Voce ai giovani

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Anno 37 - 29 Giugno 2013 - Numero 26

Settimanale indipendente di informazione

euro 0,50

di Francesco Fotia

Nella lotta al femminicidio, la Provincia di Cosenza ha concesso quattro locali al Centro intitolato a Roberta CALABRESI ILLUSTRI

L’ALTOPIANO ACCATTIVANTE

Passeggiate Paolo Antonio Foscarini, difensore all’aria aperta La Sila piace di Galilei a cura di Oreste Parise

Volle dimostrare che la scienza non era incompatibile con la Bibbia

sempre di più

Indagine effettuata dall’ente Parco: prevalgono i turisti di giornata


II

sabato 29 giugno 2013

Unicità nel Mezzogiorno

Un super italiano per gli stranieri L’Università “Dante Alighieri” di Reggio Calabria riceve l’accreditamento definitivo La formale notizia dell’accreditamento definitivo dell’Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria è un motivo di grande soddisfazione per la Città di Reggio, per i dirigenti della Società “Dante Alighieri” di Reggio Calabria che l’hanno tenacemente preparato e per il rettore pro-tempore Salvatore Berlingò che ha lavorato per oltre un decennio con grande impegno e professionalità per consentire la positiva conclusione del progetto. Il riconoscimento conclude positivamente il percorso pluridecennale di internazionalizzazione della città a cui si sono dedicati con passione e lungimiranza, Peppino Reale in primis, i dirigenti della Dante che gli sono succeduti, Giuseppe Liotta e Pino Bova. «L’Università “Dante Alighieri” è una istituzione culturale fondata dall’omonimo comitato cittadino della Dante di cui la città di Reggio Calabria può andare fiera - ha dichiarato il presidente pro-tempore del Comitato “Dante Alighieri” di Reggio Calabria Pino Bova -. È unica nel Mezzogiorno d’Italia, è attrattiva per le notevoli professionalità presenti, è aperta alle contaminazioni culturali di tutto il mondo, prepara adeguatamente i giovani alla ricerca ed al mondo del lavoro. Sento, in un momento così straordinario, di dover rivolgere un grato pensiero di riconoscenza a Peppino Reale che ne ha promosso la nascita, a Salvatore Berlingò che ha tessuto i fili di una adeguata organizzazione e di una solida disciplina formativa, ai componenti del direttivo locale della società “Dante Alighieri” che hanno sempre lavorato efficacemente per questo obiettivo, alle Istituzioni comunali, provinciali, regionali e della Camera di Commercio che hanno sostenuto con convinzione il nostro progetto. Sono giunti immediati i formali auguri ed apprezzamenti per il risultato raggiunto dal presidente della società “Dante Alighieri”, l’mbasciatore Bruno Bottai, dal vice presidente Luca Serianni e dal segretario generale della società “Dante Alighieri” Alessandro Masi. Si apre ora una nuova stagione di consolidamento - prosegue il presidente Bova -; la forte spinta all’espansione che oggi vede presenti sul territorio oltre un migliaio di studenti stranieri provenienti da tutto il mondo e la iscrizione di centinaia di studenti nei corsi di laurea triennale magistrale in Scienze sociali implicano la necessità di un adeguamento delle strutture e la necessità di assicurare ai giovani studenti una adeguata accoglienza. Ci prepariamo dunque a lavorare per la realizzazione di un campus internazionale di studio e formazione che ci aiuti a meglio diffondere la lingua e la cultura italiana in tutto il mondo. Pensiamo che a questo straordinario progetto ricco di potenzialità, sia sotto l’aspetto culturale che economico, e al Consorzio che lo sostiene, debbano concorrere non solo le istituzioni, ma anche le aziende capaci di guardare lontano, le aziende vive che sul territorio sollecitano un nuovo dinamismo sociale, uno slancio per la modernizzazione ed una nuova progettualità. Siamo lieti di poter dire che una volta tanto il buon lavoro viene premiato, che i frutti migliori non si raccolgono mai dal clientelismo, ma dal coraggio delle idee, dalla capacità di percorrere la strada del cambiamento culturale. È cominciato, dunque, un altro importante impegno per costruire nuove opportunità alle nuove generazioni».

Il riconoscimento conclude in modo positivo il percorso pluridecennale di internazionalizzazione della città

Scuola internazionale di fenomenologia

L’Unical risponde sulla natura dell’essenza Dall’1 al 4 luglio lo University club ospiterà nell’ateneo della Università della Calabria la Summer school of Phenomenology and Phenomenological philosophy, promossa dalla prestigiosa rivista The New yearbook for Phenomenology and phenomenological philosophy, dal Dipartimento di Studi umanistici e della sua Scuola dottorale. L’iniziativa ha già fatto registrare l’iscrizione di 40 partecipanti, di cui più della metà provenienti da università europee e americane, che vivranno appieno il campus di Arcavacata alloggiando nella Residenza Socrates. Il tema oggetto di riflessione è uno dei più centrali nell’indagine fenomenologica: l’essenzialismo. Si cercherà, dunque, dare una risposta alla domanda sulla natura dell’essenza, considerando diverse prospettive e implicazioni, dall’ontologia, alla scienza e all’etica. I seminari saranno tenuti da figure di primo piano nell’ambito fenomenologico: Burt Hopkins (Seattle University e direttore del New Yearbook), Nicolas De Warren (Katholieke Universiteit Leuven), Claudio Majolino (Université de Lille 3), Daniele De Santis (Seattle University), Susi Ferrarello (Loyola University Chicago) e Emiliano Trizio (Seattle University). L’ultima giornata prevede una tavola rotonda coordinata dall’organizzatore locale, Fabrizio Palombi (Università della Calabria). La scelta di utilizzare la forma seminariale per le lezioni e quella di dedicare ampio spazio alla tavola rotonda, caratterizzano questa importante iniziativa come il luogo in cui si ritrovano e possono discutere a lungo prestigiose figure del mondo della filosofia e della fenomenologia nonché giovani ricercatori calabresi, europei e americani.


sabato 29 giugno 2013

A guardar bene...

Asp, l’eccellenza passa anche di qua

Lo Studio Michelangelo di Lamezia Terme

L’Agenas attesta che anche in Calabria ci sono cure primarie all’avanguardia e di qualità. Come l’Ati attivata L’Agenzia allo Studio Michelangelo di Lamezia Terme Anche in Calabria cure primarie d’eccellenza. È quanto attesta l’Agenzia ministeriale per i Servizi sanitari regionali (Agenas) che ha pubblicato su “Monitor”, l’organo ufficiale di Agenas, uno studio condotto dall’Università di Bologna che ha valutato e messo a confronto quattro regioni e quattro differenti modelli attuati di strutture organizzate H24 della medicina generale. La sperimentazione di forme avanzate di Medicina di famiglia sta infatti avvenendo in tutte le regioni italiane e l’Agenzia ministeriale per i Servizi sanitari regionali ne sta valutando l’efficienza l’efficacia e l’economicità. In particolare sono state studiate le “case della salute” della Toscana, i nuclei di cure primarie (Ncp) dell’Emilia Romagna, i presidi territoriali di assistenza (Pta) del Veneto e l’assistenza territoriale integrata (Ati) della Calabria. «I quattro modelli - spiega il professor Andrea Ugolini dell’Università di Bologna - seppur diversi tra loro risultano egualmente efficaci a ridurre gli accessi ai pronto soccorso e confrontabili tra loro dal punto di vista dell’analisi statistica». Per quanto riguarda l’esperienza calabrese, è stato preso in esame il servizio di assistenza territoriale integrata di Lamezia Terme, attivato allo Studio Michelangelo in via dei Mille, preso a modello dalla stessa Regione Calabria. Studio che è stato presentato dal professor Gianfranco Damiani dell’Università Cattolica di Roma al Congresso nazionale di igiene e sanità pubblica del 2012 risultando il più completo nella cheklist dei vari progetti presentati di tutte le regioni. Dall’analisi effettuata dall’Università è infatti emerso che il carattere di multidisciplinarietà con una forte componente infermieristica, la presenza dei servizi sociali unita all’uso della telemedicina, consente anche la gestione ottimale delle patologie croniche e principalmente dei pazienti fragili, che vengono gestiti a domicilio, evitando i ricorrenti ricoveri in ospedale, con netto e significativo miglioramento della qualità di vita. La Regione Calabria ha già deciso di adottare il modello Ati sul resto del territorio regionale. Del resto già il quotidiano Il sole 24 ore sanità aveva pubblicato il 28 maggio 2013 un articolo sulla medicina informatizzata nell’Asp di Catanzaro, dove i dati sanitari viaggiano sul web. Finalmente anche in Calabria si è avviato un processo virtuoso che rivoluzionerà la Medicina di famiglia portandola a competere con le regioni evolute d’Italia.

ministeriale per i servizi sanitari regionali ha pubblicato uno studio condotto dall’Università di Bologna che ha confrontato in quattro regioni quattro modelli attuati di strutture organizzate H24 della medicina generale

«Come Asp abbiamo sviluppato un progetto sperimentale di Assistenza territoriale integrata - ha spiegato il direttore generale Gerardo Mancuso - con l’obiettivo principale della riorganizzazione dei servizi territoriali per favorire la riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso e i ricoveri impropri. Il progetto si propone inoltre di garantire la continuità assistenziale h24, la promozione della salute attraverso apposite campagne di prevenzione delle patologie e screening dei tumori maggiormente diffusi, nonché una migliore qualità dell’assistenza specialistica per l’abbattimento delle liste d’attesa per i pazienti cronici e fragili». «Il progetto ha avuto avvio nel settembre del 2011 - ha aggiunto Mancuso - coinvolgendo professionalità sanitarie sia mediche che non mediche, con un forte stimolo alla multidisciplinarietà dell’equipe di lavoro e attribuendo un ruolo di rilievo alla componente infermieristica, intesa come supporto sostanziale alle attività del medico sia per le prestazioni ordinarie che per quelle complesse. Nello specifico, la sperimentazione ha coinvolto: 6 medici di Medicina generale (Mmg) e 2 pediatri di libera scelta (Pls) per un totale di 10.000 assistiti, 3 medici del servizio di continuità assistenziale (Mca), 6 infermieri e 6 amministrativi, 1 chirurgo convenzionato Asp, 1 chirurgo vascolare ospedaliero, 1 cardiologo, 1 radiologo, 1 tecnico podologo, 2 fisioterapisti e 4 volontari dei servizi sociali». «La telemedicina ha offerto un valido supporto alle attività di assistenza integrata - ha aggiunto il direttore Mancuso - consentendo la presa in carico dei pazienti e l’integrazione tra tutti gli attori (Mmg, Pls, laboratori analisi, specialisti, pronto soccorso) favorendo la condivisione delle cartelle cliniche e il monitoraggio dei dati. L’informatizzazione dell’assistenza primaria e la realizzazione di una rete integrata di collegamento con le strutture aziendali hanno una duplice finalità: amministrativa, per poter conseguire un puntuale controllo della spesa, e clinica, per poter realizzare un reale innalzamento qualitativo di livelli di assistenza, facilitando l’integrazione tra i professionisti e le strutture sanitarie. Sono fondamentali modelli organizzativi innovativi di gestione delle cure primarie e di presa in carico delle patologie croniche, in quanto il medico di medicina generale e il territorio costituiscono un tassello fondamentale nella gestione del malato che non può prescindere da una puntuale integrazione e scambio di dati con lo specialista ospedaliero. Una maggior decetralizzazione sul territorio dei servizi sanitari e cure di primo livello portano infatti, oltre a un notevole diminuzione del disagio per i pazienti e una rivalutazione in termini clinici della figura del medico di base».

