Anno 38 - 5 Aprile 2014 - Numero 14
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
Presentato il catalogo a stampa del fondo librario "Gambarara" raccolta di libri costituita da circa seicento volumi di pregio PORTE CHIUSE IN FACCIA
RINOMINA VERDE SPERANZA
MAI TROPPO PRESTO
Vite da cani A Reggio si combatte per non morire
Parco nazionale della Sila, squadra che vince non si cambia
Far filosofia coi bambini E PerchĂŠ no?
Per intoppi burocratici il canile sta rischiando di chiudere i battenti
In attesa di un rinnovo di Sonia Ferrari per continuare il buon lavoro
Esperienza unica all’Ic Sabatini di Borgia (Cz)
II
sabato 5 aprile 2014
Non è mai troppo presto per iniziare Un'esperienza formativa unica nel suo genere all'Ic Sabatini di Borgia (Cz)
È stato il professor Livio Rossetti, uno dei massimi studiosi del pensiero filosofico antico, a spiegare in maniera chiara e inconfutabile cosa significhi “fare filosofia” nelle scuole
Fare filosofia con i bambini È stato il professor Livio Rossetti, uno dei massimi studiosi del pensiero filosofico antico, oltre che tra i primi promotori in Italia della filosofia con i bambini, a spiegare in maniera chiara e inconfutabile cosa significhi “fare filosofia” nelle scuole. Fare filosofia con i bambini. Non “per” i bambini, ma “con”. Imparare, insieme a loro, a pensare: a partire dalle domande più dirette e immediate, dalla forza vitale dell’immaginazione infantile, dai colori, dalle forme, dalle parole che nessuna “grammatica” potrà mai “regolare”, riducendone l’innata potenza creativa. Incontrare, sulla via di questa straordinaria avventura, l’entusiasmo di tante maestre e di tantissimi bambini, felici di sentirsi finalmente ascoltati, liberi di esprimersi, di ridere, di esternare i loro pensieri e le loro emozioni, anche quelle apparentemente più sciocche e superficiali. Insegnare loro ad ascoltarsi, a riflettere sui propri sentimenti, a dare importanza e spazio ai loro pensieri. Riscoprire, attraverso questo esercizio di libertà, l’utopia nascosta nella verità socratica, l’anima più affascinante imperitura della parola “filosofia”. Riscoprirne l’attualità, l’importanza, il valore - in un mondo e in un tempo in cui tutto sembra disperatamente volgere all’utile, al tecnico, al materiale. E dove, in tutto, si apre un disperato vuoto di senso capace di inghiottire, in un attimo, le disperanti illusioni con cui tentiamo di salvare il vuoto che ci abita e che ci circonda. A Borgia, due intensissime sessioni di lavoro hanno coinvolto, su questo tema, più di un centinaio di insegnanti, provenienti dalla suola dell’infanzia, dalla primaria e dalla secondaria di primo grado. Insegnanti che sono venuti a Borgia da diverse scuole di Catanzaro e della provincia, mettendo in rilievo quella che è la straordinaria avventura didattica e umana che da anni ormai vede protagonista l’Istituto Comprensivo Sabatini, retto dalla dirigente Rosa Procopio. La parte centrale della rivista nazionale “Amica Sofia”, è stata dedicata tra l’altro, nell’ultimo numero, proprio all’esperienza maturata nelle diverse scuole e plessi del Comprensivo di Borgia, e molto significativa è stata in tal senso la presenza e la testimonianza del sindaco di Caraffa, che non ha fatto mancare il suo sostegno concreto all’iniziativa. Due sessioni condotte in maniera innovativa, di carattere laboratoriale, che non hanno per nulla rischiato di annoiare o lasciar indifferenti i presenti, direttamente coinvolti in momenti di vera e propria condivisione del proprio vissuto umano e professionale. Esempi concerti di una pratica filosofica condotta con gli stessi docenti, di cui la dottoressa Laura Candiotto dell’Università di Venezia ha chiarito l’eccezionale portata “rivoluzionaria” nel contesto educativo, commentando e seguendo alcune sequenze del film “Diario di un maestro” di Vittorio De Seta. Così come il professor Domenico Russo, che nel pomeriggio di venerdì ha “costretto” tutti gli insegnanti presenti a mettersi in gioco, costruendo su di sé un “corpo web” e interrogandosi a partire da ciò sulla reale capacità, di noi adulti, di comprendere gli adolescenti e di dialogare con loro. Straordinaria è stata, in tal senso, la testimonianza delle ragazze di terza media che hanno saputo raccontare in maniera personale e diretta quella che è stata l’esperienza laboratoriale condotta nella secondaria di Borgia dal professor Massimo Iiritano. Non è mancato poi il contributo delle due Università calabresi, quella di Catanzaro e quella di Cosenza, che nella testimonianza sincera di Tullio Barni e Roberto Bondì hanno dimostrato un reale interesse ad essere parte attiva di questo percorso. Così come ha fatto nel suo appassionante e preciso intervento la dirigente del Liceo Classico di Catanzaro, Elena De Filippis, da sempre attenta a quella che è la funzione civile ed esistenziale della filosofia, soprattutto per quanto riguarda la crescita umana e morale delle giovani generazioni.
sabato 5 aprile 2014
Tutela sulla cresta dell’onda L'ARPACAL DI REGGIO CALABRIA OSPITA STUDENTI LICEALI DI PESCARA
Ambiente da amare Gli studenti del Liceo scientifico “Corradino D’Ascanio” di Pescara, in viaggio d’istruzione nella provincia di Reggio Calabria, hanno incontrato nei giorni scorsi il personale del dipartimento reggino dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal). Per approfondire le conoscenze sull’habitat marino nell’ambito di un progetto scolastico, infatti, gli alunni della scuola pescarese hanno incontrato, nella sala conferenze del Centre Europe Direct (Centro di informazione europea della Rete europe direct) del Comune di Reggio Calabria, il personale del dipartimento reggino dell’Arpacal, guidato dal direttore, dottoressa Giovanna Belmusto, accompagnata dalla coordinatrice delle attività di Educazione ambientale, Fortunata Giordano, e dalla dirigente responsabile del Centre europe direct, Grazia Giannaccari. Il Centre europe direct, istituito e cofinanziato dalla Commissione europea per la diffusione dell’informazione sull’Unione europea tra i cittadini e le scuole di ogni ordine e grado - con 47 punti in tutta Italia di cui due in Calabria - ha avviato, sin dallo scorso anno, un rapporto di collaborazione con l’Arpacal, tramite il Gruppo agenziale di educazione ambientale, per la realizzazione di attività di informazione e formazione sulla tutela dell’ambiente. La dottoressa Belmusto, nel suo discorso di benvenuto, ha manifestato compiacimento «per la presenza della scolaresca pescarese e per l’interesse dimostrato all’attività che il dipartimento provinciale di Reggio Calabria svolge a tutela del mare, in particolare sulla bellezza della nostra terra bagnata dai mari Ionio e Tirreno, che incontrandosi nello Stretto di Messina creano un habitat naturale unico al mondo». La dottoressa Angela Diano, direttore del dipartimento provinciale di Vibo Valentia dell’Arpacal, e già direttore del dipartimento reggino, ha presentato un filmato riguardante i fondali marini e un progetto di monitoraggio dell’area marino - costiera della provincia di Reggio Calabria “Punta Pellaro- Brancaleone”, realizzato tra il 2009 - 2011. «Uno studio approfondito - ha detto Diano agli studenti che ha fornito elementi oggettivi per una valutazione dello stato di salute degli ecosistemi al fine di rilevare la presenza di eventuali sostanze tossiche». Il tema “mare” è stato, poi, ancora più approfondito dalla dottoressa Francesca Pedullà, referente regionale acque di balneazione, che
La dottoressa Belmusto ha manifestato compiacimento «per la presenza della scolaresca e per l’interesse dimostrato all’attività che il dipartimento provinciale di Reggio Calabria svolge a tutela del mare»
ha spiegato agli studenti l’attività che l’Agenzia svolge per il controllo delle acque di mare ai sensi del D.lgs. 116 del 2008 e del D.M. 30 Marzo 2010; in particolare, si è soffermata sulla classificazione e sullo studio delle acque marino costietre ai sensi del D.Lgs. 152/2006 con riferimenti alla biodiversità dello Stretto di Messina e della Costa Viola. «L’eterogeneità dei fondali marini - ha spiegato la dottoressa Pedullà - dovuta alla ricchezza di situazioni e popolamenti, fa di questi una grande riserva di biodiversità che non trova corrispondenza in nessun altro ambiente. Spesso attraversando lo stretto di Messina - ha aggiunto - si possono incontrare cetacei, delfini e capodogli». A conclusione dell’incontro gli studenti sono stati accompagnati sul litorale del lungomare reggino, dove la dottoressa Margherita Tromba del Laboratorio bionaturalistico e Maria Grazia Aloi del tematico Acque, hanno simulato un prelievo delle acque di mare e spiegato l’attivita che viene svolta sulle matrici prelevate. In ricordo della giornata il Centre Europe Direct ha offerto agli insegnanti pescaresi una preziosa pubblicazione della Casa Editrice Iiriti, che illustra le bellezze artistiche, archeologiche e paesaggistiche della provincia di Reggio Calabria, mentre ai giovani studenti è stato consegnato uno zainetto e materiale informativo edito dalla Commissione europea.
