Anno 37 - 23 Marzo 2013 - Numero 12
Settimanale indipendente di informazione
euro 0,50
di Gina Rizzo
Disagio e devianza minorile, fare attenzione, i segnali ci sono Un seminario all’Unical sugli strumenti di intervento ARCHITETTURA DA VIVERE
FOTOGRAFIA IMPIETOSA
FAI conoscere da vicino la storia della tua cittĂ
Mezzogiorno buio. Censis, i dati della fortissima crisi nella crisi
Le Giornate del Fondo ambientale a Cosenza, per scoprire le origini
Scuole e reparti ospedalieri vuoti Distanze sociali preoccupanti...
II
sabato 23 marzo 2013
La concretezza fuori dai riflettori
L’addetto economico dell’Ambasciata d’Austria all’Unical per parlare di collaborazione
Calabria più vicina all’Europa È ripartita con la Calabria nel cuore, Martina Madeo, l’addetto economico dell’Ambasciata d’Austria, che nella settimana scorsa dopo un incontro-seminario sul tema “Le opportunità di collaborazione tra centri di ricerca e imprese austriache ed il Polo di innovazione” tenutosi presso la sala seminari dell’incubatore Technest dell’Università della Calabria, ha visitato alcuni laboratori del nostra realtà leader dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. Il seminario, rientrante tra le iniziative finalizzate alla valorizzazione di tecnologie e prodotti innovativi delle imprese e dei centri di ricerca del polo d’innovazione delle Tecnologie dei materiali e della produzione è stata l’occasione per presentare le opportunità di investimenti in Austria da parte delle imprese del Polo, promuovere accordi di partenariato con centri di ricerca e università austriache al fine di stabilire nuove collaborazioni ovvero sviluppare progetti in
Una sinergia tra centri di ricerca e imprese austriache con il Polo di innovazione
Due momenti della visita dell’ambasciatrice: al laboratorio Itm del Cnr (qui a lato) e al laboratorio del professor Chidichimo
comune nonché creare le basi per sviluppare azioni di attrazione di imprese austriache interessate a sviluppare progetti in comune con imprese e centri di ricerca del Polo. Il programma del seminario ha registrato gli interventi della dottoressa Martina Madeo, del coordinatore scientifico del polo, Riccardo Barberi ed alla presenza del project manager, Alfredo Fortunato, le testimonianze del Giovanni Sindona del laboratorio di Chimica organica e biorganica, di Lidietta Giorno del laboratorio Itm-Cnr e di Vincenza Calabro del laboratorio di Bioprocessi e Bioreattori. «L’Advantage Austria, Agenzia per l’internazionalizzazione dell’Economia austriaca, con una rete di 115 uffici in più di settanta Paesi offre alle imprese austriache e ai loro partner internazionali una valida offerta di servizi e di supporto commerciale. I nostri venticinque collaboratori - ha detto la Madeo- dislocati negli uffici di Milano, Roma, Padova e Bolzano, affiancano quotidianamente le aziende austriache nella ricerca di fornitori o di partner in Italia, cerando ottime opportunità commerciali per entrambi i paesi. Ogni anno organizziamo circa trenta manifestazioni per la creazione di contatti professionali su tutto il territorio. Gli uffici di Advantage Austria tessono una fitta rete di contatti tra le imprese austriache ed italiane di molteplici settori, contribuendo a fornire informazioni dettagliate sulla business location Austria e sulle potenzialità di inserimento nel mercato austriaco. L’Italia rappresenta il secondo maggiore partner dell’Austria dopo la Germania. Complessivamente l’8% delle esportazioni austriache sono destinate al bel paese mentre, nella classifica dei maggiori fornitori, dell’Italia, l’Austria detiene l’undicesimo posto. Favorita dalla sua posizione geografica nel cuore dell’Europa, da un ottimo sistema scolastico, da un efficace sistema di incentivazione e non da ultimo dall’alto livello di qualità della vita, l’Austria si contraddistingue anche per un panorama della ricerca e dello sviluppo particolarmente dinamico. Nel 2012 Stato e regioni hanno investito circa 2,87 miliardi di euro in ricerca e sviluppo e vanno considerati gli investimenti in R&S da parte delle imprese per un ammontare di ulteriori 3,84 miliardi di euro». «Anche con questa visita risalta il lavoro svolto per avviare imprese sostenibili con alte competenze e metterle in rete - ha detto Riccardo Barberi- e si dimostra che un ambiente collaborativo, dove vige la cultura di una sana concorrenza, produce risultati apprezzabili anche all’estero». L’addetto commerciale dell’Ambasciata d’Austria, dopo aver visitato i laboratori che fanno capo al polo d’innovazione Tecnologie dei materiali e della produzione si è detta molto soddisfatta e positivamente sorpresa rimandando ad incontri operativi da organizzare con la partecipazione di centri di ricerca e imprese austriache su temi specifici. La Calabria sempre meno lontana dal resto dell’Europa grazie all’impegno di chi opera spesso lontano dai riflettori.
sabato 23 marzo 2013
Verso i giovani per non fermarsi Unistem day all’Unical, incontro dedicato alle cellule staminali e ai loro possibili impieghi
Inarrestabile ricerca
Sebastiano Andò
Due riconoscimenti, unico prof Due prestigiosi incarichi per il professor Sebastiano Andò, direttore del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Università della Calabria. Il primo arriva dal ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca che ha incluso lo scienziato calabrese nella commissione che valuterà - per il settore life sciences - i progetti Prin 2012. I bandi Prin, come noto, sono progetti di ricerca di interesse nazionale proposti dalle Università che vengono cofinanziati dal Miur per garantire il necessario sostegno economico alle eccellenze scientifiche emergenti e già presenti presso gli atenei e gli enti di ricerca pubblici. Il secondo riconoscimento, invece, giunge dall’Airc, che ha incluso l’ordinario di Patologia generale dell’Unical nel comitato scientifico delle Borse Airc-Firc. Si tratta, in questo caso, di una commissione formata da da 24 ricercatori, che ricoprono un ruolo di primo piano nell’oncologia italiana e che mettono a disposizione dell’associazione, a titolo volontario, le proprie competenze. Il compito del comitato scientifico borse è quello di valutare le domande di borse di studio per l’Italia e per l’estero. Airc e Firc, infatti, pubblicano ogni anno, ad aprile, un bando e alla scadenza, a giugno, ricevono le relative richieste di finanziamento. Ogni candidatura per borse per l’Italia è valutata esclusivamente da tre membri del comitato, mentre ogni domanda per borse per l’estero è valutata da un revisore straniero e due membri.
Dedicato agli studenti dei Licei e degli Istituti professionali per favorire un incontro con la realtà universitaria contribuendo alla diffusione della cultura scientifica
Si è svolto, nell’aula magna dell’UniCal, UniStem Day, una giornata dedicata ai temi della ricerca sulle cellule staminali e i loro possibili impieghi. L’appuntamento, che è stato dedicato agli studenti degli ultimi anni dei licei e degli istituti professionali, ha inteso favorire un incontro con la realtà universitaria contribuendo alla diffusione della cultura scientifica e dei valori della ricerca. Un modo nuovo di stimolare nei giovani un interesse o magari far loro scoprire una vocazione per la scienza e la ricerca scientifica attraverso lezioni, discussioni e filmati. UniStem Day s’è svolto simultaneamente in 35 atenei in tutto il Paese e da quest’anno assieme a sette Atenei europei. Alla giornata calabrese, dopo i saluti del professor Gino Mirocle Crisci, direttore del dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra, sono intervenuti Paolina Crocco, tutor dell’OpenLab dell’Università della Calabria (la diffusione della cultura scientifica per una maggiore consapevolezza civica), Giulia Pucci, responsabile medico della Calabria Cord Blood Bank (Le cellule staminali del sangue cordonale: ruolo e finalità della Banca Pubblica della Regione Calabria). I lavori sono stati coordinati dal professor Giuseppe Passarino, presidente dei corsi di laurea in Biologia ed in Scienze e Tecnologie. Nel corso della mattinata, le centinaia di studenti che hanno affollato l’Aula Magna, hanno pure potuto assistere all’intervento in streaming dell’attore Marco Paolini. L’iniziativa d’Arcavacata s’è ben sposata con l’attività che svolge l’Openlab dell’Unical che sin dal 2002 si è distinto per l’aspirazione di voler diffondere e divulgare le problematiche della ricerca di alto livello.
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sabato 23 marzo 2013
Attenzione, i segnali ci sono Disagio e devianza minorile, strumenti d’intervento. Seminario all’Unical
Quel malessere che si sente ma non si vede di Gina Rizzo
Ho partecipato a un interessante seminario organizzato dall’Unical sul tema “Percorsi di devianza e di recupero dei minori”, organizzato dai dipartimenti di Lingue e Scienze dell’educazione e di Scienze politiche e sociali dell’Unical. Sono intervenuti il direttore professor Pietro Fantozzi, la professoressa Angela Costabile, docente di Psicologia dello sviluppo, il professor Angelo Costabile, ricercatore in Sociologia generale, l’avvocato Luca Muglia, presidente dell’Unione nazionale delle Camere minorili ed il dottor Beniamino Calabrese, procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Catanzaro. Alla luce delle illuminanti considerazioni ivi emerse, desidero esprimere alcune mie modeste riflessioni. Con il continuo evolversi degli strumenti tecnologici e dei mezzi di comunicazione e con la perdita di punti di riferimento, quali la famiglia, che dava senso ed equilibrio allo sviluppo psico-sociale dell’individuo, il genere umano si trova nella scomoda posizione di dover affrontare fenomeni di malessere giovanile in netta espansione. Il disagio è la difficoltà di assolvere ai compiti evolutivi che vengono loro richiesti dal contesto sociale per il conseguimento dell’identità personale e per l’acquisizione delle abilità necessarie alla soddisfacente gestione delle relazioni quotidiane, a livello affettivo, familiare, scolastico o sociale. Il disagio è, dunque, una condizione legata a percezioni soggettive di malessere, il disagio “si sente”, ma non necessariamente “si vede”. Può manifestarsi in forma emotiva, attraverso alcuni segnali come stati d’ansia, cambiamenti di umore, irrequietezza che possono poi diventare veri e propri sintomi, quali disturbi psicosomatici, dell’alimentazione, del sonno o altro. Molto importante è il ruolo di genitori, educatori ed insegnanti in quanto dovrebbero individuare questi segnali di esordio del disagio; infatti, se il disagio viene trattato prima che si radichi, potranno evitarsi in futuro altre forme più gravi di natura psicopatologica. È’ pertanto fondamentale porre la massima attenzione ai segnali precoci che possono emergere già durante i primi anni di vita del bambino. Se non è adeguatamente interpretato e preso in considerazione, viene esternato in altri momenti della vita, ed in particolare, nel periodo adolescenziale dove possono presentarsi sintomi di disadattamento, quali: difficoltà di apprendimento e di rendimento scolastico, disturbi della condotta, rifiuto improvviso della scuola e della società. In alcuni casi alle normali difficoltà del processo evolutivo, si aggiungono situazioni di insufficienze individuali, familiari e sociali che mettono a rischio il processo di crescita, facilitando così la trasformazione del disagio in devianza. Per comportamento deviante, in sociologia, si intende la violazione di regole condivise alla quale i membri della società tendono a reagire con intensità proporzionale alla sua gravità. Possiamo affermare che spesso nella realtà di oggi, non c’è un’ infanzia ed un’adolescenza “normale” che vive senza disagio il suo processo di sviluppo, ma un’infanzia ed un’adolescenza problematica che vive una condizione di difficoltà e, pertanto, va sostenuta. La letteratura e le ricerche ci mettono a disposizione alcuni dati da cui possono scaturire una serie di indicatori di disagio e devianza, quali fattori biologici e neurologici, socio-culturali, svantaggio sociale, che si manifestano con comportamenti aggressivi. I meccanismi di reazione e di controllo sociale svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione e stabilizzazione dell’identità deviante, e devono quindi essere tenuti in debita considerazione se si vuole comprendere pienamente il fenomeno “devianza” e la tendenza alla recidiva comportamentale tipica degli individui etichettati come devianti. Tuttavia, non tutti coloro che vengono individuati ed etichettati come devianti si indirizzano verso uno stato di devianza consolidata, poiché possono decidere di tornare indietro. La soggettività umana, infatti, implica sempre una progettualità aperta a continue revisioni.
