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EDITORIALE
Liberi nelle regole di Maurizio Vitali Libertà. Libertà di parcheggio, per cominciare. Arrivi e: “questa macchina qui la parcheggi di laa”, “con quella tessera lì devi entrare di qua”. “È un diesel?” “È il Covid!”. Respiri libero nel tratto a piedi verso la Fiera. Prossimo alla meta, una ragazza in giallo ciondola il braccio come una paletta della polstrada: “Si entra da qui ma passando di là-a”. Di là: prego esibire QR code inteso come green pass. Esibito. Svetta un pugno alzato: Lotta comunista? No, vuole il polso per provarti la temperatura. Fatto. Cammini mascherato, gli occhi a terra per vedere i percorsi obbligati e i divieti di accesso. Eviti di prendere fiato sulla panchina tappezzata di divieti di seduta. Sei nel salone, seduto a scacchiera accanto a sedie vuote. Il primo umano tuo simile a un bel metro e passa. Presto però impari a muoverti disinvolto, libero e ilare come un Supermario-bros in un video game, e questa ragionevolissima disciplina di percorsi – accessi – distanza non ti pesa per niente. Se non sei già incazzato di tuo con la moglie o con il mondo, ti diverti pure e scopri di starci bene in questo ordine di cui ti senti coautore e non coatto. Che sia anche questo il coraggio di dire io? E quindi di essere un noi? Che l’ordine, il vero ordine, sia un fattore della bellezza? Arrivano illustri ospiti e ammirano la bellezza dell’evento. Ammirano l’evento anche i leader dei partiti. Si compiacciono di partecipare – insieme, tra l’altro! - a questo primo, grande evento pubblico di massa in presenza dell’era Covid. Dove discutono per quasi due ore e mezzo senza vaffa e senza anatemi. [continua a pagina 2
Julián Carrón, Charles Taylor e Rowan Williams dialogano sulle sfide della secolarizzazione
Certi di un’amicizia
I protagonisti della mostra “Vivere senza paura nell’età dell’incertezza” si sono ritrovati al Meeting per fare il punto sulle priorità emerse dal comune percorso. Ne è nato un confronto a tutto tondo, tra Julián Carrón, Charles Taylor e Rowan Williams, su secolarizzazione, fede e libertà. Il presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, il premio Ratzinger 2019 e l’ex arcivescovo di Canterbury, partendo sempre dall’esperienza di ciascuno, si sono interrogati reciprocamente sulle urgenze dell’oggi, così come sulle risposte che, in quanto cristiani, possono offrire nel dialogo con tutti. Scoprendo insieme i segni di un’apertura incredibile nel mondo che abitano. Un viaggio iniziato anni fa e reso possibile anche dalle imprevedibili amicizie strette da alcuni studenti universitari, che poi sono diventati docenti (i curatori della mostra) e che è destinato ad approfondirsi. La mostra, un percorso audio-visivo in tre quadri, ricco di musica, video-interviste, estratti da produzioni cinematografiche e immagini di telegiornale, è visitabile ancora oggi nel padiglione B3 della Fiera e da remoto per tutti quelli che si registrano sul sito del Meeting. [A pagina 3] Democrazia in crisi?
La festa finale
Partiti: fra big Concerto prova inedita formato di confronto famiglia A pagina 5
A pagina 16
Meeting News Protagonisti, voci, immagini e servizi nel notiziario quotidiano sul canale YouTube Meetingdirimini
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[segue da pagina 1] Si badi bene: dai partiti “più vax” a quelli “meno vax”, quelli che su green pass e vaccino non se le mandano a dire. Quelli che issano il vessillo “prima la salute” e quegli altri “prima la libertà”. Legittimo, ma con il rischio di ideologizzare una posizione. Per non radicalizzarsi ideologicamente, l’evento di queste giornate riminesi, il comportamento delle decine di migliaia di partecipanti e la bellezza attraente del risultato suggeriscono di partire non da una dialettica libertà-regole, ma da una relazione vitale libertàdesiderio. Quello che si è visto, è qualcosa di sommamente desiderabile per tutti; permette di ammirare e sperimentare la soddisfazione del desiderio. Il che è esattamente lo scopo della libertà. Il coraggio di dire io e anche una libertà sta alle ragionevoli regole che permettono di esprimere la bellezza creativa e piena di speranza di un noi “presente”. Maurizio Vitali
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EDITORIAL
Free despite the rules by Maurizio Vitali Freedom. Freedom to park, for a start. You get there and: “park this car over the-ere”, “with that badge, you need to come here”. “Is it Diesel?” “It’s Covid!”. You breathe freely while walking towards the fair. You are almost there, and a girl swings her arm like a policewoman with a signalling disc: “Yes, this is the entrance, but you need to go through the-ere”. There-ere: please show your QR Code, as in your European Green Pass. You show it. Someone raises their fist: Long live Communism? No, they just want to check your temperature. Done. You are masked and walk further, your eyes on the ground to check the compulsory paths and the access restrictions. You avoid having a break on the
bench full of signals prohibiting you to sit there. You are in the auditorium, sitting in a staggered layout, next to empty seats. The next human, one of your kind, well socially distanced. Soon, however, you learn to move freely and cheerfully like a Supermario-bros in a video game, and this very elaborate system of routes - accesses - distance does not weigh you down at all. If you are not already pissed off with your wife or the world, you enjoy yourself and discover that you feel quite good here. Here in this orderly environment which you feel you are contributing but not subjugated to. Could this also be the courage to say I? And therefore to be a we? Is order, true order, a factor in beauty? Distinguished guests arrive and admire the beauty of the event. Party leaders too. They are delighted to participate - together, by the way! - at this first large-scale public event in the Covid era. They discuss for almost two and a half hours without any tickets to
hell or cursing. Please note: people both from the vax and no-vax parties, who on topics such as green pass and vaccines don’t spare each other any harsh words. Those who hoist the “health first” banner and those who raise the “freedom first” banner. It’s legitimate, but with the risk of becoming ideological. In order not to become ideologically radicalised, the event of these Rimini days, the behaviour of the tens of thousands of participants and the attractive beauty of the event suggest as a starting point not a freedom-rules dialectic, but a vital freedom-desire dynamic. What we have seen is something supremely desirable for everyone; it allows one to admire and experience the satisfaction of desire. Which is exactly the purpose of freedom. The courage to say ‘I’ and freedom are tied to rules that are resasonable and that allow the expression of the creative and hopeful beauty of a ‘present’ us.
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PRIMO PIANO I protagonisti della mostra “Vivere senza paura nell’età dell’incertezza” si sono ritrovati al Meeting
Dialoghi da un’umanità piena
Carrón, Taylor e Williams a confronto sul comune percorso nella società secolarizzata di Matteo Rigamonti Abitare insieme il mondo secolarizzato senza soffocare il gusto di una continua riscoperta dell’umano, interrogandosi costantemente sulle condizioni
Vero rapporto Altro tema su cui si è spinto il confronto è stata la libertà. «Oltre alla libertà di avere e a quella di essere – ha esordito Williams – c ’è la libertà di dare, dare la
Libertà è dare la vita per l’altro vivendo a immagine di Dio
Nel mondo di oggi si scorgono i segni di un’apertura incredibile
della vita comune e verificando con passione la ragionevolezza della fede, senza mai perdere di vista la sua bontà e utilità per tutti. È la terna di priorità che sono emerse ieri al Meeting di Rimini dal confronto tra Julián Carrón, in presenza, Charles Taylor e Rowan Williams, in collegamento, nell’ambito del dialogo, da anni in atto, tra i tre autorevoli interlocutori e che è confluito nella mostra dal titolo “Vivere senza paura nell’età dell’incertezza”. Mostra rispetto alla quale il momento di ieri ha voluto essere parte integrante.
vita per gli altri, vivendo a immagine di Dio». «La libertà reale – ha infatti precisato Taylor – non ha a innanzitutto a che fare con la scelta». «Non è nemmeno – ha proseguito Carrón – una questione di coraggio, che non possiamo certo darci da soli»; semmai si tratta di qualcosa che ha che fare con «la reale esperienza di pienezza», ha aggiunto, propria dell’uomo che rifugge la «menzogna del potere». Del resto, «che cosa sarebbe una salvezza che non fosse libera?», osservava già Giussani, citato in proposito da Carrón.
