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di Flavio Zanuttini

L’ARTIGIANO DELLA MUSICA

@robertobuttus

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Intervista a cura di Flavio Zanuttini Foto di Elia Ferandino di Tassotto & Max Costruire strumenti musicali non è un’operazione semplice. Sono oggetti che vengono usati per produrre arte e per questo motivo la tecnologia usata e la ricerca che ci deve essere alle spalle devono consentire una realizzazione prossima alla perfezione, tale da permettere al musicista di fare ciò che vuole senza ostacoli. I grandi produttori possono contare su grandi risorse economiche, tecnologiche e il buon nome di marchi storici. I piccoli artigiani puntano invece sulla personalizzazione del prodotto, l’abito su misura che veste perfettamente, ma certamente non manca la continua ed instancabile ricerca dell’innovazione che renda gli strumenti ancor più vicini alla perfezione. Tutto questo fa dei costruttori come Roberto Buttus, dei veri e propri artisti. La sua azienda ha sede a Nogaredo al Torre (UD) ed è specializzata nella riparazione di strumenti a fiato e nella produzione di sassofoni e trombe.

Raccontaci, dove nasce la tua passione per questo lavoro e qual è stato il tuo percorso formativo?

Fin da piccolo ho avuto la passione per la musica e la meccanica. Ragazzino di circa 11 anni, conobbi, a Verona, colui che successivamente divenne il mio maestro di riparazione, Italo De Bernardi, e sotto la sua guida compresi che avrei potuto unire le due passioni in questo lavoro. Dal 1981 iniziai, tutte le estati, ad andare “a bottega” dal maestro Italo. Di giorno facevo pratica di riparazione e di notte dormivo in tenda nel campeggio a Verona. La passione per la riparazione rimaneva, nonostante tutto, un mero diletto. Fu soltanto nel 1988, a seguito di un incidente sul lavoro, che presi seriamente in considerazione di trasformare le mie due passioni in un lavoro ufficiale. A gennaio del 1989 aprii il mio primo laboratorio di riparazione. Mi resi immediatamente conto di quanto fosse importante il costante miglioramento professionale. Presi così “armi e bagagli” e partii regolarmente (dal 1991 al 2001) alla volta di Parigi, seguendo corsi alla Buffet Crampon, Selmer, poi in Germania presso Keilwerth e Schreiber. Innumerevoli persone si sono rivelate fondamentali nel mio percorso di riparatore, oltre a Italo De Bernardi, ci furono Bruno Martini a Verona e tutti i maestri conosciuti a Parigi. Ho avuto l’opportunità di conoscere Monsieur René Lesieur, all’epoca capo Sviluppo e Ricerca alla Buffet & Crampon. In seguito Živan Šarčević, grandissimo costruttore serbo di fagotti, che mi ha dato un’incredibile apertura mentale unitamente a Benedikt Eppelsheim, costruttore di sassofoni speciali a Monaco di Baviera. Devo ringraziare molte persone ma soprattutto tutti coloro che quotidianamente vengono nel nostro laboratorio. Per me ogni persona, sia essa un amatore o un professionista, bambino o adulto, ha una grande importanza e ognuno di loro mi arricchisce costantemente sia professionalmente che umanamente. Senza il rapporto con il musicista il nostro lavoro morirebbe. Il musicista sprona il riparatore/costruttore a trovare sempre nuove soluzioni, a risolvere sempre nuovi problemi e lo aiuta ad evitare di fossilizzarsi nella propria “comfort zone”.

Da suonatore a riparatore e poi costruttore, qual è l’origine dei Sequoia Saxophones?

Il sax è sempre stato la passione della mia vita e nel 1997 assieme ad un amico e collega riparatore tedesco, conosciuto a Parigi durante i corsi seguiti alla Buffet & Crampon e divenuto negli anni un amico fraterno, abbiamo iniziato a pensare all’idea “folle” di costruire un nostro strumento. Da idea “folle” siamo passati alla razionalizzazione del tutto. Abbiamo sviluppato insieme un progetto e, comprendendo che, all’epoca, non ci sarebbero state le possibilità per iniziare da zero la costruzione in Europa, attraverso varie conoscenze, ho scoperto l’esistenza di una piccola azienda taiwanese (3 persone) afflitta da gravi problemi finanziari, ma con maestranze di grande competenza. Siamo entrati in società e abbiamo iniziato a creare i nostri strumenti. Ovviamente tutto quello che riguarda “far suonare lo strumento” ovvero trattamenti termici ed estrazione dei fori viene eseguito sempre e comunque solo da me personalmente.