La difficoltà di assolvere ai compiti evolutivi che vengono richiesti ai giovani dal contesto sociale per il conseguimento dell’identità personale e per l’acquisizione delle abilità necessarie alla soddisfacente gestione delle relazioni quotidiane, a livello affettivo, familiare, scolastico o sociale
Fino a pochi anni fa la cultura giuridica minorile era ancorata alla distinzione dei fenomeni patologici dell’infanzia e dell’adolescenza tra disagio, devianza e delinquenza minorile. Essi venivano abitualmente rappresentati come tre cerchi concentrici di cui il più ampio era quello relativo al disagio, termine con cui si faceva riferimento alle situazioni pregiudizievoli ed emarginanti vissute dal minore, quello intermedio era costituito dalla devianza, che si riferiva alle manifestazioni di regolarità della sua condotta (fughe da casa, assunzione di stupefacenti) ma senza consumazione di reati, e quello più piccolo rappresentava la delinquenza minorile, connotata da condotte devianti comportanti la consumazione di reati. Ad essi corrispondevano anche tre tradizionali competenze dei tribunali minorili: quella civile, quella amministrativa o rieducativa e quella penale. Però da tempo sono emerse nuove forme di manifestazione di criminalità come quella del “malessere del benessere” che non sono precedute nè da manifestazioni di disagio nè da forme di devianza, ma esplodono improvvisamente nei ragazzi dalla condotta precedentemente irreprensibile. Nel passato si è ritenuto che la sanzione sia di per sé un momento fondamentale del percorso volto al recupero del soggetto, tanto più efficace quanto più severa ed “esemplare”, ciò che pochi oggi sono disposti a sostenere. Si tratterebbe comunque di un rapporto causaeffetto, nel senso che la sanzione inflitta contribuirebbe al recupero del soggetto. Sotto questo aspetto la prospettiva di recupero entrerebbe in rapporto con la sanzione, ma mai con il processo che ad essa è preordinato. Il primo principio che da tempo si è imposto è che l’infanzia ha dei diritti, e ciò è ovvio. Il nuovo bambino, delineato dagli art. 2, 3, 12 e 13 della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia del 20.11.9189, in Italia Legge 176/91, si trova in una posizione completamente nuova: il fanciullo ha dei diritti che può esprimere e far valere, da solo, in modo indipendente dagli adulti (genitori, tutori, Stato...). Si eleva dunque ad una posizione di soggetto di diritto e, nel processo penale a suo carico, è titolare di diritti in tutti gli stadi della procedura, tra cui il primo è quello di farsi ascoltare. Questo diritto va oltre, poiché impone che il minore autore di crimini, sia trattato in modo da farlo “partecipare” a tutti gli stadi dell’intervento penale, ovvero permettergli di avere un ruolo costruttivo all’interno della comunità: l’art. 40 della Convenzione al n.1 infine dice proprio questo “[...] facilitare il suo reiserimento nella società e fargli assumere un ruolo costruttivo in seno a quest’ultima”. Questa posizione è un portato della Giustizia riparativa: prendere coscienza dell’errore e porvi rimedio. Una giustizia specializzata per i minori, differente da quella degli
sabato 23 marzo 2013
Attenzione, i segnali ci sono
adulti, deriva dal principio che l’infanzia ha diritto a una protezione particolare, anche quando commette infrazioni, a causa della sua vulnerabilità, della sua personalità in via di sviluppo, dei suoi particolari bisogni educativi e dei suoi “problemi di maturità affettiva, psicologica e intellettuale”. Prevenzione, promozione di condizioni di vita favorevoli all’infanzia, protezione e giustizia per i minori autori di reati, devono essere i quattro pilastri della politica protezionista degli Stati per i loro bambini. Affermare una giustizia minorile distinta da quella riservata agli adulti vuol dire rispettare le relazioni familiari e accordare uno spazio e un ruolo particolari ai genitori. Ciò implica alcune conseguenze nella procedura (diritto dei genitori alla notifica, ad essere presenti, esprimersi, fare ricorso...) e nell’esecuzione delle decisioni giudiziarie, soprattutto quando si tratta di misure di tipo terapeutico. «L’arresto, la detenzione o l’imprigionamento di un fanciullo devono [...] costituire un provvedimento di ultima risorsa e avere la durata più breve possibile» (art. 37 n.2 della Convenzione). È unanime convinzione che la privazione della libertà non possa essere una misura efficace, se ne vuole limitare l’uso ai casi eccezionali e soltanto per un breve periodo. Sanzione e recupero possono coesistere e addirittura sovrapporsi o alternarsi in un medesimo ambito, quello processuale. È l’ipotesi che rappresenta per l’appunto la scommessa del nuovo processo penale minorile, il punto nevralgico della sua filosofia, la quale dichiara apertamente di volersi occupare anche del profilo che attiene alla educazione del minore, sia in sede di formulazione dei suoi principi generali, sia introducendo istituti processuali chiaramente ispirati a tale obbiettivo. Infatti, l’art.1 n. 1, capo 1, delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni, D.P.R. 488/88, prescrive che le norme processuali, e non la sanzione, siano “applicate in modo adeguato alla personalità e alle esigenze educative del minorenne”, mentre l’art.27 si preoccupa, quando prevede il non doversi procedere per irrilevanza del fatto, dell’eventualità che “l’ulteriore corso del procedimento pregiudichi le esigenze educative del minorenne”. Due nuovi istituti, l’irrilevanza del fatto, art.27, e la messa alla prova del minore, art.28, D.P.R. 488/88, si occupano del percorso educativo del soggetto; quest’ultimo chiama addirittura il soggetto a partecipare attivamente ad una prova, diretta a valutare la sua capacità e la sua volontà di recupero. In tale caso, può sospendere il processo per una durata correlata alla gravità del reato addebitato. Contemporaneamente sottopone l’imputato ad una prova le cui modalità sono individuate con la collaborazione dei servizi sociali, ai
Può manifestarsi in forma emotiva, attraverso alcuni segnali come stati d’ansia, cambiamenti di umore, irrequietezza che possono poi diventare veri e propri sintomi, quali disturbi psicosomatici, di alimentazione, sonno o altro
quali è affidata l’informazione sull’evoluzione del caso. All’esito della sospensione il giudice, se “ritiene che la prova abbia dato esito positivo”, art. 29 D.P.R. 488/88, dichiara con sentenza estinto il reato. Altrimenti procede nel giudizio. Evitando ulteriori dettagli di carattere processuali, la ratio ispiratrice della legge sul processo penale minorile è quella della salvaguardia sia della persona offesa, sia dell’imputato e, mentre nel processo a carico di adulti la finalità del legislatore è la punizione del comportamento contra legem, nel processo penale minorile è determinante il recupero del soggetto la cui personalità è in fase di formazione. Come accennato, è previsto che davanti al giudice minorile l’avvocato difensore possa chiedere la sospensione del processo per sottoporre il proprio assistito ad un periodo di messa alla prova. Che può essere concessa anche per soggetti non incensurati e per reati particolarmente gravi, come la violenza sessuale. Essa consiste nel recupero di eventuali lacune scolastiche, avviamento ad un percorso di formazione professionale, attività di volontariato in ambito sociale e culturale, eventuale avvio a un percorso di mediazione penale per riconciliarsi con la parte offesa dal reato ed avvio ad un percorso di sostegno psicologico. Se il ragazzo rispetta tutte le disposizioni impartite viene beneficiato dell’estinzione della pena, in caso contrario il processo riprende il suo normale iter dibattimentale. Per la risoluzione dei conflitti, è previsto l’istituto della mediazione, che è un percorso relazionale tra due o più persone. Per la vittima, che nel processo penale minorile “non è ammesso all’esercizio dell’azione civile per le restituzioni e il risarcimento del danno cagionato dal reato” (art.10 n.1, Dpr 448/88), la mediazione consente di esprimere in un contesto protetto il proprio vissuto personale rispetto all’offesa subita. Scopo della mediazione è quello di responsabilizzare il minore sia sul danno causato che sulle possibilità di riparazione e il mediatore ha un ruolo neutrale, non direttivo, finalizzato a facilitare la comunicazione e deve comunicare al giudice l’esito del percorso di mediazione penale. L’esito positivo comporta una ricomposizione o una significativa riduzione del conflitto, in tal caso, si possono definire accordi di riparazione nei confronti della vittima, compreso il risarcimento o lo svolgimento di attività di utilità sociale. Questo mio modesto contributo è finalizzato a mantenere viva l’attenzione sugli odierni rischi connessi alla crescita dei minori ed agli interventi previsti, senza perdere di vista che l’obiettivo deve essere quello di sostenere il processo evolutivo del minore qualsiasi sia il livello di difficoltà che ostacola il suo percorso di inserimento sociale.
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sabato 23 marzo 2013
Calabresi illustri Prima parte
Filosofo nato a Tropea, è stato uno dei più noti e apprezzati uomini di cultura dell’Ottocento
Pasquale Galluppi la forza delle parole rise a cura di Oreste Pa
Pasquale Galluppi è un filosofo nato a Tropea dove le è stato intitolato il liceo classico cittadino. Nonostante oggi sia quasi dimenticato al di fuori della sua città natale, è stato uno dei più noti e apprezzati uomini di cultura dell’Ottocento, con una copiosa produzione libraria, in particolare il “Saggio filosofico sulla critica della conoscenza” e la “Filosofia della volontà”, che sono considerate le sue opere principali. Gli sono stati dedicati anche il Convitto nazionale ed il Liceo classico di Catanzaro. A Tropea è attivo un Centro studi galluppiani, che si dedica alla conservazione della sua memoria, riproponendo la stampa delle sue opere, lo stimolo a studi e ricerche sulla sua figura, le opere, e l’analisi delle sue teorie filosofiche, sui quali ogni anno si organizza un convegno internazionale in cui sono invitati importanti studiosi provenienti da ogni parte del mondo. Egli nasce da una importante famiglia tropeana. I suoi genitori, Vincenzo, barone di Cirella e Lucrezia, sono cugini e portano lo stesso cognome, ma con una condizione economica non molto brillante, perché il patrimonio familiare era molto scemato per le dissipazioni conseguenti a uno stile di vita eccessivamente oneroso. La madre apparteneva al ramo siciliano dei Galluppi, che aveva a Santa Lucia del Mela vicino a Messina dove conservava degli interessi agraria, che non producevano una significativa rendita. Per le ristrettezze economiche fu rinchiuso in seminario per ricevere una preparazione adeguata e avviarsi alla professione dell’avvocatura. A Caria, una frazione del comune di Drapia (Vv), vi sono ancora i ruderi della residenza della sua numerosa famiglia, un vero e proprio castello situato in un vasto tenimento. Nato nel 1770 fu uno studioso molto precoce e aperto alle nuove idee. Aveva diciannove anno quando scoppiò la rivoluzione francese, un evento che segnò la sua vita e la sua formazione poiché aveva studiato il francese e conosceva ed apprezzare la sua letteratura. Uomo di vasta erudizione e aperto a nuove idee, si interessò a tutte le nuove correnti filosofiche e letterarie, dedicandosi agli studi di filosofia e di teologia, dedicandosi in particolare allo studio di G.W. Leibniz e di Cartesio. Introdusse in Italia Immanuel Kant, divenendone uno dei più apprezzati cultori ed esegeti, criticandone però gli esiti demolitori e avvinandosi alla scuole scozzese di Locke. Le sue “Lettere filosofiche” nelle quali espone tutte le correnti di pensiero a lui contemporanee divenne un testo sacro nelle università, poiché venne considerato come il primo vero saggio della filosofia moderna pubblicato in Italia. Luigi Settembrini fu un suo allievo che nelle sue rimembranze scrive: «con che festa noi giovani e con quanta calca tutte le colte persone si andò a udire la sua prolusione, e poi le lezioni che egli appollaiato su la cattedra dettava con l’accento tagliente del suo dialetto». I maldicenti dicevano che «egli era mezzo barbaro nel parlare; ma in quel parlare era una forza di verità nuove, ma l’ingegno era grande, e il cuore quanto l’ingegno. Che buon vecchio! Quanto amava i giovani!». Stanislao Binciardi pubblicò uno studio sulla figura e l’opera Pasquale Galluppi o i piaceri dell’intelletto, Firenze 1853, che contiene la biografia sotto riportata. «Nacque egli d’illustre, ma poco agiata famiglia in Tropea, piccola città della Calabria, nel 1770. I genitori lo educarono colla maggiore accuratezza, e furono aiutati nell’opera da un Ruffa che ebbe l’arte rarissima d’innamorarlo della scienza, insegnandogli filosofia sulla metafisica italiana di Antonio Genovesi. Dell’indole del suo ingegno, e dell’avanzamento da lui fatto negli studi ne sia riscontro il sapere, che a soli 13 anni, percorse le lettere greche e latine, come
A Tropea è attivo un Centro studi che si dedica alla conservazione della sua memoria riproponendo la stampa delle sue opere
all’età sua si addiceva, e come comportavano i tempi, aveva pure fatto saggio di alcuni scrittori di alta filosofia. A tredici anni, intendete, o giovanetti, a tredici anni, egli godeva dell’intendere, del pensare, del lavorare colla mente; l’anima sua con con ali ancora malferme tentava il volo dell’aquila. Il quale ardimento, quando non sia presunzione, cui dieno ragione e speranza un orgoglio insipiente, all’età nostra, è pur bello! È pur bello vedere un fanciulletto che per nulla spaventato dall’assetto rugoso ed arcigno col quale alcuni pedanti, degni della sorte del maestro falisco, sonosi compiaciuti di effigiare la scienza, incurante delle ironie di compagni cattivi o giucchi, entra animoso e dura instancabile nel nobilissimo arringo! Quando poi i genitori suoi lo mandarono a Napoli, invece di starsene ai lavori di luce riflessa, ai compendi, ai libretti appropriati alle menti più deboli, prese a studiar la filosofia nelle opere de’ sommi, e fece la sua delizia sant’Agostino. A ben comprendere la gioia che dovè provare il filosofo adolescente, trovando nel santo Vescovo d’Ippona un autore che confaceva alla tempra dell’animo suo, figuratevi per un momento, o fanciulli, anzi ognuno di voi si figuri d’essere ad un tratto, in questo momento medesimo, da mano potente e misteriosa rapito ai genitori, ai parenti, agli amici di casa, ai compagni di scuola, alla Toscana, all’Italia: e trovarsi in un paese straniero, a traversare ignoto fra ignoti lunghissime strade; e la sera dopo una giornata di vuoto affancendamento, tornare scorato A quelle case ove nessun l’aspetta; si figuri, mentre per parecchi giorni è andato errando in quel modo, d’incontrare all’improvviso un uomo della sua patria, un amico: oh! Come correrebbe incontro a quell’amico, e gli si butterebbe al collo, e per la mano poi con lui, continuerebbe a girare tranquillo, quasi baldanzoso, fra quella folla che prima era come cosa morta per
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Calabresi illustri Un monumento a Pasquale Galluppi Sotto, un suo ritratto
li; e per questa Iddio disse averci creati ad immagine sua. Ora siffatte due vite lottano incessantemente: e che l’animale non prenda il disopra, lo impediscono la ragione, l’autorità, le leggi, la religione. Le quali, sebbene sieno molto potenti ne’ cuori bennati, pure a volte durano gran fatica a contenere gl’impeti dell’appetito superbo; e non è raro vedere, specialmente fra i giovani, chi a guisa di focoso poledro morda recalcitrante ed iroso quel freno. Ora se ad un tratto venisse con autorevole e geniale aspetto un qualcheduno, che facendosi interprete e patrocinatore di quelle cupidigie, incominciasse non contrastato, prima a predicare in favore del dolce far nulla; quindi alternando i sofismi e gli scherni alle gonfie declamazioni, ed ora eccitando a riso ora a sdegno, inculcasse che il diritto è una prepotenza, la proprietà un’ingiustizia, le leggi una rete tessuta dai birbanti e dai forti per accalappiare, a pro loro, i deboli ed in balordi, la religione una vecchia impostura politica, oh qual forza acquisterebbe bel bello sugli animi! Oh come le moltitudini pigre ed inabili a ragionare gli correrebbero dietro! Quindi ci sarebbe forte davvero: forte come è l’adulatore astuto alla corte di un signore molle e perverso, forte della inesperienza e della nativa rettitudine altrui, come contro il povero Renzo, erano forti Azzeccagarbugli ed Abbondio. Appena però gli sorgesse a rincontro un possente, il quale, affidato nell’autorità della virtù, dell’ingegno, della scienza lo richiamasse inesorabilmente a ragionare, e svelasse al naturale buon senso della gente que’ suoi cavilli, quelle sue vuote ciance che comparivano argomenti, addio lo spirito forte: voi lo vedreste fuggire, e cercare, forse invano, un ricovero contro il fremito, e le fischiate universali. Se dunque troverete alcuno di questi spiriti forte nella vita, non ve ne lasciate allucinare: fuggitelo, se potete: tacete, ché gran virtù e grande insegnamento è a volte il silenzio; e se conviene accapigliarsi con lui, accapigliatevi pure, e sappiate debitamente confonderlo e svergognarlo.
