Anno 38 - 12 Luglio 2014 - Numero 28
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
di Lucia De Cicco
“La mia voglia di vivere ha vinto anche sulla malattia” è il libro di Rosa Oliverio, vittima di un errore di malasanità LA CALABRIA DA SCOPRIRE
LA PILLOLA NON VA GIÙ
DA NON CESTINARE
“Saperi” e “sapori” nella terra del Paradiso
Farmacie e celiachia, accuse senza alcuna “Regione”
Cosenza è una città che fa... la differenza
Nessuna serrata: semplicemente la richiesta di minore burocrazia
Premiata a Roma come “Comune riciclone”
di Pietro De Leo
Una stessa “radice” a testimonianza che le due cose sono inscindibili
II
sabato 12 luglio 2014
La pillola non va giù PRODOTTI PER CELIACI: DALLE FARMACIE NESSUNA SERRATA, SOLO UNA LEGITTIMA RICHIESTA DI SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA
Accuse senza Regione Anche alla luce degli interventi promossi da alcune forze politiche a livello parlamentare, Federfarma Calabria precisa che le farmacie della Regione non hanno promosso alcuna “serrata” nei confronti dei pazienti celiaci e che i prodotti privi di glutine sono normalmente erogati da tutte le farmacie della Regione. Le farmacie hanno semplicemente denunciato pubblicamente l’assoluta indisponibilità della Regione Calabria a dare seguito a una richiesta banalissima riguardante le modalità di fatturazione; modalità che sono state arbitrariamente modificate dalla Regione, rendendo estremamente difficoltoso e complesso, se non impossibile, per le farmacie ottenere il rimborso dei prodotti erogati. Le farmacie hanno, infatti, fatto presente alla Regione che - vista la diminuzione delle richieste di prodotti per celiaci a seguito dell’allargamento della platea dei fornitori anche agli esercizi commerciali, decisa in modo del tutto legittimo dalla Regione stessa e contro la quale le farmacie non hanno fatto e non fanno la minima opposizione - non sarebbero state in grado di sostenere l’erogazione del servizio con le nuove modalità di fatturazione. Al riguardo, va segnalato che le farmacie che hanno attivato il nuovo e complesso meccanismo di richiesta di rimborso dei buoni stanno ancora aspettando, dopo mesi, il pagamento dei prodotti consegnati ai pazienti. La soluzione più semplice, che le farmacie hanno chiesto alla Regione di poter continuare ad adottare, è quella di inserire gli importi relativi ai prodotti per celiaci nelle Distinte Contabili Riepilogative (Dcr), cioè nei documenti contabili che vengono presentati alle Asl per ottenere il rimborso dei medicinali erogati in regime di Ssn. Tale modalità garantisce la massima trasparenza e procedure di verifica e pagamento ormai standardizzate, senza comportare alcun onere aggiuntivo per la Regione. Al contrario, in base a un accordo stipulato oltre 10 anni fa, le farmacie praticano alla Regione Calabria uno sconto sugli importi loro spettanti per l’erogazione di prodotti senza glutine equivalente a quello praticato sui rimborsi per i medicinali Ssn. A fronte di questa situazione non si capisce perché la Regione non abbia voluto dare seguito alla richiesta delle farmacie, costringendole a presentare fatture, magari anche per importi estremamente ridotti, in uffici diversi da quello farmaceutico addirittura di altre Asp se il paziente viene da un’altra provincia, senza nessuna certezza riguardo alla possibilità di ottenere il relativo rimborso in tempi accettabili. Non è quindi la farmacia, che è quotidianamente impegnata a dare risposte ai propri utenti, a voler impedi-
Le farmacie hanno denunciato la non disponibilità della Regione a dare seguito a una richiesta riguardante le modalità di fatturazione che sono state modificate in maniera unilaterale rendendo difficoltoso e complesso ottenere il rimborso dei prodotti erogati
re ai pazienti celiaci di accedere ai prodotti a cui hanno diritto, soprattutto nei piccoli centri dove la farmacia è l’unico punto di riferimento anche per i celiaci, ma un’amministrazione che, anziché agevolare i cittadini e gli operatori, adotta procedure burocratiche che complicano la vita a tutti. Federfarma Calabria
Protesta a Gallico
Sportelli sbattuti per i diabetici Dopo oltre 12 anni di ‘onorato’, ma soprattutto utile servizio ai cittadini con diabete, il distretto sanitario Reggio Calabria 1 dell’Asp di Reggio Calabria dispone la chiusura dello “Sportello del diabete”, istituito nei locali dell’Asp 5 Rc - PST Gallico, Reggio Calabria. «Nato nel febbraio 2012, su richiesta dell’associazione per l’aiuto alle persone con diabete Diabaino Vip-Vip dello Stretto, con l’intento di assistere le persone con diabete e i loro familiari che accedono alle strutture sanitarie diabetologiche, e far conoscere loro i diritti e i doveri della persona con diabete, tutelati da Leggi dello Stato e della Regione Calabria, lo sportello aveva sempre assolto a questa funzione riscuotendo grande favore da parte del pubblico e anche degli stessi operatori sanitari», racconta Gabriella Violi, presidente dell’associazione per l’aiuto alle persone con diabete Diabaino Vip-Vip dello Stretto e componente del consiglio di presidenza di Fand- Associazione italiana diabetici. «Di punto in bianco, tre settimane orsono, ci viene comunicato, senza ulteriori spiegazioni, che l’autorizzazione a svolgere questo servizio è revocata», prosegue Violi nella sua denuncia. La lettera della Asp, firmata dal direttore del distretto sanitario, Vincenzo Malara, recita freddamente «si chiarisce che non possono essere concessi a nessun titolo locali per attività non di Istituto» e «vengono pertanto revocate tutte le eventuali autorizzazioni a qualsiasi titolo concesse ad Associazioni di volontariato ad operare all’interno dei locali di proprietà dell’Asp». «La burocrazia sembra avere vinto ancora una volta - conclude amareggiata Gabriella Violi -. Bontà»
sabato 12 luglio 2014
III
Io ce l’ho fatta... e te lo racconto Una battaglia vinta su un errore di malasanità
La volontà che sposta le montagne di Lucia De Cicco
La mia voglia di vivere ha vinto anche sulla malattia, edizioni Progetto editoriale 2000, è il nuovo libro della scrittrice Rosa Oliverio, sottotitolo Io ce l’ho fatta…e te lo racconto, presentato nella cornice dei “Giovedì letterari” della libreria Domus di Cosenza con Demetrio Guzzardi, a introdurre, letture del gruppo DiciasetteBi, Costantino Guzzardi alla chitarra con brani di Rino Gaetano, conterraneo della Oliverio. L’autrice è nata a Scandale (Kr), anche se lei con la sua energia sembra molto più giovane degli anni anagrafici, si trasferisce con la sua famiglia a Varese dove diventa con il suo bagaglio d’insegnante dentro e fuori dalla Calabria, dirigente scolastica fino al 1999, anno del pensionamento. È già autrice con la stessa casa editrice di “Pane e fichi secchi”, racconto autobiografico degli anni che la videro, in Calabria, in quei d’Isola Capo Rizzuto, Scandale e Crotone. Di questo nuovo lavoro si legge nella quarta di copertina: «Scrivere questo libro ha avuto per me un significato importante, mi ha aiutata a dimenticare, e come un atto liberatorio, mi è servito a guardarmi dentro per capire se ho veramente accettato quanto mi è successo. La fede e i miei figli (cui è dedicato il testo) hanno dato un aiuto prezioso e posso dire che ho superato la prova perché sento dentro di me la voglia di essere d’aiuto a quanti si sono trovati o si trovano, come me, ad affrontare momenti difficili, senza però credere mai nella disperazione». La disperazione, che invece è sopraggiunta nell’immediato momento della sua paresi, in seguito all’iniezione tramite flebo di un medicinale cui nessuno sapeva fosse allergica, perché ricoverata d’urgenza per una sensazione di soffocamento, che le stringeva il petto, dovuta forse allo stress di avere accettato un nuovo incarico da parte di un suo amico come direttrice di una scuola privata, che la stessa autrice dice, in sede di presentazione, sarebbe stato meglio non accettare come responsabilità. Una disperazione che le ha fatto desiderare di lasciare la vita terrena e di chiedere un medicinale, che le offrisse quella pace dell’aldilà che quella terribile condizione non le dava. Per fare comprendere il perché di tale richiesta, l’autrice trasferisce su noi presenti quella sensazione terribile provata: il pensiero di come ci si deve sentire di pensare di muovere gli arti, sentirne la loro presenza e vedere che rimangono immobili, è come stare imprigionati in un muro. Il testo è intervallato dai pensieri di Papa Francesco e madre Teresa di Calcutta, ma anche da Victor Hugo, Romano Battaglia e dai principali elementi che caratterizzano la storia: una sedia a rotelle e Claude il fisioterapista, che detestava le dirigenti scolastiche. Claudio, questo il vero nome del giovane fisioterapista non si arrende davanti a quella prima, stanca, volontà di Rosa, la imbraca e la tira verso l’alto in una posizione eretta come ha affermato Oliviero «in quella posizione (anche se non naturale) mi piaceva comunque rimanere».
