Voce ai Giovani

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Anno 37 - 27 Aprile 2013 - Numero 17

Settimanale indipendente di informazione

euro 0,50

di Alessandro Cofone

Crederci per continuare a rimanere in Calabria: i ragazzi del programma “Voucher” alla ricerca di risposte RITO ANTICO

PIANETA TERRA IN LACRIME

San Giorgio e l’acqua di Cavallerizzo

Abecedario verde per una cultura dell’ambiente

di Oreste Parise

Dal 1758 il Patrono salva il paese dai disastri

di Giovanni Perri

Presentato a Rende il libro di Ilaria D’Aprile: educazione dalle scuole


II

sabato 27 aprile 2013

Giocando a scuola

La Calabria vola tra le stelle Grandi risultati dei nostri studenti alle Olimpiadi nazionali di astronomia Si sono concluse le Olimpiadi nazionali di astronomia svoltesi a Pieve di Cadore (Belluno) ed ancora una volta la nostra regione si è fatta onore in questa competizione portando in finale ben otto giovani che hanno tutti ben figurato. Il medagliere calabrese è ricchissimo: Elisa De Leo del Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria è stata premiata per il miglior tema della fase preselettiva; Giovanni Barilla, dello stesso Liceo, ha ricevuto la medaglia per essersi distinto in ben tre successive edizioni della gara; e ancora Roberta Tripodi, del Liceo classico “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria, ha ricevuto la targa “Bruno Pontercorvo” per essersi distinta, unica su scala nazionale, in ben quattro edizioni delle Olimpiadi. Ma non è finita qui. L’edizione 2013 vede quali vincitori delle Olimpiadi nazionali di Astronomia gli allievi del Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria: - Silvia Neri per la categoria Junior; - Giovanni Barilla per la categoria Senior. Mentre in seconda fascia si sono classificati: - Elisa De Leo, Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Reggio; - Roberta Tripodi, Liceo Classico Tommaso Campanella di Reggio. Questi nostri giovani reggini si contenderanno a Teramo, assieme ad altri sette studenti provenienti da Venezia, Catania, Macerata e Bari, un posto nella squadra che rappresenterà l’Italia alle International Astronomy Olympiad, che si terranno a Vilnius, Lituania, dal 6 al 14 settembre 2013. I risultati, continui, che in questi anni nella nostra Regione sta ottenendo in questa competizione sono certamente frutto del lavoro e delle capacità degli allievi, delle azioni formative che gli Istituti mettono in atto per curare le eccellenze ma non si può disconoscere il ruolo essenziale che il Planetario Provinciale Pythagoras svolge nella Provincia di Reggio Calabria. Questa struttura rappresenta, oggi, il punto di riferimento nazionale per la didattica dell’Astronomia ed è la prova tangibile di quanto sia vincente investire in cultura, e dimostra nei fatti come attraverso l’Astronomia e con l’Astronomia si può portare nella società quel messaggio di comprensione del Cosmo che poi è messaggio di partecipazione alle conquiste della scienza e misura di una dimensione umana, più moderna, più dignitosa, più libera. Per questo, la professoressa Angela Misiano, responsabile scientifico del Planetario reggino, dichiara: «Io ed i ragazzi del Planetario: Marica, Carmelo, Rosario, Angelo, Giovanni, Marco e Massimo, ci adopereremo con ogni mezzo, confidando in una politica colta e lungimirante che valorizzi quanto di meglio di serietà e di impegno, nonostante tutto, è presente nella nostra realtà di calabresi, affinché questo Planetario sia un punto di eccellenza e di riferimento per la Scuola e per i cittadini tutti».

Si sono svolte a Pieve di Cadore (Belluno) In finale ben otto giovani calabresi che si sono fatti valere

Successo per la scuola “Misasi” di Cosenza

Piccoli matematici crescono

Anche nel corso di questo anno scolastico, la scuola secondaria di I grado “N. Misasi” di via Negroni di Cosenza ha ottenuto un lusinghiero successo con i suoi piccoli matematici. Due le competizioni che hanno visto in lizza numerosi studenti italiani: i “Giochi matematici”, organizzati dalla prestigiosa Università Bocconi di Milano, e i “Giochi di Archimede”. Ben cinque studenti della Misasi, infatti, si sono qualificati per la fase finale dei Giochi Matematici, che si terrà a Milano il prossimo 11 maggio 2013. Le brillanti intelligenze nostrane sono: Sofia Aiello, che frequenta la III E, vincitrice per la categoria C2, nella quale erano in gara anche studenti del biennio delle superiori; Gabriele Arcuri (classe II C), Vincenzo Territo (classe II H), Matteo Zappa (classe II A) e Ottavia Pia De Rose (classe I B) per la categoria C1 riservata ad alunni di I e II media. I giovani vincitori, che sono stati seguiti nel loro percorso didattico e culturale dai docenti delle rispettive classi, hanno ritirato gli attestati di eccellenza in una cerimonia tenutasi presso l’Aula magna del Liceo scientifico “E. Fermi” di Cosenza. Stesso epilogo anche per i Giochi di Archimede, che hanno visto distinguersi i giovani matematici di Via Negroni: nelle selezioni provinciali della competizione, che avviene per gruppi di classe, hanno conquistato il Primo Premio ex aequo due classi della scuola secondaria di I grado “Misasi”, ossia la III C e la III F. A seguito di tali risultati, si può certamente affermare che, se i risultati dei recenti test Invalsi descrivono un ritardo nella preparazione matematica degli studenti italiani rispetto ai pari grado europei, le esperienze della “Misasi” segnano una piccola ma significativa inversione di tendenza rispetto al restante contesto. Valerio Caparelli


sabato 27 aprile 2013

Liberazione con la fede nel cuore Il culto della Madonna delle Armi di Cerchiara di Calabria tra storia e mito

Salvàti... con le acque a cura etti rm di Ca elita Brun

In una disseminata natura, fra immensi alberi e prati fioriti, nel Parco del Pollino, sopra la Piana di Sibari e il mare, a più di mille metri (1015 m.) sulle pendici del Monte Sellaro, a Cerchiara di Calabria sorge il Santuario dedicato alla Madonna delle Armi. Il Santuario è un complesso di edifici allineati e costruiti contro la parete rocciosa del Monte Sellaro, secondo la tradizione la sua edificazione risale al 1440. Nello stesso luogo in una grotta furono trovate alcune tavolette bizantine, e l’immagine della Beata Vergine delle Armi che dal greco tòn armòn significa della grotta da cui il santuario prende il nome. Ma la storia spesso è seguita dalle leggende e anche per questa Vergine l’antica leggenda vuole che nel 1450 dei cacciatori provenienti da Rossano avvistarono un cervo mentre entrava in una piccola grotta del monte Sellaro. Una volta arrivati al suo interno i cacciatori non videro più il cervo ma due icone lignee raffiguranti i Santi evangelisti. I cacciatori, meravigliati dell’accaduto, portarono le tavolette a Rossano. Qui però le tavolette sparirono e furono ritrovate nella grotta. Si decise così di costruire una cappella che le custodisse. Durante i lavori, un muratore incuriosito da una pietra di forma ovale, che gli capitava sempre tra le mani, la ruppe con un colpo secco e da un lato compare l’immagine della Madonna con il Bambino e dall’altra San Giovanni Battista. La prima è custodita gelosamente ancora in una cappella con marmi policromi all’interno della chiesa, l’altra, raffigurante il Precursore di Cristo, fu trafugata e, secondo una tradizione, trasportata a Malta. Ora ritorniamo ai fatti reali: perché il 25 aprile di ogni anno, dal 1846, devoti, fedeli, turisti e curiosi accorrono ai festeggiamenti votivi della Madonna delle armi? La tradizione popolare racconta che quel giorno gli abitanti di Cerchiara, preoccupati per la grave siccità che minacciava il raccolto, nell’implorare il divino intervento della Madonna, ottennero la grazia e il raccolto fu salvato. Si decise allora di istituire in questo giorno i festeggiamenti dedicati alla loro protettrice. La devozione e il caratteristico folclore si rivivono an-

La tradizione racconta che il 25 aprile del 1846 gli abitanti di Cerchiara preoccupati per la grave siccità, nell’implorare l’intervento della Madonna, ottengono la grazia

cora oggi nelle numerose celebrazioni eucaristiche che si susseguono dall’alba fino alla solenne messa di mezzogiorno e nella processione che, accompagnata da canti e antichi inni, si snoda lungo i sentieri del monte Sellaro. Dopo la benedizione finale, la festa si sposta nei boschi vicini: la giornata termina tra banchetti, danze e giochi spensierati, in un clima di assoluta serenità. La festività, denominata "dei vinticinche", va distinta dalla "Vinticoste", seconda ricorrenza dedicata alla Madonna delle Armi, in programma la domenica di Pentecoste. In questa occasione i fedeli organizzano ricche e allegre sagre di prodotti tipici. Affascinano sempre i riti e le tradizioni popolari che avvolgono di un’aurea mistica l’immagine sacra della Madonna delle Armi. E come tradizione vuole corrono a interpretare il significato religioso della venerazione alla Vergine anche i fuochi d’artificio il 24 sera lungo il sentiero che porta a Piano Lacco su un panorama mozzafiato dove lo sguardo sconfina lontano fino a perdersi nell’infinito cielo e vedere piccole luci di paesi che sembrano presepi. I fuochi organizzati ad hoc dalla Fondazione Madonna delle Armi regalano ai tanti pellegrini momenti unici di serenità e amore e come scrive il venerabile Luigi Novarese: "Siamo cittadini del Cielo e siamo cittadini di questa terra. Camminiamo da figli della luce, testimoniando la nostra fede. Una fede racchiusa in noi stessi, nascosta e non professata, non è fede vera. Perché sia tale deve renderci intrepidi, costanti, operosi come la Vergine Santa". Durante la festa si respira un umore di accoglienza e genuinità nei giovani e nei pellegrini che arrivavano al Santuario a piedi attraversando i sentieri. Un evento importante di fede, dunque, che ci fa anche apprezzare la bellezza dell’icona di una Vergine, che interpreta il modello siriano dell’Immacolata, ritratta su pietra a forma ovale nella parte posteriore; esposta dal 1750 in un Reliquiario d’argento di fattura napoletana, ordinata dal Principe Michele Pignatelli, Marchese di Cerchiara. Dopo aver oltrepassato il Palazzo del Duca e altri edifici si accede alla chiesa che accoglie la Vergine in una forma a croce latina, irregolare, vi si accede attraverso un portale in pietra locale. Sul ciglio della roccia svetta il campanile con cuspide di mattonelle smaltate e colorate. Le feste religiose arricchite con il folclore locale sono una vera occasione di riscoperta del territorio e di promozione delle antiche tradizioni. È un viaggio ricco di allegria che vive non solo il pellegrino, ma anche il laico che apprezza la buona compagnia.

III


IV

sabato 27 aprile 2013

Rito antico Grande spettacolo pirotecnico par la festa del Protettore di Cavallerizzo

San Giorgio il salvatore dalle acque di Oreste Parise

Il magnifico spettacolo dei fuochi d’artificio ha chiuso i festeggiamenti in onore di San Giorgio martire. Un Santo che ha assunto quest’anno una nuova responsabilità, perché Giorgio è il nuovo Papa, che ha voluto porsi sotto la protezione di San Francesco, ma porta dentro si sé il coraggio e lo spirito di abnegazione del grande martire, soldato romano che faceva parte della guardia del corpo di Diocleziano. Egli aveva dedicato la sua vita all’opera di evangelizzazione provocando la conversione di un gran numero di gente. Egli aveva ucciso il drago dell’idolatria che si nutriva di giovini vergini, salvando la piccola Silene. Giorgio è venerato come profeta anche dai musulmani e ancora oggi può contribuire a costruire il ponte di congiunzione per un dialogo tra le due grandi religioni monoteiste. Un altro Giorgio, proprio in questi giorni, è stato acclamato come l’unico in grado di portare l’Italia fuori dal caos politico in cui è precipitato dopo lo sconvolgimento elettorale. Ancora una volta gli si chiedono delle “missions impossibles”, ma quest’anno il suo miracolo lo ha fatto in un luogo dove la tradizione del suo culto ha una storia antica e un legame molto profondo con il destino di quella comunità. Nella nuova Cavallerizzo per la prima volta dopo la frana che ha cancellato il vecchio borgo, il santo è ritornato in processione per le vie, ha preso possesso come “genius loci” del nuovo centro abitato, le ha dato un’anima. Pur se con qualche sbavatura, la crepa che aveva diviso la comunità va lentamente colmandosi. Un risultato frutto di un proficuo dialogo tra le istituzioni religiosa e civile, che hanno intrapreso il lungo cammino della reciproca collaborazione per ricreare il collante comunitario che consente di riempire le mura delle nuove abitazioni con la storia e la cultura popolare che era rimasta intrappolata nel vecchio borgo abbandonato. I fuochi di artificio nascono da un impegno collettivo espresso in forma solenne e notarile nel 1758, in ringraziamento del miracolo operato dal Santo di aver salvato il paese che rischiava già allora di essere inghiottito da una frana. Quando alla fine del Quattrocento gli albanesi si insediarono in questi luoghi abbandonati appartenenti al Principe di Bisignano, l’area era ricoperta da una fitta macchia mediterranea in cui prevaleva la quercia. Cavalato (questo il vecchio nome) era un gruppo di case attorno ad una chiesa. I nuovi arrivati portarono una icona di San Giorgio che per qualche tempo conservarono in una grotta “tek Përroi i Shën Gjergjit”, e poi portarono nella piccola Chiesa che fu a lui dedicata, tanto che l’abitato fu chiamato “San Giorgio di San Marco”, mentre poco distante veniva fondato il nuovo villaggio di Cerzeto. Solo successivamente assunse il nome attuale di Cavallerizzo, si dice in onore di un “cavaliere”, dei principi di Bisignano. Il pianoro che legava i due centri fu dissodato e divenne il “Prato di Cavallerizzo”, destinato a una agricoltura intensiva, furono piantati uliveti, vigneti e ogni genere di albero da frutta, e fu persino utilizzato per la coltivazione del grano. Una pratica un po’ insolita per terreni collinari. La suddivisione dei terreni e le colture praticate sono ampiamente documentati nei catasti onciari delle due “universitas” del 1752. Nel gennaio del 1753 intensissime piogge provocano il collassamento del terreno e la formazione della “Sciolla”, un burrone che separa i due centri abitati. Secondo una diffusa diceria popolare, i paesi erano così vicini che vi era l’abitudine di scambiarsi anche il pane tra gli abitanti. Cerzeto si salva quasi completamente, anche se alcune case sono inghiottite. La frana si ferma a pochi metri della chiesa di San Nicola. Con atto del notaio Luigi Mayerà del 18 febbraio 1753, il sindaco e la popolazione tutta «Asseriscono con giuramento tactis scripturis per la continua protezione, favori, doni e grazie ricevute da questo popolo dal glorioso S. Nicola protettore di questo medesimo ca-

Nel lontano 1758 il paese ha rischiato di sparire per la prima volta inghiottito dal fango Un voto al suo santo protettore lo ha salvato per altri due secoli e ora sta aiutando la comunità a rinascere...