lui! - Ecco un’immagine di ciò che goder dee un giovane non volgare, allorquando s’imbattè in un uomo o in un libro che lo intenda appieno, lo riveli a se stesso, e chi dichiari e gli abbellisca nell’anima i propri pensieri; ciò che quel giovane travedeva confusamente lo scorge allora rilevato e distinto, ciò che era muto nell’anima sua prende una voce schietta e gradita, ciò che era pallido e smorto brilla ad un tratto di luce e di colori vivissimi. Quasi folla strana esser dovea per Galluppi la turba dei filosofanti tuta composta di principii suppositivi: semplice perché superficiale, facile perché bassa, ordinata in un mirabile organamento perché agevolissimo è l’ordine laddove l’immaginario supplisce all’esperienza, l’arbitrio domina la ragione, e la mala fede scomoda i fatti: né il buon senso, e la morale rettitudine di quell’egregio dovea trovar nulla che gli si confacesse in quei filosofi, per dirlo con ciceroniana espressione, plebei. Sul finire del secolo scorso infatti dominava quasi da tiranna il campo delle discipline metafisiche una dottrina, la quale pretendeva che la sensazione fosse l’unica scaturigine delle idee, che la sola materia esistesse, che il semplice, l’indivisibile, e l’incorporeo fossero una mera astrazione: filosofia senza libertà di volere, anzi senz’anima e senza Dio, che i francese semplificando, ed applicando oltre il primitivo concetto, le sentenze di Locke, avevano predicata prima colle parole poi decollato un monarca, ed erigendo un nuovo altare, coi fatti. I seguaci di questa dottrina, per questa e per altre ragioni, chiamavano se medesimi spiriti forti. E siccome la genìa di costoro no è ancora spenta, voglio dirvene due parole, perché all’occasione possiate conoscerli bene. Forti dunque si chiamavano, ed avevano ragione; ma sapete voi in che consisteva e consiste la forza di costoro? L’uomo, come coi studenti di filosofia già udiste, vive due vite: l’animale e la spirituale. Quella ci accomuna coi bruti, questa ci fa poco minori degli ange-
Vedete il nostro Galluppi! All’età di 25 anni nella quale non che giudicare e combattere, appena è capace l’uomo di di approvare saputamente, e seguitare ciò che vede fare da altri, sicuro nell’amore della verità, solingo in mezzo ai politici romoreggianti che allora imperversavano a Napoli, assale impavido le opinioni di moda, pubblicando una memoria apologetica in favore della religione cristiana. Scritto pregevole che fu notato poi quando l’autore, salito in fama per altre opere, fece avvertito il pubblico sui primi anni suoi. Egli però, da quell’opera fino alla storia della filosofia, cioè per cinquanta anni, rimase fedele alla via nella quale era entrato. Nè solamente a lottare contro lo spirito predominante ne’ tempi suoi gli furon conforto le consolazioni interiori, ma gli diedero pure vigore a sopportare le angustie private. Sposato avendo Barbara D’Aquino, sorella del generale di quel nome, s’ebbe quattordici figli: onde e per le non agiate sue condizioni, e per mantenere con decoro sì numerosa famiglia dove’adattarsi ad un impiego di riscuotitore, il più alieno che immaginar si possa dai suoi studi e dall’animo suo. Ed egli piegò il capo né riluttante, né con superba rassegnazione a siffatto giogo, e seppe disperdere l’ingegno suo nelle meschine cure materiali di quel dicastero».
continua...
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sabato 23 marzo 2013
Storia da approfondire Conferenza dello scrittore Coriolano Martirano nel salone di rappresentanza dell’Accademia cosentina
Conferenza di Carmelita Brunetti
Arte contemporanea nel terzo millennio
Perché De Sanctis scelse Cosenza Pubblico delle grandi occasioni nel salone di rappresentanza dell’Accademia cosentina per la conferenza che lo scrittore Coriolano Martirano ha svolto su un tema della massima importanza non solo letteraria ma anche politica Francesco de Sanctis a Cosenza e a Cervicati. Dopo una breve introduzione del presidente, che si è soffermato sull’attività dell’Accademia, Martirano nel corso di una relazione che ha suscitato grande interesse ha inquadrato la presenza del De Sanctis a Cosenza in un periodo assai delicato del Risorgimento nazionale. In seguito alla insurrezione di Palermo, di Napoli e di buona parte del Regno delle Due Sicilie cui hanno fatto seguito i fatti piemontesi e lombardi e la ricostruzione della repubblica veneta, Francesco de Sanctis ha lasciato la capitale e si è rifugiato a Cosenza nella ufficiale veste di pedagogo del figlio Angelo del barone Guzolini. Ma perché De Sanctis sceglie Cosenza quale volontario esilio? Questa la domanda di fondo alla quale la relazione di Martirano ha risposto nei minimi particolari ponendo l’accento sulla mancanza di una unità di intenti tra i moti insurrezionali. Alla luce di una documentazione archivistica l’oratore ha detto che i poli risorgimentali sono due. Quello piemontese che insegue una unificazione dell’Italia sotto il tricolore di casa Savoia e quella meridionale che invoca la presenza attiva dei gigli Borbonici. A Cosenza la insurrezione del Marzo 1844 e la successiva spedizione dei Fratelli bandiera del luglio dello stesso anno hanno una impronta nettamente filo borbonica. Lo afferma chiaramente la folla che minaccia di penetrare nel palazzo per consegnare all’intendente un proclama da inoltrare a Napoli chiedendo l’intervento della monarchia napoletana, lo afferma ancora la dichiarazione dei Fratelli Bandiera alla corte giudicante la loro invasione invocando Francesco II di porsi a capo dei moti e di essere l’artefice della unificazione nazionale. I due difensori dei Bandiera a questo punto buttano in aria le toghe e si ritirano. De Sanctis a Cosenza viene a indagare e lo fa con discrezione e con responsabilità predicando che il Risorgimento e quindi la unificazione non ha altra strada da percorrere se non quella tracciata a Torino dal Regno di Sardegna che a differenza di tutti le altre piccole realtà politiche quali principati e ducati, ha tutta le carte in regola per affermare che è uno Stato mentre quello di Napoli pur essendo punto di riferimento della cultura illuministica è soltanto una monarchia assoluta. La missione di De Sancits a Cosenza mira a risolvere tanti problemi. E della città di Telesio e della Accademia che è città libera e mai infeudata sin dal XIII sec. Riesce a fare partire un messaggio che le forze liberali insieme e che la coscienza nazionale fa suoi unità e risorgimento e quindi fondazione di uno stato democratico e liberale ha una strada obbligata da imboccare quella segnata dallo Statuto Albertino che diventerà ineluttabilmente Statuto del regno d’Italia. Questo, alla luce di una dettagliata relazione di quella che è Cosenza nel tempo, il filo conduttore della relazione che Martirano segretario perpetuo della Accademia cosentina ha svolto chiarezza e con quella onestà intellettuale che è la sua dote più apprezzata.
Venne a indagare nel capoluogo bruzio e lo fa con discrezione e responsabilità predicando che il Risorgimento e quindi la unificazione non ha altra strada da percorrere se non quella tracciata a Torino dal Regno di Sardegna
Conferenza “Mercato dell’arte contemporanea nel terzo millennio: analisi psicologica e sociologica dell’artista che opera all’interno del sistema” tenuta dalla storica dell’Arte e critica direttrice responsabile della rivista Arte Contemporanea News, Carmelita Brunetti, per il ciclo degli incontri sul contemporaneo a cura del prof. Stefano Ferrari e dell’artista Mona Lisa Tina per l’insegnamento di Psicologia dell’arte del corso di laurea magistrale in Arti visive all’Alma Mater studiorum di Bologna in collaborazione con PsicoArt e con il gruppo “Psicologia e arte contemporanea” della Iaap (International association for art and psychology) - Sezione di Bologna. nell’aula 2 del Dipartimento delle Arti piazzetta Morandi, 2 - Bologna 12 aprile 2013 dalle ore 11,00 alle 13,00
La conferenza che terrà la Brunetti aprirà interrogativi interessanti sulla situazione del mercato dell’arte contemporanea nel ventunesimo secolo e sulla situazione attuale in Italia. Il punto focale della trattazione resta però la vendita di opere d’arte nelle Aste, nelle gallerie, fiere d’arte contemporanea come Artissima a Torino, Arte Fiera a Bologna, Miart a Milano, Tefaf in Olanda, e fra i privati. Sono analizzati anche gli aspetti psicologici e sociologici degli artisti contemporanei maestri e emergenti che operano all’interno del sistema. Si analizzerà l’arte contemporanea sviluppata in diversi Paesi attraverso la proiezione di grafici e tabelle per vedere come a partire dagli Anni ‘50 i gusti e le tendenze artistiche siano cambiati nel palcoscenico dell’arte contemporanea e come i collezionisti siano stati i primi a seguire le tendenze o i gusti personali. Il collezionista è la figura emblematica di cui si farà un ampia trattazione per capire come il mercato fa volare alti i prezzi di alcuni artisti come succede all’inglese Damien Hirst (1965) che nel 2007 raggiunge il picco e poi fra il 2008 e 2010 il crollo (causa anche la crisi economica). Il 13 febbraio 2013 da Christie’s assistiamo al rialzo delle quotazioni con l’opera “Away from the Flock” (DAvided) del 1995, stimata 2,1-2,8 milioni di euro. Creata dall’artista nello stesso anno in cui vince il Turner Prize. A partire dal 2000 il mercato dell’arte è più forte di quello immobiliare anche negli Stati Uniti- Oggi resiste ancora basti pensare che a Tefaf ci sono 50 stand e 30.000 visitatori. Arte e Finanza sono gli ultimi punti trattati durante il corso della conferenza per capire come attraverso l’arte e le strategie di mercato si possano ottenere progresso e quindi sviluppo economico in un Paese.
sabato 23 marzo 2013
Il dubbio amletico dei giovanissimi Il liceo “Telesio” di Cosenza sabato 23 marzo ospita “L’elogio della restanza”, organizzato dal Rotary club
Calabria, restare o non restare? di Francesco Fotia
“L’elogio della restanza” è il titolo dell’incontro organizzato dal Rotary club Telesio di Cosenza, membro di Rotary international, che si tiene questa mattina all’auditorium “Guarasci” del Liceo classico “B. Telesio”. Per un’intera mattinata, gli studenti abbandoneranno libri e aule per assistere ad un evento pensato esclusivamente per loro, soprattutto per coloro i quali a Luglio concluderanno i propri studi superiori e dovranno scegliere se lasciare la propria terra o, viceversa, restare. «Rimanere vicino ai propri cari è possibile se si ha davvero voglia di farlo e se si è disponibili al sacrificio e al lavoro. Questo è quanto, attraverso gli interventi dei numerosi ospiti, vuole testimoniare l’evento» - è ciò che afferma la dottoressa Silvana Gallucci, docente e membro Rotary, tra i più entusiasti organizzatori de “L’elogio della restanza”. «Qui in Calabria - continua - abbiamo davvero tante eccellenze, il problema è che abbiamo difficoltà a valorizzarle; un’inversione di tendenza però è possibile se si riparte dal territorio e dalle possibilità che ci offre, dalla terra al turismo, passando per il recupero degli antichi mestieri, che nessuno, pare, vuole più fare. Ripartire dal sud è possibile e indispensabile per costruire un futuro affianco a quello dei propri cari. Coloro i quali intervengono a L’elogio della restanza sono i nostri testimonial della possibilità di rimanere: una speranza per non sentirsi obbligati ad andare via a causa di fattori che sfuggono al proprio controllo. E’ profondamente ingiusto e drammatico - sottolinea Gallucci - dover abbandonare la propria terra perché questa, a causa della scarsa lungimiranza di chi ci ha preceduto, sembra non lasciarci altre alternative». Restare in Calabria o andare via? L’amletico dubbio dei giovanissimi prossimi al diploma per alcuni si scioglie in un percorso obbligato dalla scelta degli studi universitari o da problemi di natura economica; per altri è una decisione da prendere dopo aver valutato le opzioni in gioco. In ogni caso, una scelta di vita: un tema incombente e primario. Un tema che all’Auditorium Guarasci, nell’intenzione dei suoi organizzatori, è affrontato con l’ausilio di brevi testimonianze e di filmati audiovisivi, ed è accompagnato da intermezzi artistici. «Coloro i quali interverranno e testimonieranno la scelta di rimanere, o ritornare, in Calabria sono donne e uomini, giovani e meno giovani, selezionati nei diversi rami delle attività, proprio per affermare che la possibilità di restare è aperta a tutti. Il nostro obbiettivo - conclude la docente - è proprio questo: non tarpare le ali a chi liberamente sceglie di andare via ma spiegare che, se lo si vuole, restare si può». Le testimonianze L’Elogio della Restanza inizia alle ore 09:00, con l’intervento di Gloria Tenuta, di Gias Industria. Seguiranno le testimonianze dei fratelli Guerino ed Emilio Aiello e di Sergio Mazzuca. A chiudere la prima parte dell’incontro è Pippo Callipo, preceduto da Paolo Granata, presidente DIAC Calabria. Nel corso della pausa, nella quale è previsto anche un intervento di Attilio Sabato, direttore di Teleuropa Network, si esibiranno l’attrice Federica Montanelli e la cantante Rosa Martirano. Proprio Montanelli e Martirano aprono con i propri racconti di “re-
stanza” la seconda parte dell’incontro, caratterizzata inoltre dagli interventi del liutaio Francesco Pignataro, dell’artigiana Deborah Falcone e dalle testimonianze provenienti dal Centro di Ricerca Rene e Trapianto CS, dal GAS (Gruppo d’acquisto solidale), dal “Movimento Io resto in Calabria” e da Alessandro Scazziota dell’Arca di Noè. Chiude la sociologa Nadia Gambilongo.
