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di Gloria Buccino

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di Sveva Casolino

di Sveva Casolino

MARCO MILANESE

@marco.milanese.adventures

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Intervista a cura di Gloria Buccino foto di Giordano Garosio, Tim Howell, Fabio Papalettera

Marco Milanese, di Remanzacco, classe 1987, è Guida Alpina e esperto di molte e diverse discipline che si praticano in montagna.

Avete mai sognato di volare? Bene, Marco lo fa. Avete mai sognato di camminare sospesi sopra il vuoto? Bene, Marco lo fa. Marco le definisce come “attività collaterali” al suo lavoro da Guida Alpina, stiamo parlando di slackline, highline, volo con la tuta alare (Wingsuit), Base Jumping e chi più ne ha più ne metta.

Ciao Marco, in cosa consiste il tuo lavoro e come sei arrivato fino a qui?

Il tutto nasce dalla passione che ho per le montagne, coltivata sin da quando ero un bambino. Sono laureato in Scienze Forestali, faccio la Guida Alpina per professione e alcuni “lavori in corda” (potature di piante ad alto fusto, lavori su strutture artificiali, ecc...). Da diversi anni porto avanti anche un progetto di educazione ambientale per i bambini che, da quest’anno ha preso il nome di “Nature4kids”, con corsi di arrampicata, campi estivi nei rifugi montani, gite in fattoria, camminate in montagna, lezioni di canoa con esperti.

È da poco uscito in libreria e su tutte le piattaforme online il tuo libro “Volare le montagne”, edito da Ediciclo, con prefazione scritta da Mauro Corona. Come è nata l’idea di scrivere un libro?

Ho sempre scritto molto per riviste e blog di settore. Quando mi è arrivata la proposta di scrivere un libro, da una giornalista della casa editrice Ediciclo (erano proprio i primi giorni del lockdown del marzo 2020), ho colto la palla al balzo proprio nel momento più appropriato, una chiusura forzata come il lockdown, e di conseguenza ho scritto tutto in circa un anno. Ho trovato molta motivazione, sia per la stestura del testo che in generale nelle mie attività, nella “novità”. Perchè siamo davanti ad un nuovo modo di vivere lo spazio della montagna, ad una nuova prospettiva e una nuova dimensione ancora poco esplorata. Credo che ci voglia uno stimolo creativo e io l’ho trovato grazie all’highline e al volo con la tuta alare. Inoltre è sempre molto bello poterlo fare nelle montagne a due passi da casa, ancora molto poco esplorate.

Parliamo di highline e slackline. Cosa sono e che tipo di preparazione richiedono?

La slackline è una fettuccia che viene messa in tensione tra due alberi o due sostegni e sulla quale si può camminare. È approcciabile da chiunque e serve a divertirsi cercando il proprio equilibrio ma viene usata anche per fare esercizio di propriocezione e recupero post infortuni. La highline è sostanzialmente la stessa cosa, a livello concettuale, ma è una evoluzione della slackline, in quanto si tratta di una fettuccia tesa tra due montagne, tra due cime o pareti, richiede molte più conoscenze a livello tecnico e fornisce un altro modo di approcciarsi alla montagna stessa. Sono entrambe attività molto utili per la concentrazione e il dialogo con se stessi e il proprio corpo. Sulla highline, in particolare, mi ritrovo a combattere delle vere e proprie guerre psicologiche!

Parliamo ora del volo con la tuta alare. Come nasce e che tipo di attrezzatura usi?

Da sempre l’uomo cerca il modo di volare ma i primi voli con la tuta alare risalgono alla fine degli anni Ottanta. Circa a metà degli anni Novanta si iniziano a commercializzare nel mondo le prime tute alari, con il pioniere Robert Pecnick, croato; da quel momento in poi la tecnologia è stata sempre in evoluzione ed ora ci sono circa quattro o cinque ditte produttrici, nel mondo. Io ho la fortuna di essere seguito da una ditta molto vicina, la Phoenix Fly, croata, con produzione in Slovenia, considerata la migliore al mondo. Di fatto si tratta di tute, principalmente in nylon, che permettono di aderire al corpo e di conferirgli delle vere e proprie “ali”. Sulla schiena è posizionato il paracadute, necessario per l’atterraggio. I movimenti, la direzione, vengono controllati dai movimenti del corpo di chi la indossa e tutto sta nell’esperienza.

“MARCO REALIZZA QUELLO CHE SOGNA.”

Mauro Corona, dalla prefazione del libro “Volare le montagne”

Come ti prepari per un volo?

Il volo è, di fatto, misurabile. Tramite un GPS rilevo dei dati circa la velocità dei vari voli e posso calcolare quanto sto in aria. A questo punto comparo i dati con le altitudini e comprendo quali sono le distanze che posso coprire con il volo. Con l’aiuto di un laser trigonometrico posso misurare esattamente il salto prima del volo. Ovviamente la roccia dalla quale effettuo il salto deve avere determinate caratteristiche e questo lo posso valutare facendo un sopralluogo. Poi il vento e il meteo giocano il loro ruolo, ma con gli strumenti che abbiamo a disposizione sono veramente poche le incognite che restano per effettuare un volo in totale sicurezza.

Per molti, la gente come te corre rischi inutili...

Per quanto mi riguarda i concetti di pericolo e sicurezza valgono per quello che valgono. Quello che è veramente importante, come in ogni attività umana peraltro, è la “gestione del rischio”. L’uomo da sempre svolge attività per il proprio beneficio, queste sono molto soggettive e, pertanto, non discutibili; per raggiungere il beneficio si deve correre un pericolo e per minimizzare i rischi, bisogna basarsi sulla conoscenza e sullo studio. Negli anni ho acquisito una gestione del rischio molto elevata, sono felice e posso sentirmi gratificato da quello che faccio, dedicandogli tutto il tempo che voglio.

Se ti dicono che sei pazzo cosa rispondi?

Posso capire la generalizzazione ma se chi afferma una cosa del genere sapesse come vivo la mia vita, davvero, non mi considererebbe pazzo. Sono una persona felice che fa quello che ama fare, non so quante persone potrebbero dire lo stesso! Moltissimi non si prendono il tempo per fare ciò che amano.... non so chi sia più pazzo!!!

Quali sono state le tue ultime avventure e quali saranno le prossime?

Ho saltato dal Gamspitz, sopra Timau e ho fatto altri salti nella zona di Erto. Ho provato la Nord del Cervino ma non ce l’ho fatta. Ho salito il Torrione Palma, alla Grignetta, attraverso la Via Cassin per poi fare un salto con la tuta e mi sono chiesto sinceramente cosa avrebbe pensato Cassin: tanta fatica per salire e poi lanciarsi giù ed arrivare a valle in soli 5 minuti... Prossimamente vorrei fare qualche salto nelle zone del Monte Bianco e del Cervino...vedremo!

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