III
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sabato 5 aprile 2014
Rinomina verde speranza Il Parco nazionale della Sila orfano del suo presidente per completamento del suo mandato quinquennale
Squadra che vince non si cambia Si resta in attesa di una nuova nomina di Sonia Ferrari nella veste di presidente del Parco nazionale della Sila per dare continuità ad un lavoro proficuo a cominciare dalla candidatura Unesco quale patrimonio dell’umanità. - Lo ha chiesto la Comunità del Parco in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, nelle forme della migliore trasparenza. Da sabato scorso il Parco nazionale della Sila è orfano del suo presidente per completamento del suo mandato quinquennale. In sostanza il presidente uscente, Sonia Ferrari, che nel frattempo ha incassato il parere favorevole della Comunità del Parco, mediante una regolare lettera sottoscritta da tutti i soggetti responsabili, inviata al ministro dell’Ambiente, onorevole Gianluca Galletti, per una riconferma del mandato, ha inteso rispondere, con altrettanta partecipazione, inviando ai suoi collaboratori e sostenitori parole di ringraziamento e disponibilità nel proseguire il lavoro di valorizzazione del Parco secondo la programmazione già avviata ed in attesa di approvazione, come ad esempio il riconoscimento Unesco quale patrimonio dell’umanità. «Sono lusingata e riconoscente dell’attestato di stima e fiducia nel mio operato che tutti gli amministratori della Comunità del Parco nazionale della Sila hanno mostrato nei miei confronti, chiedendo al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, di riconfermarmi come presidente del Parco alla scadenza del mandato». E’ quanto ha dichiarato Sonia Ferrari, docente di marketing del turismo e di marketing territoriale all’Università della Calabria ricevendo copia della lettera, firmata dai 21 sindaci dei Comuni del Parco e dai presidenti delle tre province interessate, Catanzaro, Cosenza e Crotone, ed inviata al Ministro. «Desidero ringraziare - dice ancora Sonia Ferrari - i Presidenti delle tre province in cui ricade il Parco, Wanda Ferro, Mario Oliverio e Stanislao Zurlo, con i quali ho lavorato in questi anni con grande intesa e perseguendo obiettivi comuni per lo sviluppo, la valorizzazione e la conservazione della biodiversità del nostro territorio silano». La nota prosegue poi rivolgendo parole di ringraziamento a tutti i Sindaci, con i quali si è lavorato giornalmente, cercando di affrontare problemi e opportunità con il massimo impegno. «Mi auguro di poter continuare il lavoro avviato, parte del quale, essendo di natura strategica - afferma Sonia Ferrari nel suo documento - mostrerà risultati duraturi nel tempo soprattutto negli anni a venire. Senza il supporto dell’intera Comunità del Parco, del Consiglio Direttivo, di tutto il personale dell’ente, in primo luogo il direttore, Michele Laudati, che ringrazio con sincero affetto e stima, i traguardi raggiunti sarebbero stati impensabili». «E’ soltanto attraverso un vero lavoro di squadra che si possono attivare tutte le energie positive di questa terra. Un ulteriore ringraziamento - conclude il presidente del Parco della Sila, Sonia Ferrari - va a tutti i soggetti con cui si sono portati avanti progetti ed iniziative importanti in questi anni (enti, istituzioni pubbliche e private, associazioni e a quanti, con il loro impegno hanno sostenuto le politiche delleEnte) e a coloro che, come la soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria, il Cai e il Fai nazionale, hanno espresso al Ministro l’augurio che io possa proseguire il mio impegno come Presidente del Parco negli anni a venire». Fin qui la lettera del presidente, Sonia Ferrari, che prende atto del documento approvato dalla Comunità del Parco inviato al ministro dell’Ambiente, onorevole Gianluca Galletti, al quale spetta, sentito il parere della Regione Calabria, la nomina e l’affidamento del mandato. «Chi le scrive - precisano i componenti della Comunità del Parco - vuole mettere in evidenza come, in tutti questi anni la presidente Ferrari abbia saputo creare una rete di proficue relazioni con il territorio e con le istituzioni, fra esse Regione, Province, Comuni, associazioni di categoria e molti altri soggetti interessati alla vita del Parco, oltre moltissime scuole e altrettanti operatori locali.
Si resta in attesa di una nuova nomina di Sonia Ferrari per dare continuità a un lavoro proficuo a cominciare dalla candidatura Unesco quale patrimonio dell’Umanità
La nostra presidente ha avuto, altresì, alcuni attestati di stima da parte della direzione generale della Protezione della Natura e del Mare di codesto ministero, oltre che di Federparchi, di cui è anche coordinatrice del comitato regionale. Il Parco, istituito nel 2002, da subito sotto la presidenza Ferrari ha acquisito notevole visibilità, sia a livello nazionale che internazionale, anche grazie agli importanti riconoscimenti che sono stati raggiunti. In particolare nel 2011 ha ottenuto dalla federazione europea dei parchi e delle aree naturali protette Europarc la Carta Europea del Turismo Sostenibile, secondo parco nazionale in Italia. Oggi, invece, il Parco è candidato ai seguenti riconoscimenti Unesco: Patrimonio dell’Umanità ( già inserito nella Tentative List dal Governo italiano nel 2012), Riserva della Biosfera MaB ( si è in attesa dell’esito definitivo della candidatura, che coinvolge 66 comuni, entro maggio 2014) e Geoparco. In questi anni, poi, il Parco si è dotato di tutti gli strumenti di pianificazione previsti dalla Legge 394/91: Piano del Parco, Regolamento e Piano di Sviluppo Economico e Sociale, oggi in fase di approvazione da parte degli organi preposti. Inoltre, si è lavorato molto nell’attività di comunicazione e di promozione del territorio, per accrescerne la notorietà e migliorarne l’immagine, grazie a strumenti come il Bilancio di Sostenibilità e la Certificazione Ambientale ISO 14001, un’intensa attività di web marketing, la pubblicazione di numerosi volumi, la creazione di una serie di importanti relazioni con media nazionali e internazionali, la realizzazione di convegni, workshop, mostre, seminari, partecipazione a fiere di settore, ecc.. L’attività di ricerca e di conservazione della biodiversità è stata rafforzata dai rapporti con le università calabresi, con l’Accademia Nazionale di Scienze Forestali, con l’Università della Tuscia e con altre istituzioni accademiche ed enti di ricerca (CNR, ISPRA, CRA, ecc.), anche con la concessione di borse di studio e l’organizzazione di corsi di specializzazione. Numerosi sono stati gli investimenti effettuati per rendere più piacevole e meglio fruibile il territorio del parco, realizzando strutture per l’educazione ambientale e per lo sviluppo turistico, come musei e centri visite, rete senti eristica (700 km per 80 sentieri naturalistici realizzati in collaborazione con il CAI), strutture e servizi per i diversamente abili». La lettera della Comunità del Parco inviata al Mnistro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, prosegue affermando che «per destagionalizzare i flussi turistici si sono stanziati finanziamenti per le scuole e per il turismo sociale e si sono realizzati eventi di vario genere. Numerosi sono stati i progetti, anche internazionali, realizzati per attingere ai fondi strutturali in collaborazione anche con parchi stranieri, oltre che con le istituzioni locali. Da pochi giorni - viene ricordato - è stato finanziato dalla Regione Calabria il Piano Locale per il Lavoro, realizzato su iniziativa del Parco, che coinvolge 19 Comuni». «La qualità e l’intensità del lavoro svolto rappresentano soltanto una prima tappa del cammino che si potrà e dovrà percorrere ancora in futuro in un territorio dalla grande valenza sociale, ambientale e naturalistica, definito nella letteratura di settore esplosione vegetazionale unica della nazione nel cuore del Mediterraneo». «Per tutti questi validi motivi, come Sindaci del territorio ricadente nel perimetro del Parco, Le chiediamo - conclude la lettera della Comunità del Parco - di voler valutare l’opportunità di riconfermare la prof.ssa Sonia Ferrari nella carica di Presidente del Parco Nazionale della Sila, anche per non interrompere la continuità di un lavoro già egregiamente svolto e che, nel prossimo futuro, potrà giungere a risultati di valenza anche mondiale, quale i riconoscimenti Unesco». Una lettera che si chiude, oltre che con i saluti e gli attestati di stima, soprattutto con l’invito al Ministro Galletti di visitare il Parco della Sila. Franco Bartucci
sabato 5 aprile 2014
Eccellenze calabresi Tradizioni che si innovano… da oltre un secolo…
Tutti gasati per i nostri trofei di Francewco Fotia