Come mai a Taiwan?

Taiwan, oltre ad essere un paese con una lunga tradizione di costruzione di sassofoni, ha tutta una rete di terzisti, di produttori di singoli pezzi a cui si può attingere e di cui ci si può avvalere. Ecco perché la scelta di questo paese. L’età anagrafica avanza e l’idea di viaggiare continuamente diventa sempre più pesante, per questo, ho deciso di camminare soltanto “con le mie gambe”, mettendo a frutto le esperienze acquisite e vissute fino ad ora e di sfruttare tutte le eccellenze in campo meccanico e tecnologico che la nostra regione offre. Ecco perché assieme ai miei collaboratori abbiamo deciso di iniziare una produzione di strumenti qui in Friuli. Al momento sono stati realizzati un sax alto e uno soprano e, in progetto, un tenore e varie idee per il baritono. Vedremo nel futuro… Le trombe Savût invece sono da sempre interamente realizzate qui in Friuli.

Ricerca, tecnologia ed esperienza. Questi sembrano essere gli ingredienti chiave delle trombe Savût.

Come nascono questi strumenti?

Le trombe Savût, come i sassofoni Sequoia nascono da un bisogno istintivo, quasi viscerale di ricercare, esplorare nuove strade per la costruzione degli strumenti. Le trombe Savût sono nate quasi “a sorpresa”. Durante lo studio per lo sviluppo del nuovo sassofono fatto in Friuli, a cui accennavo nella precedente risposta, abbiamo preso la tromba come “via semplice” per capire e mettere in pratica i risultati di determinate ricerche effettuate, a partire dal 2014, assieme al mio collega Antonio che lavora con me in laboratorio e ad un ricercatore universitario. E’ fondamentale mettere a confronto gli strumenti della tradizione con l’innovazione tecnologica attuale, assecondare il forte bisogno di sperimentare costantemente, fare ricerca e capire cosa c’è di nuovo in campo tecnologico per rendere più performante lo strumento nelle mani del Musicista. Per poter fare innovazione devi conoscere la tradizione. I piedi devono essere piantati saldi nella storia e nella tradizione per comprendere e leggere, in chiave attuale, cosa è stato fatto, ma soprattutto per portare avanti così un discorso di innovazione. Conoscere il passato per progettare il futuro. E’ innata in me l’esigenza di una costante formazione, di studiare, di mettermi in discussione ogni giorno e non fermarmi mai con i progetti. Le nostre creazioni possiedono il nostro cuore, anima, passione, competenza e professionalità. Sono strumenti creati a mano da noi e portano persino un nome friulano, tanto forte è la nostra appartenenza al territorio.

Nelle realtà produttive virtuose come questa non sono solo la ricerca e la competenza a contribuire alla crescita, un ruolo fondamentale lo giocano le persone. Chi sono i tuoi collaboratori?

Personalmente, quando mi ritrovo a spiegare a qualcuno cosa faccio, parlo sempre al plurale, non perché voglio darmi del noi, ma perché mi sento orgogliosamente parte di una squadra che mi supporta e sopporta. E’ una squadra meravigliosa fatta di persone (Antonio, Cristina e Luca) che sono la mia famiglia, dei fratelli ed una sorella, con i quali condivido questo sogno. Sono persone che, come me, credono in questo progetto e che hanno un ruolo fondamentale, per la mia crescita umana e professionale. Ognuno di loro, come me, ha le proprie peculiarità e caratteristiche, i propri punti di forza e le proprie debolezze. E’ il mix di questa varietà che ci permette di creare, strumenti particolari, oserei dire unici. Noi ci divertiamo mentre lavoriamo. Trascorrere ore assieme a persone con cui non si sta bene, non è qualità di vita, diventa pesante, difficile invece io, al mattino, non vedo l’ora di venire a lavorare e incontrare i miei colleghi; assieme a loro mi sento felice, fiero di quanto realizziamo quotidianamente.

Roberto Buttus Sequoia Saxophones & Savût Trumpets Via Remis 2/a 33050 San Vito al Torre (UD) T. 0432 997213 www.buttus.it

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