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Lotta al femminicidio

Il “Lanzino” ha finalmente una casa La Provincia di Cosenza ha concesso quattro locali al Centro intitolato a Roberta di Francesco Fotia

Martedì 25 giugno 2013: una data che segna un importante traguardo raggiunto a favore della prevenzione della violenza contro le donne. E’ arrivata, infatti, in questo giorno di inizio estate l’ufficialità, con tanto di firme alla presenza della stampa e della cittadinanza, della convenzione tra la Provincia di Cosenza e il Centro contro la violenza sulle donne “Roberta Lanzino”, con la quale viene concessa a quest’ultima la possibilità di usufruire di quattro dei locali di proprietà dell’ente guidato da Mario Oliverio. Un’assegnazione arrivata dopo numerosi e accorati appelli nei confronti di tutte le istituzioni, e che, di fatto, pone fine a venticinque anni di precarietà per una onlus che molto ha fatto per le donne dell’hinterland bruzio. La firma è stata preceduta da una conferenza stampa tenuta presso il Salone degli Stemmi in Piazza XV Marzo, e che ha visto la presenza di Daniella Ceci, delegata del centro Lanzino, dell’avvocato Rossella Barberio, di Gaetano Pignanelli, dirigente del settore Formazione professionale della Provincia, di Maria Francesca Corigliano, assessore alla Cultura e Pari opportunità, dell’assessore alla Formazione professionale Giuseppe Giudiceandrea, di Franco Corbelli, leader del Movimento dei Diritti civili e dello stesso presidente Oliverio. A individuare i locali è stato l’assessore Giuseppe Giudiceandrea, che ha operato in collaborazione con l’avvocato amministrativista Rossella Barberio, consulente del centro. La stessa Barberio ha spiegato a questa testata quanto «sia stata forte la volontà della Provincia e dell’assessore Giudiceandrea, che conoscevo già personalmente, di dare una mano al Centro che, negli anni, ha inciso in modo significativo su questo nostro territorio. È stato un gesto di profonda sensibilità personale ma anche di concreta assunzione di responsabilità istituzionale rispetto ai temi della violenza di genere: dalla prima volta che abbiamo discusso della possibilità di sottoscrivere questa convenzione, ci siamo trovati, come persone e in rappresentanza dell’ente e del centro, in perfetta sintonia. Una soddisfazione e una gioia per me e per tutte le donne del Lanzino, felici di potere finalmente operare in condizioni di maggiore stabilità e di poterci quindi dedicare con tutte le nostre risorse ed energie alle attività del Centro». In apertura di conferenza stampa, è proprio Giudiceandrea a spiegare le ragioni che hanno spinto la Provincia a mobilitarsi: «In un momento in cui una grossa parte della società sta mancando di rispetto alle donne. Con i locali che ora avrete a disposizione, la vostra associazione è libera dal precariato e pronta a utilizzare i contributi della Regione Calabria per implementare le vostre già straordinarie attività. Ringrazio personalmente - ha proseguito l’assessore Maria Francesco Corigliano e Mario Oliverio, sempre attenti alla questione delle pari opportunità e della violenza contro le donne». Daniella Ceci, impegnata accanto all’associazione da anni, ha auspicato nel suo intervento l’ulteriore crescita del centro che - ha riportato - «ha accolto più di 4.000 donne nel corso della sua attività, operando con passione, energia e grande forza di volontà, anche quando la situazione era disperata a causa della pochezza di fondi. Da oggi - ha continuato - il centro non sarà più un presidio, ma può proporsi come una prospettiva di vita. L’obbiettivo adesso è quello di fare ancora di più, anche in direzione della formazione professionale della donna, che anche con l’aiuto del lavoro possono liberarsi della violenza».


sabato 29 giugno 2013

Lotta al femminicidio

Dall’alto: la stretta di mano tra i due firmatari; l’avvocato Rossella Barberio e l’assessore Giudiceandrea; l’intervento di Antonella Veltri; un momento della conferenza Qui sotto: Mario Oliverio e Daniella Ceci firmano la convenzione

glie, creare una rete di anticorpi che impedisca questi fenomeni. Occorre combattere con armi culturali e avere forti punti di riferimento cui guardare. Malgrado i tagli che l’ente ha subito, come amministrazione continueremo ad impegnarci per contrastare il problema attraverso la consapevolezza delle persone, per affermare che il rapporto uomodonna si basa sul rispetto, valore imprescindibile per una società civile. Oggi - ha concluso Oliverio - abbiamo scritto una pagina importante di questo nostro impegno; da ora in avanti bisogna continuare riempiendo questa pagina di contenuti. Perché sconfiggere la violenza contro le donne non è un fatto politico, ma una urgente questione sociale».

Una liberazione che, per Antonella Veltri, potrà avvenire partendo proprio dall’educazione, degli uomini: «Perché se c’è violenza contro le donne è soprattutto un problema della società nel suo complesso, - ha affermato con forza - ed è un qualcosa che si risolve soltanto con una decisa presa di posizione e assunzione di responsabilità da parte di tutti. Il nostro centro ha operato per tanto, troppo, tempo in condizioni difficilissime e nel silenzio assordante delle istituzioni». Una distanza oggi assottigliata, e che nella speranza di Maria Francesca Corigliano continuerà a diminuire anche grazie alla convocazione di un tavolo con la Regione. Per l’assessore alle Pari opportunità è dalla scuola che si deve partire per insegnare il valore del rispetto dell’altro e della figura della donna. Il valore dell’insegnamento è poi rimarcato anche dal presidente Oliverio, che suggerisce, tra le altre cose, di pensare a specifici programmi di formazione anche per i formatori stessi. Il presidente sostiene inoltre che «c’è bisogno costante di attenzione verso il tema della violenza sulle donne, per evitare che accadano fatti come quelli avvenuti nella vicina Corigliano. Urge un investimento attivo nelle scuole, - ha affermato - la vicinanza al tema da parte delle fami-

Al termine della conferenza è arrivato il momento tanto atteso dalle donne del centro “Roberta Lanzino”: quello della firma della convenzione che immette nella disponibilità dell’associazione i quattro locali della Provincia, siti all’interno della struttura che già ospita l’assessorato alla Formazione professionale, in via Cesare Gabriele, nei pressi del Palazzo di Giustizia di Cosenza. A documenti firmati, l’abbraccio ideale del presidente Oliverio e di Daniella Ceci ha sancito il patto tra un’associazione coraggiosa e da tempo indispensabile e un ente che da tempo fa sentire la sua presenza costante a supporto della cultura e della difesa dei diritti fondamentali. Non solo delle donne.

Ilè nato centro “Roberta Lanzino” nel 1989, in seguito alla tragica morte della diciannovenne cosentina da cui prende il nome: una studentessa di Scienze economiche, stuprata e uccisa da un branco ancora oggi rimasto impunito. A seguito di questa caso, che scioccò l’opinione pubblica non solo calabrese, ma italiana, è nato il centro contro la violenza sulle donne “Roberta Lanzino” affiancato dall’omonima fondazione. I servizi offerti in regime di gratuità alle donne che, che nel corso di venticinque anni, vi si sono rivolti sono numerosi: ascolto contenitivo e partecipativo, accoglienza e sostegno legale e psicologico, non dimenticando mai di trasmettere alla comunità intera «il senso di una ferita sociale».

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L’altopiano accattivante

La Sila piace sempre di più

Per la maggior parte dei visitatori è costituita da escursionisti di giornata, in minor parte da turisti da fuori E poi ci sono gli “autoctoni” Da un’indagine conoscitiva effettuata dal Parco nazionale della Sila nel 2012 sul turismo all’interno del suo territorio, emergono dati molto interessanti sul Parco e sulla tipologia dei suoi visitatori. L’ente silano ha svolto la ricerca distribuendo questionari per i visitatori in alcuni fra i suoi luoghi d’eccellenza, come i Centri visita del Cupone e di Monaco, gli ecomusei, la sede dell’ente Parco a Lorica, hotel e strutture ricettive all’interno del suo territorio, nell’intento di capire il profilo dei visitatori e le motivazioni della vacanza ed allo scopo di intercettare le opinioni dei turisti rispetto all’esperienza di viaggio nel Parco. È stato intervistato un campione di circa 380 visitatori, sufficiente a garantire una buona significatività statistica. Ciò che emerge dai dati è che la maggioranza dei visitatori è composta da escursionisti di giornata, cioè visitatori provenienti dall’area territoriale esterna ai confini del Parco, che ritornano in giornata al luogo di residenza senza pernottare, e secondariamente da turisti. Il terzo gruppo di visitatori è composto da residenti in uno dei comuni del Parco. L’età media (40 anni) esprime una prevalenza di pubblico adulto, il titolo di studio è mediamente elevato, con il gruppo più numeroso rappresentato dai diplomati e, a seguire, dai laureati. Il visitatore tipo del Parco della Sila è in vacanza prevalentemente con la famiglia, ad indicare che sono soprattutto le famiglie con bambini il segmento che risulta maggiormente attratto dalle proposte e dall’offerta del Parco, ma si registra anche un’importanze presenza di studenti in gita scolastica, gruppi organizzati e turisti appartenenti alla terza età. La maggioranza dei visitatori dichiara di preferire quale luogo del pernottamento le strutture ricettive; a seguire coloro che dichiarano di possedere un’ abitazione di proprietà nel Parco della Sila, solo il 9,2% dei turisti è ospite di amici o parenti; una piccola percentuale valuta di prendere una casa in affitto. L’83,1% dei turisti intercettati tra i visitatori del Parco, rispetto alla domanda relativa alle precedenti visite in altri Parchi Nazionali, sia in territorio nazionale che internazionale, afferma di aver già visitato altre realtà, ma uno dei dati più interessanti riguarda la consapevolezza della maggioranza dei visitatori (96,7%) di trovarsi in un’area protetta e, dunque, della sua importanza in termini di sostenibilità ambientale. Ma cosa preferisce fare il visitatore del Parco in vacanza in Sila? La

Indagine conoscitiva effettuata dall’Ente E si scopre che il Parco attira soprattutto per le passeggiate all’aria aperta

maggior parte del campione analizzato (85,9%) dichiara di svolgere passeggiate all’aria aperta, a seguire la percentuale di coloro che programmano visite naturalistiche (69,6%), desiderano degustare prodotti tipici locali (46,20%), pianificano visite a musei (36,4%), organizzano visite a centri storici (23,6%), preferiscono svolgere attività di trekking (21,50%), pensano di organizzare attività di mountain bike (15,8%), valutano di pianificare visite a zone archeologiche (13%). Percentuali inferiori per coloro che dichiarano di svolgere altri sport (7,9%), affermano di svolgere altre attività (6%), manifestano interesse nell’organizzare escursioni con il treno a vapore (5,4%), preferiscono svolgere attività di birdwatching (3%). Altri interessi evidenziati sono relativi alla frequentazione di corsi di formazione, attività di equitazione, relax in montagna in isolamento ed a contatto con la natura. In che modo i turisti siano venuti a conoscenza del Parco è un altro tema oggetto di indagine. La maggior parte di questi (il 64,7%) grazie al passaparola di amici e conoscenti, percentuali decisamente più basse attraverso internet e media - stampa e tv- depliant e brochure, mentre solo il 2,4% si è rivolto ad agenzie di viaggio. Per quanto riguarda la valutazione circa le eccellenze del Parco Nazionale della Sila, al primo posto si riscontra la sentieristica, considerata dalla maggior parte la risorsa maggiormente eccellente, mentre seguono ricettività, Centri Visita, manutenzione ed attività di educazione ambientale, ristorazione, segnaletica, servizi di svago, accessibilità e trasporti, attività sportive e, in ultimo, attività commerciali. Al di là di considerazioni tecniche, il potenziale comunicazionale, il fascino e la capacità di sedurre da parte del Parco Nazionale della Sila e la forza promozionale sembrerebbero comunque aumentare nel tempo. La grande maggioranza dei visitatori si ritiene, infatti, molto soddisfatta del proprio soggiorno e ben il 97,8 % afferma di voler ritornare in vacanza in Sila. In più, rispetto ai sondaggi effettuati negli anni scorsi (2009/2011) emerge che la soddisfazione dei turisti, pur attestandosi nella variabile “moltissimo”, passa da una percentuale del 31% al 42.6%.e si è registrata anche un’ importante variazione circa la durata del soggiorno nel Parco, che da meno di 24 ore si è consolidata in una media di una o due giornate. Il Parco, insomma, piace sempre più.


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VII

Luoghi e personaggi La cittadina di Roggiano Gravina udì i primi vagiti dell’artista, uno dei massimi pittori dell’Italia meridionale

Angelo Mazzia, il Vate di spessore monumentale eco di Pierfrancesco Gr

Nel mezzo della Media Valle del Crati, in Provincia di Cosenza, adagiata su di una collina a circa 250 metri sul livello del mare, a metà strada tra la costa tirrenica e quella ionica, sorge una cittadina di circa 8.000 abitanti bagnata dal fiume Esaro, colà ingrossato da alcuni affluenti, quali il Grondo, il Rose, l’Occido, il Fullone, tutti a carattere torrentizio. Roggiano Gravina, questo il nome della cittadina in questione, è il fulcro di un territorio la cui economia, sino a qualche decennio fa, risultava essere prevalentemente agricola e rafforzata dalle rimesse dei numerosi emigranti che erano sparsi per i paesi europei o nel continente americano. Da qualche lustro sono presenti nel territorio piccole industrie del settore tessile, è ben sviluppata l’edilizia, sono aumentate le persone occupate nel terziario e si nota una ripresa nel settore agricolo grazie alla nascita di alcune cooperative ed al diffondersi della meccanizzazione. Uno sviluppo, che ha introdotto nella modernità un centro anticamente noto con il nome di “Vergae” (da Ver e Gens: gente che abita in un borgo fortificato), d’origine osca, probabilmente la medesima città che Tito Livio definisce «ignobile» per essersi schierata contro i romani. Trasformatasi, nel corso del tempo, in “Vergianum”, “Rubiniamin”, “Terra Rugiani”, “Rugliano”, fu, per lungo tempo, nota come Rogiano (terra dei Rugi). Sino agli inizi del 1600 il paese aveva una cinta muraria costruita, tra il 1280 ed il 1310, dagli Angiomi che si appoggiava a due torri Ellissoidali, lungo le mura vi erano quattro porte d’accesso al centro abitato. La porta principale era quella chiamata “arco del carcere” (un grande arco in mezzo a due torri che è ora riportato nel gonfalone), che con troppa fretta, nel 1964, fu demolita da un’amministrazione comunale che non valutò appieno la possibilità di restaurarla. Oggi è rimasta in piedi solo la “torre dell’orologio”, che è chiamata così perché in epoca successiva alla sua costruzione fu sovrapposta la parte terminale con un orologio tuttora funzionante. Nonostante molti interventi, non in linea con l’architettura medioevale del centro storico, Roggiano possiede un borgo antico molto bello. I roggianesi sono riconosciuti per l’ospitalità e per l’antico spirito di libertà e d’indipendenza di “Vergae” che ha sempre pulsato nel loro sangue. Come già detto, si racconta che si allearono addirittura con Pirro contro i Romani, per poi subirne le dure conseguenze nella sconfitta. Nel Risorgimento aiutò Garibaldi a combattere per l’unificazione politica dell’Italia, mentre in occasione delle due guerre mondiali mandò al fronte parecchi suoi figli, molti dei quali non fecero più ritorno ai loro affetti. A Roggiano dunque non c’è solo il diversivo dell’estate Roggianese, ma ci si può recare anche per un itinerario storico-archeologico e, soprattutto, letterario; una vocazione, quelle inerente all’arte delle lettere, che è rintracciabile addirittura nel nome attuale della cittadina, ovvero Roggiano Gravina, denominazione risalente al 12 marzo 1864, quando l’allora sindaco Federico Balano (fratello di Ferdinando, prete, scrittore, filosofo e deputato al Parlamento Italiano negli anni in cui era capitale Firenze) volle onorare la memoria dell’illustre concittadino Gian Vincenzo Gravina, famoso giurista e letterato, tra i fondatori dell’Arcadia (dove assunse lo pseu-