Esiste una storia di impresa e di famiglia, a Cosenza, tra le più longeve e passionali dell’intera provincia. È la storia dei Gallo, che dal 1892 si dedicano alla produzione delle più apprezzate bevande gassate nate sul territorio cosentino e diffuse poi a macchia d’olio nell’intera provincia. Una storia che deve tanto al suo fondatore, Giovanni, il primo di una serie di vivaci imprenditori e innovatori del marchio che, dopo di lui, ha avuto, e ha tutt’ora, ben quattro prosecutori. A partire da Annino Gallo, ideatore del marchio. All’inizio si avvale dell’aiuto dei figli, alcuni dei quali poi scelgono con successo altre professioni: Ettore, Luigi, Rodolfo ed Alfredo. Dal dopoguerra in poi prendono le redini dell’azienda i figli Francesco e Mario, che creano una nuova, originale, bevanda al caffé. A loro subentrano Annino ed Eduardo. Oggi a dirigere le operazioni è Francesco Gallo, che conduce l’attività con quell’entusiasmo e quella passione che gli derivano da un carattere estroverso e portato all’ottimismo. Accanto a lui c’è il padre Annino. Francesco sin da piccolo lo ha fiancheggiato, imparando così i “segreti” del mestiere: da quelli, delicatissimi, direttamente collegati alla preparazione di un prodotto inconfondibile a quelli, altrettanto importanti, riconducibili alla gestione di una piccola ma blasonata azienda. «Il marchio Gallo - ci ha raccontato Annino - è stato registrato dal lontano 1955, ma in realtà è presente sul territorio dal 1892; parliamo quindi di oltre cento venti anni fa: una rarità, non solo in Calabria». A dare il via a tutto è stato Giovanni, che produceva la sua gassosa artigianalmente diffondendola nelle antiche cantine del Cosentino e trovando il favore dei suoi concittadini. È proprio in quei luoghi conviviali, dove i nostri avi si riunivano per rilassarsi dopo le lunghe giornate lavorative, che si incominciò a miscelare la nostra gassosa con in famosi tre quarti di vino, dando il la ad un motto che ancora oggi conoscono tutti, anche le più giovani generazioni. «A proseguire nell’attività di famiglia - continua Annino Gallo - fu mio nonno, dal quale ho ereditato il nome. Il suo contributo alla storia dell’impresa fu assolutamente determinante, non solo per la diffusione del marchio ma anche per aver dato il via a un processo di innovazione decisamente originale. Mio nonno e i figli Francesco e Mario - svela Annino - non si accontentarono di produrre delle semplici, seppur rinomate gassose; a loro venne in mente di creare una nuova bevanda. E lo fecero mescolandovi il caffé: lo facevano preparare da mia nonna, che stava molto attenta a scegliere i migliori chicchi a disposizione. La bibita veniva versata all’interno di grandi bidoni e smaltita in un arco di tempo inferiore ai venti giorni, perché un tempo non c’erano i mezzi che oggi permettono la conservazione dei prodotti. Nel corso della storia di famiglia, precisamente negli Anni ‘90, è stato pensato anche il marchio Galò, appositamente ideato per segnare la gassosa al caffé divenuta ormai famosa e in grado di “vivere” di vita propria». Francesco Gallo, figlio di Annino, a questo proposito racconta della novità che si è voluta introdurre con il rilancio del marchio Galò. «Da anni - ha spiegato - la denominazione Gallo è impressa su una buona quantità di prodotti gassati che sono riusciti a imporsi all’attenzione dei calabresi: la gassosa al limone, la cedrata, il chinotto, la cola, l’aranciata, la limonata, l’acqua tonica le diverse tipologie di bitter, oltre, naturalmente, alla nostra classica gassosa al caffé. Eppure - ha proseguito il giovane Francesco - abbiamo pensato a una nuova variante di
Viaggio tra le imprese calabresi che ancora resistono e che hanno addirittura l’ambizione di “rilanciare” in un momento di crisi che non lascia respiro
Annino e Francesco Gallo
quest’ultima, differente per gusto da quella a marchio Gallo, perché prodotta con tipologie di caffé diverse. La nuova gassosa Galò è pensata esclusivamente per essere degustata in quei punti di ristorazione a forte valenza territoriale; quei posti in cui è possibile mangiare e bere prodotti d’eccellenza di esclusiva produzione locale. Una nuova, speciale bibita che coniuga i profumi e i sapori del caffé e l’effervescenza della gassosa che ha conquistato anche i più scettici». Un’intelligente novità che testimonia l’importanza, soprattutto nei momenti di crisi, del sapere coniugare la tradizione all’innovazione: una capacità di rinnovamento che la famiglia Gallo dimostra di possedere da più di un secolo e che, insieme all’ostinata dedizione al proprio lavoro, speriamo possa condurli verso altri cento anni di successi e soddisfazioni.
IX
sabato 5 aprile 2014
Porte chiuse in faccia Alla Lega per la difesa del cane sezione di Reggio si combatte per non morire
Vite da cani
Riprenderanno, finalmente, dopo varie vicissitudini burocratiche i lavori per la realizzazione del nuovo canile della Lega per la difesa del cane sezione Reggio Calabria, già interrotti per l’esaurimento dei fondi a disposizione. L’associazione Lega per la difesa del cane Reggio Calabria vuole, a tal proposito, rendere noti alcuni fatti accaduti negli ultimi mesi. Orbene, successivamente al predetto stop lavori, e mentre l’associazione stessa si adoperava a reperire altre risorse per completare la propria tanto sperata struttura, la Regione Calabria, in persona del governatore, quale commissario ad acta per la sanità, emanava il decreto n. 197 del 20 dicembre 2012 in tema di randagismo. Questo provvedimento, oltre a prevedere nuovi requisiti strutturali per tutti i canili, stabiliva un termine per l’adeguamento delle strutture esistenti di sei mesi dalla sua entrata in vigore, pena la loro chiusura immediata. La Lega per la difesa del cane che, in persona della presidente Rogolino Rosa, gestisce attualmente il rifugio di Campo Calabro, rilevato da un precedente proprietario con il solo scopo di salvare i circa 300 cani ivi ospitati, in forza del predetto decreto, avrebbe visto chiudere il proprio canile, non adeguabile agli standard previsti dalla disposizione regionale. Ma, soprattutto, avrebbe subito la deportazione dei propri cani, laddove entro il 31 maggio 2013 (ovvero i 6 mesi previsti dal decreto) non si fosse trasferita presso la sua nuova struttura in costruzione. L’associazione con i suoi straordinari volontari, rendendo pubblica tale situazione di difficoltà e urgenza sopravvenuta, avviavano immediatamente una raccolta fondi, anche tramite i social network, che riscuoteva una grande solidarietà da parte della gente, la quale riconosceva l’annoso operato della Lega del cane sul territorio. Tuttavia, scontrandosi con l’inesorabile decorso del tempo, a cui corrispondeva una macchinosa burocrazia amministrativa, vista anche l’avvenuta modifica totale del progetto iniziale del nuovo canile, imposta dal decreto in questione, si optava, quasi alla disperata, per l’ottenimento di una proroga. Insperatamente e fortunatamente questa richiesta veniva, però, accettata, previa presentazione di un cronoprogramma lavori del nuovo rifugio, ciò anche per le conseguenze nefaste dell’applicazione del medesimo decreto che avrebbe portato alla chiusura della maggior parte dei canili calabresi esistenti, con grave ripercussione sulla già incontrollabile piaga del randagismo. Ebbene, oggi la Lega per la difesa del cane di Reggio Calabria si rivolge nuovamente ai propri sostenitori e a tutti gli animalisti calabresi, che con la loro solidarietà hanno già realizzato lo straordinario risultato di consentire la ripresa dei lavori per il nuovo canile. Infatti, il loro preziosissimo sostegno ha permesso di coprire le innumerevoli spese burocratiche, nonché le spese di nuova progettazione della struttura, e consentiranno altresì di realizzare parte importante del nuovo canile. Tuttavia, serve un ultimo importante sforzo per scongiurare una nuova interruzione dei lavori, che potrebbe definitivamente chiudere la porta al sogno di avere una struttura all’avanguardia nazionale, e unica in Calabria, dove randagi e senza famiglia troverebbero una casa confortevole in attesa della sperata
Per intoppi burocratici e scadenze difficili da rispettare il canile ha rischiato la chiusura Ora forse ce la farà ma solo grazie alla solidarietà della gente
adozione. Qualsiasi tipo di supporto o aiuto sarà fondamentale per il raggiungimento di questo grande obiettivo, per il bene degli amici a quattro zampe. L’associazione è consapevole che questo appello non resterà senza riscontro, avendo sempre trovato il sostegno e l’appoggio della gente, senza le quali nulla sarebbe stato realizzato, laddove invece le istituzioni sono sempre rimaste inerti, nonostante le numerose istanze in tal senso sottopostegli e le dimensioni tragiche che il randagismo ha raggiunto in Calabria.