“La mia voglia di vivere ha vinto anche sulla malattia” è il nuovo libro della scrittrice Rosa Oliverio
Uno dei dirigenti dell’ospedale di riabilitazione, dove si trovava non le aveva dato alternative che la sedia a rotelle. «Io volevo alzarmi e il fisioterapista è stato bravo a penetrare in questo mio stato d’animo, credo lo abbia fatto di proposito, per farmi capire che era necessaria la buona volontà e fare uno sforzo». Quanto la fede ha pesato nella sua situazione? «Tanto. Passato quel primo momento di sconforto, la fede è stata la mia arma principale». In un passaggio del libro è descritto un episodio particolare. A Rosa è regalata l’immaginetta di San Pio da Pietralcina, che con il cambio del personale e della stanza sparisce. Cosa che per Rosa era diventata, anche una semplice immagine, importante, perché in quelle condizioni tutto lo era e tutto era momento di speranza. Durante una broncopolmonite virale, che contrasse nella struttura e attaccata alle macchine, che pompavano antibiotici nel corpo, presa dallo sconforto una sera, si lasciò andare al pianto e una stagista sentendo il lamento esclamò passando di lì: «Ma come? Mi avevano avvisata tu fossi una dura e adesso piangi?» Era la disperazione di non potere chiamare aiuto attraverso il campanello, era troppo doloroso ciò che seguì. La stagista lo avvolse in una garza e glielo avvicinò alla bocca. Fu tanto il senso d’impotenza che avvertì Rosa. All’indomani il cappellano dell’ospedale le consegnò una immaginetta, la infilò tra le mani. Persa l’immaginetta, lo sconforto prese di nuovo il sopravvento; in quel momento la suora del reparto la consolò dicendo che quella era la caratteristica propria delle manifestazioni di San Pio, oltre al profumo di rose, che lei aveva avvertito nella consegna di quella mattina al passaggio del caporeparto; vista la sua disperazione, le portò all’indomani la stessa identica immagine del Santo e senza che lei gliel’avesse descritta. Per l’autrice tutto ciò ha assunto una valenza d’incoraggiamento maggiore a resistere. Perché, se potesse tornare indietro non accetterebbe altro incarico dopo il pensionamento? «Mi disturbava un poco il fatto che ci potesse essere chi pagava per andare a scuola, provenendo dalla scuola pubblica, capisce non era facile, ma non volevo deludere questo amico, che richiedeva la mia professionalità. Tuttavia, misi in chiaro che avrei creato un nuovo ambiente e stavo lì da mattina a sera. Avevo altre attività sociali ed ero consigliere comunale, poi era appena trapassata mia sorella. Si vede che erano troppe le cose e il mio fisico ha ceduto». Rosa Oliverio è una donna forte, tiene la scena della presentazione con quella voglia di fare capire a tutti che anche da un baratro con la forza della volontà, l’affidamento a chi può aiutare e la Fede si può uscire da situazioni difficili. Dedica il libro oltre che ai figli alla sorella Rita e al marito Lino. Alla cognata, ai nipoti e a tutti coloro che si trovano a vivere situazioni simili. Un aneddoto divertente: tutto il Sud e il Varesino si mobilitò per lei, non lasciandola mai da sola, meraviglia degli stessi medici, ma l’Amore è più che evidente sposta le montagne, però, per dirla alla Victor Hugo: «Esse non sono niente in confronto a ciò che fa la volontà».
Rosa Oliverio è seduta al centro, la terza da sinistra
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sabato 12 luglio 2014
Estate da vivere Dal 17 al 19 luglio a Cirella di Diamante (Cs) la prima parte dell'edizione 2014
Calici sotto le stelle Si terrà dal 17 al 19 luglio a Cirella di Diamante (Cs) la prima parte dell’edizione 2014 di Calici sotto le Stelle. Com’è consuetudine la manifestazione si ripeterà nel mese di agosto, quest’anno nei giorni del 21/22/23 agosto. È la quinta edizione per Calici Sotto le Stelle, la manifestazione dedicata alla promozione e valorizzazione delle specificità enologiche calabresi, organizzata dall’associazione culturale Cerillae e che si è affermata come una delle più importanti rassegne del settore in ambito territoriale. E in effetti i risultati conseguiti nel 2013 lasciano ben sperare anche per l’edizione di quest’anno: numerose le cantine calabresi presenti, per lo più della provincia di Cosenza, e circa 30.000 presenze testimoniano l’importanza dell’evento. Le iniziative della quinta edizione saranno molteplici e tutte di sicuro successo. Anche quest’anno, oltre all’ormai consolidato percorso del vino, che vedrà schierate eccellenti cantine calabresi, è stato predisposto un percorso tematico alternativo dedicato all’artigianato locale e ai prodotti tipici, curato dall’Accademia italiana del peperoncino che, come al solito, impreziosirà l’evento grazie alla sua consolidata esperienza; il tutto arricchito dai consueti spettacoli di strada, che nel complesso risultano cresciuti in qualità e quantità rispetto all’anno precedente. Poi vi sarà uno stand interamente dedicato al Chiarello di Cirella, antico e nobile vino del nostro paese, che nel periodo tardo-medievale, e soprattutto in epoca rinascimentale, era molto conosciuto ed apprezzato nelle corti italiane, soprattutto presso la corte pontificia di Papa Paolo III (1534-1549) dove il Chiarello era annoverato tra i 53 vini più buoni d’Italia, secondo quanto raccontato da Sante Lancerio, storico “bottigliere” del papa. Un’altra importante iniziativa legata alla manifestazione sarà la promozione di una serie di dibattiti, organizzati sempre lungo il percorso della manifestazione, su argomenti correlati al vino, nell’am-
Promuovere e valorizzare le specificità enologiche calabresi per mano della associazione culturale Cerillae
Una delle più importanti rassegne del settore in ambito territoriale
bito dei quali si discuterà delle sue caratteristiche organolettiche, delle conoscenze scientifiche legate alle sue proprietà benefiche e ai danni che lo stesso può arrecare se utilizzato male, di educazione al bere sano e responsabile. A testimonianza del legame tra vino e cultura - che Calici Sotto le Stelle vuole mantenere vivo e promuovere in tutte le sue forme- almeno altri tre interessantissimi eventi culturali: l’esposizione di presepi artistici del Maestro Luigi Marrello, la mostra di pittura, scultura e maioliche decorate dei maestri Costantino Comella (Kostas), Franco Salemme, Simonetta Volpe e, dulcis in fundo, l’apertura della cellula museale di Cirella in tutte e sei le serate della manifestazione, che sarà così visitabile, gratuitamente, da tutti gli ospiti di Calici 2014. Inoltre, nel corso della manifestazione lo chef Giuseppe Tosto, dell’Hotel Imperiale di Roma, guiderà i visitatori, in orari prestabiliti, nella realizzazione di un dolce tipico a base di peperoncino di Calabria, che sarà preparato e commentato in diretta e che potrà poi essere degustato abbinandolo a degli assaggi del mitico Chiarello di Cirella. Importantissima anche l’iniziativa verso cui saranno finalizzati eventuali utili di gestione di Calici Sotto le Stelle: un laboratorio di restauro archeologico che verrà realizzato in piena sinergia con la Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria e l’amministrazione comunale di Diamante e che sarà allestito presso la delegazione municipale di Cirella, dove è già attiva una cellula museale realizzata anche grazie all’interessamento dell’associazione culturale Cerillae. Altissima resta, quindi, la valenza culturale di Calici Sotto le Stelle, capace di associare alla promozione delle specificità enogastronomiche del nostro territorio anche iniziative di alto spessore, come i concerti e gli eventi culturali legati ai sapori, alla tradizione e alla salute che, come nell’edizione precedente, accompagneranno i visitatori nell’articolato percorso della manifestazione.
sabato 12 luglio 2014
La Calabria da scoprire Hanno la medesima radice “sap” attestata in età antica nelle aree osco-umbra e germanica da cui deriva anche “sapa”, "vino cotto" e “saft”, "succo"
Saperi e sapori nella terra del Paradiso luoghi ed umori racchiusi in uno spazio tutto sommato ridotto dal Pollino all’Aspromonte, dalla Sila all’Appennino paolano, dal Marchesato alla Piana, dallo Jonio al Tirreno e via dicendo: un vero scrigno di saperi e sapori, che fanno capo alle variegate genti di Calabria, colorate di storiche etnie come la grecanica, la valdese e la diffusa arbresh, portatrici di ataviche culture, ma anche di sapori diversi, mescolati con quelle dei popoli del Mediterraneo, come arabi ed ebrei. Ha ancora senso occuparsi oggi di tradizioni popolari? La domanda è antica e la risposta valida resta quella data nel lontano 1971 da Alberto Mario Cirese, un maestro degli studi antropologici nel nostro paese. «Nessuno o quasi, almeno a mio parere, - rispondeva Cirese - se gli oggetti e i modi dello studio non vengono risolutamente collocati, e intesi, nel quadro reale dei problemi del nostro tempo e delle tensioni che lo attraversano a tutti i livelli». I “sapori”, e dunque le complesse tecniche di trasformazione del cibo, non sono elementi astratti e legati soltanto alla dimensione individuale o collettiva del gusto, ma possiedono al contrario una profonda memoria storica: sono cioè inestricabilmente intrecciati, come molti altri elementi della cultura materiale, ad una serie infinita di “saperi”: dalle conoscenze nutrizionali alle credenze terapeutiche, dalle convenzioni cerimoniali alle convinzioni religiose, dalle testimonianze letterarie, pittoriche e musicali fino alla creazione di un vera propria cultura “specialistica” del cibo. E come non ricordare che proprio nelle Serre calabresi le tradizioni anche culinarie oltre che erboristiche e fitonomiche, che alcuni eremiti che nel secolo XII vivevano su queste montagne, portarono ad Erveux in Francia e poi in Germania, dopo che le avevano amalgamate con quelle provenienti da Bisanzio e dal mondo greco? Tradizioni che in parte ancora resistono nella Certosa di Serra San Bruno e in parte anche tra i frati minimi, con il loro voto di astinenza perpetua dalle carni.