Una personalità copiosamente sfaccettata “pittura storica” del Sud

L’antico centro di “Vergae” è d’origine osca, forse la medesima città che Tito Livio definisce «ignobile» per essersi schierata contro i romani

donimo di Opico Erimanteo), nella ricorrenza del secondo centenario della nascita, aggiungendo il cognome Gravina al nome Rogiano, con una sola “g” (quando e perché Roggiano prese l’altra “g” nessuno riesce a saperlo con precisione, nessuno sa chi sia il responsabile, persona o ente, di questa trasformazione e nessuno sa se sia ufficiale anche perché in molte comunicazioni, come quelle postali e ferroviarie, si continua ad usare la vecchia denominazione, che, di sicuro, si usava sino agli anni cinquanta). Non solo il Gravina, però, dona lustro a questa cittadina, la quale udì i primi vagiti dell’esistenza di un grande artista, uno dei massimi pittori dell’Italia meridionale, un Vate di spessore monumenta-

La torre dell'orologio di Roggiano Gravina A lato, Angelo Maria Mazzia Autoritratto, 1889, olio su tela


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Luoghi e personaggi

le: Angelo Maria Mazzia, nato a Roggiano Gravina, il 7 ottobre 1823. Figlio di Francesco Antonio e di Raffaella Palladino, il Mazzia compì i suoi primi studi umanistico-religiosi nel seminario suo paese. È chiaro che, accanto ad una formazione di tipo filosofico-letterario, accomunò una spiccata tendenza verso le arti visive e, in particolar modo, per la pittura. Sul finire del 1842 lasciò, perciò, Roggiano e partì per Napoli, dove frequentò il Reale istituto di Belle arti, grazie ad una pensione annua concessagli prima dal Decurionato del suo Comune e, poi, dal 1851 al 1858-’59, dall’amministrazione provinciale di Cosenza. All’Accademia ebbe per maestri Camillo Guerra, Costanzo Angelini, Giuseppe Mancinelli e Aniello D’Aloysio. Dal 1861 ottenne un incarico all’Istituto Reale di Belle Arti di Napoli, come collaboratore di Raffaele Postiglione, e dal 1872 fu professore di disegno geometrico alla Scuola superiore d’agricoltura di Portici. Una figura di spessore, che brilla nel firmamento della grande arte continentale per la sua pittura, la medesima che, in massima parte, si formò sugli svolgimenti classicistici del Guerra e del Mancinelli, pervenendo ad una propria riconoscibilità con un linguaggio visionario e didascalico, arricchito da un sentimento romantico. Ancora studente, partecipò a Napoli a varie mostre borboniche, in particolare nel 1845, col quadro La Madonna, che secondo alcuni gli fruttò una medaglia d’argento, e nel 1848, con l’opera L’abate Gioacchino, per la quale ebbe effettivamente il riconoscimento. Nel 1862, fu presente alla prima Mostra annuale della Società promotrice di Belle arti, con l’opera Il sangue del Martire (soggetto desunto dal coetaneo Domenico Morelli) e a quella del 1866 con il Dante nella bolgia degli ipocriti. Nel 1872 partecipò a Milano alla mostra di Brera, con il misterioso e visionario Dante che dalla Luce guarda Roma nelle tenebre, che sarà esposto l’anno dopo alla Mostra universale di Vienna e poi ancora alla Mostra nazionale di Napoli del 1877 e alla II Mostra calabrese d’Arte moderna di Reggio Calabria del 1922. L’opera, senz’altro fra le più significative della produzione del Mazzia, attirò anche l’attenzione di Luigi Settembrini, il quale sul giornale partenopeo II Piccolo ( 22 luglio 1872) scrisse: «II contrasto tra la luce e le tenebre è forte ed è bello. Sul monte dove Dante poggia i piedi si vedono alcuni cardi de’ quali una punta è illuminata dal sole; quasi a dimostrare che come si tocca la terra si trovano dolori sui quali l’arte consolatrice sparge anche luce della bellezza». Nel 1877, con un bozzetto dello stesso soggetto dantesco, il Mazzia si fece apprezzare all’Esposizione nazionale di Napoli, ospitata nelle sale dell’Accademia. Altra opera significativa dell’artista, in cui appare evidente l’influenza del Guerra, è la grande tela Omero al sepolcro di Ettore (o di Achille), nel 1852 inviata dall’autore (come saggio) all’amministrazione provinciale di Cosenza, per poi passare all’Ordine degli avvocati della stessa città, nella cui sede tuttora è custodita. La figura del poeta rimanda a quella del sipario dipinto dal Mancinelli per il Teatro San Carlo a Napoli. Esperto nella ritrattistica Mazzia eseguì, tra gli altri, i ritratti di Gian Vincenzo Gravina, del 1847 (Roggiano, Amministrazione comunale), di Torquato Tasso, del 1850 circa (Cosenza, Biblioteca civica) e quello di Costanzo Angelini, del 1852 circa (Napoli, Galleria delI’Accademia), annoverabile nella galleria di Ritratti di professori dell’Istituto di Belle arti del capoluogo partenopeo (allora Capitale del Regno delle Due Sicilie) e ivi conservati. Dello stesso valore espressivo risulta un suo Autoritratto, del 1889, esposto nel 1912 a Catanzaro, in occasione della I Mostra Biennale calabrese, organizzata dal Frangipane. Nel 1871, sul suo magistero pubblicò un opuscolo, poi ristampato nel 1879, col titolo Sull’insegnamento elementare del Disegno. Nel 1847 Federico Balsano gli commissionò

Qui sopra, le opere del Mazzia custodite nella chiesa del Carmine di Cerisano A sinistra, L’Assunta, Napoli, Palazzo Reale A destra, Dante che dalla Luce guarda roma nelle tenebre Sotto, una panoramica di Roggiano Gravina


sabato 29 giugno 2013

Luoghi e personaggi

il già citato Ritratto di Gian Vincenzo Gravina, oggi conservato nella sala comunale. Probabilmente si può datare allo stesso anno il Ritratto di Ferdinando Balsano, oggi in pessime condizioni e di proprietà della famiglia Limido. Pittore di eccelsa statura e di grande capacità creativa, Mazzia fu, soprattutto, una personalità artistica poliedrica: dai quadri sacri (L’Assunta e Santa Cristina sorpresa dal padre mentre dispensa ai poveri gli idoli infranti, esposti a Napoli, nella Cappella del Palazzo Reale, nel 1859, il primo; a Caserta, nel Palazzo Reale, il secondo), passò a dipinti romantici (tra cui La vergine delle catacombe, Napoli, Pianacoteca di Capodimonnte), a quadri storici (Carlo V e Clemente VII a Bologna, 1864) e ai temi danteschi. Alla già menzionata I Mostra d’Arte calabrese del 1912 furono presentate undici sue opere, oltre all’Autoritratto: Omero al sepolcro di Ettore, 1843, e bozzetto dell’opera; San Sebastiano dopo il primo martirio (bozzetto di un grande quadro eseguito e premiato con una medaglia d’oro all’esposizione napoletana del 1859); Dante in esilio (bozzetto per il pensionato artistico, 1856); Dante che dalla Luce guarda Roma nelle tenebre (bozzetto del grande quadro poi eseguito); Ritratto di Vincenzo Lettieri; Ritratto della Signora S., 1876; Ritratto di Costanzo Angelini, 1854; Bozzetto del Purgatorio e una fotografia. Pregevolissime sono anche altre opere, custodite nella chiesetta dell’Annunziata di Morano, nella chiesa di Santa Maria della Strada di Roggiano e, soprattutto, nella chiesa del Carmine di Cerisano, ove, sulla parete sinistra, le prime tre opere, come per la corrispondente parete destra, sono degli oli su lamina di rame dipinti dal Mazzia. Il primo di questi quadri, raffigurante la Visita della Madonna a Santa Elisabetta, reca una firma, quella di Angelo Mazzia, e una data, 1 giugno 1859. Si riteneva che gli altri cinque dipinti fossero del Mazzia non perché firmati, ma in quanto recanti evidenti analogie stilistiche, e, comunque, facenti parte di un organico progetto iconografico.

Figura di spessore nel firmamento della grande arte continentale per la sua pittura, la medesima che, in massima parte, si formò sugli svolgimenti classicistici del Guerra e del Mancinelli

«In seguito ad un più attento e minuzioso esame - spiega lo storico cerisanese Luigi Bilotto -, ho potuto constatare che, sebbene poco leggibili, cinque opere su sei hanno la firma del maestro e solo una ne è priva. Penso che il motivo di tale “poca leggibilità” sia da attribuire agli strati di sporcizia accumulati sui dipinti, non escludendo che gli stessi siano stati ritoccati, come tanti altri nelle chiese di Cerisano. Ho accertato anche che le opere sono state leggermente “accorciate” evidentemente per esigenze di spazio». La Visitazione fu eseguita sul finire del periodo di studi presso l’accademia napoletana; l’opera presenta essenziali canoni iconografici, desunti dal racconto di Luca. Sul secondo altare destro è custodita una Madonna col Bambino, di uguali dimensioni della precedente, in una raffigurazione mutuata dalla tradizione bizantina, con la Vergine ritratta di fronte e il Bambino, in posizione eretta, vestito e benedicente. Vi si scorge una labile firma del Mazzia, ma non la data. Sul terzo altare è collocata la Sacra Famiglia, con la Madonna in veste azzurra, insieme al Bambino, a San Giuseppe e a San Giovannino; un’opera, in cui l’impaginazione, la collocazione dei personaggi, così come l’atmosfera che avvolge la scena, richiama tratti tipicamente raffaelleschi, riscontrabili nello schema compositivo della Sacra Conversazione (Madonna del Pesce) del maestro urbinate, esposta al Prado (Madrid). Sulla corrispondente parete destra, si possono ammirare: il Rapimento di Elia (unico quadro senza firma, in cui si vede il personaggio biblico mentre viene tratto su un carro di fuoco), il Profeta Elia annuncia la pioggia (ove spicca una nuvoletta sovrastante un’altura, simboleggiante l’apparizione della Madonna sul Monte Carmelo), la Consegna dello scapolare da parte della Madonna a San Simone Stock (il Santo inglese fondatore dell’Ordine carmelitano), in cui il viso della Vergine ci consente l’unico accostamento all’opera più famosa del Mazzia a carattere religioso, ovvero L’Assunta col coro di angeli musici (Napoli, Cappella del Palazzo Reale), che dovrebbe essere coeva ai dipinti cerisanesi. Secondo la tradizione, in base alla quale molte opere presenti nella chiesa cerisanese furono ivi portate dalla chiesa di Santa Chiara di Cosenza, all’indomani della sua soppressione post-unitaria, «anche questi sei dipinti - prosegue Bilotto -, ritenuti erroneamente opere del sec. XVI, sarebbero appartenuti a quel monastero. Credo - afferma Bilotto - di aver definitivamente acclarato che tale credenza sia del tutto infondata, non solo perché i temi iconografici afferiscono da un lato (quello sinistro) a classici episodi della vita della Madonna, mentre dall’altro agli episodi salienti della tradizione carmelitana, quanto perché uno di essi è firmato e datato». In ultima analisi, questi dipinti “cerisanesi” testimoniano, conclude lo studioso già citato, «come il Mazzia fosse richiesto anche dalla committenza religiosa, in questo caso confraternale. La Congrega del Carmine di Cerisano di quegli anni, all’indomani del terremoto del 1854, profuse sforzi e risorse per abbellire la chiesa del Carmine e dotarla di sei opere di gran pregio del pittore roggianese, pressoché sconosciute fino a quando chi scrive cominciò a presentarle in alcune pubblicazioni». È, insomma, grande l’impronta lasciata dal roggianese nella cultura e nell’arte contemporanea. Alla sua morte, avvenuta a Napoli il 22 gennaio 1891la sua esistenza già si palesava, al cospetto dei coevi osservatori, con tutti i crismi propri di quella di un Vate; un Vate, che con la sua vita, enucleatasi tra pittura e cultura, diede ulteriore lustro alla sua nobile, natia e unica terra di Calabria.

