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III. Shén [pag

Le caratteristiche fisiche del nascituro sono legate a tutti i fattori presenti al momento del concepimento che interessano sia l'uomo che la donna (che partecipano al concepimento con tutta la loro persona sia fisica che psichica) sia quelli atmosferici (per esempio: la presenza di un temporale al momento del concepimento potrebbe determinare nel nascituro una predisposizione alla cefalea o alle crisi epilettiche, la nebbia predispone a patologie conseguenti ad umidità, etc.), stagionali (periodo dell'anno ma anche momenti diversi del giorno). Il concepimento dovrebbe essere effettuato all'alba, momento di massima energia nel cosmo, e in luogo adeguato (evitare di concepire in vicinanza di cimiteri, luoghi di culto, etc.). Da questo si capisce l’importanza che assume nella cultura cinese la contenzione che l'uomo deve esercitare durante l’atto sessuale per preservare il depauperamento del Jing. Quando il Jing Qi si esaurisce la vita si spegne. - Jing acquisito o post-natale, detto «del cielo posteriore»: energia proveniente dall’assunzione di cibi appropriati e debitamente purificati (lo stomaco e l’insieme milza-pancreas sono gli organi principali deputati all’estrazione del jing degli alimenti), o anche attraverso esercizi respiratori, mantenendo uno stile di vita corretto, conducendo una vita sessuale regolare e armonica e praticando ginnastiche mediche come il qi gong e il tai chi chuan. Quanto più manterremo uno stato di equilibrio, quanto meno verrà prelevato il jing del cielo anteriore avuto alla nascita e si rafforzeranno le difese dell'organismo.

III. SHÉN

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Lo Shén nella medicina cinese indica l'insieme delle nostre funzioni "sottili" e di grado gerarchicamente più alto presente nell’essere umano: psiche, mente, vita emotiva e spirituale; comprende l’intelligenza, il pensiero razionale, la saggezza, l’intuizione, lo spirito, l’attenzione, le emozioni.

Lo Shén proviene dal Cielo Anteriore, viene accolto nel Cuore dell’essere umano al concepimento (momento in cui le due energie dei genitori si fondono), radicandosi nell’aspetto più materiale e visibile del sangue (che lo ancora) e lì dimora fino al momento della morte. L’ideogramma Shén è composto da due parti: quella di sinistra 礻 vuol dire “venerare” o “rendere omaggio” . Venerare e rendere omaggio vuol dire riconoscere qualcosa di più vasto di noi verso cui ci apriamo; la parte di destra 申 (in cui le due linee orizzontali rappresentano il cielo e le tre verticali ciò [51]

che ne discende) indica l’elevarsi, l’innalzarsi dell’uomo: in questo contesto l’innalzarsi dell’uomo verso il Divino, verso il Cielo, verso l’infinito. Grazie a questo omaggio il Cielo, cioè l’infinito, scende verso di noi, verso il finito, verso il limitato, verso l’umano: il Cielo scende verso l’uomo e l’uomo sale verso il Cielo, divenendo parte di questo infinito, divenendo egli stesso l’infinito. Lo Shén dimora nel cuore che nella medicina cinese è identificato con l'Imperatore, il collegamento principale tra Terra e Cielo e supremo comandante di tutte le funzioni fisiche ed intellettive del corpo. Per i cinesi quindi il cuore è quello che per noi è il cervello. Per la sua natura spirituale è considerato di natura Yang. L'emozione associata è la gioia, l'allegria. In senso lato, corrisponde alla vitalità, alla manifestazione esterna della pienezza delle funzioni vitali: chiarezza dello sguardo, postura eretta, agilità fisica, eloquio coerente. La prima diagnosi per il medico cinese consiste nel determinare attraverso l’osservazione se il paziente possiede spirito, vitalità: “Chi ha shén, vive, chi lo perde muore” (Lingshu cap. 24). Dallo Shén si dipartono quattro emanazioni – ognuno verso uno dei quattro organi zang del corpo - che sono gli aspetti psichici specifici, le anime, dei singoli organi. Queste emanazioni non vanno concepite come entità separate, ma come le varie modalità in cui lo shén della persona si manifesta in relazione al sistema degli organi e dei visceri, per portare avanti funzioni diverse.