di Pietro De Leo
Come è noto, sapere e sapore hanno la medesima radice, sap, attestata in età antica nelle aree osco-umbra e germanica, da cui deriva anche sapa “vino cotto” e saft “succo”. Sapere o meglio sàpere significa avere conoscenza di una cosa per attestazione autorevole o per propria testimonianza. Sapore da sàpor è la proprietà di alcuni corpi che ci viene rivelata attraverso le papille gustative. Saperi e sapori si connotano come genuini o mistificanti con una gamma di varietà che vanno dal gradevole all’acido, dal dolce all’amaro, dal piacevole all’ostico, dal frizzante all’insipido, dal soave al rancido, dall’amabile al nauseante, dal forte all’insulso, dallo squisito allo scipito, dall’autentico al contraffatto e via dicendo. Partendo proprio da tali elementari, ma allo stesso tempo essenziali osservazioni, da alcuni anni in molte regioni d’Italia si svolge la Fiera dei “Saperi e sapori”, che dovrebbe radicarsi anche in Calabria con significative iniziative. Obiettivo principale di tale piano è quello di ricongiungere la cultura “materiale” del cibo alle radici storiche, sociali ed economiche che l’hanno generata. La tradizione gastronomica di un paese, di una regione, di una città non può essere né compresa, né apprezzata, infatti, se non si rintracciano le matrici culturali e i motivi concreti e che l’hanno determinata. E per la Calabria - anzi per le Calabrie - una regione che in passato si declinava al plurale -, tante sono le varietà di caratteri culturali,
Da alcuni anni in molte regioni d’Italia si svolge la Fiera dei “Saperi e sapori” che dovrebbe radicarsi anche in Calabria con significative iniziative
È questa l’altra Italia, l’altra Calabria che dobbiamo scoprire: quella dei centri minori, custode di un inestimabile patrimonio artistico, naturale e culturale. È in queste zone infatti che si trova vasta parte dei beni culturali dell’intero Paese: chiese e conventi, dimore storiche e giardini, archivi e biblioteche, che dobbiamo far scoprire e valorizzare ai nostri giovani, in particolare ai nostri bravi laureati, che sono tanti e sono anche bravi. Sarebbe interessante stabilire periodici incontri sul valore storico e culturale del cibo, che si estendano anche alla farmacopea e alla medicina sia attuando specifici eventi in cui i valori e le caratteristiche dell’eno-gastronomia calabrese vengano inserite nelle cornici culturali di appartenenza, il recupero e la conservazione della “tradizione gastronomica familiare”, ma anche organizzare corsi di educazione al cibo rivolti ai bambini e alle giovani generazioni e infine la promozione e la valorizzazione della tradizione culinaria, coinvolgendo in primo luogo gli Istituti Alberghieri, ma anche tanti ottimi ristoranti nel recupero e la conservazione della tradizione familiare della cucina, attraverso la raccolta e la divulgazione di quel sapere gastronomico “a rischio di estinzione”. Un solido e pregevole contributo a tale riguardo lo ha fornito di recente Pina Oliveti, scrittrice/artigiana nel bellissimo edito da Pellegrini: Le donne del pane: Cuti: storie di rughe, profumi e memorie Cosenza, 2014. La valorizzazione dell’intreccio tra uomo, cultura e natura vuol dire scommettere sui vantaggi economici, culturali, ambientali e sociali di quest’Italia minore. Salvaguardare la biodiversità e valorizzare la realtà sociale, culturale, economica dei piccoli comuni, è anche il modo per rafforzare il senso identitario di quelle comunità, depositarie di norme, servizi, saperi e valori condivisi, legami, che sono i veri baluardi contro un’idea della globalizzazione come processo “omologante”, e costituiscono i migliori terreni d’incontro tra bisogni ambientali e interessi sociali.
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Rievocare l’antico splendore Presentato a Cosenza il progetto “Tèmenos” all'interno della I edizione del Festival della Sibaritide (Francavilla Marittima 22-24 agosto)
Viaggio tra i miti Un’operazione artistica, tra storia, archeologia e arte contemporanea, il progetto Tèmenos all’interno della I edizione del Festival della Sibaritide (Francavilla Marittima 22- 24 agosto). A presentare l’evento, negli spazi del Caffè Telesio a Cosenza: il curatore Giovanni Viceconte; gli organizzatori del Festival internazionale della Sibaritide, Claudia Oriolo e Leonardo Filardi; i videoartisti, Fonte&Poe (Alessandro Fonte e Shawnette Poe) e Michela Pozzi. “Tèmenos- arte contemporanea tra archeologia e territorio”, anteprima del Festival internazionale della Sibaritide, è una sorta di viaggio tra passato e presente alla scoperta dei luoghi sacri, dei miti e delle tappe più significative dell’incontro tra la popolazione degli Enotri e i Greci. I videoartisti, Pozzi e Fonte &Poe, in una residenza artistica che si è concluso il 6 luglio, hanno raccolto sul luogo, la Piana di Sibari, gli imput e l’ispirazione per poter poi realizzare un’opera di videoarte per la rassegna 2video. Ospiti nel suggestivo borgo di Francavilla Marittima (Cs) sulla sponda settentrionale del torrente Raganello. Accompagnati da studiosi e guide del luogo hanno potuto visitare e prendere contezza delle peculiarità del luogo e dell’immenso patrimonio storico e artistico. «L’obiettivo del progetto che ho curato - spiega Giovanni Viceconte - è quello di trasformare l’esigenza creativa in un confronto produttivo tra l’arte del passato e i nuovi linguaggi dell’arte artistici della contemporaneità: codici di continuità e di unione-relazione tra tempi-spazi e storie diverse presentato». «Gli artisti Michela Pozzi e il duo Fonte & Poe, nella prima giornata di residenza - continua Viceconte - sono stati accompagnati da Rossana Lucente a scoprire la cittadina di Francavilla Marittima (Cs) e il Parco archeologico Timpone della Motta di Macchiabate, dove sono stati recuperati numerosi e importanti reperti archeologici, oggi conservati all’interno del Museo nazionale della Sibaritide. Reperti che attestano che le prime tracce d’abitato nel territorio di Francavilla Marittima sono collocabili tra il IX-VIII sec. a. C.». La I edizione del Festival internazionale della Sibaritide - Città di Lagaria, si svolgerà, dunque, dal 22 al 24 agosto, presso il Parco archeologico Timpone della Motta - Macchiabate di Francavilla Marittima. A promuovere l’evento l’associazione Smile, ente socio culturale no-profit attivo da alcuni anni sul territorio. In collaborazione con l’amministrazione comunale di Francavilla Marittima (Cs) e il Museo archeologico nazionale della Sibaritide. Il Festival gode di importanti patrocini: l’ambasciata di Grecia in Italia, il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo - Soprintendenza dei Beni archeologici della Calabria, il Parco nazionale del Pollino ed il Consorzio di bonifica dei bacini dell’Alto Jonio cosentino. «Il Festival nasce dall’idea di rievocare l’antico splendore dei territori di Sybaris, importante polis (città-stato) della Magna Grecia, decantata dagli storici per la sua potenza e la sua ricchezza - spiega il direttore artistico Leonardo Filardi - Attraverso un affascinante “viaggio nella storia”, si ripercorreranno le tappe più significative dell’incontro tra la popolazione indigena, gli Enotri, già presenti nei territori dell’Alto Ionio a partire dal IX-VIII sec. a.C., e gli Antichi Greci». «Nel corso dei tre giorni - racconta l’organizzatrice Claudia Oriolo - verranno proposte manifestazioni in costume, visite guidate, dibattiti, laboratori, cene a tema ed numerose altre attività, per riscoprire rituali e tradizioni della civiltà antica, nonchè bellezze naturali, cultura, arte e storia del fertile e ricco territorio della Sibaritide».
Fonte&Poe Alessandro Fonte e Shawnette Poe iniziano la loro collaborazione nel 2008, in parallelo alle ricerche artistiche individuali. Fonte ha studiato alla Unical di Arcavacata e alla Estav di Barcellona, Poe si è formata alla University of Arts di Brema. Vivono e lavorano a Ljubljana. Utilizzano diversi linguaggi espressivi: installazione, per-
Anteprima del festival, una sorta di viaggio tra passato e presente alla scoperta dei luoghi sacri, dei miti e delle tappe più significative dell’incontro tra la popolazione degli Enotri e i Greci
formance, video. Attraverso la loro ricerca artistica si interrogano sulla posizione e significato dell’identità contemporanea in una realtà instabile e ridefinita dal crollo continuo dei punti di riferimento, sulla trasformazione del concetto di appartenenza e sulla mutevolezza della memoria. Oscillando tra dimensione intima e collettiva, i loro lavori prendono forma attraverso un processo di sintesi degli elementi materiali e corporali, interrogando la stabilità univoca della loro usuale rap-
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Rievocare l’antico splendore
Bramante, Roma, 2012. Pane Quotidiano (DAILY BREAD), Various locations, Cosenza, 2011. I Won’t chase Gallerists like You Do (NR.1 BERLIN), Temporares Mandelstudio, Berlin, 2009. Incen•Diario, Panoply Performance Laboratory, New York, 2014. VIDEONOMAD / Dak’art Off, 11ème Biennale de l’Art Africain Contemporain, a cura di Alina d’Alva e Christine Bruckbauer, Raw Material Company, Dakar, Senegal, 2014. VIDEONOMAD, a cura di Alina d’Alva, Tobi Ayedadjou, Christine Bruckbauer, Souterrain, La Marsa - Tunisia, 2013. VIVA | Performance Lab - International Festival of Performance Art, a cura di Tania Bruguera e Cristiana Perrella, prodotto da Fondazione MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo – Roma - Cosenza, 2012. Lo Stato Dell’arte / Calabria, Padiglione Italia alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, a cura di Vittorio Sgarbi, Villa Zerbi, Reggio Calabria, 2011. La Formazione Dell’uno, a cura di Fabio De Chirico, Franco Gordano, Mimma Pasqua, Galleria Nazionale, Cosenza, 2011. Punto Critico , a cura di Tonino Sicoli e Roberto Sottile, Museo del Presente, Rende, 2011. Siamo Altrove, a cura di chroma arte contemporanea, Complesso Monumentale di San Domenico, Cosenza, 2010. Residui, a cura di Stefania Bosco, Parco Storico del Ninfeo, Vadue di Carolei, 2009. CLOSED, Villa Mokotuv, Warsaw, 2008.