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Calabresi illustri Paolo Antonio Foscarini di Montalto Uffugo, teologo e massimo conoscitore delle discipline scientifiche

Il difensore di Galileo Galilei rise a cura di Oreste Pa

Come molti personaggi della sua epoca, della vita di Paolo Antonio Foscarini si sa molto poco. Le notizie biografiche sono desunte dalle tracce presenti nelle sue opere. Nacque a Montalto Uffugo intorno all’anno 1565, dove morì il 10 giugno del 1616 all’età di circa 51 anni per un infarto, come presume Emanuele Boaga. A. Favaro, citato nel Dizionario Biografico degli Italiani curato dalla Treccani, sostiene che «il suo cognome era Scarini o Scaridini e fu alterato dallo stesso in Foscarini per favorire l’equivoco di una sua appartenenza al famoso casato veneto». Egli seguì le orme di suo fratello entrando in convento nell’Ordine dei Carmelitani, presente da molto tempo nella regione tanto che nel 1575 era stata istituita la Provincia della Calabria. Il noviziato lo trascorse in un convento minore in Calabria e in seguito fu mandato a Napoli nel convento di Carmine Maggiore, dove lo aveva preceduto il fratello, per proseguire i suoi studi che terminò con successo tanto da diventare professore di teologia prima a Napoli e poi per due anni a Messina. In seguito diventò priore del convento di Tropea. Nel 1607 fu nominato vicario provinciale dell’Ordine per la provincia calabrese e si dimostrò molto attivo nella sua carica fondando dei nuovi conventi. Il 6 giugno 1608, fu eletto padre provinciale della Calabria, con voto unanime del capitolo, una carica che gli consentì di introdursi nella curia romana. Nel giugno 1609 partecipò a Roma al capitolo generale dell’Ordine ed entrò in contatto con numerose personalità ecclesiastiche della Curia vaticana. Nella sua carica fu molto attivo sforzandosi costantemente di ampliare la presenza dell’Ordine nella regione e concependo un ambizioso progetto culturale. Si dedicò al completamento del convento di Montalto nel 1609, fondato da suo fratello Polibio ed iniziò una intensa attività pubblicistica. I suoi interessi non si limitavano alla teologia, ma spaziava in tutte le discipline scientifiche tanto che concepì l’idea di realizzare una enciclopedia in sette volumi ciascuno dei quali dedicato a una branca del sapere. Il piano dell’opera, che non riuscì a completare per la sua prematura morte, fu anticipato con un libro di devozioni del 1611 con il quale esaltava il valore delle scienze come strumento di crescita della coscienza civile e religiosa e di esaltazione del grandioso progetto della creazione dell’Universo. Nella concezione foscariana, il sapere è lo strumento per consentire all’uomo di seguire l’ideale dantesco di “virtute e canoscenza” nel cammino di avvicinamento alla fede e all’amore del Creatore. Nel nuovo capitolo provinciale del 28 luglio 1612 fu riconfermato nella carica di Padre provinciale per acclamazione, avendo acquisito un grande prestigio nell’ordine carmelitano. Nel maggio dell’anno successivo presentava il suo progetto di enciclopedia con un libro, detto brevemente il Syntaxis, che volle dedicare al nuovo generale dell’Ordine Sebastiano Fantone. Il suo fine era completare la missione del suo ordine con l’elevazione culturale degli individui. Il suo era un intento didattico e divulgativo per stimolare la crescita intellettuale e l’elevamento spirituale dei fedeli. Nel volume viene presentato l’abbozzo di un’enciclopedia in sette volumi, che doveva racchiudere la summa del sapere, anticipando di più di un secolo l’Énciclopedie di Diderot et d’Alembert. Il Foscarini non ebbe però il tempo di dare alle stampe la sua opera e i manoscritti che lasciò andarono completamente perduti . Nel 1615 pubblica un primo volume, il Trattato della divinatione naturale cosmologica, che fu pubblicato a Napoli dal sua amico tipografo Lazaro Scoriggio, nel quale formula i principi fondamentali che sarebbero stati successivamente ripresi dagli illuministi nel Settecento. Nel volume egli esalta la capacità della scienza di interpretare i fenomeni naturali e prevederli. In particolare in astronomia si accenna alla sua adesione alla rivoluzione copernicana, anche se non vi è alcun rifiuti della concezione tolemaica, ritenendo che possa essere un modello scientifico che consente di poter prevedere gli eventi naturali. Egli delineava con molta precisione il piano dell’opera

Egli voleva dimostrare che la teoria copernicana della rotazione e rivoluzione della Terra non contraddiceva le Sacre Scritture, con qualche contorsione dialettica per difendere la teoria tolemaica Intervento molto apprezzato che ebbe larga diffusione in Europa

chiamata Institutioni, tanto da lasciare intendere che molte parti erano già pronte per essere mandate alle stampa, ma egli riteneva di doverle ancora affinare e completare. I sette volumi preannunciati erano: le arti liberali (I e II), la filosofia naturale o fisica (III), la metafisica (IV), la teologia scolastica (V), l’etica (VI), la teologia mistica e simbolica (VII). Nello stesso anno il Foscarini pubblicò la sua opera più controversa e famosa: la Lettera del R.P.M. Paolo Antonio Foscarini carmelitano sopra l’opinione de’Pittagorici e del Copernico della mobilità della terra e stabilità del sole e del nuovo Pittagorico sistema del mondo, stampata dallo stesso Lazaro Scoriggio, che aveva pubblicato il Syntaxis. Egli voleva dimostrare che la teoria copernicana della rotazione e rivoluzione della Terra non contraddiceva le Sacre Scritture, con qualche contorsione dialettica per difendere la teoria tolemaica nel tentativo di non porsi in aperta contrapposizione con il Tribunale dell’Inquisizione. Egli sosteneva che le Sacre Scritture non possono essere interpretate in senso letterale, ma valutate nel contesto storico in cui furono scritte. Infatti, era in corso il processo a Galilei e Copernico per le loro teorie scientifiche considerate eretiche. I due scienziati rischiavano la condanna al rogo e la discussione sull’argomento era molto attesa, lasciando col fiato sospeso la comunità scientifica europea. L’intervento di Pietro Paolo Foscarini fu molto apprezzato ed ebbe larga diffusione in tutta Europa, poiché si trattava dell’unica voce cattolica scesa apertamente in difesa dei due scienziati. Cesare Cantù riporta il nome di Paolo Antonio Foscarini tra i grandi eretici dell’Italia, benché egli non avesse mai abiurato o professato teorie contraria all’ortodossia romana. Il padre Antonio Foscarini carmelitano, da Napoli partendosi per predicare a Roma, scrisse una lunga e non inelegante lettera al generale del suo Ordine, cercando conciliare la teorica de’ Pitagorici e di Copernico coi passi scritturali che sembrano repugnarvi: e che saviamente dice non doversi prender sempre letteralmente. Oltre questi, enumera le opinioni di coloro che mettono il cielo in alto, la


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Calabresi illustri

con un breve saggio Defensio epistolae super mobilitate Terrae, nel quale sosteneva «di difendere la teoria sulla mobilità della terra, in base alla quale non risulta nessun danno alla fede cattolica, come anch’io penso, ma semmai alla teologia». Egli confidava anche sulla benevolenza del segretario del Sant’Uffizio Giovanni Garzia Millini, che aveva sempre espresso grande apprezzamento nei suoi confronti, ma neanche il potente cardinale suo amico riuscì a modificare le opinioni del collegio. Foscarini, conscio del pericolo che correva, si recava a Napoli per pubblicare una nuova edizione del suo libro con «l’aggiunta d’altre authorità, per maggiore chiarezza della sua interpretazione», ma non ne ebbe il tempo.

Il cardinale Roberto Bellarmino cui Foscarini si rivolse per avere sostegno contro le “attenzioni” della Santa inquisizione Nella foto grande il processo a Galileo

terra al basso, l’inferno nel centro, o che credono, dopo il giudizio finale, il sole rimarrà stabile all’oriente, la luna all’occidente. [...] Qui non ci sarebbe che da compatire: ma adoprando il metodo stesso, molti riuscivano ad infirmare l’autorità biblica, e meritavano la disapprovazione della Chiesa per ciò, non perché ella professasse nimicizia originale contro una dottrina che non l’offendeva. Dicasi piuttosto che questa era contrariata dal testimonio dei sensi nel vulgo, e peggio ancora dai pregiudizj negli scienziati, cui rincresceva disimparare l’imparato, rinnegar la fede in Tolomeo e in Aristotele, e confessare i meriti d’un contemporaneo. Per raggiungere il suo obiettivo, Paolo Antonio Foscarini aveva raccolto una impressionante mole di dati tratti dalle sacre scritture facendo uso di tutta la sua erudizione per dimostrare che i testi biblici non potevano che parlare con un linguaggio comprensibile alla maggioranza della popolazione e dei fedeli, ed alle cognizioni scientifiche dell’epoca. Di per sé non rappresentano una teoria scientifica, poiché il messaggio biblico non tende a costruire alcuna teoria, ma parlare al cuore dei fedeli. Paolo Antonio Foscarini si era formato a Napoli, dove era viva la tradizione di studi legata agli insegnamenti di Bernardino Telesio e Giordano Bruno e tentata vi unire in un unico filone di pensiero copernicanesimo e pitagorismo. Il maggiore interprete di questa corrente di pensiero era Niccolò Stelliola (1547-1623), che animava un vivace dibattito a sostegno delle nuove scoperte scientifiche. Da quella scuola, tenuta sotto stretta osservazione dall’Inquisizione nacque la grande scuola dell’illustrissimo napoletano. Nel 1615 Paolo Antonio Foscarini era a Roma pronto a difendere il suo libro e controbattere le obiezioni dei suoi oppositori. Le notizie che provenivano dalla Prima commissione della Sagra congregazione, cui era stato affidato l’esame della questione, non erano affatto rassicuranti ed egli correva il rischio di essere sottoposto a giudizio per eresia, con il corredo di torture e carcere duro che questo avrebbe potuto comportare. Per scongiurare una simile eventualità egli si rivolse direttamente al potente cardinale Roberto Bellarmino,

Concepì l’idea di realizzare una enciclopedia in sette volumi ciascuno dei quali dedicato a una branca del sapere

Il 5 marzo 1616 la congregazione dell’Indice emanò un decreto di condanna di tutti i libri che divulgavano le teorie copernicane considerate eretiche e contrarie alle Sacre Scritture, con una condanna assoluta per il libro del Foscarini: «librum... Pauli Antonii Foscarini Carmelitae omnino prohibendum atque damnandum». Il 12 aprile 1615 intervenne la risposta del Cardinale Roberto Bellarmino, cortese nella forma, ma molto dura nella sostanza. «Primo, dico che V. P. et il Sig.r Galilei facciano prudentemente a contentarsi di parlare ex suppositione e non assolutamente, come io ho sempre creduto che habbia parlato il Copernico. Perché il dire, che supposto che la Terra si muova e il Sole sia fermo si salvano tutte le apparenze meglio che con porre gli eccentrici et epicicli, è benissimo detto, e non ha pericolo nessuno; e questo basta al mathematico: ma volere affermare che realmente il Sole stia nel centro del mondo e solo si rivolti in sé stesso senza correre dall’oriente all’occidente, e che la Terra stia nel 3° cielo e giri con somma velocità intorno al Sole, è cosa molto pericolosa non solo d’irritare i filosofi e theologici scolastici, ma anco di nuocere alla Santa Fede con rendere false le Scritture Sante [...] Secondo, dico che, come lei sa, il Concilio prohibisce le scritture contra il commune consenso de’ Santi Padri; e se la P. V. vorrà leggere non dico solo li Santi Padri, ma li commentarii moderni sopra il Genesi, sopra li Salmi, sopra l’Ecclesiaste, sopra Giosuè, troverà che tutti convengono in esporre ad literam ch’il Sole è nel cielo e gira intorno alla Terra con somma velocità, e che la Terra è lontanissima dal cielo e sta nel centro del mondo, immobile. Consideri hora lei, con la sua prudenza, se la Chiesa possa sopportare che si dia alle Scritture un senso contrario alli Santi Padri et a tutti li espositori greci e latini [...] Terzo, dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel terzo cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non l’intendiamo che dire che sia falso quello che si dimostra. Ma io non crederò che ci sia tal dimostratione, fin che non mi sia mostrata: né è l’istesso dimostrare che supposto ch’il sole stia nel centro e la terra nel cielo, si salvino le apparenze, e dimostrare che in verità il sole stia nel centro e la terra nel cielo; perché la prima dimostratione credo che ci possa essere, ma della seconda ho grandissimo dubbio, et in caso di dubbio non si dee lasciare la Scrittura Santa esposta da’ Santi Padri». A giungo l’editore napoletano Lorenzo Scoriggio venne incarceto a Napoli con l’accusa di aver pubblicato il volume senza l’imprimatur ecclesiastico. Si difese sostenendo che i due volumi pubblicati (il Syntaxis e la Lettera) facevano parte di un unico manoscritto, con un unico imprimatur per l’intera opera. Fu condannato solo a una multa di 100 ducati e la diffida a una maggiore attenzione per il futuro. Paolo Antonio ritornava a Montalto, dove era ancora viva nella memoria la strage dei valdesi del 1561, mentre a Roma si svolgeva il processo del Tribunale dell’Inquisizione. Il 10 giugno 1616 moriva improvvisamente, forse colto da un infarto. Si spegneva così una delle menti più lucide del suo tempo, lasciando una mole impressionate di manoscritti alla biblioteca del suo ordine, che furono dimenticati e dispersi perché la condanna della Inquisizione colpì tutta la sua produzione scientifica e letteraria. La prima edizione del 1615 divenne introvabile e fu riproposta in varie versioni solo nelle edizioni delle opere di Galilei.