Nell’oggi una sfida La secolarizzazione, secondo Williams, docente emerito di Pensiero cristiano contemporaneo all’Università di Cambridge, già arcivescovo di Canterbury, «è un dono, una vocazione per rispondere all’appello di Dio, che ci chiede di dare». Concorda Carrón, docente di Teologia all’Università Cattolica e presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che in questo processo vede «una sfida che diventa opportunità», oltre che «una chiamata che viene dalla realtà». Una lettura dell’oggi largamente condivisa da Taylor, l’autore de “L’età secolare” e vincitore del Premio Ratzinger 2019 nonché emerito di Filosofia alla McGill University di Montreal, che a sua volta coglie nella società secolarizzata i segni di un’«apertura incredibilmente presente». Oltre l’incertezza Il confronto ha preso le mosse dalla tematica dell’incertezza quale tratto caratterizzante la società secolarizzata, presunto “nemico” da combattere o cui addossare le colpe di ciò che appa-
rentemente non va. In realtà, secondo guito Taylor, «a porsi nella condizione l’ex primate dalla Chiesa anglicana, il di reagire: se restiamo paralizzati non fatto è che «spesso non sappiamo riusciamo, dobbiamo essere galvaniznemmeno identificare quale sia il vero zati, trasformando la paura in motivanemico». «Vero nemico – ha detto Wilzione». Come il bambino nella stanza liams – è chi ritrae Dio come un’entità buia quando entra la mamma. che non trasmette fiducia e vorrebbe che ci fidassimo soltanto di noi stesEsperienza comune si». Più importante, invece, secondo Tra i motivi di incertezza e di paura, Taylor, è «rendersi conto di chi ci ha almeno per chi ha fede, rientra anche, fatto», riscoprire «il senso di quello che a pieno titolo, la progressiva scristiadovremmo essere». nizzazione della «L’incertezza – ha società. Un fenochiosato Carrón – è meno che, secondo occasione per fare Taylor, attualizza la domande» e «l’al«necessità di riscoUna storia ternativa a viverla prire un’autentica come un nemico è spiritualità», tanto nata grazie percepirla come poper chi «parte dal alle amicizie sitività». punto di vista della cristianità» quanto in università Vivere la paura per chi «ha smesso Dopo l’incertezza ha di andare in chiesa», tenuto banco il tema cercando sempre della paura, che con di comprendersi gli la pandemia ha fatto uni gli altri. È questo irruzione nella vita di tanti. «Ci sono due un fatto che, anche ad avviso di Cartipi di paura – ha osservato Williams – rón, costringe le persone a «partire quella di chi vuole difendersi dai camdall’esperienza comune piuttosto che biamenti e quella, ragionevole, di chi si da domande sbagliate». Proprio come rende conto di dover cambiare». In tal è stato durante la pandemia «occasenso, ha aggiunto, «la paura ci tiene sione per tutti di vivere un’esperienza vivi e possiamo utilizzarla in modo cocondivisa». Anche per Williams, «tra struttivo». «La paura ci mette a nudo persone alla ricerca di una modalità – ha rilanciato Carrón – perché mostra per vivere», deve essere «l’esperienza tutta la nostra impotenza», ma «non il luogo comune, non domande teoripossiamo controllarla con una strache incrociate». «È lì che comincia il tegia». Si può provare però, ha proseviaggio».
Una storia che continua L’incontro, moderato da Monica Maggioni e realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo e Tracce, è stato occasione ulteriore per offrire, al popolo del Meeting e a tutte le persone che hanno seguito la diretta, elementi utili a comprendere il contesto in cui sono maturati prima la conoscenza reciproca e poi lo scambio culturale tra i tre relatori. Grazie anche alle imprevedibili circostanze di vita che anni fa hanno contribuito a metterli in contatto con i curatori della mostra, allora giovani studenti universitari che oggi sono a loro volta docenti e lavorano in università o insegnano nella scuola. Un gruppo di amici che, oltre all’amore per la filosofia, condivide l’appartenenza al Movimento di Comunione e liberazione. La mostra, un percorso audio-visivo in tre quadri, ricco di musica, video-interviste, estratti da produzioni cinematografiche e immagini di telegiornale, è visitabile ancora oggi nel padiglione B3 della Fiera e da remoto per tutti quelli che si registrano sul sito del Meeting.
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L’INTERVISTA
E la difficoltà diventa occasione Il direttore della Fondazione Meeting traccia un primo bilancio della settimana: «É possibile costruire anche in condizioni oggettivamente complicate» di Valeria Vimercati «La cosa più rilevante e sorprendente dell’edizione di quest’anno, prima ancora dei numeri, è che tutti insieme abbiamo potuto documentare che si può costruire anche in condizioni oggettivamente complicate». Così Emanuele Forlani, direttore della Fondazione Meeting, traccia un primo bilancio dell’edizione 2021. E prosegue: «Spesso ci si nasconde dietro le difficoltà, invece proprio la difficoltà del periodo è stata l’occasione per individuare la modalità più opportuna per proporre e vivere il Meeting. I numeri documentano questo fatto». Com’è andata in termini di presenze? «Sono state al di sopra delle previsioni. Tireremo le somme nei prossimi giorni per essere più precisi, ma sono venute al Meeting diverse decine di migliaia di persone. È stata la prima occasione, dopo le chiusure dei mesi scorsi, in cui le persone si sono incontrate, tutte munite di green pass, in una convivenza anche in spazi chiusi, senza mostrare segni di insofferenza». Un segnale positivo. «Nei mesi precedenti c’era stato un doppio segnale. Il primo dai volontari: in meno di due settimane dall’a-
pertura delle iscrizioni abbiamo raggiunto il numero di adesioni necessarie per questa edizione e non era mai successo prima. Il secondo segnale è venuto dai tanti amici partner e collaboratori che hanno creduto nel progetto, anche a dispetto dei segnali che sembravano dire il contrario. Fino a due mesi fa eravamo in lockdown alternati. Quando abbiamo firmato i primi contratti con i fornitori in febbraio l’Italia era divisa in zone di colori diversi. Eravamo pronti a smontare tutto, se le condizioni non ci fossero state, e fino all’ultimo abbiamo voluto rischiare». Qual è stato il momento per lei più significativo di questa edizione? «Le tre cene con i volontari nel Pre-Meeting. Eravamo in duecentocinquanta ed è stata l’occasione nella quale i ragazzi e non solo loro hanno documentato cosa vuol dire il coraggio di dire io, non a parole ma con la loro esperienza, anzi prima ancora con il loro sguardo. Tutti gli incontri del Meeting sono stati influenzati da questo clima, tanto che anche gli incontri, in un certo senso, più tecnici hanno avuto un sapore universale». C’è una frase o un’immagine di questi giorni che vorrebbe postare o in-
corniciare? «Una frase pronunciata ieri da uno dei relatori durante l’incontro con gli ambasciatori che ho moderato: per servire è necessario amare. È una frase la cui verità ho potuto sperimentare incontrando i tanti che in questa settimana hanno servito il
Meeting. Per esperienza, ancora di più è possibile servire quando si riconosce di essere amati». Un invito per l’anno prossimo? «Non lasciarsi sfuggire le occasioni che ci saranno per continuare l’esperienza di questi giorni, che sia al Meeting o altrove».
«Fundraising, un dono che mi ha aperto il cuore» di Federica Cipressi Se dovessi tradurre in parole quello che sento in questo momento direi con certezza che il Meeting mi ha aperto il cuore. Una settimana che si costruisce ogni giorno dell’anno, che vedo crescere mese dopo mese, e di cui ho un’attesa incredibile e che quando arriva mi travolge, con la sua pienezza, la sua intensità e la sua frenesia. Frenesia perché la vita tra un desk e l’altro è imprevedibile e in continuo movimento: ai desk le persone, tante persone, si sono fermate non appena a donare, ma a raccontarci storie, a dare vita a legami e amicizie che sono destinate a crescere. A partire dai nostri volontari, la cui disponibilità e accoglienza è stata per me una grandissima fonte di energia. Adulti, giovani, ragazzi, alcuni volti co-
nosciuti ed altri nuovi, ogni giorno sono arrivati con il sorriso, si sono messi in gioco e hanno risposto alla nostra proposta. Seguendoci hanno compreso quanto ogni “io” sia alla base di un noi che con creatività e coraggio contribuisce all’esistenza del Meeting. Fino ai nostri donatori, che finalmente qui ho avuto occasione di incontrare, di persona, e dei quali desidero custodire la bellezza e la corresponsabilità del voler condividere la costruzione di un luogo che fa bene al cuore di ognuno. La settimana è corsa velocemente ed io vorrei fermarla, viverla al rallentatore, per avere più tempo da dedicare a ognuno. La gratuità che esplode in questo luogo mi fa sentire libera e grata di aver vissuto un nuovo Meeting tanto atteso ma mai scontato.