Il Rotary Club Telesio di Cosenza non è nuovo a manifestazioni che mirano ad accendere la speranza sulla Calabria e sui calabresi. Come molti ricorderanno, il 7 Dicembre scorso si era svolta la cerimonia per la consegna dei premi Nihil Maius Quam Humanitus Vivere, consegnato ai calabresi che negli scorsi anni si sono particolarmente distinti all’estero. Una manifestazione nata da un’idea di Silvana Gallucci e del presidente del club cosentino, il Dottor Carlo Zanolini.
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sabato 23 marzo 2013
Per testimoniare rispetto e fratellanza Giornata a San Sisto dei Valdesi di studio e confronto sull’eccidio del XVI secolo
Alla ricerca dei valdesi
Le guardiole Sopra, il tavolo dell’incontro
Una bella giornata di studio e confronto sull’eccidio dei Valdesi in Calabria si è svolta a San Sisto dei Valdesi, del comune di San Vincenzo La Costa, con il coinvolgimento degli istituti scolastici dei comprensori che vanno da San Fili, Montalto Uffugo, San Benedetto Ullano, Guardia Piemontese. Circa duecento ragazzi delle scuole elementari e medie si sono impegnati nello studio e nella ricerca, attraverso componimenti scritti, poesie, dipinti e cartelloni, dei fatti e degli eventi che hanno portato all’eccidio del 1561 guardando oltre quella brutta vicenda di sangue, morte e persecuzione per testimoniare parole, sentimenti e valori di uguaglianza, fratellanza e rispetto dei diritti civili. Una iniziativa, che attraverso uno spazio di riflessione ad opera di valenti studiosi dell’Università della Calabria, Renata Ciaccio e Giovanni Sole, del dipartimento di Studi Umanistici, ha creato le condizioni migliori per entrare nella vicenda dell’insediamento delle comunità dei valdesi sui territori di Guardia Piemontese, Vaccarizzo di Montalto Uffugo e San Sisto dei Valdesi del comune di San Vincenzo La Costa e capirne i contenuti della feudalità, della resistenza, coesione e fusione con le comunità cattoliche di quei luoghi. Il merito va, quindi, al Comune di San Vincenzo La Costa, alla Regione Calabria e alla società cooperativa a.r.l. Onlus “Teatro in Note”, per aver promosso, presso Palazzo Miceli, in San Sisto dei
I ragazzi degli istituti scolastici coinvolti si sono impegnati nello studio dei fatti e degli eventi che hanno portato al massacro del 1561 guardando oltre quella brutta vicenda di sangue, morte e persecuzione
Valdesi, la prima edizione di questa giornata di riflessione e studio sull’eccidio dei Valdesi in Calabria, che certamente, per come hanno dichiarato i Sindaci di San Vincenzo La Costa, Ernesto Filippo, e di Montalto Uffugo, Ugo Gravina, troverà per il futuro altri spazi di coinvolgimento e conoscenza storica, sociale e culturale. È stata una giornata in cui i ragazzi, accompagnati dai loro docenti hanno avuto l’opportunità di visitare a Palazzo Miceli il Museo valdese e della civiltà contadina “Scipione Lentolo”, curato dall’Associazione culturale femminile San Sisto dei Valdesi, e soprattutto di godere e gustare il prodotto dei loro lavori e del loro impegno per partecipare al concorso di componimenti scritti, di poesia e pittura, creando alla fine il loro entusiasmo con l’assegnazione dei premi. Il dibattito, moderato dal giornalista Franco Bartucci, attraverso le testimonianze dei due docenti dell’Università della Calabria, Renata Ciaccio e Giovanni Sole, ha evidenziato un fatto che viene trascurato e cioè che si parla troppo spesso dell’eccidio, mentre si parla poco della religiosità dei valdesi. Una comunità, che, invece, in base agli studi e alle ricerche in corso di svolgimento ad opera della prof.ssa Renata Ciaccio, che saranno resi noti a breve attraverso una pubblicazione, ci presentano uno spiccato spirito di solidarietà di queste comunità ed una spiccata differenziazione tra quelle insediatesi sul territorio di Guardia Piemontese, rispetto a quelle di Vaccarizzo di Montanto e San Sisto dei Valdesi. Un lavoro puntiglioso impostato sulla base di atti rogatori di due notai del ‘600, Filippo Urselli di Guardia e Giulio Apicella di Montalto Uffugo. Un dibattito che si è chiuso con una presentazione dei contenuti del Museo Valdese e dell’Arte contadina “Scipione Lentolo” ad opera di Maria Mirandola, presidente dell’Associazione culturale femminile di San Sisto dei Valdesi; nonché di Beatrice Grill, già responsabile del IV° distretto della Chiesa Valdese, che ha spiegato le condizioni di difficoltà ed i valori del costume occitano di Guardia Piemontese, amabilmente indossato da un gruppo di donne guardiole appositamente giunte a San Sisto dei Valdesi per seguire il convegno; ma, soprattutto, ha stimolato i promotori dell’evento a creare sinergia per la promozione e valorizzazione del polo culturale di Guardia Piemontese. La serata si è chiusa con un concerto “Va lontano….Il canto delle minoranze”, a cura del gruppo musicale Bashkim. Franco Bartucci
sabato 23 marzo 2013
XI
Architettura e ambiente da vivere
FAI conoscere da vicino la tua storia Le Giornate del Fondo ambiente italiano a Cosenza, alla scoperta delle origini della città nuova con visite guidate da studenti-ciceroni Anche a Cosenza sarà celebrata la XXI edizione delle Giornate di primavera del Fai, Fondo ambiente italiano, che si svolgeranno in tutta Italia sabato e domenica prossimi. Per iniziativa della delegazione Fai del capoluogo bruzio, con il patrocinio del Comune di Cosenza, è stata organizzata l’apertura di tre edifici, dedicati al tema “L’architettura a Cosenza fra Eclettismo e Modernismo”, che sarà possibile visitare con la guida degli apprendisti Ciceroni del liceo classico “Bernardino Telesio”, del liceo scientifico “G. B. Scorza” e del Liceo statale “Lucrezia della Valle”. Gli studenti, offrendo anche diverse “sorprese”, illustreranno ai visitatori le origini di Cosenza nuova con la realizzazione di importanti opere, progettate fra il 1925 e il 1935, da famosi esponenti della cultura architettonica dell’epoca. Sarà l’occasione per conoscere un patrimonio... a portata di mano, ma dalla storia spesso sconosciuta. In particolare, saranno aperti la Banca popolare cosentina in piazza Valdesi (attuale Soprintendenza Bap Province Cosenza, Catanzaro e Crotone), esempio di neoclassicismo semplificato progettato dall’architetto G. B. Milani, progettista di importanti edifici romani, come il Rettorato e diverse Facoltà della Sapienza; il Palazzo del Consiglio provinciale dell’Economia corporativa (attuale Camera di Commercio), la più importante opera del Movimento Moderno nel Meridione, progettata dagli architetti Giorgio Calza-Bini e Mario De Renzi e dall’ingegner Franco De Luca; e il Regio istituto magistrale in piazza Amendola (attuale Liceo statale “Lucrezia della Valle”), primo esempio di razionalismo compiuto, opera dell’ingegnere Gualano. Gli edifici, nelle due giornate di sabato 23 e domenica 24, saranno aperti dalle 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 19,00. Le Giornate Fai di primavera sono attese ogni anno da migliaia di persone desiderose di conoscere un pò più da vicino la propria storia. Così viene sintetizzato lo spirito dell’iniziativa sul sito internet del Fondo ambiente italiano: «Uscire di casa per un appuntamento speciale, che coinvolge il cuore e la mente. “Invadere” per una volta le città e sentirsi parte di una collettività che si riconosce nella cultura del nostro Paese. Vivere l’esperienza di tante storie diverse che raccontano un’unica grande storia, la nostra, attraverso capolavori dell’arte, ambienti meravigliosi e luoghi apparentemente familiari eppure sorprendenti. E “riconoscersi tra sconosciuti” grazie a questi sentimenti comuni, stati d’animo che ci fanno sentire più vicini gli uni agli altri. È ciò che succede durante la XXI Giornata Fai di
Sabato e domenica prossimi saranno aperti tre edifici: la Banca popolare cosentina, il Palazzo del Consiglio provinciale dell'economia corporativa e il Regio istituto magistrale
primavera, in programma sabato 23 e domenica 24 marzo. Una grande mobilitazione popolare che è diventata negli anni irrinunciabile per centinaia di migliaia di italiani e che ha coinvolto finora 6.800.000 persone. Quest’anno il Fai - Fondo ambiente italiano, apre 700 luoghi in tutta Italia, spesso inaccessibili e per l’occasione eccezionalmente a disposizione del pubblico, con visite a contributo libero: chiese, palazzi, aree archeologiche, ville, borghi, giardini; persino caserme, centrali idroelettriche e un osservatorio astronomico».
Iniziativa a sostegno del canile di Donnici
“Con-Fido nel cuore” La prima edizione di “Con-Fido nel cuore”, tenutasi nelle giornate del 16 e 17 marzo, chiude con successo. L’iniziativa benefica, promossa dall’assessorato alla Sostenibilità ambientale del Comune di Cosenza, è stata organizzata con l’intento di coinvolgere i cittadini a donare prodotti alimentari e per l’igiene, destinati agli ospiti quattro zampe del canile comunale di Donnici. Sono stati raccolti circa 300 kg di prodotti alimentari, oltre a shampoo, parassitari ed accessori vari, già consegnati alla struttura. Lo staff dell’Assessorato ringrazia tutti i donatori e i ragazzi del gruppo scout “Cosenza 3”, che hanno contribuito con grande disponibilità ed entusiasmo per la riuscita dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare è rivolto ai responsabili dell’Interpar di piazza “G. Mancini” (sito presso il centro commerciale “I 2 Fiumi” di Cosenza), che hanno accolto l’iniziativa mettendo a disposizione un’area riservata per lo stand di “Con-Fido nel cuore”. L’assessorato invita tutte le attività commerciali che vogliono aderire all’iniziativa a contattarci telefonicamente al numero 0984/813908 o all’indirizzo di posta elettronica segreteria.ambiente@comune.cosenza.it. Gli ottimi risultati denotano forte sensibilità verso il problema del randagismo ed impegno a garantire una vita dignitosa ai migliori amici dell’uomo.
L’ex Banca popolare cosentina, attualmente sede della Soprintendenza ai Beni artistici paesaggistici
XII
sabato 23 marzo 2013
Una fotografia che non lascia speranze Censis: lavoro, scuola, salute e povertà in aumento. Il Sud vive una fortissima crisi nella crisi
Mezzogiorno buio Sarebbe il caso di dire che non c’è nulla che va bene...
Dei 505.000 posti di lavoro persi in Italia dall’inizio della crisi, tra il 2008 e il 2012, il 60% ha riguardato il Mezzogiorno (più di 300.000). A renderlo noto il rapporto “La crisi sociale del Mezzogiorno” realizzato dal Censis, secondo il quale al Sud un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni non riesce a trovare un lavoro, mentre la media italiana del tasso di disoccupazione giovanile è al 25%, la disoccupazione femminile è del 19% contro un valore medio nazionale dell’11%. I disoccupati con laurea sono in Italia il 6,7% a fronte del 10% nel Mezzogiorno. «Il Sud - spiega il Censis - paga la parte più cospicua di un costo già insopportabile per il Paese e si conferma come un territorio di emarginazione di alcune categorie sociali, come i giovani e le donne». Tra il 2007 e il 2011, inoltre, gli occupati nell’industria meridionale si sono ridotti del 15,5% (con una perdita di oltre 147.000 unità) a fronte di una flessione del 5,5% nel Centro-Nord. Oltre 7.600 imprese manifatturiere del Mezzogiorno (su un totale di 137.000 aziende) sono uscite dal mercato tra il 2009 e il 2012, con una flessione del 5,1% e punte superiori al 6% in Puglia e Campania.
Maggiore spesa e minor rendimento
Il 17% dei malati si cura altrove
1 famiglia su 4 è povera
Scuola abbandonata
Reparti vuoti
Aumentano le distanze sociali
Il 17,1% dei residenti meridionali si è spostato in un’altra regione per farsi curare, non fidandosi della qualità e della professionalità disponibili nella propria. Il progressivo deterioramento dei servizi sanitari negli ultimi cinque anni è riferito dal giudizio dei cittadini: lo afferma il 7,5% al NordOvest, l’8,7% al Nord-Est, il 25,6% al Centro e addirittura il 32,1% al Sud. Il Censis fa inoltre sapere che nel Mezzogiorno si prevede al 2030 un incremento della popolazione anziana di oltre il 35% contro dinamiche di crescita meno marcate nelle altre aree geografiche. In parallelo crescerà molto anche il numero dei non autosufficienti, destinati a superare i 783.000, con un balzo di oltre il 50%.
Si allargano le distanze sociali. Il Mezzogiorno resta un territorio in cui le forme di sperequazione della ricchezza non diminuiscono, ma anzi si allargano. Calabria, Sicilia, Campania e Puglia registrano indici di diseguaglianza più elevati della media nazionale. Il 26% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno è materialmente povero (cioè con difficoltà oggettive ad affrontare spese essenziali o impossibilitate a sostenere tali spese per mancanza di denaro) a fronte di una media nazionale del 15,7%. E nel Sud sono a rischio di povertà 39 famiglie su 100 a fronte di una media nazionale del 24,6%. Il persistere di meccanismi clientelari, di circuiti di potere impermeabili alla società civile e la diffusione di intermediazioni improprie nella gestione dei finanziamenti pubblici contribuiscono ad alimentare ulteriormente le distanze sociali impedendo il dispiegarsi di normali processi di sviluppo.