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Qui si danza Il “Real ballet” di Bisignano si è esibito al Teatro Garden di Rende

La locandina dell’evento

Quando il balletto è regale nelli di Federica Monta

«Un viaggio, uno sbocciare di colori e sensazioni eteree che avvolgono dolcemente. Lontano dal mondo reale, come un fiore in pieno inverno, un fiore sboccia, accarezzato dal calore umano che vive sempre, e per sempre, in ognuno di noi». Un grande quadro di danza ha preso forma, lo scorso 24 giugno, presso il cinema Garden di Rende, nel saggio di fine anno della scuola “Real ballet” di Bisignano. Quattro i momenti che hanno caratterizzato la rappresentazione: dal repertorio classico - quello incantato di elfi, maghi, bamboline e pierrot - al moderno, al contemporaneo, persino a un numero di zumba coreografato da un team di mamme intraprendenti. Il saggio, dal titolo “In ballet”, ha aperto con l’esibizione del soprano Sonila Kaceli, accompagnata, al piano, da Emanuela Pesce in “Lascia ch’io pianga”, aria tratta dall’opera “Rinaldo”. Parola chiave dei quadri di danza: emozione, quella vissuta, in primis, dai giovani protagonisti che hanno “offerto” a genitori e parenti il prodotto finale di un anno intenso di studi. Giochi di colore in costumi e acconciature, ritmi incalzanti, tecnica, brio e tanta passione: la scuola Real ballet,con sede anche a Taverna di Montalto, al suo settimo anno di vita, non conosce crisi. Merito, senz’altro, dei padroni di casa, Alessandra Ferrari e Renis Kaceli che, grazie all’amore per il proprio mestiere e per i propri allievi, superano ogni ostacolo. La scuola si è avvalsa, negli anni, della collaborazione di professionisti della danza quali Anbeta Toromani, Alessandro Macario, Mauro Astolfi, Steve Lachance, “prestando” anche alcuni allievi vincitori di concorsi nazionali e borse di studio. “Ad hoc” anche i servizi scelti per il saggio finale: dalle foto (Francesco Milito) al video Director (Annalisa Macchione) al sound recordist (Luigi Vircillo). “Per ora sono inverno” ha chiuso il cerchio d’emozioni. E un messaggio importante è stato lanciato per l’occasione: quello di affidarsi al calore umano, l’unico vero sentimento per il quale vale la pena lottare. Oltre che, s’intende, per i propri sogni.

Parola chiave dei quadri di danza: emozione, quella vissuta, dai giovani protagonisti che hanno “offerto” a genitori e parenti il prodotto finale di un anno intenso di studi

La scuola e i suoi riconoscimenti Nonostante il periodo che il Paese attraversa sia piuttosto complesso, Alessandra e Renis continuano a credere nelle proprie passioni. Faticano, ma questo, si sa, è il prezzo da pagare quando si ha una grande responsabilità. La Scuola di danza Real ballet nasce nell’ottobre del 2006. In questi anni la Scuola ha saputo farsi strada nel proprio territorio e farsi apprezzare. I suoi fondatori, Alessandra Ferraro e Renis Kaceli, hanno sempre puntato a trasmettere ai propri allievi la loro esperienza infondendo oltre la mera tecnica della danza soprattutto anche l’amore per quest’arte e dando la possibilità di avere esperienza anche con grandi professionisti del campo, seguendo diversi stage in sede e fuori sede con i maestri come: Anbeta Toromani, Alessandro Macario, Marco Pierin, Mauro Astolfi, Steve Lachance, Emanuela Tagliavia e molti altri. Tra i vari riconoscimenti ottenuti: 2° posto - Primo Concorso “Città di Cosenza” - Marzo 2010 Categoria Gruppi Seniores Modern 1°-2°-3° posto - Categoria Gruppi Classico Moderno Contemporaneo - Concorso Nazionale Coreografico di Danza Cs - Aprile 2010 1°e 2° posto - Categoria Gruppi Seniores Contemporaneo e Modern - III Concorso Internazionale di Danza “Leoncavallodancefestival” Montalto Uffugo (Cs) - Maggio 2010 1° posto - Categoria Gruppi Seniores Contemporaneo e Gruppi Seniores Modern - II Concorso Nazionale “Città di Cosenza” Teatro Morelli - Marzo 2011 Maggio 2012 2° posto - Categoria Baby Modern - Concorso “Città di Cosenza” 1° posto - Concorso AJD Alto Jonio Dance - Villapiana (Cs) nelle categorie Gruppi seniores contemporaneo con le coreografie “7 fingers...on me” e “Intreccio” e con la categoria solista seniores Contemporaneo con Marco Belsito. Marco Belsito vince il Concorso Fantamici 2013 e si guadagno un giorno nella scuola di “Amici di Maria de Filippi”. La scuola impartisce lezioni di: Danza classica-accademica, Danza di carattere, Repertorio classico, Pas de deux, Punte, Danza moderna, Danza contemporanea, Hip-hop-Break, Balli di gruppo-Danze caraibiche, Aerobica, Zumba fitness, Ginnastica correttiva, Ginnastica dolce e Pilates e Pilates per ballerini.


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Prima edizione del “Premio Tiriolo” Le vicende della gente e del quotidiano sentire protagoniste della manifestazione

La microstoria passa da Tiriolo

Un successo: si può sintetizzare così la serata conclusiva della prima edizione del premio letterario “Città di Tiriolo” organizzato dalla amministrazione comunale del paese in provincia di Catanzaro, con la collaborazione dell’associazione “Teura”, rappresentata da Antonio Montuoro, dell’Accademia dei Bronzi, diretta da Vincenzo Ursini, e della Pro loco, presieduta da Caterina Puccio. Dopo i saluti del sindaco Giuseppe Lucente che ha illustrato le motivazioni che hanno indotto l’amministrazione comunale a istituire un premio specifico destinato ad opere inedite di storia locale, dell’assessore alla cultura e pubblica istruzione, Angelo Colacino che si è soffermato sulle iniziative già attuate e su quelle che l’amministrazione metterà in campo nei prossimi mesi, di Antonio Montuoro che ha posto l’accento sul cosiddetto “modello Tiriolo”, «una sinergia di associazioni e idee - ha sottolineato - che, a prescindere dall’appartenenza, intendono scendere in campo per far sì che Tiriolo diventi punto di riferimento per tutta la cultura del territorio e della provincia», la serata è proseguita con l’intervento di Amalia Grande che, a nome di tutta la giuria (Giuseppe Lucente, Amalia Grande, Vincenzo Ursini, Antonio Montuoro, Caterina Puccio, Domenico Colacino) ha illustrato le varie fasi della selezione attraverso le quali si è pervenuti alla definizione della classifica di merito. Particolare attenzione è stata posta anche alla sezione destinata agli studenti delle scuole cittadine che, sotto le direttive del referente Giuseppe Cugnetto, hanno partecipato con grande entusiasmo all’iniziativa, elaborando tre lavori di gruppo. L’opera di Giuseppe Guzzo, a cui era dedicata una specifica sezione del premio, è stata ricordata dal figlio Luigi e da Antonio Fazio. Nel corso della manifestazione, Amalia Rocca al pianoforte, e Giuseppe Mazza al clarinetto hanno proposto alcuni brani di Piazzolla, Morricone. Rondò Veneziano, Harold Arlen, Koel De Wolf e Beatles, mentre Irene Paonessa ha letto le motivazioni di ciascun premiato.

Il sindaco consegna il premio ad Angilletti Sopra, la giuria Sotto, il pubblico

Il primo premio (targa del maestro orafo Michele Affidato e pubblicazione gratuita dell’opera a cura delle Edizioni Ursini) è stato assegnato allo scrittore Marco Angilletti di Cropani Marina, per l’opera “Al di là dei fuochi, le emozioni di guerra di nonno Peppe”. «Il lavoro di Angilletti - ha sottolineato la giuria - è una sintesi convincente di storia e di sentimenti, scaturita quasi dal bisogno dell’uomo di eternare e di eternarsi; diventa rifugio intimo e sofferto dove la Storia dei libri, quella con la “S” maiuscola, si intreccia in maniera indissolubile con la storia della gente, dei luoghi e del quotidiano sentire». Ai posti di onore, sono stati classificati, ex-aequo: Antonella Chiaravalloti, Cesare Mulè, Vincenzo Schiavello e Vincenzo Villella. Il premio intitolato alla memoria di Giuseppe Guzzo, è stato invece assegnato a Giuseppina Cristofaro di Girifalco per l’opera “Epilessia e criminalità: Misdea e Musolino”, mentre i due premi speciali messi in palio dall’associazione “Teura” e dall’”Accademia dei Bronzi” sono stati assegnati, rispettivamente a Michela Scalise e Maddalena Barbieri. La prima è stata premiata per l’opera “I Baccanali a Roma (186 a.C.). Il Senatus Consultum de Bacchanalibus” e la seconda per “’U cumparaticu, i ciangiulini tra ‘u faticara e... ‘u spuriara a San Vito sullo Jonio”. Attestati di merito sono invece stati attribuiti a Vittorio Bonacci, Fiorella Cannatà, Giulietta Comito / Alfred Niedermann, Francesca Manoiero, Marco Gioacchino Mellace e Pierluigi Nicoletti. Il premio per la migliore ricerca scolastica, ritirato dalla dirigente Rita Paone, è stato infine assegnato ex-aequo alle classi 1ª e 2ª, sezione A, e 2ª sezione B, dell’Istituto comprensivo “Vincenzo De Filippis”. È stata, insomma, una serata di vera cultura nel corso della quale, attraverso i vari interventi effettuati dagli autori premiati, la microstoria dei nostri paesi è diventata protagonista assoluta: punto di partenza per conoscere a fondo il nostro passato e porre le basi per un futuro migliore.

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Questioni di bancarelle La Cicas fiduciosa sulla risoluzione delle questioni sul micro commercio a Catanzaro

Ambulanti non per caso

A Rende la legge sostenuta dal M5s

Musica e legalità pro-Lazzati A Rende “L’onestà andrà di moda”. È l’auspicio del Movimento 5 stelle Cosenza che ha organizzato il primo evento pubblico a sostegno della legge Lazzati, “Musica e legalità”. Il 29 giugno dalle ore 18 a piazza Matteotti a Commenda di Rende, avrà luogo “l’evento in moVimento” per eccellenza, che vedrà la partecipazione di otto gruppi musicali, del presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione, il giudice Romano De Grazia e di tanti meetup della provincia e non solo. Sul palco si alterneranno i Sabatum quartet, i Marvanza, i Mujina Crew, i Macadam, Antonello Anzani, Comma, Trafficanti d’Armonia e gli Invece. Tra un concerto e l’altro ci sarà spazio per gli interventi sul tema della legalità e per dire no alla mafia, ad ogni tipo mafia e di cultura mafiosa perché la mafia nasce e prolifera dove c’è silenzio di omertà e dove la paura soccombe alla prepotenza. Ecco perché il M5S scende in piazza, per bucare il silenzio e per urlare che qualcosa si può e deve fare perché nessuno sia lasciato solo nella paura dinanzi all’arroganza mafiosa. Sulla legalità si parte dal presupposto che non ci sono misure buone o cattive se limitano l’infiltrazione mafiosa. Ma l’occasione sarà buona anche per trattare le altre “stelle” tanto care al MoVimento e le proposte fin’ora portate avanti in regione: piano regionale rifiuti, zero privilegi, turismo paesaggistico culturale, connettività pubblica gratuita, tematiche di emergenza ambientale nei territori.

Avviata ricerca in Calabria

Come percepisci l’Unione europea?

La vicenda delle fiere, ancora non previste dal regolamento comunale di Catanzaro sulle vendite nelle aree pubbliche, ha suscitato in città, tra gli operatori ma non solo, accorate discussioni e determinato conflitti di ordine microeconomico ed etico-sociale. La Cicas è sempre stata sensibile e vicina ai problemi degli ambulanti, degli artigiani e dei commercianti; e lo è particolarmente adesso, in un momento di grave crisi economica e finanziaria su tutto il territorio nazionale. Oggi la sopravvivenza delle imprese, e in particolare, delle piccole, anche a carattere unifamiliare, è prioritaria. Ecco perché il presidente della Cicas, Giorgio Ventura, è vicino a tutti i suoi dirigenti che giornalmente si impegnano per la sopravvivenza delle microimprese e, oggi, in particolare, al coordinatore Unva (Unione nazionale venditori ambulanti) Cicas Catanzaro, Giovanni Costa, che in questa difficile battaglia, con soddisfazione di tutte le parti, ha ritrovato nel rispetto dei ruoli istituzionali, nel dialogo e nella disposizione all’ascolto da parte del sindaco Abramo e dell’assessore Merante, il giusto percorso del confronto in ordine alla rimodulazione dei regolamenti per la disciplina del commercio su aree pubbliche, essendo quelli vigenti ormai obsoleti. La Cicas è, oggi e finalmente, nelle condizioni di dichiarare che la strada per la risoluzione delle varie questioni legate al micro commercio sta procedendo con soddisfazione condivisa dalla amministrazione e dalle categorie.