sale da più tempo si è risoluto da cittadini sudetti far soto la serie d’anni dieci dal presente decumento solennizare allo stesso Santo la seconda festa di Pasqua di Pentecoste d’ogni anno che cade il giorno di lunedì doppo Pasqua di fiori, con la viglia e digiuno more solito nel sabato avanti la domenica di Pasqua e nell’istesso di di lunedì celebrare e far celebrare nella propria Chiesa del medesimo Santo a suo onore e gloria una messa cantata parata con sparo delle mortarette coll’offerta nell’atto della celebrazione sudetta di una torcia di cera lavorata di libra tre in circa, et altro in segno di giubilo in onore di detto Santo, e ciò a spese dell’Università sudetta in somma di docati sei, tra polvere, torcera, cera, per l’altare ed altro pertinente alla festa sudetta». Cinque anni dopo, si verifica un nuovo inverno caratterizzato da eccezionali piogge che provocano sconvolgimenti nel terreno, tanto che l’abitato di Cavallerizzo rischia di essere risucchiato a valle e travolto dal fango. Viene invocato il suo protettore, portato solennemente in processione fino a Repantana, nella zona bassa del Paese, e preso collettivamente «perpetuo voto solenne, et inviolabile nel giorno del suo Santo Natale che si suole celebrare il dì 23 aprile osservarlo per festa solenne con astinenza delle opere servili, et altro giusta il rito della S.R.C. E nell’istesso giorno nell’atto della celebrazione della S. Messa offrire, presentare e dare a di loro Protettore S. Giorgio una torcia di cera bianca di libre tre, e lo sparo di mortaretti per la quale la torcia e polvere». Miracolosamente le piogge cessarono, e il paese si salvò, fino a quel 7 marzo 2005. Il paese è stato evacuato da allora, ma il San Giorgio ha protetto i suoi abitanti e ha seguito ogni momento della ricostruzione. Ne sono tutti convinti, che anche questa volta ha fatto il miracolo di provocare la ricucitura delle fratture che si erano prodotto nella comunità. Nel voto solenne e perpetuo si legge che una «torcia espressamente vogliamo che sia accesa avanti l’imagine di detto S. Protettore e non amuoversi per qualsiasi causa da Parochi di detto Casale». Gli spari continuano e sono diventati una tradizione, deve essere anche ripristinato l’impegno della torcia per non perdere la protezione del Santo.


sabato 27 aprile 2013

Rito antico

L’arrivo di San Giorgio il 20 aprile 2013 In basso, le donne in costume l’accolgono

A seguire, l’atto originale del notaio Luigi Mayerà

In nomine Domini Jesu Xsti. Amen Die decima nona mensis Februaris sexta Inditionis millesimo septingentesimo quinquagesimo octavo 1758. Caballaritij. Personalmente costituiti alla presenzia mia Francesco Prograno, Domenico Russo e Marsio Riccioppo, sindaco et electi respettive del reggimento e governo della vita della Università di detto casale, e l’ecc.mo Magnifico Signor D. Pietro Contessino Dattilo de’ Baroni di detto Luogo, Pascale Caparello, Valentino Tudda, Pietro Ferraro, Andrea Prograno, Agostino Becci, Ventura Becci, Pascale Tudda, Giovanni Caparello, Giovanni Perrello, Francesco La Pietra, Durante Melicchio, Saverio Ricioppo, Tomaso Perrotta, Generoso Tudda, Bartolo Ricioppo, Antonio Licursi, Marsio Riccioppo, D. Francesco Angelo Tudda d’Antonio, Giuseppe Rizzo, Carlo Antonio Caparello, Michele Sulla, Angelo Malicchio, Giorgio Stamato, Gennaro Sacco, Angelo Zingone, Ludovico Tudda, Antonio Romeo, Gennaro Ritundò Angelo Beluscio, Giacomo Riccioppo, Andrea Licursi, Giachino Caparello, Michele Mosciaro, e Demetrio Postiraro, cittadini del medesimo, li quali in solidum tutti aggono et intervengono alle cose infrascritte tanto sindicario nomine quanto a nome e per parte di tutta detta Università governanti di essa pro tempore presenti e futuri, per essi loro e per tutti i cittadini suddetti universitas huomini e d’huomini tutti del med. Casale, e cittadini d’esso utriusque scriptis presenti e futuri. Anno asserito alla presenza nostra congiuntamente tactis scripturis et juramento il sudetto sindaco et electi e cittadini tutti in solidum e per ciascuno di loro in solidum, come per le incessanti pioggie e tempi cativi e quantità di neve acadute in questo prossimo scorso mese di gennaio, e corrente mese di febbraro del corrente anno 1758 quasi tutto e buona parte non solo di questo suddetto casale che del suo distretto s’osservato l’aluvione et abbondantissima neve suddetto apperto il terreno dimodochè molte case di detto casale sono sciollate dell’intutto, e moltissime altre si vedono tutte apperte e fragasate con evidentissimo pericolo di rovinarsi per l’apertura suddette nel terreno e moltissime possessioni, orti et stabili sono dell’intutto rovinati, le quali di giorno in giorno si sono viste et osservate con l’esperienze fatte che sono avanzate e tuttavia vanno avanzando, in modo tale che minacciano la totale rovina di detto casale senza potersi anche con gravissime spese ripararsi, tanto che sono risoluti di abandonare detto casale, case e beni ed andarsene a popolare altrove, per sempre il pericolo di non restare qualche volta sepolti vivi nel terreno, mercè le loro colpe, che Iddio sdegnato volle castigare; che però per placare l’ira e lo giusto sdegno suo D.N. contro essi hanno pensato ricorrere alla protezione e patrocinio del glorioso Martire S. Giorgio loro Protettore e santo di detta cittadi-

La tradizione dei fuochi scaturisce dalla volontà della popolazione acché «una torcia sia accesa avanti l’imagine di detto santo protettore e non amuoversi per qualsiasi causa da Parochi di detto Casale»

nanza con perpetuo voto solenne, et inviolabile nel giorno del suo Santo Natale che si suole celebrare il dì 23 aprile osservarlo per festa solenne con astinenza delle opere servili, et altro giusta il rito della S.R.C. E nell’istesso giorno nell’atto della celebrazione della S. Messa offrire, presentare e dare a di loro Protettore S. Giorgio una torcia di cera bianca di libre tre, e lo sparo di mortaretti per la quale la torcia e polvere. E di più far venire in detto casale nella Chiesa Parochiale del med. sotto lo titulo di detto S. Giorgio la statua seu simulacro di detto Santo Protettore, per la quale promettono soccombere alla spesa di docati trenta, succumendoci il di più per sua divozione e bontà il sudetto Mag.co D. Pietro Dattilo. Purché detto S. Giorgio loro Protettore difenda, protegga e liberi detto casale, suoi cittadini utriusque scriptis presenti e futuri d’ogni fragello e castigo che l’ira a mano di Dio volesse scagliare contro di essi costituiti e cittadinanza tutta di detto casale, e specialmente dal fragello, castigo e pericolo di cui al presente si trovano di restar sommersi e seppelliti nel terreno per l’aperture sudette cagionate dalle continue et incessanti pioggie e neve accadute nel sudetto mese di gennaio prossimo scorso, e corrente mese di febraro del corrente anno 1758 e detta torcia anno per anno consignare all’atto della celebrazione della Santa Messa in detto giorno festivo di detto S. Protettore dal Regitore in corpore per avanti e futuri. Publico atto per mano di publico not., e unificarsi con quello ogni anno di voto, e promessa di docati cinque da erogarsi e spendersi in compra della sudetta torcia e polvere per lo sparo e questi docati cinque di più di quello e solito darsi e spendersi annualmente in detta festa, e detta torcia da stare sempre accesa avanti l’imagine e statua di detto Santo Protettore in dove non si possa per qualsiasi causa da Parochi amuovere, e ciò in segno e memoria della grazia, favori e privilegi che il S.D.N. concederà detto popolo, e cittadinanza di questo sudetto casale, per l’intercessione e protezione di detto Protettore S. Giorgio, e così inviolabilmente osservarsi in futuro e in perpetuum. Che però fatta l’assertiva predetta essi suddetti governanti a nome e parte di questa suddetta universitas huomini e cittadini tutti utriusque scriptis e detti costituiti cittadini e congiuntamente promettono e s’obbligano inviolabilmente osservare, ogni anno il dì 23 aprile giorno dedicato a detto S. Protettore S. Giorgio per festa solenne ed astenersi di opere servili, far venire detta statua quanto più presto si puote obbligandosi per essa contribuire alla sudetta spesa di docati trenta giachè il di più per sua bontà e divozione lo soccomberà detto Mag.co Sig. D. Dattilo, e soggiacere alla spesa di docati cinque ogni anno più del solito erogarsi in detta festa e li medesimi spendersi in compra della sudetta torcia d’offrirsi a detto glorioso Santo con atto pubblico per mano di publico e regio notar dai Regitori presenti e futuri come sopra; e lo di più in compra di polvere per lo sparo per la quale torcia espressamente vogliamo che sia accesa avanti l’imagine di detto S. Protettore e non amuoversi per qualsiasi causa da Parochi di detto Casale, purchè detto Protettore S. Giorgio li difenda in appresso da S.D.N. e protegga e liberi di ogni fragello, e castigo mercè le loro colpe che l’ira a mano di Dio volle scagliarli e specialmente del pericolo in cui di presente s’attrovano di restare preda della morte seppelliti sotto il terreno mediante l’aperture fatte in quasi tutto detto casale e sono distrutte per le sudette incessanti e continue pioggie e nevi come di sopra cadute dal cielo per cui si vedono dell’intutto sciollate tante case, e tante altre apperte che giornalmente stanno per rovinarsi mentre l’aperture sudette di giorno in giorno sono andate e vanno tuttavia avanzando tanto che sono devastate tante possessioni e con evidentissimo pericolo della loro vita; qual voto della maniera sudetta fatto promettono osservare e far osservare, per qualsiasi causa, pretesto e tenore sotto l’obligo di loro stessi, loro eredi e successori e beni tutti presenti e futuri, con la clausola del costituito precario e patto de capiendo in forma. Quibus omnibus ita per actis prefati sindacus et electi et cives omnes casalis predicti requisiverunt nos ut de pred. omnibus publicum actum conficere debemus nos enim, inde juraverunt. D. Pietro Candreva di Cerzeto Reg. ad contr. judex Rev. Sig. D. Antonio Paroco Luce Gregorio Tudda Ignazio e Fortunato Ricioppo Alessandro Manes Carlo Antonio Serianni e Pietro Caparello, tutti di Cavallerizzo

(Atto per Notar Luigi Mayerà di Cerzeto, ASC Num. Scheda 524, anno 1758 pagg. 7r,v; 8r,v)

V


VI

sabato 27 aprile 2013

Penne in ascolto I giovani che frequentano “Sophiaeditoria” hanno incontrato la giornalista Rosellina Arturi che ha tenuto la sua lezione presso il bistrot del Teatro dell’Acquario di Cosenza

Il “Filo di Sophia” e il giornalismo di Franscesco Fotialli e Federica Montane

Un intervento nel quale gli aspiranti giornalisti hanno avuto modo di ascoltare vicende di giornalismo sul campo, storie di un mestiere difficile che spesso è lontano dal “meraviglioso mondo” che in molti immaginano

Lo scorso lunedì, i giovani che frequentano Sophiaeditoria, il corso di editoria e giornalismo organizzato dall’associazione culturale “il Filo di Sophia”, hanno incontrato la giornalista Rosellina Arturi, vice-presidente del Circolo della stampa di Cosenza “Maria Rosaria Sessa”, già redattore de Il Quotidiano della Calabria ed Edizione della Sera, e direttrice dell’agenzia giornalistica e di stampa Adt Group press editori. Arturi ha tenuto la sua lezione presso il bistrot del Teatro dell’Acquario: un intervento durato poco più di un’ora, nel quale gli aspiranti giornalisti hanno avuto modo di ascoltare vicende di giornalismo sul campo, storie di un mestiere difficile che spesso è lontano dal “meraviglioso mondo” che in molti immaginano. «Un mondo - ha svelato la giornalista - che può andare oltre la dicotomia giornalista-lettore, diventando una triangolazione tra chi scrive, chi legge e un’istituzione, ad esempio. E’ in casi come questi che il giornalista può farsi anche promotore della propria città, raccontandone le eccellenze e sapendone mettere in luce, all’occorrenza, le peculiarità. Il giornalismo - ha proseguito - si compone di differenti rami e diverse capacità, specifiche conoscenze che sono coordinate dall’interno della redazione, all’interno della quale i caporedattori svolgono un ruolo delicatissimo e fondamentale. E’ a questa imprescindibile figura che spetta il compito di raccogliere quanto arriva in redazione, quotidianamente, e di “strutturare” l’uscita del giorno seguente». Una testata però, sottolinea Arturi, non è fatta soltanto dalla somma degli articoli scritti e inviati alla redazione: occorrono grafici, correttori di bozze, corrispondenti. Tutti, come detto, coordinati dal caporedattore, che a sua volta risponde ad altre figure: al direttore e all’editore. «Il direttore perfetto deve avere anche delle doti di marketing, - osserva la giornalista - soprattutto da quando l’avvento di internet e la situazione economica hanno ridotto notevolmente le vendite dei quotidiani. Un bravo direttore è quindi colui che riesce anche a trovare, a inventarsi, nuovi modi per acquisire lettori. Nascono in questa ottica gli inserti, gli allegati, gli accordi tra testate che vengono vendute insieme». In questo passaggio del suo intervento, Rosellina Arturi ha ricordato le sue esperienze con i direttori Pantaleone Sergi ed Ennio Simeone; una parentesi che l’ha portata poi a discorrere, dinanzi all’attento gruppo di corsisti, del ruolo dell’editore, che il più delle volte è già titolare di altre attività economiche. L’editore puro è difficile trovarlo, è qualcuno che invece vive soltanto di questo mestiere; qualcuno che guadagna e paga i propri dipendenti con gli introiti derivanti esclusivamente dalle vendite del giornale e dalla pubblicità, senza la quale qualunque giornale è destinato a morire. Da qui, Arturi ha proseguito focalizzando l’attenzione sulle specificità dell’Adt Group,


sabato 27 aprile 2013

VII

Penne in ascolto

l’agenzia che ha voluto creare dopo gli anni trascorsi nelle redazioni giornalistiche, e che a termine delle lezioni teoriche ospiterà al suo interno due corsisti. «L’Adt Group è unica in Calabria - racconta - perché ha tre peculiarità: agenzia giornalistica, il service editoriale e il centro stampa di proprietà. All’interno ci occupiamo di comunicazione, marketing e promozione. Il marketing è fondamentale perché dà la possibilità di individuare chi può essere interessato al tuo lavoro. Quando abbiamo scritto la guida “Appunti di viaggio” ad esempio - ha continuato mostrando l’accurato volume sui luoghi del cosentino - abbiamo sottoposto l’opera all’attenzione della Provincia, che ha sposato il progetto». Avviandosi al termine dell’articolato intervento, la giornalista ha consigliato ai colleghi di domani di prestare particolare attenzione alla stesura dei comunicati stampa e degli articoli di giornale destinati a diverse testate: «occorre trasformare i comunicati e rendere unico ciascun pezzo; è poi necessario che abbiate un database con indirizzi mail e che abbiate almeno un contatto in tutte le redazioni con le quali andrete a collaborare». Ai corsisti, al termine dell’incontro, è stata assegnato, come attività integrativa della lezione, il compito di progettare in funzione del marketing una rivista, alla quale potranno lavorare, nel prossimo futuro, accanto alla Arturi.

L’associazione che ha curato il corso.