La spesa pubblica per l’istruzione e la formazione nel Mezzogiorno è molto più alta di quella destinata al resto del Paese: il 6,7% del Pil contro il 3,1% del Centro-Nord con il tasso di abbandono scolastico del 21,2% al Sud e del 16% al CentroNord e livelli di apprendimento e competenze decisamente peggiori. La spesa per l’istruzione si attesta a 1.170 euro pro-capite nel Mezzogiorno rispetto ai 937 del resto d’Italia, ovvero il 24,9% in più. Secondo il Censis, inoltre, l’incidenza del “fenomeno Neet” è superiore alla media nazionale: il 31,9% dei giovani di 15-29 anni non studia e non lavora, con una situazione da emergenza sociale in Campania (35,2%) e in Sicilia (35,7%). Il 23,7% degli iscritti meridionali all’università si è spostato verso una localizzazione centro-settentrionale, contro una mobilità di solo il 2% dei loro colleghi del Centro e del Nord.
sabato 23 marzo 2013
Il futuro è rosa
La mostra “seidonnepersei” arriva ad Acri
La forza delle donne
Personaggi surreali
Tele che fantasticano
e di Alessandro Cofon
Parte da Acri con il sostegno dell’amministrazione comunale Assessorato alla Cultura, della Fondazione V. Padula e con il patrocinio del Maca, “Seidonnepersei”, la mostra itinerante per l’Italia che vede protagoniste sei artiste donne i cui elaborati individuali sono utilizzati da ciascuna di esse per la realizzazione di opere/installazioni complessive ogni volta diverse. In società portate allo sfascio dal governo degli uomini è nella comunione delle donne la speranza di futuro? È questo l’interrogativo di Giuseppe Salerno curatore della mostra itinerante. «Lontane per territori d’appartenenza, poetiche e modalità operative - dice Salerno - sei artiste sembrerebbero confermare questa tesi quando, coscienti e forti del valore delle loro diversità, insieme concorrono alla definizione di una grande opera collettiva che, assumendo forme differenti in relazione ai luoghi attraversati, si rigenera in un divenire armonico e senza fine. Mettendo in comune il frutto di quel sentire individuale che le rende uniche le sei protagoniste determinano le condizioni perché ciascuna di esse possa, in successione, dare vita ad una propria architettura capace di offrire una giusta rappresentazione dell’esistente in tutta la sua complessità. Un incontro di visioni personali, intime, che tornano a confluire ogni volta in un unicum omnicomprensivo e mai eguale a se stesso». Un’operazione dal carattere forte e sottile allo stesso tempo, interamente giocata su equilibri declinati al “femminile” dove la disponibilità, il rispetto, l’integrazione, la flessibilità e l’accettazione sono lì a connotarne il percorso segnato da continue rinascite. Sei le protagoniste di questa avventura che coinvolge altrettante città di riferimento e sei le opere, rigorosamente del medesimo formato, da ciascuna di esse offerte affinché, come tessere di un mosaico universale, concorrano all’incessante ridefinizione di quel futuro che a tutti appartiene. L’appuntamento è a palazzo San Severino - Falcone nel cuore del centro storico acrese dal 23 marzo al 7 aprile. La pittrice Lucia Paese curerà la mostra per Acri. Le opere sono di Elena Finestauri, Luigia Granata, Lughia, Mirna Manni, e della stessa Lucia Paese.
A Palazzo San Severino-Falcone nel cuore del centro storico acrese dal 23 marzo al 7 aprile La pittrice Lucia Paese curerà la mostra per Acri, protagoniste una mezza dozzina di artiste...
A partire da sabato 20 aprile 2013, il Maca (Museo arte contemporanea Acri) ospita un’importante mostra personale del pittore Pino Chimenti (Spezzano Albanese, 1952), che rientra nell’ambito del progetto Bancartis, promosso da Bcc Mediocrati, attraverso cui, annualmente, l’istituzione bancaria e il museo alle porte della Sila collaborano per promuovere la cultura e l’arte sul territorio, presentando alla Calabria i grandi artisti che in essa hanno trovato le origini. Pino Chimenti è reduce dalla partecipazione al Padiglione italiano della Biennale di Venezia del 2011, segnalato al curatore Vittorio Sgarbi dal noto critico d’arte Gillo Dorfles, che, nel 1985, lo aveva già selezionato per apparire tra gli artisti scelti dalla critica nel prestigioso Catalogo dell’Arte Italiana edito da Mondadori. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Urbino, sotto la guida del pittore Concetto Pozzati, Chimenti partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. A partire dalla seconda metà degli anni ‘70, dopo un breve periodo di ricerca concettuale, la sua pittura acquista maggiore libertà compositiva, avvicinandosi alla personalissima figurazione astratto-fantastica che contraddistingue ancora oggi il suo lavoro, mai incline a seguire mode e correnti e caratterizzato da un’inconfondibile atmosfera fiabesca pervasa da una sottile ironia. «Ormai da diversi anni - ha scritto Dorfles dell’artista - prosegue nell’invenzione costante di piccoli miti personali, di strane leggende, nelle quali dei personaggi - tra il surreale e il ludico, tra il grottesco e l’affabile - si trastullano in mezzo a ghirlande di forme variopinte, di marezzature cromatiche, di sottili estroflessioni magnetiche, sempre sostenute da un minuzioso grafismo». Proprio quei miti personali e quei personaggi ludici e surreali sono i protagonisti della mostra del Maca, che li declina attraverso una collezione di circa 50 opere pittoriche, in cui il curatore Boris Brollo intravede un’affinità di spirito che lega l’artista calabrese a Picasso. «Non è una questione di forma o di segno, ma di concetto. Egli traduce l’opposizione di Picasso al regime franchista in una opposizione tout court scrive Brollo -. Egli è un moderno maestro del racconto di questa terra calabra appartenuta a una grande storia e le cui radici trasudano ancora di questo passato glorioso. Pure qui egli sviluppa un senso del fantasticare che, benché affondi le radici nel passato, guarda al futuro. Futuro in cui il concetto dell’eterna lotta umana, oggi rimandata al virtuale, al computer e alle bombe intelligenti, segna un punto ancora umano alla lotta a corpo a corpo».
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sabato 23 marzo 2013
Educazione allo sportello Uno sportello dell’Agenzia delle entrate nel campus dell’Unical
Regole fiscali e cultura Direzione regionale della Calabria Lavorare a fianco della cultura, con iniziative concrete e mirate, per favorire lo sviluppo sociale e migliorare il rispetto delle regole civili e fiscali, costituisce il motivo dell’innovativo accordo di collaborazione siglato oggi dall’Agenzia delle entrate rappresentata dal capo ufficio gestioni tributi della Calabria Filomena De Franco, e dal rettore Giovanni Latorre per l’Università della Calabria. L’Agenzia delle entrate, attenta a supportare i cittadini nell’assolvimento degli obblighi fiscali, e l’Università preposta per missione istituzionale ad assicurare la preparazione ad un modello di cittadinanza attivo e consapevole, affiancheranno gli studenti del campus nello svolgimento corretto degli adempimenti e scadenze fiscali di loro interesse. Il rapporto di intesa tra i due enti, collaudato nel tempo in precedenti iniziative, come i master erogati dall’Unical, e lo svolgimento di un recente concorso pubblico indetto dall’Agenzia, troverà un ulteriore sviluppo con le nuove attività previste, tra le quali spicca la prossima apertura, in locali messi a disposizione dall’Unical, di uno sportello dell’Agenzia dedicato a fornire assistenza ed informazione agli studenti sulla registrazione dei contratti di locazione, rilascio codici fiscali e/tessera sanitaria, abilitazione ai servizi telematici.
Direzione regionale della Calabria e Direzione provinciale di Cosenza
Convenzione L’anno duemilatredici, il giorno diciotto del mese di marzo, nei locali del rettorato dell’Università della Calabria, siti in Arcavacata di Rende, tra l’Agenzia delle entrate/direzione regionale della Calabria, con sede in Catanzaro alla via Lombardi snc, rappresentata dal direttore regionale pro tempore, Antonino Di Geronimo, e per esso, da Filomena De Franco, giusta delega in atti; l’Agenzia delle entrate/direzione provinciale di Cosenza, con sede in Cosenza alla via G. Barrio snc, rappresentata dal direttore provinciale pro tempore, Enrico Saccomanno; e l’Università della Calabria, con sede in Arcavacata di Rende, Ponte Pietro Bucci/Cubo 7-11B, in persona di Giovanni Latorre, nella sua qualità di rettore pro tempore, premesso che: l’Agenzia delle entrate, nell’ambito delle proprie mission istituzionali, è fortemente impegnata nel promuovere la diffusione della cultura della legalità fiscale e, contestualmente, al fine di ottimizzare il livello della tax compliance, intende garantire ai contribuenti il miglior livello di assistenza e supporto nell’assolvimento dei propri adempimenti; l’Agenzia delle entrate è altrettanto attenta, sul versante della prevenzione e repressione di fenomeni di evasione/elusione fiscale, nel vigilare sul corretto assolvimento degli obblighi fiscali tra i quali, in particolare, quelli attinenti alla regolare registrazione dei contratti di locazione degli immobili utilizzati dagli studenti c.d. “fuori sede”, nonché a concorrere alla riduzione del fenomeno degli “affitti in nero”, soprattutto in considerazione della rilevanza che tale fenomeno assume nelle città sede di ateneo; l’Università della Calabria necessita che siano eseguiti controlli sulla veridicità della documentazione prodotta e utilizzata dagli studenti per ottenere benefici universitari (esonero, riduzione, rateizzazione della contribuzione studentesca; fruizione di borse e premi
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Il rapporto di intesa tra i due enti è collaudato nel tempo in precedenti iniziative, come i master erogati dalla Università e lo svolgimento di un recente concorso di studio erogati anche da privati; accesso a programmi di mobilità internazionale con sovvenzioni a carico del bilancio dell’ateneo), al pubblico fine di individuare fruizioni abusive, ottimizzare il gettito contributivo ed ampliare la disponibilità di risorse a favore della comunità indetto studentesca; l’Università della Calabria, esercitando la facoltà di cui all’art. 10 · dall’Agenzia del D.Lgs. n. 68/2012, intende accedere al Sistema di interscambio anagrafe tributaria degli enti locali (Siatel) dell’Agenzia delle entrate, al fine di procedere al controllo della veridicità dei dati reddituali e patrimoniali dichiarati dagli studenti che fruiscono di benefici; le parti, nel rispetto dei rispettivi ruoli istituzionali, intendono stipualre apposita convenzione per il raggiungimento delle suesposte finalità; tutto ciò premesso e considerato, che costituisce parte integrante e sostanziale del presente accordo, tra le Parti si conviene e si stipula quanto segue:
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Art. 1 - Campagne di informazione Le Parti si impegnano a collaborare attivamente per la realizzazione di campagne informative volte a contrastare fenomeni evasivi ed a promuovere la cultura della legalità fiscale.
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Educazione allo sportello
correnti, garantendo la funzionalità infrastrutturale e logistica dei locali che ospiteranno lo sportello; - pubblicizzare le iniziative ed i servizi offerti dallo sportello, compresi i benefici fiscali legati alla registrazione del contratto di locazione ed al corretto adempimento di tutti gli obblighi fiscali.