Michela Pozzi La poetica di Michela Pozzi è in gran parte incentrata sulla connessione, sentimentale e insieme esistenziale con lo spazio. Infatti, attraverso l’installazione, il video e la fotografia, concentra la sua attenzione sulle emozioni comunicatele dal luogo scelto, che diviene il punto di partenza per una riflessione profonda sulla possibilità che l’uomo ha di personalizzare lo spazio nel quale vive. Sono, infatti, veri e propri habitat sentimentali quelli che l’artista allestisce con cura scenografica in luoghi certo significativi ma spesso poco frequentati dalla società contemporanea. Tutti questi spazi sono egualmente ricreati come dei piccoli microcosmi del sentimento, “aree temporanee” che estendono poeticamente le possibilità umane dell’abitare. L’operazione artistica di Michela Pozzi su questi spazi ribadisce come l’esperienza ripetuta con un luogo stabilisca con esso un inequivocabile legame affettivo. Negli ultimi anni la ricerca dell’artista è incentrata sul confine come luogo della biodiversità, come spazio antropologico dove le identità si incontrano.
presentazione, verso un’immagine che, portata alla sua essenza, sia capace di ramificarsi con autonomia, svincolarsi dalla sua origine e innescare un dialogo diretto ed emozionale con l’osservatore e con il suo apparato iconografico e culturale di riferimento. Mostre personali e collettive - selezione. SPLIT/ME/RESONANCE, a cura di Ada Biafore (in collaborazione con Fabio Rao e la performer Elisabeth Kaiser), Chiostro del
Principali mostre personali e collettive. Aree e confini, Galleria Garage Contemporary, Gabicce Monte (Pu), a cura di Marianna Perazzini; Ad-dress, Songe Living Space, Pergola (Pu), a cura di Stefano Verri. Ti’tano/ - Little Constellation al Teatro Titano, a cura di Alessandro Castiglioni, Rep. San Marino; Errors Allowed, Mediterranea16, Biennale dei Giovani Artisti, a cura di Alessandro Castiglioni, Ancona; FaberArtista #0, Teatro La Fenice, Senigallia (An), a cura di Federica Mariani; Sarajevo Winter Festival, Collegium Artisticum, Sarajevo (BiH); Dream and Migrations, finalista al Premio Metrocubo 2011, Quattrocento metriquadri Gallery, Ancona, a cura di Riccardo Lisi; Invasion one, video e videoinstallazioni tra territorio fisico e territorio virtuale, Convento dei Domenicani, Altomonte (Cs), a cura di Giovanni Viceconte; Strategie di sopravvivenza, Valsassina (Lc), a cura di Nila Shabnam Bonetti; Nemeton, perdersi nel bosco iniziatico, Riserva Naturale La Fagiana, Magenta (Mi), a cura di Nila Shabnam Bonetti e Marco Garegnani; Premiata Officina Trevana 2011, Palazzo Lucarini Contemporary, Centro per l’Arte Contemporanea, Trevi (Pg), a cura di Maurizio Coccia e Matilde Martinetti; Border Transit, Paratissima,Torino, galleria 91 mQ, Berlino, a cura di Valeria De Simoni e Massimiliano Messieri; Videoart Yearbook, Chiostro di Santa Cristina, Bologna, a cura di Renato Barilli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi e Paola Sega; Videozoom BizArt Center, Shanghai (China; Accademie allo scoperto, Trevi Flash Art Museum, Trevi (PG), a cura di / curated by Maurizio Coccia, Mara Predicatori; Fuori tema, Palazzo Ducale, Sala del Maniscalco, Urbino; Play ‘04, Galleria Valentina Moncada, Roma, Galleria Neon>Campobase, Bologna, CareOf Milano, a cura di / curated by Leilo Aiello, Cecilia Casorati, Daniela Landi, Luca Valerio. Videominuto Pop Tv, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato 2003; Cosmos, Biennial of Young Artists from Europe and the Mediterranean (BJCEM), Athens, Ilios’ Tower Park.
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Soddisfazioni da non cestinare Consegnati a Roma i premi della XXI edizione di "Comuni ricicloni" organizzata da Legambiente nazionale
Cosenza... fa la differenza
Sono stati consegnati a Roma nel salone dell’hotel Quirinale i premi della XXI edizione di “Comuni ricicloni” organizzata da Legambiente nazionale. La città di Cosenza, nell’ambito della partecipata iniziativa, ha ricevuto il riconoscimento “Start up” che è stato ritirato direttamente dal sindaco Mario Occhiuto, accompagnato nella capitale dal presidente del soggetto gestore della raccolta rifiuti sul territorio bruzio, Eugenio Guarascio, e dal presidente del Consorzio Valle Crati Maximiliano Granata. Si tratta di un’attestazione prestigiosa che rappresenta ulteriore motivo di stimolo nel progetto rimodulato e avviato dall’esecutivo Occhiuto, che si sta gradualmente estendendo a tutti i quartieri della città. Dopo l’ondata dei piccoli Comuni italiani chiamati sul palco per la premiazione (Comuni dove, per grandezza e organizzazione, è notoriamente più semplice ottenere risultati di rilievo nella differenziata), i riflettori sono meritoriamente toccati ai Comuni con maggior numero di abitanti come Milano, quindi al Comune di Cosenza, con la menzione speciale del premio Start up assegnata dal Conai nella persona del direttore generale Walter Facciotto. La motivazione del premio da’ soddisfazione all’impegno dell’amministrazione comunale: «“Il Comune di Cosenza - ha dichiarato Facciotto - ha modificato con successo il sistema di gestione di rifiuti, passando in poco tempo da percentuali quasi nulle al ben il 52% di raccolta differenziata». Come si ricorderà, fra Conai e Comune nel 2013 è nata una collaborazione siglata da un protocollo di intesa grazie al quale il Consorzio ha sostenuto il Comune di Cosenza nella fase di start up del nuovo
La città dei Bruzi nell’ambito della iniziativa ha ricevuto il riconoscimento “Start up” che è stato ritirato direttamente dal sindaco Mario Occhiuto
sistema, nel co-finanziamento della campagna di comunicazione propedeutica all’avvio di questi servizi e nella formazione degli operatori addetti alla raccolta e alle consegne dei kit da distribuire alle famiglie, implementando al contempo un sistema di tracciabilita’ dei rifiuti urbani prodotti. Un’attività fruttuosa, su cui si è soffermato nel suo intervento il sindaco Occhiuto, indicando quelli che saranno i futuri obiettivi: «Con il supporto di Conai - ha affermato davanti alla platea gremita - siamo arrivati a quasi il 55% di raccolta differenziata. Ciò significa che una sfida del genere si può vincere anche al Sud, riducendo l’inquinamento nel sottosuolo e apportando benefici alla comunità. È un risultato importante che ci inorgoglisce, soprattutto perché raggiunto in condizioni, spesso, di non funzionalità del sistema, e dunque nonostante i blocchi continui delle discariche in cui smaltire il residuo. Nei prossimi mesi - ha poi concluso Occhiuto - contiamo di sfiorare il 70% di raccolta differenziata. Sento di condividere questo premio con Conai, con il soggetto gestore del Comune e con i nostri cittadini». Al sindaco sono state così consegnate una targa e una pergamena. La manifestazione si è tramutata in una sorta di festa nella quale trasmettere il messaggio di come la raccolta differenziata si possa fare bene a tutti i livelli. Non sono mancate le riflessioni di FederAmbiente sugli impianti di smaltimento, i video ‘coloriti’ coi volti delle anziane meridionali orgogliose di dare una mano alla buona pratica urbana del riciclo e l’atmosfera di vanto generale dei ‘Comuni ricicloni’ sulle rispettive ‘pesate’’ differenziate che oggi valgono premi e domani un futuro migliore.
