente, perché sono le amministrazioni comunali, che hanno dato in gestione la parte del convento, in cui c’è il chiostro francescano, adibendo l’ala del convento, in cui è importante il chiostro, alla Villa San Pio. Questa, di certo opera meritoria, ed è giusto che via sia e che garantisca cure e terapie al territorio, tuttavia, fa si che non è possibile l’accesso al chiostro. Bellissima struttura, che non ha nulla da invidiare agli altri chiostri Francescani, che si trovano in Italia e che io ho visitato come in Umbria e Lazio. Di che cosa si sta occupando ora? Sto svolgendo uno studio sulla Madonna del latte, un dipinto d’ignoto che si trova in una casa posta nella parte antica del paese di Dipignano a cinque chilometri dal centro. Fu scelta in tempi andati dal vescovo di Cosenza come sede estiva. L’estate cosentina dei tempi andati non era facile, gli animali erano scozzati nelle piazze, e le chiese erano piene di cadaveri maleodoranti, dunque con il caldo esalazioni gassose erano frequenti. Questo centro fu distrutto dal terremoto del 1638, e rappresentava il centro del paese. Con un altro scrittore ne vogliamo fare un documento storico, che parta proprio dalla presenza e dal passaggio dei vescovi e del loro seguito. L’altro lavoro completato con Franco Araniti, poeta, tratta dei Calderai. Un’opera in versi di ciò che era il loro dialetto e che usavano come una sorta di codice (l’Ammascanti). Versi musicati e presentati al piccolo teatro dell’Unical. Il mio interesse è diretto ai luoghi della presenza francescana come il lavoro svolto su Paterno, percorsi religiosi che vorrei promuovere, ma devo segnalare il disagio, che colpisce il territorio, che è quello del dissesto idrologico e che non permette un percorrere sereno e raggiungere questi luoghi.


sabato 15 giugno 2013

Missionarietà

Suor Floriana Raga e l’impegno di evangelizzazione in Kenya

Una casa per le donne Samburu Suor Floriana Raga è la direttrice dell’Ufficio missionario della Curia cosentina (con una commissione e consulta che è composta da 15 persone, con due sacerdoti diocesani, tre religiosi e tutti gli altri sono laici) e opera da due anni e mezzo. Con la Cattedrale di Cosenza e il Moci porteranno avanti un progetto nei mesi prossimi pro-Africa. Il primo appuntamento sarà a fine giugno, il 26, presso il teatro Rendano di Cosenza, dove, in collaborazione anche con il Conservatorio della città, si realizzerà un concerto, con un gruppo di tante associazioni del territorio, cattoliche e laiche, con Solstizia (gruppo che le attività a Teatro) con raccolta fondi da destinare alla costruzione di una casa per suore pro donne Samburu e dal titolo "Un soffio per l’Africa" con ensemble di fiati con musiche di Monteverdi, Gabrieli, Paisiello, Salieri, Mozart, Stravinskij, Luca Lucchetta, direttore. Suor Floriana, il progetto in che cosa consiste? Promuove un impegno per le donne Samburu, etnia del Nord del Kenya. L’ufficio, intente collaborare con il missionario, che si occupa di tale problema, che vede la difficile condizione di queste donne (malnutrizione e analfabetismo) padre Colombiano, Jairo Alberto Franco, che opera in questa popolazione, molto emarginata e in un contesto, che vede una rapida occidentalizzazione, già diffuso largamente in tutto il territorio del Kenya e che comporta anche la deprivazione delle loro terre. Perciò, questa popolazione versa in condizioni drammatiche e che non comprende ciò che succede attorno. Il padre arriverà qua a Cosenza l’ultima settimana di giugno. Ospite del Moci, sarà disponibile, però, agli incontri nelle varie parrocchie e molti sono già stati predisposti in alcune di esse.

Il progetto della Diocesi di Cosenza in binomio con il Moci

Un concerto pro raccolta fondi per le donne Samburu… È un concerto di solidarietà, che arriva in collaborazione di numerose associazioni del territorio, più di trenta e che coinvolge la Cattedrale, con don Giacomo Tuoto, il sacerdote. Durante questo concerto padre Jairo presenterà il suo progetto per queste popolazioni. Importante organizzazione, che vedrà la costruzione di una casa per suore, poiché a causa della loro cultura, i missionari maschi sono banditi dall’avvicinarsi alle donne. Inoltre per loro espressa richiesta è in atto un processo di evangelizzazione, da cui la necessità di potere avere i mezzi adatti a svolgerlo. Perché la presenza di questi missionari in Africa? Il padre fondatore è un arcivescovo colombiano, Arumal, da cui essi prendono il nome. La spiritualità è quella di San Francesco Saverio (gesuita) e patrono delle missioni e operano in diverse parti del mondo, tra cui il Kenya, a Nairobi. Qui possiedono una casa di formazione per giovani a contatto con le popolazioni più emarginate, che sono nelle favelas e in cui si vive in condizioni difficili. Hanno anche missioni tra le popolazioni a nord, Samburu e Turkana, etnie agro-pastorali. Quali altre collaborazioni state svolgendo nella diocesi di Cosenza? Un prossimo impegno di programmazione comune sarà con la Pastorale giovanile e abbiamo già svolto il corso, con l’Ufficio Migrantes, per gli animatori missionari e migrantes. Collaboriamo anche con la Caritas diocesana. Lucia De Cicco

XXIII



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