V
VI
sabato 5 aprile 2014
Amor tremendo è il mio
Ma che bella musica in quel castello
La lettura di Maria Romeo e le dissertazioni di De Rosis
Gli “Amici del castello” di Corigliano di Corigliano per dare voce al canto delle muse e dei racconti epici
di Lucia De Cicco
Nella splendida cornice di Castello ducale di Corigliano, situato nella piazza Compagna nel centro storico della bellissima cittadina Ionica del Cosentino, un evento, che vuole essere il primo di altri, che seguiranno per dare voce e vista alla bellezza del canto delle muse e dei racconti epici, che possano riportare fuori dall’oblio i Classici della storia e restituire nuovo slancio agli stessi con la bellezza della declamazione dei poeti contemporanei e dei musicisti, giovanissimi, che accompagneranno le deliziose declamazioni di esperti attori e dei fini poeti. L’evento che è stato organizzato da “Gli amici del Castello” (associazione culturale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale di Corigliano e della Sibaritide) ha avuto lo scorso 30 marzo il titolo d’ “Amor tremendo è il mio, tra l’amor profano e sacro” e che ha visto le dissertazioni, teatrali e con fare da maestro, del professore, Pino De Rosis e le letture della poetessa Maria Romeo, Franco Cirò e Placido Bonifacio; con divagazioni musicali di Anna Russo, violinista e Vittorio Viscomi alla chitarra; con il patrocinio del Castello e White Castel. In apertura di serata l’associazione organizzatrice ha tenuto a precisare che tutto ciò che è stato organizzato e avvenuto senza avere contributi alcuni da enti pubblici e che la poetessa Maria Romeo anche “artista visionaria” ha offerto un suo quadro da sorteggiare tra il pubblico e venire incontro alle spese sostenute dall’associazione ospitante. Noi abbiamo incontrato il professore De Rosis, che ci ha portato in un viaggio appassionante tra le pubblicazioni e scritti di Catullo, Virgilio, Manzoni, Foscolo, Montale. De Rosis per quarantacinque anni è stato insegnante di Lettere e appassionato di letteratura e ama esercitare la memoria attraverso gli autori: «La memoria, è importante, ci dice, anche gli antichi avevano una Dea, cui era affidata la memoria. L’equivoco in cui è incorsa la scuola Italiana è stato quello di mettere insieme memoria come mancanza di doni. La memoria non è solo un fare da intellettuali senza talento ma, invece, lo dice anche Dante non fa scienza senza lo ritenere lo avere inteso, si deve assimilare il tutto che ci proviene dalla memoria e una volta divenuto padrone, essa ti aiuta in un viaggio affascinante, che ti permette di andare alla ricerca del tempo perduto e fissare nella mente gli attimi del passato».
Idea nata da un progetto in cui si è esaltato, soprattutto, il sommo poeta Dante Alighieri Ora si vuole fare un viaggio attraverso la letteratura classica, e in questo viaggio mettere a confronto l’amore sacro con quello profano
Come nasce l’idea di questi eventi in cui protagonista è la grande storia classica? L’idea è nata da un progetto già da qualche tempo portato avanti, in cui abbiamo esaltato, soprattutto, il sommo poeta, Dante Alighieri, ora si vuole fare un viaggio attraverso la letteratura classica, e in questo viaggio mettere a confronto l’amore sacro con quello profano. Il viaggio come prenderà forma? Si è partiti con Ermengarda fino al Manzoni in cui l’amore sacro prende forma con la vita di Lucia, che subordina l’eros alla religione. Cercando una rinuncia, che annulla la sua identità sociale e personale. La passione d’amore sublimata è quella di amore nascosta e tendente verso il terreno. Le donne di Montale di Clizia e della donna in Arletta per concludere con Mosca. Per poi affrontare Virgilio. Il tema non è la religiosità, ma l’amore che è anche sacro e che si svolge nell’animo dei personaggi che sono i protagonisti dei brani letterari. Poi Catullo e il suo amore per Lesbia, con i retroscena, che l’amor presenta con i tradimenti e gli inganni. Perché questa idea? Il sogno di ognuno di noi è quello di trasmettere emozioni agli altri di trasferirle e coinvolgere il maggior numero di persone in questi viaggi che sono affascinanti. È inutile negarlo è solo la poesia che salva il mondo da sempre.
sabato 5 aprile 2014
Rivoluzione epocale Presentato il catalogo a stampa del fondo librario "Goffredo Gambarara"
Unical: una finestra sul mondo È stato presentato, nell’aula “Luigi Spezzaferro” il catalogo a stampa del fondo librario “Goffredo Gambarara”. La raccolta di libri, pervenuta nel luglio dello scorso anno alla Biblioteca di area umanistica “F. E. Fagiani” dell’Università della Calabria, è costituita da circa seicento volumi di pregio, relativi prevalentemente alla storia dell’arte e alla storia del Novecento, provenienti dalla biblioteca privata di Goffredo Gambarara (1910-1988) e donati dal figlio Daniele Gambarara, docente di Filosofia del linguaggio presso il dipartimento di Studi umanistici dell’ateneo. Il catalogo, pubblicato per i tipi del Centro editoriale e Librario dell’Unical e curato nella parte grafica da Aldo Presta, è stato presentato dal presidente della Biblioteca di area umanistica “F. E. Fagiani”, professoressa Carmela Reale, che ha voluto sottolineare il valore della donazione anche come segno del passaggio di testimone ai figli, «una sorta di guida - ha detto - al sapere che diventa insegnamento ed eredità civile». Il professor Daniele Gambarara, dal canto suo, ha inteso ringraziare quanti a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione del catalogo in così breve tempo rispetto alla donazione del fondo. Gambarara, inoltre, ha posto l’accento sull’importanza dei “fondi specializzati” come quello donato dalla sua famiglia all’Unical che «costituiscono il valore aggiunto, la straordinaria particolarità delle biblioteche universitarie, altrimenti molto simili tra loro». I professori Leonardo Passarelli, Giovanna Capitelli e Anna Teresa Crimi (quest’ultima curatrice del catalogo assieme alla prof.ssa Francesca Rota) sono entrati nello specifico della pubblicazione, composta da oltre 600 opere di grande pregio, provenienti - in maggior parte - dalla ricca produzione dell’editoria bancaria, i cosiddetti “libri strenna” che grande successo e diffusione ebbero negli anni passati. In tale direzione il Fondo Gambarara darà impulso - è stato anticipato nel corso della presentazione - alla nascita di un osservatorio sull’editoria bancaria che potrebbe, a sua volta, determinare la costituzione , proprio all’UniCal, di una raccolta, unica in Italia, riservata a questo tipo di pubblicazioni. La manifestazione è stata conclusa dal professor Raffaele Perrelli, che dopo aver evidenziato il valore della raccolta, ha chiosato sulla delicatezza del momento storico che vivono le biblioteche. «Stiamo passando - ha spiegato - dal cartaceo al digitale. Si tratta di una rivoluzione epocale che determinerà anche un cambio della valenza strategica di una biblioteca che, per forza di cose, diventerà una finestra dell’Università sul mondo. I fondi specializzati - in tale direzione - profilano ed indentificano una biblioteca e, dunque, sono importantissimi in chiave futura».