Le campagne informative potranno essere realizzate con ogni mezzo idoneo, sia cartaceo (locandine, brochure, pubblicazioni, ecc.) che multimediale (Internet, newsletter, mailing list, video, spot, ecc.). Art. 2 - Servizi di assistenza L’Agenzia delle entrate si impegna a: - mettere a disposizione della comunità universitaria uno sportello, presso il quale opereranno funzionari qualificati della direzione provinciale di Cosenza, dedicato all’assistenza e informazione per i servizi erogati dall’Agenzia (registrazione dei contratti di locazione, rilascio codici fiscali e/o tessera sanitaria, rilascio delle prime quattro cifre del codice Pin per l’accesso al servizio “Fiscoonline”, ecc.); - rendere operativo lo sportello, nelle ore pomeridiane, non meno di una volta a settimana (con esclusione dei mesi di luglio e agosto). L’apertura dello sportello, in relazione ai diversi periodi dell’anno e/o della richiesta di servizi, può essere alternativamente prevista presso la sede universitaria o in modalità telematica dedicata; - garantire l’aggiornamento dei contenuti informativi in linea con l’evoluzione normativa. L’Università si impegna a: - mettere a disposizione dell’Agenzia delle entrate gli spazi oc-
Art. 3 - Controlli L’Università fornirà, annualmente, in formato excel: - un elenco di soggetti che hanno fruito di benefici, estrapolato dal campione sottoposto a controllo; - un elenco dei soggetti che hanno ottenuto rimborsi di tasse e contributi, al fine del controllo della corretta esposizione nelle dichiarazioni dei redditi del nucleo familiare. Di ciascun soggetto saranno forniti i dati identificativi degli studenti e del relativo nucleo familiare. Gli elenchi saranno trasmessi alla direzione regionale della Calabria. L’Agenzia delle entrate - direzione regionale della Calabria si impegna a fornire all’Università: - formazione e assistenza necessarie a risolvere eventuali criticità connesse all’accesso ed all’analisi dei dati dell’Anagrafe tributaria; - in relazione agli elenchi pervenuti, comunicazione dei redditi definitivamente accertati. Art. 4 - Trattamento dei dati personali Le parti si impegnano reciprocamente a trattare e custodire, sia su supporto cartaceo che elettronico, i dati e le informazioni relativi all’espletamento di attività riconducibili al presente accordo, in conformità alle misure ed agli obblighi imposti dal D.Lgs. 30/06/2003 n. 196 e successive modificazioni. Art. 5 - Durata La presente convenzione ha durata annuale, a decorrere dalla data di sottoscrizione. Si intende tacitamente rinnovata, di anno in anno, salvo disdetta da comunicare con raccomandata AR. Art. 6 - Referenti Le parti individueranno i rispettivi referenti per l’esecuzione della convenzione, rendendone reciprocamente noti i nominativi, nonché ogni eventuale sostituzione, entro 10 giorni dalla sottoscrizione della convenzione medesima. Art. 7 - Norme finali La convenzione potrà essere modificata ed integrata consensualmente, anche mediante l’attivazione di nuovi servizi, previa delibera degli organi competenti. Potrà essere estesa, di comune accordo, ad ulteriori soggetti ed enti la cui partecipazione permetta di realizzare economie e sinergie finalizzate al perseguimento degli scopi convenuti tra le parti. Per l’Università della Calabria Per l’Agenzia delle Entrate Il Rettore Direzione Provinciale di Cosenza Prof. Giovanni Latorre Il Direttore Provinciale Dott. Enrico Saccomanno Direzione Regionale della Calabria Per il Direttore Regionale Dott. Antonino Di Geronimo Dott.ssa Filomena De Franco
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Il racconto Seconda parte Gli averi come prodotto del lavoro, la felicità come premio
Carmela sotto gli ulivi di Giuseppe Aprile
Luigi era pieno della bella giornata che si profilava, dopo una prima leggera apparizione di nuvole da temporale in primo mattino. Il piacere della giornata sorprendentemente buona Luigi se lo sarebbe portato per tutto il resto del a giornata, tanto da predisporsi a raddoppiare gli sforzi per il lavoro. Erano meravigliosi quegli alberi di ulivo, carichi, disposti a filiera sul terreno collinare e sul piano! In campagna si respira aria che viene paragonata al migliore medicinale per la salute della persona. Tutti i contadini dicono che stando in campagna è come se si fosse in continua cura per la propria persona, ma senza lettini di ospedali, senza i veleni delle medicine, senza i camici bianchi per una parte e per l’altra nei corridoi e nelle stanze dell’ospedale e soprattutto senza la puzza delle medicine e tanta gente a fare confusione e recare tristezza con i loro volti per lo più tristi per gli amici o i parenti ammalati. La natura è il vero ospedale della vita, dove le medicine sono i frutti, l’aria pura che si respira, il frutto fisico del lavoro, l’andare su e giù per la collina, usare la pertica per abbattere le olive, prendere la scala e salire su degli alberi a raccogliere, a godersi dei frutti che madre natura manda come conseguenza del lavoro e del sacrificio umano e come dono della natura ricca di api, uccelli, lucertole, fogliame verde, solchi, fiori, siepi, e di tutto quanto forma l’abitato meraviglioso della terra e del cielo. «Non sapete che gli ospedali, quei luoghi pieni di medici, di infermieri, di medicine, di scaffali e di sedie a rotelle e di barelle, altro non sono che una imitazione del vero luogo di cura che è l’ambiente di campagna?» dice Luigi improvvisando un tentativo di aprire un discorso, lui che usa leggere giornali nazionali; non quelli locali che sono intrisi solo di cronaca nera e su cui scrivono solo dilettanti del giornalismo o esperti di cronaca nera e locale. «Anche le medicine se state attenti e riflettete» aggiunge «altro non sono che imitazione di sostanze che l’industria ricava imitando quello che c’è nella natura. Così ci sono i limoni per il dolore di pancia e che sono utili per mille malattie, compreso il dolore dei denti. Se ci fate caso, quando un dente duole, basta avvicinare al molare un pò di succo di limone e vedete come passa o comunque si alleggerisce facendolo sopportabile. E così tante altre cose sono derivati dalla sapienza contadina. Ci sono gli impacchi per i dolori di testa, frutti ed erbe che consentono di alleviare dolori ovunque essi si manifestino. Ma poi c’è l’aria fresca, bella, pura che si respira sempre nella campagna che è il migliore elemento che cura ogni forma di male» conclude. Ma gli risponde subito, con convinzione, la moglie, che delle sue prediche ne ha in abbondanza: «Che cavolo dici? È possibile che l’ospedale copi dalla natura? E la scienza dov’è? E gli studi che si fanno alla facoltà di medicina e nei laboratori di analisi e negli istituti di ricerca, che li fanno a fare? Se la natura da sé potesse guarire, operare, far passare i dolori, penso che non ci sarebbero ora gli ospedali dove entri ammalato ed esci sano!». E Luigi: «Sei la solita cretina che capisce a modo suo le cose. So della scienza e degli scienziati, degli specialisti e dei prodotti della industria chimica e farmaceutica; so delle fabbriche che nelle nostre regioni del Nord producono medicine che servono a tutto, ma voglio dire della importanza della campagna e delle terra come riferimenti per la vita dell’uomo e di tutti noi. C’erano una volta i dentisti ? Eppure nessuno moriva per i denti. E così è per tutte le cose! Non so se riesci ad immaginare la vita dei nostri antenati che vivevano senza ospedali, senza medicine, senza saperi, senza conoscenze scolastiche. Si arrangiavano con i prodotti della terra e con quanto passa la campagna. Non è vero?» finisce. E la moglie. «Ma come sei amato a parlare sempre a norme di codice! La semplicità l’hai persa di vista nella tua vita. Pensa a tuo padre per il quale poteva non esistere affatto la sapienza della scuola e forse nemmeno quella degli antichi. Tuo padre parlava semplice, in dialetto, non leggeva giornali eppure sapeva di tutto e di tutti. Che uomo semplice e sincero! Tu non apri bocca senza pensare di fare il grande, il sapiente, quello che ha la parola in grado di convincere
C’è l’aria fresca, bella e soprattutto pura che si respira sempre nella campagna
tutti per tutto. Leggi i giornali per la presunzione di imparare pouiù degli altri e primeggiare nelle discussioni Non capisci del sapere vero». Luigi tirava a campare solitamente, circa i rapporti tra persone che potevano determinare screzi o bisticci. Mico non amava il lavoro di campagna anche se capiva che sarebbe stato bello avere l’attitudine a farlo. E diceva: «È l’unica mancanza della mia vita, che mi dispiace e mi fa più volte stare male. Avrei gradito potermi occupare del lavoro nei campi, ma so che è faticoso per chi non è abituato. È l’unico torto che faccio a mio padre che mi ha sempre lasciato stare per fare quello che volevo quando andavo con lui all’orto o a Sannicola mentre avrebbe dovuto impararmi a lavorare. Il lavorare sempre, in campagna, da una parte comporta fatica, ma dall’altra abitua e la persona vive meglio, più in buona salute, non è un poltrone. Giovanni, un medico di famiglia, uno che aveva studiato per diventare medico sapendo che questo avrebbe comportato un salto di qualità nella vita di condatini e di gente di campagna in modo particolare, si mise a guardare per tutte le parti del fondo dando l’impressione che avrebbe voluto verificare dove avrebbe potuto fare qualcosa di utile mentre gli altro provvedevano alla raccolta delle olive, dato che lui aveva un po’ di pancia e non riusciva a stare curvo verso le olive da raccogliere. Guardava in lungo ed in largo e verificare di cosa avesse avuto bisogno il terreno per meglio presentarsi anche agli occhi dei passanti ed anche per proteggere al meglio l’alberatura di fronte al tempo che, trascorrendo, invecchiava anche gli alberi che per molti mesi dell’anno, dato che lui stava lontano a svolgere il ruolo di medico, restavano quasi in stato di abbandono. E chi
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Il racconto
l’altra non si vedeva tanto era la lontananza, era il vecchio mulini di Don Ciccio, un proprietario del luogo che era una volta il padrone di tutte quelle terre intorno. Del mulino, una volta fiorente e meta di centinaia di produttori di grano, ora rimanevano solo muri stravecchi e diroccati, rottami di tegole, legni che erano una volta le traverse su cui poggiavano i legni su cui poggiavano le tegole che non molto lontane da lì venivano prodotte da una locale industria della creta e della ceramica. Quel mulino era una volta la vita del paese. Vi arrivavano tutti contadini della zona immensa e vi facevano tappa nei loro appuntamenti per dislocarsi verso le altre zone circostanti, vi si fermavano perché sul largo antistante facevano riposare i loro asini e li facevano mangiare, si davano appuntamento i contadini della zona ed era una festa, una vera oasi di felicità e di tranquillità in un modo peraltro fatto di solitudine campagnola, dove per ore ed ore ognuno si chiudeva nel proprio fazzoletto di terra e produceva la sua vita di sudore, di sacrifici della peggiore specie ma che davano tanta soddisfazione fino a che il contadino ne faceva la propria dimora, il proprio sangue e la propria fatica, la propria felicità; gioia e dolore per sé e per la famiglia tutta. Alla fine delle prima mezza giornata la comitiva, felicissima anche se stanca oltre ogni limite di sopportazione, aveva prodotto decine di casse di olive a cui Luigi non riusciva a tenere testa con il suo compito, una volta piene, di portarle al paese dove attendeva il luogo per la sua postazione di custodia in vista del proprio turno per la molitura. Luigi, per quel tipo di attività, usava la propria automobile con il portabagagli aperto in modo da farci entrare più casse possibile e ridurre al massimo i viaggi. Tutte le cassi piene venivano svuotate e con una macchina speciale venivano ripulite dal fogliame che si era mescolato tra esse durante la raccolta, per via delle troppe fronte che la pertica dell’abbattitore produceva inevitabilmente. E Luigi diceva «La gente di paese, non adusa al lavoro dei campi e della terra, quelli che non hanno mai fatti i contadini e non capiscono la vita della gente dei campi, non immagina nemmeno quanto ci vuole per rare l’olio ed averlo a disposizione durante l’anno. Non sanno dei sacrifici che richiede. Pensano che tutto sia facile. Si mettono al tavolo per mangiare, fanno i propri comodi, ma non sanno che quell’olio è il frutto di tanti sacrifici, di tanto lavoro, di tanta dedizione. Se avessero dovuto fare loro questo lavoro, sono certo che nessuno avrebbe olio a disposizione per la propria tavola».
poteva pensare ai suoi alberi in un ambiente dove nessuno la masticava come una volta e tutti se la scansavano, la fatica, quando potevano? Chi avrebbe mai più, in sua assenza, provveduto alla cura dei suoi ulivi e delle sue piante di ficodindia posti a margine dei confini, dove cresceva l’erba selvatica e passava il filo spinato a costituire argine tra un pezzo di terra e l’altro? E diceva: «Quando io non ci sto qui nessuno ci pensa a curare questi alberi e questo verde. A volte mi dispiace davvero per non aver fatto il contadino. Se non avessi fatto il medico, avrei fatto il contadino nella mia vita. E non solo in contadino, la lo zappatore, il potatore, lo specialista in tanti ruoli che sono proprio dei contadini di queste nostre belle zone piene di frutti, di cose da raccogliere a tempo debito e con tanta passione. Viva i contadini! Gridava, poi, quasi a disprezzare il ruolo di medico che pur tante soddisfazioni gli aveva dato durante la vita». «Non dico che disprezzo il mio mestiere e la mia professione che tanto mi hanno dato nella vita, Ma questa terra la vedo e piango. La vorrei godere di più, vorrei non lasciarla mia» sosteneva a voce alta per farsi sentire da tutti. Vicino al terreno degli ulivi, passava ogni tanto qualche carro tirato dai buoi. Passava anche qualche trattore guidato da contadini dalla faccia sporca di terra e dal vestito rozzo e malandato perché in campagna, come amavano dire tutti, non si va per divertimento, ma per fatica, lavoro immane, spirito di creazione e di sacrificio. Quasi nascosto tra alberi stravecchi e residui di terra di fiumara sopravvenuta nel corso del tempo alzando di diversi metri il letto del fiumara che passava ancora accanto, la fiumara La Verde famosa per i danni che aveva portato con la calata dell’acqua delle montagne durante l’alluvione del ‘53 che l’avevano gonfiata fino a diventare quasi un mare in cammino nelle zone più larghe dove da una parte al-
Vicino agli ulivi passava ogni tanto qualche carro tirato dai buoi e qualche trattore guidato dai contadini dalla faccia sporca di terra
Il periodo della raccolta delle olive, per il paese, è come una festa. Tutte le famiglie sono impegnate. Per prepararsi. C’è da verificare le giornate utili, trovare le raccoglitrici per gli aiuti reciproci, trovare gli abbacchiatori, concordare le giornate per il lavoro richiesto, verificare le disponibilità del frantoio dove c’è da organizzare i turni tra tutti i richiedenti, organizzare le famiglie, tenere conto delle disponibilità anche degli emigrati che solitamente arrivano, aiutano, pensano ai loro uliveti che per tutto il resto dell’anno difficilmente vengono curati a dovere, organizzarsi sapendo che molte giornate sono impossibili o comunque proibitive perché le olive vengono al tempo tra autunno ed inverno, quindi con piogge e vento, quando non proprio con neve. Si tratta di alcuni messi durante i quali in ogni famiglia c’è lavoro da preparare e da fare. Gli uomini sono impegnati per la parte di loro competenza, le donne sono specificatamente come raccoglitrici e preparatrici dei cibi da consumare in campagna, sotto gli ulivi, a mezzogiorno circa. I ragazzi sono meno utilizzati, Per loro è più festa che lavoro. Sono figli e trattati come tali. Le famiglie fanno a gara per scansare i propri ragazzi da questo immane lavoro. Tutti sanno che i lavoratori degli uliveti sono in numero relativamente piccolo e la loro disponibilità va programmata anche perché finita la campagna della raccolta, c’è quella della potatura. Che non è assai facile e non è meno sacrificata. Nel mio paese viveva Mastro Peppino che era ritenuto il migliore lavoratore per gli ulivi. Sapeva usare la pertica come pochi altri, era un provetto potatore, sapeva ripulire la terra con la sua zappa in tempi rapidi e in modi davvero mirabile, si arrangiava su tutto tanto che per tutta la giornata non era come gli altri lavoratori che avevano intervalli di tempo per seguire il lavoro altrui; lui finiva con la pertica e cominciava con la scure, finiva con la zappa e cominciava con la forfica, esauriva un lavoro e cominciava un altro; tanto che a volte gli dicevano: «Mastro Peppino, venite a riposarvi un pò. Statevi calmo che noi non riusciamo a venire appresso a voi. Siete troppo svelto e non riuscite a stare fermo. Ma calmatevi!» E lui, di rimando, tra l’ironico ed il veritiero. «Chi si ferma è perduto. Così è la vita». Continua...