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sabato 12 luglio 2014
Ennesimo dramma per i lavoratori Preoccupazione e disappunto per l’attuale situazione di stallo relativamente alla vertenza Infocontact
Cosa bolle in pentola? Le segreterie regionali della Calabria di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, UilcomUil E Ugl telecomunicazioni, esprimono forte preoccupazione e disappunto per l’attuale situazione di stallo relativamente alla vertenza Infocontact. A pochi giorni dalla scadenza del primo termine (29.07.2014) dato dal tribunale per la presentazione della proposta di concordato, l’azienda Infocontact continua in maniera inspiegabile a non fornire informazioni ufficiali in sede sindacale, alimentando le tante voci incontrollate che giornalmente sono diffuse anche dagli stessi responsabili. Purtroppo dopo l’ultimo incontro avuto il 28 maggio, alla presenza della società E-Care, la proprietà di Infocontact ha deciso di non aggiornare più le parti sociali sugli avanzamenti delle trattative con le aziende che hanno presentato la manifestazione d’interesse, che, sappiamo per certo, non sono soltanto quelle comunicate al sindacato, mentre parrebbe che, ad altre aziende, non viene data la possibilità di manifestarsi. Temiamo che si stia giocando una partita occulta fra la proprietà, i compratori e i committenti, per lucrare sul dramma che vivono i lavoratori Infocontact e le loro famiglie, incuranti delle ricadute sociali che un eventuale fallimento dell’azienda comporterebbe. Come organizzazioni sindacali ed Rsu ci opporremo con ogni mezzo a soluzioni di comodo che passino attraverso il licenziamento dei lavo-
L’azienda continua a non fornire informazioni ufficiali alimentando le tante voci incontrollate che sono diffuse anche dagli stessi responsabili
ratori, come già avvenuto fra Vol 2 e Comdata. Pertanto chiediamo a tutte le società interessate ad acquisire Iinfocontact di uscire allo scoperto e dichiararsi ufficialmente, di convocare il sindacato e comunicare il loro progetto industriale finalizzato al mantenimento delle attività e dei posti di lavoro. Le organizzazioni sindacali Slc, Fistel, Uilcom e Ugl telecomunicazioni, ritengono che tale situazione non sia ulteriormente tollerabile e quindi sia necessario attivare immediatamente dei tavoli a livello istituzionale (Prefettura, Regione, Comune, Tribunale) per costringere la proprietà e gli altri soggetti in campo a ricercare insieme al sindacato, soluzioni utili che evitino un ulteriore dramma sociale alla Calabria. Si dichiara pertanto a partire da subito lo stato di agitazione, preannunciando la realizzazione di manifestazioni di protesta presso le sedi istituzionali, al fine di riportare chiarezza su una vicenda che di chiaro ha sempre meno. Le organizzazioni sindacali diffidano inoltre l’azienda e i propri responsabili, dal continuare nell’azione diffamatoria del sindacato all’interno di riunioni appositamente convocate con alcuni lavoratori, preannunciando che si è già dato mandato ai legali per verificare la presenza di condotte antisindacali ai sensi dell’art. 28 legge 300/1970. Segreterie regionali e Rsu Infocontact Slc Cgil - Fistel Cisl - Uilcom Uil - Ugl telecomunicazioni
Guerino D’Ignazio alla guida della Scuola superiore di Scienze delle amministrazioni pubbliche Unical
Passaggio di consegne Passaggio di consegne tra Silvio Gambino ed Guerino D’Ignazio alla guida della Scuola superiore di Scienze delle amministrazioni pubbliche dell’Università della Calabria. Il cambio al vertice, che ha riguardato anche la carica di vice direttore con l’avvicendamento tra l’uscente Walter Nocito e Francesco Raniolo, è stato formalizzato alla presenza del magnifico rettore, prof. Gino Mirocle Crisci e del direttore generale Fulvio Scarpelli. Alla cerimonia hanno partecipato anche i professori Pietro Fantozzi, Enzo Bova, Antonella Salamoni, Francesco Manganaro dell’ Università Mediterranea di Reggio Calabria, Umberto Gargiulo e Antonio Viscomi dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. «Il bilancio della scuola è certamente positivo - ha spiegato il direttore uscente, Silvio Gambino - . Siamo partiti nel 2006 concentrandoci prevalentemente sui master rivolti alle amministrazioni pubbliche ma, nel corso del tempo, abbiamo affrontato, con successo, anche materie piuttosto delicate come la digitalizzazione e la comunicazione. La scuola negli anni è cresciuta, erogando a centinaia di corsisti una formazione di alto livello. È, in altre parole, una realtà in salute, capace di determinare effetti positivi sia per l’Università della Calabria che, più in generale, per il territorio regionale». La sfida di migliorare ulteriormente i già ottimi risultati raggiunti dalla scuola è stata prontamente raccolta dal neo direttore, prof. Guerino D’Ignazio, che nel suo intervento ha indicato le linee strategiche che orienteranno il suo mandato. «Sarà necessario raggiungere un livello di interdisciplinarietà ancora più alto - ha detto - , coinvolgendo tutti i dipartimenti dell’UniCal e continuando nella proficua collaborazione con gli altri Atenei calabresi». D’Ignazio ha poi aggiunto che l’attività della scuola potrà essere sviluppata anche dalla Fondazione voluta dall’ex ministro Gelmini - di cui fa parte l’Unical assieme ad altre Università del Sud - che presto comincerà a sostenere l’attività formativa rivolta ai dirigenti della Pubblica amministrazione. L’incontro è stato concluso dal rettore Crisci, che dopo aver ringraziato Gambino per l’attività svolta e sottolineato l’importanza dell’alta formazione rivolta ai dipendenti della pubblica ammnistrazione, s’è detto molto soddisfatto della designazione di D’Ignazio che non mancherà - ha chiosato «per le grandi capacità e per la straordinaria forza di volontà, di fare bene anche alla Scuola Superiore di Scienze delle amministrazioni pubbliche dell’Università della Calabria».
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sabato 12 luglio 2014
Note mondiali
Il conservatorio di musica “Tchaikovsky” di Nocera Terinese promuove la musica di Michel Camilo a Lamezia Terme il 15 luglio
Un pianoforte d’eccezione Il grande evento è promosso, organizzato e sostenuto dal Conservatorio di Musica Tchaikovsky di Nocera Terinese con la collaborazione del Comune di Lamezia Terme e del Festival internazionale Lamezia Jazz. L’evento organizzato e sostenuto dal Conservatorio di musica Tchaikovsky di Nocera Terinese con la collaborazione del Comune di Lamezia Terme e del Festival internazionale Lamezia jazz si realizzerà presso il Teatro Grandinetti di Lamezia Terme alle ore 21,30. Per la prima volta un Conservatorio di musica calabrese dopo i numerosi musicisti di fama mondiale di grande livello artistico, che ha programmato negli anni, alza il tiro, organizzando un concerto con uno dei più Grandi pianisti al mondo: Michel Camilo, eccezionale compositore e pianista, un band leader ed un professore di musica, straordinario musicista dominicano è anche produttore, vincitore di Grammy ed Emmy Award ed ha ricevuto in patria le onorificenze civili più alte. Ma Michel Camilo è questo e molto di più: un vortice di entusiasmo, passione per la musica ed amore per la vita. La sua maestria attraversa i generi, dal jazz alla classica, al pop alla world. Un pianista dalla tecnica brillante e che compone i suoi brani attingendo alle diverse spezie di cui dispone: ritmi caraibici ed armonie jazz. Michel Camilo nasce in una famiglia di musicisti, dimostrando fin da piccolo una particolare attitudine per la fisarmonica e, in seguito, per il pianoforte, frequentando la Scuola Elementare di musica Elila Mena presso il conservatorio di Santo Domingo (dove poi studierà per 13 anni). Formatosi come pianista classico, a soli 16 anni fa parte della orchestra sinfonica nazionale della Repubblica Dominicana. Durante il periodo di formazione classica, Camilo ascolta e subisce l’influenza di jazzisti tradizionali come Horace Silver, Erroll Garner e Scott Joplin e di jazzisti contemporanei come Herbie Hancock, Keith Jarrett, Chick Corea e Amilton Godoy (quest’ultimo pianista di Zimbo Trio, formazione “brazilian-jazz” famosa negli anni sessanta). Nel 1979 si trasferisce a New York, dove studia al Mannes College e alla Juilliard School, debuttando sulla scena internazionale nel 1983, quando Tito Puente lo sceglie per sostituire il pianista della sua formazione al Montreal Jazz Festival. Questa esperienza lo fa
Per la prima volta un Conservatorio di musica calabrese alza il tiro organizzando un concerto con uno dei più grandi pianisti al mondo
conoscere a Paquito D’Rivera, che gli offre un posto nella sua band e con la quale registra due album. La svolta della carriera di Camilo avviene nel 1985, quando debutta col suo trio alla Carnegie Hall. Nello stesso anno registra il suo primo album da leader, Why not? Nel 1988 registra l’album Michel Camilo, che lo lancia ai vertici delle classifiche dei migliori album jazz per 10 settimane consecutive. Vincitore di un Grammy e di un Emmy, la sua collaborazione con il chitarrista flamenco Tomatito lo porta nel 2000 a vincere il Grammy nella sezione Best Latin Jazz Album. Ad oggi sono oltre 20 album che ha registrato per le più importanti etichette discografiche Blue Note, Telarc, Columbia Records, Epic Records, Decca e tante altre. Il pianista Camilo si esibirà insieme all’Orchestra Filarmonica della Calabria diretta straordinaria dal maestro Filippo Arlia musicista di grande spessore con una carriera faraonica che ha già oltrepassato i confini dell’Italia con risultati eccellenti. Insieme eseguiranno La Rapsodia in blu, una delle più famose composizioni musicali dello statunitense George Gershwin. In un’intervista, il maestro Pierfrancesco Pullia, direttore del conservatorio di musica “Tchaikovsky”, ci ha dichiarato «...lavorare per un grande evento è una esperienza affascinante. Partire da zero, qualche dato e una data. A volte occorre inventarsi un progetto intero. E poi si parte. Cercare location, fornitori, servizi. Piano piano l’evento prende forma, montagne di carta e innumerevoli telefonate, l’adrenalina cresce di pari passo con la forma e la dimensione dell’evento. Incastri magici avvengono tramite computer e scrivanie per poi andare sul campo, installare, seguire, costruire, controllare e infine aprire le porte al pubblico. Che meraviglia: una creazione. Ci vuole molta determinazione, precisione e tempo. L’adrenalina è tanta, lo stress può arrivare ad alti livelli, le soddisfazioni anche». Un appuntamento per gli amanti della buona musica, un grande regalo a tutti i Calabresi firmato dal Conservatorio di musica Tchaikovsky di Nocera Terinese (Cz). Per ascoltare Michel Camilo e l’Orchestra filarmonica della Calabria il costo del biglietto intero è di 20 euro, il ridotto è di 15 euro.