Dall’alto: i corsisti e, alle spalle, in piedi Giuseppe, Silvia e Armando; un momento della lezione; Armando Canzonieri introduce Rosellina Arturi; gli aspiranti giornalisti

Sophiaeditoria è un progetto partito nel mese di febbraio per volere de Il Filo di Sophia, nato nel dicembre del 2008 da un gruppo di studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria. «Il Filo di Sophia è un’associazione - ha spiegato Armando Canzonieri, membro attivo del gruppo e curatore, insieme a Silvia Cosentino e Giuseppe Bornino, del corso - nata a seguito dell’esperienza del movimento studentesco e della sperimentazione della didattica alternativa durante il periodo dell’occupazione». Un gruppo di persone affiatato, animato dalla passione per la cultura, che si riunisce tra le aule del cubo di Filosofia dell’Unical; un gruppo in forte crescita e che ha aggiunto tasselli importanti nel puzzle degli eventi culturali, nati in grembo all’ateneo, che hanno animato l’hinterland cosentino. «Quest’anno - ha ricordato Armando - abbiamo organizzato eventi anche in città: il reading musicale con Corrado Nuccini, dei Giardini di Mirò, ed Emidio Clementi, dei Massimo Volume, dal titolo “La ragione delle mani”. Ci ha fatto particolarmente felici anche la riuscita del concerto di Dario Brunori per la notte di San Valentino». Il Filo di Sophia non limita, come detto, il suo raggio d’azione all’organizzazione di eventi culturali, quali concerti, mostre, proiezioni, performance teatrali e musicali, ma allarga il campo dei suoi interessi verso la didattica: seminari, tirocini e corsi formativi. «Il progetto Sophiaeditoria nasce dalla volontà di avvicinare a questo mondo i ragazzi che sognano di entrare nelle redazioni giornalistiche e di occuparsi di editoria in genere. Abbiamo concentrato il corso sulle tecniche di stesura degli articoli di giornali, delle recensioni e delle interviste. Abbiamo destinato uno spazio importante al giornalismo televisivo, ma anche alla correzione di bozze e all’editing. E’ stato un corso assolutamente positivo, reso possibile dal supporto dei nostri partner, che speriamo di potere ripetere l’anno prossimo. Hanno partecipato al corso - ha concluso - soprattutto studenti provenienti dalla Facoltà di Lettere e Filosofia».

«Un mondo ha svelato la giornalista - che può andare oltre la dicotomia giornalista-lettore, diventando una triangolazione tra chi scrive, chi legge e una istituzione, ad esempio»


VIII

sabato 27 aprile 2013

Opportunità per i giovani Dal 28 aprile al 5 maggio l’International music award Provincia di Cosenza

Spazio alle note Ritorna una tra le manifestazioni d’Italia dedicate a giovani musicisti, che in pochi anni ha saputo conquistare uno spazio di tutta evidenza, confermata dal gran numero di adesioni da tutto il mondo. Così l’International music award Provincia di Cosenza, che comprende il 3° concorso internazionale pianistico “Luciano Luciani”, il 4° concorso nazionale di esecuzione musicale e vocale “Luciano Luciani” ed il 1° concorso violinistico europeo “Camillo Sivori”. Organizzato dalla Provincia guidata dal presidente Mario Oliverio e dall’Icams, Istituto calabrese arte musica e spettacolo, l’International music award Provincia di Cosenza conta la partecipazione di 600 concorrenti provenienti dall’Italia e dall’ estero ed avrà luogo nell’Auditorium “A. Guarasci” del liceo classico “B. Telesio”, nel centro storico di Cosenza, dal 28 aprile al 5 maggio. Una intera settimana dedicata alla grande musica, al talento, alla ribalta per giovani esecutori nella quale, grazie ad un accordo con la dirigenza scolastica, saranno anche utilizzate alcune sale del Liceo classico per lo svolgimento di sessioni utili per le competizioni. Una ulteriore caratterizzazione positiva, questa, capace di garantire un felice interscambio culturale tra giovani, gli studenti cosentini del Liceo classico “Telesio” e quelli che partecipano ai concorsi, stante il fatto che le sessioni saranno aperte. Undici, le nazioni quest’anno rappresentate nell’International music award Provincia di Cosenza con concorrenti provenienti da Italia, Russia, Ucraina, Estonia, Germania, Spagna, Corea del Sud, Ungheria, Bulgaria, Svizzera, Repubblica Ceca. Proprio in questa direzione, uno degli obiettivi del concorso che favorisce la promozione e la valorizzazione del contesto territoriale in cui ha realizzazione. A presentare l’articolata manifestazione sono stati, l’assessore alla Cultura Maria Francesca Corigliano, il direttore artistico Paolo Manfredi, il presidente Icams Paolo Luciani, presente il direttore del conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenza Antonella Calvelli. «Il sostegno e la valorizzazione del talento, delle capacità dei giovani- ha affermato l’assessore Corigliano- è un impegno sempre presente dell’amministrazione e del suo presidente Oliverio. Questa manifestazione offre ai tantissimi giovani partecipanti la grande opportunità di fare esperienze, produrre sperimentazioni, attuare confronto, oltre al dato dell’importanza dei premi messi in palio. Degna di rilievo ancora la circostanza del grande afflusso di persone che raggiungeranno Cosenza nei giorni dei concorsi. Un valore aggiunto non trascurabile». «I nostri giovani studenti di musica- ha messo quindi in risalto il direttore artistico Paolo Manfredi- spesso affrontano lunghi viaggi per fare esperienze in competizioni di alto livello. Oggi, questa opportunità, preziosa, è offerta da un concorso che è soprattutto confronto con giovani artisti di qualità, provenienti da tutto il mondo». I concorsi impegneranno, oltre i partecipanti, anche qualificate Giurie. In particolare, il maestro François Joël Thiollier, uno dei pianisti e musicisti più completi nel panorama mondiale, presiederà quella del Concorso Pianistico Internazionale dedicato alla grande ed indimenticata figura del maestro Luciano Luciani. Un grande didatta- ha ricordato il maestro Paolo Luciani, presidente Icams e nipote del musicista nato ad Amantea- un insegnante appassionato che ha formato generazioni di concertisti cosentini e che rappresenta tutti quegli artisti che hanno lavorato in silenzio, affermandosi quale presenza fondamentale per la cultura pianistica, e più in generale musicale dell’intera provincia. Dopo le prove eliminatorie, Domenica 5 maggio, alle ore 20.30, serata di premiazione di tutti i vincitori che si esibiranno per il pubblico, sempre nell’auditorium Guarasci.

Per la manifestazione e i suoi tre concorsi più di 600 partecipanti, con la collaborazione dell’Istituto calabrese arte musica e spettacolo

Da segnalare che la settimana di competizione sarà ancora occasione per l’evento segnato dal concerto di mercoledì 1 maggio (auditorium “A. Guarasci”, ore 21,00) nel quale l’affermata pianista cosentina Maria Perrotta, che risiede a Parigi da qualche anno, eseguirà il 4° Concerto per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven accompagnata dalla Brutium Chamber Orchestra, diretta dal Maestro Francesco Mazzei e formata da giovani musicisti della provincia di Cosenza. IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE 28 aprile: Concorso Violinistico Europeo “Camillo Sivori” 29 e 30 aprile: Concorso nazionale “Luciano Luciani” sezione Scuole medie a Indirizzo musicale, sezione chitarra 1 maggio: Concorso nazionale “Luciano Luciani”. Sezioni: pianoforte e Sezione Canto lirico Ore 21:00 Concerto della pianista Maria Perrotta e della Brutium Chamber Orchestra 2 maggio: Concorso nazionale “Luciano Luciani” : Sezione Strumenti a fiato 3 maggio: Prima prova eliminatoria Concorso pianistico internazionale “Luciano Luciani” 4 maggio: Prima prova eliminatoria Concorso pianistico internazionale “Luciano Luciani” 5 maggio: Finale Concorso pianistico internazionale “Luciano Luciani” - Concorso nazionale “Luciano Luciani” Sezione ArchiOre 20:30 Serata di Premiazione I Premi del Concorso. L’altissimo numero di iscrizioni è anche il risultato della portata dei Premi che prevedono ben 14 Concerti offerti da prestigiose associazioni di tutta Italia: - Recital per Associazione Spazio Teatro 89 - Milano - Recital per Estate Regina -Festival Musicale di Montecatini Terme - Recital per “Settembre Musicale” - Sala Tallone, Isola San Giulio (Novara) - 2 Recital presso Fondazione W. Walton - Ischia - Recital per Associazione Ravello Concert Society (al miglior italiano classificato) - Recital per Conservatorio di Musica “S. Giacomantonio” Casa della Musica, Cosenza - Recital per Associazione Amici della Musica - Catanzaro - Recital per “La Città della Musica” - Centro Studi Musicali “G. Verdi”, Rossano (Cosenza) - Recital per il Festival dell’Aurora - Crotone - Recital per Associazione Icams - Mendicino (Cosenza) - Recital per Associazione Quintieri - Cosenza - Recital per Associazione Icams - Auditorium “Guarasci” Cosenza - Recital per l’associazione “A. Vivaldi” Sala concerti “A. Vivaldi” Sapri


sabato 27 aprile 2013

Crederci per continuare...

Riusciranno i nostri eroi a rimanere in Calabria?

Palazzo Campanella sede del Consiglio regionale

I ragazzi del programma “Voucher” alla ricerca di risposte

Cristo nel cuore

Sempre in difesa della verità della fede Commemorazione dell'illustre biblista cosentino, monsignor Francesco Spadafora, presso l'auditorium "Salfi" del liceo scientifico "Scorza" di Cosenza.

ne di Alessandro Cofo

C’erano anche i ragazzi del programma Voucher lunedì 22 aprile a Reggio Calabria in occasione del Consiglio regionale. Hanno atteso all’ingresso di Palazzo Campanella mentre i loro rappresentanti all’interno cercavano insieme alle istituzioni competenti un “lieto fine” alla loro epopea. L’imminente scadenza dei loro contratti li mette nuovamente davanti all’interrogativo che oramai si portano dietro da quasi cinque anni: riusciremo a lavorare nella nostra terra? Sì, perché già dal 2008, anno in cui è iniziata l’avventura dello stage che ha coinvolto 500 tra i migliori giovani laureati della Calabria, tutto ha avuto il sapore di una bella sfida... “Arruolati” con bando pubblico che prevedeva una selezione per titoli (conditio sine qua non era il voto di 110/110 a cui si aggiungevano master, iscrizione ad albi professionali, dottorati, corsi di lingua ect.) si sono lasciati trasportare da questo “vento di rinnovamento” che stava investendo la loro amata Calabria. Negli anni a seguire tante sono state le difficoltà, tanti sono stati anche i momenti di confronto con le istituzioni regionali che hanno creduto nel loro operato. Nonostante il periodo storico avverso alla crescita professionale di giovani preparati e capaci, “gli stagisti” sono andati avanti convinti che il loro operato all’interno delle amministrazioni pubbliche fosse il biglietto da visita migliore. Dopo i primi due anni di formazione e dopo aver avuto dei contratti di collaborazione con le amministrazioni calabresi ora chiedono di poter continuare a mettersi a servizio della Calabria e di crescere professionalmente nella terra in cui sono nati e in cui vogliono mettere radici. Cercano il confronto, e ciò lo dimostra anche il loro continuo dialogo con le istituzioni regionali. Qualche tempo fa si sono svolte due audizioni, in conferenza dei capigruppo ed in commissione bilancio, per esporre le idee concepite per un prosieguo dell’esperienza professionale. Ne sono conseguiti plausi e rassicurazioni da parte dei rappresentanti delle istituzioni, ma, ad oggi, non è stato adottato alcun provvedimento concreto nonostante l’imminente scadenza dei contratti di lavoro. È questo il motivo per cui cercano ancora un confronto; perché vogliono credere di non aver gettato al vento cinque anni delle loro vite professionali, perché se ci sono ragazzi che vogliono essere liberi di partire, loro vogliono essere liberi di restare in Calabria.

C’erano anche loro a Reggio Calabria in occasione del Consiglio regionale Hanno atteso all'ingresso di Palazzo Campanella mentre i loro rappresentanti all'interno cercavano insieme alle istituzioni competenti un “lieto fine” alla loro epopea

Docente di Esegesi Biblica c/o l’Università Lateranense Perito per la Sacra Scrittura c/o Concilio Vaticano II nel Pontificato Paolo VI Con un pubblico delle grandi occasioni è stato commemorato l’illustre biblista cosentino, monsignor Francesco Spadafora, presso l’auditorium “Salfi” del liceo scientifico “Scorza” di Cosenza. La manifestazione si è svolta con la partecipazione del preside Mario Nardi, di monsignor Mario Merenda /delegato dell’arcivescovo metropolita, monsignor Salvatore Nunnari, dell’assessore Rosaria Succurro, in rappresentanza del Comune di Cosenza. Con la sua introduzione, lo scrittore / drammaturgo Francesco Nigro Imperiale, ha illustrato la biografia di monsignor Francesco Spadafora, [autore di oltre 30 volumi di Saggi religiosi e di un dizionario biblico(tradotto in più lingue)], il quale è stato anche direttore spirituale di suor Elena Aiello ora Beata. Nigro Imperiale, ha ben focalizzato la figura di questo biblista, che ha dato onore a Cosenza, alla Calabria (ed è stato molto noto in Polonia ed in Russia, per le sue conferenze sull’Esegesi biblica).- Nigro Imperiale ha evidenziato l’importanza degli insegnamenti ermeneutici di monsignor Francesco Spadafora (secondo l’aspetto della Neomatica, dell’Euristica e della Proforistica); ed ha segnalato, di monsignor Spadafora, la rigorosa, puntuale messa a punto in difesa delle distorsioni dottrinali della Chiesa. Nigro Imperiale infine ha rivolto istanza all’assessore, Rosaria Succurro, per rendersi interprete, cortesemente, della volontà popolare dei cosentini, presso il sindaco di Cosenza, al fine di poter intitolare, nella toponomastica cittadina, una strada all’illustre Biblista Francesco Spadafora. Davvero interessanti sono stati gli interventi di: monsignor Luigi Renzo, saggista, vescovo di Mileto, Nicotera e Tropea, ex allievo di monsignor Spadafora; nonché del professor Pietro De Leo, storico, critico, docente dell’Università della Calabria, (e per un breve periodo, - durante il Concilio II, - ex collaboratore di mons. Spadafora). Suggestivi sono stati gli intermezzi pianistici del maestro Ornella Cauteruccio con le note delle melodie musicali di Aranyez, Mozart e Nyman. In chiusura di serata, davvero commovente è stata la testimonianza della professoressa Anna Spadafora, che ha ricordato il sorriso bonario, la semplicità, la schiettezza, la lealtà, la riservatezza, la discrezione di uno zio meraviglioso, innamorato di Cristo e della sua Chiesa; di uno zio (ritornato alla casa del Padre), che vede immerso nello splendore di Dio, proprio per la difesa delle Verità della Fede ,- per le quali si è sempre battuto,- facendone oggetto strenuo della sua vita. Egidio Picozzi

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sabato 27 aprile 2013

I reparti del futuro La Scuola e l’Università promuovono un corso di formazione per attività di tirocinio presso le strutture dell’Asp di Cosenza

Focus e Unical c’è feeling Rinviato al 30 aprile 2013 il termine di presentazione delle domande per la selezione di n.18 tirocinanti da inserire nelle attività lavorative dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza per un periodo di sei mesi rinnovabili per altri sei mesi, secondo le disposizioni dell’art.1, commi 34-36, Legge 28 giugno 2012 n.92, conosciuta come legge Fornero. Le attività di tirocinio, comunque, non comportano, ad ogni effetto, l’instaurazione di rapporti d’impiego, di prestazione d’opera professionale o di collaborazione coordinata e continuativa con l’azienda sanitaria di Cosenza. L’avviso, promosso e curato dalla scuola Focus, è destinato a giovani neolaureati che hanno conseguito la laurea entro 18 mesi dalla data di pubblicazione dell’avviso e anche a coloro i quali siano in possesso dei titoli di studio post-laurea di seguito riportati (master di I e II livello; assegno di ricerca; dottorato di ricerca; scuola di specializzazione) purché rilasciati da università e afferenti agli ambiti indicati all’art.1 dell’avviso stesso. È opportuno inoltre ricordare che lo status giuridico di neolaureato permane per 18 mesi dal conseguimento della laurea, intendendosi che, durante tale arco di tempo, il neolaureato può potenzialmente trovare lavoro; ma nel caso in cui decidesse di intraprendere un successivo percorso accademico di specializzazione, rinunciando di fatto momentaneamente alla ricerca di occupazione, avrebbe perfezionato la sua istruzione specialistica acquisendo di fatto il diritto di cercare occupazione e di partecipare al tirocinio formativo-occupazionale. Ed è in quest’ottica che si colloca l’avviso di selezione dei 18 tirocinanti; difatti la formazione di giovani laureati e/o giovani in possesso di titoli post - Laurea, garantirebbe il miglioramento delle prestazioni assistenziali, con una conseguente positiva ricaduta in termini socio-economici. Il tirocinio costituisce quindi non solo una occasione per migliorare la propria formazione, ma anche una possibile esperienza lavorativa per giovani laureati e/o giovani in possesso di titoli post - laurea all’interno dell’Asp di Cosenza. Il tirocinio è propedeutico alla partecipazione al corso di formazione intensivo dal titolo “Politiche territoriali dei servizi sanitari e sociali”, organizzato dall’Asp di Cosenza in collaborazione con l’Università della Calabria, e che avrà la durata di una settimana (40 ore).A tutti coloro che seguiranno tale corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione. L’avviso è rivolto anche a coloro che so-