Raccolta di libri costituita da circa seicento volumi di pregio, relativi in prevalenza alla storia dell’arte e alla storia del Novecento
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sabato 5 aprile 2014
Nuove vesti Oltre al riconoscimento durante la Mostra del cinema avverrà in Calabria la proiezione del film vincitore
Rotella tra Venezia e Catanzaro Il Premio, giunto alla 14ma stagione, si riappropria delle radici catanzaresi con un programma ambizioso che sicuramente renderà più prestigiosa la manifestazione
Salutiamo con entusiasmo la notizia, diffusa in una conferenza stampa tenutasi presso il Comune di Catanzaro, che il premio Fondazione Mimmo Rotella, giunto alla sua quattordicesima stagione, si riappropria delle proprie radici catanzaresi con un programma ancora più ambizioso che sicuramente renderà più prestigiosa la manifestazione ed avrà indubbie ricadute mediatiche e di visibilità anche sulla nostra città. La prossima edizione del Premio, infatti, oltre alla consolidata cerimonia di consegna del riconoscimento durante la Mostra del Cinema di Venezia, prevede, secondo le dichiarazioni del presidente della “Fondazione Mimmo Rotella”, l’organizzazione di eventi anche a Catanzaro, tra cui la proiezione del film vincitore. Crediamo di non sbagliare affermando che la nuova veste del Premio Rotella sia anche figlia dell’azione dell’ex assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, Sinibaldo Esposito, così come siamo certi che anche il nuovo assessore, Luigi La Rosa, saprà offrire il necessario sostegno e la dovuta attenzione alla serie di iniziative che saranno messe in campo da una rinnovata organizzazione, tutta catanzarese. Ed è proprio tale ultimo aspetto che ci piace sottolineare perché, come alcuni potranno ricordare, fu proprio in occasione della consegna del Premio Rotella per la passata tredicesima edizione che facemmo sentire la nostra voce di meraviglia e di rammarico allorquando ci accorgemmo che l’intera operazione non registrava la presenza di istituzioni o sponsor catanzaresi. Allora gridammo allo scippo, oggi desideriamo segnalare alla direzione artistica l’opportunità di ampliare i contenuti del premio e, secondo una nostra idea più volte comunicata a mezzo stampa, prevedere l’istituzione di un premio Rotella suddiviso in più sezioni dedicate agli studenti dei Licei Artistici, a quelli delle Accademie di Belle Arti, ma anche a giovani artisti emergenti e ad affermati e prestigiosi interpreti del variegato e complesso mondo delle arti figurative. La cerimonia annuale di consegna dei premi potrebbe essere fatta coincidere con l’8 gennaio, che è il giorno della scomparsa del grande artista, e i trofei potrebbero essere realizzati con riproduzioni in scala di una delle opere più rappresentative del decollage rotelliano, quel ‘Tacco a spillo ritrovato. Omaggio a Catanzaro’, realizzato nel 1999 e dedicato alla propria città dal catanzarese Rotella.
Aldo Ventrici OSSERVATORIO PER IL DECORO URBANO DI CATANZARO
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Tacco a spillo ritrovato - Omaggio a Catanzaro, 1999 Mimmo Rotella
sabato 5 aprile 2014
Porte aperte alla cultura Incontro il 9 aprile a Cosenza nell'Auditorium del Liceo classico intitolato al grande filofoso
Telesio e l’Europa Non poteva avere un titolo migliore e un riferimento ideale tanto ricco di significati e di prospettive, l’incontro “Telesio e l’Europa”, in programma il 9 aprile, alle 10,30, nell’auditorium del Liceo Classico di Cosenza, con il quale il Centro internazionale di studi “Alain Segonds”, intitolato all’illustre filosofo cosentino, punta a caratterizzare la propria attività e a rafforzare il proprio ruolo nello scenario culturale italiano e continentale. L’evento rappresenta una preziosa occasione per fare il bilancio delle attività svolte dal comitato nazionale per le celebrazioni del V centenario della nascita di Telesio nel quadriennio 2009-2013 e per annunciare il programma che vedrà impegnato il Centro “Alain Segonds” nel triennio 2014-2017. «Per Cosenza, per la Calabria, per l’Italia - spiega Nuccio Ordine, presidente della prestigiosa istituzione scientifica - si tratta di un evento importante. Per la prima volta fiorisce in una città del Sud un centro studi che vede tra i suoi fondatori alcuni dei più importanti istituti di studi rinascimentali del mondo. Il direttore del Warburg Institute di Londra, il direttore dell’istituto di Storia della Scienza del MaxPlanck di Berlino, il direttore del Centre d’Etudes Supérieures de la Renaissance di Tours, il presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli - continua Ordine - si sono federati con l’Università della Calabria e con tre enti meridionali (la Banca Carime, la Fondazione Carical e la Provincia di Cosenza) per dar vita a una
Iniziativa del Centro internazionale di studi “Alain Segonds”
nuova istituzione scientifica che ha messo al centro del suo programma una biblioteca telesiana. Qui a Cosenza, nel giro di pochi anni, sarà possibile consultare tutti gli esemplari delle prime stampe telesiane sparse nelle biblioteche di tutto il mondo. E sarà possibile anche ritrovare tutta la letteratura secondaria sul filosofo calabrese. Una biblioteca che - grazie anche alla donazione dell’Istituto italiano per gli studi filosofici di quasi seicento microfilm delle opere di Giordano Bruno - ha l’ambizione di diventare un centro di eccellenza per gli studi sul pensiero filosofico meridionale». Un traguardo - spiega ancora il presidente del Centro internazionale di studi “Alain Segonds” - «che riflette anche l’esigenza costruire un ponte con l’Europa e con i grandi centri di ricerca internazionali. Non c’è altro modo per uscire dalla periferica posizione in cui la Calabria si trova. Se saremo capaci di attrarre l’interesse di grandi studiosi e di giovani ricercatori, offrendo loro preziosi materiali non reperibili tutti assieme in un’altra biblioteca, allora saremo sulla buona strada per trasformare la periferia in un fecondo centro di ricerca e in un punto di riferimento per attività culturali aperte a studenti e a cittadini». Far nascere una biblioteca significa, per il professor Ordine «costruire un granaio, seminare speranza, significa rendere ancora più fertile tutta l’area che la circonda. E nel Sud abbiamo bisogno di cultura. Se uccidiamo la conoscenza non faremo altro che far progredire l’ignoranza e quindi far prosperare le mafie e la corruzione. Senza cultura - conclude Ordine - sarà difficile pensare un Sud e un’umanità fondati sull’amore per la legalità, per la giustizia, per la tolleranza, per la solidarietà umana».
Summa 2014 Felix
Ceccobelli mostra il suo pensiero e la sua anima «Si raggiunge il giusto atteggiamento spirituale dell’artista quando i preparativi e l’opera, il mestiere e l’arte, il materiale e lo spirituale, il soggettivo e l’oggettivo trapassano senza discontinuità l’uno nell’altro». E. Herrigel sa che il punto di partenza del linguaggio pittorico germoglia nell’esplosivo caos imbevuto di panico; l’unico percorso tangibile per il perfezionamento del gesto, viaggia nell’esattezza della disciplina fondata sul Sapere simbolico. Undici pezzi segnati da una miriade di segni raccolti come sassi nel Panaru del quotidiano, totalizzano lo spazio espositivo. Rimbalzano lettere dell’alfabeto, sagome di suole, energiche spirali in parte disegnate su scudi per possibili bizantini santi, cubi e quadrati, impronte di mani aggrappate al cielo, croci chiare o scure e cerchi neri non distanti da un nudo piede destinato a tornare indietro. Un così sia, amen, sorvola le ombre delle eve vicino al taglio di una M disposta nel dividersi per trasformarsi in un 11 speculare, il numero dei lavori sulla parete. Un autentico e complesso laboratorio alchimista trasloca nell’installazione mutando le allegorie nel numero perfetto del Tao, in via del Cielo e della Terra per una felicità alta. Ghislain Mayaud, che presenta la mostra, celebra i suoi venti anni di attività in Olanda, nel 2002, con una mostra nella Galleria B.M.B. L’anno seguente pubblica il volume Color bellezza, che raccoglie i suoi scritti profetici ed estetici su una società ancora a venire. Realizza a Gibellina il mosaico “L’eternità è la vera medicina”. Pubblica il volume Tempo senza tempo della pittura, raccolta di biografi e parallele