sabato 12 luglio 2014
Pillole di fede Il primo premio a Serra San Bruno va a Grazia Calabrò
Bruno e Karol uniti nella fede di Lucia De Cicco
L’associazione culturale “Eventi d’arte”, nasce a Serra San Bruno diretta da Irene Pace. Ha come principale obiettivo quello di ritrovare antichi mestieri artigianali, che ancora sopravvivono alla modernità e alla globalizzazione delle merci, e scoprire nuovi artisti. A questo scopo nei giorni scorsi si è realizzata una mostra concorso dal titolo “Bruno e Karol, due uomini uniti dalla fede”, presso palazzo Chimirri nel centro di Serra San Bruno. Quest’anno ricorre il giubileo per San Bruno, e nella città delle montagne boschive del Vibonese, sono custodite le sacre reliquie del Santo. Cinquecento anni dalla sua canonizzazione a Santo Patriarca e a cinque secoli del ritorno dei Certosini nell’eremo dopo un’assenza di ben quasi quattrocento anni. Poi la recente canonizzazione di Giovanni Paolo II. Due eventi di grande rilevanza per la Calabria e per il mondo cattolico e alla luce della valenza storico-spirituale, che essi assumono come esempio di rettitudine, nascondimento a servizio della gente e soprattutto dei giovani. Nel mese di novembre 2013, papa Francesco ha benedetto una sacra icona di San Bruno, presentata dal priore della Certosa e procuratore generale dell’Ordine, padre Jacques Dupont, Icona che sarà esposta, a breve, nella chiesetta adiacente all’entrata frontale dell’entrata alla Certosa. L’icona è opera dell’iconografa ed eremita di rito greco ortodosso, madre Mirella Muià, che vive da qualche tempo in una grotta a servizio della gioventù. Ricordiamo che i luoghi adiacenti alla Certosa, come il laghetto dove soleva fare meditazione in ginocchio San Bruno, la sua tomba e la chiesa e la Certosa stessa nel 1984, sono state tappe della visita di due papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: a ricordarlo ci sono tante lastre marmoree. Tornando alla mostra concorso: i premi sono stati degli originali piatti in ceramica, che ricordano l’evento religioso della canonizzazione dei due Santi. A vincere il primo premio assoluto, un’artista del Cosentino, Grazia Calabrò con la sua opera di Giovanni Paolo II in atteggiamento meditativo. Un’opera quella della Calabrò che anche dal web buca l’obiettivo: sembra parlare ed esprimere ciò che questo papa ha rappresentato per le generazioni, che hanno avuto la fortuna di poterlo ascoltare, conoscere e anche incontrare. Vediamo che cosa dicono di Grazia alcuni critici. Ciro Maglio (artista): «Si vede che l’artista ama molto la Natura che la circonda. Anche un piccolo particolare, lo esalta, realizzando un vero capolavoro». Francesca Paola Alparone (giornalista, critico d’arte): «Le sue opere sono una raffinata fattura che, unita alla ricerca della luce, conferisce loro quell’aria romantica e poetica che le caratterizza, rendendole originali e identificative». Giuliana Carluccio (giornalista, critico d’arte): «L’artista ha una predisposizione al colore e al disegno fin dall’infanzia, come si legge nella sua biografia. L’esercizio e la qualità pittorica sono ben evidenti nella sua produzione artistica e nel suo modo di rappresentare realisticamente la natura nella forma e nei colori. Pur con una particolare attenzione ai dettagli, coglie nel suo fare la lezione impressionista del dipingere. La scelta dei temi,
Concorso organizzato dalla associazione “Eventi d’arte” per ricordare a 500 anni dalla canonizzazione a Santo patriarca e a cinque secoli del ritorno dei certosini nell’eremo dopo una assenza di ben quasi quattrocento anni
L’artista insieme alla sua opera al momento della premiazione
prevalentemente naturalistici-paesaggistici, non esclude la presenza di figure umane o animali». Il critico d’arte Daniele Marino commenta alcune sue opere evidenziandone i vividi colori usati e la luminosità dei toni caldi. C. Mulè, U. Falvo e L. Costa (critici d’arte) hanno affermato che l’artista riesce a esaltare il mondo dell’arte, dei fiori e dei colori, con ispirazione ed espressività. Nell’opera si scorge la meditazione di Karol nel cui sguardo traspaiono quella fiducia e quell’allegrezza che l’hanno sempre accompagnato in ogni incontro con le Nazioni e soprattutto con i giovani. La somiglianza è perfetta e gli occhi riflettono quel carisma, che era proprio di questo grande papa. Vito Carchidi e Rocco Giancotti ottengono rispettivamente III e II posto, con attestazione di vittoria assoluta, preziosi perché scritti e decorati da I.P. Pace, con su riportati loghi ufficiali (imprimitur) della Certosa di Serra e stemma pontificale di Papa Wojtyla. Durante la manifestazione sono stati consegnati anche attestati di “riconoscimento professionale” ad Assunta Zaffino, Concetta Nardi, Valentina Tassone, per aver esercitato attività di estetica durante le manifestazioni indette da “Eventi d’arte”. Si registrano anche le presenze di Mauro Bittoni, presidente “Teatro temponuovo”, C.le; Nicola De Luca, architetto artista giunto alla biennale di Venezia; Marco Primerano, incaricato del sindaco per la Cultura a Serra San Bruno; Giuseppe De Raffele, presidente del Consiglio comunale, che ha ritirato una lirica scritta dalla poetessa e pittrice Maria Eleonora Zangara. Poi Franco Cuturello; Vincenzo Certo, Amalia Alia, Italo Cosenza, Francesco Giardina, Fiorentino Raffaele Pace, Irene Fazzari, Carlo Di Bella ospiti della kermesse con loro opere; e poi, i concorrenti del premio: Maria Eleonora Zangara di Locri, Alba Abritta Cosenza, Silvana Dell’ordine Parghelia, Giuseppe Manno, Lidia Pugliese Vibo Valentia, Tutti hanno ricevuto certificato di partecipazione scritto a mano e un oggetto in terracotta con il logo dei Certosini decorato a mano da Irene Pamela Pace, come ricordo dell’Anno Bruniano. Abbiamo parlato con Grazia Calabrò che ci ha ricordato anche i suoi prossimi impegni o meglio i desideri che la accompagneranno per l’estate: «Mi sono ricordata di lei, Lucia, quando mi hai detto che questa opera comunica davvero, così è stato vincendo il primo premio Adesso in fotografia ad alta risoluzione verrà pubblicato sulla rivista “Arte e fede” dell’Ucai nazionale, quadrimestrale di arte e cultura, così dalle parole della vicepresidente Ucai di Cosenza, Giuliana Franco. La tecnica usata è olio su tela, che è la mia tecnica preferita tra le altre. Adesso sto pensando di portare quest’opera in giro ma non solo nel territorio, anche fuori dalla Calabria, fare conoscere la mia arte fuori, da poco ho partecipato a una mostra a Torino, dopo una attenta selezione ho potuto fare questa bella esperienza in un museo di arte internazionale, tra artisti Italiani e Americani per confrontarsi sulle tecniche (ricordiamo che Torino da città prettamente industriale negli ultimi anni ha intrapreso una politica di percorso turistico per rilanciare questa città anche da un punto di vista storico culturale)».
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Il racconto Quando il proprio paese è una radice intoccabile
Radici profonde di Giuseppe Aprile
Potrebbe apparire come un fatto eccezionale; poco corrente. Invece è quello che faccio tante volte, in tanti mesi, ed è sempre come fosse una prima volta; staccata dalle altre. Eppure faccio le stesse cose per lo più, anche perché il paese presenta solamente cose di sempre, spopolamento, strade deserte, case vuote. Solo poca gente, qualche rimanenza di antiche famiglie sterminate da vecchiaia o trasferimenti di intere famiglie che una volta popolavano tutto il paese, o emigrazione non più finita. Al mio paese o ci vado o ci penso o faccio l’una e l’altra cosa. È una radice intoccabile. Non potrei vivere senza che il pensiero fosse rivolto ad esso. Sta con me il suo pensiero. Quando vado è come se andassi nel mondo anche se il mio mondo è a Reggio dove ho casa, famiglia, amici in quantità. Ma gli amici di Reggio non sono come quelli del mio paese. Forse quelli del mio paese sono anche una cosa diversa. Ma egualmente mi danno soddisfazione di vita. Lì c’è gente sempre eguale, con le abitudini di prima, con i pensieri di sempre, senza mai presentare novità nei gesti, nei pensieri, nei modi di fare, nelle proprie abitudini. Tanto che mi sembrano persone sempre vissute tra quelle semplici e povere case e senza novità comportamentali o nel maturare gusti e interessi. Mi sembrano persone chiuse in un frigorifero che quando vado caccio fuori e con loro confermo la vita di sempre. Ed io ritorno alle mie origini. Vivo le ore come fossero un altro mondo. Una cosa è Reggio, altro è Sant’Ilario. Due mondi. Una è una cosa, l’altro è altra cosa. Gente diversa, con tendenze opposte. A Sant’Ilario tutti e sempre eguali. A Reggio tutti e sempre diversi. Con tendenze simili giro per i paesi viciniori. Trovo i rimasti del mio vecchio mondo giovanile e dell’epoca scolastica. Locri è la solita città delle scuole. Siderno è un centro di attività tecnica, commerciale. Roccella è la perla della costa Jonica in fatto di caratteristiche da città turistica. Gioiosa, la marina e la superiore, rimane centro commerciale e paesaggistico con caratteristiche sempre eguali: prodotti agricoli originali, qualche attività musicale consistente in negozi per vendite di strumenti e la scuola da cui sono nati alcuni miei amici di scuola, allora compagni di svago nelle spiagge e nei luogi dove si poteva cantare, suonare