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Pillole di fede Il Progetto Policoro che mette d’accordo Scout e Azione cattolica
Una “rivalità” che diventa amicizia di Lucia De Cicco
Il Progetto Policoro della diocesi di Cosenza collabora al Def (Dentro l’impresa fuori dal disagio) “Il tuo percorso per avvicinare l’impresa e allontanare il disagio”, che si è tenuto il 13 marzo presso l’Unical di Arcavacata di Rende. Abbiamo incontrato due rappresentanti del progetto, Adam Ruffolo, animatore di comunità dei tre anni appena trascorsi e il futuro, già in carica, animatore di comunità Roberto De Cicco, che porterà avanti il progetto nei prossimi tre anni. Il primo, membro di Azione cattolica e il secondo, scout di Mendicino Un connubio possibile quello tra scout e Azione cattolica che storicamente li vuole simbolicamente “rivali” nell’approccio all’evangelizzazione, ma uniti per i giovani. Abbiamo chiesto ad entrambi come si muoverà il Progetto Policoro per questo nuovo percorso triennale. Adam Ruffolo ci ha risposto che questo progetto ha cercato di dare una risposta concreta alla giornata di sensibilizzazione e orientamento e il Progetto Policoro risponde con un aderire personalmente aderendo personalmente da animatori, ma in seguito portando fuori il progetto nella rete di relazioni e per promuoverlo come cultura dell’impresa a livello di cooperative di tipo B che prevedono l’inserimento di persone con disagio giovanile psichico e fisico e anche a livello d’immigrazione, aggiungendo: «La Chiesa, lo sappiamo, non fa impresa, ma in questi anni at-
Un connubio possibile quello che storicamente vede le due associazioni approcciarsi in modo diverso alla evangelizzazione, che ora si uniscono per i giovani
traverso questo progetto ha cercato di aiutare i giovani a fare impresa e, soprattutto, le persone che hanno disagi particolari». Una giornata organizzata in quattro momenti particolari. Chiediamo sempre a Ruffolo di raccontarcela: «Ognuno di noi, in base alla compilazione di schede, è riuscito ad esprimere la capacità propria creativa per poi inserirci in laboratori particolari come il cinema, la simulazione di gioco d’impresa; e tramite la conoscenza da bar con il servire l’aperitivo, nuovo modo di familiarizzazione, abbiamo dialogato e scambiato impressioni. La promozione oggi è il darsi da fare stimolando la propria creatività e non cadere in un fatalismo, relativismo e rassegnazione, perché tanti giovani sono riusciti in questa impresa». A Roberto De Cicco abbiamo chiesto di raccontare in che direzione andrà il Progetto Policoro sfruttando la propria personale esperienza. «Devo acquisire strumenti attraverso il passaggio di testimone da Adam a me. Facendo un anno insieme di modo che l’animatore di comunità possa essere instradato nel percorso del Progetto Policoro. Poi svolgere la propria attività per il secondo anno in modo autonomo e poi affiancare per il terzo anno il nuovo animatore di comunità che subentrerà». Che cosa porterai della tua esperienza personale nel progetto? «Il mio percorso di studio, sono laureato in Beni culturali. Una vita nella Chiesa, sono scout. Un percorso che offre possibilità anche dal punto di vista del Vangelo e ciò s’intreccia con ciò che di pratico affrontiamo con i giovani che si rivolgono al centro servizi della Diocesi. Avere toccato e trasmesso attraverso le pagine del settimanale, Parola di vita, il lavoro delle diverse associazioni mi aiuta a conoscere e a dare possibili consigli con grande predisposizione all’ascolto ed è quello che poi andrò a fare con i collaboratori allo sportello della Diocesi tutti i giorni».
sabato 23 marzo 2013
Un ateneo che non abbandona
Dentro l’impresa Fuori dal disagio
Da sinistra Rossana Aloizzo e Moira Leo
All’Unical presentazione del Def per aiutare le lauree deboli di Lucia De Cicco
Si è tenuta lo scorso 13 marzo presso il centro congressi “Beniamino Andreatta” dell’Unical (università della Calabria) la presentazione del Def (Dentro l’Impresa fuori dal disagio) “Il tuo percorso per avvicinare l’impresa e allontanare il disagio”. Con lo scopo di indirizzare lo studente a seconda della propria personale creatività ed iniziativa verso il percorso lavorativo più adatto anche in base alla scelta universitaria fatta nel tempo e con lo scopo di aiutare le cosiddette lauree deboli. Prima di iniziare il percorso ogni studente è stato munito dell’Id Def, si tratta di un cartoncino con un codice alfanumerico, ed è stato incitato a partecipare alla giornata anche il Progetto Policoro di Cosenza. Dopo avere compilato la propria scheda e consultato un esperto in psicologia si è passati alla Fabbrica dell’Impresa in laboratori con esperti e gruppi di lavoro. Un angolo, dove entri in contatto con le opportunità imprenditoriali del territorio. Un secondo step che ha avuto a che fare con la Creatività - Un angolo in cui un esperto ha aiutato a capire come stimolare la creatività e rimuovere ciò che la ostacola. Il Counseling - Un angolo in cui un esperto ha aiutato a individuare la soluzione per uscire da situazioni di disagio e migliorare lo stile di vita. L’Orientamento - Un angolo dove incontrare esperti di bilancio di competenze, orientamento al lavoro e all’auto-impiego. Abbiamo incontrato due accompagnatrici del workshop Moira Leo e Rossana Aloizzo per aiutarci a capire di cosa si è trattato.
Moira Leo della fondazione Crui (Conferenza dei rettori università italiane) coordinatrice dell’evento rendese. Perché di questa iniziativa dottoressa Leo? I giovani devono sapere che c’è la piena disponibilità da parte del Dipartimento della gioventù del servizio civile Nazionale e sia da parte dell’Università a predisporre convenzioni e progetti che li aiutino nell’inserimento lavorativo post-laurea. Mettendoli a conoscenza delle varie possibilità, con la collaborazione dei centri per l’impiego e altri centro come la Camera di Commercio. Il disagio maggiore del giovane oggi? Un futuro abbastanza incerto e nebuloso. In questo senso cerchiamo di dare loro delle piccole luci, che possono in qualche modo aiutarli e creare un percorso, che li aiuti a discernere e andare avanti creandosi la propria strada. Il territorio d’inserimento è l’Italia o l’estero? In Italia cercando di dare molte informazioni, perché ci siamo resi conto che, anche lì dove c’è possibilità di inserimento, le attività sono poche conosciute. Certo la prospettiva estera offre maggiori possibilità d’inserimento lavorativo. Ci sono tanti progetti che sono finalizzati al dare sfogo alla propria creatività, creando opportunità di nuove imprese. Se la creatività non fa parte della persona? Questo è un falso luogo comune ecco perché abbiamo predisposto
Un angolo dove incontrare esperti di bilancio di competenze, orientamento al lavoro e all’auto-impiego Abbiamo incontrato due accompagnatrici del workshop, Moira Leo e Rossana Aloizzo
un angolo specifico con un esperto che chiarisce come noi tutti, con le nostre particolari risorse e risposte, possiamo portare fuori la creatività. Attraverso una serie di giochi si comprende in che modo indirizzare lo studente. Per esempio anche attraverso una serie di domande, che proposte possono far uscire nuove risorse nascoste e creare una soluzione attraverso percorsi logici, che poi serviranno nella vita. Ci sono in ogni team, che si appresta alla specifica università, almeno quindici professionisti a disposizione dello studente. Docenti e liberi professionisti come psicologi del lavoro e professionisti esterni, che provengono dalle istituzioni coinvolte.
Rossana Aloizzo docente coordinatrice dei Servizi per Unical, responsabile del servizio di Ateneo per le attività d’orientamento. Lei, con la dottoressa Costabile, Argondizzo e Losso scelgono le linee politiche cui muoversi. Organizzazione, interfaccia con l’esterno (istituzioni locali e Italiane) e con gli studenti, portando avanti iniziative utili con seminari di metodologie e consulenza, con uno sguardo agli studenti con handicap e studenti, che hanno scelto percorsi di laurea cosiddetti deboli. Dottoressa Aloizzo, questa collaborazione con la Crui come nasce? Questa convenzione è importante perché ci siamo mossi nella direzione di dare possibilità di tirocini presso ministeri ed enti pubblici di una certa importanza. Tramite una preventiva selezione molti degli studenti sono stati proiettati verso enti importanti come il Mef, enti per il commercio estero e enti pubblici come la Presidenza del consiglio. Quest’anno sono due i laureati che andranno alla Presidenza del Consiglio. I nostri studenti sono molto apprezzati, anche se abbiamo problemi per inserimenti definitivi, in Italia e presso enti pubblici. Le richieste maggiori da dove arrivano? Aziende multinazionali sono quelle, che offrono maggiori possibilità di lavoro fisso e però cercano esperti specifici con lauree più tecniche (economisti e ingegneri) ed ecco della nostra difficoltà di inserire giovani con lauree più deboli. Abbiamo un progetto con Italia Lavoro che potrebbe forzare la diffusione presso le aziende locali e Nazionali di un nuovo approccio al laureato con laurea debole e fare capire che può apportare un significato innovativo e indirizzare l’azienda ad adottare nuovi percorsi. Innovazione non è solo il brevetto, ma anche procedure nuove e di people racing. Che contributo possono apportare menti meno tecniche? Apportano metodologie di conoscenza, innovazione e apertura all’esterno che contribuisce ad ampliare il mondo territoriale dell’impresa. La nuova legge Fornero prevede che nelle figure dell’apprendistato ci sia anche quella dell’alto apprendistato di giovani, che si specializzano in nuove conoscenze, attraverso percorsi innovativi e in ambito universitario. L’approccio con le imprese non è semplice, perché occorre tempo per comprendere questo nuovo tipo di assunzioni e vedono un rischio di rallentamento delle loro imprese. Quali problemi per il nostro territorio Calabrese? Sono quasi tutte micro-aziende con problemi seri di assunzione di là di qualsiasi laurea si propone.
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sabato 23 marzo 2013
Tra arte e religione La città di Cosenza ha dedicato un nutrito calendario alla ricorrenza e alla festa del papà
Demetrio Guzzardi
Sulle orme di San Giuseppe La festa del papà, nata attorno alla figura importante tra i Santi principali della storia ecclesiale, nella città di Cosenza ha come chiesa principale, che non scorda annualmente di dedicare un nutrito calendario culturale alla figura del papà, ma anche del Santo Giuseppe, “San Giuseppe Lavoratore”, che però a giudicare dal mosaico della vetrata principale con probabilità doveva chiamarsi “San Giuseppe sposo di Maria” e di autore nella firma indecifrabile e che rappresenta le nozze degli stessi. Nei festeggiamenti, dedicati al Santo, anche una conversazione con il direttore editoriale di Progetto 2000 Demetrio Guzzardi, che ha ripercorso l’iconografia del Santo attraverso le immagini e anche nelle raffigurazioni delle tante chiese del Cosentino. Dalla spiegazione del bastone fiorito del Santo, alla sua figura nelle immaginette, di cui, lo ricordiamo, Guzzardi ne è grande collezionista ed estimatore, fino ad arrivare all’incrocio con altre spiritualità e l’ateismo su questi due aspetti particolari, ci siamo soffermati con lo studioso. Perché Santa Teresa D’Avila, fondatrice dell’Ordine dei Carmelitani scalzi lo scelse ad esempio per i frati? «La devozione al Santo ha fatto in modo che potesse essere portata come esempio di verginità maschile, anche perché la stessa, riforma dell’ordine, nel 500 lo richiedeva alla Santa Teresa serviva un valido esempio di uomo per la fondazione del ramo maschile del Carmelo. Ecco, che allora il Carmelitani Scalzi hanno come esempio un valido Santo, uomo di ascolto e di preghiera con la dimensione familiare e comunitaria cui essi erano destinati». Esiste anche una “pia unione al transito” di San Giuseppe diretta agli atei. Perché guardare anche a chi ha deciso di non volere avere legami con gli ambienti religiosi? «Questo sistema funziona sulla pietà del credente, che accostando-
Intervista al direttore editoriale di Progetto 2000 Demetrio Guzzardi, che ha ripercorso l’iconografia del Santo attraverso immagini e raffigurazioni delle tante chiese del Cosentino
si alla pia unione iscrive anche un non credente, affinché nel momento del trapasso le preghiere fatte dall’altro possono soccorrerlo. Ecco del perché del transito. Curiosità per i cosentini: si trova ubicata proprio nella strada Bernardino Telesio a Roma». Da dove nasce il suo interesse per la collezione dei santini? «Li colleziono da quando ero un bambino. Poi con l’interesse verso l’iconografia, ritrovo nelle immaginette anche delle novità da parte di coloro che le riproducono, a volte, anche in modo molto strano. M’interesso soprattutto dei santini calabresi, che sono molto particolari ibridi. Per esempio anche per fare un riferimento al nostro attuale Papa Francesco. Io sono convinto che il suo essere così è il migliore frutto di quella emigrazione, così come i santini calabresi nascono proprio dalla emigrazione nelle loro rappresentazioni più pregiate». San Giuseppe in quasi tutte le icone ha il bastone fiorito, che cosa simboleggia? «Innanzitutto l’importanza alla figura, che come un vescovo, ricordiamo Aronne, che aveva anche il bastone fiorito, guida la sua famiglia. Simboleggia anche la grande volontà di Dio di riuscire a far fiorire anche un bastone secco, segno divino di elezione e di guida». Una serata piena di gente del luogo e non solo, che con molto interesse ha partecipato alla proiezione del video organizzato in diapositive e dal titolo: “San Giuseppe, padre putativo di Gesù: nei Vangeli, nell’iconografia e nella pietà popolare”, alla presenza del sacerdote della parrocchia, don Celeste Garrafa. Sono tante le chiese della città e dei dintorni che custodiscono immagini di San Giuseppe. Merita particolare attenzione, il dipinto della chiesa di San Domenico, in cui Giuseppe è rappresentato molto giovane con l’abito azzurro, quasi una sovrapposizione con l’immagine di Cristo adulto; interessante anche il Transito di San Giuseppe custodito nella chiesa di san Gaetano con a fianco Gesù e Maria. Nella chiesa di San Giuseppe Lavoratore colpisce la statua lignea del falegname Pasquale Rago che pare ritragga se stesso con il figlio e quest’ultimo personaggio riconoscibile, soprattutto, negli ambienti ospedalieri sempre in cerca di elemosina a fronte del dono di una immaginetta di Santo. All’interno della sagrestia della chiesa di Serra Spiga, San Giuseppe Lavoratore, un bassorilievo di Mastrosimone, nella sala Don Mauro, con raffigurato il Santo accanto al sacerdote, curiosità il bastone fu aggiunto da altro autore, per evitare l’equivoco che l’immagine procurava nell’osservatore di sovrapposizione con il Cristo. Lucia De Cicco