sull’arte di ieri e quella di oggi. Nel 2005 è nominato Direttore dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia. Espone sculture in marmo a Verona e Pietrasanta alla galleria “Spirale Arte”, e partecipa alla mostra collettiva “San Lorenzo” presso Villa Medici a Roma. Tra le esposizioni più recenti vanno segnalate le installazioni romane: “Longa marcia post-temporale”, nel 2007 da Volume!; “Invasi”, svoltasi nel 2008 presso la Fondazione Pastifi cio Cerere; “Attici unici”, alla galleria Attico di Fabio Sargentini, e la suggestiva “Natalis in Urbe”, all’interno della chiesa Santa Maria sopra Minerva, entrambe del 2009. L’evento più importante è la retrospettiva dedicata all’Officina San Lorenzo dal Mart di Rovereto. L’evento di maggiore rilevanza è la mostra “In carta sogni. Opere su carta 1980-2010”, allestita a cura di R. Rodriguez presso il Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, che per la prima volta raccoglie e storicizza le principali opere grafiche di Ceccobelli. Da ricordare la grande retrospettiva “Early Works”, organizzata dalla galleria Anfiteatro Arte di Padova, che ripercorre il decennio 1982-1992. Si segnala la personale “Schöne Träume” a Rovereto, in cui l’artista cerca di catturare la bellezza dei sogni impressi su federe di cuscino. Da segnalare, nel 2012, è “Antologica in piccoli formati 1984/2012” presso il Palazzo Buonaccorsi di Macerata. Tra le mostre collettive, quella presso la Galerie Placido XII Seicle di Parigi, che vede protagonista Ceccobelli accanto ai suoi colleghi Dessì, Nunzio, Gallo, Pizzi Cannella. Nel 2013 una personale rilevante è “209 - Icona from NYC”,
a Novara, nella Galleria Nunzio Sorrenti; piccole opere degli anni ‘80. “Anni 70 - Arte a Roma”, curata da Daniela Lancioni e presentata al Palazzo delle esposizioni di Roma è la mostra collettiva che chiude il 2013. Bruno Ceccobelli nasce a Montecastello di Vibio (Todi), il 2 settembre 1952. Attualmente Ceccobelli vive e lavora a Todi. Nel suo percorso di formazione incontra vari maestri, tra cui Emma Cusani, esperta in teosofi a, Francesco Albanese, conoscitore della cabala e dell’alchimia, e Donato Margotta, antroposofo di strada. Deve molto all’artista Toti Scialoja, col quale si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma: il suo celebre corso di scenografi a gli insegna la teoria e la pratica dell’astrattismo. Ama e studia artisti come Malevich, Kandinskij, Klee, De Chirico, Brancusi, Beuys, Miró, Dalí, Tàpies, Magritte. Completa la sua eclettica formazione giovanile con lo studio delle fi losofi e orientali Zen e Taoismo. Dalla seconda metà degli anni Settanta fa parte degli artisti che si insediano nell’ex-pastificio Cerere, a Roma, nel quartiere San Lorenzo: un gruppo di creativi poi noti come “Nuova scuola romana” o “Scuola di San Lorenzo” o “Offi cina San Lorenzo”. La sua ricerca è inizialmente di tipo concettuale, per poi giungere a un’astrazione pittorica che approda a un vero e proprio simbolismo spirituale. Nel 1971 partecipa alla sua prima mostra collettiva nell’Europäisches Forum di Alpbach, invitato da Palma Bucarelli, in Austria e nel 1973 partecipa a due collettive presso La Stanza, uno spazio indipendente autogestito da artisti. Nel 1977 Bruno Ceccobelli inaugura la sua prima personale a Roma nella galleria Spazio Alternativo, (con opere dal 1971 al 1975), l’invito lo scrive Cesare Vivaldi. Nel 1979 espone al Festival della Cultura italiana di Belgrado e a mostre collettive in Francia, Germania e Croazia. Nel 1984 il critico Achille Bonito Oliva cura la mostra “Ateliers”, in cui gli artisti dell’ex-pastificio Cerere aprono i loro studi al pubblico. Nello stesso anno, e due anni dopo, nel 1986 Ceccobelli è invitato alla Biennale di Venezia. Nel 1985 è a New York da Gian Enzo Sperone Westwater; il 1988 lo vede impegnato in una triplice esposizione a New York presso la Jack Shainman Gallery, a Roma presso il Centro di Cultura Ausoni e a Madrid, presso la galleria Mar Estrada; presenta 777 opere di piccole dimensioni presso il Caffè Florian di Venezia. È invitato a Parigi (Yvon Lambert), Londra (galleria Mayor Rowan) e Barcellona (da Thomas Carstens). Nei primi anni Novanta tiene esposizioni personali in Germania e Austria, nonché, nel 1993, al Museum Centre Saydie Bronfman di Montreal e alla Galleria d’arte Moderna di Rimini. Nel 1994 è invitato a tenere un corso di formazione artistica in Senegal a Dakar, presso l’Ecole Nationale des Beux-Artes. Nel 1996 partecipa alla Quadriennale di Roma e nel 1999 Arturo Schwarz presenta la mostra “Trascorsi d’asfalto”, presso la Galleria Guastalla Arte moderna e contemporanea di Livorno. Nello stesso anno espone a Bilbao da Luis Borgus e, in occasione del Giubileo, realizza i portali in ferro corten e bronzo del Duomo di Terni.
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sabato 5 aprile 2014
I cataloghi e le nuove acquisizioni I dieci anni del Maon di Rende
Anniversario al museo Il Maon, ovvero il Museo dell’arte dell’Otto e Novecento di Rende celebra i suoi primi dieci anni di attività. E’ stato inaugurato il 4 maggio 2004 per iniziativa del Centro per l’arte e la cultura "A. Capizzano" di Rende. A sua volta il Centro intitolato all’artista rendese Achille Capizzano, è nato nel 1997 su iniziativa dell’on Sandro Principe, che ha chiamato a raccolta professionisti, docenti universitari e imprenditori in una associazione finalizzata alla promozione della cultura e dell’arte. Dopo sette anni di una intensa attività di mostre il Centro si è dotato di raccolte stabili e ha istituito il Museo, che nasce da un progetto del critico d’arte Tonino Sicoli. Esso è una delle poche istituzioni culturali meridionali dedicate all’arte moderna e contemporanea, ed ha sede a palazzo Vitari, nel centro storico di Rende, concessa in comodato d’uso ventennale dall’amministrazione comunale, che lo annovera fra le strutture del Polo Museale rendese.
Mostre e incontri a cura di Tonino Sicoli e Roberto Sottile, fino al 15 giugno Polo Museale di Rende Maon - Museo d’Arte dell’Otto e Novecento Via De Bartolo, 1 Palazzo Vitari Rende Centro Storico
Il museo Maon di Rende
INGRESSO GRATUITO ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO 10.00/13.30 16.30/20.00 DAL MARTEDI AL SABATO CHIUSO FESTIVI E LUNEDI
Il Maon gode del patrocinio della Soprintendenza Bsae della Calabria ed ha il riconoscimento, fra i Luoghi del Contemporaneo, del ministero per i Beni e le Attività culturali. Una delle sue raccolte principali riguarda il Novecento e il primo decennio del XXI secolo, con una ricca presenza di artisti calabresi individuati fra quelli della diaspora e gli stanziali, di diverse generazioni, dai nomi storici come Antonio Marasco e Mimmo Rotella fino ai giovani emergenti. Sono state acquisite anche opere di artisti non calabresi, italiani e stranieri, che con la Calabria hanno mantenuto in questi anni un rapporto stretto di presenza e operatività. E’ recente l’acquisizione di opere dell’Ottocento, che fanno così del Maon il museo più completo sull’arte in Calabria negli ultimi due secoli. Nucleo principale è la raccolta di opere dell’artista rendese Achille Capizzano, che documenta un percorso artistico compiuto nel corso degli anni Trenta-Cinquanta del Novecento. Nel corso dell’estate 2005 il Maon si è arricchito di un’importante donazione di arte contemporanea da parte del collezionista Luigi Ladaga, intellettuale impegnato e attento alle vicende culturali della sua epoca. La sua raccolta di opere d’arte testimonia i rapporti umani con importanti artisti contemporanei e i suoi interessi intellettuali. La collezione contiene anche opere grafiche di alcuni grandi maestri del Novecento, con i nomi più significativi di una stagione di rinnovamento artistico, attraverso i movimenti e i gruppi dell’avanguardia storica e di quella recente. Nel 2012 è entrato a far parte del Museo un nucleo di opere della Fondazione Carmine Domenico Rizzo, che coprono un periodo compreso fra il Secondo Futurismo e l’arte astratto-concreta. La pubblicazione di cataloghi e di volumi monografici, sulla scia delle tante pubblicazioni già prodotte in precedenza dal Centro "Capizzano", ha dato alle mostre del Maon il corredo documentario e divulgativo adeguato, permettendone la circolazione nei circuiti specializzati e presso il grosso pubblico.