Sono 18 i tirocinanti da inserire nelle attività lavorative dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza per sei mesi rinnovabili per altri sei secondo le disposizioni della legge Fornero Il termine è prorogato al 30 aprile

no in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado, ai quali sarà riconosciuta la partecipazione al solo corso di formazione intensivo. La selezione pubblica, per titoli ed esami, è stata impostata nel modo di distribuire i diciotto posti previsti per tre aree di interesse, sei per ciascuna, così indicate: area amministrativa (laurea in giurisprudenza, economia, scienze politiche e similari); area sanitaria (laurea nelle professioni sanitarie, psicologia, sociologia, farmacia, biologia e similari); area tecnica (laurea in ingegneria, architettura, informatica, fisica e similari). Con tale selezione l’azienda sanitaria di Cosenza intende offrire ai giovani laureati residenti e/o domiciliati nella Regione Calabria la possibilità di frequentare temporaneamente le strutture dell’Asp al fine di: acquisire conoscenze specifiche; potenziare competenze e capacità professionali; effettuare attività pratica post- lauream; incrementare il proprio curriculum vitae per future selezioni; migliorare la competitività nel mondo del lavoro e nel sistema produttivo; sviluppare metodiche in ambito di ricerca ed applicazioni, con il supporto collaborativo del centro sanitario dell’Università della Calabria. Al termine del corso intensivo di cui sopra seguirà una selezione tra i partecipanti e saranno ammessi al tirocinio di inserimento al lavoro presso l’azienda sanitaria provinciale di Cosenza i candidati che si collocheranno in graduatoria entro il sesto posto di ogni area di interesse. Ai vincitori sarà riconosciuta una indennità di partecipazione, corrisposta dalla scuola Focus, secondo le linee guida in materia di tirocini ai sensi dell’art. 1, commi 34 - 36, Legge 28 giugno 2012 n. 92. Inoltre la scuola Focus garantirà la copertura assicurativa per la responsabilità civile verso i terzi e l’obbligo assicurativo contro gli infortuni sul lavoro presso l’Inail. La domanda di partecipazione alla selezione va indirizzata all’azienda sanitaria provinciale di Cosenza - viale Alimena n.8 - 87100 Cosenza, redatta su apposito modulo secondo la formula indicata nello stesso avviso.Per ulteriori informazioni si invitano gli interessati a consultare l’avviso scaricabile attraverso il sito www.aspcstest.altervista.org / www.unical.it , o telefonando alla segreteria della scuola Focus al numero 0984893810. Franco Bartucci


sabato 27 aprile 2013

Essere insegnanti oggi Intervista a Cesare Moreno, presidente dell’associazione nazionale “Maestri di strada” che a Cosenza da più di un anno ha intrapreso un percorso d’interazione con le scuole

Non è tutto sui libri

Cesare Moreno

di Lucia De Cicco

Cesare Moreno è il presidente dell’associazione nazionale, Maestri di Strada, che nella nostra città di Cosenza, da più di un anno ha intrapreso un percorso d’interazione con le scuole secondarie di 1° grado, in particolare con la scuola Fausto Gullo per quanto riguarda la dispersione scolastica, stabilendo un contatto anche attraverso diversi gruppi ecclesiali. Il progetto ha il titolo di “Parto educativo” e da tre anni di lavoro, si è arrivati all’idea che l’educazione deve essere il frutto di un territorio e non di una singola agenzia. Come si diventa maestro di strada? Mi occupo dell’insegnamento scolastico, ma è difficile essere insegnanti pienamente prescindendo dall’educazione, una presa di coscienza personale è nata incontrando i ragazzi non sulle pagine di un libro, ma nei contesti di vita personale. Il risultato finale deve essere che i ragazzi possano infine ragionare su stessi, sui propri progetti e sul loro destino. L’educazione è base per la non dispersione scolastica? Essa, oggi, non deriva solo da problemi economici, anche se si concentra, maggiormente, tra i poveri e nei quartieri periferici. Dipende principalmente dal fatto che i giovani non hanno fiducia in se stessi, nelle loro relazioni, negli adulti. Sono impossibilitati a progettare un loro futuro, che non tanto passa dall’apprendimento esclusivo delle materie scolastiche, vedono una negatività nel loro destino, che è data dall’assenza di speranze e da una situazione sociale degradata, soprattutto, nelle relazioni. Poi c’è la mancata protezione da parte degli adulti, che dovrebbero aiutarli a crescere. Il cattivo esempio dell’adulto consiste nell’indifferenza, nell’irresponsabilità, nella non comunicazione con il giovane. Internet e le nuove generazioni... Il giovane ricorre alla costruzione digitale, là, dove, manca la relazione umana. Ciò che si può apprendere attraverso internet è sicuramente utile, ma non potrà mai sostituire la presenza umana. Diventa di elevato valore l’uso del web, se il giovane è accompagnato nella sua capacità di utilizzo dello stesso, sempre da un adulto. Altrimenti non troverà che (riferimento ai social-network) le copie di se stesso, un individuo che è atomizzato, impotente, incapace di selezione e progetto. Internet dunque, aggiunge molto a una base buona e toglie tanto a una base cattiva.

La dispersione scolastica dipende dal fatto che i giovani non hanno fiducia in se stessi e negli adulti Il cattivo esempio dei grandi infatti consiste nella indifferenza, nella irresponsabilità e nella non comunicazione

Che significa essere maestri di strada? È essere partigiani come quelli che settant’anni fa andarono in montagna, come ho detto in un convegno che aveva a che fare con le scelte. Si diventa partigiani non per scelta, ma per necessità. Nel 1943 delle persone hanno avuto necessità di fare i partigiani per salvarsi la vita. Io ho avuto la stessa necessità, ciò corrispondeva alla mia vita, dando significato a essa e superando l’idea di un semplice impiegato, che fa le sue ore e in parte inganna il tempo. Attraverso ciò io conosco giovani educatori e adolescenti, che sembrerebbero persi, ma sono ricchi di tante possibilità. Assistiamo negli ultimi tempi anche a cariche istituzionali, che si lasciano andare a un cattivo esempio educativo per i giovani, cosa ne pensa? È importante la cura della relazione, di ciò che facciamo, lasciare dentro il mondo traccia di sé, impegnandosi e faticando. Chi invece fa tutto senza senso fa perdere valore a tutto ciò che tocca e questo vale per i presidi, i dirigenti e gli insegnanti, ma anche per un certo tipo di volontari sociali. Sono necessari adulti che sappiano stare a fianco dei giovani per mantenere le loro promesse. Tutto il resto vale poco se non v’è cura della relazione. Che cosa consiglia a un insegnate? Di incontrare almeno un altro insegnante, e di riflettere assieme su cosa succede nella scuola. Su chi sono gli allievi, i genitori e soprattutto interrogarsi su cosa consiste il patto formativo. L’interrogazione di se è qualcosa che nella scuola non si fa, la relazione con famiglie e allievi può solo migliorare attraverso questo canale. Costa poco e che tutti possono farlo senza aspettare le autorità e traendone un beneficio immediato. Potrebbe essere utile al giovane l’interazione con altre agenzie d’integrazione giovanile come centri sportivi e parrocchie? Dice un adagio africano che per crescere un bambino ci vuole un villaggio intero. Non si deve creare una collaborazione tra soggetti diversi, il soggetto dell’educazione è l’intera comunità educante. Il problema non è l’interazione tra agenzie, perché nella comunità ci sono anche altri posti, il muretto, la piazza, il locale e tutti questi posti devono dialogare con i giovani e tra di loro. Costruendo un aggregato sociale e educativo, che deve stare attorno ai ragazzi. Non ci deve essere il problema di interagire con la parrocchia, ma si deve capire che siamo tutti parte di un unico complesso che deve occuparsi della crescita dei ragazzi e tutti siamo impegnati in questa impresa. Non bastano i coordinamenti o protocolli d’intesa, ma ci deve essere un’intesa, umana, a monte.

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sabato 27 aprile 2013

Cattedre al voto Patrizia Piro, ordinario di Icar02, Costruzioni idrauliche, marittime e Idrologia propone il suo nome per il rettorato dell’Ateneo

Unical

aria di candidature Patrizia Piro

Patrizia Piro, professore ordinario di Icar02 (Costruzioni idrauliche, marittime e Idrologia), nata a Cosenza, sposata con tre figlie, annuncia ufficialmente la sua candidatura a rettore dell’Unical. Titolare degli insegnamenti di Costruzioni idrauliche e Impianti speciali idraulici, autore di oltre 150 lavori nel campo delle costruzioni idrauliche e dell’ingegneria ambientale (che comprendono contributi su riviste internazionali e nazionali, articoli a convegni scientifici internazionali e nazionali e rapporti di ricerca). Revisore scientifico per riviste internazionali, membro di comitati scientifici nazionali e internazionali, responsabile di collaborazioni internazionali di ricerca e di progetti di ricerca nazionali e internazionali. Già delegata di Ateneo all’Orientamento in ingresso, ha prestato attività di ricerca presso enti stranieri, coordinatrice e responsabile scientifico di iniziative in campo didattico, scientifico e gestionale. Da colleghi di vari dipartimenti sollecitata da tempo, adesso arriva la disponibilità a mettersi in gioco in prima persona per offrire un servizio all’Unical, in piena libertà e senza alcuna logica di appartenenza, ma con la consapevolezza dell’importanza di una rete che trasversalmente riesca a far emergere, a dar voce e risposte a necessità non più rimandabili. Una candidatura coraggiosa ma assolutamente non in contrapposizione né in rottura, in piena condivisione con quanto di buono realizzato finora, ma con il desiderio di rinnovamento, per una alternanza necessaria nei meccanismi di rappresentanza, indispensabile in questa stagione politica assolutamente straordinaria, di transizione ma proprio per questo con la necessità di un ancoramento a quelle radici valoriali e costitutive che hanno reso l’Unical unica nel suo genere. Una candidatura che faccia i conti con il passato, valorizzandone le positività, volano per il futuro che ormai è già presente, rispettosa dell’intera comunità - docenti e personale Ptadell’Unical che non merita che le candidature si sappiano solo all’ultimo momento, ma che ha il diritto di avere tutto il tempo necessario per un confronto e un dialogo serio e costruttivo. Un servizio che sarà dedicato al rapporto tra il mondo della cultura, delle professioni e impegno civile, che abbia come missione, ovvia, il progetto educativo e come obiettivo concrete risposte al ter-

Nella storia è la seconda donna che si candida al timone dell’Ateneo Nel mese di giugno del 1999 fu la preside della facoltà di Ingegneria Laura Luchi a candidarsi avendo come avversario Giovanni Latorre, che vinse

ritorio. Un servizio che intende svolgersi su “percorsi di pace” e non su “sentieri di guerra” affinchè l’eccellenza diventi un tesoro per tutti e in cui ci sia spazio per il contributo di ognuno, indispensabile in una realtà mutevole e che solo nell’integrazione reciproca dei valori personali può trovare risposte salde per il bene dell’Unical. «L’Unical è una grande realtà presente in una regione povera di uno Stato in crisi; eppure, proprio nella situazione spazio-temporale di grossa difficoltà - ha dichiarato Patrizia Piro - occorre valorizzare le capacità dei singoli e il gioco di squadra di tutti puntando a mantenere e sviluppare le nostre eccellenze creandone anche di nuove. Occorre attrarre risorse aggiuntive per le strutture didattiche e scientifiche esistenti senza rinunciare al loro ampliamento e completamento con nuove offerte che incontrino interessi del territorio ancora disattesi, creando le giuste sinergie grazie alle quali lo sviluppo porterà sviluppo con vantaggi per tutte le aree culturali già presenti». «Il mantenimento e il continuo sforzo per migliorare l’eccellenza ha puntualizzato ancora Patrizia Piro - non può prescindere da una “macchina organizzativa” per il funzionamento della quale tecnici e amministrativi debbono essere pienamente consapevoli dell’importanza del loro ruolo. La competenza di ciascuno deve essere guidata sempre di più dalla chiarezza degli obiettivi da perseguire e dei servizi da offrire con valorizzazione delle professionalità esistenti. Gli studenti dovranno continuare ad aver l’orgoglio di frequentare l’Unical, che già offre elevatissimi e competitivi livelli di preparazione, ma è doveroso e possibile sempre il miglioramento e a tale scopo con gli studenti occorre sempre ricercare il dialogo e il confronto». Nella storia dell’Università della Calabria è la seconda donna che si candida per avere il mandato a capo dell’Università della Calabria. Nel mese di giugno del 1999 fu la preside della facoltà di Ingegneria, Laura Luchi a candidarsi a rettore dell’Università della Calabria avendo come avversario Giovanni Latorre, che vinse con 220 voti di preferenza su 417 votanti. Laura Luchi in quella circostanza ottenne 182 voti di preferenza. Franco Bartucci


sabato 27 aprile 2013

Tutti in corsa

Al Giro d’Italia pedala la fantasia Iniziativa “Maglia rosa al miglior striscione”

È stata presentata a Cosenza, nella sala della sede provinciale del Coni (piazza Giacomo Matteotti), nel corso di una conferenza stampa appositamente organizzata, l’iniziativa “Una maglia rosa al miglior striscione per il 96° Giro d’Italia”, promossa dal Comitato regionale calabro della Federazione ciclistica italiana. Il particolare “concorso” si inserisce nelle iniziative legate al passaggio in Calabria del Giro d’Italia 2013. La Corsa Rosa, infatti, abbraccerà la nostra regione martedì 7 maggio, con l’arrivo a Serra San Bruno, e mercoledì 8 maggio 2013, con la partenza da Cosenza. Presenti all’incontro con i media il presidente Comitato regionale Fci Calabria, Salvatore Dionesalvi; il responsabile settore giovanile Fci Calabria e promotore dell’iniziativa, Pasquale Golia; il coordinatore regionale del Progetto educativo “Pinocchio in bicicletta” della Fci Calabria, Francesco Corrado; il docente dipartimento ingegneria civile Università di Cosenza, Massimo Zupo. Ad impreziosire il tavolo dei relatori, poi, la presenza della bella miss cosentina Ines Federico che ha indossato per l’occasione la nuova Maglia Rosa 2013 del Giro d’Italia. Nel corso della conferenza stampa il responsabile del settore giovanile Fci Calabria, Pasquale Golia, ha spiegato innanzitutto i motivi dell’iniziativa: «Il Giro che torna in Calabria è un’occasione importante per tutti gli sportivi e non della nostra regione - ha esordito per questo evento la Fci Calabria ha messo in campo una singolare iniziativa. Saranno assegnate due Maglie Rosa, una per la tappa di Serra San Bruno ed una per la tappa di Cosenza, a chi avrà realizzato, lungo il percorso in terra calabra, il miglior striscione, per creatività e simpatia, di incoraggiamento per i corridori. Le maglie, autografate dai vincitori delle due tappe calabresi del Giro, saranno consegnate ai vincitori nel corso di un’apposita manifestazione organizzata dopo il Giro dalla Fci Calabria». Quanto, poi, alla modalità di partecipazione, Golia ha spiegato che: «Tutti possono partecipare, bimbi, ragazzi, adulti, associazioni, scolaresche, gruppi. L’unica condizione è che realizzino uno striscione, o un cartellone, di incoraggiamento per i girini e che lo espongano sulle strade il giorno del passaggio della corsa in terra calabrese. Fatto ciò, gli interessati possono postare la foto dello striscione, completa di nome, cognome e indirizzo, su facebook, nella pagina: Fci Comitato Regione Calabria, oppure inviarla via mail all’indirizzo calabria@federciclismo.it. Se ciò non bastasse saranno sul percorso, sia nella tappa di Serra San Bruno, che in quella di Cosenza, degli inviati pronti a catturare in una foto lo striscione più bello e fantasioso. I vincitori, scelti da un’apposita commissione nominata dalla Fci Calabria, saranno premiati il prossimo 2 giugno in occasione del Memorial “Armando Gatto”, gara di ciclismo giovanile nazionale, che si svolgerà a Cassano All’Ionio». Il presidente della Fci Calabria Salvatore Dionesalvi, dal canto suo, nel commentare la particolare iniziativa, ha spiegato: «L’obiettivo con questo concorso è quello di promuovere la diffusione di questo