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Conte, Letta, Lupi, Meloni, Rosato, Salvini, Tajani discutono al Meeting sull’attualità politica e sul futuro della democrazia
Tutti insieme per la prima volta di Maurizio Vitali I leader di sei partiti diversi che si incontrano tutti insieme per la prima volta da chissà quando. Basta questo a fare notizia. Cinque in presenza: Giuseppe Conte (M5S), Enrico Letta (PD), Maurizio Lupi (Noi per l’Italia), Ettore Rosato (IV), Matteo Salvini (Lega), Antonio Tajani (FI); solo Giorgia Meloni (FdI) costretta a collegarsi on line da altri impegni nel sud. Aggiungasi che i sei hanno dibattuto su temi di fondo e di attualità per quasi due ore e mezza, sottolineando convergenze e divergenze, senza scagliarsi anatemi e senza vaffa. E anche questa è notizia. Tema dell’incontro: “Il ruolo dei partiti nella democrazia oggi”. Moderatore: Michele Brambilla, direttore del Quotidiano nazionale. Il primo giro di tavolo è un “fuori programma” di bruciante attualità: la posizione sull’Afghanistan: ne riferiamo nel box a fondo pagina. Poi si entra nel tema, introdotto dal presidente
corpi intermedi, ma scommessa sulla libertà e responsabilità». Per Giorgia Meloni senza visione non c’è forza politica degna: «Senza identità non si fa dialogo, si diventa violenti nel discorso pubblico». I partiti per esistere devono essere “pesanti”, cioè vissuti in carne ed ossa (all’opposto dell’idea di Conte). Bene Letta sulle preferenze: se non è un bluff, lo dimostri. Per Ettore Rosato occorre aprire ai giovani e alle donne, e selezionare le classi dirigenti investendo soprattutto sugli amministratori locali. Partito pesante anche per Salvini: «Noi con 1500 sedi locali con la gente protagonista». La politica soffre lo squilibrio dei poteri: «Oggi il potere giudiziario decide in nome e per conto di tutti». Da cui le proposte referendarie. Infine anche Antonio Tajani rivendica la necessità che i partiti si ispirino ai valori. Come il suo: «Sono cristiano, liberale, europeista, garantista: in dubio, pro reo». Secondo giro. Letta guarda avanti e
Coro di critiche al reddito di cittadinanza
Vittadini: la politica riparta dall’ascolto delle realtà di base
della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini. «La democrazia è un’amica fragile, per riprendere il titolo di un numero recentissimo della nostra rivista “Nuova Atlantide”. Il 56% degli italiani se ne dice deluso.» «Va bene pensare che dei partiti non c’è più bisogno – è la prima domanda di Brambilla - o c’è una esperienza da non buttare via?». Conte è per una organizzazione politica che si pretenda portatrice di una visione generale del mondo, che sia anche capillare sul territorio ma leggera, grazie alla rete, e rigorosa nel rispetto dell’etica pubblica. Letta vede una democrazia “malata”: tre governi con tre maggioranze diverse in tre anni di legislatura, 200 cambi di casacca in Parlamento. Indicazioni: limitare il trasformismo parlamentare, ripristinare le preferenze, dare più spazio alle donne. Per Lupi è in crisi la capacità di rappresentanza dei partiti, di coniugare la “parte” con il bene comune. «Non pura ricerca del consenso, ma idealità e gratuità. Non abbandono dei
si schiera per Draghi a Palazzo Chigi sino al 2023. Il confronto tra i leader evidenzia le differenti posizioni, alcuni molto distanti, altre più componibili, forse. La bozza di decreto Orlando sulla delocalizzzione delle imprese, criticata da Tajani come punitiva, trova una difesa dovuta da parte di Letta, che però stempera auspicando per questo autunno un nuovo Patto sociale sul modello di quanto fece Ciampi nel 1993. Quello che ne esce peggio è il reddito di cittadinanza: i più ne denunciano il fallimento in quanto disincentiva lavoro e imprese, Conte ovviamente lo difende aprendo a modifiche. Chiude Vittadini con un appello stile Francesco: la politica ricominci respirando l’odore delle pecore, la gente che vive, educa, lavora, assiste, crea imprese e opere a vantaggio di tutti. Non stiamo a riferire le divergenze su vaccini e green pass: niente di nuovo. Se non l’invito di Letta: «Applichiamo in tutta Italia il metodo Meeting: libertà nelle regole».
Afghanistan tutto perduto? Sull’Afghanistan colpisce il leader della Lega Salvini che si dice d’accordo con Letta (con il quale normalmente le scaramucce si susseguono regolarmente) e in radicale disaccordo con Giuseppe Conte, il quale ha spiegato, contestualizzato, ma in sostanza ribadito la sua posizione a favore di un «dialogo con i talebani. Perché non è pensabile un’altra guerra». Salvini invece: «Con i terroristi non ci parlo”. Letta aveva indicato la necessità di spostare in là nel tempo la data di fine operazioni di evacuazione ed espatrio (ora al 31 agosto, tempi troppo stretti), di essere accoglienti, di impegnare l’Ue a creare corridoi umanitari. Sui corridoi frena solo la Meloni, per gli altri è ok. Poi anche dall’incontro di questi leader viene fuori, al di là delle singole posizioni dette necessariamente per titoli, la necessità di una riflessione più ampia sull’Occidente e sull’Europa nei nuovi scenari geo-politici. Questo tipo di riflessione è l’oggetto dell’incontro di oggi, dal titolo “Afghanistan tutto perduto?”, che il Meeting ha organizzato “fuori programma”, a cui intervengono: Fernando De Haro, giornalista; Wael Farouq, professore di Lingua e Letteratura Araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Roberto Fontolan, direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione. Ore 11.00, Hall Sud.
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INCONTRI
Educare alla libertà
Costantino Esposito: «Ecco come è possibile riaccendere il desiderio di imparare» di Gianni Mereghetti Questa sera alle ore 21 si terrà l’incontro sul tema “Educare alla libertà”. Interverranno Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, fondatore della scuola “Penny Wirton” e Susanna Tamaro, scrittrice. Introdurrà Costantino Esposito, professore ordinario di storia della filosofia all’università di Bari. Abbiamo chiesto a Costantino Esposito perché questo incontro è così importante. «Educare alla libertà –racconta Esposito – è educare a un’attenzione a sé e alla realtà. Normalmente nella scuola si dice che la libertà comporta il riconoscimento dei limiti. Questo è un approccio in negativo, mentre farlo in positivo consiste nell’insegnare ai ragazzi ad ascoltare la voce della realtà:
solo scoprendo il possibile senso del reale uno può essere libero. Tante volte si confonde il senso come un dover essere, mentre è riconoscere che noi ci siamo. E questo è un dato, un dono da non dare per scontato, perché ogni volta da riconquistare». Questo è ciò che lega l’incontro di questa sera al tema del Meeting di Rimini. «Dire “io” non è banale, – insiste Costantino Esposito – spesso è inteso come una performance, altre volte invece se ne ha vergogna, perché ci si sente vulnerabili. Ma c’è qualcosa che viene prima, e a cui non interessa il limite o il successo, ed è accettare di esserci. Questo è possibile se uno si guarda per quello che è. C’è bisogno di uno sguardo, uno sguardo che non consideri quello che posso fare, ma
che mi veda per quello che sono». Esposito ha anticipato i temi su cui i due relatori si confronteranno. Quali sono le domande da cui inizia l’educazione? Il principio su cui poggia il compito educativo oggi sembra essere diventato etico, mentre l’educazione parte da un’attrattiva: come si ridesta oggi? E ancora, che rapporto vi è tra l’educazione e la vulnerabilità che tutti viviamo e che spesso non guardiamo in faccia? Inoltre, si parla sempre più di emergenza educativa, che la Dad ha portato a galla: se ci trovassimo di fronte ad un bisogno educativo? Quello di questa sera è un incontro pieno di aspettative, un’occasione per capire quale sia il compito educativo che spetta a tutti, giovani e adulti
INCONTRI
Il bene della carità
Povertà e valore della persona: quando la legge sostiene le opere di Giuseppe Bianchini Il Meeting ha posto la questione della persona incontrando chi condivide il bisogno degli altri, in un momento storico nel quale la povertà, causa la pandemia, non può essere più ignorata. A Rimini riecheggiano le parole di papa Francesco: «Giudicati spesso parassiti della società, ai poveri non si perdona neppure la loro povertà». E ancora: «I poveri prima di tutto hanno bisogno di Dio, del suo amore reso visibile da persone sante che vivono accanto a loro, le quali nella semplicità della loro vita esprimono e fanno emergere la forza dell’amore cristiano». L’incontro, che ha nel titolo il richiamo al valore della persona, è stato coordinato da Alessandra Stoppa, direttore della rivista Tracce. In video collegamento il gesuita padre Gregory Boyle, fondatore e direttore di Homeboy Industries, e Anastasia Zolotova, direttrice della organizzazione non governativa Emmaus, che ha portato alla platea del Meeting storie di carcere e di redenzione in Ucraina. In presenza invece è intervenuta Simona Carobene che da circa venti anni è in Romania, direttrice della Associazione
F.d.P. Racconta di tanti incontri accaduti dal 1998, a volte fallimentari: «Case di accoglienza che abbiamo chiuso, abbiamo avviato una impresa sociale che
poi non stava in piedi, abbiamo fatto di tutto per cambiare le condizioni di vita di alcuni ragazzi, ma non ci siamo riusciti. La cosa grande, però, è che siamo cambiati tanto noi». Storie come quella
di Romeo, orfano e malato psichiatrico, dei suoi occhi luminosi, del suo comunque sentirsi voluto bene. Per Simona i poveri sono un fatto in cui si è imbattuta e che l’ha cambiata. A testimonianza che anche una legge può essere un punto di cambiamento, l’intervento dell’onorevole Maria Chiara Gadda, conosciuta per la legge che porta il suo nome, definita sinteticamente legge anti spreco: «Le leggi hanno un’anima se partono da quello che accade nella società, perché il cambiamento avviene prima nella società e poi attraverso le norme». La legge come racconta l’onorevole Gadda «era nata con altre finalità, ma l’imbattersi con le numerosissime associazioni del nostro Paese, che si adoperano per restituire dignità ai poveri, ha impresso nuovo significato e volontà all’opera legislativa per rispondere ai problemi sociali vanno dati strumenti e mezzi non a chi sta nel bisogno, ma a chi è in grado di rispondere al bisogno. In questo i soli Servizi Sociali dello Stato non sono sufficienti. Occorrono corpi intermedi come le associazioni altrimenti tipologie e sacche di povertà differenti rimarrebbero sconosciute».