sabato 5 aprile 2014
Pillole di fede Una singolare giornata della poesia
Anche gli alberi parlano di Dio di Lucia De Cicco
Il 21 marzo scorso, la Giornata mondiale della poesia, patrimonio Unesco, un evento che sa di primavera. Mostra permanente di poesia, presso un cimitero del Cosentino, che nel tempo ha visto il recidere dei suoi alberi secolari. Operazione non accolta benevolmente e che porta l’ideatore, il poeta Francesco Tarantino a rivolgersi ad altro Comune, quello di Laino Castello, che ha donato, nella figura del sindaco Gianni Cosenza, l’intero giardino del paese per la mostra di poesia e che rimarrà lì per sempre. Presenti alla manifestazione il corpo forestale del comando locale che è intervenuto per dare massima diponibilità alla tematica degli alberi, perché la pianta è un essere vivente, che come tutti gli esseri viventi racconta e ha necessità di essere ascoltata. Le poesie arrivate anche attraverso il messaggio di Tarantino in internet sono state numerose oltre a quelle che già erano in suo possesso. Un momento che ha riportato la memoria di tutti indietro all’infanzia, quando era cosa normale, che si piantassero degli alberi soprattutto attraverso l’opera di diligenti scuole. Nel tempo questa, che possiamo definire più obbligo che consuetudine per molte scuole è stata riproposta come momento di crescita educativa. A Laino Castello sono state coinvolte, grazie all’accoglienza della dirigente scolastica Teresa Barletta, le scuole dell’infanzia delle primarie e di I° grado (medie). Una preparazione, che ha visto la partecipazione attiva anche dei ragazzini, che hanno rintracciato poesie sul tema dell’albero e una serie di musiche che sono state cantate e dopo la posa di un ulivo al centro del giardino, si è realizzata una propria e vera danza attorno ad esso in segno di festa. Alcune poesie scelte dai bambini sono state inserite nella mostra permanente, che può essere visitate in ogni istante. Una particolarmente bella che è quella di un capo indiano dal titolo Lo sai che gli alberi parlano, che fu tradotta da Franca Rame in Il sole che corre. “Lo sai che gli alberi parlano ma l’uomo bianco non li sa ascoltare?” È una frase che mette in guardia verso l’ascolto, che ci fa sentire la presenza dello Spirito e del Divino; l’albero ha in sé già la forma del Divino, un intreccio della relazione nel suo busto, le mani alzate, verso il cielo, nei suoi rami. Una giornata che era anche per il ricordo delle vittime della Mafia e dello spostamento del paese dal vecchio centro di Laino Borgo a Laino Castello, lasciato
A Laino Castello un intero giardino per vivere di natura e di versi L’ideatore della iniziativa è il poeta Francesco Tarantino
per un terremoto che ha danneggiato il centro storico irreparabilmente. Il sindaco della città ha lanciato una proposta al poeta Tarantino, che ha accettato al volo la possibilità di richiedere uno spazio per il 2015 per ogni bambino che voglia lasciare il proprio nome sul suo alberello che andrà a porre in terra. Il 21 marzo è quindi una data importante anche per i defunti, che in Spagna vedono coincidere con la figura di un Carmelitano, Giovanni della Croce la sua festività e rinnova la protezione sui poeti nel ricordo del Carmelo che è la spiritualità della contemplazione verso lo Spirito attraverso l’arte dei viventi e la memoria di chi ha lasciato il mondo terreno. Il perché però dell’idea di portare la poesia sugli alberi recisi del cimitero di Mormanno (Cosenza), che sta all’origine di questo progetto, nasce dal senso perduto del rapporto che avevano i nostri avi con la morte da cui è nata una produzione letteraria dal titolo Memorie di Alberi recisi: «La morte ormai, ci dice il poeta Tarantino, è vista come un qualcosa lontano da noi, lo stesso porre i cimiteri lontani, e con alti muri, dai centri abitati risponde alla necessità di allontanare ciò che è comunque il destino ultimo dell’essere vivente». Nell’introduzione del testo la morte è spettacolarizzata attraverso i media che diviene interesse morboso della gente, che si reca a fotografare anche sui luoghi dei delitti o delle sciagure, ma nello stesso tempo è rifiutata ed emarginata. Si legge nel testo a pagina nove e seguire: «La tecnologia sembra contrapporsi alla sacralità e complessità della vita con proposte limitanti e transitorie di robot scimmiottanti comportamenti umani (...) prodotti lontani anni luce dalla perfezione di un moscerino». E ancora riguardo alla morte così importante per il valore da dare alla vita è coglierne tutta la sua profondità attraverso i luoghi in cui un dì riposeremo tutti, nessuno escluso: «Ogni croce, ogni tomba, una storia, un dolore, più dolori, sofferenze, vite piene, vite grigie, vite vuote (...) all’Orizzonte appare l’uomo bionico annunciato da complesse e sempre più sofisticate e verosimiglianti parti di ricambio (...) anche in questo evoluto contesto, la vita e con essa la morte restano un sacro e non svelato mistero». A pagina undici: «La sfida dell’uomo che vuole scopiazzare, sperando di poterlo sostituire, il suo creatore Dio, che dal fango plasmò Adamo e con il suo soffio divino gli diede la vita (...) Il morire da catartico diventa sconvolgente. La morte viene rimossa e il cimitero gradualmente trasformato (...) Un tempo il camposanto era intorno alla chiesa o addirittura al suo interno (...) al centro del villaggio, così come la morte era al centro della vita. Morti e vivi coesistevano come tuttora avviene al Cairo nella "Città dei morti", unica al mondo, dove una necropoli musulmana ai piedi della collina della Moqattam e abitata da migliaia di persone». E nell’introduzione di Francesco Aronne si legge a pagina 22: «Tra chi cerca il gene dell’immortalità, chi il Santo Graal da cui bere la possibilità di vivere in eterno, chi si serve della preghiera per assemblare la zattera con cui trasferirsi in altri mondi (...) Certo sopra tutto e sopra ogni cosa, da sempre ad essere imperitura è proprio e solo lei, la imparziale e oscura custode che chiamano confidenzialmente morte. E l’anima? È un’altra storia». Ho capito, ho capito con dolore, che solo dopo il taglio si vede il vero spessore del tronco (Non senza dolore).
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sabato 5 aprile 2014
sabato 5 aprile 2014
Il racconto
Il racconto
A proposito delle stelle, «a occhio nudo se ne contano seimila. Col telescopio si arriva a novanta milioni»
di Giuseppe Aprile
to intriso di cose dovute all’esigenza di vivere la vita sociale e con i suoi simili in tutti i modi. Un uomo sa cos’è anche oltre ciò che dice. E vive d’incanto, di contemplazione del bello, di interesse per l’utile, proiettato verso orizzonti di vita nuova che si costruisce in base ai risultati ed alla condizione raggiunta. Il mio amico, uno dei tanti che mi occupa tanto tempo in confronti e colloqui, si chiama Micantoni. È un uomo consumato di lavoro, di fatiche, di pensieri, di dolori dominanti sulle poche gioie della propria vita. Ma sa che è più utile di tanti libri, più giusto di tanti che pensano di sapere e vivono, di fatto, di incertezze e di inesattezze parlanti. Micantoni vive sereno, ossequioso con tutti, convinto che ognuno ha una sua vita, una sua esperienza, una sua indole. Quando esce di casa cerca sempre di dire la sua. Esce preparandosi ad incontrare un interlocutore. Mena le braccia a destra ed a manca, gira gli occhi verso più direzioni, scruta il cielo, interpreta il tempo. E pensa al suo passato, vuole dare idee perché gli altri acquisiscano dalla sua esperienza, elementi di approfondimento per la loro quotidianità. Mi dice: «Io non conservo alcun mio libro. Il mio unico libro sono io stesso. La mia penna sono i miei discorsi, le mie pagine sono i miei ricordi, i miei colori sono i colori della natura che vivo ogni giorno».
In un mio vecchio libro delle scuole elementari, che conservo con piacere, a proposito del numero delle stelle, c’è scritto che «a occhio nudo se ne contano seimila circa. Col telescopio si arriva a novanta milioni». Poi si domanda: «quante sono quelle immensamente lontane, dove non arriva il telescopio?» E si risponde: «secondo complicati calcoli fatti dagli astronomi, raggiungerebbero i cento miliardi!». Deduco che nessuno potrà mai sapere quante realmente sono le stelle, a meno che la scienza non superi i propri poteri in atto. Poi, dice ancora: «Quanto è grande il sole?». E si risponde: «Per formare il sole occorrerebbero un milione e trecentomila terre fuse insieme». Basta per immaginare da una parte il limite della capacità di conoscenza dell’uomo, dall’altro l’immensità di quanto mai capiremo di quanto c’è nell’universo. Che significa? Che dobbiamo arrenderci di fronte al nostro mondo e ritenerci piccolini, più piccoli di un granello di sabbia?
In un vecchio libro di scuola
Appena trova un conoscente si fa accompagnare dentro un bar perché ama prendere un caffè in compagnia. Finito il caffè entra nel vivo della discussione che aveva già impiantato. E dice: «il silenzio non esiste. Non esiste nemmeno il discorso senza costrutto. O si dice qualcosa, ci si comunica, o si è deficienti, privi anche di diritto ad avere compagni; non dico di vivere, perché viviamo tutti: chi bene, chi male. Ma c’è differenza tra chi vive e chi vivacchia, come spesso dicono in tanti». Micantoni vuol bene alla vita, alla gente, a tutto quello che conosce come valore umano. Non ha nemici, non crea dissensi, non accetta divergenze inconcludenti, per partito preso. Suggerisce il ragionamento, propone sempre un colloquio utile per tutti, respinge ogni ipotesi di contrasto che non sia diversificazione e solamente diversità che alla fine a tutti riesce utile. «È la diversità che ci fa crescere e capire meglio le cose della nostra vita» dice. È calmo, tranquillo. Ha imparato, dalla sua fanciullezza turbolenta e dalla sua giovinezza difficile e contrastata, che l’altro è utile, non un concorrente; che la felicità è figlia del buon senso e della buona educazione, che da soli non si è mai contenti e felici.