Il concorso è legato al passaggio in Calabria dell’edizione 2013 della gara ciclistica, che abbraccerà la nostra regione martedì 7 maggio con l’arrivo a Serra San Bruno e mercoledì 8 maggio con la partenza da Cosenza

sport bellissimo, il ciclismo, e quale miglior occasione che non la venuta del Giro d’Italia in Calabria». «Vogliamo premiare la creatività dei tanti appassionati che nella nostra regione, i prossimi 7 ed 8 maggio, attenderanno il passaggio del Giro d’Italia o assisteranno all’arrivo di Serra San Bruno, o alla partenza di Cosenza». Francesco Corrado, ha invece, puntato l’attenzione sui giovani: «Con questo concorso vogliamo coinvolgere anche le scuole, il passaggio del Giro è anche una festa per tutti loro. Il ciclismo è vera palestra di vita per le giovani generazioni. Ci piacerebbe - ha spiegato - che alla nostra iniziativa partecipino le classi dei vati istituti scolastici delle città e paesi attraversati in Calabria dal Giro d’Italia». Nel corso della conferenza stampa, anche per non dimenticare ciò che è accaduto nel dicembre 2010 a Lamezia Terme, quando furono travolti ed uccisi 8 cicloamatori, si è parlato di sicurezza in bici nelle aree urbane calabresi. In particolare il docente dell’Unical Massimo Zupi ha illustrato il progetto presentato dalla stessa Università della Calabria proprio per la sicurezza in bici e che nei prossimi mesi prevede il coinvolgimento di scuole, enti ed istituzione e Fci Calabria per una corretta opera di sensibilizzazione verso questo tema così importante per i tanti appassionati e non solo della bicicletta. Svelati anche i primi dettagli delle due tappe calabresi: il 7 maggio, come noto arrivo a Serra San Bruno dopo 246 km. Partenza da Policastro Bussentino alle 11.15. La corsa rosa giungerà in Calabria alle 12 di martedì 7, quando transiterà sulla ss 18 allo svincolo di Tortora-Praia a Mare. Prima città attraversata Scalea alle 12.05. Il Giro transiterà per tutti i paesi del Tirreno cosentino per poi giungere nel Catanzarese. A Marinella di Sant’Eufemia, dopo 165 km di gara, ci sarà il primo traguardo volante (ore 14.51). Gran Premio della Montagna a Vibo Valentia (ore 15.54), ultimo traguardo volante a Soriano Calabro (ore 16.22), e finale entusiasmante, prima dell’arrivo in Corso Umberto I a Serra San Bruno. Nel finale ci sarà, infatti, da scalare il “Croce Ferrata”, secondo Gpm di giornata, a soli 10 km dall’arrivo. Il giorno dopo, invece, il Giro partirà da Cosenza, direzione Matera dopo 203 km. Partenza ufficiale a v. Marconi alle 12.30. Primo Gpm di giornata subito dopo il bivio di Trenta (località Cipolletta), dopo 33 km di corsa (ore 13.15). Primo traguardo volante a Villapiana Lido dopo 80 km di corsa (ore 14.12). Il Giro d’Italia saluterà la Calabria a Rocca Imperiale con l’ultimo traguardo volante di giornata, posto proprio nel centro dell’ultimo paese calabrese, prima della Lucania (ore 15.03). Insomma saranno due giorni bellissimi, colorati di Rosa. I saluti finali sono stati affidati alla miss Ines Federico, eletta dalla Fci Calabria, madrina del Giro d’Italia nella nostra regione e che ha invitato tutti ad attendere il passaggio del Giro lungo le strade calabresi: «Sarà un giorno indimenticabile - ha spiegato -; con i corridori anche noi sogneremo di essere in corsa».

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sabato 27 aprile 2013

Cibo medicina All’Unical si studia sull’integrazione nutraceutica: dal benessere alla cura

Crotone: evento scientifico

Integratori alimentari Ieri, oggi, domani S’è svolta nella sala stampa dell’Unical, nell’ambito della programmazione didattica del Master di II livello “L’integrazione nutraceutica: dal benessere alla cura”, la giornata di studio “Nutraceutici ed integratori alimentari: ieri, oggi e domani”. L’appuntamento scientifico, grazie agli interventi di esperti, di professionisti e di aziende del settore, ha consentito un arricchimento degli obiettivi formativi che il master si prefigge. L’iniziativa ha destato molto interesse in considerazione dell’importanza crescente verso la nutraceutica, disciplina il cui nome stesso coniuga i termini di nutrizione e farmaceutica. Oggi, infatti, numerose sono le molecole presenti in vari alimenti, capaci di ridurre gli effetti dell’invecchiamento, di rallentare e di prevenire l’insorgenza di patologie gravi di tipo oncologico, cardiovascolare, neurodegenerativo e metabolico. È noto, infatti, che i cibi interagiscono con i meccanismi biochimici che sottostanno alla vita stessa del nostro organismo, e che quest’ultimo deve utilizzare i substrati energetici, i micro e macronutrienti che gli vengono forniti per far fronte a tutte le necessità metaboliche, facendo sì che un’alimentazione corretta possa contribuire ad una vita qualitativamente migliore e più longeva. I lavori della giornata, che ha trattato compiutamente questi argomenti, sono stati aperti dalla professoressa M.S. Sinicropi (Unical), direttore del master e dal professor V. Pezzi, presidente del Ccl in Scienze della nutrizione dell’Unical. Durante la mattinata si è svolta una prima sessione, moderata dal professor G. Statti (Unical), dedicata allo studio delle proprietà di nutraceutici, alle relative tecnologie di laboratorio e alla sicurezza alimentare e nutrizionale, ed una seconda sessione, moderata invece dallo specialista in Chirurgia generale A. D’Anna, rivolta alla nutrizione e all’ integrazione nutrizionale in alcuni stati fisio-patologici. Oltre ad interventi di professionisti del territorio, esperti nel settore, la giornata è stata arricchita dalle relazioni di C. Cristoforetti, direttore scientifico della Biofutura pharma s.p.a, Gruppo Sigma-tau, azienda leader nel settore nutraceutico che collabora già da tre anni per lo svolgimento del master stesso, da S. Giordano, product manager Buchi Italia S.r.l. e da A. Abbagnara, amministratore delegato di Real Gene S.r.l. Nutrigenetica. Durante la sessione moderata da C. Saturnino dell’Università di Salerno, denominata “Esperti del settore a confronto”, alcuni nutrizionisti del territorio, grazie alla loro esperienza sul campo, hanno portato interessanti e utili testimonianze.

Importanza crescente verso la disciplina il cui nome stesso coniuga i termini di nutrizione e farmaceutica Oggi infatti numerose sono le molecole presenti in vari alimenti

La robotica in neuro riabilitazione “La robotica in neuro riabilitazione”, questo il tema scelto per la diciassettesima edizione delle Giornate di Crotone, evento scientifico proposto ogni anno dall’Istituto Sant’Anna di Crotone, struttura di riferimento regionale per l’alta specializzazione riabilitativa. L’appuntamento è per sabato 27 aprile presso la sede di Poggio Pudano dell’Istituto, al km 243 della ss.106. In programma un Evento Formativo Ecm, un corso rivolto a tutte le professioni sanitarie, per un totale di 100 partecipanti, diretto dal professor Giuliano Dolce, responsabile scientifico del Sant’Anna. I lavori prenderanno il via alle 9,30 con la presentazione del corso da parte del professor Maurizio Iocco dell’Università Magna Grecia di Catanzaro. Due lezioni magistrali saranno curate dal dottor Franco Molteni dell’ospedale Villa Beretta di Costa Masnaga in provincia di Lecco e dall’ingegner Stefano Mazzoleni della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Previsti, inoltre, gli interventi dello stesso professor Dolce, della dottoressa Lucia Lucca, dell’ingegnere Loris Pignolo, del dottor Sebastiano Serra, della dottoressa Maria Punzo e del terapista occupazionale Francesco Arcuri, tutti dell’Istituto Sant’Anna. Relazioneranno, inoltre, i fisioterapisti Christian Geroin dell’Universitá di Verona e Corrado Melegari dell’Elias Neuroriabilitazione di Parma. Le giornate di Crotone saranno l’occasione per porre all’attenzione degli operatori del settore l’approccio robotico alla riabilitazione. L’Istituto Sant’Anna può vantare in questo ambito una presenza forte, il robot Aramis (acronimo di Automatic recovery arm motility integrated system), uno strumento per la riabilitazione dell’arto superiore interamente ideato, sviluppato e applicato sui pazienti, all’Istituto Sant’Anna e che rappresenta il trattamento più avanzato ed innovativo dell’intero ciclo riabilitativo offerto ai pazienti colpiti da ictus.

Nuova edizione sul sito dell’Inail

La sicurezza in ospedale È disponibile sul sito istituzionale dell’Inail la nuova edizione de “La sicurezza in ospedale”. La guida, curata dalla Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione (Contarp), è composta da 10 fascicoli scaricabili online. L’obiettivo è quello di fornire un quadro dettagliato sui molteplici rischi a cui vengono esposti, in ambito ospedaliero, lavoratori, pazienti e visitatori. La nuova edizione de “La Sicurezza in ospedale” è stata integrata dal punto di vista normativo e sul fronte dei rischi emergenti. Inoltre, l’Inail metterà a disposizione sul proprio sito un software per semplificare l’individuazione dei rischi presenti nelle strutture sanitarie.


sabato 27 aprile 2013

XV

La speranza è nelle giovani generazioni

Volontariato, anche io cittadino europeo

Al centro la presidente provinciale del Cif Gisella Florio; a destra la scrittrice Maria Romeo; a sinistra la segretaria Cif Olimpia Funaro

Il 29 aprile al Palazzo della Provincia di Cosenza premio “Alda Miceli” Si terrà il 29 aprile alle ore 17, presso il Salone degli Specchi del palazzo della Provincia di Cosenza, il premio XII edizione Cif “Alda Miceli” dal titolo “Giovani e volontariato. Anche io cittadino europeo”. Verrà seguito da una premiazione a cura della giornalista e poetessa Lucia De Cicco e che vedrà l’assegnazione del libro della stessa scrittrice e una somma in denaro ai giovani che si sono distinti per i loro elaborati sulla cittadinanza attiva. A valutare gli stessi, una commissione, costituita dalla giornalista Chantal Castiglione, dall’avvocata Elvira Dodaro, consulente legale del Centro italiano femminile provinciale (Cif) e da Gilda Merenda, presidente Federcasalinghe. A salutare la presidente regionale del Cif Carmelina Smeriglio e il presidente della Provincia Mario Oliverio e a moderare la serata il presidente provinciale Cif Gisella Florio. Sono dodici anni che il premio è proposto con varie norme e quest’anno per l’anno della Cittadinanzattiva si è pensato alle scuole, poiché è il giovane, che deve rappresentare quell’humus necessario al progresso umano e civico dell’Unione europea e proiettato nel terzo millennio. Sarà Gisella Florio a introdurre la figura di Alda Miceli. Donna minuta appartenente all’ordine secolare della regalità, ma molto forte, poiché, salda in una fede, che le permetteva di avere le porte aperte in Vaticano. All’indomani della nascita della Repubblica, in un clima, che voleva uniformare nella dimenticanza di ciò che era stato il fascismo in Italia, lei fu una strenue oppositrice di coloro, che smessa la camicia nera si presentavano per una rielezione nella nuova costituente repubblicana e ciò le valse non poche difficoltà in seno alla chiesa cattolica, che voleva dimenticare la cattiveria e la durezza della guerra. Fu una donna della resistenza e di opposizione fascista, di grande spirito riformista, afferma la stessa Florio, bonificò con la sua opera missionaria le coscienze del litorale tirreno del basso Cosentino e affiancò l’opera dei papi fino alla sua morte. Ebbe sempre il lavoro della donna come input di dignità e di crescita. Il progetto, “Premio Alda Miceli”, rientra nelle tematiche di bando del Csv (centro servizio per il volontariato) poiché esso è finanziato dallo stesso. Il tema ha a che fare con la percezione, che il giovane volontario ha di se nel contesto europeo. Il primo premio andrà al Liceo classico “Bernardino Telesio” di Cosenza. Il secondo a Cariati, Liceo scientifico. il terzo premio sarà assegnato a Bisignano, a una giovane studentessa Rumena. Ci sono stati dei componimenti di cui, tuttavia, si deve tenere conto, afferma la Florio, e che escono fuori dalla traccia originaria che è il trattato di Maastricht 1993-2013 e con espressioni di forte durezza verso la società, da parte di ragazzi, che sentono veramente il peso di una situazione sociale e probabilmente anche familiare di grande sofferenza e di poca speranza, ma che danno l’idea di dove stiamo andando e di come ancora la forbice sia larga tra periferia e centro del territorio cosentino. Sono previsti dei premi, inoltre, in carteggio decorativo per i giovanissimi delle scuole secondarie di primo grado che hanno fornito dei lavori grafici di straordinaria bellezza.