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INCONTRI
Il medico? Un uomo
«La nostra natura professionale è più importante di ogni riorganizzazione» Achilli (presidente di Medicina e Persona), il quale ha voluto sottolineare che, dopo uno sconvolgimento che ha costretto il 15% degli operatori sanitari a essere assistiti da uno psicologo, «potrà essere immaginata e attuata anche la migliore delle nuove organizzazioni possibili» ma perché essa possa funzionare bene «dovrà essere fondamentale riconoscere in primo luogo la natura professionale del medico». Una identità molto bene descritta dagli altri due interventi, che hanno alternato esperienze personali al ricordo di medici beati o santi «che hanno visto centuplicata la loro incisività in medicina grazie all’esperienza cristiana». Gabriele Tomasoni, primario di rianimazione a Brescia, ha insistito sull’importanza del «giocarsi in prima persona». «Il covid come certi momenti
di Paolo Costa «Il ricercatore non è il medico che sceglie il laboratorio, ma qualunque medico che, avendo come scopo prioritario quello di curare il malato, cerca e ricerca qualsiasi mezzo, senza preclusioni, per farlo stare meglio. E’ una posizione di domanda, un’apertura al nuovo, al vero, al possibile, che vale nel lavoro come nella vita». Pierluigi Strippoli, professore di Biologia applicata all’Università di Bologna, racconta le sue esperienze professionali a partire da una posizione umana imparata frequentando Enzo Piccinini e che recentemente l’ha portato a modificare tecniche di laboratorio riguardanti la diagnosi precoce del cancro del colon retto e la sindrome di Down. L’incontro sul tema “Il medico che verrà” è stato coordinato da Felice
della storia - ha detto – ti costringono a uscire dalla routine e fanno riaffiorare anche drammaticamente l’umano. Allora ci devi stare, non puoi tirarti indietro. Umiltà, apertura all’aggiornamento continuo, dedizione di tempo: così si afferma quanto ti sta a cuore l’altra persona». Anche Donatella Parentini, medico di medicina generale di Cremona, ha vissuto l’esperienza del covid in prima linea. «Noi medici dobbiamo piegarci alla realtà così come si presenta – ha raccontato – e perciò quando è scoppiata la pandemia con un gruppo di giovani medici abbiamo deciso di girare di casa in casa, andando a visitare i malati. Poi mi sono malata io, ma i colleghi hanno proseguito l’opera. Lavorare in rete è decisivo, serve per tener conto di tutti i fattori che una situazione presenta».
INCONTRI
«Mi fido di te e ti ricerco»
Famiglie per l’accoglienza: ricostruire nel tempo della pandemia di Gigi Brioschi Un fatto è assodato: la pandemia ha incrinato la capacità di relazione fra le persone. «Ma noi abbiamo bisogno di rapporti». Luca Sommacal presidente di Famiglie per l’accoglienza con queste parole ha introdotto l’incontro “Ricostruire fiducia” «È giunto il tempo di ricominciare a costruire. Dire mi fido di te e ti ricerco». Ma questo lavoro di ricostruzione è già cominciato e a raccontarlo sono state tre testimonianze. Adriano e Mariella vivono in provincia di Arezzo. Cinque figli, il maggiore adottivo. «Il rapporto con Famiglie per l’accoglienza per noi è stato rigenerante e ha fatto sì che ci coinvolgessimo nel seguire le famiglie che si preparavano all’adozione» sottolinea Adriano. I servizi sociali impressionati chiedono loro di promuovere l’affido. «Io ho controproposto di fare un lavoro di appoggio alle famiglie» Solidarietà e aiuto fra le famiglie coinvolgendole in una amicizia fattiva. Poi irruppe il Covid. «Ma ci erano mancate le convivenze con le altre famiglie - prosegue Mariella - a giugno ci siamo sentiti di proporne una come segno della nostra ripar-
tenza». Nino e Antonella vivono a Reggio Calabria e si sono assunti di gestire un asilo nido e scuola materna, che la direzione voleva chiudere. Appena iniziato il lavoro sopravvenne il Covid e tutto sembrava dover finire. «Ci trovavamo con pochi bambini e costi alti» dice Antonella. Erano partiti con 7 bambini ora ne sono iscritti 50 (23 alla materna, alcuni non in grado di pagare la retta). Casa Novella a Castel Bolognese da oltre due decenni fornisce accoglienza a mamme e minori in difficoltà oltre che avere due centri per disabili. «Allo scoppio della pandemia - dice Francesco Biondini - avevamo ospiti in casa le mamme e gli adolescenti. I centri diurni vennero invece chiusi per legge». Gli operatori azzerati e nulla si poteva fare per i minori che prima erano presenti dalle 8 alle 16. «Lo sforzo è stato nell’immaginare come poter essere ancora presenti. Poi vedere come poter riaprire con tutte le dovute cautele. «Al centro c’era l’accoglienza che, lo abbiamo capito, non è imposta ma scelta» conclude Biondini.
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Il mestiere di allenare Giacomo Sintini e Fabio Caressa raccontano il calcio di Daniele Maria Ragno Il calcio è forza, passione, è fatto di persone che si mettono assieme per raggiungere un obiettivo comune: vincere. Riunire in un gruppo coeso uomini diversi per carattere e temperamento, coltivare singoli talenti integrandoli in una squadra non è facile. Giacomo Sintini, campione di pallavolo e Head of Randstad Sport, si chiede quali debbano essere le qualità di un bravo leader e come debba agire un giocatore per diventare un professionista serio e capace. L’esperienza trentennale di Fabio Caressa, giornalista e commentatore sportivo, è stata di enorme aiuto per poter cogliere quei particolari aspetti del mestiere che molte volte rimangono celati dietro la porta di uno spogliatoio. «Ho conosciuto grandi allenatori del calcio italiano ed europeo - spiega il conduttore televisivo - Ciascuno deve comportarsi come un leader in base al proprio modo di essere: un coach vincente riesce a far collimare la testa con il cuore, coniugando un’efficace preparazione atletica con un rapporto sereno tra i compagni. Non sono da meno la capacità di ascolto e il confronto tra i componenti di una squadra. Per diventare un campione professionista il mero talento non basta. - prosegue Caressa - La ripetizione e la costanza negli allenamenti è fondamentale: calpestare il campo, sbagliare centinaia di volte e continuare a rialzarsi sono la chiave per raggiungere il successo».
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IN FIERA
Il rapinatore gentile
I colpi in banca, 33 anni di carcere, gli incontri, la rinascita di Giorgio Garrone La storia di Oreste raccontata nel libro “Il rapinatore gentile”, scritto da Adriano Moraglio per l’editore Rubettino, impatta con il titolo del Meeting, con il coraggio di dire Io, perché Oreste questo coraggio l’ha avuto, e nella sua travagliata e rocambolesca esistenza ha domandato, ha chiesto auto e ha incontrato amici che gli hanno risposto, ha incontrato quel Tu. Nel libro si parla di lei, della sua famiglia, dei suoi affetti, degli anni bui, come si vede? «Nel libro c’è tutta la verità sulla mia vita. Siamo negli anni Cinquanta. Gli anni dell’infanzia sono quelli della famiglia tradizionale, il padre commerciante di bestiame, la mamma ad accudire i figli. Le giornate sono scandite dalle regole,
lo studio, il lavoro, la messa domenicale. Fino alla giovinezza, le passioni per le auto, la prima auto è una Fiat 124 il lavoro prima quello di elettricista poi di idraulico. Insomma una situazione normale». A un certo punto però qualcosa si rompe e Oreste, poco più che ventenne intravvede la possibilità di fare soldi in maniera facile, rapinando le banche. Nel libro lei parla del pozzo in cui è caduto, cosa è stato per te cadere nel pozzo? «È stato cadere in un luogo buio, come rapito in un vortice dal quale è stato difficile risollevarsi. Infatti, dopo la prima rapina, l’euforia, ci ha spinto a proseguire con altri colpi criminali. L’illusione di farla franca è venuta meno quando ho capito che mettevo la famiglia in seria difficoltà. Questo mi ha spinto a costituirmi».
Il proseguo del romanzo è la narrazione degli anni di carcere, 33 anni trascorsi da recluso in vari istituti penitenziari. Sono anni duri ma anche anni di riscatto e di importanti amicizie. Con gli operatori, con i volontari all’interno del carcere, con gli amici che lo vengono a visitare, la vita dentro trascorre fra alti e bassi. Le richieste di aiuto, il coraggio di dire Io a Oreste non manca, non cadono nel vuoto e negli anni duri della detenzione riceve tanti Tu, tante risposte, tante mani tese per aiutarlo a uscire dal pozzo nero della vita; fino al 2017 quando viene scarcerato. Come sta oggi? «Sono una persona libera, felice e riabilitata. Qui al Meeting ho incontrato tanti amici e ho trovato persone e situazioni che mi fanno essere positivo per il futuro».
Costruttori di futuro
Ho un lavoro e sono felice (g.m.) Ieri alla mostra Costruttori di futuro è stata presentata l’esperienza di Next, un’associazione che sviluppa e promuove un progetto di inclusione sociale. Samuel, un ragazzo nigeriano ha incontrato questa associazione. Faceva il giornalista in Nigeria ma un suo articolo che denunciava fatti di corruzione gli ha creato difficoltà: è dovuto scappare ed è arrivato nel Centro di accoglienza di Formia e poi allo Sprar di Roma. «Ho passato momenti di depressione per me era importante dopo aver ottenuto asilo politico avere un lavoro». Da Roma Samuel è passato a Parma, ma soprattutto ha incontrato grazie a Giampaolo Calanchi di Number One il progetto Next che lo ha inserito nel suo percorso assumendolo. «Quello che sto facendo mi soddisfa, sono felice». Oggi l’ultimo incontro in cui verrà presentato il Progetto Waw e verrà proiettato il trailer del docufilm “Api furibonde. Che fine ha fatto il nostro desiderio?” il cui regista è Luca Mondellini.