la chitarra, esporre la nostra caratteristica voce o la nostra semplice passione per lo svago e il canto al suono di chitarra. Vittorio Condemi, Gaetano Surace, Mimmo Carnì, Mimmo Dama e io cantavamo mentre alla chitarra avevamo sempre suonatori che suonavano come quelli della radio, con grande capacità di accordie di ritrmi. Penso a Pasquale Simonetti di Roccella, a Lanzetta di Mammola, a Mimmo Agostini, vissuto a Bovalino dove suo padre era vigile urbano, ma nato a Diamante. Una volta un chitarrista di Caulonia, che spesso stava con noi e che ora stranamente dimentico il nome - e non lo posso citare come vorrei - sentendomi cantare per la prima volta, mi disse. «Madonna che voce che hai, Aprile!». Non dimenticherò mai questo suo dire, perché mi sentivo timido, meno bravo degli altri anche se la voce era chiaramente forte e sviluppata. Ma sapevo che una cosa era avere la voce, ben altro era il saper cantare bene, farsi accompagnare dalla chitarra, cantare in coro andando a tempo come gli altri, sapere cantare per me che venivo da un ambiente che era completamente all’oscuro rispetto al saper suonare e cantare come ai primi tempi in quelle zone dove c’erano suonatori e cantanti che non limitavano la loro vocazione come me che pur venivo da un paese dove in tanti suonavano e diversi cantavano potendo frequentare scuole e mezzi nei loro centri esistenti nel mentre da noi ci arrangiavamo ad orecchio, come si dice e senza scuola alcuna. Mi accompagneranno per tutto il resto della mia vita, i ricordi dei tempi scolastici. Sono stati sempre presenti in me, ma più il tempo passa e più mi rendono felice e penso di non scordarli mai più. Ciccio Mandarano, un mio compagno d’infanzia che assieme a Mimmo Chianese era il più vicino e affettuoso con me, mi parlava sempre
Lì c’è gente sempre eguale, con le abitudini di prima, con i pensieri di sempre, senza mai presentare novità nei gesti, nei pensieri, nei modi di fare, nelle proprie abitudini
di Vittorio Condemi, di Mimmo Dama, di Mimmo Carnì. Erano diventati, questi, suoi compagni di Liceo una volta che prese quella scuola, dopo la Media. Il maggiore era Vittorio Condemi, autentico cantante proveniente da Gioiosa Ionica. Aveva una voce simile a quella di Patt Boon e cantava sempre la sua Words, assieme a Il cielo in una stanza di Gino Paoli e dell’indimenticabile Mina, alle canzoni dei Platters tra cui Only you ed altre ancora che andavano per la maggiore. Mimmo Carnì, invece cantava le canzoni napoletane perché aveva una voce potente e adeguata. Di Locri, del periodo della mia prima fanciullezza, precedente al periodo delle scuola, quando andavo con il carrozzino di mio padre, ricordo sempre il famoso pianino con il quale cantava Luna rossa, tipica canzone di allora. Lo vidi affacciato dal balcone di miei cugini che abitavano a Locri dove ci offrivano il gelato del bar martino, allora il migliore in circolazione. Cantava girando, con una manovella, il carion del pianino e, alla fine di ogni canzone, cercava un contributo economico ai tanti che si fermavano per ascoltarlo. Viveva in quella maniera. Quella del pianino e del suo cantante, forse è la
sabato 12 luglio 2014
Il racconto Il castello di Condojanni
La bottega di don Filippo era anche il nostro punto di riferimento per le nostra andate a mare. Stava vicinissima a quel passaggio a livello che attraversavamo per scendere in spiaggia, il grande arenile dove stava sempre l’indimenticabile barca di Middonti, il marinaio che la sera portava la barca a mare per la pesca con le lampare che noi vedevamo dal balcone della mia casa, al paese. Mia madre ci faceva affacciare sul balcone per vedere le lampare accese della barca di Middonti che pescava per tutta la notte. Io mi addormentavo, sul balcone, guardando la sua luce stupenda. Dopo il passaggio a livello, alla stazione di Sant’Ilario, sulla spiaggia, era sempre pieno di asini che venivano li “parcheggiati” dai bagnanti che ogni sera scendevano dal paese per farsi i bagni.
prima immagine della mia prima presenza a Locri, una cittadina meravigliosa bella, paradisiaca, sogno della mia prima infanzia stupenda, assieme a mio padre che non scorderò mai. Il tragitto tra Sant’Ilario e Locri lo passavo sempre seduto sul sedile del carrozzino di mio padre, sotto il sole o con la pioggia, mentre mio padre incitava il cavallo a correre il più possibile, anche perché voleva divertirmi. Mi divertiva spronando il cavallo a correre all’impazzata, tirandogli con i frustino delle belle frustate, dicendo «avaa..., corri che dobbiamo arrivare presto! Non hai voglia di correre? Corri che ti faccio vedere io come si fa e come si vive!». Ed io gioivo, dimostravo a mio padre tutto il mio piacere nel vederlo incitare il cavallo, nel vedere quella corsa meravigliosa, sotto i miei occhi, con me assai gioioso. Quando lasciavamo la strada nazionale, bitumata, per girare verso sopra, nella strada di breccio, verso il paese che distava ancora circa quattro chilometri, a volte ci fermavamo perché c’era la bottega di don Filippo Mandarano. I due, mio padre e don Filippo Mandarano avevano una bella amicizia e si scambiavano favori. Entrambi avevano il cavallo con il carrozzino, mi sembra.
Sembrano persone chiuse in un frigorifero che quando vado caccio fuori e con loro confermo la vita di sempre Vivo le ore come fossero infinite Una cosa è Reggio, altro è Sant’Ilario
L’andata al mio paese era di obbligo. Non riuscivo a stare lontano dalla mia Sant’Ilario con il meraviglioso Castello di Condojanni, le sue campagne piene di uliveti e agrumeti, di ghiande e di more, di viti e querce. Ora penso il mio paese e mi duole il cuore. Una volta era un paesello calmo, dalla gente laboriosa, tranquillo, che viveva si serenità e meraviglioso operare, con tanti artigiani, commercianti, persone meravigliose e tranquille. Ora è diventato con tanta mala gente. È stravolto dalla mafia. Anche la politica di una volta non c’è più. Ora il municipio è diventato uno strumento per guadagnare. Allora era occasione per ben fare, bene promettere, confrontarsi tra le forze politiche che scendano in campo e si esibivano in meravigliose battaglie elettorali. Una volta era prestigioso fare il sindaco, il vice sindaco, il consigliere comunale. Ora non è più così. La politica ha lasciato il passo all’affare. Uno dovrebbe vergognarsi di fare politica. Non più le belle battaglie elettorali con i comizi di Pepè Parisi, impareggiabile oratore e giornalista e Ciccio Nocera di Condojanni e le piazze piene di gente in ascolto, impegnata per la contesa elettorale, anche se in presenza di soliti personaggi che approfittavano per farsi affari privati anche con il municipio. C’era una grande lotta per liberare il paese da due personaggi che si contendevano il potere approfittando della bontà e della laboriosità della massa di persone impegnate in buona fede e con grande ardore. C’era una grande lotta tra personaggi e giovani che lottavano perchè la politica diventasse sempre più fatto di idealità legata a partiti, nel mentre due persone, in modo più marcato, puntavano all’uso dei partiti per far primeggiare la propria vocazione personale, per la quale la politica era strumento per comandare. C’era lotta, confronto, battaglia tra il bene ed il meno bene e qualcosa di pessimo, di male. Ma erano tutti in battaglia e sono davvero storiche le lotte fatte attorno a simboli (la Campana, lo scudo crociato, la spiga di grano, i simboli del partito comunista e di quello socialista, della fiamma tricolore dei fascisti tifosi del Duce). Certo non tutto era positivo in quelle lotte. A Sant’Ilario è stata sempre forte l’aspirazione di trasformare un passato di personalismi in un presente ed un futuro di lotte ideali. Ma la gente era sostanzialmente libera, e poteva esprimere la sua opinione. Ora, da diverso tempo, non c’è più la lotta politica. C’erano anche allora piccoli e isolati gruppi di prepotenti e di mafiosi, Ma erano limitati, poco influenti: quel poco che c’erta era da una parte e dall’altra. Ora è un’altra cosa. Dopo gli anni illuminati dalla più evidente e bella battaglia politica tra democristiani da una parte e socialisti, comunisti ed indipendenti( lista di sinistra ) dall’altra che sotto il simbolo della Torre avevano costruito una lista che aveva liberato il paese da un cinquantennio di dominio di don Gino Mollica, autentico e capacissimo capo di una fazione sempre vincente. Ad un certo punto il paese ha smesso di fare politica. Ognuno s’è fatto i fatti propri ed ha rinunciato a ritenere il paese centro di lotta politica. È diventato ben altra cosa. Di questa è preferibile non parlare quasi definitivamente. Il paese antico è stato definitivamente tradito. Sono finiti i tempi dei Parisi, dei Nocera, dei Capogreco quando, chi nel giusto e chi nella ragione, chi in un modo e chi in un altro, chi facendosi influenzare dall’uno e chi dall’altro e chi puntando ad un discorso di autonomia generale e per far emergere ragioni ideali in tutto, avevano l’obiettivi positivo di partecipare alla costruzione di una guida politica ed amministrativa del paese. Ora è tutto diverso. La politica è fiinita ed è diventata ben altro. Sai tornerà all’antico? È la nostra speranza perchè allora il paese era vivo nel mentre ora è abbandonato definitivamente e su esso è calato un silenzio assordante, una cupa atmosfera di niente.