Come per tutte le altre cose, a me personalmente saltano in mente due ipotesi. Una che ci faccia pensare che esiste a tutto un limite e la nostra mente liberamente navighi ponendosi domande forse fuori posto. Dall’altra che davvero siamo limitati, liberi di pensare quanto e come mai ci sarà spiegato e di navigare dentro il mondo come una formica viaggia nel termitaio, probabilmente priva di pensiero o con cose e dati che a lei non devono e non possono interessare. È per noi il mondo, quello che un termitaio è per la formica? Penso che possa essere quello che il mare sia per un piccolissimo pesce, o quello che il fuoco sia per ogni altra cosa, o quello che l’animo sia per l’aria, o la vita di fronte alla immortalità. Per ora ho in dote il fatto che da oltre sessant’anni vedo, leggo, osservo questo mio libro delle scuole elementari dove potrei ancora gioire per cose che da sempre sono sotto la mia osservazione e che mi appaiono sempre attuali, meravigliose, mai dimenticabili. A pagina cinque di questo libro - le precedenti mi mancano perché staccate e perse nel tempo - è, a tutta pagina, una immagine di Dio con una barba lunga - perché? - le braccia aperte quasi per aprirsi al mondo, un manto che gli sventola sulle spalle, al centro di uno scenario di vuoto con dentro tante nuvole veleggianti nel cielo. E il titolo del dettato proposto “Dio esiste”con uno scritto di dieci righe, firmate Giuseppe Mazzini, che sono un messaggio per tutti ragazzi da formare. Dice «Dio esiste e vive nella nostra coscienza, nella coscienza dell’umanità, dell’universo che ci circonda...». Giuseppe Mazzini è uno dei più importanti uomini di pensiero. Viene utilizzato per il messaggio che ha lo scopo di far cominciare a pensare l’esistenza di Dio. Ovviamente, per gli intelligenti e critici, si deve ipotizzare che può non esistere. Per lo Stato che gestisce le scuole e l’educazione, resta una scelta ed una pretesa di conseguenza. Non è questo, comunque, lo scopo di questa scrittura. È l’evidenziare che come passano gli anni -dall’inizio del possedimento di quel libro ne sono passati, abbondantemente, oltre sessanta- non si cancella il piacere della conoscenza ingenua e vigorosa dell’immagine e del sentimento umano. Quel mio libro è sempre importante per me, lo considero sempre -è poco dire lo leggo- e serve sempre perché la mente è un via vai di immagini e di pensieri. Dovessi vivere ancora per altri anni so che non finirei mai di avere utilità dal libro delle scuole elementari. Così come non finiremmo mai di avere utilità dai ricordi, dal passato, dalle vicende vissute. Ora il mio pensiero è rivolto a quanto avrei potuto capire di quanto ancora oggi resta un mistero, un dubbio, incertezza di conoscenza, valore del limite. Continuo a osservare, domandarmi tanti perchè, tentare tante risposte. Per sempre sarà così ed anche il pensiero dei più grandi, infine, forse è un granello di sabbia nell’immensità del tempo e dei cieli infiniti. Di fronte al pensiero dei tanti, che pur pensano, ci sembra profondamente, e hanno costruito filosofie, poesia, sapere, esiste l’immenso dentro il quale l’uomo ha solo il potere di starci con i limiti che sono, forse, il confine della sua vita; della vita di ognuno. Di ieri, di oggi, di domani. Come addentrarsi a capire?
Dobbiamo arrenderci di fronte al nostro mondo e ritenerci piccolini, più piccoli di un granello di sabbia
Lo stesso libro propone letture di tante altre questioni e propositi su problemi di vita e di socialità che non potrò mai considerare se non come ragioni di riflessioni e ricordi che dureranno mantenendo sempre una freschezza di contenuti e di opinioni che con il passare del tempo e la mia ulteriore maturità diventano sempre più attuali, vive, pregne di ulteriori conoscenze fino ad arricchire la mia mente e farla pensare che un proposito di lettura lascia sempre più possibilità di conoscenze e di approfondimenti. Può, il sapere, essere un granello di sabbia in una sorta di indefinita sapienza senza tempo? Misteri da svelare. Non lasciamo alcunché di prescritto. Un libro, intanto, è diventato cosa che mai avrei potuto pensare. Chi avrebbe immaginato che oltre sessantacinque anni dopo, avrei oggi ancora fatto uso di quelle pagine annerite ma sempre eloquenti? Ogni cosa ha un suo fine ed un suo spazio. Il messaggio dello scrittore, come quello del pittore, del poeta, del musicista, dello sculto-
re restano valori indefiniti; su cui sempre si dice, sempre si può dire, il tempo che passa fornisce nuove interpretazioni e lancia nuovi orizzonti di conoscenza. Sicuramente. Un contadino non legge tanto i libri. Ci sono uomini di campagna e gente artigiana che il libro lo ha usato al tempo della propria fanciullezza e della scuola. Tanti poi hanno continuato a leggere, ad imparare ma anche a complicare il giù saputo. Tanti non hanno più avuto bisogno del libro, e tanti ancora hanno dovuto preferire arnesi di mestiere che fossero utili al dominio del legno, della creta, del fuoco, del cammino di tante cose. Un grande amico mio, uno dei tanti che utilizzo proprio perché so che dentro il cuore di un uomo può esserci anche una conoscenza unica, mi occupa con discorsi ogni volta che mi vede. Ha capito che mi piace sapere, che so di non sapere, che sono aperto ad ogni possibile novità. E lui sa pure che ha svolto un mestiere che ad un certo punto della sua vita lo ha trattenuto, gli ha rapito l’animo, l’ha fat-
Passano gli anni ma non si cancella il piacere della conoscenza ingenua e vigorosa del mistero che sta sopra di noi e del sentimento umano
Conosco altri come Micantoni perché anch’io credo che l’altro sia utile per te stesso e fuori dal contesto umano non esiste ragione profonda e seria di vita. Nel mondo si fanno guerre e si capisce sempre che essere scaturiscono dal contrasto di interessi fuori luogo; di supremazia e di superiore arricchimento o di superiore prepotenza. La gente solo quanto scantona dal proprio ordine di cose, si perde, si disperde, entra in un labirinto di nere tenebre col rischio di non uscire più. L’altra sera sono stato a colloquio con un mio amico simile a Micantoni. Un uomo che si vanta di avere avuto solo le mani ed il cervello nella propria esistenza. Nessuna guida all’altezza di fargli conquistare quello che ha poi conquistato nella vita. Dice che quello che ha fatto e che ha avuto, è frutto delle sue mani e del suo cervello. Da solo è cresciuto ed ha imparato. Si chiama Nino La face. Scrive poesie ed ha ottenuto molti premi letterari. Voglio riferire alcune meravigliose sua creazioni in versi, da me recepite in una sua composizione poetica. Avvalora tanto della mia tesi e del pensiero di Micantoni, nonché del suo e mio amico Rino Labate che ha assistito con grande partecipazione emotiva, al colloquio e che tanto ha dato come sostegno al pensiero che abbiamo sviluppato. Questa, in sintesi, la dinamica dei versi scritti da Nino La face. «Quando la gioia ti fa traboccare, ricorda di chi trabocca di dolore. Quando al mattino vedi spuntare il sole, ricorda di chi non arriva al tramonto... Quando il vento soffia e scuote gli alberi, ricorda che anche tu puoi essere scosso dagli eventi... ricorda che quello che semini raccogli... Quando sei nell’abbondanza, ricordati di chi vive nella miseria. Quando ti sorgono pensieri selvaggi, ricordati che il prodotto è la rovina. Quando vedi un bimbo sorridere, ricorda che dietro quel sorriso c’è la purezza. Quando ti senti troppo sapiente, ricordati che il mondo è stato creato senza il tuo consiglio. Quando rinnovi i tuoi pensieri, ricorda di non cedere alle tentazioni. L’amore non passa mai... è... il principio d’ogni bene». È una testimonianza, dico, del pensiero dei mio amico poeta Antonio La face, condivisa da Crea e da tanti altri uomini di questo mondo, ma contrariata da tanti altri, purtroppo!
XI