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COOPERAZIONE
Nessuno si salva da solo
Nel padiglione allestito dal Ministero degli Esteri esperienze in atto e progetti di sviluppo di Alice Tombesi Saranno stati i mille colori o il grande ulivo in cima alla collina ad attirare i visitatori. Ancor di più, però, sarà stata l’aria che si respira. L’occasione di guardare a una distanza ravvicinata realtà del mondo distanti, renderle concrete e, per un po’, farne parte. A fare da filo conduttore al padiglione internazionale allestito dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il tema del partenariato, tra i mezzi necessari a raggiungere i diciassette Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. E così, dopo aver superato le colonne colorate all’ingresso, sono diversi gli spazi dedicati ad alcuni dei principali partner della Cooperazione internazionale. C’è la mostra sulla base di Pronto Intervento Umanitario delle Nazioni Unite con base a Brindisi o la collinetta dedicata al tema della Sicurezza alimentare della Fao , il Mediterraneo del Ciheam di Bari - l’Istituto agronomico mediterraneo - lo spazio ASviS e i corner della Coldiretti.
Storie di chi presta la voce a chi non ne ha In questi giorni, il padiglione si è wriempito di testimonianze. Un teatro di storie come quella di Roula Khadra. La dottoressa Khadra è nata a Beirut, in Libano, è ingegnere idraulico e oggi, oltre a lavorare per il Ciheam di Bari, è la prima donna eletta nel Consiglio arabo dell’acqua. «A volte - ha detto nel suo intervento - mentre dormi, sogni di gridare ma la voce non esce. Chi vive la guerra si sente così anche da sveglio. La cooperazione mi ha dato la voce che mi mancava». A Kampala, in Uganda, c’è la storia di
Rose Busingye, infermiera, che al Meeting ha presentato la mostra “Tu sei un valore. Le donne di Rose”. I progetti Tanti anche i progetti presentati. C’è Gemaisa del Ciheam di Bari, per cui è stato presentato il documentario “I am a farmer, i am a woman”, che ha acceso la
luce sul ruolo delle donne in cinque paesi del Nord Africa. Gemaisa nasce con l’intento di testimoniare la percezione che le donne hanno di loro stesse e aiutarle a crescere come imprenditrici. Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), ha invitato i giovani a provare il volontariato: «Oggi c’è il servizio civile, l’Erasmus plus, gli stage universitari come strumenti per incontrare la solidarietà. Può essere la scelta di un breve periodo ma può fare la differenza». Storie di persone che hanno creato una rete di cooperazione, che hanno prestato la voce, le mani e la vita al servizio di chi non aveva più nessuna delle tre. ‘C’è un’Italia che coopera’ ha raccolto tutto questo per mostrare come, alla fine, nessuno si salva da solo.
STORIE
Il coraggio di dire sì Viaggio di nozze al Meeting. «Siamo sempre venuti qui» di Marta Bettiol «Ci siamo sposati ieri!» sorprende tutti così Nedo Zanotti, classe 1936, domenica mattina all’ingresso della Hall Sud. Subito scoppia l’entusiasmo tra i volontari: la coppia è convolata a nozze nella chiesa di San Giovanni a Rimini, e ha deciso di iniziare il viaggio coniugale al Meeting. «Siamo sempre venuti qui, per anni io ho avuto uno stand gastronomico in fiera, ma non ci siamo mai conosciuti» ci racconta la sposa, Daniela Sarti, classe 1946. «Volevamo una cerimonia intima, ci siamo sposati con il rito canonico, ma qualcuno ha comunicato la notizia e ci siamo ritrovati la chiesa piena di parenti e amici». Entrambi vedovi, lui con 54 anni di matrimonio alle spalle e lei con 47, hanno deciso di ricominciare a ottant’anni. «Ci ha presentato
un’amica di mia figlia, nel novembre del 2019, e all’inizio non volevo neanche conoscerlo, pensavo di essere troppo vecchia per queste cose». Il rapporto tra i due comincia ad approfondirsi, tra un aperitivo al mare e una cena a Bologna, i novelli sposi si scoprivano accomunati da valori e storie di vita. Galeotta fu la cena delle tigelle: Nedo aveva preparato tutto, ed a fine serata sbocciò l’amore. «I nostri figli sono stati fin da subito felici per noi, pensavano non l’avremmo fatto sul serio, siamo due giocherelloni, ma su questa decisione siamo sempre stati concordi». Di avere un animo giovane e aperto, ce lo hanno dimostrato bene: Daniela è stata insegnante per una vita, Nedo è uno degli illustratori storici di Carosello. Insieme sorridono: «Non si è mai troppo vecchi per vivere».
IL “MODELLO BRINDISI” PER LA PREPARAZIONE E RISPOSTA ALLE EMERGENZE UMANITARIE. Il Meeting di Rimini 2021 ospiterà, nell’Area Internazionale, una mostra dedicata alla Base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite (UNHRD) di Brindisi organizzata in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Mostrando sotto una luce diversa gli oggetti che nel nostro quotidiano spesso passano inosservati, ma diventano importantissimi per chi ha perso tutto a causa di un una catastrofe naturale o di un conflitto, la mostra offrirà la possibilità di conoscere una sorprendente realtà parte dell’agenzia ONU World Food Programme (WFP) e finanziata dalla Cooperazione Italiana. UNHRD Brindisi negli anni si è affermata come un modello di partenariato e cooperazione per la preparazione e risposta alle emergenze umanitarie.
AREA INTERNAZIONALE PAD B1/B2
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IN MOSTRA
Ricostruzione. Dal basso
“Disruptive”: un viaggio sorprendente nel caso e nel metodo Marchionne di Giuseppe Bianchini Cristiano Carenzi è studente universitario di Scienze politiche alla Statale di Milano. Il piglio è di chi guarda già lontano. La mostra che ha contribuito a realizzare ha nel titolo la sintesi perfetta: raccontare una storia “disruptive”, dirompente cioè, frutto di un lavoro articolato in ben due anni di preparazione. L’allestimento è semplice nelle architetture e avvincente nella prospettiva. Il percorso espositivo è stato curato da venti universitari del Politecnico, della Statale e della Cattolica coadiuvati da due docenti. Ciò che li ha uniti è stata la passione di alcuni di loro per le automobili e particolarmente per la novità di approccio portato in questo ambito da Sergio Marchionne. Hanno studiato e scandagliato il metodo di Marchionne
per coglierne gli aspetti decisivi. «Non è una mostra per tecnici, per politici e per imprenditori. E’ una proposta per tutti perché possa aiutare a guardare la realtà secondo i suoi singoli fattori». «A noi persuade, della storia di Marchion-
ne, che i cambiamenti nel Paese siano possibili e debbano partire da basso. Lo abbiamo visto accadere anche in questi giorni a Rimini, nella commozione di un imprenditore alla fine del percorso della mostra, dalle domande che sono
venute fuori». Il Meeting è immedesimazione e quindi la passione genera passione, la stessa del super manager della Fiat, dei ragazzi della mostra e di tutti i visitatori, la passione che per un leggero confine trapassa a volte anche in ossessione come ben sappiamo. E’ un rischio che si può e si deve correre ed è stata la domanda ricorrente di molti intervenuti. Cristiano Carenzi rivela anche un altro dono della mostra: «Noi avevamo preparato il nostro lavoro tutto in digital first perché girasse online, ma averla allestita e proposta in presenza al Meeting ci ha consegnato tutta la preziosità dell’incontrare le persone e stare agli intensi dialoghi che ne stanno seguendo. Tutto questo ripaga ampiamente i due anni di preparazione del nostro gruppo».
AREA CDO
Amadeo Peter Giannini, banchiere italiano di Giorgio Garrone Amadeo Peter Giannini nasce il 6 maggio 1870 a San Jose in California, da genitori italiani liguri emigrati a New York. A Giannini, banchiere e fondatore nel 1904 della Bank of Italy divenuta qualche anno dopo Banca d’America e d’Italia, la Compagnia delle Opere dedica una mostra allestita nel padiglione C3. Perché una mostra dedicata a Giannini? Nicola Valcasia, capo ufficio stampa della Cdo, spiega: «Giannini con intelligenza e particolare lungimiranza ha agito per il bene di tutti, andando ad assolvere un bisogno immediato attraverso una risposta geniale e garantendo un profitto nel futuro per il beneficiario e per la banca da lui fondata». L’incredibile storia del banchiere italo americano è raccontata dall’attore Andrea Carabelli in un podcast, scaricabile dal sito spreaker. com. Nella mostra sono invece condensati i punti salienti che hanno segnato la vita di Giannini. «Per un dollaro» è il riferimento alla scomparsa del padre nel 1877 assassinato da un bracciante che gli doveva restituire un dollaro. «La morte violenta del padre -dice - gli farà dire che non si può morire così e lo porterà a prodigarsi per tutta la vita per aiutare gli altri». Nel 1882 si trasferisce a San Francisco dove all’inizio del secolo scorso fonda la Bank of Italy: i primi che aiuta sono gli immigrati italiani che come lui si erano trasferiti negli Stati Uniti. Finanziatore del piano Marshall, nella «banca per il popolo» trasferisce tutto
il suo pensiero e la sua azione da grande mecenate. «Un banchiere -dice- degno di questo nome non deve negare il credito a nessuno, purché onesto». Nel titolo «I calli nelle mani e la fede al dito -dice- dei clienti mi interessa chi sono non quanto hanno». La sua attività è improntata alla trasparenza e alla correttezza: «Non ho nulla da nascondere dice di sé come la banca non ha nulla da nascondere» ed è inoltre contraddistinta dal suo distacco verso la ricchezza, per Giannini nella vita non è importante accumulare ricchezze ma prodigarsi per aiutare gli altri. Ancora: «Non voglio diventare ricco, un uomo che desideri possedere più di 500 mila dollari, dovrebbe correre dallo psichiatra». Il capitolo «prestiti come prima anzi più di prima» è una sintesi del suo programma di banchiere del popolo «le banche servono per fare prestiti a persone povere e non a quelli che ne hanno tanti, i poveri infatti si farebbero ammazzare piuttosto di non restituire i soldi prestati». Nel maggio del 1945 rassegna le dimissioni da presidente onorario della Bank Of America, dichiara che è diventata la più grande banca del mondo e anticipa i finanziamenti del piano Marshall. Prima di allora si contraddistingue per la sua mente lungimirante e visionaria, infatti finanzia opere cinematografiche di società di distribuzione e registi all’epoca poco conosciuti, Charlie Chaplin ne «Il Monello» e «Biancaneve e i sette nani», primo lungometraggio di Walt Disney.