La vicenda delle fiere, ancora non previste dal regolamento comunale sulle vendite nelle aree pubbliche ha suscitato accorate discussioni

L'associazione “Obiettivo Calabria Europa”, in collaborazione con l'amministrazione provinciale di Cosenza, continua nella sua missione di diffusione e promozione delle politiche comunitarie in terra calabra. Proprio in questi giorni, infatti, sono stati somministrati i primi questionari dal titolo "Diritti, istituzioni e cittadinanza europea". L'intento è quello di rendere protagonista la più ampia cerchia possibile della popolazione e, grazie a dieci domande, comprendere cosa i calabresi pensano dell'Europa e cosa vorrebbero ancora conoscere anche in vista delle prossime elezioni europee. Un'ulteriore iniziativa, questa, che si colloca all'interno delle celebrazioni che vedono il 2013 quale Anno europeo dei cittadini. Sulla scia degli intenti perseguiti dalla Commissione europea, “Obiettivo Calabria Europa” continua a sensibilizzare, informare e stimolare il dibattito venti anni dopo l'introduzione del concetto di cittadinanza europea.


sabato 29 giugno 2013

Pennelli ispirati Carmen Ignoto e Francesca Perina hanno esposto “Luce e movimento” della città dello Stretto

Reggio, musa d’arte pittorica La presidente di Proiezione Calabria, architetto/pittrice Carmen Ignoto di Cosenza con Francesca Perina di Reggio Calabria ha esposto fino al 28 giugno a Palazzo Foti Provincia di Reggio Calabria con la mostra di pittura “Luce e movimento a Reggio Calabria e dintorni”. Carmen Ignoto è di Cosenza, ha 43 anni, diplomata al liceo artistico e laureata a Reggio Calabria in Architettura e a Firenze in Restauro, all’Opificio delle pietre dure. Architetto edile, per motivi di lavoro viaggia tra Roma, Reggio e Cosenza. Esperto tecnico/artistico Regione Calabria, ha terminato da pochi giorni progetti artistici nella scuola De Amicis-Bolani, coinvolgendo i bambini dell’infanzia nel disegno colorato, nella manipolazione con l’argilla con mostre finali dei lavori. Laureata a Reggio Calabria in architettura, dopo 20 anni ritorna con una personale. Era in passato la mascotte di Artisti d’Italia, associazione di pittori e poeti. Dice: «Ho voluto questa mostra, insieme alla mia amica Francesca Perina, mettendo in evidenza le caratteristiche della città di Reggio tra mare, barche e piante secolari ed emergenze architettoniche, con la “luce e il movimento” di una città che da sempre è città generosa e aperta a tutti, la mia seconda città. Dedico questa mostra, di cuore, a tutti i reggini, persone generose e socievoli; Reggio Calabria è una città che merita il fiorire e l’emergere come tutte le città di mare. L’arte e il turismo possono aiutare molto e noi artisti vogliamo rendere un omaggio con la mostra, che sia un invito a tutti con una “luce” di speranza per il miglioramento». Carmen Ignoto è la presidente di “Proiezione Calabria” che è associazione che nasce con lo scopo di valorizzare la Calabria in tutte le sue forme di cultura, arte, spettacolo, turismo e valorizzare il territorio tramite l’arte e l’artigianato, con qualsiasi forma che possa portare la Calabria ad una visione nazionale ed europea. È un’associazione formata da architetti, ingegneri, conservatori beni culturali; formata da pittori e scultori

La presidente di “Proiezione Calabria” rende omaggio alla città con la sua mosstra

laureati in Accademia delle Belle arti e da pittori laureandi; e da artigiani. La presidente si occupa di eventi e spettacoli, organizza estemporanee di pittura; di bodypainting (pittura sul corpo) nelle piazze e discoteche; presidente di giuria nella gara dei presepi a Lappano per due anni; ha esposto in Canada e Germania, in Calabria a Catanzaro; a Reggio Calabria e a Cosenza negli anni passati. Ha vinto vari premi e partecipato ad eventi come Premio Oscar a Mauro Fiore fotografo del film Avatar a Marzi con premiazione al fotografo, sul palco, con il sindaco di Marzi e il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti; ha partecipato in “Eccellenze cosentine” periodo estivo 2012 a cura dell’assessore Mario Caligiuri, assessore alla cultura Provincia di Cosenza; ha partecipato in mostra alla Provincia e nel progetto Arti visive, a cura dell’assessore Maria Francesca Corigliano. Il 29 dicembre 2012 la presidente dell’associazione ha vinto “Premio Hermes” come associazione artistico/culturale in Calabria, evento realizzato al Museo del Presente a Rende, con premiazione a cura di Sandro Principe. Collabora con il Mibac nei restauri architettonici e in restauri conservativi, di soffitti e statue, nella regione Lazio; ha organizzato la Notte dei musei e degli artisti con la Soprintendenza nel 2011. Le sue opere dipinte partecipano alle gallerie di Francoforte, molte sue opere si trovano anche in Argentina. Dipinge a olio e a tempera; si occupa di vetrofusione; è uscita su varie riviste d’arte con varie critiche. Carmen Ignoto e Francesca Perina parteciperanno a luglio in mostra espositiva a Cosenza centro storico, a cura dell’organizzazione della stessa, nel chiostro di S. Domenico, con la partecipazione del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Francesca Perina è originaria di Catania, ma vive ormai da anni a Reggio Calabria, che è stata la città ispiratrice dei suoi tramonti. Inizia molto presto a dipingere, seguita da vari maestri e continua a sviluppare il suo pensiero artistico. Dipinge a olio, ad acquerello, tempera e acrilico; la sua pittura è intrisa di luci e i colori creano forme e volumi. Ha partecipato a varie collettive a Scilla, Paola; Scaletta Zanclea; Cannitello; Messina; Taormina; Modena; nel 2011 ha partecipato alla sua personale “Quando il colore diventa poesia” Palazzo Foti, Provincia di Reggio Calabria.

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sabato 29 giugno 2013

Eccellenze musicali Il Banco del mutuo soccorso arricchisce il cartellone di Armoniedartefestival

Contaminazioni d’arte

Un nuovo straordinario appuntamento arricchisce il cartellone di Armoniedartefestival: il 10 agosto nello splendido scenario del Parco Scolacium a roccelletta di Borgia (Cz), si terrà infatti il concerto del Banco del mutuo soccorso, uno dei nomi tutelari del rock progressive italiano, che l’anno scorso ha festeggiato i quarant’anni di eccelsa attività. Il progetto musicale confluito sotto la denominazione di Banco del mutuo soccorso resta uno dei più significativi esempi di contaminazione artistica: insieme alla Premiata Forneria Marconi, gli Area e Le Orme con un pubblico di fedelissimi sparso in ogni dove, il Banco rappresenta un sinonimo di eccellenza. E il 2013 vede il Banco rilanciarsi con nuovi lavori di rilevante importanza artistica ed in particolare il progetto “Imago mundi” - realizzato con Franco Battiato - e corredato da un videoclip in collaborazione con Greenpeace e la rimasterizzazione di “Darwin!”, l’originale datato 1972, con nuovo diverso e particolare missaggio. Sia il live (+ inedito) che il Remaster di “Darwin!”, insieme alle foto storiche degli Anni ‘70 della band, sono stati appena raccolti in un unico cofanetto, in versione cd e in versione vinile, per un progetto assolutamente nuovo che parla di “Evoluzione” (Darwin!) ed “INvoluzione” (Imago mundi) presentato a Roma il 30 maggio 2013. Il concerto del Banco del mutuo soccorso rappresenta da sempre un evento culturale prezioso che riunisce ogni volta almeno due generazioni, riuscendo a restituire intatte le grandi emozioni che solo la vera musica può dare: insieme a quanti hanno vissuto direttamente gli inizi del gruppo, oggi, come già detto, sono sempre più numerosi i giovanissimi che scoprono con entusiasmo una storia musicale diversa e affascinante, perfettamente in linea con le scelte di alto profilo sottoscritte da Armoniedartefestival nella volontà del suo direttore artistico Chiara Giordano. Nel frattempo si è ufficialmente aperta la prevendita per tutti gli eventi del cartellone 2013 che avrà il suo debutto il 13 luglio con la rappresentazione di Rousseau e la serva padrona, opera buffa di Giovanni Maria Pergolesi integralmente eseguita , simbolo della querelle opera francese - opera italiana, snodo fondamentale nella storia della musica e rappresentativa di alcuni principi cardine dell’illuminismo e della rivoluzione francese. Una produzione del festival in prima assoluta e che porta ulteriore merito ad Armoniedartefestival, visto il momento di generale di crisi che può essere stemperato anche grazie ad operazioni culturali di questo calibro. Insieme agli Armonici ensamble sul palco Vito Cesaro, Enrica Mari, Marco Utezeri esperti protagonisti del genere buffo. Una particolarità: l’opera lirica sarà preceduta da una pièce teatrale scritta appositamente per l’occasione da Dora Liguori che avrà come interpreti i popolari attori Vanessa Gravina (Madame Pompadour) ed Edoardo Siravo (Rousseau). Regia agli esterni e coordinamento a firma del grande attore e regista Giancarlo Zanetti. La serata di per sè molto stimolante, vede anche la partecipazione del Centro danza Maison d’Art diretto da Francesco Piro, si concluderà con un ulteriore intervento storico-poetico allo scoccare della mezzanotte del 14 luglio, anniversario appunto della rivoluzione francese. Armoniedartefestival è capofila del network tematico Musica&muse, uno dei sei grandi eventi che fa parte del cartellone unico “Calabria terra di festival”, finanziato grazie ai fondi Por e sostenuto dall’assessorato alla Cultura della Regione Calabria, soggetto ente attuatore il Comune di Borgia, partner istituzionale il Mibac, i Comuni di Catanzaro, Stalettì, Montauro e Soverato, patrocinato dalla provincia di Catanzaro e sostenuto, tra gli altri, dalla Camera di Commercio di Catanzaro. Tutte le altre info su www.armoniedarte.com

Scenario per il concerto del 10 agosto sarà il Parco Scolacium di Roccelletta di Borgia

Inaugurate “City of women” e “Suggestivism”

A Cosenza c’è un’arte in progress

Doppia inaugurazione, nella Galleria d’arte provinciale Santa Chiara (Salita Liceo, centro storico Cosenza), presente l’assessore alla Cultura Maria Francesca Corigliano, per la V edizione del Festival d’arte pop surrealista “The Urban superstar show”, nell’ambito della seconda edizione della rassegna Art in progress promossa nel quadro del Por Fesr Calabria 2007/13 dalla Provincia di Cosenza, in partenariato con la Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici della Calabria e il Comune di Marano Principato, in collaborazione con il Conservatorio "S. Giacomantonio" di Cosenza, il Parco nazionale della Sila e l’Agenzia di mobilità transnazionale Euroform Rfs. Due le mostre aperte alla visione fino al 19 luglio. La prima è “City of women” che, partendo dal lavoro di Andrea Pazienza per il film di Fellini La città delle donne, approda ad una nuova immagine di donna, figlia della cultura pop e underground e fa di Cosenza, appunto, la nuova Città delle donne. La seconda mostra, “Suggestivism - The new horizon”, curata da Nathan Spoor, racconta attraverso 32 firme della giovanissima arte contemporanea i nuovi traguardi della corrente pop surrealista. Ad accompagnare l’evento, in serata, presso il chiostro di Santa Chiara, la video performance Canzoni Invisibili, liberamente ispirata ai titoli di dieci opere di Italo Calvino e nata dalla collaborazione di Lagash, bassista dei Marlene Kuntz, e Sinatti, video artist multimediale. Gli eventi sono realizzati con la partnership di Moleskine e Letterature festival internazionale di Roma. Nel Museo dei Brettii e degli Enotri è stata inaugurata “Arte&vita, ovvero una vita vissuta ad arte”, mostra, curata da Dores Sacquegna, che segue l’ambizioso intento di ricercare e perseguire l’arte in ogni sua forma, nella vita comune, negli spazi conosciuti e negli episodi della quotidianità. Prendendo spunto dalle seconde avanguardie artistiche, e cercando di immettere e coinvolgere codici semiotici e segni diversi tra loro come la gestualità e il linguaggio, l’esposizione vuole creare un ponte virtuale tra l’America degli Anni ‘40 e lo spazio contemporaneo cosentino. Fra un’arte appena passata ed un’arte in divenire strettamente connessa alla vita. L’interazione con il pubblico e l’apertura verso altre rappresentazioni artistiche e il dialogo costante tra le opere e lo spazio che le circonda, rendono questa mostra unica nel suo genere. Espongono: Ugo Nespolo, Vito Acconci, Xiao Lu, Living Theatre, Maria Luisa Imperiali, Astolfo Funes, Matteo Basilé, Giovanni Albanese, performance live di Massimiliano Manieri. L’apertura della mostra sarà accompagnata dalla performance musicale I sogni di Fellini, con letture di Francesca Beggio. A seguire Cage on air - Arte sonora negli spazi urbani, performance di Minia.