Nel 12.mo anno di vita del premio si è pensato alle scuole poiché è il giovane che deve rappresentare quell’humus necessario al progresso umano e civico

Il libro di Ornella mamone Capria

Una cavalcata sulle sensazioni Le composizioni di Ornella Mamone Capria, dal titolo emblematico: “Vincere sempre”, edite dalla casa editrice Aletti di Roma, così disarmanti, ma anche così disincantate, colgono l’immagine di un luogo dove l’umano consistere torna a purificarsi per riempire una dimensione di autenticità e semplicità aurorali. Un ritorno all’essere più che all’avere, lungo un percorso che allontana le complicanze esistenziali per riscoprire un paradiso di mestizia e povertà, dove non vi è frontiera né guerra; e se qualcosa va male non è perché qualcuno tende trappole, ma perché ogni cosa prende inesorabilmente il suo verso, la sua dimensione. È la voglia di catarsi, di tuffarsi in una esistenza senza egoismi e senza sopraffazioni, dove nessuno canta per l’uomo, per la natura, per la vita. Così sta scritto nella prefazione del libro: «Il poeta, facendosi carico della comune angoscia esistenziale convive con la sua solitudine, ascoltando le voci dell’intima vita dello spirito e chiedendo alla parola di esprimerle nella sua verginità primordiale, spoglia delle sovrastrutture dei secoli; e continua:la parola, nella sua esistenziale capacità analogica ed evocativa, si fa maestra e donna, la frase si raccoglie e contrae, escludendo i consueti rapporti logici e sintetici intermedi per affidarli all’intelligenza e capacità del lettore». Per concludere, questa raccolta poetica è veramente lodevole, perché sembra che con la poesia, Ornella Mamone Capria, sia sempre stata in stretta confidenza, tanto da sfruttare tutte le sottigliezze e le esperienze che la distinguono. Un patrimonio di esperienze logico sentimentali, la cui organicità non ammette arbitrarie scomposizioni. Leggere, quindi, le poesie della poetessa Ornella Mamone Capria, è come impegnarsi in una cavalcata, dove dopo ogni elegante movenza e cadenza, si passa di sensazione in sensazione, perché la poetessa ci offre una vasta panoramica del suo pensiero e della sua vita interiore, che alla fine rappresenta ciascuno di noi. Pino Veltri


XVI

sabato 27 aprile 2013

Pianeta Terra in lacrime

Abbecedario verde

Tutti gli intervenuti hanno sottolineato le principali cause che deturpano l’ambiente, il paesaggio, l’ecologia, la vita dell’uomo ed il benessere degli animali, ma soprattutto le azioni e le misura da attuare, finalizzate a prevenire gli inquinamenti e gli effetti negativi dello sviluppo e le alterazioni dei delicati equilibri naturalistici. Il tutto finalizzato a migliorare l’efficienza, l’utilizzo razionale delle risorse energetiche, il mantenimento dei servizi forniti dagli agroecosistemi, il contenimento delle emissioni del “gas serra”, il surriscaldamento della terra, in sintonia con il protocollo di Kyoto e con le norme generali per la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Trattasi di una serie di beni primari quali: aria, acqua, suolo, oggi seriamente compromessi poiché diverse fonti di inquinamento, stanno arrecando danni gravissimi alla salute dell’uomo penalizzando la qualità della vita, causando problemi fito-sanitari di importanza planetaria. Tutto ciò a causa dell’inquinamento, in primis aria, acqua e suolo, della sofisticazione e manipolazione dei prodotti agroalimentari che spesso scatenano malattie e sintomatologie non facilmente gestibili. In tale contesto è augurabile che anche l’Italia trovi maggiori intese, accordi e collaborazione con gli altri Paesi europei e mondiali, al fine di contribuire a uno sviluppo socio-economico globale, equo e sostenibile, abbattendo qualsiasi fonte di inquinamento, favorendo l’uso razionale del suolo, garantendo la sicurezza fisica del territorio. Da ciò ne consegue che le politiche territoriali e quelle delle aree protette, dei parchi e dell’ambiente in particolare, oltre a considerare i tradizionali settori produttivi dovranno avere come riferimento il “sistema integrato” nel quale la vegetazione, il monitoraggio delle fonti di inquinamento, la prevenzione degli incendi, l’utilizzo razionale del suolo e del sottosuolo, possano felicemente coniugarsi con le altre, tutelando e valorizzando le attività economico-produttive, prioritariamente l’ambiente, l’ ecologia e il paesaggio. Per un futuro migliore e rassicurante è pertanto doveroso l’utilizzo razionale delle risorse naturalistiche territoriali secondo un nuovo modo di pensare e individuare le soluzioni, progettare e realizzare le diverse opere strutturali e infrastrutturali, non trascurando la sicurezza fisica del territorio, nel trovare un giusto ed equilibrato rapporto tra agricoltura, territorio e ambiente, trinomio inseparabile e indivisibile. Con tale visione aperta e innovativa fra i soggetti e tra le categorie che vengono quotidianamente coinvolte intorno alle attività connesse all’agricoltura, all’ambiente e al territorio, si intrecciano rapporti tali che, se sviluppati in modo virtuoso, concorrono alla tutela e alla valorizzazione generale delle risorse materiali e immateriali quali l’ambiente e il paesaggio.

Presentato a Rende “Per una cultura dell’ambiente” di Ilaria D’Aprile

di Giovanni Perri

Presso la Biblioteca civica di Quattromiglia in Rende, nell’ambito della giornata mondiale del libro è stato presentato un testo, Per una cultura dell’ambiente, scritto da Ilaria D’Aprile, laureata in Scienze forestali, con specializzazione in “Educazione ambientale per la promozione di uno sviluppo sostenibile”. Il libro propone una sequenza di problematiche finalizzate a consolidare e rinvigorire, anche con l’ausilio dell’educazione ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado, una maggiore conoscenza degli impegni e delle azioni combinate da portare avanti per la riduzione delle emissioni di CO2 (anidride carbonica), dell’inquinamento e degli altri fattori per uno sviluppo globale, equo e sostenibile del pianeta terra. Nel corso della manifestazione, oltre all’autrice del libro, sono intervenuti, fra gli altri, il presidente dell’Unesco Enrico Marchianò, Rosy Cannata, responsabile del settore Ambiente dell’ente Parco nazionale della Sila, mentre i lavori sono stati coordinati e diretti dal coordinatore Vas onlus Cosenza-Rende Pino Boccia.

Il libro parla di una serie di problematiche finalizzate a consolidare l’educazione ambientale partendo dalle scuole

In virtù di ciò anche le politiche di sviluppo rurali favoriscono la qualità della vita oltre che innescare effetti positivi sulle attività economiche collegate, a monte ed a valle, nel settore agro-forestale, creando altrettante condizioni favorevoli per lo sviluppo generale del territorio. Si tratta di un tipo di agricoltura sostenibile che non produce solo alimenti, materie prime e derrate, ma anche servizi di interesse generali, ambienti non inquinanti e paesaggi incontaminati, capaci di assicurare e soddisfare esigenze collettive di tutte le popolazioni mondiali, sviluppate, emergenti ed in via di sviluppo. In questo contesto un valido aiuto lo possono dare gli strumenti urbanistici, privilegiando le reali potenzialità dell’uso dei suoli, scoraggiando il consumo indiscriminato di quelli agricoli più sensibili dal punto di vista produttivo, al fine di rendere compatibile la salvaguardia dell’ambiente e del territorio con lo sviluppo socio-economico delle popolazioni. E’ augurabile perciò che per la realizzazione di qualsiasi intervento, pubblico o privato, soprattutto nelle aree a grande valenza ambientale e paesaggistica, vengano ribadite, rielaborate e successivamente osservate rigorosamente le norme previste dal protocollo di Kyoto, dal “Codice dei beni Culturali e del Paesaggio” e della filosofia politica della “Convenzione europea del paesaggio”. agronomogperri@virgilio.it


sabato 27 aprile 2013

All’attenzione di giovani e imprese La valorizzazione delle aree rurali attraverso modelli di gestione territoriale

RobinWood, per “rubare” forze alla dispersione È conosciuto come progetto “Robinwood Plus” e dal 2010 si occupa di studiare le forme di intervento per lo sviluppo delle zone rurali attraverso l’impiego di modelli di gestione forestale. Il progetto finanziato dal Fondo europeo nell’ambito del programma Inter - Interreg IV C, oltre alla Regione Calabria, coinvolge la Regione Liguria, il consiglio regionale del Limousin (Francia), il consiglio regionale di Kainuu (Finlandia), il consiglio regionale di Harghita (Romania). L’obiettivo principale del progetto è la promozione del ruolo multifunzionale delle foreste come motore per lo sviluppo economico, la protezione dell’ambiente e il miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali; mentre dall’altra parte mira allo scambio di esperienze tra le regioni partner, al fine di stimolare e sostenere la rivitalizzazione economica e sociale delle zone rurali attraverso l’implementazione del principio di partecipazione nella gestione sostenibile delle foreste, che svolgono, come noto, un ruolo fondamentale nel sostenere e mantenere l’economia delle comunità locali, delle zone rurali e dei territori di montagna. “Robinwood Plus”, è un progetto che ha trovato l’assistenza tecnica e l’organizzazione da parte dell’assessorato alla Cooperazione, Internazionalizzazione e Politiche di sviluppo euro mediterranee della Regione Calabria, guidato da Luigi Fedele, intervenuto nei lavori del terzo workshop, tenutosi presso il centro di accoglienza “Cupone” di Camigliatello Silano, con il supporto del Parco nazionale della Sila. Dopo il primo workshop di Gambarie D’Aspromonte del 12 luglio 2012, ed il secondo tenutosi a Morano Calabro il 31 ottobre 2012, l’incontro ha consentito di fare il punto, con funzionari della Regione Calabria, docenti e ricercatori dell’Università della Calabria e dell’Università di Reggio Calabria, del mondo degli agronomi e dirigenti del Parco della Sila, sui risultati ottenuti nell’arco di questi due ultimi anni tenendo in considerazione che il progetto avrà termine nel prossimo mese di dicembre. È stata una buona occasione, presenti l’assessore Luigi Fedele e la presidente del Parco della Sila, Sonia Ferrari, per confrontarsi e trovare spunti per nuove idee progettuali, in base alle quali si potranno nel prossimo futuro costruire progetti e partenariati transnazionali con il coinvolgimento di partners territoriali, eccellenze imprenditoriali dei sottosettori del legno, delle biomasse, del turismo, dell’educazione ambientale. A tal proposito è stata una buona occasione per parlare pure del sottoprogetto “Pasformma” che ha coinvolto in modo particolare in Calabria il Parco nazionale della Sila e l’Università della Calabria e fuori dai confini regionale, il Comune di Remetea, la Provincia di La Spezia, la Metsahallitus Natural heritage services, una società finlandese. Al centro del lavoro e della discussione, detto della presidente del Parco della Sila, Sonia Ferrari, che ha aperto i lavori esprimendo apprezzamento e interesse del Parco verso il progetto, investendo in ricerca e formazione, nonché dell’assessore, Luigi Fedele, che ha con-

L’obiettivo principale del progetto è la promozione del ruolo multifunzionale delle foreste come motore per lo sviluppo economico, la protezione dell’ambiente e il miglioramento della qualità della vita

cluso i lavori auspicando, con il sostegno della Regione, un maggiore interesse dei giovani e del mondo delle imprese verso la valorizzazione e sfruttamento delle aree rurali, ci sono stati i contributi scientifici ed organizzativi da parte di: Michele Laudati (direttore Parco nazionale della Sila), Giuseppe Zimbalatti (direttore generale dipartimento agricoltura e foreste Regione Calabria), Nicola Mayerà (settore Cooperazione Regione Calabria), Jacques Guenot e Giuseppe Giannini (Università della Calabria), Lina Pecora (presidente Ordine provinciale dei Dottori agronomi e forestali di Cosenza), Silvio Bagnato (dipartimento di Agraria Università Mediterranea di Reggio Calabria), Francesco Scarfò (PhD). Il tutto con la moderazione di Elisabetta Perrone, del settore Cooperazione della Regione Calabria, con accanto il sindaco di Spezzano della Sila, Tiziano Gigli. La preoccupazione e gli sforzi portati alla luce dai vari interventi si può dire che siano stati il modo di fermare l’esodo delle popolazioni giovanili dalle zone collinari e rurali diretti verso le zone urbane offrendo loro opportunità di interessi e benefici occupazionali nei luoghi di loro appartenenza anche come riconoscimento di ricchezza culturale e sociale. Franco Bartucci

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sabato 27 aprile 2013

Il racconto Prima parte

Erano tre, vicino al monumento ai caduti, indimenticabile il tempo seduti lì

Quei sedili di pietra in piazza Garibaldi di Giuseppe Aprile

Indimenticabili i sedili di pietra nella piazza Garibaldi! Erano tre. Due in un lato, ed uno nell’altro, vicino al monumento ai caduti. Quando prendeva l’ombra da un lato, era sole nell’altro. E ci alternavamo, nell’arco della giornata, in base al sole ed al suo bruciore, se era troppo forte o lento. Quando invece era sopportabile, ai primi giorni della Primavera o durante le belle giornate dell’autunno, stavamo ben volentieri e sentire il tepore dei suoi raggi sentivamo penetrare fin nelle ossa. Eravamo felici. Non avevamo una lira in tasca, non un giornale tra le mani. Il giornale lo avevo spesso io che cominciavo a scrivere come corrispondente della Tribuna del Mezzogiorno e me lo mandavano gratuitamente da Messina, dovera la sede della stamperia e della redazione. Per il resto solo la ricca famiglia del fratelli Vitale, Don Pasqualino e Don Liberto, avevano a che fare con i giornali. Ricevevano, per posta, il Tempo di Roma, il giornale nazionale che, assieme al Giornale d’Italia ed al Corriere della Sera, andavano per la maggiore. La Gazzetta era poco amata, anche se in tanti la conoscevano in quanto portava tutte le notizie di cronaca nera. Era ricca di corrispondenti che facevano a gara nel cercare notizie presso Carabinieri ed uffici giudiziari onde non far mancare mai tutte le notizie su gli omicidi, gli incidenti stradali, le ruberie, i bisticci che a volte, gravi ed esasperati, finivano con magari con qualche morto e ferito, i fatti della cronaca nera che infettava tutti i giorni la vita di questi nostri paeselli dove il fatto grave che avveniva, era il cinema, il teatro del tempo. Da paese in paese si passava la notizia di un fatto. E quando era il giornale a riportarlo, era la Gazzetta solitamente che lo aveva spesso in prima pagina, dove a nessuno sarebbe sfuggito. Si diceva che la Gazzetta era sempre un giornale che viveva di fatti gravemente degradanti. Molti speravano che non circolasse la Gazzetta perché era il simbolo che non aveva come obiettivo il miglioramento della società, come sarebbe normale dove la stampa avesse una funzione giusta ed educativa, ma era un male, una cosa brutta, simbolo di disgrazie e di cose di malavita. Una cosa su cui in tanti facevano le corna. Simbolo di disgrazia, comunque portatore di iattura.

Eravamo felici, non avevamo una lira in tasca e neanche un giornale nelle mani, ma eravamo sereni

losofia e tendenza alla conversazione. Entrambi erano specialisti nello scrivere al meglio. Gli altri, che si distinguevano pure per età oltre che per interesse culturale di maggiore o minore entità, eravamo nella normalità.

E sul sedile della piazza ci si stava per chiacchierare e per passare ore infinite della giornata. Quanto era bello il tempo che si passava nella piazza con i rondoni che volavano sulla nostra testa, a bassa quota, e le rondinelle, che erano uccelli molto più piccoli e con il petto bianco, e nidificavano sotto i balconi di don Mimì Speziali, o vicino alle canalette delle terrazze di tante case attorno, cinguettando a non finire e volteggiando pure esse sulla piazza senza mai scontrarsi con i rondoni che, invece, facevano i nidi dentro i buchi della casa dellavvocato Mollica dove entravano mirabilmente, senza farsi male e soprattutto arrivando a gran volo e sparendo dentro di essi! Voli di rondoni e voli di rondinelle erano continui, festosi, meravigliosamente sul cielo della piazza che vedeva arrivare in essa anche ragazzi con il solo obiettivo di godersi voli e canti di quegli uccelli fantastici. Su quei sedili, alcuni seduti fino a quando la capienza era sufficiente ed altri allo in piedi, passavamo tante ore, grandi e piccoli. I grandi a raccontare e farci sentire di scrittori e poeti, filosofi e guerrieri, guerre e vicende paesane, i piccoli a sentire con le orecchie tese ma assai attente.

Io avevo una catteristica rispetto a Parisi e Capogreco. Ero più piccolo, fui loro affidato diverse volte dai miei genitori, perché mi aiutassero a leggere e scrivere al meglio ed a superare le prove scolastiche che ai primi anni mi vedevano restio ad imparare, senza coscienza del perché. Cosa che ho capito più in là, negli anni futuri, quando non dico che avevo smesso totalmente di dedicarmi al gioco di piazza e del pallone, ma avevo inserito nei miei interessi, la lettura dei libri e la volontà indomita di imparare, di sapere scrivere, di fare anchio il corrispondente del giornale. Certo, non come Parisi che era il giornalista per eccellenza, redattore de Il Popolo, giornale ufficiale di quel grande partito che allora era la Democrazia Cristiana che governava l’Italia, nell’immediato dopoguerra, dopo la conquista della Repubblica sulla Monarchia e la conquista della libertà che ci collocava tra i paesi occidentali, quelli alleati con l’America del ricco capitalismo, di contro ai paesi dell’Est europeo che erano stati conquistati dalla rivoluzione comunista e marxista e che qui venivano ritenuti nemici del mondo occidentale. Parisi e Capogreco sono stati i primi immensi giovani di cultura del paese. Riferimento di tutta la gioventù del luogo. Il simbolo del sapere e i gioielli che hanno aiutato una intera generazione di giovani aiutandoli all’acquisizione di quanto serviva per passare dal mondo dei nostri padri -artigiani, zappatori, gente di terra- al mondo successivo delle professioni.