Ciao sono Chim Chim!
Ti aspetto nella Hall Sud per esplorare l’Isola di Mauaga. Giocando scopriremo insieme la strada per un futuro migliore.
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IN MOSTRA
Emergenze: il modello Brindisi Così funziona la base di pronto intervento di Oreste Malatesta “Il Modello Brindisi: l’Onu e l’Italia” è una mostra curata dal World Food Programme, agenzia dell’Onu, che al Meeting presenta la propria attività in materia di aiuti umanitari. Pochi sanno che Wfp utilizza alcune strutture aeroportuali militari, messe a disposizione dall’Italia fin dagli anni Cinquanta, per pre-posizionare generi di primo soccorso e attrezzature per le operazioni umanitarie. La funzionalità del modello italiano ha indotto il Wfp a trasformare alcuni di questi depositi in piattaforme logistiche, da utilizzare, per rispondere alle emergenze diffuse nel mondo, attraverso il network United Nations Humanitarian Response Depot (Unhrd, nato ufficialmente, quando, il 20 giugno 2000, da Brindisi decollò un aereo cargo, che trasportò ad Asmara 36 tonnellate di aiuti umanitari e un ospedale mobile, donati dalla Cooperazione italiana per assistere la popolazione eritrea, afflitta dalla guerra di confine con l’Etiopia. Una parte dell’aeroporto pugliese è stata trasformata in hub logistico, che eroga servizi alle organizzazioni
partner su scala mondiale. Il modello italiano, già operante da almeno un ventennio (vedi scheda), è stato assunto da Wfp come best practice da riprodurre nel mondo: lo tsunami nel 2004 e il terremoto in Pakistan nel 2005 hanno reso necessario estendere ad altre zone del pianeta il modello Brindisi, soprattutto per ridurre i tempi di risposta, ma anche i costi. Nel giro di pochi anni Wfp ha ampliato l’operatività, attraverso Unhrd, utilizzando nuove basi a Dubai, ad Accra, a Panama, a Kuala Lumpur e a Las Palmas. Da allora Brindisi è considerato il modello di gestione delle emergenze, mentre alla sua struttura è affidato il coordinamento mondiale di Unhrd. A partire dal 2014 Wfp ha esteso i suoi servizi con la creazione di Unhrd Lab, un’unità di ricerca, che, in collaborazione con università, organizzazioni partner e settore privato, studia e sviluppa progetti per migliorare le attrezzature logistiche e il confezionamento dei beni umanitari.Recentemente il Wfp ha creato anche una nuova piattaforma per fornire una risposta globale al Covid-19.
Le esposizioni diventano itineranti
Il Meeting nella tua città
Vent’anni in prima linea Prima di destinare la struttura aeroportuale di Brindisi ad hub logistico del Wfp, l’Italia aveva messo a disposizione dell’Onu altre basi militari. Nel 1984 l’Onu beneficiava di alcune strutture aeroportuali di Napoli e di Pisa, da usare come deposito di alimenti e di attrezzature necessarie alle operazioni di pace. Negli anni ’90, grazie ad un’ulteriore iniziativa dell’Italia, l’Onu ha immagazzinato, a Pisa, beni umanitari (tende, coperte e generatori), pronti, all’occorrenza, per essere spediti nelle aree di crisi. In attuazione della riforma del settore umanitario, proposta dal segretario generale dell’Onu, il deposito di Pisa fu trasferito a Brindisi nel 2000.
Dietro l’energia che usi ogni giorno, ci siamo noi.
L’energia non si muove da sola. Noi di Terna siamo il più grande operatore indipendente europeo di trasmissione dell’energia elettrica e la portiamo in tutta Italia, a beneficio di persone e imprese. Con soluzioni innovative lavoriamo per garantire alle prossime generazioni un futuro veramente sostenibile, alimentato da fonti rinnovabili e senza emissioni inquinanti. Perché l’energia è un diritto di tutti. E il nostro dovere ogni giorno.
Duecento mostre subito disponibili per il noleggio di Valeria Vimercati Come va l’esperienza del Meeting oltre i confini del tempo e dello spazio? Una risposta la offre Meeting Mostre che, dal 2000, promuove e gestisce il noleggio delle esposizioni proposte in Fiera. Le occasioni per farlo sono le più diverse: dalle feste patronali agli eventi comunali, o momenti organizzati appositamente per allestire la mostra. «C’è chi si rivolge a noi avendo già in mente un titolo in particolare – racconta Ornella, che fa parte, insieme a Paolo, dello staff di Meeting Mostre - oppure si individua insieme l’esposizione che più si adatta a quell’evento o situazione. Così le città diventano un piccolo Meeting», luoghi di incontro e di dialogo. Meeting Mostre è sempre disponibile a dare una mano, su richiesta, in tutti gli aspetti che riguardano l’allestimento: trasporto, fornitura del materiale, for-
mazione delle guide, organizzazione di incontri pubblici e identificazione dei relatori. «Nell’era pre-Covid abbiamo noleggiato dalle 150 alle 200 mostre all’anno», aggiunge Paolo. E i segnali per quest’anno sono incoraggianti: per i mesi di settembre-ottobre l’ufficio ha già ricevuto una decina di richieste. Il più gettonato è Dante. Del resto, quale occasione migliore del settecentesimo anniversario dalla morte del poeta per scegliere una mostra a lui dedicata? A partire dai prossimi mesi entreranno in catalogo altre sei, tutte in formato digitale: “Vivere senza paura nell’età dell’incertezza”; “Tu sei un valore”; “Io, Pier Paolo Pasolini”; “Una domanda che brucia”; “Alleanza scuola lavoro”; “Costruttori di futuro”. Per prenotazioni e informazioni: www. meetingmostre.com, tel. 0541.728565 info@meetingmostre.com.
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Università Cattolica sguardo al futuro di Davide Amata «Al Meeting il mondo cattolico si rappresenta con una moderna ingenuità. Qui sono presenti spontaneità e autenticità. Si respira la stessa aria che alimenta l’Università Cattolica». Così il rettore Franco Anelli spiega la presenza dell’ateneo al Meeting con uno stand. L’Università Cattolica partecipa da più di quindici anni alla manifestazione riminese: in questa edizione ha voluto sottolineare il centenario della fondazione ad opera di padre Agostino Gemelli e Armida Barelli nel 1921. Si celebra un secolo di storia per collegare il passato al futuro. Tra gli studenti ad accogliere i visitatori al banco dello stand Stefano Costa di Varese, di Giurisprudenza, e Giulia Sportoletti di Seregno, di Economia: «Ragazzi e genitori chiedono mentre i bambini sono
a caccia di gadget. Ma si fermano qui anche ex studenti con un po’ di nostalgia». Giulia ha studiato economia anche a Houston, scegliendo di completare la magistrale a Milano: «La Cattolica - dice - ti spinge ad andare più a fondo nel lavoro di ricerca. E rispetto alle università americane si condividono di più i momenti di studio con gli altri studenti. Sono contenta di essere tornata». Stefano racconta la sua settimana: «Cerchiamo di approfondire le domande, stimolando i ragazzi nel colloquio perché molti sono indecisi. Ci tengo a presentare loro l’università come un luogo dove tutte le loro domande possono essere affrontate e comprese». Su una bacheca bianca alcuni piccoli post-it gialli con messaggi di gratitudine: «Memoria di anni belli e proficui», «Cara Catto. Grazie per questi anni».
TALK
Il ministro e le aziende (S.A) Oggi alle 19 ultima puntata di Talk, il format a cura di Fondazione per la Sussidiarietà in diretta su Repubblica.it e nella hall centrale della Fiera. Come possiamo immaginare il lavoro sostenibile è l’argomento con cui si concluderanno gli incontri. Nel talk un ministro dialoga con i dati e le statistiche, con una azienda digitale che guarda alla crescita e con una azienda impegnata nel trovare nuove forme di lavoro. Intervengono Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat; Roberto Giacchi, amministratore delegato di ItaliaOnline; Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico; Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato Philip Morris Italia; Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà. Conducono Massimo Bernardini ed Enrico Castelli.