sabato 29 giugno 2013

Spettacolo e beneficenza “Sister act” inscenata dalla Compagnia delle Alghe per l’acquisto di un mezzo di trasporto

Una sorella per un’ambulanza

Momenti dello spettacolo Sotto, scatti dal “dietro le quinte”

di Lucia De Cicco

Terzo e ultimo atto di “Sister act” per la stagione della Compagnia delle Alghe di Cerisano, di Massimiliano Pellegrino. Anche in quest’edizione, del 22 giugno, al suo terzo spettacolo, presso il Teatro Morelli di Cosenza e questa volta con un ospite di onore nascosta nel pubblico, Lena Biolcati e sua figlia Silvia Di Stefano, che in finale di serata si è esibita in un duetto canoro con uno degli attori del musical,lasciando un positivo segno di approvazione da parte del pubblico. Il musical, che lascia il testimone a “Bella e la Bestia”, progetto ancora in fase teorica, i cui attori Simona Ricchio e Andrea Cosentino hanno preso parte al musical, si conclude in un grande registro di presenze a teatro quasi esaurito. Dalle parole di Massimiliano Pellegrino, quest’opera, che è iniziata nel 2009 a scopo raccolta fondi per l’associazione Aismi, l’elefantino blu della solidarietà, ha alla base lo scopo di comprare un mezzo, una autombulanza per i disabili o per gli anziani che ne faranno richiesta per il trasporto verso i servizi di cura per lunghi e brevi percorsi. “Sister act” è ripreso dal film musicale con l’attrice brillante, Whoopi Goldberg, ed è la storia di una donna cantante di night club, che essendo testimone di un omicidio, è costretta a scappare rifugiandosi in un convento di suore per non essere assassinata dal proprietario del night, che si è macchiato del terribile omicidio. Qui porta lo scompiglio tra le giovanissime novizie, insegnando loro a cantare in un nuovo modo, più brillante ed esse sono allo scuro della sua vera identità, che conosce solo la madre superiora e che non è per nulla felice del pericolo cui l’espone il nascondere una testimone chiave di un efferato assassinio. Le cose alla fine si risolvono per il meglio e con l’esibizione, di fantastoria, davanti a Papa Paolo VI, in un gospel sfrenato. Gli attori che sono quasi tutti di Cerisano ci hanno ospitato durante lo spettacolo dietro le quinte da cui abbiamo potuto osservare il pubblico in sala, divertito e i vari cambi di abiti e di scena, tra una bibita e qualche patatina mangiata al volo. Tra gli attori un piccolissimo bambino di soli 8 anni, Antonio Marino, che segue la compagnia, fin dal primo musical, per la raccolta fondi, che è stato il Pinocchio di Collodi. Loredana Nucaro è la regista del musical e da lei ci provengono le importanti indicazioni riguardo al musical e la Compagnia delle Alghe di supporto all’Aismi onlus. «La Compagnia delle alghe si fa carico di sostenere la mission dell’Aismi e ogni spettacolo avrà un budget di beneficienza da destinare agli obiettivi della mission». Lei nel musical non è solo la regista, ma anche una delle protagoniste principali: «Sì, vero, sono suor Patrizia, una suora estrosa e folle, quella che vuole sempre giocare, amante della musica, si muove sempre volentieri, prendendo a cuore le vicende della protagonista Deloris». A che punto è l’acquisto del mezzo per le persone che non deambulano? «Siamo a buon punto entro quest’anno saremo in grado di acquistare il mezzo e operativi in tutto con le nostre attività di volontariato, a partire dall’assistenza agli anziani, alla persona, che con disabilità, ha difficoltà a muoversi autonomamente». La sede della Compagna delle Alghe, che è a Cerisano, nel Cosentino, ha nel suo direttivo dieci persone, ma che costituiscono un gruppo ben consolidato in un forte legame di amicizia, il valore assoluto che li lega e fortifica.

Al Teatro Morelli di Cosenza si chiude l’ultimo atto prima di cedere il passo a “Bella e la Bestia” Ospiti d’eccezione Lena Biolcati e Silvia Di Stefano

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Quanto basta ...nella vita e della vita. L’uso corretto del minerale per vivere meglio in salute e in morale Convegno lanciato dal Soroptimist club di Cosenza

Basta un poco di sale... Interessanti il percorso storico illustrato dal dottor Barone e il profilo culturale, aspetto trattato dallo scrittore Coriolano Martirano con un excursus lungo i secoli

Il tavolo dei relatori Al centro, l’intervento di Coriolano Martirano

L’importanza del corretto consumo del sale, le dannose modalità di assunzione, le patologie conseguenti al suo abuso: se ne è parlato nel corso del convegno “Il sale... nella vita e della vita” organizzato presso l’Ordine dei Medici dal Soroptimist international club di Cosenza, in collaborazione con l’Ammi (Associazione mogli medici) sezione di Cosenza, lo scorso giovedì. Lo spunto è partito dalla campagna di educazione alimentare “Sale quanto basta” lanciata dal Soroptimist international in occasione della settimana internazionale per la riduzione dell’uso del sale, celebrata dall’11 al 17 marzo scorsi, condensata in un video che è stato proiettato in apertura dei lavori e un opuscolo informativo distribuito al pubblico presente, realizzato dal club di Cosenza. I lavori, aperti dai saluti della presidente dell’Ammi di Cosenza, Tiziana Serra Caruso, e del Soroptimist Anita Frugiuele, hanno visto come prima relazione quella di Giampaolo Barone, medico internista presso la divisione “Cosco” dell’ospedale civile cosentino dell’Annunziata, che ha illustrato le problematiche e i rischi di un uso eccessivo di sale, di cui se ne dovrebbero assumere non più di 5 grammi al giorno. Interessante il percorso storico illustrato dal dottor Barone, relativo al sale lungo la storia dell’umanità, con una dettagliata descrizione anche delle risorse locali, delle miniere calabresi e delle modalità di estrazione, attraverso immagini e fotografie anche d’epoca. Barone ha poi presentato una ricerca condotta nel suo reparto e riferita al pane che si vende in città, da cui è emerso il contenuto sempre significativo di sodio in ogni pagnotta che si porta in tavola. Il nutrizionista Vincenzo Capilupi, specialista in Scienze dell’alimentazione a indirizzo dietetico e consigliere nazionale Sias, ha poi fornito chiare indicazioni sulla presenza di sale nei cibi, specie quelli precotti o confezionati, nonché in numerose bevande di uso quotidiano, con importanti consigli su come evitare inconsapevoli e dannosi eccessi e come sostituire il sodio con aromi, spezie, sapori alternativi che esaltano il gusto senza nuocere. Ma il convegno ha guardato anche al sale sotto un profilo culturale, aspetto che è stato trattato dallo scrittore Coriolano Martirano con un excursus storico lungo i secoli. Due enormi pietre di sale poste alle estremità del tavolo dei relatori, a sormontare due composizioni floreali realizzate anche con i cosiddetti “fiori di sale”, che sono una sorta di piccole roselline fresche di un bianco candido, sottolineavano il tema della giornata al pubblico, cui è stato anche fatto dono di un sacchettino contenente una pietra di sale di miniera, in senso beneaugurale.


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Sport per divertirsi Tredici combattimenti nel centro commerciale “Annunziata” targati Shanti e Amaranto boxe

Botte da boxe nella notte di Lamezia

Gli atleti della Shanti e dell’Amaranto Qui a lato il campione Filippo Corello

Da tutto il mondo per l’European course racing

Gizzeria, l’ombelico del kitesurf Fervono incessanti i preparativi per un’altra grande serata di pugilato in programma domenica 30 giugno con inizio alle ore 20,00 presso il centro commerciale “Annunziata” di Vibo Valentia. La società Shanti Vibo di Aldo Facciolo in collaborazione con l’Amaranto boxe del presidente Franco Pirrera e con l’immancabile e preziosissima opera del promoter e direttore sportivo dell’Amaranto boxe Carmelo Regolo, dopo il brillante successo ottenuto l’anno scorso a Vibo Valentia, si replica il 30 giugno con una serata dove sono previsti ben 13 combattimenti. Per l’Amaranto boxe - guidati all’angolo dal Maestro Peppe Fedele, coadiuvato dai tecnici Salvatore Pace e Giancarlo Cannizzaro - saliranno sul ring Rocco Calabrò kg 125, Angelo Trimboli 118 kg, Antonino Vazzana 75 kg, Mario Argento 69 kg, Stanislav Bragutsa 64 kg, Santi Urso 64 kg, Francesco Arena 60 kg, Simone Fazzello 60 kg, Giuseppe Osnato 48 kg. nonché i pupilli locali vibonesi, Lorenzo Sisinni 91 kg. e l’imbattuto Filippo Corello 75 kg. curati nella preparazione dal tecnico Aldo Facciolo. Per la Calabria oltre agli atleti della Shanti Vibo e dell’Amaranto boxe prenderanno parte alla manifestazione l’a.s. Reggio Calabria boxe, l’Eagles Catanzaro, la pugilistica Cariatese, la Kroton boxe ed il Catanzaro boxing club. A giorni saranno resi noti tutti gli accoppiamenti. Una manifestazione alla quale è consigliato di non mancare, poiché oltre alla boxe ci saranno altre spettacolari esibizioni. Un altro grande evento targato Shanti Vibo, Alessandro Aversano, Amaranto boxe e Carmelo Regolo (promoter di eventi pugilistici e tanto altro).

Sul ring punta di diamante l’imbattuto Filippo Corello

Se il buongiorno si vede dal mattino... si preannuncia veramente come uno spettacolo mondiale l’European course racing championship di kitesurf che si svolgerà dal 24 al 28 luglio prossimi a Gizzeria. Ben 118 atleti provenienti, appunto, da tutto il mondo. La pattuglia più numerosa è quella italiana, con 19 kiters iscritti. Ma tutti gli altri Paesi sono numericamente ben rappresentati: alla partenza ci saranno dodici tedeschi, undici polacchi, nove francesi, otto russi ed altrettanti spagnoli; iscritti anche atleti di Brasile (5), Inghilterra (4), Portogallo (4), Austria, Olanda, Bulgaria, Croatia, Nuova Zelanda, Lituania, Norvegia, Svizzera, Danimarca, Finlandia, Slovenia, Irlanda, Uruguay; e, poi, giungeranno in Calabria anche kiters da Stati Uniti, Canada, Colombia e, addirittura, dall’altra parte del globo, dall’Australia, a venire saranno in tre. 93 sono gli uomini, 25 le donne. Un successo annunciato, l’appuntamento di Gizzeria, per il kitesurf (una tavola da surf trascinata da un aquilone), una disciplina sportiva giovane, è nata nel 1999, che riesce a catturare un sempre maggiore numero di appassionati e praticanti, in Italia così come in Calabria. Un campionato europeo che torna in uno degli spot più ricercati d’Europa e, certamente, il più apprezzato dai kiters italiani che qui giungono anche nei mesi invernali per allenarsi. L’European course racing championship non sarà soltanto un evento sportivo: le cinque giornate di gare saranno arricchite da momenti di spettacolo e di altri sport. In scena andranno le esibizioni degli atleti “Red Bull”, tornei nazionali di street basket e di beach volley, spettacoli internazionali di musica e danza, e anche la presenza dell’emittente radiofonica nazionale “Radio Deejay”, con alcuni dei suoi più famosi speaker.


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Buon tempo per la vigna del Signore Convegno diocesano sull’identità ecclesiale conclusosi a Castrovillari Forti le parole del vescovo di Cassano, Nunzio Galantino

La Chiesa impari ad osare Facendo proprio e rilanciando il pensiero di Papa Francesco, il vescovo della diocesi di Cassano all’Jonio, monsignor Nunzio Galantino, ha concluso il convegno sui temi dell’identità della comunità ecclesiale, del ministero del presbitero nella comunità cristiana e della missione del laicato, svoltosi nella chiesa di San Girolamo a Castrovillari. All’appuntamento, snodatosi in tre giornate, hanno preso parte, per ciascuna sessione, circa 500 persone tra sacerdoti, operatori pastorali e laici. Giovedì i lavori erano iniziati con la relazione di don Emilio Salvatore, biblista e docente presso la Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale, chiamato ad occuparsi di ministerialità e corresponsabilità quali elementi essenziali per la costruzione della comunità cristiana. Venerdì, invece, spazio a don Antonio Mastantuono, parroco della diocesi di Termoli-Larino, egli pure docente presso la Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale, autore di una riflessione sull’azione pastorale e sulla figura del sacerdote nella società contemporanea. Con lui Michele Illiceto, docente di filosofia presso alla Pontificia Facoltà pugliese, soffermatosi sulla soggettività del laico nella comunità cristiana, sulla sua collocazione all’interno della ecclesiologia di comunione, sulle sue responsabilità all’interno del mondo. Sabato, infine, la chiusura, con la suddivisione dei partecipanti in dodici laboratori nell’ambito dei quali laici, operatori pastorali, sacerdoti, religiosi e religiose hanno avuto modo di confrontarsi sulle problematicità e sulle ricchezze della chiesa locale. In coda, le conclusioni, affidate a monsignor Galantino. Il presule ha invitato la Chiesa cassanese a «non lasciarsi prendere dallo sconforto dinanzi alle sfide che la cultura contemporanea porta alla fede», dicendosi colpito dalle «attese dei laici nei confronti dei laici» e da quelle «dei laici nei confronti dei presbiteri». E con lo sguardo rivolto al futuro, ha sollecitato i preti in particolare a «tenere in gran conto le belle energie laicali presenti nella nostra Chiesa», mentre a tutti ha chiesto di «aprire occhi e cuore per riconoscere i ministeri e i carismi presenti nelle singole realtà. Non riconoscerle, valorizzarle solo in parte o addirittura ostacolarle è un peccato contro lo Spirito di Dio».