 Lo Shén ospitato nel Fegato è lo HUN, detto anche Anima Eterea. Lo hún nella tradizione cinese, richiama quello dello spirito che, diversamente dalla natura puramente divina dello shén, è più legato alla persona e ne rappresenta l'aspetto spirituale umano più elevato, ponendosi in strettissima relazione con lo shén del cuore. In comune con la sua controparte pò ha il radicale gǔi (鬼: démone, fantasma), raffigurante una testa voluminosa che sormonta una forma vaporosa e indistinta e trascina una specie di uncino, che usa per catturare le anime dei vivi, mentre la parte di sinistra (yun, 云) significa “nuvola”. Ci indica che stiamo parlato di qualcosa di etereo, leggero, rappresenta gli spiriti della terra, che animati dal movimento delle nuvole, salgono verso il cielo. Tradizionalmente in numero di tre, salgono e scendono fra terra e cielo, vanno e vengono, e ad ogni ritorno portano doni, sotto forma di creatività, immaginazione, fantasia, aspirazioni, sogni e premonizioni. In una visione dualistica che li associa ai pò, si ritiene che alla morte costituiscano quella parte dello spirito che tornerà alla sua origine celeste.

 Lo Shén ospitato nel polmone è il PO, detto anche Anima corporea. Nel Po c'è la vita istintiva, la memoria. Si intende una memoria a più livelli: quella genetica, quella delle esperienze acquisite, e delle cosiddette vite passate (fa sue le esperienze passate sia fisiche che psichiche e da qui getta le basi per l’azione presente).

Il Po apprende lentamente e ha bisogno della continua ripetizione, ma quando ha appreso conserva stabilmente ciò che è stato immagazzinato. Mantiene purtroppo gli automatismi e rende faticoso cambiare le abitudini e innovare, ossia reimparare correttamente una cosa che si è imparata male. Se osserviamo il suo ideogramma, come per Hun, la componente di destra (gui 鬼) significa “spirito” mentre la parte di sinistra (bai 白) significa “bianco” e fa riferimento al colore delle ossa (in Cina tradizionalmente chi è in lutto si veste di bianco). Ricordiamo che al momento della morte lo Hun sale al cielo e il Po scende alla terra e si dice rimanga nelle ossa il più a lungo possibile perché, come ben sappiamo, esse si consumano molto lentamente. Molti popoli tradizionalmente cremano i propri defunti per permettere alle loro “anime” di distaccarsi completamente dalla materia il più velocemente possibile.

 Lo Shén ospitato nella milza è lo YI (Intelletto): è collegato alla memoria, alla riflessione, al pensiero, alla capacità di trasmettere i contenuti interni all’esterno traducendo i propri intenti in idee e comportamenti coerenti e comprensibili agli altri e contemporaneamente metabolizza pensieri, parole, azioni, che arrivano dall’esterno, traducendoli in materiale comprensibile e utilizzabile all’interno. Comprende l’acquisizione in base all’esperienza, all’interazione con l’ambiente sociale ed educativo e in base alle vicissitudini personali L’ideogramma dello Yi consiste di più caratteri. La parte inferiore simboleggia il “cuore” (xin 心), la parte superiore significa invece “suono” (yin 音).

L’interpretazione è il suono dal/nel cuore, cioè quando il cuore e la mente sono in armonia tra loro e il nostro dire è conforme alla nostra mente e ai nostri

sentimenti.