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LIBRERIA
Un popolo che ama leggere
Nella classifica dei volumi più venduti il primato alla storia di Enzo Piccinini si è formata una coda ordinata ma interminabile. Oltre 150 copie sono state vendute in poche ore. Fra la narrativa primeggia invece “Delitto al caffè Pedrocchi” di Roberto Raffaelli . Molto richiesti i cataloghi delle mostre presenti in Fiera. Il più venduto? ”Tu sei un valore”. Fra i libri per bambini da segnalare al primo posto il volume di Guido Clericetti : “Gli uccellini e gli spaventapasseri”. La libreria anche in questi giorni ha rappresentato una tappa irrinunciabile per il popolo del Meeting che ne ha affollato gli spazi. «Quest’anno abbiamo dato vita ad un nuovo modello. - commenta Eu-
di Gigi Brioschi La figura di Enzo Piccinini è viva per il popolo del Meeting, forse anche riportata in evidenza dall’apertura della causa di beatificazione. In questi giorni “Ho fatto di tutto per essere felice. Enzo Piccinini storia di un insolito chirurgo” è stato il libro più venduto nella libreria del Meeting superando anche Dante. Al secondo posto nelle vendite si colloca infatti “Il Paradiso” di Dante Alighieri nella versione commentata da Franco Nembrini e illustrata da Gabriele Dell’Otto con prefazione di Alessandro D’Avenia, presentato a Rimini in anteprima. Quando Franco Nembrini si è reso disponibile a firmare le copie, in libreria
genio Del Pane fondatore e promotore delle Edizioni Itaca - La libreria si colloca all’interno di un evento di popolo e si pone come elemento di costruzione di questo popolo, che ama la lettura ed è curioso di conoscere il mondo». Il tentativo è di essere modello che supera la tradizionale separazione fra libreria religiosa e laica per poter rispondere all’interesse di chi è alla ricerca dell’umano. La libreria quest’anno è stata pensata in collaborazione con il Meeting e l’intero catalogo (oltre 2000 titoli) è consultabile e i libri acquistabili direttamente on line anche dopo la fine della manifestazione.
Villaggio ragazzi «Mi metto in gioco» di Davide Amata Avvicinandosi verso la Hall Ovest, passato il palco degli spettacoli, spunta un po’ nascosto il Villaggio ragazzi del Meeting. Mentre i bambini si rincorrono vivacemente nel recinto colorato, arrampicandosi nella fontana o colorando appoggiati sulle panche, vigila attenta Emma Bacca: «Dal 2017 vengo al Villaggio ragazzi. All’inizio è stato spaesante, la cosa bella è che tutti condividono il desiderio di curare i bambini, c’è l’intento comune di creare uno spazio con delle proposte con-
Siamo tornati all’esterno per la gioia dei bambini
crete». Raffaella Ottaviani da quindici anni è la responsabile dei volontari che intrattengono i piccoli quotidianamente: «La situazione è complicata, tuttavia i genitori collaborano, non vogliono soltanto il babysitteraggio. Gli stessi bambini hanno bisogno di
vedere gente contenta di stare con loro, per questo abbiamo iniziato a organizzare alcuni giochi insieme ai canti». Padre Marco Finco, veterano del Meeting, aggiunge: «Quest’anno siamo tornati all’esterno dei padiglioni come all’inizio. L’attesa delle famiglie c’è, lo spazio è disponibile dal pomeriggio». Tra i nuovi volontari è presente Gabriele Luciani, 17 anni da Terracina, che ha chiesto di iscriversi la settimana stessa del Meeting. Sorride ed è sprizzante d’entusiasmo: «Fin da piccolo ho iniziato a venire qui. Alcuni amici mi suggerivano di visitare le mostre, io invece desideravo impegnarmi come volontario. D’altronde come faccio a non suonare la chitarra per i bambini? Qui la motivazione è ancora più grande e mi spinge a mettere in gioco tutti i miei talenti, come quando sono con i boy scout». «Non è per niente scontato quello che dici, è un dono questa attitudine», chiosa Raffaella Ottaviani. Dal Lazio proviene anche Pietro D’Amico, di Fiuggi: «Ѐ il mio primo Meeting. Oltre alle amicizie qui si respira qualcosa che accomuna con tutte le altre persone, lo intuisco nel vedere la gente che mi saluta in fiera. Una settimana così vorrei che durasse tutto l’anno».
Il tempo e i luoghi del coraggio
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FESTA FINALE Sul palco Muto, Pastori, Colò
Quella voglia di cantare Concerto “formato famiglia” stasera alle Piscine ovest con ingresso libero di Stefano Andrini Due “acerrimi amici”, Walter Muto alla chitarra e Carlo Pastori alla fisarmonica, accompagnati alle percussioni da Marcello Colò saranno i protagonisti di “Io canto”, il concerto conclusivo del Meeting. È in programma per questa sera alle 21.15 nel palco spettacoli delle Piscine ovest (accesso libero senza prenotazione fino ad esaurimento posti). Con brani del loro repertorio, ma anche canzoni dalla tradizione cantautorale italiana e balli folcloristici irlandesi, questo straordinario trio, in formazione acustica, intende coinvolgere il popolo del Meeting in un finale all’insegna dell’allegria. “Io canto” Il titolo, preso in prestito da una celebre hit di Riccardo Cocciante, ha un suo perché.
«Questo spettacolo» spiega Muto «nasce dall’esigenza di uscire da un periodo in cui non è stato possibile cantare insieme se non attraverso i social in una maniera completamente distorta, quasi fossimo in un acquario. Per questo la voglia di cantare c’è: faremo un repertorio di canzoni per l’infanzia, brani da cantare insieme e infine, per quel che si può, cercheremo di animare la piazza come si conviene ad un’autentica festa popolare». Aggiunge poi Pastori: «“Io canto”, anche perché a questo siamo stati educati dal carisma di don Giussani. Solo un popolo che canta insieme, diceva, ha la coscienza per capire da dove arriva e dove va».«La nostra è prima di tutto una festa per le famiglie: prima di noi c’è infatti un incontro sull’educazione - proseguono Muto e Pastori - Terre-
mo conto di tutte le generazioni: il revival bambinesco, canzoni che si riallacciano al tema del Meeting, come “Io canto” e “Io vagabondo”. E poi le gighe della Signora Stracciona, qualcosa della Galizia senza dimenticare “Twist and shout”». Lo spoiler Ma qual è la canzone che più sintetizza il Meeting 2021? «Urca» rispondono in coro «qui si rischia lo spoiler del finale. Senza anticipare troppo possiamo dire che pescheremo anche dal repertorio di Claudio Chieffo. “Canzone per te” è quella che più si ricollega alla nostra voglia di cantare. Ma faremo anche “La vita è adesso” di Baglioni». La premiata ditta Muto & Pastori non si ferma. Il 28 agosto saranno a Treviso per un nuovo ambizioso progetto. “Com’è profondo Lucio”, dedicato a Lucio Dalla.
Contest, il verdetto
Stasera alla Darsena finalisti sul palco (s.a.) La prima edizione del contest musicale organizzato dal Meeting di Rimini in collaborazione con il Meeting delle etichette indipendenti di Faenza ha i suoi finalisti. Sul palco, a contendersi la vittoria, ci saranno: Glyss – (Sbarre); Mattia Stifanelli – (Denuncia abbozzata); Demagò – (Il mio Demone); I Grup-po – (Can-Zona); Davide Ognibene – (L’impossibile); La Chance su Marte – (Baudelaire). La finale, condotta da Lorenzo Baglioni, è in programma oggi, alle ore 21.30, (biglietti gratuiti fino ad esaurimento posti, prenotabili sull’app del Meeting) all’Arena Lido della nuova Darsena di Rimini. La giuria è formata dallo stesso Lorenzo Baglioni e da Nessun Artista In Particolare Naip, Erica Mou, Federico Mecozzi e Max Monti. Per il vincitore sono previsti prestigiosi premi:
live al Meeting delle Etichette Indipendenti 2021, che si terrà dall’1 al 3 ottobre a Faenza; registrazione del proprio singolo in studio Sonos di Maffucci Music; stampa Cd a cura di Mei e Amg Disk; distribuzione Digitale Meidigital; audizione Produttori Indipendenti Picicca, Maffucci e altri; ufficio Stampa L’Altoparlante e promo radio fino a fine anno dalla vittoria del contest; chitarra Tanglewood; realizzazione EP con Parodoi Dischi nel loro studio di produzione artistica a Frascati: il premio prevede cinque giorni di registrazioni più due giorni di mixaggio. Inoltre: premio speciale de La Grande Onda per la registrazione e distribuzione del miglior brano urban (Hip Hop, R’n’B, Rap, Trap). Il brano sarà selezionato dallo staff de La Grande Onda, label indipendente fondata da Piotta, noto rapper italiano.
Lavoro fragile, esperienze in podcast di Marta Bettiol Ai microfoni di Meeting Plus Radio si traduce in voce quanto si può vedere nella mostra “Costruttori di futuro”, presente al padiglione C3. In dieci minuti di puntata sei realtà di inclusione sociale e lavorativa si raccontano attraverso i loro protagonisti. Il podcast si può ascoltare in diretta tutti i giorni alle 17.20 oppure si può riascoltare sul canale Spreaker del Meeting. «Sono esperienze virtuose – spiega Marianna Mancini, alumna Camplus, giornalista creatrice del podcast - dove la fragilità e il lavoro diventano un’alleanza possibile». In questi dialoghi, in cui Marianna è la voce narrante, il testimone passa tra i vari ospiti che raccontano le diverse realtà attraverso il loro vissuto personale.