sabato 23 marzo 2013
Cronaca di una grande emozione Un papa immenso, nelle sue espressioni; commosso in quel sorriso appena accennato al momento dell’uscita
Habemus Francesco nelli di Federica Monta
Habemus papam. Un papa, fin dalle prime battute, straordinario. Immenso, nelle sue espressioni, commosso, in quel sorriso appena accennato al momento dell’uscita ufficiale. Spontaneo nel suo primo saluto; vicino, da subito, al cuore della gente. Saluta e sorride: “Buonasera”. In quella piazza gremita di fedeli c’ero anch’io. La capitale attendeva da ore, in religioso silenzio, la sua proclamazione. Non sembrava neppure di essere a Roma: pioggia e freddo rientravano in un’atmosfera che somigliava a quella di un paesino in cui, quando si fa buio, chiudono le botteghe e gli abitanti si ritirano nelle proprie case. In realtà, tutto si concentrava lungo via della Conciliazione e in piazza San Pietro dopo la fumata bianca che preannunciava la “nascita” di un nuovo papa. Formica in mezzo a milioni di formiche, spinta dall’emozione e dal desiderio di assistere ad un momento così “alto”, così intimamente spirituale, non ho avvertito alcun malessere né sofferto più il freddo e la pioggia. Sventolavano le bandiere del mondo, si applaudiva richiamando l’attenzione di chi già sapeva. E si udiva un unico grande battito: quello del cuore dei fedeli. Ci siamo: il balcone di Piazza San Pietro si prepara a mostrarci il nuovo pontefice. Si accendono le luci, si aprono le tende, i 114 cardinali si dispongono uno accanto all’altro e di fronte alla folla incuriosita ed entusiasta. Il rituale tradizionale della proclamazione in latino. E la sua uscita. Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco, si affaccia dalla loggia esterna di San Pietro ed è subito festa. Gli bastano pochi secondi per spiazzare non soltanto i fedeli già commossi, ma anche gli uomini a lui vicini. «Sono venuti a prendermi alla fine del mondo»: così strappa anche i primi sorrisi. È indescrivibile la sensazione di dolcezza e di umanità che si respira. Si prega, si piange di gioia e di speranza. Umiltà, povertà, amore per la Chiesa sono gli ingredienti fondamentali di un uomo che decide, quasi inconsapevolmente, di cambiare il mondo. Rinuncia allo sfarzo, alle scarpe papali, agli anelli, alla mantellina rossa. Si accompagna al cardinal vicario Agostino Vallini e al cardinale montenegrino Claudio Hummes, suo vicino di posto in Conclave. E dopo una cena a base di salumi e pasticcio di verdure, riso con vegetali, roast-beef con patate al forno, frutta e semifreddo, Papa Francesco manda tutti a dormire. Altra sorpresa: non si ritira
Sventolavano le bandiere del mondo, si applaudiva richiamando l’attenzione di chi già sapeva. E si udiva un unico grande battito: quello del cuore dei fedeli
nella suite destinata al nuovo pontefice, ma torna a dormire nella camera che aveva occupato durante il Conclave. Pacato, felice e gioviale. Così appare dalla sua prima uscita. È “gentilmente” rivoluzionario nel suo chinarsi dinanzi ai fedeli per chiedere la benedizione a Dio e una preghiera per lui. Restiamo tutti in silenzio. Dialoga da subito con le altre religioni conquistando anche il mondo islamico. Rischia, forse, di scontentare gli ex “colleghi” della curia, ma punta al dialogo, alla preghiera spontanea. Si concede a tutti, creando non poche difficoltà alla scorta. Abbraccia un vecchio amico, lo stringe a sé, dimentico, forse, del ruolo che ricopre da poche ore. Anche la sua prima Celebrazione fa il “tutto esaurito”. La folla applaude, si commuove, fa sue le parole del Vangelo pronunciate da Papa Francesco. “Francesco, Francesco, Francesco!”: non si riesce a fare a meno del suo nome. Un vescovo per il popolo ed il popolo per il vescovo: è la novità di questo pontificato. Già leader della sua amata Argentina, diventa, ora leader internazionale, globale e rivolge lo sguardo più attento al tema della povertà. Questa la sua prima preghiera: «Il vero potere è il servizio. Non abbiate paura della bontà e della tenerezza. Siate custodi della creazione». La figura del Papa non sembra più così lontana. Forse, dopo tanti anni, ci sentiamo nuovamente “amati”. E protetti.
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sabato 23 marzo 2013
Melodia al pc
Note al mouse - Formazione dell'Officina delle Arti L’associazione culturale Voci, Luci & Co. ed il teatro Officina delle arti, presentano la II edizione del corso di computer music & hard disk recording per la città di Cosenza. Il corso partirà nel mese di aprile 2013 Docente: Filippo Pezzi Presentazione: La figura del musicista e produttore musicale si avvale sempre più dell’insieme di tecnologie informatiche, oggi come non mai, molto complesse. L’insieme di tali tecniche e tecnologie applicate, si possono racchiudere brevemente in quella disciplina chiamata “Computer music”. Disciplina che si è affermata prepotentemente negli ultimi anni anche come nuova figura professionale nel settore della produzione musicale e della discografia in genere. Errato è il pensiero di accostare la computer music alla sola musica elettronica o esclusivamente ai generi dance e affini. Oggi in ogni settore e genere musicale, dal rock, al pop, dalle colonne sonore per cimena alla registrazione del quartetto Jazz al cantautore, ogni musicista è chiamato a saper utilizzare tali tecnologie. Nessuno di coloro che vogliono creare e comporre le proprie opere può rimanere indifferente a questo meraviglioso mondo chiamato computer music. Il produttore e/o musicista deve saper dimostrare non solo la sua bravura artistica in quanto talento, ma deve “scontrarsi” con un arsenale tecnologico davvero assai sofisticato, programmare e gestire ogni step di una produzione musicale, imparando a “domare” personalmente le attuali tecnologie software e hardware in un momento particolare dove la produzione musicale in gran parte viene gestita autonomamente negli home e project studios. “...per un futuro che quando sarà presente non sia già passato...” Struttura del corso: Il corso prevede un aspetto tecnologico e teorico ed un altro organizzativo e ricreativo. Il corso si articola in 24 ore complessive con due lezioni settimanali di 3 ore ciascuna. La durata complessiva è di 1 mese.
Filippo Pezzi Curriculum artistico : Dal 2004 al 2006 ha collaborato con edizioni Master. Il ruolo è quello di redattore sulla testata con periodicità mensile e a tiratura nazionale “digital music”. Mi occupo di recensire prodotti Hardware e software dedicati alla produzione musicale, nonché alla trattazione di tutorial per principianti sul mondo della produzione musicale elettronica. Inoltre mi occupo di interviste ad artisti di fama nazionale ed internazionale della musica dance ed elettronica. 2006/2007 Certificazione “Electronic & dance music producer”, Sae institute, Milano 2007 Su etichetta melodica records / Do It Yourself Progetto “Trancessence” con i singoli: Thanks for everything, Our first dream, In the beginning with her Progetto “Nice & Evil” con i singoli: Final experience, Soul voyage. 2008 Su etichetta melodica records / do it yourself Progetto “Trancessence” con i singoli: Last sunset (in Uk trance chart), searching for an angel (Uk trance chart, M2O trance chart nel programma trance evolution), Looseness. 2009 Su etichetta supersonik records Progetto “Phil pieces & andy T”, Wild Qube 2010 Su etichetta supersonik Records - Filippo Pezzi - Malpensa Airway Su etichetta Dance & Love - Andrea Tarsia ft Majuri I’m The One (Phil Pieces Edit) 2011 Su etichetta Dance & Love - Andrea Tarsia & Filippo Pezzi feat Erica Gonzaba - Over Again
L’iniziativa è alla sua seconda edizione e partirà ad aprile a Cosenza
2012 Su etichetta Adaptor Recordings Progetto “Shooters” con Filippo Pezzi, Andrea Tarsia, Sergio D’Angelo feat Erica Gonzaba (from Usa) con il singolo “I wanna love you”. Con la collaborazione di Ivan Volpentesta, Paolo Scarpino. Remix del singolo “Stardust” di Erica Gonzaba per action figures Music (Usa) Insieme ad Andrea Tarsia e Officina delle arti, da vita alla prima edizione (e primo in assoluto) del corso “Computer music & Hd recording” per la città di Cosenza. 2008/2012 Laurea Audio Engineering, Scienze e tecnologie del suono. presso Politecnico internazionale scentia et ars. Roma/Vibo Valentia. Tesi sperimentale “Audio digitale e computer music - dal suono ai bits: Aspetti fondamentali per la produzione musicale virtuale”. Membro di Aes - audio engineering society 2013 (in corso) Numerosi i progetti musicali in corso con artisti emergenti nel panorama pop e dance nazionale e internazionale. Convocato dal politecnico scientia et arts per il master annuale “Jazz & nuovi linguaggi musicali” dove terrà la master class “musica elettronica e produzione musicale virtualizzata” insieme ai professor Orazio A. Barra, Markus Stockhausen, Ciro Barbato, Greg Burk, Roberto Prosseda, Alvise Vidolin . In collaborazione con la città della scienza, in Napoli, e l’Accademia musicale napoletana per le master classes “Musical networks”. Dal 2010 si occupa di tecnologie audio applicate in ambito forense. Da diversi anni impegnato nel proprio studio per ciò che concerne la produzione e la post produzione audio: Mixing, Mastering, sound design, programmazioni per artisti emergenti e labels del panorama dance nazionale ed estero. L’attivazione del corso è subordinata all’iscrizione di un numero minimo di partecipanti. A fine corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione firmato dall’associazione e dal Comune di Cosenza (valido anche come crediti formativi) I giorni e gli orari definitivi saranno scelti insieme a tutti gli iscritti durante una riunione. I giorni proposti saranno: lunedì e mercoledì o martedì e giovedì Gli orari: 17/20 o 18/21 Il corso si terrà presso lo studio Ig Studio Sound di Giovanni Iantorno, via Raffaello Sanzio, 2 (C.da S. Agostino) - Rende
sabato 23 marzo 2013
Acceleratore sui riconoscimenti
Manovella d’oro per i motori cosentini La Scuderia brutia historic cars riceve dall’Asi un premio alla manifestazione d’auto e moto d’epoca di Forlì La Scuderia brutia historic cars di Cosenza, ha ricevuto dall’Asi, Automotoclub storico Italiano, la manovella d’oro durante l’Old Time Show, manifestazione nazionale dedicata alle auto e moto d’epoca, tenutasi presso la Fiera di Forlì. L’ambito riconoscimento è stato assegnato per il trofeo “Marco Polo”, in cui il club calabrese è rientrato tra i tre migliori in Italia. Roberto Loi, presidente Asi, insieme a Pietro Piacquadio, responsabile commissioni nazionali, ha consegnato il premio nelle mani di Salvatore Chiappetta, presidente della Scuderia Brutia, seguito da Salvatore Viva, figura onoraria del club. «Grazie all’ottima riuscita del Grand Tour delle Calabrie - spiega Francesco Magnocavallo, commissario tecnico auto - siamo riusciti a prevalere su altri club italiani. Il raduno, giunto all’ottava edizione, lo scorso settembre ha registrato ben quarantadue iscritti provenienti dalle varie regioni d’Italia e due dall’estero, rispettivamente da Francia e Svizzera». Il club cosentino è stato fondato il 18 gennaio 2005, rappresentando un punto di riferimento regionale per veri appassionati e cultori delle auto e moto d’epoca. «Siamo un’ associazione giovane - dice Salvatore Chiappetta, presidente della Scuderia brutia - ma abbiamo ben chiari i nostri progetti. Basti pensare che la manovella d’oro, conquistata quest’anno, sarà appesa affianco a quella ottenuta lo scorso 2009. Questi risultati sono stati raggiunti grazie alla passione che i soci mostrano all’interno del club, divenuto oramai una grande famiglia. L’Old time Show ha permesso al numeroso pubblico, di visitare, l’ampia area dedicata alle mostre tematiche su Fiat e Mv Agusta, due marchi che rappresentano la storia e l’eccellenza della produzione italiana». Antonio Ruscelli, commissario tecnico moto, ha espresso il suo parere riguardo alla casa motociclistica: «tra le Mv Agusta è stato impossibile non notare la 175 Disco Volante, del 1958, un modello di grande successo commerciale, così denominato per la somiglianza tra le forme del suo serbatoio e quelle di un Ufo. Tra le moto sportive, spicca sicuramente l’unico modello esistente di 125 Bialbero Desmo, costruita nel 1959; un tentativo, da parte della casa del Conte Agusta, di costruire una moto con comando valvole desmodromico, seguendo così Ducati in
L’ambìto riconoscimento è stato assegnato per il trofeo “Marco Polo” in cui il club è rientrato tra i tre migliori in Italia
quello che ai tempi sembrava essere l’ultimo ritrovato della tecnologia e che invece, non dando i frutti sperati,venne presto abbandonato». Giuseppe Stancati, consigliere delle Scuderia Brutia, ha apprezzato molto le tematiche presenti alla manifestazione romagnola: «molti modelli hanno storie curiose ed affascinanti da raccontare, come la Fiat 501 S 4 Baquettes, un esemplare unico impiegato per le riprese del film “Novecento” di Bertolucci; o la 527 S Ardita, costruita nel 1935 in Germania su licenza Fiat ed utilizzata dal generale tedesco Kesselring nel corso di un suo soggiorno a Roma». Demetrio Marchianò, esperto di auto da corsa, si è soffermato ad osservare e studiare l’imponente Chiribiri, 8000 cilindrata, che nel 1914 all’autodromo di Monza stabilì il nuovo record di velocità sul chilometro lanciato raggiungendo addirittura i 160 km orari. Alla fiera erano presenti, come ogni anno, un’ampia mostra mercato in cui Alessandro Vicari e Vittorio Leonetti, consiglieri del club, si sono lanciati alla ricerca dei pezzi di ricambio per i loro bolidi, per renderli ancora più fiammanti. La scuderia Brutia sta già lavorando al prossimo evento, ovvero, all’ottava edizione della revocazione storica della coppa sila, che si svolgerà nel primo week-end del mese di maggio.
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