Si parlava del più e del meno; ognuno diceva la sua. Si conversava e già facevano le prime distinzioni tra i bravi, i preparati, gli ottimi della scuola e della intelligenza naturale e quelli che, invece, studiavano poco, subivano rinvii di materie per gli esami di riparazione che avvenivano nel successivo mese di ottobre, oltre la sessione estiva che si avverava a giugno e classificava, già, tra bravi ignoranti, i giovani del paese. Ma per natura tutti volevano sapere, nessuno era chiuso alla conoscenza, ognuno intendeva imparare e prepararsi meglio per il domani dove non avrebbe dovuto avere spazio la cretineria. I migliori erano il professore Pepè Parisi, grande oratore e giornalista che per primo ha imparato la capacità straordinaria di scrivere e il professore Totarino Capogreco che brillava per fi-

Dico queste cose senza per nulla ferire l’ardore giovanile di tutti noi, dei coetanei di Parisi e Capogreco, pari della generazione delle prime brillanti ragazze del paese che erano dell’età loro e nelle quali stava anche mia sorella Rosetta. I loro nomi: Tita, Cata, Marietta a Maistra, Rosa Ceravolo, Maria di Carmaluzza e le sorelle, Titta a carruzzu, Virginia, Memma, Ntona, Maria di Mastro Ilario. Ma le donne non avevano ancora un ruolo dentro le scuole e nella società. Erano destinate a fare le casalinghe, future mogli, donne che avrebbero costituito perno delle future famiglie, corteggiate e prese alcune, da uno di quella miriade di giovani che crescendo meravigliosamente e ponevano la loro attenzione proprio sulle ragazze facendosi fidanzati, successivamente sposi e padri di famiglia.


sabato 27 aprile 2013

Il racconto

Piazza Garibaldi: il monumento ai caduti e i Bar di Annina di Antoinio Trifoglio (disegno di oltre quarant'anni addietro)

grande battagliero per demolire il personalismo nel campo della dc e portarla ai valori del partito che erano dentro la Democrazia Cristiana e Capogreco fece pure la parallela parte nel mondo della sinistra socialcomunista. Ed i sedili di piazza Garibaldi diventavano spesso una specie di aula scolastica dove si sviluppavano anche le lezioni di politica dove per intere ore si gridava, si parlava, si tenevano lunghe discussioni dove, magari con pochi a capire subito il valore dei loro discorsi, ma con discorsi a lungo respiro, per far smettere diatribe paesane e politica di basso profilo, legata alle capacità ed agli interessi dei più furbi e dei filibustieri mestieranti, per riportare il tutto ad un confronto tra idee, programmi, interessi generali del popolo che, ovviamente, ognuno vedeva secondo le proprie credenze. È questo il grande merito storico di questi due grandi protagonisti che pur non avendo raccolto i meritati successi in conseguenza (data anche la durezza delle vecchie posizioni su cui si attestavano gli increduli nostri padri a cui non arridevano ideali di grande levatura politica anche se non erano per nulla da disprezzare le regole per cui essi si muovevano e che si basavano su un modo di intendere la vita e le attività amministrative) hanno pur segnato la moderna storia nuova di un futuro dentro il quale si sarebbe passato dalle lotte tribali tra gruppi contrapposti e senza ragioni ideali alla base, ad un tentativo di rendere eticamente e politicamente su altri e più nobili ragioni la lotta per una società migliore.

Era questo il ciclo di quella generazione e il paese viveva così il passaggio dal mondo contadino a quello impiegatizio e culturale. Era il tempo che si passava dalla zappa e dalla vita dei campi, dal mondo dei falegnami, dei muratori, dei barbieri, dei calzolai a quello del paese con scuole, uffici, dellimpiego statale oltre che municipale. La vita era tutta ricca di valori. I giovani si dedicavano al lavoro, alla scuola, alla campagna. Tutte le aspirazioni al sapere erano legate a quei meravigliosi esempi costituiti dai due giovani più evidenti e sostanziosi che erano Parisi e Capogreco in alta considerazione generale ed ai tanti che erano bravi ed onesti studenti, ragazzi che brillavano nei vari campi delle attività sociali, tra i quali emergevano quelli sportivi. Anche il mondo dell’arte ha avuto i suoi maggiori e indimenticabili cultori. Il professori Totò Trifoglio e Vincenzo Piccolo di Condojanni. Successivamente si guadagnano rispetto artistico anche lo stesso Totò Capogreco che rivela pure la sua antica vocazione pittorica, Turi Ciano, Nandino Mollica, ed altri che in un prossimo memoriale andrò a puntualizzare con le adeguate argomentazioni e il rilievo dei nmeriti storici e culturali di ognuno. Sapendo di avere tempo per scrivere di questi tanti talenti e di giovani di bella funzione sociale, ora mi sento di dover porre grande attenzione a questi due esempi di valore culturale che rispondono, appunto, a Parisi e Capogreco, senza entrare nel merito ovviamente, delle specificità dei due, rispetto ai quali esibisco i limiti della mia capacità di capire e di giudicare il assoluto. Ovviamente faccio riferimento al mio modo di vedere ed all’esperienza concreta che ho avuto la fortuna di acquisire. Certo c’è che anche la politica, prima condotta da esperienze dove l’individualismo era da padrone per la quale entrambi questi nostri amici, hanno avuto l’innegabile merito di tentare la via del suo passaggio da una storica condizione dove un uomo da una parte, dotato di capacità di imitare il politico in modo rilevante e uno dall’altra, di gran lunga meno dotato ma egualmente impegnato ma senza mai avere avuto la meglio, né essere riuscito ad abbandonare il ruolo di capo della minoranza sempre sconfitta, ad una dove le idealità politiche diventassero ragione di lotta politica ideale e di progresso sociale. Ai due amici, Parisi e Capogreco, nel paese tutti sanno di dovere riconoscere grandi meriti per l’evoluzione storica della politica, dal dominio della persona per ragioni amicali e di potere personale, al tentativo di rendere davvero politica e normale la vita delle attività amministrative e sociali del paese. Parisi è stato il

Si dice sempre: «Potessero parlare questi sedili e questa piazza! Quanti discorsi avranno sentito! Quante voci si sono elevate qui?» Si conoscerebbe tutto del paese e dei paesani. Un giorno Peppino, il barista, mi disse: «Tutto quanto s’è detto e s’è fatto in questo nostro paesello, è passato dai sedili di piazza Garibaldi. È lì, si può dire, che s’è tutto programmato, detto, scontrato, saputo, trasmesso di generazione in generazione, ogni vicenda ed ogni faccenda umana che ha interessato i nostri paesani, ma una cosa ve la voglio dire: questo paese è un paese nobile, eravamo e siamo stati sempre amici. Gli scopi di ognuno sono sempre stati buoni, nel giusto, per il bene comune». Ed io lego, nella mia memoria, la piazza, il corso, la fontana vecchia, avrisi e la sua fontana, la chiesa, la bottega, il luogo di commercio ai nomi ed alle figure dei tanti stupendi giovani che hanno costituito lo scenario dentro il quale sono stati trascorsi i miei giorni, la vita dei miei compaesani, dei miei compagni di scuola, di gioco, di passatempo.

I cinque alberi della piazza venivano potati una volta all’anno e vedevano all’opera per l’intera giornata il potatore

Ora i sedili di piazza Garibaldi ci sono ancora anche perché, anche indirettamente, hanno goduto di una sorta di rispetto da parte di tutti. Essi hanno servito tutti, ogni generazione, ogni attimo della vita dei nostri paesani. E non ho dubbio che avranno vita per più di cento anni ancora. E seduti su di essi ricordoo immagino personaggi caratteristici delle generazioni vecchie e antiche della mia esistenza. Ntoni u Niveri e Gaetanu u Tizzuni che cantavano le nenie natalizie. Avevano una voce bella, sonora, che non aveva bisogno dei moderni microfoni per farsi sentire. E Peppinello, il banditore che appena arrivavano i venditori che si piazzavano dentro la “cancella” al lato della piazza con le proprie mercanzie, girava il paese gridando: «tutti alla cancella è arrivata roba buona. Venite a comprare. Ci sono pesci, verdura, carne». E “gettava il bando” pure per chi arrivava con i camion delle terraglie, del vasellame, delle stoffe, delle scarpe. Anche i venditori dotati di altoparlanti non facevano a meno della voce sonora di Peppinello, il banditore, u “pecura” per come lo chiamavano, per nulla pensando al riferimento della pecora, ma per un verso diventato sinonimo di rispetto, di piacevolezza, di decoro, di amicizia, di bene ed affetto. Peppinello è un personaggio a cui tutti devono la disponibilità di un servizio. Gli vogliono bene nel ricordo, pure ora che è morto da oltre venti anni. Nella mia mente restano vive le giornate della potatura. I cinque alberi della piazza, venivano potati una volta all’anno e vedevano all’opera, per l’intera giornata, il potatore che all’opera veniva paragonato al barbiere. Non dicevano che pota gli alberi, ma che fa barba e capelli a quegli alberi rigogliosi e vecchi della piazza. La potatura degli alberi di piazza Garibaldi, era una festa. Tutti arrivavano in piazza, tutti guardavano a si godevano il lavoro di quel potatore che aveva una “mano finissima ed una visione dell’albero artistica” per come dicevano comunemente quelli che per tate ore stavano lì ad assistere, a godere di quel lavoro e della forma sempre più bella che gli alberi prendevano con il passare dei minuti sotto i colpi della scure e lo stridio della forfica del potatore “pettine e rasoio” del potatore, come dicevano gli osservatori che solo ad ora di pranzo tornavano per poche ore alla propria casa.

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sabato 27 aprile 2013

Paesaggi sospesi

Passione per gli scatti Inaugurata a Cosenza una mostra sul fotografo Luigi Ghirri

Cresce a Cosenza l’interesse per la cultura fotografica. Tutto questo accade con l’impegno della Galleria “L’impronta”, inaugurata da oltre un anno a Cosenza, in via Calabria 3/D. Questa volta l’effetto di grande partecipazione da parte di un pubblico interessato e attento lo si è visto con la mostra fotografica di Luigi Ghirri, uno dei fotografi italiani più apprezzato e stimato in campo nazionale ed internazionale. Morto all’età di 49 anni, Luigi Ghirri, fin dal 1980 si confronta con la fotografia di architettura nel territorio. I suoi paesaggi sono sospesi, non realistici per certi versi metafisici, spesso privi di figure umane ma mai privi dell’intervento dell’uomo sul paesaggio. Le sue foto sono generalmente a colori. L’uso di colori delicati e non saturi è fondamentale nella sua poetica e nasce dalla stretta collaborazione con il suo stampatore Arrigo Ghi. Alla Galleria “L’impronta” di Cosenza sono esposti per tre settimane alcuni scatti realizzati dal fotografo Luigi Ghirri, ch’è stato uno dei maestri indiscussi della fotografia italiana e tra i più influenti fotografi europei ai quali si devono contributi ed iniziative che hanno cambiato l’atmosfera della fotografia italiana dalla metà degli anni ‘70 in poi. Ne sono un segno le copertine realizzate per numerosi album della Rca, sia di musica classica che di artisti italiani come: Lucio Dalla, Gianni Morandi, Luca Carboni ed altri; mentre Elisabetta Sgarbi ha realizzato per il Festival di Venezia del 2009 sul fotografo Luigi Ghirri un film intitolato “Deserto Rosa”. All’inaugurazione della mostra è intervenuta Adele Ghirri, figlia di Luigi e Paola Ghirri, quest’ultima anche lei, purtroppo, recentemente scomparsa, alla quale va riconosciuto il merito di aver curato e portato le foto e il modo di vedere di suo marito nei musei e sui cataloghi più importanti del mondo. Ma a raccontare la figura e l’opera di Luigi Ghirri si è presentata nella Galleria “L’Impronta” di Cosenza, Ombretta Gazzola, sua amica e allieva lasciandone una testimonianza di grande partecipazione ed interesse per il pubblico intervenuto all’evento. Franco Bartucci

A Cosenza fino al 5 maggio

Santi e santini di Calabria La mostra “Santi, santitàe santini di Calabria. Un percorso tra storia, arte e pietà popolare” fino a domenica 5 maggio 2013 fa tappa a Cosenza, ed è visitabile nel chiostro del convento dei Frati Cappuccini alla Riforma. L’inaugurazione, con visita guidata da parte del curatore della rassegna, Demetrio Guzzardi, è avvenuta domenica 21 aprile. La manifestazione è organizzata all’interno del ricco programma dei festeggiamenti del Santissimo Crocifisso. Per l’occasione oltre ai 100 pannelli in cui è suddivisa la mostra, ne è stato approntato uno dedicato al miracoloso simulacro molto venerato dai cosentini nella Chiesa della Riforma.

Alla Galleria “L’impronta” sono esposte foto realizzate da uno dei maestri indiscussi sul panorama italiano e tra i più influenti fotografi europei

Al Marca di Catanzaro

Bookhouse in mostra È ancora in via d’allestimento, in vista dell’inaugurazione in programma per il 4 maggio, ma la mostra “Bookhouse” che sarà ospitata al museo Marca di Catanzaro su iniziativa della Provincia, ha già attirato l’interesse di organi di stampa nazionali. Sono state le pagine culturali del “Manifesto” a dedicare un’approfondita anteprima, a firma di Arianna Di Genova, alla rassegna curata da Alberto Fiz, nella quale cinquanta artisti danno forma ad una “biblioteca eccentrica” costruita con libri in ferro, in stoffa, in bronzo, bruciati, liquefatti. Pagine che esplodono invadendo gli spazi urbani e creando un itinerario che passa per le microsculture in carta di Sabrina Mezzaqui, alla biblioteca di nove metri di Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen, proveniente dal museo di Sant’Etienne. E ancora i libri sciolti in un acquario del coreano Ki-bong Rhee, la voliera-biblioteca di Mark Dion, i libri-natura morta di Pierpaolo Calzolari, la dentiera di Dennis Oppenheim. Un’esposizione, quella del Marca, dalla quale scaturiranno pure una serie di iniziative didattiche e scientifiche sul territorio, con workshop, conferenze, incontri con gli artisti e laboratori didattici. «L’approfondimento del Manifesto - dice Wanda Ferro - un quotidiano che evidentemente non mi è vicino politicamente, ma che attesta il valore e l’importanza della mostra Bookhouse, è un ulteriore riconoscimento per il lavoro che da anni stiamo conducendo nel settore dell’arte contemporanea, e che ormai attira l’attenzione della stampa specializzata e non solo: alla mostra dedicata ad Angelo Savelli, ad esempio, il Corriere della Sera ha dedicato due pagine, ed anche Sky Arte ha realizzato uno speciale sulla retrospettiva dedicata al ‘Maestro del Bianco’. Grazie alle nostre iniziative sull’arte contemporanea - conclude Wanda Ferro - siamo riusciti anche a dare grande visibilità alla città di Catanzaro e all’intero territorio, attirando l’attenzione non solo sul nostro patrimonio artistico e culturale, ma anche sulle ricchezze naturali e paesaggistiche della nostra terra, contribuendo così alla sua crescita sociale, culturale ed economica».


sabato 27 aprile 2013

Premio Merini Manifestazione conclusiva della seconda edizione promossa e organizzata dall’Accademia dei Bronzi e dalle Edizioni Ursini