CON IL PATROCINIO DI
Presidenza del Consiglio dei Ministri Regione Emilia-Romagna Comune di Rimini
CON IL SOSTEGNO DI
Confindustria Romagna Camera di commercio della Romagna Forlì-Cesena e Rimini Conferenza Episcopale Italiana Italian Exhibition Group SpA
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mercoledì 25 agosto 2021
OGGI IN FIERA WEBINAR AFGHANISTAN TUTTO PERDUTO? ore 11.00 | Hall Sud Fernando De Haro, Giornalista; Wael Farouq, Professore di Lingua e Letteratura Araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Roberto Fontolan, Direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione. CAPITALE UMANO E SVILUPPO SOSTENIBILE Ore 12:00 | Auditorium Intesa Sanpaolo D1 In diretta su Corriere TV e Repubblica.it In collaborazione con Fondazione per la Sussidiarietà. Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico; Luigi Gubitosi, Amministratore Delegato e Direttore Generale TIM; Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer Intesa Sanpaolo; Luca Ruini, Presidente Conai. Introduce Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà. Con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Generali, CONAI, Tracce. LA TRANSIZIONE ECOLOGICA NELL’AGROALIMENTARE Ore 13:00 | Sala Generali B4 In collaborazione con Cdo Agroalimentare. Stefano Berni, Direttore Generale Consorzio Grana Padano; Matteo Fiocco, Imprenditore e Fondatore di “Matt the Farmer”; Davide Franzetti, Direttore Commerciale Coca Cola HBC; Alessio Mammi, Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna; Luca Panzavolta, Amministratore Delegato CIA Conad; Marco Travaglia, Presidente e CEO Nestlé Italia e Malta. Introduce Camillo Gardini, Presidente Cdo Agroalimentare. Con il sostegno di APT Emilia Romagna, Conad, Orogel. TRANSIZIONE ECOLOGICA E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE Ore 13:00 | Sala Ravezzi In diretta su SkyTg24 e Telepace In collaborazione con Cdo e Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio. Sergio Emidio Bini, Assessore Attività produttive e turismo Regione Friuli Venezia Giulia; Giuseppe Catalano, Coordinatore della Struttura tecnica di Missione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile; Raffaele Cattaneo, Assessore Ambiente Regione Lombardia; Andrea Gibelli, Presidente FNM; Giampaolo Rossi,
Direttore Gianfranco Giuliani Direttore responsabile Cesare Trevisani
Direttore Generale Start Romagna. Introduce Emmanuele Forlani, Direttore Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. Con il sostegno di Eni, FNM SpA, Regione Friuli Venezia Giulia, Alstom, LeasePlan, Start Romagna, ACI. CUSTODI DELLA VITA. IL “NOI” DENTRO L’ “IO” Ore 15:00 | Auditorium Intesa Sanpaolo D1 In diretta su Telepace Cristina Benetti, Jewish General Hospital di Montreal; Vincent Nagle, Cappellano Fondazione Maddalena Grassi; Patrick Vinay, Professor Emeritus of Medicine, Université de Montréal. Introducono Marco Maltoni, Direttore Unità Cure Palliative di Forlì, Membro dell’Associazione Medicina e Persona ed Elvira Parravicini, Director of the Neonatal Comfort Care Program, Associate Professor of Pediatrics, Columbia University Medical Center. Con il sostegno di DOC Generici, Tracce. WEBINAR NON SPRECHIAMO LA PANDEMIA. SVILUPPO SOSTENIBILE, SALUTE, LAVORO Ore 16:15 | WEBINAR A cura di AVSI Laura Frigenti, Global Head International Development Practice a KPMG LLP, già direttrice dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo; Grammenos Mastrojeni, Segretario Generale Aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo; Giampaolo Silvestri, Segretario Generale AVSI. Modera Francesco De Leo, Direttore Affarinternazionali.it, rivista dello IAI. LA RETE, I SOCIAL, IL DILEMMA DELLA COMUNICAZIONE Ore 17:00 | Auditorium Intesa Sanpaolo D1 In diretta su Telepace Roberta Cocco, Assessore alla Trasformazione digitale e servizi civici del Comune di Milano; Derrick De Kerckhove, Sociologo, Accademico e Direttore scientifico della rivista digitale Media Duemila; Enrico Gentina, Coordinatore Civiltà Digitale e Organizer TEDxTorino, Formatore; Massimo Russo, Direttore di Esquire Italia e Chief Product Officer Europe di Hearst. Introduce Marco Bardazzi, Giornalista, esperto di innovazione digitale nel giornalismo e nella comunicazione. Con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Tracce. LE NUOVE INFRASTRUTTURE E IL PILASTRO DELLA SOSTENIBILITÀ
Ore 17:00 | Sala Generali B4 In diretta su Corriere TV e SkyTg24 In collaborazione con Cdo e Unioncamere. Mario Abbadessa, Senior Managing Director & Country Head di Hines Italy; Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili; Alessio Torelli, Chief Business Unit Mobility & Liquefaction Snam. Introduce Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. Modera Mariangela Pira, Giornalista di SkyTg24. Con il sostegno di Hines, Milanosesto, ARS Aedificandi, Renexia, Airiminum, SNAM. LA FILIERA ITALIANA DEL FARMACO E L’EMERGENZA Ore 17:00 | Sala Ravezzi Enrique Häusermann, Presidente Egualia; Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria; Alberto Vacchi, Presidente e Amministratore Delegato IMA. Introduce Camillo Rossi, Direttore Sanitario ASST Spedali Civili Brescia. Con il sostegno di Farmindustria, DOC Generici. WEBINAR STORIE DI SCIENZIATI. INCONTRO CON Ore 18:30 | WEBINAR Reinhard Genzel, Premio Nobel per la Fisica 2020, Direttore del Dipartimento di Astronomia infrarossa e sub- millimetrica, Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics, Garching, Monaco. WEBINAR – THE TREE OF TALES Ore 18:30 | WEBINAR Partecipa al webinar con due collaboratori della mostra: Andrea Budelli e Anna Garuffi. IL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA. IL CORAGGIO NELLA POLITICA Ore 19:00 | Auditorium Intesa Sanpaolo D1 Aleksandr Archangel’skij, Scrittore, conduttore tv, giornalista (Russia); Luciano Violante, Presidente emerito della Camera dei Deputati; Joseph H.H. Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard. Introduce Lorenza Violini, Professore di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano. Con il sostegno di Tracce. TALK “IL LAVORO CHE VERRÀ”. IL LAVORO O LA VITA? Ore 19:00 | Sala Ravezzi
Editore Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli, Fondazione costituita in data 31 marzo 2008 con atto a ministero del Notaio del Plescia di Rimini (rep. n. 47.236/7949, registrato all’Agenzia delle Entrate di Rimini il 10 aprile 2008 al n. 4.919/I) sede: via Flaminia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini Tel.0541-783100 | Fax 0541-786422
Il TALK sarà trasmesso nella Hall Centrale In diretta su Repubblica.it A cura di Fondazione per la Sussidiarietà. Gian Carlo Blangiardo, Presidente Istat; Roberto Giacchi, Amministratore Delegato di ItaliaOnline; Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico; Marco Hannappel, Presidente e Amministratore Delegato Philip Morris Italia; Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà. Con il sostegno di Philip Morris Italia, Bayer SpA. EDUCARE ALLA LIBERTÀ Ore 21:00 | Auditorium Intesa Sanpaolo D1 In diretta su Telepace Eraldo Affinati, Scrittore ed insegnante, fondatore della scuola Penny Wirton; Susanna Tamaro, Scrittrice. Introduce Costantino Esposito, Professore Ordinario di Storia della Filosofia all’Università di Bari. Con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Tracce. SPETTACOLI IO CANTO Ore 21:15 | Palco Spettacoli Piscine Ovest Spettacolo ad accesso libero senza prenotazione fino ad esaurimento posti Appuntamento “Io Canto” in compagnia dei cantautori Walter Muto e Carlo Pastori, che, accompagnati da Marcello Colò alla batteria, eseguiranno brani del loro repertorio, musica della tradizione cantautoriale italiana e folcloristici balli irlandesi, per concludere in allegria l’edizione 2021 del Meeting. MEETING MUSIC CONTEST Ore 21:30 | Arena Lido - Rimini Darsena Biglietti gratuiti fino ad esaurimento posti, prenotabili sull’app del Meeting. Meeting Music Contest nasce dalla sinergia tra Meeting Rimini e il Mei-Meeting delle Etichette indipendenti di Faenza e che ha totalizzato 137 artisti partecipanti. Gli artisti finalisti, si contenderanno la vittoria nella serata finale del 25 agosto ad Arena Lido - Rimini Darsena. Per l’occasione, una Giuria d’Onore, composta da Lorenzo Baglioni, N.A.I.P, Erica Mou, Federico Mecozzi, Max Monti e da altre figure della canzone e del giornalismo musicale italiano, valuterà le performance designando il vincitore della manifestazione. Con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Rimini.
Progetto Grafico Bruno Monaco
Fotolito e stampa CED Via dell’Industria, 52 Erbusco (BS)
Impaginazione Elisa Compagnoni, Veronica Conchetto, Petra Mistura, Sabrina Scalesciani
Registrazione Tribunale di Rimini n. 16/91 del 15/07/1991
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