La comunità sappia coltivare una «spiritualità forte, non bigotta e non devozionale»


sabato 29 giugno 2013

Buon tempo per la vigna del Signore

Monsignor Galantino e xxx Maurello durante i lavori del convegno Sotto, don Pino Puglisi

Proprio a Castrovillari una nuova parrocchia sarà intitolata a don Pino Puglisi vittima di mafia

Osare di più è stato il monito riferito poi all’esperienza spirituale: al riguardo, monsignor Galantino ha spronato a coltivare una «spiritualità forte, non bigotta e non devozionale», legata ad esperienze «forti della formazione come la lectio divina, i sacramenti e la direzione spirituale». Prima di congedarsi, il pastore della Chiesa cassanese ha parlato di un «orizzonte unico» al quale guardare tutti insieme: «Rendere bella la nostra Chiesa diocesana, fatta di voi, pietre vive. Per questo serve abbandonare una visione egocentrica e autoreferenziale e guardare di più ai poveri non come destinatari della nostra attenzione caritatevole, ma come soggetti che ci interpellano». Ha quindi esortato a «passare da una Chiesa impegnata a cercare ossessivamente i destinatari del messaggio ad una che si sente destinataria di una storia abitata da soggetti che, per scelta o per necessità, spingono verso un radicale cambiamento, fatto di semplificazione». Ha inoltre richiamato il bisogno a «lasciar fare a gente inedita, non omologata, non appiattita». A dare più spazio, più ascolto a queste persone che «con l’aiuto dello Spirito di Dio, contribuiranno sicuramente a disegnare il volto di una Chiesa nella quale si vive con ministerialità e correponsabilità». Infine, il vescovo ha annunciato la nascita della nuova parrocchia di Castrovillari, che sarà intitolata al beato don Pino Puglisi. I momenti salienti del convegno sono stati trasmessi in diretta streaming sul sito diocesano www.diocesicassanoalloionio.it: nell’arco delle 3 giornate sono stati complessivamente circa 700 gli utenti che hanno seguito i lavori attraverso internet.

Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi, è stato un presbitero italiano, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale. Il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti a circa centomila fedeli, è stato proclamato beato. La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, mentre a leggere la lettera apostolica, con cui si compie il rito della beatificazione, è stato il cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da Papa Francesco. È il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia. (fonte wikipedia)

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Pillole di fede

I coniugi Naccarato di Mendicino festeggiano l’importante traguardo raggiunto tra sacrifici e difficoltà

L’accento sui cento di nonno Luigi pagine a cura o di Lucia De Cicc

Un bel record sono 100 anni e in buona forma per un uomo. Una grazia che nei Testi sacri troviamo enfatizzata da cifre, che superano i 200 anni e che stanno ponendo l’accento sulla fortuna, che un uomo aveva all’epoca di superare i 40 anni, età media di sopravvivenza, diventando il referente di una comunità, depositario di saggezza, di storia e di vita. Cento anni, ancora oggi, fanno riflettere non poco sulla volontà di qualcuno di volere resistere a guerre, a cambiamenti storici, a viaggi, miserie e nobiltà, fatiche, amori e tradimenti e che su i media sono irrorati, a volte, di terrorismi e colpi politici e che rattristano la precarietà della vita, senza tenere conto del merito e dello studio. Eppure c’è chi riesce a superare tutto questo, proprio con la fede, quella stessa, che ha caratterizzato quest’anno della dottrina cattolica. Una fede in apparenza fatta di piccoli gesti quotidiani, come la messa la mattina presto, la comunione, anni di militanza nei gruppi cattolici, e che oggi assumono il sapore di futilità, banalità per i più. Ma non è facile alzarsi la mattina presto a 100 anni, prepararsi al meglio per ricevere un pezzo di pane irrorato di vino; non è facile se le ossa scricchiolano; se un affetto importante, come quello di una figlia, sta Oltreoceano; se ci si porta dietro qualche cicatrice sulla salute. Così come non è stato facile festeggiare Luigi Naccarato, il nonno centenario di Mendicino (Cs) che categoricamente non voleva grandi feste, perché, dalle sue parole, i compleanni sono un fatto privato e si festeggiano in famiglia. Un “no” categorico detto alla moglie, che si è fatta primo tramite della bella idea avuta dalla parrocchia, guidata da don Enzo Gabrieli e dall’amministrazione comunale, nelle persone del sindaco Piscitelli e dell’assessore Reda: è stato lo stesso don Enzo Gabrieli a convincere il nonno di Mendicino e ad assicurarlo che il banchetto festivo sarebbe stato solo al margine di una festa più importante, la messa, quella stessa cui prende parte ogni mattina da quasi 100 anni. Una ricetta questa che va oltre, i crudisti, vegetariani e sportivi, che non solleva pesi e non fa chilometri di corsa, che mette solo lo spirito in ascolto e che forse con la palestra potrebbe avere a che fare. Alzarsi inginocchiarsi, inchinarsi e stendere il braccio per il segno della pace per mezz’o-

Il neo centenario ha accettato la festa solo dopo la benedizione davanti all’altare

Don Enzo, nonno Luigi e il sindaco Piscitelli nel momento della consegna del riconoscimento Sopra, la benedizione dei coniugi

ra, sono pur sempre un bell’esercizio mattutino per affrontare al meglio una dura giornata di lavoro, che nella vita del nostro nonno di Mendicino è stato anche lavoro nei campi ed emigrazione. Entriamo nella chiesetta di San Pietro nella parte bassa del centro storico (denominata ‘mpede dagli abitanti del luogo) cercando un attempatissimo nonnetto, magari sorretto da un bastone e ci troviamo, invece, davanti ad uno asciutto, slanciato signore, che all’occhio, non dimostra più di 85 anni circondato da parenti, compaesani e familiari, in attesa e con un sorriso stampato sulla faccia, della sua “messa giornaliera”, che solo per l’occasione il 21 giugno è stata spostata alla sera. Tra video, foto, giornalisti e autorità del luogo, anche militari, inizia alle 18,30, la funzione eucaristica, cui seguirà più tardi la benedizione del nonno con la moglie e la consegna di un omaggio in ricordo di questo traguardo non da poco. Primo tra miriadi di semi nel grembo materno e ancora in corsa per la vita, la sola che abbiamo e che il nonno pare tenga sempre presente nelle braccia della sua amatissima mamma terrena e trascendente, che è la Chiesa. Nella memoria di San Luigi Gonzaga, don Enzo Gabrieli, ha ripercorso con momenti di aneddoti divertenti e di vera commozione gli avvenimenti più belli della vita di un uomo, dicendo che non sempre Dio si manifesta in personalità eroiche e di Santi la sua provvidenza, ma anche in tutti i suoi figli, che hanno la capacità di portare con saggezza tutte le rughe del tempo, che passa e facendo riferimento ai capelli bianchi ha fatto rilevare che non c’è nulla di più bello che vedere il tempo su di essi e sul volto, segni di vite vissute e di tempo trascorso. Gli anni che passano sono il trascorrere di una vita, che si arricchisce di esperienza, ha detto nell’omelia don Enzo Gabrieli, di una vita vissuta con pienezza. Celebrare un nonno significa celebrare chi non ha paura che il tempo passi. Non ci si può bagnare nello stesso fiume, come diceva un filosofo e ciò rappresenta una ricchezza, che porta a rapporti più saggi e che contrastano con il mondo, poiché, sono arricchimento spirituale. Alla fine della celebrazione la benedizione cui è stata invitata anche la consorte del nostro Luigi, perché lei è stata anche una roccia paziente e stabile nei colpi dell’esistenza e delle diversità delle personalità. Un augurio speciale a nonno Lugi, che possa fare di questa grazia una ricchezza e si possa suggerire, attraverso questa pagina, una stesura a quattro mani di un testo, che parli di questa fede e degli anni trascorsi a fianco di Cristo come un documento storico diretto allo spirito dei bambini, una favola antica che arricchisca i nativi digitali. Nella consegna del riconoscimento, il breve saluto del sindaco della città, Piscitelli e la lettura del testo che ha accompagnato la consegna del riconoscimento: «La comunità di Mendicino si ritrova unita per festeggiare i cento anni di Luigi Naccarato. Grazie al Signore per il dono della sua presenza e della sua testimonianza e per il suo amore di Patria ancorato ai valori, che hanno fatto grande l’Italia». Lucia De Cicco


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Solidarietà all’opera

Una vita per l’unità di strada

Isabella De Rose impegnata con la Caritas di Cosenza in prima linea per i senza dimora Isabella De Rose è responsabile della “Unità di strada” della Caritas diocesana di Cosenza, un nuovo mezzo che è stato attivato dalla Caritas per il controllo e l’aiuto dei senza dimora in collaborazione di una cooperativa sociale “Strade di casa”. Argomento che è stato parte di un seminario formativo per operatori in due giornate, il 21 e 22 giugno, presso il seminario di Rende. Un percorso formativo per coordinatori, operatori e volontari che operano nell’area della grave marginalità e dei senza tetti, in dialogo con esperienze europee e i cui esperti invitati sono stati Alexandrè Sebastian (coordinatore rete belga, sul tema “Ricerca e intervento sulla condizione dei senza dimora”) e Marco Iazzolino, segretario generale della Fiopsd (Federazione italiana organismi persone senza dimora). Organizzato da Caritas diocesana, Federazione italiana degli organismi persone senza dimora e cooperative, Pino Fabiano. Sono stati tanti gli interventi delle due giornate, anche con contributi di alcune associazioni del territorio, come la “Kasba”, che da anni affrontano il tema dei senza dimora, dei rifugiati, e degli immigrati, che hanno come necessità principale una casa stabile. Oggi il problema dei senza dimora deve evolversi in altre direzioni. Sparisce il termine “senza fissa dimora” e diventa senza dimora e a sottolineare il fatto di come l’urgenza di trovare una casa, che dia certezze deve essere il motore principale di ogni operazione caritativa. Sebastian, infatti, ha fatto notare di come la povertà sia oggi un fattore che non riguarda più la prima necessità e che ha dei profili diversi rispetto al passato con nuovi problemi sociali, tra cui anche la malattia mentale, e di come a livello europeo sono stati adottati già dei metodi che puntano sulla sanità e sulle esigenze di salute mentale con i percorsi d’inclusione sociale e lavorativa. Com’è nato il servizio Unità di strada della Caritas diocesana? È un servizio nuovissimo, nato nel novembre scorso. Servizio di bassa soglia che si rivolge a un’utenza di strada dell’area urbana di Cosenza e Rende. Com’è strutturato questo servizio? Ci sono due operatori, uomo e donna, che con un volontario si muovono per le strade cittadine cercando i

La povertà oggi non riguarda più la prima necessità: ha dei profili diversi rispetto al passato con nuovi problemi sociali, tra cui anche la malattia mentale A livello europeo sono già stati adottati nuovi metodi di assistenza

senza dimora. Obiettivo è conoscere gli invisibili e riuscire in una relazione che possa orientarli verso i servizi del territorio, come quelli socio sanitario cercando di comunicare informazioni il più idonee possibili. Quali sono i criteri di accesso? Non esistono, si lavora in strada. Il setting di strada è molto flessibile e leggero. La formazione dei volontari deve essere orientativamente di tipo sociale, io per esempio sono un’assistente sociale. Poi si deve avere la conoscenza dei luoghi e del territorio, che aiutano nell’orientarsi. Ci sono poi periodicamente degli incontri formativi, di riflessione e coordinamento dei volontari Caritas, che sono sempre molto motivati. E i seminari formativi che sono specifici e d’incontro con le realtà del territorio. Quanti soci ha la cooperativa? In totale otto soci, ma io sono l’unica socia della stessa che lavora a questo progetto e poi c’è l’organismo Caritas, che ha promosso l’iniziativa.

Isabella De Rose

Risultati e limiti dell’azione... Ancora è presto quantificare nel sociale se ci sono risultati. Ho conosciuto più di cento persone senza dimora. Già il fatto di conoscere l’entità del fenomeno è una cosa importantissima per la risoluzione del problema. Le piccole storie di successo quotidiano sono importanti, come assicurare a livello pratico servizi, come l’assistenza medica, diritto che è completamente scoperto quello alla salute per questi utenti. L.d.C.



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