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sabato 12 luglio 2014
1976-2014 Nell’ambito della manifestazioni per il decennale della sua attività, il Maon, Museo d’arte dell’Otto e Novecento di Rende, ospita fino al 20 settembre la mostra personale di Francesco Correggia
Pennelli all’In-verso La traccia da seguire viene dallo stesso artista che nelle frasi e nei titoli delle tele dichiara il processo di evoluzione e transizione: appunto inverso da un momento creativo all’altro
Nell’ambito della manifestazioni per il decennale della sua attività il Maon, Museo d’arte dell’Otto e Novecento di Rende, ospita fino al 20 settembre la mostra personale di Francesco Correggia dal titolo “In-verso. 1976-2014”. Francesco Correggia (Catanzaro, 1950) è stato uno degli artisti che fra gli anni Settanta e Ottanta, prima del suo trasferimento a Milano, dove ha insegnato fino a qualche anno fa presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, ha operato sul territorio calabrese con iniziative di carattere pubblico e istituzionale. In quegli anni in Calabria Correggia fu uno dei protagonisti di una un’azione finalizzata a sensibilizzare la politica sul rapporto fra arte e Istituzioni pubbliche, arte e politiche culturali ma anche sulla necessità di aprire spazi e strutture qualificate per l’arte contemporanea e le sue problematiche. Con questa mostra Correggia offre una selezione di opere che tendono a evidenziare il suo rapporto con l’arte e la filosofia, la parola e la scrittura, il luogo e il libro, dagli esordi negli anni Settanta dove la componente scritturale e performativa era prevalente, fino agli ultimi quadri di questi anni, in cui la parte verbale e testuale s’incrocia con la pittura. La traccia da seguire viene dallo stesso artista che nelle frasi e nei titoli delle tele dichiara il processo di evoluzione e transizione appunto inverso da un momento creativo all’altro, e che per rilanciare una nuova fase della ricerca si ricongiunge con quella precedente in un percorso circolare costante nel tempo. Il Maon accoglie già nelle sue collezioni permanenti alcune opere di Correggia. Il Museo - lo ricordiamo è stato inaugurato il 4 maggio 2004 per iniziativa del Centro per l’arte e la cultura “A. Capizzano” di Rende e nasce da un progetto del critico d’arte Tonino Sicoli, che né è il direttore artistico. Esso non solo è una delle poche istituzioni museali meridionali dedicate all’arte moderna e contemporanea, ma è anche l’unico museo che raccoglie le opere dei maggiori artisti in Calabria del XIX e XX secolo. Esso ha sede a Palazzo Vitari, nel centro storico di Rende, concessa in comodato d’uso ventennale dall’amministrazione comunale, che lo annovera fra le strutture del Polo museale rendese. Il Maon gode del patrocinio della soprintendenza Bsae della Calabria ed ha il riconoscimento, fra i luoghi del contemporaneo, del ministero per i Beni e le Attività culturali.
Scheda biografica FRANCESCO CORREGGIA è nato a Catanzaro nel 1950, dal 1985 vive ed opera a Milano. È stato docente di Decorazione dal 1979 al 2012 e docente di Problemi espressivi del contemporaneo e Scrittura creativa presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dal 2006 fino al 2013. Ha coordinato il Dipartimento di ricerca di Brera sul contemporaneo dal 2004 al 2007 ed ha curato le attività culturali del CRAB (Centro di ricerca Accademia di Brera) dal 2007 al 2012. La sua attività artistica documentata inizia nella metà degli anni Settanta con una serie di azioni sul territorio e performances (scritture e segni rituali), interventi in cui il proprio corpo diventa il soggetto e l’oggetto di una poetica metaforica. Seguono nei primi anni Ottanta le opere concepite “da e per il luogo”. Fin dagli esordi (la sua prima azione/performance avviene nel 1976 all’Università Popolare di Napoli) è sempre stato interessato al corpo e alla scrittura ed al rapporto fra arte e filosofia. È del 1979 la mostra-progetto “Marginalia. L’Opera e il Luogo, il Luogo e l’Opera”, che nel1982 si concretizza a San Lucido (Cosenza). Dagli anni Ottanta ritorna in maniera più intensa alla dimensione della pittura, che si fa densa, visionaria, carica di colore, caratterizzandosi sempre di più per la presenza di testi scritturali, filosofici e poetici. Sono di questo periodo le mostre: “L’erranza poetica”, Chiesa di Santa Maria Maggiore, Taverna, Catanzaro nel 1982; “I Post Meridionali”, Centro Di Sarro, Roma 1983 ; “Fall-Out. Aspetti della pittura internazionale senza centro né margini”, Palazzo Galluppi, 1984, Catanzaro, tutte mostre curate da Tonino Sicoli; e ancora “Futura. Una Nuovissima Generazione nell’Arte Italiana” a cura di Enrico Crispolti, Fortezza Medicea, Siena,1985. Successivamente il suo lavoro si orienta sempre più verso una dimensione pittorica dove primeggia la parola poetica e letteraria fino ad arrivare ai recenti quadri monocromi con qualche presenza scritturale. Continua la sua attività legata alla performance con una serie di video dedicati al pensiero e alla parola di grandi filosofi come Kant ed Hegel. L’artista ne assume le sembianze e le abitudini fino a riconoscersi completamente in loro. Ha partecipato a numerose rassegne e mostre internazionali, tra le quali ricordiamo nel 1993: “Insulae” alla XLV Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva, la XXXII Biennale Nazionale di Milano al Palazzo della Permanente; la Quadriennale di Roma nel 1996; “Nuova insularità” a cura di Massimo Donà, ai Musei Civici, Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Ca Pesaro, Venezia nel 1995; “Le universali individualità dell’arte” all’Istituto Italiano di Cultura a Vienna nel 1996; “L’arte contemporanea per l’arte antica” al Palazzo Reale di Milano nel 1998. Nel 2009 è invitato a “Détournement Venice 2009” evento collaterale della 53^ Esposizione Biennale di Venezia ed ancora nel 2011 alla 54^ Biennale di Venezia. Ha esposto in gallerie private ed istituzioni culturali internazionali a Stoccarda, Amburgo, Marsiglia , Atene, San Francisco... Tra le mostre più recenti: le personali “Out-Now” presso lo Studio Valmore a Vicenza nel 2006 e “I turn Round to Immanuel Kant” presso la Galleria Studio Ra di Roma nel 2008. Del 2010 è la mostra personale “Una bella giornata” alla Galleria Antonio Battaglia di Milano. Nel 2011 è invitato alla mostra “Un’altra Storia, Arte Italiana dagli anni Ottanta agli anni Zero” nell’ex Chiesa di San Francesco a Como. Sempre nello stesso anno esegue presso la Fondazione Giuseppe Morra, Museo Hermann Nitsch, Napoli, una performance dal titolo: “L’ombra di Hegel contro l’immutabile Hegel”. Nel 2012 espone con una personale dal titolo “Adesso si mostra” alla Galleria Fusion di Torino. Nel 2013 espone in “A case study” a Venezia all’Arsenale, Venice Doks, Castello 40, a cura di Fortunato D’Amico, e al Centro Luigi Di Sarro di Roma in “Avvio e sviluppo di una ricerca 1982/1985”. a cura Emanuele Meschini. È del 2014 la sua personale “Nevermore” alla Galleria Donna Leathermann, New York. Ha pubblicato anche diversi saggi di filosofia e teoria dell’arte. Fra tutti si ricorda “Di nuovo il senso. Un passaggio fra arte e filosofia”, edito da Arcipelago, Milano, 2007; “Un dialogo con Carlo Sini”,nel volume “In contrattempo” a cura di R. Gasparotti, edizioni Mimesis, Milano, 2006.
sabato 12 luglio 2014
La rivoluzione dei pennelli Gli otto artisti vincitori e la prima tappa espositiva del Museo di arte contemporanea di Acri
Se non è arte è amore Giunto alla sue terza edizione, il progetto Young at art, promosso dal Maca (Museo arte contemporanea Acri), in collaborazione con l'associazione culturale “Oesum led icima”, presenta anche quest'anno delle importanti novità rispetto alle annualità precedenti. “We art Calabria” - questo il sottotitolo scelto per il progetto, dove art (arte) va a sostituire tanto il verbo essere (Noi siamo la Calabria), quanto heart, traduzione inglese di “cuore” (Noi amiamo la Calabria) - esplicita l'intenzione di trovare nei giovani artisti il volto e l'anima di un territorio che sta vivendo un profondo cambiamento. I talenti Under 35 che prenderanno parte al progetto espositivo itinerante suddiviso in tre mostre sono: Cristina Comi (fotografia), Maria Rosaria Cozza (fotografia), Antonio Cugnetto (scultura), Rocco Mortelliti (video-arte), Davide Negro (installazione multimediale), Francesca Procopio (fotografia), Paolo Scarfone (opere su carta autoprodotta) e Francesco Votano (pittura). I curatori Massimo Garofalo e Andrea Rodi hanno deciso di premiare la dimensione progettuale dei lavori selezionati, evidenziando la capacità di ciascun artista di portare avanti un discorso maturo e in grado di evolversi nel tempo, pur mantenendo un'importante coerenza concettuale. Per la prima volta, oltre alla partecipazione alle tre tappe espositive, gli artisti vedranno le loro opere pubblicate su di un catalogo che, assieme a quelli dell'edizione 2014, presenterà i lavori degli artisti selezionati nelle annualità 2012 e 2013 di Young at art. Altra importante novità è la prestigiosa sede della seconda mostra del progetto espositivo itinerante: dopo la mostra del Maca, che inaugurerà sabato 12 luglio 2014, in contemporanea con l'importante mostra Vasarely - Fontana, le opere degli 8 artisti faranno tappa al Mam (Museo delle arti e dei mestieri) di Cosenza, dove verranno esposte dal 27 settembre al 18 ottobre e dove verrà presentato il catalogo delle prime tre edizioni del progetto. L'ultima tappa, come lo scorso anno, si terrà all'inizio del mese di novembre nell'ambito della manifestazione Paratissima, la fiera d'arte contemporanea più visitata d'Italia, dove i giovani artisti avranno la possibilità di incontrare un pubblico stimato in oltre 100.000 unità (fonte: Il Giornale dell'arte).
Young at Art. We Art Calabria Prima tappa espositiva Luogo: MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) Piazza Giovanni Falcone 1, 87041, Acri (Cs) Artisti: Cristina Comi, Maria Rosaria Cozza, Antonio Cugnetto, Rocco Mortelliti, Davide Negro, Francesca Procopio, Paolo Scarfone, Francesco Votano Curatori: Massimo Garofalo, Andrea Rodi Date: Dal 12 luglio al 31 agosto 2014 Vernissage: Sabato 12 luglio 2014, ore 18 Orari: dal martedì al sabato, 9-13 e 16-20 la domenica, 10-13 e 16-20 Info: Ufficio stampa MACA Tel. 0119422568; info@museomaca.it; info@youngatart2014.com; www.museomaca.it; youngatart2014.com
Per la prima volta, oltre alla partecipazione alle tre tappe espositive gli artisti vedranno le loro opere pubblicate su di un catalogo
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