 Lo Shén ospitato nei reni è lo ZHI (Volontà). E’ responsabile della volontà, della determinazione, della affermazione del proprio io, della spinta esistenziale. Yi e Zhi sono interdipendenti l’uno dall’altro per portare avanti la nostra vita e le nostre azioni: Yi è il proposito che ci guida, il pensiero razionale e l’elaborazione che ci portano a formulare un percorso; zhi è la volontà di mettere in atto quanto pensato e di renderlo concreto, la capacità di muoverci verso uno scopo. Se però non si ha un’intenzione chiara non si potrà applicarle la volontà di realizzarla e, quindi, l’azione non sarà veramente efficace. Al contrario, se si ha un’intenzione chiara, ma manca la volontà di metterla in atto, non si arriverà da

nessuna parte e il proposito non prenderà vita. L’ideogramma dello Zhi è composto da due parti. Come per yi, la parte sotto (xin 心) significa “cuore”, mentre la parte sopra rappresenta in modo stilizzato un germoglio che esce dalla

terra ed inizia a elevarsi dal suolo ad indicare qualcosa che cresce “appoggiandosi” ad un’attività del cuore, dello Shen, che avvalendosi dell’energia innata conservata nel rene, si concretizza verso un fine. Così l’intenzione, consolidata dalla riflessione e realizzata dalla volontà, può arrivare all’agire.

CAP. VI - NOZIONI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NELLA M.T.C.

I. ORGANI ZANG E VISCERI FU

La M.T.C. concepisce il corpo umano in modo diverso dalla visione occidentale: essa infatti non considera le strutture anatomiche nella loro singolarità, così come noi siamo abituati a pensarle, ma come entità funzionali complesse che comprendono ed integrano tra di loro attività fisiche/funzionali e mentali.

La medicina cinese distingue sei organi yin, detti Zang, e sei visceri yang, detti Fu, ognuno dei quali associato ad un organo Zang. Zang significa conservare in luogo sicuro e nascosto, tesaurizzare: infatti in aggiunta alle loro funzioni fisiologiche, questi organi assorbono diverse forme di Qi, le immagazzinano, le producono o le trasformano. I sei organi Zang sono il cuore (Xin), il Ministro del cuore o pericardio (Xinpao), il fegato (Gan), il rene (Shen), il polmone (Fei) e la milza (Pi). Ogni organo zang è associato ad uno dei 5 elementi: Cuore/Fuoco, Fegato/Legno, Polmone/Metallo, Milza-Pancreas/Terra, Reni/Acqua. Il termine Fu significa cavo e il compito principale di questi visceri consiste nel ricevere e digerire il cibo, assorbire i principi nutritivi ed espellere i prodotti di scarto attraverso le vie secretrici. I sei visceri Fu sono lo stomaco (Wei), l’intestino tenue (Xiaochang), l’intestino crasso (Dachang), la cistifellea (Dan), la Vescica (Pangguang), e il Triplice focolaio o riscaldatore (Sanjiaoo). Ad ogni organo e viscere fa capo un meridiano. Considereremo adesso più in particolare queste strutture anatomiche.

1 – CUORE ふさXINざぶ

Per bene comprendere la funzione assolta dai vari organi e visceri nella M.T.C. è utile ricordare la suggestiva metafora tramandata dalla cultura medica cinese. In questa metafora, il corpo umano viene equiparato ad un Impero, caratterizzato da una rigida gerarchia militare e da una chiara distribuzione dei compiti: al vertice di questo Impero si trova il Cuore imperatore e, intorno a lui, ci sono i funzionari, ovvero i diversi Organi e Visceri, ciascuno con il suo personale incarico, ma che lavorano in modo coordinato per il mantenimento del benessere. I vari organi non sono visti come entità a sé stanti, bensì vengono considerati in base alla funzione che assolvono.  Attività Attività fisica. Il cuore ha il compito di governare la circolazione del sangue e il ritmo dei battiti, tenendoci in vita. È infatti il Qi del cuore che pompa il sangue nei vasi e che ne regola la pulsazione: quando si valuta il polso in medicina cinese, infatti, si tiene presente che un ritmo più veloce della media (polso rapido shuo o accelerato ji) dipende dal fatto che il cuore è stato raggiunto dal calore, che lo agita, mentre un ritmo più lento della media (polso lento chi) dipende dal fatto che il freddo ha colpito il cuore, rallentandone l’attività.

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