Versi senza precedenti Com’era nelle previsioni, la sala delle Culture della Provincia di Catanzaro non è bastata ad accogliere tutti coloro che sabato scorso hanno partecipato alla manifestazione conclusiva della seconda edizione del premio internazionale di poesia Alda Merini, promosso e organizzato dall’Accademia dei Bronzi e dalle edizioni Ursini, con l’adesione, come partner, della Camera di Commercio e quella prestigiosa del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha inviato la sua medaglia ufficiale. L’aria che si respirava era certamente quella di un grande evento: circa 200 posti a sedere tutti pieni con altrettante persone in piedi che hanno fatto da cornice a questo importante appuntamento culturale. «Siamo in presenza di un successo senza precedenti, - ha sottolineato nella sua introduzione Vincenzo Ursini, presidente dell’Accademia dei Bronzi, - realizzato senza alcun finanziamento pubblico, tranne quello della Camera di Commercio. Ecco perché ringraziamo Paolo Abramo per aver creduto in questo nostro progetto, così come ringraziamo il maestro orafo Michele Affidato e il Gruppo Callipo, due prestigiose imprese calabresi che, unitamente al gruppo Culligan e al comune di Milano, hanno sostenuto la nostra iniziativa, sostituendosi alle istituzioni regionali dalle quali abbiamo avuto solo risposte negative». «Insomma, il premio Alda Merini, primo in Italia, in sole due edizioni, per numero di adesioni, è stato realizzato dall’Accademia dei Bronzi, - aggiunge Ursini - senza accedere ad alcun contributo e senza chiedere un solo euro a nessuno, ma soltanto con il nostro finanziamento diretto e con l’adesione di qualche sponsor. Eppure abbiamo attivato una serie di canali che hanno prodotto un concreto afflusso turistico. Ed è questo, crediamo, il più importante risultato, dopo quello letterario di cui siamo fieri e che tutti ora c’invidiano». Aperta con la proiezione di una bellissima e commuovente sintesi videografica sul premio e sui premiati, realizzata da Massimo Rotundo, la manifestazione si è sviluppata in due momenti. La prima parte, infatti, è stata riservata alla consegna della medaglia del Presidente della Repubblica, da parte di Paolo Abramo, al giornalista Vincenzo De Virgilio, quale premio alla carriera e al pittore Pasquale Macrì, per l’opera “Alda Merini, i giorni della gioia” uti-

«Siamo in presenza di un successo senza precedenti sottolinea Vincenzo Ursini realizzato senza finanziamenti pubblici, tranne quello della Camera di Commercio»

lizzata dall’Accademia dei Bronzi per illustrare la copertina del volume “Mille voci per Alda” che contiene 636 liriche selezionate tra le 2.070 che erano pervenute alla segreteria del concorso. La seconda parte è stata invece dedicata alla consegna dei premi ai vincitori e ai segnalati della sezione poesia, che erano convenuti a Catanzaro da ogni parte d’Italia, partendo da due targhe di argento realizzate da Michele Affidato, che sono state consegnate al dottor Francesco Calabrò, ufficiale medico della Croce Rossa Italiana, e alla dottoressa Maria Pia Furina, “dentista per professione e scrittrice per passione”, quale migliore autrice partecipante aderente all’Accademia dei Bronzi. In precedenza, dopo i saluti del presidente della giuria, Titta Scalise, di Paolo Abramo e del maestro Michele Affidato, Vincenzo Ursini ha ringraziato tutti coloro che, a vario titolo, avevano contribuito alla migliore riuscita del concorso. «Un concorso - ha detto Ursini che ha fatto conoscere Catanzaro in tutta Italia, in senso certamente positivo». I vari componenti della giuria (Nazzareno Bosco, Mario Donato Cosco, Antonio Benefico, Mauro Rechichi e Antonio Montuoro) hanno quindi consegnato i premi riservati ai relativi vincitori. Dopo Grazia Calabrò, Antonella Oriolo, Ramona Albanese, Marianna Nadile, Angelina Russo e Manuela Starvaggi, premiati e segnatali nella sezione “arte”, hanno ritirato i premi destinati alla poesia inedita Rosanna Marani di Milano, prima classificata con la lirica dal titolo “Veglia”; Maria Pompea Carrabba di Termoli, per la lirica “Siede la Regina alla destra del Re”, Maria Teresa Infante di San Severo, per la lirica “Voglio sentire” e Giovanni Pistoia di Corigliano Scalo, per la lirica “Le parole che ascolto”. Premiati, ma assenti, Michele Belsanti di Roma e Vanes Ferlini di Imola. A Cristian Sotgiu, di Selargius (Cagliari) oltre alla segnalazione di merito della giuria, è stata assegnala la medaglia di argento delle edizioni Ursini. Le poesie sono state lette da Adele Fulciniti, accompagnata alla chitarra da Tony Samà. A fine manifestazione i fratelli Andrea e Alessio Bressi hanno proposto ai presenti alcune melodie popolari catanzaresi, mentre il cantante Michele Tosi, nei locali del Circolo Unione, ha intrattenuto gli ospiti provenienti dalle altre regioni.

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sabato 27 aprile 2013

Dare voce a chi soffre Il Comune di Cosenza ha presentato la Festa del Santissimo Crocifisso

Tradizione, valori e solidarietà Sobrietà, recupero della tradizione e dei valori di una volta e tanta solidarietà, nel contesto speciale dell’Anno della Fede. Sono queste le parole d’ordine della Festa del Santissimo Crocifisso presentata in una conferenza stampa tenutasi nel salone di rappresentanza di palazzo dei Bruzi, a Cosenza, e che ha visto la partecipazione del sindaco Mario Occhiuto, dell’assessore alla Solidarietà e coesione sociale Alessandra De Rosa, di padre Marcellino Villella, superiore e rettore del santuario del Santissimo Crocifisso, del direttore della fondazione “Casa S. Francesco d’Assisi Onlus”, Pasqualino Perri, coordinatore del gruppo di volontari che si occupano dell’organizzazione della festa e di Loredana Saturno Imbrogno, presidente dell’associazione “Italiana Servizi” che ha organizzato, nell’ambito della manifestazione, la Festa della pasta. Le celebrazioni della Festa del Crocifisso che vanta una tradizione plurisecolare, risalendo le sue origini alla prima metà del 1600, corrono anche quest’anno sul doppio binario del programma religioso e delle manifestazioni di piazza, per la prima volta, queste ultime, prolungate fino a domenica 5 maggio. L’importanza della festa è stata sottolineata da padre Marcellino Villella. «L’uomo oggi avverte - ha detto in conferenza stampa il Superiore dei frati cappuccini e rettore del Santuario della Riforma - un forte bisogno di relazionarsi. Con la Festa del Santissimo Crocifisso noi diamo la possibilità, alla gente che si sente sola, di ritrovare nella chiesa una stretta di mano e un sorriso che in questo tempo di crisi fanno riacquistare un senso di speranza, senza trascurare che con l’indotto che deriva dalle celebrazioni si favorisce anche la circolazione della moneta, dando ossigeno alle attività commerciali e produttive provate dalla contingenza economica del momento». La forte matrice identitaria della Festa, che rappresenta un momento particolarmente importante per la nostra comunità ed uno spaccato significativo dell’identità dei cosentini, è stata messa in luce dall’intervento del sindaco Mario Occhiuto. Ma Occhiuto si è soffermato anche e soprattutto su quale ruolo le istituzioni sono chiamate ad esercitare nel segmento della coesione sociale. «Non si aiuta chi ha bisogno con l’assistenzialismo fine a se stesso - ha ribadito il primo cittadino - anche perché oggi i Comuni sono, per fortuna, molto limitati nella loro azione dalla nuova legislazione che vieta le forme di assistenzialismo vecchia maniera, mentre altre limi-

A proposito di solidarietà, carico di significato sarà il pranzo della carità organizzato per domenica 28 aprile alle ore 12,30 e offerto a tutti i bisognosi della città nel refettorio del Convento della Riforma

tazioni riguardano il ricorso a nuove assunzioni, se non a determinate condizioni. L’aiuto che un’istituzione come la nostra può dare - ha detto ancora il sindaco Occhiuto - deve esplicarsi stando vicino alle persone, risvegliando la loro dignità e tenendola viva, ma anche con programmi di sviluppo del territorio che possano creare occasioni di nuova occupazione. L’unico modo per creare sviluppo è organizzare opportunità di investimento importanti, ad esempio nel turismo o nel commercio o, ancora, cooperando, insieme alla chiesa e alle associazioni di volontariato, per dare una mano a chi vive nel disagio e nella sofferenza». E a proposito di solidarietà, particolarmente carico di significato sarà il Pranzo della Carità, organizzato, nell’ambito della Festa del Crocifisso, per domenica 28 aprile, alle ore 12,30, ed offerto a tutti i bisognosi della città nel refettorio del Convento della Riforma. Delle altre iniziative del programma ha poi parlato Pasqualino Perri, coordinatore di tutta l’organizzazione della Festa. Perri ha sottolineato che quest’anno ad accendere la lampada votiva, con la quale prenderanno il via le manifestazioni religiose, sarà il presidente della sezione cosentina dell’Aisla, l’Associazione che si occupa di combattere la terribile malattia della Sla. «Perchè - ha detto Perri - la Festa deve essere un momento di gioia e speranza, ma deve anche dar voce a chi vive nella sofferenza». Altro momento significativo sarà, il 2 maggio, alle 21,30, la veglia-concerto di preparazione alla solennità del giorno dopo, con il Pontificale del 3 maggio, presieduto dall’arcivescovo metropolita mons.Nunnari, e la tradizionale processione del Santissimo Crocifisso e della Vergine Addolorata per le vie della città. Grazie alla fattiva collaborazione di circa 20 aziende, vere e proprie eccellenze del made in Calabria nel settore della produzione della pasta, dell’olio, del riso, delle conserve, dell’acqua, per citarne alcuni, l’associazione “Italiana Servizi”, rappresentata in conferenza stampa dal presidente Loredana Saturno Imbrogno, ha potuto organizzare dal primo maggio (taglio del nastro alle ore 11,00) e fino a domenica 5 maggio, la Festa della Pasta, corollario delle manifestazioni di piazza dei festeggiamenti del Santissimo Crocifisso. Per i frequentatori della Festa, a pranzo e a cena, nell’area di Piazza Riforma, sarà possibile degustare prelibatissimi primi piatti preparati da un apposito catering. L’iniziativa della Festa della Pasta e delle aziende che vi ruotano attorno ha suscitato l’apprezzamento del sindaco Mario Occhiuto «perché - ha detto - si tratta di realtà quasi eroiche che sono riuscite a puntare su quei processi di qualità oggi necessari ed unica strada da seguire se si vuole rimanere realmente competitivi».


sabato 27 aprile 2013

Pillole di fede Intervista a Carmela Mirabelli, presidente Fidapa di Cosenza

Donne in fermento Carmela Mirabelli

di Lucia De Cicco

Incontriamo la solare presidente della sezione cosentina della Fidapa, Carmela Mirabelli, nel suo studio nel centro città. Ci accoglie, come la persona è sempre, con grande signorilità e facendoci sentire come in compagnia di una persona davvero semplice. Nello studio gli attestati di merito e laurea in avvocatura, all’università La Sapienza di Roma, un disegno della perla del Tirreno, Tropea, che ha incantato la madre, ci racconta. E di fronte al tavolo della scrivania, il ritratto di Mamma Natuzza Evolo, di cui la Mirabelli è figlia spirituale. Il 27 aprile è una data importante per la Fidapa, ricorrono i festeggiamenti per i cinquanta anni della sezione cosentina, e lei dovrà condurre una giornata ricca di presenze storiche dell’associazione, presso il Salone degli Specchi di Palazzo della Provincia e prima che si concluda il suo biennio di presidenza, che l’ha vista mattatrice di tantissimi eventi e in vari settori del sociale in cui la Fidapa si muove. Perché entra nella Fidapa? Io non ero a conoscenza di questo fermento femminile, nel mondo dell’associazionismo e in realtà entro nella Fidapa per le mie madrine. A presentarmi come socia furono Anna Maria Odoardi e Teresa Franzè, due past- presidenti e tutto ciò per un motivo preciso, che è il ricambio generazionale dell’associazione. Da quel momento ho conosciuto il mondo dell’associazionismo e femminile, in particolare, e la Fidapa è l’associazione più indipendente senza vincoli e legami con i vari settori del sociale, politici e religiosi. Un movimento di opinioni senza distinzione di ideali e credi vari e consente a tutte le socie di potere interagire con la propria città, attraverso lo strumento delle commissioni, che sono predisposte nella sezione. Non ci sono esclusioni e atteggiamenti di chiusura nei loro riguardi e le donne sono ascoltate nelle idee, che possono promuovere. Lo scopo è questo: la promozione e l’aiuto della donna nelle loro esigenze e come soggetto sociale. Un caso chiaro di ciò è il premio Brutium, dell’anno scorso, che è stato dato a Rosy Canale per il suo impegno contro la ‘ndrangheta. 1963... una data che ha ripercorso tanti avvenimenti storici dell’Italia e di cambiamenti della città di Cosenza... e nella Fidapa cosa è successo? Il convegno di celebrazione dei 50 anni della sezione andrà a mettere in risalto i valori dell’associazionismo nella città e in generale nella società. Abbiamo scelto tre ambiti in particolare: cultura; economia; solidarietà. Ognuno di essi avrà una testimone. La prima Laura Carratelli, la seconda Marcella Desalvo, la terza, Rossella Pellegrini

Il mondo dell’associazionismo femminile è una continua sorpresa, la Fidapa è un movimento di opinioni senza distinzioni di ideali che consente a tutte di interagire con la propria città

Serra. Rispettivamente Capo delegazione FAI di Cosenza, Tesoriera Nazionale Fidapa, e presidente Airc comitato Calabria. A quest’ultima, lo dobbiamo dire, va il merito di fare uscire la Calabria dall’area d’indifferenza, perché in fatto di donazione è tra le prime in Italia, riuscendo a fare tanto per la ricerca. Ci sarà anche la socia fondatrice Beatrice Quntieri, questo intervento sarà importante, perché ci porterà nella storia della nascita della sezione fino ad oggi. Saranno presenti anche Anna Maria Odoardi, Gigliola Langher, Teresa Franzè che sono le colonne storiche del movimento. Inoltre ci sarà un gemellaggio tra la sezione di Cosenza e quella di Milano, la cui presidente ha radici cosentine. Carmela Mirabelli, oltre ad essere una persona professionalmente e socialmente molto attiva, conserva anche un suo lato spirituale. Ce ne vuole parlare? Cerco sempre di custodirlo, anche se in un mondo laico non è facile e soprattutto non lo espongo, poiché l’associazione, dicevamo sopra, deve essere libera da legami religiosi e politici. Mi piacciono molto, però, le casualità che vedo nella mia vita d’intreccio tra la professione, la spiritualità e il sociale. Sono una figlia spirituale di Natuzza Evolo e proprio nella nostra città, oggi, sarà rappresentata “I giganti della fede” tra cui anche la figura di Natuzza Evolo, presso il teatro Rendano. Conoscere Natuzza Evolo, non è stato difficile poiché mia madre ha dei legami con il territorio, essendo vibonese, e fin da giovane la conobbe. Un onore morale essere un figlio spirituale, persona che trasmette l’opera che la stessa aveva iniziato e per tutta la vita e coopera nel progetto anche se nel piccolo e trasmette il testamento spirituale nell’agire quotidiano. E a proposito di ciò, quando incide nella sua vita lavorativa, il Credo spirituale? Tantissimo. Credo di essere una sorta di via di mezzo tra un avvocato dell’800 e un avvocato moderno. Perché il mio studio si riempie di solidarietà, in certi pomeriggi. Sicuramente mi sono aperta a rami del diritto che non era in origine mia intenzione coltivare, mi sono fatta trascinare dall’utenza, che si riversava nel mio studio. Devo dire che poi è arrivato un successo, non di vetrina né economico, ma il mio successo consiste nel riuscire a comprendere quando, a volte, una causa può essere evitata per raggiungere nuovi equilibri, che giovano alla persona maggiormente che la distruzione di un legame come quello matrimoniale ad esempio, che si deve dire, a volte, è messo a rischio in conformità a piccole divergenze, che nascono tra i coniugi. La speranza che un avvocato deve dare è anche quella che uscendo dal suo studio si possa ricominciare con ciò che si ha trovando altre soluzioni.

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